The sea in your eyes

di londra555
(/viewuser.php?uid=139140)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esilio ***
Capitolo 2: *** Nuove Direzioni ***
Capitolo 3: *** Unicorni ***
Capitolo 4: *** Flirt. ***
Capitolo 5: *** Isla de Santa Cruz ***
Capitolo 6: *** Guayaquil ***
Capitolo 7: *** Coscienza ***
Capitolo 8: *** Noctiluca Scintillans ***
Capitolo 9: *** Riscoprirsi ***
Capitolo 10: *** Percorsi ***
Capitolo 11: *** Anchorage ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Esilio ***


 

 

Esilio

 

Ci sono dei momenti, nella vita, in cui una persona vorrebbe tornare indietro nel tempo per non ripetere un errore. Santana si trovava esattamente in uno di quei momenti. Passeggiava avanti e indietro nervosamente nel suo ufficio pensando se fosse il caso di iniziare a mangiarsi le unghie anche se sapeva benissimo che erano posticce. Avrebbe dovuto controllare su internet se fossero fatte con materiale tossico o cancerogeno.

Non poteva farci niente. Questa volta era sicura che Sue Sylvester l'avrebbe licenziata.

E non poteva darle torto.

Lavorava in quella piccola catena televisiva che si occupava solo di notizie da poco più di due anni. Aveva finito il suo master in giornalismo politico e si era ritrovata in mezzo a una strada rendendosi conto che il New York Times non era alla disperata ricerca di una giornalista d'assalto come lei.

La cosa l'aveva spiazzata.

Sue Sylvester era stata la sua salvezza. Certo, durante il colloquio di lavoro, l'aveva guardata come un gatto guarderebbe un topo. E, Santana, sospettava che avesse anche giocato con lei come un gatto farebbe con un topo. Ma, alla fine, l'aveva contrattata. Ed aveva potuto iniziare ad occuparsi di quello che davvero le piaceva. Stare col fiato sul collo ai potenti politici di Washington per smascherare il fatto che, in fondo, erano tutti dei bambini ipocriti. E, come bambini, le piaceva quando poteva beccarli con le mani nel barattolo della marmellata.

Solo che, quella volta, l'aveva davvero fatta grossa. E la Sylvester non le avrebbe perdonato quel minuscolo errore di valutazione.

Insomma, chi voleva prendere in giro, non era certo il primo errore del genere che faceva. E, soprattutto, come faceva a definirlo minuscolo anche solo nella sua mente?

Quinn bussò al suo ufficio e la guardò con espressione triste.

-Ha detto che puoi passare, adesso.

-Come ti sembra?

-San, davvero me lo chiedi?

Santana prese un profondo respiro mentre usciva dalla sua stanza, attraversò il lungo corridoio cercando di non incrociare gli sguardi preoccupati dei suoi colleghi. Ad ogni passo la scura porta di legno dell'ufficio di Sue Sylvester sembrava sempre più grande e minacciosa.

Bussò ed entrò immediatamente.

Prese posto nella sua poltroncina mentre fissava lo sguardo nello schienale dell'enorme poltrona in pelle nera che aveva davanti. Poi, improvvisamente, questa ruotò e davanti a lei apparve una sorprendentemente tranquilla Sue Sylvester.

-Lopez, Lopez, Lopez....

Non disse altro. Non la guardava nemmeno. Sembrava fosse persa nei suoi pensieri. Guardava il pavimento come si guarderebbe un tramonto in un isola tropicale. Con espressione sognante.

-Da quanto tempo lavori qui? - chiese improvvisamente.

-Due anni.

Santana si schiarì la gola riarsa mentre il suo capo annuiva lentamente. Si chiese perché non avesse bevuto un bicchiere d'acqua prima di presentarsi li.

O un doppio whisky.

-E ti trovi bene?

-Certo! Insomma, posso occuparmi di quello che mi piace, il lavoro è meraviglioso, ho carta bianca nei servizi...

-E allora perché stai cercando in tutti i modi di farti licenziare? - la Sylvester finalmente la fissò con sguardo di fuoco.

-Insomma, non è quello che sembra. Voglio dire, l'ultimo servizio in fondo è andato benissimo...

-Benissimo?

-Si, nel senso che...

-Lopez, cosa dovevi fare?

-Intervistare il Senatore McLuhan.

-Perché?

-Per via delle sue ultime dichiarazioni polemiche sull'importanza di vietare il divorzio perché mina la società civile.

Sue Sylvester sorrise. Come sorridono le iene.

-E tu cos'hai fatto?

-Tecnicamente l'ho intervistato!

-Si! E poi?

-Beh poi sa com'è... un uomo affascinante... il più giovane senatore di tutti gli Stati Uniti e...

-E ci sei finita a letto! - sbraitò la donna.

-Tecnicamente no! - si difese Santana.

La Sylvester sollevò un sopracciglio.

-Tecnicamente?

-Beh era il divano della sua villa al mare e...

-Ed è arrivata la moglie! - sbraitò ancora.

-Si, è vero. Ma non è successo niente d'importante – provò ancora a difendersi lei.

-Gli ha rotto un vaso di ceramica cinese del XV secolo sulla testa! E' finito all'ospedale!

-Si è vero, ma non è niente di grave, saranno stati appena sette punti e...

-Ed ha chiesto il divorzio!

-Beh anche questo è vero ma non può negare l'ironia della cosa...

-E l'intera storia è finita su tutti i giornali!

-Insomma si ma noi abbiamo praticamente avuto l'esclusiva, insomma io ero...

-Tu sei nel mezzo di uno scandalo che ci sta facendo perdere milioni di sponsor ogni secondo che passa! - la Sylvester aveva assunto un tono che non ammetteva repliche.

Ma Santana non era capace di notarlo.

-Insomma non abbiamo mai avuto tanti sponsor. Una piccola catena televisiva come la nostra non...

Sue Sylvester sollevò una mano zittendola immediatamente.

-Sai, Lopez, sono fiera di averti contrattata! Sei una delle mie migliori giornaliste. Per questo non ti licenzio.

Santana si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo ed un lieve sorriso.

-Come hai detto tu siamo una piccola catena! Ma ci vogliamo espandere in altri campi. Quindi ho deciso di affidarti un compito importantissimo.

-Sono onorata e stia sicura che non la deluderò.

Sylvester sorrise. Un sorriso che avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene al peggior serial killer.

-Oh, sono certa che non mi deluderai! Si tratta di un documentario.

-Fantastico! Un documentario! Sono assolutamente sicura che... - fece una pausa – Su quale aspetto della società?

Il sorriso della Sylvester si allargò appena. Era umanamente possibile avere tanti denti?

-Oh no, si tratta di un documentario naturalistico!

-Mi sta dicendo che mi devo occupare di animali?

-Oh meglio! Molto meglio! Voglio un fantastico servizio sulle fumarole nere!

Santana spalancò la bocca. Era quasi sicura che la donna davanti a lei si stesse inventando quella cosa sul momento.

-Le cosa? - domandò con aria spaventata.

-Oh lo scoprirai da sola di cosa si tratta! In fondo sei tu quella che farà il documentario. Ci sono un paio di scienziati che ti spiegheranno tutto! Avrai tanto tempo per capire di cosa si tratta, sta tranquilla.

-Ma io non...

-Lo so cosa stai pensando! Che non puoi farlo da sola!

-Si certo, mi serve un cameraman! Se posso scegliere vorrei lavorare con Puckerman!

La Sylvester scoppiò a ridere. Come se avesse sentito la cosa più divertente del mondo.

-Scordatelo Lopez, credi che non sappia cosa fate tu e quel troglodita quando lavorate insieme? E visto che non voglio che tu ripeta lo stesso errore ho deciso di affiancarti un'altra persona.

In quel momento bussarono alla porta.

Santana si voltò per vedere apparire un pallidissimo Kurt Hummel, elegantissimo ed impeccabile. Sembrava fosse un cadavere pronto per il proprio funerale.

-Voleva vedermi? - chiese timidamente.

-Passa pure Hummel! - il tono della Sylvester indicava che, chiaramente, si stava divertendo un mondo.

Santana scambiò una rapida occhiata con il ragazzo. Cosa ci faceva li anche lui?

-Ecco qui! Adesso ci siete entrambi! Vi occuperete voi due della nuova frontiera della nostra catena! Documentari naturalistici estremi!

Kurt spalancò ancora di più gli occhi.

-Quindi non stava scherzando, prima?

-Ti sembro una che scherza, Hummel?

-Ma nessuno di noi due sa niente di natura! Insomma io credo di non aver mai visto da vicino nemmeno una mucca! Una volta ho trovato un ragno nel letto ed ho dormito sul divano per una settimana! Per non parlare di quella volta che ho trovato quello scarafaggio nel corridoio del mio palazzo! Voglio dire... ho cambiato palazzo!

Santana non aveva parole. Insomma era già abbastanza ridicolo doversi occupare di... beh di qualunque cosa si dovesse occupare. Ma anche farlo affiancata dalla regina del dramma era troppo! Insomma, Kurt Hummel si occupava di moda. Non era nemmeno un vero giornalista. A chi diamine importava se il giallo ocra era ormai fuori moda a Manhattan mentre ancora si usava a Brooklyn?

Socchiuse gli occhi pensando a cosa doveva aver combinato anche lui per meritarsi quella punizione.

-Hummel, Lopez. Partite tra tre giorni! Buon divertimento!

-Partiamo? - domandò confusa Santana.

-Certo! Abbiamo bisogno di riprese sul campo! Non sapete come si fanno i documentari?

-Veramente no! - provò di nuovo Kurt.

-Bene, avete tre giorni per impararlo! Poi salperete sulla nave oceanografica Nuove Direzioni!

-Su cosa?

-E adesso fuori! Non fatemi perdere tempo! Sparite dalla mia vista! Fabray vi darà i dettagli! Fate un buon lavoro se non volete essere licenziati davvero!

I due saltarono in piedi e uscirono di corsa dall'ufficio del loro capo. Kurt sbuffò disperato.

-Cos'hai fatto tu per meritarti questo? Perché quello che ho fatto io lo sa tutto il mondo ormai! - gli chiese Santana.

-Io? Niente... come ti viene in mente! - esclamò rapidamente Kurt senza guardarla.

Santana sogghignò.

-Con chi sei andato a letto tu?

Il ragazzo davanti a lei assunse una tonalità simile a quella di un pomodoro maturo.

-Come ti viene in mente io... oh, al diavolo! Con quel nuovo stilista francese! Lo dovevo intervistare e sai come vanno queste cose... abbiamo iniziato a parlare del verde pastello che sarà sicuramente il colore di moda tra tre estati e...

-Basta! Non mi interessa sapere i dettagli! Sei inquietante.

-Ragazzi eccovi! State bene? - domandò Quinn che era apparsa dal nulla.

-Si, siamo sopravvissuti. E non ci ha licenziato! - esclamò felice Kurt.

-Vedo che l'avete presa abbastanza bene – disse con le sopracciglia aggrottate Quinn.

-Insomma poteva andare peggio! Voglio dire alla fine è uno stupido documentario! Faremo un paio di domande a scienziati pazzi che passano il loro tempo giocando con non so bene cosa e poi torneremo a casa – disse Santana con un'alzata di spalle.

-Vi dovete occupare delle fumarole nere! - insistette Quinn che li guardava allibita.

-Si, quello che sono non ha importanza – spiegò Kurt.

-Si trovano sul fondo dell'oceano! - insistette ancora Quinn.

-Va bene, per me è uguale dove si trovano! - disse Santana che non capiva perché la sua amica fosse così preoccupata.

-Partirete con una spedizione su una nave oceanografica! - il tono di voce di Quinn iniziava a sfiorare l'isteria.

-Si non sarà come andare in crociera ma posso sopravvivere un paio di giorni! - Kurt si strinse nelle spalle mentre lo diceva.

Quinn si passò una mano sul viso.

-La spedizione durerà tre mesi.

Santana si voltò di scatto e la guardò a bocca aperta.

Avrebbe voluto dire qualcosa, qualunque cosa. Ma il tonfo sordo di Kurt che sveniva al suo fianco glielo impedì.

 

 

 

 

 

------------------------------

 

 

Lo so, ho finito l'altra da poco. Potrei smetterla di pubblicare per un po'. E invece eccomi qui, con una AU (sai che novità!), brittana (altra novità!!!).

Questo è naturalmente una piccola introduzione per darvi un'idea di cosa succederà. Sperando che vi piaccia!

Una piccola cosa, vorrei ringraziare Elettra, il titolo è suo ed è un onore per me che una delle mie autrici preferite abbia trovato il titolo per questa storia!

Un abbraccio a tutti voi e un grazie per essere arrivati fin qua!!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nuove Direzioni ***


Nuove Direzioni.

 

Santana scese dal furgoncino che Sue Sylvester aveva gentilmente offerto a lei ed a Kurt con uno sbuffo. Si guardò intorno respirando l'aria del porto e maledicendo la sua sfortuna.

D'accordo, dare la colpa alla sfortuna non era proprio una soluzione matura, visto che lei sapeva benissimo di esserselo meritata, in fondo. Ma non ci poteva fare niente.

-Kurt! Vai a chiamare i mozzi della nave, digli che vengano a recuperare le mie valige!

-Perché non ci vai tu? Sto portando giù l'attrezzatura - disse prendendo una piccola valigia con il necessario per mantenere la pelle idratata durante quell'esilio.

Puck dietro di lui sbuffò mentre cercava di portar giù dal furgone una gigantesca valigia lilla.

-Santana questa cosa pesa il doppio di me!

-Quella è mia Puck, e anche le altre due abbinate!

-Le mie sono quelle nere! Cerca di non sbatterle troppo!

-Ehi! Io dovevo solo accompagnarvi! Non sono un facchino!

Santana gli aveva già voltato le spalle, ignorandolo.

Devo pensare a tutto io. Pensò mentre si avvicinava alla banchina numero otto da dove sarebbero dovuti salpare. La sua bocca si spalancò con espressione di disgusto mentre si avvicinava alla nave.

E quella cosa sarebbe una nave oceanografica?

Non riusciva a crederci! Si era aspettata qualcosa di imponente e moderno ed invece si era trovata davanti una barchetta bianca e sporca. Probabilmente sarebbe affondata prima di uscire dal porto. Vide un giovane basso che stava salendo dalla scaletta.

-Buon uomo! - gridò per attirare la sua attenzione.

Lui si voltò guardandola con le sopracciglia, aggrottate.

Quelle sopracciglia non possono essere legali.

-Dici a me?

-Certo! Sono Santana Lopez! Quella cosa è davvero la nave Nuove Direzioni?

Il giovane sorrise mentre scendeva tenendosi stretto al corrimano.

Dio quella cosa che sta toccando deve essere sporca di olio e grasso di motore.

-E' un piacere conoscerti! Ti stavamo aspettando! Io sono... - iniziò allungando la mano.

Santana sollevò la sua per bloccarlo.

-Sono allergica alla reazione chimica che produce la frizione della pelle quando si stringono le mani.

-Eh? - chiese l'uomo guardandola stranito ma abbassando la mano.

-Bene, mozzo! Seguimi! Devi portare le mie valige!

-Ma io veramente....

Era troppo tardi, Santana gli aveva già dato le spalle e si dirigeva a passo di marcia verso i suoi colleghi. Il ragazzo la seguì ancora stranito.

-Bene, queste sono le nostre cose! - disse una volta raggiunto il furgone con un amplissimo gesto della mano.

-Aspetta! Tutte queste sono tue?

-Certo che no! - esclamò Kurt facendo un passo avanti – Quelle più grandi sono le mie! Kurt Hummel, piacere.

Il giovane lo guardò a bocca aperta prima di stringergli la mano.

-Dottor Anderson, ma potete chiamarmi Blaine.

-Strano titolo per un mozzo – disse pensierosa Santana.

-Perché non sono un mozzo! Sono uno dei biologi marini che comandano la spedizione. E scordatevi di portare quella roba! Fatevi bastare una sola valigia! Le cabine della nave sono piccole!

Santana e Kurt iniziarono a protestare allo stesso tempo. Puck sollevò gli occhi al cielo mentre si avvicinava a Blaine.

-Buona fortuna dottor Anderson. Ne avrai bisogno.

 

 

----------------------------

 

 

-Le cabine non sono piccole! Sono minuscole! - esclamò indignato Kurt.

Santana sbuffò mentre cercava di far passare la valigia attraverso la porta della sua cuccetta.

-E non c'è nemmeno una piccola piscina! - continuò Kurt.

Santana rinunciò aprendo la valigia nel corridoio ed iniziando a lanciare le pochissime cose che era riuscita a salvare dagli ordini di quel dittatore, direttamente sul suo letto.

-E non mi ha fatto portare la mia sciarpa Burberry! Voglio dire... come si fa a salire su una nave senza?

Santana sbuffò.

-Kurt! Vuoi stare zitto!

-Bene, vedo che vi siete sistemati. Stiamo salpando. Tutto il materiale per le riprese è stato portato in una stanzetta al lato della zona di controllo del robot di profondità! Ci vediamo sul ponte di comando appena potete!

Esclamò un entusiasta Blaine mentre passava schivando i vestiti che Santana continuava a lanciare. Quando si fu allontanato Santana sbuffò di nuovo. Avrebbe sicuramente battuto qualche record se avesse continuato così.

-Ma di cosa sta parlando? Robot di profondità?

-Non lo so, San. Ho passato gli ultimi tre giorni immerso in tutte le riviste di moda che ho trovato! Sai, per cercare di superare questi tre mesi d'astinenza!

-Ma ti avevo detto di cercare di capire di cosa dovevamo occuparci! - esclamò indignata lei.

-Oh andiamo! Questa è una farsa! Lo sappiamo tutti, Sue ci ha punito! Non le importa niente di questo stupido documentario!

Santana sbuffò. Incapace di trattenersi.

Poi il suolo iniziò a tremare con più vigore.

-Fantastico! Siamo partiti davvero! Tre mesi in questa prigione galleggiante senza... Kurt? Kurt stai bene?

Il giovane era sbiancato pericolosamente, poi aveva assunto una strana colorazione verde e si era portato la mano alla bocca.

-Oddio! Soffri di mal di mare? - quasi urlò Santana.

Il ragazzo negò con la testa, poi si voltò e saltò la valigia correndo verso il piccolo bagno della cabina.

Santana si riprese quel tanto che bastava per sbuffare. Poi fece una faccia schifata sentendo i rumori che provenivano dal bagno.

-Forse siamo ancora abbastanza vicini per tornare a terra a nuoto.

Disse speranzosa mentre si dirigeva verso il ponte abbandonando valigia e Kurt.

Ignorò un paio di persone in tuta da meccanico che la guardavano abbastanza stupiti, si mantenne in equilibrio sulle strette scale masticando un paio d'insulti in spagnolo e, finalmente, arrivò sul ponte.

Una folata di vento quasi la fece volare fuoribordo, si afferrò alla parete. Si staccò un attimo dopo perché era appiccicosa. Stava per perdere l'equilibrio quando due braccia l'afferrarono.

Si voltò trovandosi davanti una sorridente giovane bionda che indossava comodi pantaloni idrorepellenti ed una larga felpa rossa.

-Dove vai? - le chiese.

-Devo raggiungere il ponte di comando – rispose infastidita.

-Allora stai sbagliando strada! Devi ritornare in coperta, prendere il corridoio, girare a destra... - si fermò pensierosa – O sinistra, non ricordo. Poi sali le scale e sei arrivata!

-Bene – disse solo a mezza bocca.

-Oh aspetta! Devo andarci anche io! Puoi venire con me!

Santana la guardò con fastidio. Non poteva dirlo prima.

-Bene – disse di nuovo.

La giovane le sorrise allungando la mano.

-Io sono Brittany!

-Santana Lopez e scusa non posso stringerti la mano perché sono allergica alla reazione chimica che produce la frizione della pelle quando si stringono le mani.

Brittany si fece subito seria.

-Oh, mi dispiace tanto! Spero davvero che trovino una cura! - disse sinceramente dispiaciuta.

-Eh? - chiese Santana stranita.

-Andiamo! Sono già in ritardo!

Poi si voltò facendole strada.

-Vuoi che passiamo prima per la tua cabina? - le chiese improvvisamente come se le fosse appena passato per la testa un pensiero.

-Cosa? Perché mai?

-Immagino tu voglia cambiare scarpe.

-Le mie scarpe vanno benissimo! - disse indignata Santana.

-Non ne avevo mai visto di così alte! Se hai dimenticato le altre potrei prestarti io un paio delle mie! - aggiunse con entusiasmo Brittany.

-Non credo che sarà necessario!

-Oh ma hanno la suola antiscivolo! Potrebbero servirti!

-Ascoltami... Brittany... non metterò mai quelle cose orrende! Non rovinerò il mio stile solo perché sono in mezzo all'oceano.

Brittany la guardò per un attimo. Poi sollevò le spalle e le sorrise ancora.

-Cambierai idea! - disse solo con un entusiasmo che, a Santana, sembrò decisamente fuori luogo.

Ma poco importava. Sarebbero arrivate al ponte di comando e avrebbe potuto avere a che fare solo con i dannati biologi. E quella Brittany avrebbe potuto continuare a fare quello che faceva li dentro. Qualunque cosa fosse.

Naturalmente arrivarono al ponte di comando e trovarono Baline con una mappa nautica che discuteva con un altro giovane. Sollevarono gli occhi entrambi.

-Oh bene! Eccovi! Santana, lui è il dottor Evans. Specialista in mappatura dei fondali. E vedo che hai già conosciuto Brittany. - iniziò Blaine.

-Si, ma non è necessario che conosca tutto l'equipaggio! - disse stizzita Santana.

-Beh la dottoressa Pierce fa parte della squadra da un paio d'anni ormai! E' lei che guida il robot quando scende in profondità! Comunque puoi chiamarmi Sam, dottor Evans mi fa sembrare vecchio! - spiegò Sam allungando la mano per stringere quella della nuova arrivata.

Brittany si interpose immediatamente.

-Non può! E' allergica alla reazione chimica che produce la frizione della pelle quando si stringono le mani! - spiegò.

-Eh? - disse Sam.

-Quindi voi siete i responsabili di questa barca? - chiese Santana.

-Si, i responsabili scientifici! E non è una barca! E' una delle navi oceanografiche più moderne che esistano! - disse con orgoglio Blaine.

-Immagino le altre! - sbuffò sarcasticamente Santana.

-Dov'è Kurt? - chiese Blaine per cambiare argomento.

-Mal di mare – rispose brevemente.

I tre davanti a lei spalancarono gli occhi.

-Ma non siamo nemmeno ancora usciti dal porto!

Santana si strinse nelle spalle.

-Va bene. Ci metteremo una giornata intera prima che le operazioni inizino ad entrare nel vivo. Perché non scendi in cabina e stai con lui? Immagino tu sia preoccupata! - disse Blaine poco convinto.

-Certo! Preoccupatissima! - si affrettò a rispondere Santana mentre tornava indietro.

Naturalmente non era per niente interessata a Kurt, ma aveva solo voglia di buttarsi su quello scomodissimo letto. E, soprattutto, aveva tanta voglia di levarsi quei dannatissimi tacchi.

-E' meravigliosa! - esclamò Brittany con sguardo sognante quando fu abbastanza distante.

-Di cosa parli? Della regina dei ghiacci? - chiese curioso Sam.

-Si, non è adorabile?

-No! - risposero in coro i due.

-E poi è bellissima!

-D'accordo questo è vero, anche se non è il mio tipo! - sorrise Blaine.

-Si, ma Brittany, quella è l'equivalente umano di Barbie demone! - aggiunse Sam – Non solo è etero è anche la figlia di Satana in persona!

Ma Brittany manteneva lo sguardo sognante dove, sino a pochi minuti prima c'era Santana. Come se fosse ancora li.

-Tre mesi! Staremo insieme su questa nave per tre mesi! Le farò amare questo posto!

Blaine e Sam si scambiarono un'occhiata preoccupata e poi scossero la testa. Per loro era evidente che c'erano più possibilità che un calamaro gigante attaccasse la loro imbarcazione piuttosto che a Santana piacesse quel posto.

 

 

 

--------------------------------

 

 

Eccoci di nuovo. Spero di non avervi fatto attendere troppo!

Vi ringrazio tantissimo per le recensioni e, in generale, per leggere!

Un enorme abbraccio a tutti!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Unicorni ***


 

Unicorni.

 

 

Kurt sollevò a fatica il volto quando aprirono la porta della sua cabina. Cercò di trovare le forze sufficienti per difendersi dalla probabile aggressione verbale di Santana che, negli ultimi due giorni, aveva preso l'abitudine di sfogare la sua frustrazione contro di lui.

Solo perché sapeva che era troppo debole per difendersi.

-Ti ho portato questa – disse invece un sorridente Blaine lanciandogli una mela.

Mela che, ovviamente, Kurt non riuscì ad afferrare al volo ma, fortunatamente, andò a schiantarsi contro il cuscino.

Kurt la prese e la guardò perplesso.

-Grazie, credo.

-Devi mangiarla. E' il miglior rimedio contro il mal di mare.

-Il miglior rimedio è la terra ferma!

-Va bene allora è il secondo miglior rimedio. Mangiala e poi prendi questa – aggiunse lasciando una pastiglia sul piccolo comodino.

-Grazie. Ma non devi preoccuparti per me. Non sopravviverò.

Blaine ridacchiò.

-Si che lo farai! Devi solo abituarti. Ma sono felice di aver lasciato a te ed a Santana le uniche due cabine con il bagno.

-Anche Santana sta soffrendo di mal di mare? - domandò incredulo Kurt, gli sembrava che stesse benissimo. Anche troppo.

-No, scherzi? Sarebbe più probabile che l'oceano soffrisse di mal di Santana! Ma avrei avuto paura a dirle che doveva fare i turni con il resto dell'equipaggio!

Kurt si permise il lusso di ridere.

-Si, sa essere abbastanza aggressiva.

-Senti a proposito di Santana... - iniziò Blaine guardandosi intorno.

Kurt si sollevò appena sul letto, aggrottò le sopracciglia improvvisamente interessato.

-Si?

-Insomma mi chiedevo: anche sulla terra ferma è così? Oppure è amabile e dolce ed è colpa dell'aria di mare se è in quello stato?

-Santana? Amabile e dolce?

-Si, sai... magari ha un fidanzato e l'ha lasciato a terra ed è per questo che è così insopportabile.

Kurt spalancò la bocca. Finalmente capiva dove volesse arrivare Blaine.

-Oh non ha un fidanzato fisso – rispose lentamente – Diciamo che non le piace legarsi con nessuno.

-Quindi ha tanti uomini? Stiamo parlando di uomini, no? - insistette Blaine.

-Si certo, uomini. Di cosa altrimenti? Alieni?

-No certo, ma se fossero alieni sarebbero comunque di sesso maschile al cento per cento? - provò ancora Blaine.

Kurt era sempre più confuso.

-Si, credo di si.

Blaine forzò un sorriso ed iniziò ad uscire dalla porta .

-Bene! Fantastico! Riprenditi Kurt, ci vediamo sul ponte appena ce la fai.

Poi si voltò sparendo dalla sua vista.

-Oh bene. Sei seduto! Pensavo fossi morto nel frattempo! - Santana entrò in quel momento.

Vide la mela e la prese dandole un morso.

-Quella era per la mia nausea! - protestò Kurt – Me l'ha appena portata Blaine.

Santana fece un sorrisino ironico.

-Oh Blaine si preoccupa per te? Ma che tenero.

Kurt sbuffò lasciandosi cadere pesantemente sul letto.

-Veramente credo abbia un debole per te.

Santana si fermò con la mela a mezz'aria.

-Per me? Ma quello è chiaramente gay come Puffo Vanitoso. Ed è anche alto come lui!

-Si lo pensavo anche io, a parte tutta la parte in cui lo paragoni ad un puffo. Invece mi ha fatto strane domande su di te.

-Bene, ci farò un pensierino! Insomma devo trovare un passatempo per sopravvivere a questi tre mesi!

Poi si voltò di scatto e fece per uscire. Si fermò come ripensando a qualcosa.

-Kurt alzati che c'è da lavorare!

-Ma sto morendo! - protestò lui.

-Allora muori definitivamente e lanceremo il tuo corpo al mare come in quei vecchi film! Ma se decidi di rimanere in vita ti conviene muoverti! Non ho intenzione di fare tutto io!

 

 

---------------------------------

 

 

Brittany si sedette al suo posto. Strinse saldamente la cloche tra le mani e fece un rapido segnale di assenso a Sam.

-Va bene. Prova numero uno. Profondità prevista cinquecento metri.

Blaine digitò un paio di ordini al computer e il robot iniziò la sua lenta discesa. C'erano tre schermi davanti a Brittany che mandavano le immagini di altrettante telecamere inserite nel robot.

-Cosa stiamo facendo? - domandò Santana mentre entrava dentro la sala finendo di mangiare la mela.

I tre, concentratissimi, sobbalzarono allo stesso tempo.

-Tu stai cercando di ucciderci! - esclamò Sam portando una mano al petto.

Brittany le sorrise raggiante.

-Stiamo provando Alvin! - rispose.

-Chi? - chiese ancora Santana mettendo quello che restava della mela nella mano di Sam.

-Alvin è il nome del mio robot! Lo useremo per avvicinarci alle fumarole. Adesso lo stiamo provando a una profondità di 500 metri per essere sicuri che vada tutto bene – spiegò allegra Brittany.

Santana si avvicinò agli schermi con aria perplessa. Brittany intanto iniziava a muovere la cloche con estrema precisione e il robot rispondeva a tutti i suoi comandi.

-Guarda non è divertentissimo? Posso farti salutare con il suo braccio meccanico! - esclamò Brittany mentre il robot muoveva un braccio con un movimento che sembrava minaccioso.

-Fantastico – commentò sarcasticamente Santana.

-Vero? Lo penso anche io! - rispose Brittany che, naturalmente non sapeva nemmeno cosa fosse il sarcasmo – Vuoi provarlo?

-No! - urlarono in coro Sam e Blaine accorrendo per impedire a Santana qualunque movimento.

-Brit, quell'affare costa quasi un milione di dollari! Cerca di non affidarlo alla prima che passa, per favore! - disse piano Blaine cercando di essere gentile.

Anche se iniziava a pensare che quella infantile attrazione di Brittany per Santana avrebbe causato abbastanza danni. Doveva trovare il modo per spiegarle che non aveva speranze. Kurt era stato chiaro. Uomini. Le piacevano gli uomini. Beh, come darle torto pensò.

-Quelle immagini che sta riprendendo quell'affare si possono usare nel documentario? - chiese speranzosa Santana.

-Si chiama Alvin, non “quell'affare”! - disse imbronciata Brittany.

-Si certo che si possono usare! Cosa pensavi di dover scendere tu a 2000 metri di profondità per riprendere? - chiese Sam.

-No naturalmente! Pensavo di mandarci Kurt!

Sam e Blaine sollevarono gli occhi al cielo, Brittany la guardava con sguardo sognante, Kurt, apparso in quel momento pallido come un cadavere, riuscì a sbuffare infastidito prima di crollare sulla prima sedia libera.

-Sentite, non voglio davvero risultare antipatico, ma... voi avete anche solo la più remota idea di quello che facciamo su questa nave? - chiese piano Blaine rivolgendosi ai due giornalisti.

-Naturalmente! - disse rapidamente Santana distogliendo le sguardo.

-Certo che si! - aggiunse Kurt tastandosi lo stomaco per assicurarsi che fosse ancora al suo posto.

-Avete mai fatto un documentario? - chiese ancora Blaine.

-Insomma non tecnicamente ma... ho girato io il filmino alle nozze di Rachel, voglio dire si è sposata con Finn! E' praticamente un'orca! Credo proprio che valga come documentario naturalistico! - esclamò convinta Santana mentre Kurt annuiva pensieroso.

Sam si scambiò un'occhiata con Blaine. Nessuno dei due si rese conto del fatto che gli occhi di Brittany scintillassero d'emozione.

-Una tua amica si è sposata con un'orca di nome Finn? - chiese infatti prima che i due potessero dire qualunque altra cosa.

-Come? No, certo che no! Rachel non è una mia amica! E' solo una conoscente! - spiegò Santana.

Kurt sbuffò.

-Quello che vuole dire è che Finn non è un'orca! - intervenne.

Brittany sembrò delusa.

-Va bene possiamo tornare al problema? Il problema è che voi non avete idea di quello che state facendo! - disse Sam.

-Insomma registriamo un po' di immagini sulle “fiumane gialle” e poi uno di voi sarà presente in post produzione per montarle e preparare il testo da leggere fuori campo! E' facile! - disse Santana.

-Santana? - la chiamò Blaine.

-Si.

-Si chiamano fumarole nere! - esclamò disperato.

 

 

 

-------------------------

 

 

Era notte fonda. Ma Santana non riusciva a dormire. Maledizione, perché non aveva pensato a portarsi una bottiglia o due di tequila in quella ridicola spedizione? Così si alzò dalla sua brandina e decise di fare un giro.

La nave non era mai totalmente silenziosa, c'era sempre movimento e membri dell'equipaggio svegli. Per questo si diresse verso la piccola saletta relax. Che era un nome altisonante per definire un buco con un tavolo piegabile e un paio di sedie scomode, una quantità di riviste e libri che parlavano solo di pesci ed acqua, e un paio di mazzi di carte. Entrò accendendo la luce e chiudendo la porta dietro di se. Sentiva il vibrare delle pareti, a cui si era ormai abituata, che indicava il fatto che stavano navigando a bassa velocità.

Si avvicinò al piccolo frigo e prese una lattina ma, mentre si alzava il suo sguardo fu catturato da qualcosa di molto più interessante. Si avvicinò ad un piccolo mobiletto dove si potevano vedere diverse bottiglie e sogghignò. Non era tequila ma sicuramente anche il rum le sarebbe andato bene.

Si accorse che era chiuso a chiave dopo un primo tentativo di aprirlo. Poco male pensò mentre prendeva una forcina dai capelli e iniziava a forzare la serratura. Naturalmente dopo dieci minuti stava maledicendo in spagnolo e lottando contro l'impulso di prendere a morsi quello stupido lucchetto.

Nei film si apre sempre.

-Tutto bene?

Santana sobbalzò e si voltò di scatto trovandosi davanti una sorridente Brittany.

-Si!

-Che stai facendo?

-Niente!

Brittany la guardava stranita.

-Vuoi che lo apra io? Ho le chiavi! - esclamò entusiasta.

-Bene – disse solo a denti stretti Santana.

Perché mai deve essere tanto felice per tutto.

Brittany le si avvicinò arrossendo quando sfiorò involontariamente la sua mano. Chiunque se ne sarebbe accorto. Tranne Santana che, ovviamente, fissava con avidità il mobiletto che finalmente si stava aprendo.

Si affrettò a mettere un cubetto di ghiaccio in un bicchiere e si versò un abbondante razione di rum.

Sentendosi come un vero lupo di mare.

Sospirò al primo sorso lasciandosi andare sulla sedia di plastica che mai le era sembrata tanto comoda. E chiudendo gli occhi.

Forse sarebbe riuscita a dormire, dopotutto.

-Quindi ti piace qui? - chiese Brittany sedendosi al suo fianco.

Santana aprì lentamente un occhio.

Non vorrà davvero fare conversazione.

-Certo che no!

Brittany sembrò delusa per un attimo. Poi sorrise di nuovo.

-Non preoccuparti se non ti piace ora! Sono sicura che l'amerai alla fine!

-Non mi preoccupo! E sono sicura che non l'amerò per niente!

Brittany sembrò pensare un po' alla cosa poi saltò in piedi prese una delle sue felpe e, prima che Santana capisse cosa stesse succedendo, gliela infilò.

-Che diamine...

Ma la protesta morì sul nascere perché Brittany l'aveva afferrata per una mano e la stava trascinando fuori per portarla sul ponte.

Una volta fuori si fermò di colpo e si voltò sorridendo felice a una Santana sul bordo di una crisi di nervi che cercava di non far cadere il contenuto del suo bicchiere al suolo.

-Guarda! - esclamò Brittany.

-Cosa? Questo sporco ponte? Questo rumore fastidioso? Questo …

Brittany la guardò perplessa mentre con l'indice indicava il cielo sopra le loro teste. Santana si fermò di colpo e sospirò.

-Va bene! Te lo concedo. Questo è bello.

-Solo bello? E' spettacolare! A New York non hai mai visto tante stelle.

Santana sogghignò, non solo non le aveva mai viste, non aveva mai nemmeno voluto vederle. Era una persona con i piedi saldamente piantati al suolo, lei!

Comunque sospirò e si appoggiò al corrimano.

-Non sono fatta per guardare le stelle!

-Certo che lo sei! Lo siamo tutti! Bisogna solo avere una buona ragione per farlo.

Santana le lanciò una rapida occhiata, non era sicura di aver capito di cosa le stessa parlando.

-Adesso chiudi gli occhi! - esclamò Brittany senza darle il tempo di chiedere.

-Cosa? Scordatelo! Potresti buttarmi fuoribordo!

Brittany ridacchiò. Santana socchiuse gli occhi, lei non stava per niente scherzando.

Alla fine si arrese e li chiuse.

-Lo senti? - chiese Brittany.

-Cosa dovrei sentire?

-Questo profumo.

-Io sento solo puzza d'olio e grasso! Lavate mai questa barca?

-E' una nave oceanografica – la corresse ridacchiando Brittany – E tu hai bisogno di iniziare a vedere oltre le apparenze.

Santana avrebbe voluto rispondere ma la ragazza al suo fianco riprese.

-Non senti il profumo del mare? L'odore forte della salsedine?

Santana voleva dirle di no. Voleva aprire gli occhi e tornare nella sua stanza portandosi dietro la bottiglia di rum rimasta nella saletta. Inspirò profondamente per poterle dire che la lasciasse in pace. E lo sentì. Inspirò di nuovo.

-Lo sento – disse piano.

-Io lo amo! - esclamò felice Brittany.

Santana aprì piano gli occhi per vedere una Brittany che guardava fissa la superficie calma e oscura del mare. In un'altra occasione, probabilmente, le avrebbe dato una sensazione di ansia. Ma, in quel momento, si sentiva stranamente al sicuro. Si riscosse da quei pensieri.

-Come ti è venuto in mente di occuparti di pesci? - chiese schiarendosi la voce per eliminare quei pensieri.

-Per gli unicorni!

Santana pensò di non aver capito bene la risposta.

-Come?

Brittany si voltò per guardarla.

-Si! Ho sempre sognato di incontrarne uno!

-Unicono?

-Certo! - rispose con entusiasmo – Poi mi hanno detto che non esistono!

-Oh, deve essere stato deludente scoprirlo.

-Si! - rispose Brittany che continuava ad avere problemi con il sarcasmo – Ma, un giorno ho scoperto che esistevano i narvali!

-I cosa?

-Sono dei cetacei che hanno un corno lunghissimo! Assomigliano ai delfini! - Brittany si fermò pensierosa – In realtà è un dente con la forma di una vite. Ma questo l'ho scoperto solo dopo quando ho iniziato a occuparmi di biologia marina!

-Oh – disse solo Santana non trovando nient'altro da dire in quel frangente.

-Si, la prima volta che ne ho visto uno davvero, vicino al Polo Nord, è stato magico! Come trovare un vero unicorno!

Santana avrebbe tanto voluto trovare qualcosa di tagliente da dirle, ma stranamente le fu impossibile. Si limitò ad annuire.

-E tu perché hai deciso di occuparti di giornalismo? - le chiese dopo un attimo di silenzio Brittany.

Per la prima volta in vita sua, Santana, pensò che rispondere “perché volevo essere ricca e famosa anche a costo di massacrare il prossimo”, che era la sua tipica risposta a quella particolare domanda, non fosse l'ideale. Stranamente non voleva che Brittany pensasse che fosse una persona terribile. E quella era decisamente una novità.

-Questa è una storia per un'altra notte – disse solo a voce bassa – Torniamo in coperta adesso.

Brittany sorrise a quella frase. Santana le stava dicendo forse che ci sarebbe stata un'altra notte come quella? Perciò si limitò ad annuire e la seguì.

Le avrebbe fatto amare quel posto.

 

 

-----------------------

 

Nuovo capitolo giusto per iniziare a conoscerli meglio. Grazie a tutti voi per le splendide recensioni e per seguire la storia!

Un abbraccio!

 

 

Willow (che strano scrivere il tuo nick ormai) questo è per te... riprenditi!!! :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Flirt. ***


Flirt.

 

 

Blaine discuteva con Sam della rotta che stavano seguendo per arrivare al largo delle isole Galapagos dove avrebbero preparato la prima parte della missione scientifica. Improvvisamente una saltellante Brittany entrò nella sala con un bicchiere di caffè. Si avvicinò ai suoi colleghi lasciando un bacio sulla guancia a entrambi e dandogli il buongiorno con un entusiasmo esagerato. Anche per lei.

I due si guardarono per un attimo.

-Brit? Va tutto bene? - chiese Sam.

-Oh benissimo! - esclamò lei.

-Sembri felice. Cioè sembri più felice del solito! - spiegò Blaine.

Il sorriso di Brittany si allargò appena, si avvicinò ai due poi iniziò a parlare a voce bassa.

-Posso dirvi un segreto? - chiese.

Entrambi annuirono abbastanza perplessi. Brittany si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno.

-Ieri notte ho avuto un appuntamento!

Blaine aprì la bocca. Cambiò idea e guardò Sam come pregandolo di intervenire.

-Brit, abbiamo già parlato del fatto che devi iniziare a non parlare dei sogni come se fossero cose che succedono davvero.

-No, no! E' successo davvero!

-Siamo sopra una nave a miglia dalla costa! Di che appuntamento stai parlando? - intervenne allora Blaine.

-Di ieri notte. Io e Santana.

Blaine si passò una mano sulla fronte.

-Si, e dove siete andate? Al cinema? - chiese.

-Certo che no! Non c'è un cinema su questa nave! - rispose con ovvietà Brittany.

-Va bene! Raccontaci di cosa stai parlando. - si arrese Sam.

-Allora ieri stavo controllando gli ultimi dati di Alvin visto che ci stiamo avvicinando alle Galapagos e volevo essere sicura che tutto andasse bene. Quando mi sono accorta che era tardi ho deciso di andare a dormire ma, quando sono passata davanti alla sala relax, mi sono accorta che la luce era accesa ed allora sono entrata. E indovinate chi c'era?

-Santana – dissero in coro.

-Si! Come avete fatto a indovinare? - domandò stupita Brittany.

-Perché prima hai detto che... oh lascia stare, è stato grazie al nostro sesto senso super sviluppato! - disse Blaine.

-Ok. Quindi ho trovato Santana e ci siamo sedute vicine a chiacchierare. Lei era così dolce! Dovevate sentirla. Ha detto che ancora non le piace tanto questo posto ma che sicuramente imparerà ad amarlo!

Sam socchiuse gli occhi.

-Sei sicura che abbia detto proprio così?

-Si! Cioè sono sicura che fosse esattamente quello che intendeva! Comunque poi siamo salite sul ponte, dopo che le ho prestato una delle mie felpe, e abbiamo continuato a parlare!

Brittany sospirò con aria sognante.

-E' stato perfetto! E mi ha detto che vuole rifarlo il prima possibile!

-Brit ha detto davvero questo? Cioè ha usato proprio quelle parole? - chiese ancora Sam.

-Certo! - rispose immediatamente poi prese una pausa e sollevò le spalle – Più o meno.

Poi bevve un sorso di caffè dalla sua tazza e fece una smorfia.

-Sam, hai fatto di nuovo il caffè? - gli chiese.

-Si ma questa volta mi sono impegnato perché fosse bevibile!

Brittany gli diede delle pacche sulle spalle con aria rassegnata poi si voltò per uscire dalla sala.

-Vado a rifarlo io, non voglio che la mia San beva questa cosa! Ho il sospetto che possa essere velenoso.

Sam spalancò le braccia rivolto a Blaine.

-Perché nessuno rispetta i miei sentimenti? Mi uccide vedere come trattate il mio caffè!

-Sam, non si può bere! Comunque sono preoccupato!

-Per Brit?

-Si, non l'avevo mai vista così! E quella Santana le spezzerà il cuore – disse con un sospiro.

Sam annuì.

-E poi, da quello che mi hai raccontato, non avrebbe comunque possibilità.

-Si. Kurt è stato chiaro.

-Allora l'unica soluzione possibile è farlo capire a Brittany.

-Bene, ci proveremo stanotte. Magari dopo cena. Adesso vogliamo tornare al lavoro? Questa nave sembra diventata il set di una telenovela sudamericana!

 

 

----------------------------

 

 

-Meraviglioso, un'altra splendida giornata sta per finire! - esclamò sarcasticamente Santana mentre guardava con aria disgustata il piatto che aveva davanti.

-Si! E' stata una splendida giornata davvero! - disse con entusiasmo Brittany seduta davanti a lei.

Santana aprì la bocca per dirle qualcosa poi scosse la testa rinunciandoci.

-Il vostro cuoco fa miracoli! - provò a cambiare argomento Kurt tagliando la carne nel piatto.

-Si, Paul sa fare il suo lavoro! Ha passato tutta la sua vita come cuoco in alto mare. Ha iniziato in piattaforme petrolifere, poi è passato a crociere per ricchi intorno al mondo ed infine l'abbiamo contrattato noi! - gli disse Blaine con un sorriso.

-Certo, come no! Questa cosa non ha nemmeno l'aspetto di un'insalata! - si lamentò Santana.

-Si perché quello è un purè di patate – spiegò Sam.

-E poi come faremo quando finiamo la frutta fresca? Dio mi verrà la scabbia! - continuò a lamentarsi lei ignorandolo.

-Al massimo ti verrebbe lo scorbuto! - la interruppe Blaine – E comunque non succederà. Attraccheremo a Guayaquil per provviste e per fare una pausa.

-Fantastico! Non sono mai stato in Equador! - disse con entusiasmo Kurt.

-Ti posso far conoscere la città! E' un posto splendido! C'è un mercato vicino alla Iglesia de San José dove preparano piatti tipici! Possiamo andarci insieme! Ti farò provare il pesce encochado! - aggiunse con entusiasmo Blaine.

-Mi piacerebbe tantissimo! - continuò Kurt.

Santana sollevò gli occhi al cielo.

-Si anche a me piacerebbe tantissimo vederti morire soffocato!

-Come, scusa? - domandò Blaine.

-Il cretino è allergico al cocco! - spiegò Santana.

-Cosa centra il cocco adesso? - domandò Kurt.

-Encochado è una cottura che si fa stufando il pesce con latte di cocco – spiegò Blaine che aveva capito – Non importa posso farti provare qualche altra cosa, magari dopo che mi hai detto a cos'altro sei allergico.

I due si sorrisero poi Blaine saltò perché Sam l'aveva appena colpito sotto il tavolo. Si scambiarono un'occhiataccia a vicenda e, alla fine Blaine si ricordò cosa doveva fare. Invitò tutti a sedersi nella sala relax riuscendo a convincere Santana grazie alla proposta di un bicchiere gigante di rum con ghiaccio.

-Sentite è inutile girarci intorno! Qualcuno di voi mi può spiegare cosa sono esattamente queste fumarole nere che dobbiamo riprendere? - chiese Santana mentre giocava con il suo bicchiere.

La mano di Brittany scattò verso l'alto e la ragazza iniziò a muoversi sulla sedia per attirare l'attenzione.

-Va bene. Brit, a te l'onore – disse Sam con un sorriso.

-Sono delle emissioni idrotermali sottomarine! L'acqua riscaldata a quasi 400 gradi viene liberata dalla crosta terrestre e poi precipita per il cambio di temperatura sotto forma di fumo nero costituito da particelle di solfuri metallici!

-Entusiasmante! - disse ironicamente Santana.

-Si è vero! E la cosa ancora più incredibile sono gli ecosistemi particolari che dipendono da queste formazioni!

Santana socchiuse gli occhi.

-Un giorno ti spiegherò il significato delle parole ironia e sarcasmo, Brit.

Brittany naturalmente arrossì come una liceale al sentire dalle labbra di Santana quel nomignolo a cui era tanto abituata. Ma pronunciato con quella voce tanto roca aveva assunto una musicalità incredibile.

Sam sbuffò. Era evidente che Brittany non vedeva la realtà delle cose. Toccava a loro aprirle gli occhi. E prima fosse stato meno male si sarebbe fatta. Si schiarì la voce e Blaine si riscosse, smise di fissare Kurt e si voltò di scatto.

-Dunque, Santana, parlaci di te! - le disse andando a sedersi nella sedia libera al suo fianco.

Questa lo guardò per un attimo con il bicchiere a mezz'aria.

-Cosa vuoi sapere.

-Beh mi chiedevo se una donna bella come te avesse un fidanzato ad aspettarla fuori di qui – le sorrise amichevolmente.

Santana socchiuse gli occhi. Quel ragazzo era davvero strano, un attimo prima sembrava che volesse uscire con Kurt anche a costo di ucciderlo facendogli mangiare cose a cui era allergico, e, un attimo dopo, le faceva queste domande. Ma, in mezzo al mare, si annoiava a morte. Gli avrebbe dato corda.

-No. Nessuno in particolare.

Si voltò per guardarlo mentre beveva distrattamente dal suo bicchiere.

-Nessuno? E parlami un po' di come sarebbe il tuo uomo ideale – Blaine si sporse appena verso di lei con un sorriso mentre rimarcava la parola “uomo”.

Kurt quasi soffocò guardando la scena, Brittany spalancò gli occhi come piatti e Sam si passò una mano sul viso rendendosi conto del guaio dove si stava cacciando il suo amico.

Santana si voltò del tutto e incatenò i suoi occhi a quelli di Blaine. Aveva un sorriso da predatore disegnato sulle labbra. Il ragazzo davanti a se si sentì a disagio e deglutì vistosamente provando ad allontanarsi. Ma era troppo tardi. Santana si sporse per ed allungò la mano stringendola sul colletto del malcapitato che non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi.

-Vedi dottor Anderson, non posso certo dire di avere un uomo ideale. Sai dipende dal momento e dalla situazione. Per esempio in una nave in mezzo all'oceano non c'è tanta scelta – fece una pausa mordendo leggermente il labbro inferiore – Tu hai qualche suggerimento da darmi?

-Io... no... io volevo...

Brittany si sollevò in piedi di scatto, Blaine si voltò incrociando il suo sguardo e cercando di scusarsi con gli occhi.

-Scusate – disse solo la ragazza uscendo fuori dalla stanza.

-Vado nella mia cabina anche io! - esclamò Kurt rapidamente.

-No! Aspettate non è quello che... - iniziò Blaine.

Ma Santana si alzò e gli lanciò una rapida occhiata facendolo zittire.

-Vado anche io. Sai dove trovarmi!

Blaine la guardò andare via e si portò le mani tra i capelli.

Sam si sedette al suo fianco dandogli delle lievi pacche sulla schiena.

-Sai una cosa? - gli disse.

-Cosa? - chiese Blaine con espressione disperata.

-Capisco perché sei gay, tu proprio non ci sai fare con le donne!

 

 

-------------------------

 

 

Qualcuno bussò piano alla porta della sua piccola abitazione.

-Avanti – disse con voce triste.

Blaine si affacciò con un sorriso colpevole.

-Posso entrare?

Brittany si limitò ad annuire e il ragazzo si sedette sul bordo del letto mentre lei si sedeva con le gambe incrociate e manteneva gli occhi fissi sulle sue mani.

-Brit, lo so cosa stai pensando – provò lui.

-No che non lo sai.

-Stai pensando che non capisci perché mi stavo comportando così con Santana.

Brittany scosse la testa.

-Si che lo so perché ti stavi comportando così. Ma Blaine... perché non mi hai detto che ti piace?

-Cosa? No, no, no! Brit ti sbagli! Non è così!

-Ah no?

Blaine sospirò.

-Volevo solo farti capire una cosa. Tu sei una persona adorabile, Brit. Ma, a volte, vedi solo il buono che c'è negli altri. Dovresti cercare di mantenere di più i piedi per terra.

-Non capisco.

Blaine sospirò di nuovo e le prese le mani.

-Ho fatto quelle domande a Santana per te!

Brittany aggrottò la fronte e inclinò la testa.

-Volevi passare la notte con lei per me?

Blaine iniziò a gesticolare.

-No! Certo che no! Ok ammetto che quella è stata colpa mia, diciamo che non sono stato chiaro e... - si fermò e prese un respiro – Perdonami se ti ho dato quell'impressione. Non era mia intenzione.

-Non vuoi passare la notte con lei?

-No, Brit! Volevo chiederle se aveva un fidanzato per farti capire una cosa...

Brittany sorrise e gli si lanciò al collo.

-Si! Ho sentito! Non è magnifico?

Blaine aggrottò le sopracciglia confuso.

-Come magnifico! Non hai sentito cos'ha detto a proposito dei fidanzati?

-Si! Ho sentito che è single! Non è meraviglioso?

-Si ma hai capito solo quello?

-Certo! E' la cosa importante!

Blaine si alzò con un sospiro distrutto. Era davvero una battaglia persa.

-Buonanotte Britt. Dormi bene!

-Oh non credo che dormirò! Devo pensare a un modo per farle amare questo posto!

 

 

 

----------------------

 

Eccoci con il quarto capitolo. Grazie a tutti voi per la pazienza e le splendide recensioni! Grazie a tutti quelli che leggono!

Un abbraccio!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Isla de Santa Cruz ***


Isla de Santa Cruz.

 

I successivi dieci giorni non ebbero nemmeno il tempo di respirare. Avevano raggiunto il luogo dove dovevano procedere ai rilevamenti e, tra i biologi, la tensione si tagliava con il coltello. Lavoravano quasi venti ore al giorno e stavano attenti ad ogni possibile errore. Brittany in particolar modo sembrava essersi trasformata in un'altra persona. Santana si trovava spesso a fissarla a bocca aperta. Trovava incredibile come una persona che sembrava essere così ingenua ed allegra si fosse trasformata in una donna concentratissima e precisa nel proprio lavoro.

Santana non riusciva a capire perché l'unico aggettivo che trovasse per descriverla fosse affascinante.

E, nonostante la tensione che traspariva mentre guidava il piccolo robot a oltre duemila metri sotto il livello del mare aiutata solo da quelle videocamere, riusciva sempre ad avere un gesto gentile e un sorriso per lei e Kurt. Anche quando tutti gli altri erano imbottiti di caffè e con i nervi a fior di pelle.

Una di quelle notti Santana si rivoltava nel letto alla ricerca di una posizione abbastanza comoda per farla addormentare. Ma le sembrava che non ne esistesse nessuna. Quindi si alzò di scatto e decise di fare un giro per schiarirsi. Aveva la sensazione che, i suoi pensieri, si accavallassero gli uni agli altri impedendole di distinguerli. E, anche se non capiva perché, le sembrava davvero importante riuscirci. Afferrò la prima cosa che trovò appoggiata vicino al cuscino, la indossò ed uscì fuori.

Ci pensò su un attimo e poi riscaldò un caffè prima di salire al ponte di comando. Avrebbe dato una veloce occhiata al materiale che aveva raccolto con Kurt. Ma, prima di arrivare alla sua destinazione si rese conto che c'era qualcuno nella sala occupata dagli strumenti scientifici. Si fermò sulla soglia e rimase alcuni minuti a fissare il volto di Brittany che stava seduta con gli occhi chiusi. Si riscosse domandandosi perché diavolo la stesse fissando. Si voltò per andare via.

Poi sospirò ed entrò. Si avvicinò silenziosamente e decise che era meglio se fosse andata nella sua cabina a riposare quindi la scosse piano cercando di non spaventarla.

-Brit...

Brittany aprì gli occhi immediatamente appena la sfiorò e le sorrise. Santana si portò la mano all'altezza del cuore pensando che le stava per venire un infarto. Si supponeva che stesse dormendo, non che sarebbe scattata come se non stesse aspettando altro!

-Ciao San!

-Pensavo stessi dormendo – disse cercando di calmarsi.

-Oh no, stavo semplicemente pensando a una cosa.

-Qui? In questa stanza? Immobile e con gli occhi chiusi?

-Si, oggi ho fatto un piccolo errore con Alvin – Brittany fece una smorfia di disgusto.

Santana sospirò pensando che non si sarebbe mai abituata al fatto che un robot da quasi un milione di dollari si chiamasse come uno scoiattolo canterino.

-Quando è successo? - le chiese.

-Quando dovevamo iniziare le manovre di risalita dopo aver preso quei campioni di granchi bianchi.

Brittany sembrava disgustata dalla cosa.

-Se può consolarti a me è sembrato che sia andato tutto benissimo.

Brittany la guardò per un attimo e poi le sorrise.

-Grazie – le disse solo.

Santana si schiarì la voce improvvisamente conscia della vicinanza che c'era tra loro. Non riusciva a capire perché si sentisse in imbarazzo.

-Ho fatto del caffè, ne vuoi un po'? - le chiese per cambiare argomento.

L'altra scosse la testa. Continuava a fissarla e Santana si sentiva come se stesse cercando di leggerle dentro.

-Credo sia meglio di no. Vorrei cercare di dormire almeno un po'.

-Ok. Vuoi che ti accompagni nella tua cabina?

Santana incredibilmente si sentì avvampare dopo aver detto quella frase. Che diavolo le stava succedendo?

Brittany naturalmente non sembrò notarlo, si limitò ad annuire e si incamminarono in silenzio verso le scale.

Arrivate davanti alla sua porta si fermò e le rivolse un'occhiata.

-Domani cambiamo rotta e ci muoviamo per andare verso l'Ecuador. Passeremo vicino all'isola di Santa Cruz. Sei mai stata alle Galapagos?

-Certo che no! Insomma è piena di animali! Non c'è nemmeno una spiaggia con un piccolo bar che possa riempirmi il bicchiere di mojito in continuazione!

Brittany sorrise.

-Sono sicurissima che ti piacerebbe.

-Sono sicurissima di no!

-A volte penso che tu non ti conosca davvero! Ed è strano, vivi con te stessa da quando sei nata! - esclamò pensierosa Brittany.

-Oh ti posso assicurare che so benissimo cosa mi piace! Mi piacciono le grandissime città piene di civiltà! Con strade asfaltate e ristoranti aperti ventiquattro ore!

-Dammi la tua definizione di civiltà.

Santana si bloccò.

-Cosa? Non c'è una mia definizione di civiltà! C'è una definizione generale e condivisa!

Brittany le sorrise come si sorride a qualcuno che sta evidentemente sbagliando qualcosa ma si decide di non dirglielo chiaramente perché sarebbe meglio che capisse il proprio errore da solo.

Santana sbuffò.

Brittany le si avvicinò e le diede un leggero bacio sulla fronte.

-Buonanotte, San.

Santana aprì la bocca e balbettò una risposta confusa. Poi si voltò per andare via.

-E comunque avevo capito che non ti piacevano le felpe perché non avresti rovinato il tuo stile solo perché sei in mezzo all'oceano.

Santana si voltò di scatto giusto in tempo per vedere il sorriso di Brittany mentre richiudeva la porta. Poi abbassò lo sguardo e si accorse che indossava la stessa felpa che le aveva lasciato giorni prima per salire sul ponte.

Sbuffò di nuovo. Che idiozia, lei sapeva benissimo cosa le piaceva.

E sapeva benissimo che la definizione di civiltà era chiaramente “qualcosa senza il quale lei non poteva vivere”.

 

 

-------------------------

 

 

-Brittany ti giuro che questa è decisamente la peggior idea che tu abbia mai avuto!

-Blaine ha ragione! Questa volta stai esagerando! - aggiunse Sam.

Brittany li guardò speranzosa.

-Vi prego! Tarderemo solo ventiquattro ore, ve lo prometto.

-Non è per quello! Lo sai benissimo che non cambierebbe molto – le disse Blaine.

-E allora perché? - chiese sinceramente curiosa Brittany.

Sam prese un profondo respiro.

-Brit, ascolta. Odio doverti dire questa cosa ma devi aprire gli occhi. Ti sei fatta un'idea di Santana che non corrisponde alla realtà. Quello che vuoi fare è bellissimo, davvero... ma non lo sarà per lei! Lo odierà! E tu soffrirai!

Brittany l'ascoltò attentamente. Poi sorrise.

-Sono sicura!

Blaine sbuffò.

-Va bene.

Brittany iniziò a saltellare sul posto. E poi l'abbracciò.

-Grazie! Ma lo sapevo che avresti ceduto! Ho già parlato con la terraferma!

Blaine sollevò gli occhi al cielo.

-Vai a prepararti – le disse mentre la lasciava andare.

-Le spezzerà il cuore – sospirò Sam quando la ragazza sparì dalla stanza.

-Lo so. Ma non sono riuscito a dirle di no.

 

 

 

--------------------------

 

 

Santana guardava Kurt con la coda dell'occhio. Si schiarì la voce indecisa su cosa dire per spiegare i suoi dubbi.

-Cosa ne dici di questa barca?

Kurt sollevò gli occhi solo un attimo.

-Siamo sopravvissuti al primo mese, no? Direi che è meno peggio di quello che pensassi.

-Si, ma non ti manca New York?

-Ogni singolo secondo!

Poi riportò la sua attenzione su Santana e inclinò la testa scrutandola con sguardo indagatore.

-Perché? A te non manca? - le chiese a bruciapelo.

Santana quasi sobbalzò come se l'avessero presa a schiaffi.

-Certo! Ovvio! Voglio dire siamo in mezzo al niente e guarda come sono conciata! Questi pantaloni e questa felpa dovrebbero essere illegali!

-E credo lo siano in almeno una decina di stati! - confermò Kurt – Ma?

-Non c'è nessun ma! Voglio tornare a casa il prima possibile! - rispose senza guardarlo.

Kurt invece mantenne gli occhi fissi su di lei. C'era qualcosa che non gli stava dicendo.

-Santana! Eccoti! Devo chiederti una cosa.

I due si voltarono di colpo trovandosi davanti una Brittany che saltava da un piede all'altro con nervosismo. Kurt passò il suo sguardo da una all'altra notando come Santana sorrideva leggermente.

-Cosa posso fare per te? Se ti servono i video che mi hai lasciato questa mattina...

-No! Devo sbarcare sulla terraferma... mi accompagni?

Santana aggrottò le sopracciglia confusa.

-Dove?

-Sull'isola di Santa Cruz, dove c'è il parco nazionale delle isole Galapagos.

-Cosa devi fare? - chiese curioso Kurt.

Brittany si morse il labbro senza guardarlo, in realtà non aveva spostato gli occhi per un solo secondo da Santana.

-E' una sorpresa.

Kurt socchiuse gli occhi. Avrebbe dovuto parlare di quello che stava succedendo con Blaine. Perché un pensiero si faceva sempre più spazio nella sua mente. E, se avesse avuto ragione, Brittany sarebbe uscita da quella missione scientifica con il cuore a pezzi.

-Va bene – disse piano Santana trascinandolo fuori dai suoi pensieri.

Brittany sorrise.

-Ti aspetto sul ponte, allora! Portiamo giù il gommone e partiamo!

Poi uscì rapidamente.

Santana sobbalzò. Non le aveva detto che sarebbero andate con quella minuscola imbarcazione. Era sicura che non fosse nemmeno funzionale. Pensava fosse praticamente un giocattolo.

Kurt sogghignò.

-Oh, sta zitto! - gli intimò mentre usciva per salire sul ponte e spiegarle che aveva cambiato idea.

Salì rapidamente le scale e raggiunse il punto indicato, si rese conto che l'isola era ormai vicinissima.

-Oh sei già qui! Saliamo sul gommone e lo calano in acqua così possiamo raggiungere Puerto Ayora!

Santana si guardò intorno e vide uno strano sguardo negli occhi di Sam e Blaine, come se si aspettassero che rifiutasse di salire su quella trappola galleggiante.

Ed era esattamente quello che avrebbe fatto.

-Brit, in realtà sono qui per un'altra cosa. Vedi... - prese un respiro.

Blaine sollevò gli occhi al cielo e fece un passo verso Brittany come se sapesse cosa avrebbe detto e fosse pronto per consolarla. La ragazza la guardava speranzosa ma Santana era sicura di aver visto un lampo di incertezza. Sam stava già scuotendo la testa.

-Volevo sapere se devo prendere qualcosa per il viaggio, prima di salire li sopra.

Blaine e Sam spalancarono la bocca sorpresi e lo stesso fece Santana che non era sicura di essere stata lei a dire quella frase.

Poi Brittany sorrise. E lei si dimenticò tutto.

-No, ho pensato a tutto io! E poi dobbiamo solo passare la notte. Domani saremo di ritorno.

Il viaggio verso il porto fu rapidissimo anche se Santana pensava che stessero per morire da un momento all'altro.

Quando sbarcarono nel piccolo porto, dove c'erano due giovani ad aspettarle, era bianca come un cadavere e pensava che non sarebbe mai più salita su uno di quegli affari in vita sua. Avrebbero dovuto chiamare un elicottero per riportarla a bordo. I due salutarono Brittany come se si conoscessero da anni e poi le consegnarono una mappa accompagnata da quello che sembrava un formulario e le chiavi di una macchina.

Santana iniziava ad essere abbastanza curiosa a quel punto ma l'altra non sembrava intenzionata a spiegarle dove stessero andando. Durante il viaggio in macchina si limitò a spiegarle che, i due che le avevano aspettate al porto, erano due suoi vecchi colleghi dell'università. E che le avevano fatto un favore.

Alla fine arrivarono in una spiaggia meravigliosa mentre il sole stava già tramontando. Santana scese agilmente dalla macchina ma, naturalmente, mise il piede su una pietra e girò la caviglia iniziando a saltellare e maledire il mondo per il dolore. Brittany sembrò ignorare la cosa e si avvicinò per prenderle la mano e la portò in quella che sembrava una piccola tenda già pronta. Non si poteva certo dire che ci fosse freddo ma l'umidità si poteva tagliare con un coltello. Santana avrebbe voluto tanto lamentarsi perché, finalmente, aveva capito che avrebbe dovuto passare la notte all'aperto. In una minuscola tenda e nel bel mezzo del nulla dopo un viaggio allarmante su un instabile gommone che Brittany aveva guidato come se si trattasse di una gara e con una caviglia che, era sicura, come minimo era rotta in più punti.

Brittany sembrava felice. Si sedette con le gambe incrociate guardando la spiaggia e le fece cenno di sedersi.

-Siamo nella playa las Bachas.

-E cosa facciamo qui?

-Volevo mostrarti una cosa.

-Sabbia? Acqua? Insetti giganti che mi mangeranno viva?

Brittany le sorrise passandole uno spray.

-Non preoccuparti per gli insetti, questo ti aiuterà.

-Brit, non è che non mi piaccia qui. Però perché non sono nel mio letto in quella sporca nave?

-Quando succederà te ne accorgerai.

Poi si alzò sorridendole e le porse qualcosa da mangiare.

Santana spalancò la bocca per protestare. Insomma era stata trascinata in una isola piena di animali pericolosissimi, per dormire in una tenda senza nemmeno un hotel a cinque stelle a portata di mano. Lanciò un'occhiata intorno e le parole le morirono in gola. Perché il sole che si tuffava nell'oceano colorandolo di rosso vivo ed il sorriso di Brittany con il volto illuminato da quella luce impedirono perfino ad una come lei di rovinare quel momento.

Alla fine il sole sparì e Santana pensò di nuovo a un paio di frasi taglienti da dire per quella situazione. Inoltre Brittany non sembrava intenzionata ad accendere un fuoco. Ma poi si accorse che non era oscuro come si sarebbe aspettata che fosse.

-C'è la luna piena, sta tranquilla.

-Io sono tranquillissima! - protestò.

-Quando tornerai a New York e guarderai fuori dalla finestra del tuo appartamento potrai chiudere gli occhi e immaginare questo – le disse indicando con un gesto della mano il paesaggio che le circondava.

Santana sbuffò.

-La vista che ho dal mio appartamento a New York è mille volte meglio.

Non sapeva nemmeno lei perché avesse detto quella frase. Non era vera. Non la pensava nemmeno. Ma le era sembrato necessario dirlo, come se fosse la sua unica difesa. Da cosa poi non lo sapeva nemmeno lei.

Ma Brittany si limitò a sorridere appena di più guardando la spiaggia, come se si aspettasse che qualcosa accadesse da un momento all'altro.

-Non pensi mai che ci possa essere altro? Qualcosa che ti aspetta anche se non coincide con quello che hai deciso che sarà la tua vita?

-Certo che no!

Brittany si voltò per guardarla con la fronte aggrottata.

-Dovresti iniziare a smettere di rispondere stando sulla difensiva!

-Ma non lo faccio!

-Lo stai facendo di nuovo!

-Io... - Santana prese un respiro e chiuse gli occhi – Non mi piace quando mi fanno domande sulla mia vita.

-Perché?

-Perché non voglio pensarci.

-Hai paura di rispondere perché non sai le risposte o perché non sono quelle che ti aspetti.

Santana sorrise triste.

-A volte mi chiedo se sarò mai felice davvero. Non mi fraintendere, amo la mia città e il mio lavoro. Ma, spesso, mi sembra che manchi qualcosa.

-Le cose non sono mai quello che sembrano. Prendi questa spiaggia. Tu cosa vedi?

Santana aggrottò le sopracciglia.

-Sabbia e acqua. Insomma, vedo una spiaggia!

Poi un brivido di freddo la fece tremare. Brittany scattò in piedi e prese qualcosa per coprirle. Santana si trovò avvolta in una coperta e così vicina al corpo dell'altra che si sentì avvampare. Il freddo di un secondo prima era ormai un ricordo.

-Brit, cosa facciamo qui?

-Vorrei dimostrarti che niente è come sembra, a volte basta saper aspettare per vedere quello che è nascosto.

Santana sorrise. Non aveva capito una sola parola. Ma il calore e la stanchezza stavano facendo effetto e si sentiva stranamente comoda. Chiuse gli occhi e sentì le labbra di Brittany sulla sua fronte. Di nuovo.

-Dormi, San.

E davvero si addormentò. Dormì come se fosse tornata nel suo letto di New York. O ancora meglio dormì come quando era bambina e la madre le faceva trovare un peluche sotto le coperte ad aspettarla anche se lei borbottava sempre che era troppo grande per quelle cose.

Solo il risveglio fu poco piacevole. Aprì gli occhi grattandosi furiosamente la caviglia sinistra ed accorgendosi che era sola in quel momento. La cosa non le piacque per niente. Si sollevò di scatto e vide Brittany ad alcuni metri di distanza che controllava qualcosa e sembrava stesse prendendo appunti. Si fermò a guardarla per qualche altro secondo. La luna rendeva l'atmosfera quasi surreale. A cavallo tra sogno e realtà. E Brittany era li, sinuosa ed argentea. Santana si rese conto che la stava guardando con la bocca spalancata e riuscì a riscuotersi un attimo prima che l'altra si voltasse.

In pochi secondi le fu di nuovo vicino e le sorrise, raggiante e felice come non mai.

-Ti sei svegliata – le sussurrò.

-Già – rispose spostando il volto. Stranamente non si fidava della sua voce.

Brittany si inginocchiò prendendole la caviglia che continuava a pruderle e ridacchiò.

-Non ti sei messa bene lo spray! Guarda! Ti hanno punto solo qui!

Santana abbassò lo sguardo e strinse i denti per cercare di non utilizzare tutto il suo terribile vocabolario di improperi in varie lingue.

Quel posto era un incubo. E lei l'odiava.

Poi qualcosa di fresco iniziò a lenire il suo dolore e si accorse che Brittany le stava mettendo una crema.

-Questo ti aiuterà – le disse a voce bassa.

Santana si trovò ad annuire semplicemente guardando i movimenti di quelle mani affusolate sulla sua pelle.

Aveva qualcosa di ipnotico.

Poi, così come era iniziato, il contatto si interruppe e Brittany si sdraiò al suo fianco, tenendo lo sguardo verso la spiaggia, andando a sistemarsi così vicina che le loro spalle si toccavano.

Santana si schiarì la voce.

-Brit, cosa facciamo qui? - le chiese per l'ennesima volta.

-Non sei tanto paziente vero?

Santana avrebbe dovuto ribattere in modo tagliente. Farle notare che l'aveva trascinata in quel posto sperduto ed abbandonata nel cuore della notte. Avrebbe voluto dirle che si, era vero, il paesaggio era splendido. Ma che era più importante salvaguardare la sua pelle dall'attacco di insetti assassini.

L'avrebbe voluto fare davvero. Ed, in effetti, prese un bel respiro per farlo.

Ma gli occhi di Brittany si allargarono come piatti e il sorriso crebbe a dismisura. Poi indicò con l'indice un punto ben preciso della spiaggia.

-Siamo qui per questo.

Santana spostò la testa verso il punto indicato.

E non vide niente.

Aguzzò la vista mentre si domandava se la stesse prendendo in giro e quella fosse una specie di prova per vedere quanto tempo sarebbe potuta resistere prima di impazzire e mettersi ad urlare. La spiaggia sembrava esattamente uguale, immobile e bagnata dalla luce della luna che la faceva sembrare lucida come una perla.

Poi, improvvisamente, le sembrò davvero di vedere qualcosa. Era come se, in un punto a pochi metri da loro la sabbia venisse inghiottita. Santana fu quasi sul punto di urlare. Poi il movimento si fece più evidente e iniziarono ad apparire dei piccoli esserini che si muovevano rapidamente verso l'acqua. Santana balzò in piedi con gli occhi sgranati.

-Puoi avvicinarti. Solo non entrare nella visuale delle telecamere – le disse dolcemente.

Solo in quel momento Santana si rese conto che effettivamente c'erano delle piccole telecamere che riprendevano la scena.

-Ma come...? Come hai fatto a …?

Brittany sorrise mentre la guardava.

-Come ho fatto a sapere che le uova di tartaruga si sarebbero dischiuse proprio stanotte? Beh in realtà non lo sapevo con certezza! Ma tutti i nidi della tartaruga marina delle Galapagos sono monitorizzati, li contano e li tengono sotto controllo. Quindi sapevamo che sarebbe successo tra oggi e domani – si fermò pensando a qualcosa prima di sospirare - Certo siamo state fortunate a vederle nascere di notte perché durante il giorno molte sarebbero state divorate dagli uccelli dell'isola.

Fece una pausa per poter studiare il volto stupito di Santana, poi continuò.

-Se ne occupa la stazione Charles Darwin, e io ho lavorato li per un periodo. Accettano anche volontari se vuoi venire a dare una mano!

Santana fece una smorfia per nascondere quello che lei riteneva uno stupidissimo sorriso.

-Certo, come se davvero mi potesse piacere passare le mie vacanze in questo modo.

Brittany rise. Poi si sporse per prenderle la mano.

-Oh, ma tu l'ameresti! - esclamò convinta.

Santana si voltò per guardare le loro mani intrecciate.

-Brit?

-Dimmi San.

-Grazie.

 

 

 

 

 

--------------------------------

 

Come sempre grazie a tutti voi per le splendide recensioni, davvero non ho parole! Grazie anche a chi continua a mettere la storia tra le preferite, ricordate e seguite!

Spero vi piaccia anche questo capitolo!

Un abbraccio

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Guayaquil ***


Guayaquil

 

 

-Kurt per favore vuoi calmarti? - domandò Blaine per l'ennesima volta.

-Come faccio a calmarmi? Voi non la conoscete come la conosco io! - rispose passandosi nervosamente le mani tra i capelli.

Sam lo guardava camminare avanti e indietro lungo il ponte di comando con sguardo preoccupato.

-Non può succedere niente di male – provò con voce insicura.

-Niente di male? - Kurt si fermò per fissarlo e portò drammaticamente la mani al cielo – Quando Santana ha scoperto che doveva dormire in una specie di tenda in mezzo a una spiaggia umida ha dato di matto! Ne sono sicuro!

-Non è così male, è un posto splendido, sono sicuro che anche Santana l'ha apprezzato – spiegò Blaine.

-L'unico paesaggio che quella donna apprezza è la vista dal suo appartamento di New York. Luci artificiali e grandi palazzi sin dove arriva la vista! - fece una pausa – Non fraintendetemi, le voglio bene. A modo suo è una persona sulla quale si può contare. Ma quando diventa nervosa non ha un minimo di rispetto per nessuno.

Un membro dell'equipaggio si affacciò alla porta.

-Stanno tornando. Le issiamo a bordo e ripartiamo tra quindici minuti.

Blaine si limitò ad annuire distrattamente perché un senso di oppressione alla bocca dello stomaco gli impediva di parlare. Chiuse gli occhi aspettando il peggio. Se Kurt aveva ragione probabilmente Brittany aveva passato la peggior notte della sua vita e lui odiava quando qualcuno le faceva del male.

Il silenzio era pesante in quella sala, tutti avevano gli occhi puntati verso la porta in attesa che apparisse Santana irritata con il mondo e Brittany probabilmente in lacrime. Con grande sorpresa di tutti, dopo pochi minuti di attesa apparvero ridacchiando.

-Ciao! - esclamò con entusiasmo Brittany quando li vide – Va tutto bene? - aggiunse perplessa sentendosi osservata.

-Noi si. E voi? - chiese piano Sam visto che gli altri sembravano paralizzati per la sorpresa.

-Benissimo! - rispose con maggior entusiasmo la bionda.

Santana la guardò abbozzando un sorriso.

-Io vado a dormire – disse – Svegliatemi quando arriviamo in Ecuador.

Tutti borbottarono un confuso saluto mentre lei si voltava. Poi si fermò un attimo e fece un passo verso Brittany, le diede un lieve bacio sulla guancia.

-Grazie – mormorò prima di voltarsi di nuovo e riprendere il suo cammino.

Brittany si voltò verso i tre ragazzi che la guardavano con le bocche spalancate.

-Posso andare anche io, Blaine? Non ho dormito per niente!

-Certo! - rispose riscuotendosi improvvisamente – Vai pure, qui non c'è niente da fare.

Nella stanza cadde di nuovo il silenzio per alcuni minuti. Poi Kurt li guardò corrugando le sopracciglia.

-Ma quella era davvero Santana?

-O qualcuno che le assomigliava davvero tanto! - esclamò Blaine.

-Vado a parlare con lei!

Prima che potessero anche solo cercare di fermarlo Kurt era scomparso. Si buttò verso le scalette scendendo i gradini due per volta e poi bussò alla porta.

Una Santana con ancora un lieve sorriso disegnato sulle labbra gli aprì.

-Cosa ti serve Kurt? - chiese gentilmente.

Il ragazzo si schiarì la voce.

-Com'è andata ieri?

Il volto di Santana si illuminò.

-Oh è stato orribile! Brittany ci ha portato sulla terraferma guidando quel coso come se fosse una gara, pensavo che sarei caduta fuoribordo! Poi siamo arrivate in una spiaggia e c'era solo una piccola tenda. Ma non è servita a molto visto che abbiamo dormito all'aperto solo con una coperta. E, a dire il vero non abbiamo nemmeno dormito molto. Degli insetti vampiri mi hanno punta sulla caviglia, guarda!

Santana sollevò la gamba mostrando il punto ancora arrossato. Kurt si limitò ad annuire.

-Tra l'altro è la stessa caviglia che ho girato quando sono scesa dalla macchina! Ci puoi credere? E poi per cosa? Per stare su una spiaggia con la luce della luna ad illuminarci. Per vedere tanti piccoli esserini che nascevano e correvano verso il mare!

-Esserini?

-Si, tartarughine. Sapevi che monitorizzano tutti i nidi delle Galapagos? Si può persino andare volontari!

Kurt la guardava sempre più perplesso.

-Quindi non ti è piaciuto?

-Nemmeno un po'!

-San?

-Dimmi.

-Sai che saresti più credibile se non l'avessi detto con tutto quell'entusiasmo e con quell'enorme sorriso?

Santana sospirò.

-E' così evidente che l'ho amata questa cosa ridicola?

-Temo di si.

-Oddio in cosa mi sto trasformando? Devo tornare in fretta alla civiltà!

Kurt rise, questa nuova versione di Santana più rilassata non poteva non piacergli. Poi si fece serio.

-Non spezzarle il cuore. Ti prego. Non se lo merita.

Santana sollevò lo sguardo improvvisamente mentre lo guardava senza capire.

-Di cosa parli?

-Di Brittany. Non spezzarle il cuore.

-Come potrei mai farlo?

-Beh perché pensi che abbia organizzato questa cosa così romantica?

Santana aprì la bocca. Di cosa diavolo stava parlando Kurt?

-Non sono davvero sicura di capire. Lei è così con tutti! La prima settimana veniva nella tua cabina ogni ora per assicurarsi che tu fossi ancora vivo.

-Si ma...

-E hai visto come sorride a tutti? Lei è così!

-D'accordo, ma a te riserva un trattamento diverso! Come fai a non...?

-Non è vero! L'altra sera quando a cena c'era quell'insalata con la barbabietola rossa e tu hai detto che non ti piaceva lei si è alzata ed è andata in cucina a prenderti un po' di insalata normale! Fa così con tutti! E' … è dolce... è semplicemente Brittany!

-San, ha bloccato un'intera spedizione scientifica per ventiquattro ore solo per portarti in un posto romantico.

-Romantico? Non dire idiozie!

Kurt sospirò.

-Apri gli occhi, so che sei abituata ad andare dritta al sodo con le tue conquiste di una notte. So che non sai nemmeno cosa voglia dire la parola corteggiare ma, ti prego, apri gli occhi!

Santana ci pensò su per un attimo. Possibile che Kurt avesse ragione? Non ci aveva pensato. Scosse la testa.

Lui si sbagliava.

Ma aveva bisogno di pensarci.

-Kurt ho davvero bisogno di dormire adesso.

Lui annuì comprensivo ed uscì fuori lasciandola sola con i suoi pensieri.

 

 

 

 

--------------------------

 

 

 

-Questo posto è un caos! - sbottò Santana lasciandosi cadere nel divanetto della hall dell'hotel nel quale erano appena arrivati.

Guayaquil pur non essendo la capitale dello stato era decisamente la città più popolosa e sembrava che vigessero delle regole speciali per quanto riguardava il traffico. Santana era sicura che il tassista si fosse infilato almeno un paio di volte in strade contromano.

Kurt le sorrise comprensivo ma senza ricordarle che lei viveva a New York che non si poteva certo definire come una tranquilla cittadina di campagna.

-Bene, Santana la tua camera è la 324 – disse Baline arrivando in quel momento.

-Dammi la chiave.

-Ce l'ha Brit, è già salita nella vostra stanza. Ha portato anche la tua sacca – spiegò lui.

Santana saltò in piedi stiracchiandosi.

-Ok. Faccio una doccia in un bagno che, spero, sia più grande di quello che mi ritrovo in quella bagnarola e poi ci vediamo qui.

Kurt e Blaine la salutarono mentre lei si voltava per dirigersi verso l'ascensore. Poi si fermò di botto e tornò indietro.

-Aspetta un momento! Cos'hai detto? - quasi urlò rivolta verso Blaine.

-Non ho detto niente! - si difese lui spaventato.

-No! Cos'hai detto su Brittany?

-Che è già salita per portare le valige nella vostra stanza!

-Dividiamo la stanza?

-Cosa ti aspettavi? E' una spedizione scientifica non una vacanza! Abbiamo dei fondi limitati!

-Ah, giusto.

Kurt e Blaine la guardarono allontanarsi pensierosa.

-Credi che sia una buona idea?

Blaine si strinse nelle spalle.

-Me l'ha chiesto Brittany. Non potevo dirle di no!

Kurt sorrise.

-Credo sia impossibile dirle di no!

-Già, lo dicono tutti! - fece una pausa prima di aggiungere - Spero solo che Santana non sia la prima a farlo.

 

 

-------------------

 

 

Brittany sistemò il computer sulla scrivania della stanza e si affacciò al balcone. Si trovavano nel quartiere della Bahìa, la zona più commerciale e moderna della città. Pensò che, per quanto le piacesse stare in mare, quella pausa era una piacevole distrazione. Aveva davvero voglia di mettere ordine nei suoi pensieri.

In quel momento la porta si aprì e Santana entrò timidamente. Lei si voltò per sorriderle.

Non sarebbe stato facile mettere ordine tra i suoi pensieri con la causa di tutti i suoi dubbi a pochi centimetri di distanza. Ma l'idea di averla con lei per poterla conoscere sempre più l'attirava. E non voleva rinunciarci.

Santana lanciò una rapida occhiata al computer e sembrò pensare a qualcosa.

-Posso usarlo? Ho lasciato il mio sulla nave ma potrei approfittarne per chiamare i miei colleghi!

-Certo! E' tutto tuo! Io credo che andrò a fare una doccia.

Santana aspettò che Brittany sparisse dietro la porta del bagno e poi accese il computer e skype.

Improvvisamente apparve il volto di Quinn che le sorrideva.

-Santana! Sei viva? Non hai ucciso nessuno?

-Grazie per la fiducia! E no, stiamo tutti bene!

Quinn tirò un evidente sospiro di sollievo, poi corrugò la fronte.

-Anche Kurt?

-Credo che Kurt abbia trovato un marinaio su cui mettere le mani! - rispose sogghignando Santana.

-Incredibile! Avrei detto che saresti stata tu la prima a trovarti un giocattolo per passare il tempo in alto mare! - esclamò Puck che era apparso in quel momento nell'inquadratura con Quinn.

-Spiritoso! Io so controllare i miei impulsi!

Puck e Quinn si guardarono scettici.

-E' un modo per dire che non c'è nessuno che sia abbastanza interessante per te? - domandò Quinn.

Santana spalancò la bocca indignata.

-Questa battuta alla Jersey shore me la sarei aspettata da Puck, non da te!

-Lo sai che scherziamo! E poi ti ripetiamo da anni che dovresti mettere la testa apposto! Basta storie di una notte! - disse Puck.

Santana li squadrò con aria interrogativa.

-Cos'è successo? Perché vi siete scambiati i ruoli? - poi scosse la testa – Lasciamo perdere, cosa si dice da quelle parti?

-Proprio ieri Sue Sylvester ha chiesto di te e Kurt! Credo si fosse dimenticata che vi ha mandato in esilio per punizione! - disse ridacchiando Puck.

-Me l'aspettavo! Beh poco male! In realtà non è male qui. Adesso siamo in Ecuador e poi ho visto nascere delle tartarughe! - esclamò Santana con entusiasmo.

-Aspetta, mi stai dicendo che ti piace li? - domandò incredula Quinn – Non ti ho mai sentito parlare di qualcosa con tanto entusiasmo!

-Non dire idiozie! Quello che voglio dire è che è meno peggio di quello che sembra!

-Ok, chi è? - chiese Puck.

-Chi è chi? - Santana era confusa.

-Chi è il fortunato di cui non vuoi parlare che ti fa apprezzare lo stare in mezzo al mare ed alla natura? - insistette Quinn.

-Ma di cosa state parlando? Non c'è nessuno!

-Ci conosciamo da una vita, San. E sei strana! Non ci hai nemmeno insultato una volta! - continuò Puck.

-Potrei sempre iniziare adesso!

-E ti ricordi il tuo rapporto con la natura prima di partire per questo viaggio? Una volta siamo andate insieme al Central Park e ti sei lamentata del fatto che non capivi perché avessero sprecato tanto spazio nel quale si poteva mettere un gigantesco centro commerciale! - continuò Quinn.

-Beh è enorme quel parco, basterebbe molto meno...

-E quando sei stata con me per quell'intervista in quel campo di mais? Hai detto che, quando avresti dominato il mondo, avresti fatto asfaltare tutti i campi! Solo perché c'era un po' di polvere! - aggiunse Puck.

-Si, magari esageravo! A voi non capita mai?

-Oh andiamo San, chi è? - chiese di nuovo Quinn.

Santana prese un profondo respiro.

-Sentite, davvero non c'è nessuno! E se ci fosse ve lo direi! Andiamo mi conoscete io potrei...

Un movimento attirò la sua attenzione e i suoi occhi si fissarono su Brittany che usciva canticchiando dal bagno. Indossava solo un corto asciugamano bianco.

-San? Santana? - la chiamò Quinn.

-Bianco... - riuscì a dire Santana.

-Bianco? Ma cosa stai dicendo? Santana? New York chiama il paese delle meraviglie nel quale ti sei infilata! - sbottò Puck.

-Meraviglie...

In quel momento Brittany sollevò lo sguardo e le sorrise.

-Ho dimenticato di prendere i vestiti! - disse innocentemente passando davanti alla telecamera del computer.

Puck quasi svenne, poi si sporse cercando di attraversare lo schermo. Santana si limitò ad annuire mentre Quinn guardava la scena a bocca aperta.

Brittany li vide nell'inquadratura e sorrise salutando con la mano. Prese rapidamente un paio di cose e sparì di nuovo nel bagno.

Santana rimase a fissare la porta chiusa.

-Me la devi presentare quando sbarcate a New York! - esclamò Puck.

Santana si voltò con uno sguardo talmente infuocato che il ragazzo sobbalzò impaurito.

-Non dire idiozie! Non ti presento proprio nessuno! Lei è... - si fermò di colpo spalancando la bocca. Cosa stava per dire? Come avrebbe concluso quella frase?

-Quindi è lei? - domandò Quinn con un mezzo sorriso di chi la sapeva lunga.

-Lei chi? - chiese Puck.

-Devo andare! - disse Santana.

-No, aspetta! Sei sicura che non hai niente da dirci? - chiese piano Quinn.

-No! - rispose secca Santana – Non ho niente da dire a nessuno!

-Va bene San. Ci sentiamo presto – le sorrise Quinn mentre Puck la guardava interrogativo.

-Si... presto...

-San? - la richiamò Quinn – Ricordati che li c'è Kurt!

Santana annuì mentre chiudeva la conversazione. Sospirò ed uscì dalla stanza. Aveva bisogno di aria.

 

 

 

------------------------

 

 

-Mi spieghi perché non abbiamo aspettato gli altri?

-Kurt te l'ho detto! Avevo bisogno d'aria!

Il ragazzo si fermò per scrutarla attentamente.

-E' successo qualcosa, San? Vuoi parlarmi di qualcosa?

-No. Niente. Perché tutti continuate a farmi questa domanda!

-Tutti chi?

-Tu, Puck, Quinn!

-Li hai sentiti?

-Si, prima quando era su nella mia stanza e poi...

-E poi cosa?

-E poi non lo so! Mi sento così confusa!

Kurt sospirò mentre camminava per la strada affollata. C'era tanto traffico e banchi che vendevano di tutto. L'aria era calda e umida e sentiva la camicia che si incollava alla pelle.

-Perché ti senti confusa?

-Perché si! Dio è tutto così strano!

-Potresti anche provare a lasciarti andare e a smettere di pensare tanto!

Santana gli lanciò una rapida occhiata. Arricciò le labbra come se fosse infastidita da qualcosa.

-Cosa devo fare?

Kurt sorrise.

-Prima di tutto, in realtà, tu non mi hai detto niente. Quindi come faccio a darti un consiglio vero?

Santana ci pensò su.

-Mettiamo che, ipoteticamente, io mi sentissi attratta da una persona – si fermò per un attimo poi ribadì – Ipoteticamente!

-Ok siamo nel magico mondo delle ipotesi. Quale sarebbe il problema se così fosse?

Santana si schiarì la voce.

-Mettiamo anche che, ipoteticamente, fosse la prima volta che mi sentissi attratta in questo modo – fece una pausa – Ipoteticamente!

Kurt sollevò gli occhi al cielo.

-Se così fosse dovresti cercare di capire cosa c'è di diverso dalle altre volte.

-Mettiamo inoltre che, ipoteticamente, io mi sentissi così incredibilmente attratta da non desiderare solo di passare la notte con questa persona. Ma che volessi davvero conoscerla! - sospirò – Ipoteticamente!

Kurt allargò le braccia.

-Ok, la prima cosa che puoi fare è smettere di ripetere “ipoteticamente” prima che io abbia un attacco di nervi in mezzo a questa strada!

-Non sei d'aiuto – borbottò Santana in risposta.

Lui si fermò e la guardò negli occhi.

-San, cerca di non pensare tanto! Segui il tuo istinto e lascia che gli eventi facciano il proprio corso! Ma scappare dall'hotel trascinandomi con te non è una soluzione!

-Scusa non volevo portarti via dal tuo marinaio!

-E' un biologo!

-E' uguale!

Kurt riprese a camminare con passo svelto ignorandola. Poi rallentò guardandosi intorno.

-Certo che qui vendono di tutto! - si fermò spalancando gli occhi – Guarda! La vendono coniglio fritto! Non sapevo che lo friggessero intero.

Santana spostò lo sguardo mentre seguiva l'amico.

-Kurt quello non è coniglio.

-Certo che lo è! In Ohio ne ho visto milioni!

-No che non lo è! Te lo assicuro!

Kurt le lanciò un'occhiataccia.

-So riconoscere un coniglio!

-Evidentemente no!

-Stai cercando di prendermi in giro? Tu che eri convinta che i polli avessero quattro zampe?

-Dettagli! Comunque quello è un piatto tipico dell'Ecuador! E non è coniglio!

-Ti dico di si!

-Ho detto di no!

Nel frattempo si avvicinarono al banco dove una donna dalla pelle scura e vestita con una larga gonna colorata serviva alcuni clienti. Li guardò confusa mentre litigavano indicando quello che lei vendeva.

-Que pasa, gringos? (Cosa succede, americani)

Santana si voltò verso di lei e le sorrise.

-Mi amigo, el imbecil a mi lado, cree que lo que estas cocinando es conejo! (Il mio amico, l'imbecille al mio fianco, crede che stai cucinando coniglio)

La donna rise di gusto.

-Y tu que piensas que es? (E tu cosa pensi che sia?)

-Yo no pienso, yo se que es cuy chactao! (Io non penso, io so che è cuy chactao!)

La donna annuì compiaciuta e poi lanciò uno sguardo a Kurt che le guardava confuso.

-Entonces seria divertido si quisiera probarlo! Puedes decirle que invita la casa! (Sarebbe divertente se volesse provarlo! Puoi dirgli che offre la casa!)

Santana sogghignò a quella affermazione della donna e si rivolse a Kurt.

-Chiede se vuoi provarlo, offre lei – disse innocentemente.

-Avevo ragione io, vero?

Santana si strinse nelle spalle.

-Se lo dici tu!

-Bene, allora si! Su avanti dille di si!

Santana cercò di nascondere un ghigno.

-Dice que si, que quiere probarlo! (Dice di si, che vuole provarlo!)

La donna sorrise complice poi tagliò una parte dell'animale.

-Ya sabes que se sirve intero pero creo que es mejor asì! (Lo sai che dovrei servirlo intero ma credo che sia meglio così!)

Kurt prese il piatto che gli veniva offerto mentre rivolgeva un sorriso alla donna e biascicava un quasi incomprensibile “gracias”.

Santana distolse lo sguardo per non scoppiare a ridere e vide che si avvicinavano Blaine e Brittany che le sorrideva. Si perse per un secondo guardandola.

Poi, in un attimo furono vicini.

-Eccovi, Sam ci sta aspettando nel ristorante. Vogliamo andare... - si fermò di colpo guardando Kurt che masticava, gli sorrise – Oddio, non avrei mai detto che l'avresti provato!

-Che c'è di strano? E' pur sempre coniglio, anche se devo dire che ha un sapore strano!

Blaine lo guardò interrogativo poi intravide Santana che aveva preso la mano di Brittany e si allontanava con un ghigno malefico.

-Kurt vedi, non so come dirtelo, ma quello che stai mangiando è cuy chactao!

-Si Blaine, è uguale come si chiama in ecuadoregno! Rimane sempre coniglio! Siete davvero strani oggi!

Santana era sempre più distante ma ancora poteva sentire la conversazione.

Blaine sospirò. Perché doveva essere lui a dargli quella notizia.

-Kurt, il cuy non è il coniglio.

L'altro lo guardò ridacchiando.

-Questo è chiaramente coniglio!

-No, quello che stai mangiando è un porcellino d'india!

Kurt si fermò per un secondo, guardò Santana che sogghignava ormai distante tenendo per mano una confusa Brittany, spostò lo sguardo su Blaine che lo guardava preoccupato.

Alla fine sbiancò di colpo.

Si afferrò a Blaine con entrambe le mani.

-Ti prego, ho bisogno di qualcosa da bere!

Blaine lo trascinò verso il ristorante praticamente di peso.

La donna al suo banco sorrise divertita e scosse la testa.

-Gringos – sussurrò con rassegnazione.

 

 

---------------------

 

 

Allora un paio di cose. Nel dialogo in spagnolo la donna dice “gringos” la traduzione propria in questo caso è ovviamente “statunitensi”. E' un termine sudamericano che deriva dalla spagnolizzazione dell'inglese “green go” che era l'invito che si faceva ai soldati americani (che indossavano appunto una divisa verde) di tornarsene a casa. Non è dispregiativo (non sempre almeno!) ma, per il momento, non ho trovato nessun sudamericano che non lo usi!

E, a proposito di America del sud, se volete questa storia ha una canzone che fa da colonna sonora.

http://www.youtube.com/watch?v=v_zZmsFZDaM

 

Beh... se siete arrivati fin qui (sopravvivendo dunque a tutta la prima parte delle note) avete la mia stima!!! :)

Grazie infinite a tutti voi e un abbraccio!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Coscienza ***


 

Coscienza

 

 

Le porte dell'ascensore si aprirono. Kurt canticchiava mentre si aggrappava a destra a Blaine ed, a sinistra, a Santana che sbuffava. Dietro di loro Brittany e Sam parlavano tranquillamente.

-Kurt maledizione non dovevi bere tanto! Smetti di sollevare i piedi! - sbottò Santana.

-Non sono ubriaco! - cantò Kurt.

-Ma è sempre così quando beve? - chiese Blaine.

-Si, per questo non lo facciamo bere!

-A me sembra carino! Ha una bella voce! - si intromise Brittany.

-Vedi Santana? A Brittany piace la mia voce! - Kurt si aprì in un sorriso ebete.

Santana roteò gli occhi.

-Io preferisco quando stai zitto!

-Non capisco come abbia fatto a bere tanto, la chicha è imbevibile! - si intromise Sam.

-Oh no! E' buonissima! I primi due bicchieri sono stati terribili ma dal terzo in poi... wow! Il miglior liquore che abbia mai bevuto! - disse Kurt indignato che qualcuno parlasse male della sua nuova passione.

-Smettila, è il primo liquore che hai bevuto in vita tua! Solitamente ti basta mezzo martini per prendere possesso del microfono in quel bar karaoke dove mi trascinate tu e Rachel! - sbuffò ancora Santana mentre cercava di non crollare per il peso del suo amico.

-Dovremmo farlo in casa! - esclamò felice Kurt.

-Certo, Kurt! Useremo la tua vasca idromassaggio per far fermentare cereali e zucchero! Che idea magnifica! Collabora Kurt, muovi le gambe! - continuò stancamente Santana.

-Vero che è un'idea magnifica? - Kurt spalancò gli occhi guardandola speranzoso mentre gli altri ridacchiavano.

Finalmente arrivarono davanti alla porta della stanza che divideva con Blaine e Sam.

Quest'ultimo aprì la porta mentre Kurt si appoggiò con maggior vigore in Santana e si voltò per guardarla.

-Sai Santana, credo di non avertelo mai detto per paura che mi strappassi le corde vocali per non sentirmelo ripetere...

Santana socchiuse gli occhi a quelle parole, in attesa di sapere cosa volesse dirle in quello stato.

-Ma decisamente ti voglio bene dai tempi del liceo! E sono felice di essere stato mandato in esilio con te!

Santana sbuffò e roteò gli occhi infastidita. Possibile che la gente fosse così sentimentale quando beveva?

-Non ti strappo le corde vocali solo ed esclusivamente perché domani non ricorderai niente! Ed adesso sparisci! Sei pesante!

Poi fece uno strano movimento per aiutarlo ad appoggiarsi alla spalla di Sam, gli si avvicinò rapidamente e sembrò dirgli qualcosa. Kurt spalancò gli occhi sorpreso prima di sparire dentro la sua stanza.

Santana aveva ancora un'espressione infastidita quando entrò dentro la sua seguita da Brittany.

-Cosa gli hai detto? - le chiese quest'ultima mentre prendeva una bottiglietta d'acqua e usciva nel terrazzo per bearsi della calda notte ecuadoregna.

Santana la guardò stranita.

-A chi?

Brittany sorrise.

-A Kurt.

-L'ultima cosa che gli ho detto credo sia stata che era pesante! Oh... e di sparire!

Brittany le gettò una rapida occhiata mentre si sistemava al suo fianco.

-Mi ha parlato di te sai? Kurt mi ha raccontato che siete stati al liceo insieme e che avete diviso un appartamento i primi anni a New York.

Santana sbuffò.

-Si, finché non ha cercato di farmi insonorizzare la mia stanza!

-Mi ha raccontato almeno un milione di episodi in cui tu l'hai difeso!

-Esagera!

-Mi ha detto che, quando vi siete laureati e tu hai trovato quel lavoro hai subito ottenuto un colloquio anche per lui!

-Non è vero! Cercavano qualcuno che si occupasse di moda!

-Quando ti sei avvicinata, prima, gli hai sussurrato che anche tu gli vuoi bene – esclamò convinta Brittany.

Santana sollevò gli occhi al cielo sbuffando.

-Tanto domani non ricorderà niente!

Brittany rise.

-Hai questo strano rapporto con i sentimenti...

-Hey! Io non lo definirei così!

Brittany le sorrise dolcemente mentre si avvicinava appena di più.

-Raccontami qualcosa di te...

Santana sollevò un sopracciglio.

-Non c'è niente di interessante da dire! Vivevo in una piccola cittadina di provincia, un posto dove il maggior evento mondano e culturale erano le feste a base d'alcool in casa degli atleti della squadra di football! Così, appena finito il liceo, sono andata via.

-Senza rimorsi?

-Completamente! I miei genitori mi hanno aiutata e sostenuta. Ma New York sa essere spaventosa, a volte. Non ce l'avrei mai fatta senza i miei amici. Sono la mia vera famiglia. Quella che ho scelto e che mi ha scelto.

Brittany sorrise.

-C'è un cuore li sotto!

Santana spalancò la bocca indignata.

-Mi hai fatto parlare con l'inganno per potermi prendere in giro?

-No. Ma è divertente!

-Beh come vedi non ho nessuno trauma adolescenziale che mi fa essere così insopportabile! E' tutto merito mio! - aggiunse scherzando - E tu? Non mi hai raccontato davvero niente di te. Parlami del tuo passato.

Brittany inclinò la testa e la guardò negli occhi. Santana deglutì a vuoto pensando a quanto la facesse sentire esposta quell'azzurro di quegli occhi. Per un attimo ebbe la strana sensazione che la stesse valutando. Come se volesse essere certa che, quello che pensava di lei, fosse vero.

-Io sono di una piccola cittadina del sud della California. Sono stata cheerleader e ballavo. Anzi il ballo mi ha permesso di pagarmi in parte le spese dell'università.

Santana si permise di lanciare un'occhiata alle gambe lunghe della ragazza davanti a se. Decisamente il ballo le aveva fatto bene.

-Una cheerleader popolare! - esclamò spostando a fatica lo sguardo.

Brittany rise.

-Veramente non proprio. Avevo una sola, vera amica – prese una pausa mentre guardava con espressione seria le luci della città – Alice.

Si prese un attimo ancora di tempo. Come se stesse assaporando il suono di quel nome sulle sue labbra. Santana si mosse nervosamente, sentiva come l'atmosfera rilassata stava cambiando improvvisamente.

-Stavamo sempre insieme. Poi un giorno, mentre le parlavo di un nuovo film che volevo andare a vedere con lei, mi ha baciata. E' stato come un'illuminazione. Come se tutti i pezzi di un puzzle trovassero il loro posto allo stesso tempo. Ed ho capito che non era solo la mia migliore amica.

Santana spalancò la bocca alla ricerca disperata di qualcosa di intelligente da dire. Ma non riusciva a formulare pensieri coerenti.

-Oh, interessante – sussurrò alla fine prendendosi mentalmente a schiaffi un decimo di secondo dopo che quelle parole lasciarono le sue labbra.

Brittany la guardò con espressione divertita.

-Si, interessante – sussurrò a sua volta mentre Santana era sicura che stava arrossendo – Ma non facile. Abbiamo passato il penultimo anno del liceo a nasconderci. Eravamo d'accordo entrambe che avrebbe creato meno problemi. Ma...

-Ma? - la incitò Santana.

-Ma in un piccolo liceo le voci girano. Noi stavamo sempre insieme e rifiutavamo costantemente qualunque invito di qualunque ragazzo. Non ci volle molto perché iniziassero a guardarci in modo diverso.

-Ti hanno fatto del male? - domandò Santana incapace di trattenere un moto di rabbia.

Brittany si limitò a scuotere la testa.

-Non ho mai sentito insulti diretti. Solo che, all'inizio dell'ultimo anno, improvvisamente hanno smesso di invitarci alle feste e negli spogliatoi c'era sempre un'aria tesa. Alice... lei non lo sopportava. E' venuta a casa un sabato sera e mi ha detto che sarebbe uscita con il lanciatore della squadra di baseball.

-Mi dispiace.

-Oh, non essere dispiaciuta. Non eravamo pronte. Ed eravamo spaventate. La paura è il sentimento che fa fare più errori.

-L'hai più vista.

Brittany sorrise.

-Si è presentata nel campus della mia università il primo giorno. Aveva con se un mazzo di rose e la promessa che, anche se fosse stata necessaria tutta la sua vita, mi avrebbe riconquistata e si sarebbe fatta perdonare – si fermò mordendosi il labbro mentre ricordava.

-L'hai perdonata davvero? - domandò confusa Santana.

-Molto prima di quello che credi! Lei studiava ingegneria spaziale a Berkeley e ci vedevamo non appena potevamo.

-E adesso dov'è? Ti aspetta quando sbarchi?

Santana si sentiva abbastanza confusa. Non riusciva a spiegare perché sentisse lo stomaco stringersi in una dolorosa morsa.

-Lei mi ha lasciata. Siamo state insieme poco più di un anno.

-Perché?

Brittany abbozzò un sorriso triste.

-Non posso sapere il perché. Forse il caso o il destino o semplicemente sfortuna.

La morsa che stringeva lo stomaco di Santana sembrò salire verso il petto mentre, improvvisamente, capiva.

-Com'è successo?

-Stava tornando a casa dopo la lezione. Non c'era traffico, non aveva bevuto, non c'erano condizioni meteo avverse. Semplicemente una delle ruote posteriori della sua macchina è scoppiata improvvisamente. E lei è uscita di strada nel posto sbagliato. Solo un caso.

-Brit, io...

Brittany la fermò con un sorriso.

-No, non dire niente! E' passato davvero tanto tempo. Solo mi sono accorta che non ne avevo mai parlato con nessuno. Mi è sembrato il momento giusto. Grazie per avermi ascoltata.

Poi fece un passo rapido portandosi davanti a lei e lasciandole un leggero bacio sulla fronte. Si staccò regalandole un sorriso prima di entrare dentro la stanza.

Santana si voltò guardando il paesaggio mentre cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. Era vero quello che aveva detto Brittany, lei aveva questo strano rapporto con i sentimenti. Non riusciva mai a inquadrarli o a definirli.

E, in quel momento, l'unica cosa che sentiva era il battere forte del suo cuore che rimbombava nella cassa toracica.

Non era una bambina. Sapeva che Brittany l'attirava a se come non le era mai successo con nessuno. Ma definire quello che sentiva? Impossibile.

E non solo perché era una donna.

Ogni volta che Brittany diceva o faceva qualcosa sembrava sempre che le stesse regalando un pezzo di se stessa. Era come se si stesse mettendo a nudo, mostrandole tutti i suoi punti deboli e insegnandole esattamente dove colpire per farle male. E, Santana, aveva paura proprio di quello.

Aveva paura di farle del male.

Così tanto da spezzarle il cuore.

E, le parole che le aveva detto qualche giorno prima Kurt, assunsero improvvisamente un nuovo significato.

Entrò nella stanza con le gambe che tremavano e si sistemò nel letto cercando di calmarsi.

 

Cosa diavolo stai facendo?

 

Santana spalancò gli occhi improvvisamente. Quella domanda nella sua testa era esplosa come una bomba ma, la cosa peggiore, era che l'aveva chiaramente sentita pronunciata con la voce di Kurt.

 

Dormo.

 

Si rispose seccamente mentre richiudeva gli occhi. Non voleva essere gentile con Kurt nemmeno se era una proiezione della sua stessa mente.

 

Sei una stupida egoista!

 

Spalancò di nuovo le palpebre infastidita.

 

Fatti gli affari tuoi!

 

Sono affari miei! Sono la tua coscienza!

 

Bene, ci mancava solo quello. Parlare da sola. Meno male che, per il momento, si limitava a farlo tra se e se. Almeno avrebbe evitato una visita da uno strizzacervelli.

 

Se sei la mia coscienza sai che voglio dormire!

 

Non puoi lasciarla così! Non dopo quello che ti ha raccontato.

 

Santana si rivoltò tra le lenzuola coprendosi la testa con il cuscino.

 

Sono dentro di te. Non serve coprirti le orecchie!

 

Santana sbuffò.

 

Avanti! Suggerisci pure cosa devo fare secondo te.

 

Lo sai cosa dovresti fare!

 

Santana roteò mentalmente gli occhi.

 

Non sono una stupida adolescente! Non posso farlo!

 

Si che puoi!

 

Oh andiamo! Mi conosci! Non so come comportarmi in queste situazioni.

 

Improvvisamente la discussione finì. Santana si voltò verso il letto di Brittany e poté vedere che le dava le spalle e si era rannicchiata in posizione fetale. Deglutì a vuoto.

 

Le spezzerai il cuore.

 

Oh al diavolo! Quando mi sbatterà fuori a calci dicendo che non è uno stupido pigiama party e che siamo entrambe adulte saprò a chi dare la colpa... a Kurt!

 

Santana si alzò di scatto per evitare di pensare troppo all'idiozia che stava per fare, fece il giro del letto di Brittany e non si stupì per niente di vedere che aveva gli occhi aperti. Non disse niente, semplicemente si limitò a spostare il lenzuolo e a mettersi nel letto con lei.

L'avvolse con le braccia e trattenne il respiro aspettando di venir cacciata da li. Brittany, invece, sembrò rilassarsi. Posò una mano sul suo fianco attirandola appena un po' di più a se e poi chiuse gli occhi.

-Grazie per avermi raccontato la tua storia – sussurrò Santana.

Poi si sporse e, per la prima volta, fu lei a posare un soffice bacio sulla fronte di Brittany.

 

Brava ragazza.

 

Oh, va al diavolo!

 

 

 

---------------------

 

 

Piccola dedica... anche se so che sei in viaggio e che quindi probabilmente non lo vedrai.... buon compleanno Chiara!

 

Per il resto mi costringete a ripetermi... siete meravigliose! Grazie per le magnifiche recensioni e grazie per seguire questa storia con tanto entusiasmo!

Un abbraccio!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Noctiluca Scintillans ***


Noctiluca Scintillans

 

 

-Non posso credere che siamo di nuovo su questa zattera!

-Santana è una delle navi oceanografiche più moderne della terra! - esclamò Kurt.

-Oh smettila! Blaine non è qui! Smetti di cercare di fare colpo su di lui!

Kurt sbuffò.

-E tu perché non ammetti che ti dispiace essere ripartita solo perché volevi stare ancora nella stessa stanza con Brittany?

Santana arrossì sentendosi colta in flagrante.

-L'unica cosa che mi mancherà è avere una doccia degna di questo nome!

-Vuoi dire che avete fatto sesso nella doccia?

-Certo che no! - rispose indignata.

Kurt sollevò un sopracciglio.

-Solo nel letto?

-No vuol dire che non abbiamo fatto niente!

-Beh scusami tanto se pensavo che, dopo tutto quel discorso sul fatto che fossi attratta da lei, stando nella stessa stanza e aggiungendoci la tua astinenza forzata, pensavo che le saresti saltata addosso!

Santana spalancò la bocca.

-Prima di tutto io non ho mai detto di essere attratta da lei!

-No certo, ti riferivi chiaramente a qualcun altro! - la voce di Kurt sembrava annoiata.

-E poi mi stai dipingendo come una maniaca!

-Che è esattamente quello che sei! Tra l'altro non saresti su questa cosa galleggiante se non lo fossi!

-Un momento, anche tu sei finito in esilio per lo stesso motivo! - lo rimbeccò.

-Si, ma almeno io non sono finito in uno scandalo nazionale!

-Non so nemmeno perché mi ostino a parlare con te!

-Perché sono la voce della tua coscienza.

Santana lo guardò male, in realtà non sapeva quanto fosse vera quell'ultima affermazione.

-Comunque resta il fatto che questa volta ti sbagli. Non è successo niente.

Kurt la guardò e sogghignò.

-Non posso crederci!

-Cosa?

-Ti piace davvero!

-Non lo so!

-E' una donna!

-Ma davvero? Non me n'ero accorta! - rispose sarcasticamente.

-Voglio dire che è ironico! Hai passato tutta la vita da una relazione all'altra e alla fine quello di cui avevi bisogno era una donna?

-Vuoi abbassare la voce? E poi quella frase mi fa sembrare vecchia! Ho solo ventiquattro anni!

-Ne hai ventinove.

-Dettagli! Quello che conta è che sono confusa.

-E ci credo!

Santana lo guardò.

-Si supponeva che tu dovevi essermi d'aiuto!

-E lo sono! Ci credo che tu sia confusa! Ma sai una cosa? Credo che saresti stata confusa anche se si fosse trattato di un uomo! Perché quello che è diverso è che, per la prima volta in vita tua, ci sono di mezzo dei sentimenti!

-Mi fai sembrare un mostro! - borbottò.

Kurt sorrise.

-Non era mia intenzione. Stavi solo aspettando la persona giusta.

Santana prese un respiro profondo e distolse lo sguardo.

-E se non fosse reale?

-Non capisco cosa vuoi dire.

-Insomma... siamo fuori dal mondo, circondati da acqua, sempre le stesse persone. Se ci fossero le telecamere sarebbe un reality show!

Kurt sospirò.

-Hai paura che quello che senti sia solo frutto della situazione così strana?

-Lei non mi conosce nemmeno! Io la vedo ogni giorno nel suo ambiente naturale, io la vedo per quella che è davvero. Io invece mi sento come un pesce fuor d'acqua, Dio guarda che metafora ridicola che ho usato!

Kurt spalancò la bocca per la sorpresa.

-Cioè hai paura di innamorarti davvero di lei ma che lei si accorga di essersi sbagliata quando ti conoscerà meglio?

Santana borbottò qualcosa di incomprensibile.

Kurt le sorrise dolcemente.

-San, lei ha visto in te quello che vedono tutti quando si fermano a conoscerti bene senza lasciarsi intimorire dalla facciata che ti sei costruita. Solo che lei l'ha fatto immediatamente e per istinto. Quindi... non pensare tanto! Lasciati andare!

-Me ne vado a dormire! Ho bisogno di staccare la spina per un po'.

Kurt la vide andar via fissandola e scuotendo la testa.

Forse, dopo tutto, non doveva preoccuparsi tanto.

Non le avrebbe spezzato il cuore.

Scosse la testa e decise di salire sul ponte di comando, era tardi ma probabilmente gli altri erano ancora a lavoro.

Percorse lo stretto corridoio che portava sino alle scale sorridendo quando si accorse che, incredibilmente, il suo mal di mare era ormai un vecchio ricordo. Raggiunse il ponte praticamente saltellando e trovò effettivamente Brittany, Blaine e Sam che controllavano con aria disperata alcuni dati del computer.

-Che succede?

I tre sollevarono gli occhi preoccupati.

-Questi dati! Sono incoerenti! C'è qualcosa che non va! - disse Blaine mentre lanciava una matita.

Sam chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie. Brittany si alzò dalla sedia per sgranchirsi le gambe.

-Cosa vuol dire? - domandò incuriosito Kurt.

-Vuol dire che qualcosa nel programma o nel robot di profondità non sta funzionando correttamente – spiegò stancamente Sam.

-E cosa pensate di fare?

-Stiamo cercando di risolvere il problema ma... - iniziò Blaine.

-Ferma la nave! - gridò Brittany con gli occhi spalancati.

Tutti si voltarono verso di lei. Sam le sorrise.

-Non è una macchina, Brit.

-No, Dico davvero! Dobbiamo fermarla!

-Aspetta di cosa stai parlando? - Blaine saltò in piedi per vedere cosa avesse attratto l'attenzione della sua amica – Oh, si è molto bello ma non è la prima volta che lo vedi e...

-Motori al minimo e fai virare a babordo, non ci possiamo allontanare! Giriamogli intorno! Dov'è San? - Brittany si voltò verso Kurt.

-E' andata a dormire. Ma credo che sia meglio non svegliarla è intrattabile altrimenti.

-Sam, avvisa il ponte di comando! - disse Brittany con un sorriso gigante – Io la porto fuori!

Sam non riuscì a ribattere niente perché la ragazza era già sparita. Si passò stancamente una mano sul volto.

-Perché continuiamo a fare queste cose? Voglio dire è una spedizione scientifica carissima e la stiamo trasformando in un modo per trovare una ragazza per Brittany!

-Suppongo che lo facciamo perché nessuno di noi ha la forza di dire no a Brit, qualunque cosa chieda! - sospirò arreso Blaine.

-Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo? - domandò Kurt.

-Guarda la superficie del mare – disse semplicemente Blaine.

Kurt si avvicinò e spalancò la bocca.

-E quello cos'è?

-Quella è l'idea di romanticismo di Brittany! - rispose con un'alzata di spalle Sam.

 

 

------------------------------------

 

 

Santana si mise a sedere di scatto sul letto strappandosi via la mascherina che aveva sugli occhi per dormire. Si voltò con sguardo di fuoco verso la porta sentendo distintamente dei colpi secchi che indicavano che qualcuno stava bussando con vigore.

Chiunque fosse avrebbe passato un brutto quarto d'ora. Lei odiava essere svegliata quando aveva preso sonno.

Spalancò la porta e incrociò lo sguardo di Brittany. Passò un secondo che sembrò infinito poi le sorrise.

Strinse i denti ricordandosi che era appena stata svegliata nel cuore della notte e che, anche se si trattava di Brittany, non l'avrebbe passata liscia.

-Spero per te che la nave stia affondando! Perché questo sarebbe l'unico motivo valido che mi viene in mente per essere svegliata bruscamente!

Brittany spalancò gli occhi confusa.

-No, non stiamo affondando! Devi venire con me!

-No! Questa volta no! Non quando mi hai svegliato in questo modo e probabilmente non riuscirò più a dormire!

-Mi dispiace averti svegliata ma devo mostrarti una cosa! E comunque se tanto non riuscirai più a riaddormentarti tanto vale che vieni con me!

Santana aprì la bocca per protestare. Poi sollevò gli occhi al cielo infastidita da se stessa.

-Andiamo – si arrese.

-Prendi qualcosa per coprirti! Stiamo salendo sul ponte principale!

Santana sbuffò sempre più infastidita poi Brittany le prese la mano e le sorrise.

Forse, solo per questa volta, poteva non essere tanto di cattivo umore appena sveglia.

Si lasciò trascinare sentendo l'aria fresca che le colpiva il viso non appena misero piede all'aperto. Brittany la portò verso poppa e si avvicinò rapidamente alla ringhiera.

-Cosa devo vedere questa volta? - le chiese Santana senza riuscire a nascondere un piccolo sorriso.

-Il mare.

Santana aggrottò le sopracciglia. Ne aveva abbastanza di guardare il mare. In realtà l'aveva visto abbastanza per tutto il resto della propria vita.

-Brit, mi hai davvero svegliato solo per farmi vedere il …

Le parole le morirono in gola mentre si affacciava per guardare la superficie.

L'acqua, invece che essere semplicemente oscura, come sarebbe dovuta essere in una notte buia come quella, risplendeva. Formava un tappeto luminoso che brillava d'azzurro.

-Oh Dio, come ci sei riuscita? - domandò Santana con gli occhi fissi in quella chiazza luminosa che sembrava viva.

Brittany ridacchiò.

-Ma io non ho fatto niente, a parte far quasi fermare la nave e modificare un po' la rotta. Sono solo dei piccoli organismi che creano la bioluminescenza. Si chiamano Noctiluca scintillans!

Santana rise.

-Sai che non ho capito niente? So solo che è bellissimo!

-Puoi sempre pensare che sia magico – le sussurrò.

-Hai bloccato la spedizione per me? Di nuovo?

Brittany si strinse nelle spalle.

-Sto ancora cercando di farti piacere questo posto.

-Ma non mi piace... - iniziò Santana lentamente.

Brittany si lasciò scappare un sospiro triste mentre spostava gli occhi verso la superficie.

-... io lo amo! - concluse Santana con un sorriso.

Immediatamente gli occhi di Brittany si spostarono nei suoi. Fece solo un piccolo passo.

-Era quello che stavo aspettando di sentire dalla prima volta che ti ho vista.

Poi, le sue labbra furono su quelle di Santana. Dolcemente.

L'altra chiuse gli occhi istintivamente mentre le buttava le braccia al collo. Sentì Brittany che sorrideva e tutti i suoi dubbi sfumarono.

Avrebbe avuto tempo per pensare alle conseguenze.

Ed a quello che significava quel bacio.

 

 

 

-------------------------------

 

 

-Santana! Dobbiamo lavorare! Alzati!

La ragazza aprì la porta della sua cabina e sorrise a Kurt che la guardò sollevando un sopracciglio.

-Buongiorno! Sono pronta!

Lui si spostò lasciandola passare e seguendola da vicino. Per caso stava canticchiando tra se e se? Kurt spalancò la bocca mentre capiva cos'era successo. Non c'era nessun'altra spiegazione. Lei era rilassata, sorridente, canticchiava, non l'aveva insultato per niente.

-Hai fatto sesso! - esclamò a voce alta.

Santana si voltò di scatto rossa come un pomodoro. Kurt sghignazzò.

-Abbassa la voce!

-Quindi è vero?

Santana si guardò intorno mentre si avvicinava a lui. Lo guardò dritto negli occhi e sospirò.

-No. Non abbiamo fatto sesso!

-No? Ma sei rilassata e gentile! Per non parlare del fatto che ha fatto una cosa romanticissima per te. Questa nave non è un motorino, hanno faticato per rallentare in quel modo e tenersi vicini a quella cosa luminosa!

-Lo so!

-Pensavo avresti ceduto con quello!

Santana sbuffò.

-Mi ha baciata.

Kurt spalancò gli occhi.

-Ma stai scherzando? E tu cos'hai fatto?

-Ho ricambiato.

-Bene! - fece una pausa pensieroso – E allora perché non avete fatto sesso?

Santana si allontanò roteando gli occhi.

-Aspetta! Lo so! Hai avuto paura di non sapere cosa fare e di essere un completo disastro! E sei scappata all'ultimo secondo! - Kurt si avvicinò di nuovo.

-Sto perdendo la pazienza, Kurt! Non sfidare la sorte!

-Va bene! Seriamente! Cos'è successo?

-Mi ha baciata, mi ha detto che sono bellissima e mi ha accompagnato davanti alla porta della mia cabina.

-Si, va avanti!

Santana sospirò.

-Ho aperto la porta e lei si è inclinata appena. Mi ha baciata piano e mi ha sorriso.

-E poi? - Kurt si sporse in avanti.

-Si è allontanata di qualche centimetro prendendo la mia mano e mi ha guardata negli occhi.

-E...?

-E mi ha dato la buonanotte.

-Bene! - esclamò Kurt. Poi aggrottò le sopracciglia – Cosa?

-E' esattamente quello che è successo.

Kurt sorrise guardandola.

-Si sta comportando da gentiluomo!

-Spiritoso.

-Dico davvero, in senso lato almeno, ti sta corteggiando. Senza fretta!

-Oppure non le piaccio abbastanza!

-Dov'è finita la Santana Lopez che conosco? Quella sicura di se? Andiamo!

-Credo che sia rimasta a New York. Questo viaggio la ucciderà!

-O la farà crescere! Che sarebbe anche ora!

Santana sbuffò mentre sentiva dei passi che si avvicinavano e improvvisamente apparve Brittany con una tazza di caffè in mano. Le sorrise raggiante.

-Sei già in piedi? Volevo portarti il caffè.

Kurt sogghignò notando come era arrossita la sua amica e si scusò prima di allontanarsi.

-Grazie – le sussurrò in risposta dopo essersi riscossa.

Brittany le sorrise mentre la guardava. Santana rispose allo sguardo sentendosi congelata senza sapere bene cosa fare.

Improvvisamente sorrise prima di afferrare il colletto della maglietta di Brittany per avvicinarla a se. La baciò pensando che fosse l'unico modo per sciogliere un po' quel senso di insicurezza che l'attanagliava.

-Buongiorno – le disse allontanandosi.

Brittany riaprì gli occhi che aveva automaticamente chiuso a quel contatto. Le sorrise prima di afferrare il suo colletto e riavvicinarla alle sue labbra.

-Buongiorno a te.

 

 

 

------------------------

 

 

Abbiamo aspettato a lungo ma eccolo qui! Santana ha ceduto!!

Come sempre grazie infinite a tutti voi! Non ho davvero parole per ringraziarvi!

Un abbraccio a tutti!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Riscoprirsi ***


Riscoprirsi

 

L'atmosfera, nella nave, ribolliva di tensione e nervosismo. I dati che il robot di profondità e le sonde trasmettevano sembravano sempre più sbagliati. Blaine aveva praticamente smesso di dormire da un paio di giorni e lo stesso si poteva dire per Sam e Brittany.

Santana si muoveva inquieta tra il ponte di comando e la sua cabina. Sentiva il bisogno di starle accanto e di parlare con lei. Mai prima d'ora si era sentita così insicura. Inoltre non poteva distrarsi nemmeno con il lavoro visto che non avevano materiale nuovo da quando erano iniziati quei problemi. Kurt era gentile e cercava di distrarla ma, oggettivamente, avevano ben poco da fare.

Alla fine Santana uscì all'esterno approfittando del fatto che era stata una giornata soleggiata e, anche adesso che il sole stava tramontando, grazie al fatto che la nave fosse praticamente ferma si stava bene all'aperto.

Si appoggiò alla ringhiera esterna guardando l'unica cosa che aveva alla vista. Il mare.

Forse qualche tempo prima avrebbe sbuffato a quell'immagine. Ma adesso aveva un qualcosa di rilassante.

I suoi pensieri volarono immediatamente a Brittany. Negli ultimi due giorni le mancava incredibilmente. Lei si era limitata a sorriderle appena incrociava il suo sguardo ed ad accompagnarla davanti alla porta della sua cabina ogni notte. Arrivati li le sorrideva, le accarezzava dolcemente il viso e poi si chinava per baciarla. Mai aveva provato a forzare la situazione. Mai le aveva chiesto di entrare nella sua cabina. Santana aveva come il sospetto che stesse aspettando qualcosa. Ma non capiva cosa.

Poter baciare Brittany era meraviglioso. E non era certo dovuto al fatto che fosse una donna. Santana questo lo sapeva bene. Non aveva niente a che fare con quello. Semplicemente sapeva che era dovuto al fatto che tutto il suo corpo e la sua anima le rispondevano. Non era un semplice atto meccanico che avrebbe inevitabilmente portato a qualcosa di più, come tutte le volte prima di allora. Adesso sapeva bene che c'erano tanti sentimenti in mezzo. Molti di più di quelli che pensava avrebbe mai avuto.

Ed erano li, tutti insieme. E stavano scuotendo tutte le sue certezze.

-Ciao.

Santana si voltò di scatto a quella voce. Sorrise automaticamente quando incrociò quegli occhi azzurri.

-Ti ho portato una giacca. Inizia a far freddo – continuò Brittany.

Santana si rese conto solo in quel momento che il sole era ormai tramontato e che la temperatura era effettivamente calata. Era tanto immersa nei suoi pensieri che non si era resa conto del tempo che passava.

-Come vanno le cose con i dati? - domandò Santana.

Brittany le posò la giacca sulle spalle prima di attirarla a se.

-Male. Non riusciamo a capire cosa stia andando storto.

Santana la guardò per un attimo. Quella voce stanca mosse qualcosa dentro di lei, una voglia infinita di proteggerla. Le prese il volto con entrambe le mani e la baciò con dolcezza.

-E questo per cos'era? - le chiese Brittany ancora con gli occhi chiusi e con un sorriso disegnato sulle labbra.

-Suppongo perché ti amo.

Santana spalancò gli occhi colmi di sorpresa per quello che aveva appena detto. L'aveva davvero detto a voce alta? Forse, se era stata fortunata, l'aveva solo pensato.

Brittany aprì lentamente gli occhi. Inclinò la testa e la guardò per un attimo. Non disse niente.

-Voglio dire... oh trovare una scusa plausibile per questo sarà difficile... Dio devo smettere di dire a voce alta le cose che dovrei solo pensare...

Brittany sorrise appena di più poi le mise le mani sui fianchi attirandola a se. Santana smise di respirare e, fortunatamente, di parlare allo stesso tempo. Poi smise anche di pensare nello stesso istante in cui le labbra di Brittany ritrovarono le sue.

Si staccarono per riprendere fiato e Santana sorrideva. Una parte di lei era terrorizzata per quello che aveva appena detto ma, c'era anche quella piccolissima parte che prendeva sempre maggior forza che non aspettava altro che sentire quelle stesse parole lasciare le labbra di Brittany.

-Vado a dormire.

Santana corrugò la fronte cercando di mettere a fuoco quello che aveva appena sentito. Un senso di apprensione che si faceva sempre più chiaro.

-Oh, va bene.

-Mi accompagni giù?

Santana si limitò ad annuire incerta mentre Brittany le prendeva la mano e se la portava alle labbra per lasciarle un piccolo bacio sul dorso prima di spingerla dolcemente verso le scalette.

Il percorso fu breve e silenzioso e, Santana, sollevò lo sguardo solo quando si accorse che erano arrivate davanti alla porta della sua cabina.

Brittany improvvisamente si inclinò verso di lei e la baciò lasciandola senza fiato.

-Buonanotte – le disse piano.

-Si – provò ad articolare aspettando che l'altra si allontanasse.

Brittany la guardava passando nervosamente il peso da un piede all'altro. Poi, improvvisamente si inclinò di nuovo e le sue labbra furono di nuovo su quelle di Santana.

-Buonanotte – disse di nuovo.

Si voltò per andare via ma, mentre lo faceva, i suoi occhi incontrarono quelli di Santana. Quest'ultima non sapeva molto di sentimenti. Non era mai stata un'esperta. Ma sapeva riconoscere quel luccichio che aveva visto in quegli occhi chiari. Era desiderio. Ed, improvvisamente, capì perché Brittany non aveva mai provato a forzare la situazione. Voleva rispettare i suoi tempi.

Sapeva che sarebbe stata la sua prima volta. Quasi scoppiò a ridere perché quel pensiero riusciva ad essere estremamente sbagliato e totalmente vero allo stesso tempo.

Fu rapida ad aprire la porta della cabina con la mano sinistra mentre la destra si avvolse rapidamente intorno al polso di Brittany. La tirò a se dentro la stanza mentre con il piede richiudeva la porta.

-Rimani con me – le sussurrò.

Se Brittany era stata colta di sorpresa dal rapido evolversi degli eventi non lo diede per niente a vedere. Le sue mani corsero automaticamente sui fianchi di Santana per poterla attirare a se annullando qualunque tipo di distanza. Poi la baciò. Lentamente e profondamente. Quando si staccò le sue labbra iniziarono a tracciare un lento percorso dalla mascella, lungo tutto il collo per andare a posarsi sulla scapola.

Santana non riuscì a trattenere un gemito e strinse con forza gli occhi. Non riuscì ad aprirli nemmeno quando l'altra si allontanò per un attimo. Sentì un lieve fruscio ma il cuore le rimbombava così forte nelle orecchie che non riusciva a capire a cosa corrispondesse.

Poi, improvvisamente la mani calde di Brittany furono sotto la sua felpa, accarezzandole dolcemente i muscoli dell'addome che le risposero contraendosi di anticipazione come se avessero vita propria. Sentiva le dita che percorrevano leggere e sicure i suoi fianchi portandosi dietro di se il tessuto. Sollevò le braccia automaticamente per aiutare Brittany a sfilarle la maglietta che fu lasciata cadere al suolo.

Brittany posò le sue mani sulla schiena, ora nuda, di Santana per attirarla a se e trascinarla in un nuovo bacio. Quest'ultima gemette con forza quando sentì la sua pelle a contatto diretto con quella di Brittany. Spalancò gli occhi accorgendosi che il suo busto era coperto da un semplice reggiseno nero.

Deglutì nervosamente.

Era in balia di una quantità di sensazioni nuove.

Era tra le braccia di una donna bellissima, che la guardava adorante e questo la rendeva incredibilmente eccitata.

Ma, allo stesso tempo, si sentiva incapace di muoversi e di prendere qualunque tipo di iniziativa.

E questo la spaventava.

Brittany cercò i suoi occhi e le sorrise dolcemente. Poi si inclinò appena per baciarla di nuovo mentre la spingeva lentamente verso il letto.

Santana chiuse di nuovo gli occhi quando sentì il materasso sotto di lei e il piacevole peso di Brittany sopra.

-Rilassati. Non pensare.

A quelle parole aprì gli occhi accorgendosi che tutti i muscoli del suo corpo erano effettivamente tesi. Brittany la guardava accarezzando lievemente il suo braccio. Le sorrise.

Poi, di nuovo le labbra di Brittany furono sulle sue e Santana si lasciò andare. Chiuse gli occhi e si concentrò solo sulle sensazioni che riusciva a sentire.

Un basso gemito lasciò la sua gola quando sentì che Brittany rimuoveva il reggiseno ed iniziava una lenta e meticolosa esplorazione di quella pelle esposta.

Si sentì bruciare quando le labbra della bionda scesero verso il suo ombelico. Il suo corpo si arcuò senza controllo per aiutarla a sfilarle i pantaloni.

Da quel momento non riuscì più a distinguere le sue sensazioni. Le mani e le labbra di Brittany sembravano essere ovunque allo stesso tempo. Il suo corpo si muoveva come se avesse vita propria e, tutto ciò che riusciva a pensare era che mai il suo cuore aveva risposto in quel modo. Con nessuno.

Era tutto così stranamente nuovo che, per un attimo, ebbe paura che si trattasse di un sogno.

Forse fu per questo che, quando Brittany entrò in lei per la prima volta, spalancò gli occhi in un misto di piacere e sorpresa che la colpì come un uragano.

E li, ad attenderla, c'erano i suoi occhi azzurri che la guardavano con assoluto amore.

-Sono qui – la sentì sussurrare.

Ma l'unica cosa che riuscì ad emettere furono gemiti incontrollati.

Quando raggiunse l'apice, e non avrebbe saputo dire se dopo pochi minuti o dopo anni, si rese conto immediatamente che non si era trattato del più intenso ma, senza dubbio, del più vero orgasmo della sua vita.

Brittany percorse di nuovo il suo corpo con lievi carezze mentre un tremore incontrollato la scuoteva. Appena si fu calmata avvolse le braccia intorno al corpo della bionda e nascose il suo volto nell'incavo del suo collo.

Sentì come la stringeva con forza e sorrise.

Poi salì con una mano con l'idea di accarezzarle il volto ma, involontariamente, sfiorò il suo seno ancora coperto. Santana sorrise mentre con un colpo di reni ribaltava le posizioni mantenendo lo sguardo fisso negli occhi di Brittany. Si inclinò per baciarla con passione.

-Credo di dover far pratica – le sussurrò prima di attaccare la pelle morbida del suo collo.

 

 

--------------------

 

 

Aprì gli occhi lentamente sentendo le labbra di Brittany che si chiudevano più e più volte sulla sua pelle. Le sorrise quando incrociò il suo sguardo.

-Buongiorno.

Brittany le lasciò un bacio leggero sulle labbra.

-Mi dispiace averti svegliata ma devo tornare a lavoro e non volevo che aprissi gli occhi in un letto vuoto.

Santana deglutì a vuoto a quelle parole mentre il suo stomaco sembrava aver dato un salto lasciandola senza parole. Era la prima volta che qualcuno si preoccupava così per lei.

-Grazie – le sussurrò.

Brittany le lasciò un ultimo bacio prima di alzarsi. Alla sola vista di quella pelle bianca e totalmente esposta, Santana si dovette trattenere dal desiderio di afferrarla e riportarla sotto di se per riprendere esattamente da dove avevano lasciato la notte prima. Strinse con forza le lenzuola mentre Brittany si chinava e le dava un lieve bacio sulla fronte.

-Ci vediamo dopo – le sussurrò.

In un attimo era fuori. Si fermò con la schiena appoggiata alla porta della cabina, chiuse gli occhi, prese un respiro profondo ed infine iniziò a saltellare sul posto con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

-Brit? Va tutto bene?

La ragazza si fermò di colpo incrociando lo sguardo con quello di Sam che la guardava perplesso. Poi un lampo di comprensione passò per i suoi occhi.

-Hai passato la notte con Santana?

Brittany si portò una mano alle labbra per indicargli di stare zitto poi, rapidamente afferrò un braccio del suo collega e lo trascinò lontano. Salirono sul ponte di comando trovando tutto esattamente come l'avevano lasciato poche ore prima. Un disastro.

-Dov'è Blaine? - chiese lei.

-Sta dormendo. Ha lavorato tutta la notte. E' meglio che si riposi per un po'.

Brittany annuì mentre si sedeva davanti a uno dei computer. Sam sogghignò.

-Che stai facendo?

-Sto lavorando – rispose lei con un'alzata di spalle.

-Non hai risposto alla mia domanda di prima.

Brittany cercò di assumere un'espressione confusa.

-Non so di cosa stai parlando.

-Oh non ti ricordi cosa ti ho chiesto?

-No! E poi dobbiamo lavorare! - disse rapidamente.

Sam spostò una sedia e si sedette al lato della sua amica, incrociò le braccia sul tavolo e vi posò sopra il mento per poterla fissare.

Brittany divenne rossa.

-Smetti di fissarmi – borbottò.

-Smetti di fingere di non sapere cosa voglio sapere!

La ragazza distolse lo sguardo. Cercò di mantenersi seria poi ci rinunciò lasciando che il suo viso venisse illuminato da uno splendido sorriso. Lanciò le braccia al collo di Sam e lo strinse.

-E' stato bellissimo!

-Oh ne sono sicuro! - rispose lui con una voce maliziosa.

Brittany ridacchiò mentre si allontanava.

-Lei è bellissima – disse con espressione sognante.

-Sono felice per te.

-Mi ha detto che mi ama.

Sam spalancò la bocca con stupore.

-Lei? Te l'ha detto lei?

-Si. Perché la cosa ti stupisce tanto?

-Perché pensavo che saresti stata tu la prima a dirlo!

Brittany sorrise guardando fuori dalle ampie vetrate.

-Lo pensavo anche io!

Poi entrambi si concentrarono sui fogli che erano rimasti sparsi dalla notte prima. Improvvisamente Brittany sollevò la testa e lo guardò.

-Invece io non le ho risposto.

Sam corrugò la fronte.

-Perché? - chiese solo.

-Perché voglio dirglielo in un momento importante. La prima volta che glielo dirò sarà quando è giusto che accada. Non voglio che pensi che lo dico tanto per dire e solo per risponderle con uno stupido “anche io”! - fece una pausa guardandolo negli occhi -Voglio che sappia che la amo davvero.

Sam sorrise mentre un'ondata di affetto per la sua amica lo colpiva inaspettatamente. Se c'era una persona che meritava di essere felice, quella era lei. E lui sperava che Santana sapesse quello che aveva tra le mani e non se lo lasciasse scappare.

In caso contrario si sarebbe probabilmente occupato lui stesso di buttarla in mare e di lasciarla li.

 

 

 

 

 

 

 

 

--------------------

 

Eccomi! Grazie a tutti perché davvero non so più come ringraziarvi! Spero davvero che la storia continui a piacere!

Un abbraccio a tutti voi!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Percorsi ***


 

Percorsi

 

 

Kurt uscì dalla sua minuscola cabina pensando che non si sarebbe mai potuto abituare a stare in un posto così piccolo e scomodo. Si stiracchiò guardandosi intorno facendo un rapido calcolo mentale dei giorni, minuti e secondi che mancavano perché quella specie di esilio finisse.

Improvvisamente la porta della cabina di Santana si aprì e lui si voltò sorridendo per salutare la sua collega. Spalancò gli occhi quando vide uscire Brittany. Lei lo vide e lo salutò con la mano ed un enorme sorriso disegnato sul suo volto.

Kurt ricambiò il saluto prima di appoggiarsi con la schiena al lato della porta di Santana, incrociare le braccia e sogghignare divertito.

Dovette aspettare solo cinque minuti prima che la porta si aprisse di nuovo.

-Buongiorno! - esclamò allegramente.

Santana salto mezzo metro e si voltò a guardarlo con espressione impaurita.

-Merda! Quasi mi uccidi! Sei impazzito?

-Oh, mi dispiace tantissimo!

Santana socchiuse gli occhi al tono divertito dell'amico.

-Cosa ci facevi appostato qui fuori?

-Niente! Sono uscito cinque minuti fa e ho visto la porta della tua cabina aprirsi.

Santana roteò gli occhi infastidita.

-Ma non mi dire.

-Si! E sai chi è uscita da quella porta?

Santana sollevò un sopracciglio poi si voltò dandogli le spalle e dirigendosi verso le scale.

-Non vuoi sapere chi è uscita dalla tua cabina cinque minuti fa?

La voce divertita di Kurt la seguì anche se lei cercava con tutte le forze di ignorarla.

-Non so di cosa stai parlando – gli rispose rapidamente.

Kurt sogghignò.

-Vedo che hai trovato un giocattolo per passare il tempo!

Santana si fermò di colpo chiudendo gli occhi prima di voltarsi verso l'amico riaprendo lentamente gli occhi.

-Non chiamarla così! Brit non è nessun giocattolo.

Kurt sollevò gli occhi al cielo sbuffando.

-Ah no? Ti conosco fin troppo bene, Lopez.

-Conosci me, ma non lei. Non ti permetto di chiamarla così. Lei è la persona più dolce che ci sia in questo mondo e se ti sento dire una cosa del genere un'altra volta ti prendo per il colletto di quella ridicola camicia di Oscar de la Renta e ti butto in mare!

Kurt spalancò gli occhi che gli si riempirono di lacrime mentre si portava una mano alla bocca.

-Va bene, puoi lasciare a bordo la camicia. Non c'è bisogno di piangere – borbottò confusa Santana.

-Non riesco a crederci. Abbiamo aspettato questo momento per tanto tempo. Non vedo l'ora di dirlo agli altri!

-Ma di cosa stai parlando?

-Guarda come hai reagito alle mie parole! Sono così felice!

-Perché voglio buttarti in mare?

-Perché finalmente stai andando oltre una semplice avventura di una notte.

-Aspetta, l'hai fatto apposta?

-Non importa! Però, e ti giuro che so che mi ripeto, ma... una donna?

Santana sorrise, scatenando nuove lacrime di gioia nel suo amico.

-Lo so. Ma lei è... diversa. Da tutto quello che ho vissuto finora nella mia vita.

-Si evidentemente è diversa!

L'amica sbuffò.

-Per una volta che parlo sul serio.

-Lo so! Cosa pensi di fare? - chiese Kurt con un sorriso.

-Per il momento niente oltre quello che sto già facendo. Senti lo so che è complicato tutto questo. E sono divorata da una quantità di dubbi che non riuscirei nemmeno a elencare ma... per il momento va bene così.

-Mi sembra un buon piano – le disse lui con un'alzata di spalle.

-E' come stare dentro una campana di vetro che mi divide dal mondo, dal mio mondo.

-Ma sai che presto finirà. Che tra poco più di un mese torneremo a New York e la realtà ti rivorrà indietro.

Santana strinse le labbra annuendo.

-Solo non ci voglio ancora pensare. Ho davanti a me tutto questo tempo per rispondere almeno a una parte delle domande che mi faccio.

-Andrà bene, San.

La ragazza sollevò lo sguardo.

-Lo pensi davvero?

-Non ho dubbi. L'hai detto tu stessa. Lei è diversa ed anche tu sei cambiata. Andrà bene.

Santana si lasciò andare in un amplio sorriso poi sembrò ricordarsi di qualcosa.

-Vai avanti, ho dimenticato il mio blocco per appunti in cabina!

Si voltò per tornare indietro.

-Si, chissà dove avevi la testa! - le disse mentre scompariva dietro la porta.

Lui scosse la testa e iniziò a salire le scale trovando in cima Blaine.

-Kurt, ti stavo cercando. C'è il tuo capo al telefono satellitare.

-Sue Sylvester?

-Si. Devi sapere che non riusciamo a sistemare i dati dei computer, perciò è stata presa la decisione di...

-Si, parliamo dopo di questo! Devo correre a risponderle, Sue non è famosa per la sua pazienza. Potrebbe licenziarmi su due piedi anche se mi trovo a miglia da casa!

Poi corse versò il ponte di comando senza schivando Brittany e Sam che discutevano animatamente.

-Capo, è un piacere sentirla.

-Poche chiacchiere, Hummel! Adesso che le vostre vacanze stanno per finire ti voglio immediatamente in ufficio appena sbarcate. Niente giorni extra di riposo!

-Con il dovuto rispetto vorrei ricordarle che siamo qui per lavoro! E su sua precisa richiesta.

-Stai parlando troppo Hummel. L'aria di mare ti rende indisciplinato.

-Non era mia intenzione. Stavo solo spiegando i fatti!

-Ho smesso di ascoltarti anni fa Hummel, credo da quando ti ho assunto. Appena torni ti voglio per un servizio sulla settimana della moda a New York.

Kurt aggrottò le sopracciglia.

-Mi spiace contraddirla ma è la settimana prossima e io sarò da qualche parte in mezzo all'oceano Pacifico. A meno che non abbia intenzione di mandare un elicottero per recuperarmi.

-L'idea dell'elicottero mi era stata proposta anche da Puckerman e Fabray che pensavano che Lopez avrebbe dato di matto dopo una settimana. Ma comunque non ce ne sarà bisogno. State tornando a New York. Sbarcate in tre giorni.

-No guardi che ci deve essere un errore... - iniziò poi sollevò incrociando lo sguardo di Blaine e capì cosa stava cercando di dirgli prima che rispondesse a quella chiamata – Ok, capisco.

-E avvisa Lopez che la voglio qui appena mette piede per terra. Ho bisogno di lei.

E, con questo la conversazione si interruppe.

-Stiamo tornando a casa? - chiese ai tre fermi davanti a lui senza trattenere un sorriso.

-Si, abbiamo bisogno di riportare il robot in laboratorio. Qui non possiamo aggiustarlo – spiegò Blaine.

Il sorriso si allargò appena di più sulle labbra di Kurt. Poi incrociò per un attimo lo sguardo di Brittany e l'allegria che aveva provato a quella notizia scomparve immediatamente.

Era ancora troppo presto.

 

 

 

---------------------

 

 

-Fammi entrare!

-Sparisci Kurt! Ho mal di testa.

Il ragazzo sbuffò infastidito e riprese a colpire la porta della cabina di Santana.

-Apri!

-Va via.

-Maledizione San, apri la porta o avrai sulla coscienza la mia spalla. Conto sino a tre poi la butto giù. Uno... due... non farmi arrivare sino al tre!

Kurt sollevò gli occhi al cielo poi improvvisamente la porta si aprì.

-Cosa vuoi?

-Chiederti se hai lacca da prestarmi.

Santana lo guardò confusa.

-Cosa credi che voglia? Farti uscire da qui dentro! Sei chiusa da due giorni! - continuò lui gesticolando.

-Non ho voglia di uscire.

Kurt la spostò ed entrò andando a sedersi sul letto con le gambe elegantemente accavallate. Santana sbuffò senza riuscire a non pensare che era incredibile quanto quel ragazzo riuscisse ad essere perfettamente in ordine anche in circostanze del genere.

-San, vai a parlarle. Mi ha detto che quando viene qui le rispondi che stai male e non hai la forza di alzarti.

-E' vero – borbottò.

-Ti sembra un comportamento adulto?

-Non voglio affrontarla. Domani sbarchiamo e cosa credi che succederà? Io tornerò al mio appartamento e lei alle sue missioni scientifiche in giro per il mondo.

-Non vuoi nemmeno provare a sentire cosa ti vuole dire?

-Non c'è niente che possa dirmi! E la colpa è mia che mi sono lasciata trascinare da questa atmosfera e da questa situazione!

-Quello che senti per lei è reale!

-Si ma anche impossibile! Viviamo in due mondi distinti.

-Non le dai nemmeno una possibilità?

Santana si lasciò cadere affianco all'amico portandosi le mani tra i capelli.

-Ti rendi conto che è tutto sbagliato? Io non sono mai stata attratta da una donna, non mi è mai piaciuta la natura, non mi sono mai fermata a guardare un tramonto. Io sono lavoro, asfalto e concretezza.

Kurt sollevò un sopracciglio.

-Quindi la soluzione è nasconderti nella tua cabina finché non puoi sbarcare scappando via senza salutare nessuno?

-Detto così non sembra più un piano così buono – disse a voce bassa.

-Non è un buon piano detto in nessun modo! - esclamò Kurt.

Santana abbassò lo sguardo.

-Vai da lei. E' sul ponte principale ed inizia a far freddo.

La vide sospirare afferrare una giacca ed uscire dalla cabina con la testa bassa.

 

Brittany era fuori appoggiata alla ringhiera del ponte con solo il mare oscuro sotto di lei. Improvvisamente sentì dei passi e poi una giacca che le veniva posata sulle spalle. Voltò piano la testa e abbozzò un sorriso.

-Stai bene adesso?

Santana distolse lo sguardo immediatamente per posarlo sulla superficie increspata del mare.

-Non stavo male davvero.

-Lo so.

-Avevo solo paura di parlare con te.

-So anche questo. Perché?

Santana deglutì sentendo la gola secca e un nodo allo stomaco.

-Perché domani tornerò alla mia vita. E tu rimarrai qui. Perché ripartirai presto ed io non posso averti solo per brevi periodi per poi vederti di nuovo andar via.

-Ma tornerei sempre. Per te.

-Non credo di riuscirci.

Brittany sorrise tristemente.

-In realtà hai già deciso.

-Non c'è soluzione.

Brittany si voltò verso di lei e le prese le mani.

-Rimani con me.

-Cosa?

-Rimani con me, domani non scendere da questa nave. Stai con me.

Santana spalancò la bocca.

-Quello che mi chiedi è impossibile. E lo sai anche tu.

-Perché?

-Perché quello che mi chiedi non lo posso fare. Non posso lasciare tutto. Io amo New York e la mia vita.

-Hai imparato ad amare questo posto in poco tempo e sai perché? Perché quello che credi che sia indispensabile in realtà è solo un'ombra dai contorni indefiniti. Io ti offro il mondo.

-Non posso. E lo sai.

Brittany chiuse gli occhi e prese un respiro. Raccogliendo tutti i suoi pensieri. Poi spalancò i suoi occhi azzurri per fissarli in quelli di Santana che pensò che attraverso quell'azzurro si potesse vedere il mare.

-Io ti offro aurore boreali e tramonti infiniti. Notti così buie che non si vedranno nemmeno le tue paure e giornate così luminose da farti pensare che non esista la morte. - prese fiato di nuovo senza spostare i suoi occhi – Ti chiedo di lasciare la tua strada, quella larga ed illuminata che stai percorrendo da sola per attraversare lo stretto sentiero sterrato che ti offro io. Perché posso prometterti che se verrai con me non sarai mai sola. Io sarò li per te.

-Brit io... - provò a dire Santana ma venne interrotta immediatamente.

-Non sarai sola perché io ti amo.

Poi le sue labbra si posarono su quelle di Santana trascinandola nel bacio più dolce che avesse mai provato. Si allontanarono lentamente.

-Cosa c'è alla fine del sentiero che mi offri?

Brittany aprì lentamente gli occhi e sorrise tristemente mentre guardava una lacrima che percorreva la guancia di Santana.

-Non lo so.

-Mi dispiace. Non posso.

Poi si voltò e andò via.

La mattina dopo, già in porto, Brittany la vide scendere la scaletta che l'avrebbe portata lontano da lei.

 

 

----------

 

 

Lo so... pessima giornata per pubblicare questo! Davvero è stato uno sfortunatissimo caso! Ma almeno voi sapete che IO sono per i finali felici.

 

Una piccola cosa, tutta la prima parte del dialogo tra Santana e Kurt è stata riveduta e corretta da Willow11 (si Chiara ho usato il tuo nick) volevo solo farle sapere che per me è un onore! Grazie.

E grazie a tutti voi che leggete, preferite, recensite!! Un abbraccio a tutti voi!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Anchorage ***


 

Anchorage

 

Santana aprì la porta del suo appartamento. Buttò rapidamente la mano alla sua destra per accendere la luce e, un attimo dopo, chiuse gli occhi. Prese un profondo respiro prima di riaprirli, scalciò con fastidio le sue vertiginose scarpe nere e camminò dentro sino ad arrivare al divano. La sua casa era un enorme spazio aperto dove una cucina a vista formava un unico ambiente con la sala. Le piaceva avere spazio per muoversi. Buttò la sua borsa con le chiavi e il cellulare nel tavolo centrale e, finalmente, si sedette a gambe incrociate massaggiando lentamente le tempie e cercando di assorbire la stanchezza di quelle due giornate. Da quando era sbarcata Sue Sylvester le aveva dato tanto lavoro che non aveva nemmeno il tempo per fermarsi a pensare.

Tutto sommato non era una cosa poi così negativa.

Mai avrebbe pensato che sarebbe stato così difficile ritornare alla sua vita. Perché quella era la sua vita. Su questo non si poteva discutere.

Aveva solo bisogno di tempo e poi, presto, avrebbe smesso di irritarsi per tutto. Si perché niente le sembrava che fosse al suo posto. Era come se tutto si muovesse a una velocità doppia rispetto al normale. Tutti parlavano troppo rapidamente, camminavano troppo rapidamente, respiravano troppo rapidamente.

Si alzò infastidita da se stessa e dai suoi pensieri. Si diresse verso la sua camera strappandosi di dosso la giacca scura che indossava e poi iniziò a sbottonare i bottoni della camicia. Afferrò una maglietta ed una felpa e la indossò insieme a un paio di comodi pantaloni. Poi decise di andare in cucina per mangiare qualcosa.

Aprì il frigo pensando se fosse il caso di preparare qualcosa ma ci rinunciò immediatamente. Guardò il telefono domandandosi se ordinare qualcosa o meno. Alla fine si accorse che sarebbe stato inutile, aveva quel fastidioso nodo allo stomaco che le avrebbe impedito di mangiare. Si fece violenza per prendere una mela e le diede un morso. Doveva mangiare qualcosa.

Prese un respiro profondo e camminò a piedi nudi lentamente. Aveva bisogno di tempo. Solo di quello.

Lanciò quello che restava della mela e guardò il televisore. Scosse la testa pensando che fosse inutile anche solo pensare di accenderlo. Si diresse a passo sicuro ed uscì fuori nella grande terrazza. Finalmente, sorrise. Quella vista le era sempre piaciuta. Sospirò lasciando che il suo sguardo vagasse su quella città che era la sua casa, sulle luci che l'illuminavano come se fosse giorno. Sentì i rumori del traffico al quale era stata così abituata per tanto tempo. Era sempre stato così forte?

Cercò di rilassarsi e chiuse gli occhi.

La sua mente le mostrò una splendida spiaggia bianca deserta colorata di un rosso vivo per il tramonto, con il sole che si tuffava davanti ai suoi occhi.

Quando tornerai a New York e guarderai fuori dalla finestra del tuo appartamento potrai chiudere gli occhi e immaginare questo.

La voce di Brittany risuonò nella sua testa e Santana si costrinse ad aprire gli occhi di scatto.

Improvvisamente il suo cuore sembrava impazzito.

Si passò una mano nervosamente sul volto.

Tempo. Aveva bisogno solo di tempo.

Quello che aveva vissuto non era nemmeno reale. Era frutto di quella improbabile situazione. Si morse il labbro ripensando alle ultime parole di Brittany. Le aveva detto che l'amava.

Scosse la testa. Non era vero, non poteva essere vero. Anche per lei, probabilmente, si era trattato di una infatuazione dovuta alle particolari circostanze. In un paio di giorni l'avrebbe dimenticata.

Sentì il nodo allo stomaco che si stringeva appena di più all'idea che Brittany si dimenticasse di lei.

Improvvisamente un suono fastidioso rimbombò nella casa silenziosa. Santana aggrottò le sopracciglia infastidita guardandosi intorno. Improvvisamente così come era iniziato il suono sparì.

Santana chiuse di nuovo gli occhi e si ritrovò catapultata di nuovo in quella spiaggia solitaria. Poteva quasi sentire la presenza di Brittany al suo fianco, poteva vedere il suo sorriso, incrociare i suoi occhi.

Le aveva detto che l'amava. Lei, Santana Lopez, la stessa persona che non aveva bisogno di nessuno. Le aveva detto che l'amava. Non riusciva a capire come le fosse scappato.

Era vero?

Non lo sapeva. Non poteva dirlo con certezza.

Le aveva spezzato il cuore scendendo da quella nave?

Di nuovo lo stesso rumore interruppe il corso dei suoi pensieri. Santana si voltò infastidita e rientrò in casa a grandi passi. Si diede mentalmente della stupida quando si accorse che era semplicemente il suo cellulare, abbandonato sul tavolo, che squillava. Si avvicinò accorgendosi che era Quinn. Lo fissò per un secondo e poi chiuse la chiamata. Si accorse che anche Kurt aveva provato a chiamarla. Spense il cellulare con un sospiro.

Non voleva vedere nessuno. Aveva bisogno di tempo.

Improvvisamente sentì un rumore provenire dalla porta d'ingresso. Santana sobbalzò. C'era qualcuno li fuori?

Prese una padella dalla cucina e si diresse stringendola con entrambe le mani verso la porta. Intanto i rumori si erano intensificati, qualcuno stava cercando di aprirla. Un attimo dopo la porta si spalancò e Santana alzò la padella urlando.

Puck urlò con lei.

-Cosa diavolo stai facendo? - gridò Santana spaventata.

-Io? Sei tu quella che ha una padella in mano! - si difese lui.

-Come sei entrato?

-Con le chiavi che mi hai dato per le emergenze!

-Si suppone che siano solo per le emergenze!

-Ma tu non rispondi al telefono!

Santana spalancò di nuovo la bocca per rispondere. Ma la richiuse rinunciandovi. Abbassò la padella e la riportò in cucina.

-Sto bene – borbottò a voce bassa.

-Davvero? Non si direbbe da come sei conciata!

Santana aggrottò le sopracciglia e si guardò.

-Cosa c'è che non va?

-Hai una felpa con cappuccio addosso! - rispose lui ovvio come se questa fosse una spiegazione più che valida alla sua affermazione.

-Sei qui per lamentarti di come vado in giro a casa mia quando non dovrei avere visite?

-No. Sono qui per una birra – si strinse nelle spalle aprendo il frigo.

Santana sbuffò mentre l'amico si sistemava comodamente sul divano allungando i piedi sul tavolino e bevendo direttamente dalla bottiglia.

-Non vuoi un bicchiere? - domandò ironicamente Santana.

-Certo che no, lo sai che la birra è più buona direttamente dalla bottiglia.

Santana pensò di spiegargli che, ovviamente, voleva essere ironica e pungente ma decise di rinunciarci.

-Cosa fai qui?

-Sapere come stai.

-Mi hai vista a lavoro.

-Si ma non ti ho chiesto come stavi!

-Bene! E, adesso, puoi andare.

Puck bevve un sorso guardandola con un sopracciglio sollevato.

-Non è vero.

Santana sbuffò.

-Mi serve tempo per abituarmi di nuovo alla routine! In un paio di giorni sarò come nuova! - rispose forzando un sorriso.

-Non è vero.

Santana sollevò gli occhi al cielo.

-Senti non ho voglia di parlare. Quindi se non hai niente da aggiungere puoi andare via?

-Ti ho portato questo.

Puck le allungò un libro. Santana lo prese e fissò la copertina prima di rivolgere lo sguardo di nuovo al suo amico.

-Cos'è?

-Un libro.

-Questo lo vedo! Ma davvero sei qui per portarmi questo libro?

-Cos'ha di male?

-Il Simposio di Platone? Pensavo che tu non sapessi nemmeno leggere! Figurati che conoscessi Platone!

-E' un filosofo greco tra i più importanti. Ha posto le basi per il pensiero occidentale.

Santana socchiuse gli occhi. Puck aveva detto quella frase come se l'avesse imparata a memoria ed avesse paura di dimenticare qualcosa.

-Ah si? E perché proprio questo? - gli domandò curiosa.

-Conosci il mito delle metà?

Santana sogghignò, non aveva idea di cosa stesse parlando ma la divertiva vederlo tanto in difficoltà e non solo era curiosa, ma quel discorso la stava distraendo dai suoi pensieri.

-Illuminami.

Puck deglutì nervosamente e si guardò intorno poi prese un respiro.

-Si racconta che, all'inizio dei tempi gli esseri umani erano creature complete e doppie, con quattro braccia, quattro gambe e due teste.

Santana sollevò un sopracciglio sempre più divertita.

-Va avanti.

-Si, solo che iniziarono ad essere arroganti e volevano sfidare gli dei. Allora Zeus, per punirli gli divise a metà creando gli esseri umani come sono adesso.

Santana faceva davvero fatica a rimanere seria vedendo l'amico parlare con tanta difficoltà.

-E questo cosa vuol dire?

-Vuol dire che tutti noi cerchiamo l'anima dalla quale siamo stati divisi! E, quando la incontriamo, ce ne innamoriamo e non possiamo più vivere senza!

Santana spalancò gli occhi come piatti.

-Aspetta un attimo! Cosa...?

-Vuol dire che esiste un'anima gemella per ciascuno di noi. E siamo spinti a cercarla per unirci a lei!

Santana balzò in piedi.

-Dove sono loro?

Puck si grattò la nuca nervoso.

-Loro chi? - provò cercando di risultare innocente.

-Kurt e Quinn.

-Non lo so...

-Puck – lo riprese lei.

-Oh al diavolo. Sono fuori in macchina! Mi hanno fatto imparare a memoria questa storia perché sapevano che non avresti ascoltato nessuno di loro! Ci ho messo ore!

-Lo sapevo. Vai da loro e digli pure che devono smetterla con questa storia. Voglio solo essere lasciata in pace!

-Ma...

-Niente ma! Non voglio davvero sentire nessuna stupida favola.

-E' un mito – borbottò Puck guadagnandosi un'occhiataccia.

-Fuori.

-Va bene! Vado! Ma non puoi negare l'ovvio! Non per sempre!

Santana lo accompagnò alla porta e lo chiuse fuori.

Sospirò mentre chiudeva gli occhi appoggiandosi al legno. Poi si incamminò verso la sua stanza. Sarebbe andata a dormire ed avrebbe dimenticato tutto.

Ma prima prese il libro che Puck aveva lasciato sul divano.

Magari leggere un paio di pagine l'avrebbe aiutata a prendere sonno.

 

 

------------------------------------

 

 

 

L'ufficio era più rumoroso del solito quel giorno. O almeno questa era l'impressione che aveva Santana. Non riusciva a concentrarsi per niente. Fissava lo schermo del computer come se aspettasse che, da un momento all'altro, potesse essere colpita da un'illuminazione. Erano riusciti ad ottenere un'intervista con il vice presidente degli Stati Uniti, era per lei l'occasione che aspettava. Aveva due giorni di tempo e non riusciva a pensare a niente di interessante da chiedergli.

Se si esclude un inappropriato “è mai andato volontario nelle Galapagos per monitorare nidi di tartarughe marine”?

Lasciò cadere la sua testa all'indietro appoggiandosi allo schienale della sedia. Se lo ripeteva da poco più di due mesi ormai. Aveva solo bisogno di tempo poi, una mattina, si sarebbe svegliata ed avrebbe scoperto che il suo primo pensiero non era volato direttamente a Brittany ed al suo sorriso. Alle sue mani e alle sue labbra. Ai baci che avevano condiviso sul ponte di una nave con solo il sole, il mare e il cielo a fare da testimoni.

Ma quanto tempo?

Non lo sapeva. Sapeva solo che ogni volta che i suoi pensieri andavano alla deriva attraversavano miglia per raggiungere Brittany. Ovunque fosse.

In realtà, per quanto si fingesse infastidita quando Kurt le parlava, sapeva benissimo dove si trovavano in quel momento. L'amico l'aveva informata di ogni spostamento della nave. Quando era ripartita da New York, quando aveva attraversato il canale di Panama, quando aveva raggiunto il nord delle Galapagos per confermare i dati che avevano raccolto la prima volta. Ed infine quando avevano fatto rotta ancora più al nord per fermarsi nel mare di Bering a ovest dell'Alaska.

Santana non poteva fare a meno di pensare a lei. Se stesse dormendo a sufficienza, se non facesse troppo freddo. Se l'avesse già dimenticata.

Una stretta dolorosa all'altezza del cuore le fece chiudere gli occhi con forza.

L'aveva dimenticata?

-Santana?

Aprì gli occhi lentamente incrociando quelli di Quinn.

-Dimmi – le disse lentamente.

-Stai bene?

-Si, solo questa dannata intervista.

Quinn si rese conto subito che evitava il suo sguardo mentre pronunciava quelle parole. Le stava mentendo. Si sedette nella poltroncina nera davanti alla scrivania della sua amica.

-San, quanto tempo ti ci vuole per renderti conto che hai preso la decisione sbagliata.

Santana chiuse gli occhi. Non aveva nemmeno la forza per fingere di non sapere a cosa si stesse riferendo.

-Non ho sbagliato.

-Guarda come sei ridotta dopo meno di due mesi senza di lei.

-Sono due mesi, otto giorni e... - si fermò di colpo incrociando lo sguardo dell'amica che la guardava allibita.

-Stavi per dire anche le ore?

-Cosa? No! Certo che no! Per chi mi prendi?

Quinn scosse la testa indecisa se mostrarsi divertita o preoccupata.

Decise di lasciar perdere.

-Non dovevi scendere da quella nave!

Santana sbuffò.

-Non dire idiozie!

-Va bene, allora saresti dovuta risalirci!

-Tutto quello che voglio è qui.

-Tutto quello che vuoi è in mezzo all'oceano!

-Dici sul serio? Cosa avrei dovuto fare? Lasciare il mio lavoro e tutto quello per cui ho sudato tanto per non fare niente se non stare su una zattera alla deriva nell'oceano?

-Tu non conosci mezze misure vero? - sospirò Quinn – Non c'è bisogno di essere tanto melodrammatica!

-Non potevo.

-Devi stare con lei! - prese una pausa – E poi io una vaga idea di cosa avreste potuto fare per essere felici entrambe in giro per il mondo ce l'avrei anche!

Santana sollevò un sopracciglio.

-Ah si?

Quinn le sorrise annuendo. Santana le fece un gesto con la mano per indicarle di andare avanti. Non che stesse davvero pensando di prendere in considerazione qualunque cosa avesse da dire la sua amica.

Improvvisamente si sentirono dei rumori e qualcuno che parlava a voce alta fuori dall'ufficio. Le due si voltarono nell'esatto momento in cui Kurt e Puck entrarono pallidi e preoccupati sventolando un foglio di carta.

-Santana! - gridò Kurt quando la vide.

Quinn e Santana saltarono sulle sedie.

-Cos'è successo? - chiesero praticamente allo stesso tempo.

-E' appena arrivata una notizia...

Kurt si fermò guardando preoccupato Santana che aggrottava le sopracciglia confusa, Puck sollevò gli occhi al cielo le si avvicinò stringendole una spalla.

-Ma non preoccuparti. Non può essere niente di grave.

-Di cosa state parlando? - chiese sempre più incerta.

-Hanno perso i contatti! Hanno mandato un'ultima comunicazione di aiuto e poi hanno perso i contatti! - urlò Kurt.

-Chi? - chiese esasperata Quinn.

-La spedizione scientifica. La nave oceanografica Nuove Direzioni è attualmente persa in mezzo al mare di Bering con non si sa bene che problema meccanico o elettrico o qualunque cosa possa avere una nave per smettere di muoversi! - esclamò tutto d'un fiato Puck.

Tre paia d'occhi si fissarono su di lui. Santana sbiancò improvvisamente mentre, a poco a poco, le sue parole venivano processate ed assorbite. Aprì la bocca per parlare un paio di volte prima di rinunciarci ed appoggiare entrambe le mani alla cieca sulla scrivania.

-San? Stai bene? - domandò Puck.

-Non si sa niente? - chiese Santana a voce bassa.

-Per il momento no... - iniziò Kurt.

-Da chi dipendono? - domandò rapidamente Santana mentre scattava di nuovo in piedi.

-Credo sia una cooperazione tra Ucla e la New York University. Ma i finanziatori sono decisamente imprese private della costa est per questo la base è qui.

Santana uscì di corsa dalla stanza e si diresse a grandi passi verso l'ufficio della Sylvester. Entrò senza bussare e chiuse la porta con forza alle sue spalle. Puck, Kurt e Quinn la seguirono dopo un secondo di esitazione. Arrivarono in tempo per sentire un animato scambio di opinioni smorzato dalla porta chiusa tra il loro capo e la loro amica.

-E' impazzita? Cosa sta facendo urlando contro Sue? - domandò Puck.

-Non ne ho idea! Urlano tanto che non riesco a capire le parole – disse Quinn perplessa.

-Forse avremmo dovuta darle qualche calmante prima di dirle una cosa del genere – sospirò Kurt.

-E tu perché non sei preoccupato? Avevo capito che tu e Blaine vi state frequentando – gli chiese Quinn.

-Sono preoccupato! Ma è solo una prima notizia. Sono sicuro che andrà tutto bene!

In quel momento la porta si spalancò e Santana si fermò di fronte a loro.

-Sue ha chiamato l'università di New York. Non vogliono darci molte notizie. Hanno detto solo che tutto è sotto controllo.

-Beh almeno si spiega perché stavate urlando tanto! Dobbiamo solo aspettare San, tutto andrà bene! - disse Kurt.

-Poi Sue ha minacciato di creare una campagna diffamatoria su retore dell'università e allora abbiamo scoperto un paio di cose in più – continuò Santana ignorandolo – La nave è ferma nel mare di Bering, pare che stiano tutti bene. Ma c'è un problema.

-Quale? - chiese con ansia Quinn.

-Non ci sono rotte commerciali, li vanno solo navi per la pesca di granchi. Ma non è stagione quindi sono praticamente soli. Stanno organizzando una missione di salvataggio con un paio di rimorchiatori militari.

-Bene. Quanto ci vorrà? - chiese Puck.

-Non ne hanno idea! Ovviamente quando entra in gioco l'esercito non ci sono notizie – poi spostò lo sguardo su Kurt che fece, inconsciamente, un passo indietro – E qui entri in gioco tu.

Il ragazzo si guardò intorno preoccupato cercando aiuto in Puck e Quinn che invece sembravano non capire.

-Io? - provò lui per prendere tempo.

-Tu! - disse Santana puntandogli il dito contro.

-Non capisco proprio cosa potrei fare!

-Se ne sta occupando la US Navy. La marina!

Kurt spalancò la bocca e scosse freneticamente la testa.

-No! No, no e no! Non c'è niente che puoi dirmi per convincermi a chiamarlo!

-Kurt conosco i tuoi più oscuri segreti! Ho materiale per ricattarti per i prossimi mille anni!

-Non mi interessa! Non cederò! Quello è stato un grosso errore! Non lo chiamo per niente al mondo!

-Potrei ucciderti proprio in questo momento!

-Lo preferisco a doverlo chiamare!

Santana socchiuse minacciosamente gli occhi scrutando Kurt. Improvvisamente li chiuse e si passò lentamente una mano sul volto.

-Kurt, ti prego! Non posso stare con le meni in mano pensando che lei sia in pericolo! Ho bisogno di vederla! Ti prometto che è l'ultima volta che ti chiedo qualcosa!

Kurt la guardò per un attimo prima di sospirare sconfitto. Sapeva benissimo che non poteva dirle di no perché era la prima volta che la vedeva così fragile.

Si voltò di scatto.

-Seguimi.

 

 

----------------------

 

 

 

Santana e Kurt salirono i gradini di quel grande edificio bianco a due a due. Passarono i controlli di sicurezza, compreso una rapida ma attenta perquisizione, e salirono sino al secondo piano accompagnati da un giovane con una impeccabile divisa bianca. Si fermarono davanti a una grande porta di noce e attesero fuori mentre il giovane entrava annunciando:

-Capitano, i suoi ospiti.

-Falli passare e sparisci.

-Signorsì, signore.

Il giovane sparì rapidamente esattamente come gli era stato ordinato. Kurt entrò sospirando e incrociò lo sguardo con quello dell'uomo seduto alla scrivania.

-Bene, bene, bene! Ti avevo detto che saresti tornato da me! - disse lui non appena i suoi ospiti si furono accomodati – Vuoi ripetere la nostra ultima notte in quella doccia?

-Sebastian non sono qui per questo! - esclamò Kurt rosso in volto.

-Santana, pensavo che la luce del sole ti uccidesse!

Santana sbuffò infastidita.

-A te invece la divisa fa sembrare ancora più maricòn di quello che sei!

Lui sollevò un sopracciglio.

-Sei già passata agli insulti in spagnolo? Direi che la situazione è più grave del previsto! Cosa volete?

-Cosa sai della missione di soccorso della nave oceanografica Nuove Direzioni? - domandò Santana.

Sebastian sembrò confuso, si sporse allungando una mano verso un fascicolo alla sua destra.

-Stiamo coordinando i soccorsi da qui. Non ci sono problemi. Situazione meteo perfetta! - disse sfogliando alcuni documenti.

-Voglio partecipare alla missione! - esclamò sicura Santana mentre Kurt sollevava gli occhi al cielo.

Sebastian scoppiò a ridere.

-Figurati! Forse stai guardando troppi film ultimamente!

-Non sto scherzando! Ho bisogno di salire su quella nave ed assicurarmi che stiano tutti bene!

-Sebastian, abbiamo bisogno d'aiuto. Per favore. - intervenne Kurt.

Sebastian passò lo sguardo da uno all'altra sempre più curioso.

-Non è possibile.

-Dobbiamo trovarli! Quindi adesso ascoltami bene, piccolo, arrogante, ignobile, vigliacco, strisciante … - iniziò Santana alzandosi dalla sedia.

Kurt le prese un braccio e la obbligò a sedersi.

-San, scaricare tutti gli epiteti peggiori che conosci su una persona a cui stai chiedendo un favore di solito non funziona.

-Non è possibile perché le navi che rimorchieranno in porto la nave Nuove Direzioni sono già partite! Sappiamo benissimo dove sono - aggiunse calmo Sebastian.

Santana si lasciò andare sullo schienale della sedia.

-Sapete dove sono? Non sono dispersi in mezzo al mare? - chiese confusa Santana.

-Certo che no! - esclamò Sebastian.

-Ma la notizia diceva che... - iniziò Kurt.

-Oh Dio! Ma voi siete giornalisti! Sapete che si esagera! Non siamo mica nel'800 abbiamo i nostri mezzi per non perdere nessuna imbarcazione nell'oceano! Specialmente quelle che valgono milioni di dollari!

-E stanno bene? - chiese Santana.

-Chi? - domandò confuso Sebastian.

-L'equipaggio...

Sebastian socchiuse gli occhi scrutandola, poi scoppiò a ridere.

-Non ci credo! Chi è il fortunato che ha trasformato la terribile Santana Lopez in questa controfigura preoccupata e spaventata?

Lei sollevò gli occhi per un attimo e lo guardò. Sebastian smise subito di ridere e prese un respiro rendendosi conto che Santana era davvero spaventata.

-Senti, domani parto per Anchorage, arriveranno in porto in due o tre giorni. Ti prometto che ti terrò informata di ogni movimento.

-Vai in Alaska? - chiese Santana rianimandosi.

-Si. Devo fare il lavoro sporco assicurandomi che tutto vada bene.

-Vengo con te.

-Cosa? - chiesero Kurt e Sebastian contemporaneamente.

-Fammi venire con te!

-Sei seria? - insistette Sebastian.

-Chiedimi qualunque cosa in cambio!

-Mi stai davvero chiedendo che ti fornisca un pass speciale per giornalisti e ti porti con me in un volo militare a spese degli Stati Uniti d'America?

-Esattamente.

Ci fu un silenzio pesante. Poi Sebastian, lentamente, si rilassò sullo schienale della poltrona. Fissò lo sguardo in quello serio di Santana.

-Oh al diavolo. Ho visto soldi pubblici spesi peggio! Partiamo domani pomeriggio!

Santana si lasciò andare in uno splendido e luminoso sorriso.

-Potrai chiedermi tutto quello che vuoi!

-Quando finisce questa storia prendo una settimana di licenza e voglio Kurt nudo nel mio letto ad attendermi! - chiese immediatamente Sebastian.

-Fatto! - esclamò convinta Santana.

Kurt si alzò uscendo dalla stanza infastidito.

 

 

----------------------------

 

 

 

Brittany guardava il porto di Anchorage che si avvicinava lentamente. Sentiva la pelle scoperta del viso fredda ed insensibile, inoltre era quasi certa che il suo naso fosse rosso come non mai.

Ma non le importava.

Il gelo l'aiutava a concentrarsi su qualcosa che non fosse il ricordo straziante di Santana.

Voleva solo rivederla. Sentirla sua anche solo un'ultima volta.

Il lavoro l'aveva distratta ma questa inattività forzata e queste lunghe giornate a guardare un mare immobile e sospeso nel tempo l'aveva costretta a guardarsi dentro. Sam e Blaine si erano accorti del suo stato d'animo e un paio di volte li aveva beccati a borbottare sotto voce che avrebbero dovuto buttare Santana in mare quando ne avevano avuto l'occasione.

Brittany sorrise. Probabilmente se l'avessero fatto lei si sarebbe tuffata per salvarla anche in mezzo a un branco di squali affamati.

Improvvisamente sollevò lo sguardo attirata dalle voci degli uomini nel porto. Ormai erano arrivati. Quella spedizione non si poteva certo definire come fortunata. Si era addirittura mobilitato l'esercito per riscattarli.

Proprio in quel momento la sua attenzione fu attirata da un uomo in divisa che doveva essere il capo che sbraitava ordini contro chiunque fosse a portata di orecchio.

Al suo fianco c'era una persona conciata nella maniera più buffa che Brittany avesse mai visto. Doveva avere almeno due giacche perché sembrava un enorme pupazzo di neve e si muoveva impacciato. Aveva una cuffia calata tanto che si potevano vedere appena gli occhi e una sciarpa pesante che le copriva sin sopra il naso. Dei guanti che, probabilmente, erano almeno due taglie più grandi del dovuto ed un larghissimo paio di pantaloni da neve. Brittany scosse la testa divertita. Poi, quando la nave attraccò quel pupazzo di neve umano sembrò volersi muovere per salire ma l'uomo in divisa al suo fianco lo fermò trattenendolo per un braccio ed iniziando a sbraitare qualcosa di incomprensibile per Brittany a quella distanza.

Finalmente venne messa la scaletta per poter scendere a terra e Brittany si diresse verso il ponte di comando per parlare con Blaine e scoprire se potessero già scendere o se dovessero rimanere ancora a bordo.

Quando stava per raggiungere le scalette spalancò gli occhi per lo stupore perché il pupazzo di neve umano si stava dirigendo rapidamente, per quanto gli strati di vestiti che indossava lo permettessero, verso di lei. Brittany si guardò intorno alla ricerca di una rapida via d'uscita ma non fece in tempo. Prima che potesse trovarne una si ritrovò quel corpo che la stringeva con forza. Lei aggrotto le sopracciglia dando delle lievi pacche su quelle che dovevano essere le spalle di quella cosa che la stava abbracciando, ma con pochi risultati visto che era quasi certa che ci fosse uno strato di almeno quaranta centimetri di tessuto e piume prima di arrivare alle spalle.

-Felice di vederti uomo di neve! - esclamò con un sorriso.

-Brit, non sai che paura che ho avuto! Dicevano che eravate persi in mezzo al mare e non sapevo cosa fare!

Brittany si irrigidì immediatamente al suono di quella voce. Aveva anche le allucinazioni?

Posò entrambe le mani sulle spalle della persona che la stava stringendo e fece forza per cercare di allontanarla da se. Non ci riuscì visto che sembrava non voler mollare la presa nemmeno di un centimetro.

Brittany riprovò con maggior vigore riuscendo a spostarsi di una decina di centimetri e, finalmente, vide l'unica cosa che poteva vedere. Un paio di occhi neri e colmi di lacrime.

-San?

Sussurrò mentre con una mano abbassava lentamente la sciarpa per scoprire un paio di labbra curvate in un timido sorriso.

-Si.

-Cosa ci fai qui? - domandò Brittany con gli occhi colmi di stupore.

-Non posso stare senza di te! Ho provato a riprendere la mia vita ma sai una cosa? La mia vita è con te.

-Cosa?

-Ti amo! Voglio stare con te! Ti prego dimmi che non mi hai dimenticata.

Brittany la guardò ancora un istante con la bocca aperta per la sorpresa. Poi si riscosse e si inchinò verso le sue labbra chiudendo ogni distanza.

-Questo vuol dire che non mi hai dimenticata? - domandò Santana quando si allontanò per prendere fiato.

Brittany sorrise la prese per una mano e la trascinò giù per le scale.

Incrociarono Blaine e Sam che le guardarono curiosi poi Blaine sorrise e salutò.

-Ciao Santana, non pensavo di vederti qui!

Santana riuscì solo a sollevare la mano libera per salutarlo mentre Brittany continuava a trascinarla con lei.

Sam guardò l'amico con aria confusa.

-Quella cosa era Santana davvero? Come hai fatto a riconoscerla?

Blaine si strinse nelle spalle.

-Brit la sta trascinando verso la sua cabina! Chi altri può essere?

Sam guardò il punto dove le due ragazze erano appena sparite ed annuì.

-Credo tu abbia ragione! E poi conciata in quel modo può essere solo lei!

 

 

 

 

------------------------------

 

 

Eccomi qui, meno di 24 ore dall'altro capitolo. Mi sentivo davvero in colpa a lasciarvi così quindi, grazie a voi che seguite ed alle vostre splendide recensioni, ho deciso di pubblicare immediatamente.

Se ve lo state chiedendo, c'è ancora l'epilogo, che spero arriverà presto e poi anche questa storia sarà finita!

Grazie a tutti come sempre! Vi ringrazierei uno ad uno se potessi!

Un abbraccio!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Epilogo ***


 

Epilogo

 

 

Kurt si mise davanti alla telecamera sistemandosi il colletto della camicia, accavallò le gambe e rivolse un sorriso alle due donne davanti a se. Brittany sorrise a sua volta, Santana sbuffò infastidita.

-Iniziamo? - chiese con entusiasmo Brittany.

-Si, Brit, se siete pronte possiamo iniziare! - rispose Kurt.

-Io ancora non capisco perché stai facendo tu questa intervista! Ti occupi di moda! - si intromise Santana.

Kurt sollevò gli occhi al cielo.

-Perché sono vostro amico! - ripeté per l'ennesima volta quel giorno.

-Non mi sembra un buon motivo! - borbottò in risposta Santana.

-Vogliamo iniziare? - chiese seccato Kurt.

Brittany annuì di nuovo con entusiasmo.

-Cosa dobbiamo fare?

-Io vi faccio domande e tu rispondi. Non preoccuparti, poi taglieremo le cose che non vanno bene – rispose subito il ragazzo ammorbidendo il tono.

Poi si schiarì la voce.

-Allora, dottoressa Brittany Pierce, parlami del progetto “Teti”.

Brittany sorrise illuminandosi.

-E' nato tre anni fa quando si era appena conclusa la nostra spedizione con la nave oceanografica “Nuove direzioni”. Un progetto che non è stato particolarmente fortunato devo dire.

-Dici? Solo perché si è mobilitata la marina degli Stati Uniti per salvarvi? Senza contare che io sono quasi morta congelata! - esclamò Santana.

-Non potevi morire congelata! Quando ti ho scartata avevi due giacche, tre felpe in pile, una maglia termica a maniche lunghe e una a maniche corte. Senza contare le due paia di pantaloni e tre di calze! Oh e le due cuffie calate sulla testa! - esclamò Brittany con le sopracciglia aggrottate.

-Brit, tesoro, era il minimo per sopravvivere in Alaska! - provò a difendersi Santana.

-Ma eri sudatissima!

Kurt si passò stancamente una mano sul volto.

-Possiamo non divagare? - sospirò rendendosi conto che forse avrebbe fatto meglio a non offrirsi volontario per quell'intervista – Dottoressa Pierce parlami della nave “Teti”.

Brittany riportò lo sguardo sul suo amico e gli sorrise.

-E' una nave ultramoderna che è stata acquistata grazie a una collaborazione internazionale di varie università e sponsor privati. Lo scopo è quello di divulgare documentari scientifici ed aiutare non solo la scienza ma anche l'ecologia e favorire la protezione di tutti gli ecosistemi marini.

-Insomma seguiamo pesci con una telecamera! - sintetizzò Santana.

-San! - la riprese Brittany.

Santana sollevò gli occhi al cielo.

-Va bene! Creiamo un prodotto di qualità che possa essere semplice e spettacolare in modo che tutti possano apprezzarlo. Soprattutto i più piccoli che ameranno il mare e apprenderanno l'importanza di proteggerlo! - disse tutto d'un fiato.

Brittany le sorrise e si sporse per lasciarle un bacio sulle labbra. Santana sorrise a sua volta su quelle labbra prima di afferrarle il viso con entrambe le mani ed approfondire quel bacio.

Kurt si schiarì la voce.

Brittany e Santana lo ignorarono.

-C'è la telecamera accesa! Intervista! Ricordate? Intervista non inizio di un film porno! - disse dopo essere diventato rosso e con una voce stridula per l'imbarazzo.

-Scusa – esclamò Brittany risistemandosi sulla sua sedia.

Santana allungò la mano per stringere quella della bionda mentre la guardava dolcemente.

-Andiamo avanti! - sospirò Kurt – E il vostro lavoro ha raggiunto il massimo riconoscimento quest'anno quando avete vinto l'Oscar per il miglior documentario.

-Si! E' stato senza dubbio un lavoro lungo e difficile. Abbiamo passato quasi un anno in mare. Ma ne è valsa la pena – spiegò rapidamente Brittany.

-Ne sarebbe valsa la pena se mi avessi lasciato andare a ritirare il premio di persona! Ancora non ci credo che abbiamo mandato Sam con Blaine! - borbottò Santana.

-Ma San! Non potevamo andare!

-Ah giusto, dov'eravate? Non sono riuscito a rintracciarvi per complimentarmi! Nemmeno Blaine sapeva niente! - chiese Kurt curioso.

-Indovina! - disse Santana spalancando le braccia.

Kurt aggrottò le sopracciglia.

-Non ne ho idea!

-Devi sapere che la cerimonia degli Oscar la fanno in piena epoca di schiusa delle uova delle tartarughe delle Galapagos! - sospirò Santana.

-Non ci credo! - Kurt sembrava incredulo.

-Nemmeno io! Come si può fare una cerimonia degli Oscar in quel periodo? - domandò Brittany – Ovvio che poi non vada nessuno!

Kurt socchiuse gli occhi cercando di capire se stesse parlando sul serio.

-Davvero non sei andata a ritirare un Oscar per stare su una spiaggia ad aspettare che si aprissero delle uova? - chiese rivolto verso Santana.

Brittany aggrottò le sopracciglia con un lieve broncio dispiaciuto.

-Avresti preferito davvero andare li? Io pensavo scherzassi.

Santana le strinse la mano e le sorrise dolcemente.

-L'unico posto dove voglio stare nel mondo è al tuo fianco.

Brittany sorrise a sua volta e si avvicinò per lasciarle un bacio sulle labbra.

Kurt sollevò gli occhi al cielo e sospirò.

-Quasi ti preferivo quando eri un'insensibile! Mi verrà il diabete a causa tua! - prese una pausa prima di aggiungere – La telecamera!

Santana lasciò un ultimo bacio sulle labbra di Brittany prima di sedersi nuovamente in modo quasi composto.

-Andiamo avanti! Prima finiamo prima posso ritornare a casa!

-Si, immagino per far cosa! - sbuffò Kurt – Domanda successiva. Avete raggiunto un equilibrio tra il lavoro e la vita privata. Quali sono state le difficoltà maggiori?

-All'inizio è stato complicato. Passavamo in mare più tempo possibile per raccogliere il materiale necessario. E poi, quando la nostalgia di Santana per New York diventava troppo forte, semplicemente tornavamo in porto prima che desse di matto e cercasse di buttare tutti in mare! – Brittany si strinse nelle spalle.

-Questa intervista andrà sulla televisione nazionale, Brit! - si lamentò Santana.

Brittany la guardò confusa.

-Cos'ho detto di male?

-Mi hai appena descritta come una pazza psicopatica!

Brittany spalancò gli occhi comprendendo cosa le stava dicendo Santana, si voltò verso la telecamera ed aggiunse:

-Si ma lei è adorabile quando da di matto! Dovreste vederla ha un'espressione arrabbiata dolcissima e gli occhi le diventano piccoli piccoli come due fessure e...

Santana sorrise e si allungò di nuovo per baciarla e fermare quella descrizione. Brittany le mise le braccia al collo, Kurt sbuffò.

-Telecamera! - disse stancamente aspettando che si ricomponessero – Proseguiamo. Dottoressa Pierce cosa ne pensi del fatto di venir paragonata a un mostro sacro dell'oceanografia come Jacques Cousteau?

-Oh sono onorata...

-Non diciamo stupidaggini! Come si può paragonare a lui? Guardala quanto è sexy... - interruppe Santana.

-No ma non è inteso come una somiglianza fisica... - iniziò Kurt per poi fermarsi bruscamente notando come Brittany si fosse rilanciata sulle labbra di Santana.

Questa volta non provò nemmeno a protestare. Semplicemente si alzò dalla sua sedia con espressione rassegnata e spense la telecamera.

 

 

 

 

Quinn spense la tele mentre nella stanza c'era ancora silenzio.

-E questa è l'intervista integrale! - esclamò Kurt sorridendo.

-Adesso capisco perché hai rinunciato a mandarla in onda! - sogghignò Puck – Dio, Santana! In cosa ti sei trasformata?

Santana semplicemente sollevò un sopracciglio nella sua direzione senza muoversi dalla sua comoda posizione tra le braccia di Brittany. Quest'ultima la squadrò confusa prima di rivolgersi a Puck.

-Non si è trasformata! - esclamò sicura.

-Si è stato impossibile tirar fuori qualcosa di utile! - continuò Kurt.

-Sue Sylvester ha iniziato a sbraitare quando l'ha vista! - rise Quinn – Ha detto che sei licenziata, San.

-Ma se sono tre anni che non lavoro più per lei! - sbuffò questa.

-Si ma sai, hai dato tu le dimissioni. Non vale sinché non ti licenzia lei! - sorrise Kurt mentre stringeva la mano di Blaine.

-E' pronta la cena! - disse Sam arrivando con un vassoio e posandolo sul tavolo.

-Lasagne vegane! - specificò Rachel dietro di lui.

-Ricordami perché ti ho permesso di cucinare, Berry? - domandò Santana alzandosi controvoglia.

-Berry-Hudson se non ti dispiace! - intervenne Finn.

-Mi sembra che Berry sia un insulto più che sufficiente anche senza aggiungerci Hudson!

-Volete sedervi invece che continuare a battibeccare? - disse Blaine mentre si sedeva a tavola.

-E' una battaglia persa quando c'è di mezzo Santana, tesoro – spiegò Kurt.

Finalmente tutti presero posto al grande tavolo della sala.

Puck aprì una bottiglia di vino e lo versò nei vari bicchieri.

-Prima di iniziare, brindiamo! - iniziò sollevando il suo bicchiere – A Brittany per aver reso Santana una persona quasi accettabile!

Santana gli lanciò un'occhiataccia infastidita.

-Che c'è? E' vero! - si difese lui.

-Ed a Santana, per aver avuto il coraggio di scegliere la strada giusta – aggiunse rapidamente Kurt per salvare l'amico.

-Anche se dopo un periodo in cui era insopportabile! - disse rapidamente Quinn.

-Insomma! - si lamentò indignata Santana.

-Che c'è? E' vero anche questo! - sorrise Quinn.

-A Santana e Brittany! Perché sono una coppia bellissima... - iniziò Rachel.

-Non avrei mai pensato di dirlo ma grazie Berry.

-... Anche se è quasi tutto merito di Brittany! - finì questa.

Santana sbuffò guadagnandosi un lieve bacio di Brittany che le sorrise.

-Direi che ho sentito abbastanza! Possiamo cenare se avete finito? - sbottò Santana con un sorriso.

Kurt si alzò con il bicchiere in mano e sorrise a sua volta.

-A Santana. Per la più strana festa di addio al nubilato che io abbia mai visto in vita mia!

 

 

 

 

------------------------

 

 

Anche questa volta è arrivato l'epilogo. Io vorrei ringraziare tutti voi, è davvero un piacere ed un onore scrivere e sapere che vi piacciano le mie storie!

A questo proposito c'è una persona che mi aiuta sempre quando scrivo e che ha la pazienza di sopportarmi nei momenti in cui mi blocco e non riesco ad andare avanti. Oltre ad essere il motore iniziale di quasi tutte le mie storie. Chiamiamola musa per semplificare! La voglio ringraziare anche se non legge le mie storie da Efp (e quindi non leggerà nemmeno questo) ma direttamente dal mio pc! :)

 

A presto?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1266773