Isabel Pierce-Una strega a New York

di IsolaBella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mi chiamo Isabella,ho 20 anni e amo scrivere.Cercherò di aggiornare ogni 10 giorni la mia storia ma perdonatemi se qualche volta ritarderò a causa degli esami universitari. E' la prima volta che "permetto" a qualcuno di leggere ciò che scrivo perciò non siate troppo cattivi con i vostri pareri!Date una possibilità alla mia storia.Grazie dell'attenzione e recensite perchè le opinioni sono costruttive e mi aiutano a migliorare!! Image and video hosting by TinyPic 


 Il sole quella mattina di giugno regnava su New York . Liz percorse la solita strada per la scuola con l’i-pod.Camminava lenta nel tentativo di godersi quella tranquillità mattutina.Giunse dinanzi il cancello di ferro della sua scuola e,sollevata dal fatto che quello fosse l’ultimo giorno,percorse l'antica scalinata in pietra.La sua famiglia era molto in vista ma questo non la rendeva nè la più popolare né la più invidiata e ,poiché da circa un anno usciva con il ragazzo più bello della scuola,sospettava che era questo l’unico motivo per cui gli altri provavano astio nei suoi confronti.A scuola per fortuna c’erano le sue tre amiche che rendevano le ore scolastiche fantastiche.                               -Ehi,Liz!- La sua migliore amica,Karol,le corse incontro -Rallenta un attimo!- Ma Liz sembrò non accorgersi di lei;infatti solo quando le afferrò il braccio si voltò spaventata. -Ehi Karol!- Con tono sorpreso si levò le cuffie e le ripose nello zainetto. -Ah!ora capisco perché non rispondevi.Cosa ascoltavi?-chiese facendo un cenno con la testa verso l’ipod. -Linkin Park,come al solito!- Sorrise ma debolmente come se qualcosa la turbasse. C’era qualcosa di strano nella sua voce e la sua amica se ne rese conto.  
-Che cosa hai,Liz?Tutto bene?-
No!per niente … ho solo un brutto presentimento e ho fatto un sogno stranissimo. E … a proposito stamattina ho spostato la sedia con lo sguardo … telecinesi è così che la chiamava il ragazzo nel mio sogno.
Ma la giovane si limitò a rispondere con un cenno della testa.
-ok!!però se tu avessi bisogno di parlare con qualcuno sapresti a chi rivolgerti vero?-
-Certo Karol!!Lo so che tu per me ci sei sempre!!Hai visto Thomas?dovrei parlargli!-chiese curiosa di sapere se avesse visto il suo ragazzo.
-l’ho visto prima mentre si dirigeva sul cortile del retro ma non so dirti se è ancora lì .-
-Grazie! Vado a cercarlo-
Karol annuì e mentre Liz si allontanò le altre loro amiche si avvicinarono a lei.
-Ciao Karol!-
-Ciao ragazze!-
Liz seguì le indicazioni dell’amica e percorse lo stretto corridoio che  portava al cortile sul retro della scuola. Spinse la porta ormai arrugginita che si aprì  pochissimo ma quel poco che bastò a Liz per vedere Thomas sorridere.
Stava per fare il suo nome quando alla risata del ragazzo si aggiunse quella di qualcun altro,quella di una ragazza. Rimase lì immobile a sperare che non fosse come il suo cuore temeva.Avrebbe voluto gridare ma decise di aspettare e si pentì subito della sua scelta.
Vide Marisa Lipton,la sua peggior nemica,afferrare Thomas dalla camicia e tirarlo verso di sé per baciarlo.
Tirati indietro.Fermala.Dille che stai con me,Cavolo!!Ti odio … perché lo fai!
Aspettò nella speranza che Thomas fermasse Marisa o magari che si tirasse indietro ma non è ciò che vide. Thomas infilò la sua mano sotto la gonna di cotone rosa di Marisa accarezzandole la coscia sinistra e spingendosi sempre più contro di lei. Non sapeva che fare. Se spingere la porta e urlargli contro o correre via. Ma poi prese fiato e con tutta la rabbia che aveva dentro spinse la porta attirando su di sé gli sguardi di Thomas e Marisa che rimasero immobili.Lui guardò Liz incredulo.Si allontanò da Marisa,la quale si ricompose velocemente, e avanzò verso Liz.-Liz…io….-
Liz con una velocità sorprendente lo raggiunse e gli diede un ceffone in pieno viso.Poi rivolse il suo sguardo a Marisa  che sorrise compiaciuta.
-Quanto a te… ho sempre saputo che eri di una “troiaggine” unica!-
Diede le spalle ai due e andò via,in qualche modo fiera di sé.
Non riusciva a credere al fatto che Thomas potesse farle una cosa del genere
All’ora di pranzo Liz aveva raggiunto le sue migliori amiche al loro solito tavolo nella mensa scolastica.Karol,Shannen e Meg ascoltarono impietrite il resoconto di Liz su Thomas e Marisa
-Oh che pezzo di merda!e quella bagascia.. oh dio!permettimi di prenderla a schiaffi…ti prego!!Liz…ti prego!!-
- Karol non ne vale la pena!-Sul volto di Liz comparve qualche segno di sofferenza.
-Ragazze vorrei proporvi una cosa per lasciarci alle spalle tutti i casini di quest anno scolastico… che ne dite di noi quattro nella mia casa di Los Angeles?-propose Shannen.
-Che idea!!!-rispose invece Meg .
Liz annuì e Karol sorrise felice.
-Si è davvero una bella idea..vero Liz?- Karol  cercò di tirarle su il morale ma la sua voce era piena di compassione mista a tristezza nei riguardi dell’amica. 
Intanto Thomas si stava avvicinando al loro tavolo.
-Liz,dobbiamo parlare!-
Liz sollevò lo sguardo verso di lui e lo guardò dritto negli occhi.Il suo sguardo era pieno di rabbia,tristezza,delusione e odio.E questo Thomas lo notò.
-Te ne avrei parlato oggi,dopo la scuola,giuro… non dovevi saperlo così-
-Cosi come??? Vedendoti quasi fare sesso con Marisa??-
- Liz ... mi dispiace…davvero-
-Sei l’ultima persona da cui mi aspettavo una cosa del genere…io mi fidavo di te… ma adesso prendi le tue stupide scuse e ficcatele dove ben sai perché io davvero non so che cosa farmene-
Si alzò e corse via in lacrime mentre le sue amiche tentarono di raggiungerla.
Si era rifugiata sotto un grande albero del parco.Si sentiva così vuota.Aveva voglia di urlare e restare in silenzio nello stesso  momento.Sentiva una rabbia premerle in petto.Doveva sfogarsi in qualche modo.Puntò gli occhi su un bidone e cominciò a far fluire tutta la sua rabbia nel suo sguardo e poi,come aveva previsto,il bidone cadde a terra insieme a tutta la spazzatura.
 
Continua...
 
  

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Liz si guardò un'ultima volta allo specchio.I suoi lunghi capelli,biondo cenere con dei riflessi rossicci,le cadevano lungo la schiena e sulle spalle.Aveva indossato un vestito con fantasia floreale e delle ballerine.I suoi occhi verdi,accentuati da un leggero filo di matita e dalle ciglia leggermente allungate dal mascara,erano arrossati a causa delle lacrime che aveva versato durante il giorno.Non aveva voglia di uscire ma le sue amiche, pur di farle tornare il sorriso,l'avevano costretta.Sentì il citofono e poi la domestica rispondere;Era Karol che abitava due isolati più avanti.Avevano deciso di andare in un club newyorkese molto noto,lo "Stradivarius",ovviamente,munite di documenti falsi. I suoi genitori erano molto permissivi e ,dato che il più delle volte non rientravano per lavoro,era abbastanza indipendente.Suo padre,Rick Pierce,era a capo di una multinazionale di altissimo livello mentre la madre,Nicole Fox, era un'artista e dirigeva una catena di gallerie d'arte con sede principale a Manhattan. Il loft in  cui viveva era nell'Upper Est Side.
Karol abbracciò Liz non appena la vide.
-Così non respiro!- disse Liz all'amica
-Scusa. Come ti senti? Stai meglio,vero?- chiese preoccupata Karol appoggiando una mano sulla spalla di Liz.
-Potrei stare meglio....se ripenso a quello che ho visto stamattina...a Thomas...e Marisa...-Liz scosse la testa come per cancellare dalla sua mente quella brutta immagine.
-Lo so che è difficile da digerire ma guarda il lato positivo,la scuola è finita e non li vedrai per tutta l'estate.Avrai tutto il tempo per dimenticare.-Karol sorrise
-Hai ragione Kar!Perfortuna che ci siete voi!- affermò Liz passando il lucidalabbra, che si era passata sulle labbra, a Karol.
-Uhm,fragola!-
-Per baci fruttatiii!!!! -dissero contemporaneamente imitando la ragazza che pubblicizzava il prodotto.
Scoppiarono in una fragorosa risata e si avviarono vero il club pronte a divertirsi.  
 
Il locale era pieno come al solito e dalle casse del Dj rimbombava la canzone "Gettin' over you" di David Guetta feat. Chris Willis,Fergie & LMFAO. Tutti ballavano a ritmo di musica con movimenti lenti e sensuali.Si stava stretti nonostante la grandezza del club C'erano ragazze che ballavano utilizzando i ragazzi come dei pali,ragazzi che ci provavano con tutte e coppie che si davano da fare al centro della pista.Liz,Karol, Shannen e Meg ancheggiavano scuotendo i capelli a ritmo di musica e quando notarono dei ragazzi fissarle,decisero di provocarli aumentando la sensualità dei loro movimenti.Liz rideva.Era sudata,i suoi lunghi capelli cominciarono ad appiccicarsi,sulla schiena nuda,sul collo e sulla fronte. Stava ballando da quasi due ore insieme alle sue amiche,aveva bevuto 2 cocktail e la testa cominciava a girarle.Shannen e Meg erano tornate a sedersi mentre Karol aveva iniziato a ballare con un loro amico incontrato nel locale. Tutto intorno a lei cominciò a sfocarsi...nulla aveva più una forma,la stanza,la gente,tutto,era diventato una macchia colorata.Cercò di raggiungere l'uscita perchè aveva bisogno di aria fresca.Fece qualche passo,facendosi strada tra la gente,che ballava sfrenata e all'improvviso vide due iceberg,due occhi luminosi;occhi di ghiaccio posarsi su di lei.Le sembrava di sognare.Quei puntini luminosi le erano familiari ma non ricordava in che modo.Allungò la mano come per toccarli ma tutto divenne nero e l'unica cosa che toccò fu la fredda superfice del pavimento sul quale cadde.
Mosse lentamente la testa.Le faceva malissimo la guancia.Sollevò lentamente le palpebre ed incontrò quegli occhi luminosi che aveva tentato di afferare.Si guardò attorno, e capì che si trovava sul retro del locale dove però non c'era nessuno.Si rese poi conto di essere sdraiata su un giubbotto e di avere la testa appoggiata sulle ginocchia di un ragazzo;un ragazzo bellissimo,dai lineamenti marcati con delle labbra carnose e con i capelli neri come la pece,non troppo corti
-Chi...- tentò di parlare ma lui le fece segno di tacere.
-Come ti senti?- chiese lui.
La sua voce era calda,sensuale e allo stesso tempo dura e severa.Sembrava nervoso.
-Intontita-rispose con un filo di voce cercando di muoversi.
-Come ti chiami?- domandò lui come se già sapesse la risposta.
-Isabel..per gli amici Liz- rispose lei riacquistando parte della sua forza.
-Isabel-ripetè lui -Bel nome- continuò.
-Riesci ad alzarti?-
-Ci provo!- rispose Liz alzandosi.
-OK.Stai meglio.Non dovresti bere alla tua età.-disse lui riprendendo il giubbotto da terra e alzandosi.
"Come sa quanti anni ho?" pensò allarmata Liz.
-Le tue amiche sono rimaste dentro.Non si sono accorte di nulla.Ti sei svegliata per un attimo e hai rovesciato.- indicò un punto della strada.
-Gr-grazie- riuscì solamente a dire Liz.
Lo osservò.Indossava un jeans ed una camincia celeste.Aveva sul polso un tatuaggio.Una lettera.Non riuscì a capire quale dal momento che lui accortosi del suo sguardo,coprì il segno con la camicia.
"Deve avere almeno 25 anni" pensò lei.
-Dovresti tornare dentro,Isabel e tornare a casa- osservò il ragazzo misterioso con tono severo.
A Liz non piaceva il tono in cui le parlava ma non rispose ed annuì.
-Come posso ripagarti?-chiese Liz
-Ripagarmi?- Lui sorrise facendo sentire Liz in imbarazzo. - Non c'è ne bisogno.Và a casa.- finì lui e si avviò verso la strada.
-Come ti chiami?- gridò Liz quando lui si era già allontanato.
-Alexander- rispose lui senza neanche voltarsi.
"Alexander" Liz sorrise ripetendo tra sè quel nome e tornò nel locale alla ricerca delle sue amiche.
 
-Ragzze,mi sono divertita tantissimo!!grazie mille!- disse Liz quando furono giunte dinanzi al suo loft e poi le abbracciò.
Erano amiche da anni ormai ed essendo figlia unica,le considerava le sue sorelle.
-Volevamo farti tornare il sorriso...e ci siamo riuscite!" disse Meg.
-Già!Ora andiamo però...è tardissimo!! Buonanotte Liz!- continuò Shannen incitando Meg e Karol a rientrare.
-Buonanotte ragazze!-
-Vuoi che resti qui con te stanotte?-chiese Karol sapendo che i genitori di Liz non sarebbero rientrati.
-No,Karol.Tranquilla.Grazie lo stesso!-rispose Liz.
-OK.Notte!- disse Karol e andòvia con le Shannen e Meg.
Liz si sentiva in un modo strano. Mentre si spogliava e si infilava nelle coperte,ripeteva tra sè quel nome che le era così familiare.Ripensava a quegli occhi,a tutta la serata.Non aveva detto niente alle sue amiche,cosa davvero strana per lei.
Aveva voglia di scrivere.Cercò il suo diario con lo sguardo;lo vide sulla scrivania.Non aveva voglia di alzarsi e decise di fare una prova.Concentrò il suo sguardo sul diario desiderando che si muovesse verso di lei.
Passarono alcuni secondi e poi finalmente illibricino si mosse piano piano verso di lei,attraversando l'aria.Rimase concentrata ma il libro cadde a metà strada,vicino ai suoi piedi. 
"Meglio di niente" pensò.
Aprì la pagina vuota pronta a scrivere ma poi notò uno strano segno sulla pagina precedente.Non ricordava di averlo fatto.Tornò,dunque,su quella pagina e vide una lettera simile a quella che aveva visto sul polso di Alexander.Sulla pagina accanto aveva disegnato due occhi e sotto,aveva scritto un nome,quello stesso nome che non faceva altro che ripetere tra sè.
"Alexander" disse ad alta voce.
"Holy shit,è il ragazzo del mio sogno...." pensò.
 
 
                                                                                                                                                                                                                                                                                       

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Capitolo 3
 
Era passato un mese da quella notte.Non vi era giorno in cui Liz non avesse pensato a come dopo quello strano sogno la sua vita fosse cambiata,non passò giorno in cui non avesse pensato a lui.Insieme alle sue amiche era tornata più volte allo Stradivarius nella speranza di incontrarlo.Ma niente,nessuna traccia di lui.
In sogno la tormentava quotidianamente;ormai non sognava altro:un paio di occhi luminosi illuminare il buio in cui precipitava.Quella notte,però,sognò qualcosa di diverso.Un simbolo su una parete.Sembrava uno di quei simboli celtici che aveva visto in quei libri polverosi di storia dell'arte della madre.Si avvicinò alla parete lentamente e la sfiorò timorosa ;sulla sua mano sentì qualcosa di caldo e freddo allo stesso tempo e  quando la ritrasse  vide sulla punta delle sue dita del sangue.Il simbolo cominciò a colare perdendo ogni simmetria e diventando una macchia scarlatta; sembrò che la parete stesse sanguinando.Tutto ciò che Liz seppe fare fu urlare a squarciagola.
Si svegliò di colpo e si mise a sedere sul letto.Il cuore le batteva a mille.Guardò l'orologio.Erano le 3.30 del mattino.
"Che razza di sogno" pensò alzandosi e dirigendosi in bagno.Aveva bisogno di bagnarsi il viso.Osservò il proprio riflesso nello specchio;alcuni capelli erano sfuggiti dalla coda che aveva fatto prima di andare a letto;era pallida e aveva delle occhiaie abbastanza visibili dovute al fatto che ultimamente non dormiva molto.I suoi pensieri si soffermavano sul fatto che riuscisse a muovere gli oggetti con il pensiero, questo strano potere che le incuteva terrore ma l'affascinava al tempo stesso,pensava ad Alexander,al suo tatuaggio,ai suoi occhi,alle sue labbra.
Si vide arrossire.
"Ma cosa pensi,stupida? Non lo rivedrai più" scosse la testa e tornò a letto.
Rimase a fissare il soffitto per quasi un'ora prima di addormentarsi di nuovo.
 
"Buongiorno!" disse Liz alla madre entrando in cucina e sedendosi su uno degli sgabelli dell'isola.
Negli ultimi tempi non parlava molto con i suoi genitori;erano quasi sempre assenti per lavoro e quando rientravano si curavano di lei pochissimo.
"Buongiorno.Dovresti congratularti con Thomas da parte mia.Suo padre mi ha detto che è già stato preso ad Harvard"disse Nicole sorseggiando un pò di caffè.
"Mamma..io e Thomas non stiamo più insieme." rispose Liz 
"Oddio....tesoro...mi dispiace!rispose Nicole sorpresa
Liz si guardò le mani per un momento pensando a Thomas ma anche al fatto che sua madre non sapesse nulla di ciò che le stava capitando e poichè non le poneva alcuna domanda,pensò che non le importassero i suoi problemi.
"Quindi stasera sarai sola?"
"Stasera?" pensò tra sè ma la sua espressione parlò per lei.
"L'inaugurazione della mostra del signor Williams" rispose Nicole  a quella domanda inespressa.
"Oddio!l'inaugurazione....me ne sono completamente dimenticata.Liz,Liz....ma a cosa pensi!!" .
Sua madre le aveva detto che il Signor Williams era un artista emergente che riusciva a creare opere straordinarie e proprio per questo aveva puntato su di lui.Era raro infatti che Nicole permettesse a dei "principianti" di allestire una mostra nella galleria di Manhattan.
"Sisi...me lo ricordo!A che ora è? Ci andiamo insieme?" affermò Liz
"La mostra inizia alle 20.30 ma io devo andare lì già da adesso.Devo ultimare i preparativi.Mi cambio lì. Alle 20 verrà Charlie a prenderti."
Liz annuì semplicemente alla risposta della madre poi tornò in camera sua.
Chiunque avrebbe potuto pensare che lei avesse una vita perfetta perchè era bella,intelligente e ricca ma lei non lo pensava.Non si sentiva parte di quel mondo.I suoi genitori le davano tutto ciò che voleva tranne ciò che lei desiderava:essere una vera famiglia.Si era accorta che le cose tra i suoi non andavano bene.Se in casa c'era Nicole, Rick era a lavoro.Non era stupida e aveva capito che il loro matrimonio era in crisi.
Pensò alla mostra.Sapeva che sia i genitori di Thomas che quelli di Marisa erano molto amici dei suoi e che quindi entrambi sarebbero stati presenti alla mostra.
"Dannazione!" pensò e sentì un fuoco divamparle dentro.Le sue pupille si dilatarono rendendo i suoi occhi neri,oscuri,bui.
Tutto nella stanza cominciò a muoversi intorno a lei.Era fonte di un'energia immane.Tutto ruotava alla velocità e nel modo in cui decideva lei. Le ante del suo armadio si spalancarono e tutti i suoi abiti si unirono a quella danza circolare di oggetti inanimati.Si sentì viva.Ma d'un tratto il fuoco cessò e tutto ciò che era sospeso in aria precipitò.A Liz girava la testa e per poco non perse l'equilibrio.Si appoggiò al muro.Chiuse gli occhi e quando li riaprì erano tornati ad essere verdi e luminosi.
"Ora mi tocca anche riordinare la stanza". Sbuffò.
Thomas aveva più volte cercato di parlarle,l'aveva chiamata,le aveva lasciato numerosi messaggi in segreteria e scritto vari sms.Liz si era sempre rifiutata di rispondere e quando il suo cellulare squillò guardò attentamente il display prima di rispondere."Karol".
-Pronto?-
-Ehi Liz!Sono Karol-
-Lo so!- sorrise Liz
-Già...!Stasera allo Stradivarius c'è una band pazzesca.Io e le altre ci andiamo,ti unisci a noi?- propose Karol
-Mi piacerebbe tanto ma devo andare alla mostra di mia madre!-rispose amareggiata
-Oh,già...la mostra!!I miei non ci saranno-affermò Karol
-Oh...indovina chi ci sarà invece?- disse Liz con un velo di malinconia nella voce.
-Oh merda...Marisa e Thomas...?-tentò Karol
-Già... si prospetta una bella serata per  me!- disse sarcastica Liz
-Immagino!Vuoi che venga con te?- si offrì Karol che non voleva lasciare sola l'amica in quella che sapeva essere una situazione di dolore per lei.
-Karol! No!Tu devi andare a divertirti... Cercherò di evitarli!E poi posso sempre passare la serata in bagno!- rise
-Ne saresti capace!Comunque se ti annoi e cambi idea,vieni al club.Porta il tuo documento,non si sa  mai-
-Certo!Non si sa mai- rispose Liz allettata dall'idea di andare allo Stradivarius e dalla possibilità di poter vedere Alexander.
-Ehi Liz,ti voglio bene!-
Anche io Kar!!- e chiuse la telefonata.
Qualche minuto dopo ricevette un sms da parte di Shannen e Meg:"Se hai bisogno,noi ci siamo!Chiamaci e corriamo ad annoiarci con te ;-)"
"Grazie ragazze!" pensò
 
Guardò l'orologio.Erano le 20.00 in punto.Si passò un filo di rossetto rosa pallido sulle labbra. e lo ripose nella borsetta.
Era seduta sugli scalini all'ingresso dell'edificio del suo loft quando vide arrivare una berlina nera con i vetri oscurati.Charlie,l'autista,scese ad aprirle la portiera e Liz trovò all'interno dell' auto suo padre.Si affrettò ad entrare.
-Papà--disse Liz sorpresa e abbracciandolo forte.
-Piccolina....!Sei bellissima"-si complimentò Rick ricambiando l'abbraccio della figlia e dandole un bacio sulla fronte.
-La mamma non vi aveva detto che venivi anche tu!-disse Liz
-Lo so,volevamo farti una sorpresa.Sai,ci rendiamo conto di non essere molto presenti ultimamente.- rispose Rick.
Liz rimase in silenzio per un attimo e poi le sue labbra si curvarono in un sorriso.
-Sono felice che tu sia qui.E' una bellissima sorpresa,grazie mille.-
Liz appoggiò la testa sulla spalla del padre che le accarezzava il capo.Amava suo padre.Era il suo eroe.
Rimase così fin quando non arrivarono alla "Fox & Pierce's Gallery of Art".
Quando scesero dall'auto una folla di paparazzi cominciò a fotografarli.Suo padre la strinse con fare prottettivo.Si misero in posa per un paio di foto e poi entrarono.Erano presenti già molti degli invitati.Nicole venne loro incontro.
-Siete arrivati-disse Nicole dando un bacio a stampo a Rick
-Ci sono un sacco di persone a cui voglio presentarvi,venite!-
Liz e Rick seguirono Nicole che li presentò ad esponenti importanti del mondo dell'arte.Liz annuiva ad ogni loro considerazione rispondendo alle loro domande e dicendo la sua quando non era d'accordo.Stava parlando con un critico d'artequando vide Thomas entrare.
-Scusate,mi allontano un attimo- si congedò Liz 
Aveva passato tutta la sera ad evitare di farsi vedere da Thomas.Lo aveva visto parlare con sua madre e si era rinchiusa per più di un'ora in bagno.Quando mancava meno di un quarto d'ora alla fine della mostra decise di uscire.La maggior parte degli ospiti era andata via.Non vide Thomas.Sospirò.
Vagò tra i pannelli su cui erano inchiodate le opere del signor Williams. Le trovava suggestive. L'uso dei colori,la prospettiva,i soggetti tutto provocava in Liz un'emozione.Le aveva viste quasi tutte,quando la sua attenzione fu attirata da un'enorme parete di cartongesso bianca contrassegnata da un simbolo scarlatto,tre spirali unite.Il simbolo non era simmetrico,colava.Liz meccanicamente,come nel suo sogno,si avvicinò e sfiorò esitante il simbolo.Guardò le punta delle sue dita.Erano tinte.Non urlò come nel sogno perchè sentiva l'odore della vernice.Era attonita. Quello era il suo sogno.Quello era il simbolo celtico che aveva visto quella notte.
-Significa Amore,Vita e Morte- disse una voce alle sue spalle.
-Davvero impressionante.Ma come conosce il significato di quest'opera?- considerò continuando a guardare il simbolo.
-Perchè l'ho fatto io-rispose l'uomo alle sue spalle.
-Allora,lei deve essere il signor Williams...-disse Liz volltandosi.
Rimase immobile.Lo fissò per un momento. "Sto sognando" .
-Alexander!-disse sorpresa Liz
-Isabel!Il fatto che tu sia qui viva e vegeta mi fa presuporre che non ti sia più cacciata nei guai-
-Oppure può farti presuporre che io sia brava a risolvere i guai in cui mi caccio..-rispose infastidita dalla sua aria arrogante.
-Oh signor Williams! Vedo che ha conosciuto mia figlia Isabel!-a loro si unì Nicole
-Si,signora Fox!Sai,Isabel,tua madre non fa altro che parlare di te.Mi ha mostrato un tuo ritratto-rispose Alexander
-Già,sai Liz quello che ti feci a Parigi?-
-Si,mamma me lo ricordo-affermò Liz imbarazzata.
"Ora capisco.Mi ha riconosciuto al club...ecco perchè sapeva quanti anni ho" 
-Oh,scusate...torno subito.Vado a salutare degli ospiti.-disse Nicole allontanandosi.
Liz vide che gli ospiti a cui si riferiva erano i genitori di Marisa.La vide con un abito corto e aderente rosso e dei tacchi vertiginosi.
Si sentì una stupida per aver indossato un abito nero senza spalline con la gonna a balze e le sue Converse basse nere invece di qualle abito inguinale e dei tacchi vertiginosi.
Alexander seguì il suo sguardo prima su Marisa e poi su se stessa.
-Stanno bene quelle scarpe con quel vestito-disse lui impacciato dato che non capiva nulla di moda femminile.
Liz lo guardò e arrosì."Un complimento?? No,stupida...no,no,no,non ci pensare" pensò.
-Grazie!-disse e poi continuò "Senti,volevo anche dirti grazie per quella volta e per non averlo detto a mia madre.E' evidente che tu mi abbia riconosciuto e che avresti potuto dirglielo ma non lo hai fatto...-disse Liz sempre più a disagio 
-Tranquilla!Non è necessario che mi ringrazi ogni volta che mi  incontri,ok?L'avrei fatto con chiunque- rispose lui.
-Già.. con chiunque- disse Liz con un filo di voce. -Scusami,ho bisogno di aria- continuò lei allontanandosi da lui a passo svelto.Sentì comunque il peso dei suoi occhi su di sè.
Arrivò all'uscita della galleria. Il vento le accarezzò il viso,freddo,pungente.Era quello che le serviva.Alexander aveva uno strano effetto su di lei.Quando lo aveva visto,il cuore aveva cominciato a batterle forte.Lo trovava irritante ma allo stesso tempo sexy.Quella sera lui aveva indossato uno smoking grigio con una camicia bianca senza cravatta.Lei lo aveva contemplato in silenzio quando a loro si era unita Nicole.La sua voce era dolce,calda,eccitante.
"Che pensieri,Liz.E' più grande di te....e poi lo ha detto,l'avrebbe fatto con chiunque ma...il mio sogno..."
-Liz..-
"Oh no" pensò
-Thomas....-
-Ti ho chiamato,mandato sms e ti ho cercato per tutta la sera.Devo parlarti-
-Ti ho semplicemente ignorato- rispose seccamente lei.
-Me ne sono reso conto,sai...- disse lui.
-Che cosa vuoi?- chiese lei
-Voglio dirti che mi dispiace....quello che è successo con Marisa...tu non eri pronta..e lei..c'era-
-Quindi dovrei sentirmi in colpa perchè non ero pronta a fare sesso con te?- disse Liz non rendendosi conto di aver alzato la voce un pò troppo.
Liz si mosse per andar via maThomas la trattenne prendendola per un braccio.
-Isabel- si sentì chiamare
Liz si voltò e vide Alezander sui gradini.Thomas e Alexander si guardarono con aria di sfida.
-Tutto bene?-chiese Alexander a Liz continuando a fissare Thomas il quale rispose a sua volta -Si,sta bene...-
Liz guardò Alexander in silenzio.Aveva un'espressione severa dipinta in volto.-
-Devo andare.Le mie amiche mi aspettano-disse lei allontanandosi da entrambi e dirigendosi verso l'auto.
-Charlie,avvisi tu i miei genitori che sto andando via?- chiese Liz all'autista.
-Si,signorina Pierce.Vuole che la accompagni?-
-No,grazie-rispose lei
-Dove vai?-chiese Thomas
Liz non rispose e guardò Alexander che la stava fissando irritato.
Diede le spalle a tutti e si incamminò verso lo Stradivarius.
"Che serata!"

CONTINUA.....
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Capitolo 4
Gocce d'acqua le colavano sulle guance come se fossero lacrime;con l'indice destro ne raccolse una e l'assaporò.Aveva un sapore dolciastro,simile alla vaniglia.Alzò lo sguardo verso l'alto e lasciò che acqua fredda le bagnasse i capelli,il viso e gli abiti.Sorrise dinanzi a quella piacevole senzazione.Spalancò le braccia formando una croce umana e cominciò a ruotare su se stessa sentendosi libera.
Il sogno s'interruppe e quando Liz aprì gli occhi vide sua madre seduta sul bordo del letto.Era in vestaglia,i capelli raccolti in un chignon,il viso fresco,segno di un buon riposo.
-Buongiorno-disse Liz sedendosi e strofinandosi gli occhi-Buongiorno.Dove sei stata stanotte?- chiese la madre con aria severa.
"Merda" pensò
-A casa di Karol.Siamo rimaste a parlare fino a tardi.-mentì.
-Capisco!-disse Nicole accarezzandole la gamba ancora coperta -Liz,non devi mentirmi.So che eri allo Stradivarius-continuò
Liz rimase stupita."Ma  come fa a saperlo?No...non può averglielo detto lui"
-Io e tuo padre non siamo molto presenti è vero.Ma questo non significa che tu possa stare fuori tutta la notte e,soprattutto,in locali come quelli!-affermò Nicole alzando leggermente il tono di voce e alzandosi in piedi.
Liz l'osservò attentamente cercando qualcosa da dire e alzandosi a sua volta.
-Mamma,non sono più una bambina!- sbottò Liz
-Oh,lo so.Non sto dicendo che tu sia una bambina.Sto dicendo che devi essere più responsabile.E riconosco che io e tuo padre abbiamo le nostre colpe.-continuò Nicole riacquistando un tono di voce più mite.
Liz continuò a guardarla in silenzio.Non capiva il senso di quella predica.Cosa pretendeva?Che lei rimanesse chiusa in casa?
-Come hai saputo dello Stradivarius?-affermò infine.
Nicole meditò sulla risposta da darle pensando che non fosse necessario rivelarle la fonte.
-Mamma...-insistè Liz.
-Ok...te lo dico..il signor Williams.Mi ha telefonato stamattina dalla galleria.Pare che dopo la mostra sia andato lì a festeggiare ,dato il successo delle vendite,e che ti abbia visto.Non era sua intenzione intromettersi ma ha pensato che dirmelo fosse la cosa giusta.-confessò .
"Oh...non ci posso credere...lui...glie lo ha detto lui...ma come ha potuto?Cosa ti aspettavi Liz? Non ti conosce neanche...per lui sei solo una bambina che si caccia nei guai"
-Il signor Williams....certo.-si limitò a replicare.
-Senti,penso che abbiamo bisogno di passare del tempo insieme.Che ne diresti se andassimo a fare shopping ?Magari mangiamo qualcosa fuori e ci facciamo raggiungere da tuo padre-propose Nicole appoggiando entrambe le mani sulle spalle di Liz.
Liz era sorpresa di quella proposta.Era felice all'idea di passare del tempo con i suoi genitori.Forse il suo mondo non era completamente andato perso.
-Va bene.-disse-andiamo a fare shopping!-.
 
Avevano fatto una ventina di negozi quando giunse l'ora di pranzo.Nicole aveva acquistato abiti,gioielli,scarpe e accessori vari delle migliori firme,sia per sè che per Liz.Avevano parlato a lungo.Decisero di fermarsi a mangiare in piccolo ristorante di Soho.Il ristorante era arredato in modo rustico.Liz lo trovava accogliente.Si accomodarono ad un tavolo vicino alla finestra in attesa di Rick.
-Allora,mi vuoi dire cosa è successo con Thomas?-chiese Nicole gentilmente e non volendo dare l'impressione di essere invadente.
Liz esitò un attimo poi rispose.
 -Mi ha tradita.Con Marisa- Abbassò lo sguardo imbarazzata.
Nicole si portò una mano alla bocca.
-Mi dispiace piccola.Se avessi saputo...ieri glie ne avrei detto quattro.Non smetteva di chiedermi di te,di dove fossi.A pensarci l'ho visto parlare con Marisa-disse seccamente
-Non stanno insieme.E' stat solo un'avventura.-
-Ma voi non avevate... insomma hai capito..-chiese Nicole timorosa di avere una risposta
-NO!Mamma....come ti salta in mente?- affermò Liz mentre il suo viso si imporporava.
Nicole sospirò.Cambiò argomento e chiese a Liz la sua opinione sulla mostra del signor Williams.Liz confessò alla madre di aver amato la mostra,di aver trovato suggestive le opere e soprattutto cariche di sentimento ed emozioni.Rick entrò nel ristorante e si unì a loro.Cominciarono a pranzare parlando di affari,scuola,e di vecchi ricordi.
-Nicole,ricordi il suo primo giorno di asilo?Oddio...eri terribile Liz.Ti accompagnammo insieme ma tu non ne volevi sapere di lasciarci andare via.-rise di gusto Rick.
-Sisi,ti aggrappasti alla mia gonna.Per poco non mi denudavi!-ricordò Nicole ridendo a sua volta.
-Bè mi fa piacere che vi faccia ridere!- disse sarcastica Liz unendosi poi a quel riso.
Erano giunti al dessert.Crème Brulè.
"Adesso o mai più" si disse Liz e sospirò.
-Mamma.Papà devo dirvi una cosa.- 
Rick e Nicole la guardarono con un'aria mista tra tensione e preoccupazione.
-Parla pure,piccola-disse Rick
Liz prese fiato e poi parlò. -Non voglio andare ad Harvard.Voglio andare a Yale- disse tutto d'un fiato.
I suoi genitori si guardarono sbigottiti ma poi la tensione e l'ansia sparì dai loro volti e fu Nicole a parlare per prima.
-Ne sei sicura?-
-Certo!Hanno il miglior corso di scrittura-rispose sicura Liz
-Piccola,io e tua madre vogliamo solo che tu sia felice.Se è questociò che desideri,allora va bene.-affermò Rick
Liz si sentì sollevata.Si alzò e abbracciò entrambi.
-Grazie,grazie,grazie!- disse sorridendo e stringendoli forte.
Quel suo gesto affettuoso fu interrotto dallo squillo del suo cellulare.
-Pronto?-rispose
-Liz,sono Meg!-
-Meg!Dimm- chiese
-Ci vediamo alla solita ora al Club?-domandò conferma.
-Eh,un attimo solo...-
Liz coprì il microfono con la mano e si rivolse ai suoi genitori.
-Mamma.Pap.E' Meg.Mi chiede se posso uscire oggi.- disse con tono supplicante Liz
-Non saprei..-disse Nicole guardando Rick
-Vi prego!Mi faccio accompagnare da Charlie.-continuò la sua supplica.
Rick sospirò e non seppre dire di no agli occhioni imploranti della figlia.
-Ehi Meg.Si,solita ora e solito posto.A stasera!- chiuse così la telefonata con l'amica.
La famiglia Pierce decise di tornare a piedi a casa e godersi il tiepido sole pomeridiano che sovrastava New York.
 
Quando arrivò allo Stradivarius vide le sue amiche in compagnia di alcuni ragazzi.Karol  aveva i capelli neri e gli occhi azzurri.Era magra e di media statura.Quella sera aveva indossato dei pantaloni neri e una maglia in pizzo con delle decolteè nere.Liz la trovava davvero bella.Meg invece aveva i capelli rossicci,il viso puntellato da lentiggini e gli occhi marroni.Non era troppo alta ed era di media corporatura.Aveva uno stile tutto suo,non seguiva la moda e aveva optato per una gonna ampia con t-shirt e degli stivaletti in tinta.Shannen,invece,era la classica ragazza bionda con occhi azzurri,alta,snella e con le forme al punto giusto.Aveva indossato una minigonna in jeans con una canotta di velo e dei tacchi 12.Liz intravide il proprio riflesso nel finestrino di un auto;I capelli raccolti in una coda di cavallo,la frangetta davanti l'occhio destro,il vestito in broccato color corallo con gonna svasata e maniche tre quarti,impreziosito da accessori neri e dalle sue amate converse.
-Liz!-disse Karol quando la vide
-Ciao ragazze!-salutò.
-Ok,possiamo entrare!-disse Shannen,stretta nell'abbraccio di un ragazzo biondo.
Karol,invece,parlava con Michael,il ragazzo con cui aveva ballato la sera in cui Liz aveva conosciuto Alexander e di cui era innamorata.Meg rideva alle battute di John,un secchione che frequentava la loro stessa scuola.
Il locale era pieno di gente,come sempre.La musica a palla.Le luci stroboscopiche rendevano impossibile riconoscere le persone.Si sistemarono ad un tavolo del piano superiore da cui si poteva osservare la pista da ballo.Liz non accompagnò il resto del gruppo a ballare ma si diresse verso il bar.Ordinò un Vodka-pesca Lemon.Rimase lì per un pò ad osservare la gente.Più tardi, Karol dalla pista le fece segno di raggiungerli.Bevve l'ultimo sorso del suo drink e si unì al gruppo.
Si muoveva con meno energia del solito;si guardava intorno,alla ricerca di Alexander.Non voleva ammetterlo a sè stessa ma desiderava vederlo.
Un ragazzo cominciò a muoversi intorno a lei,a sfiorarla.Lei si mostrò infastidita ma poi,quando vide Alexander che la fissava dal piano superiore,non rifiutò le avances del ragazzo.Liz puntò i suoi occhi verdi   negli occhi grigi che la osservarvano e cominciò a muoversi avvinghiata a quello sconosciuto;le parve di leggere rabbia negli occhi dell'arrogante signor Williams.Lei non distolse nemmeno per un secondo lo sguardo,poi lo vide fare una smorfia e dirigersi verso l'uscita.Smise di muoversi e si allontanò dalla pista ormai avvolta da fumo artificiale.Raggiunse l'uscita.
Lo vide salire su una moto rosso fuoco.Quando lui la vide rimase immobile.
-Come hai potuto dire a mia madre di avermi vista qui ieri?- disse furiosa avvicinandosi ad Alexander che era sceso dalla moto.
-Come ho potuto?L'utlima volta che ti hovista qui eri svenuta sul pavimento.Sei solo una bambina e  non dovresti frequentare questo genere diposti-disse lui altrettanto furioso.
-Una bambina? Io sarei una bambina?- sbottò sentendo il fuoco crescere in lei.
-Si...lo sei.-disse lui
-Tu non sai niente di me.Non mi conosci.Perchè ti importa così tanto?Perchè ti arrabbi?-esplose Liz sentendo il fuoco divampare.Sentì le sue pupille diventare buie. "No,no,no...non ora,non davanti a lui" pensò
-Pensi che sia bello che alla tua età balli in quel modo?-disse lui irritato
-Perchè ti importa quello che faccio io?-
-Perchè voglio proteggerti- confessò lui infine.
-Proteggermi??Proteggermi da cosa?-A quelle parole il fuoco dentro di lei si spense.
-Vieni facciamo un giro.-disse lui 
-Cosa?io non ci salgo lì sopra!-ripose seccamente.
Alexander salì in sella alla sua moto.Porse la mano a Liz e le fece cenno di salire.Liz esitò.
-Perfavore-la pregò lui con uno sguardo disarmante tanto che Liz salì.Appoggiò una mano sulla spalla di Alexander e si diede un piccolo slancio.Una volta salita,posizionò i suoi piedi sui dei poggiapiedi in acciaio.
-Stringiti a me- disse lui sorridendo.
Liz circondò Alexander con le sue braccia.Sentì sotto la sua t-shirt nera le curve degli addominali.Arrossì.Un nuovo tipo di calore la invase.Avrebbe voluto esplorare quel corpo con le sue piccole mani,tastare i suoi muscoli.
Sorrise nel sentirla aumentare la stretta intorno ai suoi fianchi.
Quando la moto si mosse nel freddo della notte,Liz si rilassò,chiuse gli occhi e appoggiò la guancia sulla schiena di Alexander,rimanendo sommersa nelle sue fantasie erotiche.

Continua...
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Capitolo 5
 
"Potrei restare qui per sempre" pensò Liz.L'abito le lasciava scoperte  le gambe e sentì improvvisamente sulla sua pelle piccole gocce di pioggia.Stava cominciando a piovere.Alexander accellerò e sembrò quasi che la pioggia volesse sfidarlo.Cominciò a piovere più forte.Liz sentì brividi percorrerle l'intero corpo.All'improvviso Alexander accostò dinanzi un edificio in pietra rossa.Erano riparati da una tettoia in plastica.Aiutò Liz a scendere e le tolse il casco.
-Dove siamo?-chiese lei.
-Io abito qui.Il club è lontano.Aspettiamo che finisca di piovere se per te non è un problema-disse lui.
-No.Nessun problema- rispose lei intimidita.
Si allontanò da lui.E alzò lo sguardo verso il cielo lasciandosi avvolgere da quelle gocce di acqua fresca.Sorrise.Fin da piccola aveva sempre amato la pioggia.Si era sempre chiesta,prima di venire a conoscenza della spiegazione scientifica,da dove giungesse." "Sono le lacrime degli uomini" le aveva detto una volta sua nonna.
-Isabel,che fai? Alexander la raggiunse sotto il cielo piangente.Lei gli sorrise.
Poi,d'impulso, gli afferrò il viso e lo baciò.Alexander rimase immobile e poi si separò da lei dirigendosi verso l'ingresso.
-Vieni!- disse lui con voce tremante.Ma Liz restò ferma lì,sotto la pioggia.
-Perfavore...Isabel..vieni-insistè lui.
Ma Liz non si mosse.Alexander la raggiunse e le mise le braccia intorno alla vita.Erano così vicini.Si fissarono per un istante poi Alexander la baciò lasciando vagare le sue mani tra i suoi capelli fradici. Indietreggiarono verso la porta di ingresso continuando a baciarsi.Alexander lasciò andare Liz per qualche secondo e dopo aver armeggiato con le chiavi riuscì ad aprire la porta del suo appartamento che richiuse con un piede una volta ripresa Liz.La casa profumava di vaniglia.
Alexander la strinse forte a sè facendole sentire quanto la desiderava.Le loro bocche non riuscivano a staccarsi.Le loro lingue si pizzicavano,si lasciavano e si riprendevano a loro piacimento.
-Isabel...- sussurò  lui tra un bacio e l'altro.
-Shhh...-lo zittì prontamente lei.
Gli sbottonò la camicia che poi lascio cadere a terra.Il suo petto era bagnato.Liz lo esplorò con le sue mani inesperte.Sentì il battito del suo cuore sotto la sua mano.Batteva forte.Lui afferrò l'abito di Liz dal basso  e glie lo sfilò dalla testa e in quel movimento la coda si sciolse rilasciando una cascata di capelli sulle sue spalle.Liz sentì mancarle il fiato soprattutto quando vide Alexnader sfilarsi i jeans. Erano quasi nudi.Lui la sollevò da terra e la condusse sul suo letto.L'adagiò delicatamente continuando a baciarla.Spostò la sua bocca prima sulle guance,poi sul collo;con un gesto delicato riuscì a liberare i seni di  Liz dalla stoffa bagnata.Li tastò e sentì Liz gemere.La guardò con un sorriso.Liz allora,cercò le sue labbra.Lui si inserì la tre sue gambe.Il membro di lui ancora coperto si muoveva su e giù sulle mutandine bianche di Liz.Entrambi erano ormai immersi in quell'ondata di passione.Liz era sorpresa di sè.Non era in sè.Si stava lasciando trasportare dalle sensazioni del suo corpo.Il suo corpo desiderava essere un tutt'uno con Alexnader.Armeggiò imbarazzata,prima,con i boxer di lui,poi con le sue mutande.Ormai erano nudi.Pelle contro pelle.Alexander accarezzò il viso di Liz che a quel tocco chiuse gli occhi.
-Sei così bella.-disse lui continuando ad accarezzarle il viso.
-Alexander...io non ho mai..- comicniò Liz
-Shh...-la rassicurò lui e poi la guardò come per chiederle conferma.
Liz annuì.Lui la baciò e con un piccolo movimento fu dentro di lei.Continuò a baciare Liz,che in quei baci soffocò piccole urla di dolore e di piacere.Alexander accelerò i movimenti stringendosi più che poteva al lei.Con una mano continuava a tastare i suoi seni.E poi  raggiunsero  il piacere.Insieme.
Liz sapeva che non stava seguendo solo i desideri del suo corpo ma nache quelli del suo cuore.
Alexander appoggiò la sua fronte su quella di Liz.
-So che è una frase tipica...ma...ti ho fatto male?-chiese lui intimorito.
-No...tu...sei stato dolcissimo-rispose lei.
Lui sorrise.Si spostò accanto a lei avvolgendola tra le sue braccia.Annusò i suoi capelli che odoravano di pesca.
-Sai, quando sono con te io non riesco a controllarmi,Isabel-confessò lui.
Liz divenne rossa in viso.Provava esattamente la stessa cosa quando era con lui ma non disse niente.Tutto era perfetto.Lui era perfetto.Tra le braccia virili e calde di Alexander si sentiva sicura.Chiuse gli occhi e si lasciò andare ad un sonno tranquillo.
 
Aprì gli occhi e si guardò intorno.Le ci volle un attimo per ricordare che era a casa di Alexander.Fuori era ancora buio.Lui era accanto che dormiva.Le sue braccia ancora attorno a lei.Lo guardò dormire.Sembrava un angelo.Il suo corpo era scoperto tranne intorno al punto vita dove a nascondere il suo membro c'era il lenzuolo.
"Wow" pensò Liz.Si alzò piano piano rimanendo avvolta nel copriletto.Osservò la camera.Non era molto grande e oltre al letto matrimoniale a baldacchino,vi era una scrivania con un computer,una libreria piena zeppa di libri e un grande armadio.Tutto il mobilio era in legno scuro. Uscì dalla camera e notò che cucina e salotto erano ambiente unico.Un'intera parete era ricoperta di libri.Si avvicinò e cominciò a leggere alcuni titoli ,molti dei quali a lei estranei.La cucina prevedeva un angolo cottura  con un isola e sgabelli .Un divano a tre posti dava le "spalle" alla parete colma di libri e davanti ad esso,appeso al muro, vi era un televisore a schermo piatto.Liz sentì dei passi e vide apparire dietro di sè Alexander con addosso solo i boxer.
-Ciao!-disse lui dandole un bacio.
-Ciao! disse lei arrossendo.
-Hai curiosato in giro?- domandò lui.
-Si!Hai tantissimi libri!- disse lei euforica.
-Bè,sai sono un appassionato di libri.Mi sono laureato a Yale.Adesso insegno come professore di Scienze dell' Occulto e molti di questi libri li uso come fonti per le mie lezioni- affermò Alexander preparando del caffè.
-Yale?Davvero? Anche io voglio andare a Yale.Sei un professore,dunque?-disse sorpresa Liz.
-Già!Non spaventarti,non sono vecchio...ho 25 anni.-scherzò lui.
-Non mi sono spaventata!Sono solo sorpresa.Occulto,eh?-disse Liz accomodandosi su uno degli sgabelli.
-Si.Mi sono sempre appassionato di questo genere di cose.Amo credere nella possibilità di una relatà che vada oltre questa.-rispose.
-Posso prendere in prestito un libro?-chiese Liz
-Certo.Quale ti interessa?-disse Alexander
-L'ho trovato sul divano.E' il libro che ha sulla copertina dei simboli celtici rossi.-rispose lei indicando il libro sul bancone.
-OK.Ti piacerà.Racconta la vera storia delle streghe di Salem- disse lui.
Liz aveva sfogliato quel libro prima che Alexnder sis vegliasse e aveva visto in una pagina lo stesso simbolo che aveva sognato tante volte.Doveva capire di cosa si trattasse.
Sorseggiò un pò di caffè e poi andò a prendere il suo cellulare.Guardò l'orario.Erano le 3.30 del mattino;aveva anche ricevuto un sms.
-Oddio!!Sono le mie amiche...si chiedono che fine abbia fatto.-disse Liz allarmata.
-Ti accompagno a casa.-la tranquillizzò Alexander.
-No!C'è Charlie che deve venire a prendermi alle 4 allo Stradivarius e devo anche dare un passaggio alle altre.-rispose Liz cercando le sue cose.
-Ok.Allora vestiamoci.Ti accompagno al Club.-
Liz si fermò un attimo e gli sorrise.Poi gli diede un bacio.
-Grazie!-disse sempre sorridendogli.
Alexander rimase stupito  dalla sua dolcezza;poi ricambiò il sorriso.
 
Quando giunsero dinanzi allo Stradivarius davanti all'ingresso c'erano Shannen,Meg e Karol ad aspettarla.
Alexander l'aiutò a scendere e poi le diede un bacio a stampo difronte allo sguardo sorpreso delle sue amiche.
-Ti chiamo domani.-promise lui.
-Ok.Buonanotte.-rispose lei.
Poi Alexander sfrecciò via.
-Ora tu devi dirci chi era quel figo?-disse Shannen
-Alexander...bè lui...è l'artista di mia madre.-rispose lei.
-Dove sei andata con lui?Potevi avvisarci?Perchè non ci hai detto che state insieme?- affermò Karol irritata.
Liz esitò un attimo.Vide le ragazze in attesa di una risposta.Non sapeva cosa dire.
"State insieme? Non ne hai parlato con lui!Wow,Liz...che hai combinato?" pensò.
Scacciò dalla sua mente quei pensieri assurdi.Aveva seguito il suo istinto.
-Bè noi,non stiamo insieme...cioè...io e lui..stasera è...Ah,ecco Charlie!!-Liz si sentì sollevata nel vedere arrivare Charlie.
Non aveva voglia di raccontare niente alle sue amiche.Non voleva che qualcuno le rovinasse la serata.Sapeva che se avesse detto loro di aver fatto l'amore per la prima volta con qualcuno che non conosceva per niente ma di cui lei si fidava a priori,non l'avrebbero capita.
-Non finisce qui,Liz.Ci devi delle spiegazioni.-La presero in giro ma Liz notò un pò di delusione nelle loro voci.
E come biasimarle? Era da un pò che le evitava e non si confidava con loro.Non c'era una motivazione particolare per il suo distacco.
-Ok.Lo prometto.Vi dirò tutto.Ora andiamo!-disse Liz
Salirono in auto.Karol raccontò cosa era successo tra lei e Michael.Ovviamente per lei,parlare di quale drink fosse più dolce e quale meno era una cosa romantica.Aveva cominciato a parlare di quanto fosse bello Michael,dei suoi capelli  simili a quelli di Edward di Twilight,del suo sorriso perfetto.Meg ,invece,aveva parlato con il secchione  di un libro in comune.Lo trovava "estremamente intelligente e carismatico".Shannen aveva bevuto così tanto da non ricordare quasi nulla della serata.
Charlie,pazientemente,ascoltò quei resoconti adolescenziali.Poi accompagnò ,prima, Shannen e Meg ,poi, Karol.
-Mamma e Papà dormono?-chiese a Charlie.
-Certo,Signorina Pierce.-rispose Charlie
Arrivarono davanti casa Pierce.Liz entrò in casa il più silenziosamente possibile.La casa era immersa nel buio.Poi vide la luce dello studio del padre accesa.
"Papà,dimentichi sempre la luce accesa!" pensò.
Si avvicinò allo studio e udì la voce del padre e ,po,quella della madre.
"Ma sono svegli!"
-Rick,dobbiamo dirglielo.-disse Nicole
Liz si fermò dietro la porta e ascoltò la conversazione dei suoi genitori.
-Lo so.Oggi,però,era così allegra.Non me la sono sentita.-rispose Rick.
-Avevamo organizzato il pranzo per dirglielo.-continuò Nicole.
-Come si dice ad una ragazza che ami come una figlia che non sei suo padre e che la donna che l' ha cresciuta non è la sua vera madre?-
Liz rimase ferma.Gli occhi grondanti di lacrime.Non poteva essere vero.Non credeva a ciò che aveva udito.Andòin cmaera sua.Tremava come una foglia.Prese un borsone dal suo armadio e lo riempì con tutto ciò che riusciva.Pigiama,biancheria,jeans,magliette,il suo diario,il suo portatile,illibro preso in prestito da Alexander. Si diresse furtivamente all'uscita e lasciò sul mobile dell'ingresso un biglietto.
"So tutto.Ho bisogno di stare sola."  recitava.
Mise le cuffie perchè sapeva che la musica poteva calmarla.Al suo passaggio  tutti gli allarmi delle auto cominciarono a suonare.Il suo potere era alimentato dalla sua rabbia,ormai lo aveva capito.Le lacrime cominciano a rigarle il viso e sulle note di "Secrets" dei One Republic vagò per le strade di New York ritrovandosi poi davanti a quell'edificio in pietra rossa che poche ore prima era stato scenario di uno dei momenti più belli della sua vita.
Bussò più volte alla porta dell'appartamento di Alexander prima che lui le aprisse.
-Isabel..-disse lui sorpreso di vederla sulla soglia della porta.
-Scusami...non sapevo dove altro andare.-rispose lei singhiozzando e gettandosi tra le sue braccia.
Alexander le accarezzò i capelli.
-Cosa è successo?-domandò.
Liz sciolse l'abbraccio e si asciugò le lacrime prima di parlare.
-Alexander chi era?- chiese una voce sconosciuta.
Liz guardò oltre la spalla di Alexander e vide una donna sui 30 anni,alta,snella e mora che aveva addosso solamente la camicia chhe lei stessa aveva sfilato dall'uomo che ora aveva davanti a sè.Liz spalancò gli occhi e lo guardò piena di rabbia.
-Non sono nessuno...nessuno...-disse Liz correndo via e non dando  il tempo ad Alexander di parlare.

Continua....

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Si guardò allo specchio. Aveva gli occhi gonfi e arrossati. Fece scorrere l'acqua, fredda come il freddo che sentiva dentro. Unì le mani a coppa e rinfrescò il suo viso accaldato a causa della corsa che aveva fatto da Casa di Alexander fino all'Hotel di Brooklyn.Era un hotel piccolo,uno di quelli in cui si incontravano gli amanti. "Amanti". Nella sua mente balenò l'immagine di Alexander e di una donna a lei sconosciuta. "Che stupida che sei stata.Patetica.Lui ti ha solo usata" rimproverò se stessa.Quando era delusa di sè  Liz si guardava allo specchio e si chiedeva chi avesse davanti. Non si riconosceva più. La vocina nella  sua testa continuava a darle addosso e gli occhi cominciarono di nuovo a versare lacrime. Uscì dal bagno. La stanza era accogliente. Un letto a due piazze con accanto due comodini,un armadio a 2 ante e difronte al letto un piccolo schermo LCD. Aveva anche il minibar.Le pareti erano di un giallo ocra.Si mise seduta sul letto con la schiena appoggiata al muro. Estrasse dallo zaino il libro sulla vera storia delle streghe di Salem.Lo posizionò sulle ginocchia usandole come una specie di leggìo. La prima pagina riportava lun'inscrizione :"The Truth about Salem's Withces:True witnesses' stories,1692". Iniziò a leggere. "Il processo alle streghe di Salem inaugurò nel 1692 in Nordamerica l'inizio di una serie di persecuzioni, accuse ed esecuzioni capitali per il presunto reato di stregoneria.Nell'inverno fra il 1691 ed il 1692 le neo diciottenni Elizabeth Perciton e  Amanda Williamson, la figlia e la nipote del parroco Samuel Parciton, iniziarono a comportarsi in modo inusuale, in particolare a rimanere piuttosto taciturne, a nascondersi dietro vari oggetti ed a strisciare sul pavimento.-Entravano nelle buche e strisciavano sotto le sedie e sgabelli…[con] svariate posizioni e buffi gesticolii, [e] facevano discorsi ridicoli e assurdi incomprensibili per loro come per gli altri- riporta una testimonianza.Iniziarono a causare spostamenti di materia attraverso il pensiero,ad avere visioni del futuro e talvolta a creare incantesimi.Le due donne furono condannate al rogo.Ma solamente Amanda Williamson morì.Il corpo di Elisabeth Perciton si dissolse e non fu più ritrovato.Si tentò di nascondere l'accaduto sostituendo ad Elisabeth il cadavere di una prostituta uccisa misteriosamente.Dopo le prime accuse delle ragazze venne istituito un tribunale composto da due membri dell’assemblea legislativa provinciale. La sede fu stabilita nella Meeting House, cioè l’edificio adibito alla vita pubblica del villaggio."

 
Alexander camminava avanti e indietro per la casa cercando di telefonare a Liz.L'aveva vista sconvolta.Se solo avesse avuto modo di spiegarle come erano andate le cose.Aveva chiesto a Jennifermla trentenne con addosso solo la sua camicia di lasciarlo solo. "Dove diamine sei,Isabel!Cazzo,rispondi al telefono!" pensò. Non gli sembrò il caso di chiamare a casa sua nel pieno della notte anche perchè non avrebbe saputo spiegare per quale motivo Liz fosse andata proprio da lui.Il suo telefono si illuminò e sul display apparve il nome di Nicole,la mamma di Liz.
-Pronto?-disse lui ansioso di sapere il motivo della chiamata e soprattutto di avere notizie di Liz.
-Alexander?Sono Nicole.Scusa se ti chiamo in piena notte ma è un'emergenza.-Nicole parlava singhiozzando e cercando invano di trattenere le lacrime.
-Un'emergenza? Cosa è successo? Ha a che fare con Liz?-parlò velocemente lui,timoroso che fosse capitato qualcosa a Liz.Mentre parlava con Nicole continuava a fare il giro della casa.I nervi tesi.
-Purtroppo ha sentito una spiacevole conversazione tra me e mio marito.E'andata via di casa.Speravo fosse venuta da te.So che sembra stupido...ma...non è andata dalle sue amiche e neanche da Thomas."-disse sconsolata Nicole.
-Non è qui.Mi dispiace.-rispose lui sentendo i suoi organi contorcesi per  il senso di colpa.Era colpa sua se non era lì.
-Ti ringrazio,Alexander.Scusa il disturbo ma ti prego,se la senti,chiamami subito.- lo pregò.
-Certamente.- fu l'unica risposta che seppe dare a quella donna tormentata dall'idea di non riuscire a rintracciare sua figlia.
Quando riagganciò Alexander si precipitò in camera sua. Indossò  i jeans,una maglia nera e le sue converse.Poi uscì in fretta.
Voleva trovarla.Lei lo faceva sentire importante. Era strana la sensazione che aveva provato dopo aver fatto l'amore con lei.Quella sensazione di sentirsi parte di qualcosa,di essere importante per qualcuno.Dentro di sè sapeva che c'era qualcosa di sbagliato in quel sentimento che provava.Lei era più piccola di lui.Sapeva che non poteva provare dei sentimenti per lei,andava oltre tutto ciò in cui credeva.Sapeva cosa stava capitando a Liz.Sapeva quale verità aveva scoperto.Non nè era stato sicuro fin quando,mentre facevano l'amore,mentre lui le stava baciando il petto,aveva notato sotto il seno destro un piccolo segno.Un simbolo celtico.Il segno di una maledizione.Sofferenza.Dolore.Morte. Ecco cosa sgnificava quel segno.Era così che l'avevano interpretato gli studiosi.Era stata una sua antentata a lanciare quella maledizione sulla discendenza delle donne della famiglia Pierce.  Mentre guidava per le strade di New York e il sole stava sorgendo,gli venne in mente come trovare Liz.
 
Quando si svegliò la camera era immersa nella luce mattutina.Il libro le era caduto a terra dato che si era addormentata leggendo.Accese il telefonino e le arrivarono i messaggi di sua madre,delle sue amiche,di Thomas e di Alexander.Decise di scrivere a tutti un unico messaggio. "Sto bene.Ho voglia di stare sola.Lasciatemi stare". Premette il tasto d'invio e poi ordinò la colazione .Ingannò l'attesa facendosi una doccia.L' acqua le scorreva sul viso,sul seno,sulla schiena.Appoggiò la fronte sul muro in pietra,chiuse gli occhi ripensando alla conversazione dei suo genitori.Poteva chiamarli ancora così?
"Che diavolo significa che non sono loro i miei genitori?Come hanno potuto mentirmi?Chi sono io?Da dove vengo? Cosa mi sta succedendo?" . Le guance bagnate assaporarono di nuovo rivoli di lacrime.Liz era confusa. Il mondo le era crollato addosso.Prima Thomas,poi i suoi genitori e adesso anche Alexander. Cosa aveva fatto per meritarsi tanta sofferenza in così poco tempo? Non sapeva spiegarselo.Sentì bussare alla porta.
"Oddio.La colazione".
Uscì dalla doccia e avvolse il suo corpo in un asciugamano di spugna che la copriva fino a metà coscia.Strofinò velocemente i capelli con un secondo asciugamano e si diresse verso la porta.Quando aprì rimase di sasso.Davanti a lei c'era Alexander.Fece per richiudere la porta ma lui riusciì ad impedirglielo.Entrò nella camera chiudendo la porta dietro di sè.Poi l'abbracciò forte.
-Stai bene.Dio mio,che paura.-disse lui sollevato.
Liz lo allontanò da lei.Lo sguardo inferocito.Alexander capì di doverle dare delle spiegazioni.
-Isabel,non è come pensi tu.-disse lui iniziando quel genere di discorso che si affronta quando si è vittima di un malinteso.
-E che cosa credo io?-lo sfidò lei.
-Tu pensi che sia successo qualcosa tra me e Jennifer- rispose lui sicuro di aver indovinato i pensieri di Liz.
"Jennifer".Quella stronza si chiama così." pensò Liz.
-E' una mia collega.Insegna come me.In passato abbiamo avuto una storia di nessuna importanza e lei è ancora innamorata di me.Si è presentata a casa mia dopo poco che ti ho lasciato al Club.Aveva i vestiti bagnati e le ho dato una mia tuta.Non sapevo sarebbe uscita con addosso solo una mia camicia dal bagno.Credimi.Non è successo niente.Non avrei mai potuto farti una cosa del genere,non dopo che noi..insomma..non dopo aver fatto l'amore con te.- confessò Alexnader.
Liz lo guardò.Vedeva la sincerità nei suoi occhi e la sentiva nelle sue parole.Perchè non avrebbe dovuto credergli? Era venuto a cercarla.Era lì davanti a lei bello più che mai.Non sapeva perchè,ma si fidava di lui.Era una sensazione istintiva.Lui la faceva sentire fragile ma allo stesso tempo forte.
"Cosa aspetti cretina?Digli qualcosa!"le disse la sua vocina.
Non disse niente ma gli sorrise.Le vennero in mente,poi, le parole della canzone "Holding on and Letting go" di Ross Copperman.
"Sometimes the one we’re taking changes every one before". E lo baciò.Le mani di lei ,appoggiate sulla nuca di lui, che lo premevano contro di sè.Le accarezzò la schiena lasciata nuda dall'asciugamano.Ricambiò il bacio ancora, e ancora e ancora.La stanza era diventata calda.Nell'aria c'era un msito di passione e desiderio l'uno dell'altro.
Liz si allontanò di poco da lui e lasciò cadere ai suoi piedi l'asciugamano restando completamente nuda davanti ad Alexander.Lui la osservò.Era perfetta.Sentì un desiderio bruciante di averla tra le sue braccia,sentì la voglia di baciare la bocca,il collo i seno.Sentì un desiderio irrefrenabile di stare dentro di lei.Imitando Liz si tolse la maglia,lasciando scoperto il suo petto scolpito.Liberò poi anche le sue gambe e sia vvicinò,nudo anch' egli a Liz.Le prese le mani e le appoggiò sul suo cuore.
-Senti come batte quando sono con te,Isabel?-le sussurò lui facendola ansimare. 
Le loro bocche si ripresero e Alexander la spinse ,non lasciandola mai,sul letto.I desideri che aveva provato divennero realtà.Si spostò lentamente dalla bocca di Liz ,sulla guancia,poi scese dandole piccoli baci sul collo.Afferò uno dei seni di Liz massaggiandoglielo delicatamente.La sentì inarcarsi verso di lui,desiderandolo.Entrambi ansimavano.I loro respiri divennero affanni.Liz lo desiderava.E lo pregò con tutto il suo corpo di farla sua.Alexander penetrò dentro di lei.Lentamente. Continuò a baciarla.I suoi movimenti prima lenti poi veloci fecero raggiungere ad entrambi il piacere.Liz sorrise.Nella sua mente era continuata la canzone."It’s everything you wanted, it’s everything you don’t.It’s one door swinging open and one door swinging closed.Some prayers find an answer some prayers never know.we’re Holding on and letting go…".

Continua....

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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Odiare sè stessi è molto facile anche quando tutte le persone che  ci circondano vedono in noi soltanto elementi positivi.Le persone sono solite indossare delle maschere per nascondere come sono realmente.Non si tratta solamente di vigliaccheria o di voler sembrare perfetti agli occhi degli altri talvolta si tratta  di pura e semplice paura di mostrarsi per come si è.
Shannen quella mattina si odiava.La sera precedente si era ubriacata ,come al solito, allo Stradivarius.Meg e Karol non l'avevano accompagnata e le avevano fatto promettere di non andare sola perchè conoscevano i pericoli della vita notturna new-yorkese.
Indossava ancora l'abito del giorno prima,una gonna a vita alta nera con una maglietta in cotone rosa. Guardava il suo riflesso interamente riprodotto nel grande specchio della sua camera e non poteva far altro che provare un senso di nausea;I suoi capelli erano scompigliati e sporchi di terra ,i suoi occhi contrassegnati da tracce di mascara colato e le sue labbra  ingrandite dal rossetto sbavato.Iniziò a piangere singhiozzando ma trattenendo dentro di sè il proprio dolore.In preda alla furia inziò a strapparsi i vestiti fin quando non rimase in reggiseno e mutande.Quando era rientrata a casa aveva dovuto fingere un  sorriso e rassicurare i suoi genitori sull'aver passato una serata divertente.Ora guardava su di sè i segni di un'incubo.Una spallina del reggiseno era rotta e sugli slip vi era una grande chiazza color cremisi.Quello era tutto ciò che rimaneva della sua verginità.Si guardò i polsi dove vi erano dei segni bluastri che le fecero tornare alla mente il dolore che aveva provato quando era stata trattenuta contro la propria volontà.Ricordò le mani di uno sconosciuto sul proprio corpo,accarezzarla e toccarla,ricordò le labbra e la lingua di un uomo insidiarsi nella sua bocca ed eslporare i suoi seni mentre le portava via la sua innocenza.La sua furia non era cessata e Shannen corse in bagno dove prese una lametta.Chiuse gli occhi e cominciò lentamente ad incidere la sua pelle.Sentì un pizzichiò ma poi il dolore sembrò svanire.Avvertì sui propri piedi il calore del sangue,del suo sangue che lentamente fuoriusciva dal suo corpo e che di lì a poco l'avrebbe uccisa.Le forze cominciarono a mancarle.Si lasciò cadere sul pavimento e aspettò che tutto intorno a lei diventasse buio.
 
Alexander si svegliò per primo e rimase immobile osservando Liz che aveva la testa appoggiata sul suo petto,un braccio sul suo ventre e la gamba destra in mezzo alle sue cosce virili. I capelli color cenere gli solleticavano gli addominali ma per lui era una piacevole senzazione.Accarezzò quella cascata color miele e al suo tocco anche Liz si svegliò.
-Buongiorno!-disse lei alzando il capo.
-Buongiorno anche a te- rispose lui dandole un bacio.
-Mi stavi guardando dormire?-chiese Liz arrossendo.
-Forse.-disse lui sorridendole e mettendosi seduto.
Liz lo guardò muoversi.I suoi occhi di ghiaccio,le sue labbra,I suoi pettorali,il suo busto scolpito.Tutto di lui la faceva impazzire.Sentì improvvisamente voglia di far di nuovo l'amore con lui. 
"Liz,Liz ma che combini?Credo che sia stato stupido leggere "50 Shades".Ti sei messa in testa strane idee".
-Lo hai letto?- la distrasse Alexander 
In un primo momento pensava che lui le avesselettonel pensiero e stesse facendoriferimento alla sotria d'amore tra Anastasia e Christian ma poi vide che stava indicando il libro che le aveva prestato.
-Oh,si.Non tutto.-rispose.
-Lo trovi interessante?- domandò
-Si.Mi ha colpito la storia di  Elizabeth Perciton e  Amanda Williamson.Avevano solo 18 anni.-affermò Liz ricordando che le due ragazze erano state condannate al rogo.
-Già...-rispose Alexander sentendo una fitta allo stomaco.Voleva dirle tutto ciò che sapeva.Il loro rapporto era così sbagliato.Non avrebbe dovuto essere lì a letto con lei ed essere felice.No,non poteva ma non poteva neanche stare senza di lei.Non aveva mai creduto nel colpo di fulmine eppure si era innamorato di lei prima ancora di sapere chi fosse o chi sarebbe diventata.
-Isabel...-riprese-c'è qualcosa che devo dirti a proposito di questa storia.-
Liz lo fissò per un momento.Vide il suo sguardo rabbuiarsi.
"Anche io dovrei dirti delle cose,Alexander.Dovrei dirti che leggendo queste storie mi è sembrato quasi che parlassero di me.Queste cose stanno succedendo a me."
-Dimmi.-rispose appoggiando la sua mano su quella di Alexander.
-Io....- cominciò
Il cuore cominciò a battergli forte.Non trovava le parole giuste per affrontare una questione del genere.Prese un pò di fiato e continuò.
-Io so cosa ti sta succedendo.So dei tuoi poteri.- parlò tutto d'un fiato.
Liz rimase di sasso. "So dei tuoi poteri." La frase si ripetè nella sua mente all'infinito. "Come? Come può essere?"
Sul suo viso comparve un espressione di paura e rabbia.
-Tu come...- parlò -cosa sai? 
-Non guardarmi così...so che riesci a muovere gli oggetti con il pensiero e che hai delle premonizioni.- rispose.
-Premonizioni? Intendi dire i miei sogni?- affermò Liz
-Si.Si manifestano sottoforma di sogni all'inizio.- le spiegò.
-All'inizio?Cosa vuol dire?- ringhiò Liz sentendo il fuoco della rabbia divamparle dentro.
Si alzò dal letto portando con sè il lenzuolo.Lui raccolse i suoi  boxer e se li infilò poi si ritrovarono faccia a faccia.
-Isabel,è complicato.- disse lui tentando di afferlarle la mano.
-No. Cosa intendi dire con all'inizio e come sai queste cose?- esplose Liz.
Sentiva la gola secca. Non sapeva dare una spiegazione logica ll'intera faccenda.
-Sono professore di Scienze dell'Occulto.Studio queste cose,Isabel e...- disse Alexander prima di essere interrotto dallo squillo del cellulare di Liz.
-Dovresti rispondere.- le suggerì.
Liz rispose al cellulare.
-Ehi Meg.- disse Liz.
Alexander non le tolse gli occhi di dosso e vide il viso di Liz riempirsi di lacrime all'improvviso.
-Cosa? Quando?Oh mio dio...si...vengo subito!- riagganciò e rimase impietrita.
Alexander le andò vicino prendendole il viso tra le mani.
-Isabel,cosa è successo?-chiese lui preoccupato
-Shannen....ha....tentato il suicidio.Devo andare all'ospedale.- rispose tra un singhiozzo e l'altro e divincolandosi dal tocco di Alexander.
Freneticamente prese un paio di jeans dalla valigia e  una maglietta nera.Si vestì in fretta notando che anche Alexander si stava rivestendo velocemente.
-Ti accompagno io.-disse lui cercando di essere d'aiuto e sentendo un vuoto nel petto vedendola così sconvolta.
Liz annuì soltanto.Non aveva voglia di ribattere.La  sua mente ed i suoi pensieri erano interamente rivolti a Shannen.Si sentiva tremendamente in colpa per aver trascurato le sue amiche.Oddio,era stata tanto stupida da rinchiudersi in un mondo tutto suo.
Non trovava una spiegazione logica che riuscisse a spiegare il gesto tragico di Shannen.Erano cresciute insieme e l'aveva sembre vista come una ragazza forte,coraggiosa e piena di vita.
"Se tu non ti fossi allontanata da lei avresti saputo che cosa le stesse capitando"pensò.
La sua vocina aveva ragione.Era stata così presa da se stessa da non preoccuparsi minimamente degli altri,delle persone che amava.
No,non era il momento di piangersi addosso.Voleva stare accanto alla sua amica e non doveva temere il peggio.I suoi problemi,riguardanti i suoi genitori,o non genitori, Alexander  e i suoi poteri, non avevano importanza in quella situazione.
 
Quando giunsero all'ospedale Liz disse ad Alexander di raggiungerla in terapia intensiva.Corse più che poteva.Evitò medici e malati con difficoltà ma non le importava.Voleva andare da Shannen.Raggiunse il reparto che era avvolto da un silenzio tombale interrotto ogi tanto dai suoni inquietanti dei macchinari.Oltrepassò una decina di porte prima di giungere in uno stretto corridoio che dava su una piccola sala d'attesa dovec'erano distributori automatici.Vide i genitori di Shannen seduti con la testa fra le mani.Poi sedute più in là Meg e Karol.Andò da loro immediatamente.Si strinsero forte cominciando a piangere.
-Oh,Liz.Non ci posso credere- disse Karol sciogliendo l'abbraccio.
-Cosa è successo?Come...ha...fatto?chiese Liz balbettando e sentendo il cuore in gola.
-Si è tagliata le vene.-si intromise nella conversazione la mamma di Shannen,Pearl.Aveva gli occhi arrossati,il viso pallido e la voce roca.Non potevano capire ma soltanto immaginare il tipo di dolore che stavano provando i suoi genitori.
-Quando è rientrata ha detto di aver passato una bella serata,di essersi divertita.Sto cercando mille motivi per cui la mia bambina abbia fatto una cosa del genere,ma non ne trovo.- Pearl proruppe in un pianto angosciante.Il marito si avvicinò e la strinse a sè allontanandola da loro.Poi rivolse delle scuse alle ragazze.
-E' andata da sola allo Stradivarius- affermò improvvisamente Meg.
Liz sentì il sangue gelarle nelle vene.Doveva essere successo qualcosa di grave quella notte per spingere Shannen a cercare di togliersi la vita.
-Io...è colpa mia-parlò Karol.
-Cosa?Ma cosa dici?-disse Liz.
-Mi aveva chiesto di andare con lei ma ho detto di no.Le ho anche detto di non andare sola.Lo aveva promesso.- rispose Karol.
-Ehi,ehi,guardami.Non è colpa di nessuno.Non sappiamo neanche cosa sia successo.Sarà lei a dircelo.Starà bene.Andrà tutto bene.- continuò Liz prendeno il viso di Karol tra le mani e abbracciandola.Le sue lacrime sgorgavano come un fiume in piena.
Entrò nella sala d'attesa Alexander.Liz lo abbracciò istintivamente,non le importava degli sgaurdi delle sue amiche o di quelli dei genitori di Shannen.Aveva bisogno di essere rassicurata e trovava pace solo  tra  quelle braccia muscolose e calde.
-Ehi,come sta la tua amica?-domandò lui sollevandole il mento con due dita.
-I medici hanno detto che è stabile ma che ha perso molto sangue.Non sappiamo perchè lo abbia fatto.Non è da lei questa cosa.Ho tanta paura di perderla.- Rispose Liz affondando il suo viso nel petto di Alexander.
Lui cercò di tranquillizzarla accarezzandole i capelli e stringendola a sè.
-Oh mio dio,Isabel!!- Liz spalancò gli occhi nell'udire la voce della madre.Si allontanò da Alexander e lo guardò furiosa.
Karol interpretò quello sguardo e capì che Liz si stava arrabbiando con il signor Williams. Nicole abbracciò la figlia raggiunta poi da Rick.Non ricambiò l'abbraccio e rimase impassibile ma calde lacrime cominciarono a rigarle il viso.Si staccò da loro lentamente.
-Oh,bambina mia.Non sai quanto sono stata in pena.- parlò Nicole accarezzandole il viso e stringendole la mano come per constatare che fosse reale.Rick si limitò a darle un bacio sulla guancia.
-Perchè li hai chiamati? Sapevi che non volevo parlare con loro.- disse Liz avvicinandosi ad Alexander.
-In realtà...- cominciò lui.
-Sono stata io.Ho chiamato io i tuoi genitori.- lo interruppe Karol.
-Eravamo tutti preoccupati per te.Come ti è saltanto in mente di non avvisare nessuno? Pensavi che quel sms ci avrebbe tranquillizzati? Sei stata un'egoista Liz.Hai pensato solo a te.- riprese Karol con un tono di voce pungente.La sua voce rabbiosa era come  una coltellata nel petto di Liz.
-Hai ragione.Ma tu non sai come sono andate le cose.-rispose Liz all'accusa dell'amica.
-Non lo so,è vero.Perchè sono giorni che tu non parli con me.Hai escluso tutte noi dai tuoi problemi.- continuò Karol.Ormai doveva dire a Liz tutto ciò che pensava.Era stata zitta e aveva visto piano piano la sua migliore amica allontanarsi da lei senza poter far nulla.Ma adesso aveva bisogno di chiarire le cose.
-Karol.Mi dispiace.Ti spiegherò tutto.Ma non ora.- disse Liz.
-Non ora,certo.Bè,quando sarà il momento avvisami.-Detto questo Karol la superò e si sedette accanto a Meg.
Liz non sapeva come ribattere a quelle accuse.Non poteva di certo darle torto.Era colpa sua se non sapeva cosa le fosse successo.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla.Si voltò e vide Thomas davanti a lei. Cosa ci faceva lì? Lui l'abbracciò forte.Liz aveva dimenticato quanto fossero forti le strette di Thomas e rimase quasi senza fiato.Come le erano familiari quelle braccia,quel petto e anche quel profumo.
Fu lui a sciogliere l'abbraccio.Poi le accarezzò la guancia con il dorso della mano.Liz a quel tocco indietreggiò e vide Alexander che stava parlando con i suoi genitori,bloccarsi e fissarla con un'espressione di rabbia in viso.
-Stai bene?-chiese Thomas
-Si.-annuì Liz.
-Dove sei stata?Eravamo in pensiero.-disse Thomas e Liz percepì davvero della preoccupazione nella sua voce.
-In un Hotel.- rispose senza distogliere lo sgaurdo da Alexander.
Thomas seguì la direzione dello sguardo di Liz.
-Di nuovo quel tizio?- borbottò
Lo vide congedarsi da Nicole e Rick e poi andare via.
-Scusa Thomas.Parliamo dopo.- si congedò in fretta e furia e cercò di raggiungere Alexander.
Aveva preso l'ascensore.Lo intravide mentre le porte si stavano chiudendo.Raggiunse correndo le scale.Scese velocemente. Doveva fermarlo.
Quando ginse al piano terra vide che le persone erano già scese. Uscì dall'ospedale.Riconobbe le sue spalle.
-Alexander- urlò il suo nome ma lui non si girò.
Cominciò di nuovo a correre verso di lui. Lo afferò per un braccio e lo costrinse a guardarla.
-Perchè te ne vai?- chiese Liz con il fiatone.
-Non ho motivo  di rimanere.-rispose con voce fredda.
-Non sono un motivo sufficiente?- disse
Lui rise.Non era una risata divertente ma una di quelle risate amare che erano la premessa di qualcosa di negativo.Il cuore di Liz cominciò a battere forte e una sensazione di vuoto si impadronì di lei.
-Isabel,è stato un errore.- disse Alexander.
Lo vide serrare i pugni e abbassare lo sguardo.Sentì ilpavimento crollarle sotto i piedi.No,non stava dicendo la verità.
-Cosa vuoi dire?- domandò timorosa della risposta.
-Noi due.Un errore che non dovrà ripetersi.-continuò lui.Le sue parole sembrarono a Liz tanti coltelli che si conficcarono in ogni parte del suo corpo.
-Alexander...- 
Il tono di voce di Liz gli strinse il cuore.Avrebbe voluto baciarla in quell'istante.
-Cosa credevi che saremmo stati insieme?La vita non è una favola,Isabel.- affermò lui.Ma sentì le lacrime sul punto di cadere.
-Liz!- sentì Thomas chiamarla.
Lei non si voltò.I suoi occhi piangenti puntati in quelli color ghiaccio di Alexander.
-Dovresti andare da lui.-disse con voce tremante.
-Voglio stare con te.- disse Liz piangendo.
Alexander non riusciva a resistere a quelle parole.Doveva dirglielo.
-Isabel,è stato tutto un gioco.Non avrai creduto che potessi innamorarmi di una bambina come te?-
Liz caricò la mano della forza necessaria e gli diede uno schiaffo in pieno volto.
Alexander se lo aspettava.Ma non così forte.
-Liz,Shannen si è svegliata.- gridò Thomas dall'entrata dell'ospedale.
Si voltò e raggiunse Thomas con il quale sparì nell'ospedale.Alexander era rimasto lì.La mano sul viso nel punto in cui Liz gli aveva dato lo schiaffo.Sentì le lacrime alleviare il bruciore.
"Se il cuore di una discendente di Elisabeth Perciton conoscerà il vero amore attraverso un discendente dei Williamson possa il suo cuore essere distrutto dal fuoco infernale" pensò mentre si allonatanava da lì, prima di cedere alla tentazione di andare da Liz e dirle che anche lui desiderava stare con lei.

Continua... (Immaginate quando Liz cerca di raggiungere Alexander fino alla fine "Losing your memory" di Ryan Star a partire dal minuto 3:00)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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Capitolo 8 

Chiedo scusa per il ritardo.Da ora in poi pubblicherò il capitolo della storia una volta al mese.
Se riesco,anche prima.
Buona lettura!!
 
"Isabel,è stato tutto un gioco.Non avrai creduto che potessi innamorarmi di una bambina come te?"
"Isabel,è stato tutto un gioco.Non avrai creduto che potessi innamorarmi di una bambina come te?"
"Isabel,è stato tutto un gioco.Non avrai creduto che potessi innamorarmi di una bambina come te?"
"Isabel,è stato tutto un gioco.Non avrai creduto che potessi innamorarmi di una bambina come te?"
-Basta! -si alzò ,urlando, dal letto.Spalancò la finestra e si sedette sulla panca di legno aldi sotto.Chiuse gli occhi,umidi,e respirò l'aria notturna premendosi le tempie con i palmi della mano.Nella sua mente quel dialogo con Alexander si ripeteva all'infinito come se qualcuno o qualcosa aldilà del suo controllo,riavvolgesse il nastro di una videocassetta ancora,e ancora.Ancora.
Erano passate due settimane e di Alexander nessuna traccia.Nè una chiamata nè un messaggio."Meglio così" diceva a se stessa ma il suo cuore non la pensava ugualmente.Di certo lei non aveva intenzione di cercarlo dopo l'umiliazione che le aveva inflitto.Nelle due settimane trascorse era tornata a casa dato che i suoi genitori erano partiti per un viaggio d'affari,come al solito.Era stata felice di poter tornare tra le sue cose,nella sua stanza.Sentire nell'aria il profumo della sua casa.
Shannen si era ripresa ma parlava a malapena.Ogni tanto sorrideva ma Liz dentro di sè aveva avuto l'impressione che quei sorrisi non erano altro che "sorrisi di circostanza".Anche lei tante volte era ricorsa a questo espediente.
Il suo cellulare si illuminò senza emettere alcun suono.Lo prese dal comodino e vide che aveva ricevuto un sms da Thomas.Già, Thomas.Il ragazzo per cui aveva avuto una cotta dal primo momento,il suo primo amore ed il primo a spezzarle il cuore.Thomas.Era rientrato nella sua vita e si era avvicinato a lei nuovamente nelle ultime settimane.Liz lo aveva lasciato fare,gli aveva permesso di consolarla quando era scoppiata in lacrime dopo essere tornati in ospedale dopo il dialogo con Alexander.Si poteva quasi dire che fossero tornati ad essere amici.Niente di più.Appoggiò la testa contro il muro e chiuse gli occhi trattenendo le lacrime.Poi cadde in un sonno profondo.
Le immagini erano confuse,quasi sfocate.Si trovava nella sua camera.Ogni cosa era al suo posto.Avanzò nel lungo corridoio che l'avrebbe portata nel cuore della casa.Le sembrava che qualcuno la spingesse ad entrare nella biblioteca della casa.Cercò di opporsi al quella incessante spinta e a raggiungere la cucina ma fu come se dinanzi a lei si trovasse un muro invisibile che non le permetteva di avanzare.Cercò di parlare. "C'è nessuno?". Rimase immobile.Gli occhi colmi di terrore.Tentò nuovamente di proferir parola."Aiuto!"
La sua bocca non emise nessun suono."Stai calma" si disse. Tornò indietro verso la biblioteca della casa.Amava quella stanza.Quando fu dentro si guardò intorno.Anche lì tutto era rimasto come sempre.Le quattro pareti della camera era colme di libri e ,data l'altezza del soffito,suo padre aveva fatto portare una di quelle scale mobili tipiche delle Biblioteche comunali.Una scrivania in legno scuro, che sua madre aveva acquistato durante un'asta di beneficienza e le diceva essere appartenuta a delle personalità storiche di enorme importanza,era al centro dell'enorme ambiente.L'aria profumava di libri e polvere.Ruotò su stessa osservando le pareti.Riconobbe molti dei titoli ordinati sugli scaffali.I suoi genitori le avevano permesso fin da bambina di rimanere per ore in quella stanza e leggere un libro a scelta.Data la grande varietà di autori,Liz aveva ideato un modo tutto suo per scegliere l'oggetto della sua lettura.Scriveva le lettere dell'alfabeto in disordine su un pezzo di carta e poi,ad occhi chiusi, con l'indice creava dei cerchi nell'aria fin quando non sentiva che fosse il momento di far atterare la punta del dito sul pezzo di carta.La lettera scelta alla cieca corrispondeva alla lettera iniziale del cognome dell'autore.Ora le sebrava così strano trovarsi lì. "Isabel"  sentì qualcuno chiamarla.Allarmata si voltò in tutte le direzioni ma non c'era nessuno con lei. Poi,qualcosa attirrò la sua attenzione.Un luccichìo tra i libri."Questi libri non devi prenderli,ok?" le tornarono in mente le parole di suo padre quando ,il giorno che le permise di entrare per la prima volta nella stanza, le aveva fatto promettere di non toccare i libri che aveva sistemato in una porzione di libreria presente sulla stessa parete della finestra.Ancora una volta il luccichìo catturrò la sua attenzione.Prese la scala e raggiunse il libro da cui proveniva  quella luce."Strano.Non ha un titolo nè un autore questo libro".Poi vide sul dorso del libro una "P" argentata. "Isabel" udì la stessa voce chiamarla.Questa volta però sembrava essere più vicina. Fece per scendere dalla scala,stringendo il libro a sè quando qualcosa le strinse il braccio.Riuscì ad emettere un urlo silenzioso.
 
-Noooo!- urlò.
-Isabel! Sono io! Calmati!-
"Thomas"
-Devi  aver fatto un incubo- Thomas la strinse a sè.
Isabel aprì gli occhi.Era seduta sulla panca sotto la finestra. "Era solo un sogno". Rimase ferma assaporando l'abbraccio di Thomas poi lentamente lo allontanò.
-Scusami,non volevo uralrti contro.-
-Tranquilla- rispose lui mettendosi in piedi.
-Cosa ci fai qui?Come sei entrato?- domandò Liz posizionandosi di fronte a lui con le braccia incrociate sul petto.
-Mi ha fatto entrare Charlie.Dovevamo vederci all'ospedale un'ora fa.Non sei arrivata e ho pensato di passare a vedere se era tutto ok.- speigò Thomas.
-Oddio! Shannen!Devo andare da lei.- disse Liz cominciando a cercare nell'armadio qualcosa daindossare.
-L'hanno portata a casa.E Liz, devi sapere una cosa.- affermò lui  serio.
-Cosa? Le è successo qualcosa? Parla!- disse spazientita.
-No!Lei sta bene.I suoi genitori hanno deciso di portarla via per il resto dell'Estate e Meg e Karol hanno deciso di andare con lei.
Liz rimase ferma. Le sue amiche sarebbero partite per il resto dell'Estate.Questa volta sarebbe stata davvero sola.Sentiva le lacrime scivolarle sulle guance disordinate,una dopo l'altra.Perfortuna aveva avuto il buonsenso di dare le spalle a Thomas prima di impietosirlo.
Non avrebbe permesso al dolore che aveva dentro di venir fuori.E soprattutto non avrebbe permesso più che qualcuno potesse vederla fragile.
-Credo sia una fantastica idea.Shannen ha bisogno di allontanarsi da qui e con  Meg e Karol sarà spensierata e non sarà sola.- disse lei senza far trasparire emozioni.
-Liz,partono tra un'ora.Credo che dovresti andare a salutarle.- continuò  Thomas.
-Si,credo anche io.Grazie per avermi avvisata.-
-Posso venire con te,se vuoi!- propose lui sottolineando il " se vuoi".
Liz annuì.
-Ok.ti aspetto fuori- disse Thomas uscendo dalla sua stanza.
Liz emise un sospiro.Asciugò con il dorso della mano le sue guance e poi si vestì.
Attraversò l'intera casa e quando giunse dinanzi alla Biblioteca si fermò di colpo.
"E' stato solo un sogno". Ripetette.
La curiosità però ebbe la meglio.Si introdusse nella camera.La scala si trovava  nello stesso punto in cui si trovava all'inizio del suo sogno.Individuò il punto da cui proveniva il luccichìo. Nella realtà niente brillava.Poi si rese conto di capire perchè.Andò alla finestra e alzò la taparella.Guardò lo scaffale illuminato dal sole.Eccolo lì il luccichìo del suo sogno.Spostò la scala in direzione del libro con la "P" argentata e senza titolo nè autore.Lo strinse nelle sue mani.Quando lo aprì rimase stupita.Le pagine del libro erano bianche.Nel mezzo trovò un pezzettino di carta con scritto un indirizzo.Lo ripose in borsa rimettendo il libro al suo posto; poi raggiunse Thomas con mille interrogativi nella mente ma decisa nel dar loro una risposta.
 
Durante il tragitto verso casa di Shannen Thomas rimase silenzioso.Liz riusciva ad avvertire ogni tanto il peso del suo sguardo su di sè.
Le sembrava un estraneo benchè non fosse passato molto tempo da quando erano stati una coppia.Ovviamente prima di scoprire del tradimento erano una coppia felice.Ecco,Liz li avrebbe definiti felici e spensierati.
-Siamo arrivati- Thomas la riportò alla triste realtà.
-Puoi aspettarmi qui?- domandò lei.
Thomas rimase sorpreso.Non credeva che Liz gli avrebbe mai più chiesto qualcosa.
-Certo.Ti aspetto qui.- le sorrise.
Liz sorrise debolmente e poi si avviò verso casa di Shannen.
Ad aprirle fu Shannen. Liz istintivamente l'abbracciò lasciando l'amica senza parole.
-Mi dispiace.Davvero.Sarei dovuta venire stamattina.
-L'importante è che tu sia qui adesso.- le rispose Shannen stringendola forte.
-Vieni,andiamo in camera mia.
Liz seguì l'amica nella sua camera.Vide le valigie già pronte nell'ingresso e i suoi genitori occupati nel sistemare un borsone in cucina.Li salutò.La camera di Shannen le era sempre piaciuta.Un grande letto a baldacchino nel centro della stanza,una scrivania e un armadio a muro che le era sempre sembrato un pozzo senza fondo per l'enorme quantità di abiti che riusciva a contenere.
Si sedettero sul letto.Liz le prese la mano.
-Credo che ti farà bene stare via per un pò.
-Si, lo credo anche io.
-Sono felice che non sarai da sola ma che verranno anche Meg e Karol con te.Vi divertirete un sacco insieme,ne sono convinta.- disse Liz strinendo la mano di Shannen e cercando di sembrare davvero felice.
Shannen le sollevvò il mento con l'indice e la costrinse a guardarla negli occhi.
-Cosa sono quelle? Lacrime?- chiese notando gli occhi umidi di Liz .
-No! Lo sai che io non piango mai.- 
-Ogni tanto fa bene piangere,sai. 
-Lo so e mi dispiace che tu abbia dovuto paingere tanto ultimamente.
-Già.C'è una cosa che ho bisogno di dirti,Liz.
Liz la fissò per un momento e vide il suo viso contrarsi.
-Ho un tremendo bisogno di dirlo a qualcuno.E so che tu sei l'unica a cui posso dirlo.Sai che non voglio che gli altri provino compassione per me e tu sei l'unica persona abbastanza forte da non provare pena per me.- disse Shannen alzandosi dal letto e cominciando a camminare freneticamente per tutta la stanza. Liz rimase in silenzio attendendo che Shannen riprendesse a parlare.
-Non è facile.- Shannen chiuse gli occhi ed emise un lungo sospiro poi contintuò -Ho fatto quello che ho fatto perchè quella notte...- Cominciò a piangere.Liz si alzò per stringerla ma Shannen la bloccò.
-Non ho finito.- cercò di calmarsi.
-Shannen...- 
-Ascoltami Liz. Io non ti sto chiedendo di venire con noi perchè c'è una ragione.Io lo so che non centri niente tu.So che non è colpa tua.Ma ho bisogno di stare lontano da qui e da te.-disse Shannen.
Liz rimase di sasso.
-Cosa stai cercando di dirmi? Perchè hai bisogno di stare lontano da me?- chiese Liz con tono allarmato.
-Quella notte un uomo si è avvicinato a me.Mi ha chiesto di te,capisci? Mi ha detto di essere un uomo della polizia e che doveva farmi qualche domanda su di te.- Shannen ricominciò a piangere- Aveva persino il distintivo.Ho pensato che tu fossi nei guai.Capisci? Mi ha fatto delle domande su di te.Su dove vivessi.E io allora mi sono chiesta come facesse  un poliziotto a non sapere chi fossero i tuoi genitori o dove vivessi e volevo rientrare nel locale.Si,ero fuori a fumare una sigaretta quando mi ha avvicinato.- 
Gli occhi di Liz si riempirono di lacrime.Lacrime  che sgorgarono quando Shannen riprese a parlare.
-Liz,mi ha trattenuta.Io ero impotente,ero brilla.Non ho potuto difendermi.Non potevo fare niente.Ha cominciato a toccarmi,baciarmi.Non riesco più a dormire,Liz. Rivivo quell'incubo ogni notte.Ricordo i suoi occhi neri come la pece maliziosi che mi scrutano. Mi ha stuprata,Liz.Capisci? Mi vergogno tanto di me.Se non avessi bevuto,se non fossi uscita e se non ti avessi conosciuta,non sarei stata in pensiero per te e non lo avrei seguito.- Shannen si lasciò cadere sulle ginocchia singhiozzando.
Liz l'abbracciò.Era sconvolta.La sua amica era stata stuprata.Per colpa sua.Qualcuno l'aveva avvicinata cercando di ottenere delle informazioni su di lei.Ma chi? 
-Mi dispiace così tanto Shannen.Mi dispiace..- fu tutto quello che Liz seppe dirle.
Shannen la strinse più forte.
-Lo...so...so...che non....centri niente...ma ogni volta che ti vedo penso a quell'uomo che mi chiede di ... di ...te.Capisci perchè devo starti lontana?-Spiegò Shannen distrutta.
Liz annuì.Non riusciva a immaginare cosa provasse la sua amica.Nemmeno lontanamente.Rivedeva in lei il suo stupratore.Come biasimarla se non voleva averla  intorno? E' come quando Liz aveva cominciato ad associare la scuola  al tradimento di Thomas con Marisa.Un incubo.Ma le cose erano davvero più difficili da affrontare per Shannen.
-Ti prometto che troverò quest uomo,amica mia, e pagherà per quello che ti ha fatto.- disse Liz cullando Shannen tra le sue braccia.
Rimasero a terra,abbracciate fin quando la mamma di Shannen non bussò alla porta.
-Shannen,dobbiamo andare.Meg e Karol sono fuori che aspettano.
-Arrivo!- disse sciogliendo l'abbraccio-
-Andiamo!Ti accompagno fuori.- disse  Liz
Shannen annuì.  (Immaginate If Everyone Cared di Nickelback a partire da 2:43 )
Meg e Karol erano in piedi davanti al portone d'ingresso. Liz abbracciò anche loro trascinando  Shannen in quella dimostrazione di affetto.
-Mi dispiace ragazze.Mi dispiace di esserci stata poco per voi,ultimamente.- disse Stringendole.
La fece star bene essere per qualche secondo stretta a loro.La fece sentire meno sola.
-Vi aspetto qui!- promise.
-Certo,perchè dove vorresti andare?-scherzò Meg.
Sorrisero per un momento.Solo un attimo in cui tutto sembrò come prima.
-Ragazze è il momento di andare!- le chiamò il padre di Shannen in attesa nell'auto.
Meg e Shannen diedero un bacio a Liz e si precipitarono in auto mentre Karol  le prese la mano tenendola tra le sue.
-Avrai tutto il tempo adesso per capire se siamo abbastanza per essere prese in considerazione nella tua vita.- disse e poi si voltò e raggiunse le altre lasciando Liz con quelle dure parole frullarle in testa. 
Rimase lì,immobile mentre il padre di Shannen portava le sue amiche lontano da lei e con la consapevolezza che forse era lei ormai ad essere distante anni luce da loro.

Continua....

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