Joker and Sophie: Love through eyes.

di Annie_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ombra della notte ***
Capitolo 2: *** L'arma dello sguardo. ***



Capitolo 1
*** L'ombra della notte ***


Ormai mi aveva preso, ormai  ero  un suo ostaggio, ormai ero sua.  Ero spaventata, le gambe mi tremavano, il cuore batteva all’impazzata, ma stranamente la cosa mi piaceva.  Prima di quel giorno in cui lui mi prese dalla vita e mi trascinò nella sua stanza, avevo timore di lui, non riuscivo a guardarlo negli occhi tantomeno non riuscivo a guardare quelle cicatrici; ma dopo un paio di giorni io mi sentivo sua, mi sentivo finalmente parte di qualcosa.
Tutto ebbe inizio il 6 ottobre, nella notte profonda. Mi ritrovavo da sola, seduta in un marciapiede, con un solo cane come amico, avevo appena litigato con la mia famiglia e avevo deciso di starmene per conto mio, guardando tutte le luci delle città. Diciamo che Gotham non è tanto famosa per la sua tranquillità, anzi. Mi sentivo osservata, qualcuno stava per farmi qualcosa e stavo incominciando ad avere paura, così decisi di alzarmi e tornare a casa. Camminando spedita, vedevo un’ombra di un uomo che mi seguiva con un coltello tra le mani.  Le mie gambe andavano sempre più veloce, ma anche le sue lo facevano; fino a quando decisi di correre più forte che potevo ma lui riusciva a raggiungermi, dando l’impressione di non stancarsi per niente. Lo dovevo sfidare, e volevo farlo. Mi girai decisa, senza paura e poi lo vidi. Era davanti a me, con quel sorriso, quel trucco tutto sbavato, avevo visto Joker. Mi prese dalla vita e incominciò a raccontarmi la storia delle sue cicatrici, come se volesse farle anche a me, aveva il coltello attaccato alla mia bocca. Io, senza alcun timore, lo sfidai. Gli diedi un calcio, e cercai di difendermi con tutte le mie forze, come se fosse l’ultimo minuto della mia vita. Lui reagì, ma in un modo un po’ insolito. Mi afferrò il viso, lo strinse nelle sue grandi e possenti mani, mi toccò i capelli e mi baciò. Non sapevo cosa stesse succedendo, ero confusa, non sapevo cosa fare, ma in quel momento non mi staccai dalle sue labbra e lui fece lo stesso. Subito dopo ci guardammo negli occhi, mi resi  conto di quanto dolore ci fosse nei suoi; erano grandi e neri come la notte. Mi strinse forte, e mi trascinò in una stanza, dove mi tenne fino alla mattina seguente. 

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Capitolo 2
*** L'arma dello sguardo. ***


Ricordo che quella notte non finiva più, cercavo di addormentarmi ma non riuscivo a chiudere gli occhi a causa di ogni singolo rumore che riuscivo a percepire. Pensavo anche e soprattutto a quel bacio, quel bacio che non mi aspettavo completamente, che mi prese alla sprovvista, ma quel bacio che incominciò a farmi innamorare di lui. Aveva fatto del male a tantissime persone, le aveva torturate, uccise; ma a me non importava più. L’avevo finalmente visto sotto un’altra luce, una luce che molto probabilmente nemmeno lui conosceva. Incominciai a rendermi conto della sua bellezza, del suo fascino e avevo solo voglia di vederlo e stringerlo tra le mie mani; ma quella notte non arrivò. Nei silenziosi rumori della città mi addormentai in un angolino di quella enorme stanza. Mi svegliò poche ore dopo una voce che mi sembrava tanto familiare, mi alzai e mi diressi verso la porta, ma era chiusa a chiave; allora da lì origliai . Sentivo parlare di soldi, di pistole, di uccisioni (cose normali per il luogo in cui mi trovavo); ma ad un certo punto qualcuno disse il mio nome : Sophie. Incominciarono a parlare della mia famiglia, della mia casa, dei miei amici, di tutto ciò che mi riguardava, sapevano anche che luoghi frequentavo abitualmente, la scuola in cui andavo, insomma sapevano tutto. Iniziavo ad avere paura non più per me, ma per le persone a me più care. Era come se stessero progettando qualcosa, dovevo intervenire altrimenti me ne sarai pentita per il resto della mia vita. Prima di poter solo pensare al modo per uscire da quella maledetta stanza, Joker aprì la porta e la chiuse di nuovo a chiave. Mi guardò fisso, ma con uno sguardo diverso, non erano più gli occhi che mi piacevano tanto, quegli occhi pieni di dolore e in cerca di consolazione; erano solo colmi di cattiveria, di perversione, di desiderio di fare del male. Nonostante questo erano sempre neri come la notte, profondi; i più belli che io avessi mai visto. I miei invece erano completamente diversi: pieni di paura ma anche tranquilli, come se sapessero che Joker non mi avrebbe mai fatto del male. Erano le stesse emozioni che sentivo dentro di me, da un lato volevo rimanere lì per sempre, dall’altro volevo scappare e correre dalla mia famiglia per vedere se stessero bene. Dopo quello scambio di sguardi mi scaraventò a terra, prendendomi come al solito dalla vita. Si buttò sopra di me, cercò di strapparmi la camicetta, mi afferrò i lunghi capelli rossi e io non reagii. Restai ferma come un pezzo di ghiaccio e piano piano incominciai a sciogliermi, le lacrime cominciavano a scendere come una cascata, i miei respiri erano sempre più lenti, come se non potessi fare niente per fermarlo, come se fossi rassegnata. Mi resi conto che questo non era da me, non avevo mai permesso a nessuno di farmi del male, senza nemmeno difendermi. Decisi di reagire in modo diverso, non volevo utilizzare l’arma del dolore che lui utilizzava continuamente, così lo fissai con lo sguardo più potente che avessi mai fatto, come se stessi dicendo che non avevo paura di lui e che lui avrebbe dovuto averne di me. La mia arma lo sconfisse e lui si fermò. Non so per quale strana ragione ma mi sentivo in colpa, i suoi occhi mostravano solamente vergogna: lo avevo umiliato. Così si alzo e si diresse verso la porta. Lo fermai prima che potesse andare via e gli chiesi cosa aveva in mente per la mia famiglia. L’unica cosa che mi disse fu : “Vai via, prima che me ne possa pentire, vai a salvarli, prima che i miei uomini agiscano.” Non ci pensai nemmeno una volta presi le mie poche cose e andai da lui. Mi avvicinai alle sue grandi labbra, erano così vicine. Era come se fossero due calamite, una forza stava intervenendo tra le due, una forza troppo potente, che non riuscii a contrastare. Così lo baciai, solo per un attimo, il più bello della mia vita. Gli dissi grazie e scappai. Le mie gambe andavano velocissime, era una corsa contro il tempo: dovevo salvare la mia famiglia. Arrivata, aprii il portone di casa, ma c’era un silenzio quasi inquietante. Di fretta salii le scale e aperta la porta, vidi mio padre steso nella sua solita poltrona nera che piangeva, mia madre che gli teneva la mano; anche lei piangeva. Gli andai subito in contro, chiedendo cosa fosse successo. Mi guardavano come se avessi detto qualcosa di stupido e insensato; “Dove sei stata?! Cosa ti è successo?! E’ da ieri notte che ti cerchiamo disperatamente” disse mia madre senza nemmeno fermarsi per prendere il respiro. Le risposi dicendo solamente scusa, ignorando il fatto che Joker mi avevo rinchiuso in quella stanza e tutto il resto. Mi rinchiusi nella mia camera e mi stesi sul letto, guardando il tetto come se fosse un cielo stellato. Lui non aveva pianificato nulla per la mia famiglia, mi aveva solo lasciato andare. Per quale motivo lo aveva fatto?! Non riuscivo più a capire nulla, l’unica cosa certa è che mi mancava tutto di lui. Avevo bisogno dei suoi occhi, delle sua labbra, delle sue grandi mani. Stavo quindi per fare qualcosa che avrebbe cambiato tutta la mia vita per sempre, una decisione di cui non me ne sarai mai pentita.

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