A ogni 'Bella' la sua 'Bestia' di LadyBlake (/viewuser.php?uid=3927)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oggi, un anno fa ***
Capitolo 2: *** Le liste son fatte per non essere seguite ***
Capitolo 3: *** Le cose che Bella odiava ***
Capitolo 4: *** Torta alla Vaniglia ***
Capitolo 5: *** Cos' ho fatto? ***
Capitolo 6: *** Dura la vita nei sotterranei ***
Capitolo 7: *** Sindrome da infermierina ***
Capitolo 8: *** Nelle notti buie e tempestose rimaniamocene a letto ***
Capitolo 9: *** Il vendicatore della notte ***
Capitolo 10: *** L'ormone libero ***
Capitolo 11: *** Addicted to a Vanilla Cake ***
Capitolo 12: *** E scatta la crisi ***
Capitolo 13: *** A storm is coming ***
Capitolo 14: *** Giù le mani dalla mia Torta ('Don't touch my Cake') ***
Capitolo 15: *** L'essenza della nonna ***
Capitolo 16: *** Questione di sguardi ***
Capitolo 17: *** Io sono Draco Malfoy ***
Capitolo 18: *** Waiting for You under the Mistletoe (Ti aspetto sotto il vischio) ***
Capitolo 19: *** The Bothwells ***
Capitolo 20: *** Tu non hai fame? (e non è pubblicità occulta) ***
Capitolo 21: *** Prime volte ***
Capitolo 22: *** Scommetti? ***
Capitolo 23: *** Slytherin's heart ***
Capitolo 24: *** Si rimugina ***
Capitolo 25: *** Il Triangolo...no ***
Capitolo 26: *** Hic et nunc ***
Capitolo 27: *** Sonnambuli ***
Capitolo 28: *** Lo sapevo, io ***
Capitolo 29: *** It was a cold December... ***
Capitolo 30: *** Draco's lessons ***
Capitolo 1 *** Oggi, un anno fa ***
Introduzione
Ciao a
tutti!
Avendo questa
fanfiction oltrepassato la boa dei 20 capitoli, un chiodo fisso mi si è
impiantato nella mente e da lì non s’è più mosso.
Uno dei tanti
chiodi.
La cui presenza
spiegherebbe le numerose falle del mio cervello. Ma non soffermiamoci su questi
tristi dettagli.
Il ‘Prologo’ mi
sembra c’entri sempre meno con tutto il resto della storia. Boh. È lì, ma non ha
nessuno scopo, povero.
Ho quindi
deciso di dare un taglio netto alla sua sofferenza, eliminandolo e sostituendolo
con un breve, brevissimo Capitolo 1.
Il ‘Prologo’
vecchio verrà messo in un cassetto, in attesa della fanfiction adatta a
lui.
Detto ciò,
qualche comunicazione di servizio.
Avendo io letto
tutti i libri, potrei aver sparso (nei capitoli pubblicati) e spargere in futuro
(nei prossimi) SPOILER DEL
SESTO, magari nulla di importante per la mia storia, eventi addirittura
distorti in alcuni casi.
MA prego chiunque
non avesse ancora letto il Principe, di fare attenzione.
Ho
scelto di attenermi alla traduzione italiana dei nomi, soprattutto per non
confondermi e scrivere magari Snape e poi Paciock.
Non
sarebbe bello.
Piton
è presente come insegnante di Pozioni.
La
storia ha acquisito un taglio ironico, così come la caratterizzazione dei
personaggi.
I
personaggi sono tutti della grandissima J.K.Rowling, a parte qualcuno, che è
mio.
Per chi segue
già ‘A ogni Bella la sua Bestia’ ed è arrivato al capitolo 20 o giù di lì: dont’
worry, questo nuovo primo capitolo non apporta modifiche alla
trama.
E ora, signore
e signori, lasciate che vi introduca la protagonista di questa storia, perché,
volente o nolente, sono costretta ad ammetterlo: è Lei la
protagonista.
Ed essendo
arrivati con la narrazione a fine dicembre, ancora pochi mesi di scuola e
dovremo salutarla. Un po’ mi spiace.
Perché,
nonostante sia quello che è, mi ci sono affezionata.
Ma io sono
l’autrice, la mente criminale che l’ha creata. Sono di
parte.
Bisognerebbe
chiedere ai lettori cosa ne pensano di Lei.
Arrivati a
quesato punto, credo sia il caso di presentarvela, no?
Sempre se
avrete la voglia e la pazienza di sopportarla.
Come faccio
io.
Un sospiro
rassegnato, un sorriso e via.
Capitolo
1
Oggi,
un anno fa
Primo di
settembre.
King’s
Cross.
Una ragazza che
spinge un carrello stracolmo di stranezze si fa largo, a fatica, tra la
moltitudine di pendolari che affollano le banchine della
stazione.
Guardiamo
l’orologio, sono quasi le nove.
È in ritardo.
Ovviamente.
Attenta a non
attirare l’attenzione su di sè, eccola avviarsi tra binario 9 e il 10,
scomparendo alla vista di tutti.
Una volta
dall’altra parte, si avvia verso l’Espresso di Hogwarts, assorta nei suoi
pensieri.
Starà stilando
mentalmente il lungo elenco di oggetti che sa di aver dimenticato a casa?
Forse.
Oppure pensa
già alle prime interrogazioni e ai compiti in classe che l’aspettano una volta
arrivata a scuola?
Può
darsi.
È il settimo
anno, questo, per lei.
Un anno
importante.
Un anno che
l’accompagnerà verso il trionfale ingresso nel mondo degli
adulti.
Anche l’anno
passato, però, l’ha vista cambiare.
Ops!
Eccola che
inciampa, portandosi dietro la valigia e tutto il resto.
Si rialza da
terra borbottando qualcosa.
Poi trapassa da
parte a parte con lo sguardo qualche studente più piccolo che
ridacchia.
Ora è diventata
tutta rossa.
E adesso fa
finta di niente, salendo sul treno.
Beh…mettiamoci
l’animo in pace, certe cose non cambiano mai.
Il suo nome è
Isabella.
Ma nessuno la
chiama così.
È la signorina
Bothwell per i professori. È la Stellina per la mamma e Bells per
suo fratello maggiore. Il resto del mondo la conosce da sempre come Bella. Oh,
sì…sì, certo. Dimenticavo. C’è poi un ragazzo che l’ha ribattezzata ‘Torta alla
Vaniglia’.
Già.
Proprio
così.
È accaduto
precisamente oggi.
Oggi, un anno
fa.
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Capitolo 2 *** Le liste son fatte per non essere seguite ***
Capitolo
2
Le
liste son fatte per non essere seguite
Mentre il sole
giocava a nascondino con le cime degli alberi, la luce dei suoi raggi era stata
sostituita da una fitta nebbiolina che, strisciando, avanzava, insinuandosi
ovunque. Le tenebre stavano scendendo a ricoprire tutto e Bella fu più che
felice di trovarsi all’interno della grande biblioteca del castello, al
calduccio, invece che all’esterno. Brrr, le vennero i brividi solo al
pensiero. Era lì in fissa da parecchi minuti ormai, immobile, a riflettere
su…beh, su un bel po’ di cose, a dirla tutta.
E non c’era da
meravigliarsi, dati gli ultimi avvenimenti.
Infine,
riscuotendosi dallo stato di semi-trance in cui era caduta, diede le spalle alla
grande vetrata e tornò alla sua poltrona, circondata da tutti i suoi libri,
segno di un pomeriggio passato a studiare. O meglio, a far finta di studiare.
La mente era
stata occupata da altri pensieri.
I suoi passi si trasformarono in un lieve
fruscio, sui tappeti che coprivano il pavimento. Oltre a quello, l’unico rumore
nella stanza era il leggero crepitio del fuoco nel camino. A parte gli elfi domestici e suo
fratello maggiore, chiuso nei sotterranei a comporre musica, era sola,
nell’immensa dimora estiva che la sua famiglia possedeva lì, in Scozia, da generazioni.
I suoi genitori
erano rimasti a Londra tutta l’estate, a lavorare. Anzi, a rischiare la pellaccia, se vogliamo
essere più precisi.
Non che
avessero avuto molta scelta, in effetti.
Se le ricordava
fin troppo bene le notti in cui era rimasta sveglia a pregare che suo padre e
sua madre, due Auror del Ministero, tornassero a casa sani e salvi dalla loro
missione.
Quando la
situazione aveva cominciato a farsi veramente critica, però, i suoi avevano
spedito lei e William in Scozia, nella “casa” che di solito usavano per le
vacanze. Nemmeno suo fratello aveva avuto l’ardire di protestare. E lei, buona
buona se ne era rimasta lì, fuori dal mondo, protetta, tra le mura di casa.
In attesa di un
segno, di un cambiamento, di qualcosa.
Fino al giorno
in cui, finalmente, la Grande Battaglia aveva avuto
luogo. Chissà se i libri di storia la
ribattezzeranno proprio così...
Era stato suo
padre a darle la notizia. Un biglietto, nulla più…ma tanto era bastato: “Abbiamo
vinto”.
Ora, nonostante
la guerra fosse finita, il lavoro era appena agli inizi.
‘C’è un mondo,
là fuori, da ricostruire’, le aveva scritto sua madre.
Ad ogni buon
conto, anche lei sarebbe presto tornata in città. Senza ombra di dubbio. Stava
per ricominciare la scuola e lei era in ritardo. Molto più del solito. Il che è tutto
dire.
Doveva ancora
acquistare tutti i libri ed era anche ora di comprare una nuova uniforme, quella
vecchia era in condizioni pietose. La sua bacchetta andava assolutissimamente
revisionata e il calderone scrostato. Era ancora un disastro dall’ultimo
pasticcio combinato in Pozioni. Piton non era uno che regalava i voti…. Era un
pignolo allucinante e, sebbene in Pozioni se la fosse sempre cavata, per
ottenere dei risultati decenti doveva sgobbare mille volte più degli altri. Ehhh, il crudele destino dei Grifondoro.
Piton…già, il
Professor Piton. Colui che aveva, d’accordo con Silente, inscenato la morte di
quest’ultimo. Tutto per uno scopo ben preciso: far uscire il Signore Oscuro allo
scoperto. Una volta per tutte.
Aveva
funzionato, fortunatamente.
Ma lei non
avrebbe mai dimenticato l’angoscia e l’orrore che aveva provato nel vedere il
vecchio preside riverso a terra, apparentemente senza vita.
La confusione,
il dolore. Le voci che si rincorrevano per i corridoi…la scuola in procinto di
chiudere, Malfoy un assassino....
E Potter, Dio
Santo… meglio non pensarci.
Giocherellando
con una ciocca di capelli neri come la pece, posò nuovamente lo sguardo
sull’ultimo numero della Gazzetta del
Profeta, in bilico sul bracciolo imbottito della poltrona. Un titolo
campeggiava a piena pagina: “Harry Potter, l’eroe del mondo magico”.
Non c’erano
foto a testimoniare il fatto, non ce n’era bisogno.
Bella sbadigliò
sonoramente e si accoccolò, cercando una posizione più comoda, stringendo forte le gambe a sé. Sua
madre le aveva riferito, nell’ultima lettera, che stavano tutti bene, Potter, i
Weasley (soprattutto Ginny, che era una sua amica, oltre che una compagna di
corso), la
Granger e tutti gli altri Grifondoro del settimo anno che
avevano preso parte alla battaglia. Li ammirava molto per questo. Aveva pregato
anche per loro.
Lei, di un anno
più piccola, così riservata, aveva avuto modo di osservarli, di imparare molte
cose su quei ragazzi… dettagli che si memorizzano vivendo insieme nove mesi
l’anno, piccole quotidianità che le sarebbero mancate molto. Con un sorriso
pensò a Seamus Finnigan, che con il colletto della camicia slacciato e la
cravatta allentata, era solito stravaccarsi sempre sulla stessa poltrona, per
spiare sotto le gonne delle ragazze - me
compresa - che salivano in dormitorio; Neville Paciock, il tenero imbranato
che odiava profondamente Piton, Pozioni e i carciofi - esattamente in quest’ordine -; Calì
Patil, che aveva una stratosferica cotta per Dean Thomas e faceva in modo di
sedersi sempre vicino a lui, durante i pasti; il magnifico trio
Potter-Weasley-Granger, che dopo cena si riuniva sempre davanti al grande
camino, per
confabulare.
Cose così,
insomma.
Le era capitato
più volte, distraendosi dai noiosi compiti, di soffermarsi a guardarli…tre
ragazzi come lei, solo di un anno più grandi, seduti attorno ad un fuoco
scoppiettante, a parlare di Quidditch, di quanto odiavano Piton - argomento ricorrente a Grifondoro,
vero?-, ed ogni tanto, perché no, di come salvare il
mondo.
Sua madre le
aveva anche scritto che alcuni ragazzi di Serpeverde (il gruppetto di
Malfoy…Draco Malfoy, quel Malfoy),
spinti dalle famiglie a prendere il marchio, erano stati graziati, data la loro
giovane età e altre attenuanti.
Quindi
sarebbero tornati tutti a scuola.
Le sfuggì un
sospiro di sollievo. Aveva i suoi motivi, per sentirsi sollevata.
Una fissa per
l’inarrivabile-stronzo-per-eccellenza era tra questi.
Beh, non
stupiamoci. A scuola i casi erano tre.
O eri cieca, o
stravedevi per il grande Potter, oppure sbavavi per il dannato Malfoy.
Fortunate
quelle che appartenevano alla prima categoria.
Potter era
inavvicinabile.
Punto primo
perché era Potter, punto secondo perché ora stava con Ginny Weasley.
Il che bastava
e avanzava a far accantonare qualsiasi proposito di conquista della leggenda
vivente.
Malfoy
invece….
Beh, Malfoy era
un problemone. Ma di quelli grossi. Ricco da far schifo, bello come il sole…e
Serpeverde come pochi. In più era sempre seguito dai suoi scagnozzi, per non
parlare della sua ombra, Mr-sono-un-bastardo-coi-fiocchi-Zabini, e della
sanguisuga Pansy-carlino-Parkinson, che non gli si scrostava di
dosso.
Fine. Chiuso il
discorso, speranze vanificate per tutte le povere pinguine imbesuite che ci
avevano fatto un pensierino.
Anche e
soprattutto per una
Grifondoro del sesto anno come Bella. Che anche con un triplo salto mortale
all’indietro non sarebbe comunque riuscita ad attirare la sua
attenzione.
Era pronta a
scommetterci. Anche 50 galeoni. Non l’avrebbe mai e poi mai
notata.
La nostra
scansafatiche sbadigliò ancora e spiò il grande orologio a pendolo da sotto le
lunghe ciglia. Tra non molto sarebbe dovuta scendere per cena. A questo
pensiero, lo stomaco reclamò l’attenzione che si meritava con un sonoro
brontolio.
Nel frattempo
si sarebbe concessa un sonnellino.
Ma anche
no.
Gli occhi
celesti si posarono con ribrezzo sul tema di trasfigurazione, abbandonato a se
stesso sul tappeto.
Poveretto,
faceva quasi pena.
Anzi, togliamo
il ‘quasi’.
-Fantastico…che
scelta… - mormorò.
Dopo un attimo
di indecisione e con grande rammarico, optò per il tema.
Che
palle. Ma chi se ne frega di ‘sta roba?
L’unico
sollievo era che il giorno seguente sarebbe tornata a Londra.
E come prima
cosa si sarebbe fiondata dalla parrucchiera. Assolutamente. I suoi capelli
imploravano pietà. Li osservò, prendendoli e rigirandoli tra le dita.
Altro che
doppie punte. Provò a contare
le ramificazioni di un singolo capello.
Oh mio Dio.
Bisognava
correre ai ripari.
Poi le toccava
un giretto a Diagon Alley: di lì a poco Hogwarts avrebbe di nuovo aperto i
cancelli.
Quel pensiero
fu la sua rovina, ovvero un’ulteriore scusante per non fare i
compiti.
Invece di
continuare il tema, infatti, nonostante le proteste della piuma anti-perdi-tempo
(come l’aveva ribattezzata sua madre), cominciò a scrivere la lista dei buoni
propositi per il nuovo anno scolastico.
Non far
incazzare Piton più del dovuto, che poi diventa ancora più brutto. Pensiero
inquietante.
Tira su la
media in Trasfigurazioni! Magari facendo i compiti per tempo. La pergamena
si scosse, per ricordarle che per quello non era necessario aspettare l’inizio
dell’anno scolastico.
Bella la
ignorò, ovviamente.
Evita di
alzarti alle cinque della mattina per finire i compiti che non hai fatto la sera
prima, perché hai preferito
spettegolare con le tue amiche. Che poi ti vengono le occhiaie. E nessuno ti si
fila. O meglio. Malfoy non ti si fila. Ma non credo sia colpa delle
occhiaie.
Spettegola di
meno. Più fatti e meno parole!!!
Ci pensò un
attimo, poi aggiunse:
Ringraziare
Potter.
Dopotutto, era
stato quel ragazzo a far fuori il pazzoide e a salvarli tutti, no?? Poveretto.
In fondo alla
pagina poi, come ogni anno, scrisse a grandi lettere il proposito più
importante:
FINISCILA DI
SOGNARE AD OCCHI APERTI CHE MALFOY POSSA ALZARSI UNA MATTINA E ACCORGERSI DELLA
TUA MISERA ESISTENZA.
Pausa di
silenzio.
Gemito
rassegnato.
Il che
comprendeva: non seguirlo ovunque vada,
non appostarti sulle scale dei sotterranei per aspettare che passi, non fissarlo
mentre mangia (che, tra l’altro, è anche maleducazione), non sbavare (che fa
anche un po’ schifo e non è una bella cosa a vedersi), non sperare segretamente
che batta Potter a Quidditch (non è leale verso i tuoi compagni)…non augurare al
carlino di cadere dalle scale rompendosi l’osso del collo, di esplodere durante
Pozioni, o di morire di una morte orrenda.
Almeno, non ad
alta voce.
Puntualmente,
anno dopo anno, i suoi bei propositi erano sempre andati a farsi
benedire.
- Ah! Ma non
quest’anno! Ma proprio no. Non ci pensare neppure cara mia… – si
disse.
-BELLA!!-
giunse l’urlo sovrumano di suo fratello.
-ARRIVOO! –
urlò lei di rimando.
Stiracchiandosi
come un gatto, si decise ad abbandonare il suo rifugio.
Cercò le
pantofole, finite chissà come sotto al tavolo, e si apprestò a scendere per la
cena.
Correndo giù
per le scale si sentì leggera e sollevata. Aveva preso una
decisione.
- Ohhh, sissì,
basta, con ‘sta fissa, è ora di
finirla, Bella. Datti una regolata e cercatene uno un po’ più terra-terra. Ce ne
sono tanti…mi toccherà fare una lista. Dopo cena.
Il tema avrebbe
aspettato. Ancora.
- Sai che
parlare da soli è segno di squilibrio mentale? – la redarguì il dipinto di suo
nonno, appeso alla parete.
Ma Bella non lo
udì, presa com’era dalla sua opera di auto-convincimento, felice più che mai di
tornarsene a Londra, saltellante come un fringuello a
Pasqua.
Ignara del
fatto che il Destino, quell’anno, aveva deciso di accettare la sua scommessa.
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Capitolo 3 *** Le cose che Bella odiava ***
Capitolo
3
Le
cose che Bella odiava
Primo
settembre.
Ore
8.35.
Casa
Bothwell.
La giornata era
iniziata male, malissimo.
Si era
svegliata tardi, era scesa in cucina e, oltre alla colazione fredda, aveva
trovato un biglietto dei suoi genitori: “Tesoro siamo dovuti scappare al lavoro.
Fatti accompagnare in stazione da tuo fratello. Fai la
brava.”
Fantastico.
Come un cruciatus in pieno petto il giorno del tuo compleanno.
-Oh no.
Odiava la
colazione fredda.
Odiava far
colazione da sola, soprattutto.
Odiava farsi
accompagnare in giro da suo fratello.
Perché? O, lo
scopriremo presto.
Intanto
lasciamo la povera disgraziata a imprecare sottovoce contro tutti, in attesa di
far sbollire la sua rabbia.
-Bel modo di
inaugurare l’anno scolastico.
Salendo i
gradini a tre a tre, corse di sopra, buttò giù a spallate la porta della cripta
di suo fratello (era una cripta, non una camera) e spalancò le finestre, urlando
a più non posso.
-WILL!! WILL!
MI DEVI PORTARE IN STAZIONE! ALZATI!
-…ognaiscendo…?
-ALZATI! È
TARDI! WILL!!IL TRENO!
Il
delirio.
Primo
settembre.
Ore
8.47.
King’s
Cross.
Bella odiava il
freddo. Quando faceva freddo, lei doveva starsene davanti al camino acceso,
sotto al suo piumone, con in mano una tazza di tè
bollente.
Non di certo in
stazione, a farsi largo con spintoni e gomitate tra la
folla.
Bella odiava la
folla.
E odiava essere
in ritardo.
E odiava quando
suo fratello le faceva perdere tempo.
-WILL! – urlò,
senza voltarsi. E senza rallentare. Chi perdeva il turno era
finito.
-Asp-Bel—sentì
mugugnare dietro di sé, a poca distanza.
-Forza, forza!!
Dai, dai!!Che il treno parte!!!!!!!!
Bella non si
fermò ad aspettare e continuò a correre.
Bella, guarda
caso, odiava correre.
Primo
settembre.
Ore
8.50.
Binario 9 e
¾.
Gli studenti
erano quasi tutti sul treno ormai, solo le famiglie erano rimaste sulla
banchina.
-Ciao
mamma!
-Fai il
bravo!
-Guarda si
qui!
-Di chi è quel
rospo??
Voci che si
rincorrevano l’un l’altra, mentre Bella camminava spedita con il fiatone (tra
parentesi, odiava avere il
fiatone), guardandosi intorno come una pazza in cerca dei suoi amici. O di una
testa bionda.
No, no, non una
testa bionda. Ricorda la lista.Evitare Malfoy, regola numero
uno.
Suo fratello
l’aveva ormai raggiunta, anche lui con il fiatone e con il cappellino ben calato
sulla fronte per non farsi riconoscere.
-Bell...anf…ti
convien…salire…anf…te li carico io …i ba…a..gli…poi…affacciati…che
..vengo…salutare…
-Okay…mi…comando…non
perdere niente…e non farti…riconoscere...altrimenti…ho finito di
vivere…capito?
-Sì,
sììì…nutile…ripeti ogni volta….lo so….
-Vado…ao…
-…ao…a
dopo…
Bella saltò
agilmente sul treno. Fece in tempo a passare due scompartimenti che scorse una
testa rossa pochi metri avanti a lei.
-Ginny!
Ginny!
-Bella!
-Tesoro! Come
stai?
Si
abbracciarono forte.
-Bene, benone.
Tu, piuttosto?
-Lasciamo
perdere. Giornata iniziata schifosamente.
-Ehi, ciao
Bella!
-Seamus!! Ciao!
Sai mica dove posso trovare posto?
-Mi sa che qui
è tutto occupato…-le disse pensieroso, scrutandola attentamente da capo a piedi,
dopo averla abbracciata.
-Bella…ti
trovo…come dire…- e fece degli eloquenti
segni con le mani.
Lei inarcò le
sopracciglia.
-Seamus, ci hai
già provato l’anno scorso a fare il marpione con me…ti ricordi com’è
finita?
-Beh, tentar
non nuoce, no?
-Seamus, sei
sempre il solito! Lascia in pace le ragazze più piccole!!- lo riprese Hermione
Granger, sporgendo la testa dalla porta del suo
scompartimento.
-Mmh, c’è il
tuo ragazzo lì dentro? – sussurrò Bella a Ginny. Questa annuì, con un gran
sorrisone a 56 denti.
Bella si fece
largo ed entrò nello scompartimento.
Eccolo lì,
Harry Potter, il mago più famoso del mondo, con i soliti occhiali e la perenne
mania di non preoccuparsi di dare un’aria decente ai suoi
capelli.
Lei gli si
sedette di fianco.
-Ciao
ragazzi!
-Ciao
Bella…-risposero Weasley e Potter all’unisono.
Bella si era
imposta di seguire la sua lista di buoni propositi.
Doveva
ringraziare Potter.
Beh, ma cosa
avrebbe potuto dirgli?
Adesso che ce
l’aveva davanti, occhi negli occhi, in attesa che lei dicesse qualcosa, si sentì
in completo imbarazzo.
Bella odiava
sentirsi in imbarazzo e odiava le sue gote, quando si coloravano di rosso,
spiccando sul bianco candore della sua pelle, facendola assomigliare a quella
poveretta di Bianceneve.
-Ehmm…
-Sì? Dovevi
dirmi qualcosa?
Deciditi Bella,
o gli dici qualcosa di intelligente o te ne vai.
-Beh, Potter –
disse convinta – sai che non ti ho mai rotto le scatole perché sei una celebrità
e bla, bla, bla.
Potter fece per
dire qualcosa.
-Sì, in effetti
non me ne frega niente dell’autografo, della foto o di che so io. Però –
-Bella…
-Potter!
Il povero
ragazzo la fissò sorpreso.
-Che
c’è?
-Fammi finire
il discorso!
-Non che fino
ad ora sia stato un grande discorso…-s’intromise Ron.
-Ron! – lo
riprese Hermione
-Beh??Cosa???
E’ la verità!
Lei lo guardò
malissimo. E Bella lo fulminò, letteralmente.
Poi si
alzò.
Harry seguì il
suo esempio, imbarazzato pure lui dalla situazione.
Brava Bella,
complimenti. Mossa intelligente. E io che mi era figurata una scena epica, da
abbracci e lacrime….
-Grazie.
Silenzio.
-Com..cosa? –
domandò infine lui, stupito.
-Beh, non so se
tu te ne sia accorto Potter, ma quest’estate ci hai tolto un gran peso dallo
stomaco, no? A tutti noi, intendo. – buttò lì, dando voce ai suoi
pensieri.
Lui si aprì in
un sorriso sorpreso.
Nessuno
gliel’aveva mai messa giù in quei termini.
-Oh…quello.
-Già,
quello…
-Beh, di
nulla…
Sembrava
stessero parlando di un semplice favore tra amici.
-Di nulla un
corno. Grazie e stop. Te lo dovevo dire e così ho fatto. Adesso, se volete
scusarmi, vado a cercarmi un posto. A dopo.
E così dicendo
filò nei corridoi, lasciando l’intero scompartimento alquanto
perplesso.
-Ma…?
Insomma…Bella è un po’ tocca o sbaglio?
-Ron! – lo
rimbeccò Hermione.
-No, è una
tosta, caro fratellino. – rispose Ginny, sedendosi accanto a Harry, ancora a
metà tra l’ imbarazzato e il divertito.
-Bah… sarà
anche tosta, ma per me resta comunque tocca.
-RON!
Hogwarts
Express.
Ore
8.57
Bella aveva già
quasi raggiunto la testa del treno, in cerca di un posto.
Bella figura.
Bravissima.
Ora, dovete
sapere che Bella…sì, esatto, odiava fare pessime figure e mettersi in
ridicolo.
Comunque,
eccola ancora lì, in cerca di un benedetto posto. E
finalmente…
-Ecco, quello
scompartimento è occupato solo da cinque persone… -le disse il controllore, a
cui aveva chiesto aiuto.
-Grazie.
Bella vi si
diresse convinta.
Aprì la
porta.
Le venne un
infarto.
Bene, bene,
benissimo.
-Beh? Che vuoi?
– simpaticissimo come un troll incazzato, il caro
Mr.-bastardo-dentro-e-anche-fuori-Zabini.
Bella si
risolse a entrare, senza nemmeno chiedere permesso, e senza guardarsi
intorno.
La sua pazienza
quel giorno aveva già superato i limiti concessi dalla
legge.
-Mi siedo. Ecco
cosa faccio. C’è un solo posto libero su tutto il treno. Ed è questo. Punto. –
rispose acida come lo yogurt andato a male.
Arrivò al
finestrino e lo aprì, sporgendosi, ben cosciente di essere osservata da cinque
paia d’occhi. Anzi, da quattro.
Il suo
problemone-number-one stava dormendo.
-Sei una
Grifondoro?
Tè, và, il
gorillone sa anche esprimersi.
Stava per
rispondere a Goyle, quando vide suo fratello sulla
banchina.
-WILL!WILL!!
SONO QUA!– gridò a pieni polmoni.
Lui le corse
incontro.
-Eccoti! Hai
trovato posto allora?
-Sì. Gran bel
posto. – si lasciò sfuggire
sarcastica.
-Sorellina,
vabbè che la giornata è iniziata male, però…
Bella ci mise
un attimo a capire cosa non andasse in suo fratello.
Si era tolto il
cappellino. I capelli, neri quanto i suoi, lunghi fino alle spalle, erano liberi
da impedimenti. Gli occhi azzurri spiccavano come insegne luminose al neon. Il
tatuaggio sulla guancia era in bella vista, lì, che richiamava l’attenzione a
gran voce.
Bella non fece
in tempo a riaversi dallo shock.
Il treno,
infatti, aveva cominciato a muoversi.
-Ciao Bella!
Fai la brava! – le gridò lo sciagurato dalla banchina, mentre lei, ancora
incapace di articolare verbo, era ancora mezza fuori dal
finestrino.
-Idiota.-
sibilò alla fine, sedendosi con un tonfo al suo posto.
Tirò comunque
un sospiro di sollievo, nessuno aveva avuto il tempo di
riconoscerlo…
Se non che….
-MA-QUELLO-ERA-WILL-DEGLI-SWEET-NIGHTMARES!
Il carlino sa
parlare.
Pensò Bella,
come prima cosa, mentre il panico si impossessava di lei. Sentiva che la sua
vita tranquilla da semplice studentessa del sesto anno di Grifondoro stava per
farle ciao-ciao con la manina.
Poi alzò gli
occhi e si rese conto di alcune cose:
- l’urlo
isterico della Parkinson aveva risuonato, se possibile, in tutto il treno. Si
sentiva ancora l’eco.
- Nel corridoio
fuori dallo scompartimento si era assiepata una piccola folla di curiosi, che
avevano assistito allo scambio di battute tra lei e suo
fratello.
- Malfoy, quel Malfoy, proprio Malfoy, DRACO
MALFOY, la stava ora guardando. Proprio così. Gli occhi grigi del Serpeverde
erano puntati come due fari nei suoi.
Le cose non
stavano andando come aveva previsto lei.
Panico.
E Bella odiava,
ODIAVA andare in panico.
Decisamente.
Che schifo di
giornata.
|
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Capitolo 4 *** Torta alla Vaniglia ***
Eccoci qua,
posto anche il capitolo che ho scritto oggi, và…
È un record,
per me…
Chissà a quale
delirio mi porterà questa ff…^^
E quindi il
fratello di Bella fa il cantante.
Chissà che non
siano stati i Draco and the Malfoys a
darmi l’ispirazione per questo dettaglio.
Spero che chi
sia arrivato fino a qui continui a leggere questa storia
strampalata...
Mi raccomando,
postate i vostri commenti!!!!!
Thank
you very much!!!!
Bye!
Tess^__^
CRACK!
Capitolo
4
Torta
alla Vaniglia
Dal preciso
istante in cui aveva messo piede nello scompartimento, il livello di
sopportazione per le persone che aveva attorno si era avvicinato pericolosamente
alla soglia massima.
Nel mutismo più
nero si era quindi sistemato sul suo sedile, quello vicino al finestrino. In
senso di marcia, ovviamente, altrimenti avrebbe vomitato tutta la sua colazione.
Vomitare non
era uno dei suoi passatempi preferiti.
E non lo era
nemmeno stare a sentire le boiate che uscivano dalle bocche dei suoi
amici.
Ad occhi
chiusi, immobile, aveva quindi deciso di fingere di dormire.
Un’interpretazione
degna dei migliori attori.
Silenzio.
Amato
silenzio.
Rumore della
porta dello scompartimento che si apriva.
-Beh? Che vuoi?
– la voce di Blaise.
Chiunque fosse
il rompipalle che aveva aperto la porta, evidentemente voleva morire giovane.
Primo, non
aveva risposto.
Secondo, era
entrato lo stesso nel loro
scompartimento, senza essere stato invitato.
E portandosi
dietro un profumo di torta alla vaniglia che da solo avrebbe potuto infestare
mezza Inghilterra.
Ma non aveva
nessuna voglia di intervenire.
Stava dormendo,
lui.
-Mi siedo. Ecco
cosa faccio. C’è un solo posto libero su tutto il treno. Ed è questo.
Punto.
Ecco la
risposta.
Coraggiosa la
ragazza.
Non temeva la
morte.
Sfrontata, ma
coraggiosa.
La
Torta alla Vaniglia
aveva sfidato ulteriormente la sorte.
Aprendo il
finestrino.
Cosa brutta.
Cosa molto
brutta.
Ma lui aveva imparato ad avere pazienza,
quindi non si era mosso di un millimetro.
Nonostante una
folata d’aria gelida l’avesse fatto rabbrividire fin dentro nei
pantaloni.
-Sei una
Grifondoro?
Domanda di
Goyle.
Ecco svelato
l’arcano.
Sfrontata,
coraggiosa, con una gran voglia di morire.
Torta alla
Vaniglia non avrebbe potuto essere altro che una
Grifondoro.
Perfetto.
Benissimo.
Ma lui aveva deciso di non muoversi.
In fondo, stava
ancora dormendo.
-WILL!WILL!!
SONO QUA!
Urlo sovrumano,
con una nota d’isterismo nella voce.
Una delle sue
sopracciglia aveva vibrato pericolosamente.
Ma nessuno ci
aveva fatto caso.
Nessuno faceva
mai caso a una persona che dormiva.
Piccolo scambio
di battute tra Torta alla Vaniglia e un ragazzo, giù dal treno.
Voce non
sconosciuta, tra le altre cose.
Il treno si era
finalmente mosso.
Ora Torta alla
Vaniglia avrebbe chiuso quel maledetto finestrino e si sarebbe seduta, in
silenzio, da brava bambina, fino al loro arrivo a scuola.
E lui avrebbe continuato a fingere di
dormire in santa pace.
-Ciao Bella!
Fai la brava!
Bella.
Torta alla
Vaniglia aveva un nome.
Bella. Che
razza di nome è Bella? Non aveva idea di chi fosse e non gliene importava
granchè. Comunque Torta alla Vaniglia era di gran lunga meglio come
nome.
-Idiota.
Dal tonfo,
Torta alla Vaniglia si era seduta di fronte a lui.
Dal modo in cui
aveva sibilato quell’ ‘idiota’, doveva essere alquanto incazzata, pur essendo
una Torta alla Vaniglia. Che avrebbe dovuto essere molto dolce,
invece.
Silenzio.
Pace,
finalmente.
-MA-QUELLO-
ERA-WILL-DEGLI-SWEET-NIGHTMARES!
Okay.
Pansy gli aveva
appena perforato il timpano destro con quell’urlo
agghiacciante.
La sua
copertura era saltata.
Non avrebbe
potuto continuare a dormire, dopo quello.
Will degli
Sweet Nightmares? Il cantante del gruppo più in voga tra tutti i teen-agers del
mondo magico? A King’s Cross?
Impossibile.
Pansy l’avrebbe
pagata cara. L’averlo svegliato in quel modo senza un motivo
valido.
Il fatto che lui non stesse veramente dormendo era un
dettaglio da nulla.
Era stato
costretto ad aprire gli occhi.
Torta alla
Vaniglia stava seduta davanti a lui.
Non l’aveva mai
vista.
Era una
Grifondoro, e non dell’ultimo anno.
Quindi:
insignificante.
Importante
quanto una carta da parati ammuffita.
Torta alla
Vaniglia teneva gli occhi bassi.
Sembrava
parecchio scocciata.
Una tenda di
lunghi capelli nerissimi e lisci come la seta le incorniciava il viso, in
contrasto con il colore diafano della pelle.
Una frangia
foltissima e dal profilo dritto dritto le copriva gli
occhi.
Aveva alzato il
viso, notando la folla di Serpeverde assiepati in
corridoio.
Sembrava
parecchio incazzata e imbarazzata allo stesso tempo, ora.
Torta alla
Vaniglia aveva gli occhi azzurri e trasparenti come il
ghiaccio.
Si era voltata
verso di lui.
Aveva visto che
lui la stava
guardando.
Le gote di
Torta alla Vaniglia erano diventate rosse come ciliegie.
Si era alzata
di botto ed era scappata fuori dal loro scompartimento senza una parola,
scansando tutti i curiosi appostati fuori.
L’unico
pensiero che gli aveva attraversato la mente in quel momento era che torta alla
vaniglia era sempre stato il suo dolce preferito.
E, mentre
l’insopportabile chiacchiericcio dei suoi
compagni riprendeva, lui,
inconsciamente, si era leccato le labbra.
|
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Capitolo 5 *** Cos' ho fatto? ***
Oggi mi son
presa bene! Un ringraziamento particolare va alle gentili donzelle che hanno
postato i loro commenti! Thank you very, very, very much!!^^
Davvero, non so
cosa mi è venuto in mente, ma in questo capitolo sono scivolata un po’ nel
melodrammatico…mah, sarà il tempo…o la colonna sonora,
chissà!!
Buona
lettura!!
Vado a
correggere il capitolo e poi lo pubblico. Il titolo lascia un po’ (molto) a
desiderare, ma adesso non mi viene in mente altro…sorry!
Bye
bye!
Tess
^___^
Capitolo
5
Cos’ho
fatto?
Toc toc
toc
L’ennesimo
bussare alla porta.
-Occupato! –
rispose Bella.
Toc toc
toc!
-Occupato!
Cos’è? Si era
forse diffuso uno strano morbo sul treno? Avevano scelto tutti lo stesso momento
per andare in bagno??
TOC TOC
T-
-OCCUPATO,
MALEDIZIONE!
-Ma è occupato
da mezz’ora!
Bzz bzzz
bzzz
-Insomma!
Bzz bzz
bzzz
Profondo
respiro. Per calmarsi?
No no no.
Per raccogliere
tutto il fiato che aveva nei polmoni, semmai.
-SE-HO-DETTO-CHE-È-OCCUPATO-SIGNIFICA-CHE-È-STRAMALEDETTAMENTE-OCCUPATO-CAPITO?
O-C-C-U-P-A-T-O!
Il cicaleccio e
le lamentele fuori dalla porta si spensero di botto.
Si prese il
viso tra le mani. Erano esattamente 24 minuti di orologio che se ne stava seduta
sul gabinetto.
24 minuti. Non
mezz’ora. Bugiarde.
Ma cosa stava
facendo in bagno da mez…pardon, da 24 minuti-quasi 25?
Si stava
nascondendo ovviamente.
-…magari mi sto
facendo ‘ste paranoie per niente…
Sì, come no.
L’urlo della
Parkinson avrebbe potuto essere scambiato tranquillamente per quello di una
banshee.
Ucciderò
quell’idiota di mio fratello. Migliaia di ragazzine impazzite vorranno la mia
testa su un piatto d’argento, ma non me ne frega un accidente. Lo ucciderò,
sissignore, anzi...
-…è già morto.
E poi non
andava affatto bene. Non era così che dovevano andare le cose quell’anno. I
piani erano: star lontano da Malfoy, anzi, per essere precisi, evitarlo come la
peste, trovarsi un ragazzo con meno pretese, uno qualsiasi andava più che bene.
Esclusi i Tassorosso. Non li sopportava quelli lì. Troppo
sdolcinati.
E vediamo un
po’. Cosa aveva fatto per seguire la lista?
Beh, per prima
cosa si era seduta nello stesso scompartimento del biondo Serpeverde, ma
attenzione, non il più lontano possibile. Nossignore. Neanche quello era stata
capace di fare. Gli si era seduta di fronte. Bene. Che se anche non fosse
successo ciò che era successo, avrebbe passato tutto il viaggio a mangiarselo
con gli occhi.
Pessima cosa.
Pessima,
pessima cosa.
E sono anche
scappata via come un’idiota senza motivo. Senza motivo. Ho fatto tutto il treno
di corsa. Mi sono chiusa in bagno.
Toc toc
toc
Perché sono
ancora chiusa in bagno?
26
minuti.
Va bene. Adesso
esco. Non posso mica star qui fino a stasera, no? Ho un bel posto comodo che mi
aspetta. In fondo al treno. Nello scompartimento in testa al
treno.
-No no no. Mi
rifiuto.
Lo sai che devi
alzarti da qui, no??
Toc toc
toc
-Ora
esco.
Toc toc
t-
-HO DETTO CHE
STO USCENDO ACCID-
Bella aprì di
scatto la porta e le parole le si bloccarono tra i denti. Proprio lì, tra gli
incisivi.
Pansy-carlino-Parkinson
stava sulla soglia del bagno, appoggiata allo stipite, e la guardava con
un’espressione che non prometteva nulla di buono.
Bella cominciò
davvero a chiedersi se qualche divinità fosse in collera con
lei.
Tentò
inutilmente di scansare la Serpeverde, ma quella l’afferrò
per un braccio in modo poco gentile, trattenendola.
-Che vuoi? –
sibilò Bella, acida più che mai. Non era il momento, davvero non era il momento
per provocarla. Chiedimi di mio fratello,
dai…chiedimelo, chiedimelo, chiedimelo. Chiedimi di presentartelo, chiedimelo.
Che mi faccio una bella risata alla faccia tua. AH AH AH AH.
-Ma come siamo
acide…- mormorò la
Parkinson, avvicinandosi a Bella, che aprì e chiuse i pugni in
modo convulso, per controllarsi.
-Volevo solo
vedere come stavi. Tutto qui…
Come no. Brava,
brava, un applauso signori. Udite udite: il carlino era preoccupato per
me.
La moretta
cominciò a giocare con una ciocca di capelli di Bella.
Che schifo. Che
schifo. Che schifo. Ti odio. Lo sai, vero? Non ti sopporto.
Davvero. Inutile che mi guardi con quegli occhi da carlino. So cosa vai
cercando.
-Sai, non ti
abbiamo visto tornare e ci siamo preoccupati…
Eh sì. Bella ce
lo vedeva proprio Malfoy in pena per lei. Sì sì. Insieme a
Zabini.
-Immagino.
Preoccupatissimi.
Con uno
strattone, liberò ciocca e braccio dalla presa di Pansy, che la fissò, maligna,
prima di indossare nuovamente il sorriso viscido di prima. Bella fece per
andarsene.
-Aspetta!
Bella
controllati.
Continuò a
camminare, imperterrita.
-Ti ho detto di
fermarti!Capi-
La
Parkinson non fece in
tempo a finire la frase che si trovò sbattuta contro il muro con le iridi di
ghiaccio di Bella a pochi centimetri dal viso, puntate nelle
sue.
-NO! ZITTA!
DEVI STARE ZITTA, CAPITO? – le urlò addosso.
Tutto l’odio,
l’antipatia, l’invidia che aveva covato in sei anni per la ragazza che aveva di
fronte stava ribollendo dentro di lei come una pozione di Paciock in procinto di
esplodere.
La odiava.
Veramente, la odiava.
Per quello che
era, per ciò che dimostrava di essere al mondo.
La invidiava.
Invidiava le
sue labbra, che avevano baciato Malfoy. Gliele avrebbe strappate.
Invidiava le
sue mani, che l’avevano toccato.
Bella ebbe
paura di sé e delle sue reazioni. Ma non riusciva a fermarsi, la rabbia che
aveva in corpo era troppa, troppa. Avvicinò la sua bocca all’orecchio di Pansy,
scostandogli una ciocca di capelli, con una mano tremante, poi sibilò,
spingendola ancora di più contro la parete a cui era
appoggiata:
-Ascoltami bene
cara… Non me ne frega un cazzo del perché sei qui, okay? Niente...niente. Devi
starmi lontano, carissima. Mi fai schifo. SCHIFO. Non devi neanche guardarmi. Non
sei mia amica, non sei mia compagna, non mi sei NIENTE. Capito? CAPITO? Hai riconosciuto mio fratello?
Brava. Bravissima. Ma ti puoi scordare che io ti faccia un favore
presentandotelo, procurandoti biglietti per i concerti, regalandoti i suoi
fazzoletti usati o che so io. Non avrai niente da me, chiaro? Sì?? Io ti odio, se proprio lo vuoi sapere.
Davvero, non ti sopporto, sai? Mi.devi.stare.lontana.Parkinson. Lontana. Capito?
Poi la lasciò
andare di botto.
-Ora, se mi
vuoi scusare, torno al mio posto. – disse, e prima di vedere la reazione
dell’altra si voltò e si allontanò.
Bella faceva
fatica a respirare normalmente. Le mani le tremavano. Correva per il corridoio
del treno, senza prestare la minima attenzione alle persone che si trovava di
fronte. Meglio per loro che si fossero scansati in tempo.
Arrivata in
fondo, cercò di calmarsi. Si guardò alle spalle, nessuna traccia della
Parkinson. Meglio.
Si affacciò
nello scompartimento. Malfoy se ne stava bellamente stravaccato al suo posto,
con i piedi appoggiati sul sedile di fronte al suo.
Il sedile di
Bella, per la precisione.
I loro sguardi
si incrociarono a ancora.
Il cuore di
Bella accelerò i battiti. Le mani cominciarono a sudarle.
Fa che non
arrivi il carlino. Fa che non arrivi il carlino proprio
adesso.
-Leveresti i
tuoi piedi da lì, per favore? – chiese infine.
Il biondo
rimase in fissa su di lei, le braccia conserte, la testa appoggiata allo
schienale.
Per un istante
parve soppesare seriamente la richiesta di Bella.
Un ghigno gli
si dipinse sul volto. Un ghigno bastardo.
Un ghigno
sensuale.
-Mmh…no.
Smettila di
fissare le sue labbra.
-C..C…come?
-No. Non ho
intenzione di levare i miei piedi da lì.
Tono
strafottente. Tono da stronzo menefreghista.
Tono
sensuale.
Si stava
prendendo gioco di lei. Si voleva divertire alle sue
spalle.
Non era così
che dovevano andare le cose.
La guardava con
disprezzo. La guardava con fastidio.
-Malfoy,
ascol-
-Scusa, scusa?
Cos’ho sentito? Malfoy?? Ohoh...frena carina. Ci conosciamo forse? Non credo.
Chi ti dà il diritto di rivolgerti a me in quella maniera?
Perché…
-E poi sentiamo
un po’, qualcuno ti ha dato il permesso di sederti qui?
-Ma il treno
era-
-Il treno era
cosa? Pieno? Oh, poverina… – incalzò lui, con finta
comprensione.
…sei
cattivo…
-Non me ne
frega niente – concluse freddo, anzi, gelido. Gli occhi grigi del Serpeverde
erano rimasti fissi in quelli di Bella, assassinandola poco a poco, senza
rendersene conto.
…con
me?
I sogni erano
solo sogni. La realtà era tutta un’altra cosa.
Le stava
venendo il magone. La diga stava per cedere.
-Bella?
Una voce alle
sue spalle attirò la sua attenzione. Un tono dolce,
preoccupato.
Lei si voltò. I
suoi occhi si persero nel mare verde del Grifondoro per
eccellenza.
-P..potter?
Potter! Che ci fai qui?
-Ti abbiam
visto correre un paio di volte avanti e indietro…- gli occhi di Harry si erano
spostati oltre Bella, posandosi su una persona alle sue spalle. Una persona
stravaccata sul sedile vicino al finestrino.
Il suo tono
rimase gentile, il suo sguardo divenne di ghiaccio. - …così sono venuto a vedere
se avevi bisogno di qualcosa. E a quanto pare…
-OhOhOh!
Attenzione! San Potter! Che ragazzo premuroso abbiamo qui!
Risatine da
Zabini e dagli altri due scagnozzi.
-Correre in
aiuto della povera fanciulla indifesa…che pensiero…nobile – con che disprezzo pronunciò
quella parola.
-Malfoy,
attento a te – rispose l’altro, un vago accenno di
minaccia..
-Che c’è? Che
hai?? Non ti è bastato fare l’eroe quest’estate? – rincarò la dose la sua
nemesi.
La
scintilla.
Harry fece un
passo avanti.
Malfoy si
alzò.
La tensione era
palpabile.
Troppo, troppo
opprimente.
Pericolosa.
-Draco…- Zabini
posò una mano sul petto dell’amico. Non era il caso di far scoppiare una rissa
all’inizio dell’anno. Non all’inizio di quell’ anno.
Harry sembrò
calmarsi. Afferrò Bella per il polso.
-Andiamo – le
disse - non devi stare qui. Non è posto per te. - e fece per trascinarla
fuori.
-Come come???
Fammi capire, Potter. Dove vorresti farla sedere? Il treno è pieno – buttò lì
Malfoy, acido, afferrando con un movimento veloce l’altro polso di
Bella.
Il solo
contatto la fece trasalire. La presa di Malfoy le stava facendo male, ma non le
importava granchè. La stava toccando.
Ma è uno
stronzo. L’hai visto. Vuole provocare Potter. Vuole la rissa.
-Sbaglio o eri
tu a non volermi far sedere? – pigolò.
La voce di
Bella richiamò l’attenzione dei presenti, che sembravano essersi tutti
dimenticati di lei.
Il Serpeverde
non la guardò, ma strinse ancora di più il suo polso.
-Stai forse
insinuando che non siamo all’altezza di una stupida Grifondoro, Potter?? –
sibilò.
Bella sussultò.
Potter la tirò un po’ più vicina a sé.
-Piantala
Malfoy. Lasciala andare, ti avverto…
-Ohhh, che
paura che mi fai! – aggiunse quello, per poi posare lo sguardo sulla mano di
Harry, quella che teneva Bella.
Uno sguardo
cattivo.
Smettila.
-O forse sei geloso? Non ti basta la pezzente, Potty?
-Malf-
Basta.
Basta.
Bella liberò il
polso dalla presa di Harry.
-O devo pensare
che vi state annoiando laggiù in fondo?? Prima ho visto Finnigan divorarsela con
gli occhi… Cos’è? Ve la passate??!! Non dirmi che è la vostra
puttanel-
CIAFFF
Uno schiaffo in
piano viso.
Il silenzio
calò nello scompartimento.
Gli occhi erano
tutti su Bella, che…
Non...
…vide Malfoy
portarsi una mano alla guancia arrossata…
…posso…
…tornare a
fissarla…
…averlo…
…sopreso…
…fatto…
…ferito…
…veramente.
-Ma le pagherai
– le sibilò, prima che Harry la portasse via di lì, lungo il corridoio, nel loro
scompartimento.
Bella si
sedette e chiuse gli occhi.
Non sentì nulla
di quello che veniva detto attorno a lei.
Sentiva ancora
la mano andarle a fuoco.
Il polso dove
lui l’aveva stretta le
doleva.
Ma non aveva
più importanza, ormai.
|
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Capitolo 6 *** Dura la vita nei sotterranei ***
Eccomi qui!!!
Che periodo
fruttuoso questo!!!! Ho postato tre giorni di fila…e per me è un
record!!*__*
Ringrazio tutti
quelli che stanno leggendo questa ff e in particolar modo tutte le fanciulle che
hanno postato i loro commenti, ovver Io, Carmilla1324, gothicLullaby, Manny,
Cily, Gaia Loire (spero vivamente che Bella non si faccia contagiare dal
MarySuismo….!!), gothica85 (per il gruppo del fratello mi immaginavo uno stile
alla HIM, per intenderci)…^^
Spero che i
commenti aumentico sempre di più! Così mi faccio un’idea su ciò che pensate di
tutta questa bella gente…
Sì, beh, in
effetti Bella è un po’ da ricovero…ogni tanto ha queste reazioni esagerate e
improvvise che mi preoccupano un po’….
Draco: diciamo
pure che è una pazza furiosa e chiudiamo qui la
questione.
Vabbè, io non
l’avrei messa giù proprio così…
Comunque…facciam
conto di scendere le scale, ecco sì, proprio quelle sulla destra, non lontano
dalla Sala Grande. Scansiamo Gazza e Mr. Purr e scendiamo ancora e
ancora….sssst! superiamo l’ufficio di Piton…LUMOS!, il corridoio è un po’ troppo
buio…si sentono delle voci ovattate dietro quella porta....andiamo a spiare che
sta succedendo?
Capitolo
6
Dura
la vita nei sotterranei
-No.
-Perché
no?
-Te l’ho già
detto perché.
-Ripetimelo.
Blaise Zabini e
Pansy Parkinson si fronteggiavano, in piedi, l’uno a braccia conserte,
appoggiato alla parete, l’altra con le mani ben piantate sul
tavolo.
Tiger e Goyle
assistevano a quello scambio di battute muovendo la testa di qua e di là, poi di
qua e di nuovo di là, come due pupazzi.
Non se lo
sognavano nemmeno, di intervenire.
Quei due erano
già incazzati come iene, meglio non intromettersi.
La Sala
Comune dei Serpeverde
era pressoché vuota; dopo il banchetto di benvenuto, alle prime avvisaglie di
uno scontro, tutti gli studenti si erano chiusi nelle loro camere.
Illuminati
dalle fiamme guizzanti del camino, solo quattro ragazzi erano
rimasti.
Pansy era sul
piede di guerra, ma anche Blaise, dal canto suo, non aveva nessuna intenzione di
cedere.
-Ripetimelo
ancora Blaise!!.
-Pansy!! Non
fare l’idiota! Sai anche tu che non possiamo fare
altrimenti!!
-Sì, invece!
Basta tirare fuori gli attributi, tesoro... – sputò la ragazza con
disprezzo.
Blaise,
esasperato, si passò una mano sul viso, cercando di
calmarsi.
-Cerca di non
superare il limite, Pansy…non è periodo…. – mormorò, gli occhi ridotti a due
fessure.
La ragazza
sbuffò sonoramente, buttandosi sul divanetto.
-Perché deve
decidere sempre lui? – aggiunse, non
badando minimamente all’espressione allarmata che si dipinse sul volto
dell’amico.
Blaise corse
veloce a mettersi vicino a lei, abbassando la voce ad un
sibilo.
-Vuoi abbassare
la voce stupida?... Vuoi proprio che ci senta?
Tutti e quattro
i ragazzi si voltarono contemporaneamente verso la stessa porta di legno scuro
in fondo alla Sala.
Attimo di
silenzio, poi la discussione riprese, stavolta però, moderatamente sussurrata.
Tiger e Goyle
allungarono il collo, per non perdersi nemmeno un
passaggio.
-Blaise…-
piagnucolò Pansy, cercando di impietosirlo.
-E poi, senti
chi parla, cara mia! – la interruppe subito l’altro, sdegnato- Sbaglio o sei
sempre tu la prima a stendersi davanti ai suoi piedi come uno
zerbino?
-Ma questa volta è diverso, Blay!! Vuoi
ficcartelo in quella zucca? Ne va della mia vita! Sono pur sempre una strega
adolescente!! Non posso farmi carico di mille problemi e basta! Voglio vivere,
Blaise! Voglio divertirmi! Cosa vogliam fare? Chiuderci tutti in una stanza a
deprimerci e-
-Dio Santo, ma
ragiona un po’ Pansy! Lascia perdere! E poi, non puoi concentrarti su altri
interessi?
-No. E poi no.
E ancora no.
-Ma perché,
dico io? Cosa te ne frega?
-Di lei assolutamente
niente.
-E allora? Dove
sta il problema?
-Cazzo Blaise!
Ci sei o ci fai?
-No, TU, ci sei
o ci fai ?
Sguardo di
fuoco della ragazza.
-Dimmi, da
quanto tempo ci conosciamo?
-Non
ricominciare con ‘sta storia.
-Rispondimi!
-Ci conosciamo
da 7 anni.
-Da quanto
temp-
-Pansy…
-Zitto! Da
quanto tempo impazzisco per gli Sweet
Nightmares?
-Da 4
anni.
-Non ti è
ancora chiaro il concetto, Blaise? Perché devo rinunciare a un’occasione
simile?
-Mmh! È una
psicopatica. L’hai detto anche tu.
-Ce ne sono
tante.
-Ma se sul
treno ti ha fatto una scenata isterica per niente??
-Ci posso
passare sopra. È troppo importante per me.
- È una
Grifondoro.
-Amen.
-Amen?...AMEN?
Se ci hai sputato sopra fino a ieri?
-Si può
cambiare idea.
-Seeeee! E
domani ti vedrò ballare la samba con Weasel!
-È diverso. Non
lo capisci?
-Pansy! Non
capisci tu che ci sono priorità nella vita? Cazzo, se non fosse già abbastanza
quello che ti ho detto, considera almeno che è diventata una di loro. O a cena ti è sfuggito questo
particolare? La
Granger le si è piazzata di fianco come una vecchia chioccia
protettiva, Weasel continuava a
brindare alla sua salute da idiota qual è. “Evviva Bella! Evviva Bella! Un Hurrà
per Bella!!” Che si strozzi Bella, aggiungo io. È una protetta di Potter. Potter. Io non posso abbassarmi a tanto,
cazzo. Cazzo.
-MMhhhhhh….Blaise,
mi stai facendo perdere la pazienza. Cosa vuoi che me ne freghi? Può anche
essere la sorellastra ritrovata di Potter o la figlia illegittima di Silente,
per quel che mi riguarda!! Non è lei che voglio! Lei mi serve Blaise! Mi serve! Lo vuoi
capire? Se vi vengo dietro, mi spieghi come faccio conquistarmi la sua
fiducia?
-Pansy…- la
prese per le spalle, guardandola bene negli occhi e cercando di sillabare bene
le parole.
-Pansy…apri
bene le orecchie, perché…fammi finire. In primis tu non conquisterai MAI la sua
fiducia, quindi mettiti l’anima in pace. Secondo, e non lo ripeterò un’altra
volta. Ha schiaffeggiato Draco, dico, non uno qualunque, Pansy. DRACO. Suo padre è ad Azkaban: colpa di
Potter, sua madre è in libertà vigilata: colpa di Potter. Piton era dalla parte
di Silente: dalla parte di Potter.
Dei primini schifosi possono permettersi di ridere di lui: colpa di Potter. Quella l’ha schiaffeggiato
davanti a tutti, l’ha messo in ridicolo, Pansy, e, te lo sillabo il più
lentamente possibile…è.amica.di.Potter. Ergo, quello che mi chiedi è
impossibile. Se lui ha deciso di
fargliela pagare amaramente, capiscimi, io non mi metterò contro Draco. Punto. E
se non lo farò io, non lo farà nessun altro. E ora scusami, ma sto morendo di
sonno.
Si alzò,
mollandola lì come un’ebete, dirigendosi altero in camera sua, seguito a ruota
da Tiger e Goyle, muti come due pesci.
Pansy non lo
perse di vista fino a quando non vide la porta chiudersi dietro di
lui.
-Sai che ti
dico? Non me ne frega proprio un bel niente, Blaise - ripetè cocciuta.
Ignaro di tutta
la discussione alle sue spalle che si era tenuta in Sala Comune, Draco Malfoy se
ne era rimasto barricato in camera sua a rimuginare.
Il suo umore
era più tetro che mai.
Era
furioso.
No, no. Non
furioso.
Peggio, molto
peggio.
La sua vita era
andata a rotoli, perché il grande Signore Oscuro,
Colui-che-non-doveva-essere-nominato, il più potente mago e bla bla, si era
fatto sconfiggere da chi?
Ma dalla rovina
umana Harry-dannato-Potter.
Con la sua
dignità ormai la gente ci si puliva i piedi.
Ma
dico!
Tutti ridevano
di lui.
E lui non
poteva sopportarlo.
Eccolo lì,
dicevano con scherno, il grande Principe dei Serpeverde, guardatelo com’è
ridotto.
Sua madre lo
aveva messo in guardia.
Gliel’aveva
ripetuto fino alla nausea prima che lui partisse per
Hogwarts.
“Non metterti
contro Potter. Ignoralo. Stagli lontano, Draco. O fattelo amico, se proprio
devi. Ma ti proibisco, lo ripeto, ti proibisco di metterti contro di lui. È
tutto finito, non te ne rendi conto? Cerca di non cacciarti nei guai. È già
tanto che tu possa tornare a scuola. Pensa solo a diplomarti e a costruirti un
futuro”.
Bella
prospettiva. Bel futuro che gli si prospettava.
-Mhh –
gemette.
Ma come poteva
sua madre chiedere una cosa del genere all’unico figlio che aveva???
Perché non
chiedergli di coprirsi di stracci e unirsi alla schiera degli elfi domestici,
allora??
Agli ordini,
Padron Potter, signore.
Vada a farsi
fottere, padron Potter, Signore.
Ignorare Potty?
Impossibile.
Diventare amico
dello sfregiato??
No, no no.
Non se ne
parlava proprio.
Continuava a
camminare avanti e indietro, come un leone in gabbia.
Non ce la
faceva proprio a stare fermo.
E quella
sgualdrinella poi…
L’aveva fissata
per tutta la cena, lì, in mezzo a tutti quei pezzenti di Grifondoro…A vantarsi!!
Sicuramente a vantarsi!! “Guardatemi”, diceva il atteggiamento, “guardatemi,
sono la vostra nuova eroina, ho schiaffeggiato Malfoy!”. Che bello. Brava. E
lui?? Non era riuscito a far altro che uscirsene con quel “te la farò pagare”.
Ohohoh, che paura!! Tanto ci avrebbe pensato il cavalier-servente a proteggerla.
E mai, dico MAI
una volta che mi abbia anche solo guardato durante la cena!!! Come faccio, dico
io, a trucidarla con il mio sguardo assassino,a spaventarla a morte, se tiene quella specie di saracinesca
nera abbassata sugli occhi!
D’improvviso
scattò e prese a calci la sua borsa.
-Maledizione!Maledizione!MALEDIZIONE!!
– urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
-Maledetto
Potter, che tu sia maledetto da qui in eterno…tu e tutti i tuoi amici
adoranti!!!!
-ohhh, non è posto per te – lo scimmiottò
con una nocetta idiota- …vieni via con il
grande eroe che ti salva dal lupo cattivo…ma brutto idiota di un
maledettissimo idiota. Mi stavo così divertendo. Stavo per farla piangere…oh,
come me la sarei goduta quella scena. Il mio tocco magico era tornato a
mostrarsi…c’ero quasi, QUASI!! Erano tutte lì le lacrimucce! Ma ditemi voi, se
non posso prendermela con Potter, che cazzo faccio, eh?? – esclamò, buttandosi
sul letto.
…
Si accarezzò la
guancia.
Beh, forse
bastava focalizzarsi su altre questioni.
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Capitolo 7 *** Sindrome da infermierina ***
Niente. Sono
ancora io…vi sto perseguitando. Capitolo corto, non particolarmente pregno, maa
volevo tornare a vedere come se la stesse cavando quel pasticcio di
Bella….
Buona
lettura!
Capitolo
7
Sindrome
da infermierina
Era il primo
giorno del nuovo anno scolastico e nel dormitorio femminile del sesto anno, a
Grifondoro, le ragazze erano già tutte in piedi…o quasi.
Una di loro se
ne stava ancora placidamente sdraiata sotto alle coperte, fissando un punto non
ben definito del baldacchino sopra di lei.
Era in stato
catatonico.
-Bella.
Silenzio.
-Bella. Bella!
BELLA!
-Che c’è? –
rispose infine una voce piatta dall’oltretomba, come se le costesse un’immane
fatica.
-Bella, così mi
fai preoccupare – ribadì Ginny per l’ennesima volta, arrampicandosi sul letto
dell’altra e allungando la mano per tastarle la fronte.
-Stai
male?
-Mmh….-gemette
Bella, sfuggendo al tocco e rintanandosi ancor di più sotto il
piumone.
-Dio Bella, mi
ricordi tanto Ron quando chiese a Fleur di accompagnarlo al Ballo! Su! Ma tu non
hai avuto incontri ravvicinati del terzo tipo con una veela che non ti si fila
neanche di striscio!– esclamò la rossa senza arrendersi. Anzi, con un unico,
veloce movimento scoprì totalmente l’amica, raggomitolata in posizione
fetale.
-Gnohnonononoono…..
Ginny rimase a
contemplare l’ “essere” che si lamentava tra le lenzuola, con indosso un pigiama
nero più grande di almeno due taglie, in attesa.
-Uff! – fece
quella infine, voltandosi di scatto verso la rossa, che la fissava accigliata,
già in uniforme e pronta per
scendere a colazione.
-Bella, sei un
disastro, lasciatelo dire…ed è da ieri che ti comporti in modo strano…beh, più
del solito, intendo….vuoi dirmi che hai? È per quello che è successo con Malfoy?
Andiamo! Non te la starai mica facendo sot-
-Ginny! – la
interruppe Bella con sdegno, tirandosi a sedere di scatto, con le maniche della
casacca del pigiama che sbatacchiavano di qua e di là, a causa dei movimenti
convulsi delle braccia.
– Cavolo!! Non
capisci!!
-Bella, tesoro,
Hermione gli ha tirato un pugno ed è ancora intera!! Di che ti preoccupi?? A chi
vuoi che faccia paura adesso Malfoy?
-Ahhhhrgh!! –
urlò istericamente Bella, decidendosi infine ad alzarsi e cominciando a girare
scalza per la stanza, come un’invasata. I piedi non le si vedevano comunque,
nascosti dall’orlo esageratamente lungo dei pantaloni. Sembrava un enorme
fagotto tutto nero e molliccio.
Infine si fermò
e si passò una mano sul viso, fissando Ginny, ancora ferma di fianco al suo
letto.
Rimase in stato
contemplativo per qualche secondo, riflettendo su chissà cosa, poi sembrò
decidersi e scattò. Chiuse la porta del dormitorio a chiave, controllò che non
ci fosse più nessuno in bagno e prese le mani di Ginny, trascinandola verso il
letto.
Si sedettero,
l’una di fronte all’altra.
-Bella, tu mi
fai paura, lo sai, sì? – mormorò la rossa preoccupata, fissando negli occhi
allucinati la compagna, che fece un profondo respiro.
-Ginny…
-Sì?
-Ginny. Io ho
un problema.
-E si era
capito – rispose l’altra, e con un cenno della mano invitò Bella a
proseguire.
-Allora…-
cominciò Bella, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mordendosi
il labbro inferiore, imbronciata. Doveva trovare il modo di dirlo a qualcuno.
DOVEVA
assolutamente far capire alla ragazza di fronte a lei la gravità della
situazione.
-Allora…il
problema, sì. Ginny. Io ieri ho praticamente aggredito la Parkinson in
treno…
-Non mi sembra
sia il caso di agitarsi per ques-
Bella
sbatacchiò ancora la manica del pigiama davanti al viso di Ginny, che rischiò il
suo bel nasino.
-Shhhht!! Fammi
finire. Io ho aggredito la
Parkinson senza motivo. Cioè, un motivo c’era, ma in realtà non
c’era. Capisci?
-No. Bella,
respira e comincia a parlare in modo comprensibile, per
favore…
-Mmh…allora.
Bisognava
andare dritti al sodo. Non c’era altro modo.
-Okay.
Ascoltami bene Ginny, perché dopo che te l’avrò detto, aprirò la finestra laggiù
e mi butterò di sotto. Mai avrei pensato di dirlo a qualcuno….voglio dire, è
sempre stata una mia folle fantasia, di certo non ci ho mai creduto neanche
io.
Le prese il
viso tra le mani (tra le maniche, a dir la verità) e le disse, tutto d’un
fiato.
-Iohoun’insanaossessioneperMalfoydaalmenoquattroanni.
-Come,
scusa?
-Io.ho.un’insana.ossessione.per.Malfoy.da.almeno.quattro.anni.
-Ehm…prima che
io mi lanci in conclusioni affrettate, cosa intendi precisamente tu per “insana
ossessione”?
Bella la fissò
un attimo con gli occhini luccicanti, con le gote che sembravano due belle mele
mature.
Ginny non
riuscì a nascondere un’espressione inorridita.
Bella si lasciò
cadere all’indietro sul letto con un tonfo, poi afferrò il cuscino e lo porse a
Ginny.
-Soffocami
Ginny! esclamò disperata.
-Oh mio
Dio.
-Uccidimi e
lasciami qui!
-Oh mio
Dio.
….
-Ginny? – Bella
smise di agitarsi e si tirò su.
Ginny era
immobile, con gli occhi sbarrati.
-Oh mio Dio ti
piace MalfoytipiaceMalfoyti piaCE MALFOY!
-Non gridare!
Lo so anche io che mi piace!
-Scusa.
La rossa fece
un respiro profondo. Fu lei questa volta ad afferrare le mani di
Bella.
-Bella.
-Sì?
-Tu hai bisogno
di aiuto, te ne rendi conto?
-Ginny..
-Bella, Malfoy
non è solo uno stronzo, è proprio un cane rognoso, capisci,
vero?
-Lo so,
Gin-
-Ma io ho
capito tutto.
-G-
-Si tratta
solamente della sindrome dell’infermierina.
-La sindrome di
che?
-La sindrome
dell’infermierina. Lui è un bastardo infame, tu provi pietà e decidi di
immolarti perché ti convinci che il suo guscio da schiopodo contenga in realtà
un cuore di marmellata.
Bella fissò
Ginny.
Ginny ricambiò
lo sguardo, sicura di sé.
-Quindi….se ho
capito bene…mi stai dicendo che io da quattro anni sogno di vedere Malfoy che mi
viene incontro nei corridoi, mi trascina in un’aula, mi spoglia in un unico
gesto e fa di me ciò che vuole perché…in realtà…io voglio tirar fuori la sua
marmellata?
-Fa un po’
brutto detto così, ma …sì.
Le due ragazze
rimasero un attimo a fissarsi in silenzio, per poi voltarsi entrambe verso il
pavimento ai piedi del letto.
-Andiamo
bene.
-Già.
Silenzio.
-Bella…
-Sì...?
-Dimmi che non
è grave come la mia, di ossessione.
-Quella per
Harry, dici?
-Mmh.
-No.
-Fiuu- sospiro
di sollievo.
-Peggio.
-Come
peggio?
-Ginny, no,
dico, hai presente di chi stiamo parlando?
-Bella…
-Sì…?
-Per questo
motivo l’anno scorso hai rotto le scatole alla McGranitt per diventare
Prefetto?
-Già…sai che
bello? Che ne so…sognavo incontri clandestini nei corridoi bui…- la ragazza
sembrò riscuotersi.
-Te lo immagini
adesso? Avrei paura di un attentato alla mia vita!!!! Perché adesso vorrà farmi
fuori di sicuro! – esclamò sollevata.
-Ehm
ehm!
-Che
c’è?
Ginny però non
le rispose, le consegnò un foglio, invece.
-Cos’è?
Bella lo guardò
senza capire. Un dubbio le si insinuò nella mente.
-Di chi è,
Ginny?
-Mi spiace,
Bella.
Quella lo
afferrò e cominciò a leggerlo.
-Oh
no.
-Mi spiace
tanto….
-Oh no no
NONONO! Ginny!
-Lo
so..
-La McGranitt mi ha fatto
prefetto!!
-Bella…
Ginny vide un
fagotto nero riaccartocciarsi su se stesso.
Provò una gran
pena, davvero.
-Mi spiace
davvero…su, su…
Il fagotto
emise un gemito inarticolato.
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Capitolo 8 *** Nelle notti buie e tempestose rimaniamocene a letto ***
Ciao ciao
ciao…eccomi qua…
Di
nuovo??
Ebbene
sì.
Per vostra
sfortuna.
Bella ci sta
perseguitando un po’ tutti.
Quando mai la
finirà di cacciarsi nei guai??
Beh…staremo a
vedere!
Aspetto i
vostri commentinI su questo capitolettino….
Buona
lettura!!
Besos!
Tess^^
Capitolo
8
Nelle
notti buie e tempestose rimaniamocene a letto
La luce del
lampo illuminò a giorno il lungo corridoio.
Bella si
appiattì squittendo contro la parete, contando i secondi, nell’attesa del
fragoroso tuono che di lì a poco, infatti, squarciò il silenzio della
notte.
Perché le cose
non dovevano mai andare come voleva lei?
L’anno prima si
era praticamente prostrata ai piedi della McGranitt, implorandola di nominarla
Prefetto…ma niente. Niente di niente. Peggio che prendere a testate un muro. La
vecchia strega si era mostrata irremovibile, l’aveva fissata da sopra le lenti
dei suoi occhialini, con il solito cipiglio severo.
-Signorina Bothwell, credo che le incombenze
da studentessa siano più che sufficienti per lei, considerato che in suoi voti
in Trasfigurazione sono incostanti e bla bla…perché mi aspetto un netto
miglioramento e bla bla…quest’anno dovrà sostenere i G.U.F.O. i e bla bla…non
vorrei mai caricarla di un peso inopportuno e bla.
Per Bella, che
già sognava appostamenti e imboscate notturne al super-sogno-proibito-Malfoy,
quel “bla” era stato peggio di un bolide che ti raggiunge a velocità massima,
spappolandoti le budella.
Scena che le
era rimasta impressa da piccola, quando suo padre la costringeva ad
accompagnarlo alle partite di Quidditch della sua squadra del cuore.
Da quella
volta, dopo che la figlioletta le aveva riportato gioiosa l’accaduto nei minimi
particolari, la signora Bothwell si era imposta sul marito.
Basta
Quidditch, almeno fino ai 17 anni. Già Bella non era una bambina da fiorellini e
fatine della buonanotte, figuriamoci cosa avrebbe potuto mettersi in testa
“assistendo a scene poco edificanti come quella del Signor Roger Marshmellow ,
o-come-diavolo-si-chiama – che si contorce come un disgraziato vermicolo in
procinto di morire ”.
Così
miseramente si era chiusa la carriera della piccola Bella come fan sfegatata di
Quidditch. Tutto grazie al “Signor Roger Marshmellow o-come-diavolo-si-chiama” e
alla sua fine pietosa.
Fece pochi
passi, per poi appiattirsi nuovamente contro il muro.
A Bella non
dispiacevano le notti temporalesche,…quando si trovava sotto cumuli e cumuli di
coperte, nel suo lettuccio caldo, stretta stretta al suo
cuscino.
Ora invece, a
due settimane dall’inizio del nuovo anno e della sua eccitante vita da wanted dead or alive, le cose erano
cambiate giusto un po’.
Innanzitutto
cercava in tutti i modi di evitare l’assalto del fan club “Sweet Nightmares forever”. La voce si
era sparsa in fretta e ben presto si era trovata risucchiata in un vortice da
cui non riusciva più a uscire.
Non era libera
si starsene in pace nemmeno quando andava al bagno...ragazzine più o meno grandi
che le si avvicinavano di soppiatto per poi aggredirla di domande e richieste.
Avevano persino cercato di corromperla.
Per Merlino!!
Quelle erano vere assatanate!!
E se tutto ciò
non bastava, Bella doveva pure nascondersi da un certo
Serpeverde.
Dall’inizio
della scuola aveva dovuto ricorrere a tutte le tattiche e le strategie che aveva
utilizzato negli anni precedenti…con l’obiettivo opposto.
Tutte le
informazioni che negli anni precedenti l’avevano aiutata a tendere agguati
infruttuosi al biondo senza cuore, erano state da poco perfezionate per evitare
ogni possibile incontro-scontro con lui.
La pressione
era comunque tanta.
Si sentiva il
suo fiato sul collo, come una preda che sfuggiva al suo
cacciatore.
Gli occhi
argentei, taglienti come lame, le si conficcavano nella schiena durante i pasti.
Ogni volta che
notava con la coda dell’occhio un guizzo dorato in un corridoio o fuori da
un’aula, correva a nascondersi, oppure cercava di mimetizzarsi tra la
folla.
Da lontano lo
spiava mentre, nervoso più che mai, voltava la testa a scatti, lo sguardo che
saettava a destra e a manca, cercando qualcosa, fiutando una sua traccia.
Le era pure
parso di vederlo “annusare” qua e là, come un segugio.
Possibile che
il grande, temuto, altezzoso e tetro Principe delle segrete di Hogwarts stesse
spendendo il suo prezioso tempo a cercare un’insignificante Grifondoro del sesto
anno, che fino all’anno prima si era confusa, ai suoi occhi, con la carta da
parati?
Possibilissimo,
dato che vuole uccidermi. Lo sento, vuole schiacciarmi come un insetto. Vuole
sfogare la sua rabbia su di me…che gli ho dato anche un bel pretesto.
Acciden-
Il flusso dei
pensieri di Bella si interruppe.
Le era parso…ma
no, impossibile.
La tensione le
giocava dei brutti scherzi.
Le era sembrato
di vedere, in fondo al corridoio, la luce fievole di una bacchetta che si
spegneva.
Bella,
tranquillizzati, per favore. Il tuo turno è quasi finito…poco ancora e ti
ritroverai al sicuro, sotto il tuo piumone.
Un lampo
improvviso. L’ennesimo.
Ma Bella non si
appiattì contro la parete per paura del tuono.
La luce che
aveva illuminato i corridoi aveva…
Oh Merlino e
Morgana. Ho visto una sagoma! Ho visto distintamente una sagoma.
E si muoveva
nella sua direzione.
Ragioniamo
bella.
Rimase
immobile, indecisa sul da farsi.
Gazza?
No, no. Non
avrebbe con sé una bacchetta, ma una lanterna…Sì, sì, infatti. Una lanterna.Non
una bacchetta. Assolutamente non una bacchetta.
Un’armatura che
aveva deciso di sgranchirsi un po’ le giunture?
Non essere
deficiente. Le armature non si muovono senza fare rumore. E qualcuno qui è
molto, troppo silenzioso…
Un professore?
No, a quest’ora
no, impossibile. Troppo tardi. Il vecchiume non gira a
quest’ora.
Un alunno
disobbediente che non voleva farsi scoprire?
Beh…ma lei era
un prefetto. L’avrebbe punito…Sissignore, proprio
così.
Più che altro
per la strizza che le stava mettendo addosso.
Il cuore le
batteva furiosamente nel petto, mentre negava con forza di poter anche solo
supporre che…
Continuiamo…
Un
prefetto.
Ma certo.
Un prefetto,
Bella, idiota. Ora ti muovi, lo saluti con un cenno del capo, così, molto
professionalmente. Ti ammirerà. Penserà di certo: “guarda questa giovane
fanciulla che, sprezzante del pericolo e per nulla timorosa di fulmini e saette
se ne va bel bella – ahahah…battutina – per i corridoi… Forza
Bella.
Non poteva
essere lui. La ragazza non era una
sprovveduta. Prima di scegliere il suo turno, aspettava sempre all’ultimo,
controllava bene le pergamene esposte nell’ufficio di Gazza, accertandosi che qualcuno non fosse di ronda insieme a
lei.
Peccato che
anche il suddetto qualcuno non fosse
un dilettante, in campo di pedinamenti e subdole strategie per fregare il
prossimo.
Davvero la
piccola Biancaneve sperava di poter tener testa a questo qualcuno?
Suvvia, noi non
siamo ingenui quanto lei. Siamo gente di mondo noi…sappiamo benissimo come vanno
queste cose.
Ancora un
lampo, questa volta più forte.
E la sagoma era
sempre più vicina, non aveva fretta di muoversi, non ce n’era
bisogno.
Il cuore di
Bella mancò un battito, il respiro le si mozzò in gola quando, proprio davanti
alla vetrata, la luce del lampo si infranse su una chioma
dorata.
A pochi metri
da lei.
Un ghigno per
nulla rassicurante.
La paura fu
troppa. Senza pensarci due volte, dopo essere indietreggiata di qualche passo,
d’istinto, Bella tentò la fuga, come una preda messa all’angolo.
Ma non riuscì a
fare molta strada prima che altri passi si sovrapposero ai
suoi.
Una mano forte
le afferrò il polso sinistro.
Una morsa
stretta.
Quasi
dolorosa.
Lì dove quella
morsa stringeva, la sua pelle scottava: una sensazione che conosceva
già.
Qualcuno la
spinse contro la parete.
Le annusò i
capelli.
Le sussurrò
all’orecchio:
-…proprio
come…una torta…alla vaniglia….
Bella non capì
il senso di quella frase, ma non le piacque.
Non le piacque
proprio per niente.
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Capitolo 9 *** Il vendicatore della notte ***
Hola a todos!!
È tutto il pomeriggio che studio. Il mio cervello non connette
molto.
Però ho scritto
questo chapterino, per seguire gli sviluppi di un certo
incontro…
Premetto che
ero partita con un’idea in testa totalmente diversa. Ma tutto è andato a
ramengo… e la colpa è dei due disgraziati che ho descritto.
Soprattutto
Malfoy.
Ogni volta
parte per la tangente e chi lo ferma più.
‘Sti due mi
danno veramente da pensare…non so chi sia conciato
meglio….
Non so,
giudicate voi!
Buona lettura!
Bye
bye!
Tess^^
Capitolo
9
Il
vendicatore della notte
Per la prima
volta nella sua vita di giovane mago purosangue, studente del settimo anno a
Hogwarts, Draco Malfoy si trovò a ringraziare mentalmente quella scopa vecchia della
McGranitt.
Era stato
grazie ad una sua “esemplare punizione” che il ragazzo aveva dovuto cambiare
all’ultimo minuto il suo turno di ronda.
Non senza
lamentele, ovviamente.
Ma era stato
pienamente ricompensato per quel fastidioso cambio di
programma.
…oh, sì,
pienamente.
Che gioia
infinita, che giubilo, quando, dopo qualche veloce calcolo, aveva dedotto che la
sigla B.B. nella tabella degli orari
corrispondeva nientemeno che alla sua spina nel fianco.
Bella
Bothwell.
Grandioso.
Si sarebbe
finalmente levato quel pensiero.
Non che avesse
in mente un modo preciso per farla pagare alla piccola
insolente.
Non aveva avuto
il tempo di pensarci, preso com’era stato dall’architettare un piano per
metterla all’angolo sola, senza la sua scorta di valorosi
pezzenti.
Aveva
perquisito tutti i corridoi, da cima a fondo, attento ad ogni minimo rumore, per
evitare di lasciarsi sfuggire quell’ occasione d’oro.
E l’aveva
trovata, finalmente.
Aveva dovuto
controllarsi per non lasciarsi sfuggire un’esclamazione di
trionfo.
Ora la teneva
lì, stretta tra il suo corpo e il muro.
Era buio e non
riusciva a vederla, non riusciva a godersi appieno la sua
rivincita.
Ma la paura,
che la faceva tremare dalla testa ai piedi, quella sì che riusciva a
percepirla.
E tutto ciò lo
faceva sentire euforico,
letteralmente.
Gli piaceva
stare dalla parte del più forte…e adorava il potere, se non si fosse ancora
capito.
Non rammentava
bene i tratti del suo viso: durante i pasti lei gli dava le spalle, mostrandogli
solo i lunghi capelli neri, che contrastavano con la pelle bianchissima.
Le sue mani
sembrano quelle di un cadavere…che schifo.
Ah, sì, e anche
gli occhi.
Quelli se li
ricordava: erano chiari, trasparenti, quasi.
Inquietanti, a
dirla tutta.
Gli sarebbe
piaciuto vederli spalancati dal terrore a causa sua.
Oh, sì, gli
sarebbe veramente piaciuto molto.
La faceva più
alta, ma adesso, mentre la schiacciava con il suo peso addosso alla parete, si
rendeva conto che era più bassa di lui, di almeno tutta la testa e il
collo.
L’unico
particolare che non aveva mai abbandonato le sue narici, era il profumo che
emanava.
C’era
ancora.
Torta alla
Vaniglia.
Erano i
capelli. Li annusò ancora.
Lei tentò di
liberarsi con uno strattone.
Tentativo poco
convincente…era quasi paralizzata.
Dio, si sarebbe
messo a saltellare come un poppante a cui viene regalata una scopa
nuova.
Un ghigno gli
si dipinse sulle labbra.
Peccato che lei
non potesse vederlo.
Si sarebbe
preoccupata ancora di più.
…chissà come
doveva essersi spaventata a vederlo comparire così, dal nulla, accompagnato da
tuoni e lampi….
Se la sarebbe
fatta sotto anche lui…non gli piaceva girare per il castello nelle notti di
bufera. Ma quella volta era stato diverso…aveva avuto la sua
ricompensa.
Il vendicatore
della notte.
Tutta quella
situazione l’aveva messo particolarmente di buon umore. Forse si sarebbe
accontentato di spaventarla un po’…
Forse.
I secondi
passavano e lei aveva iniziato ad ansimare. Come una preda in
trappola.
Il suo alito
caldo gli sfiorava il collo, contrastando con il gelo del
corridoio.
Abbassò la
testa, strusciandosi contro i suoi capelli – quanto gli piaceva quel
profumo…-appoggiando la bocca sull’orecchio della sua
preda.
-…bene,
bene…B.B… - si sorprese anche lui del tono della sua voce, roco, basso e… sensuale? -…ho visto che ti firmi così,
no?
Lei sussultò e
quel contatto sembrò risvegliarla da una specie di
torpore.
Ricominciò ad
agitarsi, e più lei si agitava, più lui le stringeva i polsi e la schiacciava
contro il muro. Era solo relativamente cosciente di farle
male.
-Malfoy…-sentì
piagnucolare.
-Ohhh..tsk
tsk…cosa ti ho detto a proposito di tutta questa confidenza? – e come a voler
sottolineare il concetto le torse il polso della mano
destra.
-Ah!Mal..mi…fai..male!!
-Ma davvero? –
insinuò con un tono fintamente conciliante.
-Ti prego, ti
prego, non…
…
-…ripetilo.
Pregami.
Supplicami. Mi piace.
-C…sa? Ascolta
Mal..AHI!
-Ripetilo!
-Lasciami! –
con uno scatto Bella riuscì a liberare un braccio.
Lui dovette
lottare per imprigionarle nuovamente il polso in una morsa
ferrea.
Non si
arrendeva la piccola indemoniata. Non riusciva a bloccarla. Sentiva i suoi
capelli schiaffeggiargli il viso.
-Non
farmi..arrabbiare…stupida! Vuoi rimanertene… ferma?!
-No!
-Sì che lo…
farai invece!
E così dicendo
le portò entrambe le braccia dietro la schiena, insinuando una gamba tra quelle
di lei, per evitare di farla scalciare come un centauro
impazzito.
Aveva dei
gioielli da proteggere lui, nella parti basse.
-Ti ho detto di
lasciarmi!
-Stiamo alzando
un po’ troppo la cresta, non ti pare..?
E d’improvviso,
come colto da un raptus, o forse solamente esasperato, Malfoy abbassò veloce la
testa e le morse il collo.
-AHI!Sei
impazzito?!...ahiahiahaiaMOLLAMI! – urlò Bella, una nota lievemente isterica
nella voce.
Fu un istante,
ma in quell’attimo di lucidità ritrovata, Draco Malfoy si rese conto che la
situazione gli stava sfuggendo di mano. O di bocca.
Era
grave.
Ma non seppe
riacquistare il controllo.
D’accordo che
era un adolescente con gli ormoni a briglia sciolta, ma quello era leggermente fuori dai suoi
programmi.
Di sicuro era
colpa dell’atmosfera, della tensione accumulata.
Del
profumo.
Il rumore
costante della pioggia, senza più l’accompagnamento dei tuoni, il corridoio deserto, gelido, a tarda
notte…il tempo sembrava essersi fermato,… e B.B., o Bella, o Torta alla Vaniglia
non era precisamente un primino da sottomettere a suon di calci e
pugni.
Era una
ragazza.
Non uno
splendore.
Ma era
una
ragazza.
Non una
Serpeverde.
Ma era
comunque una
ragazza.
Non una col
fisico mozzafiato.
A riprova di
questo fatto, sfilò con un gesto impaziente un lembo della camicia dalla gonna e
le infilò una mano fredda sotto la maglia, andando a toccare le rotondità dei
fianchi.
-Ch..ch…e
fa…ah!FREDDO! EHI!
Bella si sentì
pizzicare, proprio pizzicare, quella
che lei chiamava affettuosamente “la mia ciambella”.
Lui non
l’ascoltò.
Quindi…aveva “le manigliette
dell’amore”.
Ma era pur
sempre una ragazza.
Morbida. Come
una torta alla vaniglia.
E la sua pelle
era calda, bollente.
Come una torta
appena sfornata.
Imperterrito
nella sua ispezione, salì lentamente con la mano a tastare altre rotondità di
Bella.
È una ragazza.
DECISAMENTE.
-Ma si può
sapere CHE CAZZO STAI FACENDO?! MALFOY!
E tentò di
spingerlo lontano da lei con il braccio che lui le aveva lasciato
libero.
-Dannazione…non…che
stai…Malfoy!
Tutto inutile.
Non la riprese
neppure per averlo chiamato per nome.
Il cervello di
Draco Malfoy si era disconnesso momentaneamente, lasciando il pieno controllo al
suo istinto.
Senza contare
la sua gamba stava ancora tra quelle di Bella e che, tra i denti, accidenti a
loro che avevano dato il via all’assalto, teneva ancora la sua morbida
pelle.
E in più c’era
quel profumo.
Bella stava per
svenire.
Non si
aspettava di certo che una vendetta potesse essere così dolce.
Che, detto tra
parentesi, le andava più che bene.
La paura era
finita nel dimenticatoio.
La rabbia
pure.
Il fatto che
lui fosse uno stronzo di prima categoria anche.
Tentò comunque
un’ultima volta, prima che la sua ragione andasse a farsi un
giretto...
Una luce
improvvisa.
BUMMM!
Un tuono,
fortissimo, ad indicare che quella di prima era stata solo una tregua; il
temporale era tornato.
Di scatto il
cacciatore lasciò andare la sua preda.
Bella,
nonostante avesse la mente un po’ annebbiata per ciò che era appena avvenuto,
–quanto poteva essere durato? Cinque
minuti? Dieci? Una vita intera? - si chinò a raccogliere la propria
bacchetta e filò via come il vento, con il lembo della camicia ancora fuori
dalla gonna e un segno rosso sul collo, lì, dove lui l’aveva
morsa.
OhmioDioohmioDioohmioDio…i suoi pensieri
non avevano nessuna coerenza.
Malfoy, d’altra
parte, se n’era rimasto immobile, come un ebete, in mezzo al
corridoio.
Non era ancora
riuscito a realizzare cosa fosse successo di preciso.
Inconsciamente
si annusò un mano.
Era ancora
tutto lì.
Quel profumo.
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Capitolo 10 *** L'ormone libero ***
I fatti stanno
prendendo una piega inaspettata.
O no?
Cioè…non l’ho
notato solo io, giusto?
Mandate un gufo
al reparto psichiatrico del San Mungo.
Questi due sono
pazzi da legare.
Soprattutto
Malfoy, che non ha tutte le rotelle che funzionano in senso orario (come ha giustamente sottolineato gothika85).
Deve avere dei
seri problemi.
Riassumiamo,
per favore. Qui ci vuole una sintesi.
a)
Bella Bothwell,
insignificante Grifondoro del sesto anno, ha una cotta stratosferica per Draco
Malfoy. Diciamo pure che ha un’ossessione…la classica fissa per uno degli
studenti più grandi, il belloccio della situazione, il grande stronzo snob, con
la puzza sotto il naso. Quello che non la filerà mai di striscio, per
intenderci.
b)
La nostra
eroina, prendendo in pugno la situazione, all’inizio del nuovo anno scolastico,
decide che è ora di finirla. Forse è il caso di scendere un po’ dalle nuvole.
Illusa.
c)
Ovviamente,
sfigata com’è, tutto le si ritorce contro. La sua quotidianità viene stravolta
per due motivi. Per prima cosa a Hogwarts si sparge la voce che suo fratello fa
parte di una band famosa, una band per cui le streghe dai 13 ai 25 anni (..ma
abbonderei) farebbero tarocchi falsi. Lei aveva da sempre accuratamente nascosto
la cosa: non le sorrideva affatto l’idea di farsi sfruttare come tramite per gli
Sweet Nightmares. Secondo: riesce a
farsi notare dalla sua ossessione bionda, finendo in mezzo a uno dei classici
scontri Potter-Malfoy, con il risultato di schiaffeggiarlo davanti a tutti.
Bravissima.
d)
Bella entra in
crisi. Non solo la sua lista di buoni propositi è andata a farsi benedire. Ora,
oltre a nascondersi dal “S.W. Fan Club” , deve anche evitare di farsi trovare da
Malfoy, a sua volta in cerca di vendetta, essendo rimasto senza il suo
passatempo dai-fastidio-a-Potter.
e)
La ragazza
riesce ad ottenere la sua nomina a prefetto…un anno dopo la sua richiesta.
L’ultima cosa che le serviva: anche Malfoy è prefetto. Aumentano le possibilità
di agguati notturni…non in senso positivo.
f)
Draco trova
Bella nei corridoi, durante una notte tempestosa. Non la schianta, non la chiude
in un ripostiglio per poi buttar via la chiave, no, no. La inchioda al muro e,
colto alla sprovvista dagli ormoni impazziti (pure quelli), trasportato
dall’insana equazione Bella =Torta alla Vaniglia, si prende qualche “ innocente
libertà”.
g)
Draco Malfoy ha
un’epifania: Bella Bothwell, oltre a essere una Grifondoro del sesto anno
talmente sprovveduta da averlo messo in ridicolo, è una ragazza. Che risveglia in lui strane
voglie. (Molto strane). È perplesso.
Dobbiamo capirlo. Non è normale per lui, insomma, il suo motto è sempre stato:
“oltre ai Serpeverde, niente”. Chissà quale sarà la sua contromossa.
h)
Bella…boh, per
quanto riguarda Bella non saprei, è un enigma. Un grosso punto di domanda…molto
grosso.
Meglio andare a
vedere come se la stanno cavando.
Un ^grazie,
grazie, grazie^ a Cily, io , carmilla1324 (ora potremo anche
chattare in diretta!^^), gothicLullaby, Manny, gothica85 (che mi lascia un commentino
ad ogni capitolo ^*^….la marmellata è inquietante, lo so ^___-), Gaia Loire (ora ne sono praticamente
certa, è impossibile che Bella si Marysuizzi…), talpy, Kikkina90, sweet nettle, Ilmatar_Luonnotar, Lucifera (di Dampyr ho letto solo
qualche numero…però no, il mio nick non c’entra con quella TES
^_^).
Rubo uno
spaziettino per ringraziare anche Deborah, ladyGranger, spekled, luz79 e Killer, che hanno postato i loro
commenti su “Sedici anni”…. magari non arriveranno qui a leggere, ma dato che
quella ff è una one-shot e non ho modo di ringraziarle
altrove….
Bene gente, per
coloro che hanno la costanza di continuare a leggere questa FF, ora vado a
spremermi le meningi per scrivere il prossimo capitolo.
Ho intenzione
di renderlo succulento come una torta…
Merlino, qui qualcuno ci sta infettando con le sue
folli manie.
Corriamo ai
ripari.
O corriamo e
basta.
Bye!
Tess.
Crac!
Capitolo
10
L’ormone
libero
Le nubi
temporalesche incombevano sulle teste dei poveri studenti di Hogwarts, e i lampi
si susseguivano, inesorabili. Ma era una magia, ovviamente. Dal soffitto della
Sala Grande non sarebbe caduta nemmeno la più piccola goccia di pioggia; tutti
lo sapevano, persino Bella. La quale, però, non poteva fare a meno di
sussultare, ogni volta che il rombo di un tuono giungeva alle sue sensibili
orecchie. Le ricordava cose a cui era meglio non pensare in mezzo a tutta quella
gente.
La colazione
quella mattina sembrava attrarla più del solito, intenta com’era dal non alzare
un sopracciglio dalla sua tazza, nemmeno per sbaglio.
Oltre ad avere
le occhiaie, più che giustificabili, dato il turno di ronda, il suo collo
presentava degli strani segni rossi che spiccavano come gocce di sangue sulla
neve, che urlavano a gran voce: “ehilà! guardateci, siamo qui!!!”.
Come avrebbe
potuto giustificare gli attacchi di vampirismo, tanto per rimanere in tema di sangue, di
Malfoy?
Ecco.
Ci
risiamo.
Al solo pensare
quel nome, avvertì una vampata di
calore propagarsi in tutto il corpo. Il problema era che, oltre a colorirsi come
un peperone, che già di per sé avrebbe attirato l’attenzione dei suoi compagni,
ciò causava il formarsi di un fastidiosissimo sorriso idiota, corollato da
risatine isteriche difficili da contenere.
Per Merlino,
Bella, sei caduta proprio in basso.
Agitarsi così
tanto per… per per… ohmammaohmammaohmamma…
…shhhh…calmati
ora…respira…respira…
Spio.
Bella, facendo
finta di niente e allungando una mano verso i biscotti, si guardò intorno,
circospetta.
Nessuno fa caso
a me. Meglio.
Anzi,
no.
Ginny mi sta
fissando.
E lei sa.
Accidenti, perché non ho tenuto la bocca chiusa?
La rossa in
realtà teneva d’occhio Bella da quando si erano sedute a tavola, ascoltando,
senza prestarvi attenzione, le ultime novità sui Chudley Cannons, la squadra
preferita di Ron.
Perché Bella,
cara, stanotte sragionavi, ecco perché.
C’era bisogno
di tirar Ginny giù dal letto, trascinarla in bagno e raccontarle proprio
TUTTO?
E
lei..
Ma cosa
fa?
COSA
FA?
Mi fa dei
cenni. E indica. Cosa indica? Tira giù quel dito indice!! Te lo
taglio!
Fissa un punto
alle mie spalle.
Mi tira un
calcio sotto al tavolo.
-Ouch!!
Ha beccato
Danny, seduto alla mia destra.
Meglio, ci
mancava solo un livido sulla gamba a completare
l’opera.
Mi vien troppo
da ridere. Come un’idiota. Ma cosa ti ridi, Bella?
Devo
trattenermi.
Bella si bloccò
con un biscotto a mezza strada tra la tazza e la sua
bocca.
Ma che ha?? Che
ha?!
Vuole che io mi
volti. Ma stiamo scherzando? Le faccio segno di no con la
testa.
Ora sgrana gli
occhi. Di fianco a lei Potter alza lo sguardo e si blocca, fissando un punto
alle mie spalle.
La tavola dei
Grifondoro si zittisce. Perché? Non è normale.
Sento gli
sguardi puntati su di me.
Spio.
No, sono
puntati non su di me.
Per
fortuna.
Un
attimo.
Guardano tutti
dietro di me.
Mi vien da
ridere.
Ma non c’è
niente da ridere.
E ho
caldo.
CHE STA
SUCCEDENDO?
Bella sentì
qualcuno picchiettarle sulla spalla per attirare la sua
attenzione.
Oh.oh.
***
Non aveva
chiuso occhio. E la colpa non era da imputarsi né al temporale, né agli incubi,
né ai dilemmi esistenziali della vita di mago adolescente circondato da cretini
di ogni genere.
Pansy lo stava
assillando con proposte inaccettabili di riconciliazione con quella Bella
Bothwell, e tutto per quattro bellimbusti vestiti di pelle nera.
Inezie.
C’era un
problema da risolvere al momento.
Tornato dalla
ronda si era chiuso in camera, il cervello vuoto.
Com’era stato
possibile?
Lui, Draco
Malfoy, perdere il controllo in quella maniera.
Aveva buttato
al vento il suo vantaggio.
Tutta quella
storia poteva ora ritorcersi contro di lui.
Inaccettabile.
E per di più
con una pezzente del genere.
Una che si
confondeva facilmente con gli arazzi appesi alle pareti.
Un’insolente
che l’aveva schiaffeggiato per
un’accusa del tutto plausibile.
Una
Grifondoro.
Un’amica di Potter, Sfregiato
Potter.
Non osava
immaginare a come si sarebbe evoluta la situazione non fosse stato per quel
tuono che l’aveva fatto rinsavire.
Giusto in
tempo.
-Draco..
-Che
vuoi?
…
-Ci
sei?
-Arrivo.
Blaise si
appoggiò allo stipite della porta, fissando l’amico, intento ad annodarsi la
cravatta.
-Allora?
-Allora
che?
Sembrava
parecchio scocciato.
-Allora hai
deciso come fargliela pagare? La tua vendetta? Il piano con la P maiuscola! – sbottò Zabini. La
pazienza non era mai stato il suo forte e tutta la sua riserva in quel periodo
veniva prosciugata dalle scenate di Pansy.
-Blaise, ti
vedo troppo coinvolto.
Così dicendo,
Draco gli passò di fianco spedito, uscendo di corsa dalla
camera.
-Io? Coinvolto
io? Draco…
-Che hai
ancora? Ti piace il suono del mio nome stamattina o hai solo deciso di
sfinirmi?
-Nervosetto?
Cos’è successo stanotte?– commentò l’altro, affrettando il passo per
affinacarglisi.
-Dov’è Pansy?-
Draco preferì saggiamente di glissare l’argomento.
Blaise lasciò
correre. Per il momento.
-A
colazione.
-Tiger?
Goyle?
-Se li è
trascinati dietro.
Malfoy si fermò
di colpo, voltandosi verso l’amico.
-Dì un po’!
Avete per caso intenzione di boicottarmi? Cos’è?? Vi è presa la mania di
grandezza, tutto d’un tratto? Chi gli dà il permesso di snobbarmi
così?!
-Draco, lo sai
il perché!
-Ancora con
questa storia?! Ma dannato Potty, non
c’è nessuno che prenda le mie difese qui?? Sono io la
vittima!
-Draco…
-Mmh!!! Lo so
come mi chiamo, è inutile che continui a ripeterlo!
-Senti, fin’ora
sono sempre rimasto dalla tua parte…
Occhiataccia in
tralice del biondo.
-…ma adesso
stiamo superando il limite…e ti avverto: Pansy stamattina è più decisa che
mai.
-E perché mai?
Sentiamo la novità.
-Ha letto sulla
Gazzetta che quelli faranno un concerto qua in zona
prossimamente.
E ciò voleva
dire lamentele a non finire.
-Uff….
-Mago avvisato,
mezzo salvato, Draco – concluse Blaise, con un’amichevole manata sulla sua
spalla, prima di oltrepassarlo ed entrare in Sala Grande.
La giornata si
prospetta uno schifo. E Trasfigurazione alle prime ore.
Malfoy fece la
sua entrata trionfale sotto il cielo plumbeo di cui prima, tra il
chiacchiericcio degli studenti e i profumi delle vivande per la colazione. Si
diresse convinto verso il suo tavolo.
Pessima
idea.
Il cipiglio di
Pansy e di altre quattro oche starnazzanti lo fecero
rallentare.
Quella
situazione cominciava davvero a scocciarlo.
Si voltò verso
destra, lasciando scivolare lo sguardo sui Grifondoro, passandoli in rassegna
con disgusto malcelato, una smorfia gli si dipinse sul
volto.
Eccola.
Lì, tra un
deficiente del sesto anno e la
Granger.
Ma proprio
vicino alla Zannuta?
Se ne stava
tutta rannicchiata in avanti, con la testa quasi nella tazza…ma ci si voleva
affogare?
Magari. La speranza è l’ultima a
morire.
Ad ogni modo,
era ora di finirla con quella storia. Punto e a capo, aprire un nuovo
paragrafo.
Non aveva tempo
da perdere lui.
Ma era la cosa
giusta da fare?
In quel
momento?
Davanti a
tutti?
Inutile
pensarci, tanto il suo corpo si stava muovendo da solo, prima una gamba e poi
l’altra, una, l’altra, passo dopo passo, verso la causa dei suoi
guai.
Man mano si
avvicinava, però, i ricordi di ciò che era successo la notte prima tornavano
prepotenti ad affacciarsi alla sua mente.
Il suo alito
caldo.
Vai avanti e
non pensarci.
La sua voce che
pigolava.
Che
implorava.
La sua pelle
calda.
Gli era venuta
l’insana voglia di leccarla. Lì, adesso.
Sono un
represso? Perchè a questo punto mi il dubbio sorge spontaneo.
Il suo profumo.
Decisamente, il
suo profu-
Ma finiscila
per favore!
Accigliato come
non mai, giunse alle spalle di Bella.
Potter si voltò
a guardarlo. Malissimo, tra l’altro.
La
Weasley lo fissava da
quando era entrato, la
Granger alzò gli occhi dal suo libro.
Il mondo
Grifondoro rimase in attesa.
Che cavolo
vuoi? Era la domanda
inespressa che si leggeva sui volti di chi era seduto a
tavola.
Solo una
persona non si era accorta di nulla.
Malfoy inspirò
profondamente.
Costrinse la
sua mano a muoversi.
Battè sulla
spalla di Torta alla Vaniglia con le dita.
Ritirandole
subito, come si fossero scottate.
Bisognava
chiuderla sì quella storia.
E anche
subito.
|
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Capitolo 11 *** Addicted to a Vanilla Cake ***
Eccoci qua, un
nuovo capitolo appena appena sfornato…siamo al decimo!!!
Mi sa che ho
superato il limite di lunghezza concesso dalla legge…
Mah, mi farete
sapere voi….^___^
Mi appello alla
vostra clemenza….
Noto con sommo
piacere che carmilla1324 non s’è
lasciata sfuggire il riferimento celato nel titolo del chapter precedente…W
l’ormone libero, w il 22 luglio…^o^
Fatemi
sapere!!!^^
Bye!!
Tess
Crac!
Capitolo
11
Addicted
to a Vanilla Cake
Con lo sguardo
attratto inesorabilmente da un’ appetibile traccia di marmellata rimasta,
nemmeno a farlo apposta, vicino alle labbra di Bella, Draco Malfoy si pentì
amaramente di aver posato piede in Sala Grande, quella mattina.
Sentì tutte le
sue certezze sgretolarsi sotto i colpi della pura follia.
E non
solo…maledì anche tutte le creature a lui conosciute e non…perché era
inconcepibile, in-con-ce-pi-bi-le, che quella disgrazia gli fosse capitata tra
capo e collo. Non al settimo anno e non in quel momento così delicato della sua
vita, quando aveva una reputazione da riabilitare.
Nessuno lo
temeva più. Non era più il terrore di Hogwarts. Nessuno scappava più ad un suo
cenno. Nessuno gli obbediva più ad occhi chiusi. E ora questa…questa cosa?
Cos’era quello strano formicolio alle mani? Perché doveva faticare così tanto a
contenere i suoi grotteschi istinti? Perché erano davvero davvero grotteschi se la causa se ne
stava seduta malamente sulla panca di fronte a lui, ad occhi spalancati e con
quella marmellata all’angolo delle labbra…
Perfetto, la
saliva si prosciugò del tutto.
La bocca rimase
a secco e il palato si attaccò alla lingua.
Bene.
Probabile che
fosse tutta colpa della tensione accumulata nell’ultimo periodo, anzi, sicuramente era così. Quella sottospecie
di femmina che tremava di fronte a lui gli faceva riassaporare la vecchia
gloria.
E certo.
L’eccitazione
del più forte, di quello che detta legge.
Ed era una
Grifondoro. L’idea di poterla sottomettere era resa ancor più gustosa dal fatto
che indossasse quello schifo di cravatta rosso-oro.
I colori di Potter. Perché era lì che si arrivava
alla fine, tutto si riduceva a quello.
Potter aveva
vinto, su tutti i fronti. Gli era superiore.
Brrrrr….i
brividi solo all’idea.
La scuola non
era più il loro campo di battaglia, ormai erano due forze
impari.
Ma lui non lo
aveva ancora accettato, perdinci e maledizione, era pur sempre Draco Malfoy,
no?
Mentre si
perdeva in queste elucubrazioni poco felici, il suo broncio si accentuò, e Bella
pensò che sarebbe tranquillamente potuta morire lì, folgorata dalla bellezza del
suo…amore segreto? assalitore notturno?...bastardo senza cuore, viscido e
viziato senza cervello? Perché in fondo, il lurido Serpeverde si riduceva a
quello, giusto?
Lui era il
male, lei faceva parte dei buoni, quelli che potevano girare a testa
alta.
Chiaro,
no?
No.
Lui la fissava
torvo e lei, guardandolo dal basso verso alto, ancora con il biscotto pucciato
fermo a mezz’aria, si sentì diventare piccola piccola. Era inappropriata, era
goffa e senza un minimo di classe.
Ciaf!
La parte di
biscotto inzuppata decise infine di togliersi la vita, tuffandosi dritta nella
tazza, reclamando un po’ d’attenzione.
Entrambi si
voltarono a guardare la sua agonia.
Bella non ci
stava capendo veramente più nulla. Che voleva Malfoy? Perché le era arrivato
così di soppiatto alle spalle?
Non gli
bastavano gli agguati notturni adesso? A lei no di certo, ma non l’avrebbe mai
ammesso.
Non era ancora
pronta a affrontarlo. Il ricordo delle sue mani su di lei la mandava ancora in
fibrillazione.
-Seguimi –
ordinò perentorio, abituato a non dare spiegazioni.
-Co..cos..come?
– Lei si voltò, tornando a guardarlo in viso.
Gli occhi di
Draco saettarono immediatamente alla marmellata. Ancora lì. Era una piccola
macchiolina, piccolissima. Sarebbe bastato così poco….
Che.vai.a.pensare?DRACO
MALFOY!
-Seguimi, ho
detto. È così difficile da capire??? Parliamo la stessa lingua, no??- ripetè,
impaziente, con una voce leggermente stridula.
-Pe-pe-pe-pe-perché?
Lui sbuffò,
decisamente al limite della sopportazione. Tutti lo guardavano e lui cominciava
a sentirsi imbarazzato.
Veloce le si
avvicinò.
Pericolo.
-Secondo te? –
le sibilò, a un palmo dal viso.
Troppo
vicino.
Non riuscì a
trattenersi e si leccò le labbra.
La sua lingua,
no, no, il suo corpo, aveva deciso di
ribellarsi.
Maledetto
traditore.
Bella rimase a
bocca aperta.
Come ‘secondo
me’? Cosa intende? Non vorrà mica…insomma…non vorrà…ma
io…
Non poteva
essere vero.
-Malfoy
smettila! –tuonò Harry, battendo un pugno sul tavolo, che fece tintinnare le
posate.
-Fatti gli
affari tuoi Potter.
-Quando vieni
qui a rompere, Malfoy, sono sempre affari miei.
-Ma davvero? E
cosa sei?? Il re dei Grifondoro?! I tuoi sudditi ti devono rendere conto di
tutto, oltre che leccarti i piedi, Potty? – sputò velenoso Malfoy, badando a
mantenere un tono di voce tale che i professori non potessero sentirlo.
E nessuno dei
suoi compagni veniva a dargli man forte.
Nessuno…lo
avevano abbandonato al suo triste destino.
Idioti.
Aveva perso la
sua autorità di capo indiscusso. Non c’erano stati colpi di stato giù nelle
segrete, ma niente era più come prima. Ora doveva farsi in quattro anche solo
per poter dare fastidio in santa pace a una piagnina Grifondoro del sesto anno.
-Proprio tu ci
vieni a dare lezioni sui leccapiedi??? Eh, furetto?!
Ci mancava il
pezzente. Ancora con quella storia vecchia di anni.
-Sto parlando
con te Weasel??!!!! Mi pare di no. Qualcun altro vuole intervenire?? – disse
guardandosi attorno tempestoso.
La zannuta?
Niente? No, mi guarda e basta. Che ti guardi?
E l’altra? No, la rossa non ha
intenz-…
…un momento.
Lei sa. Glielo
leggo in faccia. Bene.
Benone, direi.
Ma perché non
ho schiantato ‘sta deficiente in quel maledetto corridoio??? Potevo farla finita
lì e invece…ora mi devo portare dietro sta zavorra…la mia dignità invoca pietà.
Ci manca solo che si sparga la voce che me la faccio con la Bothwell e siamo a posto.
SIAMO-A-POSTO.
Durante quello
scambio di battute, Bella aveva trattenuto il respiro…la bocca di lui era
dannatamente vicina alla sua…non l’aveva mai visto così bene…beh, la notte prima
era avvenuto tutto al buio….
Accidenti a me
e alla mia mente contorta. So che è lui che sbaglia.
So che è lui.
Potter ha
ragione.
Anche Weasley
ha ragione….
Ma perché
allora…?
Ron stava già
alzandosi in piedi pronto a dar battaglia, ma Bella lo precedette, facendo
sbilanciare anche Malfoy, colto di sopresa dal movimento repentino della
ragazza.
-Bella,
non-
-Non
preoccuparti Potter – lo interruppe lei, sembrando più decisa di quanto non
fosse in realtà. Il suo cuore stava per esplodere e sapeva di avere il volto in
fiamme.
Ginny la
fissava senza batter ciglio.
Malfoy, una
volta raggiunto il suo scopo, Santo
Merlino quanto ci era voluto, si voltò e si diresse impettito verso
l’uscita.
Ginny richiamò
Bella, appena in tempo.
-Pulisciti qua
– le sussurrò.
-Cos-?
-Qua, la
marmellata…
Bella si sentì
sprofondare di altri tre metri sotto terra.
-Oh no. Non
dirmi che sono stata tutto il tempo con la marmellata qui…Che
figura!
-Ma tu pensi
alla figura? Guarda che quello ti aspetta…
-E sembra pure
nero….meglio andare…
-Oh!!!
-Eh?
-Non fare
cazzate.
Bella sbuffò.
“Non fare cazzate”…fosse stato così semplice.
Malfoy, giunto
in prossimità del portone, essendosi reso conto di non essere seguito, cosa
peraltro molto irritante, si era voltato giusto in tempo per vedere
la Weasley che
suggeriva a Bella di pulirsi la macchia marmellatosa.
Quella non era
proprio capace di farsi gli affari suoi, vero?
Draco.
Piantala, cosa te ne volevi fare?
Niente.
Voleva parlarle
in privato.
Solo
quello.
Assolutissimamente.
Per chiudere lì
la faccenda.
Ma era
necessaria tutta ‘sta scena?
Risposta:
no.
E
quindi?
…
Perché lui non
voleva continuare un certo discorso, vero?
….
Non è che ci
aveva preso gusto?
Ma non
scherziamo!! Draco, torna in te.
Tu non hai
niente da spartire con una pezzente del genere.
Con una…con una
così!
Non ha un
minimo di classe. Guarda come cammina, guarda che razza di capelli…che razza
di…boh, vabbè, insomma.
Bella,
sentendosi osservata, rischiò anche di inciampare nei suoi stessi piedi. Lo vide
fare una smorfia e alzare gli occhi al cielo. Perfetto.
Quando furono a
poca distanza, Malfoy si voltò e riprese a camminare. Lei lo seguì, cercando di
stargli dietro.
Fecero appena
in tempo ad attraversare l’atrio, in un silenzio teso, ognuno immerso nei propri
cupi e agitati pensieri, che si imbatterono in un gruppetto di Corvonero
dell’ultimo anno, in attesa di entrare in aula per cominciare la lezione. Un
ragazzo alto, con i capelli corvini raccolti in una coda, si staccò dagli
altri.
-UUhhhhh…ma chi
abbiamo qui? - esclamò con scherno,
indicando Bella e Draco, che procedevano l’una dietro all’altro, a passo di
marcia -… Oh, Malfoy!! il caro vecchio Malfoy …guarda guarda…e qui? Con lui?
Una Grifondoro? – disse piazzandosi di fronte a Bella, andando a cercare con gli
occhi lo stemma ricamato sulla divisa. Lei lo riconobbe all’istante: era uno
degli studenti che quella mattina l’avevano fermata prima di entrare in Sala
Grande e l’avevano implorata di far
aver loro i biglietti per il
concerto di Will. Ma lei non faceva cose del genere, soprattutto per gente che
non conosceva. Lo scansò, squadrandolo malissimo.
Bravo, bravo,
fai il figo adesso….e stamattina eri lì lì per prostrarti ai miei
piedi…
Il Serpeverde
invece, non aveva dato segno di averlo sentito, così quello si sentì in dovere
di continuare a far divertire i suoi compagni.
Bella
trattieniti. Bella hai già i tuoi problemi a cui pensare e il più grosso ce
l’hai davan-
-Una Grifondoro
del quinto? Sesto anno? …e cosa potrà esserci sotto di losco?? E non è neanche
granchè…. mmh…dove te la stai portando eh, Malf-
-MA UN CALDERONE
DI FATTI TUOI?? NO? –sbottò Bella alla fine, fermandosi e voltandosi di
scatto.
Quello non si
aspettava di certo una reazione così…e poi, una Grifondoro che difendeva Draco
Malfoy?
-Ehi, datti una
calma-
-No, caro, non
credo proprio, sai? Non me la do la calmata, visto che stai rompendo le palle
anche a me!! Perché uno qui può già avere i suoi problemi, no? C’è bisogno che
ti metta in mezzo pure tu?? Lo vedi che abbiamo fretta?? Non hai altro modo di
divertirti con i tuoi compagni idoti????–continuò, toccandosi nervosamente i
capelli e portando una ciocca dietro alle orecchie. Mani sui fianchi.
-Ohohoh… e
perché, altrimenti che mi fai, eh?? Sentiamo….– disse quello, fissandola come si
fissa una pulce inoffensiva.
-Che ti faccio?
Senti un po’, vedi di abbassare un po’ la cresta sai?
-Ma fammi il
piacere!E di chi dovrei avere paura eh? Di te?!
Le si avvicinò
e Bella dovette alzare la testa per guardarlo in faccia, ma non indietreggiò né
diede segno di avere paura.
-Di me magari
no, bulletto da quattro zellini, ma fossi in te non me la prenderei con una
Grifondoro!! E sai perché?!
-Oh, sentiamo,
sì, sono curioso. Illuminami….
-Beh, caro –
disse lei, scimmiottando il suo tono da saputello – perché se solo provi a
toccarmi…
-Sì?
-Beh…se solo ci
provi…
-Allora??
-...Potter ti
fa un culo così, caro. Ci puoi scommettere!- esclamò, colta da un’illuminazione
improvvisa.
-Ah sì?? Ma
davvero?!
-Già!
-Potter?
-Sei solo sordo
o vuoi fartelo ripetere ancora? P-O-T-T-E-R, chiaro? Proprio il grande Harry
Potter, hai presente il tipo con la cicatrice?
Lui non le
tolse gli occhi di dosso, ma sembrava un po’ meno convinto quando
disse:
-E dimmi, un’
“amica di Potter” come te, chi ci fa in giro con uno schifoso figlio di Mangiamorte, smidollato e carogna come
Malfoy?
Risatine da
parte dei suoi compagni.
Draco, che era
stato costretto a fermarsi a fare da spettatore al piccolo quadretto di
mentecatti (non senza notare l’aria battagliera di B.B. e rischiando di vomitare
all’epiteto ‘grande Harry Potter),
quando sentì quelle parole, avvertì una furia omicida farsi largo nella sua
mente.
Stava già per
estrarre la bacchetta… era già pronto a mettere fine alle sue speranze di
tornare a vivere normalmente.
Ma non aveva
previsto il fattore Bella.
Non avrebbe
potuto, ovviamente: lui non sapeva che Bella Bothwell provava “un’insana
ossessione per lui da almeno quattro anni” e che si sentiva in diritto di
prendere le sue difese.
Sorpreso come
un’Ippogrifo nato senz’ali, vide Torta alla Vaniglia gonfiare il petto e farsi
rossa rossa in viso. Fece un passo in avanti e diede una leggera spinta al
Corvonero. Poi aprì la boccuccia:
-TU, BRUTTO
DEFICIENTE CHE NON SEI ALTRO! MA CHI TI CREDI DI ESSERE, CON CHI VADO IN GIRO
SONO SOLO FATTI MIEI, CHIARO? E SCHIFOSO CI SARAI TU, CHIARO?CHIARO??E POI IO NON SONO BRUTTA OK? SONO UN TIPO!! MA
TI SEI GUARDATO ALLO SPECCHIO??
Quello fece un
passo indietro, sconcertato dalla reazione di Bella, che ora gli puntava il dito
indice al petto, continuando a spintonarlo.
- Ma questa è
pazza – mormorò a mezza voce
Il tono della
ragazzasi abbassò di parecchie ottave, non per questo risultando meno
minaccioso. Ci aveva preso gusto alle scenate isteriche …
-Magari sarò
anche pazza! Chissenefrega! Ma intanto sono anche prefetto, sai? Ah!! Non lo sapevi eh? E
adesso tolgo dieci punti a Corvonero! Anzi, quindici! Per offese gravi ad uno
studente di un’altra casa, anzi, a due!! IMMOTIVATE!
Continuando ad
indietreggiare, quello si ritrovò appoggiato alla parete. Nessuno sembrava in
grado di reagire, erano tutti troppo stupiti da una reazione del
genere:
-E sai anche
cosa? Io dirò a Harry cosa mi hai fatto! Sissignore!!E lui te la farà pagare,
perché lui è Harry Potter!E io sono sua amica!
In realtà era
più amica di Ginny, ma in quel momento straparlava….
-E lui mi
vendicherà!!
Seeeee, come
no.
Draco non
sapeva se scoppiare a ridere o lanciare un cruciatus a tutti e iniziare così la sua vita da
esule in patria.
B.B era
completamente fuori controllo, continuava a fare “sissì”con la testa, mentre il
suo dito indice era sempre lì , puntato come una bacchetta al cuore del povero
Corvonero, scioccato.
-Certo!!!!!!!
Poi, d’un
tratto parve calmarsi…ma all’ultimo
istante ci ripensò e risfoderò il dito assassino, tornando a picchiettarlo sul
petto del ragazzo. I suoi occhi mandavano lampi e saette, la sua voce tremava di
rabbia.
Aveva offeso
Draco.
Aveva offeso
lei.
E non era la
mattina giusta.
Quell’idiota
aveva contribuito a mettere di malumore Malfoy, che era già abbastanza nervoso.
E lei non sapeva di cosa lui volesse
parlarle.
E aveva già
fatto la sua pessima figura quel giorno.
E….e
basta.
Bella era
semplicemente stufa.
Le parole che
uscirono dalla sua bocca, stupirono pure lei:.
-E anzi, sai
cosa ti dico? Io ci porto proprio il MIO “ schifoso e smidollato MALFOY” al
concerto! AH! E voi invece ve ne starete a casa a rodervi le budella, perché i
biglietti sono esauriti e io non ve ne procurerò nessuno!!
E dopo aver
sferrato quest’ultimo attacco, Bella si voltò tronfia, schiaffeggiando il viso
con i lunghi capelli al povero malcapitato e si diresse a passi decisi verso un
Draco Malfoy completamente pietrificato, ancora con la mano in procinto di
estrarre la bacchetta.
Non era
possibile.
Quella non era
solo leggermente deviata.
Era una pazza furiosa.
Prima lo
schiaffeggiava.
Poi lo evitava
come la peste.
Poi lo mandava
su di giri.
Poi lo
difendeva a spada tratta.
Come
un’isterica.
E poi… mi porta al
concerto?
Ma soprattutto:
il MIO schifoso e smidollato
MALFOY??
Cosa si era
messa in testa quella??Un morso e una toccatina e Silente era già pronto a
sposarli??
Non
cred-
Però…aspetta un
attimo.
Bella si era
già incamminata lungo il corridoio, continuando a borbottare da sola…e lui,
voltandosi verso il gruppetto di Corvonero, oltre allo shock, nei loro occhi
scorse anche la traccia di un sentimento che aveva a lungo agognato di
rivedere.
Una cosa che
gli ricordava i cari vecchi tempi.
L’invidia… che
nostalgia. Ti scaldava il cuore.
Si trovava un
piccolo gradino sopra quegli insulsi maghetti di quarta
categoria.
Era pur sempre
un modo di ricominciare a salire la
china.
Il potere di
guardare gli altri dall’alto in basso. Che emozione.
Torta alla
Vaniglia gli stava facendo un favore enorme.
Un dubbio però
si affacciò alla sua mente, infrangendo i suoi sogni di gloria appena
nati.
La rincorse e
la superò, piazzandosi di fronte a lei a braccia conserte, fissandola deciso.
-Veramente??
Lei lo guardò
senza capire, con un’espressione da ebete.
Lui scese dal
gradino immaginario.
-Guarda che
adesso lo devi fare!! – panico.
-Che
cos-
-L’hai detto e
non puoi più ritrattare!! Non puoi.!!! Ci sono dei
testimoni.
-Ma-
-E non ci porti
nessun altro, chiaro? Il privilegio è mio. Io non mi mischio alla babbanaglia.
Né Weasel, né Granger, nessuno di nessuno.
La prese per un
braccio iniziando a trascinarla, senza alcuna gentilezza.
-Ehi!!!! Quello
è il mio bracc-
-E soprattutto…
- continuò, fermandosi.
Uno sguardo di
ghiaccio, a pochi centimetri dagli occhi di Bella, spalancati.
La voce ridotta
ad un sussurro.
-Soprattutto non ci porterai ‘il grande Potter’, sono stato chiaro??
Le strinse il
braccio.
-Ma
io…
-Io niente!!!
Giuralo.
-Malf-
-Giuralo.
-Io-
Salivazione a
zero. Erano troppo vicini. Draco sentì un’ondata travolgerlo, la stessa
sensazione di euforia della notte passata.
La trascinò in
un’aula vuota, chiuse la porta dietro di loro, la sbattè contro la parete e le
si appiccicò addosso.
Stava
diventando un vizio.
-Cosa…insomma…non…MA!!!
-Giuralo!
Bella non
rispose, non ce la faceva davvero, aveva esaurito la scorta di voce con la
sfuriata di poco prima. Annuì solamente, con la testa, senza guardarlo. Teneva
gli occhi bassi, fissi sullo stemma Serpeverde dell’uniforme del ragazzo.
Perché Malfoy
le doveva fare quell’effetto?
…
Anzitutto
perché aveva iniziato ad accarezzarle i capelli.
…
-Con me non fai
l’insolente? – la voce di lui, un soffio dal viso, la fece sobbalzare.
Che le avesse
letto nella mente?
Anche senza
vederlo, riusciva ad immaginare il ghigno disegnato sulle labbra di
Draco.
Il battito del
proprio cuore la stava assordando.
Aveva un
urgente bisogno d’aria.
Ancora in
trappola.
…
-Dimmi…non è
che…- il tono era leggermente diverso ora….meno arrogante.
Indeciso
forse?
…
Silenzio.
Bella si
azzardò ad alzare lo sguardo.
Nessuna traccia
del ghigno strafottente.
E in più la
stava fissando in modo strano, molto
strano.
Draco non finì
la frase…si leccò le labbra, invece, soprappensiero.
Che gli
frullava per la testa?
Non era la
prima volta che accadeva.
Chissà che
-… sapore
hanno.
Quasi
quasi…
Decise di
togliersi lo sfizio una volta per tutte.
Afferrò i
capelli della ragazza, costringendola ad alzare il viso verso di lui.
Rimase un
attimo in contemplazione.
Poi…
Calpestò
definitivamente la sua dignità.
Agì contro ogni
suo principio.
Causò un mezzo
infarto alla povera Bella.
Riempì la
distanza che li separava….e la baciò.
Con una
passione inaspettata.
…
Draco Malfoy
che resiste ad una Torta alla Vaniglia?
Servita su un
piatto d’argento?
Non
scherziamo.
|
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Capitolo 12 *** E scatta la crisi ***
Here I am.
Sarò brevissima
in quest’introduzione, sono le 23.26 e ho un po’ sonno.
Ebbene sì,
dormo anche io. O__o
Comunque, il
capitolo ha preso una ‘fisionomia’ particolare…
Mi direte voi
cosa ne pensate, okay? ^__^
Un
ringraziamento a Untitled, costy black, elegant loner, Bibi e a tutte le aficionadas che
lasciano sempre il loro commentino! Thank you very much!!!
Ringrazio anche
tutti coloro che continuano a leggere questa ff anche senza lasciare il segno
del loro passaggio!^^
Bye
bye!
Buona
lettura!
Tess
Crac!!
Capitolo
12
E
scatta la crisi
Un
bacio.
Solo
quello.
Un fottuto,
dannatissimo, unico bacio.
Il primo e
anche l’ultimo.
Ma.
Il ‘ma’ c’era.
C’è sempre in
questi casi.
Pesante come un
macigno.
Impossibile far
finta di niente.
Impossibile e
inutile.
Le mani bramavano il tocco della sua pelle calda.
Le dita volevano affondare di nuovo nei suoi morbidi capelli.
La lingua desiderava assaporare ancora il suo sapore.
Le labbra
gonfie chiedevano a gran voce di
tornare a posarsi prepotentemente sulle sue.
…
E quel qualcosa
lì, appena sotto lo sterno, cos’era?
Cos’è????
Non lo faceva
respirare bene.
Dovrei farmi
visitare?
Il battito del
cuore era come impazzito.
È il tuo
cervello che avrebbe bisogno di una cura, Draco.
…
E tutto per un
bacio.
Un fottuto,
dannatissimo, unico
bacio.
Ma.
Quel ‘ma’ era
sempre lì a rompere.
Eccitante.
Da
matti.
Però aveva
visto di meglio. Assolutamente. Di sicuro.
Intimo.
Oddio, non che
si considerasse un esperto in materia, ma un piccolo bagaglio di esperienze se
lo portava appresso.
Ma.
Travolgente.
Per Merlino, si
sentiva ancora scosso da cima a fondo.
E le sue mani su di
lui?
Le sue braccia che l’avevano stretto a sé
così forte?
Così bisognose di cercare quel contatto tra i
loro corpi?
Ecco cos’era.
Gli aveva
risposto con un trasporto che mai si sarebbe immaginato…e senza il minimo
imbarazzo.
Quando si era
allontanato da lei per riprendere fiato, aveva appoggiato la fronte sulla sua.
Lei lo
voleva.
Ne era
certo.
Disperatamente.
Ci aveva
scherzato.
Aveva anche
pensato di poter trarre vantaggio da quella situazione.
Ma.
Era rimasto
qualche secondo immobile, confuso.
Che diamine
stava succedendo?
Qualcosa non
andava.
Era stato lì lì
per ricaderci.
Le sue labbra socchiuse erano così
vicine…così vicine…troppo, troppo invitanti.
Un attimo.
Che stai
facendo??
Era bastato un
attimo.
Un briciolo di
dignità e di orgoglio ritrovato gli avevano permesso di lasciarla andare, di
allontanarsi da lei.
Dalla sua
rovina.
Immediatamente.
Scottato.
Lei doveva
temerlo, odiarlo,…divertirlo semmai.
Diventare il
suo passatempo.
Quasi al
rallentatore, era indietreggiato sempre di più, fino a quando la sua mano si era
posata sulla fredda maniglia della porta.
Avrebbe dovuto
provare disgusto per lui, avrebbe dovuto guardarlo dall’alto in basso, come
tutti gli altri. Grandi eroi di una guerra che non avevano combattuto.
Grandissimi pezzenti che si permettevano di giudicarlo. Non sapevano nulla. Né
di lui, né di ciò che aveva passato e che stava passando tutt’ora.
Malfoy,
Mangiamorte, schifoso figlio di un Mangiamorte.
Ma.
Lei lo voleva
ugualmente.
L’aveva
difeso.
Perché?
Gli stava
facendo un favore.
Perché??
Durante il
battibecco con l’idiota, giù nell’atrio, aveva minacciato il Corvonero,
dichiarando che sarebbe corsa a chiedere aiuto a Potter.
Potter
l’avrebbe difesa, aveva detto.
E da
me?
Quando l’ho
minacciata, non è scappata a nascondersi tra le pieghe del mantello del ‘grande
Sfregiato’.
O di qualche
professore.
Avrebbe
potuto.
Avrebbe dovuto.
Era così che
funzionava.
Ma.
Non l’ha
fatto.
Perché?
Troppe domande
senza risposta.
Aveva aperto la
porta ed era fuggito: quattro passi e poi via come il vento.
E lei non aveva
mai riaperto gli occhi.
Senza nemmeno
rendersene conto si era ritrovato a correre lungo i corridoi, fino al salvifico
bagno. Giusto in tempo. Sentiva
l’impellente necessità di calmare i suoi bollenti spiriti, che in quel periodo
lo stavano spingendo ad azioni sempre più avventate.
Sempre più
stupide.
Non da
lui.
Decisamente non
da lui.
Perché Draco
Malfoy non era uno stupido.
Giusto?
…
Un
bacio.
Solo quello.
Un fottuto,
dannatissimo, unico bacio.
Ma.
Tanto era
bastato a farlo scappare a gambe levate.
Troppe emozioni
e tutte in una volta sola.
Caos, caos,
quando lui aveva bisogno d’ordine, di certezze, di punti
fermi.
Non era solo lussuria.
Quella era la
cosa peggiore.
Qualcosina di
più.
Non troppo.
Non
esageriamo.
Gli piaceva?
No.
No…
No?
No, no, no,
assolutamente no.
Ma.
Lei non gli si
era opposta nemmeno un secondo.
Da quando le
loro labbra si erano sfiorate lei era stata sua.
O forse già da
prima.
Dalla notte
precedente? Dal loro incontro notturno?
MMh….
Ma non era un
grosso problema.
Lui era
perfettamente in grado di gestire una situazione del genere.
Ma.
Lo attirava.
Perché?
Non lo sapeva,
non lo sapeva, accidenti. Era quello il problema più grosso. Si sentiva
imbarazzato come non mai.
Si guardò allo
specchio. Aveva le guance rosate. Per la corsa?
No, ancora no.
Calma, Draco.
Riflettiamo.
-Ma cosa vuoi
riflettere? Imbecille…che imbecille. Mai che si possa star tranquilli
qui.
Un pensiero lo
colse.
Cosa prova per
me?
Cosa pensa di
me?
Ma perché mai
doveva interessargli una cosa del genere??? Da quando si poneva domande di quel
tipo?
Piuttosto,
doveva andare a lezione.
Sì, infatti la
lezione.
Il ritardo non
sarebbe stato ammissibile, giustificabile.
Uscì dal suo
rifugio e circospetto si avviò verso l’aula di Trasfigurazione. Si augurava di
non incontrare nessuno. Non aveva voglia di parlare, né di
litigare.
Pansy sarebbe
andata su tutte le furie quando avrebbe scoperto del
concerto.
Perfetto.
Fortunatamente
per lui, tutto filò liscio. Riuscì ad evitare domande, ignorò gli sguardi
bellicosi dei Grifondoro, soprattutto
di un quattrocchi di sua conoscenza, ed evitò ramanzine e brutti voti dalla
McGranitt.
Sgusciò fuori
dalla porta ancor prima che chiunque potesse rivolgergli una sillaba.
Non era in
vena.
Ancora un paio
di lezioni e avrebbe dovuto affrontare il pranzo.
L’idea lo
spaventava, eccitava e disgustava allo stesso tempo.
Era
possibile?
Sì, in quanto
il soggetto in questione si trovava in uno stato confusionale non
indifferente.
Che gli
avessero fatto un malocchio? Una fattura?
Che nervi!Che
nervi! Sapevo io che quest’anno…
Con uno scatto
e una prontezza che sorprese persino lui, balzò dietro a una
colonna.
Un gruppo di
chiassosi Grifondoro stava transitando nella direzione opposta alla sua. Meglio
lasciar passare la fiumana di gente.
Forse…
Beh, forse
avrebbe potuto sporgersi giusto un po’.
Così, per dare
un’occhiata.
Non per vedere
qualcuno.
Assolutamente
no.
Ma perché si
stava nascondendo????
Meglio non
saperlo.
La chioma nera
si muoveva assieme a tutte le altre, allontanandosi lungo il corridoio.
Fiancheggiata da una rossa. Un’accoppiata che lo fece
rabbrividire.
Che Torta alla
Vaniglia avesse raccontato tutto alla Weasley??
…
Perché non
buttarsi giù dalla Torre di Astronomia, già che c’era?
Soluzione da
non scartare.
Avrebbe risolto
molti dei suoi attuali problemi.
Nel frattempo
non aveva perso di vista la causa della sua angoscia
mattutina.
Una delle calze
era scivolata leggermente in basso e la manica destra dell’uniforme era
strappata. Frutto di due ore
passate nella serra.
Da cosa
deduceva che la prima lezione del giorno per il sesto anno di Grifondoro era
stata Erbologia? Semplice.
Innanzitutto
B.B. aveva un ramettino che le spuntava dal disordinato groviglio di capelli,
diventato un provvisorio chignon, e le scarpe erano sporche di
terra.
Senza contare
che lui aveva dato un’occhiata ai suoi orari.
Più per
curiosità che per altro.
Nessun secondo
fine.
…
Un compagno di
Bella le si affiancò e le mise un braccio attorno alla vita…si sporse e le
sussurrò qualcosa nell’ orecchio.
…
Draco trattenne
il fiato.
…
Lei gli diede
uno spintone, allontanandolo, con una risata.
…
Quello si
riavvicinò, allungò una mano e sfilò il rametto dai capelli della
ragazza.
…
Poi tutto il
gruppo voltò l’angolo.
…
Malfoy uscì dal
suo precario nascondiglio.
Fece due passi
nella direzione opposta.
Non gliene
fregava niente.
Nel modo più
assoluto.
Ma.
Si
fermò.
Buttò a terra
al borsa, imprecando.
Prese a calci
il muro.
Imprecò
ancora.
Raccolse la
borsa e si avviò verso l’aula di Incantesimi.
…
Troppi ‘ma’ da
considerare.
Anche per uno
come lui.
|
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Capitolo 13 *** A storm is coming ***
Ciao a tutti!!!
Era da un po’ che non aggiornavo, ma stasera qualcosa ho prodotto…e come
sospettavo sono le 23.20 passate. Vi lascio alla lettura…ma non prima di aver
ringraziato come sempre le gentilissime commentatrici!
gothika85
(sempre
puntualissima!!! Thank you very much!!!^*^)
gothicLullaby
(eheheh…anche
io sono curiosa di vedere come reagirà Bella…anche perché, passatemi il gioco di
parole, tra un po’ se ne vedranno delle belle…!!La mia spiritosaggine non ha
limite…)
elegant
loner (un Malfoy
incasinato è un must!^^)
talpy
(muchas
gracias^^)
Jessire (grazie grazie
grazie^^)
costy black
(il seme della
gelosia è stato piantato, ora il caro Draco dovrà armarsi di forza e
coraggio…^^)
anya (ma ciao! E
benvenuta nel B&D Fan Club!^^)
carmilla1324
(oh, it hurts when you’re too blind to see,
please don’t read my mind, I tell the truth to me
^__^)
Capitolo
13
A storm is coming
Bella camminava
svelta. Gli occhi fissi a terra, il viso coperto in buona parte da una calda
sciarpa di lana e le mani nascoste sotto al pesante mantello. A completare l'opera un ridicolo cappello
giallo e rosso calato fino sopra agli occhi. Non che gliene importasse granché
dell’estetica: faceva troppo freddo. Va bene che “se Bella vuoi apparire un po’
devi soffrire”, ma non di certo morire. Folate d'aria gelida le si insinuavano
sotto la gonna, spingendola ad aumentare il ritmo dei passi. Si intravedevano
nubi temporalesche all'orizzonte, che non lasciavano presagire nulla di buono.
Tra le dita stringeva la lettera da spedire a Will. La seconda nel giro di 36
ore: non male come media. La prima era servita a farsi inviare il biglietto per
Draco. La risposta non si era fatta attendere: un bel pass e una nota, ornata
dalla ficcanasaggine di suo fratello. Che non se ne faceva sfuggire una.
“[…] Non ti
porti appresso l’orda di amici questa volta? Dì un po’…ma è per il tuo AMICHETTO
SPECIALE l’altro biglietto? Dimmi
di sì che mi faccio quattro risate. La mamma sta già fremendo per conoscerlo. Si
è quasi commossa. Papà un po’ meno. I ragazzi della band dicono che sei troppo
giovane per fidanzarti. Ovviamente sono io a dover dare il mio benestare…certo
che deve essere avere un coraggio da leoni per mettersi con
te[…]”.
A Bella era
piaciuto soprattutto l’appellativo di “amichetto speciale”. Nonché l’accenno al
“coraggio da leoni” tipicamente Grifondoro. Proprio adatto alla persona in
questione.
Eh già.
Il quale, tra
parentesi, oltre ad essere scappato dopo averla quasi uccisa con un bacio,
faceva orecchie da mercante. Non l’aveva più stupita con le sue performances spettacolari.
In compenso,
però, continuava a fissarla. Ancora un po’ e l’avrebbe consumata. Non la perdeva
d’occhio un istante.
Aveva notato un
paio di volte Zabini rifilargli una gomitata per attirare la sua attenzione.
Cosa stava
succedendo?
E intanto Bella
era lì a chiedersi se baciasse veramente così male da indurre un uomo alla fuga.
Non poteva
chiedere consiglio a Ginny. Primo perché voleva evitare di ascoltare la solita
tiritera del “Malfoy, meglio perderlo che trovarlo, se lo conosci lo eviti” .
Secondo perché Ginny si era infuriata mica male quando aveva saputo che lei “si
era abbassata a prendere ordini da un furetto che non faceva più paura nemmeno
al più piccolo insetto”. Ora, a Bella sembrava parecchio esagerata
quell’affermazione. Malfoy era pur sempre Malfoy. Senza contare l’imbarazzo
della situazione:le urla di Ginny avevano perforato le orecchie di buona parte
degli presenti in sala comune. Fortunatamente tutti avevano dedotto che quello
fosse il modo che Bella aveva scelto per fare in modo che il Serpeverde non la
importunasse più. Meglio lasciarli cullare in quell’illusione.
Potter invece
l’aveva guardata in modo strano. Che Ginny gli avesse raccontato
qualcosa?
L’aria era
carica di umidità. Non vedeva l’ora di tornarsene al castello. Corse su per le
scale saltando il gradino rotto, giusto per evitare di ruzzolare a terra, come
era già capitato. Il suo gufo sonnecchiava beatamente, insieme a tutti gli altri
pennuti. Non sembrava particolarmente felice di dover intraprendere il viaggio
con quel tempo. Ma Bella non si fece impietosire. Quando finalmente vide la sua
lettera volteggiare nel cielo, diretta verso l’orizzonte, si sentì più
tranquilla.
“[…]Dì alla
mamma che può anche evitare di prepararmi la dote. Il biglietto non è per il mio
AMICHETTO SPECIALE perché non ho un amichetto speciale. Mandami altri biglietti,
qui sotto c’è la lista di persone che intendo invitare al concerto. E smettila
di ficcanasare negli affari miei, che non sei per niente
simpatico[…]”.
Meglio evitare
che quello si mettesse in testa di inventarsi qualche strana scenetta sul
palco…del tipo “E dedico questa canzone alla mia amata sorellina e al suo
amichetto speciale”.
Non era proprio
il caso.
Ma proprio
no.
Doveva anche
trovare il modo di dire a Malfoy che avrebbe portato gli altri Grifondoro. Era d’obbligo, se
ci teneva a mantenere una vita sociale attiva.
-Il mio
amichetto speciale…bah…
-Che cosa vai
blaterando? – una voce conosciuta interruppe il corso dei suoi pensieri. Lei si
voltò e si trovò alle spalle una persona che in quel momento avrebbe fatto
volentieri a meno di vedere.
-Ah. Sei tu.
Che vuoi?
-Mi raccomando,
non esternare troppo la tua felicità.
-Felicità di
vederti? Eh, sì, certo, come no.
-Nessun “amico”
particolare nelle vicinanze oggi??
La ragazza alzò
gli occhi al cielo.
Ma si erano
tutti uniti in una congiura contro di lei??
-No, nessun
“amico” – gli rispose infastidita, mimando il gesto delle virgolette con le
mani.
-Dovresti
portare più rispetto per gli studenti più grandi. – la rimproverò
lui.
Bella aveva un
freddo cane e sospettava che se non si fosse rintanata subito al calduccio
sarebbe morta assiderata.
-Senti un po’.
Io sto morendo di freddo. Non ho tempo di star qui ad ascoltare i tuoi
illuminanti insegnamenti.
Così dicendo,
passò di fianco al ragazzo senza degnarlo di un’ulteriore occhiata, scese le
scale facendo attenzione a non scivolare e uscì nuovamente all’aria aperta.
Si sarebbe
ammalata, già lo sapeva, se lo sentiva nelle ossa.
Il suo naso
sarebbe diventato tutto rosso e gli occhi avrebbero iniziato a
lacrimarle.
Quel tempo non
giovava proprio per niente alla sua salute.
Manco avessi
l’età di Silente….
Improvvisamente
si rese conto che il ragazzo l’aveva raggiunta e ora le stava alle
calcagna.
-Che fai? Mi
segui? – sbottò dopo un po’ stizzita.
-Dì un po’,
quante strade vedi per tornare dentro?? – le rispose l’altro con isolenza, pochi
passi dietro di lei.
Bella non
rispose, sbuffò invece.
Rimasero
entrambi in silenzio per un po’, poi lui le si affiancò.
Che cavolo
voleva? Cercava grane?? Non era decisamente in vena di altre
scenate.
Bella, tu fai
finta di niente e continua a camminare.
Fregatene
altamente.
-A proposito,
bel cappello.
Certo che è
bello. Che ti credi?
Lui le si
avvicinò e i loro gomiti si toccarono.
Lei tenne lo
sguardo ostinatamente fisso a terra.
Ma che
voleva?
Fortuna che
erano quasi arrivati.
La meta era
vicina.
Allungò il
passo, ma prima che potesse avanzare di molto, con uno scatto, lui le si parò di
fronte.
-Guardami.
-No.
-Vuoi
guardarmi??
-Lasciami
passare.
-…
-Lasciami
passare!
-Guardami… per
favore.
Colpita dal
tono della voce, Bella si decise ad alzare gli occhi.
Studiò il
ragazzo di fronte a lei. I capelli scuri. Il viso dai tratti delicati, ma
decisi. Un sorrisetto gli increspava le labbra e un lampo di malizia gli
illuminava lo sguardo.
-Oh…finalmente.
Non è successo mica niente, no?
Lei lo guardò
interrogativamente. Non riusciva a capire dove lui volesse andare a
parare.
-Ma che vuoi da
me? Si può sapere??
Acida come al
solito. Il dispositivo di difesa era entrato in azione.
-Non ti mordo
mica sai… - le sussurrò, per poi alzare la mano fino a sfiorarle la guancia in
una carezza.
Bella spalancò
gli occhi per la sorpresa.
Che stava
succedendo?
La situazione
era parecchio strana.
Perché si
comportava così? E perché lei non si sottraeva a quel
tocco?
Rimasero a
fissarsi per qualche secondo, poi il ragazzo tentò di avvicinarsi nuovamente, ma
Bella fu più veloce e lo sorpassò, incamminandosi velocemente verso l’entrata
della scuola.
-Te l’ha mai
detto nessuno che hai degli occhi stupendi? – esclamò lui scoppiando a
ridere.
Lei, per tutta
risposta, si mise a correre.
Lo sguardo del
ragazzo, diventato di colpo pensieroso, rimase fisso sulla schiena di Bella.
Un altro
sguardo, cupo come il cielo sopra di loro, aveva assistito a tutta la scena di
nascosto.
Una tempesta
era in arrivo.
***
Si accettano
scommesse sull’identità del mistery man…anche se non è così difficile a ben
pensarci >_>
|
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Capitolo 14 *** Giù le mani dalla mia Torta ('Don't touch my Cake') ***
Eccomi, anche
stasera è tardello. Ma ero ispirata e ho buttato giù il chapter. Si conclude sul
più bello, ma la continuazione non tarderà ad arrivare, quindi siate
fiduciose!
Ringrazio
sempre e comunque tutti per i commenti che lasciate!
Chi sarà il mistery man? Zabini forse? O Harry? O
Neville??? No, forse è….
Vabbè, lo
scoprirete voi!
*Kisses*
Tess
Un
ringraziamento speciale alla consulente per eccezione di questo capitolo,
Carmilla!W il codice!
Capitolo
14
Giù le mani dalla mia torta ('Don't touch my cake')
Proprio non ce
l’aveva fatta. Due righe di appunti erano tutto ciò che rimaneva della
noiosissima e inutile spiegazione.
E sì che il
professor Rüf aveva parlato ininterrottamente per due ore filate.
Bella non
avrebbe saputo dire nemmeno quale fosse stato l’argomento della lezione.
C’entravano i Goblin d’Irlanda. Questo era certo. I Goblin non mancavano mai. E
qualche guerra tra clan. C’era sempre di mezzo qualche guerra. Uccisioni e
massacri probabilmente. Per il resto, il nulla. Il vuoto più assoluto. I suoi
occhi avevano seguito tutto il tempo il veloce rincorrersi delle nubi in cielo.
Senza pensare a niente. Rüf non si curava mai di controllare cosa stessero
facendo i suoi studenti, potevano anche decidere tutti di schiacciare un
sonnellino.
Nelle ore di
Storia della Magia, il tempo sembrava rallentare, quasi fermarsi.
Quel giorno,
però, Bella non si era accorta di nulla.
Fu Ginny a
scuoterla dal torpore che si era impossessato di lei, tirandole i capelli.
E neanche tanto
gentilmente.
-Ahio!
Era in piedi e
la fissava dall’alto, in silenzio, con le mani sui fianchi e un cipiglio severo.
A detta di Ron e Harry, assomigliava incredibilmente a sua madre quando faceva
così.
-Che hai?
Bella la fissò
interrogativamente.
Ginny non le
aveva rivolto la parola per tutta la mattina e adesso andava a chiederle cosa
avesse…
Prassi.
Non riuscivano
a tenersi il broncio per molto quelle due.
-In che senso,
scusa? – Bella optò decisamente per un atteggiamento da finta tonta, mascherando
un sorrisetto di soddisfazione. Non era stata lei a dover fare la prima mossa,
ciò significava che era Ginny a sentirsi dalla parte del torto. Forse il suo
concerto-“appuntamento”-io-e-te-soli-soletti con Draco non era ancora saltato
del tutto.
Ginny sbuffò e
alzò gli occhi al cielo.
-E te lo devo
anche spiegare?? Oggi non hai fatto altro che fissare il cielo, sospirare e
fissare il cielo e sospirare, fissare…
-Okay, ho
afferrato il concetto – la fermò l’altra, alzandosi e cominciando a buttare alla
rinfusa le sue cose nella borsa. Ecco perché i suoi libri erano tutti sciupati,
le pergamene spiegazzate, le piume spezzate e l’inchiostro sparso
ovunque.
Ginny rimase in
silenzio per qualche istante.
-Ho chiesto i
biglietti a Will – buttò lì infine la brunetta, sancendo definitivamente la pace
con l’amica.
Ginny si finse
sorpresa.
-Per
noi?
-No, per Piton
e la McGranitt.
Per chi sennò?
Raccolsero le
borse e si mescolarono alla folla rumorosa e disordinata che usciva dall’aula.
-E cosa dice
Mr. Mani Lunghe in proposito??
Ecco il nuovo
soprannome di Draco.
Bella per poco
non inciampò su un Tassorosso del primo anno.
-Ma li fanno
sempre più bassi questi qua?
-Bella?
-Sì?
-Allora??
-Allora
che?
-Cosa ha detto
Malfoy?? Dubito che la nostra presenza lo renda felice.
-Shhhhhh!
Bella le fece
segno di tacere e si guardò in giro circospetta, ma c’era troppo chiasso nel
corridoio e nessuna chioma platinata all’orizzonte.
-Shh! Non
urlare!
Ginny era
sempre più perplessa.
-E perché?
Tanto si dice in giro che tra voi ci sia qualcosa. Siete l’argomento del momento
– aggiunse, quasi orgogliosa.
Freeze.
Parole
raggelanti per la piccola Grifondoro sprovveduta e ingenua, che si voltò
talmente di scatto da spaventare la rossa. Le afferrò il braccio e le si
avvicinò.
-Come-cosa-che-chi…chi
lo dice?? – sussurrò agitatissima.
Ginny la guardò
con tanto d’occhi, scuotendo la testa, rassegnata.
-Come chi?
Bella, svegliati! Tutta la scuola lo dice! Sospetto che anche Gazza si
tenga informato sul vostro affaire.
-Ma non è
vero! Non è vero, assolutamente..come…perché …ma chi è andato in giro a dire
una cosa del genere…voglio dire…non c’è nessun affare!
-Affaire, Bella, un modo velato per dire
‘tresca’.
Disse Ginny,
prendendo l’amica gentilmente sottobraccio, cominciando a trascinarla lungo il
corridoio, verso la
Sala Grande.
Irrecuperabile.
Isabella Bothwell era un caso disperato.
La disgraziata
non oppose resistenza.
Però qualcosa
non tornava.
Lei non stava
insieme a Malfoy.
-Ginny, ma io
non sto insieme a Malfoy! Magari fosse vero….
-Lo so, lo so…-
la rincuorò, picchiettandole affettuosamente una mano - …anche se questo non gli
ha impedito di metterti le mani addosso, o sbaglio? – aggiunse poi
maliziosa.
Le guanciotte
di Bella si tinsero di rosso vivo.
-E comunque …la
gente parla, lo sai. Si basa su ciò che vede.
-Ma cosa hanno
visto?! Ginny, oh mio Dio, sono diventata oggetto del pettegolezzo
dell’anno…mai successo prima.
Ginny le regalò
uno sguardo che la diceva tutta, dandole il colpo di
grazia.
-Beh, è il tuo
anno questo…nel bagno al quarto piano ho origliato una storia davvero
interessante...vuoi sentirla??
-Una st…oh! No,
no, per carità! Perché c’è anche una storia che gira?? Bene.
-Sai che ci
ricamano su, no?
-Del tipo che
io e lui abbiam già quattro figli?
-Quasi.
Scoppiarono a
ridere.
-Però non c’è
molta sostanza su cui ricamare…che peccato.
-Bella!
-Cosa?
Ginny rimase
qualche istante in silenzio.
-Senti, ci ho
pensato.
-A
che?
-Al
concerto.
Bella le regalò
uno sguardo fiducioso, non osando però illudersi.
-Beh, a dire il
vero ci ha pensato Harry.
-Harry??
-Sì, beh…ha
intuito qualcosa di tutta questa storia… - Ginny parve per un attimo
imbarazzata…
…colpevole?
-Diciamo pure
che sei andata a spifferargli tutto!
-Già!!
-Brava Ginny,
bel modo di tenere un segreto!
-Lo so, devi
scusarmi, ma…capiscimi…è stato uno shock troppo grande…ho dovuto confidarmi…-
concluse con tono fintamente melodrammatico.
-Vabbè,
sorvoliamo…e il genio che ti ha detto??
-Beh…abbiamo
concluso che per stavolta passiamo la mano.
-Ovvero?
Dillo, dillo,
ti prego.
-Ovvero ti
lasciamo andare da sola col tuo amichetto. Non vorremmo mai che lui ti faccia
scenate e ti tratti male per colpa nostr-
Non fece in
tempo a concludere che Bella le saltò al collo, raggiante.
-Oh grazie
grazie!Grazie grazie grazie!
-Beh…Bel-mi
soffoch…
-Oh,scusa! –
esclamò l’altra, tentando di sistemarle la divisa.
-E comunque non
è il mio ‘amichetto’, chiaro?? Se sento ancora qualcuno chiamarlo ‘amico’,
‘amichetto speciale’, lo schianto….
-Perché??...Okay,
non importa…- ridacchiò Ginny.
Poi però Bella
aggrottò le sopracciglia, dubbiosa.
-Ma scusa…non
mi radiereste dall’albo dei Grifondoro se…e dico ‘se’, e sottolineo ‘se’,
dovesse succedere qualcosa tra me e lui? Qualcosa di concreto intendo –disse, calcando bene
su quel ‘concreto’.
-Beh, diciamo
che Harry ha notato un lieve miglioramento del soggetto in questione…senza
contare che ci rompe meno le scatole!
-Ah, ecco. Le
rompe a me, infatti.
Ginny la spinse
lontano.
-Sì, sì, brava!
Come se ti dispiacesse!
Le due
sciagurate giunsero infine in Sala Grande e presero posto al loro tavolo,
appartandosi in un angolino.
Il loro
ingresso fu seguito con interesse da molti.
-Malfoy non ti
toglie gli occhi di dosso.
-L’hai notato
anche tu?? – bisbigliò Bella, senza però avere il coraggio di guardare verso i
Serpeverde.
-Bella,
notizione, l’hanno notato tutti.
-Oh.
-Già.
Oh.
-Mi ha anche
baciato, se è per questo.
-Beh, la notte
dell’agguato ti ha…
-No, l’altra
mattina intendo.
Silenzio.
-Ti ha
baciato?
-Shh…già.
-Malfoy ti ha
baciato?
-Sì.
-Sulla
bocca?
-Sì, Ginny
sulla bocca! E sì, - disse prevenendola – con la lingua e tutto il resto. Ti
risparmio tutti i dettagli scabrosi.
-Tu hai baciato
Malfoy…
-No, lui ha
baciato me.
-E
tu?
-Io
che?
-Cosa hai
fatto?
-Secondo
te?
Si guardarono
per qualche istante, poi Ginny si lasciò sfuggire la fatidica
domanda:
-E come è
stato?
-Ginny!...
-Dai! E’ più
forte di me, devo sapere come bacia il furetto.
-Beh, chiedi a
una con molta esperienza! Ma che ne so, Ginny? Per me è stata estasi pura,
insomma, è Malfoy, quello reale…non quello che popola i miei
sogni…
-Capisco….e
poi?
-Uff. Poi è
scappato – Bella cambiò subito espressione, sembrando imbarazzata e infastidita
allo stesso tempo.
-Scappato?
-Già.
E raccontò
a Ginny per filo e per segno tutta
la storia.
-Ahhh, ora ho
capito. Potevi anche dirmelo prima che le cose erano andate così.
-E già! E poi
vado in giro a mettere i cartelli…
-Mmh… sta a
vedere che…
-Che??
Ginny la fissò
pensierosa per un attimo, poi si voltò verso Malfoy, che, dall’altra parte della
sala, continuava a parlare con Zabini, in modo parecchio agitato, lanciando
occhiate nervose verso di loro e verso un punto dietro di
loro.
Ginny seguì lo
sguardo e i gesti del Serpeverde.
L’oggetto della
conversazione doveva essere per forza un ragazzo alto dai capelli corvini e
lisci, raccolti in un codino sulla nuca, seduto sul tavolo dei Corvonero, una
gamba penzoloni e l’aria affascinante.
Bella non si
era accorta di nulla. Rimuginava ancora sulla fuga del suo sogno proibito,
diventato realtà solo per un breve, brevissimo istante.
Idiota che ti
vai ad illudere.
Appoggiò i
gomiti sul tavolo e si prese la testa tra le mani, più sconsolata che
mai.
Ginny tornò a
guardare verso Draco. Tutto il gruppetto di Malfoy stava ora guardandole.
Nessuno parlava più. Il furetto sembrava una statua, la sua espressione
indecifrabile. La rossa si chiese che diavolo stesse accadendo. L’intera sala
sembrava essersi fermata in attesa di qualcosa, anche se, apparentemente, tutti
erano impegnati nelle loro faccende.
Poi
la
Grifondoro avvertì un fruscio alle sue spalle.
Bella, ancora
semisdraiata sul tavolo, mugugnando parole incomprensibili, sentì qualcuno
picchiettarle su una spalla.
Alzò il viso e
si voltò, incrociando per la seconda volta in una giornata due occhi azzurri
come il cielo.
Rimasta senza
parole, restò per un attimo interdetta a fissare il beffardo sorriso del
ragazzo, in piedi dietro di lei. Un ciuffo di capelli ribelli gli ricadeva su
una guancia. Bella avrebbe voluto alzare una mano per accarezzarlo come lui
aveva fatto quella mattina con lei.
Ma il tempo
tornò a scorrere e lei tornò in sé.
-Ciao.
-Ciao.
Ginny
continuava a spostare lo sguardo dall’uno all’altra,
pensierosa.
-Ehm…volete che
vi lasci soli?
-Sì –disse
lui
-No- fece
Bella.
Risposero
all’unisono. La ragazza si fece sospettosa.
-Cosa vai
cercando?
Lui si appoggiò
al tavolo, incrociando le braccia al petto.
-Tutto e niente
– rispose suadente, fissandola enigmatico.
-Ma che bella
risposta. Bravo. Vedo che hai le idee chiare.
Lui scoppiò a
ridere. Una risata cristallina, che mise in evidenza i denti bianchissimi, in
contrasto con le labbra sottili e rosse.
-Sempre sul
piede di guerra tu, invece.
Le si avvicinò
veloce, prendendole una ciocca di capelli tra le dita e iniziando a giocarci.
Bella si
dimenticò di respirare.
-Ma non è un
problema…ho un debole per le ragazze combattive, sai?
Gli occhi
chiari della ragazza si spalancarono per la sorpresa.
I rumori della
Sala Grande erano solo un mormorio ovattato in sottofondo.
Ma che mi sta
accadendo? Bella, allontana da te questo bellimbusto da quattro zellini!
Questo idiota che ti tocca i capelli così
impunemente!
Ma non fece in
tempo a dire nulla che quello, improvvisamente, si allontanò da
lei.
-Ci si vede! –
esclamò soddisfatto, tornando di corsa al proprio tavolo.
-Bella, mi
spieghi come fai a conoscere Edward Roberts?
La poveretta
stava ancora cercando di respirare normalmente, quando si voltò a guardare
Ginny.
-In realtà… è
lui…il tizio dell’altra mattina…
-Il famoso
Corvonero che ha osato insultare Mr.Serpeverde?
Proprio-quello-che-si-sta-ora-avvicinando-con-sguardo-omicida? Oh.oh. Prevedo
guai.
Bella non fece
in tempo a capire che cosa Ginny andasse farneticando che un secco colpo la fece
sobbalzare.
Malfoy aveva
picchiato entrambi i pugni sul loro tavolo e ora la stava fissando torvo.
Lei si perse a
contemplarlo.
Era di una
bellezza sconcertante. Lei si sentì piccola piccola e
insignificante.
La
Sala si era
zittita.
Il cervello di
Bella era vuoto.
Troppe cose
insieme. Assolutamente troppe, troppe
cose insieme.
Non riusciva a
metabolizzare troppe cose insieme.
Draco la
scrutava.
Era furibondo.
Peggio.
Incazzato
nero.
Fece scorrere
gli occhi, ridotti a due fessure, sul viso della ragazza, che ora lo fissava,
quasi incantata.
Ebbe
un’improvvisa folgorazione.
Non sapeva
spiegarsi né come, né perché.
Uno strano
scherzo del destino forse.
Una beffa,
sicuramente.
Prima di
riuscire a trattenersi, le sibilò, scandendo bene le
parole:
-Fatti toccare
ancora da qualcuno che non sia io e giuro, giuro che non rispondo delle mie
azioni.
|
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Capitolo 15 *** L'essenza della nonna ***
Ciao, ciao,
ciao! Chiedo perdono per la mia assenza…e sì che dovevo aggiornare al più
presto! Muhahahah! Meglio non fare questa promesse! Comunque, per farmi
perdonare, ecco qui il chapterino nuovo. Che mi gusta, devo
ammetterlo.
E son già quasi
le 23.00…ma perché????
Vabbè!
Ringrazio tutti
tuttissimi sentitamente per i commenti!!! Baciottoloni
baciottolosi!!^___-
Ma che titolo
ho scelto?...uhm…dai, lasciamolo.
Bye
bye!
Buona
lettura!
Tess
Crac!
Capitolo
15
L'essenza della nonna
Senza
parole.
Per la prima
volta nella sua vita, Bella era completamente senza parole.
Nessuna battuta
sarcastica, nessuna risposta pronta da tirare fuori dal mantello e sbattere in
faccia al povero sprovveduto di turno.
E sì che ne
aveva sempre una buona scorta.
Era
completamente basita e fissava il punto esatto da cui, solo un attimo prima, gli
occhi di Malfoy l’avevano letteralmente trafitta da parte e
parte.
Lo stesso
Malfoy che, come un lampo, si era voltato ed era corso fuori dalla Sala
Grande.
Di
nuovo.
Irritante;
davvero irritante come abitudine.
Era
scappato.
La sorprendeva
con un gesto inaspettato e impulsivo e poi puf! Spariva.
Così, come
niente fosse, voltandole le spalle e correndo via da lei.
Facendola
sentire una nullità completa.
Mentre mille
dubbi la assalivano.
Poco più in là
Ron era la personificazione della sorpresa: bocca spalancata e incapacità di
proferire verbo.
Il brusio era
ricominciato e qualcuno ridacchiava pure, indicando chi il tavolo dei
Grifondoro, chi quello dei Serpeverde.
I pettegoli
della scuola avrebbero avuto del materiale su cui lavorare; questo era poco, ma
sicuro.
-Bella? – Ginny
si era ricomposta e ora tentava di attirare l’attenzione dell’amica, persa in
chissà quali foschi pensieri.
-Ohi…ma ti
rendi conto che questa era una scenata in piena regola?
A quelle parole
la mora si voltò di scatto verso l’amica, gli occhi che mandavano lampi, i pugni
stretti e le gote rosse.
-Cosa??
-Ho
det-
-Nononono. No,
no. E comunque mi pare che stia diventando un vizio, no? Un vizio, sì, uno
stramaledettissimo vizio.
-Bel-
-Come osa? COME
OSA? Farmi passare per un’ imbecille così, davanti a tutti. Poi prende e se
ne va. Arriva, fa i suoi porci comodi e se ne va! Sempre così, SEMPRE!
-Bella…
-Maledettissimo
idiota – borbottò furente, scattando in piedi, facendo cadere i suoi libri a
terra.
-Bella, dove
vai?..Bella! Bella!!
Ma Bella era
già schizzata fuori dal portone della Sala Grande.
Il respiro
affannoso e i pensieri sconnessi.
Non sapeva
nemmeno lei perché, ma sentiva una grande rabbia montarle dentro. Ma chi diavolo
si credeva di essere quel damerino per comportarsi così?
Tutti
quei…messaggi ambigui, ecco cos’erano, messaggi ambigui!
La insultava,
la baciava, scappava, la fissava, la baciava, decideva di ignorarla…e
adesso?
Vide la sua
divisa svoltare l’angolo.
Esitò, la sua
corsa si spense in una serie di passi strascicati: aveva il coraggio di
affrontarlo?
Cioè, ce
l’aveva veramente?
Era in grado di
andare da Draco Malfoy, guardarlo dritto negli occhi e dirgli tutto quello che
pensava?
…
Non era forse
meglio lasciare le cose così?
E se mi ride in
faccia?
Lo aveva già
fatto, non sarebbe stato quello il problema.
Perché lui
poteva fare il bello e il cattivo tempo fregandosene degli
altri?
Perché lui è
Draco Malfoy.
-E allora? Ma
chi se ne frega? Anche io so farmi valere.
Come
no.
Derisa anche
dalla vocina che parlava nella sua testa, Bella continuò a camminare e svoltò
l’angolo, persa nel suo dialogo interiore.
Poi si decise.
Alzò il viso da
terra e guardò di fronte a lei.
Che corridoio
era quello? Non ci era mai stata.
E cosa ancor
più grave, di Malfoy nessuna traccia.
L’aveva
lasciato fuggire.
Ancora una
volta.
-Maledizione!
–esclamò, pestando un piede a terra come una bambina.
-Perso
qualcosa? – una voce strascicata attirò la sua attenzione, facendola
sussultare.
Spaventata, si
voltò si scatto, solo per vedere l’oggetto della sua ricerca appoggiato alla
parete, a un paio di metri da lei, nella penombra.
Gli era passata
davanti senza neanche vederlo.
Teneva le
braccia conserte e la fissava.
Era nervoso,
glielo si leggeva in volto, non era affatto tranquillo come voleva far
apparire.
Digli qualcosa,
Bella!
-Tu! – gli
disse, puntandogli contro un dito tremante.
-Tu! Lo sai?
Tu sei…tu…sei…tu…tu..dannazione!
Lui battè le
mani un paio di volte, in un applauso canzonatorio.
-Brava, bel
discorso.
-ZITTO!
Draco si staccò
dalla parete e fece un passo avanti, minaccioso.
-Non osare
urlare in quella maniera – le intimò.
Bella fece
involontariamente un passo indietro.
Ancora.
Perché non
riusciva a farsi valere?
Rimase a
fissare il pavimento. Possibile che dovesse sempre fare la figura della stupida
con lui?
Cercò di
raccogliere tutto il coraggio che aveva.
Doveva
affrontarlo.
E se lui
l’avesse mandata al diavolo o l’avesse schiantata o buttata giù da una torre,
pazienza.
Fece un bel
respiro e alzò i suoi occhi chiari sul ragazzo che le stava di
fronte.
-Malfoy!
Fece anche lei
un passo avanti, battagliera.
-Sotto tutto
orecchi.
La prese in
giro lui.
Ma aveva fatto
male i suoi conti.
O forse
no.
-Sei
..sei…
-Dai, che
cosa? Su, ti do una mano? Un bastardo? Uno stronzo? Che cosa, per l’amor del
cielo? Perché non mi rimetti in riga come hai fatto l’altro giorno con
quell’imbecille del tuo amico?
Bella ci mise
un attimo a capire a chi si stesse riferendo.
Mio amico?
-Mio ami…ma
piantala… Sei ridicolo!
-Cosa?
-Sì, sei
ridicolo, hai capito? E io che ti ho pure
difeso!
-Oh…oh sì!
Mi hai proprio difeso! Brava! E poi ti sei messa a far la stupida con
quel…quel…bullo da quattro zellini!
-La stupida? La
stupida? Ma di che diavolo stai parlando? E poi MA CHE COSA VAI
CERCANDO? Si può sapere? Arrivi e te ne vai, fai i tuoi porci comodi,
le tue grandi entrate e poi scappi!
-IO
COSA?
-Tu scappi caro
mio!
La situazione
stava evidentemente sfuggendo di mano ad entrambi, i toni si alzavano sempre di
più.
-Io non…un
Malfoy non scappa mai!MAI!
-Sì, infatti.
Come l’altro giorno! Allora non eri tu quello che mi ha sbattuto al muro,
infilato la lingua in gola e fuggito come un ladro nella notte!
Lui cominciò a
camminare avanti e indietro, lanciandole delle occhiate
furibonde.
-Io non sono
fuggito.
-Infatti, mi
devo essere sbagliata! Probabilmente non eri tu! Era un altro di
certo…magari era uhm… Edward Roberts…chi lo sa! –aggiunse
sarcastica.
Lui si bloccò e
la fulminò con lo sguardo più assassino che le avesse mai
rivolto.
-Stronzate!
Bella non
avrebbe saputo dire perché aveva buttato lì quel nome.
Lui non poteva
essere geloso di
lei.
Draco Malfoy
geloso di Bella Bothwell?
Sì, in quale
mondo parallelo?
Ma la cercava
continuamente con lo sguardo.
E l’aveva
baciata.
E le aveva
detto quelle cose in Sala Grande.
Pochi minuti
fa.
Una vita
fa.
-Perché mi hai
detto quelle cose?
Spiazzato.
-Q-quali
cose?
-Un attimo fa,
al tavolo.
Draco si passò
una mano tra i capelli, palesemente in imbarazzo.
Non da
lui.
Bella prese
coraggio.
Non da
lei.
-Aspetta…mi hai
detto…uhm…una cosa tipo “fatti toccare da un altro e non rispondo di me”…o
qualcosa di simil-
-Ma dico!!
Saranno passati sì e no dieci minuti e neanche ti ricordi le parole
esatte?!
-Ma…ma cosa
c’entra??
-“Fatti toccare ancora da qualcuno che non sia io e giuro,
giuro che non rispondo delle mie azioni”. Ecco cosa ho
detto.
-Ma non è la
stessa cosa?
-No..ma
scommetto che ti ricordi benissimo cosa ti ha sussurrato equivocamente Roberts,
vero? Il magnifico Roberts, il fascinoso Roberts….cos’è, sei anche tu una di
quelle oche che sbavano per lui??? Non dirmelo, guarda, scenderesti ancora più
in basso nella mia scala di gradimento.
Bella era a un
passo dall’azzannarlo.
-Ma ti
pare?
-Ti pare che
cosa? Guarda che vi ho visto, sai? – e questa volta fu lui a puntarle il
dito indice accusatorio contro, con una leggera nota isterica nella
voce.
-Lo so, infatti
te ne sei venuto fuori con-
-Non poco fa!!
Nel cortile!!! Fuori dalla Guferia!!!!
Bella
boccheggiò. Cosa voleva dire? Fuori dalla Guferia?
-Ma tu come fai
a saperlo??
-Ah ha!!
Beccati! – le si avvicinò, il viso a un palmo da quello di Bella, la voce sempre
più acuta.
–Beccati! Non
te lo aspettavi, vero? Cosa sono? Incontri clandestini??
-Becc-???..ma
che cosa vai farneticando? Clandestini? Per nascondersi da chi??? Ma se neanche lo conoscevo!
L’unica conversazione che avevo avuto con lui era stata una scenata isterica, e
tutto per difendere te!
-Ma dai?
Eppure mi sembravate…uhm..come si dice? In sintonia –
sibilò.
-Ma si può
sapere perché ti scaldi tanto? – le mani sui fianchi, aspettava una
risposta.
-Beh…perché…insomma!
Che figura ci faccio io? Non voglio diventare di certo lo zimbello della
scuola.
Balle.
-Malfoy, tu ti
rendi conto che le tue parole non hanno alcun senso, vero?
In
effetti.
-Ma
davvero?
Vero.
-Già.
Il ragazzo
cambiò espressione e parve darsi una calmata.
-Sbaglio o la
scuola, persino i muri, vociferano che tra me e te…
E con la mano
indicò alternativamente lui e Bella, ammiccando.
-Che io e
te…?
-Che io e te.
Punto. – rispose lui stizzito.
Possibile che
quella stupida non si fosse accorta di nulla?
No,
impossibile.
Tutti ne
parlavano.
Avevano dato
adito a parecchie chiacchiere ultimamente.
Tutti credevano
che tra loro ci fosse “qualcosa”.
E tutti ora
l’avevano vista fare la civetta, perché
quello aveva fatto, con Roberts.
Ergo: tutti
avrebbero supposto che lui o si faceva fregare le ragazze da sotto il naso, o si
faceva trattare come uno zerbino e prendere in giro da una come la Bothwell.
Situazioni da
evitare.
Nel modo più
assoluto.
La sua reazione
non era dovuta di certo al fatto che ogni presenza maschile che ruotava nel
raggio di cinque metri dal disastro infuriato che si trovava di fronte lo
metteva subito in agitazione.
Agitazione poi,
tutta da investigare.
Era un brutto
sintomo quello.
Non era neanche
dovuta al fatto che Roberts aveva toccato Bella.
L’aveva
toccata, già: sulle sue mani doveva essere rimasto un po’ del suo
profumo.
Draco pensò a
Roberts che avvicinava le dita al naso.
Roberts che le
annusava.
Roberts che
“sentiva” il profumo di Bella.
Roberts che
istintivamente pensava alla Vaniglia.
O chissà,
magari a una Torta alla Vaniglia.
Che si faceva
venire voglia di assaggiarla.
L’idea di
Roberts che cadeva dalla scopa durante una partita di Quidditch, sfracellandosi
al suolo, era molto più allettante.
-Non va bene!!!
-Che cosa non
va bene??
-Accidenti a
te!! Ma che profumo usi?????
-Profu- Malfoy,
ma stai dando i numeri????
Lui ci pensò un
attimo, poi le si avvicinò, prese tra le mani una ciocca di Bella e
l’annusò.
Dolce.
Indubbiamente.
-Questo!!! –
disse, portando quella ciocca sotto il naso di Bella.
-Questo
profumo!!! Ma non ti senti??? Cos’ è, fai il bagno nella crema alla vaniglia la
mattina????
-Mah…perché ti
dà fastidio?- gli chiese lei, perplessa, annusandosi i capelli. – È un’essenza
che prepara mia nonna. Ma non ha mai dato fastidio a
nessuno.
-Non ho detto
che mi dà fastidio.
Draco non le
tolse gli occhi di dosso, mentre lei giocava con la ciocca di lunghi capelli
nerissimi che lui teneva ancora tra le dita.
Erano
vicini.
Roberts aveva
detto che Bella aveva degli occhi stupendi.
Era
vero.
E non era
brutta.
Era solo una
che non si faceva notare.
Draco, ti stai
rammollendo.
-Infatti.
-Infatti che?
-Niente – disse
lui, allontanandosi di scatto.
Rimasero in
silenzio per un po’.
Poi lei si
appoggiò alla parete, sbuffando. Lui si voltò a guardarla, aspettando la
prossima mossa, tentando nel frattempo di riguadagnare la sua dignità di
bastardo freddo e calcolatore. Che era quella che gli si addiceva di
più.
-Vabbè.
Quello non se
lo aspettava.
-Cosa vuol dire
‘vabbè’?
-Vuol dire che
sono stufa e me ne vado in camera mia.
-E mi lasci qua
così??
-In che
senso?
-Noi stiamo
discutendo, se non te ne sei accorta.
Bella lo
guardò, sconcertata.
-E allora?? La
discussione è finita.
-Una
discussione in cui sono implicato finisce quando lo decido
io.
Bibbia di
Malfoy, primo libro, versetto 56.
-Questa è
iniziata senza alcun motivo.
-Ma è pur
sempre una discussione!!- esclamò, come se fosse la cosa più ovvia del
mondo.
-Senti. Io sono
stanca, okay? Noi non stiamo insieme, tu non sei geloso, Roberts non mi
interessa e quindi non vedo perché dobbiamo star qui a litigare. Ho il cervello
che mi scoppia – rispose lei, più sconsolata di quanto avrebbe voluto far
vedere.
In quei pochi
secondi la testolina di Bella doveva aver formulato queste interessanti
ipotesi.
Alle prime due
Draco non badò neppure.
La prima
implicava questioni troppo complesse da affrontare a stomaco
vuoto.
La seconda era
spudoratamente falsa, ma lui si sarebbe guardato bene
dall’ammetterlo.
La terza,
invece, attirò la sua attenzione.
-Non ti
interessa? – chiese con più entusiasmo del dovuto.
–Roberts non ti
interessa? – ripetè scettico.
–Ma se un sacco
di ragazze farebbero tarocchi falsi per lui…
-Beh, io no.
A Bella non
interessava Roberts. Era affascinante sì, l’aveva colta di sorpresa,
spiazzandola, certo.
Magari
l’attraeva un po’…
Ma non
troppo.
Nulla in
confronto all’effetto che le facevano due occhi grigi puntati
addosso.
Nonostante
appartenessero al più grande idiota del mondo.
-Ne sei
sicura?
-Sì.
-Beh, a quanto
pare, invece, tu hai attirato la sua attenzione.
Non è che Bella
ci credesse più di tanto.
-Magari vuole
solo vendicarsi per la figura che gli ho fatto fare oppure vuole tentare di
essere gentile per far sì che gli procuri dei biglietti…non credo proprio di
interessargli. – rispose lei con un’alzata di spalle.
-Beh, io vado, allora.
Lui le afferrò
il braccio, così, d’improvviso.
E l’attirò a
sé, facendo aderire la schiena di Bella al suo petto.
Aveva
riacquistato la calma.
C’era però da
ribadire una cosa.
Le prense il
mento tra le dita, le voltò il viso e appoggiò le sue labbra su quelle di
lei.
-Ricordati che
ti tengo d’occhio – le sussurrò, prima di lasciarla
andare.
Bella lo fissò
sbalordita, poi sembrò riprendersi e si allontanò, lasciandolo solo in quel
corridoio deserto.
Malfoy non la
perse di vista un secondo.
Non ci avrebbe
messo la mano sul fuoco che Roberts non avesse qualche
mira.
Bella Bothwell
non era di certo una che si facesse notare.
Ma una volta
entrata nel tuo mondo, per Merlino, era difficile
ignorarla.
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Capitolo 16 *** Questione di sguardi ***
Carissimi!!! Eccomi qua ad aggiornare nuovamente!!!!! Siamo
già al chapter 16
!!!
Comunque
buona lettura!!
È
quasi Natale!!!
Dovrò
scrivere qualcosina di BellaNatalizio?
Vedremo….
Besos!!
^__^
Tess
Crac!
Capitolo
16
Questione di sguardi
Bella
era parecchio indecisa e, in effetti, la scelta era una delle più ardue.
Troppo
difficile… ma anche volendo, non avrebbe potuto sceglierli
entrambi.
Come fare
quindi?
-Bella, hai
intenzione di rimanerci tutto il giorno? No, dico, fammelo sapere, così mi
organizzo. Occupo il tempo con qualche utile attività.
- Già, non ti
sembra di esagerare??
I suoi compagni
non sembravano molto solidali, né propensi a sostenerla in un momento tanto
critico: avrebbe dovuto, ancora una volta, cavarsela contando sulle sue sole
forze.
L’imputata
aggrottò le sopracciglia e si chiese per l’ennesima volta se fosse meglio il
pasticcio di tonno e patate o il polpettone con le verdure.
-Lascia
perdere…è sempre la solita storia…ti avverto: anche stavolta farai raffreddare
tutto, poi ti ingozzerai e arriverai in ritardo alle lezioni del pomeriggio. E
ti ricordo che Piton non è uno che ama aspettare, soprattutto noi
Grifondoro….
- Sce vole e do
ua magno sceiere…- s’intromise Ron, a bocca piena.
- Sempre pronto
tu! Guarda nel tuo, di piatto!! – lo redarguì sua sorella, fissandolo in malo
modo.
Ovviamente
Bella non aveva badato alle chiacchiere intorno a lei, impegnata com’era nello
scegliere. Prendere una decisione definitiva non era mai stato il suo forte.
Pasticcio o polpettone? Cioccolato Nocciolatoso o Fruttarella Zuccherosa?
Maglietta nera con le borchie o maglietta nera con le scritte argento?
Erano
problemi.
Gli intrugli
per il corpo glieli confezionava la nonnina con le sue mani d’oro - il profumo
alla vaniglia insegna - quindi evitava di passare ore e ore in un qualche
negozio di profumeria per le vie di Diagon Alley o di
Hogsmeade.
Ma per quanto
riguardava il resto..beh, era un disastro, su tutti i
fronti.
- E se un
giorno ti dovessi malauguratamente trovare a scegliere tra due ragazzi, che
faresti? Me lo dici?
A quelle parole
di Seamus lo sguardo di Bella corse inesorabile al tavolo vicino al loro.
Attratto come
da una calamita.
Dopo ciò che
era successo quella mattina, infatti, aveva deciso di sedersi sulla panca
opposta alla solita, di modo da poter avere sempre sotto gli occhi i Serpeverde.
O per poter essere tenuta sotto controllo.
Chissà come
mai.
Ce lo chiediamo
tutti.
Aveva avuto
tempo di ragionarci un po’: che l’agognato principe del suo cuoricino le
elargisse tutte quelle attenzioni era una novità tutt’altro che negativa!
-Molto
probabilmente li farebbe attendere il responso per ere geologiche, valutandone i
pro e i contro…-rispose Andy, uno del sesto anno.
-Sì, come no…e
quando avrà preso una decisione si troverà davanti due vecchi – continuò
Dean.
-Sì! Tipo i
gemelli Weasley al quarto anno, dopo la pozione
invecchiante!!
- Giusto
Seamus!
Incurante di
tutto quel cicaleccio, Bella sospirò e continuò a fissare di fronte a sé, anche
se l’oggetto dei suoi pensieri non la degnava della minima
occhiata.
Eccolo lì,
bello da togliere il respiro, il biondo sovrano di tutti i suoi
pensieri.
Si stava
portando alla bocca una forchettata di…
-Pasticcio di
tonno e patate!
-Che?
-Ho deciso!
-Finalmente.
-Era
ora.
-Non era così
difficile, no? – le disse Hermione, riscaldandole il piatto con un tocco di
bacchetta e porgendole la sua porzione.
Ginny scosse la
testa e alzò gli occhi al cielo.
-Ma come devo
fare con te?
Bella iniziò a
mangiare.
-Okay, tornando
al discorso di prima…
-Che
discorso?
-Come “che
discorso”? Quello di prima, no? Quello sullo scegliere tra due
ragazzi.
-Ah! Quel
discorso!
-Già. Beh, per
quello non mi devo preoccupare. Mi passi l’acqua per
favore?
-Perché non te
ne devi preoccupare? Guarda che nella vita non si può mai sapere…tieni -buttò lì
saggiamente Hermione.
-Dice così
perché sa già che sono io l’uomo della sua vita!
-Va bene,
Seamus.
Nessuno lo
degnò di uno sguardo convinto.
-Ehm…dicevo.
Non corro questo rischio perché…beh,
Ginny lo sai!!
-No, che non lo
so.
-Sì che lo
sai.
-Oh Merlino.
Ancora questa storia??
Bella sbuffò.
Perché Ginny doveva prenderla così?
Insomma.
Se ne era
certa, ne era certa.
Punto.
Nessuno le
sarebbe mai piaciuto come Malfoy.
-E poi - continuò, come non ci fossero state
interruzioni, dopo aver inghiottito un altro boccone – non credo mi troverò mai
in una situazione del genere.
-E perché mai?
Sentiamo la cazzata del giorno.
-Ginny!!
Le tirò un
pugno sulla spalla.
-Dai,
dai…dimmi, sono curiosa. Veramente.
-Beh…non c’è
niente da spiegare. È già tanto se riesco a trovarne uno, di spasimante,
figuriamoci due, nello stesso momento!!!! Non scherziamo.
Hermione la
guardò sconcertata.
-Ma, Bella,
perché dici così? Non dovresti buttarti giù...
-Già! - Harry
s’intromise, tra un boccone e
l’altro di polpettone, attirando l’attenzione su di sé – Beh…voglio dire, c’è di
peggio, no?
-Ma che modo è
di dire a una ragazza che è carina?
Alle parole di
Ginny e al suo sguardo di fuoco, Potter tornò a parlare con Seamus e Dean.
Meglio non intromettersi, quelli erano discorsi da donne.
-Infatti…e poi
che mi dici di mister sono-il-più affascinante-Corvonero-che
abbia-mai-frequentato-Hogwarts?
Maliziosa, la
piccola Weasley, che non si faceva mai sfuggire l’occasione di appioppare quei
ridicoli nomignoli a chiunque le fosse capitato a tiro.
Il pasticcio
andò di traverso a Bella, e il mondo trattenne il fiato: sarebbe sopravvissuta
all’ennesimo rischio di soffocamento da cibo?
Per fortuna o
purtroppo se la cavò anche quella volta.
Dopo due
abbondanti sorsate d’acqua, si voltò a spiare il tavolo dei Corvonero, tentando
di individuare la capigliatura corvina dell’affascinante Roberts. Non fece in
tempo a posare i suoi occhi sul bel volto del ragazzo che subito quello si
accorse del suo interesse. Con il bicchiere in mano le rivolse un piccolo
brindisi e le fece l’occhiolino, ammiccante.
Arrossendo
vistosamente Bella tornò veloce a fissare il proprio piatto.
-Ohhh…altro che
innocentella….qui le cose si fanno interessanti….
-Piantala
Andy.
-Eddai…-
continuò quello, ignorando la forchetta che si agitava minacciosa nelle mani di
Bella e, anzi, rifilandole una gomitata -…abbiamo visto cosa è successo
oggi…
- Ti avverto Andy…
-Dici che si
sfideranno a duello? – si intromise la biondissima e riccioluta Denise, del
quinto anno. – Sarebbe cooosì
roomantico….
-Ma di che
diavolo stanno parlando? – chiese Ron, scendendo dalle
nuvole.
- La nostra
Bella è contesa da due dei più ambiti ragazzi della scuola…-rispose Hermione,
sorridendo gentilmente alla brunetta, sempre più imbarazzata da tutte quelle
attenzioni…non richieste, peraltro.
-Ma per favore!
Saranno mica così ambiti quei due lì, no?
-Ron…sappiamo
che odi Malfoy…
-…e che Roberts
è quello che ha segnato più volte nella tua porta…
-Non c’entra
niente, Ginny!!
-Come
no?
-Guarda
che…
E finalmente Bella potè concentrarsi nuovamente sul suo
pasticcio di tonno e patate: la conversazione si era spostata sul Quidditch e su
chi fossero i giocatori più bravi e su chi avrebbe vintola Coppa quell’anno.
Spinta dalla
curiosità, si voltò ancora a guardare i Corvonero, fu questione di un attimo,
però. Edward Roberts aveva gli occhi puntati su di lei, mentre parlottava con il
suo migliore amico, un certo Liam Mcbl…e qualcosa.
Le sorrise,
ancora. Aveva dei denti bianchissimi.
Glieli frantumo
io quei denti.
-Un bolide
stregato a dovere…potrebbe fare al caso mio…
- Draco, che
stai blaterando?
-Eh?
Uhm…niente.
Era da quando
si erano seduti a tavola che aveva tenuto sott’occhio la Grifondoro.
Ancora non riusciva a spiegarsi la sdolcinatezza di cui era
caduto vittima quella mattina. Quello che era certo era che quella ragazza lo
attirava da matti. Si ritrovava sempre più spesso a fissare i riflessi nei suoi
capelli o a pensare ai suoi occhi. Occhi che in quel momento erano fissi sul
piatto che aveva di fronte. Sembrava pensierosa. E fino a poco prima aveva
scherzato e parlato con i suoi compagni. Uno in particolare si era preso troppe
libertà.
Lei però non
era di sua proprietà.
Ma voglio che
lo diventi.
Perché?
Non lo so. È
così e basta.
La voglio
adorante a fissarmi mentre studio.
La voglio in
visibilio sugli spalti mentre gioco a Quidditch…e straccio
Roberts.
Voglio che mi
sogni.
Che pensi solo
a me.
Pensò con
rabbia.
-A
proposito..
-Lascia perdere
Pansy.
La ragazza fu
costretta a lasciar perdere
veramente.
Convinta da un
calcio ben assestato di Zabini sotto al tavolo. Lo squadrò malamente. Era vero
che avevano stipulato un accordo, ma i calci sotto al tavolo poteva tenerseli
per lui. Avevano deciso che dovesse essere lui a sondare il terreno con Draco:
era decisamente più diplomatico e meno coinvolto da tutta quella situazione
bizzarra.
Dal momento in cui avevano preso posto a sedere il loro amico non aveva fatto altro che lanciare occhiate furtive alla Bothwell, impegnato
a non farsi beccare dalla ragazza e borbottando strane minacce a chiunque le
rivolgesse la parola o la toccasse.
Zabini era
veramente sconcertato da tutto ciò.
Insomma, cosa
cui trovasse in quella, non avrebbe saputo dirlo.
E cosa ci fosse
veramente tra i due rimaneva un
mistero.
-Draco.
-Che
c’è?
-Anche se lo
fissi così, Roberts non cadrà morto nel piatto.
Draco si voltò
lentamente verso il compagno, che, dopo aver lanciato quella bordata, era
tornato a occuparsi del suo polpettone.
Strinse gli
occhi a due fessure: possibile che si fosse esposto così?
Certo Draco.
Ancora un po’ e ti avrebbero invitato al tavolo dei
Grifondoro.
-Forse no. Ma
lo ucciderò entro la fine del pranzo, questo è poco ma sicuro - continuò
tranquillo e sicuro di sè, prima di bere un sorso d’acqua.
Blaise
rabbrividì: sembrava veramente convinto.
-Ma dico! –
esclamò il biondo, sbattendo il bicchiere sul tavolo. –E continua a fissarla!
Cosa si aspetta? Che le spuntino gli occhi anche sulla
schiena??
-Draco…
-Che
c’è??
-Ma mi spieghi
che cavolo c’è da scaldarsi tanto?? Per una sciacquet-
Draco si passò
una mano nervosamente sul viso.
-Pansy. Guarda,
ti giuro, non è il momento. Lascia perdere me, la
Torta e tutto quello che ci va dietro.
Ok?!
-La
torta?
-Pansy!
-Uffa! Ma vi
siete messi d’accordo per tapparmi la bocca?? Andate al diavolo!
La ragazza,
imbronciata più che mai, si voltò verso la sua vicina, ignorando sia Draco che
Blaise.
Che non si era
ancora arreso.
-Senti
Dray…
Ma Draco era
tornato a fissare Bella, a borbottare cose senza senso e a pianificare morti accidentali per un
Corvonero di sua conoscenza.
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Capitolo 17 *** Io sono Draco Malfoy ***
Ci rivediamo in
fondo al chapter!
Buona
lettura!
Capitolo
17
IO SONO DRACO
MALFOY
Era
completamente inutile girare attorno alla questione.
Trasfigurazione
non sarebbe mai stata in lizza per il premio: “La materia preferita di Bella
Bothwell”.
Mai.
M.a.i.
Quell’anno era
già riuscita a fornire al suo calamaio due belle ali che, guarda un po’, lo
avevano spinto a prendere un’interessante iniziativa: dopo averle rovesciato in
testa tutto l’inchiostro che conteneva, evitando i tentativi della ragazza di
riacciuffarlo, aveva spiccato il volo fuori dalla finestra, libero come l’aria.
Forse era
andato ad accoppiarsi con una scarpa che l’anno prima aveva fatto la stessa
fine.
Chissà che
bella famigliola si sarebbe formata.
Le probabilità
di prendere un bel voto in Trasfigurazione erano le stesse che Piton si
congratulasse con lei per l’ennesima pozione riuscita. Probabilità pressochè
nulle, quindi.
Ma più ostinata
e testarda che mai, eccola lì, la nostra Bella, ancora in biblioteca, a
sotterrarsi sotto montagne di tomoni dall’aria spaventosa e inquietante. I
titoli non promettevano davvero nulla di buono: L’arte della trasfigurazione: anche gli
oggetti hanno un’anima, Trasfigurare
oggetti animati: i rischi del mestiere, Storia della trasfigurazione vol.I, Uno due tre feraverto!
…
Sfogliava e
prendeva appunti sulla sua pergamena, si arrotolava una ciocca di capelli tra le
dita, riassumeva, dondolava una gamba, schematizzava, mangiucchiava l’estremità
della sua piuma, fissava l’orologio a pendola, alzava gli occhi verso le
finestre.
Si
intravedevano i grandi fiocchi bianchi che, inesorabilmente, stavano scendendo a
ricoprire tutto, tanto per ricordare alle persone che si avvicinava il
Natale.
Già…tra poco è
Natale…
Natale…
Bella si
riscosse e tornò a malincuore con gli occhi sulla sua pergamena.
Sbuffò. Non ne
poteva più, ma si era autoimposta di non muoversi da lì finchè non avesse
terminato di riassumere il capitolo: mancavano quattro paginette.
Le sembrarono
fin troppe.
Tra le altre
cose erano quasi le tre, ancora quaranta minuti e poi sarebbe dovuta scappare a
Erbologia, fortunatamente niente di pesante.
Dai Bella.
Ancora uno sforzo.
Si scrocchiò le
dita, agguantò la piuma, abbassò la testa e ricominciò a
scrivere.
Fu in quel
preciso istante, mentre i suoi capelli sfioravano con un fruscio la pergamena,
che lo avvertì.
Uno strano
formicolio, e un calore alla base del collo: la sensazione che provava ogni
volta che qualcuno la stava fissando.
Decise di non
badarci e continuò a lavorare.
Passò qualche
minuto.
La sensazione
continuava e la mente di Bella non riusciva a rimanere concentrata su
Trasfigurazione.
No Bella, non
distrarti.
Tutto inutile.
La sua mano si
fermò a metà della parola “oggetto”, alzò lo sguardo e lo
vide.
Seduto a un
tavolo poco più in là, intento a fissarla chissà da
quanto.
Faceva freddo.
Accidenti, se faceva freddo! Draco si strinse nel pesante mantello, e cercò di
affondare ancor di più il viso nella calda sciarpa di lana che lo
avvolgeva.
Dannazione a
quel mezzogigante e alle sue manie. Non era concepibile uscire con quel gelo, a
fare lezione sotto la neve. Ma andiamo!
-Accidentaccio
a lui...
Guardò i suoi
compagni: l’unico che non dava segni di principio di assideramento era Tiger.
Sarà tutta la
ciccia che si porta appresso a tenerlo caldo.
Persino i
Grifondoro si stringevano l’uno all’altro.
Un
momento.
Il grande
Sfregiato batteva i denti.
Draco avrebbe
voluto avere con sé una macchina fotografica e immortalare quell’ immagine.
Per lasciarla in eredità
ai posteri.
Si sarebbe
tramandato di generazione in generazione.
Il tesoro dei
Malfoy.
Gli scappò un
sorrisetto maligno.
Bella, suo
malgrado, arrossì fino alla radice dei capelli. Era talmente intento a fissarla
da non battere quasi le ciglia. Se ne stava comodamente seduto, appoggiato allo
schienale della sedia, con le braccia conserte e le gambe allungate sotto al
tavolo.
Pareva la
stesse studiando, soppesando o che altro.
Bella compatì
il pasticcio di tonno e patate dell’ora di pranzo.
Ecco come si
era sentito prima che lei gli si avventasse addosso come un lupo
famelico.
Anche
io.
Sono un
pasticcio al tonno e patate.
Il pensiero
idiota le ricordò anche una forchettata di pasticcio che finiva direttamente
nelle splendide fauci di un certo Serpeverde.
Il che le fece
riattivare le funzioni cerebrali, momentaneamente disattivate dallo sguardo
magnetico di Roberts.
“Ti tengo
d’occhio” le aveva
sussurrato Draco.
Al solo
pensiero che lui potesse essere minimamente e remotamente geloso di lei spedì dei
brividi lungo la sua colonna vertebrale.
Bella optò per
la soluzione “ignorare Roberts”.
Lanciò uno
sguardo all’orologio: ancora mezzoretta e con una certa nonchalance sarebbe
uscita da lì per andare a Erbologia.
Sapere di
essere fissata, però, non era proprio il massimo per la sua concentrazione, già
precaria.
Finalmente si
era accorto di aver causato il congelamento di metà studenti del settimo anno.
Quella sottospecie di insegnante li aveva congedati prima del previsto. Questo
contribuì non poco a rallegrare il cupo umore di Draco. Camminava spedito verso
l’ingresso della scuola, incurante del vociare dei suoi compagni, rimasti
indietro a tirare palle di neve ai Grifondoro.
Che passatempo
da bambocci.
Aveva altro a
cui pensare al momento. Doveva trovare il modo di
A)
Scaldarsi
B)
Occupare il
tempo prima della lezione di Storia della Magia, durante la quale avrebbe
schiacciato un bel pisolino.
Ciò lo portò a
un’ovvia soluzione, che soddisfaceva entrambi i suoi
bisogni.
Un ghigno gli
si dipinse sulle labbra gelide e, mentre faceva il suo trionfale ingresso
nell’atrio, accompagnato da qualche fiocco svolazzante attorno al suo mantello,
cominciò a pensare: dove avrebbe potuto essere B.B.?
Si fermò a
riflettere, picchiettando il dito indice sulla tempia, come a voler incitare il
suo cervello a ragionare più velocemente.
Ci sono!
Biblioteca!
Era lì che
ultimamente B.B. si rifugiava a studiare nelle ore libere, per recuperare i
votacci di Trasfigurazione.
Beh, volente o
nolente, l’avrebbe trascinata fuori da lì.
Lui aveva
bisogno di attenzioni.
E lei gliele
avrebbe date.
La lancetta dei
minuti battè le tre e un minuto quando Draco Malfoy si affacciò in Biblioteca,
facendo vagare i suoi occhi sulle persone sedute in sala.
Tombola!
Eccola, i
capelli a coprirle la schiena, come un manto nero. Erano soffici quei capelli, e
profumati.
Alla
vaniglia.
A Draco venne
l’acquolina in bocca e accelerò i passi per avvicinarsi a lei di soppiatto, per
farla spaventare.
Fece solo poca
strada, però. Non appena nella sua visuale entrò anche la porzione si Sala fino
a quel momento nascosta dagli scaffali, si bloccò di
colpo.
Che diavolo ci
faceva Roberts in Biblioteca?
A pochi metri
da B.B.??
A
fissarla????
In quel modo
poi.
Se gli sguardi
avessero potuto uccidere, state tranquilli, a quest’ora saremmo ancora qui a
rimpiangere il vecchio Ed Roberts.
Ma gli occhi di
Draco Malfoy non potevano avadakedavrizzare nessuno.
Tra le altre
cose, si chiese con rabbia che cavolo ci stesse a fare lei a farsi squadrare come fosse una
cosa da mangiare.
Perché era
quello che faceva pensare lo sguardo di quel mentecatto.
Ma aveva capito
male.
Molto
male.
Nessuno
guardava a quel modo qualcosa che era
entrato nel raggio d’azione di Draco Malfoy.
O
qualcuno.
Era una
questione di principio.
Assolutamente.
Come niente
fosse, quindi, camminò fino ad arrivare al tavolo opposto a quello di Roberts,
si tolse il mantello, si sedette nella stessa posizione del Corvonero, e iniziò
a fissare Bella.
Qualcosa non
quadrava.
Ora si stava un
po’ esagerando.
Bella si mosse
sulla sedia a disagio. Provava una sensazione stranissima. Lei dava molta
importanza alle intuizioni e alle sensazioni.
Possibile che
Roberts le facesse quell’effetto?
Lanciò uno
sguardo di sottecchi alla sua sinistra. Era ancora lì, nella medesima posizione
di prima. Con la coda dell’occhio, però scorse una figura anche alla sua
destra.
Prima non
c’era.
Ne era
certa.
Senza
precauzioni, spinta dalla curiosità, alzò la testa.
Rimase
pietrificata.
Ma quando era
arrivato????????
Draco era lì,
con gli occhi puntati su di lei.
Uno sguardo che
non prometteva nulla di buono. Le ricordò il viaggio in treno e lui che non
voleva cederle il posto: lo stesso sguardo strafottente.
Strafottente
e…?
C’era
qualcos’alt-
Bella avvampò:
Draco si era appena..
Oh.mio.Dio.
..leccato le
labbra.
In modo molto,
molto, molto
sensuale.
Il che portò
Bella ad affondare la testa tra i suoi libri, il respiro affannoso e il battito
del cuore in netta accelerazione.
Roberts lanciò
uno sguardo di disappunto al Serpeverde, che lo ricambiò,
impassibile.
Una sfida
silenziosa era in atto.
Bella continuò
a scrivere per qualche minuto, o almeno ci provò, ma la sua calligrafia tradiva
la sua agitazione.
Ma che cavolo è
preso a tutti e due?? Come faccio io a studiare in queste
condizioni????
Guardò
l’orologio: neanche un quarto.
Ma non si fermò
a contare fino a tre: in fretta e furia raccolse tutte le sue cose e
letteralmente scappò a fuori dalla biblioteca.
Si infilò nella
prima aula vuota in cui si imbattè e sbattè tutta la sua roba su un tavolo,
riordinandola e rimettendola a posto nella sua borsa.
Doveva
calmarsi.
Si raccolse i
capelli sulla nuca e si sedette.
Un click attirò la sua
attenzione.
Non fu molto
sorpresa di vedere Draco che si chiudeva la porta alle
spalle.
Si preparò per
il solito battibecco e lo volle precedere.
Si alzò, con le
mani sui fianchi, in posizione da combattimento.
-Si può sapere
che cavolo vi è preso a tu-
Non fece in
tempo a terminare la frase, però.
In un battito
di ciglia lui le fu a un passo.
Con una mano le
afferrò il mento, avvicinando i loro visi.
Gli occhi di
lei seguivano i movimenti di Draco, quasi ipnotizzati.
Vide il ragazzo
leccarsi le labbra, esattamente come poco prima, in biblioteca.
Poi scese su di
lei e leccò le sue di labbra, già socchiuse.
Una, due, tre
volte.
Un millesimo di
secondo dopo la bocca di Draco si era prepotentemente impossessata della sua,
mentre le sue braccia la stringevano a lui, in modo
possessivo.
Un bacio
travolgente, che lasciò entrambi senza fiato.
Bella fu,
stranamente, la prima a tornare in sé.
Si allontanò,
mettendo la distanza di un tavolo tra loro.
-Che vogliamo
fare, Malfoy? La devi smettere di farmi questi scherzi.
Lui si
accigliò.
-Di che
parli??
-Come di che
parlo??? Di questo continuare a rincorrersi ed evitarsi come due
idioti!
-Ehi!! Parla
per te! Vieni qua!! –esclamò lui indignato, facendo per
avvicinarsi.
Lei si spostò
sull’altro lato del tavolo.
-No!! Stai
fermo lì!!
Lui appoggiò le
mani sulla superficie di legno della cattedra e la fissò.
-Che cavolo ci
faceva lui lì?
-E che ne
so?!!?? Mica ce l’ho invitato io!!
-Non ti sei
accorta che ti stava mangiando con gli occhi??!!!
-E allora?-
ribattè lei, con più coraggio di quanto non avesse. Non doveva tirare troppo la
corda.
-E allora??
Allora te lo dico io cosa c’è che non va bene!!! Cosa ti avevo detto??!!! –disse
lui, alzando la voce e correndo dalla parte in cui stava
Bella.
Lei riuscì a
sfuggirgli di nuovo.
Non avrebbe
saputo dire perché si stava comportando in quella maniera.
O forse
sì.
Voleva capire.
Capire fin dove si erano spinti. Capire quale fosse la
situazione.
-Malfoy, cos’è
questa? Una scenata di gelosia??
Il sarcasmo
nella voce di Bella lo punse sul vivo.
Gelosia?
Si poteva
definire gelosia l’attacco omicida che aveva provato nei confronti di Roberts?
Decisamente.
Bella lo
fissava, aspettando una risposta. Lo chignon provvisorio che aveva fatto stava
cedendo e i capelli le poggiavano disordinati su una spalla. Gli occhi chiari
spiccavano sul volto arrossato.
Aveva voglia di
baciarla, maledizione.
E lei invece
stava facendo tutte quelle storie.
Non ricevendo
una risposta dal ragazzo, Bella tentò un’ultima carta.
-Senti, io e te
non stiamo insieme, chiaro?? Ci siamo dati qualche bacio, tutto lì. Quindi io
sono libera di uscire con chi mi pare, okay??
A quelle parole
Draco provò uno strano senso di vertigine.
Cos’era
quello?
Panico??
Panico.
Come sarebbe a
dire???
Con un
movimento stavolta più veloce degli altri, prima che Bella potesse scappare, lui
l’afferrò per la vita, facendola appoggiare al tavolo e piazzandolesi
addosso.
Le prese il
viso tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
-No,no, no,
NO. Non ci siamo capiti! Apri bene le orecchie, B.B!
Tu.non.puoi.uscire.con.nessuno. Mi hai capito???
Lei non si fece
intimorire dalla rabbia che trapelava dal tono di Draco e nemmeno dal suo
sguardo di ghiaccio.
-Perché?
-Perchè
no!!!
-Non esiste una
risposta del genere. Noi non stiamo insie-
-Smettila!
Smettila di ripeterlo!!
-No, io non la
smetto!!! Chi diavolo credi di essere per venire qui a darmi degli ordini senza
metterti nemmeno in gioco, eh???Io non sono di tua proprietà!!!- esclamò lei,
tentando di liberarsi. Si stava arrabbiando sul serio. Non era un giocattolo da
prendere e lasciare quando voleva lui.
Draco le
afferrò i polsi e poggiò la sua fronte su quella di Bella.
I loro respiri
si mescolavano.
-Senti.Senti…Io
non…Io non so cosa…d’accordo. Tu non sei di mia proprietà…-ammise lui,
lasciandola andare.
A Bella venne
quasi da piangere.
Tutto lì?
O meglio,
nessuna possibilità che iniziasse veramente qualcosa?
-Non ancora,
almeno - aggiunse però lui.
-Co..cosa? -
balbettò lei.
-Io voglio
l’esclusiva, B.B.- dichiarò risoluto e sicuro di sè, con un'alzata di spalle,
come stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.
-L’esclusiva?
Lei lo guardò
senza capire. Lui incrociò le braccia sul petto e la guardò,
deciso.
-Io sono Draco
Malfoy, B.B. Non divido con altri, non accetto compromessi. O accetti le mie
regole, o per me non sei nessuno.
Bella lo fissò
incredula..
Così risoluto e
glaciale. Sembrava tornato il Malfoy di una volta.
Lei, suo
malgrado, avvertì un brivido di piacere correrle lungo la
schiena.
Gli si
avvicinò, incapace di staccargli gli occhi di dosso.
-Vuoi
l’esclusiva… su di me? – chiese, con
un fil di voce, senza crederci veramente.
La freddezza di
Draco, di fronte a quello sguardo, vacillò per un attimo.
Fu in grado
solo di annuire con la testa, la salivazione a zero.
Per tutta
risposta Bella gli appoggiò la testa su una spalla, timorosa che le gambe
potessero cederle da un momento all’altro, mormorando un flebile
“okay”.
Molto più tardi
quel pomeriggio, dopo Erbologia, affondando nella neve con i suoi stivaletti
nuovi, Bella stava tornando dalla Guferia con il messaggio di Will, arrivato
straordinariamente con un Gufo pomeridiano, ancora stretto in una mano:“Domenica pomeriggio verrò a Hogsmeade, fammi
sapere dove e a che ora ci possiamo vedere. Perché tu muori dalla voglia di
vedere il tuo fratellone, vero? Firmato, il meraviglioso
Will”.
Bella era
dovuta correre a inviare la risposta, maledicendo tutto e tutti. Era quasi buio,
faceva freddo, era bagnata fino al ginocchio ed era
stanca.
L’incontro con
Malfoy l’aveva spossata psicologicamente.
Fu in
prossimità del castello che si accorse di alcune figure sedute sul muretto. Non
prestò loro attenzione fino a quando si sentì chiamare:
-Ehi! Ma tu non
sei la Grifondoro venduta ai
Serpeverde?
Bella si voltò
solo per trovarsi di fronte le facce poco raccomandabili di Liam Mcblady,
l’amico di Roberts, e del suo gruppetto di Corvonero, che la guardavano
malamente.
Fosse stata
all’interno della scuola, alla luce del giorno e attorniata da un sacco di
gente, Bella avrebbe risposto a tono.
Ma una delle
sue sensazioni, la spinse invece ad ignorarli e ad accelerare il
passo.
-Ma dove
corri??
-Aspetta!
Divertiamoci un po’ insieme no??
Le voci e le
risate si avvicinavano sempre di più, quando Bella riuscì a varcare il portone
di ingresso.
Cominciava ad
avere un po’ di paura, a dirla tutta, non c’era nessuno in
giro.
Non rallentò il
passo e nemmeno loro lo fecero.
Ma quando voltò
l’angolo, si trovò a sbattere contro qualcuno.
Non alzò
nemmeno lo sguardo per controllare chi fosse, ma lo ringraziò mentalmente.
Borbottando delle scuse, raggiunse le scale e procedette per la sua strada verso
il dormitorio dei Grifondoro.
Zabini fissò
accigliato la
Bothwell, che gli era finita addosso e si era scusata senza
nemmeno guardarlo in faccia.
Si chiese da
chi o cosa stesse scappando quando vide il gruppetto di Mcblady fermo a
fissarlo.
Lanciando a
quei cretini un’ultima, torva occhiata, si avviò verso i
sotterranei.
A Draco non
sarebbe piaciuta affatto quella faccenda.
E a dirla tutta
a lui non piaceva l'intera situazione che si era venuta a creare a
scuola.
Certa gente si
era data alla pazza gioia.
Era giunto il
momento di far capire loro che lo stemma dei veri cattivi era quello dei
Serpeverde.
Cattivi
di
classe.
S’intende.
Ragazzuoli miei
adorati. Ci siamo. Eccomi di nuovo, qua le cose si fanno interessanti. ^__^
Ringrazio sentitamente tutti coloro che
hanno commentato gli ultimi capitoli, Jessire, Untitled, talpy, gothika85,
Natalie_S, shumi95, Kiki90, costy black, Manny, elegant loner, gothicLullaby.
Un
ringraziamento in particolare alla grandissima carmilla1324 che, oltre a lasciarmi un
commentino a ogni capitolo (w il codice!) mi ha anche reso omaggio (o meglio, ha
reso omaggio alla nostra Torta alla Vaniglia) in un capitolo della sua Lavori in corso. Qui ricambio con
pubblicità occulta (o non troppo occulta)! A chi piacessero le Draco/Harry,
fatevi un giretto a leggerla! Bye!
Alla
prossima!!
^Tess Babba
Natale^
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Capitolo 18 *** Waiting for You under the Mistletoe (Ti aspetto sotto il vischio) ***
Ci vediamo in
fondo al chapter!
Buona
lettura!
Capitolo
18
Waiting
for You under the Mistletoe
(Ti
aspetto sotto il vischio)*
Era giunto,
finalmente.
Lo si sentiva
nell’aria, assieme al profumo dei dolci alla cannella appena sfornati, lo si
vedeva tutt’attorno, con le ghirlande d’agrifoglio che ornavano i lunghi
corridoi, con i piccoli abeti addobbati nelle aule e con la Sala Grande che
rispendeva d’oro e d’argento.
Anche
nell’ufficio di Piton era comparso a sorpresa un pinetto tutto rinsecchito e
striminzito, a mo’ di alberello.
Si cantava, si
brindava e si giocava.
Una serie di
pupazzi di neve animati avevano colonizzato i prati attorno al castello,
nascondendosi dagli studenti e tirando loro delle palle di neve a
tradimento.
Ovunque si
percepiva il Natale.
O meglio,
ovunque eccetto che in una particolare zona del dormitorio femminile Grifondoro,
una zona da cui provenivano vibrazioni molto, molto negative.
Signore e
signori, ladies and gentlemen, prestate orecchio a quel che ho da dirvi: Bella
Bothwell era in profonda crisi.
Ma questa
volta, a eccezione delle altre, di quasi
tutte le altre, non si poteva darle completamente
torto.
Dopo la
semi-dichiarazione di Malfoy di volerla tutta per sé (e minacce più o meno
velate a qualunque ragazzo che si fosse azzardato ad avvicinarla con ragioni
poco meno che innocenti), e giorni passati a camminare a tre metri da terra, era
bastato un sabato mattina con la luna in transito nel suo segno che, insieme al
Natale, era giunta anche la catastrofe.
Da quel
momento, Bella si era rifiutata di avere un qualsiasi contatto con ogni
Serpeverde che calcasse il suolo di Hogwarts ‘ con i suoi indegni
piedacci’.
Che si fossero
armati fino ai denti per riconquistare la dignità perduta, assillando i
Grifondoro, insultando i Tassorosso e lanciando sfide ai Corvonero (quelli che
avevano osato alzare troppo la cresta si erano trovati in infermeria in men che
non si dica), poteva anche starci.
In effetti i
Serpeverde capeggiati da Malfoy e Zabini stavano piano piano riguadagnando il
terreno perduto.
A Bella non
interessavano affatto quelle lotte di potere: si era presa o no una cotta per
Malfoy quando era ancora all’apice della sua crudeltà, arroganza e
strafottenza?
Niente e
nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea.
Però, come si
suol dire, quel che è troppo è troppo.
Fu con una
nuvoletta grigia sopra la testa che si alzò dal letto, quella domenica mattina
di metà dicembre. Chiunque manifestava la propria felicità di fronte a lei, si
beccava un’occhiataccia di rimando. Risate, scherzi, bacini e baciotti non erano
concessi.
E quando i suoi
compagni la videro sparire oltre il portone d’entrata e incamminarsi verso
Hogsmeade con l’espressione torva e il mantello nero svolazzante dietro di
lei, come le ali di un pipistrello, non poterono fare a meno di chiedersi come
sarebbe andata a finire.
Malfoy quella
volta l’aveva fatta grossa, veramente
grossa.
-Eeetciùùùùùùùù!!!
-Blaise!
-Che
c’è?!
Con uno sguardo
di disapprovazione che la diceva tutta, Draco si alzò con calma dalla sua
poltrona preferita, avvicinandosi elegantemente al camino.
-Se mi attacchi
il raffreddore, giuro che te le faccio pagare cara. Stai spargendo germi
ovunque.
-Oh. Bi scusi,
eh, bi scusi, Sua Eccellezza. E cobuqque, vista l’aria che tira, fossi id te ci
rifletterei bede priba di uscire da qua.
Draco si voltò
di scatto verso l’amico, rintanato in un angolo del divano e infagottato in una
calda coperta di lana.
Verde.
-Se pensi che
io, Draco Malfoy, abbia paura di un piccolo pusillanime senza spina dorsale come
quel- cominciò a dire, le labbra arricciate con sdegno.
-Do, do..dod bi
riferisco a Roberts. Ieri l’hai besso al tappeto. Sodo bolto fiero di te. Dod
coddivido il botivo della faida, ba..hahaaatciù!!
Draco arretrò
inconsciamente di un passo, con un’espressione schifata, sorvolando sul commento
appena fatto da Blaise, accompagnato da un sospiro rassegnato di Pansy, intenta a farsi la manicure e a
osservare la lima, sospesa a mezz’aria e guidata dalla sua
bacchetta.
-Ba…
-Ba..che stavo
diceddo? Ah sì, certo. Dod coddivido…
-See, see, ho
capito, procedi. Non abbiamo tutta la mattina. - disse Draco, incitando il
compagno a continuare il discorso con un gesto della mano.
-Beh, Draco,
dopo la scedata di ieri…
-E soprattutto
dopo quello che hai detto
ieri…-s’intromise Pansy, calcando su quel ‘hai detto’ con un’occhiata di
rimprovero all’amico, tornando poi a occuparsi della sua
manicure.
-Mmmhhhhh…sta a
vedere che devo sorbirmi pure voi adesso!
Draco si lasciò
cadere di malavoglia sulla poltrona più lontana da Blaise, facendo sloggiare con
una pedata un ficcanaso del terzo anno.
-Beh…Dray..
-Allora,
mettiamo in chiaro le cose qua. Diciamo pure che non me ne può fregar di meno se
offendi la
Bothwell o che altro.
-E
allora?
-Allora…
-Debbedo a be
frega diette, Passy.
-Mmh, no, ti
prego, Blaise, evita, evita di dire il mio nome con il raffreddore, perchè mi
fai rabbrividire.
-Ba!! Dod ho
capito!!!!! È colpa bia adesso se tu e le tue abiche bi avete sotterrato sotto
cubuli di deve??????
-Sì, Blaise!!!
È colpa tua e di Draco!!! Perché mi avete ignorato per un’intera settimana,
presi com’eravate dai vostri loschi segretucci!!!! – esclamò Pansy, scuotendo il
caschetto di capelli scuri con aria altezzosa.
-Oh Satto
Berlino, perché??? E perché solo io???? E Draco??? Perché dod avete sotterrato
acche lui???
-Ehi!!!!!
-Perché,
perché…beh, perché sì!!! Tu sei capitato a tiro!
-Brava, brava!!
Copplibetti!
-Eh??
-Ho
det-
-Lascia
perdere, Blay, nemmeno io capisco quello che dici, ridotto in questo stato. E
comunque…
-Esatto,
torniamo a te, Dray. Io lo dico per il tuo bede, abico. Issobba, dici che ti
itteressa quella ragazza e poi spari di quelle cazzate…
-Non
esageriamo!!-sbottò il biondino, tirato in causa e accusato così
crudelmente.
-Sì, Draco, sì.
Hai esagerato.
-Pansy, dai,
che non te ne frega niente.
-No, infatti,
non me ne frega niente della Bothwell. Ma mi frega del biglietto per il concerto
che, tra parentesi, non ho ancora
visto.
-Ohhh..-Draco
si coprì il volto con le mani, gemendo.
-Perché??
Perché a me??!!
-Perché te la
sei cercata, caro mio! E adesso, vedi
di rimediare al danno che hai fatto. E cerca di imparare come si trattano le
donne…
-Ippara da
be…
-Zitto Blaise.
-Passyyy…
-No, ho detto
zitto!! Non storpiare il mio nome in quella maniera orrenda!! E in quanto a te
Draco, Dra..Draco, Draco!!Dove vai? Torna qui!!
Ma Draco aveva
già abbandonato i suoi “amici” a scannarsi nella Sala Comune.
Si rintanò in
camera sua, buttandosi sul letto.
Il problema era
che lui si sentiva davvero in colpa, anche se non lo dava a vedere.
Aveva fatto
veramente una gran cazzata.
Ma non avrebbe
potuto fare altrimenti.
Si girò su un
fianco, nervoso come non mai e tirando un pugno al materasso sotto di
lui.
Ripensò alla
giornata precedente.
Roberts che si
avvicinava a Bella, facendola arretrare fino a una
colonna.
Lui che, non
visto, tendeva l’orecchio per origliare.
Roberts che la
invitava a fare il tifo per lui alla partita Corvonero-Tassorosso nel
pomeriggio.
Bella che, con sommo disappunto di Draco, non
mandava al diavolo Roberts, no, no, quella sciagurata…gli
diceva…
“Ci
penserò”.
‘Ci
penserò’????????????
Lei ci avrebbe
pensato.
Brava.
Ma che cavolo
di risposta è?????? La cara signorina Bothwell, sentiamo, quale parte della
frase “voglio l’esclusiva” non ha ben capito?? Perchè c’è da
chiederselo.
Ad ogni modo
poi, tutto si era svolto da copione.
Roberts che ci
provava spudoratamente.
Draco che
usciva allo scoperto.
Draco che
saltava subito alle conclusioni.
Draco accecato
dalla gelosia e dalla rabbia.
Draco che
tirava un pugno a Roberts. Facendosi male alla mano, per
giunta.
Draco che,
furioso, si voltava verso Bella e le diceva…
Le ho
detto...oh.mio.Dio.
-Sei un’idiota.
Credi veramente che Edward Roberts, uno che è ambito da tutte le ragazze di
questa scuola, che è stato con il fior fiore femminile di Hogwarts possa essere
interessato a una come te? Non farmi
ridere. Sei solo un’illusa. Avanti, ma guarda in faccia la realtà. Vuole solo
trovare il pretesto per mettersi contro di me – Draco ripetè le parole dette da
lui il giorno prima, in tono piatto questa volta.
Senza l’enfasi
che aveva fatto indietreggiare Bella di due passi, poi tre, con lo sguardo
ferito, gli occhi lucidi e il labbro tremulo.
Che l’aveva
fatta scappare di corsa.
Che le aveva
fatto urlare parole di disprezzo contro di lui.
Quali, di
preciso?
Ah
sì.
“Ti odio,
Malfoy. Sei solo uno schifoso bastardo”.
Stop.
“Stammi
lontano”.
Stop.
-Bene, bravo.
Un’ottima interpretazione Draco Malfoy.
Si fece un
applauso da solo.
L’aveva fatta
grossa.
E ora doveva
convincere B.B. a perdonarlo.
-Capisci?????
-No, Bells, non
capisco. Non posso farlo se continui ad agitarti così. E soprattutto, evita di
uccidere il tuo budino al cioccolato, per favore. Mi fa una gran pena,
davvero.
Bella
polverizzò, letteralmente, il bel
ragazzo moro che le stava di fronte e che la guardava con un’espressione
divertita e rassegnata allo stesso tempo.
I lunghi
capelli erano legati in un codino sulla nuca, ma qualche ciocca più corta era
riuscita a sfuggire al cordino di pelle di drago e ora gli accarezzava la
guancia destra a ogni movimento del capo.
Il tatuaggio
era bene in vista, ma non c’era molta gente in giro, con la neve e tutto il
resto.
La maggior
parte degli studenti di Hogwarts aveva preferito rimanere al
castello.
Ma Bella no,
lei aveva un appuntamento.
Will si
appoggiò comodamente allo schienale della poltroncina rossa su cui stava seduto,
allungando le lunghe gambe, avvolte in un paio di pantaloni neri all’ultima
moda, fino a sfiorare quelle di Bella.
Il maglione,
anch’esso nero, con il collo a V, contrastava con il pallore del ragazzo, i cui
occhi chiarissimi si specchiavano in quel momento nella loro identica copia,
dall’altra parte del tavolo.
-E così…siamo
alle prese con i primi tormenti d’amore, o sbaglio?
-Sbagli,
sbagli. Come sempre – rispose la ragazza, acida.
Will fissò sua
sorella e scosse la testa, ridacchiando divertito.
Poi però,
aggrottò le sopracciglia, pensieroso.
La sua
sorellina era cresciuta.
E, considerato
che era la sua copia al femminile, era cresciuta anche
bene.
E i ragazzi
iniziavano ad accorgersene.
Mamma era
estasiata all’idea di poter parlare alle amiche del ‘fidanzatino’ della figlia,
non vedeva l’ora di poterlo conoscere e coccolare e
viziare.
Papà aveva
borbottato qualcosa e si era eclissato.
E lui…beh,
doveva ammetterlo.
La situazione
lo divertiva molto.
-Ma Bells. Devi
capire che la gelosia fa dire e fare cose che non si vorrebbero né dire, né
fare.
-Voi ragazzi
siete degli idioti stratosferici.
-Sì, certo.
Come vuoi.
Non era il caso
di ribattere a tono. La visione di Bella che rimestava il povero budino, per poi
infilarsene una gran cucchiaiata in bocca, con un grugnito, era veramente il
massimo.
-Dico, era il
caso di prendersi a pugni??
-Bells, la
mamma andrà in visibilio, vedrai. Lascia che le racconti della rissa che hai
scatenato…
-Punto primo!
Io non ho scatenato un bel niente. Punto secondo! Will, lascia fuori la mamma,
per favore.
-Ma non se ne
parla nemmeno. Me la vedo già: “ohhh, due ragazzi che fanno a botte per la mia
bambina..”
Bella non potè
fare a meno di ridacchiare all’imitazione della madre, fatta da Will con una
vocetta ridicola.
-E
papà?
-Cosa vuoi che
dica? “Sophia, cerca di non esagerare…a botte…poco serio…bla bla bla”, come una
pozione in ebollizione.
-Ahahah!!!
Già!! Me lo vedo, me lo vedo…
-E poi la mamma
tirerà fuori la storia del papà e di Charles Ferguson che fecero a botte per
lei…
-Sì!!! E papà
che si ostina a negare!!!
-Bells..
-Eh?
-Dammi un po’
di budino.
-Noo, il tuo
l’hai già mangiato. Questo è mio.
-Daiiii.
-Mmh…tè, dai,
va bene. Ma poco. Devo affogare i miei dolori nel cioccolato,
io.
Will si sporse
in avanti e agguantò il cucchiaio di Bella, portandosi una gran quantità di
budino alla bocca.
-Ladro! È
troppo!!!
-Ohhohohoh!!!Bells,
ti giuro, mi fai morire…Non prendertela a male per quello che ti ha detto il tuo
amichetto…
-Will, ti
avverto…non mi distrarrai dal budino con questi discorsi…
-Perché è
quello che ti rogna, no? La rissa un po’ ti lusinga, ammettilo.-continuò il
ragazzo, incurante delle mani della sorella, che tentavano di riagguantare la
coppetta di budino.
Bella guardò
suo fratello dritto negli occhi.
-Ha detto delle
cose brutte, è stato cattivo.
-Non lo metto
in dubbio, però era accecato dalla gelosia! Dai, non deludermi…le mie canzoni
non ti hanno insegnato proprio nulla, allora?
-Uff.
…
-Cosa dovrei
fare secondo te?
-Siamo a
Natale, Bells. Tutti sono più buoni a Natale…persino tu, se ti ci metti di
impegno.
-Scemo!!
E poi, pensò
Will un’oretta più tardi, guardando la sorellina avviarsi verso la scuola, se
qualche ragazzo avesse calcato un po’ troppo la mano con Bella, ci avrebbe
pensato lui a rimetterlo al suo posto.
Erano ormai le
cinque del pomeriggio quando Bella giunse in prossimità del castello. L’aria
gelida le feriva le guance e il ghiaccio rischiava a ogni passo di farla cadere
a terra.
Fu con grande
sollievo che scorse il portone d’entrata, illuminato dalle
torce.
Al calduccio,
finalmente.
Salì le scale
di corsa, i gradini due a due, con una gran voglia di un bel bagno
caldo.
La sala comune
era ‘sonnacchiosa’.
Al suo
ingresso, parecchia gente si voltò a guardarla, chi bisbigliando, chi
ridacchiando.
-Che
c’è??
-Niente Bella.
– si affrettò a dirle Ginny, prendendola per un gomito e spingendola verso il
loro dormitorio. – C’è che se non ti fai una doccia, morirai
assiderata.
-Sì, infatti. È
quello che avevo in mente e…ma che avete tutti???
Ma Bella non
potè preoccuparsi ulteriormente per lo strano atteggiamento dei suoi compagni,
perché Ginny la spinse letteralmente dentro alla stanza, chiudendole la porta
alle spalle.
Fu solamente in
prossimità del letto che Bella lo notò. Si bloccò a metà del gesto di togliersi
la sciarpa. Un pacchettino dalla carta argentata posato sul suo cuscino.
Era un regalo
di Natale ovviamente.
Ma non fu il
contenuto a incuriosire Bella.
Le bastò
leggere il biglietto per scattare fuori dal ritratto della Signora Grassa ancor
prima che i suoi compagni si rendessero conto del suo
passaggio.
Alla
più bella ragazza di Hogwarts.
D.M.
p.s:
ti aspetto fuori dall’aula di Incantesimi
Non si fermò
nemmeno quando rischiò di travolgere un gruppetto di Tassorosso del secondo
anno.
Corse, corse,
con il biglietto stretto nella mano destra.
Scale, secondo
corridoio a destra, poi a sinistra e infine ancora a
destra.
Eccolo.
La guardò
avvicinarsi lentamente, guardinga, con il suo biglietto stretto nella
mano.
L’aveva cercata
per tutto il giorno, ma nessuno dei suoi compagni gli aveva voluto dire dove si
fosse cacciata.
Era almeno
riuscito a convincere la
Weasley a farle avere il suo pacchettino, poi si era piazzato
fuori dall’aula di Incantesimi.
Ad
aspettarla.
Era lì da più
di un’ora, ormai.
Non ci sperava
più.
E invece era
venuta.
Erano a pochi
passi.
-Dove sei
stata? – le chiese, non riuscendo a trattenersi.
-Ti
interessa?
Okay, piede
sbagliato.
Ricominciamo.
-Sì.
Lei arrossì,
colta alla sprovvista.
-Mi interessa
sempre sapere dove sei.
Colpo basso,
molto basso.
-Oh.
Draco la guardò
attentamente negli occhi e si concesse un sospiro di sollievo: l’aveva già
perdonato. Stava solo facendo la preziosa.
T’è andata
bene. Si sentì dire
dalla sua vocina interna.
-Perché mi hai
detto di venire proprio qui? – chiese Bella, guardandosi
intorno.
-Non volevo
correre rischi.
-Rischi? Che
rischi?- lo guardò senza capire.
Lui non le
rispose.
Le prese una
mano, invece, tirandola a sè.
-Draco,
ma…
-Draco? Siamo passati ai nomi, B.B.?-
scherzò lui.
Lei
ridacchiò.
-Ehm…mi spieghi
cosa ci facciamo abbracciati, fuori dall’aula di
Incantesimi?
Lui le fece un
cenno con il capo, verso l’alto.
Bella alzò gli
occhi e arrossì.
Un rametto di
vischio volteggiava leggero sopra le loro teste.
-Oh.
Poi si rese
conto che, a distanza regolare l’uno dall’altro, c’erano rametti di vischio che
volteggiavano ovunque.
Solo in una
direzione del corridoio, però.
Il soffitto
della parte di corridoio che aveva percorso lei per giungere lì era
libera.
-Ma…
-Li ho
eliminati io.
-Cosa?
-Te l’ho detto,
B.B. Non volevo correre rischi.
-Vuoi dire
che?
-Sì, dal
corridoio della vostra Casa a qui ho eliminato tutti i rametti di vischio. Non
volevo correre il rischio che qualcuno si sentisse in dovere di baciarti mentre
venivi qui.
Bella si sentì
oltremodo lusingata da quel gesto.
-Un Malfoy non
lascia nulla al caso, eh?
-Già.
-B.B. – le
disse, colto dall’impazienza.
-Eh?
-Devi
baciarmi.
-Devo?
-Sì. È la
tradizione.
-Oh beh,
allora…
-…ma solo
perché la tradizione…- sussurrò poi
a fior di labbra.
Draco sorrise,
prima di baciare la ragazza più bella di Hogwarts.
* La tradizione
vuole che nel periodo di Natale, se ci si trova sotto a un rametto di vischio,
bisogna baciarsi…^__-…Siamo ancora in tempo….
Eccoci qua
ç___ç…che carini!
Veramente!!
Okay, una
piccola nota. Il titolo in english fa tutto un altro effetto e crea anche un po’
la rima…la traduzione non regge il confronto, ma mi pareva giusto
metterla…^__^
Un caloroso
ringraziamento a tutti coloro che leggono questa ff e a quelli che lasciano
anche un segno del loro passaggio, in special modo alle meravigliose fanciulle
che hanno commentano the last chapter:
_ayly_;
Untitled, Nathalie_S, nicodora, schumi95, costy black, talpy,
carmilla1324
Tanti
Auguri di Buone Feste a tutti!!!!!!!
Tess
|
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Capitolo 19 *** The Bothwells ***
Salve a tutti!!! Dopo un po’ di assenza eccomi qua di
ritorno!!!! Chapter cortino e in pieno delirio mentale, ma….il prossimo capitolo
non tarderà ad arrivare (questa volta davvero -___-), anche perché assisteremo
alla coppia Draco-Bella alle prese con…
Vabbè, ma
perché anticipare??
Un bacione a
tutti quanti! A chi commenta e chi no!!!^*^
Buona
lettura!!
Tess
Capitolo
19
The
Bothwells
Incredibile a
dirsi: Bella non vedeva l’ora di tornare a scuola.
Ed era solo il
26 di dicembre.
Durante le
vacanze sua madre l’aveva deliziosamente rimpinzata di manicaretti, quasi
l’avesse presa per un tacchino ripieno.
Suo padre
l’aveva messa sotto torchio con gli interrogatori a sorpresa sul “presunto
ragazzo che aveva fatto capire di voler relazionarsi con lei in un modo che
andava oltre l’amicizia”.
Flashback
-Casa di
appartenenza?
-Serpeverde
pa', Serpeverde.
-E chi è?
-Draco Malfoy,
pa’.
-Il figlio
di…?
-Il figlio di
Lucius Malfoy e Narcissa Black, pa’.
Apriti cielo.
La bocca aveva
subito una mezza paresi nell’atto di spalancarsi per fagocitare una cucchiaiata
di porridge.
-E perché…?? E
come…? Ma dove…??
Calma e sangue
freddo.
Patetico.
-Vuoi sapere
anche quanto è lunga la sua bacchetta, pa’? Ecco,
quella non ho ancora avuto l’onore di misurarla e…no pa’, neanche quell’altra di
bacchetta.
A
una frase del genere un padre sarebbe dovuto esplodere di ira funesta.
Un
padre normale, in una famiglia normale… ma qui si sta parlando del
genitore di Bella Bothwell…e ci sarà un motivo se la ragazza è venuta su come è
venuta su.
Il
signor Bothwell era scoppiato in una fragorosa risata, quasi strozzandosi con il
porridge.
Per consolarsi
Bella aveva ripiegato su un metodo infallibile, ma deleterio: la torta al
cioccolato nocciolato di sette strati pendenti che aveva preparato la prozia
ottantenne Estella-mi sento-una-giovincella.
Fine
flashback
E suo fratello?
Il caro Will non si era lasciato sfuggire l’occasione di tediarla con le mille e
più battutine del suo repertorio. Quel ragazzo aveva una fantasia incredibile. O
forse era solamente il suo lato Serpeverde che tornava a farsi sentire ad anni
di distanza dalla fine della scuola.
Fatto sta che
Bella, per risollevarsi il morale, si era strafogata con il Tirami-sempre-più-su
che nonna Irma aveva gentilmente preparato per la famiglia in quantità
industriale, sorda a qualsiasi tipo di lamentela, e anche a tutto il resto.
Ma non è
tutto.
La disgrazia
delle disgrazie era avvenuta la mattina del giorno di Natale.
La
Disgrazia con
la D maiuscola e in
grassetto.
La mamma di
Bella, con il sospetto di un possibile deperimento da parte del soggetto in
questione Draco Malfoy (“è un po’
magrolino, no Bella?”), aveva deciso di inviargli uno dei suoi rinomati
pacchetti regalo da pasticceria ripieni di cannoncini alla crema e tortine alla
vaniglia.
Senza dire
niente alla figlia.
Flashback
-CANNONCINI
ALLA CREMA E TORTINE ALLA VANIGLIA????????!!!!!!!??????
-Sì, cara,
nello stesso vassoietto, un po’ di questi, un po’ di quelli. Con un bel fiocco
rosso. Via Gufo Express. Ho mandato Spiumato. È vecchiotto, ma ha una certa
esperienza ed è ancora robusto.
-Spiumato? Quel
gufo orrendo???? Ma sembra un pollo spennato!!!! E comunque: a DRACO
MALFOY?????????????????!!!!!
-Sì, tesoro, a
Draco.
-Mamma non
chiamarlo Draco.
-Ma stellina,
si chiama così.
-No,
mamma.
-E come dovrei
chiamarlo?
-Non chiamarlo
e basta.
-Ma
Bella-
-Ma un corno
Ma’.
Fine
flashback
La storia quasi
sentimentale e ancora non ben definita di Bella stava cominciando in modo molto
anomalo e sotto una stella poco magnanima, per colpa della sua famiglia.
A Draco lei
aveva regalato una copia del Quidditch
attraverso i secoli in edizione quasi introvabile, rilegata in pelle di
drago verde con le scritte in argento. Tramite le conoscenze di suo fratello era
riuscita ad averlo a un prezzo stracciatissimo. Era sicura che a lui sarebbe
piaciuta tantissimo. Ovviamente la sua sicurezza era data da anni e anni di
conversazioni origliate e di mosse spiate da vicino.
Ciò che non si
aspettava era di aprire il pacchettino che lui le aveva fatto trovare sul letto
insieme al biglietto dell’appuntamento sotto al vischio (biglietto riposto con
cura nel baule dei tesori di Bella, corredato di un Incantesimo
anti-invecchiamento-ingiallimento-incendio-furto-e-quant’altro), e di trovarci
dentro beh, quello che ci aveva trovato.
Una catenina e
un piccolo ciondolo in argento con un le sue iniziali:
B.B.
Niente di
impegnativo. Draco era pur sempre un Malfoy. Un regalo del genere per lui era
all’ordine del giorno.
Ma nel momento
in cui l’aveva indossata, dopo un attimo di religioso silenzio, era diventata
color peperone alla griglia.
Bersagliata
dalle frecciatine e dalle prese in giro della sua famiglia, zii e cugini
rompipalle compresi.
Non si era più
ripresa.
Fino alle
undici di quella fredda mattina del 26 dicembre, almeno.
Quando, oltre
ad aver scoperto l’atto criminale di sua madre, era venuta a sapere, con sommo
orrore, che suo fratello, il suo
carissimo fratello maggiore, aveva intercettato Spiumato prima che spiccasse
il volo e aveva…no.
No.
Doveva esserci
un errore.
Will aveva
aggiunto un misero, piccolo biglietto al pacco regalo.
Un
insignificante biglietto in cui, in
cui, invitava
Draco.Malfoy.a.casa.Bothwell.per.il.pranzo.
Lo stesso Draco
Malfoy che aveva risposto all’invito quasi immediatamente.
Affacciata alla
porta della grande cucina di casa sua che, quel giorno era invasa dal profumo
delle pietanze che cuocevano in mille e più pentole, pentolini e pentolone sui
fornelli, Bella ebbe un attimo di smarrimento.
-Il
pranzo?
-Già.
Suo fratello
entrò in quel momento, infreddolito e scrollandosi la neve dal mantello e dai
capelli.
-Quale
pranzo?
La sua
voce tradì un tremito, mentre fissava senza capire la sua famigliola che si
indaffarava tra la cucina e la sala.
-Quale pranzo??? – il tremito si era
trasformato in uno squittìo lievemente isterico.
Bum.
Il cuore di
Bella mancò un battito.
-Il camino in
sala! Vai tu Will?- trillò sua madre, mezza infilata nel
forno.
In pigiama, con
i capelli scarmigliati, le occhiaie fino al mento e i segni del cuscino ancora
ben visibili sul viso, Bella si voltò verso la sala, seguendo i movimenti di suo
fratello come a rallentatore.
Si rese conto della gravità della situazione solo quando
scorse, con un po’ di fuliggine sul lindo mantello, la perfezione in persona che
era Draco Malfoy, uscire dal camino di casa sua.
|
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Capitolo 20 *** Tu non hai fame? (e non è pubblicità occulta) ***
Una piccola
nota: sapete all’inizio della storia? Dove c’era il prologo? Ecco, per vari
motivi, l’ho eliminato e al suo posto ho messo un’introduzione e un breve,
brevissimo Capitolo 1, nuovo di pacca. Non ci credete? Andate, andate a
leggerlo.
Un
ringraziamento e un bacione a tutti i fedelissimi che si sono affezionati a
Bella e a Draco e che seguono la loro storia!!
Aggiornamento
veloce, questo, ma non abituatevici, mi raccomando!
Il capitolo 20
sarà la continuazione di questo. La diretta continuazione di questo, intendo….ne
vedremo delle belle, mi sa. Già.
Vi anticipo il
titolo?
No.
No, io sono
cattivissima.
Non anticipo
mai.
Niente.
Lo so, lo
so.
Lo
so.
Buona
lettura!!
Tess
Capitolo
20
Tu
non hai fame?
(e
non è pubblicità occulta)
Faceva
veramente uno strano effetto vedere Draco in piedi nel caotico salotto di casa
sua, con i capelli biondi ben curati, pettinati all’indietro, gli abiti scuri
all’ultima moda (i dettami di Vanity
Magic erano legge) e sul volto il suo cipiglio così fieramente…Malfoy.
Se ne stava lì,
coi piedi ben piantati sul tappeto persiano, guardandosi intorno con l’aria di
chi si stava chiedendo, in tutta onestà e senza nasconderlo, che cavolo ci
stesse a fare in quel posto.
Bella fece
appena in tempo a nascondersi, per fare poi capolino dalla porta della cucina.
Nervosamente, ancora in preda allo shock, tentò di sistemarsi il cespuglio
indomabile di capelli alla bell’e meglio, solo per sentire lo specchio
dirimpetto a lei borbottare poche lapidarie parole di disapprovazione. Non gli
prestò attenzione, ma scorse il suo
riflesso sulla superficie lucida della pentola di rame posata sul mobile lì
accanto.
Un
mostro.
-Maledizione!-
mormorò.
Non poteva
assolutamente presentarsi di là conciata in quel modo.
Non doveva per
nessun motivo al mondo farsi vedere in quelle condizioni pietose.
Non davanti a
Draco.
Una serie di
‘non’ da far accapponare la pelle.
Come avevano
potuto? COME? Dannatissimi ficcanaso!!
Neanche avesse
annunciato un imminente matrimonio!
-Ciao, tu devi
essere Draco Malfoy. Io sono Will. – sentì dire dal diabolico essere che
proclamava al mondo di essere suo fratello.
Suo fratello?
Che il mondo si
prepari a piangere la sua dipartita. Sissignore. Non la passerà
liscia.
-Sì.Ciao.
La voce di
Draco!
Non traboccava
di entusiasmo.
Bella, pensa in
fretta, pensa Bella…avanti…pensa.
Più facile a
dirsi che a farsi.
Come poteva,
dalla cucina, arrivare alle scale senza farsi vedere?
Un bel
problema.
Poteva sempre
tentare uno scatto e, più veloce della luce, intrufolarsi nell’anticamera che
dava sulle scale.
Smaterializzarsi?
Non se ne
parlava proprio.
Il tempo
stringeva e Bella sapeva che era questione di pochi attimi prima della
catastrofe.
-Edgar
Bothwell, piacere di conoscerti, ragazzo – tuonò il vocione di suo
padre.
Piacere di
conoscerti…ragazzo?! Ossantomerlino. Pa’! Ma come ti vengono?
Bella non udì
la risposta di Draco, soffocata dai gridolini di sua madre che era volata fuori
dal forno e dalla cucina in men che non si dica.
-Drrrrraaaaaaco!!!!!!
Ma perché non
poteva avere una madre normale? Composta, aggraziata, sulle sue.
No, sua madre
era …una che i babbani avrebbero potuto definire ‘figlia delle fogl-’…no… ‘dei
fiori’. Una generazione di maghi altolocati che viaggiavano controcorrente.
Quelli che avevano picchettato il Ministero dopo le leggi restrittive sul
matrimonio tra purosangue e babbani. Quando in babbanologia aveva trovato quella
definizione gli si era subito affacciata alla mente l’immagine della cara,
vecchia Sophia.
Certo, donna
pratica, energica, ma…come dire…un po’ tocca?
Ecco da chi
aveva preso!
Udì la risata
di suo padre.
‘OhOhOh!’
Ma cos’avranno
da ridere?
Bella era ormai
in preda al panico.
Meglio non
pensarci.
Spiò dal suo
nascondiglio.
In quel momento
Draco le dava le spalle.
Era la sua
occasione, ma non sapeva quanto sarebbe potuta durare.
O la va o la
spacca.
Contò fino a…
uno! e si lanciò letteralmente dalla cucina all’anticamera e in men che non si
dica si trovò fuori portata dalle iridi d’argento del Serpeverde, giusto in
tempo per sentire:
-Beeeella!Tesoro!
Dove ti sei cacciata? Mah! Era qui un momento fa!
Eh beh, ceeerto
mamma. Per te sarò sempre uno splendore, ma col cavolo che mi faccio vedere da
Draco Malfoy in queste condizioni.
Salì le scale a
tre a tre e si chiuse in camera.
Doveva
sbrigarsi. Non poteva lasciare quel povero ragazzo nelle grinfie del ‘trio’
ancora per molto. Rischiava di vederlo scappare a gambe levate per non tornare
mai più.
Si buttò sotto
la doccia, dimenticandosi anche di togliere il reggiseno. Per la fretta si
rovesciò addosso una quantità spropositata di bagnoschiuma alla vaniglia firmato
‘nonna’, che rischiò anche di accecarla. Con gli occhi arrossati si precipitò a
svuotare l’armadio, in cerca di qualche vestito decente che non fosse l’usuale
mise indossata a scuola. Un incantesimo asciugante le servì per dare una forma
decente ai capelli, che poi raccolse in una coda alta. Si stava giusto mettendo
un filo di trucco quando udì dietro di sé qualcuno tossicchiare per attirare la
sua attenzione.
-Ehm-ehm.
Col cuore in
gola, si voltò di scatto, per vedere suo fratello appoggiato allo stipite della
porta, le braccia conserte e un’espressione che la diceva lunga sulla gioia
perversa che provava in quel momento. Preoccupante, a dirla tutta. Che avessero
dei secondi fini le sue macchinazioni? Bella gli puntò contro il famoso dito
indice assassino e sentenziò, minacciosa:
-Me la
pagherai. Altro che idolo delle folle. Nessuno si immagina quale oscuro demone
si cela dietro la tua facciata di bravo ragazzo di buona famiglia.
Ohssemelapagherai!
-Sì, sì, tu
metti in conto.- rispose lui, ridacchiando e sedendosi con nochalance sul letto
della sorella, spostando la montagna di vestiti che lei ci aveva buttato sopra,
analizzandoli.
-Bells, ma che
roba è questa? Ti vesti come il cugino Bob.
-E tu ti vesti
come un becchino.
-Io non seguo
la moda. Io la faccio.
-Ma per
favore.
Lo fissò per
qualche secondo attraverso lo specchio, cercando di catalizzare in un unico
flusso tutta l’energia negativa che aveva in corpo, poi un pensiero, tanto
improvviso quanto terrificante, parve attraversarle la mente, mummificandola con
il burrocacao in una mano e la cipria nell’altra.
-Ma non l’avrai
mica lasciato giù solo con mamma e papà, vero?
***
-Un’altra
tartina, tesoro?
Tesoro.
Era la quarta
volta che lo chiamava ‘tesoro’.
No, tesoro,
grazie, tesoro, non la voglio un’altra tartina.
Tesoro.
Si trovava in
quella casa da poco meno di venti minuti e avrebbe già voluto commettere due
omicidi. Ma far fuori due Auror non era una propriamente una mossa saggia. Sua
madre non ne sarebbe stata affatto contenta.
Il fratello
bello e dannato s’era volatilizzato. (Cosa ci trovassero poi schiere di streghe
in quello lì, dovevano ancora spiegarglielo… con quella notizia, però, avrebbe
fatto morire tutti d’invidia. Pansy per prima).
Comunque, dove
diavolo s’era cacciata B.B.? Aveva intenzione di lasciarlo nelle grinfie di quei
due pazzi ancora per molto? Una congiura ordita alle sue spalle? Forse l’aveva
offesa in qualche modo. E quella era la sua perversa vendetta. Un’altra paranoia
femminile?
Le donne
rimanevano un mistero.
Ma lui si
sarebbe fatto forza. Avrebbe sopportato con stoico
coraggio.
Non per niente,
aveva accettato di recarsi a casa Bothwell a pranzare per un unico motivo.
E non se ne
sarebbe andato senza aver centrato
l’obiettivo che si era prefisso.
L’invito di
B.B. gli aveva lasciato chiaramente intendere che erano arrivati infine al
‘dunque’.
Molto
bene, aveva pensato
estasiato, era ora di arrivare a questo
‘dunque’.
Non c’era
nemmeno la più remota possibilità che si fosse sbagliato.
La metafora era
stata ovvia. E l’aveva paralizzato sul posto almeno per due minuti buoni, prima
di sentire l’urgente necessità di ritirarsi nelle sue
stanze.
Un’abitudine,
quella, che lo stava rendendo incapace di qualsiasi
autonomia.
Dov’era finito
il suo autocontrollo? La sua freddezza?
E il biglietto
era stato ancor più ovvio. L’aveva
letto e riletto.
Mossa astuta da
parte di B.B. Non se lo sarebbe aspettato da lei.
Tutti quei
riferimenti…beh.
Più chiari di
così si diventa trasparenti.
Insomma. Era
pur sempre fatto di carne e sangue anche lui. E certe necessità non potevano
essere ignorate troppo a lungo.
Andavano bene
le romanticherie, certo.
Le ‘coccole’,
come le chiamava lei. I ‘contentini’ come li definiva lui.
Ma dopo i baci
appassionati, che li lasciavano rossi come due gamberi, completamente senza
fiato e coi capelli arruffati…le mani che correvano ovunque, insinuandosi sopra
i vestiti, sotto i vestiti e in ogni luogo...gli agguati dietro alle colonne nei
corridoi…i grattini durante lo studio…gli sguardi infuocati…rimaneva, con il
passare del tempo, un senso di insoddisfazione crescente.
E per
‘crescente’, intendeva dire proprio ‘crescente’.
La cara B.B.
scatenava in lui una libido che non riusciva veramente a spiegarsi.
Blaise ormai lo
dava per spacciato.
Diceva che anni
e anni di astinenza (diciassette per la precisione) l’avevano ‘retrocesso’ a uno
stadio primitivo.
In sostanza, a
detta dei suoi amici, si era rimbecillito.
Draco aveva
sempre tenuto in gran conto il giudizio degli altri.
Era pure
arrivato a tentare di autoconvincersi di essere un manipolatore eccezionale, che
B.B. fosse solo un diversivo, un intrattenimento.
‘Posso fermarmi
quando voglio’ aveva detto altezzoso.
‘Sono in grado
di scaricarla quando più mi aggrada’ aveva ribadito
tronfio.
Ma la sua voce
interiore aveva sempre tentato di dissuaderlo dal compiere atti autolesionisti e
gli aveva suggerito di non fare mosse avventate.
La crisi di
gelosia pre-natalizia gli aveva aperto un po’ gli occhi. Giusto un po’.
Un secondo e la
sua parte razionale e pensante si era Smaterializzata.
Puf!
All’insaputa di
Bella, la rissa con Roberts si era protratta anche oltre il semplice tafferuglio
nel cortile della scuola. Non lo sopportava.
Non sopportava
nessuno di quella cerchia, a dirla tutta.
Ma odiare
Mcblady e i suoi quattro amichetti odiosi (Colin sono-orrendo-e-me-ne-vanto e
Adam ci-provo-ma-non-me-ne-va-bene-una, in testa) perché si erano convinti di
poter tiranneggiare Hogwarts al posto dei Serpeverde era un conto. E su quel
fronte, le cose avevano già cominciato a cambiare. Blaise l’aveva presa molto
sul serio tutta quella faccenda della supremazia. Non che a lui non importasse,
beninteso. Persino dare fastidio a Potter e ai suoi amici sfigati era tornato un
passatempo divertente. Quando Bella non era fra gli amici ‘sfigati’, ovviamente.
Ci aveva provato, una volta sola, alla presenza di lei. Ma il piagnisteo della
tapina gli era risuonato nelle orecchie come un eco fastidioso per almeno
mezz’ora, causandogli un mal di testa infernale.
Roberts non era
che uno in più.
Ma aveva
commesso l’errore di alzare la zampa e di fare i suoi bisognini su un albero già
marchiato.
Da Draco
Malfoy.
Che doveva far
la guardia a quell’albero.
Questione di
principio.
Un improvviso
rumore di passi dietro di lui lo riportò alla realtà.
-Stellina!
Finalmente! Cominciavamo tutti a chiederci dove fossi
finita!
Già, B.B.,
cominciavamo a chiederci dove foss-
Il pensiero di
Draco non arrivò alla sua conclusione.
-Ciao,
Dr…ehm…Dra…ehm…ciao!
Bella si era
buttata sul divano, sedendosi di
fianco a lui, le gote arrossate dalla corsa, dall’imbarazzo, o chissà che altro.
La scollatura a
V della maglia lasciava intravedere la catenina che lui gli aveva regalato per
Natale, ma della preparazione di Bella, gli abiti inusuali, la coda, il trucco…,
Draco non notò praticamente nulla.
L’unico
particolare che riuscì a registrare fu l’ondata spropositata di profumo che
aleggiava attorno a B.B.
Ne fu
travolto.
La sua mente
andò in black-out per qualche secondo, tanto da non accorgersi che la famigliola
si era spostata in sala da pranzo. Fu richiamato nel mondo dei vivi proprio da
Bella, ormai sulla porta del salotto, intenta a guardarlo, stranita da quel
silenzio.
-Draco?
Draco Malfoy
tornò in sé, riacquistando tutte le sue facoltà mentali.
-Sì?
-Beh…
-Ragazzi, forza, che si fredda! – giunse
il richiamo di Sophia.
-Che c’è? Non
hai fame? – gli chiese premurosa e leggermente preoccupata
B.B.
-Oh, no. No,
no. Ho una fame da lupi, B.B.
Rassicurata,
lei gli sorrise, prima di voltarsi per fargli strada in sala da
pranzo.
Lui la osservò
camminare oltre la porta, e inclinò leggermente il capo,
pensieroso.
Un ghigno si
fece strada sulle sue labbra.
-E tu non sai
quanta, piccola B.B., tu non sai quanta –mormorò, prima di
seguirla.
***
Una piccola
nota per dire a The Fly e a Carmilla1324: notato niente di strano
in questo chapter? Ogni promessa è debito!! Sono cattiva, lo
so.
Bacioni!!
Tess
|
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Capitolo 21 *** Prime volte ***
Capitolo un po'
'sperimentale'...buona lettura!
Besos!!
Tess^^
Capitolo
21
Prime
volte
Ore di
agonia.
Tremenda
agonia.
Davvero.
Merlino.
Merlino
santissimo.
Cibo?
Ottimo.
Compagnia?
Da ricovero
immediato al reparto psichiatrico del S.Mungo.
Certo.
Ricovero
immediato, senza
possibilità di appello.
E la pazza
della madre che a momenti manda a fuoco la casa perché ‘tesoro, non mi so mai
regolare con la potenza dell’Incendio quando si tratta delle frittelle di zucca
flambè’?
Uno spettacolo
che si sarebbe perso volentieri.
In quanto la
pazza sedeva proprio di fianco a lui.
E ogni due per
tre gli aveva rovesciato addosso un bicchiere di vino, o uno d’acqua oppure uno
di succo al mirtillo della zia Peggy che ‘sai tesoro, ormai ha i suoi 120 anni
suonati, ogni tanto parte a cercar mirtilli e sparisce per giorni’.
Bene.
Che rimanesse
anche dispersa, la zia Peggy.
Insieme ai suoi
mirtilli.
Non ne avrebbe
sentito la mancanza,
lui.
E quello
squinternato del padre?
Secondo Draco
doveva avere dei seri problemi di personalità.
Non seri,
serissimi.
Non gli era
ancora chiaro se fosse un genio o un totale imbecille.
Senza contare
che scoppiava a ridere ogni cinque minuti.
Ma così, senza
che ce ne fosse motivo.
OH.OH.OH.OHOHOH.OH
A parte
l’intento di far morire il giovane Malfoy di infarto.
L’ombroso e
tetro fratello era l’incognita più grande. Con quell’aria da bello e dannato che
si portava appresso, e con quegli occhi truccati (perché era matita nera,
quella. Non occhiaie. Era matita
nera. Punto.) se ne stava di fronte a lui, a osservarlo.
No, a
osservarlo attentamente.
No, no.
Ad analizzarlo.
No, no, no.
A vivisezionarlo.
Certo, come una
cavia da tagliuzzare e utilizzare in qualche pozione.
Lo sapeva bene,
lui, qual era lo sguardo di un pozionista all’opera.
Freddo e
calcolatore.
Ma il momento
peggiore in assoluto, quello che realmente aveva rischiato di mandare in ferie
il suo self-control - Adieu! Hasta la
vista! Goodbye! - era stato
quando in tavola era arrivato il dessert.
Ebbene
sì.
Il dessert.
Certo, potevano
mancare i cannoncini alla crema in tavola??
No. Ovvio che
no.
Una congiura
contro di lui.
Ma Draco Malfoy
non avrebbe ceduto.
E avrebbe messo
in conto anche quello alla cara B.B.
Perché, per
concludere il giro della tavola rotonda, arriviamo a Bella, seduta di fianco a
Draco. La ragazza non aveva perso occasione di sfiorarlo.
Era tutto
calcolato.
Non potevano
essere coincidenze.
Prima la mano.
Poi la gamba, sotto al tavolo. Poi il piede. Poi di nuovo la gamba. Poi i
capelli, quando si era alzata per aiutare a spegnere l’incendio in tavola. Poi
la spalla, quando era tornata a sedersi.
Gesti così
casuali che, non fosse stato per l’arguzia di Draco, sarebbero passati
inosservati.
Ma quelle erano
provocazioni.
E la sfida
finale era arrivata da un cannoncino, stretto tra i denti di Bella, accarezzato
dalle labbra di Bella.
E la crema del
cannoncino?
Quella in
eccedenza?
Leccata via da
Bella.
Draco aveva
nascosto un gemito, fingendo un attacco di tosse.
Finendo per
strozzarsi veramente.
Niente
cannoncini per lui, grazie.
Ma ora, grazie
al cielo, era tutto finito.
Il peggio era
passato.
Genitori
partiti.
Meta: parenti
lontani.
Saluti: una
stretta di mano col padre, accompagnata dalla solita risata, un abbraccio da
parte della madre, corredato da un ‘Tesoro, passa a trovarci
ancora’.
Certo,
contaci.
Fratello
volatilizzato.
Meta:
incognita.
Saluti: pacca
sulla spalla. Ghigno. ‘Ciao, cognatino’. Occhiolino.
Il cervello di
Draco aveva accuratamente evitato di registrare tutto ciò che aveva seguito la
pacca sulla spalla.
Silenzio.
La casa era
finalmente vuota.
E loro due eran
soli.
Bella, seduta
sulla poltrona di fronte alla sua, con l’enorme gatto MoMo sdraiato in grembo,
ricambiava il suo sguardo, intensamente.
-Mi ha fatto
piacere che tu sia venuto oggi.
-Mmm.
-Mi hai
stupito.
Silenzio
assorto.
-B.B?
-Che
c’è?
-Fammi
strada.
Pausa.
-Per
dove?
Sbuffo
irritato.
-Lo
sai.
Mano ferma a
mezz’aria.
-No che non lo
so.
-Non fare la
finta tonta con me, signorina!
-Draco,
ascolta. È da quando sei arrivato che ti comporti in modo strano, mi vuoi
spiegare che sta succedendo?!
-B.B., ti
prego, basta! Sto per esplodere – implorò lui.
-Draco, ma
che-
-Non puoi
lanciarmi tutti quei segnali ambigui
e poi ritrattare! Al punto a cui siamo arrivati non ti permetto di
ritrattare!!
-Ma ritrattare
che?? Si può sapere?
-Avanti, non
fare l’ingenua con me.
Bella
continuava a guardarlo con un’espressione beota.
-B.B., non sono
così stupido! E se mi hai provocato in questa maniera senza avere intenzioni serie, sappi che non te la
perdonerò!! Non te la caverai questa volta.
Detto questo,
si alzò di scatto, avvicinandosi.
Prese MoMo in
braccio e lo lanciò sul tappeto, ignorando le sue proteste
miagolate.
Bella fece per
alzarsi a sua volta, ma lui la spinse indietro con la
mano.
Senza pensarci
due volte, le si mise sopra a cavalcioni, costringendola ad appoggiare la testa
allo schienale per guardarlo dritto in faccia.
Le piazzò le
mani da parti opposte della testa e si avvicinò pericolosamente. Senza
interrompere il contatto visivo con lei, cominciò a baciarle la
guancia.
-Andiamo B.B.,
fosse stato solo per il tipo di pasticcini, mi sarei dato del represso e tutto
sarebbe finito lì.
-D-d…represso?
Tipo di pasticcini??
-Cannoncini
alla crema e tortine alla vaniglia!!! Non ti dicono
niente?!
-Eh?
-Ma quante
volte devo dirtelo che nella mia mente ormai c’è radicato questo insano
collegamento??? Tu sei la mia torta alla vaniglia, B.B!!! E non far finta di non
saperlo!
-Ma…oh santo,
le tortine. Tu hai visto le tortine e hai pensato a me? Ma Draco, che c’entra??
E i cannonci-oh!! I cannoncini…Ahahah!! Ma dai!!! Tu SEI un
represso!!!
Draco,
reprimendo l’impulso di strozzare la ragazza che stava ghignandosela di tutta
quella situazione, infilò
nervosamente una mano in tasca ed estrasse un bigliettino tutto stropicciato,
sventolandoglielo sotto al naso.
-Non fare la
santarellina con me! – esclamò, concedendosi un sorrisetto vittorioso alla vista
di Bella che, improvvisamente la smetteva di ridere.
-Che c’è
scritto su quel biglietto?
-Lo
sai.
-No che non lo
so!
Era un bluff.
Draco ne era convinto, però si preparò a declamare il contenuto del biglietto,
schiarendosi la voce.
-“Caro
Draco, spero che tu gradisca questo dolce pensiero. Certo che, se tu venissi
a pranzo da me, diciamo domani, potremmo goderci insieme questo ben di Dio. Ti
va? Potrebbero esserci degli sviluppi interessanti…Ti prego, dì di sì. Mi manchi un sacco, non vedo
l’ora che tu sia qui. Tua,
Bella”.
Beh,
poteva andarmi peggio,
pensò Bella, tirando un sospiro di sollievo.
-Guarda
che non è come pensi.
-Cosa?
-Non
è così incriminatorio quel biglietto!!
-Oh,
sì che lo è! In codice, ma lo è!!
-Sei
un represso!! Un maniaco!!
-Non
sono un maniaco! Ma ho le mie esigenze!
-Draco?
-Che
c’è?
-Ti
senti un cannoncino, piccolo Draco??- sussurrò maliziosamente lei, prima di
sghignazzare senza pudore.
-Io
non mi sento un cannoncino!!! – si spazientì lui. –Devo spiegartelo con un
disegnino, B.B.?? E a pranzo, che leccavi quella-quella…quella dannata crema
davanti al mio naso!! L’hai fatto apposta!! Tu—tu….tu, piccola
insolente!!!
-Tu
sei un malizioso!!! E un perverso!!! Non ti si può neanche mangiare un
cannoncino davanti che subito vai a pensare a me là sotto che ti lec-…ecco, sì,
insomma!!!
Bella
si zittì e Draco rimase silenzioso per qualche istante.
Con
un’espressione seria e concentrata, in netto contrasto con il siparietto appena
svoltosi, disse:
-B.B.?
-Draco?
Lui
le tese la mano, che tremava un po’, forse per
l’imbarazzo.
-Io
voglio fare l’amore con te, Bella. Qui, ora.
Lei
arrossì, ma non distolse lo sguardo dal viso di Draco.
-E
tu?
Chiese,
un po’ meno sicuro di sé.
-Tu
mi vuoi?
Lei
finalmente annuì, allungando la mano e stringendo quella che Draco gli aveva
teso.
Lui la tirò
verso di lui, fino a fare aderire i loro corpi e, senza tanti complimenti,
abbassò il capo e la baciò.
Non un bacio
gentile, ma prepotente, pieno di desiderio.
La lingua di
Draco si fece largo tra le labbra di Bella, costringendola ad assecondare i suoi
movimenti, poi, con un gemito, si allontanò quel tanto da poterla guardare negli
occhi e le sussurrò, per la seconda volta:
-Fammi
strada.
Lei gli strinse
la per mano e cominciò a trascinarlo su per le scale, verso camera
sua.
La camera in
questione era un assoluto disastro, ma i due ragazzi non ci fecero molto caso.
Bella buttò per terra tutti i vestiti che erano ammucchiati sul letto e poi
corse a chiudere la porta dietro Draco.
-Non si sa mai
– mormorò con un mezzo sorriso, iniziando poi a torcersi le mani, già
sudate.
Si voltò verso
di lui e gli andò incontro.
-Draco, io non
l’ho mai…sì, insomma, io sono…ecco…
-Sono il
primo?- le suggerì lui, brusco.
Ma solo per
l’imbarazzo.
La
tensione.
-Sì. E
tu?
-Cosa?
-Tu l’hai già
fatto?
Lui ci pensò un
istante e poi decise di essere sincero.
-No…no. No,
anche per me è la prima volta.
-Bene.
Lui aggrottò le
sopracciglia.
-Come sarebbe a
dire ‘bene’??
-Bene. Sono
contenta che tu non l’abbia fatto con nessun’altra. – cominciò a dire lei
veloce, in modo pratico, togliendosi la maglia e rimanendo in reggiseno di
fronte a lui.
-B.B.?
-Forza! Sei
ancora lì?- esclamò poi, spingendolo verso il letto, sedendosi sopra di lui a
cavalcioni e iniziando a slacciargli la camicia.
Le dita le
tremavano visibilmente.
Lui le bloccò
le mani.
-B.B. Se qui
parliamo di farlo il prima possibile, il primato spetta a me. Datti una
calmata.- le disse, ribaltando la situazione.
-Okay.
-Okay.
Poche parole
sussurrate.
Qualche
gemito.
Mani che
accarezzano e labbra che sfiorano parti del corpo mai
violate.
Un po’ di goffo
imbarazzo.
Un po’ di
paura.
Certo.
Un tocco
diverso e un’emozione forte.
Un lieve
dolore, forse.
Ma nulla di
tragico.
Un piacere
intenso.
Nuovo.
...
-Allora?
-Allora che?
Non vorrai mica un voto, spero.
-No. Quello lo
so già.
-Ma
dai?
-Già.
-E
sarebbe?
-Il massimo,
come sempre.
-Esagerato.
-…
-…
-Beh?
Allora?
-Allora che,
Draco? È stata la prima volta per tutti e due. Che ti aspettavi? Fuoco e
fiamme?
-Io ho fatto
fuoco e fiamme, B.B. – la stuzzicò, pizzicandole il
fianco.
-Sì, una
bestia, un drago! Piantala!
-Certo, un
drago.
Risolino.
-Che
hai?
-Beh,
miglioreremo.
-Oh, sì. Ci
puoi scommettere.
-Ci saranno un
sacco di occasioni.
-Molte,
moltissime occasioni. Milioni di occasioni.
-Esagerato.
-…
-…
-Però è stato
bello.
-Già.
Bella si annotò
mentalmente che forse, per quella volta, Will non sarebbe stato
punito.
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Capitolo 22 *** Scommetti? ***
Capitolo
22
Scommetti?
Sabato
pomeriggio.
Una tragedia
annunciata.
Cheppalle.
Un fischio
decretò la fine di tutto.
-WOOAAAAA!!!!!
-Non è
possibile!!!
-Ci è mancato
tanto così!
-Non è
giusto!
-Evvai!!
-Ha barato!!
L’ha fatto apposta!!
-Bugiardo!!
-Bastardi!
-Puzzoni!
Nel clamore
generale, una voce annunciò:
-INCREDIBILE MA
VERO, SIGNORE E SIGNORI! INSEGNANTI E STUDENTI! GIOVANI - E MENO GIOVANI - MAGHI
E STREGHE DI HOGWARTS!!!! DOPO QUESTA ESTENUANTE PARTITA, RICCA DI COLPI DI
SCENA, DI FALLI E DI ESPULSIONI, PER UN SOFFIO, E DICO, PER UN SOFFIO, CORVONERO BATTE
SERPEVERDE!!!
Boato dagli
spalti nero-blu.
Silenzio di
tomba dalle zone verde-argento. Gli striscioni erano spariti in men che non si
dica. In quella zona le facce da funerale si sprecavano.
Bella si lasciò
cadere pesantemente a sedere.
Tutta la
tribuna Grifondoro – tranne lei - stava festeggiando alla grande, manco avessero vinto loro.
Non andava bene
per niente.
Draco non
l’avrebbe sicuramente digerita presto, tutta quella faccenda. Erano giorni che
le faceva una testa così – certo, quando si accorgeva della sua esistenza, tra
un allenamento di Quidditch e l’altro – sulla partita Corvonero-Serpeverde: ‘la
resa dei conti’ l’aveva chiamata, ‘la punizione con la P maiuscola’, ‘l’umiliazione con
la U maiuscola’ e in
un sacco di altri modi, sempre più fantasiosi.
Certo, non era
colpa sua se si trovava in una squadra di brocchi: nessuno che avesse ancora
capito da che parte si impugnava una scopa.
E sì che s’era
impegnato per farli migliorare. Aveva speso ogni prezioso secondo del suo tempo
libero – cosa che a Bella non era andata giù per niente – in campo con quei
mammalucchi.
Per
perdere.
Contro
Roberts.
I Serpeverde
avevano comunque fatto la loro bella figura, alla fine.
Draco era cento
volte meglio del cercatore dei Corvonero. Era quella la sua certezza, il suo
asso nella manica.
Si sapeva, dopo
Potter – e lui non l’avrebbe mai ammesso – era lui il più
bravo.
Non fosse stato
per quel bolide…
Era davvero
spuntato fuori dal nulla, a momenti gli arrivava dritto in
testa.
Bella si lasciò
sfuggire un gemito.
Non ci voleva
assolutamente.
Era certa –
certissima! – che l’avrebbe purgata lei adesso.
Di sicuro, ma
non al cento per cento…di più.
Dannazione,
dannazione e ultra dannazione.
Cheppalle.
La scuola era
ricominciata da neanche un mese e tutto stava andando a rotoli.
Quando l’avebbe
mai recuperato quel votaccio in Aritmanzia? Quando??
E quando
avrebbe perso il chilo che aveva messo su durante le feste?
Ma soprattutto,
quando – QUANDO – avrebbe potuto sfiorare in pubblico il suo
non-si-sapeva-bene-cosa Draco, senza che questo la scacciasse come una mosca
fastidiosa?
Sciò sciò, le
faceva con la mano.
Cheppalle.
Probabile che
la Luna fosse in
opposizione, oppure Marte era entrato nel suo segno, oppure, oppure…bò: anche
Divinazione era un mistero.
Che
angoscia.
Con il broncio,
si mise a sgranocchiare un paio di noccioline.
Le era anche
spuntato un brufolo sul mento.
Fantastico.
Meraviglioso.
Ma che bella
giornata, ma che bel periodo.
Si sentiva
depressa e non sapeva nemmeno lei il perché.
L’euforia che
aveva caratterizzato la prima parte di quell’anno scolastico era calata un po’
dopo Natale.
In primis Draco
aveva i suoi esami a cui pensare. E ciò significava pochissimo tempo per
sgambettargli attorno in cerca di attenzioni.
In ‘secondis’
le cose tra loro due non è che fossero poi ‘fiorite’.
Tutto stabile.
Tutto indefinito. Tutto un macello.
‘Ma siete
insieme o no?’ le chiedevano le altre ragazze la sera, in dormitorio, quando non
si aveva voglia di dormire.
Ovvero,
sempre.
Mmm…vediamo.
Guarda, parliamone. Cosa intendi tu per ‘state insieme’?
‘Non vi vedo
mai in giro a fare la coppietta felice. Si è dichiarato? Ti ha già detto che ti
ama? Ohhh, Malfoy che dice ‘ti amo’ non riesco proprio a
immaginarmelo’.
Ecco, brava,
neanche io.
Così Bella
glissava le domande rintanandosi in bagno o girandosi dall’altra parte fingendo
un sonno da paura, fuorchè restarsene poi sveglia per ore, con gli occhi
spalancati a fissare il buio.
Draco che
l’amava. Grasse e grosse risate.
A dirla tutta
nemmeno lei sapeva se Amore fosse ciò che provava - e aveva avuto un sacco di
tempo per pensarci - quindi figuriamoci.
Ossessione, poi
affetto, certo. Attrazione fisica, bisogno di vederlo, necessità impellente di
sentire la sua voce. Sogni, sogni, sogni. Tristezza – molta, molta tristezza, e
profonda, profonda - per un suo ‘no’, per un suo voltarsi dall’altra parte, per
un suo decidere di ignorarla. Euforia per un suo sguardo – uno solo- durante la
colazione, per un’occhiolino fatto per caso, un ammiccamento, un mezzo sorriso,
una parola in più, uno sfioramento di gomito non casuale in
biblioteca.
Così finiva per
trascinare se stessa e il suo piumone verso la finestra.
Si appollaiava
lì a fissare il cielo e il lago Nero mescolarsi con la Notte.
Una mattina
l’avevano trovata mezza ibernata, con la testa appoggiata al vetro e i capelli
neri tutti scarmigliati.
A Ginny era
venuto un mezzo infarto.
Cheppalle.
Una folata di
vento gelido le fece venir voglia di infilare tutta la testa sotto al mantello o
di rintanarsi sotto alle coperte, per uscirne solo a primavera
inoltrata.
Ron Weasley,
dietro di lei, stava intonando un improvvisato inno, tutto dedicato alla squadra
di Corvonero.
Una roba del
tipo ‘Edward Roberts ti adoriam, Roberts
Roberts noi ti amiam’.
Un nuovo
successo. Certo, avrebbe potuto proporgli di diventare il nuovo paroliere degli
Sweet Nightmares.
Ginny, forse
spinta da un moto di pietà verso la sua compagna, lo riprese malamente – tra le
risate, comunque:
-Ma non eri tu
che settimana scorsa andavi in giro sbandierando il tuo odio per McBlady e i
suoi compari?
-Ma che
c’entra? E poi Mc Blady neanche fa parte della squadra! È Roberts quello che ha
infilato undici volte – e dico undici! – la pluffa nella porta di quegli
schifosi Serpeverde. Lui sì che è forte! Ehi, Bella! Perché non cambmmph...
-Stai
zitto!!
Sentendosi
chiamata in causa, Bella si voltò svogliatamente, giusto in tempo per vedere
Ginny nel tentativo di soffocare suo fratello con la
sciarpa.
Ma non ci badò,
presa com’era nel seguire con lo sguardo un Draco a dir poco furioso.
Ora stava nel
bel mezzo del campo, a insultare Roberts, trattenuto dai suoi compagni, mentre
quell’altro gli ghignava in faccia.
Bella non provò
nulla di particolare nel vedere quella scena, perlatro non nuova.
Niente
indignazione, niente rabbia, niente di niente.
Cheppalle.
Quando le
squadre si furono ritirate negli spogliatoi, il pubblico cominciò ad abbandonare
gli spalti, ancora parlottando chi della parata di quello, chi della virata
dell’altro e quasi tutti su ‘Malfoy avrebbe afferrato il boccino, non fosse
stato per quel bolide pazzesco!’.
Già.
Non fosse stato
per quel bolide.
Che la sfiga
sia con noi.
Bella rimase a
gironzolare attorno al campo per un po’, poi, dato che nessun biondo Serpeverde
si decideva a uscire dagli spogliatoi, si diresse sconsolata verso il castello,
controllando a intervalli regolari dietro di sé.
Cheppalle.
Si fermò
accanto alle scale nell’atrio, contando i quadri appesi alle pareti per
ingannare il tempo, attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno alle dita
della mano.
Alla fine,
schiacciata da un peso ancora non ben definibile e con un presentimento poco
felice, si tirò stancamente su per le scale, verso il dormitorio, ansiosa di
infilarsi sotto alle coperte, in attesa di scendere a
cena.
-Uff.
Cheppalle.
Ciò che Bella
non sapeva – e che non poteva sapere – era che Draco era l’unico a trovarsi
ancora negli spogliatoi.
Seduto su una
panca, a fissarsi i piedi.
Ancora
semi-interdetto.
Prima della
partita era accaduto un fatto, per così dire, curioso.
Una scommessa,
a dirla tutta.
Una scommessa
tra Draco Malfoy e Edward Roberts.
Una scommessa
come tante.
‘Ma sì’ si era
detto. ‘Non mi batterà mai’.
Si sa, troppa
sicurezza e troppo orgoglio, spingono a commettere errori non facilmente
rimediabili.
Una parola tira
l’altra.
E due mani si
erano strette.
Un patto
sancito.
Un patto
idiota.
Poi i Corvonero
li avevano battuti.
Roberts aveva
vinto.
E adesso, per
tre interi giorni, tre interi e
lunghissimi giorni, quello schifoso avrebbe avuto campo libero con
B.B.
Senza che lui
potesse intervenire in nessun modo.
Non era tanto
il timore che Bella potesse cedere alle avances del Corvonero, a
preoccuparlo.
O meglio. Gli
dava un sacco fastidio, ma…
Bè, se l’era
cercata.
E adesso doveva
starsene zitto e guardare quell’altro deficiente che ci provava con la sua ragazza.
Che ultimamente
si comportava in modo strano, tra l’altro.
Comunque.
Ciò che
veramente lo preoccupava era…meglio non pensarci.
…
Si.era.giocato.B.B.
…
Se Bella fosse
venuta a conoscenza della scommessa, sarebbero stati guai, grossi
guai.
-Oohh. Sono
morto – gemette.
|
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Capitolo 23 *** Slytherin's heart ***
Ciao!!
Scusatemi
veramente.
So che i
capitoli arrivano a singhiozzo, ma tra le scadenze della tesi e il lavoro, gli
ultimi mesi sono stati realmente un delirio. Roba da passare le giornate sul pc,
anche fino alle 2.00 di notte. Angoscia.
Adesso posso
respirare un po’ e quindi ho scritto questo nuovo capitolo di Bella; insieme a
Carmilla1324 ho pubblicato una shottina Draco/Harry (30 seconds to love) e ho in
programma altre shots, già iniziate.
Con calma,
arriverò a fare tutto…
Speriamo ^__^.
Rubo ancora
poche righe per ringraziare tutte le deliziose personcine che seguono la ff e
che hanno commentato gli ultimi capitoli!!!
Grazie mille e
un beso a todos!!
Buona
lettura…capitolo un po’ strano, premetto.
Tess
Capitolo
23
Slytherin’s
heart
Ho un piano.
E un piano
equivale sempre a un inizio. È una gran bella cosa,
no?
-Buon piano ergo buon inizio.
-Eh?
-Niente Pansy,
niente.
Già.
Niente di più
semplice, niente di più logico.
Certo.
La mia mente ha
lavorato febbrilmente, dopo il Quidditch. Non s’è fermata un millesimo di
secondo. Non che di solito non lo faccia, ma stavolta è una situazione
particolarmente delicata.
Non voglio
rogne di nessun tipo.
E a proposito:
partita pessima, anzi, SCHIFOSAMENTE pessima…un evento che gli annali sportivi
di Hogwarts dovranno dimenticare al più presto.
Comunque.
Tornando al
piano, perfetto e infallibile.
Che prevede due
opzioni.
Ecco la prima.
Evitare
totalmente B.B.
Una scelta
precisa, che richiede poche, semplici, essenziali
qualità.
Sangue freddo,
innanzitutto.
E quello, non
mi manca di certo. Chi ha più sangue freddo, più coraggio, più determinazione di
me? Mi rispondo da solo: nessuno.
Poi ci vuole
distacco.
Molto
distacco.
Ma non troppo
distacco.
-Il giusto
distacco, diciamo.
-Draco, mi
preoccupi.
-Ssst.
Pro: eviterò di
assistere, io povero spettatore inerme, alle ridicole avances di Roberts. A cui
B.B. non cederà mai, comunque.
È troppo presa
da me.
Io sono il suo
principe.
Io sono il
magnifico eroe.
Spero.
Contro: l’ansia
mi divorerà le budella, senza contare che B.B. si produrrà in scenate da record
e un muso lungo quanto il campo da Quidditch.
Esiste anche la
seconda opzione, che però è già stata scartata in partenza: diametralmente
opposta.
Stare
appiccicato a Bella, tenendola sotto stretto controllo.
“Vigilanza
costante!”
Chi è che lo
diceva in continuazione?
Ah
sì.
Il pazzo
squinternato.
Vabbè.
Mai farli
incrociare, nemmeno per caso.
Ma un
comportamento del genere - troppo appiccicoso, troppo faticoso - non è da me:
desterei sicuramente grandi
sospetti.
Non mi ci vedo
proprio a farle da guardia del corpo. Che palle.
E ciò
ricondurrebbe a scenate da record e a musi lunghi.
Sono già
stanco…
Che avrà Pansy
da blaterare così tanto? Mmhhh. Fortuna che siamo arrivati in Sala Grande.
- Chi diavolo
ha osato appendere quel ridicolo striscione??
- Bah, lascia
perdere, Draco…i Corvonero sono degli idioti. Domani ne pesteremo
qualcuno.
Un
momento.
Dov’è
Roberts?
Giuro, lo
strozzerei. Ora mi avvento su di lui come un lupo
mannaro.
Parla con San
Potter.
E già qui ci
sarebbe da intavolare una discussione.
E poi se ne sta
seduto vicino a B.B. Gomito a gomito con B.B.
La cui
occupazione al momento è quella di infilzare una pagnotta con la
forchetta.
Con una certa
cattiveria, anche.
Mi ha
visto!
E continua a infilzare la povera
pagnotta.
-Non mi sembra
molto felice di vederti, sai?
-Già, che
Roberts le abbia detto qualcosa?
-Zitti!
D’accordo:
scarto anche la prima opzione.
-Amico.
-Eh?
-Sai che esiste
anche una terza opzione, vero?
Un brivido mi
corre lungo la schiena.
Guardo il
ragazzo che cammina alla mia destra.
Colui che
dovrebbe sostenermi nei momenti difficili.
Ecco a voi
Blaise, il miglior amico che si possa sperare di avere. Gli racconti il problema
che ti affligge e lui si fa una grossa e grassa
risata.
E dopo se ne
esce pure con questa stramaledetta storia della ‘terza
opzione’.
Ovvero:
raccontare tutto a Bella.
Con
sincerità.
Col ‘cuore in
mano’.
Certo.
Sapessi dove
trovarlo ‘sto cuore.
…flashback…
-Grifondoro,
ricordi? Ti perdonerà come al solito.
-Tu non ti
incazzeresti Blaise?
-Che c’entra?
Io sono un ragazzo. Si sa che la psicologia femminile e quella maschile sono
diverse.
…
-E tu, Pansy?
Che ne pensi?
-Non mi
interessano le tue rogne sentimentali con quella…quella…vabbè, quella là,
insomma.
-Ho capito, ma
TU sei una ragazza. Mi perdoneresti?
Un
sorriso.
-Ma Draco,
caro…
Inquietante.
-… certo che
no… una cosa del genere merita tutte le maledizioni
peggiori.
-Ecco!! La
terza opzione non vale un fico secco!
-Però non
badare a me, Draco. Io sono una Serpeverde.
…fine
flashback…
Ormai è chiaro
che i miei amici hanno un’idea tutta strana e distorta dei Grifondoro.
Ma chi l’ha
detto che sono così buoni?
Così MAGNANIMI?
Balle.
L’avete vista
la
McGranitt?
Comunque.
Meglio non farsi prendere dal panico. Io non mi faccio MAI prendere dal
panico.
-Quarta
opzione?
-Non c’è una
quarta opzione, Draco.
Bene.
-Ehi Draco!
Dopo cena andiamo a ricattare un Tassorosso del quarto! Ti unisci a
noi?
-No, ho altro
da fare. Sarà per un’altra volta.
Già.
Infatti ho in
programma di raccogliere tutta la dignità che mi è rimasta, di fiondarmi da
Bella e di condurla in un angolo appartato, per snocciolarle poi tutta la
questione.
Punto per
punto.
Col ‘cuore in
mano’.
Però devo
trovarlo, questo cuore, prima.
Le dirò:
“Guarda B.B., è successa questa cosa con Roberts. Una cosa tra ragazzi.
Innanzitutto non è il caso di prendersela: la colpa è tutta sua. Lui mi ha
provocato. Poche lagne.”
Si offenderà,
mi insulterà…anzi, ci insulteremo - perché io non mi sottometterò mai alla sua
isteria senza rispondere -, litigheremo di certo e poi mi
perdonerà.
Non sa
resistermi.
Non può fare
altro.
Giusto?
Giusto.
-Draco, a che
pensi?
-Fatti
miei.
Magari mi farà
un po’ penare, la tirerà per le lunghe, ma alla fine mi
perdonerà.
E la natura
seguirà il suo corso.
Dopodichè,
basta cazzate. Per quest’anno siamo a quota massima.
Che
poi.
Se non mi
dovesse perdonare.
Chi se ne
frega.
No?
Ho vissuto anni
e anni senza sapere nemmeno che Bella Bothwell calcasse il mio stesso
suolo…vivrò benissimo anche senza di lei.
Anzi, molti
problemi in meno.
È petulante e
fastidiosa.
È disordinata e
fa un sacco di storie per tutto.
È
Grifondoro.
E la sua è una
famiglia strana.
Mmm.
E se poi si
mette con un altro?
No.
No
no.
Non davanti ai
miei occhi.
Ragiona, Draco:
qual è l’opzione migliore?
Uno, due, tre,
uno, due…
-
…tre….
-Eh?
Draco?
-Silenzio, per
la miseria! Lasciatemi ragionare in pace!
-Ma sei stato
tu a parlare!!
-Che diavolo ti
ridi, Blaise?!
-Terza opzione,
Draco?
-Dannazione.
Per forza.
-Te l’avevo
detto: è la meno peggio.
-Si sta
alzando.
Vado.
È a pochi passi
da me.
Le afferro il
braccio.
Lei mi guarda e
mi segue senza fare storie.
Angolo buio e
lontano da occhi e orecchi indiscreti.
Con il ‘cuore
in mano’.
-Senti,
B.B….
E snocciolo la
questione.
Molto
pragmatico e preciso.
Passano i
minuti.
Perfetto.
Fatto.
Ora tocca a
lei.
Comincerà ad
urlare.
Invece
no.
Mi
fissa.
In
silenzio.
-B.B…?
Non così.
Questo non è normale.
Ha lo sguardo
spento, Bella.
Non
s’incazza.
Non fa
niente.
Non l’avevo
calcolato, non era previsto.
Dio, queglio
occhi non me li merito, però.
Che
fa?
Abbassa la
testa, si volta e se ne va.
Si
allontana.
Lentamente,
senza correre.
-Bella?
Non mi
risponde.
E io rimango
qui come un allocco.
Seguirla non mi
servirebbe a nulla, giusto?
Giusto.
Non capisco.
Mi sento come
se mi stessero togliendo il terreno da sotto i piedi.
È così
grave?
Sono
confuso.
-Bella!
La mia mano è
vuota.
Lo è sempre
stata.
Già.
Il cuore è qua.
Qua, dove mi fa
male.
|
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Capitolo 24 *** Si rimugina ***
Eccomi
qua!
Dritta dritta
di ritorno dall’oltretomba!
Grazie a tutti,
sempre e comunque!!
Bacioni,
Tess
Capitolo
24
Si rimugina
Era ormai
pomeriggio inoltrato: il sole era riuscito a fare capolino nel cielo e, piano
piano, il grigio aveva ceduto il posto a un azzurro pallido.
Ciò nonostante
era ancora pieno inverno e Bella Bothwell era una creatura particolarmente
sensibile al gelo.
Non lo amava,
ma non lo odiava neppure.
Solo, non
sopportava il fatto di non poter stare al caldo.
Quel giorno
poi, per vari ed eventuali motivi, il freddo la infastidiva enormemente…cioè,
molto più del solito.
Le dita della
mano destra, impegnate a stringere la piuma per prendere appunti, non ne
volevano sapere di scaldarsi: sembravano essere di
ghiaccio.
I piedi
poi…meglio non parlarne.
Si lasciò
sfuggire uno sbuffo irritato, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del
professore.
Si mosse a
disagio sulla sedia e si perse a fissare la schiena del compagno seduto di
fronte a lei.
Se il suo
chiodo fisso negli ultimi tempi era stato il desiderio, anzi, la necessità di
sapere quanto Draco tenesse veramente a lei, bene, era stata ampiamente
accontentata. E nel peggiore dei modi.
Stramaledetto
vizio dei ragazzi: se non sapevano come impegnare il loro prezioso tempo, cosa
facevano?
Scommettevano.
Ecco a voi la
moda del momento. Li faceva sentire grandi, virili,
potenti.
Ma di solito ti
giochi dei soldi…nel caso più innocente dei dolciumi; in alcuni casi vuoi solo
umiliare il tuo rivale: gli fai fare i tuoi compiti, lo costringi a ingerire
pozioni repellenti, lo spingi ad azioni assurde in
pubblico…
MA NON TI
GIOCHI LA RAGAZZA.
O almeno, non
te la giochi se tieni a
lei.
Ovvio che se
per te la poveretta di turno è solo un peso, un gioco, un passatempo, bè, allora
te la giochi più che volentieri.
Maledetto
Malfoy dal cuore piccolo come un fagiolo e dall’ego grande come l’intero
universo.
Ripensò alla
giornata trascorsa: una tortura.
Roberts aveva
continuamente cercato di attirare la sua attenzione, soprattutto durante la
pausa dell’ora di pranzo. Tutta quell’ostinazione Bella non la capiva proprio.
Come se non si fosse resa conto che il vero obiettivo del ragazzo era colpire
Draco e NON conquistare lei.
L’aveva presa
per un’imbecille?
Oh, ma le
avrebbe cantate anche a lui.
Rimaneva in
attesa dell’occasione propizia per sfogarsi un po’.
E Draco?
Bè, non l’aveva
guardato neppure una volta.
E i suoi
compagni (benedetta la bontà d’animo dei Grifondoro) le avevano fatto scudo
quando lui si era avvicinato per parlarle.
Bella era certa
che presto sarebbe tornato di nuovo alla carica.
‘Un Malfoy non
si arrende mai’.
Un’altra
stupida regola che si era imposto.
Ma Draco non
capiva.
Lei gliel’aveva
letto negli occhi. Si era aspettato di tutto quella mattina, ma non di certo che
lei gli voltasse la schiena e lo lasciasse lì, da solo, in mezzo al
corridoio.
Nemmeno si era
accorto, forse, che l’aveva chiamata ‘Bella’, senza ricorrere a uno dei suoi
stupidi nomignoli.
E lei non si
era fermata, anche se l’incertezza e la punta di panico nella voce di Draco le
avevano procurato uno strano brivido lungo la schiena.
Sapeva bene lei
che Draco era stato convintissimo di vincere. Non l’aveva neppure sfiorato
l’idea di perdere la partita…e la scommessa con Roberts.
Noo. Blasfemia!
Sacrilegio!
Perdere? Non
sia mai!
E quindi?
Giochiamoci la
ragazza per una stupida partita di Quidditch e per un’insana rivalità contro un
avversario.
Scarabocchiò
qualche parola insensata sul foglio di fronte a lei. Giusto per dare al
professore l’impressione di essere attenta alla lezione.
E il pensiero
peggiore per Bella era che se i Serpeverde avessero vinto davvero, lei di quella
scommessa non sarebbe mai venuta a conoscenza.
Mai che andasse
a farsi i conticini con la realtà, il gradasso.
E le aveva
detto tutto con una spavalderia degna di un gran pugno in mezzo al viso: quel
tanto da spezzargli l’osso del naso in mille pezzettini.
Ginny l’aveva
implorata di svegliarsi e le aveva chiesto fino a quando si sarebbe abbassata ad
assecondare le manie di ‘quel cretino snob’.
Ecco, a dirla
tutta, cominciava a chiederselo anche lei.
Maledisse
ancora una volta la gonna dell’uniforme scolastica, troppo corta per coprire
bene le gambe. I capelli invece, lasciati astutamente sciolti sulle spalle,
fungevano da barriera contro gli spifferi freddi che le arrivavano sulla schiena
come pugnalate.
Bella era
arrabbiata, certo.
Aveva una gran
voglia di prenderlo a calci. Davvero. O di farlo prendere a calci, da qualcuno
che potesse veramente fargli male.
Bella era
delusa.
Di lui, certo.
Ma in egual misura di se stessa. Come diavolo aveva fatto a cacciarsi in quella
situazione? Per ridursi a quei livelli ci voleva davvero grande
impegno.
L’unica a
rimetterci per i vizi, i capricci e la cocciutaggine di Draco, era sempre e
inesorabilmente lei.
Sempre a
corrergli dietro come un cagnolino, a esaudire ogni suo desiderio, ad annullarsi
per lui.
Bella aveva un
gran mal di testa.
E poi si
sentiva debole.
Forse un
principio di influenza. Dopo la lezione sarebbe passata in
infermeria.
Troppi
pensieri. Decisamente troppi pensieri.
Lezioni sempre
più impegnative…voti poco più che sufficienti…compiti in grande
abbondanza…Draco…
Un periodaccio,
insomma.
Vedendo che gli
altri stavano tirando fuori il libro, ne seguì l’esempio.
Incominciò a
seguire la lettura del capitolo.
Un raggio di
sole si posò sulla mano sinistra, abbandonata mollemente sul banco. Il lieve calore la distrasse e i
suoi occhi indugiarono per qualche istante sui minuscoli granelli di polvere che
roteavano a mezz’aria.
Sospirò
impercettibilmente, per non attirare l’attenzione dei compagni e del
professore.
Forse quella da
prendere a pugni, in fin dei conti, era proprio lei.
Sapeva dal
principio chi era Draco Malfoy.
Davvero aveva
creduto in qualcosa di diverso?
Davvero aveva
abbassato così tanto la guardia da illudersi, anche solo per un attimo, di
essere ricambiata in egual misura dal ragazzo?
E soprattutto,
da quando era diventata così cieca e idiota da non riuscire ad ammettere nemmeno
a se stessa di essere innamorata di lui?
Persino i sassi
di Hogwarts dovevano essersene accorti.
Il professore
la chiamò e lei fu costretta ad accantonare tutti i pensieri che le affollavano
la mente.
Ci penserò
domani.
***
Il rumore dei
passi echeggiava nei lugubri corridoi, lì nei sotterranei, mentre un paio di
studenti Serpeverde si dirigevano verso il loro
dormitorio.
-Neanche un
parola, capisci? Neanche una stramaledettissima parola! E mi ha ignorato. È da
stamattina che mi ignora. Solo quegli occhi da cane bastonato e morta
lì.
Al ricordo
dello sguardo che Bella gli aveva rivolto quella mattina, Draco si sentì
rivoltare lo stomaco sottosopra e, preso da una foga che nemmeno lui riusciva a
spiegarsi, ricominciò a parlare, stavolta più in fretta, per distrarsi e
cancellare quel ricordo.
-E Roberts poi,
che le ronza attorno come un moscone. Lo schianto, giuro che lo schianto, io
lo…
Blaise alzò gli
occhi al soffitto e si fermò, voltandosi a fronteggiare
l’amico.
-Qual è il
problema?
-Blaise, ho
bisogno di sfogarmi, quindi non mi interrompere. Non mi servono i tuoi soliti
commenti, ok? Non mi interessa cosa pensi di questa storia o di Bella, voglio
solo…
-No, Draco. Non
hai capito. Ti ho chiesto: qual è il problema?
Gli occhi di
Draco erano lame, pronte a tagliarlo in due.
-Non hai
ascoltato una sola parola di quello che ho detto.
-Ti sbagli,
amico. Ho ascoltato, e fin troppo bene.
-E quindi? È
chiaro, no?
-No,
dannazione! No che non lo è!!
Blaise fece un
passo in avanti e spintonò l’amico.
-Ma che
diavolo! Che ti prende?
-Mi prende,
Draco, che non riesco a capire dove diavolo sia finito il mio migliore amico! Da
quando ti tiri tutte queste seghe mentali, eh? Cazzo, Dray. Non ti riconosco
più!
-Io sono sempre
io, Blaise! Dove cazzo vuoi andare a parare? – fu la volta di Draco a spintonare
l’altro.
Non senza
nascondere un certo nervosismo.
Blaise respirò
profondamente una, due volte. Per calmarsi.
-Sei anni di
Hogwarts mi hanno insegnato parecchie cose, Draco. E non parlo di scuola, amico.
Parlo di te.
Draco non
rispose, in attesa che l’altro continuasse.
-Sarò più
esplicito. Il Draco Malfoy che conosco non ha bisogno di chiedere consigli. Fa
quello che vuole, giusto o sbagliato che sia. Il Draco che conosco io se ne
frega altamente di ciò che ha promesso a uno come Roberts! Se Draco non vuole
che Roberts si avvicini a Bella Bothwell, lo maledice, lo affattura, lo
minaccia, lo prende a scarpate nel culo, se necessario, ma non lo fa avvicinare
a Bella Bothwell! Draco Malfoy non si fa mettere i piedi in testa da nessuno,
cazzo! Non ti sei mai inchinato nemmeno a Potter, dico io! Il Draco che conosco
io se ne FREGA di ciò che dice la gente. E alla fine, se il Draco Malfoy che
dico IO vuole Bella Bothwell, cazzo, se la prende!!! E tanti saluti a chi si
mette in mezzo! Chiaro il concetto, amico?
Blaise prese
fiato e si allontanò da Draco: una statua di sale che, improvvisamente, aggrottò
le sopracciglia pensieroso.
Fece un passo,
due.
Si fermò di
nuovo e chinò la testa.
Rimase in
silenzio per qualche istante, poi, le sue spalle furono scosse da un tremito.
Poi da un
altro.
E un altro
ancora.
Draco Malfoy
stava ridendo. Come non faceva più da un pezzo.
Era vero. Era
tutto vero.
Era giunto il momento di tornare ad essere se
stesso. Diavolo...ma dove era stato per tutto quel tempo? Ci era voluta la sfuriata di Blaise per farglielo capire.
Smise di
ridere, raddrizzò le spalle e si diresse velocemente verso il
dormitorio.
Entrò e,
passando di fianco a Blaise, gli diede una pacca sulla
spalla.
Blaise valutò
per un attimo lo sguardo deciso di Draco, l’espressione del viso e il ghigno
disegnato sulle sue labbra.
Bè, forse il
suo sfogo era valso a qualcosa, in fin dei conti.
-Bentornato,
amico!
Draco Malfoy
gli rivolse un cenno di saluto, prima di chiudersi la porta di camera sua alle
spalle.
Doveva
riposare.
L’indomani
sarebbe stata una giornata interessante.
|
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Capitolo 25 *** Il Triangolo...no ***
Bene.
Eccomi qua! Per
farmi perdonare l’ennesima infinita assenza ho scritto un capitolo
lunghino.
In cui Bella
continua la sua nuova vita da zombie
dichiarato.
In cui
conosciamo un po’ meglio Edward Roberts.
In cui Draco
prende di petto la situazione, facendo il piccolo primo passo. Anche se quello
più difficile lo aspetta di certo ‘domani’. ^__-
Buona
lettura!!
A presto e
grazie a todos!
Tess
Capitolo
25
Il
Triangolo…no
LEI.
Tic tac tic
tac.
Alle 5.36 si
svegliò e prese coscienza di sé e di ciò che le stava attorno.
Era ancora
buio. La lieve luce che filtrava dalle finestre, segno che stava albeggiando,
rendeva le sagome appena accennate.
E l’unico
rumore che si sentiva era quello delle lancette della sveglia che, sul comodino,
continuavano a spostarsi regolari, segnando il trascorrere del
tempo.
Alle 5.37 si
voltò dall’altra parte, tornando a sonnecchiare.
Tic tac tic
tac.
Alle 6.38, in
un flash, ricordò brutte cose e fu costretta ad aprire gli occhi, impastati di
sonno.
Brutte, brutte
cose.
Tirò un sospiro
di sollievo e si tranquillizzò, convinta di aver avuto un incubo.
Tic tac tic
tac.
Alle 6.39
realizzò di non aver avuto affatto un incubo.
Rigirandosi nel
letto, sbuffando impercettibilmente, cominciò a pianificare una maniera
convincente per saltare le lezioni.
Tic tac tic
tac.
Alle 7.20
ancora rimuginava. E si rigirava.
E rimuginava,
rigirandosi.
Alle 7.21 si
tirò su a sedere.
Alle 7.23 si
infilò le pantofole, ormai decisa ad alzarsi e affrontare la giornata orrenda
che le si prospettava.
Tic tac tic
tac.
Alle 7.30
ancora non si era decisa a staccare il fondoschiena dal morbido
materasso.
Le costava una
fatica enorme.
L’idea di dover
trascorrere la giornata a scappare da Roberts, a scappare da Draco, a scappare
dalla situazione in cui si trovava, a scappare da tutti quelli che le chiedevano
aggiornamenti, la faceva sentire stanca morta ancor prima di aver imboccato le
scale del dormitorio.
Ed era solo il
secondo giorno di quella tortura.
Benone.
Tic
tac tic tac.
Driiiiin.
Alle 7.35 si
infilò in bagno e ne emerse un quarto d’ora dopo, con le occhiaie più belle che
si fossero mai viste. Di un colorito violaceo in tinta con la moda del momento.
Si vestì
velocemente, in modo da scendere da sola in Sala Grande.
Sperò vivamente
che la giornata finisse in fretta, che nessuno la assillasse di domande e che le
cose non peggiorassero.
Anche se,
peggio di così…
Davvero. Non se
lo sapeva spiegare.
Lo stato di
catalessi e di depressione in cui era caduta. Più che altro si sentiva debole e
fiacca. Non aveva voglia di impegnarsi, di lottare, né di fare alcunché potesse
causarle fatica e stanchezza.
Non aveva fame.
E ciò non era
normale.
Lei, che aveva
sempre schermito e – metaforicamente parlando - guardato dall’alto in basso,
tutti coloro che proclamavano la forza distruttrice dei sentimenti, ora si
trovava infognata in quella situazione.
Io? Ridurmi
così per uno che non mi merita? Mai!
Parole
incoscienti e dettate dall’ingenuità.
Ed era bastato
poco.
Molto
poco.
Forse solo lo
sgretolamento delle illusioni che aveva creato attorno a quella storia. O la
consapevolezza che, forse, da una cotta per l’ideale di un ragazzo, era passata
ad amare un ragazzo in carne e ossa.
Uno che poteva
ferirla. Ferirla bene, a fondo. Anche con una parola. O con un’offesa. O con la
mancanza di rispetto. Per lei e per i suoi sentimenti.
Draco non se ne
rendeva conto. Non ancora, almeno.
Aveva potere
illimitato su di lei. Anche adesso. Sarebbe bastata qualche parola messa lì bene
e lei si sarebbe sciolta come neve al sole. Sarebbe corsa verso di lui
scodinzolando.
Ma lui non
l’aveva capito.
Per lui era
ancora tutto un gioco.
Bella,
trascinandosi giù per le scale, sperò con tutta se stessa che capisse molto in
fretta.
Altrimenti
sarebbe stato troppo tardi per rimediare.
LUI.
Quando Blaise
mise piede nella Sala Comune di Serpeverde, quella mattina, capì subito che
qualcosa di grosso ribolliva nel calderone.
Per così
dire.
Draco se ne
stava comodamente seduto sulla sua poltrona preferita: le gambe accavallate, la
divisa impeccabile, perfetta, il cipiglio severo e arrogante, le mani diafane
appoggiate mollemente sui braccioli.
In bella vista
il grosso anello d’argento della casata Malfoy.
Di fronte a
lui, schierati come tanti soldatini, i giocatori della squadra di Quidditch: dal
portiere all’ultimo dei battitori, passando per i
cacciatori.
Tiger e Goyle,
a braccia conserte, spalleggiavano il loro capo, uno a destra e uno a sinistra,
imponenti come due gorilla. Dal cervello piccolo, ma dall’aspetto poco
rassicurante.
Più a lato,
appoggiati alle pareti, gli irriducibili del settimo anno, quelli che da mesi
attendevano in silenzio un minimo segnale della ‘rinsavita’ di Draco
Malfoy.
-Sembra una
cosa seria… - bisbigliò Pansy, facendolo sobbalzare.
Gli era giunta
alle spalle in silenzio, cogliendolo di sorpresa.
Blaise le
rivolse un cenno impercettibile, un gesto che poteva significare tutto e
niente.
Insieme si
unirono al gruppo di Serpeverde assiepati attorno alla poltrona di Draco e, come
tutti gli altri, tesero le orecchie per sentire ciò che aveva da dire ai
compagni di squadra.
I suoi occhi si
posavano alternativamente su uno e poi sull’altro, sfidandoli silenziosamente a
contraddire le sue parole.
Ma nessuno
pareva intenzionato a farlo.
Non quel
giorno.
Piano piano
la Sala si
andava riempiendo, e gli studenti dei primi anni, curiosi, si fermavano ad
ascoltare e a osservare i più grandi, quelli del quinto, del sesto, del settimo
anno. Tutti convinti dalle parole di Malfoy. Che, forse ispirato da qualche
sogno avuto durante la notte, stava seduto su quella poltrona di pelle nera,
come fosse un trono, a dettare le sue regole.
Pacato, deciso.
Con un tono che non ammetteva repliche.
Si stava
togliendo qualche sassolino dalla scarpa.
Stava mettendo
i puntini sulle i.
Stava
tracciando limiti e ridefinendo posizioni.
Stava dicendo a
chiare lettere: “La mia parola è legge qua dentro”, e nessuno si sarebbe mosso
per protestare: era giusto così.
Qualcuno
annuiva.
I più giovani
sembravano perplessi, riguardo a quel cambiamento
repentino.
Ai ragazzi del
settimo, invece, brillavano gli occhi.
Blaise pensò
che, volenti o nolenti, dopo tutto quello che era successo, tutti sapevano che
Draco, con tutti i suoi pregi e difetti – alcuni dei quali più che evidenti –,
era e restava il loro leader
assoluto.
Al diavolo la
guerra e al diavolo tutto il mondo esterno.
Hogwarts era
tutta un’altra cosa.
Diamine, pensò con
trepidazione, sembra quasi di essere
tornati ai vecchi tempi.
E sorrise
soddisfatto.
Un po’, in
fondo in fondo, era anche merito suo.
L’ALTRO.
Fino al terzo
anno era vissuto nell’ombra.
Un ragazzino
basso e cicciottello, con gli occhiali dalle lenti spesse e la vocina stridula.
Il bersaglio
ideale per gli stronzetti di Hogwarts.
Una preda
troppo succulenta per il Serpeverde D.O.C.
E
certo.
Ne aveva subite
di angherie. Da lui e dalla sua banda di scagnozzi.
Aveva da sempre
provato un’immensa gratitudine per il Cappello Parlante, che aveva scelto per
lui Corvonero. Fosse finito a Tassorosso o, ancor peggio, a Grifondoro, non sarebbe
sopravvissuto per raccontarlo.
Il quarto anno
l’aveva visto letteralmente ‘sbocciare’. Via gli occhiali e i chili di
troppo.
Merito della
crescita e dello sport. Rimaneva solo un po’ di goffaggine, data la sproporzione
tra altezza e corporatura. La nota positiva era che in quel periodo Draco
Malfoy, completamente preso dal Torneo Tremaghi e dallo sfottere Potter,
augurandogli il peggiore dei destini, si era dimenticato di torturarlo come
faceva i primi anni.
Il quinto anno
l’aveva designato come uno dei migliori giocatori della sua squadra di
Quidditch.
E di Draco
Malfoy nessuna traccia sul suo cammino. Troppo impegnato a fare il lecchino
della Umbridge, troppo impegnato a odiare Potter. Viaggiavano ormai su binari
paralleli e distanti.
Il suo successo
era giunto al sesto anno.
Il ragazzino
impaurito e impacciato delle prime classi se ne era definitivamente andato,
lasciando il posto a Edward ‘Ed’ Roberts, attraente, affascinante, sicuro di sé,
atleta perfetto, studente quasi
modello.
Si era quasi
scordato dell’esistenza di Draco Malfoy, una presenza ai margini della sua
vita.
L’inizio del
settimo anno aveva decretato la caduta e lo sgretolamento dei
Serpeverde.
Draco Malfoy
sembrava essere andato in letargo, come un vero serpente. E con lui fuori gioco, la sua Casa era
andata allo sbaraglio.
Edward Roberts
non approvava l’atteggiamento di alcuni suoi compagni, che si erano dati alla
pazza gioia, emulando in tutto e per tutto gli atteggiamenti da sempre
classificati come ‘Serpeverde’: scorrettezze, angherie di ogni tipo, bullismo.
Lui se ne teneva fuori, per la maggior parte del tempo.
Ma quando si
era presentata l’opportunità di denigrare Draco Malfoy, non si era mai tirato
indietro. Non aveva dimenticato il tormento dei primi anni di
scuola.
Poi,
all’improvviso, ecco spuntare questa ragazza, una Grifondoro del sesto anno, a difendere
il bastardo. A difenderlo a spada
tratta. Inconcepibile.
Dopo tutto
quello che Malfoy aveva fatto passare a lui e a tanti altri studenti, non si
meritava di essere difeso.
Non si meritava
di essere accudito, seguito, coccolato,
viziato e IDOLATRATO in quella maniera. Da nessuno. Non da una Grifondoro.
Men che meno da una come Bella Bothwell. Una ragazza acqua e sapone, genuina, buona come lei.
Edward Roberts
non era innamorato di Bella.
Era solo
invidioso e arrabbiato.
Perché Draco
Malfoy non si meritava niente.
Così erano
arrivati a scommettere. E lui aveva vinto, facendo leva sull’arroganza e la
presunzione di Draco. Quella poteva essere la sua occasione per tormentarlo: la
sua rivincita.
Ma le cose non
stavano andando come aveva progettato: Bella ignorava sia lui che Draco e
sembrava spenta, depressa. Ed Roberts provava dispiacere per averla ferita. Ma
se quella era l’unica maniera per allontanarla da Malfoy, allora il gioco valeva
la candela. Lui agiva anche per il bene della ragazza, nonostante lei non lo
capisse.
Ecco perché,
anche per tutto il secondo giorno della scommessa, aveva pressato Bella da
vicino. Senza risultato.
Quella sera,
però, dopo gli allenamenti di Quidditch, Ed Roberts ricevette una sgradita
sorpresa.
Dalla porta
degli spogliatoi, sbucò improvvisamente un nutrito gruppo di studenti.
Non ci mise
molto a classificarli come Serpeverde.
Anche perché in
testa a tutti loro marciava un ragazzo alto, dal pallido volto appuntito, i
capelli lisci, tanto biondi da sembrare bianchi, e dall’espressione
altezzosa.
A pochi passi
di distanza da lui, Draco Malfoy si fermò a fissarlo, uno strano ghigno dipinto
sulle labbra sottili e, per una frazione di secondo soltanto, Edward Roberts fu
convinto di essere tornato indietro negli anni.
I gorilla
Serpeverde circondarono immediatamente il gruppetto Corvonero, isolando Roberts
dai suoi compagni.
-Roberts –
esordì Malfoy con disgusto, assottigliando gli occhi – sì, ora mi ricordo di te.
Non sapevo come ti chiamassi allora, ma ora ho capito chi sei. Hai fatto
parecchi allenamenti eh? Per smaltire tutta quella ciccia,
intendo.
-Che diavolo
vuoi, Malfoy? Abbiamo da fare qui. Siamo tutti stanchi. Non vi è bastata la
batosta dell’altro giorno? – lo aggredì l’altro, facendo un passo avanti. Ma
Goyle e Tiger furono pronti a bloccarlo, uno da una parte e l’altro
dall’altra.
-Non alzerei
tanto la cresta, fossi in te. Comunque, voglio che tu tenga le tue sporche
manacce lontano dalle mie cose, Super-Cicciolo. – sibilò Draco, a pochi
centimetri dal volto furioso di Edward.
-Non osare
chiamarmi mai più così! – esplose.
Malfoy fece
finta di non averlo sentito.
-Tu stai
lontano dalle mie cose,
Super-Cicciolo, e io non ti chiamerò più così. Anzi, farò proprio finta che tu
non esista.
-Abbiamo fatto
una scommessa, Malfoy. E tu hai perso. Quindi non devi
intrometterti.
Draco, con
l’espressione più innocente che gli riuscì, finse di cadere dalle nuvole.
Un borbottio si
alzò dagli altri Corvonero presenti nello spogliatoio.
-Scommessa?Mmm…io
non ricordo nessuna scommessa, Roberts.
Edward lo
guardò con tanto d’occhi. Sembrava pure sincero, il
bastardo.
-Non fare
l’idiota, Malfoy! Hai promesso!
Goyle gli torse
dolorosamente il braccio.
-Ohhh. Tsk tsk.
Roberts, non ci siamo.
-Malfoy!
-Noi non abbiamo fatto nessuna
scommessa.
-Cosa?! Certo
che l’abbiamo fatta! Negli spogliatoi! Prima della
partita!
-Negli
spogliatoi? Mmm. Ragazzi, voi ve la ricordate questa
scommessa?
-No,
capitano.
-No.
-No.
-Nemmeno
io.
Nessuno. Guarda
un po’ che strano.
Roberts passò
in rassegna tutti i Serpeverde.
Draco lo stava
fissando, invece, e pareva parecchio divertito.
-Vedi, Roberts?
I miei compagni non se la ricordano questa scommessa. Te la sarai
sognata.
-I tuoi magari
no, Malfoy, ma i miei se la ricordano eccome!
-Certo che ce
la ricordia-!Ouch! – tentò di dire un Corvonero magrolino e dal naso lungo. Fu
messo a tacere da un pugno nello stomaco ben assestato. Qualcun altro tentò di
ribellarsi, ma venne subito zittito. E non tanto
piacevolmente.
-Davvero,
Roberts? Davvero se la ricordano? – chiese serafico Draco, guardandosi intorno,
come se non fosse successo nulla. Godendosi le facce impaurite che lo
attorniavano.
-Oppure stai
cercando un modo per salvarti la pellaccia, eh? Perché io, onestamente, Roberts, questa
scommessa non la ricordo proprio. E,
bè, se non la ricordo io, vuol dire
che chi afferma il contrario sta raccontando palle. Su di me. E, sai, amico, io non tollero che si raccontino
palle su di me. Come non tollero che qualcuno tocchi le mie
cose.
Edward stava
ribollendo di rabbia. Si guardò alle spalle. I suoi, messi con le spalle al muro
dai Serpeverde, non sembravano tanto convinti di volerla ricordare quella
scommessa.
Affrontare
Malfoy, solo e in letargo, era una cosa.
Affrontare
Malfoy, spalleggiato da tutti i Serpeverde, era un altro paio di
maniche.
Non ne valeva
la pena.
-Che diavolo
vuoi che faccia, Malfoy? Finiamola qui e subito.
-Ma come,
Roberts? Mi togli davvero tutto il divertimento? - Draco sembrava realmente
dispiaciuto come un bambino, ma si vedeva che in realtà stava gongolando. Poi,
cambiando repentinamente espressione, gli si avvicinò ancor di
più.
-Stai lontano
da Bella, Roberts. Non so che strani pensieri affollino la mente bacata che ti
ritrovi, ma lei mi appartiene.
-Lo capirà che
sei un verme dentro e fuori.
Draco
sorrise.
-Ti rode, vero?
Sghignazzò.
-Oh, Roberts,
Roberts…ma lei sa già chi sono.
Davvero non l’hai capito? È così difficile per te da accettare? Lei mi vuole
così come sono – continuò con la sua voce strascicata, tutto d’un tratto
assorto.
Aggrottando le
sopracciglia, decretò:
– Lei mi
accetta così.
Il perché una
come Bella si fosse incaponita per
uno come lui, non era chiaro nemmeno
a Draco. Ma quelli erano misteri insondabili.
Intanto,
durante tutta la giornata trascorsa, Bella aveva continuato a evitarlo come la
peste. Con quella faccia da funerale che lo metteva in agitazione e non lo
faceva dormire bene.
Era ora di
darci un taglio.
Tornò a
concentrarsi sul ragazzo che gli stava di fronte.
Serio come non
mai, ribadì:
-Stai lontano
da lei, Roberts. È l’unica cosa che puoi fare, se vuoi mantenere le ossa
intatte. Non me ne frega niente del resto, fai quello che vuoi. Ma non ti
azzardare ancora a metterti tra me e lei.
Respirò
profondamente, prima di sorridere ancora.
-Non esiste
nessuna scommessa, a quanto pare. E ciò mi autorizza a scagliarti addosso tutti
i malefici che conosco, se tocchi ancora la mia ragazza.
E detto questo,
Draco Malfoy fece la sua uscita trionfale dagli spogliatoi, con il mantello che
svolazzava dietro di lui.
Si sentiva
sollevato e, una volta fuori, respirò a pieni polmoni l’aria
gelida.
Il primo passo
era stato fatto.
-Sei stato
grande, capo!
-Già!
Tutti
entusiasti per quella retata, i suoi compagni.
-E adesso?
Adesso che si fa? – chiese Tiger, trepidante.
Ma Draco non
rispose.
Si limitò ad
alzare lo sguardo, tentando di individuare, tra le innumerevoli torri illuminate
di Hogwarts, quella dei Grifondoro.
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Capitolo 26 *** Hic et nunc ***
Eccomi di
nuovo!!!
Ho aspettato il
tempo giusto (piove, piove…), l’ispirazione giusta ed ecco il risultato, che a
me piace.
Un ringraziamento e un bacione a tutti voi, oh carissimi, che avete la pazienza di aspettare i miei
aggiornamenti!
Buona
lettura!!
Tess
Capitolo
26
Hic
et nunc
La prospettiva
che il terzo giorno della scommessa stesse per volgere al termine, fu la sola
cosa che impedì a Bella di chiudersi nel bagno delle ragazze e gareggiare con
Mirtilla Malcontenta per il pianto più disperato e il viso più pallido.
Non che questo
pensiero l’avesse risparmiata da una notte insonne, né da ore di lezioni
noiosissime spedite direttamente nel dimenticatoio.
Ad ogni modo
Roberts non si era nemmeno avvicinato e di Draco nessuna traccia, fino a quel
momento.
Halleluja.
Anche e
soprattutto perché Bella aveva accuratamente e astutamente evitato ogni
possibile incontro con lui.
In ordine
aveva, per inciso: saltato la colazione – cosa di cui il suo stomaco si era
sonoramente lamentato per ore, girato alla larga dalle aule di Trasfigurazione e
Erbologia – le lezioni di Draco previste per quella mattina, saltato addirittura
anche l’amato pranzo – facendosi tenere da parte e poi recapitare qualcosa
sottobanco da Ginny.
Eccola lì, ora,
durante la pausa pomeridiana, rintanata nella Torre Grifondoro –quando si dice
il coraggio…- a buttar giù un boccone dopo l’altro, accoccolata ai piedi del
letto, con le gambe ripiegate sotto di sé e lo sguardo fisso sulle goccioline di
pioggia, che, scivolando in basso, disegnavano tante piccole scìe sul vetro
della finestra.
Non pensava a
niente in particolare, Bella, e non faceva altro che sospirare, sentendosi
schiacciare da uno strano peso, piazzato a metà dello sterno, che non andava né
su né giù.
Era stata pure
infettata dalla sindrome ‘della lacrima facile’. Una parola sbagliata, un
commento poco gentile, la vista di Draco in lontananza e giù che si aprivano i
rubinetti.
Ginny le aveva
chiaramente fatto intendere che era ora di finirla, altrimenti ci avrebbe
pensato lei a buttar giù Malfoy dalla Torre di Astronomia.
E anche
Roberts, se necessario.
E Bella li
avrebbe seguiti a ruota, se non si fosse decisa a uscire dallo stato catatonico
in cui si ostinava a ‘sopravvivere’.
Fu circa a metà
del suo lauto pasto che la porta
della camera si aprì talmente di scatto da farle rischiare un soffocamento da
cibo, l’ennesimo andato a vuoto, seguito da alcuni passi frettolosi sul tappeto
che copriva il pavimento della stanza.
Bella si
costrinse a non prestare la minima attenzione alla scocciatrice di turno.
Voleva restare
da sola.
Non voleva dare
spiegazioni. Sostanzialmente, non ne aveva di valide.
Così rimase
tranquilla in silenzio, facendo finta di niente, con la speranza che la nuova
arrivata non le facesse troppe domande e se ne andasse in
fretta.
Lasciandola sola.
Ron Weasley
l’aveva ormai bollata come ‘matta da legare quella lì, te lo dico
io’.
Qualcun altro,
a tavola, la guardava con un misto di curiosità e compassione. Sentiva
bisbigliare al suo passaggio.
Che
fastidio.
Nessuno, a
parte pochissime persone fidate, sapeva dell’umiliazione subita, della
‘scommessa’. Quei pochi si ostinavano a dirle che Malfoy andava reciso come un
ramo morto. Che era meglio così.
Non si
capacitavano della calma di Bella, soprattutto. Si sarebbero aspettati fuoco e
scintille da parte sua. Ginny aveva addirittura sperato che fosse la volta buona
per vederla rinsavire e mandare Draco al diavolo.
Non capivano.
Neppure lei si
capiva bene, a dirla tutta.
Sta di fatto
che, di tutte le alternative possibili, quella di mandare Draco al diavolo era
di sicuro l’ultima.
Assolutamente.
Da. Scartare.
Ma era la
soluzione più ovvia.
Solo l’idea,
però, la mandava letteralmente in panico.
Si sentiva
masochista.
E pure questo
la faceva star male. Non voleva essere masochista.
Ma era
masochista.
Non voleva
farsi trattare come un giocattolo.
Ma si faceva
trattare come tale.
Trangugiando
una gran sorsata d’acqua, si maledisse ancora una volta.
Maledisse la
sua debolezza, la sua dipendenza da Draco, la sua non capacità di reagire in un
momento tanto critico.
E, cosa da non
sottovalutare, Bella aveva paura.
Si faceva
schifo da quanto aveva paura.
Ecco perché
evitava Draco: perché sapeva come sarebbe finita. Tutto
lì.
A lui non
fregava granchè di tutta quella storia. E se Bella si fosse dimostrata troppo
lagnosa o fastidiosa, era sicurissima che lui avrebbe perso anche quel minimo
interesse che provava nei suoi confronti.
Quindi cosa
fare?
Starsene
nascosta come un topo di fogna. Ecco.
Risolto tutto?
Neanche per idea.
Aveva anche
accarezzato l’idea di far ingelosire Draco, cedendo alle avances di
Roberts.
Ma quel piano
presentava molte falle.
In primo luogo,
dopo una scommessa del genere, Bella dubitava che Draco potesse essere veramente
geloso di lei.
Magari
infastidito per aver perso, quello sì. D’altronde non faceva altro che
ripeterlo, no?
Non voleva fare
la figura dello zimbello. Odiava letteralmente perdere. Essere umiliato lo
faceva infuriare.
Però umiliare
gli altri, quello sì, invece, che andava bene.
Era la vocetta
irritata dentro di lei che le dava quei suggerimenti di poco
aiuto.
Bella non
poteva permettersi di infuriarsi. Lasciarsi vincere dalla rabbia avrebbe
significato solo due cose, strettamente legate: litigare con Draco, ergo perdere
Draco.
Seconda cosa.
Fare la smorfiosa con Roberts l’avrebbe fatta star male.
Non voleva altri ragazzi. Diamine. Era così
difficile da capire?
Intendiamoci.
Se le loro
strade, la sua e quella di Draco, non si fossero mai materialmente incontrate,
lui sarebbe rimasto solo un sogno.
Un sogno
irrealizzato, un ricordo serbato gelosamente e legato agli anni di
scuola.
Malfoy sarebbe
stato, nel futuro, la fonte del suo sospirare di nostalgia ripensando a
Hogwarts.
Bella aveva già
programmato tutto. La vita va avanti,
dicono.
Ma era successo
il patatrac.
Ora sapeva bene
cosa significava guardarlo negli occhi, accarezzargli i capelli, baciarlo,
averlo tutto per lei.
Bè, quasi
tutto.
Il cuore,
quello le mancava, per esempio.
Trasportata da
queste riflessioni, Bella addentò ferocemente un pezzo di
pane.
Non le fregava
nulla del dopo-Hogwarts, al momento.
Una volta
immersa nella vita vera, se ne sarebbe fatta una ragione. Ognuno per la sua
strada. Mica avrebbe implorato Draco di sposarla e stare per sempre con lei, finchè morte non ci separi. Lei non
implorava. Faceva cazzate e poi se ne pentiva.
Non
scherziamo.
Nemmeno Bella
Bothwell arrivava a tal punto.
MA.
Al momento
calcavano ancora entrambi il suolo di Hogwarts.
E B.B. voleva
stare con Draco.
Fino alla fine
dell’anno, almeno.
Fino al momento
in cui, con il suo mantello nero svolazzante e l’aria altezzosa se ne fosse
andato definitivamente, con il diploma sottobraccio.
Lasciandola
sola a leccarsi le ferite e a fargli ciao-ciao con la
manina.
Che rottura. Ma
mica poteva evitare Draco fino a giugno, no?
Senza contare
che tra un paio di settimane sarebbero dovuti andare al concerto di
Will.
Che rogna
assoluta.
Prese a pugni
il tappeto sotto di lei.
Cosa fare? Cosa
fare?
-Che palle –
sbuffò irritata, prima di addentare nuovamente il panino.
-Complimenti.
Bella si
dimenticò di masticare, mentre il suo cuore perdeva un battito chissà
dove.
Panico.
-Allora è
questo ciò che fai? Il ratto che mangia di soppiatto?
Una risatina
soffocata per la rima non voluta raggelò definitivamente Bella.
Pietrificata.
Zero ossigeno
nei polmoni.
Salivazione
annullata.
-Cazzo –
squittì, odiandosi per il tono della voce.
-Complimenti di
nuovo. Questa volta per la finezza.
Non aveva il
coraggio di voltarsi. Non ce l’aveva proprio. Aveva le allucinazioni sonore? Di
sicuro. Guardò sospettosa il panino che teneva in mano. Un tiro mancino di
Ginny? Una pozione tra le fette di roastbeef?
Udì un paio di
passi attutiti dal morbido tappeto e avvertì un movimento sul materasso del
letto. Qualcuno ci si era sdraiato sopra.
Okay. Non erano
allucinazioni sonore.
E fin
qui.
Sentì qualcosa
sfiorarle i capelli e chiuse gli occhi, trattenendo il
respiro.
La sindrome
della lacrima facile era in agguato, pronta a balzarle
addosso.
Non era pronta. Nel modo più
assoluto.
La cosa che le
stava toccando i capelli, anzi no, le cose – ce n’erano due- calde che le stavano toccando i capelli,
erano scese piano piano fino a catturarle le guance e poi il
mento.
Softly, softly.
Piano
piano.
Il soffio di un
respiro vicino all’orecchio causò contemporaneamente due reazioni: un brivido
lungo la schiena e lo scattare nella sua testolina dell’allarme rosso di
pericolo.
Un allarme che
avrebbe dovuto metterla in guardia, farle capire che era giunto il momento di
muoversi. Ma lei non lo fece.
Non
ancora.
-Bella.
Poi bastò il
suono di quella voce che pronunciava il suo nome per farla scattare. Con un
mugolio di protesta e il respiro affannato, si liberò dalle cose che l’avevano imprigionata e, a
gattoni, si allontanò il più velocemente possibile dal suo letto,
rannicchiandosi sotto alla finestra.
Pessima,
pessima figura. Ma non riusciva a controllarsi.
Non le
interessava capire né perché, né come, ma Draco era lì.
Draco!
Hic et nunc.Qui
e ora.
-Vattene –
riuscì a soffiare.
-No.
-Vattene. Vai
via, vai via!
-No, no,
no!
Se solo
l’avesse guardato, se soltanto avesse incrociato i suoi
occhi…
Poteva
permetterselo, per un secondo.
Lui era lì, a
un passo da lei, inginocchiato di fronte a lei.
E Bella cedette
all’impulso di guardarlo in viso.
I capelli, gli
occhi. Tutto perfetto. Troppo.
-Cavolo…
Un paio di
respiri. Sniff sniff e la diga
cedette.
Bella sapeva
che avrebbe dovuto smetterla subito, sapeva che Draco avrebbe finito per provare
pietà per lei e se ne sarebbe andato.
-Dannazione,
dannazione. È tutto più difficile del…tieni, tieni…- Draco le stava porgendo un
fazzoletto, imbarazzato al limite del possibile.
Bella afferrò
il fazzoletto e lo usò per nascondere il viso, tutto rosso e sfigurato dal
pianto isterico.
Lo usò anche
per soffiarci sonoramente il naso.
Passò qualche
minuto, il silenzio li avvolse e lei ne approfittò per darsi un
contegno.
Bè, per quanto
possibile, almeno.
-Come hai
fatto?
-A fare che? –
chiese lui, sorpreso…cauto. In attesa di un possibile nuovo
cedimento.
-A venire qui,
no? – sbottò lei, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Il tono
lamentoso mise Draco in allarme. Non era capace di assistere a scene di quel
tipo. Una gli era bastata e avanzata…lo mettevano a
disagio.
-Ci sono
questioni più importanti da discutere al momento, ti pare?- l’impazienza e
l’imbarazzo l’avevano portato a usare un tono seccato.
Troppo, forse,
perché lei lo guardò con tanto d’occhi e il labbro
tremulo.
-No! Smettila
di guardarmi così! – sbottò. E, con somma sorpresa della ragazza, si alzò di
scatto, allontanandosi da lei e tornando a sedersi sul letto, fissandola più
arcigno di quanto non volesse.
L’irritazione e
la frustrazione di Bella, aumentate a dismisura dall’irruzione di Draco nella
sua intimità, stavano spingendo per venire allo scoperto.
-No! TU
smettila di guardarmi così! E poi, se dobbiamo finirla qua, vediamo di finirla
in fretta sai?
Parlando sempre
più velocemente, alzando il tono senza rendersene conto, Bella si mise prima in
ginocchio e poi si levò in piedi, per guardarlo dall’alto in
basso.
-Di
cos-
-Non ti
sopporto più! - urlò lei, interrompendolo, senza guardarlo. – Sei u-u-un
arrogante e-e-e presuntuoso, maledetto Serpeverde! Tu, con tutta la tua corte di
idioti al seguito! Roberts! Idiota pure lui! Cosa…vi…fa credere di poter gestire
la mia vita? Io non sono di vostra proprietà!! Chi diavolo - cosa – come -
avete-osato!! E tu? Tu! Anche tu e soprattutto tu! Non ci arrivi? Non ci arrivi,
dannazione? Sono qua, vivo in pratica, aspettando un tuo maledetto cenno! Cazzo!
U-u-un po’ di considerazione! Non mi sembra di chiedere tanto, no? A Natale fai
quella cosa! Vieni a casa mia! A mangiare! Fai tutto così e poi mi—mi metti
all’asta! Se ti do fastidio, basta dirlo, sai? Basta dirlo! E io mi levo dai
piedi! Idiota!!
Tornò a
fissarlo, in attesa che lui prendesse e se ne andasse, sbattendosi la porta alle
spalle e ringraziandola per aver messo fine a quella farsa tra loro due.
-Sei una
stupida, Isabella Bothwell.
Il tono della
voce, così calmo, pacato e intenso di
Draco la bloccò all’inizio della sequela di insulti che avrebbe dovuto - così
almeno Bella si era immaginata la scena - accompagnare Draco Malfoy fuori dalla
stanza e fuori dalla sua vita.
-Stupida
io?
-Sì! Guarda un
po’!! È questo che pensi? Che tu sia un fastidio per me?
-Mi sembra
ovvio, no? – sputò lei acida.
Lui picchiettò
con la mano sul materasso.
-Vieni qui,
Bella.
-No. – rispose
lei, accompagnando il monosillabo con un deciso movimento della
testa.
C’era puzza di
bruciato.
-Vieni qui, ho
detto – le ordinò.
Lei si
costrinse a sederglisi di fianco. Non troppo vicino, però. Ma lui non si
scompose e, senza dire una parola, abbracciandola, la tirò a sé. E senza troppa
gentilezza.
Poi,
prendendole la testa tra le mani, la costrinse a guardarlo. Erano a pochi
centimetri l’uno dall’altra.
-Sei conciata
da far schifo, lo sai? – non potè trattenersi dal dire
lui.
Bella stava già
per tirargli un pugno nello stomaco – davvero! Stava per farlo davvero! – quando
lui la baciò.
Così, senza
preavviso. Con un ardore che poco si adattava alla freddezza e alla crudeltà
delle parole dette poco prima.
Bella pensò, in
modo poco coerente, che le labbra di Draco erano in grado di ucciderla e, un
secondo dopo, di ridarle la vita. Così si aggrappò a lui con tutte le forze che
aveva.
Non doveva
andarsene. Non voleva che se ne andasse. Non voleva
perderlo.
Stai con me.
Ti prego. Stai con
me.
Lui l’allontanò
di scatto, tenendole sempre il viso tra le mani, fissandola
intensamente.
Si leccò le
labbra, come un gatto.
-Ascoltami
bene, perché non ripeterò queste parole. Io sono come sono, Bella. Posso essere
un idiota. Posso essere un bastardo. Un
verme dentro e fuori, come ha detto qualcuno. Posso farti soffrire. Ma so
quello che voglio. E ciò che voglio sei tu.
-Io non sono un
giocattolo, Draco. Posso essere un’ingenua, un’illusa, una stupida Grifondoro
del sesto anno…ma non sono l’ingrediente di una pozione o un premio messo in
palio in una gara di idioti. Da vincere e poi dimenticare. Da usare solo quando
ti fa comodo.
-Hai sentito
quello che ho detto, B.B.? Io ti voglio!
Glielo disse
con una tale intensità da farle tremare le ginocchia.
Ma Bella non
cedette.
Sorrise,
invece, sconsolata. E capì una cosa fondamentale.
-Mi spiace
Draco.
Lui la fissò
senza capire, un’ombra di panico negli occhi.
-Che
cosa?
-Non mi basta.
– spiegò lei, allontanandosi, senza che lui opponesse
resistenza.
-Cosa? Bella,
perché? Non ti basta? Che diavolo significa? – sbottò lui, alzandosi a sua
volta.
Lei, mordendosi
il labbro inferiore, si voltò e, andandogli vicino, gli posò le mani e la
guancia sul petto.
Con il dito
indice – il famoso dito assassino – indicò mesta un punto ben preciso del torace
di Draco, prima di staccarsi nuovamente da lui, in modo da guardarlo negli
occhi.
-Questo è ciò
che voglio…che vorrei…da te. Ma non
credo sia possibile…quindi, sai, credo che, sì, insomma… qualunque cosa sia ciò
che c’è tra di noi…credo sia meglio
finirla qui.
Per qualche
secondo Bella temette di averle solo pensate quelle cose, dato che lui non le
rispondeva.La guardava e basta. Poi, assottigliando gli occhi e piegando la
testa di lato le disse soltanto:
-Curioso.
Curioso.
L’unica cosa che sapeva dire era ‘curioso’? Bella provò l’istinto poco umano e
decoroso di azzannarlo.
-Cosa è
‘curioso’??
La prese per
mano e, senza dire niente, la trascinò lentamente verso il letto. Si sedette,
appoggiandosi allo schienale di legno e se la fece sedere in
grembo.
-Ho avuto una
rivelazione pochi giorni fa. Tre giorni fa, per
l’esattezza.
Bella non
capiva dove stesse andando a parare, ma si decise di assecondarlo. Anche perché
quella posizione le piaceva. E le piaceva anche che Draco le accarezzasse i
capelli. Non la coccolava spesso.
Rarità
preziose, quei momenti.
-La scommessa?
-No. Dopo la
scommessa. Anzi, quando ti ho rivelato la scommessa.
-Eh?
-Tu mi hai
piantato in mezzo al corridoio come un idiota.
-Sì. Te lo
meritavi.
-Io non ne sono
tanto sicuro. Comunque. Non è questo il punto. Il punto è che quando ti ho visto
andare via, ho sentito male qui. Un male tremendo.
Posò l’indice
dove l’aveva posato Bella pochi istanti prima e la guardò,
assorto.
-In quel
momento è stato come se qualcuno infilasse una mano qua dentro e mi strappasse
via qualcosa senza pietà, B.B.
-Ci sei rimasto
male? – chiese lei, con un tono vagamente esultante.
Draco alzò gli
occhi al cielo.
-Secondo te?
-Questo
dovrebbe cambiare qualcosa?
-Certo! Questo
cambia tutto, grande genio!
-Draco, è lì
che uno sente dolore, quando si tratta di sentimenti.
-Io
no.
-Non dire
scemenze.
-Non dico
scemenze. Mai.
-Tutti hanno un
cuore. Persino tu.
-Sì, ma ho
scoperto di averlo soltanto tre giorni fa.
Bella assimilò
quelle parole senza battere ciglio. In silenzio.
-Tu l’hai
risvegliato dal torpore.
-Io?
-Già. E quindi…
posso affermare in tranquillità che…bè, qualunque cosa ci sia qua dentro, è tua
di diritto – concluse bruscamente Draco.
Silenzio.
-Sempre se la
vuoi – aggiunse poi, con lo stesso tono.
-Non capisco.
-Come fai a non
capire?
-Esprimiti
meglio – Bella non era intenzionata a cedere.
-Santo Merlino!
Sei una carogna! Vuoi umiliarmi!
-Non è
questione di umiliazione, Draco! È questione di sincerità e
chiarezza.
Si fissarono in
cagnesco per qualche istante.
-Devo mettermi
a piangere, per costringerti a dirlo?
-Arriveresti
alla tortura?
-Certo.
-Oh, diamine,
d’accordo, allora!
A sorpresa,
invertì le posizioni, spingendo Bella sul materasso e sdraiandolesi praticamente
sopra, bloccandole le braccia ai lati della testa.
-Tu sei la mia
ragazza, Bella. Così ti considero io e così dovranno cominciare a considerarti
tutti gi altri idioti di questa scuola. Non ammetto troppe libertà. Non ammetto
troppe intromissioni negli affari nostri. Non so come tu abbia fatto, ma mi sei
entrata nella testa e in mezzo ai polmoni-
-Nel cuore- lo
corresse subito lei.
-…mmm. Nel
cuore. Fa quasi senso come parola. Comunque – continuò, iniziando a baciarle una
guancia – tu.mi.piaci. Troppo, perché possa fare a meno di te. Non so perché.
Avrei bisogno di uno specialista per indagare a fondo in questa mia malsana
ossessione.
-Quindi noi
stiamo insieme.
-A quanto
pare.
-Qui e
ora.
-Qui e ora, sì.
Dove e quando, sennò?
-Si fa per
dire. Tu sei il mio ragazzo, quindi.
-Bella!
-Devo capire.
Ufficialmente. Se mi chiedono: stai insieme a Malfoy? Io devo rispondere
di..?
-Di sì. Ma chi
te l’ha chiesto? Quel tizio del tuo anno! Non può essere che lui.Giusto? O la
sorella della donnola?
-Smettila!
Comunque, se ti può interessare, tutti me lo chiedono e anche tu mi
piaci.
-Non poteva
essere altrimenti.
-Stupido,
arrogante Serpeverde!
-Ma è per
questo che ti piaccio, no?
Bella ebbe
improvvisamente voglia di cancellare quel ghigno insolente con un pugno. O con
una testata sui denti.
Ma ci pensò
su.
E
nell’indecisione, lo cancellò con un bacio.
|
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Capitolo 27 *** Sonnambuli ***
Gente, eccomi
qua!! Vi annuncio che siamo all’inizio della fine, purtroppo
^__-.
Questo non è un
periodo serenissimo per me, quindi non stupitevi e non abbattetevi se gli
aggiornamenti hanno scadenze da far pietà…mi raccomando!
Rubo un
angoletto per ringraziare tutti coloro che leggono questa storia e soprattutto
gli storici commentatori, oltre che i nuovi: crici_82, Karen_Love, talpy, Jessire, JiuJiu91,
magnifica Malfoy, INFINITY, the fly, _ayly_, Liserc, carmilla1324, Snow :-) :-),
biba, Lys, schumi95, nicodora, drakina, chichetta e tutti gli altri!!!! Grazie
mille!
Buona
lettura! p.s: navigando in rete ho scoperto che esiste una band punk-rock di quattordicenni (credo americani, ma non ne ho la certezza) che si chiama 'Sweetnightmare'...guarda tu i casi della vita!!^__^
Tess
Capitolo
27
Sonnambuli
Il vociare che
li attorniava sembrava proprio non voler cessare.
A niente erano
valse le gomitate ben assestate, né le pedate, né gli sguardi assassini.
Inutile anche
il look più dark e oscuro del solito.
Quasi impossibile da immaginare di per se stesso.
Già era stato
costretto dalle circostanze a una compagnia che avrebbe volentieri evitato, ma
in questo senso ‘il salvabile’ poteva ancora essere ‘salvato’. Infatti, una
volta dentro allo stadio, ‘ognuno per
fatti suoi e chi s’è visto, s’è visto’. Così era stato deciso
all’unanimità.
La folla che li
attorniava da vicino, invece di diradarsi, si espandeva a vista d’occhio. La
coda dietro di loro sembrava aver ormai raggiunto inquietanti dimensioni
chilometriche.
Toccare la
bacchetta ben riposta nelle pieghe del mantello era una tentazione fortissima;
estrarla e fare una strage, altrettanto.
A niente erano
valse le raccomandazioni di B.B.
A lui non
importava che ‘sarai obbligato a
lasciarla nel guardaroba perché non si può assistere con la bacchetta e sei un
maledetto cocciuto ma ti immagini il macello se tutti decidessero di mirare sui
ragazzi e gridare ‘Accio’ contemporaneamente diventerebbero spezzatino vuoi
rendertene conto?’.
L’avessero pure
costretto a lasciarla nel guardaroba: non si sarebbe mosso da Hogwarts senza la
sua bacchetta!
*Flashback*
-E se ci fosse
un agguato lungo la strada?
-Non ci sarà
nessun agguato, te lo assicuro.
-E tu come fai
a saperlo?
-Lo so e
basta.
-Mmm.
-Dobbiamo solo
arrivare allo stadio. Non credo che da qui alla passaporta nel cortile
attenteranno alla tua vita.
-Parli così
perché sei una Grifondoro qualsiasi.
-E
cioè?
-Bè, lo sanno
tutti. Se qualcuno vuole fare fuori un Grifondoro, mica viene a cercare te. È
matematicamente certo che sarà Potter la vittima
predestinata.
-Ma
davvero?
-Certo. Anche
se per una volta potrebbero fare un’eccezione e far fuori la
donnola.
-Non chiamarlo
così. E se volessero far fuori un Serpeverde?
-Secondo te?
Sceglierebbero il simbolo della Casa. L’esempio della perfezione. Nessun
altro.
-Quindi?
-Me!
Ovvio!
-E mi spieghi
perché qualcuno dovrebbe far fuori un Serpeverde proprio oggi?
-La prudenza
non è mai troppa, donna.
-Non osare
rivolgerti a me in quel modo e non chiamarmi ‘donna’.
-Altrimenti?
-Altrimenti
sarò io a farti fuori.
-Ecco, appunto.
Che ti dicevo? Non si sa mai, nella vita.
*Fine
flashback*
Ora Draco aveva
la spiacevole sensazione di trovarsi nel bel mezzo di uno sciame di Folletti
della Cornovaglia impazziti.
I gridolini e
le risatine erano il meno. C’erano parecchie altre cose che lo
sconcertavano.
Innanzitutto
l’abbigliamento della gente.
Deprecabile
oltre ogni limite.
E sì che B.B.
l’aveva avvertito: di eleganza neanche l’ombra.
*Flashback*
-Draco, ehm…ma
sei proprio sicuro di voler venire vestito così?
-Perché? Cosa
c’è che non va? Sono un gruppo dark,
no?
-Sì, bè, certo,
niente da dire sul colore nero, davvero…
-E
allora?
-Draco, giacca
e dolcevita? Morirai di caldo.
-E quindi? Cosa
consiglieresti?
-Bè, magari una
maglietta o una semplice canot-
-Cosa?! Vuoi
scherzare?
-In che
senso?
-Innanzitutto
l’aggettivo ‘semplice’ e il cognome ‘Malfoy’ vivono agli antipodi. E poi siamo a
febbraio, non vorrai che mi prenda un malanno?
-Ossanto-
-Non roteare
gli occhi a quella maniera, sai? E poi non mi vestirò mai come uno dei tuoi
scialbi amichetti Grifondoro.
-Fai come vuoi,
allora. Libero di morire bollito.
*Fine
flashback*
Le ragazze
avevano di certo dimenticato che a febbraio fa freddo. Infatti lì fuori, in coda,
l’aria era leggermente gelida e
pungente.
Ma loro no, non
si scomponevano. Alcune erano quasi
nude. E quel ‘quasi’ non le salvava dalla volgarità. Anzi, se possibile, le
condannava ancora di più. E il bello era che non avevano un bel niente da mettere in mostra. Alcune poi,
erano truccate da far paura. E quelle vestite ancora peggio. Roba da voltarsi
dall’altra parte e non vomitare guardando il cappello di lana variopinto della
Granger. Il che era tutto dire.
E poi, davvero,
alcuni accostamenti di colore quasi salvavano i maglioni dei Weasley. Quasi. Non esageriamo.
All’aprirsi di
un piccolo varco in mezzo alla folla, il suo sguardo venne calamitato da un
gruppo ben compatto di gente: tutte vestite nella stessa maniera, tutte con gli
stessi simboli disegnati sul viso.
-E quelli chi
sono? – chiese a Bella, indicandoglieli.
-Quelli
chi?
-Quelli lì
davanti, vestiti di blu.
-Oh! Quelli
sono i Sonnambuli.
-I che??
-Oh Draco, ma
non sai proprio nulla! – s’intromise Pansy, il cui obiettivo era portarsi avanti
a gomitate, verso l’inizio della fila.
-I Sonnambuli
sono i fans più accaniti della band! Quelli che li seguono dall’inizio e che
semplicemente li adorano. I ragazzi hanno sempre un occhio di riguardo per loro.
Mica si vanno a mescolare con il resto della babbanaglia.
-Dei malati di
mente, insomma.
-Piantala
Blaise! – il ruggito di Pansy zittì anche le ragazze appena davanti a loro, che
si voltarono a fissarli, malamente, come se fino a qual momento non avessero
fatto altro che ciarlare come delle oche.
-Bè? Bisogno? –
le aggredì sempre Pansy, spaventandole. Quelle arrossirono e, velocemente,
tornarono a badare ai fatti propri.
Ronald Weasley
si trovò stranamente a simpatizzare per Zabini, così volle dargli man forte,
estraendo dal cilindro un’altra domanda inutile.
-E perché
blu?
-Perché i
colori della band sono il blu e l’argento, ecco perché.
-E cosa si sono
disegnati sulle guance?- s’intromise Neville, quasi squittendo, allo sguardo di
Malfoy che lo trapassava.
-Il simbolo dei
Sweet Nightmares – spiegò Bella,
mostrando il ciondolo che aveva al collo. Una luna d’argento con incastonate delle pietruzze
blu che andavano a formare due rune: una a forma di saetta e l’altra a forma di
croce storta. La S e la N celtiche: le iniziali, appunto di Sweet Nightmares.
-Le pietre
sono?
-Topazi.
-Wow, è
bellissimo! Niente a che vedere con quelli tarocchi che si vedono in giro… –
esclamò Hermione, rigirandolo tra le mani.
-Dietro c’è
incisa una dedica di suo fratello – spiegò Ginny, che faceva la saputella, dato
che l’aveva già visto un sacco di volte.
Pansy era come
ipnotizzata.
-Ma…è…è
originale!!- esclamò, come se realizzasse solo in quel momento che
la
Grifondoro era DAVVERO la sorella del suo cantante preferito.
Solo i membri della band avevano quel ciondolo. La luna era di un argento
liquido particolare: cambiava forma a seconda delle vere fasi della luna. Con la
luna nuova il ciondolo diventava invisibile.
Essendosi
accorta che le ragazzine davanti si erano voltate a spiare Bella con interesse,
Pansy fece loro capire, senza mezzi termini, che stavano esagerando.
Nessun altro
era ammesso nella cerchia degli amici
temporanei della sorella di Will Bothwell.
Bella notò solo
in quel momento che la
Serpeverde si era tinta di blu alcune ciocche dei capelli e che
sottobraccio teneva un pacco regalo estremamente argento e blu.
Esattamente
come Hermione, che in quel momento si era lanciata a spiegare il significato
delle rune alle altre ragazze, che l’ascoltavano a bocca aperta. Serpeverde o
Grifondoro, la passione a volte è in grado di unire persone che difficilmente,
in altri contesti, si rivolgerebbero anche solo la parola.
-Senti, ma
perché proprio ‘sonnambuli’? Non c’era niente di meglio? - polemizzò ancora
Blaise.
-Bè, non è che
sia stata una cosa pianificata a tavolino– spiegò Bella.
-Già.
-Voi non potete
capire.
-Allora, si dà
il caso che una delle canzoni più famose degli Sweets sia Draught of Living
Death.
-Che per chi è
una capra in Pozioni può essere tradotto in ‘Distillato della Morte Vivente’, un
potentissimo filtro soporifero.
-Grazie per le
delucidazioni inutili, Malfoy. Chi credi che non lo sappia
ormai?
-Secondo te,
Granger? Io qualche nome lo avrei.
Ron tossì
astutamente, scambiando uno cenno d’intesa con l’amico
Harry.
-Comunque – riprese Bella, tirando una
gomitata a Draco – è successo che qualche anno fa, mio fratello, in preda a un
delirio di onnipotenza durante uno dei primi concerti, abbia dedicato questa
canzone a ‘tutti i nostri
sonnambuli là fuori’ e da qui…
-…da lì tutti i
mentecatti hanno deciso di formare una setta con quel nome
ridicolo.
-Zabini, vuoi
morire? – mormorò concitato Ron, con una punta di ammirazione nascosta - Dillo
subito e ci togliamo il pensiero. No, perché nel caso tu non te ne sia accorto,
siamo in mezzo a loro.
-Per una volta
tanto, Blaise, sono a malincuore d’accordo con Weasley. Vuoi morire? Ci penso
io, se vuoi. Basta che tu offenda ancora una volta i miei Sweets – puntualizzò minacciosamente
Pansy.
Delle urla
improvvise interruppero il siparietto.
Avevano aperto
i cancelli.
Tutti insieme
fecero un passo avanti.
Draco tornò a
osservare schifato la folla che li circondava, quando alcune voci attirarono la
sua attenzione.
Dei ragazzi,
dietro di loro, stavano commentando ad alta voce ciò che lui stesso aveva
pensato sulle orde di ragazzine infoiate. Non fece in tempo a sospirare di
sollievo, però. Né a ghignare compiaciuto. Né ad unirsi alla discussione.
I ragazzi
avevano infatti cambiato argomento.
Si erano
lanciati in sermoni di apprezzamento su Will Bothwell ‘così carino in quell’ ultima foto apparsa
sulla Gazzetta, quella in paginone centrale, con i pettorali in bella vista, i
pantaloni in pelle di drago e il mantello. Quella dove ti fa
l’occhiolino’.
Bella, che non
aveva sentito i commenti, notò
invece l’espressione di Draco.
-Tutto
bene?
Lui non rispose
e scosse la testa, dicendosi che forse faceva ancora in tempo a tornare
indietro.
Illuso.
Tanto lo sapeva
che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo.
B.B. lo avrebbe
ucciso sul serio.
Così, tutti
insieme, fecero un altro passo avanti.
|
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Capitolo 28 *** Lo sapevo, io ***
Piano piano sto
riallacciando i rapporti con EFP.
Alla buon’ora,
direte voi.
Speriamo bene.
Sarà, ma oltre
a fattori esterni (il mondo del lavoro oggi mi disgusta non poco, anche se ora
si intravede un po’ di luce), dopo la lettura del settimo libro, ho avuto
qualche difficolà a immaginarmi i personaggi diversamente da come li ha
descritti la Rowling.
Ma ce ne faremo
una ragione.
Ora, invece, vi
lascio alla lettura di quello che sospetto fortemente essere il terz’ultimo
chapter di Bella.
Alla prossima!
Ringrazio come
sempre i fedelissimi e, in particolare coloro che hanno lasciato un segno dopo
il chater 27,
in ordine di apparizione:
Carmi
crici_82
magnifica
Malfoy
_ayly_
SoReLLiNaMaLfoY
(bis!)
Kikkina90
the
fly
Liserc
Capitolo
28
Lo
sapevo, io
Bastò un attimo
e si trovò intrappolato in un turbine di mani e braccia e gambe e teste e
voci.
Bella era di
fronte a lui, anzi, per essere più chiari era diventata ormai un’appendice del
suo corpo. La
Torta avanzava trascinata dalla folla a qualche centimetro da
terra. Un modo come un altro per evitare un incantesimo di
levitazione.
Certo, può
essere considerato tutto molto divertente, se ti piace essere triturato da una
folla di maniaci.
Roba da
pazzi.
Più si
avvicinavano ai cancelli, meno aria entrava nei suoi polmoni. Era anche certo di
essersi trovato a pochi centimetri dal naso di Lenticchia: una visione orrenda,
che l’avrebbe accompagnato negli incubi peggiori per qualche
mese.
Le grida della
gente poi, minacciavano di renderlo sordo a vita.
Si sentiva
accaldato, il sudore gli imperlava la fronte e non aveva alcuna libertà di
movimento.
Peggio di così,
solo un tête-à-tête con una famiglia di
troll.
Nella sua testa
risuonava imperioso un ammonimento: ‘mai più’.
Per ritrarsi a
zaffate di odori mefitici - che avrebbero potuto ucciderlo all’istante –
tuffava, a intervalli regolari, il naso nella macchia d’inchiostro dei capelli
di Bella. Che profumavano, indovinate un po’, di Vaniglia.
Almeno
quello.
Furono
indubbiamente i trenta minuti più lunghi della sua vita. Insieme all’esame di
Trasfigurazione sostenuto durante i G.U.F.O del quinto anno. In un attimo
riaffiorarono alla mente memorie di figuracce e umiliazioni da
dimenticare.
Ma ormai erano
prossimi ai cancelli, il supplizio stava per finire…un attimo ancora…un passetto
alla volta…un piede pestato là…uno spintone là…
Le grate
d’entrata gli ricordavano tanto quelle delle segrete nei sotterranei di casa.
Che nostalgia.
Estrasse il
biglietto, fortunatamente dotato di ogni tipo di incantesimo
anti-deterioramento. Rifilò soddisfatto una gomitata alla gnoma che gli premeva
il fianco da un bel po’, riuscendo a infilare una mano in tasca e a estrarla
ancora integra, senza falangi mancanti.
Stava già
pregustando l’idea di tornare a respirare ossigeno, ma…
ZAC!
Accadde tutto
in un lampo.
Un momento
stava dietro a Bella, quello dopo era invece stato afferrato da una forza
invisibile ed estratto a forza dalla coda.
I tizi a
guardia degli ingressi lo avevano ‘gentilmente’ placcato. Volevano la sua
bacchetta! Accidentaccio. Tentò il tutto per tutto, ma a nulla valsero le sue
minacce e le occhiate malevole. Dopo la rassicurazione che all’uscita l’avrebbe
ritrovata così com’era, fu costretto a cedere il prezioso oggetto, seppur a
malincuore.
Si sistemò
altezzosamente il mantello, si guardò intorno e si preparò a sopportare
stoicamente i ‘te l’avevo detto’ che lo avrebbero perseguitato per chissà
quanto.
Ma ormai era
troppo tardi.
Il danno era
stato fatto: degli altri nessuna traccia.
-Porc..
Dopo un attimo
di disorientamento, imprecando a mezzavoce, si tuffò nel mare argento e blu,
alla ricerca di Bella.
Ron, forte
della sua altezza, era riuscito ad individuare un passaggio sicuro in mezzo alla
folla. Come una catena umana, si erano dunque spinti tutti in avanti ma, nel
momento in cui Bella aveva allungato la mano dietro di sé, aveva afferrato
solamente la pancia enorme di un tipo dalla faccia tutta brufolosa, che le aveva
regalato un sorriso smagliante.
Con uno sguardo
raggelante lei gli aveva calmato i bollenti spiriti. Il tipo aveva veramente
creduto di aver fatto colpo.
Tutto ciò
passava comunque in secondo piano, dal momento che i suoi occhi non riuscivano a
captare da nessuna parte una zazzera biondo platino e un cipiglio offeso, né le
sue orecchie udivano esclamazioni di disgusto o
imprecazioni.
Dove s’era
cacciato Draco? Ginny l’afferrò per il gomito, trascinandola via, onde evitare
di bloccare il flusso di gente.
-Non c’è
più!
-Cosa?
-Draco! Non c’è
più!!
Ma Ginny, per
nulla allarmata dalla notizia, la condusse senza alcuna pietà all’interno dello
stadio, verso il palco.
Dove si era
fermato? L’aveva avuto sempre dietro…giusto pochi minuti prima l’aveva sentito
inveire contro qualcuno. Guarda caso.
La gente era
veramente troppa...e tutti avevano fretta di piazzarsi nei posti migliori. Se
almeno avesse avuto con sé la bacchetta avrebbe potuto
localizz-
La bacchetta.
Certo.
La
stramaledetta bacchetta che Draco non aveva voluto lasciare al
castello.
La
preoccupazione per lui svanì così rapidamente come era nata, trasformandosi in
qualcosa di simile all’ istinto omicida.
-Te lo dico io
cos’è successo! All’entrata l’han bloccato per sequestrargli la bacchetta! Ma
che necessità aveva, dico io, di trascinarsela dietro? Mai che mi stia a
sentire, comunque. Lui e il suo maledetto vizio di non darmi retta. Perché
quello che dice Bella sono tutte scemate, vero? E allora gli sta bene! Spero che
sia stato inghiottito da qualche buco nero, da qualche pozzo senza fondo. O che
un troll se lo sia mangiato. Lui, la sua bacchetta e i mille maglioni che si è
messo. Idiota che non è altro…Lo sapevo, io.
-L’ho sempre
detto che è un idiota…- incalzò la dose Ron, solo per beccarsi una gomitata nel
fianco da sua sorella.
-Ma che ho
detto?!
Bella non li
stava nemmeno a sentire, tanto era impegnata ad alzarsi sulla punta dei piedi
per avvistare Draco. Niente.
Non che in
punta di piedi Bella raggiungesse altezze vertiginose…
In compenso
aveva visto Roberts, poco più in là, che la fissava in cagnesco. Alla fine ce
l’aveva fatta, a recuperare i biglietti.
-Senti,
Bothwell, mi sembra che Draco sia grande abbastanza per cavarsela anche da
sol…oh! La scaletta! La scaletta! Là in alto!- urò a un certo punto Pansy, per
nulla angosciata dall’assenza dell’amico.
-Dove?
Dov’è?
-Là in alto
Granger! Alza gli occhi!
-La scaletta?
Cosa diamin- - stava intanto chiedendo perplesso Ron a
Hermione.
-La lista delle
canzoni, Ron!
E sospesa
nell’aria, infatti, a chiare lettere dorate stava veramente scorrendo la
scaletta dei pezzi.
-La so! La so!
La so!...
-Questa, certo,
non potevano non metterla…
-So pure
quella…
Le ragazze
erano tutte prese ad analizzare metodicamente ogni titolo, commentando ogni
scelta, da vere esperte quali erano.
Pansy, cautamente, si era però allontanata dalle due Grifondoro. La tregua era
ancora in vigore, certo, ma senza esagerare.
I ragazzi,
invece, non facevano altro che lanciarsi occhiate a metà tra il rassegnato e il
condiscendente.
Anche se, a
dirla tutta, cominciavano anche loro a farsi prendere dall’eccitazione. Dopo
tutto, meglio passare la serata lì a divertirsi che a
scuola.
Di Draco,
intanto, ancora nessuna traccia.
-Lo sapevo, io. Uffa. Sapevo che non poteva andare
tutto liscio. – borbottava intanto Bella a mezzavoce, tentando di cogliere un
guizzo giallo tra la folla.
-Quella non
l’ho mai sentita.
-Già! Deve
essere nuova.
-Quale?
-L’ultima.
-Già…Bella?
-Cosa?
I suoi amici la
gurdavano in attesa di una risposta.
-Che
c’è?
-La canzone.
Non me l’avevi detto!
-Ginny, non vi
stavo ascoltando, ovviamente. Quale canzone? Cosa non ti ho
detto?
-L’ultima della
scaletta!
-E io come
faccio a saperlo? Sarà una nuova, mica mi tiene informata su ogni verso che
scrive, quello là.
-Ma questa non
puoi non saperla! Eccola…là in alto, subito dopo ‘Riding the Hyppogriff with
you’!
Bella, seppur
controvoglia, alzò lo sguardo, giusto in tempo per leggere il titolo della
canzone incriminata.
-Ma non può
averlo fatto veramente…
Le lettere
dorate, però, non lasciavano spazio a dubbi.
-Non può!!
Nessuno le
rispose e il buonumore con cui era uscita dal castello scese ai minimi
storici.
-Lo sapevo, io.- borbottò, ancora
incredula.
E mentre la
scaletta continuava a scorrere sospesa a mezz’aria, Bella cominciò serenamente a
pianificare due morti.
Più o
meno
accidentali.
|
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Capitolo 29 *** It was a cold December... ***
Non ci
crederete, ma sono ancora viva.
Completamente
annientata dal lavoro, ma viva.
Questo chapter
mi balla sul pc da secoli, direi che è ora di pubblicarlo.
Sono
irrecuperabile.
Ma abbiate
fiducia: lenta, senza scadenze, ma torno sempre.
Thanx
again to all of you! Especially to:
pikkola_punk
cherie
lily
_ayly_,
Kikkina90
the
fly
carmilla1324
(yeee…un piccolo passo per me…)
crici_82
JiuJiu91
gothika85,
talpy
magnifica
Malfoy
Capitolo
29
It was a cold December
e
1997 f
Un
corno.
‘Meravigliosa serata’ un
corno.
Bella si guardò
attorno per l’ennesima volta con aria sconsolata. Quasi non si accorgeva più
delle gomitate nello stomaco, tanta era grande la sua frustrazione. Prima la
separazione, poi il titolo della canzone…uno schifo.
Un appuntamento
con Draco.
La prima vera
uscita ufficiale in coppia, “io e te, tu ed io”- più qualche centinaio di persone.
E quel cretino?
Sparito.
Cocciuto,
stupido idiota d’un Malfoy.
E sì che
l’aveva aspettata tanto quella serata. Dopo gli ultimi avvenimenti, si era
talmente calata nella parte della fidanzatina, che aveva rimosso giusto due o
tre cosine: gli anni perduti, le occasioni mancate, le speranze vane, i sogni
infranti.
La batosta del
terzo anno, ad esempio, che l’aveva vista piagnucolare una settimana intera
sotto al piumone e nascosta dietro alle tende del baldacchino. Con la paura di
farsi scoprire, povera e ingenua Bella, ferita da una cotta incerta e stupide
fantasie da tredicenne.
Era stata
prorpio un’idiota, ma tutto aveva congiurato contro di lei e non aveva colpa se
il suo cervellino aveva piano piano elaborato un’idea. Non un’ideuzza qualsiasi,
no, no. Una di quelle brillanti, geniali, una di quelle che ti fanno esclamare
‘o la va o la spacca!’. Miste a quel tocco di follia che ti fa camminare sul
filo del rasoio: una piccola deviazione, un particolare fuori posto o, più
semplicemente, il destino avverso, e tutto ti si ritorce contro.
In definitiva:
ciò che era successo alla nostra Bella.
Ecco, forse
quello era stato il momento della suprema delusione; il momento in cui aveva
distintamente udito un crack nel petto; il momento in cui ci aveva messo una
pietra sopra.
Alla speranza
di conquista.
Non alla cotta.
Quella era
sopravvissuta, alimentandosi delle idiozie sul Principe Azzurro e sul ‘vissero
tutti felici e contenti’. Più che una pietra sopra, per quella, le sarebbe servita una pietra in
testa. Dritta in fronte, lanciata alla velocità di un
Bolide.
Lì, di fronte al
palco di quello che doveva essere il loro primo concerto insieme, la delusione
che provava la riportò indietro di qualche anno e, quasi fosse sotto l’effetto
di una Giratempo, si trovò a ricordare - non senza un masochista filo di
nostalgia - ogni minimo particolare di quel lontano pomeriggio di dicembre.
…
Un gelido e
ventoso pomeriggio di fine
dicembre…
e
1994 f
Il vento
scuoteva con forza gli alberi spogli e i loro rami danzavano, ondeggiando, tutti
nella stessa direzione.
Prima di
qua
poi di
là
ancora di qua
e di nuovo di
là.
Il fumo che si
alzava comignoli delle poche case veniva catturato e disperso ancor prima di
aver abbandonato i tetti, e le strade erano ricoperte di fanghiglia, pozzanghere
e cumuli di neve ammassati vicino ai muri. L’aria era gelida, carica di umidità,
e il cielo, invaso da minacciose nubi, non prometteva nulla di
buono.
Con gli occhi
ben piantati a terra, decisa a non inciampare né scivolare, né… - qualsiasi altra azione che avesse potuto procurarle
dei lividi sul sedere - Bella si stringeva nel caldo mantello di
lana, con la sciarpa tirata fin sopra il naso, paonazzo comunque per il gran
freddo. La mano destra, avvolta in un guanto rosso e ben nascosta in una delle
tasche, stringeva il foglio di pergamena ripiegato che, da qualche tempo a
quella parte, era diventato il protagonista assoluto di tutti i suoi pensieri.
Era
ufficialmente uscita di senno.
E la parte
peggiore era la seguente: da sciagurata quel era se ne rendeva perfettamente
conto. Era perfettamente cosciente di star architettando la sua più grande,
completa e straordinariamente umiliante figuraccia.
Ma non poteva
farci assolutamente nulla.
Da parecchi
giorni non riusciva a concentrarsi - non che fosse mai stata una delle sue
qualità migliori: passava ore a fantasticare, rimuginare e pianificare chissà
quali miracolosi e mirabolanti risvolti della sua patetica vita.
Proprio come in
quel momento.
Le suole dei
suoi stivaletti sull’acciottolato semi ghiacciato risultavano pericolosi quanto
una bacchetta puntata in pieno petto, tanto era rischioso camminarci sopra senza
prestarci troppa attenzione.
Proprio una
situazione alla Bella Bothwell.
Tutta colpa del
Torneo Tremaghi. Niente di meno. Anzi, a voler essere più precisi, tutta colpa del Ballo del Ceppo.
Quando qualche
settimana prima, e più precisamente il 30 ottobre, erano giunte ad Hogwarts le
delegazioni di studenti da Durmstrang e Beauxbatons, le uniche note positive
erano state, in ordine di importanza: l’aver terminato le lezioni con mezz’ora
di anticipo e il sontuoso Banchetto di Benvenuto duanate il quale si era
strafogata di stracotto alla gallese (con conseguenze poco piacevoli per il suo
povero stomaco, rimasto sottosopra l’intera notte a seguire).
Anche l’ultima
settimana di ottobre era stata terrificante: Gazza, impazzito del tutto, l’aveva
assalita più e più volte nei corridoi, a causa della sua mania di rientrare da
Erbologia o dalle Guferia lorda di terra o fango (a seconda del tempo). Tutti a
pulire, tutti diventati maniaci dell’ordine, compresi gli elfi domestici. Non
più un granello di polvere né una ragnatela né un’armatura dalle giunture
cigolanti: una tristezza infinita, insomma.
Tutti ormai non
parlavano d’altro: “il Torneo di qua”, “il Torneo di là”.
A dirla tutta,
a Bella del Torneo non fregava proprio nulla. Suo fratello invece, se solo non
si fosse già diplomato, ci avrebbe provato, a partecipare.
L’ idiota.
Rischiare la
vita per che cosa? Lo sapevano tutti che era pericolosissimo. E infatti, come
aveva letto in Storia della Magia,
nel 1972 pure i Presidi erano rimasti feriti dopo lo scontro con un
Bailisco. Non c’era da scherzare: la gloria eterna poteva pure andare a farsi
friggere.
Ma.
C’era sempre un
‘ma’. E questo ‘ma’ in particolare riguardava un discorsetto con cui
la
McGranitt aveva concluso una delle sue ‘interessantissime’
lezioni (durante la quale Bella aveva tentato inutilmente di trasformare un
pipistrello in una farfalla, riuscendo ad ottenere solamente una specie di
farfarello o pipifalla, a piacere. Una creatura a
metà: buffa, ma senza uno scopo nella vita, povera).
“Si avvicina il
Ballo del Ceppo e bla bla bla, opportunità di socializzare e bla bla, ballo
aperto solo a quelli dal quarto anno in su bla bla…- anche se potete invitare una studentessa più
giovane, se volete…”
BAM.
L’inizio della
fine.
Ecco
l’occasione che stava aspettando! Una situazione diversa dal solito. Cosa poteva
esserci di più romantico di un ballo per riuscire là dove aveva sempre fallito?
O, più precisamente, là dove non aveva mai osato arrivare?
…
Draco Malfoy
non l’avrebbe mai invitata. Su quello, non ci pioveva. Non era nemmeno al
corrente della sua esistenza.
…
Avrebbe
sicuramente invitato la Parkinson.
Certo.
…
E quindi? Non
per questo ci avrebbe rinunciato. Potevano bastare poche cose: il vestito
giusto, il sorriso giusto, il posto giusto, la situazione
giusta…
Molte cose
giuste, insomma. Forse troppe.
Ma
no…
Calì le aveva
letto la mano, pochi giorni prima: Venere era nel suo segno.
Poteva farcela:
il sogno che si realizzava.
Per poco non si
era messa a sghignazzare in faccia alla McGranitt.
Ed eccola ora,
piccola e coraggiosa Bella, incurante delle gelide folate di vento, avventurarsi
lungo il sentiero che da Hogsmeade portava a Hogwarts, con il tasca il biglietto
che le avrebbe aperto le porte della felicità.
Ginny aveva
fatto in modo che Thomas, un Corvonero del quarto anno – non uno dei ragazzi più
popolari della sua Casa, anzi… - amico di Neville, la invitasse al Ballo
del Ceppo.
Era tutto
scritto lì: inchiostro nero su pergamena. Un biglietto che si portava dietro da
due settimane almeno: non lo abbandonava mai.
Era già il 24
di dicembre. Mancava pochissimo al Ballo del Ceppo e Bella aveva molte cose a
cui pensare, mentre tornava verso Hogwarts, i capelli scompigliati dal vento, il
naso paonazzo e il cuore gonfio di rosee aspettative.
…
Erano invece da
poco passate le dieci quando, senza dire niente a nessuno, era sgusciata fuori
dalla Sala Grande, dirigendosi lentamente verso la Torre dei Grifondoro, gli occhi bassi e
il cuore pesante.
Poche ore
avevano cambiato tutto.
Tutto.
Bella Bothwell
se ne tornava da dove era venuta.
Tanto, chi si
sarebbe accorto della sua assenza?
La Sala
Comune era deserta e
molto silenziosa.
Sovrappensiero,
si era fermata sulle scale che portavano al dormitorio delle ragazze, a fissare
la neve che cadeva lenta a ricoprire tutto quanto, fuori dalle finestrelle. Il
vento si era placato. Si sentiva vuota, senza scopo né una meta.
Un po’ come un
farfarello.
O una
pipifalla.
A
piacere.
Con quei
pensieri che le vorticavano in testa, più triste che mai, si era poi trascinata
in camera da letto, scivolando silenziosa come un fantasma.
Era una gelida
sera di fine dicembre, e Bella si era infilata sotto al suo piumone, decisa a
non uscirne mai più.
e
Back to 1997 f
Draco era
seriamente deciso a porre fine alla sua esistenza.
Prima che il
caldo, la folla… o Bella potessero anticiparlo.
Non sia mai che
un Malfoy muoia senza il proprio consenso.
La situazione
era grave.
Molto
grave.
Camminava,
camminava e non arrivava da nessuna parte.
A destra? A
sinistra? Sottoterra?
Perché era così
grande quel maledetto posto?
E perché
parlavano tutti insieme?
Sudava e gli
girava la testa.
Un
delirio.
…
Poi,
d’improvviso, una voce.
-Drrrrrraaaaaco,
caro!
Oh
Merlino.
La salvezza o
il colpo di grazia finale?
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Capitolo 30 *** Draco's lessons ***
Dunque.
In
ordine.
Sono
risorta dalla mia
cripta.
Ho
fatto pace con Bella.
Posto
un capitolo nuovo,
senza pretese, per riallacciare i rapporti con la mia cara fan fiction
(odo suono
di campane in lontananza).
Son
quasi commossa.
Tess
Capitolo
30
Draco’s
lessons
Lesson
number one: mai distogliere
l’attenzione dal nemico, potresti trovarti del fango sul naso
La
situazione non poteva purtroppo che essere descritta con tre semplici
aggettivi.
Imbarazzante.
Indecorosa.
Inaudita.
Le
tre ‘I’ che mal si addicevano ad accompagnare la
sua persona e che solo una
catastrofe poteva meritare, tutte in un colpo solo.
Il
primo istinto era stato quello di voltarsi e fuggire a gambe levate, ma
lei era
stata indubbiamente più veloce. Senza pensarci due volte lo
aveva accalappiato
in un abbraccio, tentando di soffocarlo, presumibilmente.
Cominciava
a credere che ci fosse un complotto dietro a tutta quella storia, sin
dal
principio. Un complotto per screditarlo di fronte al resto del mondo e
soprattutto
farlo ricoverare volontariamente al
St. Mungo o consegnarsi ai Dissennatori.
Con
il viso affondato in una massa di capelli che gli solleticavano le
narici e
nascondevano così la sua espressione inorridita, Draco
Malfoy desiderò con
tutte le sue forze di trovarsi a chilometri, chilometri e chilometri da
lì.
La
colpevole invece, dopo essersi presa tutto il tempo del mondo per, in
ordine,
stritolargli
il costato,
sgualcirgli
il maglione
farlo
sentire un perfetto imbecille,
parve
infine soddisfatta del suo crimine e, con un ultimo sospiro, lo
liberò dalla
morsa che erano le sue braccia.
Mentre
tentava di riguadagnare la sua dignità – ormai
persa in qualche oscuro momento
della sua vita – e si lanciava occhiate furtive attorno,
meditando di
affatturare tutti coloro che avevano assistito allo scempio della sua
persona, una
pacca sulla schiena lo colpì a tradimento e gli fece perdere
l’equilibrio.
Grande
Barba di Merlino.
Lesson
number two: le fantasticherie
non si addicono a Draco Malfoy, la
sua
sanità mentale potrebbe non reggere il colpo
In
che mondo misterioso viviamo: Bella svaniva nel nulla – o
meglio, se la faceva
scappare da sotto il nobile naso - ma, in compenso, sbucavano da
chissà dove
quei babbanofili dei suoi genitori.
Che
si divertivano ad attentare alla sua preziosa vita.
Una
coppia talmente bizzarra da far rabbrividire generazioni e generazioni
di
Malfoy.
L’improvvisa
immagine delle due famiglie nella stessa stanza lo fulminò
così, su due piedi,
o meglio, in ginocchio. Già era difficile convincersi che
appartenessero allo
stesso mondo...figuriamoci condividere lo spazio tra quattro mura!
Sull’onda
del bizzarro pensiero, con la fantasia ormai a briglie sciolte,
provò ad figurarsi
sua madre e la donna che aveva di fronte una di fianco
all’altra, sedute nello
stesso salottino per l’ora del te.
Un
dolcetto Narcissa?
…
Per
poco non si lasciò sfuggire una risata isterica.
Bè,
in tutta franchezza, forse sarebbe stato più realistico
pensare a Lucius –
imprigionato ad Azkaban con l’accusa
di
essere un Mangiamorte - e
Bothwell
Senior – Auror di non si sapeva bene che livello –
mentre discorrevano in tutta
tranquillità di politica e di quidditch, davanti a una
bottiglia di Whisky
Incendiario.
Un
brivido gli corse lungo la schiena e la risata isterica di un attimo
prima morì
sul nascere, mentre il Signor B., che
l’aveva mandato quasi disteso a terra, lo aiutava a rialzarsi.
Lesson
numer three: non fare una
domanda se non vuoi davvero sapere la risposta
-Tesoro,
visto chi abbiamo qui? Oh, caro, ti senti bene? Sei un po’
palliduccio? Edgar
caro, aiutalo, ecco, così.
Il
maglioncino nero dal collo alto che tanto aveva insistito ad indossare,
il
maglioncino così alla moda, così di classe,
cominciò a prudere in modo
fastidioso, mentre la signora gli riaggiustava il mantello come
una…come una,
bè, una mamma.
Di
male in peggio. Di male in peggio.
Aveva dimenticato – o
più semplicemente rimosso –
quanto potesse risultare stravagante la signora B.B. Quella sera si era
premurata di rendere la propria acconciatura, se possibile, ancor
più bizzarra
del solito. Per non parlare dell’abbigliamento: un misto di
varie epoche e
stili che sua madre Narcissa avrebbe giudicato estremamente
sconveniente in
ogni occasione. Il continuo tendere ad accostare e confrontare le due
donne rischiava
di diventare una pessima abitudine.
E
ora se ne stavano lì, due paia d’occhi molto
curiosi, a fissarlo, in attesa di
qualcosa…una qualche reazione, forse? Il suo intorpidimento
mentale cominciava
a destare preoccupazione?
-Drrraco, tesoro, che piacere incontrarti
qui! Vero, Edgar, caro?
-Eh…oh…ehm,
sì certo. Signor Bothwell, signora…buonasera
– disse, riacquistando la poca
lucidità mentale rimasta ed esibendosi in uno dei suoi
saluti da manuale.
-Oh,
ma caaarrroooo…chiamami pure Sophia! Caro ragazzo!
Così beneducato! Non è così,
Edgar?
-Oh!Oh!Oh!
–rise il signor B., rifilandogli un’altra gran
bella pacca sulla spalla.
Draco
represse l’istinto di scansarsi. Se avesse offeso i suoi
genitori, Bella non
gli avrebbe rivolto più la parola. Sempre che fosse riuscito
a raggiungerla prima
che il concerto finisse ed evitare così La Maledizione Senza
Perdono (con LMSP
maiuscole) prima dei suoi vent’anni.
Non
gli pareva il caso.
Per
non seguire l’esempio dell’unico Sfigato
sopravvissuto che c’era in
circolazione (non voleva nulla che li accomunasse), gli sarebbe toccato
andarsene
all’altro mondo.
Davvero,
non riusciva a decidersi su quale fine preferisse.
Sophia
si guardò nuovamente attorno, sempre più confusa.
-
Ma..dimmi,
caro, è forse successo qualcosa? Come mai non sei insieme a
Bella?
-
Non
sei venuto insieme a lei?
-
Non
si sarà persa in mezzo a questa folla? Non avrete mica
litigato?
"No
signora, niente di tutto ciò. Quello che si è
perso sono io, perché voglio
sempre fare di testa mia, infischiandomene di ciò che mi
dice quella svitata di
sua figlia".
Poteva
mai arrivare ad ammettere una cosa simile? Ma anche no.
-Ehm...no,
no, signora...Bella è insieme a tutti i nostri
amici – brivido lungo la schiena - ...solo che
io...ehm...sono stato
trattenuto...sa, conoscenze e...ecco, sì, la stavo
raggiungendo proprio ora.
Anzi, vogliate scusarmi
se…
-
Caro,
allora non ti tratteniamo oltre. Il concerto sta per iniziare. Vero
Edgar,
caro?
-
Già,
giovanotto. Conviene che ti affretti.
-
Non
vorrai perderti la sorpresa insieme a Bella? Concordi, Edgar, caro?
-
Già, giovanotto, Will ci tiene così
tanto…
-
Sììì, pensa, non ha voluto anticipare
niente neppure a noi! Vero, Edgar, caro?
-
Proprio così, giovanotto, proprio così.
Draco
avrebbe voluto smaterializzarsi al secondo
“giovanotto”.
Un
risolino ammiccante seguì la domanda della sibillina quanto
entusiasta Signora
Bothwell.
Sorpresa?
Quale sorpresa doveva aspettarsi dall’inguainato e tetro,
nonché famoso fratello
maggiore?
-
Ehm...di
quale sorpresa si sta parlando qui?
-
Ma
caaaaaaro, della canzone che vi ha
dedicato, ovviamente - disse la signora B.B. indicando un punto preciso
sopra
il palco.
-Vedi?
Draco
focalizzò la propria attenzione sulla signora e sulle
implicazioni delle sue
ultime parole.
-"Ci
ha dedicato"? CI ha dedicato?
Seguendo
le indicazioni della signora, con un terribile presentimento,
alzò gli occhi
alla scaletta che scorreva lenta, in lettere dorate sospese
nell’aria, sopra le
loro teste.
Bella.
And.
Her.
Dragon.
Non
poteva aver scritto una canzone del genere.
Non
poteva.
Un
tonfo.
La
sua mascella aveva toccato terra.
Non
riusciva a spiccicare parola.
-
Guarda
Edgar caro, guarda come si è emozionato.
-Oh!
Oh! Oh!
-Draco,
tesoro – aggiunse la signora B.B., dolce come il miele e
ignara della confusione
mentale del ragazzo – però non dovresti davvero
stare qui. Capisco che tu ti
senta in dovere di farci compagnia, ma Bella ti starà
aspettando. Guarda,
procedi verso il lato destro del palco. Quello è il suo
posto preferito per
seguire i concerti di Will, il più vicina possibile
all’uscita.
E
lo spinse in avanti, nella direzione che gli aveva indicato.
-S-s-s.
Un
passo.
Un
altro.
Rovinato.
Una
vita finita.
Uno
spintone.
Un
altro passo.
Sempre
più veloce.
Doveva
raggiungere Bella il prima possibile.
Insieme
potevano ancora risolvere la situazione.
Se
fino a un attimo prima era certo di essere in cima alla lista delle
persone più
odiate dalla fanciulla, ora quel trofeo spettava di sicuro a qualcun
altro.
Si
trovava nel bel mezzo di una folla di imbecilli, ma la determinazione
lo spingeva
ad andare avanti.
Cinque
minuti. 10 spintoni.
Nove
minuti. 15 spintoni.4 gomitate.
Tredici
minuti.
-Dove
diavolo si sono cacciati quei mentecatt-
Un
momento.
Un
momento solo.
Testa
rossa.
Capelli
inguardabili.
Occhiali
da ebete.
Pansy,
Blaise…e….
-Bella!
BELLA!!
Lei
si voltò e rimase a fissarlo, mentre lui superava un altro
gruppetto di
squinternate.
-Bella!
-Draco!!
Mano
su un fianco.
Dito
assassino puntato sul petto.
-
Tu-tu…
-
Bella.
-…brutto…
Lui
scuoteva la testa.
-Dobbiamo
fermarlo!
-…stupido...
-Ascoltami!
…
-Dobbiamo
fermare chi?
-Quell’imbecille
di tuo fratello! E chi altri!
Lei
realizzò, spalancò gli occhi e si
portò le mani alla bocca.
-Hai
visto la scaletta!
-Certo
che l’ho vista!
Cominciò
a scuotere anche lei la testa.
-Che
vergogna…-pigolò.
-Ci
rovinerà.
-La
nostra vita sociale è ufficialmente finita.
-Oh,
ma piantatela! Tutti e due!
-Tu
non capisci.
-Lascia
perdere la Weasley.
-Mio
fratello è diabolico!
-Ma
dai, sei sua sorella, non potrà essere-
Ma
ormai i due non la ascoltavano più.
-Un
Petrificus farebbe al caso nostro…
-Ma
Draco, non abbiamo neanche le bacchette!
La
dura realtà dei fatti.
Lui
si sistemò un ciuffo di capelli ribelle.
-Bè.
Vorrà dire che rimarremo qui a sopportare
l’umiliazione...
-Ma
Draco-
-…e
se questa dovesse essere troppo
grande…
-Ma
Dra-
-…da
stasera in poi farai a meno di un fratello.
-La
vita da figli unici ha i suoi vantaggi.
D’altronde,
lui ne sapeva qualcosa.
-Un
incubo che si realizza.
Improvvisamente
il buio.
Un
boato.
-E
che la tortura cominci.
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