~La ladra e lo stalker.

di raimbowcomet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ~La ladra e lo stalker. ***
Capitolo 2: *** ~EXTRA 1 ***
Capitolo 3: *** ~EXTRA 2 -prima parte- ***
Capitolo 4: *** ~EXTRA 2 -seconda parte- ***
Capitolo 5: *** ~EXTRA 3 ***



Capitolo 1
*** ~La ladra e lo stalker. ***





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Shot completamente senza senso nata da un sogno.

Spero vi piaccia e che lascerete un commentino, ci vediamo alla fine!
La dedico alla mia geme kresbiten, che mi ha rotto i coglions fino all'inverosimile per leggerla.
Ringrazio fino allo sfinimento la mia Nichi  per la copertina.







Respirava nervosamente seduta davanti allo specchio: doveva essere perfetta! Sarebbe stato il suo debutto nella nuova scuola, non voleva di certo fare una brutta figura! Tutti avrebbero dato un giudizio in base alla prima impressione, non sarebbe stato il massimo iniziare come “la sfigata nuova”, no non poteva permetterlo. Aveva lasciato la caotica Phoneix e aveva fatto la grande scelta di trasferirsi a Forks, una piccola cittadina con 3000 modesti abitanti, proprio per ricominciare, perché non si era mai trovata bene ma solo ora aveva trovato il coraggio per parlarne con la madre.
Era arrivata circa due settimane prima ed era stata troppo impegnata a disfare scatoloni su scatoloni per fare nuove amicizie. Fortunatamente un pomeriggio di pioggia era andata di corsa a comprare il latte al supermarket, e si era scontrata con una simpatica ragazza folletto che d’allora non l’aveva più lasciata. Scoprì solo successivamente il nome di quella che sarebbe diventata la sua migliore amica per tutta la vita, Alice Brandon, che proprio in quell’istante stava invadendo la camera con la sua allegria.
-Bella sai, penso proprio che ti troverai benissimo nel nostro liceo, certo se non consideri le oche e i cervelloni!- rise controllando l’interno della tracolla nera dell’amica.
-Lo spero vivamente Alice, sono stanca di sentirmi sempre fuori luogo- mugugnò preoccupata.
-D’ora in poi il tuo posto sarà al mio fianco! Prima dell’inizio di tutte le lezioni ti inserirò nel comitato studentesco, vedrai sarà fantastico e…-iniziò eccitata ma  la interruppe immediatamente.
-No, no Alice davvero, grazie ma non penso di essere adatta, se c’è qualche altra attività per i crediti andrà benissimo!
L’amica si fece pensierosa:
-Emh..va bene, vedrò di procurarmi la lista allora e te la darò a mensa.
-Grazie mille- sorrise gentilmente come suo solito e la folletta non poté fare a meno di ricambiare, contagiata dalla sua dolcezza.
Primo giorno della Forks High School e Alice si era praticamente autoinvitata a casa sua per scegliere cosa avrebbe dovuto indossare per quell’occasione, usufruendo dei nuovi abiti comprati in una sessione intensiva di shopping avvenuta pochi giorni prima.
-Devi capire Bella- le aveva spiegato passandole dei leggins lunghi e neri  attillati come una seconda pelle, insieme ad una semplicissima canotta a bretelle larghe bianca  con scritto “I love London” e delle converse basse nere- che in questo buco del cavolo che chiamiamo Forks, primo: bisogna approfittare immediatamente delle rarissime giornate di sole in cui ci si può vestire leggeri, secondo: vestiti carina e non avrai problemi, vestiti male e sarai tormentata, terzo: hai un fisico perfetto, mettiamolo in mostra!
Una volta cambiata, la mora dubbiosa si portò davanti allo specchio e notò con piacere che era davvero adorabile; se lo avesse saputo prima che le cose attillate le stavano così bene, avrebbe immediatamente gettato le migliaia tshirt larghe che possedeva!
-I capelli al naturale leggermente boccolosi….e ora trucco!- disse eccitata la folletta.
-Emh..no Alice io non mi trucco mai per andare a scuola…-iniziò.
-Da ora in poi sì!- disse e non ammise discussioni.
-Pochissimo- si arrese sospirando.
-Ovviamente Bella, non hai bisogno di quintali di trucco, sei bellissima la naturale, ma risaltiamo leggermente ok?- le chiese dolce e comprensiva.
-Va bene…


Bhè doveva ammettere che il risultato era davvero ottimo- pensò allungando il viso per arrivare a cinque centimetri dallo specchio e rimirarsi meglio, stava scoprendo quel briciolo di vanità racchiuso in qualche parte dentro di lei.
Alice le aveva applicato semplicemente un eyeliner nero sopra l’occhio e poi cipria illuminante sul volto. Niente meno, niente più. Eppure si trovava bellissima, ma non quel bella perchè appariscente, ma bella nella sua semplicità.
-Possiamo andare- disse felice aggiungendo una spruzzata di profumo e prendendo per mano l’amica.
-Ci stai prendendo gusto eh?!- le chiese lei ridendo.
-Forse… sai a Phoneix non ho mai avuto un’amica per fare queste cose, ecco perché non ho mai curato particolarmente il mio aspetto fisico.. ma ora ci sei tu… ed è nata una nuova Isabella!- sorrise felice abbracciandola.
-Su forza, Jasper ci starà già aspettando!- disse impaziente. Jasper era il ragazzo di Alice, l’aveva conosciuto una settimana prima ed era stato feeling a prima vista: parlavano e scherzavano come se fossero amici da sempre, erano diventati uno strano trio e le avevano confessato che erano felici di aver trovato una ragazza simpatica come lei in modo da non essere più solo in due.
Scesero le scale e Bella chiuse la porta di casa sua per poi salire nel sedile posteriore della macchina e sorridere dolcemente.
-Complimenti siete due splendori!- disse il ragazzo con un occhiolino.
-E tu un adulatore!- rispose Alice dandogli un bacio e per un secondo si sentì di troppo, ma fu una sensazione che sparì all’improvviso poiché i due non facevano mai pesare l’atmosfera. Scherzarono fino all’arrivo a scuola quando le si strinse lo stomaco per il nervosismo.
-Bella, è tutto ok, davvero.- la rassicurò la sua amica.
-Se con tutto ok intendi che riceverà le occhiate furiose delle cheerleader per il suo abbigliamento, allora si, è tutto ok- ridacchiò il biondo.
-Cosa?- fece lei diventando più pallida del normale; Alice immediatamente fulminò con gli occhi il ragazzo e si rivolse a lei accarezzandole un braccio per tranquillizzarla:
-Questa mattina ha una particolare voglia di scherzare, non ti preoccupare tesoro!
-M…ma Alice, io ti ho lasciato fare…ma se hai esagerato…
-Oh andiamo hai imparato a conoscermi ormai e sai benissimo che il mio gusto è impeccabile o no?
-Si...si certo ma…
-Niente ma!
-V…va bene.
-Su non farmi quella faccia, un bel sorriso e sarai perfetta!- lei tentò di accontentarla e contagiata dalle loro risa crescenti ci riuscì; prese un respiro profondo e stringendo la mano della sua amica varcò le porte della scuola.



Si sentiva leggermente in soggezione: tutti la guardavano in corridoio come se fosse un’aliena mentre camminava normalmente con il nuovo orario in mano e Alice e Jasper al suo fianco.
-Che armadietto hai?
-Il numero…-controllò nella pila di fogli che erano stati assegnati, tra documenti da far firmare ai professori, piantina della scuola e combinazione dell’armadietto- F69.
Contemporaneamente suonò la campanella:
-Bella scusa ma abbiamo lezione dall’altra parte dell’istituto e non arriviamo in tempo altrimenti, possiamo lasciarti sola, ce la fai?
-Ma certamente! Andate pure ragazzi, vi aspetto all’entrata della mensa.
-Allora ti  lasciamo, a dopo tesoro!- le scoccò un bacio sulla guancia e Jasper le sorrise facendo un saluto militare prima di scomparire nel caos degli studenti.
Cercò il suo armadietto e quando lo trovò e lo aprì, notò con dispiacere che era già occupato con delle cose non sue: un libro di biologia e uno di letteratura, un deodorante maschile e un CD, che afferrò e, rimirandolo  rimase sorpresa dalle tracce scritte con un pennarello in copertina: chi mai avrebbe ascoltato..
-E’ tua abitudine ficcanasare negli armadietti altrui?- chiese una voce alle sue spalle. Si girò di scatto e si ritrovò davanti il ragazzo più bello che avesse mai visto: due occhi color smeraldo la fissavano e una zazzera rossiccia incorniciavano un volto da angelo con un sorriso storto.
-C…Come scusa?
-Oltre che ladra anche sorda?- ironizzò lui- quello è il mio armadietto.
Un espressione perplessa si dipinse sul volto della ragazza:
-No penso ci sia un errore, questo è il mio- disse indicando il foglietto che aveva in mano.
-Sono arrivato prima io- fece lui.
-Ma si può sapere chi sei?- domandò stizzita.
-Io-sorrise sghembo- sono Edward Cullen carina- schioccò la lingua portandosi un dito al petto.
-Ed io- rispose lei portando il dito di Edward verso il suo petto- sono Bella Swan e questo- puntò il dito del ragazzo- è il mio armadietto, facile no?- parlò lentamente come ad un bambino.
-Ladra, sorda e acida…ma da dove esci?- chiese squadrandola da capo a piedi;  la mora sospirò impaziente e prese coraggio:
-Senti, non voglio sembrare scortese davvero, sembri un bravo ragazzo ma ora ho lezione e dovrei lasciare i libri, sono pesanti- sottolineò l’azione soppesando i circa 5 libri che teneva. Edward li afferrò immediatamente e la trascinò gentilmente per un braccio fino alla porta della segreteria.
-Ma cosa..?!- fece lei.
-Dobbiamo risolvere questo imprevisto, ora- esclamò deciso, Isabella annuì e silenziosamente varcò la soglia accanto a lui tenendo gli occhi bassi; li rialzò soltanto quando sentì una voce terribilmente nasale pronunciare quelle parole:
-Oh Edward, caro cosa posso fare per te?- chiese un’anziana signora con capelli rosso tinti  da dietro un paio di occhiali a fondo di bottiglia; se li tolse e sbatté le ciglia vistosamente.
Disgustoso.
Ci stava provando con quello che avrebbe potuto anche essere suo figlio, per non dire suo nipote.
-Buon giorno signorina Cope- disse cordiale. Signorina? Si chiese mentalmente Bella, era zitella per caso?- per sbaglio ci è stato assegnato lo stesso armadietto, potrebbe rimediare?- il ragazzo sbatté le lunghe ciglia e assottigliò i due smeraldi usando le sue doti persuasive.
-Ovviamente- rispose  togliendosi gli occhiali facendo comparire degli insignificanti e piccoli occhi marrone fango. Si alzò poi e, aggirando la scrivania uscì allo scoperto, rivelando così un’orribile e a dir poco vomitevole completo dai colori stinti che una volta molto probabilmente erano sgargianti e ovviamente avrebbero fatto  a cazzotti tra loro ancora più visibilmente.  Isabella si fece da parte per non disturbare ma anche ad occhi bassi avvertì lo sguardo della rossa sulla sua figura.
-La figlia della sceriffo?-chiese rivelando una scintilla di pettegolezzi nei suoi occhi. Ma ovviamente sapevano già chi fosse, figurarsi se a Forks qualcuno riusciva a tenere la bocca cucita una buona volta.
-Si,  sono io- si arrese sospirando.
-Oh ben arrivata cara, ti troverai benissimo qui con noi- sorrise valsa e le venne voglia di vomitare. La “signorina” Cope scartabellò per un attimo e poi si girò verso di loro, e anche se parlava con Bella, osservava soltanto Edward, che invece da parte sua, non la smetteva un secondo di seguire ogni minima mossa della nuova ragazza.
-Ecco le chiavi del nuovo armadietto per Isabella, è proprio affianco al tuo- le disse tendendogli una piccola chiave che afferrò osservando le lunghe unghie arcuate e dipinte di rosso.
-Grazie- mormorò stringendole nel piccolo pugno.
Uscirono dalla segreteria e Edward si sentì lievemente in soggezione ad essere nuovamente solo con quella dea scesa in terra.
-Allora…la prima ora ormai è andata…Isabella giusto?- si schiarì la voce nervoso, doveva pur iniziare da qualche parte.
-Emh…si…-balbettò portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre seguiva l’affascinante ragazzo che si sedette sulle scale del secondo piano, lo imitò.
-Da quanto tempo  ti sei trasferita?- la osservò a lungo stupendosi di non averla mai vista in giro. Sicuramente l’avrebbe notata, come si poteva non prestare attenzione ad una creatura così…affascinante?
Aveva l’aria di essere sveglia e incredibilmente sagace, oltre che bellissima ovviamente. Sentiva l’estremo bisogno di scoprire qualcos’altro in più su di lei e non ne capiva il motivo; solitamente erano le ragazze che facevano la fila alla sua macchina soltanto per “chiedere appunti”, invece questa Isabella Swan non l’aveva degnato neanche di un misero sguardo.
O almeno così pensava lui.
-Due settimane- disse rimirando lo smalto nero che le aveva messo la sera prima Alice.
-Possibile che in due settimane non ti abbia mai visto? Insomma Forks non è di certo una metropoli…
-Sono stata impegnata con il trasloco- disse secca guardandolo finalmente negli occhi verdi che le facevano girare terribilmente la testa. Non credeva esistessero occhi di quel colore così profondo, così simili agli smeraldi- per cui non ho avuto tempo per uscire.
-Quindi…non conosci ancora nessuno?- chiese speranzoso di essere il primo a sorpassare il confine inviolato della sua confidenza.
-Emh…no- rispose lei non capendo il motivo di tanto interessamento- conosco già Jasper Hale e Alice Brandon, abbiamo legato molto.
-Ah- fece secco, conosceva già delle persone quindi non aveva bisogno di qualcuno che le mostrasse la scuola o qualcuno che le facesse visitare la città; non capiva proprio il motivo ma voleva essere lui quel qualcuno.
Ci fu un silenzio imbarazzante, molto imbarazzante.
-Così…ascolti Debussy?- gli chiese la ragazza improvvisamente.
-Come?!- fece stupito, come lo aveva scoperto?
-Non è tuo il CD nell’armadietto?- fece perplessa.
-Si…ma intendo come hai fatto a capire che fosse lui? C’erano scritti solo i titoli delle tracce..
-Anche io lo…-era indecisa ma si trattenne-...ascolto….Debussy intendo.
Edward e Isabella erano a dir poco stupiti all’inverosimile:  non avevano mai conosciuto nessun altro che ascoltasse quel genere di musica e per di più lo stesso artista menzionato.
Altro silenzio imbarazzante, decisamente imbarazzante.
-Che…che ne pensi del tempo?- domandò d’un tratto e solo dopo che aprì bocca si rese conto dell’enorme cazzata sparata.
-Mi…mi chiedi cosa penso del tempo?- appunto. Tossì imbarazzato:
-Bhè…non deve essere facile per te cambiare dall’Arizona  a Forks…
-Come fai a sapere da dove…?!- si bloccò capendo che data la modesta grandezza della cittadina le notizie probabilmente circolavano in un batter d’occhio.
-Sì- si arrese infine la mora- non è stato affatto facile, ma mi sento soddisfatta, mi trovo molto bene qui, ci sono molte persone gentili…- allusione velata a lui? Forse.
Sorrise storcendo leggermente un angolo della bocca e il cuore della ragazza perse un battito: quel sorriso, era la seconda volta che lo faceva ma già sentiva appartenergli. Sentì il sapore amaro in bocca quando realizzò che probabilmente lo faceva a tutte le ragazze per farle capitolare ai suoi piedi.
-Bhè meglio che mi diriga verso la prossima aula, non voglio perdere altro tempo, sei stato molto gentile Edward. Grazie mille.
Si alzò velocemente e senza attendere una risposta iniziò a correre all’impazzata verso un punto a caso della vecchia scuola per sfuggire al ragazzo che le aveva rubato il cuore.

**

-Isabella, perché Edward Cullen ti sta fissando?- chiese Jessica con voce intrisa di acidità.
-Ne sei sicura?- fissò intensamente il tappo della sua soda.
-Sì…-disse Alice- ti sta proprio divorando...
-Smettetela immediatamente di guardarlo- ordinò fulminandole con gli occhi e le ragazze ridacchiando fecero quanto detto e ritornarono al loro pranzo. Erano nella mensa e stranamente Bella non riusciva a mangiare nulla, aveva lo stomaco serrato da una morsa che arrivava fino alla gola.
-Allora…il motivo di tanto interesse?- chiese Jasper con un sorriso da lupo e alzando le sopracciglia più volte facendo ridacchiare la sua ragazza.
-Stamattina gli ho rubato l’armadietto-ammise rossa di vergogna.
-Tu cosa?!- Jessica strabuzzò gli occhi. Quella insulsa nuova ragazzina aveva profanato l’armadietto del dio sceso tra gli studenti? Le avrebbe sul serio mozzato la testa se avesse potuto, o magari si sarebbe fatta raccontare cosa ci fosse al suo interno per capire i gusti del ragazzo perfetto.
-E’ stato un incidente! Per sbaglio ci è stato assegnato lo stesso e io aprendolo…bhè ho sbirciato fra le sue cose-sussurrò mentre il suo viso assumeva una dolce colorazione tendente al ciliegia.
-Solo per questo?- domandò la folletta osservando attentamente Edward senza aver paura di poter essere colta in flagrante mentre lo studiava e lo fissava.
-Si certo!- disse lei non capendo mentre Alice alzava un sopracciglio sicura che ci fosse dietro qualcosa, era impossibile che il modello per eccellenza la osservasse così, mai e poi mai aveva colto Edward Cullen  intento a fissare così intensamente una ragazza.
-Va bene allora- fece alzando le spalle con non chalance, tanto avrebbe scoperto tutto, come sempre.

**

Giorno numero nove alla Forks High School per Isabella Swan e le cose sembrava andare a gonfie vele: avanti con il programma, studentessa modello a detta dei professori e nuovi amici gentili e simpatici pronti ad aiutarla in ogni cosa; persino Jessica e Lauren si erano mostrate accondiscendenti verso di lei ogni tanto.
Grazie ad Alice era più sicura verso il suo aspetto e questo aveva influito molto anche verso il suo carattere, incredibile ma vero; mentre grazie a Jasper aveva finalmente imparato a guidare in modo decente.
Si sentiva felice anche se in otto miseri giorni aveva visto solo da lontano il suo vicino di armadietto che sembrava evitarla.
Mai una singola volta si erano incontrati,  mai una singola volta si erano parlati, solo Alice disse di averlo visto  fissarla un giorno, ma Bella pensò si trattasse di puro caso: magari facendo vagare lo sguardo per la mensa si era fermato un secondo su di lei e la sua amica aveva ingigantito la cosa…si sicuramente era andata così.
Fu il secondo lunedì dopo il suo arrivo che le cose cambiarono.
La mattina, dopo aver parcheggiato la sua Smart bianca al solito posto ed essere scesa, si accorse che di fianco ad essa c’era una volvo grigia metallizzata. Strabuzzò gli occhi pensando e sperando si trattasse di un sogno.
O di un incubo magari.
-Ciao Swan- sussurrò lui appoggiato alla macchina con le braccia incrociate al petto. L’aveva chiamata per cognome per stuzzicarla ma a lei la cosa sembrò soltanto maledettamente eccitante.
-C…ciao Edward, ti ricordo che ho un nome, potresti anche usarlo- cercò di riprendere  una parvenza di contegno afferrando la borsa. Il ragazzo sorrise divertito dalla sua sfrontatezza, aveva trovato il punto debole per stuzzicarla.
-Come stai?- chiese vellutato mentre si avvicinava. Era stanco di provare a resisterle, aveva desiderato baciarla e stringerla a lui dal primo istante in cui l’aveva vista di spalle.  Non si sarebbe più negato tutto ciò, avrebbe fatto soltanto quello che desiderava da bravo egoista: avrebbe allungato le mani e afferrato senza chiedere ciò che era suo di diritto.
-Oh vedo con piacere che ti ricordi che esisto- sbottò forse un po’ troppo acida.
-Che intendi dire?- assottigliò gli occhi sperando di aver bene inteso quella sottile scintilla di gelosia nel tono di voce.
-Niente, dico solo che sei sparito dalla circolazione, pensavo ti avesse risucchiato il tuo armadietto, oppure segui dall’ombra…non è che sei uno stalker?- sorrise nuovamente acida, ci stava prendendo gusto nello scoprire questo suo nuovo lato.
Il rosso sorrise sghembo e la seguì incamminandosi verso la scuola fino ad arrivare al loro armadietto.
-Forse…ti dispiacerebbe?- chiese sorridendo divertito dal nomignolo affibbiatogli- andiamo…ti…ti chiedo scusa se non mi sono più fatto vivo è solo che…-gesticolò con le mani cercando di trovare le parole adatte.
-Aspetta- lo fermò lei- non ti ho detto nulla...figuriamoci cosa mi interessa di te, era solo curiosità- bugiarda, bugiarda, bugiarda sentì la sua coscienza urlare.
-Non ti interessa?- chiese lui senza voce.
-Perché mi chiedi questo Edward?- ribatté alterata sbattendo l’anta dell’armadietto- cosa ti importa a te se mi interessi oppure no?
-Bhè…perché forse non ti viene in mente che vorrei provare a cucire una sorta di rapporto con te?- disse spazientito. Non ci voleva proprio arrivare eh?!
-Senti, abbiamo iniziato con il piede sbagliato, sono stato uno stupido…-ammise rosso come i suoi capelli-che ne dici se…- improvvisamente si sentì sopraffare da un corpo.
-Edwarduccio!!- perfetto ci mancava solo quello! Bella era scioccata dalla massa del ragazzo appena piombato sulle spalle del suo interlocutore.
-Ma tu devi essere Isabella Swan!- disse scendendo dalle spalle e avvicinandosi a lei- io sono Emmett Mc Carthy piacere- la afferrò e la stritolò in un abbraccio senza preavviso. La ragazza strabuzzò gli occhi e non potendo fare altro, ricambiò.
-P...piacere mio- disse con voce strozzata.
-Ma sei proprio bella eh, aveva ragione…-disse attirandosi una gomitata da parte di una stupenda ragazza bionda; l’aveva visto di sfuggita e ne aveva tanto sentito parlare: era Rosalie Hale, la bionda della Forks High  School e al suo confronto si sentì immediatamente come a Phoneix: invisibile e terribilmente sciatta, non avrebbe potuto di certo competere.
-Io sono Rosalie ciao- le allungò la mano che la ragazza strinse con timore.
-Bella.
-Mi piace molto la tua gonna, complimenti- disse cercando di metterla a suo agio; la mora si guardò la minigonna bianca che indossava e sorrise arrossendo e mugugnando un flebile grazie.
-Di cosa parlavate?- chiese l’orso.
-Bhè prima che arrivaste- Edward era a dir poco furioso- stavamo conversando su un argomento molto importante- disse con tono allusivo e infatti il sorriso sul viso di Emmett si spense subito. Sapeva cosa stava per chiederle, ne avevano parlato fino allo sfinimento e per la prima volta da quando si conoscevano, Edward gli aveva chiesto consiglio su come comportarsi con una ragazza. Evento a dir poco epico.
-Oh-fece lui tossicchiando.
-Ah-fece Rosalie anche lei a conoscenza della situazione.
-Eh- fece Edward passandosi una mano sul viso.
-Uh!- fece una voce alle spalle di Bella ridendo, si girarono: era Alice con Jasper sottobraccio.
-Mancava solo questa vocale…-ridacchiò-Buongiorno cari-sorrise nonostante non avesse la massima confidenza con loro, ma si erano trovati più volte ad uscire con la stessa compagnia e conversavano come se si conoscessero da una vita.
-Bella è tardi- fece ticchettando con un dito sull’orologio- mi dispiace rubarvela, ci vediamo dopo se volete…
-Si, va bene…-sospirò- a dopo Swan- la stuzzicò.
-A dopo Cullen- rispose lei schiacciandogli l’occhiolino.


**


-Bene- fece Alice accomodandosi vicino a lei nell’aula di pittura- cosa intendi fare?
-Mh?- chiese la mora infilando il grembiule.
-Manca poco…- disse osservandola.
-A cosa precisamente?- preparò la tavolozza con i colori perplessa.
-Ma come a cosa! Al ballo d’inverno ovviamente!- fece eccitata la folletta tirando fuori l’album da disegno.
-E cosa me ne importa?- chiese non capendo.
-E’ ovvio che Edward te lo chiederà…- sganciò la bomba e attese la sua reazione che non tardò ad arrivare: le cadde dalle mani il pennello che aveva appena afferrato.
-Non dire sciocchezze.
-Non è una sciocchezza- fece sicura della sua teoria.
-E cosa te lo fa pensare sentiamo.
-Il fatto che si fa vivo e ti doveva chiedere una cosa importante…e mentre lo stava per fare era bianco come un cadavere e balbettava.
-Ci hai spiati?- sgranò gli occhi.
-Bhè..-tossicchiò lievemente- non userei proprio quel termine, fa così squallido…
-Alice…- alzò un sopracciglio.
-E va bene si! Mentre entravo ho visto che ti seguiva e così…- alzò gli occhi al cielo facendo leggermente ampi cerchi con la mano destra.
-Comunque il fatto non è questo!- riportò l’attenzione del discorso su di loro- Edward Cullen ti sta per invitare al ballo d’inverno!- fece con voce isterica.
-Non lo farà…-disse con tono pacato: non si sarebbe mai interessato ad una come lei, probabilmente ci avrebbe portato una cheerleader.
-Ok- fece Alice capendo che non avrebbero concluso niente- ma…tu metti caso lo facesse…cosa faresti tu?
-Bhè scoppierei a ridere e rifiuterei perché probabilmente sarebbe uno scherzo idiota- alzò le spalle e iniziò a dipingere agitata dal discorso che stavano tenendo. Possibile che la professoressa non passasse a riprenderle perché parlavano troppo?
-Risposta sbagliata- disse dosando l’acqua- ti devi far attendere un pochino, non dargli la soddisfazione di farti vedere ai suoi piedi, ne ha miliardi di ragazze così. Si è interessato a te perché non l’hai minimamente calcolato, continua così e vedrai…
-Aspetta- interruppe la linea che stava tracciando- vuoi dirmi che se...ipoteticamente lui me lo chiedesse, dovrei lasciarlo nel dubbio?
-Si ma non per tanto, diciamo del tipo: “ci devo pensare” “forse” “credo di si”, ovviamente non te la tirare ma neanche immediatamente… mi capisci?- agitò il pennello davanti ai suoi occhi.
-Si…si…- mugugnò apprendendo velocemente quel nuovo consiglio- ma non dobbiamo preoccuparci, non me lo chiederà mai…- continuò triste.
-Bella?
-Si?
-Ti piace Edward?- le chiese a bruciapelo; ormai l’aveva ammesso con se stessa, perché non farlo anche con la sua migliore amica?
-Sì- sospirò impercettibilmente.
-Benissimo, allora te lo chiederà.
La discussione si concluse così per la felicità della mora e tornando a disegnare, iniziò a riflettere sulla possibilità che Edward glielo chiedesse davvero, sarebbe stato un sogno.


**


-Ah!- strillò Isabella portandosi una mano al cuore quando, chiudendo l’anta dell’armadietto, si era trovata davanti la stupenda faccia da schiaffi di Edward Cullen che ridacchiò.
-Mi segui ovunque! Sono sempre più convinta della mia tesi sullo stalker!
-Una ladra di armadietti e uno stalker… che bella coppia- rise apertamente coinvolgendola.
-Allora…-fece lui schiarendosi la voce- mi chiedevo se…
-Oh cielo!- sgranò gli occhi guardando l’orologio appeso alla parete dietro al ragazzo- è tardissimo! Ho lezione di ginnastica! Aspettami fuori dagli spogliatoi  va bene? Così parliamo- disse velocemente dandogli un bacio sulla guancia e correndo verso la palestra.
Erano in due ad essere stupiti.
Isabella lo era perché non riusciva a credere all’audacia del suo gesto e per averlo mollato per la seconda volta consecutiva come uno stupido in mezzo al corridoio; ed Edward che ancora imbambolato realizzava che la ragazza dei suoi sogni, quella che aveva aspettato per diciotto anni, l’aveva appena baciato sulla guancia senza aspettarsi nulla in cambio.
Senza che lo sapessero sospirarono innamorati nello stesso istante con i pensiero rivolto all’altro.


-Ah!- strillò Alice portandosi una mano al cuore e saltellando quando la sua amica le disse di averlo baciato  sulla guancia prima di scappare via.
-Lo sapevo, lo sapevo lo sapevo!- fece uno strano balletto agitandosi tutta e attirando gli sguardi perplessi degli altri studenti.
-Smettila!- le disse calmandola.
-Awwwww!!!!- la abbracciò.
-Gli ho detto di aspettarmi fuori dagli spogliatoi per parlare.
-No aspetta…dopo ginnastica? Fra cinque miseri minuti?
Isabella annuì mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Professore scusi!- alzò la mano la folletta.
-Ma cosa fai?- strabuzzò gli occhi.
-Fai silenzio, siediti ed impallidisci o te ne pentirai- la minacciò con lo sguardo ed immediatamente la mora fece quanto detto senza alcuna fatica dato il colore pallido della propria pelle.
-Professore scusi, ma la signorina Swan non si sente tanto bene.. posso accompagnarla in infermeria?- chiese con sguardo innocente.
-Ma certo signorina Brandon, andate immediatamente.
-Prima ci fermiamo un attimo negli spogliatoi…sa…deve prendere una cosa…-fece alludendo agli assorbenti.
-Ah…-fece comprensivo il professore- andate andate ragazze, avete finito la lezione per oggi- concluse non volendo immischiarsi ulteriormente in questioni femminili delicate.
-Grazie mille- sorrise leggermente prendendo Bella per un braccio e incamminandosi lentamente verso la porta.
-Non penso che tu voglia parlare con lui mentre puzzi di sudore no?
-Non ci avevo pensato- fece lei allargando gli occhi, grazie mille Alice!
Appena ebbero varcato la porta, al sicuro dallo sguardo del prof, iniziarono a correre:
-Hai…-guardò l’orologio con il fiatone- un minuto per farti la doccia prima che la campanella suoni e lui si catapulti da te, sbrigati!- la spinse nel bagno dello spogliatoio femminile e intanto accese il mega stereo per far loro compagnia e iniziò a cantare “Single Ladies” di Beyoncè.
Bella la imitò una volta uscita, aveva fatto la doccia più veloce di tutta la sua vita. Si asciugò in modo supersonico e infilò l’intimo e gli shorts di jeans che indossava quel giorno.
Facendosi prendere dal ritornello  e dimenticandosi improvvisamente di Edward salirono tutte e due sulle panche e iniziarono a ballare dimenandosi senza remore.
Alice le lanciò un flaconcino di shampoo mentre ne usava un altro come microfono: sembravano due pazze e ad Isabella piaceva, non aveva mai fatto nulla del genere, si sentiva finalmente normale e non avrebbe interrotto quel momento intimo con la sua best per nulla al mondo, cosicché anche lei usò lo shampoo come microfono e girandosi di spalle iniziò a sculettare vistosamente  mentre cantavano la canzone stroppiando le parole.
Si stavano divertendo così tanto che non si accorsero della porta che si spalancava e degli sguardi su di loro, né dei fischi di apprezzamento e delle risate trattenute per continuare ad osservare il loro divertente teatrino.
Arrivate alla fine della canzone si girarono con un sorriso a trentadue denti, ma mentre quello di Alice rimase inalterato alla vista dei loro compagni, quello di Bella si spense e le sue guance diventarono del solito color ciliegia notando Edward in prima fila, appoggiato al muro intento a fissarla voracemente. I suoi occhi sembravano neri e la sua mascella contratta, insieme ai suoi pugni….come se stesse cercando di trattenersi.
Isabella deglutì: due settimane in quella scuola e già aveva fatto la sua prima figuraccia,  le sembrava strano che tutto andasse per il verso giusto.
-Siamo delle ottime cabarettiste eh?!- scherzò Alice per stemprare  la tensione, difatti tutti risero dirigendosi verso le loro sacche come se quello appena accaduto non li avesse minimamente toccati, avevano soltanto il sorriso sulle labbra, non avevano fatto né battutine volgari, né sorrisetti ironici, forse Forks era davvero la casa perfetta per lei.
Cercando di fare l’indifferente scese dalla panca afferrando la maglietta e sorridendo si diresse verso le scarpe; quando stava per voltare l’angolo sentì la sua voce:
-Ehi ladra!- la chiamò sorridendo allegramente, o adesso o mai più, non poteva rimandare in eterno. Raccolse tutto il coraggio che possedeva in corpo mentre lei voltava leggermente la testa per guardarlo negli occhi:
-Sei libera per il ballo?- trattennero tutti e due il respiro e Bella si ricordò i consigli di Alice che, nonostante il cuore le esplodesse in petto seguì:
-Forse Stalker…. forse.





******************************************************************
#coff coff#
Se siete ancora qui allora avete letto questa schifezzuola, wow!
Spero vi sia piaciuta, non è niente di speciale ma l’avevo in mente e non potevo di certo ignorarla.
SE VORRETE POSSO SCRIVERE QUALCHE EXTRA (tipo il famoso ballo e eccetera, se avete richieste fatele, mi raccomando!) ditemi voi o se vi ho rotto abbastanza. Me lo lasciate un commentuccio? Sarebbe molto importante per me, almeno se vi è piaciuta almeno un pochino pochino fatemelo sapere :')
Un bacione care, Athena xx 

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Capitolo 2
*** ~EXTRA 1 ***



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Dedico anche questo extra alla mia geme kresbiten (sei una compi coglions ma ho bisogno di te!)
e ringrazio Nichi per la copertina. Vi avverto che ci saranno delle "scene" di Twilight e BD eh :D









-Ehi ladra, sei libera per il ballo?
-Forse stalker...forse.

 **

Era passata una settimana da quel “forse” ed Edward non aveva mollato Isabella neanche un attimo. La mattina la aspettava appoggiato alla sua adorata Volvo grigia, si dirigevano insieme ai loro armadietti e la scortava alle lezioni, sedevano insieme a pranzo sotto gli occhi invidiosi di tutta la scuola e poi la riaccompagnava alla sua Smart bianca.
Erano diventati inseparabili, la coppia perfetta insomma.
Peccato che non fossero ancora una coppia.
Isabella ripensava a questo “futile” dettaglio ogni singolo momento in cui lui le afferrava la mano e passeggiavano insieme. Molti forse avevano frainteso, e forse persino lei: non sapeva che diamine volesse dire quel gesto! Era sempre più confusa ma non voleva parlarne con lui per paura di perderlo, di essere derisa...anche se...l'aveva invitata al ballo.
Edward Cullen aveva invitato LEI al ballo.
Già.
Alice glielo ricordava ogni santo giorno, le occhiatacce che riceveva a scuola glielo ricordavano ogni giorno, persino Edward glielo ricordava ogni giorno ribadendo quanto si sarebbero divertiti!
Era proprio quel “divertiti” che la faceva innervosire: sapeva benissimo come si concludevano i balli scolastici per il novantanove percento degli studenti.
Facendo... sesso.
Anche Edward voleva questo?
Lei cosa avrebbe fatto se fosse capitata l'occasione?
Certo le piaceva ma non ancora abbastanza per compiere un passo così importante... non era ancora amore quello che li legava; indubbiamente era una forte attrazione ma non era amore.
Anche se sentiva che piano piano lo sarebbe diventato.
Era così difficile non innamorarsi di un ragazzo così perfetto.
Avevano parlato così tanto, e aveva imparato che metteva sempre le altre persone al primo posto, cercava di compiacere tutti ma... era un ragazzo per l'appunto. E aveva delle...esigenze.
Se... se... ok basta non poteva continuare così, avrebbe capito al momento opportuno come comportarsi. Era una ragazza  con la testa sulle spalle e se ne vantava interiormente.
-Fatto!- con questa singola parola ricadde con i piedi a terra.
Era pronta.
Era agitata.
Ok agitata era un eufemismo ma...non sapeva descrivere cosa provasse in quel momento.
Ore diciassette e quarantanove di venerdì sera.
La serata del ballo.
Era davanti allo specchio e Alice aveva appena finito di sistemarla, non smettendo neanche un secondo di elogiarla:
-Bella sei uno schianto! Cioè l’avevo notato dalla prima volta ma con questo vestito…sei...wow!- si complimentò -Potresti fare concorrenza alla Hale!- scherzò Alice. Isabella strabuzzò gli occhi:
-Ma che dici!
-Dico che non hai nulla da invidiarle! Fisico, gambe, culo e tette, guarda qua!- indicò i punti strategici lasciati scoperti dal semplicissimo vestito nero senza spalline e la mora arrossì vistosamente, ma dovette darle ragione: quel vestito valorizzava il suo fondo schiena grazie all’enorme scollatura che le lasciava completamente la schiena scoperta, faceva risaltare il suo fisico longilineo in una maniera incredibile e quei tacchi vertiginosi le slanciavano le lunghe gambe, infine il suo decolté faceva bella mostra grazie al reggiseno che le aveva fornito Alice. Per non parlare dei capelli alzati e acconciati in morbidi boccoli che le lasciavano scoperto il collo niveo e il leggero trucco che faceva splendere le due pozze di cioccolato che erano i suoi occhi.
-Alice ma non sarà troppo?- azzardò rossa come un pomodoro nonostante amasse quel vestito. Era semplicissimo: nero come la notte, lungo e stretto senza spalline, che lasciava la schiena completamente scoperta fino a un centimetro sopra al sedere.
-No affatto! Perché coprire quello che ti è stato donato?
-V...va bene…- rispose insicura. In fondo cosa poteva essere? Non si era mai vestita in quel modo precedentemente, ma aveva imparato a conoscere Alice e il suo gusto decisamente impeccabile, e se aveva detto che stava benissimo e non era esagerata e ridicola, allora le credeva ciecamente, senza alcun dubbio.
Un rumore la immobilizzò:
Dlin dlon.
Campanello.
Edward.
Oddio.
-Bella, Bella calmati- la invitò Alice notando il cambio repentino dell'amica- respira, adesso andiamo ad aprire...andrà tutto bene- parlò lentamente rassicurandola in ogni modo possibile ed immaginabile.
Diamine! Cosa le succedeva?
Sentì la porta spalancarsi, dannazione aveva aperto Charlie! Il quale, per inciso, dopo aver saputo che la sua adorabile figliola sarebbe andata al ballo con  Edward Cullen stranamente non aveva fatto scenate di gelosia, anzi si era dimostrato piuttosto accondiscendente.
Ma ora era un'altra storia, la paura che potesse dire qualcosa di imbarazzante  e che il ragazzo fuggisse a gambe levate era alta.
Molto alta.
-Buona serata Capo Swan- sentì dire Edward dal fondo delle scale.
Ti prego fa che non sbagli nome, fa che non sbagli nome.
-Buona sera Edward- bene almeno ci aveva preso. Nei giorni precedenti lo aveva chiamato in tutti i modi possibili: Edwin, Edgar, Edmund.
Per un po non sentì nulla, ma poi nel silenzio proruppe la voce di suo padre:
-Bella dovrebbe scendere a momenti- lo informò e la mora, sentendosi chiamata in causa iniziò a torturarsi le mani e a respirare fortemente.
Alice non ne poteva davvero più: un conto era sopportare una Bella agitata, un conto sopportarne una psicotica!
-Allora- la prese per le spalle e la scosse- ora tu carina mi stai a sentire: di sotto c'è Edward ok? Edward. E ti sta aspettando, ce la fai scendere le scale e a non piangere dal nervoso per evitare di sciogliere il tuo nuovo viso?
Lei annuì cercando di regolarizzare il respiro.
-Andiamo tesoro non è difficile: respiro, scale, Edward, sorriso! Ce la puoi fare dai!- la rassicurò gentilmente.
-Ok...scale, Edward, sorriso.
-Non dimenticarti di respirare!- la riprese scherzosa. Era uno spasso vedere la sua amica solitamente riservata e composta, comportarsi così per un qualunque ragazzo. Bhè alt, era Edward Cullen non un qualunque ragazzo! Capitano della squadra di football, ma che al contrario degli stereotipi non si era fatto neanche un quarto di cheerleader, aveva sempre una parola buona per tutti, ottimi voti scolastici, faceva volontariato, neanche una singola pecca nel curriculum e suonatore eccezionale di pianforte.
Un ragazzo perfetto che non aveva degnato mai di uno sguardo qualsiasi ragazza sulla faccia della terra. Fino a quando non ha visto Isabella Swan ovviamente; da lì il suo mondo è cambiato.
Pensava a lei giorno e notte, a quanto le sarebbe piaciuto stringerla tra le braccia e baciare quei petali di rosa che aveva a posto delle labbra fino a farle diventare rosse, a sfiorare quelle morbide guance, passare una mano tra i suoi setosi capelli e perchè no, anche ad accarezzare quelle cosce e quelle natiche così sode, era pur sempre un ragazzo!
Proprio in quell’istante lo stesso ragazzo si trovava nell'ampio salotto di casa Swan, “preda” dello sceriffo.
-Allora Edward fai qualche sport?- lo interrogò, doveva  avere informazioni di chi usciva con la sua bambina!
-Sono il capitano della squadra di football della scuola signore- rispose con timore quasi reverenziale: ci teneva a fare bella figura con quello, che sperava, sarebbe diventato suo “suocero” ovviamente se Bella avesse voluto.
-Capitano addirittura?-era sinceramente colpito, a Forks si sapeva tutto sulla condotta dei giovani ed era noto quanto fosse un ragazzo con la testa sulle spalle Edward Cullen, per questo non aveva fatto storie, ma addirittura capitano! Per non farsi trascinare dall'ambiente sportivo ci voleva buona forza di volontà.
-Si, dicono che me la cavo- scherzò per stemprare la situazione.
Parlarono per tre minuti del più e del meno in attesa di Bella.
-Che quadra tifi?- domandò ad un certo punto affilando lo sguardo.
Oh oh.
Era il momento finale.
Edward respirò a fondo:
-I...Lions?- disse come se fosse una domanda. Charlie Swan lo guardò e il ragazzo trattenne il respiro fino a quando non gli batté una pacca sulle spalle:
-Risposta esatta figliolo!- lui sorrise e sgonfiò il petto, palesemente più rilassato.
-Bella dovrebbe scendere a momenti- lo avverti ed infatti si sentì un po di trambusto e dei tacchi posarsi leggiadramente sulle scale fino ad arrivare sul pianerottolo.
Isabella non alzò lo sguardo da terra finchè non arrivò davanti ai suoi due uomini, infine si decise fissandoli con le guance rosse come ciliege.
Edward era a dir poco estasiato.
Non aveva mai visto niente di più bello, era semplicemente divina, non vi erano altre parole per descriverla. Una dea scesa in terra.
Lo stesso pensava  il signor Swan.
La sua piccola era cresciuta così in fretta ed era diventata una donna ormai. Una splendida donna dolce e responsabile.
-Vi faccio una foto insieme!- trillò Alice mentre Edward appuntava al polso di Bella il piccolo bouquet di rose bianche come da tradizione.
La ragazza non poté far altro che annusarli e bearsi del fatto che aveva scelto proprio i suoi fiori preferiti, ma d'altronde lo sapeva già, era stata una delle numerose domande a cui aveva dovuto rispondere durante gli “interrogatori”.
Si spostarono nel portico e quando le mise una mano tremante per circondarle la vita, fu scossa da mille tremori  e quando avvicinò la testa alla sua e sentì il suo respiro caldo solleticarle un orecchio il cuore prese a batterle velocemente.
-Dite “cheese”!
-Cheese- sussurrarono entrambi. Alice premette il pulsante e la macchinetta scattò: era fatta, ora e per sempre avrebbe avuto un ricordo indelebile di quel ballo con Edward Cullen.
Dopo  le varie raccomandazioni (durante le quali Edward non aveva neanche accennato a lasciarle libero il fianco) salutarono con la promessa di non rientrare troppo tardi e entrarono in macchina.
Fu un viaggio silenzioso, non avevano molto di cui parlare visto che ormai ognuno conosceva ogni singolo dettaglio della vita dell'altro, soltanto quando arrivarono davanti alla palestra Isabella trattenne il respiro.
Scesero dall'auto e prendendosi per mano- lei per prima si stupiva di quanto fosse lui che bramasse quel contatto- varcarono la soglia della palestra.
Isabella fu investita da decine di luci colorate e dalla musica assordante, da centinaia di voci e corpi che muovevano frenetici vagando per la grande sala. Vacillò per un secondo sugli enormi trampoli che indossava ma si riprese subito e sgranò gli occhi per osservare meglio l’ambiente in cui si era ritrovata. Non era mai stata ad una vera festa a Phoneix, non perché le mancassero i cavalieri, ma perché non si era mai sentita parte integrante di quegli ambienti e aveva sempre preferito un buon libro a tutto il resto. Ma ora con Edward era tutto diverso.
Buona parte delle persone si voltarono verso di loro.
Edward Cullen e Isabella Swan: la coppia più attesa dell'intero liceo.
Il bel capitano modello e la bella nuova arrivata.
Edward la teneva per la vita e sembravano irreali per quanto perfetti insieme.
-C'è la gara di ballo...partecipiamo?- le chiese. Il panico si fece padrone della ragazza.
-Edward io...-tentò di rifiutare gentilmente senza offenderlo- non credo di...
-Non ti preoccupare!- la interruppe- ti condurrò io- sbatté gli occhi e gli smeraldi si accesero.
Come poteva dirgli che non aveva mai ballato e non sapeva quindi come fare? Temeva di compiere una figuraccia colossale! Su quei trampoli poi! Cadere davanti a tutto il liceo e al ragazzo dei sogni non rientrava propriamente nei suoi piani.
Desiderava solamente rientrare nella norma, non eccellere eppure...eppure quella proposta era così allettante...sarebbe bastato così poco e Edward sembrava proprio un così bravo ragazzo.
-B...Bhè se tu mi imparassi forse...- balbettò timida e lui sorrise felice:
-Oh si Bella non te ne pentirai! Ci divertiremo molto!
Ugh.
Ancora quel “divertiremo” che risvegliava in lei brutti pensieri, ma non voleva penarci, non ora.
Sentì qualcosa sfiorarle un braccio: Alice!
Edward si staccò:
-Vado ad iscriverci, torno subito- sorrise dolcemente accarezzandole una guancia, ma in realtà tutti e due sapevano che voleva solo lasciarle un attimo di intimità con l'amica appena arrivata. Si abbracciarono e si guardarono complici, la vide poi salutare verso ogni direzione e ricevette milioni di sguardi sulla sua attraente figura; per un attimo si sentì orgogliosa di aver indossato un abito semplice ma appariscente come quello nero che era stata letteralmente obbligata ad infilare.
-Buonasera- sentì una voce dietro di lei e si girò notando una piccola comitiva: subito tutti le sorrisero e le strinsero la mano mentre i ragazzi si soffermarono un po’ troppo sul suo corpo.
Fu riaffiancata immediatamente da un Edward dallo sguardo corrucciato che la prese immediatamente per mano.
-Buonasera ragazzi- salutò con la voce roca e suadente, educato. Sempre galante, mai un atteggiamento fuori posto, pensò Isabella con stima.
Iniziarono a conversare amabilmente, anche se la ragazza aveva notato che forse lui avrebbe preferito un po di  privacy, quando ad un certo punto però qualcuno dal palco richiamò gli studenti all’ordine.
-Qualcuno si salvi!- esclamò Jasper.
-Cosa succede?- chiese Bella curiosa.
-Ora come al solito Mike Newton darà inizio alla gara di ballo, non prima però di aver chiamato sul palco ogni. Singola. Coppia. Partecipante.- scandì Angela con fare terrorizzato visto che come Isabella aveva saputo prima, questo era il primo anno che si era iscritta.
-A cosa serve?- chiese dubbiosa.
-Assolutamente a niente, ma tutti si divertono a vedere le poverine che devono in ogni modo rifiutare le avances di Mike anche davanti ai loro ragazzi...come per esempio fa ogni anno con Rosalie Hale.
Tutti risero e si unì a loro proprio mentre un ragazzo biondo e dall’aria spavalda fece il suo ingresso sul palco acclamato a gran voce e, impugnato il microfono, parlò:
-Buonasera a tutti! Come stanno i nostri professori?- si rivolse scherzosamente ai docenti che chiacchieravano sorvegliandoli in un angolino- e voi invece…siete pronti?- un coro di ovazioni e fu incitato a continuare:
 -Iniziamo subito? Allora…- fece vagare lo sguardo per la sala- Rosalie Hale e..accompagnatore!
-Che casualità!- scherzò Jessica mentre la ragazza bionda salì le scale avvolta in un vestito rosso sangue: era davvero bellissima  e leggiadra come una dea; tutti applaudirono e lei salutò agitando una mano; subito dietro di lei l'omone riconosciuto come Emmett McCarty che squadro Mike minaccioso.
Alcune domande di rito anche se ormai tutti si conoscevano: “nome, età, hobby, hai il ragazzo?” e bla bla bla.
Coppia dopo coppia, tutte stavano subendo lo stesso trattamento e la mora stava diventando sempre più preoccupata. Diamine cosa avrebbe risposto alle domande? La sua vita era stata così monotona e lei così noiosa!
Anche se, c'era da dirlo, da quando era a Forks non sembrava neanche lei! Era diventata più socievole, spigliata e stava iniziando a rispondere anche a tono con battutine magari.
-Stai tranquilla- sentì Edward sussurrarle all'orecchio: quella vicinanza così improvvisa e inaspettata le fece nascere un brivido lungo la schiena.
-S..si, sono tranquilla- mentì con molta difficoltà.
-Mhh non è vero  e lo sai bene- alitò lui. Il suo profumo la confuse, sapeva di menta, oh si! Di menta piperita.
Si voltò e fuse i suoi occhioni cioccolato con i suoi smeraldi.
-E'...è che non so cosa rispondere a quelle domande- ammise chinando il capo rossa come una ciliegia. Lui le prese gentilmente il mento con il pollice e le rialzò il viso arrivando così a far sfiorare i loro volti.
Fortunatamente erano addossati al muro e nessuno si sarebbe accorto di niente, si erano allontanati dai ragazzi.
-Non devi aver paura...ci sono qui io...- soffiò ad un centimetro dalle sue labbra.
-Mhh- mugugnò lei completamente incapace di dire altro: la sua vicinanza l'aveva stregata, non sapeva più cosa dire, cosa fare, cosa pensare, forse non si ricordava neanche più come si chiamasse!
Erano neanche ad un millimetro, sapevano entrambi cosa stava per accadere e bhè, non dispiaceva a nessuno dei due, lui si chinò, lei protese le labbra...
-Edward Cullen e Isabella Swan! Sul palco forza!- l'atmosfera romantica rovinata e quel bacio mancato li fecero imprecare dentro di loro.
La mora divenne rossa e il rosso storse il naso: desiderava con tutto se stesso baciarla, fare finalmente suoi quei petali di rosa e invece... quello stupido di Newton!
-Ma…ma se farò una figuraccia colossale?- si preoccupò, non voleva davvero rischiare di iniziare l’anno in modo disastroso.
-Bella, proprio non capisci! Dato il tuo aspetto questa sera, l’ultima cosa che noteranno sarà la tua figuraccia, sempre ammesso che tu ne faccia una ovviamente- la rassicurò calmandosi, era come un pulcino spaurito, così bisognosa di amore! Sospirò e così dicendo la sospinse leggermente verso il centro della sala con un sorriso d’incoraggiamento; lei facendo un respiro profondo, si incamminò tenuta per la vita da Edward, sotto lo sguardo stupito di tutti i presenti.
Salita le scale ci fu un mormorio generale quando, girandosi di spalle, strinse la mano a Newton rivelando la vistosa scollatura della schiena.
Edward si sentiva strano a sapere che tutti la stavano osservando...era... si forse era geloso ecco.
Wow, finalmente l'aveva ammesso, un bel passo avanti.
-Potremmo sapere il nome di questa stupenda creatura?- chiese con sguardo languido Mike. Ma era stupido? L'aveva chiamata sul palco proprio ora!, penso il rosso innervosendosi.
-Emh…Isabella Swan- disse lei timida.
-Che bei nuovi arrivi che ci sono quest’anno allora! Che ne dite?- chiese al pubblico. Bella si ritrovò a pensare che evidentemente ci stava provando e la cosa non le andava proprio bene, qualsiasi occasione avesse con Edward, bhè ora era nulla. Alla sua esclamazione seguirono una serie di commenti non molto eleganti che furono però stroncati sul nascere.
-Bhè dato che ci siamo, e il signor Cullen lo conosciamo tutti molto bene, facciamo anche l’interrogatorio alla signorina Swan, per conoscerci meglio no?- tutti applaudirono.
-Non penso sia il caso…ecco…-iniziò lei diventando nervosa.
-Dai bellezza…solo dieci domande- solo? Solo?
-Te ne concedo tre- disse arrendendosi alla proposta, sapeva che non avrebbe potuto scampare e perché non approfittare dello scherzoso siparietto intavolato per rispondere a domande che le avrebbero posto i ragazzi prima o poi.
-Sette almeno.
-Cinque e non si transige.
-Vada per le cinque- sorrise il biondo affascinato da quel suo modo di fare -Nome completo- iniziò scherzoso. Forse era una faccenda davvero divertente- si ritrovò a pensare la mora.
-Isabella Marie Swan.
-Età e non si bara!
-Diciotto il 13 di questo mese.
-Provenienza.
-Nata a Forks ma emigrata a Phoenix.
-Domanda da dieci punti: fidanzata?
Bella arrossì improvvisamente: molti familiari glielo chiedevano ma la sua risposta era sempre: “non ho tempo per pensare a certe cose”, ma ora...ora si accorse del guizzo delle mani di Edward e con la coda dell'occhio osservò il suo volto improvvisamente teso. Dunque...anche lui sperava che non lo fosse? Le numerose teorie di Alice erano giuste?
Si limitò a dire semplicemente “no” sorridendo e scuotendo la testa facendo sobbalzare quei pochi ricci non appuntati da una parte all’altra.
-Ultima domanda- intimò.
-Dobbiamo giocarcela bene ragazzi- scherzò Mike, era davvero un presentatore nato.
-Io direi che non è fidanzata….quindi… numero di cellulare?
Isabella e Edward sgranarono contemporaneamente gli occhi, non si aspettavano di certo un Newton così diretto, neanche con Rosalie era stato così sfacciato!
-Non credo che sia…- deglutì.
-Oh andiamo…- tentò ancora il biondo, Mike era estremamente affascinato da quella nuova studentessa così dolce e bella.
-Emh io…-si girò impercettibilmente verso Alice, la sua ancora di salvezza, non poteva di certo fissare Edward dopo la precedente domanda,  e la vide fare cenno di no- non credo sia proprio il caso, sono informazioni top secret- sdrammatizzò la situazione agitandosi una mano davanti al viso.
-Io ci ho provato!- alzò le mani il ragazzo molto deluso- grazie mille signorina Swan.
-Oh Bella va bene, non mi piace molto il mio nome completo- rivelò.
-Perfetto abbiamo ricavato un’altra informazione importantissima- le fece l’occhiolino e lei ridacchiò divertita.
-Posso andare ora?- chiese supplicante, lui annuì ed insieme al rosso scese le scale prestando particolare attenzione a dove mettesse i piedi con quelle scarpe.
-Sei stata fantastica Bella- esultò Alice non appena lei le si avvicinò mentre Jasper le sorrise cameratesco.
-Newton è una piaga, ed è sembrato molto interessato, mi manterrei alla larga da lui- lanciò una frecciatina per vedere la reazione di Cullen e così fu:
-Andiamo non preoccupiamoci, non la farò di certo avvicinare a quell'essere-borbottò- andiamo a prendere da bere?- nuovamente gentile, i suoi sbalzi di umore facevano venire il mal di testa.
-Già e poi non penso che qualcuno mi abbia notato...-ammise lei.
-Oh Isabella, ho come la netta sensazione che qualcun altro ti abbia notato- sussurrò la folletta senza farsi sentire mentre i due si diressero verso le bibite.

**

Entrambi senza fiato si addossarono al muro della palestra.
Erano stanchi, con il cuore al mille, ma felici.
Bella era felice perché aveva scoperto di saper ballare, e non aveva neanche una volta pestato il piede a quel povero ragazzo, evitando quindi gaffe, Edward invece lo era perché aveva potuto tenerla stretta fin quando non erano stati eliminati.
Non avevano vinto, ma erano arrivati a buon punto e ne erano molto felici. Ripresero fiato a guardandosi negli occhi si presero per mano e si avviarono in un posto meno affollato.
-Che bello...-sussurrò la ragazza rimirando il gazebo addobbato con fiori bianchi nel giardino scolastico.
-Già...- non sapeva cosa altro dire, come comportarsi, aveva paura di fare la figura dello stupido.
-Ti..ti va di ballare?- chiese  timido porgendole la mano.
-Ma non abbiamo fatto altro fino ad ora?!- esclamò lei sorpresa.
-Un...un lento intendevo...- spiegò avvicinandosi.
-Ma non c'è la musica...- continuò perplessa.
-Non ti preoccupare...- la afferrò per la vita e la avvicinò fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo caldo corpo.
Iniziò a cantare:

“My gift is my song
And this one's for you
And you can tell everybody
That this is your song ”

Le parole di “Your Song” di Ewan Mc Gregor uscirono dalla sua bocca, cantate con voce roca e dolce. Come la conosceva?
Presero a dondolarsi semplicemente in cerchio al centro del gazebo, Isabella posò la testa nell'incavo della gola del ragazzo, prima che se ne potesse rendere conto lui le accarezzava i boccoli con tenerezza.
Sembravano così all'ordine del giorno quei gesti!
Era difficile per un estraneo che li guardasse, capire che in realtà quello era il loro primo appuntamento.

“It maybe quite simple
But now that it's done
Hope you don't mind
I hope you don't mind
That I put down in words
How wonderful life is now you're in the world”

Edward le fece fare una piccola giravolta cantando e guardandola negli occhi profondamente e sussurrando quelle dolci parole.
Cioccolato contro menta.
Edward contro Isabella.
Amore contro... amore.

“Sat on the roof
And I kicked off the moss
Well some of the verses well
They got me quite cross
But the sun's been kind
While I wrote this song
It's for people like you that
Keep it turned on”

Strinse la presa, ormai tra i loro corpi non c'era neanche un millimetro, addossati, schiacciati, premuti uno contro l'altro.
Era quello il momento giusto, si, ora o mai più si disse lui per la seconda volta. Avvicinò lentamente il volto a quello di Bella.
Sapevano entrambi cosa stava per accadere, lo attendevano ciascuno con ansia. Bella aveva paura: non aveva mai baciato un ragazzo: avrebbe saputo farlo? A Edward sarebbe piaciuto? Ma domande più importanti affollavano la sua mente: cosa sarebbe successo poi? Cosa sarebbero diventati?
Ora non importava, no, non importava proprio.
Si fissarono e le carezzò una guancia, mentre sussurrava ancora quelle parole:

“It's for people like you that
Keep it turned on”

E' per persone come te che tengo acceso il Sole.

E accadde.
Si baciarono.
Niente di più semplice e naturale al mondo.
Prima timidamente, solo uno sfiorarsi di labbra, per assaporarle poi schiudendo la bocca. Isabella si stava meravigliando inconsciamente di quanto fosse facile, di come le venisse bene, e si vantò interiormente di quanto fossero compatibili, non solo a parole e gusti.
Lui continuò ad sfiorarle la guancia e scese sul collo, mentre lei in un gesto istintivo portò le mani dietro la testa del ragazzo, ad accarezzargli i morbidi capelli.
Un solo pensiero vagava per la mente di entrambi:
Finalmente.






*******************************************************
Eccoci :)
Spero davvero che vi sia piaciuto! E scusate per il ritardo, ma sapete, all'ispirazione non si mette fretta ;)
No, va bene, scherzavo e cercavo scusanti ahahahahah. La verità è che ho avuto un milione di cose da fare e solo ultimamente ho avuto tempo per mettermi a scrivere/correggere questa... 'cosa'.      
VI RINGRAZIO PER TUTTE LE MERAVIGLIOSE RECENSIONI! E PER UNA ONE SHOOT SONO   TANTISSIME OMG! Non pensavo aveste accolto questa storiellina senza nessuna pretesa così :')
Siete troppo belline, davvero. Ho già in mente il secondo extra, vedremo cosa ne uscirà fuori.
Un bacione, Athena xx

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Capitolo 3
*** ~EXTRA 2 -prima parte- ***








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Ecco a voi la prima parte dell'extra! La seconda sarà pubblicata prossimamente!
Spero lo apprezzerete, come sempre lo dedico alla rottura conosciuta come kresbiten.






Isabella sprofondò nel comodo sedile di prima classe dell'aereo e sbuffò pesantemente:

-Non ci posso credere! Ci è riuscita davvero!- incrociò le braccia sotto al petto.
-Pensavo te ne fossi resa conto un po prima amore- le fece  notare Edward.
-Si stupido ma questo rende tutto così...reale!- cercò di spiegare gesticolando. Lui rise e le lasciò un dolce bacio sulla guancia:
-Tu e i tuoi discorsi intricati!- lei mugugnò qualche insulto ed estrasse il cellulare dalla borsa componendo prima un messaggio di vita o di morte (la destinataria l'avrebbe uccisa altrimenti):
“Aly siamo appena saliti, appena arriviamo ti telefono, già mi manchi tantissimo!! :'(  salutaci Jazz e non combinare casini! Ti voglio bene, Bella”
e poi uno breve e lapidario:
“Mamma stiamo per decollare, per le 4 dovremmo essere lì.
Bella”
Ebbene sì.
Renee l'aveva convinta a trascorrere una settimana durante le vacanze estive a Phoneix. Voleva finalmente conoscere il suo fantomatico ragazzo.
Ovvero Edward Cullen, orgogliosamente il suo ragazzo da  nove mesi a quella parte, che aveva accettato l'invito senza pensarci due volte: tutto pur di non staccarsi neanche sette giorni dalla sua amata.
Non poteva essere più entusiasta: sole, mare e divertimento in Arizona! Forse Bella ci era abituata ma lui di certo no. Non si sarebbero annoiati e anche se sapeva che lei non si era trovata molto bene in quella città, ora le sarebbe stato lui accanto e non avrebbe avuto modo di preoccuparsi.
In realtà, quello che “terrorizzava” la mora era ben altro: un confronto diretto con la madre dopo tanto tempo; certo si erano tenute in contatto: telefonate, messaggi, skype (Renee era una tipa molto tecnologica) ma non si erano mai viste e anche se le aveva parlato fino allo sfinimento del suo ragazzo perfetto, aveva paura della sua reazione.
Sua madre aveva un comportamento decisamente poco consono all'età che in realtà aveva. Più volte quando viveva con lei l'aveva vista cinguettare con dei ragazzi dell'età di sua figlia e la cosa non le era mai andata giù.
Certo, ora si era risposata ed era felice, ma il terrore che si comportasse in maniera strana con Edward rimaneva anche se si fidava ciecamente di lei  (sapeva che non le avrebbe mai fatto una cosa del genere) e del suo ragazzo, quella strana sensazione non spariva. Non poteva farci nulla, questo suo lato sensibile era rimasto del “vecchio” carattere.
Sentì Edward accarezzarle dolcemente il palmo della mano che aveva preso tra la sua:
-Piccola andrà tutto bene dai: riabbraccerai tua madre, mi farai visitare la città, prenderemo tanto sole- la rassicurò teneramente- e finalmente divertimento senza Charlie- disse malizioso.
Lei ridacchiò e gli stampò un bacio sulle labbra:
-Pervertito!
-Oh andiamo, non sono io che ha messo in valigia certi indumenti...- ammiccò lui conscio che la ragazza non avrebbe tardato a comprendere:
-Cosa?! Come fai a saperlo?!- chiese rossa come una ciliegia.
-Chiamiamolo sesto senso- trattenne le risate a fatica, e lei alzò un sopracciglio:
-Ok...forse e dico forse...potrei aver  sentito per caso un pezzo della tua conversazione con Alice mentre ti aspettavo in salotto.
-Hai origliato?!- chiese fintamente scandalizzata.
-Andiamo su...-cercò di rabbonirla lui.
-Sei uno stalker!
-Lo so cara, e tu una ladra- le baciò il palmo della mano.
-Non è vero!- protestò  la ragazza.
-Certo e sai per caso chi ha preso il mio ipod?- chiese sbattendo gli occhi verdi come smeraldi sapendo di aver ragione.
-L'avevi dimenticato sopra il mio letto..-tentò di giustificarsi lei.
-Le cose non cambiano: ladra!- rise lui.
-Ma...- fu interrotta dalla voce metallica di una hostess all'altoparlante:
-Preghiamo i gentili signori di spegnere ogni oggetto elettronico e di allacciare le cinture di sicurezza: stiamo per decollare, grazie.
Fecero come ordinato e Bella perse interesse nel controbattere: tanto avrebbe vinto lui, come sempre.
-Me la pagherai cara- gli sussurrò appoggiando la testa sulla sua spalla e sentendo gli occhi pesanti a causa della prematura sveglia mattutina.
-Si, mettimela pure in conto piccola- bisbigliò lui sorridendo.
-Sbruffone- mugugnò.
-La mia permalosa- le baciò la testa con tutto l'amore del mondo e la strinse a se mentre sentiva il suo respiro farsi più pesante e regolare.

**

-Oh Edward sono così felice che ti piaccia casa, l'ho arredata io!- Renee non la smetteva di mostrare ogni minimo angolo dell'abitazione e ciarlare, ciarlare, ciarlare: non aveva fatto altro da quando li era andati a prendere all'aeroporto.
Il povero ragazzo non  ce la faceva più: voleva soltanto rilassarsi tenendo la sua piccola ladra tra le braccia, era troppo?
Invece la sua tenera metà l'aveva abbandonato per andare a sistemare le valigie e telefonare ad Alice, “questioni da donne” aveva detto lei facendogli la linguaccia, tradotto in parole povere?
Sei voluto venire? Ora la sopporti senza il mio aiuto!
Che fidanzata amorevole che aveva- pensò ironico, ma la adorava anche per quello.
Bella invece, era salita al piano di sopra per disfare realmente la valigia, ma una volta appuratone il contenuto, chiamò la sua adorata amica per farsi dare spiegazioni visto che aveva insistito nel prepararla lei: questa volta non l'avrebbe passata liscia, oh no.
Intanto al piano di sotto il bell'eroe dai capelli rossi era alle prese con una suocera molto attiva:
-Edward? Edward ci sei caro?- lo riscosse dalla sua trance.
-Si si certo mi scusi signora, pensavo che la casa si addice perfettamente al panorama fuori...- sparò la prima grandissima cazzata che gli venne in mente per compensare la sua disattenzione momentanea: non ne poteva più!
-Già, ci ho messo molto a decidere come verniciarla e sistemarla.  Bene ora vado a fare la spesa per la cena, ti lascio riposare in santa pace, a dopo cari, Phil rientrerà tardi questa sera quindi riposate senza problemi- gli disse tutto d'un fiato, afferrando la borsa e sbattendo la porta di casa.
Che donna bizzarra, Bella non aveva tutti i torti.
Scosse la testa e salì le scale ma anziché dirigersi nella camera degli ospiti, cioè la sua, aprì la porta della stanza davanti, ed entrando trovò la sua piccola ragione di vita addormentata, rannicchiata su se stessa e con il respiro leggero.
Si incantò a fissarla perdendo il senso del tempo, seppe solo che improvvisamente si riscosse e si avvicinò stendendosi, cercando di non svegliarla.
In un riflesso ormai del tutto normale (passavano la maggior parte delle notti insieme eludendo la sorveglianza di Charlie) lei si avvicinò e posò la testa sul petto del ragazzo che la strinse e le annusò i capelli che sapevano  di fragola: era quello il profumo che lo faceva impazzire, non aveva bisogno di importanti e costose fragranze per farlo uscire di testa.
Era così stanco che in pochi minuti si addormentò pensando che quella vacanza era cominciata proprio nel migliore dei modi.

**

Quello rosso o quello blu? Quello verde o quello arancione?
Alice le aveva infilato così tanti costumi in borsa che non sapeva davvero quale scegliere. Stava letteralmente impazzendo.
Il fatto poi che sapesse che Edward era una stanza di distanza e che l'avrebbe osservata per bene non l'aiutava affatto.
Ovviamente l'aveva vista persino nuda, pensò arrossendo, ma con un costume c'era un senso del pudore...accentuato ecco.
Si portò davanti allo specchio e riprovò più volte i vari bikini, Alice le aveva categoricamente vietato i costumi interi e lei come al solito si era fidata, per poi scartare quello arancione e quello rosso: colori troppo accesi, per lei ci voleva qualcosa di più tenue...un bel blu  magari.
Se lo infilò del colore stabilito e non si specchiò, altrimenti avrebbe ricominciato con le paranoie e non sarebbe più uscita da quella camera.
Indossò poi un vestitino  bianco completamente trasparente (prima o poi avrebbe strozzato la sua migliore amica ne era certa, a tutto c'era un limite!) e afferrando i suoi Raiban neri e calzando  le zeppe bianche “morbide”, si Alice voleva proprio morire, uscì dalla camera.
E...
Naturalmente lui era lì.
Bello come un dio, appoggiato con una spalla allo stipite della porta, che sorrideva come solo lui sapeva fare. Il cuore le perse un battito e il respiro le si incastrò in gola. Nove mesi insieme e ogni volta aveva sempre la stessa reazione dannazione! Doveva farsi curare, non c'era altro modo.
La squadrò da capo a piedi come sempre e, strabiliato dall'abbigliamento provocatorio indossato, la prese per mano e la baciò a stampo dolcemente.
Si erano già fatti beccare nello stesso letto, grazie al cielo semplicemente addormentati e con tutti i vestiti addosso, non voleva altri problemi con la madre di Isabella.
Lei ricambiò il bacio insoddisfatta storcendo il piccolo nasino e gli si appoggiò su una spalla inspirando il suo forte odore.
Anche lei non aveva saltato il rituale 'raggi X' ma lo aveva fatto con più discrezione e indifferenza, cosa che faceva sorridere entrambi.
Edward indossava un costume a pantaloncino bianco a righe sottili blu e un'aderente maglia bianca: senza neanche saperlo si erano coordinati!
Entrarono nella cucina deserta ed uscirono dirigendosi verso la spiaggia, wow era davvero colma di persone che correvano in ogni direzione, con i pattini, con la bicicletta, in auto, a piedi e ragazzini in skateboard.
Phoenix era davvero bella, pensò il ragazzo mentre riceveva le occhiate dei passanti.
-Ti porto nel mio solito posto ti va?- gli chiese con un sorriso, lui annuì e si diressero in una parte di spiaggia affollata da ragazzi più o meno della loro età che giocavano e scherzavano.
-Sai- disse lei- venivo sempre qui, ma non mi spogliavo mai, mi vergognavo troppo, non ero molto sicura del mio aspetto fisico come ora- arrossì e puntò lo sguardo in basso- così dopo un po' gli altri smisero di calcolarmi, me ne andavo sempre per i fatti miei a fare lunghe passeggiate.
Edward era a dir poco scioccato: gli aveva raccontato che la sua vita prima a Phoenix non era mai stata niente di speciale e non aveva avuto mai un ragazzo (cosa che  riteneva impossibile dato la sua bellezza e dolcezza) ma non pensava fino a questo punto!
-Bhè- la interruppe abbracciandola e seppellendo il viso nei suoi capelli profumati- ora non ti dovrai più preoccupare, perché farai romantiche passeggiate e bagni rinfrescanti con il tuo bel fidanzato- iniziò a farle solletico e così stemprò l'atmosfera.
-Su- si alzò lei spogliandosi e rivelando il ridotto bikini blu- ho sete, andiamo a prendere qualcosa da bere!- il ragazzo fece appena in tempo a togliersi la maglietta che fu trascinato dalla sua adorabile metà ad un chiosco colmo di ragazzi.
Isabella aveva troppa sete, la gola era riarsa e doveva bere qualcosa, ma aveva una folle paura di incontrare qualche sua vecchia conoscenza.
Come iniziarono ad avvicinarsi e ad avvertire le risate e le urla caratteristiche si bloccò:
-Ho cambiato idea vieni, andiamo da quest'altra parte- sussurrò tirandolo per il braccio; lui aveva intuito quale fosse il problema ma doveva superarlo, non doveva ritornare ad essere la fragile ragazza che era.
-No, mi piace questo chiosco, andiamo qui...oh, aspetta ho dimenticato i soldi, vado a prenderli, tu ordina intanto ok?- le sorrise e schioccandole un bacio sulla guancia, si diresse lentamente verso i loro asciugamani.



Perfetto, pensò la ragazza, ora cosa diavolo faceva?
Calma, si impose, non poteva farsi rovinare le vacanze per un branco di stupidi adolescenti. Respirando a fondo rilassò le spalle e riprese a camminare verso la sua meta.
Una volta arrivata sprofondò in una poltrona e portò le braccia al petto per nascondere tutte le sue forme, non voleva che la riconoscesse nessuno.
-Un bicchiere di tè al limone- ordinò con un sorriso al cameriere. Solo dopo un secondo si accorse che lo conosceva, erano allo stesso corso di letteratura quando abitava lì e faceva parte della “sua” combriccola. Lui la squadrò con insistenza ma non sembrava averla conosciuta, così fece finta di nulla e, presa la sua ordinazione, si diresse verso uno stuolo di ragazzi a due tavoli di distanza per confabulare.
Quelli, misteriosamente, si avvicinarono e scorrendo, finirono sul tavolo attaccato al suo con casualità.
Il cameriere tornò con la sua ordinazione in un lampo e una volta servita, si fece coraggio per capire se ci avesse visto bene:
-Isabella Swan?- la ragazza per poco non sputò tutto il tè che stava bevendo. Oddio, l'aveva riconosciuta! Ora cosa faceva? Come si doveva comportare? Dove era Edward? Quanto ci metteva?
Fu assalita dal panico ma si impose di restare calma, in fondo cosa poteva capitare di così sconveniente?
-Si sono io...- immediatamente tutto il tavolo di fianco occupato dai ragazzi che conosceva si girò:
-Bella!- strillò una rossa, che subito dopo identificò come l'odiosa Irina Denali- sei tornata a casa cara!- si alzò e mostrando lo striminzito due pezzi verde elettrico, andò ad abbracciarla sculettando e scoccandole due baci sulla guancia, finti come le borse che Alice si rifiutava di comprare al negozio dell'usato. Irina Denali era la cosa più vicina ad un'amica che avesse avuto in quella città, le diceva spesso quanto fosse carina, ma come lei azzardava ad infilare un paio di pantaloni un po' più stretti, la riprendeva dicendo che non le stavano bene. Con il senno di poi, aveva capito che faceva apposta, si sentiva minacciata dalla sua bellezza pura e perciò tentava di tenersela buona e “amica”.
 -Solo per  una settimana, sono in vacanza- precisò lei sorridendo finta mentre tutti la squadravano. Cosa guardavano? In sedici anni nessuno le aveva prestato la più minima attenzione, ora sembrava essere diventata l'attrazione del giorno. La ragazza non sapeva però, che era mutata molto, grazie alla sua “nuova” sicurezza appariva più bella e disinvolta, cosa impossibile agli occhi dei vecchi compagni.
-Ma sei qui da sola?- chiese la bionda fintamente dispiaciuta e con un filo di invidia: averla di nuovo qui e soprattutto in costume, non l'avrebbe aiutata, anche se si fermava per poco, forse avrebbe potuto approfittarne per farle fare di nuovo qualche figuraccia colossale, la divertiva un mondo.
-No- rispose lei palesemente fiera- sono qui con il mio ragazzo...
-Hai un ragazzo?- chiese scettica l'amica del cuore di Irina, una mora tanto bella quanto insipida.
-Sì, è andato a prendere una cosa nella borsa- spiegò- dovrebbe tornare a momenti.
Nessuno credeva che Isabella Swan, la timida e remissiva Isabella Swan potesse avere un ragazzo, sicuramente era una balla inventata per non fare brutta figura, poi anche ammesso che l'avesse avuto, sarebbe stato uno di quegli sgorbi tutto brufoli e occhialoni, il tipico secchione.
-Perché non vieni a sederti qui con noi?- la invitò la bionda Jane Volturi. Ecco, ci mancava solo quell'altra arpia ora. Il suo tormento era appena iniziato.
-Non so se...- tentò di rifiutare gentilmente prima che iniziasse a strillare presa dall'isteria, non voleva dannazione! Voleva solo passare una giornata rilassante con il suo ragazzo, che la stava facendo innervosire sempre di più, quanto diavolo ci metteva?
-Andiamo...-le diede una gomitata Irina- così parliamo come ai vecchi tempi- le sorrise nuovamente finta. Vecchi tempi? Oh certo, niente di più divertente!
-Ok- si arrese sospirando e si alzò rivelando il corpo fino ad allora celato dalla poltrona. Ora stavano zitti eh?! Non si aspettavano di certo quel corpo mozzafiato sotto quegli indumenti extra large!
La mora afferrò uno sgabello  girandosi di spalle e mostrando così il perfetto lato b che si ritrovava, per poi avvicinarsi e mettersi seduta al loro tavolo con il tè. Fece un grande sospiro, facendo così sobbalzare il seno  che i ragazzi stavano osservando con la bava alla bocca.
-Allora- iniziò sorridendo leggermente, doveva stare lì per forza finché il suo dannatissimo ragazzo non sarebbe ritornato, quindi meglio iniziare con il piede giusto, pensò- come va la vita qui?
-Sempre la stessa storia: ogni sera una festa, divertimento fino all'alba...- spiegò annoiata Jane.
-Bene- rispose giusto per educazione.
-O santo cielo- Irina strabuzzò gli occhi.
-Cosa?- chiesero interessate le ragazze.
-Quel tipo che è appena entrato!- sussurrò allungandosi sul tavolo con fare cospiratorio- guardate quanto è figo! Deve essere nuovo, si nota che non conosce nessuno...
Immediatamente tutte si girarono e cosa vide Bella? Il suo bellissimo ragazzo che aveva appena varcato la soglia, guardarsi intorno con sguardo spaesato. I loro sguardi si incontrarono per una frazione di secondo, e lui si aprì in uno spettacolare sorriso sghembo.
-Dio guarda che sorriso! E sta sorridendo a noi!- fece isterica Irina- ragazze sorridete e sono sicura che si avvicinerà- ordinò, quante volte aveva usato il termine sorridere in una frase? Il suo vocabolario era proprio ridotto; subito tutte ubbidirono e quel dio greco si incamminò verso il loro tavolo.
-Sta venendo verso di noi!- disse incredula la mora di prima.
-Già- le fece eco un'eccitata Jane mentre gli altri ragazzi storcevano il naso, consci che con un tipo del genere il loro momento di attenzioni era terminato.
Edward arrivò alle spalle di Isabella e sorrise:
-Ciao- salutò educato.
-Ciao- risposero in un lampo tutte.
Irina si era sistemata il costume mettendo il seno in evidenza e si era data una sistemata al trucco utilizzando come specchio il porta fazzoletti d'argento del bar.
Disgustoso.
Credeva di avere qualche possibilità?
Edward non avrebbe mai neanche lontanamente considerato una come lei.
Si piegò appoggiando le mani sulla pancia della sua amata e le baciò il collo languidamente, accarezzandole i fianchi e facendole sbucare davanti il suo telefonino:
-Amore mio, tua  madre ha chiamato, ecco perché ci ho messo tanto, vuole sapere se torniamo per pranzo- parlò sotto lo sguardo sbalordito di tutti.
-Cosa le hai detto?- chiese lei trattenendo le risate che minacciavano di scuoterla da un momento all'altro.
-Le ho detto di si, dopo  voglio andare a fare una passeggiata, che ne dici?- le appoggiò il mento sulla spalla continuando ad accarezzarle il ventre.
-Dico che si può fare...-gli diede ragione lei.
-Oh che sbadato!- ridacchiò sotto i baffi il rosso- non vi ho neanche calcolato scusate- lo disse in un modo che se Bella avesse potuto, si sarebbe rotolata a terra dalle risate- sono Edward Cullen, il fidanzato di Isabella- calcò sulla parola fidanzato per far comprendere meglio a tutti il concetto.
Silenzio tombale.
Lei intanto sorrideva compiaciuta, sapeva di avere un ragazzo che era la fine del mondo, anche se ancora non si capacitava che avesse scelto proprio lei come compagna.
-Sei il suo ragazzo?- chiese con voce strozzata e occhi spalancati Jane Volturi. Uno come lui...con una come la Swan! Certo, era cambiata radicalmente ma...ma... andiamo!
-Si.- rispose semplicemente lui. Cosa c'era di tanto strano? Lo diceva ad ogni singola persona che incontrava, lo avrebbe voluto urlare al mondo intero!
-Già, ve l'avevo detto no?- sorrise la mora sospirando.
-Si...-sussurrò Irina.
-Bene- fece Bella alzandosi dallo sgabello- ora vi lasciamo, pensavamo di andarci a fare un bagno.
-Perché non vi unite a noi?- domandò un ragazzo biondo.
Isabella si voltò terrorizzata verso di Edward che, capito il suo stato d'animo, la rassicurò con lo sguardo.
-No grazie- prese lui la parola, togliendola d'impaccio- voglio stare un po da solo con la mia ragazza, non so se capite- fece un sorriso sghembo e a lei avvamparono le guance mentre gli dava una botta sul petto indispettita: spiattellare così i loro affari, cosa gli diceva il cervello? Si alzarono e dopo aver lasciato i soldi per il tè, uscirono dal bar.
-Bella! Edward!- strillò Irina nell'esatto momento in cui varcarono la porta, e i due si girarono, che diavolo voleva ancora?- venerdì sera, al “Stars on the beach” c'è una festa con poi falò sulla spiaggia...siete dei nostri vero?- chiese con voce zuccherosa, cavolo! Avevano rifiutato già una volta non potevano farlo di nuovo...e poi non voleva ridursi come prima, quando accampava scuse di ogni genere... bhà! All'ultimo minuto avrebbe finto un malore nella peggiore delle ipotesi:
-Ma certo!- disse sorridendo finta.
-Perfetto, lì alle 21 e 30! Vi aspettiamo!- li salutò con la mano rimettendosi seduta, aspettando che uscissero.
-Ma sei scemo o cosa?- lo aggredì non appena uscirono da quel fottutissimo bar.
-Cosa?- fece finta di non capire guardandosi attorno.
-“Voglio stare un po da solo con la mia ragazza, non so se capite”! Così sembra che prendiamo e andiamo a fare sesso in mezzo al mare!- disse imbronciandosi e tirandolo verso l'acqua dopo aver posato il portafoglio nella borsa- non potevi inventarti un altra scusa?- sbuffò lei entrando nell'acqua fredda e rabbrividendo al contatto. Edward la seguì immergendosi completamente e arrivandole ad un palmo dal naso:
-Ma quella non era una scusa- sussurrò al suo orecchio- cosa ti dice che io adesso non ti circuisca e non finiamo col fare l'amore proprio lì- indicò con un cenno le rocce nascoste nell'insenatura poco lontana. La ragazza lo guardò scandalizzata mentre un brivido le percorreva la schiena e un calore improvviso le infiammava il basso ventre.
-B...b...bhè non credo che...insomma noi...- balbettò strofinando le gambe tra di loro: soltanto il pensiero di loro due appoggiati a quelle rocce che bhè...lui che spingeva...oddio!
La prese dolcemente per la mano e nuotarono verso il punto precedentemente indicato, voleva davvero...?
Respirò affannosamente, merda!
-Cosa faresti se ti prendessi...-e la afferrò per i fianchi- poi ti appoggiassi proprio qui...-la fece aderire al suo corpo e la spinse contro la roccia arrotondata- e iniziassi a convincerti...- prese ad accarezzarla con le mani calde ovunque, delicatamente.
-Edward- proruppe frustrata- per favore non dire queste cose...- non doveva lasciarsi andare, altrimenti non ci sarebbe stata via di scampo, negli ultimi tempi erano diventati molto passionali e...innovativi ecco.
-N...non possiamo- fece con voce strozzata.
-Ah no?- le baciò il collo soffiando quelle parole.
-No- sibilò.
-E chi lo dice?- continuò a provocarla il ragazzo. La voleva in quel momento e niente l'avrebbe fermato, a parte ovviamente il fatto che lei non volesse, ma dai gemiti sommessi che stava cercando di trattenere, non era affatto così.
-Io...oh...- sospirò quando prese ad accarezzarle il seno da sopra il costume. Prese a baciare il ragazzo voracemente strusciandosi sul suo corpo che reagì in un batter d'occhio.
-Sai che se passasse qualcuno ci potrebbe denunciare per atti osceni in luogo pubblico?- ridacchiò baciandogli il mento.
-Sai che non me ne importa proprio un bel niente?- la riprese lui scostandole i capelli dal collo. Ormai erano partiti per la tangenziale e bhè, non gli dispiaceva proprio provare anche quell'esperienza... l'amore non ha limiti, aveva scelto quel momento per esplodere, chi erano loro per reprimerlo?


Continua...

******************************************************
Allora, ho fatto un bel salto temporale eh? Volevo scrivere del compleanno di Bella ma poi ho pensato sarebbe stata una cosa troppo scontata e mi è piaciuto mettere subito in chiaro quanto lei fosse cambiata, grazie all'amore e all'amicizia, rendendola più sicura e apprezzata. A Phoneix non ci sono spiagge, concedetemi questa licenzia ahahahah!
Irina è una stron.. emh si, lo abbiamo capito tutte, ma la storia è stata progettata come leggera, quindi non rovinerà la serata, o non eccessivamente, vedremo come Bella finalmente riesca a tirare fuori gli attributi e farsi rispettare dopo anni ;)
La scena hot anche se accennata dovevo metterla, mwahuahu scusate. Altrimenti non sono contenta *me versione perv*
Spero vi sia piaciuto, non è il massimo dato che stavo male quando l'ho scritto, ma è uscito così, quindi.
Un bacione care, Athena xx

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Capitolo 4
*** ~EXTRA 2 -seconda parte- ***






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Emh... ennesimo ritardo ma non mi dilungo. Ecco l'ultima parte dell'extra.
Hope you enjoy it e as usual lo dedico alla mia scassatura preferita kresbiten!






-La uccido! Ecco cosa sarà la prima cosa che farò appena atterrati! La strangolerò con le mie stesse mani!- era circa un quarto d'ora che Isabella stava sbraitando davanti allo specchio.

La povera destinataria del milione di insulti appena emessi era proprio la sua migliore amica, Alice Brandon, colpevole di averle riempito la valigia di completini sexy, abiti super scollati e scarpe dal tacco troppo elevato.
Non si sarebbe mai più fidata, questa volta aveva proprio esagerato!
La ragazza osservava sconsolata l'ampia gamma di abiti sparsi sul suo letto, con le rispettive scarpe e accessori abbinati.
Aveva pensato proprio a tutto quella streghetta in miniatura!
Certo, le era capitato di indossare capi del genere ma erano state occasioni importanti... non per una semplice vacanza!
Si sedette a terra a gambe incrociate, doveva pur sceglierne uno; li fissò tutti, dal primo all'ultimo e il suo sguardo si soffermò proprio su quello che aveva scartato a priori: troppo...scollato, troppo succinto, troppo rosso...troppo tutto!
Eppure...
Ci sarebbero state tutte le sue vecchie conoscenze, quelle stupide galline che, ne era sicura, ci avrebbero provato con il suo ragazzo sbattendogli in faccia le tette che avrebbero minacciato di fuoriuscire da quegli straccetti.
Perché non mostrare anche lei le sue grazie? In fondo non avrebbe fatto nulla di sbagliato, avrebbe fatto vedere la nuova Bella, quella che non aveva paura del loro giudizio, che se ne fotteva altamente di quello che pensavano. Aveva imparato a fregarsene ormai: il mondo non si cura di te, fai quello che più ti aggrada. Fece ruotare gli occhi.
Ma si cazzo!
Ora o mai più!
Si mise l'intimo rosso che quella matta dell'amica le aveva infilato in valigia, notando che era proprio... cioè le culottes erano di pizzo e il reggiseno era leggermente a balconcino, ma almeno erano culottes non tanga- si ritrovò a pensare sconsolata- ma per una volta...
Fece un sospiro e afferrò l'abito indossandolo, notando che non era poi così elaborato come pensava: senza spalline, aderentissimo certo (quasi non respirava) e le arrivava appena sotto il sedere ma non aveva fronzoli e fiocchetti vari. Riluceva appena a causa della stoffa speciale con cui era stato confezionato, era stupendo, Alice ci sapeva fare eccome, glielo doveva concedere proprio.
Si mise ai piedi delle semplici decolté lucide rosse, senza brillanti vari o cinturini speciali e per concludere trovò un nastrino di raso rosso con la chiusura, uno stupendo girocollo. Prese la pochette, rossa ovviamente, mettendoci dentro cellulare, portafoglio (a fatica dato le dimensioni della borsa) e chiavi di casa.
Ora il bello: e i capelli? Come li acconciava?
Non aveva scelta dato che non sapeva cosa fare...
-Mamma!!- strillò affacciandosi dalla porta.
-Si tesoro?- si affrettò a rispondere Renee salendo le scale e arrivandole davanti, per una volta che la figlia chiedeva di lei meglio approfittarne- wow!- esclamò nel vederla con quel vestito, non ci era proprio abituata! Di solito il massimo che aveva osato in quegli anni era stato un paio di pantaloni al ginocchio! D'altronde ormai non si sarebbe più stupita di nulla, da quando aveva visto il suo ragazzo aveva capito che era cambiata visibilmente, in meglio.
-Bella sei... o tesoro sei bellissima!- sussurrò con le lacrime agli occhi: solo ora si era resa conto di quanto donna fosse davvero sua figlia, di come fosse cresciuta da sola e fosse diventata quella che era adesso.
-Grazie- arrossì orgogliosa- ma... non so come acconciare i capelli, o il trucco...di solito ci pensa Alice...avrei bisogno di un consiglio-sussurrò.
-Non ti preoccupare, ci sono qui io ora- disse dolce- allora, io proporrei un semplice eyeliner nero e poi un rossetto rosso scarlatto come il vestito, stop, nient'altro, sei così bella al naturale, magari un po di cipria e basta... Che ne dici?- era partita in sesta quando le aveva concesso di aiutarla.
-Emh...direi di si...io...io mi fido di te mamma- le sorrise sospirando, e sedendosi sperò di aver fatto la scelta giusta.
-Mh, per i capelli- Renee si portò una mano sulla guancia e storse la bocca in una smorfia così simile a quella della figlia e poi sorrise- Tesoro, che ne dici di un bello chignon alto? Così lasciamo scoperto il tuo bel viso e...il collo- ammiccò maliziosa, cosciente di quanto piacesse agli uomini quel punto, ormai la sua bambina era una donna e dal comportamento che teneva con Edward, pensava proprio si fossero inoltrati abbastanza...
La ragazza annuì felice di quel momento così intimo e si lasciò andare alle mani esperte della madre.

Ad Edward per poco non prese un colpo quando vide la sua ragazza. Gli si bloccò il respiro e iniziò a tossire diventando completamente rosso in viso:
-Caro respira- lo riprese Renee canzonandolo e quello tentò davvero di rilassarsi, ma con una dea del genere a pochi passi era impossibile!
Non c'erano abbastanza aggettivi per descriverla, dovevano ancora inventarne degli efficaci. Era stupenda, bellissima e...sua.
Lei gli sorrise e arrivandogli accanto, gli passò un braccio sulla vita.
-Ciao- sussurrò sul collo.
-C-ciao-balbettò lui cercando di riprendersi- sei...perfetta.
-Bhè...grazie- si fece stringere nel suo abbraccio e si avviarono verso la porta.
-Ragazzi divertitevi, tornate quando volete ma siate responsabili ok?- sorrise loro Renee. Entrambi annuirono e salutando si avviarono alla discoteca all'aperto.
-Dovrò starti attaccato questa sera- borbottò Edward.
-Perché di solito non mi calcoli vero?- lo riprese la mora.
-Oggi specialmente, sono sicuro che arriveranno come gli orsi con il miele- fece rabbuiandosi.
-Ci saranno tante altre ragazze, molto più belle di me, fidati- lo tranquillizzò.
-Non credo proprio, forse non ti rendi conto dell'effetto che fai agli altri amore- le spiegò.
-Certo, certo- gli concesse per farlo stare zitto.
Svoltarono l'angolo e si trovarono davanti ad un enorme chalet con luci stroboscopiche e musica altissima. Perfetto.
-E...se ce ne andassimo in riva al mare per una seratina romantica?- tentò di svignarsela lei.
-Fammi pensare...mh...no!- la prese per la mano intrecciando le dita e attraversarono la strada. Ogni tentativo di sfuggire a quella che, ne era certa, sarebbe stata una serata raccapricciante, fallì miseramente.
Una volta all'interno della discoteca si guardarono intorno alla ricerca di qualche viso familiare ma non c'era ancora nessuno.
Si fermarono così al bancone e ordinarono da bere.
Isabella si concesse finalmente di fare una radiografia al suo ragazzo e per poco non le andò di traverso il drink: indossava dei jeans neri attillati che mettevano in risalto i sedere tonico e una maglia con le stampe con sopra una camicia bianca a quadri grigi e blu; ai piedi le solite sneakers nere. Cavolo, anche così era capace di far sgorgare fiumi di saliva dalle bocche delle povere ragazze! Ma cosa aveva pensando Esme mentre lo concepiva? Doveva proprio farle un monumento!
Iniziò ad avvicinarsi al suo ragazzo per dagli un bacio-ne sentiva un bisogno consumante- quando una voce stridula si fece larga nel suo cervello, nonostante la musica altissima.
-Edward! Isabella!- perfetto, ora Irina Denali era ufficialmente sulla lista nera, bhè no, c'era anche prima- siete arrivati! Come mai non ci avete raggiunto?- perchè volevano stare da soli, ecco il motivo!
Isabella si strinse improvvisamente ad Edward mentre la rossa la squadrava da capo a piedi. Non le piaceva essere fissata da chi reputava pericolosa, lei specialmente.
Irina, da parte sua, non poteva credere ai suoi occhi: chi era quella? E cosa ne era della vecchia Bella? Aveva sempre saputo che celasse un bel fisico, ma non pensava fino a quel punto, dannazione! Faceva sfigurare persino lei, perfetta nel suo mini abito nero e trampoli abbinati.
-Venite al nostro tavolo?- chiese facendo gli occhi dolci (male per il trucco troppo pesante) e sbattendo le ciglia appesantite dal mascara. Edward le strinse forte un fianco per cercare di calmarla.
-Ma certo- tentò di essere amichevole, ma nulla lo faceva infuriare come vedere la sua ragazza, la ragazza che amava, nervosa e quasi terrorizzata.
La prese per mano dandole un rapido bacio,cercando di infonderle tranquillità e seguirono Irina nel marasma di persone.
Tranquilla Bella- si diceva- andrà tutto bene, li saluterete e scapperete a ballare...Edward neanche le guarderà e andrà tutto per il meglio.
Quello era il suo mantra, peccato che non stesse funzionando.
Appena scorsero in lontananza il tavolo, iniziò a tremare inquieta sui tacchi e il ragazzo, accorgendosene, la avvicinò ulteriormente e la sorresse. Era diventata pallida, ancora più del solito e non andava affatto bene. Cosa diamine le avevano fatto quegli individui per ridurla in quello stato? Che infanzia e adolescenza le avevano fatto passare? Erano stati così cattivi con una semplice ragazzina forse troppo timida? Che razza di gente era? - si ritrovò a riflettere mentre si avvicinavano.
-Amore- le sussurrò lui.
-Sì?- rispose in un soffio affaticato. Si stavano avvicinando alla tana del lupo. Non riusciva a staccare gli occhi dal tavolo incriminato. Erano tutti lì, anche quelli che non c'erano al mare, si erano riuniti come al solito, un po per noia e routine, un po perchè- ne era sicura- Irina aveva sicuramente sparso la voce del suo ritorno.
Passò velocemente in rassegna tutti i volti in fila, ecco coloro che le avevano fatto venire complessi, che le avevano impedito di vivere la sua vita nel migliore dei modi, come era stato possibile?
Se ci ripensava ora, si dava della stupida, non avrebbe dovuto permettere che degli stupidi ragazzini la condizionassero!
-Lo sai che ti amo?- chiese apprensivo sfiorandole il collo con le labbra, stava tentando di rilassarla e l'unica cosa che sapeva dire era quella, la pura verità... Isabella si girò di colpo e lo baciò velocemente ma appassionatamente avendo colto il suo dolce tentativo di farla rasserenare.
-Certo che lo so sciocchino- rise- altrimenti non saresti qui con me- continuò carezzandogli la guancia. Il sorriso che fece il rosso fu come un faro nell'oscurità per lei: aveva lui, a cosa e servivano loro?!
Respirando a pieni polmoni- per quanto l'aria consumata lo permettesse- si decise finalmente ad avvicinarsi. Cosa avrebbe dovuto dire? “Salve”? oppure “Buonasera”? O meglio esordire con un “Ehi ragazzi, vi ricordate di me?”
-Ciao- esclamò infine. Il più veloce e indolore possibile. Un mormorio d'approvazione fu l'unica risposta che ottenne, a parte gli sguardi di quelle arpie sul suo vestito e sul suo ragazzo.
-Possiamo sederci qui con voi?- ci pensò Edward a rompere il ghiaccio, con il suo solito sorriso a cui nessuna sapeva resistere.
-Certo!- rispose la bionda Jane Denali con tono disgustosamente mieloso.
Stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza stronza- pensava lei, oca- invece lui.
-Allora Isa- Irina intanto la stava fulminando con lo sguardo- cosa ti porta di nuovo qui a Phoenix? Non te ne eri andata nello stato di Washington?- proruppe acida con tono fintamente interessato.
-Sono, siamo qui in vacanza cara- sorrise melliflua- sai ogni tanto staccare la spina serve no?
-Già...e quanto tempo restate?- chiese facendosi più attenta.
-Siamo in partenza, dopodomani- la informò.
-Restate così poco?- falsa, perchè voleva che si togliesse dai piedi il prima possibile, l'aveva invitata un po per curiosità, un po per provarci con il suo ragazzo; era maledettamente bello, sembrava divertente ma l'unica sua pecca era il fatto di essere perdutamente innamorato della Swan. Lo aveva capito subito, la guardava come suo padre guardava sua madre, non aveva degnato le altre neanche di una misera occhiata e bhè, i baci e le parole sussurrate dolcemente erano la ciliegina sulla torta.
In fondo- lo sapeva anche lei- Isabella era sempre stata una ragazza estremamente dolce, ma troppo timida, schiva e riservata, per cui a lungo era diventata semplicemente invisibile.
Tutti potevano far a meno di lei, non c'era una singola persona che aveva chiesto negli anni “Ehi dove è? Non viene con noi?” no, se ne fottevano altamente.
Ora invece, a guardarla muoversi abbastanza sicura in pista, tra le braccia del ragazzo aveva capito una cosa, e si dava della stupida per non esserci arrivata prima:
Isabella Swan era pericolosa.
Ecco cosa pensava, e sebbene sarebbe stata lì per altri pochi giorni, si sentiva minacciata da quello scricciolo moro. Tutti si erano accorti del suo cambiamento radicale e diamine, persino Josh aveva fatto un apprezzamento su di lei! Lui che l'aveva sempre snobbata e derisa! Si sentiva tradita nell'animo da quelli che pensasse fossero i suoi compagni di avventure ed invece ora avevano interesse per lei e la guardavano famelici.


Bella si muoveva a tempo addossandosi al suo ragazzo e circondandogli il collo con le esili braccia. Aveva resistito all'interrogatorio, grazie al cielo Irina dopo un po si era fatta taciturna, come se pensasse a qualcosa della vitale importanza. A quel punto si era preoccupata: poche volte l'aveva vista così, non era affatto stupida- al contrario di quello che molti pensavano- aveva una mente molto calcolatrice e sapeva incutere terrore quando voleva. Voltò il viso e guardò in giro per la sala, notando uno luccichio fissò gli occhi verso quel punto, e vide la rossa intenta a fissarla, a fissarli. Cosa diamine voleva? Si strinse ancora di più ad Edward e sotto il suo sguardo attento lo baciò, come ad imprimere nella sua pelle il fatto che fosse proprietà privata, che fosse suo, per poi fissarla di nuovo. Spostò la sua attenzione su di lui, che stava cantando a squarciagola la canzone del momento. Gli accarezzò una guancia e rise prendendo a cantare.
Era felice finalmente, e non avrebbe permesso a nessuno di rompere quell'idillio.


Irina li osservava da lontano, era seduta su uno sgabello con un bicchiere di Cosmopolitan in mano. Bella appariva spensierata e serena con il suo ragazzo e provò un repentino moto d'invidia. Era riuscita dove lei aveva fallito: avere qualcuno che ti considerasse importante.
Perchè, perchè la rossa e perfetta Irina Denali non era capace di avere un ragazzo? Perchè tutti vedevano in lei soltanto un corpo da sfruttare ed esibire? Perchè non riusciva a trovare qualcuno che l'amasse per quello che era, senza vestiti microscopici e costosi e quintali di trucco?
Non poteva semplicemente essere se stessa? Comportarsi normalmente anziché fare la civetta continuamente?
Evidentemente no.
Eppure lei c'era riuscita cazzo!
Cosa avevano di diverso? Da piccoline giocavano insieme! Poi lei aveva capito che se non si sarebbe fatta notare, avrebbe fatto la fine dell'emarginata e con quella paura, era cambiata, facendo vivere a Bella il suo incubo. La legge del più forte aveva colpito ancora.
Irina Denali era diventata quella che era ora per semplice paura.
Strinse convulsamente il bicchierino e ne mandò già la metà in un solo sorso, la gola le bruciava e gli occhi le si fecero umidi a causa dell'alcool.
La mora si girò per caso verso di lei- che la stava ancora osservando- e si strinse al ragazzo per poi fissarla con astio e baciarlo, come a ricordargli che era sola, mentre lei no.
Era diventata stronza eh?!
Voleva vantarsi di avere un ragazzo?
E dire che per un secondo aveva pensato addirittura di scusarsi per essersi comportata male con lei. Bhè, ora non più.
La Swan aveva riportato il suo sguardo lontano da lei e aveva ripreso a ballare e cantare. Aveva così paura che le portasse via il ragazzo? Forse la sua paura non era così illegittima...

**

-Amore vado un secondo in bagno- disse la mora con il fiatone.
-Certo, torna subito da me eh- rispose lui baciandola.
La osservò mentre, ancheggiando sugli altissimi tacchi, spariva nella folla. Sembrava così piccola e indifesa, così desiderosa d'affetto che mai e poi mai l'avrebbe lasciata. Con lei aveva conosciuto l'amore vero- incredibile- ed aveva imparato ad attendere i suoi tempi, a farla sentire importante e coccolata. Amava vezzeggiarla e viziarla in tutti i modi: ogni mattina le portava la colazione ed ogni pomeriggio avevano la chiamata assidua che precedeva la sua entrata- furtiva, di nascosto a Charlie- nella sua camera da letto per passare la notte insieme. La sua vita era perfetta ora, dall'entrata in scena di quella piccola ladruncola di armadietti.
Certe volte si ritrovava a pensare che se quei ragazzi non avessero fatto gli stronzi, lei non avrebbe mai deciso di cambiare città e di andarsene a Forks... e lui... bhè lui non l'avrebbe mai incontrata.
Non riusciva più ad immaginare una vita senza la sua Bella.
Si vergognava del pensiero egoistico che certe volte si impossessava del suo cervello, ma non poteva farne a meno.
-Ehi Edward!- una voce squillante lo sorprese.
-Ciao Irina- sorrise voltandosi verso di lei e trovandosi davanti il suo prosperoso decoltè. Ugh. Amava la sua ragazza, ma era davvero... insomma si faceva notare di certo.
-Come mai solo soletto? Bella ti ha abbandonato?- chiese ironicamente, ma sotto sotto ci sperava davvero.
-No, è andata al bagno- spiegò sperando di togliersela di torno.
-Ah... e ti ha lasciato qui solo soletto?
-Sì- fece seccato da quella sua osservazione, non l'aveva abbandonato, era andata solo al bagno!
-Sai- gli si accomodò accanto accavallando le gambe e scoprendole- io fossi in lei non ti lascerei indifeso tra questo ammasso di ragazze con gli ormoni in sovraccarico- sorrise maliziosa.
-Non si deve preoccupare, sa che amo solo lei e non c'è nessun rischio- fece sicuro e anche un po seccato. Stava forse insinuando che sarebbe stato capace di tradirla? Non lo conosceva affatto!
-Già... ma gli inconvenienti delle volte ci sono... e poi non sto di certo dicendo che tu non la ami, andiamo non sono cieca. Dovrebbe ritenersi fortunata ad aver un ragazzo come te accanto.
Si avvicinò non avendo intenzione di restare con le mani ferme e prese ad accarezzargli le spalle; lui poveretto, stentò di spostarsi e si mosse inquieto sullo sgabello.
-Irina...-disse.
-Si?-chiese innocentemente.
-Smettitela- sibilò sottraendosi al suo tocco.
-Di fare cosa?- sussurrò.
-Di toccarmi- si allontanò inquieto.
-E perchè?- fece tentando si essere sensuale, ma non funzionava molto.
-Perchè ho la ragazza! Sai nel caso non te ne fossi accorta te lo ribadisco...- fece acido scostandole le mani dal suo petto.
-Andiamo... so che anche tu lo vuoi...- si riavvicinò.
-Solita frase fatta, e mi dispiace la risposta è ancora no- il tono di voce era perentorio e si stava decisamente alzando.
Un ragazzo stava rifiutando Irina Denali? Non era possibile.
Improvvisamente quello che era partita come una semplice ripicca, uno sfizio, si stava trasformando in un fatto d'orgoglio, nessuno poteva rifiutarla. Nessuno.
Il mondo le si sgretolò sotto ai piedi.
Essere bella, sensuale e desiderabile era l'unica certezza nella sua vita. Non aveva nient'altro a cui aggrapparsi, né l'amore familiare, né tanto meno quello vero, né degli amici leali... niente. Ora invece aveva trovato qualcuno che poteva fare a meno di lei, che non la voleva, che forse la disprezzava e... non sapeva cosa fare, sicuramente c'era un errore.
-Guardami negli occhi- gli prese il viso tra le mani- tu non mi vuoi?-fece con voce rotta, incredula.
-No Irina, come te lo devo dire?!- Edward iniziò a calmarsi, forse poteva farla ragionare.
-M...ma perchè, insomma io...- balbettò mentre gli occhi le diventavano umidi. Pensava che ogni ragazzo la volesse, se non per il carattere almeno per il corpo, era così sola e disperata che le sarebbe bastato, una parvenza d'amore, anche piccola, per poi sfumare la mattina dopo ma in quel momento ne aveva assoluto bisogno.
-Io la amo, non potrei mai tradirla. Tu sei una bella ragazza per carità ma nulla a che fare con lei. Mi dispiace...- alzò le spalle sperando di essere stato convincente mentre la musica variava.
-No... non può essere, tutti... ti stai sbagliando, tu mi vuoi- e così dicendo gli si gettò addosso disperatamente cercando di baciarlo doveva dimostrargli che si sbagliava, che poteva volerla.
Non fece in tempo ad appoggiare le labbra su quelle del ragazzo che la spinse via e una voce conosciuta parlò:
-Cosa sta succedendo?- si girò e vide Isabella, stupenda nel suo abito fissarli con i labbro tremante e gli occhi spalancati e lucidi.
-Bella, io ti giuro non...- fece sbiancando Edward.
Ma lei aveva capito, aveva sentito, non era stata colpa del suo ragazzo, aveva fatto tutto da sola quella sgualdrina! Si avvicinò velocemente e la allontanò con uno strattone:
-Cosa cazzo stavi facendo?-fece alzando la voce.
-I..io non..- balbettò lei.
-Tu cosa? Lo sapevo, lo sapevo, non smetterai mai di rovinarmi la vita, non dovevamo venire!
-Non volevo...
-Non volevi cosa? E' sempre stato il tuo obiettivo mettermi i bastoni tra le ruote, non sopporti che qualcun altro sia più felice di te! Perchè mi chiedo, perchè devi farmi questo, perchè proprio io?!- la scosse violentemente per un braccio, Bella non era mai stata così furiosa con nessuno, forse perchè la sua più grande paura si era appena avverata, un po perchè non voleva che la persona a cui tenesse di più al mondo le venisse portata via, no questa volta non l'avrebbe di certo permesso.
-Calmati posso spiegare...- Irina era davvero scossa e impaurita, le constatazioni appena fatte le ronzavano ancora in testa e non riusciva a ordinarle, analizzarle e soprattutto accettarle.
-Calmarmi?! Come posso calmarmi quando l'unica cosa che vorrei fare è prendere a schiaffi quel tuo bel faccino truccato eh?!
-Scusa...ecco...
-No stammi bene a sentire ora, te lo ripeterò una sola volta, dopo di chè sparirai definitivamente dalla mia vita ok?- la rossa spaventata cercò di capire cosa le stesse per dire e si fece ancora più attenta per quanto potesse in quello stato:
-Tu sei un essere spregevole, come puoi soltanto guardarti allo specchio senza provare ribrezzo verso la tua figura? Dovresti vergognarti perchè trai felicità dai fatti negativi degli altri... come riesci?! Mi fai schifo Irina, solo questo, vorrei tanto esserci quando finalmente aprirai gli occhi e ti accorgerai di tutto l'odio e la falsità che ti circonda! Rimarrai sola, e troppo tardi capirai che hai sbagliato...- così dicendo affievolì la voce, le lasciò le braccia e prendendo Edward per mano le rivolse un' ultima occhiata prima di andarsene.
Sospirò uscendo all'aria aperta, finalmente si era liberata di tutto quello che aveva dentro, era riuscita a dire tutto quello che aveva sempre pensato.
-Bella io...- iniziò Edward disperato, non sapeva cosa fare.
-Tranquillo lo so...- voltò il viso verso di lui e sorrise dolcemente- ti amo- sussurrò.
-Anche io- fece sollevato- avevo così paura che non capissi...
-So come è fatta Irina, infatti spero di averle dato una bella lezione, dopo diciotto anni...- sospirò affranta.
-Ehi- la fissò negli occhi- hai fatto la cosa giusta, capirà vedrai...- la baciò dolcemente, mettendola al sicuro nelle sue braccia e carezzandole i capelli, si la sua ragazza era davvero un angelo.
Qualcun altro nel fragore della discoteca si era appena accasciato su un divanetto, con gli occhi sbarrati, realizzando che aveva davvero sbagliato tutto. Non sapeva come avrebbe fatto, quello no, ma una cosa era certa: prima o poi avrebbe rimediato ad ogni cosa.



***************************************************
ALCUNI CHIARIMENTI:
Non è che Irina si sia innamorata follemente di Edward appena ha posato gli occhi su di lui (anche se fosse stato così non le avrei dato torto eheheh), semplicemente si è sentita messa da parte da tutti quell- falsi- che prima la apprezzavano e ora avevano occhi solo per Bella. Così si è voluta riprendere la sua rivincita personale, come se fino ad ora non ne avesse avute -.-, provandoci con Edward, non essendo abituata ad essere rifiutata da nessuno e quello che è successo ha sgretolato le sue certezze. Non è una ragazza stupida, soltanto prigioniera della sua trappola dorata. Ma lì arriva Bella e son cazzi eh, dopo  che le fa un bel discorsetto ye! e la ragazza capisce finalmente che forse non era tutto perfetto come pensava.
Avrei voluto fare l'ultima parte di questo extra, ma preferisco lasciarlo aperto, sta a voi immaginare come abbia rimediato ;)
IL VESTITO INDOSSATO DA BELLA E' QUESTO, per chi volesse vederlo.
Non so quando arriverà il prossimo extra, ma penso proprio non sarà per ora.
Spero vi sia piaciuto, un bacione come sempre,
Athena xx

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Capitolo 5
*** ~EXTRA 3 ***


La ladre e lo stalker, extra 3

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Anche l'ultimo extra è dedicato a kresbiten, con l'aggiunta di Giuls senza la quale non lggereste questa... 'cosa'.




Si affrettò a scendere le scale e percorse velocemente il corridoio invaso dagli studenti, essendo ora di intervallo. Si era accorta poco prima che quella peste di sua figlia aveva dimenticato il pranzo nella sua borsa, così era scesa dai piani del liceo dove insegnava letteratura inglese, fino alla classe minore di sua figlia, che aveva dieci anni.
Cercò di sgusciare tra i vari ragazzini, tenendo saldo il sacchetto al petto, onde evitare di farlo cadere a terra: sarebbe stato il colmo dopo che praticamente neanche aveva quasi dato i compiti alla sua classe per fare in tempo, cosicchè non comprasse qualcosa alla mensa della scuola che faceva davvero rabbrividire in quanto a cucina.
Varcò la soglia dell'aula e  scandagliò in cerca della sua piccolina, fino a trovare una testa rossa ben conosciuta.
Le arrivò dietro di soppiatto e si chinò con il busto per vedere cosa stesse scrivendo sul diario, concentrata al massimo.
Aveva le sopracciglia rosse scure aggrottate e gli occhi marroni socchiusi, come se stesse vergando qualcosa molto difficile di assoluta importanza. In realtà altro non era il nome del suo compagno di banco, che le piaceva molto, circondato da cuoricini.
Tipica fase da ragazzina innamorata insomma, l'avevano passata tutti. Che dolce però.
-Ehi, topolina.- si decise a palesare la sua presenza.
-Mamma!- sobbalzò e chiuse di scatto il diario, diventando tutta rossa e guardandosi freneticamente intorno.- che ci fai qui?
Sapeva quanto si vergognasse certe volte, essendo nell'età 'si-ormai-sono-grande-e-posso-fare-tutto-da-sola' ma quel giorno non poteva farne a meno di essere lì.
-Ti sei dimenticata il pranzo nella mia borsa.- alzò un sopracciglio e indicò il sacchetto, la figlia glielo strappò quasi dalle mani e lo aprì, controllandone il contenuto.
-Ah, grazie...- fece imbarazzata, arricciando il nasino in una smorfia colpevole.
-Che sia l'ultima volta eh, non costringermi a scendere in mezzo ai marmocchi.- scherzò e le scombinò i capelli.
-Non siamo marmocchi, pft.- mugugnò addentando il panino al pollo appena tirato fuori.
-Certo, certo.- le concesse lei, sorridendo.- torno nel regno del liceo, ora che ho portato a termine la mia missione.
Le diede un bacio tra i capelli lisci e la salutò, per poi scomparire nel corrridoio.
Ritornata ai piani superiori, si diresse verso l'aula insegnanti per prendere il suo di pranzo, e si sedette comodamente su un tavolo per consumare il suo pasto. Si ritrovò a pensare a quanto amasse quella piccola peste che le aveva riempito l'esistenza, era diventata tutta la sua vita, oh almeno la metà di essa. L'altra metà era suo marito ovviamente.
Quanto le mancava...
Sarebbe stata volentieri tutto il giorno tra le sue braccia ma sapeva non poter essere possibile, sfortunatamente.
Mentre finiva di mangiare, la sedia accanto alla sua era stata spostata o occupata, già sapeva da chi.
-Bellezza, come stai?
-Ma fai pure con comodo Riley, non era occupato quel posto.- disse acidamente e ignorando la domanda.
-Eri tutta soletta, andiamo.
-Ci sarà stato un motivo no? Ci avevo appoggiato la borsa, che ora grazie a te è a terra.
-Ma come siamo indisponenti oggi, zuccherino.
-Smettitela per una buona volta!- si alzò esasperata.
Non lo sopportava proprio. La importunava con battutine e se lo ritrovava ovunque fin dal suo primo giorno di insegnamento, nonostante aveva messo in chiaro di essere felicemente sposata e con una figlia. Certe persone non avevano proprio alcun remore.
Se Edward lo avesse saputo probabilmente si sarebbe catapultato a scuola e lo avrebbe fatto allontanare a suon di cazzotti, o avrebbe impedito a lei di andare a lavoro, conoscendolo.
Era sempre stato impetuoso suo marito, fin da ragazzo, anche se era estremamente dolce in qualunque situazione: mai una sola volta aveva alzato troppo la voce e non gli era neanche passato per la testa di sfiorarla con un solo dito durante un litigio. Certo, non era stato tutto rose e fiori in quegli undici anni di matrimonio, ma erano una coppia perfetta e collaudata, con la giusta dose di pazienza, amore e dialogo avevano superato tutto nel migliore dei modi.
Lei ed Edward si erano sposati a ventitrè anni, non appena conclusa l'università, ed erano andati a vivere insieme. Anche prima  durante gli studi convivevano, ma in un appartamento e bhè, un matrimonio rendeva tutto più ufficiale e speciale. Aiutati dai loro genitori e dai soldi di vari stage e supplenze, erano riusciti a pagare ogni cosa desiderassero ed ad avere i lavori dei loro sogni, per i quali avevano studiato tanto: lei insegnante e lui avvocato.
Dopo un anno nacque la luce dei loro occhi, Katherine, che avevano aspettato e desiderato tanto. La piccola rese ancora tutto più perfetto e nonostante le loro paure, si dimostrarono fin da subito dei genitori modello. Si dice che dopo un figlio la vita coniugale si affievoliva, ma non pensava fosse affatto vero. Sotto le lenzuola avevano sempre fatto faville, fin da quando, studenti del liceo, si appartavano nella macchina di Edward per coccole non propriamente caste, con l'arrivo dell'università poi, si poteva dire che avevano passato più tempo dilettandosi in piacevoli attività che studiando per gli esami. Da novelli sposini la passione aveva infiammato ogni angolo della casa, e persino ora, quando Kathy dormiva dei nonni tutto la loro malizia si risvegliava, al contrario dei normali giorni in cui dovevano fare in silenzio, non essendo soli in casa.
Nonostante questo però, la dolcezza e i sorrisi timidi non erano mai mancati tra di loro, ogni volta che si guardavano negli occhi era sempre come se fosse la prima. Stupendo per due persone che stavano insieme da più di quindici anni a momenti.
-Se suo marito fosse stato qui ti avrebbe già preso a calci.- disse Emily entrando in sala insegnanti. Appoggiò i suoi numerosi registri in quanto la sua materia insegnata era religione, e sollevò il sopracciglio notando una Bella esasperata e un Riley che non mollava facilmente.
-Cosa ci vedi in quel rosso? Cosa ti piace di lui? Io sono meglio.
-Bhè dato che stiamo insieme da praticamente sempre qualcosa ci vedo, tu che dici?- gettò il sacchetto del pranzo e si aggiustò la camicetta e la gonna che portava. Quanto la indisponeva quell'uomo. Che poi aveva anche una pseudo scopamica, Victoria.
Lo trovava così squallido.
-Tra te e lui non c'è paragone, fidati.- lo riprese Emily, guardandolo molto ambiguamente. Sapeva che tutte andavano pazze per suo marito, ma a differenza di molte non era gelosa di lei, era sua amica e sapeva che apprezzava solamente, non si era mai permessa di andare oltre alcune battutine, anche perchè era fidanzata e prossima alle nozze.
Riley sbuffò e se ne andò offeso dall'aula, borbottando.
-Ma non demorde mai quello, eh?- le chiese.
-Non so davvero cosa abbia nel cervello.- le rispose- come se dopo tre anni non l'avesse capito.- scosse la testa e afferrò il cellulare, notando che stava quasi per squillare la campanella.
-Si ritorna nell'inferno.- sibilò Emily e la mora sorrise alzando le spalle: amava il suo lavoro, e non le pesava stare in classe, anche se alcune volte i suoi alunni erano proprio terribili. Uno poi non la smetteva di fare apprezzamenti su di lei, ben sapendo che fosse troppo grande per lui. Il genere maschile di quella città era un po' strano.
Sospirò e afferrando la borsa con la mano sinistra, sorrise soffermandosi ad osservare il suo anulare, sul quale splendeva un anello Tiffany e una splendida fede d'oro, simbolo del loro amore eterno.

**

-Sei sicura di sentirti bene?- domandò Bella alla sua migliore amica, seduta sul divano di casa sua, mentre si asciugava le lacrime e singhiozzava, portandosi alla bocca un cucchiaio enorme di gelato alla vaniglia. Era piuttosto perplessa dal suo comportamento, l'aveva vista così davvero pochissime volte, e soprattutto durante il periodo in cui aveva rotto con Jasper.
-Ali...- le accarezzò i capelli e quella iniziò a piangere più forte, incapace di contenersi. Che diavolo era successo? Sembrava andare tutto così bene da qualche mese a quella parte! Per la sua quasi sorella, in quegli anni, non era sempre stato tutto rose e fiori.
Oggettivamente, poche persone rimangono insieme per tutta la vita, o magari sposano il ragazzo storico del liceo, come era successo a lei e ad Edward, ma quando Alice e Jasper si lasciarono, a metà del secondo anno di università, fu uno shock per molti.
Stavano insieme dal primo anno di liceo, e nessuno si sarebbe mai aspettato una rottura del genere.
Anche lei era stata malissimo, per lei Jazz era diventato come il fratello che non aveva mai avuto, e vederlo rovinare una cosa così importante come il suo rapporto con Alice era stato devastante. Sapeva per certo che lui la amava, ma non si era potuta dare una risposta logica; le aveva semplicemente detto al telefono che le loro vite avevano ormai preso strade opposte e che era giunto il momento di porre fino ad un sogno ad occhi aperti. Lei si era accontenta di quella spiegazione e non aveva chiesto nulla alla sua amica, onde evitarle altre lacrime inutili. Aveva tentato di tirarla su di morale in ogni modo possibile, non forzandola, dato che era certa che prima o poi il suo cuore avrebbe smesso di sanguinare e sarebbe guarito, pronto ad accogliere nuovo amore.
Peccato però, che il cuore di Alice, sembrava adatto solo a Jasper e la sua esuberanza, la sua sfacciataggine e la sua briosità la portavano sempre a concludere una nuova relazione prima ancora di averla effettivamente iniziata. Bella sapeva che non ci stava neanche provando, ma cosa poteva fare se non parlarle e cercarla di farla ragionare? Nella sua mente paragonava qualsiasi ragazzo al suo ex, e nessuno gli sembrava più bello, più interessante, più dolce e comprensivo di lui.
Ci era davvero andata vicino con Liam, con il quale era stata sette mesi, l'anno precedente, ma proprio durante il loro periodo idilliaco, ecco che nella vita della dolce ragazza dai capelli corti e corvini era ricomparso lui. Perchè era ritornato a rovinare tutto? Cosa voleva ancora? Non gli era bastato rovinare ogni cosa?
Si era semplicemente giustificato con il fatto che la sua vita senza di lei non aveva senso, e dopo vari tentamenti da parte della ragazza erano ritornati insieme. D'altronde, potevano stare solo insieme.
Bella non seppe mai con esattezza cosa era accaduto tra di loro, ma l'importante era che ora stessero bene. E proprio per questo non capiva perchè la sua sorella acquisita stesse piangendo sul divano di casa sua: con il suo ragazzo andava tutto a gonfie vele da quanto le aveva raccontato!
-Che ne dici se ti calmi e mi racconti?- tentò di incoraggiarla. Che diamine aveva?
-Tu non capisci, non capisci.- singhiozzò a bocca aperta.
-Alice, per la miseria, respira. Qualunque cosa sia la sistemeremo insieme va bene?- la afferrò per le spalle e la fissò negli occhi. Negli anni avevano imparato a consolarsi a vicenda e contro ogni prospettiva, Bella era diventata davvero molto forte psicologicamente, al contrario di quando era ragazzina: aveva imparato a cavarsela, con una persona che amava e che la supportava in ogni singola decisione. La moretta annuì tirando su col naso, mentre si stringeva la coperta al petto e prendeva un respiro profondo.
-Sono incinta.- sussurrò con voce tremante.
Bella sgranò gli occhi e per poco non cadde dal divano.
-Cosa?
-Si...-abbassò gli occhi, mentre una lacrime le scendeva sulla guancia.
-M-Ma... è di Jasper vero?- tentò di mantenere la calma, e appena la sua amica fece segno di sì con la testa, la abbracciò.
-E allora di cosa ti preoccupi? Un figlio è la cosa più bella del mondo Al, ti cambierà la vita e sono sicura sarai perfetta!- gli occhi della mora già brillavano d'eccitazione, sarebbe stata una zia perfetta, e non l'avrebbe abbandonata. Sarebbero andate un passo alla volta, ed ora che era tornata con il suo storico fidanzato non c'era motivo di preccoparsi.
-E' troppo presto.- proruppe angosciata. Era questo il problema allora? Non si sentiva pronta?
La capiva, lei aveva scoperto di essere incinta con un matrimonio solido e un marito perfetto, ma per la sua amica non sarebbe stato lo stesso. Sentiva che aveva paura di dirlo a Jazz, temeva un suo possibile rifiuto ed allontanamento come l'ultima volta. Solo però che questa volta ci sarebbe stato un bambino di mezzo, una creatura innocente che avrebbe risentito delle decisioni degli altri.
La abbracciò e le fece posare la testa sul suo petto, accarezzandole i capelli.
-Ehi, ti ricordi che ci sarò sempre vero? Ce la faremo, qualunque cosa succeda. Male che vada questo pupetto avrà due mamme.- tentò di tirarle su il morale- cosa che non accadrà, perchè sono sicura che il tuo ragazzo farà i salti di gioia e ti coccolerà anche più di prima.- la stuzzicò.
-Non è Edward...- tentò di ribattere ma venne immediatamente fermata da una Bella piuttosto battagliera.
-Oh, lo spero vivamente per te, altrimenti avrai la tentazione di strozzarlo per nove mesi!- rise ricordando l'iperprotettività di suo marito quando aspettava la loro bambina. La esasperava per la maggior parte del tempo, ma era assolutamente adorabile.
-Glielo dirò il più presto possibile okay? Già mi  ha assillato in questi giorni notando quanto fossi irritabile e lo notavo triste... mi dispiace un sacco Bells! Non volevo...- smise finalmente di piangere e si tranquillizzò un po'.
-Stai tranquilla tesoro, comprendo le tue insicurezze ma non devi essere terrorizzata, non ti fa bene nelle tue condizioni. Io sono qui, per te e con te, ricordi?- Alice annuì nuovamente commossa, ma questa volte le lacrime che premevno per uscire erano di tenerezza e di felicità.
-Come farei senza di te?- la abbracciò stretta scoccandole un bacio sulla guancia.
-Non so, e non lo scoprirai mai dato che nessuno mi scollerà dal tuo fianco, 'Lice.- era il soprannome che le aveva dato da ragazzine ed era un in'infinità di tempo che non la chiamava così, le era mancato. Quel nomignolo per loro, era una promessa.

**

-Allora?- chiese a sua figlia, in trepidante attesa.
-Mh...- fece una faccia birichina per farla attendere e poi si aprì in un meraviglioso sorriso- sono perfette!
Bella sospirò e si accinse a portare in tavola in tavola le patate arrosto che Katherine aveva appena assaggiato, aveva pensato fossero troppo salate ma l'aveva tranquillizzata. Odiava fallire in cucina, anche se non se non sarebbe morto nessuno nessuno per un po' di sale in più, la innervosiva. Per lei sinonimo di brava donna era capace di cucinare perfettamente.
-Ora a lavarti le mani su, che fra poco ritorna papà e si cena!- le diede una dolce pacchetta sul sedere e la sospinse verso il corridoio, mentre si girava nuovamente verso il piano cottura. Qualche secondo dopo, udì il portone di casa chiudersi e i familiari passi di suo marito nell'atrio. Entro' in cucina con ancora la valigetta tra le mani e si precipitò a baciare sua moglie, la prima cosa che faceva una volta rientrato a casa. Bella adorava il fatto che dopo ben quindici anni facesse ancora caso a quelle piccole attenzioni che la facevano sentire la donna più desiderata del mondo. Non era molto, ma un cioccolatino fatto trovare sul cuscino o una rosa in un giorno qualunque la facevano salire al settimo cielo. Il marito perfetto.
Baciare Edward era sempre stata una delle esperienze più paradisiache del mondo, avrebbe potuto scriverci un'intera enciclopedia. Il sapore della sua lingua, la consistenza delle sue labbra, la morbidezza dei suoi capelli, il suono dei gemiti trattenuti e la pressione delle sue mani... era tutta un calore solo a pensarci!
-Ehi...- sussurrò lui sorridendo lievemente dopo essersi staccato- come sta la mia bellissima mogliettina?
Bella ridacchiò e allacciò le braccia dietro al suo collo:
-Mh, direi decisamente meglio ora. E il mio dolcissimo marito?
-Direi che sta decisamente meglio anche lui dopo questo bentornato.- sorrise sghembo e portò le mani ai suoi fianchi.
-E' andato tutto bene oggi?- la mora appoggiò la guancia sul suo petto e sospirò mentre le accarezzava dolcemente i lunghi capelli.
-Sì, sono stato in riunione fino a poco fa. Te invece?- le baciò la testa e immerse il naso tra i capelli.
-Solito. Dopo scuola sono passata a fare la spesa e poi a casa. E' venuta Alice a trovarmi...
-Ah sì? Come ti è sembrata?- chiese con nonchalance. Lei corrugò la fronte e si staccò da lui, per guardarlo negli occhi.
-Perchè me lo chiedi? C'è qualcosa che non so?- alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. Edward esitò e distolse lo sguardo dal suo, imbarazzato. Non avrebbe voluto svelare ogni cosa alla moglie, quindi sarebbe stato meglio non fissarla: dopo tutti quegli anni si capivano con un solo sguardo.
-Hai due secondi per raccontarmi tutto se non vuoi dormire sul divano.- gli intimò.
-Cosa? In quindici anni non ho dormito una sola volta sul divano!- replicò stupito. C'erano state delle incomprensioni ma non erano mai arrivati a quel livello.
-C'è sempre una prima volta caro.-lo rimbeccò e alla sua faccia sconvolta cercò di trattenere le risate- allora?
-Se te lo dico, giura che non dirai nulla ad Alice. GIURALO.
-Oddio, la vuole lasciare un'altra volta vero? Io lo ammazzo, giuro che domani mi presento da lui e gli taglio le palle, ci puoi scommettere quanto è vero che mi chiamo Isabella Swan. Per la miseria che ritardato, che cosa ha che non va quell'uomo nel cervello? Che cazzo di problemi ha?- iniziò ad inveire senza dare nessuna possibilità di replica.
-Ehi ehi, amore calmati!- la afferrò per le braccia.
-No che non mi calmo! Porca di quella  miseria Edward, Alice è incinta! Incinta! Come la mettiamo adesso? Eh?- abraitò come una pazza, afferrando il coltello che si trovava sul piano della cucina e poggiandolo rabbiosamente sul tavolo. Il marito si tirò indietro onde evitare di essere colpito e la guardò scioccato.
-Incinta?- non credeva alle sue orecchie. Jasper gli aveva detto che in quei giorni era stata parecchio strana, ed era arrivato persino a pensare che l'avrebbe lasciato lei stavolta, invece si era sbagliato.
-Sì! Incinta!- sillabò la moglie con gli occhi spalancati dalla rabbia.
-Ah, bene.- sospirò sollevato. Aveva pensato al peggio, invece si sarebbe sistemato tutto.
-Bene?- strillò lei.
-Sì, perchè Jazz le voleva chiedere di sposarlo, smettila di fare l'isterica, sembri tu quella incinta!
-Q-quindi s-si sposano?- sorrise come una pazza e iniziò a ridere da sola, incredula.
-Se lei accetta penso proprio di sì, stasera appena tornato a casa glielo avrebbe chiesto, quindi bhò.- allargò le braccia- spero proprio di sì, se lo meritano quei due.- sorrise dolce.
-S-si!- stava per piangere, e l'avrebbe fatto se un piccolo uragano non fosse entrato nella cucina strillando 'papi' e catapultandosi su di lui.
-Amore di papà!- l'accolse lui abbracciandola e sollevandola in aria, per poi darle un bacio sulla fronte- ecco la mia principessa!
In quel momento il telefono di casa squillò e Bella si precipitò a rispondere:
-Sarà Alice, voi intanto iniziate a mangiare, ne avrò per un po',- strillò eccitata. Edward sorrise e scosse la testa, a volte sua moglie ritornava un'adolescente, e l'adorava anche per questo.

**

-Ancora? Ma non ti stanchi mai?- sussurrò l'uomo contro il cuscino.
-Ancora papi! Dai dai ti prego!- fece gli occhi dolci sua figlia.
-Va bene, ma poi a nanna.- intimò facendola infilare sotto le coperte.  Katherine si era appena fatta la doccia ed era ora di dormire, le aveva promesso una favola mentre la madre sistemava la cucina. Di solito si rilassavano tutti mezz'oretta in salotto, ma quel giorno era stato pesante per tutti, così non vedevano l'ora di finire nel loro caldo letto.
-Raccontami ancora come vi siete conosciuti tu e la mamma! E' la mia preferita!- sorrise eccitata, nonostante conoscesse quella storia a memoria. Si sistemarono entrambi sul cuscino ed Edward iniziò a raccontare, perso nei ricordi.
-Allora, era il nostro penultimo anno di liceo e...

**

-Non ero io la pazza.- affermò Bella ad una frase del rosso, entrando in camera a piedi scalzi. Marito e figlia si voltarono immediatamente verso la porta, ridacchiando.
-Si invece.
-No! Eri tu uno stalker! Kathy te lo ha detto di quando mi seguiva e me lo ritrovavo ovunque?- salì sul letto a carponti e si andò a sistemare vicino a loro.- è sempre lui a raccontare la sua versione, così passo per la ragazzina immatura.- sbuffò scherzando e abbracciandoli entrambi.
-Non la ascoltare amore di papa', lei è sempre stata la peggiore. Era una ladra!- la bambina allargò gli occhi, sorpresa da quella nuova variante della storia.
-Perchè? Cosa ti ha rubato?- chiese stringendo il cuscino e fissandoli, lunghi accanto a lei, mentre si stringevano la mano dolcemente.
-Il cuore tesoro, questa ladra fin dal primo sguardo mi ha rubato il cuore.- le rispose sussurrando, guardando negli occhi una delle sue ragioni di vita. Bella sorrise, deliziata da quelle parole. Se lei le aveva rubato il cuore, bhè, in famiglia allora ce ne erano sempre stati due di ladri.






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No non state sognando. Posto l'ultimo extra ad un anno di distanza, wow.
Non picchiatemi ma è stato un anno difficile, infatti sono ritornata da poco sul fandom, e ho sentito solo ora la necessità di mettere una parola 'fine' a questa storiella senza pretese, iniziata per scherzo e che avete accolto con grande ardore. Quindi grazie grazie grazie a tutte voi. Spero che non siate deluse e che mi facciate sapere se siete disposte a lasciare un commentino :)
Questo Edward in versione marito-papà è la mia morte, lo adoro. piccolo e dolce lui ç_ç e volevo farmi avere un assaggio della loro vita insieme, sono perfetti aw.
PS: GIULS SE NON TI PIACE TI ATTACCHI AL CAVOLO, MI HAI ROTTO LE BALLS PER 4 MESI PER QUESTO EXTRA. SE NON VEDO UNA MEGA RECENSIONE TI AMMAZZO. LOV IU.
Un bacione, Athena xx

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