Auta i lóme. Utúlie'n aure

di DragonAndWolf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Odino e Iain ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1: Aleksandra - Ainwen ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2: Elros - Frigga ***



Capitolo 1
*** Prologo - Odino e Iain ***


◌ ODINO ◌

Odino, Padre degli dèi, estrasse la spada dal cadavere di un gigante di ghiaccio.
Ovunque guardava c'erano morte e distruzione, la guerra contro gli Jotun si era rivelato peggiore di qualsiasi prospettiva.
Poco lontano vide il suo amico e compagno di guerra Sutur, re dei figli di Muspell, decapitare un gigante.
«Ti stai divertendo, Sutur?» Chiese con un sorriso accennato sulle labbra.
«Per tutti i draghi!» Tuonò il gigantesco Re di Muspellheimr, che teneva in mano la sua spada da guerra, Twilight. «Finalmente un po' di azione, ero stanco di rimanere su quel maledetto trono!»
Odino rise, ma sentì un rumore che attirò la sua attenzione, sembrava il pianto di un bambino.
«Lo senti?» Cercò di capire da dove provenisse quel lamento.
Sutur si fermò per un momento ad ascoltare. Effettivamente sentiva piangere qualcuno, sembrava la voce di un infante. «Sarà uno di quei mostri Odino, lascia perdere.» Cercò di convincere il Padre degli dèi, prendendolo per un braccio.«Lascia stare.»
Ma Odino non lo ascoltò, dirigendosi verso quel pianto e facendosi largo tra le macerie ed i cadaveri arrivando al tempio. Trovò un bambino, troppo minuto per essere figlio di un gigante, lasciato lì, sofferente, solo a morire. Il Padre degli dèi lo prese tra le braccia e la pelle del neonato da blu diventò rosea.
Guardandosi intorno riconobbe alcuni cadaveri, non erano soldati ma semplici servi reali.
«Odino.» Fece serio il Re di Muspellheimr, avvicinandosi all'amico. «Non c'è posto per uno come lui. Porterà solo sventura, credimi.»
«E’ il figlio di Laufey, quel mostro deve aver ordinato di abbandonarlo nel campo di battaglia per trovare morte certa.» Strinse di più a sé il bambino « Lo porterò ad Asgard, lo crescerò come mio figlio.»
«Non farlo!» Questa volta Sutur lo strattonò con la mano sinistra, in quella destra stringeva forte Twilight. «Potrebbe essere una trappola, pensaci! Hai già perso un occhio, vuoi perdere anche la testa?»
«Non lascerò che questo bambino muoia qui! Non saprà delle sue origini farò credere a tutti che è figlio mio e di Frigga.»
Dalla gola di Sutur si poteva sentire benissimo un ruggito di rabbia, i suoi occhi avvamparono. «Sei il mio migliore amico, e ti ho sempre dato consigli saggi. Io dico: lascialo morire qui, ora. Prima che sia lui a uccidere te e tutti noi!»
«Non seguirò il tuo consiglio!» Alzò la voce e questo fece piangere il bambino. «Lo chiamerò Loki.» Disse mentre tranquillizzava il neonato.
La mano che impugnava Twilight fremette, ma il possente Re non si sbilanciò dalla sua posizione. Guardò il bambino piangente tra le braccia di Odino, ma non fiatò. Sapeva che col Padre degli dèi non avrebbe potuto avere alcuna possibilità su certe cose.

A guerra finita, Odino e Sutur non si videro per anni, fino al giorno in cui la moglie di lui morì dando alla luce il secondo genito.
Appena saputo dell'accaduto il Padre degli dèi, seguito dalla sua famiglia, si era recato a Muspellheimr  per essere vicino al vecchio amico.
Non si aspettava di certo un’accoglienza calorosa, in un giorno di lutto come quello. L’intera città era spopolata, nessuno camminava per le strade polverose, le botteghe erano chiuse, sbarrate. Nessuno era andato incontro alla famiglia reale di Asgard, nemmeno una guardia del re.
Frigga storse il naso, ma non disse nulla al marito, si limitò a seguirlo verso il castello di Sutur, anch’esso desolato e silenzioso. Solo le piccole fiamme delle torce che illuminavano i corridoi lunghi e stretti crepitavano flebilmente.
Entrarono nella sala del trono, vuota. Il re in lutto stava davanti alla bara, in ginocchio e con le mani callose intrecciate tra loro per una preghiera. I draghi mastodontici di pietra proteggevano il trono di marmo, fissando il vuoto e rimanendo fermi nella loro posizione.
«Sutur.» Disse con calma Odino mentre appoggiava  una mano sulla spalla del re piangente, sapeva quanto amava la moglie. «Ci dispiace davvero tanto.» Aggiunse Frigga che teneva per mano i suoi due figli Thor e Loki.
Sutur non riuscì a rispondere, troppo addolorato dalla perdita della moglie. Continuava a fissare la bara dove ella riposava, circondata da rose rosse. Rosse come il colore dei suoi capelli.
«Non tornerà mai più.» Disse tristemente il re, ignorando il pianto di un neonato.
«Papà» fece Thor, il primogenito di Odino «chi è che piange?»
Odino non gli rispose, rivolgendosi poi all’amico. «E’ un maschio o una femmina?» Chiese mentre accarezzava la testa del figlio per farlo stare buono.
«Che ti importa?» Scattò brusco Sutur, non guardando in faccia l’amico né nessun altro, solo la bara della moglie. Il resto non contava per lui.
«Loki dove vai?»
Odino si girò di scatto sentendo la moglie alzare la voce e vide il bambino correre via.
Cominciò a rincorrerlo non capendo cosa volesse fare fino a quando non lo vide entrare nella stanza da cui proveniva il pianto del neonato.
 Il Padre degli dèi entrò e vide il figlio minore che teneva la mano di una neonata dai capelli rossi.
«Ora non piange più.» Affermò  felice Loki  mentre guardava estasiato la piccola.
Odino sorrise, ma poi notò in un angolo una bambina, avrà avuto circa l'età di Thor; stava  rannicchiata e piangeva. «Johanne  perché non stai con tua sorella?» Chiese alla figlia primogenita di Sutur.
 La piccola lo guardò con occhi pieni di lacrime e tristezza. «Non mi va.» Disse con voce tremante e rauca per il pianto. «Non voglio.»
«Ma non vedi com'è bella la tua sorellina? Su vieni qui vicino a Loki .» Odino si avvicinò a lei e la prese in braccio.
«No, solo io con bimba!» Ribatté  il principino mettendo il broncio.
Johanne guardò malissimo il corvino, come se avesse subito un affronto. Si dimenò tra le braccia di Odino per scendere. «No, lei ha ucciso la mamma...»
«Johanne guarda tua sorella, è cosi piccola e innocente non ha ucciso lei la tua mamma, non darle questa colpa» usò lo stesso tono che usava con i suoi figli, severo ma non troppo. La principessina fissò la sorella, scendendo  dalle braccia del Padre degli dei. Allungò una manina per prendere quella della piccola. «Aleksandra.»
Loki guardò male la principessa e Odino lo prese e lo trascinò via. << Lasciamole sole ora, va bene Loki?»
«Sì.» Rispose il corvino, guardandosi indietro.
Thor venne loro incontro, aggrappandosi a una gamba del padre. «Padre mio, posso vedere il bambino?»
«E’ una bambina, Thor, e ora sta con sua sorella, la vedrai dopo.» Odino si riavvicinò all’amico. «E’ una bellissima bambina Sutur, bella come sua madre.»
Il Re alzò gli occhi verso il vecchio amico, guardandolo con tristezza, per poi spostare di nuovo lo sguardo verso la bara della moglie. «Non so cosa mi sia preso...» Disse con voce triste, accarezzando il marmo bianco che racchiudeva il corpo della sua defunta moglie.
«Il dolore annebbia la mente,ma sappi che io e la mia famiglia ti saremo vicini.»
Sutur non ce la fece più e pianse. Lui era un guerriero non aveva mai pianto, ma ora il dolore era troppo grande da sopportare.

 

◌ IAIN ◌

Era una giornata soleggiata ad Alfheimr, bella, calda ma anche piuttosto movimentata. Sì, perché in quel giorno si celebrava il compleanno della piccola principessina Ainwen, la secondogenita del re Kàri e della regina Calien.
Ma Iain andava di fretta, non riusciva a trovarla da nessuna parte. Cercò nella sua camera, un piano più su della sua, nel Grande Albero Bianco. Ma niente. Anche Elros, suo fratello maggiore, era sparito.
Ah, aveva sempre un sacco da fare con quei due!
Cercò in lungo e in largo, facendosi spazio tra i servitori, ma dei due piccoli elfi niente da fare. Calien non ne sarebbe stata contenta, la regina degli elfi era intransigente su certe cose, ma mai quanto il marito Kàri.
Provò a cercarli nel bosco, ad Ainwen piaceva passare il tempo nel fiume vicino a dove stavano.
Vide una testa bionda in lontananza e, sporgendosi un po' di più tra i cespugli vide Elros. Lo chiamò varie volte, ma il principe non lo ascoltava, sembrava agitato...
«Elros?» Il midgardiano gli si avvicinò.
Il piccolo elfo stringeva la sorellina tra le braccia ma ella non si muoveva, i suoi occhi spauriti continuavano a fissare il giovane uomo venuto in loro soccorso, la bocca gli tremava come se volesse trattenere il pianto.
«E’ stato un incidente, stavamo giocando, non volevo lo giuro…»
Iain allontanò il giovane principe da Ainwen, prendendola tra le braccia. Il viso di lei era violaceo e non respirava. Le tastò il polso, ma... niente da fare.  Morta.
Guardò Elros come se fosse stato lui la causa della morte della principessina. Senza dire nulla portò il corpo senza vita di Ainwen  fino al Grande Albero Bianco. I sudditi intenti a festeggiare si ammutolirono davanti al passaggio del midgardiano, qualcuno mormorava, altri gridavano spaventati.
«Che succede??» Kàri si fece largo tra la folla, seguito dalla moglie.
«Sono andato al fiume per cercare il principe e la principessa e ho trovato Elros che stringeva il corpo della sorella senza vita» rispose tetro, voleva molto bene alla principessa, c'era stato alla sua nascita poiché le donne elfiche per partorire avevano bisogno di un umano che mettesse una mano sul loro pancione, e la regina anni fa scelse proprio lui.
«Elros?!» Il re degli elfi cercò con lo sguardo il primogenito. «Dov'è ora?!»
Il midgardiano si voltò, e negli occhi del principe scorse paura e terrore.
Fecero appoggiare il corpo di Ainwen a terra, vicino all'Albero sacro, l’Albero dove seppellivano ogni membro reale. Calien piangeva in silenzio, doveva dimostrare a tutto il popolo che era una vera regina.
«Padre?» Il bambino si asciugò le lacrime con la manica e tremante fece un passo avanti verso di lui.
Si sentì un sonoro schiaffo, ed Elros si ritrovò a terra, davanti allo sguardo un po' spaurito del midgardiano. Così giovane, aveva davvero assassinato lui la sorella? Questo si chiese Iain, poco prima che Kàri prendesse il figlio e tirandolo su per i capelli.
«L'hai uccisa tu!»
«NO,E’ STATO UN INCIDENTE, NON L'HO UCCISA!» Cominciò a dimenarsi cercando di sfuggire alla presa del padre. Gli elfi erano un popolo poco prolifero e uccidere un bambino era considerato un atto gravissimo, l'atto peggiore che si potesse fare.
«Sì, e che prove hai?» Serrò di più la presa e a quel punto Calien intervenne, ma il marito la allontanò cautamente, date le condizioni in cui versava.
«Mio signore» fece Iain, facendosi avanti. Gli elfi lo guardarono incuriositi. «Dobbiamo...» Guardò il corpo senza vita della piccola. «Non può certo uccidere il suo primogenito, sua moglie è al settimo mese di gravidanza. Potreste avere un'altra figlia…»
Kàri fece un bel respiro per calmarsi. « Non posso uccidere l'erede al trono>> continuò a guardare il figlio con disprezzo « ma toglietemelo dalla vista e conducetelo nelle prigioni, la legge è uguale per tutti!»
«Maestà?»
Elros una volta sbattuto a terra dal padre andò a nascondersi dietro Iain, ma quest'ultimo sembrava ignorarlo. Non sapeva come erano andati i fatti e di certo non si azzardava ad alzare le mani sul figlio del re. Ma non poteva di certo dissentire un ordine del sovrano che gli aveva dato una nuova vita lì in quel Regno.
Trascinò il principino fino nelle profondità del Grande Albero, dove due guardie lo rinchiusero. Fissò per un po' quel bambino di otto anni che sembrava così fragile in quel momento.
«Iain sono innocente te lo giuro!» Urlò disperato aggrappandosi alle sbarre.
«Ho le mani legate.» Si giustificò il giovane uomo. «Tu eri suo fratello maggiore, dovevi tenerla d'occhio.»
«Mi sono distratto non volevo ..!»
«Lei non sapeva nuotare! Ha quattro anni Elros, io non ero nei dintorni, non potevo starvi dietro!>>
Ainwen ora non c'era più. Sentì un grande vuoto nel suo cuore, portandosi una mano sul petto. Era così piccola, così graziosa, così…
Il principe si allontanò dalle sbarre e si mise in un angolino della cella, raggomitolandosi su sé stesso e scoppiando in lacrime.
Non sapeva se provare pietà o no per lui. Era il futuro re di Alfheimr, ma se fosse stato ritenuto necessario Kàri avrebbe regnato per altri mille anni assieme a Calien, provando a dare alla luce un altro erede maschio.
Quando risalì in superficie avevano già sepolto Ainwen. Non era riuscito a darle un ultimo addio...
«Mia Signora» notò la regina davanti all'Albero sacro, dove era stata seppellita la piccola.
«La vita che cresce dentro di me è femmina, la chiamerò come la sua defunta sorella…» Guardava la tomba della figlia e nel mentre si accarezzava il pancione.
«La proteggerò io, lo giuro, Vostra grazia. Crescerà sana e forte.»
«Elros non rimarrà per molto nelle prigioni, quindi Iain ti affido il compito di proteggere questa Ainwen. «Proteggila da Elros e da chiunque altro anche al costo della vita, o ne pagherai le conseguenze.» Calien usò il suo tipico tono freddo  che non ammetteva  reclami, era la degna moglie di Kàri, oltre a essere sua sorella di sangue.
Il midgardiano fece un breve inchino, guardando per terra. «Lo farò, mia regina. La proteggerò anche a costo della mia stessa vita.»

Dopo quella promessa passarono altri mesi, arrivando al giorno della nascita della nuova principessa.
Essendo una razza poco prolifera, la nascita di un nuovo elfo era qualcosa di prezioso e unico per loro, soprattutto se la nascitura era di sangue reale.
Era notte fonda, la luna piena illuminava il Lago della vita, dove era stata messa la regina, appoggiata a una roccia.
Il re fissava la scena con la sua solita serietà, come se non gliene importasse nulla. Invece per il popolo era molto importante.
Iain era a fianco alla regina e posò la mano sul pancione. « Andrà tutto bene vostra maestà, so che Ainwen è forte non dovete temere nulla.»
La regina annuì, non riuscendo però a trattenere il dolore che provava in quel momento, urlando e stringendo i denti. Ma come il midgardiano posò la mano sulla sua pancia... ecco che la piccola uscì. Strillava, dibatteva le manine spaventata, mentre un'ancella la prese prima che potesse annegare in acqua.
Il midgardiano si avvicinò all'elfa e prese lui la piccola, pulendola per bene e mostrandola al popolo e al re.
Tutti si inginocchiarono sulla riva del Lago della vita, guardando in basso in segno di sottomissione davanti alla nuova principessa, futura regina di Alfheimr. Elros si avvicinò a Iain guardando curioso la sorellina che piangeva ancora. Anche se piccina aveva un timbro di voce limpido e forte.
Kàri andò dalla moglie, senza guardare la bambina e in quel momento vicino alla luna sfrecciò una stella cadente.
«Kàri, mio amato» fece la regina guardando in alto nel cielo, verso l'enorme palla luminosa «è fortunata. Baciata dalla luce bianca della luna.»
«Come state moglie mia?» Le tolse i capelli dalla fronte sudata, l'unico gesto d'affetto che si permetteva in pubblico.
«Sto bene» disse stancamente lei. «Ma questo è l'ultimo figlio che riuscirò a darti…»
«Allora Elros sarà re un giorno e Ainwen sua sposa.» Nella sua voce si poteva sentire la delusione.
«Vostra maestà volete vedere la bambina? Un giorno sarà un abile guerriera, me lo sento.» Iain cullava la tra braccia la principessina, era bellissima la più bella bambina che avesse mai fatto nascere.
Calien accolse tra le sue braccia la piccola. Aveva smesso di piangere, aprendo ben bene gli occhietti azzurri come il cielo. Erano gli occhi più belli e limpidi di tutto il Regno, e la stava guardando come se la conoscesse da tanto tempo.
«Ainwen... guardala, Kàri. Non è bellissima?»
Kàri si limitò ad annuire con la testa, il suo volto rimase serio, neanche l'ombra di un sorriso.
«E’ bellissima, mamma» disse Elros fissando la sorellina.
 «Non ti avvicinare troppo.» La regina strinse la piccola per proteggerla, ma in questo modo la fece piangere, agitando le manine.
«Elros perché non vai a vedere se la stanza di tua sorella è sistemata?» Disse il midgardiano cercando di calmare la situazione, ma il principe serrò i pugni in segno di protesta.
«Voglio tenerla in braccio!!» Urlò Elros allungando una mano per accarezzare Ainwen, Kàri però lo allontanò bruscamente dandogli uno schiaffo.
«Fai come ti ha detto Iain. Subito!»
Il principe si allontanò, ovviamente offeso. Iain aiutò la regina a rialzarsi, coprendola con un velo di seta fine tempestata di perle, mentre la piccola Ainwen si divertiva a tirare i lunghi capelli biondi del padre.
Fortunata. E baciata dalla luna. Aveva giurato di proteggerla e lo avrebbe fatto ad ogni costo.

Salve a tutti! Siamo Dragon e Wolf, le autrici!^^
Non è la prima volta che scriviamo fan fiction insieme, quindi abbiamo deciso di crearci un account per tutte e due e di lavorare di nuovo assieme.
Questa storia è frutto di un gdr fatto e concluso questa estate, e volevamo proporla come storia da pubblicare. Speriamo possa piacere!^^
Il titolo Auta i lóme. Utúlie'n auresignifica: the night is passing, The day has come.
©Disegni by Wolf

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1: Aleksandra - Ainwen ***


ALEKSANDRA


 Aleksandra, la figlia minore del re Sutur stava nella camera della sorella maggiore Johanne per sistemarsi i capelli nel modo che confà a una principessa.
In quel giorno di inizio estate sarebbero venuti a Muspellheimr i membri della famiglia reale di Asgard e il re loro padre voleva che le sue figlie fossero presentabili.  
«Jojo,hai finito?» Chiese scocciata la principessina, non ne poteva più di stare seduta davanti allo specchio, voleva uscire e andare nei boschi a giocare con le fenici e i draghi.
«Quasi, porta pazienza.» Johanne era dolce, romantica e di buone maniere. Sempre ben tenuta, aggraziata nei movimenti, quasi non si interessava delle creature magiche del loro Regno. Lei amava leggere storie d'amore e passare il suo tempo a ricamare.  
Quel dì stava facendo una treccia alla sorellina, che fremeva per poter uscire.  
«Padre dice che il Padre degli dèi ha due figli maschi, e che dovremmo giocare con loro ma io non voglio! I maschi sono stupidi.» Allungò una mano e afferrò il portagioie della sorella facendo cadere per sbaglio il suo contenuto.
Johanne roteò gli occhi quando vide i gioielli per terra, chinandosi a raccoglierli controvoglia. «Non tutti sono stupidi. Padre dice che il secondogenito è intelligente, per essere un ragazzino.» Disse dolcemente la sorella dopo aver finito di farle la treccia.  
Aleksandra si alzò subito guardandosi allo specchio, non molto convinta.
«E allora il primo genito è stupido, se l'altro è intelligente?» Chiese con l'ingenuità tipica dei bambini della sua età.
«Non lo so. Ma si dice che sia molto carino.» Prese una collana a caso e la mise intorno al collo della sorellina.  «Questa ti piace?»
«Sì, ma è verde!» Guardò attentamente la sorella e sorrise «perché non ti sposi il principe grande?»
«Almeno non è rosso come tutti i tuoi vestiti. Dovresti cambiare il tuo guardaroba, è indecente.» Sbuffò, ma questa volta  non aggiunse altro sull'orrido gusto in fatto di vestiti e accessori di Alek.  «Io mi sposerò per amore. Mio marito dovrà essere come i principi delle fiabe.» Il suo sguardo era sognante.
« L'amore non dura molto.» Protestò decisa la minore delle due principesse.
«Forse vorresti dire che non dura per sempre.» La corresse Johanne dandole un bacino sulla fronte.  «I nostri ospiti arriveranno a momenti. Sono così agitata! Non vedo l'ora di vedere questo Thor!»
«Io voglio andare a giocare coi draghi.»
 «Non puoi! O Lena uccide anche me! E pure Holga non ne sarebbe contenta. Lo sai che nostro padre ci ha proibito di avvicinarci ai draghi almeno per oggi!» Johanne non amava i draghi, ne aveva paura.  
Aleksandra non disse niente ma mise il broncio. Le due principesse si recarono nella sala del trono per sedersi accanto al re e alla regina.
La principessina odiava sedere di fianco a Lena la nuova moglie di suo padre, ma almeno lei non puzzava di vino come lui.
Sutur guardò le due bambine, sorridendo e tracannando un bicchierone di vino, che finì in un sorso solo.   
«Mio amato» fece Lena, non contenta della cosa. «Non vorrai mica farti trovare ubriaco davanti al Padre degli dèi, spero.»
«Zitta, donna! Odino mi conosce, non bada a certe. .. stra... stramberie! Alla malora!»
Un messaggero fece il suo ingresso, inchinandosi rispettosamente davanti alla famiglia reale «il Padre degli dèi insieme alla famiglia reale Asgardiana è qui.»
«Cosa aspettate?!» Sutur si stravaccò sul trono, con le guance rosse per il troppo vino. «Fateli entrare, no?! Non li vorrete far aspettare troppo! Su, forza!»
Il messaggero con passo accelerato uscì dalla sala e poco dopo Odino, seguito dalla moglie e dai figli , fece il suo ingresso trionfale.
«Sutur, vecchio compagno di guerra» disse sorridendo il Padre degli dèi, avvicinandosi al grasso re di Muspellheimr.
«Che mi venisse un colpo, Odino! Da quanto è che non mi venivi a fare visita?? Vieni qui, vecchio mio!» Il re fece per alzarsi, barcollando. Lena non riuscì a guardare lo spettacolo imbarazzante del marito, volgendo il viso da un'altra parte.  
Aleksandra guardava con curiosità i due bambini, il biondo doveva essere quello maggiore, il bello secondo Johanne, mentre l'altro dai capelli neri quello intelligente.  
«Le tue figlie sono cresciute, la piccola l'ho vista solo quando è nata e Johanne è diventata bella, una vera lady.» Affermò il Padre degli dèi appoggiando una mano sulla spalla dell'amico, un po’ per gesto fraterno e un po’ per sorreggerlo.
«Chi? Oh, sìsì, certo. Moglie, vieni a salutare gli ospiti, forza!»
La regina saltò giù dal suo scranno, facendo un piccolo inchino davanti alla famiglia reale Asgardiana.  «E' un onore ricevervi.» Disse con una certa riluttanza, cosa che a Frigga non era sfuggito.  
«Il piacere è nostro, regina Lena.» Rispose l’altra con grazia .
«E’ vero che avete i draghi?» Chiese il bambino dai capelli neri guardando re Sutur.
«Possiamo vederli?» Chiese Thor, il primogenito di Odino, il quale sembrava un tipo curioso.  
«I draghi…» Lena fece un respiro profondo. «Sì, ne abbiamo.»
«Padre, glieli mostro io!» Urlò entusiasta Aleksandra scendendo di corsa dalla sedia reale seguita dalla sorella maggiore.
«Ma sì, fate come vi pare.» Concluse Sutur facendo un gesto con le mani. «Portali dove vuoi, io mi farò due sbevazzate con Odino, se a lui ne compiace, ovvio.»
«Seguitemi allora!» La principessa con passo veloce uscì dalla sala del trono, seguita dai due principi e dalla sorella che la implorava di rallentare, ma lei non le dava ascolto, voleva andare subito dai draghi.
Appena arrivati alle stalle dei draghi Thor si avvicinò a uno dalle squame rosse e oro. Era bellissimo, il suo portamento era fiero e duro.  
«Che bello!! Potremmo averne uno??» Chiese eccitato.  
«I draghi non possono vivere da noi» lo rimbeccò il morettino. «Non è il loro habitat. Qui invece stanno bene.»
«Quando sarò grande cavalcherò un drago e vi insegnerò!»
«Succederà tra un bel po’ di tempo, sorellina.» Sottolineò Johanne sbuffando e roteando gli occhi.
«Potremo veramente cavalcare i draghi?? Sul serio??» Gli occhi del biondino si illuminarono di gioia, Loki invece se ne stava un po’ per i fatti suoi.  
«Ma, principe Thor, dovrete stare attento, è pericoloso cavalcare i draghi, ancor di più se non si è di Muspellheimr…»
«Johanne, rovini il divertimento!» Aleksandra le fece la linguaccia, accarezzando il muso squamato di un cucciolo di drago, dandogli poi un brandello di carne cotta.
«Non ti preoccupare mia lady, starò attento!»
«Come no… tu ti cacci sempre nei guai.» Disse Loki girando per le stalle pur di allontanarsi, sembrava non apprezzare la compagnia del fratello.
Aleksandra lo seguì, era cosi strano quel bambino, così silenzioso, sempre tra le sue. «Ti piacciono i draghi?» Gli chiese con semplice curiosità.
 «Sì, ma non ne cavalcherei mai un uno.» Loki era un principe serio, ma non duro come un uomo. «A me piacerebbe usare la magia.»
«Tu conosci la magia?» La principessina una volta aveva visto dei maghi a corte, ma Lena li aveva cacciati via quasi subito, anche se nella sua mente non poteva cancellare quello che aveva visto quel giorno.
«Mmmh no, o almeno, non ancora. Ma mi ci voglio cimentare.» Si scostò leggermente da lei, andando a vedere l'ultimo drago delle stalle.  
«E come imparerai?» La rossina lo raggiunse rimanendo appiccicata a lui come un’ombra, riuscendo a percepire dell’astio da parte del compagno di conversazione.
«Libri! Tanti, tanti libri!» Lui la guardò di traverso «forse ce la posso fare, ecco…»
«Mi insegneresti qualcosa?»
«E perché? Non tutti possono imparare la magia, bisogna avere nelle vene il sangue dei maghi!»
«Forse c'è l'ho!»
«E come fai a dirlo? Sei mai riuscita a spostare col pensiero degli oggetti?» Chiese il corvino squadrandola con gli occhi.  
«Non ci ho mai provato… e tu ne sei capace?»
Il principe sorrise ghignante «Ovvio.» Lo disse in un modo come se sapesse fare quel  tipo di magia già da molto tempo.  
«Allora me lo mostreresti?» Gli occhi scuri della piccola si illuminarono di meraviglia, guardando con insistenza il moro, che arricciò il naso.
«Basta che non lo dici a nessuno.» Si guardò alle spalle per non farsi vedere da Johanna e suo fratello Thor, per poi concentrarsi. Spostò di pochi centimetri un secchio di carne. Era il suo massimo che poteva fare. Ma  per Aleksandra quello era tantissimo, e applaudì  entusiasta. Vide il morettino arrossire leggermente sulle guance, imbarazzato. Lo trovò particolarmente buffo. «Bravissimo! Bravissimo!»
«Shhhh!!!» La zittì, guardandosi di nuovo indietro. «Non voglio che Thor lo scopra, ok?? E' un nostro segreto, chiaro?»
«Oooh, io adoro i segreti! Prometto che non lo dirò a nessuno.»
Il corvino sospirò, rilassando le spalle. Si sentì sollevato dalla cosa. «Quando sarò bravo ti insegnerò tutto, promesso.»
«Però non dovremo farci scoprire, Lena odia la magia…»
«E perché? Quella tipa non mi piace, è una racchia brutta e antipatica.» Sorrise.  
La principessa rise «è vero, è racchia, brutta e antipatica!»
«Ti piacerebbe se un giorno la facessi diventare pelata?» Ghignò il principe, guardandosi un'altra volta indietro: Thor e Johanna stavano parlando e ridendo, molto bene.
«Sì, ti prego!» Cominciava a trovare il ragazzino simpatico, nonostante quel suo modo serio e un po’ inquietante di atteggiarsi. Chissà, forse col tempo sarebbero diventati ottimi amici. La piccola ci sperava tanto, visto che non aveva qualcuno con cui giocare, a parte sua sorella. Però… con Johanne si annoiava, non poteva fare giochi come “la principessa nella torre e il drago” oppure nascondino, perché l’altra aveva paura di sporcarsi.
«Ok, però..  dammi del tempo, al momento non sono così bravo…» L’espressione di Loki era mortificata.
 «Ma sì invece, sei bravissimo!» Disse Aleksandra sorridendo, e notando che il ragazzino aveva cambiato espressione, era più rilassata.
 «Beh>> cominciò il morettino «bravissimo mi sembra esagerato. Lo diventerò una volta che sarò grande, ecco.»
«Senti… ti presento la mia fenice?» Chiese la piccola dal nulla, sorridendo furbetta.
«Hai anche una fenice??»
«Sì, sia io che Johanne ne abbiamo una, ma la mia è più bella e intelligente.»
«Da noi non possiamo tenere animali in casa..» Loki sbuffò. «Il massimo che possiamo avere è un uccellino, ma sai che noia. Dai, fammi vedere la fenice allora.»
Aleksandra prese per mano il principe e lo condusse dentro al castello verso le stanze reali. «Si dice che le fenici siano animali magici, sai?»
«Lo so. Possono trasportare oggetti pesanti e rinascono dalle loro ceneri, una volta che "muoiono". Altro però non so…» Seguì la principessina, standole dietro.  
Arrivarono in una delle stanze più alte del castello e quindi tra le più luminose.  
La figlia di Muspell ignorò il disordine che vi era in camera e andò vicino a un trespolo dove una bellissima fenice dal piumaggio di un rosso intenso stava riposando. La creatura aprì gli occhi, e nel riconoscere la padroncina emise un suono rilassante e dolce.
«Lei è la mia fenice…» le accarezzò le piume morbide e calde, cosa che la fenice apprezzò moltissimo.
Il corvino si guardò intorno, la stanza era un completo disordine. Andò verso la rossa che stava accarezzando la fenice.  Era bellissima.   
«Oh…  come si chiama?» Allungò la mano per toccarla ma aveva paura che lo beccasse.  
«Fiamma, tranquillo è buona.»
«Ciao Fiamma» appoggiò la manina sul dorso della creatura. «Come sei bella!»
La fenice prese fuoco e nel giro di pochi secondi rimasero solo ceneri. Loki fece un balzo all'indietro, spaventato. «Non…  non l'ho uccisa io! Non volevo..!»
«Non è morta, tranquillo.»
La bambina scostò leggermente le ceneri  finché non apparve un piccolo essere spiumato. «Ciao Fiamma!» Raccolse tra le mani il piccolo pennuto e lo mostrò per bene a Loki. «Vedi, sta bene.»
«Ah, è vero che non possono morire… che stupido sono stato.»
«Non la trovi bellissima?» La piccola si portò vicino alla guancia la fenice, calda al tatto. «Sì, sei bellissima. Fiamma, la fenice più bella di tutte!»
La creaturina emise un fischio, guardandola con gli occhietti neri ancora mezzi chiusi.  
«Sì, è bellissima.»
«Prendila in mano, su» gliela mise vicino e il corvino prese Fiamma tra le mani, ed ella rotolò su un fianco, agitando le zampette emettendo un piccolo stridulo, per poi beccare la mano di Loki in segno di affetto.
«Ahi!» Voleva scansare la mano ma se lo avesse fatto Fiamma sarebbe caduta a terra, morendo sul colpo. «Perché mi ha beccato?»
«Perché gli piaci! Se gli stavi antipatico ti avrebbe fatto male con gli artigli, come fa a Lena.»
Loki guardò con ancora più curiosità il novellino, accarezzando il testolino spiumato con la punta del dito indice. «Quanto ci mette a diventare grande?»
«Tre mesi, entro la fine dell'estate sarà grande come prima.»
«Ma tu e tua sorella verrete a trovarci durante l'anno?»
«Non lo so.» La rossina alzò le mani all'altezza delle spalle per sottolineare la cosa, guardando da un’altra parte.
«Mh… beh, convincerò mio padre allora!»
Aleksandra sorrise, le piaceva la sua compagnia e non vedeva l'ora di passare l'estate con lui.


 

AINWEN


 

Era giunta l'estate, e con essa le belle giornate.  Ainwen  non prediligeva il calore estivo, amava di più il fresco inverno, quando le foglie del Grande Albero Bianco diventavano argentate.  Anche la festa per il solstizio d'inverno era più bella, c'era un'atmosfera particolare.  
La principessina era ormai cresciuta, ma nonostante la sua razza fosse alta più degli uomini normali, la piccola era…  bassina. Molto spesso veniva presa in giro dal fratello maggiore per questo, ma a lei non gliene importava, era più agile e si intrufolava meglio tra le grandi radici della sua casa.  
Quel giorno Ainwen si stava esercitando con l'arco, centrando i bersagli con una precisione fenomenale.  
Iain, il suo precettore, le si avvicinò sorridendo.
«Noto con piacere che migliori di giorno in giorno.»
«Ai' atar!*» Posò il suo arco a terra per poterlo abbracciare.  Non lo aveva visto per tutto il pomeriggio.    «Dove sei stato?»
« Ho dovuto far nascere un bambino oggi, un bel maschietto!»
«Oh, ecco perché non ho visto nessuno oggi…» Le piaceva il sorriso del midgardiano, e poi era sempre così dolce con lei. «Ai' atar, perché non mi insegni come si usa la spada?» Guardò il suo "piccolo padre" con occhi dolci. Lui non era alto come il resto degli elfi, ecco perché gli aveva affibbiato quel nome. Ma suonava bene, anche se Kàri, suo padre il re, non lo condivideva.  
«Non sono molto abile con la spada, e tu sei troppo piccola per imparare.»
 «Dici che mio padre mi farà insegnare l'arte della spada? Non voglio imparare a ballare o a cantare, io voglio essere una guerriera, una moglie degna di mio fratello!»Disse convinta la piccola elfa, scoccando un'altra freccia che volò lontano.  
«Ma una regina deve saper ballare e cantare, anche così puoi essere degna di tuo fratello.»
«Ma non mi piace ballare… non sono così aggraziata come gli altri elfi…» La biondina chinò il capo guardandosi la punta dei piedi.  
Iain si chinò per raggiungere la sua altezza e guardarla negli occhi. «Sei ancora piccola lisse aranel**, vedrai che col tempo sarai la più aggraziata di tutti gli elfi.» Riusciva sempre a mettere di buon umore la principessina, usando parole dolci e incoraggianti.
«Posso sposarmi con te, ai' atar?»
Il midgardiano rise e le tirò una delle orecchie a punta  «ma io sono solo un umano, e poi tu sei troppo bella per me.»
«Le solite scuse, ma a me piaci anche se sei un umano.  E sei dolce, tanto dolce!» Sfregò il nasino contro quello del midgardiano. «Lo sei più del mio papà…»
«Non dire cosi del re tuo padre, lui ti vuole tanto bene.»
«...lui non mi guarda nemmeno, non mi vuole bene.» Disse decisa la piccola principessa. «Solo tu e Elros mi volete bene, ecco.»
«Non te lo dimostra, ma te ne vuole lo stesso e tranquilla, se vuoi le coccole ci sono io.» La strinse forte  e le accarezzò i lunghi capelli biondi.
Ma Ainwen pensò che aveva un bel modo di volerle bene, suo padre.  Ma questo non lo disse al suo giovane piccolo padre, stringendosi tra le sue braccia.«Sì, voglio coccole…»
Iain la prese in braccio tenendola stretta a sé. « E’ ora delle tue lezioni di storia, lo sai vero?»
Lei lo guardò riluttante, rimanendo ancora in braccio al tutore. «Ma oggi ho fatto altre materie..!»
«Però se oggi fai storia domani potrai andare a fare la passeggiata nei boschi con Elros e i tuoi genitori.»
Quella prospettiva le piaceva. Saltò giù dalle braccia di Iain e corse verso il Grande Albero, per andare a studiare storia.   
Come al solito si annoiò a morte, e quello che mangiava per cena era la stessa identica cosa da anni e anni: pane elfico. La riempiva, sì, ma Iain le aveva raccontato di alcuni cibi midgardiani che le facevano venire l'acquolina in bocca solo a pensarci. Quando studiava storia col suo maestro cercava di immaginarsi come potevano essere gli altri Regni, che animali vi abitavano e come era vestita la gente.
Finito di cenare andò in camera per riposarsi dopo tutta quella giornata di studio e tiro con l’arco. Ma quella sera ci fu un brutto temporale. Lei ne aveva paura, non riusciva a sopportare i tuoni.  
 Si rannicchiò nel suo lettino, facendosi piccola piccola e nascondendosi tra le coperte. Però così aveva caldo…  
Sentì la porta aprirsi con un suono stridulo e inquietante. Il suo cuoricino cominciò a batterle forte, mettendosi contro il legno che costituiva il muro della sua stanza. La famiglia reale elfica e la sua servitù abitava in quell'enorme albero da generazioni.  
«Elros?»
« Sì, sono io.» Il principe si infilò sotto le coperte stringendo in un abbraccio rassicurante la sorellina.
Cos'era quell'abbraccio? Non voleva dimostrarsi una fifona davanti al fratello maggiore, anche se in quel momento aveva così tanta paura che lo lasciò fare.  
«Lo so che hai paura, non farti vedere forte da me,  almeno per oggi comportati come la bambina che sei.» Non la stava prendendo in giro, anzi, stava usando il tono da fratello protettivo e dolce.
«Ma…» Ainwen si strinse tra le sua braccia, e proprio quando stava per completare la frase un tuono la spaventò così tanto che la fece tremare. Da fuori il vento ululava sinistro, i rami si dibattevano furiosamente.  
Elros le diede un bacio sulla fronte «vuoi che me ne vada?»
«No, no.» Nascose il viso sull'incavo del collo di lui.  «Resta qui, ho paura…»
«Domani non potremo fare la passeggiata…» disse rammaricato il ragazzo, arruffando i capelli morbidi della sorellina.
«Uff... ma forse meglio così.» Un altro tuono, più forte di prima. Ma quando avrebbe smesso? Odiava i temporali estivi.  
«Non volevi passare un’intera giornata con me? Guarda che mi offendo, amin seler***.» Le pizzicò un fianco e la piccola fece un balzo, emettendo un gridolino. «Po… possiamo fare altro domani, ahi…» Si massaggiò la parte colpita.«E poi non voglio stare con mamma e papà.»
«Non mi lasciano da solo con te» l'afferrò delicatamente per un braccio e la riaccolse tra le sue braccia.
«Ma posso trovare un modo per farlo! Domani non ho lezione, sono libera come l'aria!»
«Intendi eludere la sorveglianza di Iain? Spezzeresti il cuore al tuo ai’ atar!» La prese in giro con malignità.
«Come sei antipatico, amin hantis****. Guarda che poi mi sposo ai' atar, invece che te.» Gli fece la linguaccia.  
«No, tu sposerai me quando io diverrò un uomo.» Le scoccò un bacio sulla guancia.
«Ma come farai? Io sono ancora così piccola…» si accarezzò la guancia dove lui l’aveva baciata.
«Nei Nove Regni capita che le donne si sposino quando sono ancora molto piccole, ma il matrimonio viene consumato solo dopo che la donna ha avuto il suo sangue.»
«Consumato? Perché, si mangia?» Chiese innocentemente la sorellina notando l’espressione divertita del fratello maggiore, che cercava di trattenersi dal ridere. 
«Te lo spiegherò quando sarai più grande.»
«Dai, dimmelo.» Lo supplicò.«Daiiii!»
Elros assunse un ‘aria pensierosa, accarezzandosi il mento. «Mmmh, no!»
«Ooooh!» Ainwen fece finta di saperla lunga «..ho capito.»
«Tu non hai capito, lo so amin seler.»
«E' quando l'uomo dà il suo semino alla donna!»
«Allora non sei cosi stupida come pensavo!» Le fece un sorrisone tirandole una ciocca di capelli.
«Certo che no, amin hantis.. io so tutto!» Ridacchiò. «Però il tuo semino non lo voglio.»
Elros scoppiò a ridere «dici così ora, ma tra un po’ cambierai idea.»
Ainwe arrossì. «Non ridere…» Nascose il viso con le coperte.  «N-no!Che schifo!»
Il principe si infilò sotto le coperte con lei e cominciò a farle il solletico per dispetto.
«Ahahahah, no! smettila, smettila!» La fece piangere dal ridere, non ce la faceva più.  
«Non gridare, o farai venire qui tutto il palazzo!»
Riprese fiato, prendendogli i polsi. «O.. ok.. ahaha…»
«Ora dormi amin seler, se no domani sarai tutta brutta con le occhiaie.»
«Ma ti piacerò lo stesso, vero?» Si mise comoda tra le sue braccia ignorando il sorriso maligno del fratello. Con l’avanzare degli anni il principe assomigliava esteticamente sempre di più al loro nobile padre Kàri.  A volte si chiedeva se sarebbe diventata uguale a sua madre Calien, ma la vedeva dura. Fratello e sorella nella famiglia reale elfica dovevano sposarsi per mantenere il sangue puro, ed era quindi una cosa normale che i figli assomigliassero ai genitori, ma sua madre era troppo bella per eguagliarla.
«Notte, amin hantis…»
«Notte amin seler.» Le sussurrò all'orecchio prima di addormentarsi, continuando a stringerla.
Mancavano pochi anni perché il fratello potesse essere considerato un uomo fatto e finito, e prima o poi Ainwen lo avrebbe sposato. Un po’ le faceva strano, era suo fratello, sangue del suo sangue. Gli altri elfi non ci vedevano nulla di eccentrico, soprattutto suo padre e sua madre, che erano anche loro fratello e sorella. Ma con Elros si confidava, si allenava con l’arco quando potevano permetterselo, si coccolavano. Era il suo migliore amico, il suo confidente, il suo compagno di giochi.

Il giorno dopo si risvegliò sola. Fuori pioveva ancora molto, ma almeno i tuoni e i fulmini avevano cessato il loro casino.  
Rimase nel suo letto, sentendosi stanca.  Un momento… ma Elros? Si mise seduta tastando il materasso e le coperte. Non c’era.
Guardò un’altra volta fuori dalla finestra, rattristandosi a vedere quel brutto tempaccio che incombeva. Per fortuna che quel giorno non aveva lezioni di alcun tipo, così andò a cercare il suo ai’ atar. Ma non lo trovò, né a far colazione né a parlare coi genitori.
Cominciò ad annoiarsi. Voleva uscire per allenarsi con l’arco, ma aveva la netta impressione che fuori il tempo fosse peggiorato. Che barba! Non poteva fare nulla, era una tale noia…
Sentì un ululato da fuori. Anzi, più ululati. Si appiccicò alla finestra della sua stanza, premendo il faccino contro il freddo vetro e tese l’orecchio a punta per ascoltare. Troppo tardi, non si sentiva più nulla.
Lei amava i lupi, una volta nella Foresta Rossa assieme a Iain ne aveva visto uno… era enorme, più grande di un orso. Aveva il manto nero e le orecchie blu. L’aveva fissata sguainando le fauci, pronto per azzannarla, ma i loro sguardi si incrociarono e l’immensa creatura corse via, nell’oscurità della foresta. Non poteva dimenticarsi una cosa come quella, e la faccia del midgardiano quando aveva visto la scena! Era sul punto di svenire.
Sarebbe stato bello avere un lupo tutto suo per correre assieme tra i boschi, le praterie… era una bella fantasticheria, perché i lupi erano creature aggressive e non vivevano a contatto con gli elfi.
Ecco un altro ululato. Aprì la finestra, la pioggia le schiaffeggiava violentemente il viso, ma la piccola aprì bocca e ricambiò l’ululato.
Silenzio, poi, un altro ululato. 


 

L’ANGOLO DELLE AUTRICI


 

Eccoci di nuovo qui, Dragon e Wolf!
Caspita, che caterba di commenti!! xD Vabeh, vi perdoniamo perché era solo il prologo u.u’’ *Wolf guarda i lettori ringhiando*
Un ringraziamento ad Harmony394 per la sua recensione e a chi ha messo tra i preferiti la nostra fic! :3
Incrociamo le dita che il primo capitolo vi sia piaciuto!
*Wolf si intromette* Volevo precisare che Elros, il fratello di Ainwen dovrebbe avere sedici anni, mentre la piccola appena otto. Una bella differenza di età, eh? Ma alla mia mente bacata va bene così! u.u
Ecco i termini elfici che avete incontrato in questo capitolo!
*Ai’ atar: significa piccolo padre. Iain, essendo midgardiano è più basso degli elfi, e Ainwen non avendo una figura paterna che si prenda cura di lei lo ritiene come un padre. *Si asciuga le lacrimucce*
**Amin seler: sorella mia.
***Amin hantis: fratello mio.
Bene! Con questo è tutto, ci rivediamo domenica prossima per il secondo capitolo!
Ps: Abbiamo fatto un account su faccialibro ,dove metteremo alcuni lavori di Wolf *Le lancia un biscotto* e altri di Dragon http://www.facebook.com/aleksandra.kaili

©Disegni by Wolf (tranne il lupo e il drago x’’’D)
 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2: Elros - Frigga ***


ELROS

Il principe ereditario fu convocato nella Sala del Trono dai genitori.
Dal giorno del terribile incidente, il re e la regina si erano staccati da lui, e solo in rare occasioni avevano richiesto la sua presenza. Quello non era di certo un buon segno per il principe degli elfi, il solo rivedere i due troni reali, quell’aggroviglio unico di rami bianchi intrecciati tra loro lo inquietavano.
Percorse le lunghe strade del Grande Albero Bianco, raggiungendo la Sala del Trono, dove si inchinò rispettosamente davanti ai genitori, tenendo il capo abbassato. «Padre, madre, mi avete chiamato?»
La regina aprì bocca, ma Kàri appoggiò una mano sulla spalla della moglie sua sorella, e con tono imperioso cominciò a parlare. «Ti mancano solo due anni per raggiungere l'età per essere considerato un uomo.» Fece una piccola pausa, «ma non ti vogliamo concedere tua sorella Ainwen.»
 Elros scattò in piedi, furioso. «Cosa?!» Gridò contro i regnanti, col cuore che batteva furioso nel suo petto.
«Vedi...»  Fece sua madre, la regina «dopo quello che è successo al fiume… noi non ci fidiamo di te. Io non posso più avere figli, e sapere che tua sorella è in pericolo con te... non possiamo rischiare. Sposerà un vanir , e durante il soggiorno a Muspellheimr conosceremo la famiglia del suo promesso sposo.»
«I vanir danno molta importanza alla famiglia e al benessere del loro Regno, il principe Freyr sarà un ottimo marito per Ainwen.»
Il labbro inferiore cominciò a tremargli, sentendo un groppo in gola. Non avrebbe sposato la sua amin seler, la persona dal cuore più puro che ci fosse.
Strinse i pugni fino a farsi sanguinare i palmi delle mani.
«Voi non potete. E’ mio diritto sposarla! Con Ainwen è stato solo un incidente, perché non lo capite??» La voce gli tremava per la troppa rabbia, non sentendo dolore per le mani sanguinanti. Guardò con una certa ostilità i due genitori, se avesse potuto li avrebbe fulminati. Non potevano sciogliere una tradizione di famiglia per un incidente di cui lui non aveva alcuna colpa! Sua sorella si era gettata in acqua credendo di saper nuotare ed era affogata… e ora intendevano dare in pasto l’altra sorella al popolo vanir? Erano forse impazziti?!
Una venuzza pulsò sulla tempia del padre, graffiando l'intreccio contorno dei rami che formavano il trono reale. «Non è più un tuo diritto ora. Troveremo anche per te un'altra moglie, vedrai. I vanir non ci concedono la figlia femmina, ma potremmo trovare un'altra ragazza elfa.»
«Io non voglio una sgualdrina qualsiasi, io voglio Ainwen! Giuro sugli spiriti della natura che se non me la darete in sposa ve la farò pagare!»
 Il re si alzò, guardandolo torvo. «Come osi rivolgerti così a noi?! Noi non ti daremo Ainwen per nulla al mondo! Ci penserà il giovane vanir a proteggerla da te!»
«Non  oggi, non domani, ma un giorno vi pentirete di questo affronto!» Uscì dalla Sala sbattendo la porta e scansando chiunque incontrasse sul suo cammino. Le lacrime bruciarono ostinatamente per poter uscire, ma lui le ricacciava con forza. Era un principe, e i principi non piangevano per nulla al mondo. Il nodo alla gola di prima non gli dava pace… lo stava soffocando, facendogli male alla gola. Cosa avrebbe fatto se avesse incrociato sua sorella, in quel momento?  Ainwen era una bambina allegra e così pura…
«Amin hantis!»
Ecco, infatti.
 
La principessina gli andò incontro tutta felice, saltellando come non mai. In mano aveva un fiore bianco  come il latte  e gli stami rossi come il sangue. «Guarda cosa ho raccolto per te, ti piace?» Lo guardò con due occhioni azzurri così dolci che quasi provò una stretta al cuore dolorosa.
Elros prese il fiore e lo fece a pezzi. Fulminò con lo sguardo la sorella e se ne andò via. La piccola lo seguì, confusa dal suo atteggiamento. «Amin hantis?» Continuò a chiamarlo, con la vocina strozzata dalla delusione. Cercava di mantenere il suo passo, raggiungendolo di nuovo, ma il principe cercò in tutti i modi di togliersela dai piedi, trattenendo le lacrime che gli pungevano gli occhi.
Non sarebbe mai stata sua, non avrebbero mai vissuto felici, anzi, il dolore sarebbe stato il loro unico compagno in quella vita senza amore. E la sorellina continuava imperterrita a seguirlo, anche se cominciava ad avere il fiato corto, il fratello aveva accelerato il passo di nuovo. Sentiva i suoi ansiti farsi via via più forti. «Amin hantis!» Lo chiamò di nuovo, cominciando a correre.
Il principe in quel momento prese una decisione, una terribile decisione che avrebbe cambiato per sempre le loro vite… «Cosa vuoi?» Chiese con acidità mentre si fermava, ma continuando a darle le spalle.
Ainwen corrucciò la fronte, confusa «sei strano, amin hantis.» Riuscì a prendergli una mano e a stringergliela forte. «Cosa ti hanno detto la nobile madre e il nobile padre?»
 Elros lasciò la sua presa in un colpo secco e la guardò pieno di rabbia «stammi lontano, mocciosa!!»
La piccola indietreggiò spaventata, ancora più confusa e sdegnata al tempo stesso. «Che è successo?»
«Vai via!» Le urlò, sfogando tutta la rabbia che aveva dentro nel suo esile corpo di elfo, sperando di aver posto fine a quella situazione.
 «Amin...» Non riusciva quasi a parlare «...hantis?»
In quel momento Elros si sentiva il re dei vermi, ma non poteva fare altrimenti, doveva far sì che Aiwen lo odiasse. In questo modo non avrebbe sofferto per il mancato matrimonio, sarebbe stata felice con qualcun altro. Aveva privato della vita una sorella, non avrebbe privato della felicità all'altra. «Non ti avvicinare più a me, stupida mocciosa!» Riprese il suo passo accelerato dirigendosi lontano da lei, e quando si assicurò che la piccola non lo seguisse più, si voltò. Ainwen non c'era.
Andò sotto l'Albero Sacro, chiedendo perdono agli elementi per quello che avrebbe fatto in futuro.
Sarebbe stato quello che gli altri consideravano un mostro. Ainwen l'avrebbe odiato e avrebbe vissuto felice col suo futuro marito, mentre lui sarebbe stato re degli elfi, un re solo.
 

FRIGGA

La regina di Asgard ammirava dalla sua camera il paesaggio di Muspellheimr: alla sua destra in lontananza, vedeva il deserto, alla sua sinistra vi scorgeva la città e sotto i suoi occhi c'era il gran giardino reale.
Un sorriso materno si dipinse sulle sue labbra.
Thor era vicino alla fontana con Johanne, e a giudicare da come si muoveva le stava raccontando di qualche battuta di caccia col padre; più giù, quasi nascosti dagli alberi c'era Loki che rideva e scherzava con la piccola Aleksandra.
Di rado vedeva suo figlio minore sorridere così tanto, ma quando stava con la principessa cambiava. In pubblico rimaneva sempre timido, ma i suoi occhi si illuminavano quando la bambina dai capelli rossi come le fiamme  gli rivolgeva anche solo una parola di cortesia.
Suo marito rientrò nel loro alloggio e lei lo raggiunse raggiante «amore mio, affacciatevi al terrazzo e vedrete i nostri figli felici come non mai.»
Il Padre degli dèi si avvicinò alla finestra stancamente, aveva passato l'intera mattinata con Sutur, facendogli fare il giro della città. «Frigga» disse il marito continuando a guardare fuori dalla finestra, sorridendo. «Sono giorni che siamo qui, e i nostri figli si trovano bene con le due principessine.»  Il suo tono faceva capire che sotto c'era qualcosa, un pensiero che aveva cominciato farsi strada poco tempo fa.
«Cosa passa nella vostra mente? Confidatevi con me.»  Lo guardò, forse aveva capito cosa voleva dirle.
«Mia signora»  Odino le si avvicinò, posando una mano sulla guancia della moglie «pensavo, perché non creiamo un'alleanza con Muspellheimr? I nostri figli sposeranno le due piccole principessine, vedo che vanno molto d'accordo. Cosa ne pensi?»
«Che sarà un’unione felice»  fece il sorriso più raggiante che ci fosse ma durò per poco poiché cupi pensieri l'assalirono improvvisamente. «Sutur farà sposare Aleksandra con Loki? In fondo conosce le sue vere origini, potrà mai accettarle?»
«Sutur si è ricreduto per quanto riguarda Loki. Non so se sia il vino o il suo buon senso ad averlo fatto ricredere, ma so per certo che non rifiuterebbe mai una mia proposta.» Disse con tono limpido senza alcuna ombra di alcuna perplessità.
Frigga posò lo sguardo nuovamente su Loki e Aleksandra. «Quella bambina è proprio ciò di cui nostro figlio ha bisogno, non l'ho mai visto così allegro…>>
«Lo penso pure io. Per questo volevo darla in moglie a nostro figlio. Frigga,» le baciò una mano «tu sei d'accordo, non è vero?»
«Certamente! Solo il meglio per i nostri figli, e chissà, un giorno Muspellheimr e Asgard potrebbero creare una pace con Jotunheimr .»
Odino sospirò. «La vedo dura mia signora, ma... mai dire mai. Cominciamo a parlarne con Sutur e Lena, d’accordo?»
 La regina fece un cenno affermativo col capo per poi appoggiarsi al braccio del marito.
Andarono a chiedere udienza ai due regnanti di Muspellheimr e vennero ricevuti quasi subito. «Odino, Frigga, cosa posso fare per voi?» Il viso del grasso re non era ancora paonazzo per via dell'alcool, ma a giudicare da come beveva tra poco lo sarebbe stato.
 «Amico mio»  cominciò il Padre degli dèi, «volevamo proporti una cosa che potrebbe interessarti.»
Lena, vicino a Sutur fissava i due asgardiani con occhi aperti a fessure, guardandoli alquanto storto.
«Ti ascolto» il re tracannò un altro boccale e metà del liquido al suo interno gli bagnò la lunga barba.
Odino guardò la moglie, la sua espressione non era delle più belle nel vedere l'amico già intento a tracannare boccali su boccali. Anche Lena al suo fianco non ne sembrava felice e a ben ragione.
«Propongo un'alleanza matrimoniale tra i nostri figli. Thor sposerebbe la tua primogenita, Johanne, mentre Loki la piccola Aleksandra.»
«Beh, tu hai due figli e io due figlie, ma sì!»  Si alzò in piedi e fece cadere il bicchiere pieno, sporcando i tappeti di pelle di drago color avorio. Alcune chiazze rosse si sparpagliarono fino al pavimento nero, donandogli una lucentezza questi sinistra. «Creiamo questa alleanza, saremo i più temuti in tutti i Nove Regni!»
Frigga chiuse gli occhi. Detestava dover vedere certe scene, anche suo marito ogni tanto alzava un po' troppo il gomito, ma non si rendeva ridicolo in quel modo come il re di Muspellheimr.
«Certamente, amico mio.» Odino diede una pacca amichevole sulla spalla di Sutur e i due risero.

Quella sera la regina convocò i suoi figli per dargli la lieta notizia.
«Figli miei, ormai l'infanzia è quasi alle spalle e bisogna pensare al vostro futuro, al matrimonio.»
 «Al matrimonio, madre?» Thor inclinò la testa verso la spalla sinistra, mentre Loki rimase zitto, osservando attentamente la madre.
«Sì, oggi io e vostro padre abbiamo parlato con re Sutur, siamo tutti d'accordo a creare un’unione tra Asgard e Muspellheimr.»
Thor sorrise raggiante «posso sposare Johanne, madre??»
«Certo figlio mio, e tu Loki sposerai Aleksandra, ne siete contenti?» Studiò attentamente i volti dei suoi figli, non voleva costringerli a quell'unione.
«Davvero?? Oh, sì madre mia!»
Loki annuì col capo, un piccolo sorrisetto si mostrò sul suo visino dai lineamenti fini.
Frigga li abbracciò «sarete felici, e un giorno mi darete dei bellissimi nipotini.»
«Thor non sa come si fanno i bambini.» Ghignò Loki, e Thor di tutta risposta lo guardò malissimo.
«Non è vero!»
«Per queste cose c'è tempo!» Li rimproverò, staccandoli da sé.
«Scusateci, madre.» Thor guardò a terra mentre Loki stava ancora sghignazzando. «Ma quando ci sposeremo?»
«Quando sarete uomini forti e coraggiosi in grado di poter proteggere le vostre future mogli.» Accarezzò una guancia al figlio maggiore.
«E quando lo saremo?» Sul viso del biondo si poteva leggere l'impazienza, tipica di suo padre quando era un giovane guerriero.
Frigga rise «Thor, porta pazienza come Loki, e ricorda: ogni cosa ha il suo tempo.»
«Uhm, va bene.» Il biondino si staccò dalla madre, togliendosi il mantello rosso che lo stava soffocando.
La regina guardò il figlio minore «tu cosa ne pensi Loki? Sei cosi silenzioso…»
«Come volete voi, madre.» Disse seriamente il ragazzino «a me Aleksandra sta simpatica.»
«Ma tu sarai felice? Sai che non desidero altro per te e Thor?»
«Questo madre non lo so, si vedrà più avanti, no?»
Odino rientrò in quel momento, sentendo la risposta del figlio e rise, arruffando i capelli neri come l'inchiostro di Loki. «Questo è mio figlio!»
Thor si mise in mezzo in cerca di attenzioni «io invece so già che sarò felice con Johanne!»
«Bleh, come fai ad esserne così sicuro, tu sei stupido!» Ribatté il corvino facendo una faccia schifata.
«Loki, non parlare così a tuo fratello!» Lo rimproverò duramente Odino, e il secondogenito si fece piccolo piccolo, rinchiudendosi nel suo silenzio.
«Stava scherzando, non ti preoccupare. Vero, Loki?» Frigga lo guardò negli occhi e lui annuì.
« Adesso è tardi, dovreste andare a letto.» La regina accarezzò la guancia di entrambi i figli, per poi indirizzarli verso le loro stanze.
Finalmente riuscì a stare un momento sola col marito. «Sei una buona madre.» Le disse il Padre degli dèi con tono affettuoso.
«Amo i miei figli e voglio solo il meglio per loro.»
«Lo voglio anche io, mia signora. Ora però sono stanco...»  Si mise a letto, battendo sul cuscino di lei per farla venire da lui.
Frigga raggiunse il marito che l'accolse tra le sue possenti braccia da guerriero.  Di lì a poco caddero entrambi in un sonno profondo, ricco di bei sogni.


L’ANGOLO DELLE AUTRICI ◌  

Scusate l’enorme ritardo ma abbiamo avuto problemi col computer di Wolf, glielo dico sempre che i computer non si rosicchiano come se fossero ossi! (Wolf: grrr >_>)
Comunque tornando a noi, non ce a sentiamo tanto di continuare questa storia, il motivo, le scarsissime recensioni ma le tante visite.
Noi ci  impegniamo a scriverla a correggerla e usare una grammatica decente, e ci stanno storie che non fanno evidentemente caso a questi dettagli importanti, ma comunque sono assai seguite; dunque non è certo che il prossimo capitolo verrà pubblicato, staremo a vedere.
*Wolf aggiunge*: portate un po' di pazienza, questi capitoli servono come introduzione a quelli che verranno più avanti, quando i nostri personaggi saranno cresciuti e la storia si farà più interessante. Ma come dice Dragon è un po' scoraggiante il fatto di ricevere poche recensioni. 
Ringraziamo Harmoy349 per il supporto! >___< Grazie infinite, davvero!
 

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