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di Alaska_Creed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia vita è stata tutta programmata ***
Capitolo 2: *** L'espresso. ***
Capitolo 3: *** La comitiva ***
Capitolo 4: *** Lo smistamento ***
Capitolo 5: *** Ma nel presente... ***
Capitolo 6: *** E' davvero tutto reale? ***



Capitolo 1
*** La mia vita è stata tutta programmata ***


Tutta la mia storia, un’avventura piena di intrecci, di emozioni, e di pensieri, iniziò da una banale lettera. Si, proprio una lettera, una lettera speciale, che arrivò una domenica mattina di luglio,ad i grandi magazzini di Londra, dove mi trovavo quel giorno. Ricordo quell’avventura come se fosse ieri, la conservo ogni giorno dentro il mio cuore, nella speranza che qualcuno si interessi, ed io possa raccontarla per filo e per segno. Era il giorno del mio compleanno, avevo appena compiuto undici anni. I miei genitori, per festeggiare, portarono me e mia sorella Daphne, in giro per i grandi magazzini di Londra, dove si trovava il negozio di giocattoli. Ero entusiasta all’idea di trascorrere una giornata con mia sorella, e soprattutto con i miei genitori: erano sempre impegnati al Ministero della Magia, e non avevano tempo da passare con me e Daphne. Mentre i miei genitori si dirigevano al banco informazioni, ebbi la brillante idea di “esplorare” il magazzino da sola, per farmi un’idea del regalo da scegliere. Dopo aver imboccato corridoi a caso, mi accorsi, con orrore, si non sapere dove mi trovavo. Ero terrorizzata. Nella mia testa, cominciarono a formularsi domande: Cosa avrei fatto? Che fine avrei fatto? Mi avrebbero trovata? Ansante, e terrorizzata, mi sedetti ad i piedi di un grandissimo orso di peluche, e cominciai a piangere, le mani davanti agli occhi, e le ginocchia sul petto, fin quando… Sentii un sonoro “pop”. Spaventata, mi alzai in piedi, girando lentamente su me stessa, per vedere quale fosse la fonte del rumore. A destra, non c’era traccia di nessuno, mentre a sinistra… un grande uomo, con una lunga e fluente barba bianca, un cappello a punta, ed una veste argentea, lunga fino alle caviglie.*

-C-Chi sei?- *dissi terrorizzata, arretrando di qualche passo. L’uomo con la barba, mi sorrise, e avanzò lentamente verso di me. Il suo sguardo era sereno, e emanava allegria.*
- Mi stupisce, signorina Greengraas, che i suoi genitori non le abbiano mai parlato di me. Sei Astoria, giusto?-* A quelle parole mi immobilizzai, non riuscendo neanche a muovere un muscolo. Come faceva quell’uomo a sapere il mio nome e cognome? Come faceva a sapere dove mi trovavo. Impotente di muovermi, mi rassegnai, e cominciai a parlargli*
-Si, sono Astoria. Astoria Greeengraas. E.. lei chi è? - *Il signore, con lo strano cappello a punta, si sedette, e mi fece cenno di raggiungerlo. Rassegnata, mi sedetti anche io*
-Io sono Albus Silente, il preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Oggi, è il suo undicesimo compleanno, e mi sono preso la briga, di consegnarle personalmente questa -*Il professor Silente, mi porse una lettera.La presi, e la esaminai attentamente.La busta era di pergamena, era sigillata con la cera. In rilievo, c’era lo stemma di Hogwarts, uno stendardo che raffigurava le quattro casate: Tassorosso, Grifondoro, Corvonero e Serpeverde. L’ultima di queste, aveva come simbolo un grosso seprente argenteo, su uno sfondo verde. Era quella, sicuramente, la casata di mia sorella Daphne. Quest’anno, lei avrebbe affrontato il suo terzo anno, mentre io il primo.  Aprii la lettera, e cominciai a leggerla, parola per parola. Allegato alla lettera di ammissione, c’erano una lista di libri ed il biglietto per King’s Cross. Infatti, il treno sarebbe partito il 1° settembre dal binario 9 e ¾ … O almeno così diceva la lettera. Mia sorella me ne aveva parlato: aveva parlato di un muro magico, il quale si attraversava. Potevano attraversarlo solo i maghi*

-Questa scuola, è per i bambini speciali come te -*aggiunse il professore, rispondendo al mio sguardo dubbioso. Io un tempo,  non pensavo che fossi speciale. Pensavo che tutti gli abitanti della terra fossero maghi, che frequentassero le scuole magiche di tutto il mondo. Per questo mi davo poca importanza. Ma poi ho scoperto, che ci sono i babbani, cioè esseri non magici, ed i mezzosangue. Papà mi aveva spiegato che i mezzosangue fossero la feccia della terra, che non dovevano avere il privilegio di frequentare scuole maestose come la nostra. Diceva che era meglio ad i tempi di Salazar Serpeverde, il quale aveva discriminazione sui mezzosangue ed i traditori del loro sangue: avrebbe ammesso solo i purosangue. Purtroppo sono passati circa cinquecento anni.*

- In quale casata mi trovo?- *dissi incuriosita. L’uomo cominciò a ridere sonoramente, e poi rispose alla mia domanda*

-Signorina Greengraas, sua sorella le avrà spiegato che la casata viene scelta dal cappello parlante. Ti assegnerà alla casata giusta.-* Disse il professore alzandosi in piedi*

-Sono lieto di aver fatto la sua conoscenza Signorina Greengraas. Conto sulla sua presenza-* disse come ultima parola, per poi scomparire con un altro sonoro “Pop” .  Rimasi li, in piedi, con la lettera pergamenata in mano. Poi, mi accorsi di priorità ben maggiori: dovevo trovare i miei genitori. Mi incamminai alla cieca, svoltando un po’ a destra e un po’ a sinistra, fin quando…*

-Tonta, ti abbiamo cercato dappertutto. Dove eri finita?-* Disse mia sorella, con la sua solita delicatezza*

-Hey.. aspetta un attimo … *disse osservando la lettera che avevo tra le mani.*

-MAMMA!-*strillai io. Pochi istanti dopo, eccoli li, insieme, con la solita aria preoccupata. Mia madre mi avrebbe sicuramente sgridato, ma poi si immobilizzò, mentre le porsi la lettera*

-Piccolina mia, ci eravamo tanto preoccupati! La lettera ti sarebbe dovuta arrivare un mese fa, ma invece, eccola li, il giorno del tuo compleanno! .*Mia madre mi diede un abbraccio mozzafiato, come al solito, prendendo ed esaminando anche lei la lettera*

-Andiamo a casa-*disse mio padre, prendendomi per mano* Voglio assolutamente sentire la storia della tua lettera-*continuò, mentre uscivamo insieme a Daphne e mamma, lasciandoci indietro il grande magazzino*

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Capitolo 2
*** L'espresso. ***


-Mamma, devo proprio andare?-dissi, mentre mi nascondevo dietro l’ampio abito di mia madre. Ero li, al binario 9 e ¾ mentre aspettavamo la partenza dell’espresso. Quello sarebbe stato il mio primo anno, e avevo una paura tremenda di non piacere alla gente, di essere smistata nella casa sbagliata, di essere presa in giro e soprattutto, avevo paura di mia sorella Daphne. Sicuramente avrebbe approfittato della situazione per mettermi in qualche pasticcio.
-Devo per forza mamma?-cominciai ad insistere, nella speranza che mia madre cambiasse idea. Il treno alle mie spalle, sbuffò vapore rumorosamente. Mancavano circa 10 minuti.
-Suvvia Astoria-disse mia madre, prendendomi per un braccio e trascinandomi avanti a lei-vedrai che andrà tutto bene. La gente ti vorrà bene, e poi, ci sarà Daphne a farti da mamma. -

-Ecco un’altra scusa per non andare- commentai acida. Mia madre mi diede un buffetto severo sulla spalla. A lei non piaceva la rivalità tra me e Daphne. Per questo credeva che stare insieme a lei mi avrebbe fatto del bene. Si sbagliava di grosso. Daphne mi sfruttava sempre, mi usava come schiavetta. A me non piaceva per  niente obbedire agli ordini, soprattutto se erano i suoi-

-Astoria, per piacere. Ho già parlato con Daphne. Se lei si comporta bene, tu mi manderai un gufo. Però non perseverare di questo privilegio- mi ammonì così, poi mi lasciò qualche istante da sola, per aiutare mio padre e mia sorella a caricare i bauli. Rimasi lì, da sola, seduta su una panchina, ad osservare la locomotiva rosso fiammante, che si stagliava davanti a me. Sospirai profondamente al pensiero di rimanere un anno da sola fuori casa. Abbassai lo sguardo, tristemente. Anche se la scuola mi era stata descritta come una scuola stupenda, grande e con i dormitori spaziosi, non mi sarei comunque sentita a casa. Avevo bisogno dei miei confort, della mia privacy, e sinceramente, non me la sentivo di dormire con gente che non conoscevo. Rabbrividii all’idea. Pochi istanti dopo, mio padre ritornò con mia madre, mentre Daphne rimase lì, davanti all’entrata, a parlare con delle sue amiche.

-Ast, dobbiamo farti conoscere una persona-mi sorrise mio padre, porgendomi una mano. -
-Chi?-domandai, afferrando la mano-
-Lo scoprirai presto-mi sorrise mia madre, mentre cercava di sistemarmi i capelli. Mio padre mi guidò con la mano  tra la gente, guardando ogni tanto al lato, per vedere se riusciva a vedere qualcuno di famigliare. Poi si fermò di scatto, davanti ad un terzetto alquanto particolare.-
-Lucius!-tuonò mio padre, avviandosi verso di lui per una stretta di mano molto calorosa. Quell’uomo che mio padre aveva appena salutato, era un uomo grande, dall’aspetto aquilino, con degli occhi grigi ed i capelli  biondissimi, lunghi quasi poco sotto le spalle. Accanto a lei, una signora dall’aspetto elegante, con le labbra carnose ed i capelli lunghi biondi, raccolti in un acconciatura complicata, che aveva terminato con degli elastici molto particolari.
-Narcissa, cara mia!- disse mia madre, baciandole le guance con familiarità. Era possibile che i miei genitori non mi avevano mai presentato a loro? Rimasi li, immobile, in attesa di una reverenza o di un saluto poco percettibile. Il ragazzo accanto a loro, sembrava spaesato quanto me. -
-Lucius, Narcissa, voglio presentarvi la nostra secondogenita, Astoria – annunciò mio padre in tono solenne, quasi si trattasse della regina-
-Molto piacere-dissi stringendo la mano ad i nuovi individui, che mi sorrisero. Narcissa, spinse avanti il ragazzetto. Ora che lo vedevo meglio, era molto carino, con gli occhi grigi come il padre ed i capelli biondi della madre.
-E questo-annunciò la signora- è mio figlio Draco- il ragazzetto strinse la mano ad i miei genitori, ed arrossì un po’, quando si trovò davanti a me. Forse imbarazzato-
-Ciao-gli dissi io, in tono famigliare. Draco abbozzò un sorrisetto e si congedò qualche istante per andare a salutare i suoi amici. La locomotiva sbuffò, ed il macchinista ordinò di farci salire, ed ad i genitori di salutare-
-Abbi cura di te Astoria-disse mia madre piangendo, stampandomi un bacio sulla guancia- E sii obbediente-
-Lo farò Mamma-cominciai a piangere anche io, per poi passare a salutare mio padre-
-Papà.. mi mancherai-dissi abbracciandolo, cosa che capitava raramente-
-Anche tu piccolina- disse, ricambiando l’abbraccio. Pareva che piangesse anche lui. Congedandomi dai genitori salii sul treno. Continuai a salutarli da un finestrino di una carrozza, finchè il vagone non si mosse. Era ora. La mia nuova vita sarebbe iniziata a momenti. La carrozza prese velocità. Continuai a salutarli di nuovo, finchè il treno non fece una curva, ed i miei genitori scomparvero dalla mia visuale. -
 

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Capitolo 3
*** La comitiva ***



-Mi mancherete… -sussurrai staccandomi dal vetro. Erano passati 5 minuti, e già mi mancavano da morire. Uscii dal vagone, e presi il mio baule per un manico, trascinandolo in giro per le varie carrozze, in cerca di qualche anima pia che mi avesse accolto in una qualche comitiva. Mi sentivo tremendamente sola, mia sorella mi aveva del tutto ignorata, persino da mia sorella, che mi aveva promesso di farmi da tutrice per i primi giorni. Girai e rigirai tra i vagoni, come un’anima in pena, fin quando…*

-Cretina, ti ho cercato tutto il tempo!-una voce alle mie spalle mi fece ritornare alla realtà. Era mia sorella, che arrabbiatissima, mi strappò il baule di mano, trascinandolo verso un vagone. Decisi di seguirla, e pochi istanti dopo, dopo aver ziz-zagato tra parecchi studenti di tutte le case, mi ritrovai in un carrozza, piena di serpeverde. Tra loro c’era Draco Malfoy, il biondino che conobbi pochi istanti prima. Mia sorella decise di presentarmi-

- Astoria, ti presento la comitiva magica della casata: Pansy,Gregory,Vincent,Theodore ,Draco e Millicent.-Mi indcò tutti loro. Pansy, era una ragazza alta e snella, con il naso alla carlino, e dei capelli fluenti a caschetto; Gregory e Vincent erano i soliti scagnozzi: Alti, tozzi e goffi, Vinvent era un po’ in carne, ma entrambi rendevano l’idea di due buttafuori;Theodore era un ragazzo grazioso, sorridente, abbastanza aperto con i suoi compagni, con dei capelli marroni, molto corti, mentre Millicent era una ragazza riccia, abbastanza grossa, per niente graziosa. Sembrava la sorella di Vincent. I ragazzi, nonostante fossero sconosciuti, mi salutarono con molta familiarità e calorosità-

-Ciao a tutti quanti-dissi sorridendo, con la mia solita faccia timida. Vincent e Gregory mi aiutarono a sistemare il baule nello scomparto in alto, e Pansy e Millicent, mi fecero posto a sedere, accanto a loro, davanti a Draco. La giornata si trascorse così, nella più assoluta quiete e serenitò, e quando arrivò l’ora del pranzo, facemmo tutti quanti una colletta, e svaligiammo(nel vero senso della parola) il carrello dei dolciumi.

La sera si avvicinava precipitosamente, quasi mi era passata la nostalgia di casa, quando arrivammo finalmente in fermata. Mi guardai intorno. C’era nebbia. Quando scesi dalla carrozza, era anche peggio di quanto dedussi. Una sola luce ed un vocione mi aiutarono a capire la direzione. E la fonte di entrambe era… un uomo gigantesco. Era troppo basso per essere un gigante, e troppo alto per essere un uomo. -

-Quello li è Hagrid-mi sussurrò Draco all orecchio- è uno stupido mezzo gigante, un guardacaccia, rimasto qui nella scuola perché non sa dove andare-cominciò a ridere di scherno, allontanandosi piano piano da me. Poco dopo degli uomini vennero a prendere i nostri bauli, per portarli nell’atrio della scuola. Da li, gli elfi gli avrebbero portati direttamente nelle stanze.. almeno così intuivo. -

-PRIMO ANNO, PRIMO ANNO!!-vociò Hagrid, sventolando la lanterna- PRIMO ANNO SULLE BARCHE!-
- COSA?-dissi spaventata. Daphne non me ne aveva mai parlato. La cercai tra la folla, ma fui spinta via dagli studenti, che come me, erano ansiosi di prendere le barche per attraversare il lago.-
-ACCIDENTI!-esclamai terrorizzata,mentre venivo spinta su una barca di equilibrio precario, insieme ad altri 5 studenti, a me sconosciuti. Uno di questi, diceva di chiamarsi Anthony. Cercava di instaurare una conversazione con me, ma io ero troppo spaventata, per rispondere alle domande, oppure per parlare semplicemente. La barca lasciò gli ormeggi, e si diresse verso il centro del lago. Un movimento brusco, appena arrivati a metà, fece barcollare precipitosamente la nave-

-COSA E’ STATO???-dissi terrorizzata, mentre mi stringevo ad una ragazzina, terribilmente terrorizzata quanto me. -
-Credo… sia la piovra-rispose Anthony, mentre si reggeva al bordo della barca. La barca continuava velocemente il suo tragitto, mentre noi 6, spaventati, cercavamo di riprenderci. Appena arrivata a riva, fui la prima a scendere a terra, grata di essere ancora viva. Ora il problema era entrare la dentro, ed essere smistata. Ero pronta, ma allo stesso tempo spaventata* 
  

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Capitolo 4
*** Lo smistamento ***


Ok Astoria, stai calma, stai calma…-dissi, cercando di calmarmi e cercando di riacquistare la fiducia.  Mi trovavo sulle rive del lago nero, e a momenti sarei stata smistata nella mia rispettiva casa. Sperai con tutto il cuore di essere smistata in Serpeverde. Avrei potuto finalmente essere una del clan, della comitiva. Fremevo all’idea di avere tale onore. Il mezzo gigante ci scortò dentro il palazzo. Pochi istanti dopo, una donna anziana ma arzilla, con un vestito color smeraldo, gli occhiali, ed i capelli grigi raccolti in uno chignon, si presentò a noi-

-Io sono la professoressa McGranitt, sono la vicepreside della scuola di magia e stregoneria di Howarts.  Seguitemi prego- ci condusse dentro un grande sala e… rimasi a bocca aperta. La sala era stipata di tavoli, tra cui uno in fondo alla sala, che era riservato esclusivamente per gli insegnanti ed il preside. Ad i lati della sala, i tavoli delle 4 casate, ed al centro un grande corridoio. Alla fine di una grande scalinata, c’era uno sgabello con un cappello sopra-

-Il cappello parlante vi smisterà nella casata giusta. Ogni volta che dirò il vostro nome, uno alla volta, sederete sullo sgabello e indosserete il cappello-la donna prese srotolò la lista, mise gli occhiali, e cominciò ad elencare i nomi-

-Aberowen Anthony- il ragazzo che conobbi sulla barca andò indugiando verso lo sgabello-
-SERPEVERDE!-rispose il cappello. Il tavolo di serpeverde si alzò in piedi e cominciò ad applaudire-
- Botton Hilary- una ragazza dai capelli neri mise il cappello-
-TASSOROSSO!- il tavolo, come il precedente, applaudì la nuova arrivata. E così via, fin quando..-
-Greengraas Astoria- appena sentii il mio nome, mi diressi tremante verso il cappello. Ero tremante di paura, e quando mi sedetti sullo sgabello, il cappello eslamò subito-
-SERPEVERDE!- sorrisi di gioia, mentre mi avviavo verso il tavolo. Mia sorella e la comitiva cominciarono a strillare per la bella notizia. Mi avvicinai verso il tavolo, e mi sedetti vicino a Draco Malfoy, che si era preso la premura di riservarmi il posto-
-Allora Astoria, ora sei parte della comitiva. Come ti senti? Come ti senti ad essere parte della casata privilegiata?-disse mia sorella, mentre applaudivamo i nuovi arrivati-
-Benissimo-dissi sorridendo ad i ragazzi. Mi sentivo una meraviglia, mi sentivo come una perla preziosa in mezzo a tanta feccia. Quando lo smistamento fu finito, il preside avanzò verso lo scrittoio, che si aprì velocemente-
-Una sola parola- esclamò con aria solenne- ABBUFFATEVI- e sorridente tornò al posto-
-Ovviamente!-sentii esclamare Tiger, mentre con aria affamata si serviva di varie cibarie. Sembrava non mangiasse da mesi un pasticcio. Presi anche io un po’ di salsiccia e cominciai a mangiarla con estrema calma. –
-Caspita quanta roba!-esclamai, servendomi del pane e del burro, mentre passavo a mia sorella il bacon- Chi prepara tutta questa roba?-dissi incuriosita a Daphne.
-Sono gli elfi domestici-rispose Draco che si intromise nella conversazione, mentre gustava il suo piatto di gamberetti in salsa cocktail. – E’  un po’ come a casa nostra. Noi privilegiati abbiamo gli elfi domestici. Questa feccia qui intorno dovrebbe prepararsela da sola il cibo-disse con amarezza, mentre si serviva del succo di zucca. Pochi istanti dopo, al posto dei primi piatti e dei contorni, comparvero i dolciumi. -
-Il paradiso…-esclamai mentre guardavo con ari assassina e affamata un profiterol pieno di panna.-
-Io amo la panna-continuai, mentre con un cucchiaino mi servivo del dolce. Ma non mi limitai solo a quello. Mi servii del budino, della cioccolata calda, della zuppa inglese e tante altre torte dal gusto strano,ma dal gusto prelibato. Le leccornie, a differenza dei primi piatti, sparirono alla velocità della luce sui tavoli. Sospirai profondamente. Non era poi così male stare a scuola li… mia sorella ancora non mi aveva ancora dato fastidio, il che era un bene.  Mezz’ora o giù di li, quando finimmo tutto, la preside si alzò dal tavolo e si diresse verso il lezzio.-
-Sonorus- sussurrò, e in men che non si dica, la sua voce fu amplificata. Poi continuò- si avvisano gli studenti dal primo al quinto anno e di tutte le casate, che i loro orari saranno consegnati domani mattina direttamente dai direttori delle case e… - la McGranitt continuò, ma io mi rivolsi a mia sorella-
-Chi è il direttore della nostra casa?-dissi mentre la professoressa continuava a spiegare-
-E’ Piton, il tipo vestito di nero che si trova all’estremità del tavolo- ed indicò un uomo completamente vestito di nero, con l’aria amorfa ed il naso aquilino-
-Ti ringrazio.-La professoressa continuò a parlare, e poco dopo finì-
-Adesso preparati, inizia il discorso del preside. Le solite raccomandazioni che non vengono mai rispettate dal Potterino- cominciò Draco. Rimasi in silenzio, nell’attesa del discorso-

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Capitolo 5
*** Ma nel presente... ***


Beh eccomi qui. Ora sapete bene l’inizio dell’avventura del primo anno. Da li è iniziato tutto. Le mie prime cotte,i miei primi baci, le mie prime sofferenze e le difficoltà. E’ iniziato tutto li. Ora ho 21 anni, e purtroppo, rimpiango queste sofferenze dell’età adolescenziale, in cui mi sentivo libera di prendere a pungi un muro o rompere gli oggetti, senza essere giudicata. Purtroppo, quei tempi sono finiti, e ora che sono diventata una signorina, se prendessi a pugni e a calci un muro, attirerei molti occhi indiscreti. Ora lavoro al ministero della magia, nell’ufficio sulla regolazione dell’uso della magia. La mia sorellona Daphne, invece, è la spalla destra del ministro della magia. Un lavoro molto importante e impegnativo. In questo momento, sono seduta sulla comoda poltrona del mio ufficio.Ma ora vi racconterò di quello strano giorno, in cui ricevetti una notizia poco gradevole.  
 
Quel giorno era  una giornata particolarmente tranquilla, ancora nessun caso di uso improprio delle arti magiche. Strano. Molto Strano. Ma cominciavo ad annoiarmi seriamente. Avevo DAVVERO bisogno di qualcosa da fare. Mentre mi alzavo dalla poltrona, decisa di andare a trovare mia sorella, la porta si spalancò all’improvviso. Sulla soglia, una ragazza bionda, piccola, con gli occhi verdi, intonati al suo tajeur. Era la mia assistente.

MARGA! -la rimproverai severamente, esasperata-Quante volte ti ho detto di bussare prima di entrare? La prossima volta ti LICENZIO!-dissi arrabbiandomi come non mai. Non volevo essere scortese con la ragazza, solo che erano almeno 30 volte che irrompeva dentro il mio ufficio senza preavviso. La ragazza, mi porse tremante un telegramma magico. Sembrava una strillettera-

-E’…è da parte dei suoi genitori Miss -mi disse Marga con la voce tremula. La presi in mano, e liquidai l’assistente con un cenno della mano. Troppo annoiata per leggerla, la poggiai direttamente sul tavolo per poi dirigermi verso l’ufficio di mia sorella. Proprio mentre imboccavo l’ultimo corridoio, un ragazzone comparve alle mie spalle. Era bello, alto con gli occhi grigi, i capelli biondo platino e con un piccolo accenno di baffi, ben curato. Mi passò davanti e mi bloccò la strada-

-Tutto bene Greengraas?-mi disse sorridendo, senza lasciarmi passare-

-Malfoy, ti conviene farmi passare-dissi fermamente. Ebbene si, quello era Draco Malfoy, il ragazzo di cui ero follemente innamorata dai tempi della scuola. Cercai di aggirarlo-

-Che serietà Greengraas-mi disse, mentre con un braccio mi bloccava- sembra che tu abbia letto la lettera che ti dovrebbe essere arrivata-disse, mentre contemplava il mio sguardo arrabbiato. Ero ancora molto crucciata a causa del comportamento poco consono-

-Si da il caso, Malfoy, che io non abbia ancora letto la mia lettera. E ora, invece di ficcare il naso in affari che non ti riguardano, ti conviene farmi passare, per favore, devo andare a trovare mia sorella- dissi, sistemandomi la giacca in tinta con la gonna, che Draco aveva stropicciato-

-In effetti, quella lettera riguarda anche me-mi disse, mentre mi lasciava passare- Ti conviene leggerla, il più presto possibile-continuò serio- potrebbe contenere qualcosa che non ti piace Astoria. Davvero, leggila- mi disse, mentre si avviava dentro il suo ufficio- poi vieni a trovarmi, ne parleremo insieme- chiuse la porta alle sue spalle-

-O mamma… -esclamai, mentre mi mettevo a correre verso il mio ufficio, preoccupatissima. Aprii velocemente la porta e presi la lettera. Sospirai profondamente un attimo, per riprendermi dalla corsa, e mi sedetti, nervosa sulla lettera. Mentre la aprivo, la lettera cominciò a lievitare, finchè non assunse la forma di una bocca. Pochi istanti dopo, parlò. Aveva la voce di mio padre-

“Astoria cara…”-cominciò-“ mi spiace disturbarti a quest’ora, so che sarai immersa dal lavoro…”(-si come no- dissi) “ … e non credo tu abbia tempo per ascoltare le parole di tuo padre, ma ti prego di rimanere in ascolto, finché la lettera non sarà finita. Vedi, la rivelazione che sto per farti non ti piacerà, ma tesoro, non hai alternativa”-fece una pausa-“ E’ arrivato il momento che tu sappia, il futuro che io e tua madre abbiamo in serbo per te e tua sorella. Tempi orsono, io ,tua madre, e uomini di famiglie facoltose, ci mettemmo d’accordo per organizzare l’unificazione dei beni di entrambe le famiglie. Il tuo primo giorno di scuola, parlai con Lucius Malfoy, promettendogli che saresti stata la promessa sposa di suo figlio Draco. Non hai scelta, sei promessa a lui dall’età di Undici anni Astoria cara. Nell’arco di un anno, tu e Draco vi dovete sposare, e dare alla luce un erede che erediti il tutto. Astoria, mi dispiace… ma non ho scelta” – La lettera si ripiegò, e si rimise al suo posto. Rimasi scioccata. Come potevano delle persone programmare il mio futuro? E perché proprio io? Anche se in cuore mio amavo Draco, perché lui doveva sforzarsi di convivere con una donna che non amava? Decisi di andare a parlare con lui.


 

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Capitolo 6
*** E' davvero tutto reale? ***


Corsi a perdi fiato per tutto il corridoio, cercando di battere il tempo, e di arrivare il più presto possibile verso l’ufficio di Draco.Cercai di trattenere il più possibile le lacrime, e appena arrivata mi soffermai un attimo. Bussai velocemente, e lui mi aprii la porta.

-Greengraas… che sorpresa!-commentò ironico mentre mi faceva entrare nel suo ufficio, bello e ordinato. Poi si soffermò sul mio sguardo. Avevo gli occhi lucidi, e molto probabilmente i capelli spettinati per via della corsa, le guance rosse e le palpebre spalancate. Subito si diresse verso di me con fare paterno-

-Astoria… tutto ok?- mi chiese, prendendomi saldamente per le spalle-

-Nulla Malfoy-dissi tornando di nuovo seria, e scrollando le spalle per liberarmi dalla sua presa, per sedermi sulla sua sedia con indifferenza, rimuginando sulla lettera che avevo appena ricevuto-

-Comoda, mi raccomando!-disse con sarcasmo, mentre si sedeva sulla scrivania.-Allora, Ast, che ne pensi? Voglio parlare con te, più che mai in questo momento.- Era sincero, lo sapevo, si vedeva dai suoi occhi, e dal suo modo di parlare.

-Dimmi –dissi, mentre mi accendevo una sigaretta con distrazione. Nonostante le sigarette fossero degli oggetti babbani che la maggior parte dei maghi odiava profondamente, io le amavo. Riuscivano a rilassarmi i nervi e a farmi pensare. Draco, ovviamente, si accorse del fumo e, strappandomi di mano la sigaretta, la buttò dentro il secchio, che aveva vicino alla scrivania-

-Credo sia orrendo il fatto di avere un matrimonio combinato. Credo sia la cosa più brutta di tutte. I miei genitori non potevano farmi una cosa peggiore. –esclamò. In quel momento mi sentii triste, come se un dissennatore mi avesse baciato. Sospirai profondamente. Draco riusciva sempre a rovinare la giornata ulteriormente. Ma tutto ciò era da lui. Sospirai profondamente.

-Draco..-dissi con mezza voce-Davvero sono così orripilante? Ti stai riferendo al matrimonio come se fosse colpa mia, o come se io sia un mostro con cui tu sei obbligato a passare la vita!-dissi alzando la voce. Draco rimase scioccato un secondo, poi si avvicinò a me.

-no Ast. Tu non hai capito che ti avrei chiesto io di sposarti un giorno. Personalmente. Sei una bellissima ragazza,  mi piaci dai tempi della scuola. E so che anche io ti piaccio –sorrise, dirigendosi verso di me. Mi sentivo impotente, come se qualcuno mi avesse legato i polsi. Avvicinò lentamente le sue labbra alle mie, immobilizzandomi sulla poltrona. Quando le nostre labbra si incontrarono finalmente lui mi baciò, con una tale delicatezza, che il suo respiro e le sue labbra erano quasi impercettibili. Si staccò silenziosamente da me pochi istanti dopo.  Arrossii lievemente, come di mio solito. Dopo qualche istante, fui io ad agire. Intrecciai una mia mano con la sua, mentre con l’altra, gli tirai leggermente la cravatta, per poi baciarlo. Il momento che aspettavo da tanto tempo, era finalmente arrivato.-

-Mi piaci tanto anche tu-dissi, staccandomi dal bacio.- I nostri genitori saranno fieri delle nostre azioni-dissi, mentre gli accarezzavo la guancia. Lui di tutta risposta, corrugò lievemente la fronte-

-Io lo sto facendo come azione spontanea-disse lui, sorridendo beffardo. Era davvero vero? Era tutto vero? Io mi trovavo davvero in quell’ufficio, seduta sulla SUA sedia, e lui mi stava dicendo che gli piacevo? Mi diedi un pizzicotto. Era tutto reale. Sorrisi come non mai, abbracciandolo come se fossero gli ultimi secondi di quei piccoli istanti di dolce intimità. Feci per andarmene, ma lui mi trattenne per il polso-

-Non Andartene, non lasciarmi da solo-mi sussurrò all’orecchio. Impotente, mi strinsi a lui e rimasi li, tra le sue braccia, con le lacrime agli occhi per tanta felicità-

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