Just close your eyes, the sun is going down.

di lottieverdeen
(/viewuser.php?uid=235011)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How it began ***
Capitolo 2: *** I just remember my dreams ***
Capitolo 3: *** I wish peace ***
Capitolo 4: *** I promise ***
Capitolo 5: *** My first kiss ***
Capitolo 6: *** The hunger games ***
Capitolo 7: *** How can I kill you now? ***
Capitolo 8: *** I'm afraid of the end ***
Capitolo 9: *** Clove ***
Capitolo 10: *** Cato ***



Capitolo 1
*** How it began ***


Il suo sorriso poteva smuovere montagne, ma lei non sorrideva. Il suo sguardo era gelido, scrutatore.
Il suo cuore annebbiato dalle idee di suo padre. Il suo cervello pensava alla morte, al sangue.
Credeva nelle sue capacità, sapeva quello che voleva, conosceva i suoi obbiettivi.
Lei voleva vincere, dimostrare a suo padre, che aveva sempre desiderato un maschio per figlio e non una stupida femmina, che lei era forte.
Entrò nell'accademia con una smorfia di superiorità. Nascondeva i suoi veri sentimenti dietro ai suoi occhi inespressivi.
Quando gli altri la videro, una risata si levò dalla palestra. Lei non ci fece caso.
Aveva solo dodici anni, si, ma lei era diversa, non era come gli altri.
Si diresse verso la stazione del lancio dei coltelli. Altre risate. La giovane impugnò un coltello e lo tirò.
Le risate ammutolirono. Sulla palestra calò un velo del silenzio. La ragazza si guardò intorno, leggermente stupita da quel improvvisso cambio di ruolo.
Erano davvero così inutili, così scarsi, che un coltello che aveva colpito il suo bersaglio suscitava una tale attenzione? Un tale rispetto?
Prese un altro coltello e lo lanciò. Tutti la fissavano. Clove aveva fatto centro. Di nuovo.
Si passò la fredda lama sulle labbra e mirò. Il coltello tranciò la testa del manichino facendola cadere con un tonfo.
Ora nessuno rideva più di Clove. La ragazza sorrise. Era un sorriso gelido. Era un sorriso stupendo.

Un ragazzo che impugnava una spada si avvicinò a lei. Era il ragazzo più bello che Clove avesse mai visto. La guardava con i suoi occhi blu.
Clove era giovane, e questo lo sapeva anche lei, era troppo giovane per diventare una fredda assassina. Ma lei lo voleva, voleva uccidere. Sentire la disperazione
della sua vittima. Il cuore che batteva per l'ultima volta.
Voleva dimostrare a suo padre quanto valeva.
"Cato " Disse il ragazzo biondo, osservandola.
"Clove" Rispose lei fredda come sempre. Lui annuì e Clove distolse lo sguardo dal ragazzo.
Guardò l'ultimo coltello che le era rimasto in mano. Lanciò e la lama si inficcò nel cuore del manichino.
"Ce la farò padre" sussurrò. 

Scusate se l'inizio è un po' corto, ma mi farò perdonare scrivendo presto un altro capitolo più lungo, dove Cato e Clove iniziano a conoscersi meglio <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I just remember my dreams ***


Clove era seduta sul suo letto a pensare.
Aveva passato male la sua prima notta nell'accademia. Veniva tormentata da terribili incubi. Sognava un fuoco che la divorava, trasformandola in cenere.
Ricordi di una vità triste e inutile tormentavano la mora.



Clove si stava guardando allo specchio. Una ragazza mora con due codini e con gli occhi tristi la stava guardando.
Le guance rigate di lacrime, il cuore pesante dagli insulti ricevuti.
Suo padre era arrivato a casa con un topo in gabbia, lo aveva sbattuto davanti alla piccola ragazza che stava facendo i compiti.
-Uccidilo- le disse suo padre. Clove lo guardò. I suoi occhi erano innocenti e anche il suo cuore.
Lei scosse la testa. Il sorriso sparì dal volto dell'uomo. Sollevò Clove da terra per il colletto e le sussurò : - Cosa ho appena detto Clove?-
Le schiacciò in mano un coltello e la lasciò andare.
La ragazza guardò il topo, poi suo padre. Notava una certa somiglianza tra i due.
-No!- disse ancora una volta. Più decisa.
-NO?- chiese l'uomo freddo. Questa volta Clove annuì.
Il volto dell'uomo si fece scuro. 
Di nuovo afferò la piccola ragazzina per il colletto e la sbattè a terra con tutta la forza che aveva.
-Sei un mostro!- Urlò, divicolandosi dalla stretta e scappando in camera sua.
Girava e rigirava il coltello nelle sue mani.
Aveva deluso suo padre.
Presa dalla pazzia Clove uscì dalla sua stanza, il coltello in pugno.
Nel salotto c'era ancora il suo padre, ma lei lo ignorò.
Afferò il topo e li piantò il coltello nel cuore, che smise di battere all'istante.
Le mani macchiate di sangue, lasciò cadere il coltello e si chiuse in bagno.
Cosa aveva fatto? Dal bagno sentiva le risate di suo padre. Era diventata un mostro anche lei.



Clove affondò la testa nelle mani, cercando di trattenere le lacrime. Lei non era davvero cattiva. Almeno così credeva lei. 
Cosa pensavano gli altri, di quel essere che uccideva senza pentirsene?
Ma non è vero! Lei se ne pentiva. SEMPRE! La sua punizione erano le notti in bianco che passava ogni volta.
Sognava una vita priva di sangue, ma non avrebbe mai potuto realizzare quel sogno.
Ormai era sporca. Il sangue era ovunque. Quanti animali avevano perso la vita per mano sua?
Chiuse gli occhi e si immaginò su un prato. Da sola. Vestita di bianco. Un vestito pulito, senza macchie di sangue.
Scosse la testa. Non doveva perdersi in sogni impossibili.
Una vita senza sangue non rientrava nei piani della dodicenne.
Lei doveva partecipare agli Hunger games. Vincere e tornare a casa gloriosa.
Ma prima di buttarsi nell'arena doveva allenarsi, migliorare la sua tecnica e diventare invincibile.
Si. Doveva imparare mille modi diversi per uccidere una persona.
Ed eccoli di nuovo, i pensieri cattivi. I pensieri che non dovrebbero appartenere a una dodicenne.
Ma erano i pensieri di Clove e lei non era solo una dodicenne. Lei era un'assassina.
Ad un tratto i suoi pensieri vagarono lontano, dal ragazzo che aveva conosciuto il giorno precedente.
Cato si chiamava. Come avrebbe potuto dimenticare i suoi occhi celesti, il suo sorriso, perfido come quello della ragazza.
Clove non avrebbe mai voluto uno così per nemico nell'arena.
Uscì dalla sua stanza ancora assorta nei suoi pensieri.
Qualcuno la spinse, e Clove cadde violentemente per terra.
Un maschio che non conosceva le prese il coltello dalla tasca lanciandolo via.
-Vai a pettinare le bambole bambina.- Disse il primo tirandole una sberla.
-Preferisco sgozzarle.- Rispose lei con una smorfia.
Il raggazzo si mise a ridere. 
-Hai un bel caratterino. Ti passerà- La prese per i capelli per malo modo e la sbattè per terra.
Un dolore folle trapassò Clove. Chiuse gli occhi. Cercava di dimenarsi, ma le sue forze scarseggiavano.
-Lasciatela stare. Picchiatene una della vostra taglia se volete divertirvi.- disse ad un tratto qualcuno
-Ci si diverte anche con questa.-
-Lasciala stare ho detto-
Il colosso lasciò Clove che si dovette aggrapare al muro. Si misero a ridere e poi se ne andarono.
-Stai bene?- Le chiese Cato.
-Che sia chiaro: so difendermi anche da sola.- rispose gelida la ragazza.
-Non farmi ridere! Una pietra che ti sfonda la nuca e sei morta!- disse il ragazzo.
Clove si girò e raccogliendo il suo coltello se ne andò.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I wish peace ***


Clove si era rifugiata nella palestra.
La rabbia che l'aveva appena pervasa era sparita.
Si era sentita inutile. Senza coltello non poteva far nulla.
Aveva ancora molto da imparare, ma d'altronde era qua per questo.
Presto si sarebbe vendicata, presto avrebbe dimostrato a quei due che lei non era solo una piccola bambina. Ma ogni vendetta doveva essere ben studiata.
Pensava alle parole di Cato. “Una pietra che ti sfonda la nuca e sei morta!”
Perchè quella frase le incuteva così tanto terrore?
Cerco di scacciare via i brutti pensieri.
Si asciugò velocemente quelle poche lacrime che aveva versato.
Cosa avrebbe pensato una persona se fosse entrata e avesse visto Clove rannicchiata in un angolo della palestra con le guance rigate di lacrime?
Lei non voleva apparire debole.

 

Clove si stava allenando nel lancio dei coltelli.
Dalla palestra risuonarono grida di decisione.
Cato affondava la sua spada in un manichino, facendolo letteralmente a pezzi.
Per oggi basta” Urlò Jack, un allenatore. “Clove, Cato, restate qua.”
Clove alzò la testa quando gli allenatori la chiamarono.
Anche Cato si avvicinò a Jack.
La canottiera sudata lasciava intravedere il suo fisico perfetto, un fisico che avrebbe fatto sciogliere tutte le altre ragazze, ma Clove restò fredda.
Cato notò lo sguardo di Clove e contrasse il suo sorriso in una smorfia compiaciuta.
Clove fece spallucce e guardò l'allenatore.
Clove, ti vedo perennemente al lancio dei coltelli. E' da due mesi che sei qua e sembra che tu ti voglio accampare lì.” Cato sorrise compiaciuto alla critica. “ E tu Cato, non fai altro che straziare i manichini.” Questa volta era Clove a sorridere fredda.
So che avete potenziale, e perciò vi allenerete con me.” Jack sorrise.
Cato sgranò gli occhi e Clove aprì la bocca dallo stupore.
Chiudi la bocca, non si addice a una signorina.” Disse Cato.
Clove afferrò Cato, come suo padre afferrava sempre lei e gli puntò il coltello alla gola.
Un altro commento, e tu finisci nel mio stufato.”
Cato rise liberandosi dalla presa della ragazza.
Domani sera alle 9.” Disse l'allenatore e se ne andò, lasciando Clove sola con Cato.
Bene bene. Allora ci divertiremo un po' assieme.” Cato ghingnò.
Clove si girò e uscì dalla sala.
Ribolliva di rabbia.

Clove si svegliò dai suoi incubi. Aveva sognato un uccello che le perforava il collo con il suo becco ad uncino.
Lei era morta tra gorgoglii sputando sangue.
Si mise una tuta e decise di uscire.
Il balcone dell'accademia era normalmente accessibile solo per gli allenatori, ma Clove aveva bisogno di aria.
Una figura incappucciata era appoggiata alla ringhiera e fissava il vuoto della notte.
"Cato?" Chiese Clove a bassa voce.
La figura si girò, e con la testa le fece cenno di avvicinarsi.
"Non riuscivi a dormire?" Chiese Cato.
"No." Rispose Clove.
"Vuoi parlarne?" Clove aprì la bocca stupita dall'improvvisa gentilezza del biondino.
"Ogni notte muoio in un modo diverso." Clove fissava la luna.
Cato annuì e la guardò. Per un attimo gli occhi della ragazza si persero in quelli blu del ragazzo.
"Clove? Qualche volta vorresti tornare in dietro?."
"Se fosse possibile credo di sì. Ma l'occasione non si porrà."
"Può darsi..." 
La luna brillava alta nel cielo. Clove avrebbe voluto stare qui per sempre.
"Vorrei solo che gli incubi smettessero." 
Cato cinse la vita della ragazza con un braccio avvicinandola a sè.
Clove cercò di liberarsi dalla presa. Non le piaceva stare troppo vicina alle persone.
"Lasciami Cato." disse la ragazza.
"Sei proprio un bambina." La dolcezza che Clove aveva pensato di sentire nella voce di Cato era sparita.
Ora ghignava e la guardava divertita.
Clove lo osservò arrabbiato.
Si diresse verso la sua camera, ma non potè non notare una stella cadente nel cielo.
"E' tua, io non ne ho bisogno." Disse Cato da lontano.
Clove fissava il punto in cui era sparita la stella cadente.
Sorrise. "Vorrei la pace" sussurrò. Inconsapevole che presto quel sogno si sarebbe realizzato.



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I promise ***


Clove cercava di ribellarsi alla presa di Cato. Invano.
Lui era forte, e lei era solo una ragazza.
"Reagisci Clove. Reagisci!"
Clove raccoglie le sue forze e spinge via Cato con i suoi piedi.
Si alza velocemente massaggiando le braccia indolenzite.
Cato la riattacca e la ragazza è di nuovo a terra.
"Così saresti già morta nell'arena Clove!"
La rabbia parte dalle punte dei piedi e arriva fino al cervello di Clove.
Pensa a suo padre, a tutti gli insulti, alla sua terribile infanzia.
Un terribile istinto omicida si impossessa della ragazza. Con una mossa fulminea si libera da Cato e lo inchioda al muro.
Gli occhi azzuri di Cato si confondono con quelli marroni e gelidi di suo padre. 
Clove comincia a tirare pugni a Cato che cerca di liberarsi.
Un pugno di Cato fa cadere la ragazza, la sua vista si annebbia.


Clove è seduta su un prato. Stringe un coltello. Le sue mani e la lama sono macchiate di sangue.
Ha appena ucciso un cervo. Gli ha tolto il cuore e lo ha lasciato morire nel bosco.
Clove si sente sporca. La sua dolce innocenza definitivamente sparita.
Il suo cuore si fa pesante al pensiero del cervo che respira per l'ultima volta.
Lo ha ucciso lei, non un cacciatore, e lo ha fatto soffrire.
Le lacrime ora scorrono senza impedimento. Clove si pente. Ma non può smettere.
Se no farebbe la stessa fine del cervo. Forse suo padre non la ucciderebbe, ma la farebbe soffrire.
Non è restato più niente della bambina che era una volta. Se potesse tornerebbe indietro.
Non ucciderebbe quel topo e resterebbe innocente.
Il suo destino ormai è segnato. Suo padre la obbligherà a frequentare l'accademia. Lì Clove sarebbe tra i suoi pari.
Freddi assassini senza rimorso. Ma quelle lacrime non sono un segno di pentimento?


La ragazza riversa a terra vede un'ombra avvicinarsi alla sua bocca.
Velocemente si toglie. " Non provarci!" Dice lei arrabbiata. " Ti piace approfittare delle persone?"
"Non fare la sciocca bambina! Volevo aiutarti!" Clove si guarda intorno. L'allenatore se n'è andato.
Probabilmente Clove lo ha deluso. 
"Non ho bisogno del tuo aiuto! Non ho bisogno di nessuno!" La ragazza si alza in fretta.
"Sei una ragazzina dodicenne! Chi sei in confronto a me o agli altri?"
Clove tira fuori dalla sua tasca il suo fedele coltellino e lo punta alla gola del ragazzo.
"Potrei ucciderti. Ora. Adesso. Subito."
"E perchè non lo fai?" Chiede lui calmo.
Clove si guarda intorno smarrita. Il sogno le torna in mente.
Ripensa a quando era piccola e giocava ancora con le bambole.
Non era sempre stata cattiva. A sette anni suo papà le aveva bruciate tutte, tutti i suoi giochi di infanzia.
Anche la sua piccola palla blu. Clove non aveva pianto. Lo aveva guardato e promesso di vendicarsi.
Lui aveva riso e l'aveva chiusa dentro alla sua stanza. Per un giorno Clove era restata seduta sul suo letto.
Poi era venuta sua mamma, le aveva portato da mangiare e da bere. Poi l'aveva fatta sdraiare, coperta e se n'era andata.
Sua mamma. Era morta quando Clove aveva solo 9 anni. Lasciandola con uno psicopatico che somigliava a un topo.
Clove scuote la testa e guarda Cato.
"Clove. Io ti proteggerò. Promesso."
Di nuovo i loro occhi si uniscono. Occhi assassini, occhi senza speranza.
Una lacrima striscia la guancia di Clove.


Una risata esce dalla gola di suo padre. Non è una risata normale. E' una risata di un pazzo.
Il pazzo affera Clove per il colletto della sua camicia e la sbatte contro il muro. Continua a ridere.
Clove lo guarda schifato. Da quando sua madre è morta suo padre beve. Sente il suo alito. Puzza di Alcool.
Il pazzo inizia a ballare e a urlare. 
Clove scappa, scappa da quell'uomo. Ha paura. Paura di quello che un alcoolizzato potrebbe farle.
Questo giorno, è stato il primo giorno della vita da assassina di Clove.
Tutto quello che era successo prima è passato. Quello che sarebbe successo un terribile incubo
Clove guarda il cielo. Le lacrime scendono dalle sue guance mentre corre via dalla sua casa, dall'uomo che non avrebbe mai più voluto bene.


Clove annuisce e osserva di nuovo gli occhi di Cato. Due pozzi infiniti.
Cerca di sorridere, ma quello che esce è una smorfia disperata.
Cato la abbraccia. La stringe a sè.
Clove si sente protetta, come non si è mai sentita.
"Clove, ti prometto che se avrai bisogno di me, se mi chiamerei, correrò da te, anche se dovesse costare la mia vita."

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** My first kiss ***


Il sole brillava alto nel cielo, era una calda domenica di Agosto. Gli allenamenti erano stati sospesi per godersi un po' di riposo.
Clove, non aveva bisogno di riposo.
Ripensava alle ultime parole di Cato: " Clove ti proteggerò." Sciocchezze.
Da quella sera un palestra erano passati mesi. Mesi in cui Cato l'aveva totalmente ignorata.
Nemmeno uno sguardo, non una parola, neanche un sorriso.
Clove sfogava la sua rabbia sui manichini. 
Jack le aveva comunicato che non avrebbero più tenuto allenamenti privati; Clove era ancora troppo giovane.
"Clove sei troppo debole." La ragazza affondò un coltello nel manichino. "Clove dovresti impegnarti di più."
La sua faccia si fece rossa dalla rabbia.
Il pentimento che qualche volta compariva in lei era sparito. Avrebbe potuto uccidere anche Cato in questo momento. Soprattutto Cato.
La lama trapassò il collo del povero manichino.
"Clove ti proteggerò" clove imitava la voce di Cato. "Clove se mi chiamerai sarò da te."
La ragazza iniziò a martellare con il suo coltello il povero manichino. 
Qualunque cosa la ragazza facesse, la rabbia non voleva sparire.
Si accasciò a terra distrutta.
Poco fa aveva compiuto 14 anni. Nessuno aveva pensato a lei.
Clove era sola, e quella solitudine la spaventava.
Pensò al cervo che aveva ucciso. Non si pentiva più, anzi, ora in cui la rabbia rischiava di sopraffare la sua ragione, ne andava fiera.
Era fiera di avergli strappato il cuore, di averlo lasciato morire di una lunga e violenta morta.
Una risata malvagia solcò le guance di Clove. 
Una risata che era tutt'altro che bella. Faceva semplicemente paura. La ragazza chiude gli occhi


Clove era sdraiata sull'erba ancora bagnata.
Pensava. Era una cosa rara, normalmente reagiva di istinto. 
Pensava alla sua madre. Le avevano detto che era morta in un incidente, ma Clove non  ci credeva.
Fin da quando aveva imparato a parlare era stata sempre diffidente.
Gli omicidi nel distretto 2 non erano cosa rara.
Ragazzi dell'accademia ubriachi, rendevano le strade insicure ogni sera.
Perchè la madre della ragazza era uscita, anche se sapeva che se avesse incontrato dei ragazzi era finita?
Forse suo padre le aveva detto qualcosa, o forse aveva paura di vedere Clove diventare una sporca assassina. Probabile.
La peggiore paura di sua madre si era avverata. La sua unica figlia, ora dopo la sua morte aveva preso gusto nell'uccidere.
Forse se non fosse morta Clove sarebbe diventata diversa? 
Era inutile farsi domande a cui non avrebbe saputo mai una risposta. 
Ma d'altronde, l'unica cosa certa della vita è la morte.



Clove apre gli occhi piena di terrore. 
La rabbia è sparita, ora c'era di nuovo il pentimento.
Chi aveva ucciso sua mamma? Chi aveva segnato così drasticamente la vita della piccola ragazza?
La ragazza si guarda intorno spaventata. E' sola. Come sempre.
I singhiozzi scuotono il corpo della ragazza al pensiero di sua madre.
Lei non si era mai dimenticata del suo compleanno, le aveva sempre fatto un piccolo regalo.
Nostalgia di momenti passati. Nostalgia di momenti felici.
La ragazza si accascia sul pavimento. Si rannicchia in un angolo della palestra e cerca di calmare i suoi singhiozzi.
Di nuovo Clove si sente inutile. Se adesso trovasse gli assassini, riserverebbe a loro una morte lunga e violenta.
Come quella del cervo. Li scuoierebbe con il suo coltello. Li strapperebbe il cuore dal petto.
La ragazza deglutisce. I pensieri di vendetta aveva calmato l'istinto di uccidere chiunque incontrasse.

I suoi lenti passi rimbombano nel corridoio. Le poche ragazze che ha incontrato sono scappate alla sua vista.
Ad un tratto delle voci la distraggono.
"Sta sera, facciamo un giro del distretto?"
"Prima però dobbiamo..."
Clove piomba addosso ai due ragazzi.
Il coltello alzato e gli occhi annebbiati dalle lacrime.
Non sa più quello che fa. Pensare a sua madre le ha spezzato il cuore.
"Clove!" Una voce spaventata e così famigliare la chiama.
Alla vista di Cato la rabbia di Clove aumenta. Le blocca il braccio e le fa cadere il coltello.
"Clove cosa stai facendo?" L'altro ragazzo è scappato. Clove è sola con Cato.
Clove scuote la testa. Cato la guarda con  una strana espressione sulla faccia.
La ragazza si libera dalla presa di lui e scappa. Ma lui è più veloce.
La afferà e la costringe a guardarlo.
Di nuovo Clove si perde nei suoi occhi. Ad un tratto la rabbia passa. Il doloro se ne và.
Il ricordo di sua madre si allontana.
"Grazie" Sussurra Clove.
"Mi dispiace, mi dispiace che ti ho ignorato Clove, ma io..."
Le labbra della ragazza zittiscono Cato. Ad un tratto dimentica tutto. L'assurda situazione in cui si trova e che tutti potrebbero vederla.
Per lei ora esistono solo le labbra di Cato.  Ad un tratto lui si stacca.
"Era proprio quello che volevo evitare Clove!"
"Cosa?" Chiede Clove.
"Clove io, non posso..."
"Ah si capisco... sei uno di quegli stronzi che ha già mille fidanzate ed è abituato a stare con quelle più grandi." Lo interrompe Clove
"Scusa Cato, non volevo che ti abbassassi di livello in questo modo."
"Clove, non volevo dire quello io..."
"Risparmiati le parole Cato! Sei come tutti gli altri!"
"Mi stai prendendo in giro Clove? Credi davvero che lascio che una ragazza mi parli così?"
"Si hai ragione! CHIAMAMI PURE SOLO UNA RAGAZZA! CHIAMAMI COME VUOI! TI FARO' VEDERE DI CHE PASTA SONO FATTA!"
"NON PERMETTERTI DI URLARMI ADDOSSO!"
"IO POSSO PERMETTERMI QUELLO CHE VOGLIO! NON HO PIU' NIENTE DA PERDERE TANTO!"
"Sei sicura Clove?"
"LASCIAMI IN PACE STUPIDO SCEMO DONNAIOLO, CASCAMORTO! VAI DALLE TUE PUTTANE."
Clove si girò con le lacrime agli occhi e il cuore pesante.
Era vero, lei non aveva più nulla da perdere, tranne forse se stessa.



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** The hunger games ***


Il tempo del rimorso era finito, le lacrime esaurite.
I ricordi erano solo uno stupido spreco di tempo, e Clove aveva bisogno di tutto il tempo che poteva trovare.
Tre mesi alla mietitura. Si sarebbe offerta e avrebbe vinto. Tre mesi in cui doveva dare tutto.
Migliorare tecniche già perfette e impararne di nuove. Ma c'era poco da imparare per Clove. Sapeva già tutto.
Non pensava più a Cato, L'aveva ignorato per tutto il tempo che era pasato, e a Clove stava bene cos'.
Non poteva permettersi distrazione, doveva allenarsi.
Il tempo passava troppo velocemente. La ragazza aveva compiuto 15 anni. I tre anni all'accademia erano passati in fretta.
Gli allenatori dicevano di aspettare, ma lei non ne aveva più voglia. Non avrebbe imparato molto di più in un anno.
I ragazzi tenevano nascosto chi di loro si sarebbe offerto volontario, ma questo non preoccupava Clove.
Il misterioso tributo non le avrebbe dato molto filo da torcere.
Nessuno le avrebbe potuto impedire di vincere. Sarebbe tornata piena di onore e gloria. Una risata malvagia si fece strada sul volto di Clove. 
Era fiera di quello che aveva fatto, fiera dei risultati raggiunti, fiera della sua cattiveria.
Nel profondo del suo cuore sapeva che era sbagliato. Ma lei non ascoltava il suo cuore, solo la sua fredda mente calcolatrice.
Avrebbe dato agli spettatori un bel spettacolo. Avrebbe straziato gli altri ragazzi. Avrebbe fatto soffrire tutti.
Avrebbe dimostrato a tutti che lei era la creatura più malvagia di Panem.
Si, il tempo del rimorso era definitivamente passato.

Il sole splendeva alto nel cielo. Era finalmente il giorno della mietitura.
Il giorno in cui Clove si sarebbe offerta volontaria. Per vincere.
Fu estratto il nome di una inutile ragazzina, subito Clove si precipitò verso il palco.
"OH, bene bene! Abbiamo una volontaria." La voce stridula della presentatrice raggiunse a mala pena Clove.
Guardava il pubblico. Fiera, crudele e sadica.
Chi sarebbe stato il misterioso ragazzo, così egocentrico da tenere nascosta la sua identità fino alla fine?
Pensava di fare una figura migliore così?
Un urlo : "MI OFFRO VOLONTARIO"
Il cuore di Clove quasi si bloccò:
Il misterioso tributo di distretto 2 era Cato.


Per la prima volta in vita sua Clove si sentiva bella.
La corazza che indossava le donava forme e bellezza che non aveva mai posseduto.
Clove sorrise. Era un sorriso malvagio e bello allo stesso tempo.
"Resta così" Le disse sorridendo. "Ma non sorridere troppo, sennò a me non restano sponsor."
Per una volta Clove non si arrabiò. Normalmente avrebbe ucciso un ragazzo dopo un commento del genere.
Il loro carro entrò per secondo. Tutti applauidivano e urlavano il suo nome.
Era bello sentirsi al centro dell'attenzione.
Poi le urla ammutoliro. Ora non urlavano più il suo nome.
"KATNISS" "KATNISS"
Distretto 12 le aveva rubato la scena.

Il bagno iniziale era una cosa noiosa.
Non poteva far soffrire le sue vittime. Doveva uccidere velocemente, se non voleva morire anche lei.
Si erano alleati con quelli dell'uno. La ragazza era inutile.
Una stupida sgualdrina in cerca di attenzioni. Da Cato.
La rabbia saliva in Clove, ogni giorno che passava l'istinto omicida della ragazza aumentava.
Voleva vedere la biondina morta.
"Cato qua... Cato là..." Le sue urla stridule da oca erano insopportabili.
E Cato le dava corda. Forse era quello che dava più fastidio a Clove. Cato non badava neanche più a Clove.
Se non avesse ancora un conto in sospeso con la ragazza del 12, l'avrebbe perfino ringraziata per aver fatto cadere il nido degli aghi 
inseguitori su Glimmer.
Quando Clove vide il corpo morto di Glimmer si mise a ridere, e per sua grande sorpresa anche Cato sembrava felice. No. Sollevato.
"Pensavo che ti piacesse Cato." disse ghignando Clove.
"Pensavo che non ti interessasi Clove" 
"E chi l'ha mai detto?" Domandò la ragazza.
"Forse Clove... forse stavo solo cercando di farti diventare gelosa?."
Clove guardava Cato, ancora non capiva  cosa voleva dirle.
"E forse ci sono anche riuscito?"
"Dimenticatelo Cato. Si impara dai propri errori."
"Vuol dire che ti piacevo?"
"Può darsi." Disse Clove. Con un sorriso se ne andò.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** How can I kill you now? ***


Un colpo di cannone. Poi al cielo compare il volto di Marvel.
"Deve essere stata Katniss" Dice Cato.
"Non sei dispiaciuto?" chiede Clove ad un tratto.
"Uno in meno a cui preoccuparsi." Clove annuisce.
"Dovremmo spezzare la nostra alleanza." Dice il ragazzo ghignando
"Pensi che sia così stupida Cato? Pensi che riusciresti a battere i miei coltelli?"
"Dai Clove, non illuderdi! Sai benissimo chi vincerebbe tra noi due."
Clove si alza. Il coltello stretto in pugno. Cato era la minaccia più grande da quando era entrata nell'arena.
Non si era mai fidata del tutto di quel ragazzo.
"Appunto. Vincerei io Cato."
Cato impugna la spada. Si studiano, come due predatori affamati di sangue.
Clove è la prima a reagire. Si fionda verso Cato, stava per affondare il coltello quando la voce di Claudius Tempelsmith la distrae.
"Attenzione tributi. C'è stato un cambiamento di regole. D'ora in poi due tributi appartenenti allo stesso distretto possono sopravvivere."
Clove lascia cadere il coltello.
Il ragazzo si fionda verso la ragazza e la abbraccia. 
Per la prima volta in vita sua Clove si sente protetta. Sente la stretta di Cato. Il suo cuore pulsare contro il suo petto.
Ad un tratto un dubbio attroce si impossessa di Clove.
Spinge via da sè Cato e indietreggia.
"Cosa ti ho fatto Clove? Cosa ti ho fatto stavolta?"
"Non tu!" La ragazza raccoglie il suo coltello.
"Non c'è mai stato un cambiamento di regole. Mai. Non in settantatre anni. Perchè dovrebbero cambiare per noi?"
"Non per noi. Per 12." risponde lui.
"Non capisci?" 
Cato la guarda storto.
"CATO! SEI COSì STUPIDO COME SEMBRI? vogliono che una coppia resti per ultima. Vogliono vederci combattere!"
"Cosa?"
"NON CAPISCI?" Cato le appoggia una mano sulla bocca.
"Clove, ho capito. Ma adesso la minaccia più grande sono quelli del distretto 12. Se ci dividiamo sarà più difficile."
"E poi Cato, e poi? Non pensi mai alle conseguenze di una scelta?"
"Sul serio ragazzina cosa ti sta succedendo? Quando mai TU hai riflettuto sulle conseguenze?"
Clove non risponde. 
"Se dovessi pensare alle conseguenze non saresti qua!" Dice Cato.
Clove annuisce. Lei pensava spesso a cosa sarebbe successo se lei non avesse deciso di andare all'accademia.
Appunto. PENSAVA. Il tempo dei ricordi era finito. Clove doveva smetterla di farsi problemi. Lei avrebbe battuto Cato.
"Bene. Restiamo alleati finchè sono tutti morti. Poi riprenderemo il combattimento di oggi."
"E se avessero cambiato davvero le regole?"
"Non illuderti Cato."
"Se tornassimo a casa tutti e due?" chiede Cato
"Piantala! Non torneremo a casa tutti e due! solo uno." che sarò io.
Il sorriso è sparito dal volto della ragazzo.
Potrebbe avere ragione. Pensa Clove. Se volessero davvero far tornare a casa tutti e due i tributi?.
La ragazza ripensa al suo tempo nell'arena. Ha realizzato il suo sogno. E' tra gli otto finalisti e tornerà al suo distretto.
Con o senza Cato.
Staranno di sicuro intervistando suo padre. Sicuramente sarà pazzo alcolizzato come sempre.
Forse sta cantando una canzone agli intervistatori. Una di quelle canzoni squallide con cui ha tormentato Clove fin dalla sua infanzia.
Non è venuta a salutarla dopo la mietitura. Forse è meglio così. Clove non si era sentita triste. 
Era abituata alla solitudine, non le faceva più paura come un tempo.
Niente le faceva più paura.
"Clove ascoltami una buona volta senza interrompermi. Perfavore."
La ragazza annuisce.
"Quando mi hai baciato io..."
"No! Non iniziare con quel discorso Cato!" Lo interrompe Clove.
"Quando mi hai baciato io avrei voluto che non smettessi più."
"Cosa?" Clove si alza di scatto. "Non hai capito? Uno solo Cato! E sarò io!"
La ragazza si gira. Quanto sforzo deve essergli costato per dirle una cosa del genere?
Velocemente si allontana a Cato. 
Come avrebbe potuto ucciderlo ora?

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** I'm afraid of the end ***


"L'aria è più fresca del solito questa mattina." dice Cato quando Clove esce dalla tenda.
"Perchè non mi hai svegliato?" chiede Clove arrabbiata. Il sole era già alta nel cielo, ma l'aria era più fresca del solito.
"Non ne aveva voglia."
Cato si gira e si allontana dalla ragazza.
Forse sono stata un po' troppo... Clove ieri sera. pensa.
Ma d'altronde come potrei essere diversa? Dovrebbe conoscermi!
Clove si alza e si avvicina a Cato. Si ferma alle sue spalle. Lui si gira. Il cuore della ragazza fa un balzo.
Gli occhi azzurri la fissano attentamente. La studiano, cercano di interpretare la prossima mossa.
Clove ricorda il suo incubo.
Ha sognato che era coricata su un prato, respirava a fatica, sentiva che era la sua fine.
Ad un tratto due occhi azzurri incontrano quelli di Clove.
Per la prima volta in vita sua la ragazza è felice, anche se sa che è finita.
Poi è morta. Clove era morta.
La ragazza scuote la testa cercando di scacciare i pensieri che la tormentano.
Da quando era entrata nell'arena non aveva più fatto incubi.
Non riusciva a spiegarsi il motivo. Probabilmente era perchè aveva ucciso così tante persone.
"Cosa c'è?" chiede Cato.
"Cato se ti ho offeso dimmelo in faccia! Non ignorarmi!"
"Mi chiedi se mi hai offeso?" Il ragazzo è calmo, e forse è quello che preoccupa di più Clove.
"Si" Risponde lei, cercando di imitarlo e restare calma.
Il ragazzo si gira.
"Va bene Cato. Così ucciderti sarà più semplice."
Cato si gira verso Clove, lei sorride soddisfatta, e questa volta è lei ad andarsene.

"Attenzione tributi! Domani ci sarà una festa al corno. So che qualcuno di voi non vuole venire, ma ognuno ha bisogno di qualcosa."
Clove sorride. Un'altra di quelle risate malvagie.
"Di cosa potremmo avere bisogno?" chiede Cato divertito.
"Ci daranno una di quelle armi terribili che uccidono un tributo in un secondo."
"Preferisco vedere come le scuoi."
"E' un complimento Cato?"
"Dipende da come lo interpreti." Il ragazzo sorride, e per la prima volta in vita sua Clove sente il suo cuore riscaldarsi.
"Tu uccidi Tresh io uccido Katniss." Clove tende una mano verso Cato.
"Ti piace vincere facile Clove."
"No. Voglio vendicarmi con quella ragazza."
"Ti ha rubato la scena alla cerimonia?"
"Non solo alla cerimonia Cato." Il sorriso della ragazza si trasforma in un ghigno sadico.
"Ti prometto che darò un bel spettacolo al Kapitol."
"Non ne ho dubbi Clove."
"Un altro complimento? Non ti sembra di esagerare?"
"Sei la prima ragazza che oppone resistenza alla mia bellezza."
Clove potrebbe arrabbiarsi con Cato ora, ma qualcosa le dice che non era per offenderla.
Anzi. Lui le voleva fare un complimento. Evidenziare la sua fierezza.
Clove annuisce.
"Allora Cato. Andiamo a uccidere."
"Andiamo a uccidere Clove.

Clove è nascosta nella fitta boscaglia aspettando la sua vittima.
E se non arrivasse?
La pazienza non è mai stata la forza di Clove.
Vede la ragazza del distretto 5 uscire dal corno afferrare il suo zaino e correre via.
Potrebbe inseguirla. NO. Lei vuole Katniss. La ragazza che le ha rubato la scena.
Ed eccola. Corre verso il corno. Verso lo zaino che non prende mai.
Clove tira un coltello. La ragazza che non le ruberà mai più la scena lo scansa senza fatica.
Istinto da cacciatrice. 
La ragazza esce dalla boscaglia. Un freccia di Katniss le perfora la mano.
Velocemente se la toglie. Maledizione! Non ci voleva.
La rabbia aumenta. Il sangue pulsa forte nelle vene di Clove.
Un istinto omicida la spinge a combattere.
Affonda la ragazza di fuoco.
"Dov'è loverboy?"
Katniss si dimena. Poi sputa in faccia a Clove.
L'incredulità si impossessa di Clove. Poi la rabbia.
"Come hai voluto tu! Ti uccideremo come la tua piccola alleata... come si chiamava? Rue?."
La ragazza si dimena cerca di buttare giù Clove, ma non ce la fa.
Pian piano Clove inizia a tracciare il profilo delle labbra di Katniss.
Vuole farla soffrire. Tanto.
Ad un tratto qualcuno la solleva da terra.
Due mani possenti. Clove sente la rabbia di Tresh e sente che la rivolterà contro a lei.
Per la prima volta in vita sua Clove ha paura di morire.
"L'ha uccisa? Eh l'hai uccisa?"
"No! No! Io no." Paura pervade la ragazza. 
"L'hai uccisa come volevi uccidere questa ragazza?" Gli occhi di Tresh sono carichi di rabbia.
"NO! CATOOOOO!" Tresh la sbatte contro la parete della cornucopia.
Dolore. Un dolore folle prende possesso di Clove.
Tresh alza la mano con la pietra, la cala su di Clove.
"CATOOOOOO...."
La pietra affonda nel cranio di Clove.
La ragazza cade.



Non è ancora finito :) manca un capitolo, dove la povera Clove muore :(

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Clove ***


Clove era riversa a terra. I suoi occhi fissavano nel vuoto.
Il suo petto si muoveva piano. Troppo piano.
"Solo una volta 12! Per Rue!" La voce di Tresh raggiungeva le sue orecchie.
"E' meglio se corri ora ragazza di fuoco."
Perchè aveva risparmiato Katniss e non lei? Forse perchè lei non meritava di essere risparmiata.
"Clove! Clove!"
Cato. Clove voleva vederlo prima di morire, voleva addormentarsi ricordando la sua faccia.
Le aveva promesso che sarebbe corso da lei se avrebbe avuto bisogno, ed ora eccolo lì.
Ma era troppo tardi.
Clove soffriva. Ogni respiro era uno strazio immane, voleva addormentarsi, ma non poteva, non ancora.
Doveva pentirsi, pentirsi per tutte le persone che aveva fatto soffrire e ucciso.
Pentirsi per aver vissuto così inutilmente, una vita senza scopo, solo quello di uccidere.
Clove si chiedeva, di nuovo cosa sarebbe diventata se sua madre fosse ancora viva.
Vide se stessa, invecchiata, con un bambino tra le braccia e un sorriso sul volto.
Vide se stessa felice. Ma le cose oramai erano successe. Il danno causato dalla pietra, irreversibile.
"Clove resta con me!" La implorava Cato.
Anche lui sapeva che era troppo tardi, Clove lo sapeva, vedeva la disperazione negli occhi di Cato mentre lo guardava.
Quello sguardo... parole mai dette, baci mai dati, un rimorso per tutto...
Possibile che anche Cato si era pentito? Anche solo un minuto, anche solo un secondo?
Le sembrava impossibile. Esattamente come la sua morte.
Non aveva mai preso in considerazione l'idea di morire. Mai.
Lei pensava di tornare a casa, coperta di sangue, senza rimorso e piena di gloria.
Ma niente di questo si sarebbe realizzato, sarebbe andata nel posto senza ritorno.
Clove pensava a tutte le persone che aveva sulla coscenza, una coscenza sporca, condannata alla morte.
Cercava di tenere aperti gli occhi, voleva ancora guardare Cato, ancora una volta.
Con fatica Clove chiuse gli occhi.
"Vinci" La sua voce. Un sussurro impercepibile, che il ragazzo sentì benissimo.
"Clove, no!"
Inutile Cato, oramai è tutto inutile, le tue suppliche sono parole buttate al vento, non vedi, che io, Clove, la ragazza più coraggiosa e più
crudele che sia mai esistita sto morendo? Non vedi che ormai è finita? Guardami ora Cato, perchè mi guarderai per l'ultima volta.
Guardami ora e non dimenticarmi mai, non quando tornerai al distretto, non quando riabbraccerai la tua famiglia.
Guardami ora. Non sembro innocente e senza peccati? Non sembro una ragazzina che non ha mai ucciso
?
Guardami un'ultima volta e dimentica tutti i miei difetti, un'ultima volta, perchè presto sarò sotto terra. Dimenticata da tutti.

Il petto di Clove non si muoveva quasi più, il suo cuore batteva troppo piano
Non vedo lacrime Cato. Non vedo il rimorso, che sento io ora, nei tuoi occhi. Non lo pretendo.
So che tu sei crudele, come lo sono stata io, ma vedermi qua distesa per terra più morta che viva non ti dispiace?
Perfavore Cato. Guardami un'ultima volta e prometti di vincere.
Se fossimo restati solo più noi due, mi avresti ucciso?
So solo ora che io non l'avrei fatto, non avrei potuto ucciderti. Non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.
Sono felice di averti visto un'ultima volta prima di morire, sono felice che hai mantenuto la tua promessa.

Clove soffriva la testa sembrava scoppiarle, non riusciva più a respirare.
Con una fatica immane, uno sforzo enorme Clove sussurro: "Vinci"
Aprì gli occhi per l'ultima volta. Il mondo sembrava senza colore. Clove non sentiva più nulla.
La luce maligna sparì dagli occhi di Clove. Restò un azzurro, così innocente, così privo di peccati.
Poi, la luce negli occhi della bambina che non sarebbe mai diventata una donna si spense.
Mi dispiace Cato, ma oramai è finita. Tutto. Diventerò cenere. Riposerò in eterno con mia madre, se mi perdonerà.
Vinci Cato, vinci per me, per noi. Vinci e rendi fieri i nostri allenatori.
Allenatori che ora mi staranno maledicendo per essere stata una preda così facile.
Ma sappi Cato, che anche se tornerai a casa, anche se sopravviverai, sappi che non sarai mai libero.
Vivrai vedendomi morire, con i miei occhi davanti alla tua faccia.
Forse Cato, forse è meglio se muori anche tu. Ma non sta a me deciderlo.

Clove cercò di respirare, ma non ci riuscì. Tutto si fece nero.
Poi il colpo di un cannone.
Clove, la ragazza dei coltelli era morta.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cato ***


Il colpo del cannone segna la fine.
La fine di cosa? C'è mai stato qualcosa tra lui è Clove?
Forse si, ma lui l'aveva negato, non se n'era reso conto, l'aveva lasciata morire.
Cato si alza, trattiene le lacrime. Lui non può piangere, si renderebbe solo ridicolo.
Lancia un ultimo sguardo a Clove.
Le aveva promesso di difenderla e di proteggerla, ma non ci era riuscito.
Ora la vedeva lì, distesa a terra, sembrava un leone, un piccolo leone morto troppo presto.
Cato scuote la testa per mandare via emozioni che non dovrebbe provare.
Si. la amava. La amava come non ha mai amato nessuno, e la ama ancora.
Se ora uscisse vivo dall'arena la porterebbe per sembre con sè, la sua faccia, il suo sorriso, le sue labbra.
Come potrebbe dimenticarla?
C'era solo una soluzione, solo una via di uscita.
Sembrava una delle decisoni più facili che Cato abbia mai preso.
Avrebbe seguito Clove, non avrebbe mantenuto la promessa che le aveva dato prima che lei morisse.
No, non avrebbe vinto per lei.
Ma prima di arrendersi doveva ancora fare una cosa...

Cato guardava il cielo e le stelle. Pensava a Clove, alla sua Clove, presagli troppo presto.
Ad un tratto un rumore lo sveglia dai suoi pensieri.
Sente passi.
Cautamente si gira e lo vede. Preso da una furiosa rabbia, implacabile come un temporale si fionda contro la persona che aveva ucciso Clove.
Tresh... un unico nome che bruciava sulla sua lingua. Aveva ucciso Clove, lui avrebbe ucciso Tresh e a sua volta lui sarebbe stato ucciso.
E' un cerchio, una maledizione infinita, la sua maledizione. La maledizione che sarebbe finita solo in un modo. Con la morte.
E così affonda la fredda lama nella gamba di Tresh, che urla e si dimena.
Il dolore strazia Cato, sente la sua testa esplodere.
Con un ultimo sforzo, per clove, solo per lei, affonda la lama nel cuore di Tresh, che si affloscia.
Cato ride. Passerà come un pazzo, ma lui l'ha fatto per Clove.

Cato sta combattendo con la ragazza del distretto 12.
Ad un tratto la voglia di morire l'ha abbondonato. 
Il resto succede tutto così in fretta. 
Si trova in piedi, intento a strozzare il ragazzo superstite.
"Tira!" Dice alla ragazza " Così noi due cadiamo e tu vinci."
Ci ha provato, ma non è riuscito a nascondere la paura, la sua voce lo tradisce.
"Tira! Sono morto comunque!"
Cato non sa perchè l'ha detto, ma è vero. Senza Clove non vede più un senso nel continuare a combattere.
Ed ecco che la freccia si conficcà nella sua mano.
Forse è per la sorpresa che molla Peeta, forse anche per salvarlo. Cato non sa più cosa pensare quando cade.
L'abbisso, poi viene straziato dalle bestie.
Sente il loro fiato. La disperazione se ne va, insieme al dolore. Spariscono e lasciano Cato in uno strano stato di semi-coscenza.
Vede la faccia di Clove davanti alla sua. Chiude gli occhi, e una freccia si conficca nel suo cuore.
Cerca di respirare, per un'ultima volta, ma non riesce.
Il cuore smette di battere. E' tutto finito.
Ora anche Cato si addormenta, come Clove.
Un ultimo ricordo lo coglie di sorpresa, sente la voce di suo padre:  "Dopo la morte Cato? Dopo la morte non c'è nulla."
Non è vero, suo padre gli ha detto mentito.
Dopo la morte c'è Clove.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1302160