All I want for christmas is You

di demsstrength
(/viewuser.php?uid=229784)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter four ***
Capitolo 5: *** Chapter Five ***
Capitolo 6: *** Chapter Six ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven ***
Capitolo 8: *** Chapter eight ***
Capitolo 9: *** Chapter nine ***
Capitolo 10: *** Chapter ten. ***
Capitolo 11: *** Chapter eleven ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***



Image and video hosting by TinyPic

«Londra. Sono nell’aereo per Londra. Si, proprio una delle città che odio di più. Il cibo è pessimo e la gente è fredda. Odio la pioggia.. l’aereo è fermo all’aereo porto proprio per questo motivo, qui diluvia.. ecco, anche madre natura ha deciso di far piovere per farmi restare qui. Non siamo nemmeno partiti che già mi manca il sole della mia bellissima Napoli. Odio la mia vita. Ti saluto unico amico che mi capisce. Meredith »

Riposi il quadernino cartonato nel mio zaino prendendo l’iPod e le mie amate cuffiette. Si prevedeva una giornata mooolto lunga.

                               11 Settembre 2008

 

«Sono passati due giorni dal mio arrivo a Londra e non ho messo piede fuori casa anche perché non siamo nemmeno a metà settembre che si gela, almeno questi due giorni ha fatto freddissimo. Sono le 6:30 e dovrei prepararmi per il primo giorno di scuola, ho un’ansia tremenda.. forse per i nuovi compagni … tanto per non dimenticare quello che è successo il primo anno di liceo a Napoli.. Baci.. Meredith»

Dovevo trovare un nuovo nascondiglio a quel diario prima che Josh lo avrebbe trovato. Pensai qualche secondo ma non avevo affatto voglia di arrivare tardi il primo giorno quindi mi limitai a metterlo nel cassetto della biancheria. Mi diressi verso il mio bagno – l’unico lato positivo del trasferimento era che avevo una stanza con un bagno all’interno tutto per me – feci una smorfia notando le mie cose ancora impacchettate  ma senza perdere tempo mi privai del pigiama e lasciai che il getto d’acqua calda mi scaldasse. Uscita e asciugata indossai dei jeans stretti, una maglia vintage con un cardigan sopra e il mio cappello portafortuna, riguardo al trucco misi solo un sottile filo di fard  per nascondere il mio chiarissimo colorito.

-Buon giorno fratello coglione, mamma e papà sono già usciti?- dissi schioccando un bacio sulla guancia del mio fratellone.

-Si.. sei pronta?- raccolse la sua cartella.

-No.-              

-Perfetto andiamo.- mi afferrò il polso e io feci appena in tempo a prendere la tracolla che uscimmo.

Il tragitto fu silenzioso ma subito arrivammo, la scuola era dietro l’angolo; ci ritrovammo davanti ad un imponente edificio dai mattoncini rossi circondato d’avanti da un cortile e sul retro da un parcheggio.

-C’è troppa gente che mi fissa, non voglio entrare.- sussurrai a mio fratello.

-Ci sono io.- mi strinse forte la mano e mi fece un sorriso che ricambiai. In effetti per quanto non lo sopportassi lui c’era sempre stato.

Cominciammo a camminare attraversando il portoncino e ci dirigemmo verso un muretto vuoto e stranamente tutti ci guardavano preoccupati.

-Signorini, aria.- ci si avvicinò un gruppetto di ragazzi con aria strafottente.

-Si scusate, andiamo Josh..- stavo per allontanarmi con la testa bassa ma mio fratello mi bloccò per il polso.

-No.- li sfidò.

-Questo è il nostro posto, dovete andare via.- fece il uno di loro che aveva i capelli tipo Justin Bieber.

-Cazzo Liam, non devi essere così gentile.- lo rimproverò un altro con la pelle ambrata e un ciuffo kilometrico.

-Non lo ripeterò un’altra volta, andate via o non finirà bene.- continuò lo stesso ragazzo che aveva cominciato, aveva la stessa pettinatura di Liam.

-Josh, andiamocene.- gli sussurrai continuando a fissare impaurita quel ragazzo.

-AHAHAH! Ti fai difendere dalla tua ragazza?- rise con la stessa area strafottente.

-E’ mia sorella.-

-Oddio! AHAHAHAHAHAH.-

Serrò i denti e i pugni sempre più convinto di saltargli addosso e a dare inizio ad una rissa.

-No ok, adesso..- era pronto per sferrargli un pugno ma una ragazza bionda con gli occhi azzurri si mise davanti.

-Louis no. Siamo al primo giorno di scuola e già cominci?- lui si fermò e abbassò lo sguardo.

-Venite via..- ci trascinò via.

-Lo sai che tua sorella ha un bel culo?- urlò quello riccio.

-Non preoccuparti, fanno sempre così.. sono il gruppo di stronzi della scuola.- fece la ragazza notando che Josh stava per ribattere.

-Stategli alla larga.. comunque io sono Abbie- ci sorrise.

-Io sono Josh.-

- Meredith.- sorridemmo.

-Perché si è fermato?-

-Oh, è mio.. mio fratello.- abbassò la testa imbarazzata.

-Ah, e i tuoi..?-

-Non sanno niente, viviamo qui a Londra solo io e lui.-

-Ok.. comunque, potresti aiutarci a trovare i nostri armadietti?-

-Certo.. dammi il bigl..- non feci in tempo a porgerglielo che spalancò gli occhi.

-Cosa c’è?-

-Bene, la notizia buona è che siete vicino a me, quella cattiva e che siete anche vicino a quei cinque…-

-Vabbè, non saranno mica male..- finsi un sorriso ma dentro avevo paura, avevo paura delle prese in giro, avevo paura dei dispetti …

Le lezioni cominciarono e alla prima ora avevo arte, ottimo modo per cominciare.. si, amo l’arte, amo l’odore dei pastelli, della cera..

Ero seduta accanto ad Abbie e dietro di noi c’era il ragazzo dal ciuffo kilometrico che si chiamava Zayn, Zayn Malik. Mi prestarono un foglio da disegno e mentre ero concentrata sulle varie sfumature per colorare un tramonto cominciano ad arrivare palline di carta; mi guardo in torno e noto Zayn che si sbellica dalle risate, lo ignoro. Ed eccone un'altra, mi volto verso di lui incavolata nera ma mi fa cenno di leggere il biglietto:

‘Bel culo Wears’

Continuai ad ignorarlo nonostante lanciava una pallina al secondo.

La lezione finì presto e dopo che Zayn calpestò il mio disegno che mi aveva fatto cadere fuggii da quella classe dirigendomi con Abbie verso il mio armadietto.

-Josh, com’è andata la prima lezione?- sorrisi al mio fratellone.

-Una merda, sono in classe con quel Louis, ha la mia età…-

-Dai, ignora tutto che andrà meglio.-

- Meredith Wears. Che dici se ci iniziamo a conoscere con una sana scopata? Magari a casa mia.- mi sussurrò qualcuno prendendomi i fianchi da dietro. Un piccolo brivido mi percose la schiena.

-Non toccare mia sorella Tomlinson.-

-Altrimenti che mi fai Wears?- mi mollò e si mise di fronte a mio fratello con aria di sfida.

La campanella che ci imponeva di rientrare in classe suonò; cambiai velocemente i libri e mentre mi dirigevo da sola verso un’altra classe passò il riccio e mi diede una sonora pacca sul sedere che mi fece irrigidire.

Anche quest’ora e le seguenti passarono velocemente e ci ritrovammo tutti in cortile anche se io sarei voluta andare a casa.

-Allora  Meredith, che dici se uno di questi giorni studiamo insieme?-

-Ti prego chiamami Mer.. odio il mio nome. Certo, mi farebbe piacere.- sorrisi.

-Beh, allora oggi ti va di venire da me? Louis dovrebbe stare a casa di Harry fino alle otto.-

-Ehm.. ok..- annuii non pienamente sicura della mia risposta.

-Perfetto, ho il tuo numero.. ti mando un messaggio con l’indirizzo.-

-Perfetto, ora andiamo.. Josh?-

-Cosa? Ahh ok.. Ciao.-

 

-Siamo a casa!- urlò mio fratello ma nessuno rispose. Infatti andati in cucina c’era un biglietto attaccato al frigo che diceva:

‘Siamo a lavoro. Nel fornetto trovate la pasta ancora calda, buon appetito xx

PS. Torniamo tardi, ordinate una pizza’

E come sempre anche qui i miei non c’erano, sempre a lavorare..

Io e mio fratello pranzammo in silenzio e dopo essermi messa d’accordo con Abbie stavo per uscire di casa.

-Dove vai?- mi bloccò Josh.

-Da Abbie.. torno stasera.-

-Tu non ci vai.-

-Ehm.. io ci vado.- ribattei ridendo.

-Abita con Louis, è sua sorella. Vuoi andare nella tana del lupo? Bene, fai come vuoi, ma poi non dire che non ti avevo avvertita.- si spostò e potei uscire.

 


Yoooo I'm Baack!
La mia testolina ha sfornato qualche giorno
fa questa storiella.. volevo fosse una OS ma alla fine meglio mettere più capitoli..
tanto durerà poco..
Vabbè, se la leggete fatemi un segnale..
Sciaoo c:
-Louisa

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter Two ***


Image and video hosting by TinyPic


Dopo aver camminato per un quarto d’ora mi ritrovai davanti una casa enorme

-Troppo piccola per due persone..- dissi tra me e me. Riguardai l’indirizzo sul cellulare ed era giusto; mi avvicinai al citofono ma mentre stavo per mettere il dito sul pulsante la porta si aprì e ne uscì Louis con la sua sacca.

-Wear!- disse appena mi vide ammiccando –Abbie c’è la tua amica.- urlò dopo alla sorella. Aprì il cancelletto da dentro e mi fece segno d’entrare ma mi fece volare il cappello; mentre oltrepassavo il vialetto lo osservavo entrare nella casa accanto.. ma non doveva stare da Harry?

-Permesso..?- misi un piede in casa e mi guardai a destra e a sinistra per vedere qualcuno, ma quel qualcuno mi saltò addosso.

-MEER!- disse Abbie stritolandomi. Alla faccia di chi dice che gli inglesi sono freddi.. Alla faccia mia (?)

-Heey.. mi stai trozzando.- allentò la presa continuando ad abbracciarmi.

-Ma tuo fratello non doveva stare da Harry?-

-Si.. che ti ha detto uscendo?-

-Niente ma è entrato nella casa accanto.-

-Ehm.. questo è un piccolissimo particolare che non ti ho detto.. abita accanto a noi e dall’altra parte della strada vive Zayn, poi ad una trentina di metri da qui si trovano Niall e Liam.-

Ammetto che mi spaventai, pensavo di passare un tranquillo pomeriggio con Abbie ma ero circondata.. ho bisogno d’aiuto.

-Ok.. non fa niente, non saranno mica male.- ripetei come quella mattina.

-Già, ma non restare qui impalata, vieni in salotto.- mi prese per mano e mi fece sedere sul loro divano.

Non immaginate lo spettacolo che mi trovai davanti, a parte il fatto che era tutto pulitissimo per la casa di due adolescenti ma era di un lusso inimmaginabile.

-Wao..-

-Bella eh?- fece lei soddisfatta.

-Bella è poco, e poi è tutto ordinato.-

-Non hai visto la camera di Louis, alla fine in casa comando io e lui deve tenere tutto in ordine mentre quando siamo fuori devo fargli tipo da schiava.- disse con le mani sui fianchi guardandosi intorno –allora.. hai visto Londra?-

-No..-

-Ok, in questi giorni andiamo a fare un giro turistico. Ora però vieni in camera mia che studiamo e poi possiamo conoscerci meglio.-

La seguii in camera sua, era di un colore verdognolo chiarissimo e argento, e studiammo per gran parte del pomeriggio; per ‘studiammo’ intendo che facemmo quel poco di compiti che avevano in tre ore perché non smettevamo di ridere e chiacchierare.

Finiti tutti i compiti e i disegni per il corso di arte andammo a sederci sul divano per parlare del più e del meno e mangiammo una crostata al cioccolato, probabilmente preparata da lei visto che era la donna di casa.

-Come è tuo fratello nei tuoi confronti?- chiese per rompere il silenzio.

-Come ogni fratello maggiore che si rispetti è protettivo,però è anche il mio migliore amico.. sa tutti di me e mi aiuta quando serve..-

-Invece Lou è iper-protettivo, non si fa mai i fatti suoi.- disse per poi mettere in bocca un altro pezzetto di crostata. -Aspetta qui, io vado in cucina a preparare due cappuccini.- accese il televisore in modo che mi avrebbe fatto compagnia e sparì.

Sentii un rumore dall’ingresso e subito dopo il suono di una porta che si chiude,  era tornato.

-Hey Wear.- Mi alzai di scatto un po’ preoccupata.

-Ciao.-                          

-Sei venuta per quella scopata? Se vuoi possiamo andare in camera mia.-

-Sto aspettando Abbie che è andata a fare i cappuccini.-

-Senti, mi ha detto Malik che  sei brava a disegnare..- si avvicinava- .. io dovrei fare un disegno per domani..- si avvicinava ancora.

-Se vuoi che te lo faccia hai sbagliato persona.- continuai io con tono calmo, come sempre.

Prese il mio braccio e mi strattonò facendomi avvicinare ancora di più a lui.

-Tu mi farai quel disegno.- mi sussurrò.

Annuii a testa bassa.

-Bene.- mi lasciò e presi a massaggiarmi il braccio. -Saresti così gentile da dire a mia sorella di fare un cappuccino in più?-

-Ok.- stavo per allontanarmi ma mi prese nuovamente il polso stringendolo forte, mi voltai e lo ritrovai a pochi centimetri da me - Non dire niente.- annuii nuovamente.

-Lou, perché sei tornato prima?- disse Abbie vedendo il fratello spaparanzato sul divano.

-Volevo stare a casa con la mia adorata sorellina e con l’amichetta della mia adorata sorellina.- ma come si esprime ‘sto qua?

-Ahh, tieni.- gli porse la tazza fumante e fece la stessa cosa con me.

-Mer.. come hai fatto quei lividi? Prima con li avevi..- Louis mi fulminò con lo sguardo.

-Li ho fatti prima di venire.. sono caduta a casa e ho sbattuto il braccio.- ritirai giù le maniche del cardigan.

-Ohw.. ok.-

Ritornai a casa alle 7:30 e c’era la pizza con sopra un bigliettino che diceva:

‘Sono uscito, non mi aspettare xx’

Sola, di nuovo.

Tanto meglio, avrei potuto fare il disegno a Louis senza troppe domande.

 

 

Sveglia alle 7:00 come la mattina prima.

Saltai in piedi con una minima voglia di andare a scuola, andai in bagno e mi privai del pigiama per poi farmi una doccia veloce e sistemarmi.

-Buon giorno tesoro.- mi venne incontro mia madre con una ricca colazione.

-Giorno mamma.- le baciai la guancia e afferrai uno dei cornetti che aveva nel vassoio.

-Non ti siedi con noi?- chiese mio padre vedendo che tornavo su.

-Vado a sistemare la cartella di arte e mi lavo i denti.- i miei si scambiarono uno sguardo soddisfatto: sapevano che l’arte era l’unica materia in cui mi impegnavo veramente e in più mio padre era un architetto e gli piaceva l’idea che un giorno avrei potuto lavorare nel suo studio.

-Non voglio entrare.- sussurrai a mio fratello come il giorno prima.

-Forza andiamo..- mi mise un braccio intorno al collo e ci incamminammo verso il cortile.

-Mer!- mi venne incontro Abbie e la abbracciai. Abbracciandola potei vedere i ragazzi che ci guardavano e Louis che veniva verso di me.

-Wears, vieni qui.- mi strinse il polso e mentre mi trascinava sul retro delle scuola gli altri bloccavano Abbie e Josh che volevano fermarlo.

-Il disegno?- aprii la cartella con i disegni e gli porsi il foglio.

-Si, disegni abbastanza bene.. per domani mi servirebbe un altro disegno per Harry..-

-Io non lo faccio. Te lo puoi scordare.- non gli feci finire la frase. Mi sbatté al muro mettendo le braccia tese il avanti per bloccarmi il passaggio.

-Potrei anche cominciare ad urlare.- sussurrai un po’ dolorante.

-Nessuno verrà..- si avvicinava sempre di più al mio viso con un sorrisetto strafottente.

-Il disegno non te lo faccio.- voltai la testa per non guardarlo negli occhi.

-Lo sai che se mi dici di no ci saranno delle conseguenze.- mi sussurrò all’orecchio.

-Che.. che tipo di conseguenze..?- sussurrai impaurita con un filo di voce.

-Si possono immaginare, non sarei mai capace di dare un pugno ad una ragazza.. ma per questo, c’è tuo fratello.-  mi sfiorò la guancia con le labbra.

-Ma chi ti da tutta questa confidenza? Ma chi ti conosce, lasciaci in pace e non rompere.- mi feci coraggio e lo spinsi via con forza ma mi fece girare prendendomi il polso e mi diede uno schiaffo.

Dio se bruciava.

-Domani voglio quel disegno e appena esco ti do i miei compiti da fare.- mi diede una spallata e sparì.

Non piangere Mer. Torna in cortile, sorridi e tutto andrà bene.

Tornai da Josh e Abbie con i capelli sul volto per non mostrare il rossore del mio viso e insieme ci avviammo nelle nostre classi.

-Wear!- merda, eccolo che usciva.


 

Heey c:
Questa storia mi piace e avrei aggiornato ieri se ci fosse stata linea..
Coomunque, comincio col ringraziare la ragazza che ha recensito l'ultima volta e
spero che questo capitolo ti piaccia..
So..
Al prossimo capitolo ragazze <3

PS. Se lo leggete battete un colpo (?)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter Three ***


Image and video hosting by TinyPic


 

-Josh, torniamo a casa.- dissi a mio fratello mentre parlava animatamente con Abbie vedendo Louis e la sua banda di cagnolini.

-Dai Mer, altri dieci minuti.-

-Senti io me ne vado da sola.- affrettai il passo guardando dietro ma andai a sbattere contro qualcosa.. o qualcuno, alzai gli occhi e notai subito una massa si capelli ricci.

-Ciao..- sibilai io e lui sorrise strafottente e mi strattonò facendomi girare.

-Signorino, prendi le distanze da mia sorella.- disse Louis spingendo mio fratello.

-Lasciaci in pace Lou.-

-Ahh, non rompere..-  fece un gesto con la mano per far zittire la sorella e mi fissava.. avrei voluto morire.

-Wear, vieni con me.-

-E’ tardi, devo andare a casa.-

-Ok, allora ti accompagno io a casa.- mi prese il polso saldamente e si incamminò verso il cancello.

-Meeer!- urlò Josh mentre cercava di oltrepassare i ragazzi. Mi voltai e gli feci un segno con la testa sorridendogli per fargli capire che andava tutto bene e si tranquillizzò.

-Louis lasciami..- dissi quando eravamo lontani.

-No.- continuava a camminare per poi fermarsi e appoggiarsi su una Porsche nera e prendere il suo diario e dei libri.

-Tieni, questi sono i compiti che mi devi fare per domani.- me li porse.

-No.. ho fatto il disegno perché mi piace disegnare ma io non ti farò mai i compiti.-

-Ne sei sicura?- inclinò leggermente la testa e alzò un sopraciglio.

-Si, e ora se permetti me ne torno a casa.- mi voltai ma lui tossì e quando mi girai aveva il cellulare in mano.

-Solo uno squillo Meredith, capiscimi ragazza.- se ne fotteva della sorella e degli altri ragazzi, se doveva far scoppiare una rissa non ci pensava due volte.

-E’ un ricatto?- lo sapevo che mi stava ‘ricattando’ ma era giusto per allungare la discussione.. magari si dimenticava.

-Ma no guarda..- scoppiò in una risata irritante.

-Senti Louis, che vuoi da me? Perché a me se ci sono tantissime altre persone a cui chiederlo?-

-Non lo so.. mi diverto. Allora, chiamo?- sbuffai e mi presi i libri che aveva ancora in mano.

-MI RACCOMANDO, NON ESSERE TROPPO DISORDINATA!- era il secondo giorno di scuola e si, lo odiavo.. sarei voluta sparire all’istante, cominciavo a tremare quando lo vedevo e non ne potevo più.

-Mamma Papà, sono a casa.- mio fratello si mise davanti e mi guardava con sguardo severo ma preoccupato.

-Dove sei stata?-

-Da nessuna parte, appena mi sono liberata sono venuta da te.-

-Sono stati i dieci minuti più lunghi della mia vita, non ci devi andare con quel Louis, mi preoccupo e lo sai.-

-Allora non preoccuparti, sto bene..-

-Questi libri?- avevo dimenticato di mettere i libri di Louis nello zaino porca merda.

-Sono i miei, ora se permetti vorrei salutare mamma e papà.- gli diedi una spallata e dopo aver riposto i libri nello zaino andai in cucina.

-Heey famiglia!- schioccai un bacio sulla guancia dei miei.

-Hey, com’è andato il secondo giorno di scuola?- disse mia madre continuando a sistemare la pasta nei piatti.

-Bene… non sono tornata con Josh perché mi sono fermata con degli amici.- dissi per evitare altre domande.

-Si, amici..- sussurrò mio fratello sedendosi a tavola e gli pestai un piedi da sotto il tavolo mettendomi accanto  lui.

Appena finii di mangiare corsi in camera e senza perdere tempo cominciai a fare i compiti di Louis e in seguito i miei, finii alle otto.. secondo me mi aveva dato i libri per i compiti di una settimana.

Stavo preparando i libri per il giorno dopo quando mi arrivò un messaggio di Abbie.

Hey, che dici se domani mattina passo da te? sorrisi a quel messaggio, infondo era l’unica amica che avevo lì.

Certo :)   risposi io per poi posare il cellulare sul comodino. Nel posarlo notai il cassetto della biancheria leggermente aperto e il diario in bella vista, sgranai gli occhi con la paura che qualcuno avesse potuto leggerlo e mi misi subito a lavoro per trovare un nuovo nascondiglio; alla fine, dopo aver girato un po’ per la stanza mi venne in mente di nasconderlo dietro ai poster.

 

-Hey Mer, svegliati che è tardi.- sentii dirmi da mio fratello che era seduto sul letto accanto a me. Annuii e mi alzai lentamente ma quando scostai la tenda notai che pioveva a dirotto.

Cercai il cellulare sul comodino ma non c’era, e nemmeno sulla scrivania ne in nessun altro posto della camere. Andai in bagno e dopo essermi data una rinfrescata per svegliarmi indossai una felpa, un jeans e delle converse con un cappello da cui usciva solo un ciuffo di capelli.

-Josh, hai visto il mio telefono?- chiesi a mio fratello che stava facendo colazione.

-No.. oggi andiamo insieme a scuola.-

-Veramente dovevo andare con Abbie ma mi serve il telefono..-

-Lascia stare quella povera ragazza.. ti accompagno io.- si alzò e gli cadde qualcosa dalla tasca, che errore da principiante fratellino.

-Josh!- lo guardai con le braccia incrociate e notò che gli era caduto il mio telefono dalla tasca. Lo raccolsi e c’era un messaggio di Abbie che diceva:

Buon Giorno Meer! Visto che piove ti passo a prendere con la macchina, può venire con noi anche tuo fratello xx

-Cazzo!- sussurrai tra me e me.

-Tu in quella macchina non ci entri.-

-E infatti non voglio..-

-Bene, ora usciamo prima che arrivino..-

-Ma non mi sembra giusto per Abbie, devo avvertirla.-

-La avvertirai una volta a scuola.- mi prese per mano come faceva quando eravamo piccoli e uscimmo con gli ombrelli.

Nemmeno il tempo di fare due giri con la chiave per chiudere la casa che sentimmo il suono di un clacson e nel voltarci c’era una Porsche nera davanti casa, quella Porsche nera.

-Sbrigati Meer!- mi urlò la bionda aprendo il finestrino e annuii.

-Te le cerchi proprio eh?-

-Non posso dirle di no… non voglio.. ‘offenderla’-

-Minchia ti frega, lei lo sa che c’ha una merda di fratello che non puoi vedere.-

-Io vado, se vuoi venire vieni se no no.- lasciai mio fratello in veranda e feci una corsa fino alla macchina per poi entrare e sedermi nel sedile posteriore.

-Buon Giorno.- Abbie ricambiò mentre Louis faceva il fighetto con le sue Ray-Ban e mi scrutava dallo specchietto.

Una volta arrivati parcheggiò la macchina al coperto ed entrammo dal retro nell’istituto stracolmo di ragazzi che giravano per i corridoi.

-Allora, com’è andata ieri?- Una merda, tuo fratello mi ha ricattata per farsi fare i compiti, mi ha dato uno schiaffo…

-Bene. A te?- sorrisi falsamente, ormai ne ero esperta.

 Louis, che era dietro di noi, ci interruppe tossendo.

-Abbie, avviati all’armadietto.. io ti raggiungo.-

-Io devo andare al bagno.- disse lui e si avviò verso i bagni dei maschi.

-Tieni.- gli porsi i libri quando Abbie era sparita tra la folla. Lui li afferrò e si voltò per andarsene.

-Heey.- si rigirò –non credi che un ‘grazie’ ci andrebbe bene ora?- mi guardò da sopra gli occhiali che non aveva tolto nemmeno all’interno dell’istituto ma senza dire niente si avviò al suo armadietto.

 


«Heey amico, è da circa due settimane che non scrivo e va già meglio: Louis e la sua banda non la vedo in giro da un po’ e quando non ci sono loro nei paragi mi sento meglio, mi vedo sempre più spesso con Abbie ma ultimamente evito di andare a casa sua quando so che c’è il fratello. Sono stata a casa con la febbre questa settimana e oggi è una giornata abbastanza piena.. due ore di letteratura, e in più stanotte non ho dormito.. spero solo di non addormentarmi durante una lettura, potrebbe essere la mia fine. C’è il sole, promette bene no? Ora ti lascio prima che mio fratello sale e ti butta dalla finestra. Ciao Bello. » chiusi il diario e lo nascosi come sempre dietro al poster.

-Bro’-

-Heey sorella! Sei pronta per cominciare una nuova settimana?-

-No, non ho affatto dormito e le ultime due ore ho letteratura.. una palla totale.- sbuffai.

-Quanto ci scommetti che ti addormenterai?-

-Non portare sfiga, oggi c’è il sole.. esco prima così magari passo un po di tempo con Abbie. Ciao!- lo saluai e mi incamminai verso la scuola; le lezioni sarebbero cominciate alle 8:15 e avevo tre quarti d’ora di libertà.

-Guarda guarda chi è tornata fra noi.- mi sorrise Abbie che era seduta su un muretto con un gruppo di amici.

-Vieni qui Mer!- James mi fece segno di andarmi a sedere lì con loro.

-Come stai?- chiese Taylor.

-Bene ma stanotte non ho dormito affatto.. mi chiedo come passerò le due ore di letteratura.-

-Guarda il lato positivo, c’è il sole e tra un po’ cominceremo a preparare il teatro per il Natale.- disse Joe.

-Perché?-

-Non lo sai? Ogni anno facciamo uno spettacolo di beneficenza..- continuò. Parlando del più e del meno si fecero le otto e cinque minuti prima rientrammo tutti.

Durante il cambiò dell’ora ero diretta verso il mio armadietto e mentre cambiavo i libri mi ritrovai Joe di fronte.

-Hey Joseph!- gli sorrisi.

-Ciao, senti.. ehm.. visto che oggi c’è il sole che dici se andiamo a farci un giro? – chiese impacciato.

Stavo per rispondere ma qualcuno nel chiudere il proprio armadietto fece un rumore della madonna e mi ritrovai Louis davanti, dopo due settimane di pace tornava a distruggermi la vita.

-Wear! Vieni con me.-

-Possiamo parlare dopo?- lo pregai.

-No, ora. Joe evapora.- spinse via il ragazzo e mi prese il polso ormai viola per i lividi.

-Parliamo dopo..- urlai al ragazzo che guardava la scena.

-Questi sono i compiti che devi farmi per domani e questi sono i temi dei disegni che mi servono.- disse una volta lontani.

-Louis no, N O! Non passerò una giornata di sole chiusa in camera per fare un piacere a te.-

-Lo sai che..-

-Non me ne frega un cazzo di quello che fai o non fai. Lasciami stare..- cercavo di liberarmi dalla sua presa ma più mi muovevo più lui stringeva come una morsa d’acciaio che ‘mangia’ la carne fino ad arrivare all’osso.

Lui si mise a ridere, si a ridere.

-Lasciami mi fai male!- dissi con le lacrime che volevano uscire.

-Non vuoi fare i miei compiti? Oggi verrai a casa mia.- allentò la presa lasciando scorrere nuovamente il sangue,

-E’ da due settimane che ti conosco e già mi rendi la vita impossibile.. ora vuoi anche rovinarmi una giornata di sole in cui avrei girato Londra con un mio amico.-

-Si!-

-E’ suonata la campanella.. posso rientrare in classe?-

-Tu oggi vieni a casa con mia sorella e non si discute.- mi lasciò.

-Contaci!- detto questo sgattaiolai in classe non essendo psicologicamente pronta a due ore di Letteratura.

 



Buoon Cioorno c:
Si, questo capitolo è una merda totale ma nel prossimo mi farò perdonare.
Non allargerò molto lo spazio autrice ma voglio solo ringraziare le lettrici che recensiscono e le lettrici
silenziose di questa storia... aspetto una vostra recensione, sincera.
Sciauu (:
-Louisa

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter four ***



Image and video hosting by TinyPic


‘Mer! Alle 4 da me, ok?’

‘Scusa, ma alle quattro esco con Joe.’

‘Ti prego!!! Solo oggi, stasera ho un appuntamento e ho bisogno di te.’

‘No. No. No. E’ il mio primo appuntamento e non mi va di rivedere quel cretino di tuo fratello’

‘Oggi non ci sarà, perciò l’ho chiesto a te.. andiamoo, per favore’ Sbuffai rumorosamente.

‘Ok’ chiamai Joe e mi finsi malata, che merda oh. Mi lascio sempre convincere dalla gente..

-Dove vai?- fece mio fratello dal divano vedendomi scendere le scale.

-Da Abbie.- infilai le converse nere basse e presi la borsa.

-Dammi il telefono.-                        

-Perché?-

-Voglio prima assicurarmi che il fratello non ci sarà.- Prese il telefono di casa e cercò il numero nella rubrica.

-L’ho sentita non preoccuparti.- gli schioccai un bacio sulla guancia per rassicurarlo e uscii.

Arrivai fuori casa di Abbie in poco tempo. Busso o me ne torno a casa?

Mi guardai intorno titubante e bussai.

Aspetta, lo stavo facendo davvero? E se quei messaggi non li aveva mandati lei? Louis non voleva che uscissi e mi aveva detto di andare a casa sua; poi Abbie mi avrebbe detto di un appuntamento..

Troppo tardi. Il cancello si aprì e così la porta di casa. Attraversai a piccoli e lenti passi il vialetto con le gambe tremanti per poi battere i piedi sullo zerbino con scritto ‘Welcome’ e spingere la porta.

-Permesso?- nessuno.

-Abbie!!- silenzio. Feci un passo avanti, due, tre.. mi sporsi in salotto e vidi loro.

-Ciao.- sussurrai con voce tremante.

-Wears!-

-Abbie.. Abbie è sopra?-

-Abbie è da mia madre, torna stasera.- sorrise maliziosamente Louis.

Aprii la bocca con l’intenzione di parlare ma non uscì nessun suono e Louis tirò fuori dalla tasca il cellulare della sorella. Sgranai gli occhi.

-Io.. è meglio che vada…-

-Hey ragazzi, scusate il ritardo. Ecco le chiavi Lou.- fece Liam entrando e lanciando le chiavi di casa all’amico –oh, ciao Meredith, resti con noi?-

-Ciao.. io.. io stavo andando via..- balbettai.

-Andiamo, resta con noi.- mi soffiò Zayn nell’orecchio facendomi rabbrividire per poi dirigersi verso la cucina.

Incazzata come stavo avrei potuto castrarlo quel coglione montato. Camminai, anzi, corsi verso la porta di casa piegando la maniglia. Non si aprì. Ora ero sul serio nervosa, la piegai più volte sempre più nervosa e con la mano tremante.

-Non si apre eh?- sentii dirmi alle spalle. Mi voltai e c’era Louis appoggiato al muro sorridente, minchia ride?

-Giuro che se non mi fai uscire ti castro.- ringhiai.

-Non ti scaldare dolcezza.- disse avvicinandosi.

-Per..per favore Louis..- sussurrai con il naso che mi pizzicava rabbrividendo al suo tocco.

-Non preoccuparti dai, non vogliamo farti niente.. è stato solo uno scherzo.- rise.

-Ok..- mi sforzai a ridere –ora posso andare vero?-

-Ormai sei qui, resta con noi.- mi mise un braccio intorno al collo e mi portò nuovamente in salotto.

-Ragazzi, lei resta con noi.- mi spinse sul divano e caddi tra Harry e Liam. Guardai a destra, dopo a sinistra, deglutii. Poi guardai Louis quasi supplicandolo.

-Non sei costretta a rimanere se non vuoi.- disse gentile Liam che fu subito fulminato da Louis.

-Voglio andare a casa.- mi rialzai.

-No.- disse Zayn spingendomi di nuovo sul divano.

-Andiamo ragazzi..-

-Liam, devi smetterla di fare il gentile con tutti. Così non avrai mai ciò che vuoi.- il ragazzo abbassò lo sguardo.

-Perché devo rimanere?-

-Booh, te l’ho detto, ci divertiamo a farti incavolare.-

Incrociai le braccia sotto al petto rassegnata e cominciai ad ascoltare i ragazzi.

-Che si fa ragazzi?-

-Che ne dite se facciamo una gara di rutti?- suggerì Niall entusiasta.

-Facciamo scegliere a Meredith.- fece Louis in aria di sfida. Poi non capisco perché, quale sfida? Boh.

-Che ne dite se invece della gara di rutti, vi vestite da principessa e facciamo un video? Sai quante visualizzazioni se lo mettiamo su you tube..-

-Oppure, buttiamo te in piscina!- Ok.. stavano scherzando.. AHAHAHAHAH.. Giusto?

Mi stavano fissando sorridenti e io li guardavo impaurita.

-Ragazzi.. faccio tutto quello che volete ma l’acqua no. NO NO NO!- si erano alzati, si stavano avvicinando. Ecco, ero in braccio a Louis. Mi aveva presa tipo sacco di patate e mentre io urlavo e tiravo pugni e calci a vuoto i ragazzi incitavano da dietro l’amico tranne Liam che veniva in silenzio.

AAAAAH! Dio che gelo!

-COGLIONI!- urlai annaspando tipo cane, cercando ti aggrapparmi a qualcosa mentre i ragazzi ridevano.

-Vieni su..- aprii gli occhi e c’era Liam che mi porgeva la mano; la afferrai e una volta su mi avvolsi nel telo che mi porse.

-Grazie..-          

-Cavolo Liam!-

-C’ha ragione lei ragazzi, siete una banda di cretini.. come fanno a farvi ridere queste cose?- mi mise un braccio intorno al corpo stringendomi notando che mi stavo congelando.

-Sfigato..- lo spinse via Louis strattonando me.

-Dentro ragazzi.- entrammo.

-Posso andare in bagno?-

-Vieni, ti accompagno..- fece Liam.

-No, vado io.- come prima Louis spinse via l’amico e mi prese con forza per un braccio.

-Asciugati e mettiti questi.. io ti aspetto fuori.- mi porse i vestiti della sorella e una tovaglia e chiuse la porta.

Mi guardai allo specchio e cominciai a sfilarmi la maglia, poi, giusto per esserne sicura, la poggiai sulla maniglia in modo da coprire la serratura.

Messi i vestiti di Abbie, asciugai i capelli. Mi riguardai allo specchio e feci una smorfia davanti alla massa di capelli ricci per poi uscire.

-Fatto?-

-Si..- abbassai la testa e seguii in silenzio il ragazzo per poi mettermi seduta in un angolo del divano.

-Finalmente! Ora che si fa?- fece Niall.

-Gara di rutti. La coca?-

-In cucina. Meredith valla a prendere.- mi alzai in silenzio e andai a prendere la coca-cola.

Riempirono sei bicchieri, perfetto, ora ero costretta a fare quel gioco cretino con loro.

-Niall, prima tu.- bevve il bicchieri tutto d’un fiato e fece uno di quei rutti che non si scordano facilmente. Feci una faccia schifata.
-Che c’è Wears? Forza prova tu..- Louis mi porse il bicchiere e cominciai a bere.
-Forza..-             
-Non mi viene ragazzi.- poi misi una mano sulla bocca sentendolo salire e…
-Wao!-
-Non era male eh- risero insieme contagiando anche me. Aspetta. No Mer, loro sono cattivi, senza cuore, no.
Devo ammettere che mi divertii a giocando a quei loro giochi stupidi, pian piano si fecero  le sette e mezza  e ormai le avevamo fatte d tutti i colori; beh, io ero restata sul divano a sbellicarmi dalle risate mentre loro sparavano cazzate e si lanciavano patatine, Abbie si sarebbe incavolata di brutto.
-Ora… ordiniamo una bella pizza.- fece Louis alzandosi per prendere il telefono.
-Louis, io vorrei tornare a casa.. e poi mio fratello non vuole che faccia tardi.- mi alzai e per poi sistemare la maglia e mettere la borsa a tracolla.
-E’ una pizza, dici a tuo fratello che mangi qua scusa.- si alzò.
-Non.. non mi sento bene..- mentii.
-Magari possiamo riaccompagnala a casa.- si alzò anche Liam.

Louis era davanti a me, zittì l’amico e si avvicinò lentamente guardandomi dall’alto.

Stavo tremando, avevo paura di una reazione negativa, uno schiaffo.. booh.

Senza dire niente mi posò le labbra sulla fronte, come una mamma fa con il figlio per controllare se ha la temperatura alta. Irrigidii e sbarrai leggermente gli occhi stranita per quella sua reazione e come me anche i ragazzi restarono scioccati.

-Non hai niente, ti riaccompagno io appena finiamo.- mi mise una mano dietro la testa e mi sorrise, per poi spingermi  in avanti quasi dolcemente.

-Amico stai bene?- chiese Harry all’amico mentre si incamminavano verso la cucina.

-Già.. sei strano..- fece Zayn.

-Sto bene ragazzi.- io mi ero imbambolata in salotto e non li seguivo, stavo ancora pensando a quel suo gesto… alquanto strano. Era… si, era dolce.

-E tu? Muoviti forza.- mi prese per il polso strattonandomi e andai a sedermi in cucina. Io ho detto dolce? Quando? Pff che animale, oh.

-Senti.. mio fratello non vuole che io stia qui.-

-Ha paura di noi? AHAHAHAH che sfigato.-

-No coglione.-mi coprii la bocca per via di quello che avevo detto si era arrabbiato e si vedeva da come mi stava guardando.

-Continua.- fece cercando di trattene la rabbia.

-Ha.. ha solo paura per me perché mi trovo sola in una casa che non è la mia con cinque ragazzi. Beh.. lui crede che io sia sola con Abbie.- feci con voce tremante.

-Allora non vedo che problema c’è, tieni.- mi lanciò il telefono di casa che presi al volo –chiama, forza, e metti il vivavoce.- continuò poi.

-Josh? Pronto?-

-Mer! Finalmente oh. Quando torni? Vuoi che ti venga a prendere?- rispose mio fratello dall’altra parte, in italiano. I cinque si guardarono in faccia come per dire ‘Che cazzo ha detto questo?’

-Veramente..- Louis mi strattonò per il braccio per farmi parlare in inglese.

-Veramente, Abbie vorrebbe ordinare una pizza, posso rimanere a mangiare qui?-

-Si ma.. perché parli in inglese? Sai che ci capisco poco, sei tu l’inglesina della famiglia.- rise.

-Voglio migliorarlo, allora grazie.. ciao.- staccai.

-Che ti ha detto quando parlava in italiano?-

-Mi ha chiesto quando tornavo e..-

-Ok ok sta zitta. Liam chiama tu per la pizza.- mi prese il telefono da mano dandolo all’amico.-tu vieni con me..- disse poi per prendermi con forza il polso e trascinarmi su per le scale, mi sentivo morire, non avrei dovuto chiamarlo così.

-Mer, tu come la vuoi?- mi urlò il ragazzo da giù.

-Fai tu!- urlai prima di ritrovarmi in una camera in cui si vedeva solo il letto, il pavimento era ricoperto da vestiti, dischi e altre cose tipo cuffie, caricabatterie, palloni da calcio …

Mi strattonò sbattendomi a muro e bloccandomi il passaggio tendendo le braccia in avanti.

-Scusa Louis, scusami tanto, non volevo chiamarti così, non mi picchiare per favore.- voltai la testa scoppiando a piangere. Lui alzò una mano per darmi uno schiaffo; stette per qualche secondo in quella posizione poi mi guardò, si guardò la mano e diede un pugno sulla porta con tutte le forze che aveva per poi andarsi a sedere sul letto.

-Scusa…- sussurrai io guardandolo.

-Vattene.- non mi mossi.

-VATTENE!- sobbalzai e andai per aprire la porta.

-No aspetta..- mi bloccai per poi voltarmi –mi aiuti con la mano? In bagno ci sono delle bende edella pomata.- disse mostrandomi il livido sulla mano con cui aveva dato il pugno.

-Si.. aspetta.- andai in bagno e poi tornai con della pomata e delle bende. Mi porse lentamente la mano, si era fatto un bel livido. La medicai al meglio.

-Grazie..- sussurrò alzandosi –va a lavarti la faccia e vieni giù.- feci come mi aveva detto e andai dai ragazzi.

-Posso aiutarvi a sistemare la tavola?- dissi con l’intensione di preparare a modo la tavola, di solito ero io che facevo queste cose in casa, quindi.

-Ehh? Mangiamo in salotto..- suonarono al campanello –ecco la pizza.. Louis mi da i soldi? Sono al verde.-

-Logicamente fin quando non ti danno la paghetta ti pago io tutte le schifezze che mangi, tieni vah.- sorrise lui porgendo i soldi al biondo cercando di non mostrare il dolore alla mano destra.

Ci sedemmo sul divano e i ragazzi misero un film, un horror, e io mi cago sotto solo a sentire i titoli di ‘sti cosi..

Cominciammo tutti ad addentare la nostra fetta di pizza, tutti tranne Louis che doveva mangiare con la mano sinistra, e la cosa non era facile.

-Vuoi.. vuoi una mano?- sussurrai guardandolo.

-No.- rispose freddo.

Dopo dieci minuti stavamo tutti alla seconda fetta di pizza e lui ancora a metà della prima. Lo guardai titubante, sperando di non sbagliare, per poi sedermi accanto a lui e prendergli la pizza dalle mani. Imboccarlo sarebbe stato troppo strano, quindi la arrotolai e gliela porsi, almeno quando mi feci male alla mano la mangiavo così la pizza, quella vera però.

-Grazie.- sorrisi e tornai al mio posto. Si, mi aveva picchiata, costretta a fare i suoi compiti e i chiusa in casa ma sono fatta così, cerco di essere gentile con tutti.

-LOU! SONO A CASA!-

-Oh cazzo..- sussurra tra se e se. Si guarda intorno e fa una faccia preoccupata. –Ragazzi, sistemate tutto, in fretta.- sistemammo più velocemente possibile ma, per la coca sul tappeto e la puzza di cibo non c’era rimedio.

-Il tappeto.- ci guardammo in faccia poi Zayn prese il tappeto e lo lanciò a me.

-Che devo fare?- lo lanciai a mia volta a Liam. Lui lo lanciò e lo lanciò ad Harry.

-Basta. Niall..- lo lanciò a Niall che confuso lo lanciò dalla finestra.

-Trattenete le risate ragazzi, dopo lo recuperiamo.- dissi –c’è un profumo o qualcosa?-

-Per la casa?-

-Noo..- risi silenziosamente. Poi mi ricordai di avere una boccettina di profumo nella borsa e lo sparsi un po’ ovunque. Poteva andare.

-Ci sono anche i tuoi amici? Spero solo di ritrovare tutto come l’avevo lasciato. Che hai alla mano?- sentivamo le loro voci sempre più vicine.

-Ciao rag.. Meredith!- corse verso di me abbracciandomi –Che ti hanno fatto?-

-Così mi ammazzi..- risi –sto bene.-

-Perché sei qui? Ti hanno costretta? Che ti hanno fatta piccola mia..- continuò accarezzandomi le guancie.

-Cavolo Abbie sto bene. Mi hanno fatto uno scherzo e poi sono rimasta qui.-

-Ah.. perché hai i miei vestiti?- cercai un aiuto dai ragazzi che mi fissavano e aspettavano una risposta.

-I miei si sono bagnati.. si, mi è caduta dell’acqua addosso.- non sono mai stata brava ad inventare scuse ma fortunatamente mi  credette.

-Ciao ragazzi.- disse una donna entrando in salotto –Oh.. e tu chi sei? La fidanzatina di Lou? Io sono la mamma di questi due, mi chiamo Jay.- io e Louis arrossimmo come due bambini spinti a parlarsi dalle madri  (posso capirlo D:) mentre i ragazzi trattenevano le risate.

-Ehm.. no, sono un’amica di Abbie. Mi chiamo Meredith, piacere signora.- sorrisi porgendole la mano che strinse.

-Piacere mio.- ricambiò il sorriso –io e Abbie andiamo a cambiarci e torniamo.-

-Ora accompagno lei a casa.-

-Allora è vero che è la tua fidanzatina.- rise.

-Mamma basta.-

-Ok, ok. Ciao Meredith.-

-Ciao mer.-

Quando se ne andarono i ragazzi scoppiarono a ridere ma furono subito fulminati da Louis.

-Louis se disturbo posso anche tornare a piedi.-

-Non preoccuparti, andiamo..-

-Ok, ciao ragazzi.- li salutai con la mano per poi seguire Louis in garage.

No aspetta, avevo davvero detto di si?

-Riesci a guidare?-

-In che senso? Dici che non so guidare?-

-No no, per carità. Ti sto solo chiedendo se ti fa tanto male la mano.-

-Perché fai la gentile eh?-

-Non riesco a fare il contrario, ecco. Allora?-

-Sto bene.- arrivammo in cinque minuti da me e parcheggiò fuori al viale di casa.

-Grazie per il passaggio, ciao.- stavo per uscire ma mi fermò, di nuovo.

-Quello che è successo a casa mia rimane lì. Non sei mai stata con noi, io non ho dato un pugno sulla porta e non ti ho mai.. beh si quella cosa lì.-

-Non hai mai visto se avevo la febbre? AHAHA Ok, è alquanto strano che vado a casa di un ragazzo che mi rende la vita impossibile e questo mi poggia le labbra in fronte per vedere se ho la febbre.- risi io ma lui rimase serio. –Comunque.. il tappeto di casa dovrebbe essere in giardino, e per quanto riguarda  i miei vestiti, puoi portarmeli domani a scuola?-

-Ok, vedo che hai capito, domani ti do i compiti che devi farmi, ora scendi.- domani ti do i compiti? Domani ti do i compiti? Glieli avrei ficcati dove dico io i compiti. Uscii incavolata sbattendo la portiera ed entrando in casa; poi, per non dover rispondere a troppe domande di mio fratello, mi feci una doccia calda e mi infilai sotto le coperte con il pc.

 

Yoooo I'm here!
Sono strafelice che la storia comincia ad avere più recensioni e visualizzazione
e vorrei ringraziere tutti, mi fate sentire realizzata c,:
Che ne dite di questo capitolo? Per scriverlo mi fa sulserio male la mano çç
Vi ha sorpreso il comportamento di Lou?
Rispondetemi in una recensione, magari più lunga di 10 parole perchè altrimenti me la manda nei messaggi.
Ok, ora non so più che scrivere..
So..
Sciaao Bele <3<3
-Louisa

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter Five ***


Image and video hosting by TinyPic

 

-Meredith svegliati cazzo.-

-Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile..- dissi ancora mezza addormentata.

-Mer, sono le otto meno dieci.-

-Che?? Perché non mi hai svegliato prima coglione.- mi scaraventai in bagno, i vestii e uscii di casa senza aver fatto colazione.

Arrivai fuori scuola appena era suonata la campanella ma mentre tutti salivano, i ragazzi più grandi stavano ancora fuori.

Attraversai a passo svelto il vialetto, senza mio fratello che era andato a scuola prima, cercando di non incrociare lo sguardo di quei cinque. Fortunatamente, anche se mi avevano visto, non mi seguirono.

Corsi verso l’armadietto per prendere i libri e una volta in classe una bella ramanzina per il ritardo non me la toglieva nessuno.

-Signorina Wears, ancora una volta in ritardo. Già siamo a tre, vedo che l’anno è cominciato male eh? Oggi resta in teatro ad aiutarci con i preparativi per le varie manifestazioni di quest’anno, insieme naturalmente agli altri ragazzi in punizione e al club di teatro, così potrai riflettere sui vari significati della frase ‘Si arriva in orario a scuola’.- mi rimproverò la signora Evans. Era la prof di teatro e letteratura.. che palle.

-Si, mi scusi prof.- andai a sedermi al mio posto e cominciarono ad arrivarmi messaggi su messaggi.

‘MEER! Che ne dici se oggi ci vediamo? Il tempo non promette bene quindi possiamo andare a fare shopping, magari quando termina la punizione puoi venire a casa mia e ci accompagna mia madre che resta a quì per qualche giorno. Abbie xx’

‘Scieerto. Magari ti chiamo appena esco..’ risposi.

‘Ok, però andiamo alle 6:00, prima ho i corsi di danza’

‘Sorellaa. Oggi vado a studiare da un amico, ti dispiace restare a casa da sola?’ scrisse poi Josh.

‘Non preoccuparti bro’, tanto sono in punizione e appena esco vado al centro commerciale con Abbie.’

E così passai tutta l’ora di letteratura e anche le seguenti.

Finite le cinque ore andai in teatro.

-Salve signora Evans, che faccio?- dissi posando la borsa con i libri.

-Va da quei ragazzi e aiutali con la sceneggiatura.- mi avvicinai a loro, presi carta e penna e insieme cominciammo a buttare giù idee e bozze per la sceneggiatura.

-Wears ha fatto la cattivella oggi, in punizione?-

-Ciao anche a te. Che vuoi?- risposi bruscamente senza guardare in faccia il ragazzo e continuando a disegnare sulla tela della scenografia.

-Perché sei in punizione?-

-Ritardo.-

-Guardami negli occhi quando ti parlo.-disse prendendomi i capelli per girarmi.

-Mi fai male..- portai una mano dietro la testa per fargli lasciare la presa e quando toccai la sua mano lasciò i capelli.

-Non ti eri fatto male alla mano?- chiesi massaggiandomi la nuca.

-Sta zitta.- prese un pennello e si sedette accanto a me cominciando a ripassare di nero le linee che avevo già disegnato.

La sceneggiatura era magnifica. Dopo aver lavorato tutte e due le ore della punizione avevamo finito tutti i disegni e i dettagli, eravamo un gruppo di sei di noi, tutti di classi diverse. Ora doveva solo essere colorato, cosa che avremmo fatto il giorno dopo.

-Ragazzi,la punizione è finita. Tornate a casa, ci vediamo domani.- disse la signora Evans al suono della campanella prendendo la borsa.

Pioveva, magnifico no? Ero all’ingresso con i bidelli che mi maledicevano perché dovevano chiudere la scuola.

-Te ne vai o no? Noi dobbiamo chiudere. Se proprio vuoi aspettare vai nel parcheggio.-

-Ok ok me ne vado. Arrivederci.- tirai su il cappuccio della felpa e cominciai a correre, in pochi minuti mi fermai stremata sulla porta di casa mia.

 Infilai una mano nella tasca sinistra sicura di trovare la chiave ma non c’era. 'Sarà in quella destra' pensai.. non era nemmeno lì.

Cominciai a frugare nella borsa ma niente, c’era di tutto tranne la chiave. Ora cominciavo a dare di matto, anche perché tra un'ora sarei dovuta andare da Abbie e non avevo un ombrello. Feci il giro della casa cercando qualche finestra aperta, poi cercai nei vasi e sotto allo zerbino con la speranza che uno dei miei genitori avesse nascosto la chiave lì ma niente.

Mi girai di scatto al suono di un clacson a me conosciuto e trovai la porche nera di Louis davanti al vialetto. Ormai io e la sfiga camminiamo a braccietto.

-Devi vederti con mia sorella oggi?- urlò abbassando il finestrino. Annuii.

-Vieni a casa o ti fai tutta la strada a piedi sotto la pioggia?- continuò.

-Non preoccuparti.- risposi insicura.

-Andiamo, sta piovendo a dirotto e tu devi venire a casa mia, non credi che sia più intelligente andarci con la macchina?-

Se andavo a casa sua avrei dovuto aspettare un'ora, se sarei restata lì avrei passato quell'ora congelandomi e a correre sotto la pioggia.

-Hai fatto la scelta più saggia Wears.-

-Saggia?- risi entrando in macchina.

-Si, saggia.-

-Ok.. come dici tu.-

Silenzio, mi piaceva il silenzio ma era alquanto imbarazzante.

-Allora.. come mai in punizione oggi?- dissi abbassando sulle mani le maniche della felpa per non congelarmi.

-Non credo siano fatti tuoi. Hai freddo?-

-No..-

-Ti stai congelando.- accese l’aria calda.

-Grazie.- gentile, no ma prima mi rispondeva male, mi usava per fare i suoi compiti, mi prendeva per i capelli e poi si preoccupava per me.. era strano. –Da quando ti preoccupi per me?-

-Se vuoi che la tolga dimmelo, e poi ho freddo anche io.-

-Ok.. posso farti una domanda?-

-Spara.-

-Puoi guidare? Non mi risulta che tu sia maggiorenne.-

-Altra cosa che non dovrebbe interessarti.- parcheggiò accuratamente la macchina sul retro, probabilmente nel garage c’era la macchina della madre.

-Mamma sono a casa.- disse entrando.

-Finalmente Lou. Di nuovo in punizione?- disse la donna uscendo dalla cucina –Ciao Meredith, Abbie non c’è, ma se vuoi restare.. mi sembra che tra un po’ dovete uscire giusto?-

-Si..- risposi timidamente. Ecco il mio più grande difetto, ero timidissima, arrossivo quando parlavo con le persone sconosciute o quando mi salutavano..

-Non aveva ne un ombrello ne le chiavi di casa, così l’ho accompagnata io qui. Vado su a studiare, Mer vieni con me?- Mer? E il Wears con aria da figo?

-Certo..- sapevo che non potevo dirgli di no.

-Da quanto studi e fai il bravo ragazzo?- mi sedetti sul letto.

-Da quando c’è mia madre.. fortuna che ora torna a casa.- mi guardò –chi ti ha detto di sederti sul mio letto?- mi alzai di scatto.

-Scusa.- mi toccai il braccio arrossendo nuovamente, fanculo alla pelle chiara.

-Scherzavo dai. Siediti.- rise e ritornai a sedermi più tranquilla.

-Allora, domani ho arte, non riesco a disegnare con la mano che mi fa male.-

-A guidare ci riesci? A mangiare ci riesci? A picchiare i poveri ragazzi innocenti ci riesci? Ora fatti il disegn da solo.- sbuffò rumorosamente e cominciò a prendere il materiale per disegnare.

La matita gli scivolava da mano e non riusciva a cancellare.

-Fa vedere su..- mi alzai e mi sedetti accanto a lui.

-Non ce la fai proprio a non fare la gentile eh?-

-Posso cambiare idea. Che devi fare?- indicò una figura sul libro di arte.

-Bene..- cominciai a disegnare sotto l’occhio vigile del ragazzo che mi correggeva ad ogni errore, avrei tanto voluto prenderlo a schiaffi ma dettagli.

-Prima o poi la prof se ne accorgerà che i disegni non li fai tu.-

-Prima o poi?-

-Prima.-

-Non credo visto che tutti i disegni che ho da fare me li fai tu dall’inizio dell’anno.- sbuffai –e non sbuffare.-

-Vedi.. quando disegni tieni la mano leggera che se calchi troppo e fai dei solchi nel foglio oltre a venire una merda il disegno si vedranno le cancellature..- mi girai dopo aver detto ciò, mi fissava.

-Non fissarmi, guarda il disegno Louis.- ritornai a disegnare ormai rossa.

-C’è qualcuno che mi ordina di non fissarti.-

-No, ma se guardi il disegno capisci come disegnare, almeno nell’ora di arte quando non ci sono.-

Sentimmo bussare alla porta che si aprì lentamente.

-Ragazzi, io vado a prendere Abbie, nel frattempo che aspettate vi ho portato qualcosa.- mise sul tavolo un vassoio con due cioccolate calde e due fette di torta al cioccolato.

-Grazie mamma.- la madre cominciò a sistemare la camera canticchiando allegramente.

-Mamma..-

-Aspetta un attimo tesoro..- la donna si abbassò per prendere le cose sotto al letto e tirò fuori boxer a righe blu e grigie. –e queste? Da quanto tempo sono lì sotto eh?- la madre lo guardò con sguardo di rimprovero, ma era anche divertita dalla situazione.

-Dammele..- Louis prese i boxer dalla mano della madre arrossendo mentre io cercavo inutilmente di trattenere una risata.

-Sistema che dopo ne andiamo a comprare altre da topman. Scusa cara..- uscì dalla stanza e io scoppiai a ridere.

-Non c’è niente da ridere.- si sedette nuovamente accanto a me. –che stavi dicendo?-

-Che non devi calcare quando disegni..-

-Va bene ho capito, mangiamo?- annuii a cominciammo a mangiare.

-Tua madre è un’ottima cuoca.. è buonissima.- chiusi gli occhi per assaporare la torta. Quando ebbi finito cominciai a sorseggiare la cioccolata ma quando staccai le labbra dalla tazza lui si mise a ridere.

-Che ho? Perché ridi?-

-Tu..- si indicò il labbro e scoppiò nuovamente a ridere. Lo toccai ed era umido, non ci voleva molto a capire che avevo un baffo di cioccolata.

Misi istintivamente la mano sul vassoio per prendere un fazzoletto ma non ce ne erano più, mi voltai e li aveva Louis in mano.

-Saresti tanto gentile da darmi una salvietta, per favore?-

-No..- rise ancora, quella sua risata cominciava ad essere un tantino irritante.

Mi ritrovai a corrergli dietro nella stanza.

-Dammi un fazzoletto Louis..- ringhiai quando era di fronte a me dall’altra parte del letto.

-Prendilo.- buum, giù dalla finestra.

-Stronzo.-

-Ripetilo.-

-Scusa..- cercai di pulirmi con le mani ma odiavo sporcarmi e facevo smorfie strane.

-Aspetta..- mi si avvicinò e mi pulì le labbra con il pollice, poi se lo pulì su un fazzoletto che aveva in tasca.

Diventai rossa. Di nuovo.

-Sei rossa Mer.- si sedette al suo posto con le mani in tasca continuando a fissarmi.

-Perché sei così dolce? E perché mi chiami Mer?-

-Vuoi uno schiaffo?- ritornai silenziosamente a sorseggiare la mia cioccolata e quando arrivò Abbie andammo insieme al centro commerciale.

 

Saalve pimpe belle c:
Mi rendo conto che il capitolo è corto un po' banale ma oltre a studiare
per fare bella figura con i miei sto cercando di organizzarmi
per riuscire a prendere il biglietto per il concerto dei ragazzi..
Voi ci andrete?
Alluora, ritornando al capitolo, che ne dite?
Ditemelo se fa schifo e accetto qualsiasi consiglio per migliorare la storia.
Ringrazio tutte e aspetto una rvostra recensione.
Per chiedermi qualsiasi cosa scrivetemi quì o su twitter, sono @xmalikiko.
Ciiaaaauuuuu ccccc::::
*mi avete persa D:*
Louisa-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter Six ***


Image and video hosting by TinyPic

 

-Buon giorno a tutti ragazzi!-

La classe si alzò in piedi all’entrata del professore d’inglese che quando si sedette ci fece segno con la mano di fare la stessa cosa.

-Come sapete..- diede un’occhiata a un foglio che aveva preso dal registro di classe -..ci sarà una gita a breve, non è passato molto tempo dall’inizio della scuola ma riguarda la rappresentazione teatrale che farete prima di Natale.- alzò gli occhi dal foglio scrutando la classe.

-Di che si tratta?- chiese Natalie per rompere il silenzio che si era creato.

- All’inizio avevamo optato per la Tempesta ma alla fine andremo a vedere Romeo e Giulietta.-

Oddio che meraviglia. Forse ero l’unica in quella classe felice visto che mentre gli altri sbuffavano a me brillavano gli occhi, amavo leggere e amavo Romeo e Giulietta.

Passammo l’ora a leggere e a parlare di questo e l’ora seguente, quella in cui avremo fatto letteratura, vedemmo il film. Ohh che meraviglia.

La campanella suonò e avevamo mezz’ora di pausa. Io andai in cortile, mi sedetti sull’erba e cominciai a leggere un libro che avevo appena comprato, Il ritratto di Dorian Gray. Me ne ero innamorata ma non ero mai riuscita a leggerlo nella lingua originale.

-Hey Mer, che leggi?- chiese Abbie sedendosi accanto a me addentando la sua mela.

-Il ritratto di Dorian Gray.- sorrisi voltando pagina.

-Ahh, è una palla, l’abbiamo letto l’estate scorsa.. oggi è venerdì, che si fa?-

-Non so..-chiusi il libro sistemando una striscetta di cartoncino vellutato rosso dove ero rimasta –forse oggi esco con Joe visto che il tuo amato fratello mi ha tenuta chiusa in casa la settimana scorsa.-

-Ok. A proposito di mio fratello, l’hai visto?-

-No e non mi va di vederlo, come sta con la mano?-

-Meglio, ma gli fa ancora un po’ male.-

 -Hey ragazze, oggi uscite?- chiese mio fratello guardandoci dall’alto.

-Io esco con Joe…- gli risposi leggendo un messaggio che diceva.

‘Allora oggi passo a prenderti alle 4,30. Joe :) xx’

-E tu Abbie?-
-Sono sola e abbandonata, anche le altre non ci sono..-
-Allora che dici se andiamo al cinema?-
Hey hey hey, mio fratello con la mia migliore amica, e chi se lo aspettava.
-Certo.- sorrise la ragazza timidamente.

-MEREDITH SCENDI, C’E’ JOE.-
Oh merda. Oh cazzo, Oh porc… contieniti Mer.
Diedi una veloce occhiata all’orologio che segnava le 16:20, perché era già qui? Cominciai a dare di matto, andavo avanti e indietro nella camera senza sapere cosa fare.
Il lucidalabbra. Lo presi in mano, lo aprii.. aspetta. Io ho sempre odiato i lucidalabbra.
Andai in bagno e aprii nervosamente la fontana sciacquandomi la faccia. Rimasi a guardare la mia immagine riflessa nello specchio, che merda.. per sistemarmi un po’ misi un sottile filo di fard non troppo scuro e scesi.

-Hey Joe..- diedi un bacio sulla guancia al ragazzo e poi, arrivò lui, l’uomo più temibile sulla faccia della terra, mio padre.
Mio padre non mi aveva fatta uscire ne fatta andare a scuola fino all’età di quattordici anni, prendevo lezioni private a casa e uscivo solo con lui. Era gelosissimo. In mente sua pensava che fossi troppo ‘bella’ per uscire e si preoccupava; pelle chiara, capelli scuri, labbra rosse, una specie di Biancaneve.
-Bene bene, chi è lui?-
-Joe, piacere.- il ragazzo gli porse la mano ma mio padre non la strinse incrociando le braccia.
-Oh mamma.- mio fratello trattenne una risata –si mette male Joe..- ora lo aveva impaurito.
-Questa qua- mi indicò –non è mai uscita da sola con un ragazzo, non ha mai dato il primo bacio e nessuno non l’ha mai toccata con un solo dito.-
Sentivo le guance in fiamme. Sarei voluta sparire, sprofondare. Perché quando la cerchi la morte non arriva mai?
-Signore, non si deve preoccupare, andiamo solo a fare un giro.-
-Meglio per te ragazzo, meglio per te. Muoviti tu prima che cambi idea.- presi la borsa e uscii di corsa seguita da Joe.

-Voglio morire. Perché tutto a me? Perchèè?-
-No dai..- trattenne una risatina –mi dispiace per te che hai un padre così.- due secondi e scoppiammo a ridere.
-Allora..-
-Allora.- scoppiammo nuovamente a ridere.
-Nervosa?-
-Un po’.-
-Sei rossa..-
-Lo sono sempre. Allora, dove andiamo?-
-Londra in un pomeriggio non si può visitare, quindi andiamo allo starbucks e magari a passeggiare sul tamigi, poi qualche altro giorno andiamo al London eye- sorrise.
-Ok..-
Arrivammo allo starbucks e prendemmo due frappuccini da portare e cominciammo a passeggiare lungo il Tamigi. Per quel pochissimo che avevo visto la città mi piaceva, non come Napoli ma era una bella città. Promisi al ragazzo che un giorno gli avrei fatto visitare Napoli ed era entusiasta di questo, ecco perché decidemmo di organizzare per la prossima estate una gita in Italia. Nella mia vecchia casa ora ci abitava mio zio e durante le vacanze lui va a fare sempre viaggi in luoghi esotici, quindi la casa era libera.
-Ci sediamo?- annuii
-Che succede con il fratello di Abbie? State insieme?- chiese facendomi arrossire.
-Ehh? No.- scoppiai a ridere.
-Ahh, ok..-
Il telefono vibrò e lo estrassi dalla tasca, era un messaggio anonimo.
‘Dove sei?’ chi cavolo è questo ora.
‘Chi sei?’
‘Un amico’
‘Chi amico?’
‘Vuoi rispondere alla mia domanda?’
‘Sono a fare le trecce al mio unicorno viola, e poi devo dar da mangiare al mio panda.’
non rispose. Cavolo, ma da dove mi uscivano ‘ste cose?
-Scusa, devo rispondere al cellulare..- indicò il telefono che squillava.
-Non preoccuparti.- sorrisi e si allontanò.
-Hey Mer.- strabuzzai gli occhi. No Gesù, giuro che pregerò tutte le sere e che andrò a messa tutte le domeniche; giuro che farò la brava e che studierò sempre..
Mi voltai e sbuffai rumorosamente.
-Lo fai apposta?-
-No, tu non stavi strigliando il tuo unicorno scusa?-
-Come cazzo hai trovato il mio numero?-
-Sono il fratello della tua migliore amica, non è tanto difficile da capire.- disse sedendosi accanto a me come se fosse stata la cosa più normale di questo mondo.
-Per favore possiamo vederci in un altro momento?-
-Mi stai cacciando?-
-No ma..-
-Bene, se non sbaglio è un luogo pubblico e posso rimanere.-
-Per favore.-
-Sei con Joe..- disse guardando il ragazzo che parlava al telefono –Oh, il frappuccino..- lo prese e ne bevve qualche sorso per poi porgermelo.
Feci una faccia schifata, poi tolsi il tappo con la cannuccia e ripresi a sorseggiarlo.
-Andiamo ti faccio tanto schifo?-
-Louis, vattene per favore, perché devi starmi sempre addosso?- staccai le labbra dal bicchiere.
-Boh. Comunque sai che tuo fratello e mia sorella vanno al cinema oggi? Che dici se li raggiungiamo? Non mi piace l’idea che Abbie sta così vicina a tuo fratello.-
Strabuzzai gli occhi. No ma mi stava invitando al cinema?
-No.- ripresi a sorseggiare il frappuccino.
-Meredith ma è un vizio?- fece lui ridendo quando staccai le labbra dal bicchiere.
-Oh merda.- mi voltai e cominciai a frugare nella borsa alla disperata ricerca di un pacco di fazzoletti con i capelli che mi ricadevano davanti al volto.
-Aspetta.- mi voltò il viso con una mano e schiuse le sue labbra sulle mie leccando il baffo di frappuccino per poi staccarsi solo quando sentì tossire.
Ero rossa in viso per l’ennesima volta in quella giornata. Rimasi lì a fissare il nulla cercando di capire il perché di quel gesto; che gli piacessi era da escludere, non ero proprio il suo tipo. Forse l’aveva fatto per dispetto, o solo per farmi arrabbiare.
-Ho interrotto qualcosa?-
-Vuoi a verità Joe? Si, potevi stare un altro po’ al cellulare.- sbottò Louis.
-Ok.. io vado. Ciao Mer, sarà per la prossima volta.-
No. No. No. No, aspetta un attimo.
Troppo tardi. Mi ero risvegliata dal sonno solo quando era già a una ventina di metri da noi e Louis che fa? Si mette a ridere, di nuovo.
-AHAHAHAHAHAH Dovresti vedere la tua faccia AHAHAHAHAHAH- continuò a ridere tenendosi la pancia.
-Non c’è niente da ridere, l’hai fatto apposta..- mi sedetti con le braccia incrociate e lui continuava a ridere.
Ahh basta. Mi alzai e cominciai a camminare facendo finta di non sentire il ragazzo che mi chiamava.
-Allora si va al cinema a spiare mia sorella?- mi urlò.
Mi fermai di colpo e tornai indietro. Lui sorrideva credendo che avevo cambiato idea ma l’espressione che avevo spense quel sorrisetto.
-Tu non vai a spiare nessuno, lascia vivere la vita a quella povera ragazza.- dissi puntandogli il dito contro.
-Come vive la vita se un giorno potrebbe ritrovarsi ingravidata da un coglione.-
-Vanno al cinema e poi devo ringraziare il cielo che mio fratello non è come te.- sbuffai esasperata.
-Tu vieni con me.- mi prese il polso e mi trascinò (trascinò nel vero senso della parola visto che lui mi tirava e io avevo i piedi piantati al suolo), o almeno ci provò, per qualche metro.
-Wears, cammina.-
-No.-
-Non fare la bambina capricciosa, andiamo.-
-Io non ci vengo, vai tu se vuoi.- mi guardò divertito. In effetti facevo ridere; avevo le braccia incrociate sotto al seno, le gambe dritte e la testa alta, tipo bambina che fa i capricci.
-Lasciami subito. Louis William Tomlinson ti ordino di mettermi subito giù.- e mentre io scleravo con la speranza che mi mettesse giù lui salutava come se niente fosse i vecchietti che guardavano la scena.
-Eccoci arrivati. Se ti metto giù scappi?-
-Se la pianti di toccarmi le cosce forse no.- mi mise giù.
-Ti odio.-
-Entriamo. E ricorda, non dobbiamo farci vedere.- mi mise un braccio intorno alla spalla.
-Sai che film vedono?-
-Si, un film su vampiri sdolcinati da far venire il diabete..- poi rivolgendosi alla ragazza alla biglietteria –Due biglietti per.. sto coso qui, New
Moon.- stavo prendendo il portafogli per pagare il mio biglietto ma mi fermò e mi disse di comprare i popcorn e così feci.-
Ci sedemmo in alto in modo da poter controllare, sempre una scelta di Louis. Odiavo il fatto che mi trovavo lì solo per spiare la mia migliore amica e mio fratello e in quel momento odiavo più che mai Louis che mi aveva costretta ad andarci.
I due erano già seduti al loro posto e Louis scrutava la scena aspettando il momento di alzarsi e portare via la sorella.
Il film era bellissimo, lo avevo aspettato ma in Italia non era ancora uscito. Come io guardavo affascinata le immagini del film scorrere sullo schermo, Louis mangiava lentamente tutti i popcorn guardando sul cellulare.
-Non ti hanno detto che il cellulare va spento quando si entra in una sala cinematografica?- gli sussurrai sbirciando sul cellulare, stava su twitter.
-Che perfettina del cazzo che mi sono portato dietro.- posò il telefono e sorrisi soddisfatta.
-Oh merda.. guarda. Quel coglione di tuo fratello ha messo il braccio intorno al collo ad Abbie e lei gli stringe la mano.. ora..- si stava alzando ma gli presi la mano e lo feci sedere.
-No. Tu ora stai fermo, li guardi e ti incavoli; poi, e dico poi, ti tieni tutto dentro e continui a guardare come solo dolci.- si levò un sonoro ‘Shhh’ nella sala e non parlammo più.

FINE PRIMO TEMPO.

Le luci si accesero e si levò un leggero mormorio, mentre c’era gente che si alzava per correre al bagno, sbadigliava, o andava a prendere altri popcorn.
-Si alzano, si stanno alzando.- guardò a destra,poi a sinistra.
-Scusa.- ora era addosso a me, le sue labbra sulle mie. Sentivo qualcosa di strano ma capire cosa poteva essere era difficile. Ero tesa e si vedeva ma chiusi gli occhi lasciandomi trasportare da quel bacio che di casto aveva ben poco. Mi prese i fianchi facendomi sedere sulle sue gambe e attirandomi maggiormente a lui; misi le braccia sulle sue spalle e quando ci staccammo poggiai la mia fronte alla sua.
Per qualche secondo c’eravamo solo noi, e per me c’erano solo i suoi occhi blu. I brividi di paura che mi trasmettevano una volta erano mutati in qualcosa di.. di bello, mi sentivo come una bambina al luna parck.
Scossi la testa per liberarmi da quei pensieri da quei pensieri, troppo buoni a mio parere se si trattava di Louis.. aspetta, e se non era così?
Scossi nuovamente la testa e cominciai a guardarmi intorno.
-Sono usciti.-
-Si.. sono usciti. Nascondiamoci prima che rientrano che poi ricomincia il film.-


-E’ finita finalmente sta palla.-
-Andiamo, era un bel film..- mi stiracchiai.
-Guarda là.- indico Josh e Abbie abbracciati e.. ora si era alzato senza che potessi fermarlo.
-Aspetta Lou..- Lou? L’ho chiamato Lou? -Louis.-gli corsi dietro.
-Vuoi davvero rovinare questo momento a tua sorella? Se si accorgerà che l’hai spiata per tutta la durata del film ti odierà a morte.. rifletti. Tu vuoi un bene della madonna a tua sorella ed è per questo che sei così geloso, ma se non la lasci in pace quel ‘bene’ si trasformerà in odio..-
Strinse i pugni ma poi si calmò e uscimmo sempre cercando di confonderci tra la folla.
-Ti riaccompagno a casa..-
Ormai era buio e non mi andava di tornarci a piedi da sola. Il viaggio in macchina fu breve, anche perché voleva arrivare prima di mio fratello, e una volta fuori casa spense il motore.
-Allora.. grazie del passaggio.- cavolo che scena imbarazzante.
-Di niente, tanto sono di passaggio.-
Si susseguirono una serie di secondi tanto silenziosi che mi sembrarono anni.
-Ehm.. vuoi entrare?-
-Ok.- che stesse aspettando quello? Credo di si.
Parcheggiò la macchina e scendemmo insieme. I miei non c’erano visto che la casa era buia quindi evitai di bussare e usai la nuova chiave, ormai la vecchia l’avevo persa.
-Permesso..-
-Educato il ragazzo.- accesi la luce che illuminò il salotto –siediti. Vuoi qualcosa?-
-No.. ma i tuoi?-
-Se sapevo che erano in casa non ti avrei fatto entrare.- risi –Io mangio da sola con mio fratello.. tanto per non cambiare. Se vuoi rimanere con noi comincio ad ordinare la pizza.-
-Va bene.- detto ciò ordinai la pizza che arrivò a breve e cominciammo a mangiarla.
-Riesci a mangiare?-
-Si, mi fa meno male la mano.-
-Ok..- mangiammo la pizza in silenzio.
-Già che non sai cosa dire e questo silenzio è imbarazzante comincio io a parlare. Domani sera fai qualcosa?-
-Mi stai invitando ad uscire?-
-Può darsi..-
-Sai che sei strano? E poi io non sono affatto il tuo tipo.. in breve non sono una puttanella che esce tutte le sere senza niente addosso.- tolsi le scarpe senza abbassarmi, aiutandomi con i piedi, e ritiuai i piedi sul divano abbracciandomi le gambe.
-Perché secondo te quelle lì sono il mio tipo giusto? Boh, convinta te.- mi mise un braccio intorno al collo facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla.
-Beh, dal tuo comportamento, posso dedurre che sei un puttaniere bullo strafottente…- continuai contandoli sulle dita uno a uno -..e dolce..- sussurrai poi sperando che non sentisse.
Mi strinse ancora di più abbozzando un sorriso e nel frattempo il cuore cominciava a battere tanto forte che restando in silenzio si sentivano i battiti aumentare lentamente, e logicamente, ero rossa.
-Sei rossa di nuovo.- mi guardò dall’alto accarezzandomi la guancia con un dito.
Abbassai lo sguardo tanto per non rincontrare i suoi occhi, quelli che mi facevano perdere la testa e smettere di ragionare ma mi alzò il volto con due dita e mi diede un bacio.
Il cuore era ormai partito, il suo profumo mi inebriava la mente a tal punto di non farmi vedere nei miei stessi pensieri, nel mio stomaco c’erano fuochi d’artificio che scoppiettavano allegramente...
Quando ci staccammo mi sorrise dolcemente ma davanti a noi c’era qualcosa, o qualcuno, che copriva la voce.
-Meredith, ora mi spieghi come mai quell’essere è seduto sul nostro divano ed è appiccicato a te come una cozza...- fece mio fratello guardandoci scioccato.
-Per cominciare, questo essere ha un nome, si chiama Louis..-
-Senti chi parla, che hai fatto oggi con mia sorella?- mi interruppe.
-Non sono fatti tuoi, ora esci prima che rientri mio padre. Anzi, me ne vado in cucina..-
-Perché prima che entri tuo padre?- chiese lui quando Josh fu andato via.
-Perché è più geloso di te quando si tratta di tua sorella..-
-Ah.. ho capito.. allora me ne vado.-
-Ti accompagno alla porta.-
Lo accompagnai fin fuori la porta e lì, visto che io non feci niente, mi diede un veloce bacio a stampo per poi sparire e lasciarmi lì a fissare il vuoto ancora priva di sensi e con il cervello in tilt.

 




YOO SORELLE!
Eccomi quì con il capitolo numero.. ehm... ho perso il conto D:
La mia mente è ancora in tilt perchè sto ancora immaginando il bacio che
però ho descritto una merda..
Che volete da me? Ancora non ho dato il primo bacio quindi
è logico che è descritto una merda u.u
Poi per la storia del padre geloso è una cosa vera che
è capitata ad un'amica di mia madre, poverina, ora ha ventotto anni e il padre l'ha
lasciata solo dopo il matrimonio con un uomo più grande che non ha mai visto da sola..
Ok, ora la smetto di raccontare i cazzi della gente e comincio a parlare del capitolo.
Si sono baciati.
So che sto andando trooopo in fretta ma la storia ha una fine già scelta, ho scelto anche la data ecc.
poi ho un'idea *wheorunoxwdmks *-*
Mi piace l'idea di teneervi sulle spine lol
Ora termino il mio piccolo (ormai non più così piccolo) spazio
ringraziando chi recensisce e le lettrici silnziose, mi fa sempre piacere una recensione,
mi fanno sempre suntare un piccolo sorriso. c:
Sciaoo <3<3
-Louisa
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter Seven ***


Image and video hosting by TinyPic


 


-Buon giorno famiglia!- urlai entrando sorridente in cucina dove c’erano i miei genitori a fare colazione, quel pigrone nullafacente di mio fratello stava dormendo.

-Buon Giorno Meredith, cos’è tutta questa energia?- chiese mia madre dandomi un bacio sulla guancia.

-Booh, forse perché è sabato.- continuai sorridendo mettendomi seduta a tavola accanto a mio padre che leggeva il giornale sorseggiando
caffè, serio come sempre.

-Che hai fatto ieri con quel ragazzo?- ecco il perché di tutta questa allegria, vero papi?

-Oh niente.. sono tornata a casa prima..-

-Che intendi per ‘niente’?- continuò senza guardarmi e sempre nella stessa posizione.

-Abbiamo fatto una passeggiata lungo il Tamigi.- cominciai a sorseggiare un caffèlatte nella mia tazza blu a pois bianchi.

-Sai..- girò la pagina -..mi piace quel ragazzo, poi ho scoperto che il padre è un mio collega, che ne dici di invitarlo qui a pranzo?- quasi mi affogai e cominciai a tossire rumorosamente.

-Ehh??- tossii ancora –no, siamo solo amici e solo amici rimarremo.- dissi cercando di calmarmi, poi mi alzai da tavola e andai verso la mensola dove c’era il mio cellulare che aveva vibrato.

‘Buon giorno Mer. Che ne dici se ti passo a prendere e mangi da me?’sorrisi spontaneamente guardando che quel messaggio si trovava nella conversazione con Louis, allora non avevo fatto solo un bel sogno. Stavo per salvare il numero ma qualcuno cercò di prendermi il telefono di mano.

-Dimmi di chi è il messaggio per cui hai sorriso. Sei ancora una bambina ed è già tanto che ti ho fatta uscire ieri..-

-Nessuno pa’, non rompere.- lo interruppi e presi la tazza continuando a sorseggiarla salendo le scale, diretta in camera mia.

‘Certo. Non preoccuparti, vengo a piedi, è una bella giornata e mi farebbe bene fare una passeggiata’

‘Come vuoi.. allora ti aspetto qui. xx’ ‘PS. Non vestirti troppo sportiva ma mettiti comoda ;)’

Mi rimisi sotto le coperte e accesi il pc entrando subito su twitter.

Cercai Louis Tomlinson ma non c’era nessuno con quel nome.

Dopo un giro veloce lo chiusi e uscii dal letto, capendo che non potevo più prendere sonno.

Feci una doccia lenta e rilassante, con il mio bagnoschiuma preferito, alle rose. Una volta uscita mi avvolsi nell’accappatoio con i capelli raccolti in un 'turbante' e mi diressi verso il guardaroba cominciando a fissare un punto indefinito.

Dovevo cercare qualcosa di non troppo sportivo ma comodo e non era poi così tanto difficile visto il mio stile; alla fine tirai fuori un vestitino a fiori che poggiai sul  letto per poi andare ad asciugare i capelli. Una volta asciugati erano ricci quindi li piastrai, ma non troppo, in modo da lasciarli lisci sulle punte e poi misi un velo di fard. Mi vestii e misi un paio di francesine sotto, aggiungendo in seguito una borsetta di cuoio che mi aveva regalato mio fratello al mio compleanno.

-Mamma, papà. Io esco.- urlai dall’ingresso prendendo il mio mazzo di chiavi.

-Dove vai?- chiese mio padre uscendo dallo studio.

-Da Abbie.-                                                       

-Vestita così?-

-Si.. oggi andiamo al centro commerciale con sua madre.- mentii nuovamente.

-Ok, allora ti accompagno con la macchina.- senza aspettare una mia risposta prese le chiavi della macchina e partì.

-Papà, ferma è qui.- lo feci fermare e provai ad aprire.

-Papà, puoi togliere la sicura ora..- continuai notando che non si apriva. Senza dire parola scese dalla macchina, mi venne ad aprire e mi seguii fin sotto il cancelletto che era aperto. Mi seguii anche fin sotto la porta di casa e credo che stavo sudando fredda.

-Chi è?- sentimmo dire da dentro.

-Sono io. Meredith.- il ragazzo aprì la porta con un sorriso che avrebbe illuminato il mondo, ma che si spense quando vide mio padre.

-Papà.. lui è il fratello di Abbie.. lei è in casa veero?- feci io con una faccia che avrebbe dovuto spingere Louis a mentire.

-Si, mia sorella è in bagno..- si guardò i guantoni da cucina e li tolse subito –noi stavamo cucinando.- disse imbarazzato.

-E i vostri genitori?-

-I miei sono divorziati, mia madre è uscita.- ci furono un paio di secondi di silenzio poi mio padre mi guardò e se ne andò senza dire niente.

-Ciao Lou..- abbassai lo sguardo rossa in viso.

-Accomodati Mer.- si mise ad un angola della porta per farmi entrare, poi, avemmo entrambi la stessa idea di vedere se mio padre era ancora fuori o partiva; quello lì sarebbe restato anche tutto il giorno lì fuori pur di controllarmi.

-Sai… se non mi sarebbe arrivato il messaggio di stamattina avrei creduto che fosse tutto un sogno..- mi sedetti sul divano. Sorrise.

-Sei venuta in anticipo.. stavo ancora preparando..-

-Posso aiutarti.- mi alzai sorridente. Mi fece cenno di seguirlo e mentre io avanzavo verso il forno acceso lui rimaneva sulla porta; mi abbassai e cominciai a scrutare attentamente l’interno illuminato del forno.

-Arrosto.- chiusi gli occhi per sentirne il profumo –l’hai fatto tu?- mi voltai e lui annuì.

-Non credevo sapessi cucinare.- poggiai la mano sul marmo freddo del piano della cucina per non cadere.

-Tu non sai molte cose di me.- si avvicinò anche lui e si abbassò di fronte a me guardando nel forno; poi si alzò e guardandomi dall’alto mi porse la mano. La afferrai ma una volta su mi trovai a pochissimi centimetri da lui. Arrossii, ancora.

-Sai che sei più bella quando arrossisci?- soffiò sulle mie labbra.

-Banale, ma efficace.- risi.

I nostri sguardi passarono dagli occhi alle labbra dell’altro più volte e sempre più velocemente fin quando si chiusero quando il signorino di fronte a me ebbe la meravigliosa idea di eliminare della distanza tra le nostre bocche e baciarmi. Cominciavo a credere fosse tutto un sogno; era così.. così incredibile.

Quando ci staccammo mi sorrise, ma quel suo sorriso si trasformò subito in una smorfia, la stessa smorfia che si dipinse sul mio viso. Puzza, puzza di bruciato.

-No..- si piegò ma nel mettere la mano sulla maniglia per aprirlo la ritirò dando un urlo.

-Oddio Lou..- aprii la fontana e lui ci mise la mano sotto.  

Non ridere Meredith. Non ridere per la sua faccia.

-Cazzo, brucia.- continuò mordendosi il labbro a sangue e guardando scorrere l’acqua sulla sua mano per rinfrescarla. Poi alzò lo sguardo e, quando mi vide rientrare nella stanza con la pomata per le scottature, ri si ricompose facendo finta di stare bene.

-Sto bene, non dovevi prendere la pomata.- disse cercando di sembrare il più normale possibile.

-Dammi la mano..- scossi la testa divertita per poi prendergli la mano e dopo averla asciugata con un panno da cucina, spalmarci su la pomata.

-E’ mai possibile che devi sempre farti male quando vengo qui?- risi ancora lasciandogli la mano. Poi misi il guantone da cucina e tirai fuori l’arrosto ormai immangiabile.

-Che si fa?- fece lui continuando a guardare l’arrosto bruciacchiato sul tavolo.

-Se vuoi posso cucinare qualcosa io.. boh, una cotoletta magari.- alzai lo sguardo sul ragazzo che sventolava la mano ustionata per rinfrescarla e annuì.

-Ti aiuterei ma posso solo passarti gli ingredienti.. facciamo che sono il tuo aiuto cuoco.- aprì il frigo e, mantenendolo aperto con una gamba, ne estrasse due fette di carne, un uovo e un limone. Poi mentre io sbattevo l’uovo in un bicchiere lui mi prese sempre con una sola mano il pane grattugiato.

Quando ebbi tutto quello che mi serviva misi l’uovo sbattuto in un piatto e ci ‘inzuppai’ dentro la prima fetta di carne in modo da ricoprirla tutta e così feci anche con la seconda; una volta ricoperte di quel liquido appiccicoso che continuava a colare, le passai più volte nel pane grattugiato e infine, dopo aver preparato una padella, le misi a cuocere.

-Dove hai imparato a cucinare?- chiese Lou mentre mi osservava spegnere il fuoco e mettere le due cotolette nei piatti.

-A casa cucinavo sempre io, visto che mia madre non c’è mai..- sorrisi prendendo il limone e tagliandolo a metà per poi spremerne una parte sulle due cotolette.

-Dove trovo la tovaglia e le posate?- chiesi al ragazzo.

-A quello ci ho pensato già io.- mi sorrise e mi fece cenno di seguirlo con la testa.

Arrivammo nella sala da pranzo, credo che veniva usata solo per le grandi occasioni guardando il modo in cui era tenuta. Al centro della sala c’era un tavolo bianco e rettangolare che risaltava sul parquet scuro preparato a modo  con anche dei contorni e posai i due piatti con il nostro ‘pranzo’ sui sottopiatti. Poi Louis fece cenno di sedermi e uscì dalla stanza senza che potessi seguirlo; ritornò poco dopo con una bottiglia di vino tutto sorridente.

-Lou.. ehm.. io non bevo..-

-Dai, solo un bicchiere. Così ci ubriachiamo e poi andiamo di sopra il camera mia.- sorrise maliziosamente sedendosi di fronte a me.

-E’ una presa per il culo, vero?-

-Si..- scosse la testa divertito e cacciò da sotto al tavolo una bottiglia di coca-cola.

 

-Ti è piaciuto?- chiesi a Louis finendo di masticare l’ultimo pezzetto di carne e lui annuì pulendosi il muso.

-Si..- continuò –Ma dovevo cucinare io.- scherzò per poi alzarsi da tavola.

-Non dobbiamo sistemare?- chiesi indicando i piatti sporchi con aria interrogativa.

-Ti odio quando fai così, sei mia ospite e non devi toccare un piatto- mi prese la mano e mi portò nuovamente in salotto poi, dopo essere andato in cucina lo vidi tornare con una ciotola di gelato e due cucchiai.

-Credo di aver capito i tuoi piani per il pomeriggio..- sorrisi e lui sedette accanto a me togliendosi le scarpe aiutandosi con i piedi.

Mi ritrovai accovacciata sotto al suo braccio che mi cingeva la spalla calorosamente mangiando il gelato nella sua stessa ciotola.

Cavolo.. crederci era complicato davvero.. il ragazzo che mi rovinava la vita ora mi rendeva felice.

E se è tutto uno scherzo? Se ti sta solo prendendo in giro?

No lui non lo farebbe… oppure si..

E se invece vuole farti innamorare e poi vederti stare male?

-Meredith. Hey Mer..-

-Si, che… cosa… che succede..?- quasi urlai svegliandomi da quella specie di trans  in cui ero caduta.

-Cavolo, mi hai fatto prendere un colpo.. non ti svegliavi più..-

-Scusa, stavo pensando.- abbozzai un sorriso per destare meno sospetti possibili.

-A che cosa?- chiese con aria disinvolta leccando il cucchiaio con cui stava mangiando il gelato.

-No niente..- cercai di liquidarlo ma, per il poco che lo conoscevo, sapevo che fin quando non avrebbe saputo cosa mi girava nella testa non si sarebbe arreso.

Diede un’ultima leccatina al cucchiaio e poi lo posò nella ciotola vuota accanto al mio.

-Che facciamo?- chiesi chinandomi e posando la ciotola sul tavolino di vetro per poi ritornare tra le sue braccia.

-Facciamo un gioco, obbligo o verità.-

Ok, obbligo o verità, bene, sono fottuta.

-No dai, è scocciante se siamo solo in due.. possiamo andare a studiare però..-

-E tu vuoi sprecare un pomeriggio con me studiando?- sorrise maliziosamente –magari posso chiamare i ragazzi e giochiamo insieme- continuò poi vedendo la mia faccia che doveva sembrare spaventata, ma le mie doti teatrali non sono delle migliori.

-E tu vuoi sprecare un pomeriggio con me chiamando anche i ragazzi?- lo imitai. Mi guardò per qualche secondo divertito, poi posò il telefono che aveva preso prima per avvertirli e mi abbracciò.

 

 

 

*si nasconde*
Scusatemi tutti per l'immenso ritardo e per la merdostà del capitolo.
*fa gli occhi dolci*
*nessuno se la caga*
Parlando del capitolo:
sto andando troppo veloce?
credo di si, ma ho un piano
*si strofina le mani*
uuuh che piano c:
Forse mi tocca abolire quello vecchio ma comunque su quello
ho l'idea di scrivere una OS..
Non posso allargarmi che tra un po devo staccare quindi, grazie a tutti quelli
che seguono e che recensiscono e mi scuso ancora per gli errori.
Aspetto una vostra recensione, ciao belle c:
UUUn attimo! Se devo ancora passare da qualcuno avvertitemi -Louisa

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter eight ***


 

Image and video hosting by TinyPic



Due mani calde e leggere mi si posarono sui fianchi e un brivido mi fece vibrare la spina dorsale; mi sfuggì istintivamente un sorriso al sentirmi il fiato sul collo.

-Ti amo piccola- un altro brivido lungo la schiena –ti amo fino alla luna e ritorno.- ancora un altro.

-Non credi che siano parole troppo grosse Lou Lou?- risi di gusto gettando la testa all’indietro per guardarlo.

-No.- mi sorrise dolcemente guardandomi dall’alto essendo più alto di me per poi darmi un bacio a voltarmi verso di lui.

-Ed è un mese..- mi fece quando ci staccammo.

-Un mese.- gli feci eco.

-Che ne dici se stasera ti porto in un posto speciale?-

-Si può fare- gli diedi un altro bacio a stampo –ma oggi vieni a pranzo da me.- sorrise nascondendo un velo di preoccupazione e sfregò il suo naso contro il mio tipoeschimesi.

Lo presi per mano e lo trascinai verso il parcheggio dove c’era la sua auto; una volta lì c’era Harry appoggiato alla porche con lo sguardo perso nel vuoto. Quando ci vide arrivare mano nella mano si alzò di scatto mettendosi e mani in tasca e sorridendoci in segno di saluto, ricambiammo entrambi.

-Harold, amico. Che ci fai qui?-                            

-Vorrei parlarti, e magari oggi possiamo vederci tutti e cinque..- mi rivolse un’occhiata -..solo noi.- continuò senza staccarmi quello sguardo quasi di rimprovero da dosso e calcando il ‘noi’.

-Devi scusarmi Harry ma oggi è un mese che stiamo insieme, magari domani.-

-Domani, domani, sempre domani. Dici sempre così ma state sempre insieme. Sono felice che state insieme e che vi ‘amate’- fece le virgolette con le dita a quest’ultima parola –ma è come se non ci conoscessi più. Da quando state insieme è solo buon giorno e buona sera, poi sparisci.-

Volevo dire qualcosa ma mi precedette Louis.

-Non oggi, se hai voglia di litigare facciamolo un altro giorno.- detto questo mi fece entrare in macchina e senza rivolgere più uno sguardo all’amico partì lasciandolo lì.

Fermò la macchina fuori casa mia e dopo aver parcheggiato, finalmente, conferì parola uscendo dai suoi pensieri.

-Sei sicura che vuoi che rimanga? Che diranno i tuoi?-

-Si, ne sono sicura. E i miei non diranno niente, basta che ti comporti come una persona normale, non spari cavolate e.. magari fa qualche complimento ma senza esagerare.- scosse la testa divertito per poi annuire.

Scendemmo dalla macchina e mi prese, anzi, per la prima volta gli presi io la mano lasciando che le nostre dita si intrecciassero in modo da rassicurarlo. Si vedeva che era un po’ nervosa, cosa strana per lui e anche per me visto che era il mio primo ragazzo e il primo che portavo a casa.

Avevo la chiave ma allungai il dito medio sul campanello premendo il pulsante ripetutamente. Ci scambiammo uno sguardo che fu interrotto da qualcuno che aprì la porta.

-Devo farvi gli auguri vero?- chiese scocciato mio fratello indietreggiando per farci entrare.

-Per favore Josh, sii carino almeno oggi. Mamma e Papà sono in cucina?-

-Mamma sta sfornando la pasta e papà è nel suo studio, vuoi un consiglio?-

-No.- alzò le mani in segno di resa per poi portandosene una alla testa e grattandosi la nuca andare verso il salotto. –Lou, dammi lo zaino..- lui me lo porse e posai le due cartelle ai piedi del’appendiabiti.

Tossii sulla porta della cucina per farmi notare da mia madre che si girò di scatto; -Buon giorno tesoro- tolse i guantoni e li posò sul piano della cucina per poi rivolgerci nuovamente lo sguardo –E’ un tuo amico?- continuò sorridendo. Entrambi sorridemmo imbarazzati per poi guardare le mani intrecciate e alzarle.

-Ho capito vah, da quanto?-

-Un mese..-

-Auguri cari, resti da noi?- continuò mia madre dolcemente e Louis annuì.

-Andiamo da papà.-

-Buona fortuna ragazzi.-

Attraversammo il corridoio diretti nello studio di mio padre. Una volta sulla porta, lui non si era accorto di noi, gli strinsi ancora di più la mano e gli sorrisi per poi sussurrare un -Hei.-

Mio padre non si voltò, quando mai lo faceva, si limitò a ricambiare il saluto continuando a lavorare ad uno di quei suoi stupidi progetti. Lo richiamai una seconda volta e questa volta si voltò rimanendo sconcertato alla vista di sua figlia mano nella mano con un ragazzo.

-Che mi sono perso? Tu non sei il fratello di Abbie?- cominciò allarmato.

-Salve signore. Si, sono il fratello d Abbie, Louis. E..-

-E oggi è un mese che stiamo insieme. Sorpresaa!- continuai io la sua frase agitando le braccia sull’ultima parola.

Gli occhi di mio padre saltellarono da me a Louis per un paio di secondi. –Io e te dobbiamo parlare, però prima andiamo in cucina.-

 

-Lou..- allacciai la cintura sistemandomi meglio nell’auto

-Mhh?- fece lui mettendo in moto la macchina senza guardarmi.

-Dove hai intenzione di andare?-

-Lo vedrai.- apparve un sorrisino che era un misto tra dolce e malizioso, la cosa avrebbe dovuto rassicurarmi ma al contrario cominciai a tremare agitata; Louis se ne accorse e mi poggiò una mano sulla gamba per poi accarezzarla con il pollice in modo di far calmare quel lieve tremolio che si era impossessato di me.

-Eccoci qui.- disse rompendo il silenzio che si era creato per poi scendere dalla macchina facendomi segno di rimanere lì. Il cuore prese a ballarmi nuovamente nel petto mentre lunghi brividi mi attraversavano la schiena. Non sapevo dove mi trovassi per il semplice motivo che ero stata bendata tutto il tempo.

Sentii gelarmi per via dell’aria fredda londinese, era sera quindi si faceva sentire, qualcuno mi prese la mano e scesi dalla macchina.

-Louis?-

-Non preoccuparti bimba.- era la sua voce.

Sentii il freddo battermi sulle guance che cominciavano ad arrossarsi, così come il naso. Camminammo per qualche minuto poi due braccia mi avvolsero il corpo infreddolito e sentii bagnarmi le labbra.

-Ora puoi togliere la benda.-

Portai la mani al viso cominciando a tastarlo in cerca della fascia che mi copriva la vista e quando la ebbi trovata la lasciai scivolare.

Era un qualcosa di incantevole, potevo vedere tutta Londra. Uno spettacolo magnifico. Mi pento di aver giudicato male questa città perché è un qualcosa di magico, poi ci avviciniamo al Natale e l’aria natalizia si fa sentire con le prime luci e addobbi.

-Louis è…- mi voltai nella direzione del ragazzo ma non riuscii a finire la frase trovando il suo viso a pochi centimetri dal mio. Sorrisi istintivamente e lui mi si avvicinò sfregando il suo naso con il mio per poi poggiare le sue labbra sulle mie trascinandomi in un dolce bacio.

Quando ci staccammo mi voltai ritornando a guardare lo spettacolo della città illuminata e Louis simise dietro di me godendosi anch’esso la vista.

-Siamo sul London eye?- chiesi voltandomi verso di lui e annuì distogliendo lo sguardo dalla luci che accendevano la città. –Ma non gira?- continuai aggrottando le sopraciglia.

-Non stasera..- fece lui vago tornando a guardare fuori.

-Che vuoi dire?-

-Un amico mi doveva un favore, e stasera è tutto per noi.- riportò i suoi occhi sui miei e alzandomi il volto con due dita riprese a baciarmi.

-Aspetta..- si staccò di colpo andando dall’altra parte della cabina -..questo, questo è per te.- sorrise porgendomi un pacchetto mentre nell’altra mano teneva un mazzo di rose. Afferrai il pacchetto e lo aprii: al suo interno c’erano due catenine con dei pezzi di puzzle che combaciavano. Mi voltai verso Louis e gli sorrisi, poi riportai gli occhi ai ciondoli e sul retro c’erano incise le nostre iniziali. Può essere il regalo più banale e stupido che esista, ma è una cosa che ti fa sentire amata.

Voltai nuovamente il capo in cerca degli occhi di Lou e me lo trovai con un cesto in mano sbucato da non so dove. Comunicavamo con lo sguardo e dopo aver posato il cesto a terrà mi venne dietro per mettermi il ciondolo.

-Ora siediti lì.- andai a sedermi nel logo che mi aveva indicato.

-Vuoi che ti..-

-Stai zitta, oggi, come gli altri giorni, sei la mia principessa e non devi muovere un dito.- detto questo mi porse un cornetto al cioccolato fumante e presi ad addentarlo.

 

-Che ne dici di dormire da me?- mi chiese una volta saliti in macchina.

-Sai già la risposta.-

-Se dici a tuo padre che dormi con Abbie?-

-Non è tanto cretino sai..- scosse la testa divertito.

Il resto del tragitto fu silenzioso, poi arrivato fuori casa mia fermò la macchina e fece per scendere e accompagnarmi fino a sotto la porta ma lo fermai.

-Meglio di no, non vorrei che mio padre ci spiasse dalla finestra, sai com’è.- annuì richiudendo la portiera.

Mi si avvicinò e poggiò le sue labbra sulle mie, poi sentii quel contatto interrompersi e le sue braccia m circondarono il corpo, sentivo il suo fiato sul collo e poi un lieve -notte piccola.-


 

*sventola tremolante la manina*
SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE
Il capitolo è brevissimo e io non mi faccio viva da un sacco di tempo, mi sento una merda.
Non avevo idee per questo capitolo ma avevo progetti per i prossimi, quindi da quì so come
continuare. Se non vorrete più leggere o  recensire posso capirvi benissimo, e se volete vi capisco lo stesso
perchè la storia mi incuriosisce e non vedo l'ora di finirla huidjcs
Mi scuso per eventuali errori ma devo fare un sacco di compiti e non ho il tempo di rileggerla.
Aspetto una vostra recensione c:
Sciao bele.
PS. Se non ho ricambiato da qualcuno scrivetemelo perchè
me ne dimentico subito.
-Louisa
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter nine ***


Image and video hosting by TinyPic
 

 

 

Il ticchettio dell’orologio e il piacevole suono della sottile pioggerella che batteva sui vetri erano gli unici rumori nella stanza che mi facevano compagnia alle sei del mattino. Ero sveglia dalle quattro e mezza senza riuscire a dormire e leggere era l’unica cosa che potevo fare.

Pesanti passi attraversarono il corridoio e al loro suono poggiai non troppo delicatamente il libro sulla finestra per poi lanciarmi con l’altrettanta delicatezza di un elefante sul letto fingendo di dormire.

Sentii il cigolio della porta che si apriva e dopo alcuni passi un peso accanto a me che fece abbassare il materasso del letto. Dopo una mano mi accarezzava i capelli ma nonostante ciò non riuscivo a capire chi fosse.

-Stai crescendo piccola mia..- disse una voce paterna, era mio padre. La sua mano continuava ad accarezzarmi, poi si staccò e mi diede un bacio trai i capelli, per poi allontanarsi con lo stesso silenzio con cui era venuto lasciando cigolare solo la porta e alcune parti del parquet.

Dopo passai circa cinque minuti a riflettere su quello che aveva fatto. Dalla morte di mio cugino a cui era tremendamente legato mi trattava come se non fossi sua figlia, tranne quando prendevo bei voti, ero cresciuta senza la figura paterna di cui avevo bisogno, era sempre freddo e distaccato.

Mi voltai di scatto sentendo il cellulare vibrare e lo afferrai velocemente per poi portarmelo all’orecchio.

-Pronto?-

-Piccola, sono Lou.- risposero dall’altra parte del cellulare.

-Hey Lou lou, già sveglio?-

-Potrei farti la stessa domanda- rise -senti.. io e i  ragazzi oggi ci vediamo quindi ti dispiace andare a piedi a scuola?- continuò con voce incerta.

-Non preoccuparti, mi fa piacere che passiate un po’ di tempo insieme, ora vado a vestirmi. A dopo.-

Riattaccammo insieme dopo un breve saluto e riposai il cellulare sul comodino scostando le coperte e rialzandomi per poi dirigermi verso il bagno.

 

-Lou, mi passi la tazza?- chiesi infilando un biscotto in bocca.

Lui guardò la tazza e mela passò freddamente facendo una smorfia. Feci finta di niente portandomela alla bocca e assaporandone il contenuto caldo. Lui teneva lo sguardo scocciato sullo schermo della televisione senza mangiare o bere niente di ciò che era nel vassoio. –Lou..- sussurrai guardandolo. –Mmh?- fece lui abbassando lo sguardo su di me che ero rannicchiata contro il suo petto.

-Ti annoi?- continuai sapendo già la risposta. –Ma no guarda, mi sto divertendo un mondo.- disse Louis con sarcasmo mettendo in bocca un biscotto e masticando rumorosamente.

-Allora usciamo.. magari possiamo andare al luna parck.-

-Non mi va.-

-Se vado via e chiami i ragazzi?- chiesi nuovamente usando il classico tono placato.

-Basta. Se te ne vuoi andare te ne vai e se vuoi restare esci. Io rimango qua.- disse lei, anzi, urlò alzandosi e andando verso la cucina.

Lo osservai camminare via senza degnarmi di uno sguardo.

Che ho fatto adesso? Perché ha questi sbalzi d’umore?

-Allora non ti dispiacerà se stasera vado a mangiare una pizza con i ragazzi, sai.. Joe, Abbie, Taylor…- gli urlai senza lasciar trasparire quel velo di tristezza nella voce che avrebbe comunque percepito e raccogliendo le mie cose.

Attesi qualche secondo una sua risposta che non arrivò. Sospirai delusa e uscii di casa lasciando che il freddo londinese prendesse il posto del calore lasciatomi dal suo corpo.

Ero già lontana di una ventina di metri da casa quando sentii chiamarmi. -Mer! Aspetta!- Mi voltai sorridendo e lo vidi correre verso di me. Classica scena da film: lei se ne va poi lui le corre incontro e la bacia appassionatamente. Mi abbracciò sussurrandomi un flebile ‘scusa’ uscitogli dalle labbra gelate. Il signorino non poteva mettersi tute, no. Girava anche in inverno con la classica maglia a mezze maniche e se faceva più freddo metteva la felpa.

-I tuoi sbalzi d’umore cominciano a starmi sulle ovaie Lou, mi spieghi cosa hai?- chiesi togliendomi il cappotto dopo essere rientrata in casa.

-Non mi va che ti vedi con quei ragazzi, sai cosa voglio dire.- cominciò fregandosi le mano e soffiandoci dentro per poi metterle davanti alla fiamma che scoppiettava nel camino. -L’altra sera, mentre passavo con la macchina fuori da te, ti ho vista che accompagnavi Joe alla porta.- continuò abbassando lo sguardo.

Sorriso al pensiero che potesse essere geloso, poi ripensai a quello che aveva detto e scoppiai a ridere. Si voltò verso di me incredulo della mia reazione e dopo essermi ricomposta risposi –Era a casa mia, si, ma non da solo. Il padre è un collega di mio padre ed è venuta la sua famiglia a cenare da me.-

-Beh, comunque non mi va che lo vedi.-

-Non abbiamo fatto niente, su..- mi avvicinai a lui e sedendomi gli poggiai la testa sulla spalla.

-Se organizziamo una festa?- disse dopo qualche minuto a fissare la fiamma.

-Non puoi.- risi di gusto riuscendo a percepire la sua idea.

-Andiamo.. sarà una festicciola con pochi amici. Tanto Abbie è da mia madre.- sorrise.

-No. Lo sai meglio di me che non sarà una festa con poche persone ma che alla fine verrà tutta la scuola. Non credo che tua sorella sia felice nel trovare casa distrutta.-

-Non ti piacciono proprio le feste, eh?- feci no con la testa –Allora invito i ragazzi e ordiniamo una pizza.-

Si alzò andando in cucina a telefonarli.

Dopo pochi secondi si sporse della porta facendo uscire solo la testa –Puoi chiamare Harold?-

Chiamare Harry, ok. Devo uscire di casa e bussare alla sua porta, niente di male, niente. Oltre al fatto che quel ragazzo mi odia non c’è niente di male.

-Lo sai che non mi può vedere..-

-Dai che diventerete amici. Sorridi e sii gentile.- mi sorrise per poi tornare in cucina.

Sbuffai rumorosamente e sentii delle risate provenire dall’altra stanza. Indossai il cappotto lasciandolo aperto, sono troppo pigra per chiuderlo, e uscii di casa.

Mi guardai intorno, poi cominciai a fissare casa Styles. Sospirai, abbassai la testa guardandomi i piedi per poi guardarli mentre uno davanti l’altro mi facevano attraversare il vialetto, prima quello di Louis, poi quello della casa di Harry.

Una volta davanti alla porta suonai il campanello più volte fin quando davanti a me non si presentò la figura di una donna. Avrà avuto si e no quarant’anni ma conservava la delicatezza di un’adolescente.

-Ciao cara, sei un’amica di Gemma?- chiese sorridendomi.

-Ehm.. veramente cercavo Harry. E’ in casa?- sorrisi a mia volta arrossendo.

-Si, te lo chiamo subito. Entra che prendi freddo.- le donna si avviò in casa e io la seguii dopo aver battuto i piedi sullo zerbino.

-Harry. Scendi, c’è una tua amica..- urlò cercando di farsi sentire da figlio che probabilmente era in una delle camere in cima alle scale. Poi, rivolgendosi a me –Come ti chiami?-

-Meredith..- sorrisi.                   

-Io sono Anne, la madre del riccio.- mi porse la mano e la strinsi. Nel preciso momento in cui la lasciai Harry scese dalle scale correndo come un fenicottero rosa, sempre se i fenicotteri corrono, in canottiera e pantaloncini, manco fossimo in spiaggia.

-Harry.. perché ti sei spogliato?- rise Anne guardandolo male.

-Credevo fosse qualcuno di interessante. Come va Wears?- sospirai per il suo solito tono di voce freddo.

-Bene.. a te?- sorrisi poi cercando di essere più gentile possibile. Intanto la madre era salita al piano di sopra.

-Bene..- si voltò dall’altra parte prendendo il cellulare –quando avevo ancora il mio migliore amico.-

Ritornò a guardarmi –Che vuoi da me?-

-Sono venuta con lo scopo di invitarti a casa di Louis, lui sta chiamando i ragazzi. E forse mi ha mandata anche per parlarti, ma questa è una cosa che ho deciso io. Allora, non interrompermi e fammi parlare,- intanto lui mi guardava curioso e divertito allo stesso tempo –che ti ho fatto? Sto con il tuo migliore amico e forse puoi essere geloso ma lui non mi amerà mai come ama te. Andiamo, siete amici da.. non so ma credo da molto tempo. Poi ha avuto anche altre fidanzate, perché proprio con me? Mi piacerebbe andare d’accordo con te.-

-Ti ho ascoltata. Vado a vestirmi e arrivo. Prendi un cioccolatino se ti va..- indicò una scatola di cioccolatini per poi salire in camera.

Scese pochi secondi dopo trovandomi assorta tra mille pensieri.

Che gli ho fatto? Perché non gli vado a genio? Forse perché non sono la solita troia che oltre a stare con Louis scopava allegramente con i suoi amici.

-Ti muovi o vuoi restare a fissare il vuoto nel mio salotto?- chiese brusco e così uscimmo.

-Mi dici che ho che non va?- chiesi, quasi implorando una risposta.

Restò zitto. Come suo solito allargò le narici corrugando la fronte. Ma non parlava. Niente.

-Finalmente ragazzi, che avete fatto?- chiese Liam seduto sul marmo davanti al caminetto.

-Mi dovevo vestire.- disse Harry camminando a testa bassa per poi sedersi sul divano tra Niall che mangiava delle noccioline e Zayn che guardava i Power Rangers in tv.

-In che senso dovevi vestirti?-

-Nel senso che ero in canottiera. Non l’ho toccata la tua santarella.-

Tolsi il cappotto appendendolo sull’appendiabiti, per la terza volta in quella giornata, e andai a sedermi accanto a Liam per scaldarmi.

-Come va?- mi sussurrò.

-Harry mi odia, ma per il resto è una meraviglia. A te?- sorrisi.

-Bene..- sospirò abbassando lo sguardo.

Non mi andava di forzarlo a farmi dire cosa si nascondeva dietro a quel bene, so cosa si prova  e non è bello.

Louis si alzò, andò in cucina e poi tornò con una bottiglia vuota.

E’ la fine.

-Mer, prima le donne, gira la bottiglia.- sorrisi nervosamente afferrando la bottiglia, poi mi sedetti a terra e la feci girare. Si fermò con il tappo verso Niall che sorrise senza problemi.

-Scelgo obbligo.-

-Il signorino nasconde qualcosa.- lo canzonarono in giro i compagni. Lui sbuffò ritornando con lo sguardo a me che dovevo decidere l’obbligo.

Non so essere crudele tanto da fargli fare cose oltre le sue capacità, o cose troppo imbarazzanti, quindi andai sul leggero –Devi magiare.. una pizza, una vaschetta di gelato, e su tutto bere un bicchiere di coca-cola e latte.- beh, forse non troppo leggero.

 In un primo momento spalancò gli occhi, poi increspò le labbra e aggiunse –Non c’è problema-. Infatti fece tutto quello che avevo detto snza problemi, esitò sul latte e coca-cola ma alla fine bevve tutto.

-Ora giro io.- fece Louis. La bottiglia si fermò su Liam. –Che scegli?- fece Lou scocciato.

-Obbligo.-

-Bene..- si fermò qualche secondo a pensare, poi ebbe un’illuminazione –devi apparire in una delle finestre della casa del signor Barkins senza dirgli del gioco.-

-Dito sul serio? E se quello si incavola? Ha un fucile quel tizio.- replicai saltando in piedi.

-Andiamo Mer, è un gioco. Vado e tra cinque minuti..-

-Tre.-

-Tra tre minuti mi ritroverete affacciato al balcone del tizio.-

 

***

-Stai fermo Lou che non riesco a prendere le misure per il costume.- sbuffai ritraendo il metro da sarta.

-Non posso recitare in mutande? Per me va bene anche se recito nudo…- fece lui abbassando le braccia dopo aver fatto qualche giravolta su se stesso.

-Piantala e alza ‘ste cazzo di braccia Tomlinson.-

-Ho una cattiva influenza su di te.- disse dopo qualche secondo alzando le braccia. Annuii poco convinta scrivendo su un blocco la lunghezza delle braccia, quelle delle gambe, poi quella del collo e del bacino.

La campanella suonò, segno che l’ora di teatro era finita. Io ero la costumista con anche altre ragazze e Louis era Romeo. Non sapevo che sapesse recitare ma da quando sta meno con i ragazzi si è rivelato più intelligente di quello che sembrava.

A prima vista può sembrare un idiota che non ha niente da fare dalla mattina alla sera, infatti marinava la scuola cinque giorni su sette (di cui uno era festa e l’altro mezza giornata), il giorno in cui andava a scuola non portava niente perché aveva una penna e un foglio nell’armadietto e con quelli si faceva  tutta la giornata scolastica… Possiamo dire che come io ho cominciato a ‘divertirmi’ lui ha cominciato a studiare.

-Io vado a fare un giro con i ragazzi,- prese la felpa che era appoggiata alla scomoda sedia in legno della professoressa per poi darmi un veloce bacio a stampo –a dopo piccola.-

Uscii dal teatro con la borsa sulla spalla e il mio nuovo libro in mano, The Hunger Games di Suzanne Collins. Aprii la prima pagina cominciando a leggere diretta al solito albero dove trascorrevo quell’ora libera, Abbie sarebbe stata lì ad aspettarmi con un buon pacco di oreo.

-Finalmente ti fai vedere.- rise vedendomi arrivare ma non feci minimamente caso a lei giacché ero troppo presa dal nuovo libro. –Ho capito va'…. Un biscotto?- mi porse il pacco e ne presi un paio accennando un sorriso come segno di ringrazio.

 -Mer.. mancano venti minuti alla fine dell’ora, io vado a prendere qualcosa.. vieni con me?- fece dopo un po’ di tempo. Feci no con la testa e richiudendo il libro mi alzai.

-Vado in bagno e poi passo all’armadietto per prendere i libri di matematica.-

Ci salutammo e, rientrando nel cortile abbastanza affollato, mi sembrò di ritornare alla realtà; quel mondo da cui mi nascondevo rifugiandomi nei libri.

Sentii il telefono vibrare nella tasca dei jeans e lo presi, ‘Vieni fuori al bagno dei ragazzi, si tratta di Louis’ anonimo. Rimasi con lo sguardo perso nel vuoto per qualche secondo pensando cosa potesse essere successo, con il cuore che mi scoppiava nel petto e il respiro irregolare, come avrebbe detto Louis mi stavo cagando in mano. Mi guardai in torno spaesata, come se quel messaggio poteva trattare una questione di vita o di morte. Riflettendoci era stupida tutta quella preoccupazione ma ero presa da uno strano presentimento.

Cominciai a correre per i corridoi vuoti sentendo i miei pesanti passi rimbombare in tutta la scuola. A pochi metri dal bagno dei ragazzi mi fermai per poi accostarmi alla porta in modo da capire cosa trattava il vociare proveniente dall’interno.

-Lasciala prima che te ne innamori.-

-Infatti amico.. doveva essere solo per divertirti ma ti sta prendendo troppo.-

-Non me ne innamorerò, non vi preoccupate.- la sua voce.

-E allora perché fai il bravo ragazzo?  Vai a quasi tutte le lezioni, ci studi insieme e ancora non te la sei fatta?-

-Non lo vedete che è cotto?-

-Non sono cotto, non mi frega un cazzo di lei, sto solo aspettando e prima di Natale me la scopo e tanti saluti.-

Le risate dei ragazzi invasero il bagno mentre i miei occhi si riempirono di lacrime amare che non scendevano appannando così la vista. Un ragazzo che doveva entrare in bagno mi scosse da dietro e così facendo i ragazzi dentro si accorsero di me. Le risate cessarono e i loro visi erano inespressivi, tranne quello di Harry su cui apparì un ghigno soddisfatto. Mi guardarono tutti delusi e preoccupati fin quando non corsi via senza una meta.

Louis’ POV

-Perché si trovava qui…-

I ragazzi si guardarono tra di loro ma alla fine lo sguardo di tutti ricadde su Harry che intanto aveva cominciato a ridere.

-L’hai fatta venire tu.-

Il riccio cercò di calmarsi asciugandosi ma poi scoppiò nuovamente piegandosi sulle ginocchia.

Schioccai la lingua cercando di trattenere la voglia di prenderlo a pugni e senza dire niente mi misi a correre per i corridoi cercando la ragazza che era appena fuggita.

 

Meredith’s POV

Mi gettai a peso morto sul letto dopo aver chiuso a chiave la porta casa. Silenziosa come sempre, e per questo mia madre non mi aveva sentita entrare.

Cazzo, io lo sapevo.

Ero a pancia all’aria guardando il soffitto con le lacrime che scendevano silenziose sulle tempie quando sentii dei passi in corridoio che si avvicinavano. Asciugai frettolosamente il volto e mi sedetti composta sul letto anche se non avrei fatto entrare nessuno.

Un colpo.

Due colpi.

-Apri questa porta Mer.- lui.

Con che coraggio si presentava a casa mia?

-Per favore, lascia che ti spieghi cos’è successo.- continuò bussando più forte. –Apri, cazzo.- diede un calcio alla porta che mi fece sussultare e mi alzai per poi avvicinarmi e poggiarmi con il volto.

-Mi senti?- urlò.

-mmh…- sussurrai con la voce rotta dal pianto.

Louis’ POV

-Grazie.- sospirai per poi prendere fiato pronto a sputare tutto fuori-Non è per niente vero quello che hai sentito nei bagni, Harry ti ha fatta venire e ha fatto in modo che dicessi quelle cose ma non è ciò che penso. Odio dire che sono innamorato quindi non avrei mai accettato che i ragazzi me lo dicessero.-

Minuto di silenzio.

-Meredith…-

Sentivo i singhiozzi provenire dalla stanza della ragazza sempre sorridente di cui mi ero innamorata, la ragazza timida che per conquistare ho fatto uscire la mia parte peggiore, quella che non mi fa dormire la notte e che mi fa diventare impacciato. – Ti amo Mer, non sono mai stato più sincero in vita mia.-

Dall’interno lei tirò su col naso; in un primo momento mi scappò un sorriso al pensiero che potesse aprire la porta, poi, un senso di vuoto si fece largo dentro di me aprendo una voragine incolmabile.

-Va a ripetere le parti di Romeo, Tomlinson, e non disturbarmi per favore.-

-Aprimi, ti prego.-

-Vattene.-

Poggiai l’orecchio alla porta e l’ultima cosa che sentii furono dei passi e poi niente.

-Tomlinson, che succede?-

E ora che cazzo vuole sto tizio. –Wears, stavo andando via. Salutami tua sorella.- detto questo, con la testa abbassata e le mani in tasca, mi diressi al piano di sotto dandogli una spallata.


 

*fa ciao con la manina*
*corre sotto al tavolo*
*abbraccia teddy*
SCUSAAAATE!
*scoppia a piangere*
Quanto tempo sarà passato? Boh, minchia ne so io, con sta
testa di merda che mi ritrovo non mi metto mica a farmi il conto.pff.
Dovete scusarmi, anzi, non siete obbligate a farlo, se non vorrete più leggere vi capisco..
Non avevo idee per un'altro capitolo per allungare la storia e ne ho scritti due o tre, alla fine
ho deciso di fare un tuttuno e finirla visto che ho già pronte nuove trame.
uhm... io mi dileguo, anche perchè al momento sono sulla tazza del
bagno senza carta igienica OuO
Ciao bellissime c:
ps. scusate gli errori ma non ho riletto gvfycdj
twitter. facebook.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter ten. ***


Image and video hosting by TinyPic

Meredith’s POV

37 chiamate a casa.

19 messaggi nella segreteria.

60 chiamate sul cellulare.

30 messaggi.

Lanciai la matita contro la parete facendo rompere la mina dopo. Avevo cominciato a disegnare per sentirmi meglio ma, oltre al cellulare che continuava a vibrare, avevo i suoi occhi in mente. Quegli occhi color del ghiaccio che ti scaldano e gelano allo stesso tempo. Sono capaci di comunicarti tutto e niente. E’ strano, non so come ma alle volte riesco a leggerci dentro, altre volte sono come uno scudo per l’anima che vuole essere nascosta.

Il cellulare vibrò ancora e lo portai all’orecchio dopo aver accettato la chiamata.

-Devi lasciarmi in pace razza di idiota. C’hai un opossum che si fa le seghe al posto del cervello?- urlai facendomi molto probabilmente sentire dai miei genitori di sotto.

-Dio Meredith, sono Abbie. Mi spieghi che è successo? Louis si è chiuso in camera sbattendo la porta ed è uscito dopo aver messo a soqquadro la stanza, tu non rispondi…-

-Ah… ciao Ab.. scusa ma non mi va di parlarne.-  prima che potesse dire altro misi giù e spensi il cellulare; poi, con l’intenzione di non pensare più a niente, mi gettai sul letto e mi addormentai.

 

Accesi il cellulare dopo due giorni chiusi in camera:

206 chiamate.

230 messaggi.

Sospirai riponendo il cellulare in tasca per poi precipitarmi in cucina dove ad aspettarmi c’era una madre preoccupata e un fratello protettivo.

Sprofondai nel divano portandomi poi le vans rosse ai piedi. Mi alzai mostrando un sorriso ai due che mi guardavano dall’altro, probabilmente di aspettavano che gli dicessi cosa succedeva, poveri illusi.

-Allora..-portai una ciocca di capelli caduta davanti agli occhi dietro all’orecchia e presi la tracolla –andiamo a scuola fratellone?- continuai sorridendo e mettendo in bella vista le leggere fossette.

Lui annuì distrattamente e dopo aver salutato nostra madre uscimmo. Il tragitto fu silenzioso e una volta a scuola andai dritta al mio armadietto salutando solo Joe e Abbie da lontano, che parlavano.

Alla prima ora avevo arte, una salvezza possiamo dire. C’era solamente Zayn dietro di me che, come il primo giorno di scuola, continuava a lanciare infantili bigliettini con la speranza che li leggessi, almeno prima di essere buttato fuori.

Louis’ POV

-Pronto? Stean?- tamburellai impaziente il dito sul cellulare mentre il mio amico si prendeva tutto il tempo che gli andava prima di rispondere, il solito.
-Hey Tomlinson, che fine hai fatto?-
-Poche domande Stean, ho fatto un casino con una ragazza e ho bisogno che mi aiuti..-
-Dovrei farlo dopo che mi hai abbandonato?­-
-Dovresti- ci fu una breve pausa in cui tornai con la mente al giorno in cui lo incontrai: lui era in ginocchio davanti ad un ragazzo ubriaco,  con il sangue che usciva dalla bocca come se fosse stata una fontana rotta, se non ci fossi stato io non sarebbe stato qui forse. Mi feci scappare un sorriso per poi continuare –Andiamo Stean..- non gli avrei mai ricordato quel giorno, odiava parlarne.
-Che dovrei fare?- chiese sospirando, probabilmente avevamo pensato alla stessa cosa.
-Ti chiedo di tenerla d’occhio e..- abbassai la testa imbarazzato lasciandomi sfuggire il continuo della frase in un sussurro -devi aiutarmi a riconquistarla.-
Dall’altra parte si sentì una risata cosa che mi irritò un tantino ma cercai di tenermi calmo.
-Ci sto amico.. ehm.. dimmi qualcosa su questa ragazza, dove va di solito, i suoi interessi.. non so.-
-Si chiama Meredith Wears, cercala su facebook, le piace l’arte, leggere, la musica.. è una ragazza semplice e non le piace truccarsi o i vestiti firmati…-
-Dove l’hai trovata?- mi interruppe sconcertato, si sentiva dal tono di voce.
-Non lo so nemmeno io, è stato strano ma vabbe’.. vieni oggi a casa mia, alle cinque, ciao.- misi giù senza aspettare una risposta visto che era suonata la campanella della quarta ora, dovevo andare a teatro.

Sentivo i passi rimbombare sugli armadietti dei corridoi vuoti mentre correvo verso il teatro dove avevo le prove per la recita. Una volta lì davanti diedi una sistemata ai capelli guardando la mia immagine riflessa sullo schermo del cellulare poi spalancai la porta con una mano creando un tonfo che fece sobbalzare tutti i presenti.

-Scusate.- urlai correndo tra la fila di poltroncine rosse davanti al palco, sul quale c’era tutto il cast compresa Meredith che teneva la testa abbassata sui bozzetti per i costumi di scena, facendo finta di non avermi visto.
-Finalmente è arrivato Romeo- urlò Lilith alzando scherzosamente le mani –vieni che proviamo, e poi provi i costumi di Mer.-
La ragazza seduta su uno dei banchi appoggiato alla sceneggiatura alzò lo sguardo sentendosi chiamare, incrociò i miei occhi e sorrisi pensando che mi erano mancati, poi abbassò nuovamente la testa sul blocco che aveva in mano e solo dopo mi resi conto dello sguardo inespressivo che mi aveva rivolto, il quale lasciava trasparire soltanto un misto di delusione e tristezza.
Con il copione tra le man mi sedetti sul banco accanto a Meredith che non si mosse minimamente continuando a scarabocchiare su quell’affare, avrei voluto strapparglielo di mano e costringerla a guardrmi per incontrare i tuoi occhi.
-Louis, la battuta. Dall’inizio.- urlò irritata la professoressa. Scossi la testa cominciando a parlare
-Oh! sembra che insegni alle torce a sfavillare!...e sospesa sulla fronte della notte, come la perla più rara di una regina etiope! Oh! é troppo bella! Troppo meravigliosa per questa terra! Innocente e casta come una candida colomba...che voli per errore con dei corvi!...ha mai amato il mio cuore?...e come avrebbe potuto?...se non ha conosciuto la bellezza fino a questo istante!-

***

-Louis, ci restano solo quindici minuti, va con Meredith di là per provare i costumi di Romeo.- annuii alzandomi in piedi e seguendo la mora che aveva cominciato a camminare a testa bassa diretta dietro le quinte.
Entrò in una stanza e seguendola mi chiesi la porta alle spalle per poi avvicinarmi cautamente. La strinsi da dietro in un abbraccio affondando la testa nei capelli ricci e sniffandone il profumo di rose. Sobbalzò al mio tocco per poi cominciare a dimenarsi cercando di farmi lasciare la presa; feci un passo indietro in modo da accontentarla e lei si voltò con il primo costume ben confezionato ma povero di dettagli, che sarebbero stati aggiunti in un secondo momento.
-Va in bagno e mettiti questo.- disse cercando di evitare i miei occhi porgendomi non troppo delicatamente il vestito.
-Dobbiamo parlare, lascia che ti spieghi..- allargai le braccia avvicinandomi ma lei mi mise una mano sul torace spingendomi.
-Prova il vestitoTomlinson.- continuò, alzando di un ottava la voce e pronunciando il mio cognome con una chiara nota di disprezzo nella voce.
Un sapore amaro mi riempì la bocca: cominciai ad odiarmi, per quello che avevo detto, quello che i ragazzi mi avevano indotto a dire, quello che avevo fatto …
Mi girai in direzione dello stanzino mentre lei era di spalle lavorando ai dettagli del costume sul modello disegnato, poi ripensai al da farsi e senza un motivo preciso mi voltai verso di lei e cominciai a spogliarmi  togliendo felpa e maglia.
La mora alzò il capo come se avesse avuto gli occhi dietro la testa, la riabbassò subito dopo biascicando qualcosa di incomprensibile.
-Come?- mi fermai con la mano sul bottone del jeans.
-E’ stupido, va a cambiarti nello stanzino, non credo che mostrandoti in boxer saresti meglio.- fece con voce pacata.
-Io credo di si.- ridacchiai per poi procedere. –Non hai mai visto un ragazzo in boxer?-
-Ho visto te la settimana scorsa.-
-E allora qual è il problema?-
-E’ infantile fare così, totalmente stupido.-
Dopo aver sfilato i jeans scuri li lasciai ai miei piedi sul pavimento per poi prendere ad infilare la calzamaglia.
-Mi sono vestito.- sbuffai notando il modo in cui la calzamaglia mi evidenziava il sedere.
Lei si voltò e prese ad osservarmi; portò una mano in aria facendo vorticare il dito indice e feci un giro su me stesso al suo comando, poi prese ad osservarmi da capo a piedi.
-Mi evidenzia le forme, non trovi?- risi, ma smisi subito vedendo il duo volto inespressivo.
-Riesci a muoverti?- Annuii. –Bene, toglitelo.- fece per poi voltarsi nuovamente dove c’era una vecchia cattedra piena di fogli.
-Se io profano con la mia mano indegna, questo santuario è un peccato gentile… Le mie labbra come due pellegrini chiedono la grazia di riparare la rude offesa con un dolce bacio…- recitai portandomi teatralmente una mano sul petto.
-Ficcatelo a culo il bacio.- La campanella suonò ma mentre lei era intenta a sistemare le sue cose io rimanevo immobile: mano destra sul petto, mano sinistra  mezz’aria, piede sinistro in avanti.
-Spogliati e posa i vestiti sulla sedia, ciao.-
La vidi uscire sbattendo la porta e mi lasciai scappare un sospiro. Avrei saltato l’ultima ora quindi cominciai a camminare su e giù per la piccola stanza grigia  che metteva tristezza; diedi un calcio al muro e soffocai un urlo per il semplice motivo che avevo i calzini e dire che non mi ero fatto male era come dire di stare bene dopo che qualcuno ti ha sparato al petto.
Osservandomi intorno notai una luce non molto forte provenire dal soffitto da cui pendeva una lampadina, facendo scorrere lo sguardo c’era un armadietto, degli scatoloni con materiale didattico, un appendiabiti pieno di costumi di scena, un manichino a cui erano appoggiati  frammenti di stoffa … C’era una cattedra piena di fogli e foglietti di ogni colore e misura con su disegnato di tutto, non mi ci volle molto per capire che quella stanza era stata affidata solo al gruppetto di costumisti. C’era qualche bicchiere di caffè appiccicoso, tempera sul pavimento, e per finire un odore che non era dei migliori.
Spostai lo sguardo sull’orologio da parete notando con stupore che avevo passato dieci minuti buoni a cercare ogni particolare della stanza. Mentre mi spogliavo degli abiti di Romeo e rindossavo quelli di Louis Tomlinson arrivai a chiedermi se quelle quattro mura avessero un storia da raccontare, come tutti d’altronde.
Scossi la testa divertito dai miei stessi pensieri, non sono mai stato un tipo profondo. Presi la felpa e uscii da quella stanza chiudendomi la porta alle spalle per poi cominciare a camminare diretto in cortile.

 

Zalve zalvino c:
Alluora, comincio con scusarmi per il ritardo, per la lunghezza e per eventuali errori.
Ho preferito postarne uno breve che metterne uno più lungo tra una settimana, tipo.
Mi scuso anche per la merdosità del capitolo.
Devo dire che da otto recensioni ad alcuni capitoli e tre all'ultimo c'è una bella differenza
ma avrei dovuto muovermi a scrivere.
Non perdiamoci in chiacchiere, vi do' la buona notte alle 00:26.
Lasciatemi una recensione se vi va, più luga di dieci parole magari, e sincera. Nel senso
ditemelo che il capitolo è una merda, ditemi cosa migliorare, ditemi cosa vi piace..
Ok.. ultima cosa: sotto c'è la mia prima OS, passateci se voleete c:
Notte spledori <3

Image and video hosting by TinyPic
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter eleven ***


Image and video hosting by TinyPic



‘Siamo tutti alla sala giochi, ci raggiungi? Niall.’ 

Sbuffai facendo risuonare nelle quattro mura della mia stanza il rumore e spensi il telefono sprofondando la faccia nel cuscino.

-Lou, svegliati che dobbiamo andare al ballo.-

Sentii una mano sulla spalla scuotermi e aprendo gli occhi ancora appiccicati dal sonno vidi la luminosa figura di mia sorella che mi sorrideva entusiasta.

-Quale ballo?- chiesi strofinandomi gli occhi.

-A scuola.- urlò sventolandomi un volantino rosso sotto al naso.

-Ma non so che mettere..- mugugnai infilando la testa sotto al cuscino.

-Ieri hai comprato uno smoking idiota. C’è Mer che ti aspetta a casa sua.-     

Sbarrai gli occhi e mi precipitai giù dal letto inciampando nel piumone, cosa che fece volare un po’ di piume. Sotto lo sguardo divertito di mia sorella mi tolsi la magli e portai il naso sotto il braccio.

-Ho bisogno di una doccia. Quanto ho?-

-Mah.. tra dieci minuti devi stare da lei.-

-Cazzo Abbie. Svegliarmi prima no?- le urlai mentre lei rideva avvolta in un bellissimo vestito color corallo che le faceva risaltare gli occhi.

-Sbrigati.-

Senza pensarci due volte mi spogliai e mi infilai nella doccia lasciando che l’acqua gelida scorresse sul mio corpo. Uscii subito dopo prendendo una storta e devo ringraziare Dio per aver inventato i lavandini (o forse non li ha inventati lui?) visto che tenendomi a quello evitai di spaccarmi letteralmente la testa.

Osservai il mio riflesso nello specchio: i capelli bagnati erano appiccicati alla fronte, stavo tremando, mi ritrovavo con due occhiaie da paura e per una frazione di secondo mi sembrò di scorgere canini più appuntiti del normale. Com’è possibile? Non abbiamo litigato? Stiamo ancora insieme allora?

Scossi la testa e mentre l’ansia mi divorava l’anima cercai di asciugarmi più veloce possibile.

Una volta indossata la biancheria, proseguii indossando lo smoking. Mia sorella mi sistemò la cravatta e dopo avermi baciato la guancia, seguì con lo sguardo la mia macchina sfrecciare verso la casa di Meredith.

Portai gli occhi allo specchietto retrovisore e sistemandolo con la mano lo voltai in modo che mi inquadrasse. Avevo i capelli ancora leggermente umidi ma non si vedeva per via della quantità industriale di lacca che avevo usato per sistemarli.

Un senso di felicità scacciò l’ansia e mi si aprì un sorrisone a trentadue denti sul volto.

Chi lo avrebbe mai detto? Io, Louis William Tomlinson, stavo andando a prendere la mia ragazza per andare al ballo scolastico, con tanto di smoking e fiore all’occhiello.

Non riuscivo a pensare alla litigata e alla cazzata che avevo fatto, pensavo solo alle parole di mia sorella, ‘C’è Mer che ti aspetta’.

Parcheggiai la macchina fuori casa della ragazza e  con poche e veloci falcate mi ritrovai davanti alla porta.

-Buona sera Louis.- urlò suo padre abbracciandomi. Ok, questo è strano.

-Hey amico.- sorrise Josh dandomi una pacca sulla spalla. Anche questo è strano.

-Buona sera a voi.- sorrisi imbarazzato.

-Voi? Sono tanto vecchio? Dammi del tu figliolo. – detto ciò mi fece segno di seguirlo in salotto, dove vi trovai Meredith avvolta in una bellissimo vestito blu notte – Fatevi fare una foto. -  continuò estraendo da una borsa grigia una macchina fotografica.

La ragazza si alzò e venendomi incontro mi mostrò un sorrisone a trentadue denti, per niente timido, anzi, era pieno di luce, forse accecante visto che voltai la testa disgustato: non era la mia Meredith.

Le cinsi il fianco con una mano e la attrassi a me nonostante mi sembrasse di spezzarla in due per la troppa forza usata nel fare il gesto.

Prima che potessi sorridere una luce fortissima mi appannò la vista e tante risate si fecero spazio nella mia testa facendo eco della mia scatola cranica. Sentii pulsarmi le tempie ma, dopo il bagliore del flash della macchina fotografica, non vidi più niente, buio, ricaddi all’indietro come risucchiato in un vortice.

                                         

-Louis, porco cane, calmati.-

-Chi diav … - aprii gli occhi appiccicati dal sonno e li spalancai alla vista di un Niall che mi sputacchiava le briciole dei biscotti in faccia. –Che cazzo ci fai nella mia stanza? Dov’è Meredith? E mia sorella? Dove sono loro? Che mi è successo?-

-Calma Romeo. Stavi delirando. Credo tu abbia la febbre.- fece sicuro il biondo allontanando il viso.

Portai una mano alla fronte e mi lasciai ricadere all’indietro sentendola accaldata e sudata.

-Che ore sono?-

-Le sette.-

-Cazzo…- imprecai ricordando la conversazione della mattina avuta con Stean.

-In effetti è venuto un tizio ma è andato via sapendo che stavi dormendo.. io sono venuto qui alle quattro e mezza.-

-Perché sei rimasto?-

-Per non lasciare solo un povero amico innamorato.-

Accennai un sorriso e chiusi gli occhi.

-Puoi portarla da me?- chiesi come se non fossi stato io a parlare.

-Posso anche provarci ma sai benissimo che non verrà.-

-Falla venire d’urgenza, dille che Abbie sta male, con un messaggio dal suo cellulare.-

Aprii gli occhi in tempo per vederlo annuire e poi sparire dietro la porta. Sorrisi e una volta in piedi andai verso la camera di Abbie.

Niall’s POV

‘MèR! NN Mì SNT BN. VìèNì SùBìTò àMòRè MìOOOO!!!!!!! <3<3<3 XOXO’

Inviai il messaggio con la speranza che la ragazza non uscire dal bagno, dove stava facendo la doccia da circa dieci minuti.

Il cellulare vibrò.‘Dimmi che scherzi…’

Perché dovrei scherzare? O dovrebbe.

Aggrottai le sopraciglia, poi rilessi il messaggio un paio di volte cercando errori o cose strane ma non ci trovai niente. Staccai delicatamente il cellulare dalla corrente e corsi in p unta di piedi in camera di Louis.

-Crede che scherzo..-

-Che le hai scritto?- mi chiese lui scocciato, tenendo gli occhi chiusi per il mal di testa, e gli porsi il cellulare. –Tu sei un emerito coglione.- scandì bene ogni parola, poi aprì gli occhi e cominciò a muovere i pollici con fare meccanico sullo schermo del cellulare.

‘Scusa AHAHAH LOL Cerco di tirarmi su il morale così ma non funziona. Vieni da me? Non ce la faccio più. Ho male alla testa e alla gola.’

-Perché non sei normale?-

-Certo, parla quello che in estate ha girato per il quartiere nudo e con le mutande in testa. Fortuna che erano le tre di notte.-

-Lo sai che ero ubriaco.- il telefono gli vibrò in mano.

‘Chiedilo a qualcun altro. Io non ci metto più piede lì.’

‘Non c’è quel coglione. Sta da un amico che abita fuori città e ci resterà per un po’’

‘Magari è come l’altra volta…’

‘Non te lo avrebbe mai chiesto, lo conosco. Può romperti le ovaie a scuola ma non ti inviterebbe mai lì. Per favore, sto una merda e sono da sola a casa.’

-Io dico che non viene.- feci sicuro.

-Credo di conoscerla meglio di te. Non lascerebbe mai la sua migliore amica a casa da sola con la febbre, anche a costo di vedermi.-

-Ma te sei proprio cotto.- risi.

Venni fulminato da Louis con lo sguardo e uscii dalla stanza.

Louis’ POV

'Ci hai provato Lou x’

-Niall!- chiamai con la poca voce che mi rimaneva ma una forte fitta alla testa mi fece cadere di nuovo all’indietro.

-Eccomi.- fece lui entrando con in mano il pacco di biscottini al cioccolato che aveva mandato mia nonna.

-Chiamala e falla venire.-

Lui annuì, troppo occupato a masticare per parlare, e uscì subito dopo con il cellulare in mano.

Passarono si e no cinque minuti che la porta si riaprì ed entrò Abbie: i capelli biondi erano raccolti in uno chignon ordinato e un body nero risaltava le forme del suo corpo.

Se non fosse stata mia sorella ci avrei fatto un pensierino, ma si sa, la vita è ingiusta.

-Io me ne vado. Per quanto si ferma quella specie di animale? Sai che sta ingurgitando i biscotti di nonna?-

-Se ne va tra poco.- risposi con gli occhi chiusi.

-Stai male?- chiese aggrottando la fronte e avvicinandosi al letto.

-Credo di avere la febbre.-

-Vuoi che resti?-

-C’è Niall, vai.- le sorrisi con la speranza che si levasse dalle palle prima dell’arrivo di Meredith.

Annuì sorridendo a sua volta e uscì. Tirai un sospiro di sollievo e chiusi gli occhi una volta per tutte.

 

-Perché non ti muovi Luigino?- mi chiese Meredith dimenandosi come se fosse stata posseduto da un demone.

-Perché non ne ho voglia.- risposi osservandola sconcertato.

-Andiamo, WHOOHOO.- continuò agitando le braccia.

-Andiamo a casa, non credo tu stia bene.- le presi il polso e la trascinai verso l’uscita nonostante lei tenesse i piedi ben puntati in terra.

Giusto prima di uscire  riuscì a liberarsi della mia presa e tornò a ‘ballare’ canticchiando ora una canzoncina con una vocina da orgasmo.

-Mi piace la zucchina, la zucchina, haha
Mi sento birichina birichina, haha
Mi piace la zucchina, la zucchina, haha
Mi sento birichina birichina, hahaha.-

Le persone in torno a noi erano indifferenti, come se fossimo invisibili, ballavano, bevevano e ridevano. La musica sembrava sussurrata, non si percepivano le parole, solo il ritmo perché gli altri ragazzi improvvisavano balli che ti lasciavano capire di quale canzone si trattasse.

-Tu hai bevuto, è tardi Meredith.-

Feci per riprenderle il polso ma mi saltò sulle spalle e infilò la testa nell’incavo del mio collo cominciando a succhiare la pelle.

Succhiava e mi dava piccoli morsi sul collo, mentre con le mani si teneva stretta a me reggendosi al collo tanto da farmi soffocare e teneva le gambe strette intorno al bacino.

Il succhiotto non faceva male, era piacevole, almeno fin quando non mi prendeva a morsi.

L’aria cominciò a mancarmi, il dolore dei morsi aumentava, le sue unghie si conficcarono nella pelle del braccio. Tirai un urlo, o meglio un grido strozzato per mancanza d’aria. Piccole goccioline di sudore mi scendevano dalla fronte e la voce continuava a non uscire. Mi agitavo, tiravo calci e pugni nonostante stessi in piedi e lei stesse sulle mie spalle.

 Feci per girare la testa la una luce mi accecò la vita. Contrariamente a quella del flash questa era scura, penetrante. Non sentivo più niente se non un nulla quasi assordante. Non vedevo più nulla se non un nero accecante. Non sentivo più nulla, se non un dolore che mi lacerava ogni piccola parte del corpo.

Meredith’s POV

-Louis, calmati.- urlai al ragazzo che si dimenava nel letto di camera sua, con la fronte impregnata di sudore.

-Lou, sono qui, svegliati.- sussurrai ora avvicinandomi e spostandogli i capelli bagnati dalla fronte.

-Mer..- soffiò aprendo gli occhi e accennando un sorriso pochi secondi dopo, e feci un passo indietro notando la troppa vicinanza.

-Hai fatto un incubo, eh?- feci sedendomi su una sedia e il ragazzo annuì.

-Come ti ha convinta Niall?- chiese chiudendo gli occhi e con voce pacata.

-Mi ha detto che stavi male, stavi delirando, lui non sapeva chi chiamare e non c’era nessuno in casa. Poi quando sono arrivata lo visto correre via con in mano una busta di biscotti mentre mi urlava ‘E mo’ so cazzi tuoi’.- lui accennò un sorriso.

-Mi sei mancata.-

-Certo, ma smetterla di prendere per il culo no eh?-

Non rispose.

Mi alzai e cominciai a raccogliere alcune cose sul pavimento. Non credo che la madre abbia avuto la voglia di inoltrarsi in quella stanza. La puzza che emanava si sentiva fin dall’inizio delle scale.

Il pavimento era totalmente ricoperto, oltre ai vestiti c’erano: un pallone da calcio, una mazza da baseball, tre paia di cuffie, quattro caricabatterie, riviste di motori, una bottiglia di birra, un cartone della pizza che ebbi paura di aprire e buttai via direttamente, una bottiglia di Vodka mezza vuota, un bicchiere in frantumi nell’angolo della stanza, altre riviste, un libro, tre dischi in vinile che sembravano uscire da un film, un torso di mela e un pacchetto di Marlboro.

Presi con la punta delle dita un paio di calzini che se lasciati lì un altro giorno sarebbero corsi da soli al cesto dei panni sporchi, poi, tornando alla camera, mi cadde lo sguardo sul libro, ‘Before I fall’.

-Da quanto leggi?- chiesi prendendolo e passandomelo tra le mani.

-Non ho mai cominciato, mi attraeva solo il titolo.- rispose aprendo gli occhi.

-Di che parla?- chiesi incuriosita prendendo a sfogliarlo.

-Di una che muore.. ho letto solo le prime due pagine.-

-Uau, che intellettuale.- rise alzandosi sui gomiti e osservandomi –Me lo presti?- lui annuì.

Chiusi il libro e lo misi nella borsa per poi avvicinarmi al setto e posare la mano sulla fronte di Louis.

-Te hai la febbre, e non poca, vado a farti qualcosa di caldo.- costatai, per poi avviarmi verso la porta evitando gli oggetti gettati sul pavimento.

-No, aspetta, rimani qui.- si alzò e mi corse dietro.

-Mettiti a letto, porco spino.- lo urlai spingendolo verso il letto.

-Ma tu rimani?- chiese mettendosi sotto le coperte con una vocina da bambino. Annuii.

Ripresi a raccogliere gli oggetti sul pavimento e ora presi i dischi in vinile: Micheal Jackson, David Bowie e Guns N Rose.

-Ti facevo più tipo da Will.I.Am e David Guetta.- risi poggiandoli sul vecchio giradischi sullo scaffale.

-Non li avevi mai notati?- chiese e feci so con la testa evitando il suo sguardo e raccogliendo altri vestiti la lavare.

Le altre volte la camera era disordinata, certo, ma non così tanto. Questa volta faceva paura, sembrava stare su un set di uno di quei film adolescenziali.

-Che ci fai con una mazza da baseball?- chiesi facendo finta di colpire una palla per poi mettermi la mano sulla fronte cose se non riuscissi a vederla per via del sole.

-Una volta giocavo con Harry, ora la uso per mandare via gli indesiderati.-

Poggiai la mazza in un angolo della stanza.

-Posso andare a prendere una busta per i cocci di vetro?-

-E’ già tanto quello che hai fatto, siediti qui.- dissi picchiettando la mano sul materasso invitandomi a sedere e così feci. Portai lo sguardo sulle Vans azzurrine, perfettamente candide e senza una macchia, guai a chi tocca le mie scarpe.

-Perché non mi guardi?- chiese alzandomi la testa con due dita una volta seduto anche lui.

-Devo per forza guardarti in faccia? E’ già tanto che sono venuta mentre potevo benissimo finire il mio nuovo libro.-

-Che leggi ora?-

-11 minuti di Paulo Coelho.- dissi titubante arrossendo e lui rise.

-Non credevo leggessi queste cose, devo fare un discorsetto con i tuoi.-

-Me lo ha prestato mia zia, e poi non è tanto forte..- ribattei grattandomi la testa imbarazzata.

 Lui rise e ricadde a peso morto sul letto socchiudendo gli occhi.

-Ti fa tanto male la testa?-

-No, sono solo un grande idiota, è questo che mi fa male.-

-Hai grandi doti teatrali, andrai benissimo a fare Romeo.-

Stava per ribattere ma il clacson di una macchina interruppe la conversazione. Mi precipitai alla finestra e notai l’auto della macchina che prendeva posto sul viale.

-E’ arrivata tua madre, devo andare a casa ora che si è fatto già buio.- annunciai prendendo la borsa e il cappotto.

-No.- aprì gli occhi e si alzò di scatto –Non andare a casa da sola, è tardi, ti accompagno io..-

-Te hai la febbre alta e ti rimetti a letto, se proprio insisti chiamo Josh e mi faccio venire a prendere.- risi spingendolo sul letto e alzandogli la trapunta fin sotto il collo. Lui annuì.

-Ciao allora, grazie per essere venuta.- lo salutai con la mano e uscii dalla camera.

Percorsi il corridoio e scesi le scale, per poi scontrarmi con la madre.

-Meredith, cara, eri con Lou? Perché non resti a cena?- sorrise salutandomi.

-Non posso proprio, ora viene a prendermi mio fratello, Louis ha la febbre e aveva bisogno di qualcuno, ma ora c’è lei..- sorrisi e dopo un breve saluto uscii da quella casa.

Percorrendo il vialetto digitai il numero di Josh che senza tante domane mi disse che sarebbe presto arrivato.

Mi sedetti sul marciapiede e osservai le poche macchine in strada passare lentamente, quando un fischio attirò la mia attenzione. Voltai la testa e notai Zayn che salutava dal giardino della casa accanto, mentre accanto a lui c’era Harry che mi fissava inespressivo tenendo le mani in tasca. Accennai un saluto con la testa e sorrisi, per poi riportare la testa alla strada con la speranza di vedere la macchina di mio padre guidata da mio fratello.

-Hey.- mi salutò il moro sedendosi accanto a me e sorriso pronunciando un flebile ‘ciao’.

-Come stai?- chiese inclinando la testa.

-Massì dai, te?-

-Io bene.. ‘massì’ significa bene o male? Non ti capisco.- chiese poi corrugando la fronte.

-Non mi va di dire che sto bene quando tutti sanno che non è vero, quindi dicendo massì capisce solo chi deve capire.-

-Mi sembra giusto.- disse elaborando ciò che avevo detto.

-Come mai eri da Louis?- chiese ancora dopo qualche secondo.

-Ha la febbre alta e Niall me lo ha lasciato scappando via dopo essersi fregato un pacco di biscotti.- rise.

Il mio sguardo cadde su una alta figura rimasta immobile, Harry. Il ragazzo osservata la scena con le mani in tasca e un’espressione di curiosità in volto.

-Niall fa così…-

-Harry, se ti siedi con noi non ti fai male.- gli urlai interrompendo Zayn che si voltò, ma il riccio prese direttamente la strada contraria chiudendosi in casa e facendo sbattere la porta.

-Pazienza. Dicevi?-

-Che Niall fa così di solito. Potrebbe partorire sua moglie e lo ritroveresti seduto al posto del passeggero una busta di noccioline mentre la moglie guida per l’ospedale.- ridemmo insieme.

-Louis sta male davvero per te.- fece dopo un minuto ad osservare la strada, non risposi e attesi il continuo –Tornato a casa ha messo a soqquadro la stanza, si è ubriacato, ha ascoltato canzoni deprimenti ed è rimasto interi pomeriggi a fissare il soffitto. Noi non lo abbiamo mai visto così. Anche Harry ha ammesso di sentirsi un po’ in colpa per quello che ha fatto.-

Abbassai lo sguardo.

-Lui nemmeno voleva farlo, diceva che poteva farsi tutte le troie che voleva senza far soffrire nessuno ma noi lo abbiamo convinto. Siamo stati stronzi, specialmente io ed Harry, lo riconosciamo, ma poi qualcosa è cambiato. Lui stava più tempo con te che con noi e in tutto questo non ti ha mai sfiorata. Studiava e ha preso parte ad una recita scolastica. Lo hai cambiato e il signorino si è preso una bella cotta. Non lo capisci?- sorrisi amaramente tenendo la testa voltata verso la strada da dove sbucò la macchina di mio padre.

-Io capisco solo che era tutta una presa per il culo, solo questo. Ora se si è preso una cotta si arrangia.- dissi alzandomi e porgendogli una mano per farlo alzare, mentre cercavo di spingere dentro le lacrime.

-Devo andare. Ciao.- lo salutai con la mano correndo verso la macchina, e lui oltrepassò la strada entrando in casa sua.

 
Fao.
Questo è il capitolo più merdoso e bimbominchioso di sempre, uccidetemi.
L'ho pubblicato solo perchè non lo facevo da tantissimo tempo.
Ne avrei pubblicato uno migliore ma ho dovuto scriverlo due volte perchè il word me lo ha cancellato.
Scusate per gli errori ma questa volta non ho neanche riletto.
Posso capire se non volete recensirlo, e na merda, ammettiamolo. Io non volevo nemmeno continuare.
Non so più che dire, se vi va di recensire ma posso benissimo capire che non volete.
Ciao c: 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1300523