Come sabotare il matrimonio del tuo migliore amico

di Sammy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi del liceo ***
Capitolo 2: *** Sono tornata stronzetta ***
Capitolo 3: *** Qualsiasi cosa ... tranne la mafia cinese! ***
Capitolo 4: *** Foto, peluche e lettere d'amore ***
Capitolo 5: *** I migliori amici sono come angeli custodi ***
Capitolo 6: *** Causa e soluzione di tutti i problemi ***
Capitolo 7: *** Chiarimenti mattutini e gatti spelacchiati ***
Capitolo 8: *** Barbecue in giardino (prima parte) ***
Capitolo 9: *** Barbecue in giardino (seconda parte) ***
Capitolo 10: *** Addio o arrivederci? ***
Capitolo 11: *** La rivincita dei nerd ***
Capitolo 12: *** Nel cuore della notte ***
Capitolo 13: *** Incredibile ma vero ***
Capitolo 14: *** Come una commedia shakesperiana ***
Capitolo 15: *** Che lo spettacolo abbia inizio! ***
Capitolo 16: *** Un matrimonio da urlo (prima parte) ***
Capitolo 17: *** Un matrimonio da urlo (seconda parte) ***
Capitolo 18: *** Senza colori ***
Capitolo 19: *** Una nuova missione ***
Capitolo 20: *** Conclusione ***
Capitolo 21: *** La storia continua ***
Capitolo 22: *** NUOVAAA ***



Capitolo 1
*** Ricordi del liceo ***


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COME SABOTARE IL MATRIMONIO DEL TUO MIGLIORE AMICO:
 
 
CAPITOLO 1: RICORDI DEL LICEO

 
 
Sistemai lo zaino sulle spalle e attraversai il corridoio della scuola a passo spedito sperando vivamente di passare inosservata.
Tenevo lo sguardo fisso sul pavimento, con il cuore che mi batteva all’impazzata per la paura di essere “intercettata” da quel gruppo di ochette starnazzanti meglio conosciute con il nome di cheerleader.
Ebbene si, anche se quella del cheerleading fosse solitamente una tradizione americana, perfino alla Holmes Chapel Comprehensive School, in un piccolo villaggio dell’Inghilterra, c’era una squadra delle cosiddette “ragazze pom pom”.
Loro erano le più belle, le più desiderate e le più popolari della nostra scuola e questo, secondo loro, gli dava il diritto di comandare su tutti noi “comuni mortali” e soprattutto, e questa era la cosa peggiore, di tormentare i ragazzi meno alla moda, i secchioni e le “racchie”.
Il mio problema? Io rientravo in tutte e tre le categorie: vestivo solo con gli abiti smessi di mia cugina Heather, ero una secchiona e una vera e propria racchia.
Ai tempi del liceo infatti portavo un paio di occhiali da nerd più grossi della mia faccia e un apparecchio metallico sempre in bella vista.
Ma non era tutto! Dall’eta di dodici anni avevo cominciato ad acquistare sempre più peso mentre la mia faccia era devastata dall’acne.
Insomma, un vero e proprio mostro …
Comunque, stavo dicendo, mentre mi recavo al mio armadietto, mi accorsi che un gruppetto di cheerleader se ne stava appartato in un angolo lì vicino a spettegolare tra di loro finchè non si accorsero di me.
Merda …
Cercai di ignorarle ficcando la testa nell’armadietto per cercare un libro ma sapevo bene che sarebbe stato tutto inutile.
 
 
-         Guarda, guarda chi c’è qua … la reginetta delle racchie! – esclamò una voce sgradevole alle mie spalle che purtroppo conoscevo fin troppo bene.
 
 
Mi girai e vidi davanti a me Brianna Smith, la stronza per antonomasia, circondata dal suo gruppo di amiche/schiavette.
Brianna era il capo delle cheerleader e quindi, di conseguenza, la ragazza più popolare della scuola.
Occhi verdi, lunghi capelli rossi, gambe da urlo, vestiti alla moda … chiunque avrebbe voluto essere come lei, chiunque tranne me.
 
 
-         Come stai oggi Natalie? – mi chiese con un tono mieloso più falso delle sue tette rifatte – oh, ma che bello questo tuo cardigan color vomito, te l’ha comprato la tua nonnina?
-         Ehm … ehm … veramente l’aveva cucito mia zia per mia cugina Heather – risposi timidamente – però visto che a lei non entrava più l’ha passato a me.
-         Ah, capisco … - Brianna scoppiò in una piccola risatina seguita subito dalle sue compagne – non le sta più dici? Vuoi dire che tua cugina è più obesa di te?
-         Io non sono obesa! – replicai raccogliendo quel poco di coraggio che avevo per difendermi – sono dimagrita di due chili in un mese, sto facendo molto sport e …
-         E bla, bla, bla, bla! – mi interruppe Brianna mimando con la mano una bocca parlante – adesso basta sfigata, è arrivato il momento del tuo quotidiano giro turistico nei cassonetti della scuola!
-         No … aspettate …nooooo!
 
 
10 ANNI DOPO
 
 
-         Noooo!
 
 
Mi risvegliai all’improvviso, nel bel mezzo della notte, con la fronte madida di sudore e il cuore che batteva fortissimo.
Era incredibile come,  a distanza di dieci anni, fossi ancora perseguitata dagli orribili ricordi legati agli anni del liceo.
Il mio aspetto di allora, la cattiveria di Brianna e i pomeriggi trascorsi a piangere erano rimasti ben impressi nella mia mente nonostante ormai fossi cambiata parecchio.
Tanto per cominciare, appena ottenuto il diploma ero partita per New York e avevo cominciato a frequentare la Columbia Univeristy, uno dei college migliori d’America e forse anche del mondo.
Lontana da casa mia e dal mio passato, avevo finalmente avuto la possibilità di costruirmi una nuova vita.
Tolsi occhiali e apparecchio, feci una cura per l’acne e mi misi a dieta finché non raggiunsi un peso forma davvero invidiabile.
L’America mi aveva cambiata, non ero più la “reginetta delle racchie” ma Natalie Jones, una giovane donna bella e di successo che a soli venticinque anni era riuscita a trovare lavoro come giornalista per il New York Times.
 
 
Mi alzai dal letto e andai in bagno a sciacquarmi il viso con l’acqua fredda, sfregando forte con le mani come se questo potesse aiutarmi a rimuovere prima le tracce di una nottata piena di incubi.
Ma Brianna non era più un problema finalmente.
Quando mi guardai allo specchio non potei fare a meno di esibire un sorrisetto trionfante: capelli lunghi e biondi, occhi azzurri e pelle perfetta, se i miei compagni del liceo mi avessero visto come ero ora probabilmente non mi avrebbero mai riconosciuta.
Della mia vecchia vita non mi mancava niente a parte la famiglia e Harry, il mio migliore amico d’infanzia, l’unico che stesse dalla mia parte ai tempi del liceo, l’unico che provasse a difendermi.
Ci sentivamo spesso ma ultimamente io ero stata troppo impegnata con il lavoro e lui con gli ultimi esami all’università, perciò ormai era passato quasi un anno dalla nostra ultima telefonata.
E, a proposito di telefono, il mio cominciò a squillare proprio nel momento in cui aprii l’armadio per prendere i vestiti.
 
 
-         Pronto?
-         Nat, sono sotto casa tua, potresti darti una mossa per favore? – esclamò la voce irritata di Valerie.
-         Sei già … aspetta, ma che ore sono?
-         Le nove e mezza!
-         Oh cazzo!
 
 
Terminai subito la telefonata lanciando il cellulare sul letto per poi addentrami nei meandri del mio immenso armadio.
In tutta fretta indossai una camicia bianca e una gonna a tubo, mi diedi una veloce sciacquata ai denti e corsi a per di fiato giù per le scale del grattacielo in cui vivevo (fortunatamente il mio appartamento si trovava solo al quinto piano).
Valerie, mia compagna di stanza al college e mia migliore amica da dieci anni, mi stava già aspettando all’interno della macchina scura che ci avrebbe accompagnato in ufficio.
 
 
-         Ti prego, perdonami – esclamai fiondandomi sul sedile di pelle nera accanto a lei – non ho chiuso occhio per tutta la notte, non pensavo fosse così tardi!
-         Okay, per questa volta sei perdonata ma che non succeda mai più! – mi ammonì lei con cipiglio severo – allora, come mai è stata una nottataccia? – chiese poi addolcendo il suo tono di voce – altri incubi sulla perfida Brianna?
-         Esatto … - sbuffai poggiando la fronte sulla superficie fredda del finestrino – ho sognato una delle tante volte in cui mi hanno buttato nei cassonetti all’uscita di scuola …
-         Wow, che stronze – commentò Valerie mentre si passava il rossetto rosso guardandosi nello specchietto retrovisore – se vedessero quanto sei diventata figa oggi morirebbero d’invidia!
-         Già, sarebbe bello vedere le loro facce … - commentai perdendomi per l’ennesima volta nei miei ricordi.
 
 
Quando passavo per i corridoi tutti i ragazzi e le ragazze della scuola mi lanciavano occhiate quasi schifate mentre ora, mentre passeggiavo per le strade di New York, facevo girare la testa a molti uomini.
Guardai Valerie e sorrisi. Anche lei era una bella ragazza, con i capelli castani molto lisci, il viso tondo e gli occhi verdi, ma soprattutto era di una dolcezza straordinaria infatti tutti la adoravano.
 
 
Arrivammo in ufficio in perfetto orario e ognuna di noi si sistemò nella propria postazione di lavoro.
Valerie curava una piccola rubrica di eventi, di quelle che venivano messe in ultima pagina, dove parlava di concerti, partite di baseball o opere teatrali “Da non perdere!”, mentre io mi occupavo degli articoli di cronaca, non di quelli da prima pagina ma era comunque un ruolo importante.
Gettai la borsa sotto la scrivania, accesi il computer e mi misi subito al lavoro ma fui subito interrotta dalla suoneria del mio cellulare che vibrava nella borsa: era mia madre.
 
 
-         Mamma ciao, cerca di essere sintetica, devo lavorare! – risposi parlando velocissimo.
-         Oh, scusa se ti disturbo tesoro ma ti dovevo fare una comunicazione importante …
-         Dai su, ti ascolto! – sbottai impaziente di riattaccare alla svelta.
-         Hai presente Harry, il tuo migliore amico?
-         Certo che ce l’ho presente mamma!
-         Bene, volevo dirti che … si sta per sposare!
-         Cosa?
-         E tu sei invitata al matrimonio!
-         Cosa?
-         E finalmente potrai tornare qualche giorno qui ad Holmes Chapel!
-         Cosa?
 
 
Ero letteralmente senza parole., quella notizia mi aveva scioccato.
Harry, il mio Harry, il ragazzo per cui avevo avuto una cotta tremenda fin dai tempi dell’asilo, si stava per sposare?
Quando?
Con chi?
Perché?????
 
 
-         Pronto tesoro! Nat, mi senti?
-         Ehm … ah .. uhm …
-         Natalie! Qualcosa non va? – chiese mia madre apprensiva.
 
 
Scossi energicamente la testa per ricompormi mentre Valerie, dalla sua postazione, mi lanciava un’occhiata allarmata.
 
 
-         Ehm si mamma, ti sento …
-         Allora hai capito? Tornerai qui ad Holmes Chapel, non sei contenta?
-         Si … contentissima … - dissi con scarso entusiasmo.
-         Anche io e tuo padre lo siamo! Ah, dovresti venire qui con almeno una settimana abbandonate di anticipo, sai com’è, sei una delle damigelle d’onore e …
-         Aspetta, aspetta, aspetta! – strillai in preda ad una crisi isterica – come sarebbe a dire che sono la damigella d’onore? La sposa neanche mi consoce!
-         Si ma sa che Harry è il tuo migliore amico perciò ha scelto te!
 
 
Okay, si trattava sicuramente di un altro incubo,perché nessuno mi risvegliava?
Nel frattempo Valerie si era seduta sul bordo della mia scrivania nel tentativo di capire cosa stesse succedendo.
Presi un foglio e scrissi “S.O.S.” per poi farglielo leggere.
Lei allora capì al volo che la situazione era piuttosto grave.
 
 
-         Okay mamma, allora ci rivediamo tra qualche giorno, ciao …
-         A presto tesoro! Non vedo l’ora di rivederti!
 
 
Quando terminai la telefonata, avevo una gran voglia di scoppiare a piangere e non solo perché Harry si sposava ma perché avevo giurato a me stessa che sarei tornata ad Holmes Chapel solo se fosse stata una questione di vita o di morte infatti, per tutti quegli anni, erano sempre stati i miei genitori a venirmi a trovare a New York e mai viceversa.
Raccontai tutto a Valerie e lei mi ascoltò comprensiva come sempre.
 
 
-         Cavolo, brutta situazione eh? – disse infine non sapendo cosa altro dire
-         Già … - sospirai prendendomi il viso tra le mani – non ho nessuna voglia andarci … - piagnucolai.
 
 
Come avrei fatto ad affrontare tutta quella situazione? E se avessi rincontrato Brianna? Come avrei fatto visto che sarei stata completamente sola?
A meno che …
 
 
-         Valerie …
-         Si?
-         Amichetta mia! – esclamai abbracciandola.
-         Ehm … la risposta è no! – esclamò lei scostandosi.
-         Ma se non sai neanche cosa volevo chiederti!
-         Si invece, vuoi chiedermi di accompagnarti ad Holmes Chapel ma sappi che la risposta è no, N-O.
-         Valerie! Ti prego, ti prego, ti prego! – la supplicai mettendomi in ginocchio davanti a lei con le mani giunte – ho bisogno del tuo supporto!
-         No, ti ho già detto di no! E il caso è chiuso!
 
 
Circa due giorni dopo, io e Valerie eravamo in viaggio su un volo di prima linea diretto in Inghilterra.
Dopo sei ore di viaggio arrivammo all’aeroporto di Manchester e da lì prendemmo il primo pullman per Holmes Chapel, la minuscola ma pittoresca cittadina in cui ero cresciuta e in cui speravo di non dover tornare mai più.
 
 
-         Quindi non hai idea di chi sia la promessa sposa, vero? – mi chiese Valerie quando finalmente, dopo innumerevoli tentativi, riuscì a reclinare il sedile del pulmino in modo da stare più comoda.
-         Assolutamente no – risposi con una scrollata di spalle – ma spero vivamente che sia degna di lui …
-         Degna di lui? Wow, questo Harry è davvero così speciale?
-         Tu non capisci lui è … perfetto! – dissi con aria sognante – è bellissimo, intelligente, simpatico, dolce …
-         Okay, ho capito, sei follemente innamorata di lui!
-         Ma no! Forse lo ero …
-         E forse lo sei ancora …
-         Ti ho detto di no!
-         E invece si!
-         No!
-         Si!
-         No!
-         Si!
 
 
Insomma, andammo avanti così per un po’ finche gli altri passeggeri non ci intimarono a fare silenzio in modo non molto educato.
Per fortuna, una volta arrivati a destinazione, il pullman si fermò non lontano da casa mia e da lì potemmo proseguire a piedi.
Inutile dire che quando ci accolsero i miei genitori erano praticamente in lacrime e riempirono di baci e abbracci sia me che Valerie.
Ritornare in quella vecchia casa fu davvero strano.
Non era cambiato nulla, c’erano sempre i soliti vecchi mobili antichi e il profumo di biscotti alla vaniglia proveniente dalla cucina mischiato all’odore di erba appena tagliata del piccolo giardino di cui si occupava esclusivamente mio padre Hugo.
 
 
-         Adesso smettila di stringerla così forte Marge! – esclamò lui rivolto a mia madre che non aveva più intenzione di lasciarmi andare – rischi di stritolarla!
-         Scusa, scusami tanto tesoro! – si asciugò le lacrime con la manica del cardigan lilla e mi diede un tenero bacio sulla fronte – non sai quanto sono contenta che tu sia qui!
 
 
E in effetti un pochino anche io ero contenta.
In fondo adesso ero cambiata, non ero più una cosiddetta “sfigata” e magari avrei trovato perfino piacevole quel breve soggiorno ad Holmes Chapel.
 
 
-         Bene ragazze, adesso vi mostro le vostre stanze così potete prepararvi prima dell’arrivo dei nostri ospiti! – trillò mia madre cominciando a saltellare su per le scale.
-         Quali ospiti? – chiedemmo io e Valerie contemporaneamente.
-         Marge ha invitato a cena Harry e la sua futura sposa – spiegò mio padre che non sembrava troppo entusiasta di quell’idea – contenta Nat?
-         Ehm … si, certo, contentissima!
 
 
La mamma ci accompagnò fino alla mia vecchia cameretta dove era stato posizionato un letto in più per Valerie.
Nemmeno lì dentro era cambiato niente a parte un leggero odore di muffa e la carta da parati rosa mezza scrostata.
C’era ancora il mio bel letto a baldacchino, la scrivania di legno bianco, la libreria antica del nonno e lo specchio con attaccate le foto delle nostre vacanze alla Bahamas intorno alla cornice.
 
 
-         Oh mio Dio! – esclamò Valerie portandosi le mani alla bocca – quando mi hai detto che eri leggermente sovrappeso non pensavo che invece fossi .. fossi …
-         Una balena? – proposi io avvicinandomi a lei per esaminare meglio le foto.
 
 
In alcune indossavo perfino il bikini e dovevo ammettere di non essere un bello spettacolo.
Valerie scoppiò a ridere e mi abbracciò forte.
 
 
-         Già, una tenera balenottera, ma ora guardati, sembri una modella!
-         Se lo dici tu …
 
 
Ormai erano quasi le sette di sera e dovevamo cominciare a prepararci per l’arrivo dei nostri ospiti.
Mi feci una doccia veloce, poi dopo essermi asciugata i capelli cercando di farli mossi e fluenti, indossai un paio di jeans attillati, una camicetta blu cobalto e delle ballerine in tinta.
Mi truccai appena con un po’di rimmel e matita, infine, come tocco finale, una goccia di Chanel n° 5 dietro alle orecchie e sui polsi, proprio come faceva Marilyn Monroe.
Il risultato finale mi soddisfaceva e anche Valerie mi disse che ero davvero uno schianto.
Però, quando il campanello suonò, tutta la mia sicurezza svanì all’istante sostituita dal panico più totale.
Non vedevo Harry da dieci anni eppure non avevo mai smesso di pensare a lui.
Come avrebbe reagito quando si sarebbe accorto di quanto ero cambiata?
Valerie mi strinse forte la mano per farmi coraggio e insieme scendemmo le scale.
Appena vidi Harry, con i suoi soliti capelli castani e riccissimi, gli occhi verdi e lucenti e le adorabili fossette ai lati della bocca, fu come se non fosse passato poco più di un giorno dal nostro ultimo  incontro, come se fosse il mio vecchio amico di sempre.
Corsi ad abbracciarlo e lui mi strinse forte a se, invadendomi con il suo dolce profumo di mela verde.
 
 
-         Natalie? Sei proprio tu! – esclamò sciogliendosi dall’abbraccio e squadrandomi da capo a piedi con espressione meravigliata – wow, sei … sei … bellissima!
-         Grazie Harry, anche tu lo sei – risposi arrossendo – lo sei sempre stato …
 
 
Non potevo credere che il mio migliore amico fosse lì, che mi sorrideva in quel modo che mi faceva venire il batticuore ogni volta.
Aveva un aspetto decisamente più maturo ma a parte questo non era cambiato affatto.
Io invece ero cambiata molto e lui l’aveva notato subito!
Bèh, sarebbe stato difficile non notarlo visto che prima pesavo ottanta chili in più …
 
 
-         Oh, che sbadato! – esclamò Harry riscuotendosi come se si fosse appena risvegliato da uno stato di trance – lascia che ti presenti la mia fidanzata …
 
 
Da lì in poi, fu come se tutto cominciasse ad andare al rallentatore …
Harry prese per mano una ragazza che fino a quel momento era rimasta nascosta dietro le sue spalle, la fece venire avanti e a me ci volle meno di un secondo per riconoscerla.
Capelli rosso fuoco lunghi fin oltre le spalle, sorriso angelico che nascondeva un’abbondante dose di perfidia, gambe lunghe quasi chilometriche, occhi verdi da gatta …
Cazzo.
Merda.
Porca paletta.
Era … Brianna Smith!
 
 

SALVE BELLA GENTE!
FINALMENTE, DOPO DUE STORIE PUBBLICATE E SUBITO DOPO CANCELLATE, SONO RIUSCITA A SCRIVERE I PRIMI CAPITOLI DI UNA NUOVA FF CHE SICURAMENTE CONTINUERO’ FINO ALLA FINE.
QUESTO PRIMO CAPITOLO ERA SOLO UN PROLOGO DICIAMO MA SPERO CHE VI SIA PIACUTO. SE RICEVO QUALCHE RECENSIONE, METTERO’ QUASI SUBITO ANCHE IL SECONDO COSI’ AVRETE UN’IDEA PIU’ PRECISA DELLA TRAMA.
DETTO QUESTO …. RECENSITE, PLEASE!!!!
A PRESTO,
BACI SAM

 

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Capitolo 2
*** Sono tornata stronzetta ***


CAPITOLO 2: SONO TORNATA STRONZETTA

 
-      Scusate, devo correre in bagno!
 
Pronunciai quelle parole non appena mi resi conto che la fidanzata di Harry era la stessa ragazza che mi aveva perseguitato ai tempi del liceo.
Corsi via dall’ingresso e mi chiusi in bagno senza preoccuparmi di quello che avrebbero pensato di me.
Si, forse ero matta, ma il mio migliore amico lo era ancora di più se davvero stava per sposare quella specie di Barbie sotto acido, senza cuore e senza cervello.
Era un incubo, ormai ne avevo la certezza, tutto ciò non stava realmente accadendo.
Cominciai a prendere respiri profondi per calmarmi, poi qualcuno bussò alla porta del bagno facendomi sobbalzare.
Oh no, era sicuramente Brianna venuta per gettarmi nel secchio della spazzatura più vicino.
 
-      Nat! Sono io, apri per favore!
 
Riconobbi la voce di Valerie e la feci entrare per poi richiudere subito la porta a chiave.
 
-      Si può sapere che ti prende? Perché sei scappata?
-      Valerie … è lei!
-      Lei chi? Insomma Nat, di che stai parlando?
 
Non ce la facevo, non riuscivo neanche più a pronunciare il suo nome ad alta voce.
La testa cominciò a girarmi talmente forte che dovetti sedermi sul bordo della vasca.
 
-      È Brianna – dissi infine facendo un immenso sforzo.
 
Inizialmente Valerie non capì e rimase a fissarmi con la fronte aggrottata e un espressione tanto confusa quanto preoccupata, poi però sgranò gli occhi e per poco non cominciò a strillare.
 
-      Vuoi dire che … la fidanzata di Harry è …
-      Esatto, proprio lei …
 
Rimanemmo entrambe in silenzio per qualche istante, io con la testa fra le mani, lei appoggiata al lavandino e con lo sguardo fisso sul pavimento di mattonelle turchesi.
Qualcuno bussò alla porta di nuovo.
 
-      Ragazze? Va tutto bene lì dentro? – chiese mia madre dall’altra parte.
-      Si Marge, arriviamo! – rispose Valerie visto che io ero troppo scandalizzata anche solo per aprire bocca.
 
La mia migliore amica dovette sollevarmi di peso e trascinarmi fino alla sala da pranzo dove tutti avevano già preso posto attorno alla tavola imbandita.
Harry sembrava sinceramente preoccupato per me e mi chiese come stavo.
Ancora una volta, fu Valerie a rispondere al posto mio:
 
-      Niente di cui preoccuparsi, solo un po’ di nausea, sapete com’è, dopo tante ore di viaggio …
 
La serata non poteva continuare così, dovevo farmi coraggio e affrontare Brianna come al liceo non avevo mai avuto il fegato di fare.
Quando alzai lo sguardo verso di lei, che mi stava seduta di fronte, la vidi sorridermi con innocenza.
 
-      Oh Natalie, è incredibile quanto tu sia cambiata in questi anni – squittì con la sua vocina da scoiattolo castrato – sei diventata una bellissima ragazza!
 
Ah, e così si ricordava di me? Bene, era la giusta occasione per sputtanarla davanti a tutti ricordandole il male che mi aveva fatto e …
No Natalie, non lo fare” mi dissi “Brianna è pur sempre la futura sposa del tuo migliore amico!” 
 
-      Grazie mille – le risposi infine sforzandomi di sorridere – tu sei bella come sempre Brianna! Vero Harry? Te lo ricordi com’era ai tempi del liceo? – aggiunsi lanciandogli un’occhiata significativa sperando che capisse.
-      In realtà non mi ricordavo molto di lei quando l’anno scorso ci siamo rincontrati alla festa degli ex alunni – ammise Harry stringendosi nelle spalle – ma quella sera è stato amore a prima vista, vero piccola?
-      Verissimo! – confermò Brianna prima di regalargli un fugace bacio a fior di labbra.
 
Okay, stavo per vomitare.
Solo perché stavano insieme non voleva dire che dovevano baciarsi davanti a me, giusto?
La mamma ci servì il primo piatto della serata, risotto ai funghi, e non potei fare a meno di notare che riempì il piatto di Brianna più degli altri.
Da dove venivano certi favoritismi?
 
-      E dimmi Brianna – se ne uscì Valerie di punto in bianco – cosa fai nella vita?
-      Oh, niente di speciale … - rispose la rossa con falsa modestia.
-      Brianna è una personal trainer straordinaria – ci spiegò Harry riempiendosi d’orgoglio – a Londra allena tantissime celebrità e pezzi grossi della politica.
-      Ah, quindi vivete a Londra? – continuò Valerie fingendosi estremamente interessata.
-      Si, lì ho appena cominciato a lavorare in uno studio legale e presto io e Brianna ci trasferiremo in un appartamento a Kensington.
-      Però abbiamo deciso di sposarci qui a Holmes Chapel, dove ci sono tutte le persone che amiamo! – aggiunse lei stringendosi al braccio di Harry.
 
La stavo odiando sempre di più.
Perché non la smetteva con quella messa in scena e non rivelava la sua vera natura?
E come faceva Harry a non ricordarsi di tutto il dolore che mi aveva procurato?
Glielo si leggeva in faccia che non era cambiata affatto, era la stessa stronza di sempre.
 
-      Lo sapevi Brianna che la nostra Natalie scrive per il New York Times? – intervenne mio padre con aria di superiorità come per dire “mia figlia è meglio di te, tiè!”
 
Gli sorrisi riconoscente, almeno lui era dalla mia parte.
 
-      Oh, ma io l’ho sempre saputo che Natalie avrebbe fatto strada – rispose lei facendomi l’occhiolino.
 
Ah, ma certo! Adesso si comportava pure come se fossimo grandi amiche!
Con la coda dell’occhio osservai Valerie, seduta accanto a me, e la vidi fissare Brianna con disgusto, come se fosse un essere repellente ricoperto di melma viscida e verdognola.
Nel frattempo eravamo passati dal primo al secondo: costole d’agnello con contorno di insalata e pomodorini.
 
-      Signora Jones! – esclamò Brianna estasiata – lei cucina davvero benissimo!
-      Oh, grazie cara! – rispose mia madre lusingata.
 
Leccaculo, ecco cos’era, una subdola e spregevole leccaculo.
Guardai Harry come per dirgli “sei sicuro di voler passare il resto della tua vita con lei?”.
Lui d’altro canto mi rivolse un sorriso radioso per poi tornare a contemplare la sua “dea” dai capelli rossi.
Basta, non ce la facevo più, non sarei più riuscita a sopportare tutto ciò.
Mi alzai da tavola borbottando delle scuse e corsi via per la seconda volta.
Uscii fuori in giardino e mi sedetti sui gradini del portico in legno.
Il cielo limpido della sera era ricco di stelle e tirava una leggera aria frizzantina.
I nani da giardino vicino ai cespugli sembravano fissarmi con aria compassionevole, cosa che mi fece irritare ancora di più.
Cosa volevano pure loro, eh?
Non avevo mai capito perché mio padre li avesse comprati, lui diceva che erano assolutamente “adorabili” e che avrebbero dato un tocco di originalità al nostro giardino.
Certo che di cose originali ne avevamo anche troppe, il nostro sembrava il giardino della regina di cuori in Alice nel Paese delle Meraviglie, con tutte le siepi tagliate a forma di animale e le rose rosse e bianche che spuntavano tra i cespugli.
Non mi sarei di certo stupita se da un momento all’altro uscisse fuori il Bianconiglio con il suo orologio da taschino che gridava “è tardi, è tardi!”
Si, per me era davvero tardi, magari se fossi tornata un po’ più spesso ad Holmes Chapel le cose sarebbero andate diversamente …
Già il fatto che Harry si sposasse era stato difficile da digerire ma che la sua fidanzata fosse proprio Brianna era stato il colpo di grazia.
Per un attimo, mi sembrò di essere tornata a essere la “reginetta delle racchie”, quella ragazza timida e impotente, sola contro il mondo che con il tempo aveva dovuto imparare a difendersi per conto proprio.
Ad un certo punto la porta d’ingresso alle mie spalle si aprì e Harry uscì, in tutto il suo splendore, per venire a sedersi accanto a me.
Quella sera indossava un paio di jeans e una semplice t-shirt bianca sotto alla giacca elegante. Anche al liceo usava spesso vestirsi così, aveva sempre avuto uno stile tutto suo, si era sempre fatto notare anche in mezzo ai gruppi più vasti. Tutti adoravano Harry perché, anche se a prima vista dava l’impressione di essere un “puttaniere”, bastava conoscerlo un po’ meglio per capire che invece era un ragazzo estremamente sensibile. E io questo lo avevo sempre saputo ….
Gli sorrisi appena e lui mi circondò le spalle con un braccio facendomi poggiare la testa sul suo petto.
 
-      Ehi, va tutto bene?
 
Annuii cercando solo di godermi quel momento. I suoi abbracci erano quelli di sempre, gli unici che riuscissero a farmi sentire meglio. Quando piangevo perché mi sentivo sola e triste, lui veniva a casa mia, ci sedevamo sulle scalette di quel portico e, stretta tra le sue braccia, gli raccontavo un’altra delle mie orribili giornate a scuola.
Lui c’era stato per me, sempre, mentre io dopo il diploma ero praticamente sparita.
 
-      Sai Nat, io mi ricordo benissimo che tu e Brianna non eravate grandi amiche al liceo ma ti assicuro che adesso lei è cambiata!
 
Annuii di nuovo, stavolta con meno convinzione.
Persone del genere non cambiavano mai …
 
-      Okay, forse adesso non mi credi ma passando un po’ di tempo con lei sono sicuro che cambierai idea!
-      Si, forse …
-      Almeno se ti dico che mi sei mancata tantissimo mi credi?
 
Alzai la testa di scatto e piantai i miei occhi azzurri nei suoi, verdi come un rigoglioso prato in primavera. Subito il cuore cominciò a battermi fortissimo.
 
-      Davvero?
-      Certo!
-      Anche tu mi sei mancato Harry – mormorai spostando lo sguardo altrove – non sai quanto …
-      Bèh, l’importante è che adesso stiamo di nuovo insieme, giusto?
-      Giusto …
 
Quella notte naturalmente non riuscii a prendere sonno ma ormai ci ero abituata.
Valerie invece era profondamente addormentata e russava come un trombone.
Alle due di notte, quando mi alzai per prendere un bicchiere d’acqua in cucina, giurai a me stessa che, a qualsiasi costo, avrei impedito a Harry di rovinarsi la vita per sempre sposando quella strega. In questo modo, mi sarei fatta perdonare per non essere stata più tanto presente.
 
Il giorno dopo mi alzai molto presto buttando giù dal letto anche la povera e assonnata Valerie.
Prendemmo la vecchia monovolume di mio padre e sfrecciamo per le vie di Holmes Chapel.
 
-      Senti, visto che mi hai fatto svegliare all’alba – protestò Valerie anche se erano già le nove del mattino – potresti almeno spiegarmi qual è il tuo piano?
-      In realtà non ho ancora un piano – ammisi fermandomi al semaforo – ma so chi ci può aiutare …
 
Harry Styles aveva sempre avuto quattro migliori amici con cui io non avevo mai legato più di tanto ma avevo continuato a informarmi su di loro tramite facebook perché, per qualche strana ragione, ero convinta che tutto quello che riguardava Harry era anche affar mio.
E così sapevo che:
Liam Payne, ex capitano della squadra d’atletica della nostra scuola, era un veterinario, il più famoso (forse anche l’unico) di Holmes Chapel.
Zayn Malik, il “bulletto” dal cuore d’oro, era un artista un po’ squattrinato ma geniale.
Niall Horan, il beniamino di tutti i professori, gestiva una catena di ristoranti molto rinomati.
Infine Louis Tomlinson, che era sempre stato il buffone del gruppo, ora era un importante medico chirurgo.
Loro conoscevano Harry bene quanto me e sicuramente almeno uno dei quattro si ricordava di quanto fosse perfida Brianna Smith.
Se glielo avessi chiesto, mi avrebbero senza alcun dubbio aiutato a far aprire gli occhi a Harry.
Il primo da cui mi recai fu Niall perché viveva a soli due isolati di distanza da casa mia.
 
-      Resta in macchina – dissi a Valerie – torno subito!
 
Andai a bussare alla porta della graziosa villetta moderna, molto più simile alle case del Greenwich Village che alle tradizionali ville in stile vittoriano di Holmes Chapel, tutta elettrizzata come se fossi una spia in missione.
Dopo solo cinque secondi d’attesa, Niall venne ad aprirmi.
Biondo, anzi, biondissimo, con due grandi occhioni blu.
Anche lui aveva tolto l’apparecchio per i denti e adesso mi sorrideva raggiante.
Probabilmente però, non mi aveva riconosciuta …
 
-      Ciao Niall! Sono Natalie! – esclamai allargando le braccia e usando un tono di voce baldanzoso che mi fece sentire come una specie di Babbo Natale travestit. Già che c’ero avrei anche potuto esclamare “oh, oh, oh, buone feste!”
-      Natalie?
-      Si! Natalie Jones! Ti ricordi di me?
-      Ehm … - comincio a grattarsi la nuca con fare imbarazzato.
-      La reginetta delle racchie – sbuffai alzando gli occhi al cielo
 
Niall finalmente capì e spalancò gli occhi in un gesto di stupore.
 
-      Nat? No, non è possibile!
-      Lo so … niente più occhiali, apparecchio, brufoli e soprattutto niente più chili di troppo! – annuii facendo una piccola piroetta su me stessa.
-      Eh già, stento a riconoscerti … - Niall mi “scannerizzò” da capo a piedi e intuii che in quel momento avrebbe voluto avere la vista a raggi X – oh, ma che maleducato, non ti ho neanche invitata ad entrare!
-      No, tranquillo, in realtà sono solo venuta a chiederti un piccolo favore …
-      Ma certo, dimmi!
-      Tu e gli altri ragazzi, Zayn, Liam e Louis, potreste riunirvi oggi pomeriggio, verso le quattro, al Lazy Monkey Bar? Vi devo parlare di una cosa molto importante …
-      Ehm … va bene – Niall parve disorientato – è successo qualcosa di grave?
-      No, tranquillo – mi affrettai a rispondere – solo … non dite niente a Harry, okay?
-      Sarò muto come un pesce! – promise mettendosi una mano sul petto, all’altezza del cuore.
-      Bene, allora ci vediamo alle quattro. Puntuali!
 
Salutai Niall con un veloce abbraccio e corsi di nuovo in macchina.
Valerie mi stava aspettando con impazienza e abbassò subito il volume della radio che trasmetteva Madness dei Muse.
 
-      Allora, com’è andata?
-      Tutto procede secondo i piani!
-      Ma se avevi detto che non ce l’avevi un piano!
-      Ehm … ecco io … oh ma che palle Valerie! Perché devi sempre rendere tutto così complicato?
-      Tu non sei normale …
-      Lo so, sono pazza! – strillai mentre facevo ripartire la macchina – matta, sono matta da legare!
-      Ti prego Nat, rallenta!
 
Ma non potevo farlo, ero troppo su di giri.
Finalmente, dopo dieci anni, avrei ottenuto la mia vendetta.
Brianna avrebbe pagato care le sue azioni e Harry sarebbe stato libero dalle grinfie di quella vecchia megera.
 
-      Natalie Jones è tornata stronzetta – urlai immaginando di avere Brianna davanti a me – e per te adesso sono guai!
-      Okay Nat, mi fai paura …
 

COSA AVRA’ IN MENTE LA DIABOLICA NATALIE?
SPERO CHE LA STORIA VI STIA INCURIOSENDO, FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE E CERCHERO’ DI PUBBLICARE PRESTO UN ALTRO CAPITOLO.
BUONA LETTURE SPLENDORI!!! (ANCHE SE , SE STATE LEGGENDO QUI VUOL DIRE CHE IL CAPITOLO L’AVETE GIA’ FINITO … )
BACIONI, BACINI, BACETTI
SAMMY-YO!

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Capitolo 3
*** Qualsiasi cosa ... tranne la mafia cinese! ***


CAPITOLO 3: QUALSIASI COSA … TRANNE LA MAFIA CINESE!

 
Erano le quattro, anzi, le quattro e due minuti ma i ragazzi non erano ancora arrivati.
Io e Valerie li attendevamo seduti ad uno dei tavolini del Lazy Monkey Bar, un locale che da giovane frequentavo spesso poiché molti lo consideravano un posto da “sfigati” e quindi non rischiavo mai di incontrarci Brianna e la sua cricca.
Anche se … un giorno l’avevo incontrata proprio  lì con il suo ragazzo dell’epoca, un certo Terence Byron se non sbaglio, e quando mi aveva vista, dato che a quanto pare non aveva altro di meglio da fare, mi aveva versato in testa il suo frullato alla banana, frutto a cui tra l’altro sono sempre stata allergica.
Quella sera stessa la mia faccia era gonfia come se qualcuno mi avesse preso a pugni.
Simpatica, eh?
Comunque sia, anche dopo quel giorno il Lazy Monkey Bar non aveva smesso di essere uno dei miei posti preferiti e adesso che ci ero tornata potevo affermare che non c’era assolutamente nulla di diverso dall’ultima volta.
C’erano sempre gli stessi tavolini rotondi con la faccia inquietante di un clown disegnata sopra, le pareti dipinte di un bell’arancione acceso e il pavimento di linoleum a scacchi bianchi e neri.
Probabilmente perfino la vecchia cassiera che stava facendo le parole crociate era la stessa che tanti anni fa mi serviva i frullati.
 
-      Sono le quattro e cinque minuti – sbuffai controllando l’orologio per l’ennesima volta – e dire che gli avevo chiesto di essere puntuali …
-      Nat cerca di darti una calmata, sei troppo tesa!
 
Non appena Valerie ebbe finito di parlare, una cameriera con le treccine bionde e le labbra a canotto venne a portarci due frullati ai frutti di bosco.
Poggiò i bicchieri sul tavolo e fece per andarsene ma poi tornò indietro con la stessa faccia di una che aveva appena visto un fantasma.
 
-      Natalie? Sei Natalie Jones?
-      Ehm … si?
-      Ehi, sei tornata da questa parti! – esclamò la cameriera mettendosi il vassoio sotto braccio – ti ricordi di me? Sono Erica Dexter!
 
Erica Dexter, quel nome mi era familiare …
 
-      E dai! Non ti ricordi? Quattro, tre, due, uno, Racchia-Jones non la vuole nessuno! – esclamò improvvisando una ridicola coreografia da cheerleader – avevo inventato io quello slogan!
-      Ah, ora ricordo!
 
Erica Dexter un tempo era stata la spalla destra di Brianna nonché seconda ragazza più popolare (e più troia) di tutta la scuola.
Ora invece lavorava come cameriera al Lazy Monkey Bar … bèh, era pur sempre una piccola rivincita!
 
-      Ciao Erica, che bello rivederti … - sibilai a denti stretti.
-      Certo che sei proprio cambiata Racchia-Jones! – continuò lei sedendosi con noi – ti sei rifatta qualcosa?
 
A quel punto Valerie, che fino ad allora era rimasta in silenzio, esplose in tutta la sua ira:
 
-      No Zoticona-Dexter, lei non si è rifatta niente al contrario di te che al posto delle labbra hai le chiappe di un babbuino! Ah, e sai che ti dico, il tuo slogan fa davvero schifo, non è né originale né divertente ma naturalmente non ci si poteva aspettare di più da una come te! Ora, se non ti dispiace, vedi di portare quel tuo culo anoressico lontano da qui, io e Super-Figa-Jones vogliamo gustarci il nostro frullato in santa pace!
 
Non potei fare a meno di osservare la mia migliore amica con ammirazione mentre l’autostima di Erica veniva accartocciata e buttata giù con lo sciacquone.
Valerie era sempre stata una ragazza dolce e soprattutto molto fine ma se qualcuno la faceva arrabbiare diventava come il Dottor Jekill e Mr Hyde.
Erica se ne andò via indignata senza dire altro.
 
-      Sei stata fantastica Valerie! – esclamai dandole il cinque.
-      Lo so, lo so, ho i miei momenti!
 
Cominciammo a sorseggiare i nostri frullati chiacchierando allegramente e ignorando le occhiatacce assassine che Erica ci lanciava da dietro al bancone dei gelati.
Stava servendo due scolaretti in divisa che dopo aver pagato scapparono via a gambe levate intimoriti dalla sua espressione furente.
Circa dieci minuti dopo finalmente i ragazzi arrivarono tutti e quattro insieme.
Zayn, il ragazzo di origini pakistane con lo sguardo più intenso che avessi mai visto, portava ancora il suo ciuffo di capelli neri sempre perfettamente modellato con il gel.
Louis, solito sorriso fanciullesco, soliti occhi azzurri pieni di vita e soliti capelli castani sempre scompigliati ma un qualcosa di più maturo nello sguardo.
E infine Liam, quello che era cambiato più di tutti, aveva tagliato i capelli molto corti, quasi a zero, mentre al liceo li portava folti e ricci come quelli di Harry.
Niall l’avevo già incontrato, e quando mi venne incontro lo fulminai con lo sguardo.
 
-      Un quarto d’ora di ritardo Horan!
-      Mi dispiace tanto Nat, era finita la benzina alla macchina e quindi …
-      Fermi tutti! – lo interruppe Louis fermandosi in piedi davanti a me – e tu chi cavolo sei?
-      Natalie Jones – risposi come se fosse la cosa più naturale del mondo e in effetti lo era.
-      Oh. Mio. Dio. – Louis, Liam e Zayn si scambiarono delle occhiate esterrefatte.
 
Cominciavo ad essere stufa di quella reazione, okay che ero cambiata, ma in fondo in fondo ero pur sempre Natalie Jones, la ragazza che per cinque anni avevano praticamente ignorato mentre ora mi stavano mangiando con gli occhi.
 
-      Lei è la mia amica Valerie! – esclamai prima che se ne uscissero con le solite frasi del tipo “oh, ma quanto sei cambiata!”
 
L’attenzione dei tre ragazzi passò subito da me alla mia migliore amica.
 
-      Enchantè! – disse Louis baciandole la mano – e benvenuta a Holmes Chapel, tu hai proprio la faccia da newyorkese!
-      Oh,bèh, non so se questo sia un complimento, comunque grazie!
-      Piacere, sono Liam – si presentò il ragazzo – Liam Payne.
-      Valerie Morrow. E tu devi essere … - continuò lei rivolta al bel fustacchione dai capelli scuri e gli occhi magnetici.
-      Zayn Malik, encantado! – si presentò lui baciandole a sua volta la mano.
-      Copione … - borbottò Louis.
-      Bene, ragazzi, adesso sedetevi! – ordinai autoritaria. E tutti si sedettero – certamente vi starete chiedendo perché vi ho convocati qui …
-      Rimpatriata del liceo? – propose Niall.
-      No …
-      Torneo di calcio balilla? – aggiunse Liam.
-      No …
-      Giro del Nepal in pullman? – intervenne Zayn.
-      No, niente di tutto questo! – esclamai esasperata – voglio solo sabotare il matrimonio di Harry Styles e Brianna Smith!
 
Okay, forse non avrei dovuto urlarlo in quel modo …
I quattro ragazzi mi fissarono in silenzio con gli occhi sgranati e la bocca spalancata poi, quasi in contemporanea, emisero un sospiro di sollievo.
 
-      Meno male – disse Louis – è quello che volevamo fare anche noi!
-      Cosa? Dite sul serio?
-      Si, Brianna non ci è mai piaciuta, è proprio una vipera – spiegò Niall prendendo un sorso del mio frullato senza neanche chiedermi il permesso – e non vogliamo che Harry la sposi.
 
Non potevo credere alle mie orecchie!
Perfino i suoi migliori amici erano contrari alla sua idea di sposare la megera dai capelli rossi.
Adesso che ero sicura di avere il loro appoggio era solo questione di architettare per bene un piano di sabotaggio.
 
-      E quindi qual è il piano? – chiese Zayn sfregandosi le mani pronto ad entrare in azione.
-      Bella domanda … - borbottò Valerie sprofondando un po’ di più nella sedia – calcolando che mancano solo due settimane alla fatidica data …
 
Già, solo due settimane …
 
-      Ancora nessun piano – risposi con una scrollata di spalle – voi avete qualche idea?
-      Potremmo far rapire la sposa dalla mafia cinese – propose Niall – basterà fare qualche telefonata e …
-      No – lo interruppi prima che si costruisse troppi castelli in aria – meglio di no …
-      Secondo me la cosa è semplice – intervenne Liam con fare pratico – sappiamo bene com’è fatta veramente Brianna, giusto? – tutti noi annuimmo – e sappiamo anche che  invece Harry non se ne rende conto, vero? – annuimmo di nuovo – bene, allora basterà farla uscire fuori dai gangheri interferendo con l’organizzazione del matrimonio. Vedrete che se le faremo perdere la pazienza si rivelerà per quello che è realmente!
-      Ma certo, è un’ottima idea – esclamai – io sono la sua damigella d’onore e voi siete i testimoni di Harry, e questo fa di noi gli aiutanti dei due sposini nei preparativi.
-      Esatto – confermò Liam annuendo -  ce ne dovremo inventare di tutti i colori per mandare a monte il matrimonio!
-      Tipo … farle stringere il vestito da sposa dalle sarte in modo che non le entri più? – propose Louis.
-      Assumere il catering peggiore della storia di tutti i catering? – si unì Zayn.
-      Invitare al matrimonio i boss della mafia cinese? – aggiunse Niall infine.
-      Sono tutte ottime idee – osservai soddisfatta – tranne quella di Niall …
-      Amico, si può sapere perché ti sei così fissato con la mafia cinese? – gli chiese Zayn.
-      Non lo so – rispose il biondino  stringendosi nelle spalle e alzando i palmi delle mani verso l’alto – devo averne sentito parlare in un film …
 
Più tardi, quando tornammo a casa, trovammo una sorpresa tutt’altro che piacevole.
Brianna mi stava aspettando seduta sul dondolo della veranda mentre chiacchierava amabilmente con mia madre sorseggiando una limonata ghiacciata.
Indossava un abitino vintage color verde acido e una collana di perle, i capelli rossi legati in uno chignon rigido, proprio il look da brava mogliettina tutta casa e chiesa.
Odiavo vederla lì, a casa MIA, a parlare con MIA madre del suo matrimonio con il MIO migliore amico.
 
-      Che bello vederti Nat! – esclamò alzandosi e venendomi incontro a braccia aperte.
 
Mi salutò baciandomi su entrambe le guancie e ignorando completamente la povera Valerie che mi stava proprio accanto.
Lanciai alla mia amica uno sguardo di scuse mentre Brianna mi faceva sedere accanto a lei sul dondolo.
 
-      Bèh … io vado a farmi una doccia – annunciò Valerie sentendosi tagliata fuori – a dopo!
-      Ciao bella! – la salutò Brianna che aveva tutta l’aria di essersi accorta di lei solo in quel momento – allora tesoruccio – aggiunse poi rivolta a me – ho da darti una splendida notizia … oggi andiamo a fare le prove dell’abito!
 
Cominciò a battere le mani emettendo qualche piccolo urlo di gioia che sembrava più il verso di quel pipistrello caduto dall’albero che a otto anni avevo per sbaglio investito con la bici: Iiiich iiiiich, aveva protestato quella povera bestiola.
Mia madre d’altronde sembrava emozionata come se la sposa fosse stata sua figlia, mi chiesi allora cosa avrebbe fatto quando e se mi fossi sposata io, lo avrebbe fatto scrivere su tutti i muri della città?
Alla fine dovetti fingermi contenta anche io nonostante avrei preferito mille volte scalare l’Everest in mutande.
Circa mezz’ora dopo, ero circondata da gonne bianche e vaporose di tulle, coroncine da principessa, guanti di raso e vestiti da damigella che mi facevano sembrare una bomboniera.
Ne provai almeno cinque, tutti di colori orribili, pieni di fiocchi e fasce di pizzo, finché Brianna non si decise a prendere proprio il più brutto di tutti, tanto che sospettai che l’avesse fatto apposta: lungo fino alle caviglie, color pesca e con le maniche a palloncino.
Ma quello era anche accettabile …
La cosa peggiore era il cappello di paia con fiori finti e nastro da legare sotto al mento che avrei dovuto abbinarci.
Sembravo un’attrice di un film in costume piuttosto scadente.
 
-      Sei … sei sicura che ti piaccia? – domandai a Brianna.
-      Certo! – trillò lei cominciando a girarmi intorno con aria estasiata – a te no? Ti sta benissimo!
-      Si … piace anche a me – mentii.
 
Sinceramente cominciavo ad essere un po’ confusa, Brianna sembra davvero gentile, e se fosse vero che era cambiata?
Mi sorrideva con dolcezza, era teneramente emozionata per il suo matrimonio e soprattutto … Harry la amava, doveva essere per forza così se aveva deciso di sposarla.
Eppure quando la guardavo negli occhi, che erano verdi e di forma allungata, mi pareva di scorgere ancore quel barlume di meschinità che al liceo, e in seguito nei miei incubi notturni, mi aveva perseguitato.
 
“Tu sei una sfigata Jones, destinata a morire sola, nessuno potrebbe mai amare un mostriciattolo come te, ricordatelo sempre!”
 
-      Cosa hai detto scusa?
-      Io? – Brianna si guardò intorno per accettarsi che stessi parlando con lei – non ho detto proprio niente cara!
-      Ah, scusa …
 
La voce che avevo sentito era stata solo un frutto della mia immaginazione ma quelle parole così cattive, qualche anno prima, le aveva pronunciate la stessa ragazza che adesso se ne stava davanti a me, tutta sorridente, a rimirare il mio abito da damigella.
 
-      Fortuna che sei dimagrita – commentò  Brianna osservandomi i fianchi – quando Harry mi ha chiesto di nominarti mia damigella d’onore mi è preso un colpo, avevo paura che tu fossi ancora una vacca brufolosa!
 
Okay, stavolta non me lo ero immaginato, lo aveva detto veramente, con lo stesso tono odioso di un tempo.
La guardai sconcertata e lei mi rivolse un sorrisetto maligno.
 
-      Senza offesa tesoruccio! – aggiunse in fretta con aria da santarellina – adesso hai una figura davvero invidiabile!
 
Non con quel vestito, non con quel cappello! Probabilmente Brianna aveva avuto la mia stessa idea: sabotarmi facendomi apparire un mostro agli occhi di Harry.
Quello era il suo giochetto? Perfetto, avremmo giocato ad armi pari.
Le sorrisi serafica scendendo dal piedistallo dove le sarte stavano dando gli ultimi ritocchi all’orlo del mio vestito.
 
-      Figurati, non mi sono offesa, tesoruccio … adesso però tocca a te, sono impaziente di vedere il tuo vestito! – lo dissi quasi con un tono di sfida e chiunque avrebbe capito che i miei sentimenti nei suoi confronti erano tutt’altro che benevoli. Ero una pessima attrice …
-      Oh, ti piacerà, vedrai … - anche nel suo tono di voce c’era una nota di falsità assoluta che non mi sfuggì.
 
Mentre la rossa spariva dietro alla tenda del camerino per indossare il suo vestito, io mi sedetti in attesa su un comodo divanetto di velluto blu reale dove trovai per caso alcuni appunti che le sarte avevano preso sulle misure della sposina.
90, 60, 90: la silhouette perfetta, le misure ideali.
Sarebbe stato un vero peccato se il giorno del matrimonio il vestito non le fosse calzato a pennello …
Ripensai all’idea avuta da Louis e mi feci sfuggire un sorrisetto compiaciuto.
 
-      Allora ma chèrie, che ne pensi?
 
Quando alzai lo sguardo Brianna si era già posizionata sul piedistallo davanti allo specchio con indosso il vestito da sposa più volgare che avessi mai visto.
Era lungo, a sirena, molto stretto sui fianchi e con un profonda scollatura sia davanti che dietro, entrambe arricchite da una scia di brillantini.
Forse non ci sarebbe stato bisogno di farlo stringere, era già abbastanza orribile di suo, anche se non avrebbe mai raggiunto i livelli del mio abito da damigella abbinato al cappello in stile Via col Vento.
E poi dovevo ammetterlo, Brianna aveva davvero un bel fisico e quel vestito metteva in risalto tutte le sue curve.
Il problema era la sua faccia da schiaffi, soprattutto in quel momento che si osservava allo specchio con aria compiaciuta.
 
-      Bellissimo, ti sta benissimo – esclamai avvicinandomi per sfiorare il morbido tessuto di seta color avorio – non potevi davvero scegliere un abito più … adatto a te.
-      Grazie, troppo gentile! – trillò girando su se stessa senza mai distogliere lo sguardo dalla sua immagine riflessa – pensi che anche a Harry piacerà?
-      Certamente, senza alcun ombra di dubbio!
 
Odiavo essere così maledettamente falsa perché era come abbassarsi ai suoi livelli ma se volevo che il piano funzionasse dovevo fingere di essere sua amica nonché la perfetta damigella d’onore.
Un minuto prima di uscire dal negozio, il cellulare di Brianna squillò e lei mi precedette fuori,verso l’uscita, per appartarsi.
Parlava tenendo il telefono premuto stretto sull’orecchio e con una mano davanti alla bocca, chissà che nascondeva …
 
-      Mi scusi, lei è la damigella d’onore, vero? – mi chiese la commessa dell’atelier.
-      Si, proprio io.
-      Potrebbe dirmi se la signorina Smith ha deciso di apportare qualche modifica all’abito? Ha ricevuto una telefonata e non ho avuto il tempo di parlargliene …
 
Era arrivato il momento di attuare il primo piano della mia missione di sabotaggio. Anche se si trattava di Brianna Smith, sapevo che dopo mi sarei sentita comunque un verme ma dovevo agire per il bene del mio migliore amico.
 
-      Ehm, si, giusto qualche modifica! Tanto per cominciare il colore del mio vestito da damigella dovrebbe essere più …. sul rosso cupo! E sarebbe anche meglio se quelle maniche a palloncino diventassero delle bretelline.
 
Mentre parlavo, la commessa prendeva appunti su un taccuino annuendo come se fosse assolutamente d’accordo con me su quelle modifiche.
 
-      E per quanto riguarda l’abito della signorina Smith?
-      O, quello va bene, anche se, e questo rimanga fra noi, la poverina per lo stress sta dimagrendo parecchio, magari dovrebbe stringerlo un po’, senza farglielo sapere sennò le vengono troppi complessi.
-      Perfetto, sarà fatto! Arrivederci signorina Jones!
-      Arrivederci …
 
Uscii dall’atelier trovando Brianna che riattaccava il telefono proprio in quel momento.
Entrò in macchina (la sua favolosa Chevrolet rossa decappottabile) e io scivolai al posto del passeggero, accanto a lei.
 
-      Chi era al telefono? – chiesi fingendo che la mia fosse solo innocente curiosità.
-      Quelli del catering – rispose lei mentre ingranava la marcia – sono ancora indecisa se servire salmone o pesce spada … probabilmente alla fine faremo un piatto misto.
-      Ah-a …
 
Almeno che qualcuno (tipo me) non chiamasse per disdire tutto e far servire cosce di rana…
 

E COSI’ LA NOSTRA NATALIE E’ GIA’ ENTRATA IN AZIONE.
CHISSA’ COSA COMBINERANNO LEI, VALERIE E QUEI QUATTRO SCRITERIATI!
E CHE NE DITE DI BRIANNA? SARA’ DAVVERO CAMBIATA COME DICE HARRY O E’ LA STESSA STRONZA DI SEMPRE?
MISHTEROOOOOOOOOOO!
VABBE’, A PARTE QUESTO, SPERO CHE LA STORIA VI STIA INCURIOSENDO.
RECENSITE, MI RACCOMANDO!!!!!
BACI SAM-YOOOOOOOOOOOOOOOOO
(IL MIO NUOVO NOME E’ MOLTO YOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! GRAZIE CA.)

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Capitolo 4
*** Foto, peluche e lettere d'amore ***


CAPITOLO 4: FOTO, PELUCHE E LETTERE D’AMORE


Dopo un’altra notte insonne, riuscii ad addormentarmi solo verso le sette del mattino per poi risvegliarmi circa quattro ore dopo.
Una volta alzata, mi misi a lavorare al computer e mandai alcuni articoli alla redazione del New York Times.
Anche se ufficialmente ero in ferie, avevo comunque bisogno di tenere la mente occupata da qualsiasi cosa non riguardasse l’imminente matrimonio della Stronza (si meritava anche la “s” maiuscola).
Più tardi, andai al supermercato con Valerie, non che ci fosse qualcosa da comprare urgentemente ma solo perché volevo uscire da casa mia dove mia madre non faceva altro che decantare le doti di Brianna e mio padre si occupava del giardino come se fosse un luogo sacro.
Soprattutto doveva ridipingere quei maledetti nani da giardino, Dio quanto li detestavo!
 
-      È davvero incredibile, non capisco perché mia madre sia così entusiasta di questo matrimonio – sbuffai spingendo il carrello attraverso il reparto surgelati – non sono neanche suoi parenti!
-      Ma conosce Harry da quando era piccolo – rispose Valerie che gettava dentro al carrello qualsiasi cosa le capitasse sotto mano – e Brianna sembra piacerle parecchio!
-      Appunto! Perché secondo te?
-      Non lo so Nat! Forse perché quella strega sa fingere molto bene di essere una ragazza adorabile!
 
Era vero. Brianna avrà anche avuto un milione di difetti ma, a differenza di me, era un’ottima attrice.
Ripensando a tutte quelle moine che aveva fatto davanti a Harry e ai miei genitori mi salì su una rabbia tale che spremetti con troppa forza il pomodoro che avevo preso in mano riducendolo in poltiglia.
 
-      Guardi che quello adesso lo deve pagare lo stesso – mi avvertì una delle commesse del supermercato – guardandomi male.
-      Uhm? Oh … certo, certo che lo pago! – replicai infilando ciò che rimaneva del pomodoro in una bustina di plastica.
 
Appena la commessa fece per andarsene, le feci dietro una boccaccia ma poi le si rigirò cogliendomi in flagrante e io arrossì a tal punto da diventare dello stesso colore del pomodoro spiaccicato.
Intanto Valerie aveva cominciato a picchiettarmi con insistenza sulla spalla e quando mi girai indicò un punto indistinto verso la fine del corridoio.
 
-      C’è una donna laggiù che ti fissa da quando siamo entrate …
 
Allungai il collo per vedere meglio ma il reparto detersivi era così affollato che non avrei saputo dire a quale donna si riferisse Valerie.
 
-      Sarà qualche mia vecchia conoscenza che come al solito stenta a riconoscermi – ipotizzai stringendomi nelle spalle – oppure …. Valerie! La vuoi smettere di riempire il carrello? – strillai prima che potesse infilarci dentro una maxi confezione di biscotti alla vaniglia.
-      Scusa, è che questi prodotti inglesi sembrano tutti così buoni!
-      Certo, come no! Il cibo inglese sarà buono quando Brianna diventerà un angelo del paradiso … cioè mai!
 
Valerie rimise a posto i biscotti con aria delusa e insieme ci dirigemmo verso la cassa.
Il nostro carrello era più straripante del Nilo nella stagione della piena, dentro c’era davvero di tutto, dalle salsicce di salame alle confezioni di scottex con gli alberelli felici disegnati sopra.
“La carta igienica che vuole bene alla natura” diceva la pubblicità  … secondo me quell’alberello con la maglietta rossa si riempiva di canne, altrochè!
 
-      Natalie?
 
Eravamo arrivate alla fine del reparto cibi in scatola quando qualcuno mi chiamò.
Mi rigirai con tutto il carrello e vidi una bella donna davanti a me, con il cestino della spesa sottobraccio.
Capelli scuri e lisci, occhi verdi, fisico da urlo … non poteva essere altri che Anne Styles, Cox dopo il divorzio, ovvero la madre di Harry.
 
-      Annie! – esclamai correndo ad abbracciarla – da quanto tempo!
-      Oh Natalie, Harry mi aveva detto che eri cambiata ma non mi aspettavo una tale metamorfosi!
 
Anne si sciolse dall’abbraccio per osservarmi meglio ma stavolta più che infastidita mi sentii compiaciuta.
Era davvero una donna formidabile e bellissima, il tempo non sembrava aver avuto nessun effetto su di lei che aveva ancora l’aspetto di una trentenne.
La presentai subito a Valerie che la riconobbe come la donna che mi aveva osservato per tutto il tempo da quando eravamo entrate nel supermercato.
 
-      Ero io, lo ammetto – ridacchiò Anne sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio – ma proprio non riuscivo a capire se eri tu oppure no!
 
Già, ormai ero diventata il fenomeno da baraccone di Holmes Chapel.
Venghino, signori venghino ad ammirare l’evoluzione della signorina Jones: da racchia sovrappeso a reginetta di bellezza!”
Che poi tutta questa bellezza non ero, intendiamoci …
 
-      Brianna mi ha detto che sarai la sua damigella d’onore – aggiunse poi Anne corrugando leggermente la fronte – come ti è sembrata?
 
Oddio, cosa avrei dovuto rispondere?
Dovevo essere sincera o fingere di adorare la sua futura nuora?
Lanciai un’occhiata a Valerie che, con un cenno del capo, mi incoraggiò a parlare.
 
-      Io … - Anne inarcò le sopracciglia curiosa – credo che Brianna sia davvero una bella ragazza –risposi infine.
 
Sapevo che quella non era il tipo di risposta che si aspettava ma non mi sembravano né il luogo né il momento adatto per confessarle il mio profondo odio per la futura sposa di suo figlio.
Anne sospirò scuotendo la testa e mi rivolse uno sguardo d’intesa.
Oh. Mio. Dio
 
-      Non dirmi che … anche tu …
-      Non sopporto Brianna? E invece si, te lo dico! – esclamò alzando le braccia la cielo in un esagerato gesto di esasperazione - non lo so perché, mi sembra così … così…
-      Falsa? – suggerì Valerie.
-      Esatto! – confermò Anne schioccando le dita – tra l’altro adesso lei e Harry stanno da noi e me la ritrovo tra i piedi tutti i santi giorni! Non capisco proprio perché Harry la voglia sposare …
 
Per quanto potesse sembrare inopportuno, non potei fare a meno di scoppiare a ridere quasi fino alle lacrime, sotto lo sguardo allibito di tutti i presenti, compreso l’inserviente che ripuliva una chiazza di vomito dal pavimento ( pare che poco prima un bambino si fosse sentito male dopo aver mangiato un pacchetto di caramelle appena comprato, cosa che la diceva lunga sulla qualità dei prodotti di quel supermercato …).
A parte ciò, non potevo credere che perfino Anne fosse contraria a quel matrimonio, era come se fosse un segno del destino, la mia missione nella vita era di sabotare quelle nozze.
 
-      Non faccia caso a lei – si scusò Valerie – dandomi una leggera scrollata per farmi riprendere – è un po’ stressata e questo la porta a ridere come una pazza isterica senza alcun motivo!
-      Ah, capisco … - annuì Anne rivolgendomi un’occhiata compassionevole, di quelle che di solito si rivolgono ai malati terminali o ai disadattati sociali – comunque stavo giusto per invitarvi a cena stasera, così magari grazie a voi due la presenza di Brianna sarà più sopportabile …
-      Mi sembra un’ottima idea – risposi asciugandomi gli occhi con la manica del mio golfino celeste – anche perché io e Harry non ci vediamo da troppo tempo e la cena dell’altra sera non è di certo servita a recuperare gli anni perduti …
-      Ti capisco cara – mormorò Anne accarezzandomi i capelli con fare materno – eravate una così bella coppia … di amici.
-      Già, lo eravamo …
 
Salutammo Anne poi, visto che non ci andava di fare quella lunga fila alla cessa, abbandonammo il carrello e ce ne tornammo a casa senza comprare nulla.
Pranzammo insieme ai miei e poi ci ritirammo su in camera mia prima di andare a casa di Zayn dove avevamo appuntamento anche con gli altri ragazzi per attuare nuove fasi del nostro piano.
Nell’attesa, presi la mia scatola dei ricordi da sotto al letto e la mostrai a Valerie.
Si trattava di una semplice scatola di latta con sopra le illustrazioni di Peter Coniglio dove tenevo conservate foto e piccoli oggetti come una collana di perline colorate, un regalo della mia amichetta dell’asilo Lauren, un biglietto per il Luna Park di Manchester, dove a nove anni ero stata con Harry e sua sorella Gemma, il mio  vecchio orsacchiotto di peluche, Tom Tom, con due bottoni neri e lucidi al posto degli occhi, e qualche biglietto d’auguri speditomi da mia zia Sandy, residente a Miami.
Alcuni erano davvero divertenti, come quello di un adorabile Babbo Natale in costume che faceva surf sulle spiagge della Florida.
 
-      Da cosa ti eri travestita per Halloween? – mi chiese Valerie prendendo una delle tante foto sparse sul letto.
-      Quello era uno dei tanti vestiti smessi di mia cugina Heather – spiegai – non ero travestita e non era Halloween …
-      Ops, che gaffe …
-      No, figurati – la tranquillizzai ridendo – devo ammettere che con quell’orribile poncio nero e i brufoli in faccia sembravo proprio la strega cattiva delle favole.
 
Anche Valerie rise, poi riprese a sfogliare le foto.
Io evitai, il mio vecchio aspetto mi faceva accapponare la pelle, così cominciai a giocherellare con Tom Tom lanciandolo in aria come facevo da bambina.
 
-      E questa cos’è? – chiese ad un certo punto Valerie che, in mezzo a foto e peluche, aveva trovato un foglio di carta tutto appallottolato.
 
Appena capii di cosa si trattava, glielo strappai immediatamente dalle mani e lo riposi sul fondo della scatola di latta.
 
-      È una lettera d’amore che ho scritto a Harry quando avevo dodici anni – sussurrai con lo sguardo perso nei ricordi – non ho mai avuto il coraggio di dargliela e non ho di certo voglia di rileggerla adesso.
-      Capisco …
 
Valerie riordinò tutte le foto e le ripose nella scatola.
La osservai con sguardo assente, ancora completamente assorta nei miei pensieri.
Io, sciocca ragazzina piuttosto bruttina di soli quattordici anni, ero innamorata del mio migliore amico, il ragazzo d’oro della Holmes Chapel Comprehensive School, colui che tutte volevano.
Mi voleva bene, ne ero certa, ma una volta cominciato il liceo sapevo di non avere speranze con lui dal momento che era diventato motivo d’interesse per cheerleader e reginette del ballo.
 
-         Ora dovremmo andare Nat – mi riportò Valerie alla realtà dandomi un pizzicotto sul braccio – Zayn e gli altri ci aspettano …
-         Certo, andiamo!
 
La mia fissazione per la puntualità era nata non appena mi ero trasferita a New York.
In una città caotica come quella non mi potevo di certo permettere di fare tardi, che fosse per andare in ufficio o per prendere la metro.
Proprio per questo, dato che l’appuntamento con i ragazzi era alle cinque e in punto del pomeriggio, suonammo a casa di Zayn alle quattro e cinquantanove e ventisette secondi, perfino in anticipo di trentatre secondi.
Okay, probabilmente mi dovevo far curare …
 
-         Salve belle ragazze – ci accolse il padrone di casa invitandoci ad entrare – benvenute nella mia umile dimora!
 
L’appartamento di Zayn, o meglio il loft come preferiva chiamarlo lui, era grande e luminoso, totalmente privo di mobilio se non per un vecchio divano mezzo sfondato, un televisore i cui pezzi erano tenuti insieme solo grazie ad un’abbondante dose di scotch, un angolo cottura e un letto che veniva fuori dalla parete.
Il rimanente spazio a disposizione era occupato dai quadri di Zayn, che per guadagnarsi da vivere dipingeva ritratti e caricature su commissione ma che aveva una passione per le opere astratte.
Il pavimento di parquet chiaro era costellato da macchie di pittura, così come le pareti un tempo immacolate.
 
Gli altri ragazzi erano già arrivati e se ne stavano tutti ammassati sul divanetto, praticamente uno sopra l’altro, a giocare alla playstation.
Venticinque anni era la loro età reale ma di cervello ne dimostravano al massimo quindici!
 
-         Forza ragazzi, non siate maleducati! – Zayn afferrò Liam per un piede e lo trascinò giù dal divano con la conseguenza di far rotolare a terra anche gli altri due – fate sedere le nostre ospiti. Prego madames – aggiunse poi prendendo me e Valerie sotto braccio e scortandoci fino al divano.
-         Ehi, il francese è la mia lingua da rimorchio – precisò Louis tirandogli uno scappellotto dietro la nuca – tu usa lo spagnolo visto che ti fa sentire tanto macho!
-         Ti dirò Louis, forse non ho bisogno di parlare altre lingue – replicò Zayn passandosi una mano tra i capelli scuri mentre rivolgeva un’occhiata allusiva in direzione di Valerie – sono già affascinante di mio …
 
Louis sbuffò, io e Valerie alzammo gli occhi al cielo all’unisono.
 
-         Parlerete dopo delle vostre tecniche di seduzione – decretai accavallando le gambe – adesso è arrivato il momento di tirare fuori le idee … - seguì una piccola pausa in cui li guardai negli occhi uno per uno – io ho già operato all’atelier per le spose facendo stringere il vestito di Brianna, ora però tocca a voi …
-         Bèh, quella del vestito è stata una mia idea – azzardò Louis – quindi tecnicamente… - si azzittì subito quando lo fulminai con lo sguardo riducendo gli occhi a due fessure come per sfidarlo ad andare avanti – ma certo, adesso tocca a noi naturalmente, cosa vorresti che facessimo?
-         Intanto ci servirebbero delle idee – intervenne Valerie con fare pratico, come se fosse una delle tante riunioni della redazione del New York Times – l’alta volta se non sbaglio abbiamo parlato dell’assumere il catering peggiore di tutta l’Inghilterra ad esempio.
-         Io avrei una cosa interessante da dire – si intromise Niall alzando timidamente la mano.
-         No, ti abbiamo già detto di no milioni di volte – sbottai prima ancora di farlo parlare – niente mafia cinese!
-         Ma no, non era quello che volevo dire! – ribatté Niall offeso – si tratta di un’altra cosa completamente diversa …
-         Allora dicci!
-         Ieri sera, mentre mi stavo facendo il bagno della vasca con tante bollicine … ah, c’era anche la mia paperella gialla, l’ho chiamata Lizzie e mi aiuta a pensar …
-         Niall, vai al punto! – esclamò Liam esasperato.
-         Oh, ecco si, ehm … ah! Mi sono ricordato che un giorno Harry e Brianna sono venuti a pranzo nel mio ristorante e io gli ho consigliato di prendere il piatto del giorno, ovvero il risotto di scampi, allorché Brianna  ha cominciato a strillare dicendo di essere terribilmente allergica a qualsiasi tipo di crostaceo.
-         E questo perché dovrebbe esserci utile? – sbuffò Louis scuotendo la testa – un sacco di gente è allergica ai crostacei, una volta ho rianimato una donna che si era gonfiata talmente tanto da assomigliare a Susan Boyle versione obesa! – aggiunse poi gonfiando le guancia a mo’ di pesce palla.
-         E invece è davvero utile come informazione – osservai – vi immaginate se a Brianna venisse un attacco d’allergia poco prima del matrimonio? Sarebbe una vera catastrofe!
 
Non riuscivo a credere di essere diventata così perfida, quasi non mi riconoscevo più.
Forse stavo esagerando, sarebbe stato meglio andarci piano, anzi, forse avrei dovuto arrendermi e basta, lasciando che Brianna e Harry si sposassero.
“Quando Harry mi ha chiesto di nominarti mia damigella d’onore mi è preso un colpo, avevo paura che tu fossi ancora una vacca brufolosa!”
Le parole di Brianna mi riportarono alla realtà: no, non potevo arrendermi, dovevo salvare il mio migliore amico!
Comincia a contorcermi le mani come una vecchia strega cattiva che prepara intrugli magici davanti al suo calderone (ultimamente facevo paragoni piuttosto bizzarri) ma poi Zayn si sbatté la mano sulla fronte talmente forte da farmi sobbalzare.
 
-         Ah! Quasi dimenticavo! – esclamò – qualche giorno fa Brianna mi ha portato una sua foto con Harry chiedendomi se potevo farci un loro ritratto da esporre al matrimonio!
-         E tu l’hai fatto? – chiesi allarmata.
-         Si ma … a modo mio! – rispose lui con fare enigmatico – vado a prenderlo!
 
Cinque secondi dopo era di nuovo davanti a noi sorreggendo in mano una tela grande quanto lo schermo di un televisore di 52 pollici.
Sopra vi erano ritratti due individui: uno era senza alcun dubbio Harry, lo si riconosceva dai capelli riccissimi e le fossette agi angoli della bocca, la ragazza sarebbe dovuta essere Brianna ma … a differenza di quella vera aveva un enorme naso schiacciato, quasi da maialino, in mezzo alla faccia, e un paio di dentoni sporgenti.
 
-         Oh mio Dio Zayn, è stupendo! – esclamai balzando in piedi dal divano – tu … tu … sei un genio!
-         Lo so, modestamente … - si inchinò quasi fino a toccare terra con la fronte, poi tornò a rimirare la sua opera d’arte – stavolta mi sono davvero superato!
-         Quando Brianna lo vedrà andrà su tutte le furie – concordò Valerie divertita – bella mossa Malik!
-         Bèh ma … anche io farò qualcosa di grande! – si intromise subito Louis mettendosi in mezzo tra la mia amica e Zayn – io farò … io dirò … insomma, ne combinerò una veramente grossa!
-         Certo Louis, sappiamo che lo farai – lo assecondò Liam dandogli qualche pacca sulla spalla.
 
Più tardi, salutammo i ragazzi e tornammo a casa per cambiarci.
Io indossai un semplice vestito color senape con degli stivali a tacco alto e Valerie un paio di jeans con una camicetta verde smeraldo.
Arrivammo a casa Styles alle nove in punto, puntualissime come al solito (fuck yeah!), dove ad accoglierci venne Robin, il padrino di Harry, nonché l’uomo più disponibile e generoso che avessi mai conosciuto.
Quando ero piccola portava sempre me e Harry al parco e ci comprava tutto lo zucchero filato che volevamo. Ah, che bei tempi …
Dietro di lui, apparve subito Gemma, una ragazza castana con la pelle bianca come la neve e un sorriso terribilmente simile a quello di suo fratello.
 
-         Robin! Gemma! Sono così felice di rivedervi!
 
Ci stringemmo tutti e tre in un grande abbraccio, di quelli stritolanti che ti tolgono il respiro ma che ti fanno sentire definitivamente a casa, anche quando non si tratta della tua stessa famiglia.
Poi salutai Anne, rivolsi un cenno con la mano a Brianna (fastidiosamente bella nel suo vestito rosso attillatissimo)  e poi …
 
-         Grazie di essere venuta! – Harry accorse nell’ingresso e mi abbracciò come se fosse quella la prima volta in cui ci rivedevamo dopo tanto tempo.
 
Stretta tra le sue braccia provai delle emozioni indescrivibili, era come se dentro di me ci fosse la consapevolezza che quello era il mio posto, accanto a lui.
 
-         Okay! – trillò Brianna prendendo Harry per un braccio e allontanandolo bruscamente da me – direi che di baci e abbracci ce ne sono stati abbastanza, adesso andiamo a cenare.
 
Stronza.
Ma se quel semplice abbraccio l’aveva tanto infastidita allora significava che era gelosa del rapporto tra me e Harry, giusto?
Ci riunimmo tutti in tavola, io seduta tra Gemma e Valerie, invece Brianna, esattamente davanti a me, continuava a tenersi stretta al braccio di Harry come se temesse che lui potesse scivolarle via per tornare tra le mie braccia.
 
-         Oh, che sbadata! – esclamò Anne un attimo dopo essersi seduta a capotavola – ho dimenticato le tartine dell’antipasto!
-         Lascia stare, vado io! – mi offrii alzandomi prontamente.
-         Oh, grazie cara, le trovi appena apri frigo!
 
Andai in cucina e subito, aprendo il grande frigorifero, trovai un vassoio di tartine fatte con pancarrè e una fettina di salmone.
Feci per prendere l’antipasto e portarlo in tavola quando la mia attenzione fu catturata da un barattolo di salsa rosa a base di gamberetti.
Gamberetti uguale crostacei.
Crostacei uguale allergia.
Allergia uguale grande problema per Brianna.
No, non sarei mai stata capace di fare una cosa del genere …
Eppure la mia mano scivolò su quel barattolo, per poi prendere un coltello e spalmare una buona dose di salsa su tutte le tartine.
Ma, ehi, fece tutto la mia mano, mica io!
Scoppiai in una risatina malvagia ma cercai di ricompormi prima che gli altri mi sentissero.
Portai le tartine in tavola, poi mi sedetti al mio posto pronta a gustarmi la scena.
Non mi aspettavo che i gamberetti fecero subito effetto, in fatti per la prima  parte della serata andò tutto liscio, tanto che cominciai a temere che Niall mi avesse dato un’informazione sbagliata.
Brianna era più in salute che mai, appiccicata a Harry come una sanguisuga.
Ogni volta che lui mi parlava o anche solo mi guardava, lei gli prendeva il mento tra le dita e lo costringeva a girarsi per baciarlo.
Anne nel frattempo le lanciava occhiate omicide e nemmeno Robin sembrava trovarla tanto simpatica …
 
-         La mamma mi ha detto che neanche tu hai tanta simpatia per Brianna – sussurrò Gemma approfittando di un attimo di distrazione della rossa, troppo intenta a fare “nasino nasino” con il suo ragazzo per badare a noi – in casa nostra nessuno la sopporta, a parte Harry naturalmente …
-         Stai tranquilla, sono sicura che le cose andranno meglio del previsto …  - mormorai
 
Gemma mi rivolse un’occhiata interrogativa ma non potendo spiegarle ciò che avevo fatto, mi limitai a sorriderle con fare rassicurante.
 
-         Amore, direi che adesso meglio smetterla con il nostro saluto eschimese – disse Harry allontanandosi dalla sua ragazza e fissandola con aria preoccupata – ti si sta gonfiando tutto il naso …
-         Ma cosa dici?
 
Brianna scostò di scatto la sedia dal tavolo coprendosi il nasone gonfio e rosso con entrambe le mani.
 
-         Già, mi pare che anche le labbra lo siano – osservò Robin – non è che ti sta venendo un attacco di allergia?
 
Brianna si alzo da tavola e corse verso l’ingresso, dove era appeso uno specchio rotondo con la cornice dorata.
Per quelli che parvero secondi interminabili, ci fu un religioso silenzio in cui tutti rimanemmo in attesa con la testa rivolta verso la porta della sala da pranzo, poi un urlo micidiale rischiò quasi di spaccarci i timpani.
 
-         Ah! Aiuto! Aiuto! Sono un mostro!
-         Brianna! Che succede? – urlò Harry correndo da lei.
 
Io, Valerie, Gemma, Anne, Robin ci scambiammo all’unisono uno sguardo confuso (o perlomeno io finsi di essere all’oscuro di tutto tanto quanto loro) poi raggiungemmo gli altri due nell’ingresso.
Lo spettacolo che mi apparve davanti fu impagabile: il bel viso di Brianna era completamente sfigurato, talmente gonfio da sembrare un cocomero con occhi e bocca.
 
-         No! No, ditemi che non è vero! Cosa mi sta succedendo? Aiutatemi! Aiuto! – strillò la poverina correndo avanti e indietro seguita da Harry che tentava di calmarla.
 
Bèh, poverina per modo di dire …
 
-         Nat, tu non centri niente, vero? – mi sussurrò Valerie mentre l’intera famiglia Styles rincorreva Brianna faccia-da-cocomero Smith per impedirle di distruggere casa.
-         Ma certo! – risposi con un sorrisetto innocente – io non ho fatto nulla!
 
 

PRESENTAZIONI:
NATALIE JONES (EMILIE NERENG) –
Image and video hosting by TinyPic VALERIE MORROW (AMANDA BYNES) –
Image and video hosting by TinyPic BRIANNA SMITH (LINDSAY LOHAN) –
Image and video hosting by TinyPic ZALVE ZENTE!
SONO STANCA MORTA, STUDIO DA TRE ORE E PER DISTRARMI UN ATTIMO HO DECISO DI RILEGGERE QUESTO CAPITOLO E PUBBLICARLO.
FINO ADESSO LE RECENSIONI STANNO ANDANDO BENISSIMO, MI STATE DANDO TANTISSIME SODDISFAZIONI QUINDI MI RACCOMANDO, CONTINUATE COSI’ BELLE FANCIULLE!
ORA VI LASCIO, LA FILOSOFIA MI CHIAMA!
BACI SAM

 

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Capitolo 5
*** I migliori amici sono come angeli custodi ***


CAPITOLO 5:  I MIGLIORI AMICI SONO COME ANGELI CUSTODI

 
Okay, forse avevo davvero oltrepassato il limite ma dopotutto era ciò che Brianna si meritava.
Non mi aveva forse versato addosso quel frullato alla banana che mi aveva fatto gonfiare a tal punto da assomigliare all’omino della Michelin?
Io le banane e lei i gamberetti, adesso eravamo pari.
Oddio, detto così suonava un po’ strano …
Ma non era di certo il momento giusto per farsi venire i sensi di colpa, niente e nessuno sarebbe riuscito a rovinare la giornata che mi si prospettava davanti e che avrei passato in compagnia del mio migliore amico.
Si, perché la sera prima, poco prima di andarmene da casa Styles, Harry mi aveva chiesto di vederci il giorno dopo per passare un po’ di tempo insieme come ai vecchi tempi.
Io avevo detto che ci dovevo pensare e che gli avrei fatto sapere se ero libera  e …
Okay, non è vero, avevo accettato subito senza pensarci due volte!
Così, mezz’ora prima del nostro appuntamento, Valerie mi aiutò a prepararmi per nei minimi particolari.
Volevo essere carina ma senza sembrare troppo pretenziosa, volevo essere … me stessa, la nuova me stessa.
Mi ci vollero quindici cambi diversi, una crisi isterica e due ceffoni da parte di Valerie per riuscire finalmente a trovare il completo adatto: jeans, t-shirt bianca, cardigan di cachemire e una sciarpetta di seta intorno al collo.
Simple but effective.
 
-      Oh Valerie, sono così emozionata! – esclamai mentre, seduta davanti allo specchio del bagno, mi facevo truccare dalla mia migliore amica – un appuntamento con Harry! Ti rendi conto?
-      Mmh mmh …
-      Ehi, cerca di contenere l’entusiasmo – commentai ironica – c’è qualcosa che non va?
 
Valerie finì di passarmi uno strato di rossetto chiaro sulle labbra, poi sospirando lo ripose nella trousse sul lavandino.
Sembrava pensierosa e anche un po’ preoccupata.
 
-      Non saprei Nat, secondo me dovresti cercare di darti … una regolata – disse soppesando con cura le sue parole – fare questi scherzetti a Brianna può essere anche divertente ma … ciò non vuol dire che Harry alla fine non la sposerà. Secondo me dovresti cominciare a valutare l’idea che forse … bèh, che forse alla fine si sposeranno e magari saranno anche felici insieme.
 
Il suo discorsetto mi lasciò senza parole. Dopo tutti i piani malefici che avevamo organizzato mi veniva a dire che stavo facendo una cazzata e che avrei fatto meglio a far sposare al mio migliore amico quella arpia dai capelli rossi? Quella versione ancora più malvagia della strega di Biancaneve? Quella specie di Voldemort al femminile?
Fissai Valerie negli occhi convinta che da un momento all’altro potesse scoppiare a ridere, allargare le braccia ed esclamare “stavo scherzando, facciamo finire quella stronzetta col sedere per terra!”
E invece no, non fece niente di tutto questo …
 
-      Valerie tu non puoi capire … hai conosciuto Brianna e l’hai trovata insopportabile, va bene, ma tu non sai realmente di cosa è capace. Al liceo, ogni singolo giorno della mia vita, mi ha fatto sentire l’essere più ripugnante che esistesse sulla faccia della terra. Mi ha chiamata reginetta delle racchie, Racchia-Jones, Brufolo Bill, sfigata senza speranze, nullità, scherzo della natura … e tutto questo per cosa? Perché ferendomi lei si sentiva migliore, più bella, più popolare, più apprezzata. E più lei saliva più io cadevo in basso fino a toccare il fondo. Un giorno, durante il mio quarto anno di liceo, sono entrata in bagno e ho ingerito un’intera scatola di psicofarmaci. Ho rischiato di morire sai? E tutto per colpa sua, che mi ha davvero fatto desiderare di morire pur di non sottopormi più alle sue torture psicologiche. Da quel momento in poi sono diventata più forte però, e solo grazie all’unica persona che sembrava apprezzarmi veramente: Harry. Lui mi ha salvato, lui mi ha dato speranza. Quindi, capisci, io non posso abbandonarlo, io devo fargli aprire gli occhi a tutti i costi, perché una ragazza che ne ha spinto un’altra quasi fino al suicidio … non può essere cambiata del tutto da un giorno all’altro.
 
Per tutto il tempo, Valerie aveva ascoltato il mio racconto rapita, quasi con le lacrime agli occhi e il labbro inferiore leggermente tremolante.
Era la prima volta dopo tanto tempo che parlavo a qualcuno del mio incidente.
Me ne vergognavo da morire perché ero stata debole e sciocca, come tante altre adolescenti della mia età vittime del bullismo.
Io però mi ero salvata e adesso il mio desiderio di riscattarmi era troppo grande per poter rinunciare.
 
-      Nat, mi dispiace, io non potevo immaginare che … - Valerie mi strinse forte tra le sue braccia mentre io poggiavo la testa nell’incavo del suo collo.
 
Aveva un buon profumo e la pelle morbidissima, era come abbracciare Tom Tom in versione gigante.
Lei c’era, lei era veramente mia amica e sapevo che sarebbe rimasta sempre al mio fianco, anche quando non condivideva le mie scelte.
 
-      Oh ti prego, no farmi piangere – la rimproverai – così mi si rovinerà il trucco! – allungai le  dita  verso i miei occhi per asciugarmi un accenno di lacrime ma Valerie mi bloccò dandomi uno schiaffetto sulla mano.
-      No! Ci ho messo tre ore a truccarti! – strillò allarmata.
 
Prese un tondino d’ovatta e lo tamponò intorno ai miei occhi per sistemare i danni.
 
-      Ecco, adesso sei perfetta!
 
Mi guardai allo specchio e sorrisi.
No, non ero perfetta, ma avevo imparato ad apprezzarmi per quella che ero e speravo che anche Harry lo facesse …
 
Harry parcheggiò l’auto davanti a casa mia verso l’ora di pranzo e suonò il clacson per annunciarmi il suo arrivo.
 
-      Mamma! Papà! Io esco! – urlai mentre prendevo la giacca dall’appendiabiti – non aspettatemi per mangiare!
-      Con chi esci tesoro?  - chiese mia madre spiando fuori dalla finestra attraverso le tapparelle – ma quello non è Harry Styles?
-      Si mamma, proprio lui – confermai dandole un bacio sulla guancia – ci vediamo dopo!
 
Uscii di casa correndo lungo il vialetto che attraversava il giardino fino a quando non mi ritrovai davanti alla Range Rover nera di Harry.
Lui era lì, che mi teneva lo sportello del passeggero aperto da vero gentiluomo, con il suo sorriso da infarto che fece fare un triplo salto mortale al mio cuore già in agitazione.
Ci salutammo con un abbraccio, breve ma intenso, poi presi posto sul sedile, lui fece il giro e andò a posizionarsi davanti al volante.
 
-      Allora? Dove mi porti? – chiesi allacciandomi la cintura e lanciando una fugace occhiatina verso lo specchietto retrovisore per assicurarmi di avere i capelli in ordine.
-      Non te lo dico – rispose lui facendomi l’occhiolino – è una sorpresa!
-      Meglio così, adoro le sorprese!
 
In realtà non era affatto vero, io odiavo le sorprese perché mi facevano venire l’ansia, mi stressavano, e quando ero stressata mi mangiucchiavo le unghie  ma non potevo farlo perché Valerie ci aveva passato sopra lo smalto trasparente. Un casino insomma!
Comunque sia, non ci misi molto a capire dove mi stesse portando Harry …
 
-      No! Il nostro parco! Oddio Harry, è fantastico!
-      Ho pensato che fosse il luogo migliore per passare del tempo insieme. Era il nostro posto segreto, ricordi?
 
Già, noi lo usavamo come covo segreto in cui rifugiarci quando avevamo voglia di stare da soli ma in realtà si trattava di un parco giochi pubblico accessibile a tutti, sempre pieno di mocciosi e cani che non si facevano nessun problema a fare i propri bisognini sullo scivolo e nella vaschetta della sabbia.
Ma rimaneva sempre il nostro posto segreto, mio, di Harry e di nessun altro.
Fui rincuorata dal fatto che, come molte altre cose di Holmes Chapel, neanche lì era cambiato nulla.
C’erano le altalene penzolanti di sempre, il girello di ferro arrugginito, i tavolini a forma di fungo circondati da ceppi d’albero in funzione di sgabelli, il tutto immerso in un parco di querce secolari e salici piangenti davvero suggestivi.
Ad essere cambiati eravamo solo noi: io, ex sfigatella del liceo, adesso ero una donna in carriera sicura di sé, lui, ex donnaiolo sempre pronto a far baldoria, sembrava aver messo la testa a posto (stava perfino per sposarsi!) ma aveva mantenuto lo stesso buon cuore di sempre.
Solo quando scendemmo dalla macchina mi accorsi che Harry aveva  portato con sé un cestino da pic-nic .
 
-          Cosa si mangia di buono? – chiesi sedendomi al tavolo /fungo.
-          Panini con bacon e salsa barbecue, i tuoi preferiti se non sbaglio.
-          Te lo sei ricordato?
-          Non me ne sono mai dimenticato …
 
Io arrossì e distolsi lo sguardo da lui mentre disponeva l’occorrente sul tavolino.
 
-          So che non è un pranzo molto salutare, e che probabilmente sei diventata una di quelle ragazze attente alla linea, ma mi sono impegnato tanto per prepararlo e …
-          Aspetta un attimo – lo interruppi girandomi di scatto verso di lui – cosa ti fa pensare che io sia diventata una che sta attenta alla linea?
-          Il tuo fisico direi, sei dimagrita così tanto!
-          Ma non ho perso il mio appetito, questo te lo assicuro! – dissi io addentando un panino – mmmh, è bfuoniffimo! – aggiunsi già con la bocca piena.
 
A quel punto Harry mi rivolse uno sguardo carico di tenerezza e io quasi mi strozzai quando incrociai i suo occhi verdi.
 
-          Per un attimo mi è sembrato di rivedere la giovane Natalie che mangiava come uno scaricatore di porto!
-          In realtà tu mi chiamavi sempre “camionista” – puntualizzai pulendomi gli angoli della bocca con un fazzoletto a scacchi bianchi e rossi – ma perché non mangi?
-          Stavo giusto per farlo – rispose addentando a sua volta un altro panino -  devo ammettere che mi sono venuti proprio bene!
 
Al contrario di lui, io non riuscii a rivedere il piccolo Harry ma solo quel meraviglioso ragazzo che mi stava davanti.
Sentivo il mio affetto per lui crescere in ogni istante, come se non ci fossimo mai separati.
Valerie come al solito aveva ragione, su di me non si sbagliava mai: io, Natalie Jones, ero follemente innamorata del mio migliore amico, Harry Styles, ma nessuno a parte Tom Tom l’aveva mai saputo.
Quell’orsacchiotto era un ottimo confidente anche se quei bottoni neri al posto degli occhi ogni tanto mi inquietavano …
 
-          Ehi! Pianeta terra chiama Natalie! – esclamò Harry sventolandomi una mano davanti agli occhi – a cosa stai pensando Nat?
-          A Brianna – fu la prima risposta che mi venne in mente – spero che stia meglio poverina …
-          Oh, si riprenderà. Ha ancora le labbra un po’ gonfie ma perlomeno adesso ha riacquistato i suoi connotati originali. Ieri sera era irriconoscibile, avevo quasi paura a dormire nel letto accanto a lei!
 
Risi sommessamente rischiando per la seconda volta di strozzarmi con il panino.
Harry cercava di dimostrarsi realmente preoccupato per le condizioni della sua ragazza ma non potei fare a meno di notare che gli angoli delle sue labbra tremavano come se stesse cercando di trattenere un sorriso.
 
-          Allora raccontami  un po’  di te e Brianna… - presi un altro panino col bacon e mandando al diavolo la mia dieta ferrea degli ultimi anni lo addentai con veracità.
 
La mia apparentemente non era altro che una domandina curiosa e innocente ma in realtà ero avida di sapere tutti i dettagli di quella relazione così sospetta.
 
-          Non è che ci sia tanto da dire – rispose Harry alzando le spalle – ci siamo incontrati  ad una festa per gli ex alunni, a proposito, perché tu non ci venisti? – mi chiese a bruciapelo.
 
“Non volevo venire perché ho sempre odiato il liceo e tutti quelli che lo frequentavano, in particolar modo quella ragazza che tu chiami amore con cui vai a letto probabilmente tutte le sere!”
 
-          Ero … ero molto impegnata con il lavoro – risposi invece.
-          Peccato, è stata una bella serata … comunque, io mi ricordavo di Brianna solo vagamente, giusto perché lei era stata la ragazza più popolare della scuola, ma davvero quando l’ho rivista di nuovo è stato come se fosse il nostro primo incontro – Harry raccontava il tutto con lo stesso tono che si usava per parlare di una partita di calcio e non con lo sguardo sognante di un uomo che parla della donna che ama. Un punto a mio favore!
-          Ah si? E cosa ti ha colpito di lei?
-          Bèh, la sua bellezza direi …
-          E …?
 
Mi protesi verso di lui roteando la mano in aria per intimarlo a proseguire.
 
-          E … e anche … - il ragazzo si passò una mano tra i riccioli disordinati con fare imbarazzato.
-          Avanti Harry! Non dirmi che stai per sposare quella ragazza solo perché è molto bella!
-          Ma no! Ti pare? La amo anche perché … lei è … insomma, Brianna ha una miriade di qualità! – ribatté convinto.
-          Okay, se lo dici tu …
 
Tentare di approfondire l’argomento sarebbe stato inutile e comunque non avevo più voglia di parlare di Brianna così spostai l’argomento sul tema “ricordi d’infanzia”, in fondo ne avevamo così tanti che avremmo impiegato un’intera giornata ad elencarli tutti.
Ricordi belli, bellissimi. Ricordi che sarebbero rimasti impressi nella mia mente per sempre.
Ricordi della mia prima e vera amicizia, la più che bella che potessi desiderare.
 
-          Oppure ti ricordi quando a Manchester ti sei persa nella casa degli specchi del Luna Park?
-          Non me lo ricordare! – esclamai scoppiando a ridere – ci ho passato un intero pomeriggio chiusa lì dentro, proprio non riuscivo a trovare l’uscita.
-          Meno male che poi sono arrivato io, il cavaliere senza macchia e senza paura, a salvarti!
-          Certo, come no, poi quando siamo andati sulle montagne russe te la sei fatta addosso dalla paura, questo te lo ricordi?
 
Harry dapprima diventò più rosso di un pomodoro maturo, poi però scoppiammo a ridere entrambi.
Quell’appuntamento stava andando esattamente come avevo sperato che fosse: io e lui, senza nessun altro, a parlare di tutte le nostre piccole grandi avventure, quelle che in un modo o nell’altro ci avevano indissolubilmente legato.
 
-          Coraggio, adesso andiamo a farci un giro!
 
Dopo aver sparecchiato e buttato le cartacce nell’apposito cestino, Harry mi porse la mano per aiutarmi a rialzarmi.
 
-          Non ce la faccio! – mi lamentai massaggiandomi la pancia – ho mangiato troppo!
-          E dai Nat, non essere pigra! – insistette lui.
 
Mi prese per un braccio sollevandomi con la forza finché non ci ritrovammo così vicini che per baciarlo non avrei dovuto farle altro che protendere leggermente le labbra in avanti.
Lui però non me ne diede il tempo perché subito dopo cominciò a farmi il solletico sulla pancia che, come ben sapeva, mi metteva completamente KO.
 
-          Okay, va bene, mi arrendo!- strillai tra le risate mentre mi contorcevo come un vermiciattolo – andiamo a farci questo benedetto giro!
-          Sapevo che ti avrei convinta, non è stato difficile, bastava usare un po’ di diplomazia.
-          Certo, come no, proprio diplomazia!- scherzai dandogli una spintarella che lo fece indietreggiare di qualche centimetro.
 
Quando era troppo vicino a me facevo fatica a ragionare, quindi meglio allontanarlo prima che potessi fare qualcosa di stupido di cui poi mi sarei pentita.
Harry mi prese per mano (cosa che mi rendeva ancora più difficile mantenere la mia lucidità) e si addentrò all’interno del boschetto che circondava il parco giochi.
Il sole filtrava attraverso le fronde di quei grandi alberi dai tronchi nodosi e l’unico rumore udibile era quello delle foglie secche che scricchiolavano sotto i nostri piedi.
Mentre camminavamo in silenzio, sempre tenendoci per mano, osservavo Harry di soppiatto.
Il suo profilo era perfetto, forse ero un po’ di parte ma davvero non riuscivo a trovargli un difetto.
Mentre lo “contemplavo”, lui si girò verso di me cogliendomi in fallo e io subito arrossii ma senza distogliere lo sguardo.
 
-          Perché mi guardi così? – chiese divertito.
-          Perché … sei diventato davvero un bel ragazzo Harry  …
 
Lo dissi a voce così bassa che per un attimo pensai, o meglio sperai, che non mi avesse sentito, invece vidi il suo sorriso allargarsi, così raggiante che sembrava splendere di luce propria.
 
-          Direi che posso dire la stessa cosa di te Nat!
-          Oh bèh, non ci voleva tanto ad essere più bella di quanto lo ero prima …
-          Non dire stupidaggini – all’improvviso si fermò, nel bel mezzo del bosco, e pose entrambe le mani sulle mie spalle chinando appena la testa per guardarmi negli occhi – tu sei sempre stata bella, è cambiando qui dentro – puntò un dito sulla mia tempia – che ne hai acquistato la consapevolezza.
-          Okay … - risposi lentamente – però ammetterai che senza brufoli e ciccia in eccesso sono un pochino meglio!
 
Harry gettò indietro la testa e la sua risata risuonò così fragorosa da spaventare alcuni uccelli nascosti tra i rami che si alzarono in volo.
 
-          Bèh si, forse un pochino meglio, questo te lo concedo!
 
Mi prese di nuovo per mano e camminammo ancora finchè non uscimmo dal bosco ritrovandoci in cima ad una collina di un verde lussureggiante.
Guardando verso il basso, si potevano scorgere alcune abitazioni del villaggio di Holmes Chapel, perfino casa mia, che grazie al lavoro di mio padre aveva il giardino più grande e rigoglioso di tutti.
Harry lasciò la mia mano e io subito la strinsi a pugno come per trattenere il calore che mi aveva trasmesso.
 
-          Ricordi anche questo posto? – chiese mentre si sedeva sull’erba umida trascinandomi giù insieme a lui.
-          Venivamo qui dopo le tue partite di calcio – risposi prontamente come se fosse un quiz – una volta ci siamo anche venuti in campeggio!
 
Harry annuì e sorrise. Era bello vedere che entrambi avevamo conservato tanti ricordi ben impressi nella nostra mente.
E quel posto era bellissimo, c’era una calma quasi innaturale.
Con un lungo sospiro mi sdraiai completamente intrecciando le dita dietro la nuca e la stessa cosa fece Harry poco dopo.
Stavo bene con lui anche così, senza dire niente, semplicemente stando all’aria aperta a godersi un po’ di sole.
Si perché quel giorno c’era perfino il sole, cosa rara in Inghilterra … poteva esistere una giornata più bella di quella?
Forse giusto se Harry mi avesse detto che non voleva più sposare Brianna …
 
-          Ah, quasi dimenticavo!
-          Che succede?
 
Harry si tirò a sedere di scatto e tirò fuori dalla tasca un foglio di carta mezzo accartocciato.
Riconobbi subito la sua scrittura sulla superficie bianca, quella disordinata e sottile di una volta.
 
-          L’altro giorno ho trovato una lettera che ti ho scritto prima che partissi ma che alla fine non ti ho mai dato – spiegò lui con un sorriso imbarazzato – voglio che tu la legga ma … - bloccò la mia mano che era già sul punto di prendere la lettera – ma non ora, leggila quando sarai tornata a casa.
 
La ripiegò con cura e la infilò nella tasca del mio cardigan, poi tornò a sdraiarsi sull’erba.
 
-          Sai una cosa Nat?
-          Dimmi.
-          Sono davvero felice che Brianna ti abbia scelto come damigella d’onore, se avessi potuto ti avrei scelto io come mia testimone ma ne avevo già quattro. Nonostante tutto, sei ancora la mia migliore amica!
-          Oh , si …
 
Non fui capace di aggiungere altro perché io non ero altrettanto felice di quella situazione e ogni volta che mi ricordava del suo imminente matrimonio sentivo una fitta al cuore.
La cosa peggiore era che quel giorno  sarei stata al fianco della donna che più odiavo al mondo, aiutandola  a prepararsi e assicurandole in ogni momento che era bellissima e che il matrimonio sarebbe stato un successone quando invece avrei voluto che andasse tutto a monte.
Ma forse ci sarei davvero riuscita …
 
Harry mi riaccompagnò a casa nel pomeriggio tardi dopo che Brianna lo aveva chiamato almeno venti volte per supplicarlo, anzi, forse sarebbe meglio dire per obbligarlo a tornare a casa.
Avrei voluto prendere il telefono e mandarla a quel paese ma il fatto che fosse gelosa mi rese segretamente compiaciuta.
Appena Harry se ne andò, corsi in camera mia chiudendomi a chiave per non permettere a nessuno di entrare, nemmeno a Valerie.
Presi la lettera dalla tasca del cardigan ma non riuscii a trovare il coraggio di leggerla, così cominciai a camminare avanti e indietro per tutta la stanza, colpita da vampate di calore e brividi di freddo allo stesso tempo, sventolandomi con quel foglio di carta che sicuramente, qualsiasi cosa ci fosse scritta sopra, mi avrebbe fatto piangere dall’emozione.
Alla fine presi coraggio e mi sedetti su letto a gambe incrociate, con il foglio stretto tra le mani sudaticce.
 
Cara Natalie,
è passata solo un’ora da quando mi hai detto che stai per trasferirti a New York e già mi sento morire all’idea di non poterti più vedere tutti i giorni.
Non so proprio come farò a sopravvivere senza i tuoi consigli, le tue battute e il tuo affetto.
Se ci pensi, ormai sono dodici anni che ci conosciamo, fin dalla prima elementare, e da allora non ci siamo mai separati.
Harry & Natalie, la coppia di amici più stravagante che si sia mai vista, sempre pronti a combinare guai anche adesso che ormai siamo giovani adulti.
È per questo che ho paura …
Ho paura che andandotene in America ti dimenticherai di me e di tutti i momenti passati insieme.
Ho paura che tu possa trovare un altro migliore amico, più simpatico e più divertente di me.
Ho paura che quel “noi” sparisca per sempre …
Una volta ho letto una frase che diceva: “i migliori amici sono come angeli custodi”.
Sai una cosa? Penso che non ci sia niente di più vero.
Tu sei il mio angelo custode Nat, al tuo fianco riesco davvero a sentirmi una persona migliore, un ragazzo più saggio che sbaglia ma che sa anche rimediare ai suoi errori e tutto questo perché la sua migliore amica è sempre pronta ad aiutarlo.
Tutte quelle ragazze che a scuola ti prendono in giro non capiscono niente, non si rendono conto di quanto tu sia fantastica.
Ma io lo so, l’ho sempre saputo e non me ne dimenticherò mai.
Spero che anche quando sarai a New York continuerai ad essere il mio dolce angelo custode, da parte mia ti prometto che mi impegnerò fino in fondo affinché la nostra amicizia non finisca MAI.
Adesso concludo questa lettera perché sicuramente sarai inorridita per colpa di errori grammaticali e quant’altro, sempre la solita secchiona!
Ti voglio tanto bene, ti dico solo questo …
Con affetto,
Harry.
 
Lo sapevo.
Sapevo che avrei pianto.
Una grossa lacrima cadde sulla lettera creando un piccola pozza di inchiostro e subito fu seguita da altre.
Lacrime salate che mi rigavano il volto.
Lacrime di gioia ma anche di tristezza e rimorso.
Mi impegnerò fino in fondo affinché la nostra amicizia non finisca MAI”
Ed era vero, lui ci aveva provato, mi aveva chiamato tutti i giorni, mi aveva invitato alle feste anche se sapeva che non ci sarei mai andata.
E io che avevo fatto?
Mi ero allontanata perché pensavo fosse l’unico modo per smettere di soffrire.
A volte il dolore ti porta a fare cose davvero stupide, nel mio caso mi aveva portato ad allontanarmi dalle persone care, non solo da Harry ma anche dai miei genitori e da Anne, Robin e Gemma, che per me erano sempre stati come una seconda famiglia.
Eppure, nonostante tutto, loro mi avevano accolto come se non me ne fossi mai andata.
 
-          Natalie che succede? Posso entrare?
 
Andai ad aprire la porta a Valerie che quando mi vide in lacrime mi abbracciò ancora prima di chiedermi cosa fosse successo.
 
-          L’appuntamento è andato male?
-          No, è andato bene, anche troppo bene …
-          Nat … sei o non sei innamorata di Harry?
-          Si, lo sono …
-          Quindi …
-          Quindi cosa?
-          Quindi … te l’avevo detto! – esclamò trionfante alzando le braccia al cielo - cavolo, ho sempre ragione io!
 
Mi asciugai le lacrime ridendo mentre lei tornava ad avvolgere le braccia intorno alle mie spalle per un altro caloroso abbraccio consolatorio.
 
-          Senti Nat, non posso assicurarti che tu e Harry alla fine starete insieme ma il suo matrimonio con Brianna non si celebrerà, questo è garantito!
-          Ah si? E come lo sai?
-          Bèh …
 
Valerie prese le mie mani e cominciò a far dondolare le nostre braccia avanti e indietro.
Sorrideva serafica come una bambinetta che ha mangiato tutti i biscotti ma che si dichiara innocente, mi nascondeva qualcosa …
 
-          Sai oggi, mentre eri via, mi sono vista con gli altri ragazzi, così, per buttare giù qualche altra idea e …
-          E? – chiesi impaziente.
-          E … o, è inutile dirtelo, meglio fartelo vedere!
 
Valerie zampettò verso la sua valigia e ne tirò fuori il portatile di ultima generazione che solitamente accendeva solo per scrivere i suoi articoli.
Dopo che ci fummo entrambe posizionate sul letto, andò su Youtube e fece caricare un video.
Dopo qualche secondo, sullo schermo apparve un uomo vestito di nero dalla testa ai piedi, con la matita nera intorno agli occhi, che sembrava uscito direttamente da un film horror.
Lanciai a Valerie un’occhiata confusa e interrogativa ma lei mi fece segno di fare silenzio mentre il tipo inquietante cominciava a cantare accompagnato dal suono lugubre di un organo.
 
(NOTA PER LE LETTRICI: QUI C’E’ IL VIDEO MA VI CONSIGLIO DI VEDERLO DOPO QUANDO AVRETE FINITO DI LEGGERE IL CAPITOLO.
http://www.youtube.com/watch?v=yhZCw3ZxGGA  )
 
Quando saremo entrambi abbastanza morti
Stanchi di sentir cantar lo canto stridulo
Non ritornerai nomade uccello
Ritrovate ogni speranza
Voi che andate via
E Marta la cornacchia è dov’era?
Non c’era
Morta è la cornacchia che un giorni avesti in casa …”
 
-          Okay, stop, ti prego levalo! – supplicai comprendoni gli occhi.
 
Quel tipo metteva i brividi, la sua musica era spaventosa e la sua voce sembrava quella del video Thriller di Michael Jackson.
 
-          Si può sapere chi è?
-          È l’uomo che abbiamo che io e i ragazzi abbiamo assunto per cantare al matrimonio di Harry e Brianna – spiegò Valerie rossa in viso perché sul punto di scoppiare a ridere – si fa chiamare il cantante macabro!
-          Ma è orribile!
-          Appunto, altrimenti non lo avremmo assunto proprio per questo matrimonio, no?
-          Cavolo, hai ragione, lui è … perfetto!
 
Al solo pensiero della faccia che avrebbe fatto Brianna vedendolo cantare durante la sua entrata in chiesa, entrambe scoppiammo a ridere.
Sarebbe stato un vero disastro, nessuno avrebbe più voluto assistere alla cerimonia dopo quella macabra presentazione.
 
-          Valerie, lo devo proprio ammettere, sei un genio!
-          Lo so ma devo ammettere che l’idea è stata di Louis, finalmente quel ragazzo è riuscito a combinare qualcosa come aveva promesso!
 
Non riuscivamo più a smettere di ridere e riguardammo il video del cantante macabro altre dieci volte trovandolo sempre più divertente.
Povera Brianna, quel matrimonio tendeva sempre di più all’essere disastroso!
 

SALVE BELLA GENTE!
ALLORA, IL CAPITOLO E’ UNA CAGATA PAZZESCA, LO AMMETTO, MA DICIAMO CHE ERA UN CAPITOLO INTERMEDIO, DI PASSAGGIO.
L’HO SCRITTO SOPRATTUTTO PER INTRODURRE UN PO’ DI PIU’ IL PERSONAGGIO DI HARRY E IL SUO RAPPORTO CON NATALIE.
A PROPOSITO, COSI’ E’ COME NAT SI E’ VESTITA ALL’APPUNTAMENTO:

Image and video hosting by TinyPic NON E’ BELLISSHIMA???? AWWWW :3
MI RACCOMANDO VOGLIO TANTE, TANTE, TANTE BELLE RECENSIONI, ALTRIMENTI NIENTE CAPITOLO (MUHAHAHHAAH COME SONO MALVAGIA!)
ADESSO VADO,
AU REVOIR MES AMIES!
BACI SAM
P.S. PER CA, QUANDO LEGGERAI QUESO CAPITOLO, SAPPI CHE TE LO DEDICO HAHAH

 

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Capitolo 6
*** Causa e soluzione di tutti i problemi ***


CAPITOLO 6: CAUSA E SOLUZIONE DI TUTTI I PROBLEMI 



Il giorno dopo tutto il mio entusiasmo sfumò nell’istante stesso in cui mi svegliai aprendo gli occhi.
Quella mattina mi sarei dovuta vedere con Brianna e, in qualità di sua damigella d’onore, aiutarla con gli ultimi preparativi delle nozze.
Avevamo appuntamento nella piazza principale di Holmes Chapel, quella con la grande fontana nel mezzo (non che ce ne fossero molte altre d’altronde, il nostro villaggio era davvero molto piccolo).
E fu proprio lì che la trovai, seduta sul bordo della fontana con le lunghe gambe accavallate, il telefonino in equilibrio tra l’orecchio e la clavicola, una sigaretta in mano e l’altra intenta a frugare nella borsa. 
Non sapevo che Brianna fumasse …
Per Harry doveva essere una tortura visto che odiava l’odore del fumo.
Non appena mi vide arrivare, Brianna lasciò cadere il mozzicone di sigaretta a terra, lo schiacciò con la punta delle decolté rosse e riprese il cellulare in mano.

- Scusa Erica adesso ti devo proprio lasciare, è arrivata Natalie. Si, quella Natalie…

Adesso che le ero più vicina, notai che il suo labbro inferiore era ancora piuttosto gonfio e dovetti fingere un colpo di tosse per camuffare una risatina.

- Scusami tanto cara, ero al telefono con Erica Dexter, non so se te la ricordi …
- Uhm, si, ho avuto il piacere di incontrarla di recente …

Brianna sorrise con l’aria di una che sapeva più di quanto volesse far intendere, poi si alzò dal bordo della fontana e mi prese sottobraccio, come se fossimo due amiche di vecchia data che si vedono per fare shopping sfrenato.
Mentre camminavamo verso la zona commerciale di Holmes Chapel, Brianna cominciò ad elencare tutte le nostre tappe gesticolando animatamente come se qualsiasi cosa dicesse fosse straordinaria e degna di nota.

- E quindi dobbiamo andare dal pasticcere per la torta nuziale, dall’orafo per le fedi, dal fioraio per il bouquet …

Assunsi un sorriso di circostanza e finsi di ascoltarla mentre la mia mente vagava altrove, verso quel parco giochi in cui avevo passato una splendida giornata con il mio migliore amico.
Più passavo del tempo con Brianna e più mi convincevo che ciò che stavo facendo, ovvero sabotare il matrimonio, era la soluzione migliore per tutti quanti.
Il suo tono di voce amorevole, il sorriso mieloso, i cenni di affetto inaspettati erano così innaturali che avrebbero potuto conferirle il premio nobel per la falsità.
Tutto in le sembrava una montatura, a partire dalle tette rifatte che erano almeno il triplo più grandi di quanto lo erano al liceo.
La prima tappa, come mi era stato annunciato, fu quella delle torte nuziali.
Non appena oltrepassammo la porta a vetri della pasticcerie Pierre’s, ci accolse un dolce profumo di vaniglia e cannella.
Sembrava di stare nelle casetta fatta di dolci della strega cattiva di Hansel e Gretel, oppure nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.
Insomma, per farla breve, c’erano dolci da tutte le parti, come i bastoncini colorati di caramella che pendevano dal soffitto, o la fontana da cui sgorgava una cascata di cioccolato fuso.
Brianna si avvicinò al bancone per suonare il campanello ma prima che potesse farlo un uomo piuttosto imponente e con un paio di baffetti grigi sotto al naso, saltò fuori all’improvviso facendoci sobbalzare entrambe.
Era Pierre Lacroix, un pasticcere francese di fama mondiale che per qualche strana ragione aveva deciso di aprire la sua attività ad Holmes Chapel (alcuni dicevano che fosse perché aveva una tresca segreta con la moglie del sindaco).

- Salve, come posso essevi utile? – tuonò allargando le braccia con grande entusiasmo.
- Ehm ehm – Brianna si schiarì la voce leggermente disagio, forse perché presa alla sprovvista dall’euforia di Pierre – buongiorno io … ecco io sto organizzando il mio matrimonio, ormai mancano dieci giorno ma purtroppo sono in ritardo con i preparativi e non ho ancora scelto una torta nuziale quindi mi chiedevo se…
- Siete venute nel posto giusto! – la interruppe Pierre facendo il giro del bancone per raggiungerci – covaggio, seguitemi! 

Il pasticcere ci predette lungo un piccolo corridoio per poi farci entrare in una seconda stanza di cui ignoravamo l’esistenza.
Era come una piccola sala del te, con tanti tavolini ricoperti da tovaglie di raso sulla quale erano esposte torte nuziali di tutte le forme e dimensioni.

- Qui potete tvovave qualsiasi tipo di tovta, oppure potete ovdinavne una pevsonalizzata ma vi avvevto che pev quelle ci vovvà un po’ più d tempo!

Mentre io cercavo di trattenere le risate per lo strano accento di Pierre, Brianna fece il giro della sala esaminando le torte ad una ad una. Più che una novella sposina sembrava un critico d’arte all’interno di un museo.
Pierre le spiegò che poteva anche assaggiarle ma a quanto pare Brianna stava seguendo una dieta così ferrata che non osava permettersi neanche di mangiare una tic-tac.

- Perché non ne assaggi qualcuna te Nat? – mi chiese prendendomi alla sprovvista – visto che sei così magra adesso te lo puoi permettere …

L’idea di strafogarmi di torte davanti a Brianna non mi piaceva affatto.
Prima di risponderle abbassai lo sguardo verso la mia pancia piatta e per un attimo mi sembrò di rivedere quei rotoli di ciccia che un tempo la ricoprivano.
Qual’era il piano di Brianna? Farmi ingrassare di nuovo?

- Eh va bene – accettai infine non riuscendo a trovare altra via di fuga – ma giusto un assaggino …

Pierre mi fece accomodare ad uno dei tavolini, poi mi portò una serie di piattini di porcellana, ognuno contenente una fetta di un tipo diverso di torta.
Ce ne era una tutta cioccolato e panna con delle graziose roselline di zucchero, o una alla frutta con dei piccoli cupidi fatti di fragole e le ali di spicchi di kiwi.
Presi la forchettina d’argento e assaggiai la prima sotto lo sguardo attento di Pierre e Brianna.
La sposina mi stava osservando con uno sguardo strano, lo si poteva quasi definire … trionfante.
Insomma, sembrava ci provasse gusto a vedermi mangiare mentre lei se ne rimaneva lì in piedi ad esibire il suo fisico perfetto.
All’improvviso sentii un forte blocco allo stomaco e non fui più capace di continuare.

- Scusate – borbottai alzandomi – io … non mi sento tanto bene!

Uscii di corsa dal negozio senza aggiungere altro e continuai a correre finché non mi ritrovai abbastanza lontana dalla pasticceria.
Ero in un una stradina secondaria che si affacciava su una serie di piccoli negozietti di artigianato, non a casa quella veniva chiamata la “via degli artigiani”.
Nonostante fossero quasi le undici del mattino, le botteghe erano ancora chiuse, e io potei sedermi sui gradini d’entrata di un negozio di giocattoli di legno lavorati a mano, senza essere disturbata da nessuno.
Mi sentivo terribilmente a disagio con me stessa e con il mio corpo, come se davvero fossi tornata ad essere la ragazza di un tempo.
La terribile verità, davvero dura da digerire, era che Brianna a distanza di anni riusciva ancora a mettermi in soggezione.
Mi sembrava che qualsiasi cosa dicessi o facessi e qualsiasi abito indossassi, lei fosse sempre migliore di me.
D’altronde come potevo liberarmi di quella sensazione dopo anni e anni di umiliazioni in cui avevo visto idolatrare Brianna come una dea mentre io venivo messa da parte, trattata peggio di un vecchio straccio logoro e inutile? 
Mangiare quelle torte sotto al suo sguardo era stato umiliante e continuava a ronzarmi in testa l’idea che l’avesse fatto a posta per farmi sentire uno schifo.
Appoggiai la testa alla parete esterna della bottega di giocattoli e trassi un respiro così profondo che sembrò durare diversi minuti: non potevo farmi abbattere da lei, io ero più forte, più intelligente e più … bèh, più qualcosa sicuramente, quindi non le potevo permettere di rovinarmi la vita un’altra volta.
Ed è mentre facevo queste riflessioni che il mio cellulare, infilato nella tasca posteriore dei jeans, cominciò a squillare.
Era Brianna, sicuramente infuriata per la mia fuga improvvisa ma non avevo di certo voglia di risponderle in quel momento.
Ignorai la telefonata e mi presi la testa tra le mani continuando a stringere il cellulare schiacciato contro l’orecchio come se stessi davvero parlando con qualcuno.
Ad un certo punto sentii dei passi e temendo fosse Brianna balzai subito in piedi ricomponendomi. 

- Nat? Va tutto bene? 

Non era Brianna ma un bel ragazzo dalla carnagione scura e gli occhi dello stesso colore dell’ambra: Zayn.

- Malik! Che cosa ci fai qui?
- Ero uscito per comprare dei nuovi pennelli – mi spiegò lui alzando una busta di plastica con sopra il logo della cartoleria di Holmes Chapel – e invece tu che ci fai nella via degli artigiani? Non lo sapevi che di Domenica le botteghe sono tutte chiuse? 
- Ah si? Peccato, volevo comprare qualche ricordino da portare in America ai miei colleghi … - mentii spudoratamente lanciando un’occhiata alla bottega di giocattoli come se potesse ispirarmi.

Zayn sorrise annuì e io quasi non riuscivo a credere che l’avesse bevuta.
E infatti …

- Okay, farò finta di credere a questa cazzata. Comunque, ti va di fare un giro? 
- Non saprei, in realtà ero uscita con Brianna per …
- Eri uscita con Brianna? – esclamò lui scandalizzato lasciando cadere a terra la busta con i suoi acquisti.
- Si ma solo per …
- Uscita con Brianna?
- Si, te l’ho già detto ma …
- Con Brianna?
- Zayn, cosa ti prende? Io …
- Brianna? 
- Zayn! – strillai così forte che il poverino si coprì le orecchie con le mani – sono uscita con Brianna si, lo sai che sono la sua damigella d’onore e che la devo aiutare per i preparativi del matrimonio
- Va bene, non c’è bisogno di urlare, mica sono sordo! – ribatté lui mentre si chinava per riprendere i suoi pennelli – allora niente passeggiata?

Scossi la testa sorridendo per reclinare il suo invito nel modo più gentile possibile ma quando mi salutò e lo vidi allontanarsi, sentii una strana sensazione all’altezza del cuore … non volevo restare da sola ancora e soprattutto non volevo tornare da Brianna che nel frattempo mi stava riempiendo di messaggini che mi rifiutai di leggere.

- Aspetta Zayn! 

Il ragazzo, ormai giunto alla fine della stradina, si rigirò verso di me mentre io lo raggiungevo correndo.

- Ci ho ripensato, vengo con te!
- Lo sapevo – rispose lui scioccando la lingua contro il palato – nessuna ragazza potrebbe rifiutare un invito da parte di Zayn Malik …
- Okay, se fai così me ne torno subito da …
- No, no, scherzavo! – si affrettò ad aggiungere lui prendendomi per un braccio – coraggio, andiamo a fare baldoria.
- A fare baldoria? Cos’hai intenzione di fare esattamente? – gli chiesi irrigidendomi appena.
- Oh, niente di che, ti porto in un pub irlandese fantastico, ci sbronziamo, e poi avvolgiamo le macchine di chi ci sta antipatico con del nastro adesivo. Che ne dici?

Scoppiai in una risatina nervosa convinta che stesse scherzando ma a quanto pare diceva sul serio, infatti lo sguardo che mi stava rivolgendo era piuttosto speranzoso, proprio come se stesse chiedendo il permesso alla propria madre.
Prima ancora che potessi rispondere, mi trascinò via, lungo le starde più affollate di Holmes Chapel, attraverso il mercato dei fiori, dove mi sarei dovuta recare con Brianna, e poi giù per una scalinata finché non ci ritrovammo davanti ad un vecchio pub irlandese con un’insegna al neon che diceva: “O’NEIL’s DOVE LA BIRRA E’ CAUSA E SOLUZIONE DI TUTTI I PROBLEMI!”.
Come slogan non era affatto rassicurante, così cercai di tirarmi indietro ma non riuscii a sottrarmi dalla stretta di Zayn che mi trascinò dentro quasi con la forza.
Il locale all’interno era piuttosto squallido, sul serio, la taverna di Boe dei Simpson era un pub di lusso al confronto.
Tanto per cominciare, l’unica fonte di luce era il lampadario che sembrava essere la vecchia ruota di un carro, appesa al soffitto tramite delle catene. 
Nella sala c’erano almeno una decina di tavolini rotondi vuoti, gli unici due clienti infatti bevevano delle birre seduti su degli sgabelli traballanti con i gomiti poggiati su un bancone di legno che aveva l’aria di essere davvero poco pulito.
I proprietario del bar, l’irlandese signor O’Neil, stava dall’altra parte del bancone a pulire un boccale di birra con lo straccio.

- Questo posto è orrendo – mi lamentai a bassa voce – non possiamo andare da un’altra parte?
- Che ti frega, tanto fra un po’ saremo talmente ubriachi che perfino questa topaia ci sembrerà un locale alla moda – mi rispose Zayn senza preoccuparsi che qualcuno lo sentisse.

D’altra parte il signore O’Neil, grande, grosso e rosso (esatto, la sue pelle era proprio rossa, come se fosse perennemente scottato dal sole), non scompose minimamente e ci fece accomodare ad un dei tavoli migliori, almeno secondo lui, poiché si trovava proprio vicino alla toilette.
Non osavo neanche pensare a quanto potessero essere sporchi quei bagni … ma cosa cavolo ci facevo in un posto come quello?
Mentre Zayn ordinava le birre, io controllai per l’ennesima volta il mio cellulare: c’erano tre chiamate perse di Brianna e sei messaggi che cancellai senza neanche aprirli.

- Ecco a voi ragazzi! – il vecchio barista poggiò sul nostro tavoli i due boccali di birra più grandi che avessi mai visto.
- Io non ce la farò mai a berlo tutto – sentenziai mentre mi bagnavo le labbra con il liquido ambrato – praticamente sono astemia!
- Oh, vedrai che dopo il primo bicchiere non sarai più della stessa idea … - mi assicurò Zayn.

Capii cosa intendesse solo dopo aver assaggiato la birra. Di solito odiavo qualsiasi bevanda alcolica ma quella … era la fine del mondo!
E non solo: più bevevo e più sentivo alleggerirsi quel peso che sentivo all’altezza del petto, la mia testa si faceva più leggera e tutti i brutti pensieri e le preoccupazioni furono scacciati via.
Inutile dire che dopo tre boccali ero ubriaca fradicia, al contrario di Zayn che invece sembrava ancora piuttosto lucido.
Dopo aver pagato mi sollevò dalla sedia e mi trascinò fuori dal pub.
Mi sembrava quasi che i miei piedi sfiorassero appena il terreno, forse perché mi stava portando in braccio o forse perché ero sotto l’incantesimo di qualche folletto irlandese.

- Zayn! cantiamo una canzone? – strillai a pieni polmoni sentendo rimbombare nelle orecchie la mia stessa voce – avanti, comincio io: In the town where I was born, lived a man who sailed to sea …
- Ehm, Nat? Potresti abbassare la voce? – mi sussurrò Zayn all’orecchio mentre passavamo oltre una coppietta di anziani che mi scrutava con aria preoccupata – non vorrei che finissimo nei guai …
- We all live in a yellow submarine, Yellow submarine, yellow submarine! – continuai io imperterrita – coraggio Zayn, canta con me! And our friends are all aboard, many more of them live next door!
- And the band begins to play – canticchiò lui per farmi contenta - We all live in a yellow submarine, Yellow submarine, yellow submarine!
- Ah! Bravo, bravo! – urlai cominciando ad appaludire – adesso aggiungiamoci anche un balletto!
- Ehm no Natalie, meglio di no …
- Perché? – chiesi delusa pestando i piedi per terra.
- Primo perché siamo in mezzo alla strada e potrebbero rinchiuderci in un manicomio – rispose lui sorridendo ad un gruppetto di persone come per dire “tranquilli, è tutto sotto controllo!” – e secondo, io non so ballare!
- Ma posso insegnarti io!
- Oh, è molto gentile da parte tua, ma sto bene così, grazie lo stesso Nat.
- Okay ma non finisce qui signorino – lo avvertii tirandogli un orecchio e facendolo urlare di dolore – prima o poi ti costringerò a ballare, in fondo non staresti male con un bel tutù rosa e delle calzette abbinate!
- Certo Natalie, come vuoi tu Natalie – annuì Zayn con fare accondiscendente.


Io continuai a cantare lasciandomi trasportare da lui finché non salimmo sulla sua macchina diretti al loft.
Accesi la radio a tutto volume, esaltandomi per qualsiasi canzone mettessero e anche quando non la conoscevo inventavo il testo con parole senza senso.
Zayn sembrava divertito ma al tempo stesso preoccupato, soprattutto quando ci fermavamo ad un semaforo e la gente guardava verso di noi con aria spaesata, allora abbassava il volume della radio e tentava di tapparmi la bocca dandomi delle caramellino alla liquirizia davvero rivoltanti.


- Non ti facevo così bacchettone Malik, dovresti cercare di goderti la vita! – lo rimproverai sporgendo la testa fuori dal finestrino in modo che tutti i passanti mi sentissero.
- Sto solo cercando di non farci sbattere in prigione Nat! – replicò lui afferrandomi per una manica e costringendomi a tornare seduta composta.


Una volta arrivati a casa, mi sfilò gli stivali dai piedi e mi face sdraiare sul suo vecchio divano dalle molle scricchiolanti.


- Adesso cerca di riposare Nat – Zayn prese un vecchio plaid a fantasia scozzese per coprirmi - quando ti risveglierai probabilmente avrei un forte giramento di testa ma non ti preoccupare, sono solo i postumi della sbornia …


Il ragazzo continuò a parlare per un po’ ma io già non lo ascoltavo più poiché ero caduta in un sonno profondo.
Sognai sottomarini gialli e tanti piccoli Zayn che ballavano in tutù sulle note dello Schiaccianoci, tutti sembravano allegri e io ridevo a più non posso battendo le mani come una scimmietta, perlomeno lo feci nel sogno.
Mi risvegliai circa un’ora dopo sentendomi il corpo, e soprattutto la testa, pesanti come macigni.
Era la prima volta che provavo i sintomi della sbornia, la nausea mi attanagliava e sentivo un fastidioso fischio nelle orecchie.
Tutta colpa di Zayn e della sua idea di farmi bere. Ma perché gli avevo dato retta?
Stupida, stupidissima Natalie che non riesce mai a dire di no alle persone.
Mi diedi un colpetto sulla testa per autopunirmi ma ciò non fece altro che peggiorare le mie condizioni.
Che l’alcool avesse eliminato tutti i miei neuroni rendendomi una cerebrolesa? 
Mentre mi ponevo tali domande, sentii delle voci provenire da lontano.
Eppure l’appartamento di Zayn non era molto grande quindi dovevano per forza essere vicine …


- Quando si sveglia mi sente, mi ha quasi fatto venire un infarto, ti rendi conto? A venticinque anni un infarto!
- E dai Harry non esagerare, in fondo non è successo niente!
- Certo, perché tu sapevi benissimo dove si trovava e non ti sei preoccupato quanto noi! Se penso a quello che ha dovuto patire la povera Brianna, si è così spaventata …
- La povera Brianna! – sbuffò la seconda voce, probabilmente appartenente a Zayn – poverina, immagino stesse morendo dalla preoccupazione!
- Sbaglio o c’era del sarcasmo in questa tua ultima affermazione?
- No, non sbagli affatto Harry …


Nelle frattempo le voci si fecero sempre più forti, anche se ancora un po’ ovattate, come se a poco a poco mi si stessero sturando le orecchie.
Aprii gli occhi e vidi Harry e Zayn a pochi metri da me, l’uno davanti all’altro, e sembrava proprio che stessero litigando.


- Ehi voi due, potreste fare silenzio? – protestai mettendomi a sedere con grande fatica – ho un terribile mal di testa e così non mi aiutate affatto!
- Natalie! – esclamarono entrambi nello stesso momento.


L’unica differenza era che Zayn lo disse con sollievo, Harry con rabbia.


- Si può sapere cosa ti è saltato in testa? – mi urlò contro il mio migliore amico – perché sei scappata da Brianna? E soprattutto perché ti sei ubriacata?
- Smettila di strillare! – lo rimproverò Zayn anche se con un tono di voce tutt’altro che basso – è ancora molto scossa, non la vedi?


Da parte mia, era come se stessi guardando una soap opera in televisione, non mi sentivo affatto parte di quella scenetta, così mi limitai a rimanere seduta in silenzio in attesa di vedere come si sarebbero sviluppati i fatti.
Harry cominciò a fare su e giù per tutta la stanza mentre Zayn accorse a portarmi un bicchiere d’acqua.


- Ti senti meglio piccola? – mi chiese accarezzandomi i capelli dolcemente mentre io ne bevevo un sorso.
- Piccola? Piccola?? – tornò ad urlare Harry alzando le braccia al cielo con fare disperato – da quand’è che la chiami piccola?
- Ehi Styles, datti una calmata, se ti da tanto fastidio non la chiamerò più così ma credo che tu stia esagerando!


Harry rimase interdetto, con le braccia ancora rivolte verso l’alto che poi fece ricadere pesantemente lungo i fianchi.
Per qualche minuto regnò la calma, come se improvvisamente la rabbia fosse stata spazzata via da un soffio di vento.
Perfino io cominciavo a sentirmi meglio e il fatto che Harry fosse leggermente geloso di Zayn mi mise piuttosto di buon umore.
Poi però, il mio migliore amico mi disse una cosa che mi mandò (segretamente) su tutte le furie.


- Dovresti chiamare Brianna e chiederle scusa …
- Certo, lo farò più tardi …
- No, adesso!
- Ha detto che lo farà più tardi – intervenne Zayn che sembrava facesse fatica a mantenere la calma – adesso non è di certo in grado di stare al telefono con quella vipera della tua ragazza!


Silenzio.
Zayn si accorse di aver parlato troppo infatti mi rivolse uno sguardo allarmato.
Harry dal canto suo, sposto ripetutamente lo sguardo da me a lui con lo sguardo di uno che non capiva assolutamente cosa stesse succedendo.


- Cosa hai detto scusa?
- Niente Harry, io volevo dire che …
- Hai detto che la mia ragazza è una vipera! – strillò il ragazzo riccio in preda ad una crisi isterica – ma come ti permetti?
- Scusa, io non volevo, davvero io …
- Ha ragione – mi intromisi io stupendomi di me stessa.


Silenzio di nuovo.
Ma cosa cavolo stavo facendo?
Non potevo dire ad Harry che detestavo la sua ragazza, non ancora perlomeno …


- Quindi anche tu pensi che Brianna sia una vipera?
- Si Harry – risposi molto lentamente – lo penso anche io …


Il silenzio che seguì quella mia ultima affermazione, fu il più lungo di tutti.
Io rimasi immobile sul divano a fissarmi le unghie e sentendomi una completa idiota per ciò che avevo appena detto.
Zayn barcollò fino alla parete come se fosse sul punto di svenire e vi si appoggiò con tutta la schiena lasciando la testa chinata verso il basso.
Sembrava un bambino messo in punizione e sinceramente anche io avevo come l’impressione di essere una ragazzina rimproverata dai propri genitori piuttosto che una giovane donna che litigava con i suoi amici. 
Harry invece riprese a camminare su e giù a passo sempre più svelto, poi, inaspettatamente, prese la sua giacca poggiata sul divano accanto a me, si diresse verso l’uscita e se ne andò via sbattendo la porta così forte da far tremare le pareti.
Perché ero così maledettamente stupida?
Sul serio, se avessi partecipato ad un concorso di stupidità sarei arrivata al secondo posto perché troppo stupida perfino per meritare una medaglia d’oro.
Okay, come discorso non aveva senso ma in fondo avevo ancora un po’ di alcol che mi circolava nelle vene.
Restai su quel divano con lo sguardo perso nel vuoto, combattuta tra il rimanere lì a piangermi addosso e il correre dietro ad Harry per dargli delle spiegazioni.
Alla fine optai per la prima scelta anche perché non ero di certo in grado di mettermi a correre in quelle condizioni …
Dopo essersi risvegliato da quello che sembrava uno stato di trance, Zayn venne a sedersi vicino a me sprofondando rumorosamente tra i cuscini.
 
 
-          Abbiamo combinato un gran bel guaio, eh?
-         Già …  non avremmo dovuto dire ad Harry cosa pensiamo della sua ragazza ma anche lui, che caratteraccio, da quando è diventato così irascibile?
-         Oh, non penso che lo sia – rispose Zayn scuotendo la testa – si è solo innervosito quando ha pensato che noi due … ecco … lo sai, no?
-         No, credo di non aver capito …
 
 
Zayn scoppiò in una risatina nervosa, si alzò, si risedette e si alzò di nuovo dal divano. Sembrava sul punto di dire qualcosa ma non faceva altro che passarsi una mano tra i capelli scuri borbottando parole incomprensibili.
 
 
-         Zayn! Mi vuoi dire cosa è successo con Harry? – sbottai perdendo la pazienza.
-         Ah ecco – altra risatina nervosa – in realtà è una storia molto buffa!
-         Allora raccontamela! – ordinai con tono autoritario incrociando le braccia al petto.
-         Certo… in pratica … Harry pensava che avessimo fatto sesso! –esclamò tutto d’un fiato.
-         Che cosa?
-         Si, sai com’è, eravamo entrambi ubriachi, nessuno dei due rispondeva al cellulare …
-         Ah, capisco …
 
 
In effetti era imbarazzante, meglio chiudere il discorso lì.
Anche se …
 
 
-         E tu che gli hai detto?
-         Che non era vero naturalmente, cosa avrei dovuto dirgli?
-         Si, infatti hai fatto bene … ma lui ti sembrava geloso?
-         Non lo so Nat, non lo so! – esclamò Zayn esasperato – ti prego, possiamo cambiare discorso? – mi supplicò poi inginocchiandosi davanti a me con le mani giunte.
-         Certo, certo … ma era geloso o no?
-         Nat!
-         Okay, scusa!
 
 
Alzai le mani in alto in segno di resa e Zayn rilassandosi tornò a sedersi accanto a me.
Avvolti nel silenzio più totale, entrambi ci perdemmo nei nostri pensieri, cosa che rese quel momento molto meno imbarazzante.
Per quanto mi riguardava, il mio pensiero era rivolto soprattutto ad Harry e alla sua espressione ferita quando gli avevo confessato di ritenere Brianna una vipera.
E che dire della  “simpatica” sposina? Si era davvero preoccupata per me o era tutta scena?
Secondo la mia modesta opinione, si era infuriata solo perché a causa mia non era riuscita a terminare tutte le sue commissioni.
Ciò voleva dire che i preparativi per le nozze erano in ritardo e che quindi il nostro piano di sabotaggio stava funzionando.
Non vedevo l’ora di vedere la sua faccia davanti al ritratto barra caricatura di Zayn, o meglio, di fronte all’esibizione dell’inquietante cantante macabro.
 
 
-         Allora, che ti va di fare? – mi chiese Zayn all’improvviso spezzando il filo conduttore delle mie riflessioni.
-         Non lo so, tu cosa proponi?
-         Potremmo avvolgere le macchine degli sconosciuti con il nastro adesivo!
-         Pessima idea …
-         Okay, allora potremmo … - Zayn si fece più vicino a me e mi avvolse le spalle con un braccio – potremmo far si che i sospetti di Harry sui nostri rapporti intimi diventino realtà …
 
 
Cosa? Faceva sul serio?
Lo guardai fisso negli occhi per capire se stesse scherzando oppure no e lui mi rivolse uno sguardo ammiccante che poteva essere interpretato in svariati modi.
Si, probabilmente stava scherzando.
Ma nel dubbio …
 
 
-         Okay Zayn … vada per il nastro adesivo!
 
 

SALVE BELLA GENTE!!!!
ALLORA, COME VI AVEVO PREANNUNCIATO IERI, SONO RIUSCITA A PUBBLICARE IL CAPITOLO SOLO OGGI PERCHE’ HO AVUTO PROBLEMI CON LA CONNESSIONE MA ADESSO L’IMPORTANTE E’ CHE FINALMENTE SIA RIUSCITA A POSTARE IL … SESTO? YES, IL SESTO CAPITOLO!
BèH, CHE ALTRO DIRE? SPERO VI SIA PIACIUTO, MI RACCOMANDO, COME SEMPRE VOGLIO TANTE BELLE RECENSIONI, NON SAPETE QUANTO MI RENDETE FELICE CON I VOSTRI COMMENTI!
ADESSO VADO, UN BACIO
VOSTRA SAM 

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Capitolo 7
*** Chiarimenti mattutini e gatti spelacchiati ***


 CAPITOLO 7: CHIARIMENTI MATTUTINI E GATTI SPELACCHIATI 
 
 
Io, Natalie Jones, avevo varie ragioni per considerarmi una ragazza abbastanza intelligente, eppure quando si trattava di Harry Styles era come se il mio cervello si atrofizzasse rendendomi irrimediabilmente stupida.
Per fare un esempio, come mi era venuto in mente di dirgli che la sua ragazza era una vera e proprio vipera?
Non avevo proprio altro di meglio da fare, eh?
Comunque sia, sebbene ciò che avevo detto non era altro che la mia personale opinione, sapevo di aver sbagliato con quel giudizio poco gentile nei confronti di Brianna soprattutto perchè, almeno per il momento, Harry aveva intenzione di sposarla.
Così il mattino seguente misi da parte l’orgoglio e mi recai a casa Styles per porgere le mie scuse a quello che non era più semplicemente il mio migliore amico ma anche il ragazzo di cui ero profondamente e segretamente innamorata.
Aprii il cancelletto di legno appena dipinto di un bel verde accesso, attraversai il cortile e bussai alla porta con il battente in ottone.
Pochi secondi dopo, una ragazza dai lunghi capelli castani e il sorriso inconfondibile, venne a aprirmi.
 
 
-         Natalie! – esclamò Gemma sorpresa – come mai da queste parti?
-         Ciao Gem, Harry è in casa? Dovrei parlargli urgentemente …
-         Certo, entra pure! – si scansò leggermente di lato per farmi passare, poi mi fece segno di seguirla verso il piano superiore – Harry e Brianna sono ancora a letto – mi spiegò indugiando davanti alla porta della camera dei due piccioncini – vedo se riesco a far svegliare mio fratello …
 
 
Detto questo, sparì dietro la porta richiudendosela alle spalle mentre io rimasi fuori ad aspettarla.
Sentii Harry mugugnare qualcosa di incomprensibile, sicuramente infastidito da quel brusco risveglio così improvviso.
Aguzzai meglio le orecchie avvicinandomi di più alla porta e sentii Gemma sussurrare parole poco consone:
 
 
-         Avanti idiota, alzati da questo cazzo di letto, non vorrai fare aspettare proprio lei?
 
 
Cosa?
Ehm … no, dovevo aver capito male.
Perché aveva detto “proprio lei”?
Non feci neanche in tempo a pormi altre domande accrescendo la mia preoccupazione perché d’un tratto la porta si spalancò e apparve una Gemma vittoriosa seguita da un Harry piuttosto assonnato.
 
 
-         Vi lascio soli … - mi sussurrò la ragazza prima di dileguarsi al piano di sotto.
 
 
Le sorrisi riconoscente, poi alzai lo sguardo verso di Harry e non potei fare a meno di ridere sotto i baffi.
Il ragazzo aveva tutti i capelli scompigliati, simili nella forma ad un nido di rondini, il naso arrossato e lo sguardo di chi non capiva assolutamente cosa stesse succedendo.
 
 
-         Ehi, Harry, tutto bene? – gli chiesi scuotendolo per le spalle.
-         Nat … che ci fai qui? Sono solo le … ehm …
-         Sono le undici e mezza del mattino Harry, non è così tardi – gli feci notare – hai per caso fatto le ore piccole con la tua ragazza la scorsa notte?
 
 
Natalie la decerebrata colpisce ancora! Ma come mi era venuta in mente una domanda del genere?
Harry mi rivolse una strana occhiata, incredula, divertita e anche un po’ maliziosa, che mi fece sentire ancora più stupida.
 
 
-          Cioè, volevo dire …
-          Tranquilla Nat,ho capito cosa volevi dire, anche se era piuttosto facile fraintendere ...
 
 
Harry si ricompose e assunse un espressione molto seria, corrugando la fronte e incocciando le braccia al petto.
Intimorita da quell’improvviso cambio d’umore, deglutii a fatica e cominciai a torturarmi le mani per l’agitazione.
Harry era ancora arrabbiato con me ed era giunto il momento di scusarsi … solo che fino a quell’istante avevo sperato che si fosse dimenticato tutta quella faccenda incresciosa che riguardava la sua ragazza paragonata ad un rettile viscido e velenoso.
Tentai di elaborare in pochi secondi un discorso sensato ma invece, quasi senza volerlo, tutto quello che riuscii a formulare furono due semplici domande:
 
 
-          Harry, sono ancora la tua migliore amica? Insomma, tutto quello che mi hai scritto in quella lettera quando sono partita … vale ancora?
 
 
Lui sembrò preso alla sprovvista e in un attimo il suo viso si rilassò.
Sciolse le braccia e allungò leggermente le mani per sfiorare le mie, sorridendo teneramente.
 
 
-          Certo che lo sei, lo sei sempre rimasta nonostante la lontananza! E le parole che ti scrissi non hanno perso il loro valore!
-          Bene, allora saprai che a volte i migliori amici dicono cose che non pensano veramente perché magari sono un po’, non so … gelosi?
-          Vuoi dire che sei gelosa di Brianna?
-          Si ma non nel modo in cui pensi tu! – mi affrettai a rispondere anche se era esattamente nel modo in cui pensava lui – come dire … sono gelosa perché so che da oggi in poi dovrò “dividerti” con un'altra ragazza, non sarò più … speciale.
 
 
Sul viso di Harry sbocciò un sorriso così dolce che rischiai di sciogliermi sulla moquette color crema del corridoio.
 
 
-          Tu sarai sempre speciale Natalie Jones – mi assicurò lui guardandomi dritta negli occhi, le sue iridi color smeraldo puntate nelle mie, che erano così chiare da ricordare il colore dei ghiacciai – e qualsiasi cosa succeda rimarremo amici, ne bene e nel male.
-          Me lo prometti? – chiesi timidamente porgendogli la mano come per stringere un patto.
 
 
Il sorriso di Harry si allargò.
Con le dita sfiorò delicatamente il mio braccio e le fece scorrere fino al polso provocandomi una scossa di brividi, poi presa la mia mano e la strinse forte.
 
 
-          Promesso!
 
 
Prese di nuovo il mio polso sottile nella sua mano grande e morbida e mi attirò verso di se stringendomi in un caloroso abbraccio.
Essendo più bassa di lui di tutta la testa, potei poggiare l’orecchio sul suo petto, all’altezza del cuore, tanto da riuscire a distinguere e contare i suoi battiti in simbiosi con i miei.
Il suo calore mi riscaldò, non solo il corpo ma anche il cuore che fino a quel momento era in subbuglio a causa del nostro piccolo litigio.
Era un momento perfetto, uno di quelli che vorresti non finissero mai.
Poi però, la porta della camera da letto si aprì di colpo e apparve Brianna che sembrava essere perfetta anche appena svegliata.
I capelli rossi le ricadevano delicatamente sulle spalle, il viso lentigginoso era fresco e riposato e le gambe lunghe in bella mostra, coperte solo per metà da una camicia da notte di seta color pervinca.
La odiai per essere così bella e per aver interrotto quel momento così speciale con il mio migliore amico.
In realtà, l’avrei odiata sempre e comunque …
Harry si allontanò impercettibilmente da me ma rimase comunque abbastanza vicino perché le nostre braccia si sfiorassero e ciò mi rese segretamente orgogliosa, come so volesse rimanere al mio fianco per far capire a Brianna che anche dopo il matrimonio (sempre che ci fosse stato) io avrei continuato a far parte della sua vita.
 
 
-          Ciao Natalie – mi salutò freddamente la rossa senza sforzarsi minimamente di sembrare gentile – cosa ci fai qui?
 
 
Faccio quello che mi pare stronza, tornatene a letto e non scassare le palle!”
Okay, forse così sarei stata eccessivamente maleducata …
 
 
-          Io e Nat avevamo avuto una piccola incomprensione ieri ma adesso è tutto sistemato – rispose Harry accorrendo in mio aiuto.
 
 
Gli sorrisi riconoscente ma lui teneva gli occhi fissi su Brianna che a sua volta squadrava me da capo a piedi.
 
 
-          Si può sapere che fine avevi fatto ieri? – mi chiese poi appoggiandosi allo stipite della porta incrociando le braccia al petto – ho dovuto finire tutte le mie faccende da sola!
-          Mi dispiace è che ieri mi sono sentita poco bene dopo aver assaggiato quella torta. Ho incontrato Zayn e mi ha portato a casa … - spiegai.
 
 
Brianna sospirò e mi rivolse un sorriso tirato.
 
 
-          Va bene, per questa volta ti perdono!
 
 
Ma chi l’aveva chiesto il suo perdono? Perché continuava a fingermi di trovarmi simpatica quando in realtà mi odiava quasi quanto la odiavo io?
Non sorrisi e non dissi nulla ma mi limitai ad annuire, cosa che sembrò infastidirla parecchio dato che il suo falso sorriso fu subito rimpiazzato da una smorfia di irritazione.
Ci guardammo in cagnesco per qualche secondo mentre Harry spostava lo sguardo da me a lei, sembrava stesse assistendo ad una partita di tennis.
 
 
-          Io vado – dissi in fine quasi in un sussurro – è stato … un piacere!
-          Non ti va di rimanere per pranzo? – mi chiese Harry poggiando una mano sulla mia spalla.
-          Oh Harry, avrà altro di meglio da fare! – rispose Brianna al posto mio senza smettere di fissarmi.
-          Non è vero ma non posso comunque restare – replicai – passate una buona giornata …
 
Me ne andai senza fermarmi a salutare nessuno dei due perché la presenza di Brianna cominciava a crearmi una certa angoscia.
Come il giorno prima, mi sembrava di aver un peso enorme all’altezza del petto e un terribile senso di nausea che mi chiudeva lo stomaco.
Uscii da casa Styles da sola, senza neanche preoccuparmi di avvertire Gemma che me ne stavo andando.
Ero stufa di quella situazione, mi sentivo in trappola.
Una parte di me voleva tornare a New York, riprendere la mia vita normale e dimenticare Harry, l’altra, avrebbe solo voluto sabotare quelle maledette nozze.
Assorta com’ero nei miei pensieri, mi accorsi di aver sbagliato strada e dovetti bloccarmi in mezzo al marciapiede per fare mente locale e capire dove fosse casa mia.
Feci per tornare indietro ma poi vidi una ragazza dai capelli castani chiarissimi, quasi biondi, e il viso rotondo che camminava verso di me.
Valerie aveva un enorme sorriso stampato in faccia e stringeva tra le braccia un grosso gatto spelacchiato di colore grigio cenere.
Aspettai che mi raggiunse prima di chiederle spiegazioni.
 
 
-          Ho trovato questo bel gattone in mezzo alla strada! – mi spiegò senza neanche fermarsi – cavolo quanto pesa! – aggiunse poi sistemandoselo meglio tra le braccia.
-          E cosa vorresti farci adesso? – le chiesi velocizzando il passo per non rimanere indietro .
-          Lo porto da Liam, è un veterinario, giusto?
-          Si ma … come fai a sapere dov’è il suo studio?
-          Mi ha dato l’indirizzo tua madre! – rispose lei sorridendo serafica.
 
 
Ammutolii e provai una stretta di gelosia. Era la prima volta che Valerie metteva piede ad Holmes Chapel e già si sapeva orientare meglio di me.
Decisi comunque di seguirla anche se continuavo a non capire perché di punto in bianco desiderasse tanto ardentemente adottare quel gatto che, a dirla tutta, era anche uno dei più brutti che avessi mai visto.
Lo studio veterinario di Liam si trovava in una stradina stretta e ripida, in mezzo all’ufficio delle poste e l’alimentari di fiducia di mia madre.
Nonostante all’esterno fosse un palazzetto antico, dentro era arredato in modo abbastanza moderno.
Attraversammo l’ingresso spoglio e minimalista per poi accomodarci in una sala d’attesa perfettamente quadrata, con le pareti di un bianco quasi accecante, le poltroncine in pelle ordinatamente disposte attorno ad un tavolino basso pieno di riviste del genere “I Nostri Amici Animali” o “Io e il mio cane”.
A parte noi c’era solo una vecchietta decrepita che teneva sulle ginocchia rinsecchite una gabbia di metallo.
Inizialmente mi sembrò vuota ma poi vidi la testolina rossa di un pappagallino sbucare dal buco della casetta di legno.
Valerie prese posto su una delle poltroncine e sistemò il gatto in grembo accarezzandolo in mezzo alle orecchie.
Mi sedetti accanto a lei tenendo gli occhi fissi sull’animale.
Non avevo mai amato i gatti da quella volta in cui quello di Harry, si chiamava Dolly se non sbaglio, mi aveva graffiato in piena faccia quando avevo cercato di infilarsgli con la forza l’abitino rosa della mia bambola di pezza.
Anne mi aveva subito disinfettato le ferite e il bruciore era talmente forte che avevo urlato come una dannata.
Per fortuna Harry era rimasto lì accanto a stringermi la mano …
 
 
Valerie tirò fuori dalla borsa uno specchietto di forma circolare e controllò che il trucco non si fosse sbavato.
Solo allora notai che si era decisamente messa in tiro.
Oltre ad essere perfettamente truccata infatti, aveva indossato uno dei suoi abiti migliori, attillato e color smeraldo, e degli stivali di camoscio a tacco alto.
Tutto questo … per portare una gatto randagio dal veterinario?
 
 
-          Valerie, mi vuoi spiegare cosa stai tramando?
-          Niente – rispose lei innocentemente – perché me lo chiedi?
-          Non lo so, tutta questa storia non mi convince … perché ti sei vestita così ad esempio?
-          Perché? Sto male? – chiese allarmata.
-          No, è solo che …
 
 
Ah, adesso capivo tutto!
Valerie era come un libro aperto per me, io non le potevo nascondere niente, certo, ma la cosa era reciproca.
 
 
-          Centra qualcosa il fatto che il veterinario in questione sia un bel ragazzo dagli occhi color nocciola?
 
 
Valerie arrossì e voltò appena il viso per nascondere un piccolo sorriso.
 
 
-          Ma cosa vai a pensare! Ti pare?
-          Certo, come no! Ti piace Liam, non ci posso credere! E dire che sei già contesa tra Louis e Zayn!
-          Che centra? Loro sono due cari ragazzi, bellissimi naturalmente ma Liam … oh, tu non lo trovi adorabile? – esclamò mentre i suoi occhi verde scuro si illuminavano come due fari nella notte …
 
 
Scoppiai a ridere anche se in realtà ero leggermente preoccupata.
Valerie era una ragazza molto saggia e dispensava sempre ottimi consigli ma aveva anche un grande difetto: si innamorava troppo facilmente.
E chi meglio di me poteva saperlo?
Almeno una volta al mese correvo a casa sua alle due di notte nel tentativo di calmare le sue crisi di pianto quando si rendeva conto che un collega al lavoro non era interessato a lei o scopriva che il suo insegnante di yoga era già felicemente sposato.
Ora, sapevo benissimo che Liam non era tipo da fare soffrire una donna, ma lui viveva in Inghilterra e Valerie in America, come avrebbero fatto a stare insieme?
Pensandoci bene, era lo stesso problema che avremmo potuto avere io e Harry ma per lui sarei stata disposta a trasferirmi a Londra e rinunciare a tutto.
E se invece Liam fosse già impegnato?
Valerie si sarebbe ritrovata a piangere di nuovo e con un gatto spelacchiato da accudire.
Le mie riflessioni furono interrotte da un rumore di passi nel corridoio.
Io e Valerie sporgemmo contemporaneamente la testa e vidimo Liam che accompagnava alla porta una donna con un grosso cane dalmata al guinzaglio.
 
 
-          Non si preoccupi signora Tompson, il suo Duddy tornerà pimpante ed energico come un tempo!
-          La ringrazio tanto dottor Payne, arrivederci!
 
 
Liam richiuse la porta alle spalle della donna, poi entrò in sala d’attesa.
La signora con il pappagallo fece per alzarsi ma Valerie fu più veloce e scattò in piedi esibendo il gatto come un trofeo.
 
 
-          Ciao Liam!
-          Oh, Valerie, Natalie, non mi aspettavo di vedervi qui! – esclamò lui sorpreso.
-          Dottor Payne il mio Chico sta molto male, credo che abbia fatto indigestione di semi di girasole! – si intromise la tenera vecchietta.
-          Mi scusi signora ma non vede che il mio gatto è in fin di vita? – esclamò Valerie fingendosi allibita – se non lo curiamo subito potrebbe … potrebbe … oh, non voglio neanche pensarci! – singhiozzò coprendosi il viso con una mano.
 
 
Il premio nobel come miglior attrice drammatica non poteva soffiarglielo nessuno!
Liam sembrò interdetto ma poi la vecchietta intenerita cedette il suo posto a Valerie senza batter ciglio.
Anche io feci per alzarmi dalla sedia ma la mia migliore amica mi fulminò con lo sguardo, evidentemente preferiva rimanere da sola con Liam.
 
 
-          Sai che ti dico Val? io rimango qui?
-          Oh, sei sicura? – mi chiese lei continuando con la sua messa in scena.
-          Si, tranquilla, mi leggerò un bel articolo su … - spostai velocemente lo sguardo su una delle riviste esposte – “Rettili & anfibi: come accudirli!”
 
 
Valerie alzò gli occhi al cielo.
 
 
-          Va bene, poi fammi sapere cosa hai appreso!
-          Si, senz’altro!
 
 
Nel frattempo Liam era sempre più confuso ma rivolse un enorme sorriso a Valerie prima di accompagnarla verso il suo studio.
Sospirai sprofondando un po’ di più nella mia poltroncina e presi la prima rivista che mi capitò sotto mano: “ Mondo Cavallo”.
Finsi di leggere con grande interesse un articolo sui migliori venditori di selle in circolazione ma non potei ignorare tutte le moine che la vecchietta rivolgeva al suo dannato pappagallino.
 
 
-          Chico! Lo vuoi un biscottino? Ma certo che lo vuoi!
 
 
Ingozzò il povero uccellino con un grosso biscotto al cioccolato.
E poi si stupiva se il suo Chico faceva indigestione?
Dovetti aspettare che Valerie finisse la sua visita per più di mezz’ora prima di vederla tornare stringendo il gatto tra le braccia così forte che il poverino provava a ribellarsi.
Poco dopo dietro di lei apparve anche Liam con un sorriso che sembrava andare da un orecchio all’altro.
Cosa era successo tra quei due?
Fulminai Valerie con lo sguardo ma lei mi rivolse un sorriso ebete che mi insospettì ancora di più.
 
 
-          Quindi stai tranquilla – le stava dicendo Liam mentre accarezzava distrattamente la testa del povero gatto – il tuo Spoon starà bene, adesso che è vaccinato puoi tenerlo senza rischiare di prenderti qualche infezione!
-          Grazie mille Liam … ehm, dottor Payne!
-          No, tranquilla, naturalmente puoi chiamarmi Liam!
 
 
 
Ero improvvisamente diventata invisibile, quei due sembravano parlare come se non ci fosse nessun altro, né io né la povera vecchietta con il pappagallo.
 
 
-          Val, sei pronta? Possiamo tornare a casa? – azzardai facendomi un poco avanti.
 
 
Valerie si girò versò di me sgranando gli occhi come se fosse sorpresa di vedermi lì.
 
 
-          Ma certo, andiamo!
 
 
Anche Liam mi rivolse uno sguardo stralunato come se si fosse accorto solo in quel momento della mia presenza.
 
 
-          Oh, Nat, hai trovato interessante la tua lettura sugli anfibi?
-          Interessantissima! – commentai sarcastica – davvero molto … istruttiva!
-          Bene! – esclamò non afferrando la mia ironia – se vuoi puoi portarti a casa la rivista.
-          Troppo gentile ma non vorrei privare i prossimi clienti di tale meraviglia!
 
 
Liam aggrottò impercettibilmente la fronte, forse perché finalmente aveva capito che lo stavo prendendo in giro, poi però tornò a sorridere.
 
 
-          Saluta il dottore Spoon! – trillò Valerie con una vocetta da bambina prendendo la zampetta del gatto e agitandolo a mo’ di saluto – grazie ancora Liam!
-          Di niente, per qualsiasi cosa mi trovi qui!
 
 
Solo quando ci fummo allontanate dallo studio abbastanza da non essere sentite, Valerie diede sfogo al tutto il suo entusiasmo lanciando il gatto in aria ma dimenticandosi di riprenderlo, infatti il poveretto atterrò a terra e spaventato cominciò a correre il più lontano possibile da quella pazza scatenata.
Ma la mia amica non sembrava più interessata a Spoon dato che lo lasciò andare senza minimamente preoccuparsi di riacciuffarlo.
 
 
-          È stato così premuroso! Oh Natalie, credo davvero di non aver mai conosciuto un ragazzo più dolce!
 
 
Aprii la bocca per parlare ma lei non me ne diede il tempo perché non riusciva a smettere di parlare di Liam e di quel loro breve incontro nello studio veterinario.
Ciò che temevo si stava avverando: Valerie aveva già perso completamente la testa per Liam e non sarebbe stato facile fargliela passare …
 
 

HOLAAAAAAAAA!
INANZITUTTO, SCUSATE TANTISSIMO PER IL RITARDO MA TRA SCUOLA E COSE VARIE HO AVUTO POCHISSIMO TEMPO PER SCRIVERE.
QUESTO CAPITOLO E’ “DI PASSAGGIO”, SO CHE NON E’ UN GRANCHE’ MA SPERO COMUNQUE CHE VI SIA PIACIUTO E CHE MI LASCERETE TANTE BELLE RECENSIONCINE.
COME AVETE LETTO C’E’ DEL TENERO TRA VALERIE E LIAM E A PROPOSITO DI QUESTO, STO SCRIVENDO UNA OS NATALIZIA PROPRIO SUL NOSTRO AMICO PAYNE. STA VENENDO MOLTO LUNGA QUINDI FORSE LA DIVIDERO’ IN TRE CAPITOLI, SONO ANCORA INDECISA …
AH, UN’ALTRA COSA, QUALCUNA DI VOI VA A VERONA IL 19 MAGGIO?
E POI … AH, SI, SE VOLETE SEGUIRMI SU TWITTER QUESTO E’ IL MIO ACCOUNT:  
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OKAY, ADESSO HO FINITO VERAMENTE.
BACISSIMI!!!!!
SAM 

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Capitolo 8
*** Barbecue in giardino (prima parte) ***


CAPITOLO 8: BARBECUE IN GIARDINO (prima parte)
 
 
Mancava solo una settimana al matrimonio e ancora non avevo combinato niente.
Harry e Brianna erano intenzionati a sposarsi nonostante i preparativi fossero sempre più disastrosi.
Non sapevo più cosa fare, sia io che i ragazzi avevamo completamente esaurito le idee.
Sette giorni. Mi rimanevano sette fottutissimi giorni per far si che quelle nozze venissero annullate.
In quei giorni non riuscivo a dormire e per tutta la notte non facevo altro che rigirarmi nel letto.
E poi … c’erano quei maledetti incubi …
 
 
Ero in cortile a consumare il mio pranzo da sol, come sempre.
Harry a scuola era il mio unico amico ma di certo non potevo pretendere che stesse sempre con me trascurando i suoi amici.
Di solito lui passava la pausa pranzo in sala mensa, seduto al tavolo centrale insieme agli studenti più popolari della scuola.
Nonostante fosse uno dei ragazzi più gettonati, Brianna non si interessava tanto a lui (per mia fortuna) perché a quei tempi era fidanzata con Terence Byron, il classico bellimbusto tutto muscoli e niente cervello, capitano della squadra di basket e figlio di uno degli uomini più ricchi e virtuosi di Holmes Chapel.
Quei due passavano insieme ogni momento libero, il che potrebbe sembrare romantico,  ma in realtà nei loro incontri si limitavano a fare sesso nel bagno dei professori il che, almeno secondo loro, era molto più eccitante e trasgressivo.
Quando Terence non era disponibile, Brianna amava infastidire quelle che lei definiva le “zecche” della scuola e, udite udite, tra di esse c’era anche la sottoscritta.
Quindi, come dicevo, un giorno me ne stavo tutta tranquilla in cortile, seduta sui gradini della scala antincendio con un pesante libro di chimica aperto sulle ginocchia e accanto a me il cestino del pranzo preparato da mia madre.
Quel giorno il menù comprendeva un sandwich tonno e pomodoro accompagnato da un delizioso succo all’albicocca.
A scuola ero l’unica a portarsi il pranzo da casa ma non me ne importava più di tanto perché, qualsiasi cosa avessi fatto, perfino il gesto più eroico, la mia fama di secchiona imbranata e sfigata non sarebbe mai cambiata.
 
 
-          Che fai Jones, ti nascondi? – sibilò una voce perfida che mi fece accapponare la pelle.
 
 
Alzai subito lo sguardo e non fui affatto sorpresa di ritrovarmi davanti Brianna e le sue “scagnozze”.
Ormai era diventata un’abitudine, anzi, quasi una tradizione, quella di farmi maltrattare da loro.
E la cosa peggiore era che sotto sotto le invidiavo e avrei voluto essere come loro, avrei voluto indossare quelle fantastiche divise da cheerleader, avrei voluto andare in giro per la scuola a testa alta come per dire “guardatemi tutti, sono una superstar”.
E invece no, ero così insignificante che a volte mi chiedevo perché quelle ragazze mi dedicassero tante attenzioni.
 
 
-          Ciao Brianna – mi limitai a salutarla con voce piatta.
 
 
Ormai neanche mi sforzavo di essere gentile, tanto sarei comunque finita in qualche cassonetto o con la testa infilata nel cesso.
 
 
-          Ciao Brianna – ripeté lei con una vocetta stridula per prendermi in giro – adesso mi saluti pure?
-          Direi di si, mi sembra una cosa del tutto normale quando si incontra una persona, non credi?
 
 
Stavo esagerando, il mio ero uno sguardo di sfida e sapevo bene che questa non me l’avrebbe fatta passare liscia.
Vidi le sue narici allargarsi come quelle di un toro pronto a partire alla carica e d’istinto deglutii leggermente intimorita.
Brianna si avvicinò a me lentamente, con espressione sadica, mentre le sue amichette rimasero dietro di lei schierate, formando un muro che non sarei mai riuscita a superare nel caso mi fossi data alla fuga.
Mi alzai in piedi facendo cadere a terra il libro di chimica che rimbalzò giù dagli scalini per poi atterrare ai piedi di Brianna.
Lei si alzò per raccoglierlo, lo esamino rigirandoselo tra le mani e poi sorrise beffarda.
 
 
-          Chimica avanzata, eh? Solo una sfigata come te potrebbe leggere questa roba durante la pausa pranzo!
 
 
“Almeno io non rischio di essere bocciata”, avrei voluto dire, ma capii che era meglio restare in silenzio finché quella tortura psicologica non fosse terminata.
 
 
-          Sicuramente possiamo trovare un modo migliore di utilizzare questo libro …
 
 
Inizialmente, non avevo idea di cosa avesse intenzione di fare, poi Brianna alzò le braccia continuando a tenere il libro in mano e me lo tirò addosso con tutta la forza che aveva.
Mi colpì sulla testa, più precisamente all’altezza della fronte, e la botta fu così forte che per un attimo rimasi rintronata e dovetti sorreggermi alla ringhiera della scala antincendio per non cadere.
Le altre cheerleader cominciarono a ridacchiare, una di loro, Erica Dexter, si mise perfino ad applaudire.
 
 
-          Questo per ricordarti che sei solo una sfigata e che devi portare rispetto! –
 
 
Brianna pronunciò quelle parole con una meschinità tale che non si addiceva a fatto ai suoi tratti così fini, le lentiggini sul naso e gli occhi limpidi.
A vederla sembrava una ragazza per bene ma in realtà era il Diavolo reincarnatosi nel corpo di una liceale.
 
 
-          Sei crudele e prepotente – esclamai trattenendo a stento le lacrime – guarda cosa hai fatto! – aggiunsi poi mentre il sangue scorreva dalla mia fronte impiastricciandosi nei mie capelli biondi e macchiando la camicetta bianca che indossavo.
 
 
Le mie parole non fecero altro che incrementare la sua rabbia.
Brianna mi afferrò per un polso stringendolo così forte da farmi urlare di dolore.
Tutti quegli allenamenti da cheerleader non erano stati poi così inutili come avevo sempre pensato, l’avevano resa forte e quindi anche più temibile.
In quel momento ero nel panico più totale, non sapevo cosa fare e la mia reazione fu più violenta del previsto.
Non so esattamente come feci ma nel tentativo di strattonarla via diedi una forte spinta a Brianna che cadde a terra, dritta in una pozza di fango.
La sua divisa si sporcò mentre  il suo viso divenne livido di rabbia.
Si rialzò in piedi prima ancora che una delle sue schiavette potesse accorrere ad aiutarla e mi puntò contro un dito con tanto di unghia affilatissima fresca fresca di manicure.
 
 
-          Tu! – urlò con ferocia – tu non hai neanche idea del guaio in cui ti sei cacciata!
 
 
Lì per lì quella sua minaccia non mi spaventò più delle altre.
Mai e poi mai però avrei immaginato che quella notte sarei rimasta chiusa in un cassonetto fino al giorno dopo, quando due netturbini accorsero a salvarmi scassinando il lucchetto con la quale Brianna mi aveva serrato dentro.
Al mio ritorno a casa trovai la polizia che i miei genitori avevano chiamato durante la notte quando non mi avevano visto tornare.
Erano preoccupatissimi e mi avvolsero in un abbraccio stritolante nonostante odorassi di pesce e yogurt scaduto.
La polizia mi chiese dove avessi passato la notte e io mentii dicendo di aver bevuto molto e di essere casualmente svenuta dentro a un cassonetto.
Agli agenti bastò quella versione mentre i miei genitori non furono mai del tutto convinti ma non mi chiesero altre spiegazioni.
Avrei potuto mettere Brianna in guai seri eppure non lo feci.
Perché?
È difficile da dire, forse perché pensavo che un giorno la mia bontà e la mia misericordia sarebbero state ricompensate …
 
 
Mi risvegliai nel cuore della notte con la fronte madida di sudore.
Era solo un incubo, o meglio, un ricordo orribile che non sarei mai riuscita a rimuovere dalla mia mente.
Per fortuna adesso ero nel mio letto, e non in cima ad un cumolo di spazzatura, accanto a me la mia migliore amica dormiva beata, e io non ero più sola come una volta.
Sbadigliai rivoltandomi nel letto per l’ennesima volta.
Il cuore mi batteva ancora forte ripensando all’incubo appena avuto e per sgombrare la mente cominciai a canticchiare.
Neanche quello servì …
Mi alzai dal letto e scesi giù in cucina per prepararmi una tazza di latte caldo.
Quando ero più piccola era un abitudine di tutte le sere.
Stare lì in cucina, avvolta nel silenzio più totale e nella semioscurità mi aiutava a pensare meglio che in altre situazioni.
Mentre sorseggiavo il latte, andai in salone e sprofondai nei morbidi cuscini color salvia del divano.
Cominciavo a calmarmi ma sapevo che sarebbe stato piuttosto difficile riuscire a riaddormentarmi.
Un altro sorso, un altro sospiro … poi vidi qualcosa che catturò la mia attenzione: sul tavolino di cristallo dove stavo poggiando i piedi c’era un vecchio album di foto con la copertina foderata di velluto rosso.
Poggiai la tazza a terra e lo presi per esaminarlo.
C’erano parecchie foto della nostra famiglia e sotto delle piccole iscrizioni fatte da mia madre del tipo “Natale nel Kent, quanti ricordi!” oppure “Kenya, la prima vacanza con i Jones al completo!”.
Alcune erano davvero buffe, come quelle in cui mio padre mi teneva sulle sue spalle e io ridevo sentendomi la regina del mondo stando lì sopra e osservando tutti dall’alto.
Ero una bambina spensierata, e anche piuttosto carina.
Il declino era avvenuto ai tempi delle medie e infatti più andavo avanti nello scorrere le foto e più vedevo la mia espressione farsi sempre più infelice.
Ma nell’ultima foto dell’album … lì era tutt’altro che infelice!
C’eravamo io e Harry, stretti in un abbraccio nel giardino di casa mia, lui bello come al solito, io uno sgorbio inguardabile.
 
 
Sotto la foto c’era un’altra iscrizione ma stavolta non si trattava della scrittura di mia madre: “Un’amicizia preziosa più dell’oro e più del diamante, tu per me sei davvero importante, di anni tanti ne passeranno, ma questi ricordi mai se ne andranno. Promettimi che mi resterai sempre vicina, e che rimarrai la mia dolce Natalie. Tuo Harry”.
 
 
Okay, la filastrocca era abbastanza ridicola e alla fine non faceva neanche rima ma scoppiai comunque a piangere come una completa idiota.
Harry era sempre stata la mia medicina più efficace contro il malumore.
Era come un’iniezione di allegria e vitalità e con la sua dolcezza riusciva a strapparmi un sorriso anche dopo un’altra terrificante giornata di scuola.
Harry era la cosa più preziosa che avevo e ormai salvarlo da quel matrimonio era diventata per me un affare d’importanza vitale, Brianna non meritava di stare al fianco di un ragazzo così meraviglioso.
Richiusi l’album di foto e lo riposi esattamente dove l’avevo trovato.
Quando tornai a letto, continuai a recitare la filastrocca di Harry e finalmente riuscii ad addormentarmi serenamente.
 
 
Il giorno seguente mi svegliai comunque molto presto e mi diressi subito in bagno per farmi una bella doccia rigenerante.
Dell’incubo della precedente era rimasta nella mia mente solo un’immagine sfocata ma bastò un getto di acqua gelida sul viso a farmela rimuovere del tutto.
Regolare la temperatura come al solito fu una vera e propria impresa, l’acqua era sempre o troppo calda o troppo fredda e io non facevo altro che saltellare nella doccia lanciando piccole urla.
Non fu affatto rilassante, né tantomeno rigenerante.
Quando poi uscii, rischiai di inciampare addosso a Spoon, che entrava e usciva da casa nostra a suo piacimento.
Il gatto abitava con noi ma non lo si poteva definire esattamente un animale domestico, lo era stato i primi giorni forse, quando Valerie l’aveva portato la prima volta nello studio veterinario di Liam ma le cose erano cambiate in pochissimo tempo.
Il povero Spoon era diventato più un giocattolo per la mia migliore amica e una valvola di sfogo per mia madre.
Dipingergli le unghie con lo smalto e infilargli i vestiti delle mie vecchie bambole erano solo alcune delle torture a cui veniva sottoposto.
Avevo minacciato Valerie di chiamare la protezione animali o, peggio ancora, di raccontare tutto a Liam, ma lei non se ne era preoccupata più di tanto.
Così la povera bestiola aveva dovuto imparare a difendersi da solo con i mezzi che la natura gli aveva fornito: denti e unghie affilatissime.
Bastò un graffio sulla guancia e da allora Valerie se ne tenne alla larga mentre Spoon divenne sempre più “selvatico”.
 
 
 
-          Hai fatto? – borbottò la mia migliore amica entrando in bagno con gli occhi ancora mezzi socchiusi – devo lavarmi anche io e … ops! - andò a sbattere contro il mobiletto delle medicine e sembrò ridestarsi – cos’è che dobbiamo fare oggi?
-          Barbecue in giardino – le risposi mentre tentavo di districare con un pettine i capelli bagnati e pieni di nodi – mamma e papà hanno invitato vari amici tra cui Harry, i suoi genitori, sua sorella e … e … - ormai perfino pronunciare il suo nome era diventato un supplizio.
-          Brianna? – suggerì Valerie alzando entrambe le sopracciglia.
-          Esatto, proprio lei … - risposi in un sussurro.
 
 
Due ore dopo eravamo entrambe pronte.
Io indossavo un semplice vestitino bianco a fantasia floreale e un paio di ballerine argentate con la fibbia; Valerie un tubino blu cobalto e degli stivaletti.
Avrei voluto spendere un po’ di tempo più per prepararmi (e questo non centrava niente con il fatto che di lì a mezz’ora sarebbe arrivato l’amore della mia vita!) ma mia madre ci incastrò coinvolgendoci nei preparativi del “grande evento”.
Marge Jones era la persona più serena e tranquilla di questo mondo ma quando si trattava dell’annuale barbecue in giardino si riduceva ad un fascio di nervi.
Tutto doveva essere perfetto!
Quando finalmente cominciarono ad arrivare gli ospiti, anche io finii per essere stressantissima.
Eppure le cose non potevano andare meglio.
Festoni dai colori vivaci decoravano il portico d’entrata di casa nostra, nel giardino sul retro erano stati allestiti una decina di tavoli intorno alla quale alcuni bambini si rincorrevano strillando e mettendo a dura prova la pazienza di mia madre.
Mio padre Hugo stava già grigliando salsicce e bistecche servite nei piatti che successivamente venivano serviti da me e Valerie.
Molti degli ospiti non riconoscendomi pensarono fossi una cameriera assunta dai miei genitori apposta per quell’occasione e ogni volta che rivelavo loro la mia vera identità la reazione era sempre la medesima : “Oh Natalie, come sei cambiata, sei diventata bellissima!”.
Il che voleva dire che prima mi reputavano più brutta di un troll pustoloso …
Alla fine in tutto c’erano almeno una trentina di invitanti, quell’anno i miei genitori avevano voluto fare le cose in grande.
 
 
-          Ehi cameriera! – esclamò una voce alle mie spalle con tono scherzoso.
 
 
Mi girai di scatto e il mio cuore fece un salto mortale con doppio avvitamento: Harry era arrivato!
Indossava un paio di jeans e una camicia a scacchi di colore rosso cupo.
I suoi riccioli erano perfetti come sempre, esattamente come i suoi occhi verdi e luminosi e il sorriso raggiante con quelle adorabili fossette agli angoli della bocca.
Non mi sarei mai stancata di guardarlo, era bello come un sogno e dati gli incubi degli ultimi giorni ne avevo proprio bisogno.
 
 
-          Tua madre ti ha messo alle strette, eh?
-          Oh Harry! – abbandonai il vassoio con le bistecche grigliate sul tavolo più vicino e buttai le braccia al collo del mio migliore amico – mi sei mancato tanto!.
 
 
Harry rise e mi stampò un bacio sulla fronte.
 
 
-          Sono passati solo due giorni piccola Natalie!
 
 
Era da secoli che non mi chiamava così, “piccola Natalie” , proprio come nella filastrocca sotto alla nostra foto insieme.
 
 
-          Lo so, ma mi sei mancato lo stesso!
 
 
Lo abbraccia di nuovo poggiando la testa sul suo petto.
Stavo davvero bene stretta lì tra le sue bra …
 
 
-          Ciao Natalie!
 
 
Brianna si catapultò su di noi strappandomi dalle braccia di Harry per stringermi tra le sue.
 
 
-          Ehm … ciao Brianna …
 
 
Ancora una volta era riuscita a rovinare un momento perfetto e ormai era chiaro che lo stesse facendo apposta.
E poi perché dove sempre essere così perfetta?
Il suo abito blu elettrico faceva sembrare il mio un semplice straccetto.
 
 
-          È davvero una bella festa! – esclamò la rossa guardandosi intorno con un sorriso che andava da un orecchio all’altro – spero che continuerete ad invitarci anche quando io e Harry ci trasferiremo a Londra, sarebbe un’ottima occasione per tornare ad Holmes Chapel a trovare i vecchi amici!
-          Ma certo che inviteremo – risposi serafica – non sarebbe una festa completa senza di voi …
 
 
I miei livelli di falsità stavano raggiungendo le stelle.
Se solo ripensavo al momento in cui Brianna mi aveva tirato addosso il libro facendomi perfino sanguinare la fronte io … arrgh! L’avrei ammazzata!
 
 
-          Ragazzi scusate ma ora devo andare a dare una mano a mia madre – dissi recuperando il vassoio di bistecche (che nel frattempo era diventato più leggero) –ci si vede dopo!
 
 
Prima di andarmene, indugiai con lo sguardo negli occhi di Harry, come se sotto sotto sperassi che mi pregasse di rimanere, invece lui di rimando mi sorrise mentre con un braccio circondava la vita sottile della sua fidanzata.
Me ne andai prima che il mio cuore venisse calpestato di nuovo …
 
 
-          Pssst! Ehi!
 
 
Mentre mi allontanavo sentii uno strano bisbiglio ma quando mi guardai intorno non vidi altro che tante persone allegre che ridevano e scherzavano seduti intorno alle tavole imbandite.
 
 
-          Pssst! Natalie, sono qui!
 
 
Ad un certo punto, da dietro un albero di ciliegio, fece capolino la testa biondissima di Niall che mi fece segno di raggiungerlo nel suo nascondiglio.
In mano teneva un piatto pieno di salsicce e bene tre bistecche (ecco dove erano finite!)
 
 
-          Per caso hai fame Horan? – domandai sarcastica
-          In effetti si, credo che andrò a prendere altre salsicce … - rispose lui lanciando una rapida occhiata alla zona barbecue – ma prima devo dirti una cosa importantissima! – aggiunse poi abbassando la voce con fare cospiratorio.
-          Ecco io credo … insomma, ho ragione di pensare che … ehm …
-          Niall! Vuoi parlare si o no?
-          Okay, okay calma … - addentò un pezzo di salsiccia e poi si schiarì la voce – allora, ieri sera Brianna ed Erica Dexter sono venute a cena nel mio ristorante – annuii sentendomi già il cuore in gola dopo aver sentito nominare la mia peggior nemica – e hanno ordinato il pollo alle prugne, nonostante io gli avessi consigliato di prendere lo spezzatino con le patate arrosto che …
-          Vai al punto Niall!
-          Okay, va bene. Stavo dicendo, mentre loro mangiavano, sono casualmente passato accanto al loro tavolo e le ho sentite parlare di te.
-          La cosa non mi stupisce – borbottai roteando gli occhi verso il cielo – sai che novità, lo fanno dai tempi del liceo.
-          Aspetta, non è tutto! – mi interruppe Niall posando un dito sulle mie labbra – ho sentito Erica dire che, testuali parole, “quella biondina slavata va tolta di mezzo il prima possibile”.
-          C-cosa? – balbettai incredula – stai scherzando?
-          No, l’ho sentita chiaramente, quelle due stanno tramando qualcosa!
 
 
E così finalmente la verità era venuta a galla: Brianna non era cambiata affatto e mi odiava proprio come ai vecchi tempi.
Allungai il collo per cercarla in mezzo alla folla e la vidi intenta a ciarlare con Anne e mia madre, agitando la lunga chioma rossa e sorridendo  con un’ innocenza che non le si addiceva affatto.
Cosa aveva in mente di fare questa volta?
Come minimo mi avrebbe rinchiusa in un cassonetto da spedire in Tanzania …
 
 
-          Cosa dovrei fare Niall? – piagnucolai mettendomi le mani tra i capelli.
 
 
Il biondo però aveva di nuovo la bocca piena e non fu in grado di rispondermi.
Dovetti aspettare che masticasse e deglutisse prima di ricevere un consiglio da parte sua.
 
 
-          Devi scoprire qual è il suo gioco, non farti cogliere impreparata e soprattutto … fai del tuo peggio!
-          Cosa intendi?
-          Intendo dire che qualsiasi cosa le ti faccia tu dovrai essere dieci volte più cattiva!
-          Non credo di esserne in grado – mormorai inclinando leggermente la testa per guardare Niall di soppiatto – e da quand’è che tu sei così meschino Horan?
-          Solitamente sono di indole gentile, lo sai, ma quella Brianna … mi sta proprio sul cazzo!
 
 
La sua risposta mi fece ridere e mi rincuorò un poco, perlomeno sapevo di non essere sola in quella lotta contro il diavolo fatto a persona.
 
 
Tornai in cucina per prendere delle bevande e finalmente mi ritrovai da sola, lontano da quel chiacchiericcio concitato che mi aveva fatto venire un terribile mal di testa.
Come se non bastasse la notizia di Niall mi aveva anche messo addosso una certa ansia.
Conoscevo bene Brianna e sapevo che era capace di qualsiasi nefandezza.
Presi qualche respiro profondo massaggiandomi le tempie.
 
 
“Respira Natalie, andrà tutto bene, respira …”
 
 
Mi stavo ancora esercitando con i miei esercizi di yoga quando sentii il rumore di un paio di tacchi a spillo lungo il corridoio.
Qualcuno stava per entrare in cucina e intorno a me si creò una specie di energia negativa.
Era come ai tempi del liceo quando sapevo che Brianna era vicina …
Una ragazza dalle gambe chilometriche si fermò sulla soglia della cucina e puntò gli occhi scuri nei miei.
In quel momento Brianna non sembrava sforzassi affatto di essere gentile, anzi, il suo era uno sguardo assassino di quelli che non mi rivolgeva più da quasi dieci anni.
 
 
-          Jones, dobbiamo parlare …
 
 
SPLENDORI MIEIIIII!
UH, MI SIETE MANCATE TANTO, QUESTA STORIA MI E’ MANCATA, NATALIE E VALERIE MI SONO MANCATE!
OKAY, OGGI SONO TROPPO NOSTALGICA …
COMUNQUE VOLEVO SCUSARMI CON VOI PER AVERCI MESSO TANTO A PUBBLICARE QUESTO MALEDETTO CAPITOLO CHE E’ ANCHE ABBASTANZA SCHIFOSETTO. COME AVRETE CAPITO E’ RIMASTO IN SOSPESO INFATTI A BREVE PUBBLICHERO’ LA SECONDA PARTE A PATTO CHE VOI LASCIATE TANTE BELLE RECENSIONI, MI RACCOMANDO!!!
ADESSO VADO, VI LASCIO CON UNA FOTO DI NATALIE AL BARBECUE E CON IL LINK DELLA MIA NUOVA STORIA SE VI VA DI FARCI UN SALTO: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1382480&i=1
A PRESTISSIMO SPLENDORI!!!!!
 

 
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Capitolo 9
*** Barbecue in giardino (seconda parte) ***


CAPITOLO 9: BARBECUE IN GIARDINO (seconda parte)
 
 
Lo sguardo che Brianna mi stava rivolgendo, era piuttosto truce: teneva le labbra rosse arricciate e gli occhi socchiusi, ridotti a due fessure, ma riuscivo lo stesso a vedere la rabbia che celavano.
Mi spaventai, così d’istinto presi un vassoio dal bancone della cucina come arma di difesa in caso di attacco.
La prudenza non è mai troppa …
 
 
-          Ho capito il tuo giochetto Jones! – sibilò tra i denti avvicinandosi pericolosamente a me.
 
 
Le nocche delle sue mani erano esangui da quanto stava stringendo forte i pugni che ricadevano lungo i fianchi.
Deglutii incapace di formulare la fatidica domanda: esattamente, cos’è che aveva capito?
 
 
-          Stai cercando di portarmi via il mio Harry! – esclamò calcando con cura la parola “mio”.
-          C-cosa t-te lo fa-fa p-p-pensare? – balbettai come un’idiota.
 
 
Non mi sarei dovuta dimostrare così fragile, lo sapevo bene, ma i terribili ricordi del liceo erano ancora troppo freschi nella mia mente.
In fondo, in fondo, avevo ancora paura di Brianna Smith.
 
 
-          Oh avanti, non fare la finta tonta! – sbraitò lei colmando definitivamente la distanza che ci separava – sei sempre stata un po’ ingenua ma non stupida!
 
 
Ormai la situazione si era fatta piuttosto critica.
Io ero schiacciata contro il mobile della cucina e Brianna mi stava davanti fissandomi con il suo sguardo assassino.
Non avevo vie di fuga, proprio come quella volta nel cortile della scuola …
 
 
-          Tu stai cercando di portarmi via Harry – ripeté, stavolta con un tono di voce inaspettatamente calmo – ma ti avverto fin da subito che non ci riuscirai mai. Tanto per cominciare, perché Harry vorrebbe stare con una come te quando può stare con una come me? E poi, se tu provi soltanto a sfiorarlo con un dito … renderò la tua vita un inferno Natalie Jones! Lo già fatto una volta e posso farlo ancora …
 
 
Mi aspettavo che quelle parole avrebbero fatto male, molto male, e invece la mia reazione fu del tutto inaspettata, sia per me che per lei.
Scoppiai a ridere così forte che la pancia cominciò a farmi male.
Ridevo un po’ per il nervosismo, un po’ perché la situazione dopotutto aveva anche un lato comodo.
Brianna si comportava ancora come se fosse le temibile reginetta della Holmes Chapel Comprehensive School, sembrava non rendersi conto che il liceo era finito e che molte cose ormai erano cambiate,  che IO ero cambiata.
 
 
-          La vuoi sapere una cosa Brianna Smith? – la sfidai raccogliendo tutto il mio coraggio – puoi minacciarmi quanto ti pare, a me non interessa. Ho passato metà della mia vita a tentare di dimenticare tutto il male che mi hai fatto ma non ci sono mai riuscita – mentre parlavo, avanzavo in avanti facendo indietreggiare lei finché non si ritrovò con le spalle contro il frigorifero – però da una parte devo anche ringraziarti perché la tua cattiveria mi ha fatto diventare più forte. E sono incazzata, tanto, tanto incazzata con te Brianna – aggiunsi sbattendo il pugno contro la porta del frigo, proprio a pochi centimetri dalla sua faccia – non mi piace essere cattiva ma credo che per te farò un eccezione. Che la guerra abbia inizio … - sibilai infine.
 
 
Non mi ero mai sentita tanto orgogliosa di me stessa.
Finalmente io, la tenera ed innocente Natalie Jones, avevo trovato il coraggio di sfidare Brianna Smith, colei che popolava i miei incubi da più di dieci anni.
La sua espressione era impagabile: cercava di fingersi indifferente ma dalla vena che le pulsava sulla tempia e dal labbro inferiore che tremolava leggermente, capii di averla intimorita.
 
 
-          Non ci sarà nessuna guerra Jones – disse senza riuscire a nascondere un certo tremolio nella sua voce – tu devi stare lontana da Harry, punto e basta!
-          E se non avessi intenzione di farlo? – la sfidai di nuovo incrociando le braccia al petto e rivolgendole un sorrisetto falsamente mellifluo.
-          Te l’ho già detto, o gli stai lontana o io …
 
 
Dopodiché, successe tutto molto in fretta …
Okay, diciamocela tutta, anche se pronunciando quelle parole Brianna agitò il pugno in aria, non credo proprio che avesse intenzione di picchiarmi ma io, per paura di farmi male, d’istinto tentai di proteggermi con il vassoio che avevo preso in mano poco prima.
In un millesimo di secondo, nella mia mente rividi Brianna con il mio libro di chimica in mano e con la stessa forza che usò lei allora, io sbattei sulla sua testa il vassoio.
Dapprima la rossa si limitò a rivolgermi un’occhiata confusa, poi con orrore la vidi crollare a terra inerme.
Ops …
Più incredula che mai, mi inginocchiai accanto a lei scuotendola per una spalla nel tentativo di farla ridestare ma non ottenni nessuna reazione.
Cazzo, avevo ucciso Brianna Smith!
Oh no, non andava affatto bene, il titolo di “assassina” avrebbe terribilmente stonato  sul mio curriculum!
E cosa avrei detto ad Harry?
Che disastro!
Entrai nel panico più assoluto senza avere la minima idea di cosa fare. Chiamare mia madre? L’ambulanza? La polizia?
No, in qualunque caso avrei dovuto giustificare lo svenimento improvviso di Brianna e il tremendo bernoccolo che le stava spuntando sulla fronte.
Sempre che fosse solo svenuta e non … oh cavolo, non ci volevo neanche pensare!
Sapevo che una sola persona sarebbe stata in grado di aiutarmi senza pensare troppo male e soprattutto senza accusarmi di niente, così corsi in giardino e trascinai via Valerie proprio nel momento in cui stava servendo da bere alla famiglia Tomlinson.
La portai subito in cucina e non appena vide Brianna in quelle condizioni entrambe lanciammo un piccolo urlo soffocato.
 
 
-          Cosa diamine è successo? – mi domandò a bassa voce con gli occhi che sembravano uscirle fuori dalle orbite.
-          Non lo so, è stato tutto così veloce io … - le mostrai il vassoio rosso, arma del delitto, che ancora stringevo in mano – l’ho colpita con questo! Credo che sia morta …
-          Ma non essere ridicola! – Valerie si inginocchiò al fianco di Brianna e le prese il polso tra le dita, poi poggiò l’orecchio sul suo petto – è ancora viva idiota! Non penso che tu sia abbastanza forte da uccidere qualcuno con un vassoio!
-          Ah, meno male! – esclamai tirando un lungo sospiro di sollievo – ma adesso che facciamo? Se qualcuno la vede sono rovinata …
 
 
Valerie fece le spallucce e iniziò a guardarsi intorno come se gli utensili delle cucina fossero per lei fonte d’ispirazione.
 
 
-          Portiamola su – decretò infine – facciamola stendere sul tuo letto e aspettiamo che si risvegli, probabilmente non ricorderà niente …
-          Hai ragione, ottima idea! Allora io la prendo per le spalle e tu per i piedi.
-          Perfetto!
 
 
Ci disponemmo l’una davanti all’altra, io afferrai Brianna da sotto le ascelle, Valerie invece la sollevò per i piedi e insieme ci dirigemmo verso la scala.
 
 
-          Fai presto Val, non ci deve vedere nessuno! – la incitai quando ormai eravamo a metà tra il primo e il secondo piano.
-          Ci sto provando! – ribattè lei – oh oh …
 
 
Ad un certo punto mollò la presa e io mi ritrovai a sostenere il corpo di Brianna con le mie sole forze finché le mie braccia non cedettero e la poveretta (si fa per dire) rotolò giù per le scale.
 
 
-          Cazzo! – esclamammo io e Valerie nello stesso momento correndo a recuperarla.
 
 
Finalmente con un immenso sforzo riuscimmo a trasportarla fino al mio letto anche se probabilmente le avevamo procurato un trauma cranico.
Rimanemmo qualche minuto in camera mia camminando avanti e indietro in cerca di idee.
Ogni tanto una delle due si avvicinava a Brianna per assicurarsi che respirasse ancora.
L’esito era sempre positivo ma cominciavo a temere di averla mandata in coma.
Già mi sembrava di scorgere i titoli sulle testate di tutti i giornali britannici e non solo: “Natalie Jones, pazza sclerotica originaria di Holmes Chapel, manda in coma, colpendola con un vassoio, la sua ex compagna di liceo, la beneamata Brianna Smith, docile ragazza a cui tutti volevano bene. Il fidanzato di lei, Harry Styles, ha chiesto ai giudici di condannare all’ergastolo la signorina Jones”.
Mmmh, forse era un po’ troppo lungo come titolo …
 
 
-          Senti Nat, direi che a questo punto non possiamo fare altro per aiutarla – mi disse Valerie – io direi di tornare giù dagli altri per non destare sospetti e più tardi torneremo a vedere come sta, che ne dici?
-          Va bene … - mormorai anche se poco convinta.
 
 
Lanciammo un’ultima occhiata a Brianna, poi tornammo al piano di sotto.
Quando fummo di nuovo in giardino, nessuno  degli invitati parve essersi accorto della nostra assenza, a parte forse Louis e i suoi parenti che erano rimasti con la gola a secco.
 
 
-          Come va ragazze? Tutto bene? – ci chiese proprio quest’ultimo venendoci incontro.
 
 
Ultimamente sia lui che Zayn avevano smesso di provarci con Valerie, il che mi faceva pensare che forse Liam gli aveva detto qualcosa.
 
 
-          Si, tutto bene! – trillò la mia migliore amica come se niente fosse – dove sono gli altri?
-          Ci siamo riuniti tutti sotto il gazebo – rispose il ragazzo– venite anche voi?
-          Certo!
 
 
Louis ci scortò fino al gazebo (anche se in teoria la padrona di casa ero io) dove, intorno ad un tavolo che non era stato apparecchiato, stavano seduti Harry, Liam, Niall e Zayn.
Ci sedemmo anche noi insieme a loro e quando incrociai lo sguardo del mio migliore amico sperai con tutto il cuore che lui non mi chiedesse …
 
 
-          Ehi Nat, hai visto Brianna?
 
 
Ecco, appunto …
 
 
-          Ha detto di sentirsi poco bene così le ho consigliato di andarsi a stendere sul mio letto – risposi senza quasi pensarci.
 
 
Wow, le mie arti recitative erano migliorate!
A quella parole però, Harry balzò subito in piedi con aria preoccupata.
 
 
-          È di sopra? Forse dovrei andare da lei …
-          No! – esclamammo in coro io e Valerie, entrambe allarmate.
-          Sta riposando, meglio non disturbarla – continuai.
-          Uhm, se lo dite voi … - Harry tornò sedersi decisamente più sollevato.
-          Strano però – commentò Liam guardandoci con sospetto – giusto qualche minuto fa ho visto Brianna e mi sembrava che stesse benissimo …
-          Sai com’è – intervenne Valerie prontamente – certi malori vengono all’improvviso … comunque non è il caso di allarmarsi!
-          Avete provato a darle un’aspirina?  - propose Niall.
-          Si, si! – urlai perdendo la pazienza – ha preso l’aspirina, ha bevuto una tisana calda e ora si sta riposando. È tutto a posto! Possiamo parlare d’altro adesso?
-          Va bene … non prendertela sempre con me … - sussurrò Niall facendo una dolcissima faccia da cucciolo.
 
 
Cavolo, ero proprio un mostro!
Sentendomi in colpa corsi ad abbracciarlo lasciando a Valerie l’arduo compito di continuare a rispondere alle domande sulla salute di Brianna.
Proprio in quel momento, Zayn le stava dicendo di conoscere un metodo infallibile per curare il mal di testa che consisteva nel sedersi a gambe incrociate e tentare di mordersi gli alluci.
Avevo sempre pensato che Malik fosse un po’ strambo …
 
 
-          Scusami tanto dolce piccolo Horan – sussurrai a Niall torturandogli le guanciotte morbidissime – mi dispiace di averti risposto male!
-          Non fa niente – mi tranquillizzò lui con un sorriso innocente e genuino .
-          Si, si, va bene, queste smancerie sono durate anche troppo – intervenne Harry mettendosi in mezzo per dividerci proprio come poco prima Brianna aveva fatto con noi.
 
 
Io e Valerie ci scambiammo un’occhiata allusiva: era forse geloso?
In fondo non era la prima volta che si comportava così, era già successo quella volta in cui pensava che fossi andata a letto con Zayn.
 
 
-          Tranquillo Harry – gli disse Niall dandogli una pacca sulla spalla – nessuno di noi proverebbe mai a portarti via la tua Natalie …
 
 
Harry arrossì di colpo mentre tra di noi calò il silenzio più totale.
Si sarebbe potuto sentire il rumore delle cicale, proprio come nei film, se solo non ci fosse stato di sottofondo il chiacchiericcio degli altri ospiti.
Ma la questione era un’altra: cosa intendeva dire Niall con “la tua Natalie”?
Lanciai a Harry un’occhiata interrogativa ma lui evitò accuratamente il mio sguardo.
La situazione rischiava di diventare sempre più imbarazzante a meno che qualcuno non si fosse deciso a parlare.
Per fortuna che esisteva Louis Tomlinson.
 
 
-          Oh bèh, Natalie è una ragazza fantastica, anche io sarei geloso di un’amica come lei!
 
 
Harry alzò lo sguardo verso di lui e mimò un “grazie” muovendo solamente le labbra.
 
 
-          Certo, è naturale – aggiunse Zayn che sembrava voler dare il suo contributo – anche se … - a quell’esitazione Harry sembrò rabbuiarsi – è anche vero che tu stai per sposarti e Natalie è una bellissima ragazza, non puoi pretendere che rimanga sola per sempre!
 
 
Lanciai a Zayn un’occhiata allibita che lui ricambiò facendomi l’occhiolino.
A quanto pare, secondo lui, quello era un modo perfetto per far ragionare Harry sul grande passo che stava per compiere e soprattutto se era il caso di farlo. Ci mancava solo che ancora più esplicitamente gli dicesse : “lascia quella vipera di Brianna, sono sicuro che la persona giusta per te è molto più vicina di quanto pensi!”
Per fortuna non lo fece anche perché il mio migliore amico sembrava già abbastanza irritato.
 
 
-          Vado a vedere come sta Brianna – annunciò Harry alzandosi di nuovo.
 
 
Prima che io o Valerie potessimo fermarlo, lui stava già attraversando il giardino, così non potemmo fare altro che alzarci a nostra volta e corrergli dietro.
Dovevamo assolutamente trovare una scusa prima che …
 
 
-          Cosa? – esclamai bloccandomi di colpo.
 
 
Non potevo credere ai miei occhi ma Brianna era appena uscita in giardino reggendosi sulle proprie gambe.
I testa aveva un terribile bernoccolo di colore scuro e con la mano si massaggiava la nuca che aveva sbattuto rotolando giù per le scale.
Il suo sguardo era completamente perso nel vuoto e sembrava un po’ scossa ma per il resto stava bene.
 
 
-          Cos’è successo? – domandò  a Harry quando lui la raggiunse.
-          Brianna, ti senti bene? – le chiese il suo ragazzo al limite della preoccupazione – Natalie e Valerie mi hanno detto che avevi un fortissimo mal di testa!
-          Ah si? Non mi ricordo niente …
 
 
Brianna si voltò verso di noi e io mi sentii gelare il sangue.
Per fortuna sembrava davvero aver rimosso tutto dalla sua mente ma mi rivolse comunque un’occhiata sprezzante.
 
 
-          Voglio andare a casa Harry – mormorò stancamente tornando a guardare il suo fidanzato – sono davvero esausta …
-          Certo tesoro, tutto quello che vuoi!
 
 
Certo principessina, ogni tuo desiderio è un ordine, adesso tutti noi smettiamo di divertirci e soddisfiamo i desideri della dolcissima Brianna!”
Miseriaccia, ma perché Harry non si decideva ad aprire gli occhi?
Quel comportamento cominciava darmi ai nervi!
Non potei comunque fare niente per fermarli.
Harry rivolse tutte le sue attenzioni a Brianna, riempiendola di carezze e di baci sulla fronte, proprio dove stava il bernoccolo, e quando l’accompagnò fino alla macchina, mise in moto e se ne andò via senza salutare nessuno.
Per me quella scena fu molto più dolorosa di qualsiasi vassoio o libro di chimica sbattuto in testa.
Il mio cuore ne rimase devastato e nessuno per il resto della giornata riuscì più a farmi sorridere.
Cominciavo a sospettare che nonostante tutto Harry fosse davvero innamorato di Brianna e che allontanandolo da lei non avrei fatto altro che farlo soffrire.
Ogni giorno che passava mi convincevo sempre di più che quella missione di sabotaggio non era la cosa giusta da fare, anzi, stavo agendo in modo del tutto egoistico senza pensare alla felicità del mio migliore amico.
Dovevo arrendermi, non c’era altra soluzione …
Mentre me ne stavo seduta sotto al gazebo insieme a Valerie e gli altri quattro ragazzi, presi definitivamente la mia decisione: l’indomani sarei tornata a New York, avrei lasciato che Harry e Brianna si sposassero e che vivessero per sempre felici.
E nessuno sarebbe riuscito a farmi cambiare idea …
 
 
HO-HO-HO-HOLAAAAA!
COME STATE SPLENDORI? IO BENINO, ANCHE PERCHE’ LA MIA SCUOLA E’ SOTTO OCCUPAZIONE E MI STO GODENDO UNA PICCOLA VACANZA!
A PARTE CIO’, HO CERCATO DI PUBBLICARE IL NUOVO CAPITOLO IL PRIMA POSSIBILE SOPRATTUTTO PERCHE’ LA SCORSA VOLTA HO RICEVUTO DELLE BELLISSIME RECENSIONI NONOSTANTE IL CAPITOLO, A MIO AVVISO, FOSSE DI UNA BRUTTEZZA IMBARAZZANTE.
SPERO CHE QUESTO VI PIACCIA DI PIU’ ANCHE PERCHE’ SUCCEDONO DELLE COSE MOLTO … BANG!
QUINDI, SE VI VA, LASCIATE UNA RECENSIONE E VI ASSICURO CHE MI DEDICHERO’ SUBITO SUBITO AL PROSSIMO CAPITOLO.
CON AMORE,
BACI SAM 

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Capitolo 10
*** Addio o arrivederci? ***


CAPITOLO 10: ADDIO O ARRIVEDERCI?

NOTA PER LE LETTRICI: ALLA FINE LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE, MI RACCOMANDO, DEVO PORVI UN PICCOLO QUESITO!
 
 
Quella mattina Niall, Louis, Zayn e Liam, si riunirono davanti a casa mia per salutarci.
Gli avevo comunicato la mia decisione riguardo la partenza solo la sera prima ma loro non si erano fatti problemi a svegliarsi presto per dirci addio … o arrivederci?
A quel punto non ero più tanto sicura che sarei tornata ad Holmes Chapel molto spesso.
Harry e Brianna avrebbero vissuto a Londra, certo,  ma quella piccola cittadina dello Cheshire era comunque piena di ricordi dolorosi.
Più che per me stessa, ero dispiaciuta per Valerie.
Prima l’avevo trascinata fino a lì per farmi da supporto morale e adesso la costringevo a tornare in anticipo, dopo che aveva conosciuto un ragazzo speciale come Liam con la quale sarebbe potuta nascere una bella storia.
Ma in fondo, New York era casa sua e ormai anche la mia.
 
 
-          Oh tesoro mio, ci mancherai così tanto! – esclamò mia madre abbracciandomi sulla soglia di casa.
 
 
Mi stringeva così forte da farmi male ma era una sensazione piacevole che mi sarebbe mancata parecchio, così come il suo profumo di cannella e il suo squisito polpettone (ebbene si, un inglese che cucinava bene, incredibile ma vero!).
 
 
-          Mi mancherete anche voi, tantissimo …
 
 
Mentre mia madre salutava Valerie, io abbracciai mio padre stringendogli le braccia al collo.
Inutile dire che avrei sentito tanto anche la sua mancanza.
 
 
-          Tornerai a trovarci presto … vero Nat? – mi sussurrò all’orecchio con tono quasi supplichevole.
 
 
Avrei voluto dirgli di si o anche solo annuire ma non ne ebbi il coraggio, li avrei solo illusi.
Mi limitai a stringermi ancora più forte a lui, bagnandogli leggermente il colletto della camicia di lacrime.
Faceva male salutare per la seconda volta due delle persone a cui tenevo di più al mondo.
Faceva male dire addio alla casa in cui ero cresciuta circondata dall’affetto dei parenti degli amici (pochi).
Ero partita con la speranza di ricominciare tutto da capo ma le cose erano andate male.
La mia vita era come un muro pieno di scritte e per quanto mi fossi impegnata non sarei mai riuscita a cancellarle tutte, alcune erano semplicemente indelebili.
Evitai di prolungare il momento dei saluti per rendere tutto meno doloroso e uscii di casa tirandomi dietro la valigia e senza più guardarmi indietro.
Un taxi ci attendeva sul vialetto, pronto per portarci all’aeroporto.
Zayn prese la mia valigia, Liam quella di Valerie, e ci aiutarono a caricarle in macchina.
Sembravano afflitti quanto me, forse gli saremo mancate e a dirla tutta loro a me sarebbero mancati tantissimo.
 
 
-          Vi verremo a trovare a New York! – mi disse Niall prima di avvolgermi tra le sue braccia – non riuscirai a liberarti di noi così facilmente!
-          Sarebbe grandioso! – bofonchiai con la faccia schiacciata contro la sua spalla – sempre che tu non mi faccia soffocare!
 
 
Tempo di staccarmi da lui che già mi ritrovavo tra le braccia di Zayn.
Con lui avevo instaurato un rapporto di complicità davvero speciale, era stato l’unico ad aver capito fin da subito la mia situazione e il dolore che provavo nel vedere Harry insieme ad un’altra.
Strinsi forte le braccia intorno ai suoi fianchi, poggiando la testa nell’incavo del suo collo.
Mi tornò in mente il pomeriggio passato insieme e per la seconda volta una lacrima solitaria percorse il mio volto.
 
 
-          A presto Zayn …
-          Mi mancherai tanto Nat … - mormoro con gli occhi leggermente lucidi.
-          Lo so, mi dispiace davvero di dover ripartire così in fretta ma …
-          Shhh, tranquilla – mi rassicurò poggiando un dito sulle mie labbra – non devi spiegarmi niente, capisco perfettamente – aggiunse poi prima di stringermi di nuovo per l’ultima volta.
-          Adesso basta Malik! – Louis ci raggiunse e batte sulla spalla dell’amico per farlo spostare – ora è il mio turno!
-          Tomlinson quanto ti mancherò da uno a dieci? – gli chiesi sorridendo mentre lui mi sollevava per i fianchi per poi farmi roteare in aria senza alcuno sforzo.
-          Due … o forse tre … dipende da quanto spesso ci verrai a trovare!
-          Ehm …
-          Okay, forse questo non è il momento più adatto per rispondere. Sei depressa, delusa, ferita, eccetera eccetera …
-          Si, Louis, il concetto è chiaro – sbuffai alzando gli occhi al cielo irritata dalla sua indelicatezza – vai al punto.
-          Quello che voglio dire è che … col tempo passa tutto. Capisci? – mi guardò dritto negli occhi con uno sguardo d’intesa.
-          Credo di si … - risposi incerta anche se in realtà non avevo ben afferrato il concetto.
 
 
Louis punto due dita verso i suoi occhi azzurri, poi verso i miei come per dire “ti tengo d’occhio”.
Mancava solo Liam e poi sarei potuta partire.
Peccato che Valerie non sembrava avere nessuna intenzione di liberarlo dal suo abbraccio stritolante.
 
 
-          Ehm … Val? Hai finito? – chiesi picchiettandole sulla spalla.
 
 
Lei si scostò immediatamente dal ragazzo con un’espressione confusa e al tempo stesso afflitta, come se si fosse ricordata solo in quel momento che ci stavamo accingendo a partire.
 
-          Ciao Liam! – esclamai abbracciando anche lui – stammi bene mi raccomando!
-          Anche tu Nat, abbi cura di te – mi rispose – e di Valerie … - aggiunse poi a voce più bassa.
-          Lo farò, te lo prometto!
 
 
Come avevo fatto con i miei genitori, finiti i saluti salii subito sul taxi senza degnare i ragazzi di un solo sguardo.
Volevo che finisse tutto il prima possibile, era l’unico modo per far si che le mie ferite emotive si risanassero.
Valerie mi raggiunse poco dopo e senza dirmi niente fece segno al tassista di partire.
Rimanemmo in silenzio per tutta la durata del viaggio, ognuna guardando fuori dal proprio finestrino.
Mentre il mio sguardo vagava attraverso i paesaggi sconfinati di campagna inglese, tra le mani stringevo il cellulare, con il dito pronto a premere il tasto “invia”.
Quella mattina stessa infatti, avevo scritto ad Harry un messaggio per avvertirlo della mia partenza ma poi l’avevo semplicemente salvato tra le bozze.
Non ero neanche riuscita a trovare il coraggio di salutare di persona il mio migliore amico.
Uno stupido messaggio non sarebbe bastato a spiegargli le ragioni della mia partenza improvvisa e mi vergognavo di essere così codarda.
Comunque sia, il messaggio più o meno diceva così:
 
 
Ciao Harry,
volevo dirti che stamattina parto per New York.
Mi rendo conto che avvertirti con un semplice messaggio
non sia la cosa più giusta da fare ma purtroppo
non ho altra scelta, rivederti anche solo per un
attimo prima della mia partenza non servirebbe
ad altro che a confondermi ancora di più le idee.
Vorrei spiegarti i motivi di questa partenza così improvvisa
ma per adesso non mi sento pronta …
Spero solo che un giorno riuscirai a perdonarmi.
Ti auguro tutta la felicità di questo mondo Harry,
te la meriti, sul serio.
Ti voglio bene.
Natalie.
 
 
Rilessi il messaggio più e più volte e per quanto la tentazione fosse forte, una volta arrivate all’aeroporto non avevo ancora avuto il coraggio di mandarglielo.
Era davvero frustrante quella sensazione di impotenza che mi aveva pervaso fin dal mio ritorno a casa.
Non mi sentivo più padrona delle mie azioni, era come se uno spiritello dispettoso si fosse introdotto nel mio cervello prendendo tutte le decisioni al posto mio.
Il problema era individuare quelle giuste e quelle sbagliate …
Ad esempio, tornare a New York era la scelta più giusta?
Non sarebbe stato meglio restare a Holmes Chapel e lottare per l’uomo che amavo?
Ci avevo pensato tanto durante la notte ma non ero riuscita a trovare una risposta, così avevo deciso semplicemente di scappare dal dolore.
Una parte di me però sapeva che, per quanto lontana potessi andare, Harry sarebbe per sempre stato una parte di me e smettere di amarlo così, da un giorno all’altro, era praticamente impossibile.
Allora perché stavo partendo?
Semplice.
Perché non ero abbastanza forte da affrontare la realtà il giorno in cui lo avrei visto in cima ad un altare, a giurare amore eterno alla ragazza che era stata, ed era tutt’ora, la causa di tutti i miei problemi e  di tutte le mie sofferenze.
Brianna Smith aveva vinto di nuovo, Natalie Jones invece si era rivelata ancora una volta una perdente.
 
 
-          Nat sbrigati! Dobbiamo imbarcarci tra mezz’ora!
 
 
L’esclamazione di Valerie mi riportò bruscamente alla realtà.
Aveva già pagato il taxi e stava scaricando le valigie.
Scesi per darle una mano ma lei non me lo permise.
Evidentemente, anche se io non potevo rendermene conto, dovevo avere un aspetto piuttosto abbattuto, tanto da non riuscire nemmeno a trasportare una valigia.
La lasciai fare perché in effetti ero terribilmente stanca e a malapena avevo la forza di trascinare i piedi per camminare.
Entrammo all’interno dell’aeroporto e la vasta folla mi fece venire un leggero senso di panico, sensazione che non provavo più da chissà quanto tempo.
Mi sentivo mancare il respiro e la testa girava vorticosamente, tutto intorno a me appariva confuso e sfocato.
Fu Valerie a prendermi per un braccio e a trascinarmi fino alla coda della fila per il check –in.
Mi sedetti sul bordo della mia valigia infilando la testa tra le ginocchia e prendendo profondi respiri.
A poco a poco il panico si dissolse ma non quell’orribile senso di oppressone all’altezza del petto, proprio al cuore.
Ansia, conoscevo bene quel sintomo …
Un tempo venivo pervasa dall’ansia ogni mattina andando a scuola e le cose a distanza di anni non erano cambiate.
L’ansia di non essere all’altezza, l’ansia di non prendere le decisioni giuste, l’ansia di perdere qualcosa, o meglio qualcuno, a cui tenevo molto.
Anche se faticavo ad ammetterlo, quelle ansie si erano tutte tramutate in realtà.
 
 
“Giocavo con le Barbie nel cortile dell’asilo, insieme alla mia amichetta Lauren, quando una pallonata mi colpì dritta in faccia.
Scoppiai subito a piangere, come avrebbe fatto qualsiasi altra bambina di cinque anni, mentre un ragazzino con i capelli biondi e lisci correva da me ridendo.
 
 
-          Sei cattivo! – gli urlai contro – non c’è niente di divertente!
 
 
Il bambino per tutta risposta scoppiò a ridere ancora più forte.
 
 
-          Vado a chiamare la maestra così lo mette in punizione! – esclamò Lauren correndo verso l’interno.
 
 
Io e il bambino dispettoso rimanemmo da soli.
Lui continuava a ridere sguaiatamente mentre io facevo di tutto per calmare la mia piccola crisi di pianto.
 
 
-          E dai, non fare così, mica l’ho fatto apposta! – esclamò inginocchiandosi vicino a me senza smettere di esibire un sorrisetto arrogante – comunque io sono Harry, Harry Styles!
-          Non me ne importa un fico secco di come ti chiami! – replicai in tono burbero.
 
 
Mi faceva malissimo il naso che sicuramente era diventato gonfio e rosso come un pomodoro maturo.
Avrei voluto tirare i capelli di Harry o spingerlo violentemente a terra solo per fargli del male tanto quanto lui ne aveva fatto a me ma qualcosa me lo impediva, forse il fatto che quella fosse la prima volta che parlavo con un maschietto.
 
 
-          Okay, a te non interessa ma a me si. Tu come ti chiami? – mi chiese prendendo la mia piccola mano nella sua che era morbida e paffutella.
-          Natalie – risposi io asciugandomi le ultime lacrime che rigavano le mie guanciotte  rosee– Natalie Jones! – aggiungi accennando un piccolo sorriso.
-          Che bel nome! Allora Natalie Jones, pensi che potrai mai perdonarmi se ti offro metà della mia merenda? – alzai lo sguardo verso di lui e vidi che aveva tirato fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni una barretta di cioccolato con le nocciole.
-          Forse … - mormorai prendendone un pezzettino.
 
 
Harry sorrise e io non potei evitare di fare altrettanto.
Non lo sapevo ancora, ma quello sarebbe stato l’inizio di una fantastica amicizia …”
 
 
-          Natalie Helena Samantha Jones!– esclamò una voce infuriata mentre qualcuno mi scrollava violentemente per le spalle – riprenditi da questo stato catatonico per Dio! La tua vita non finisce mica qui!
 
 
A parlare naturalmente era stata Valerie, stufa di starsene praticamente da sola visto che io non le rivolgevo la parola da quando eravamo salite i taxi.
Non sapevo nemmeno che conoscesse il mio nome per intero, io il suo non me lo immaginavo neanche.
Valerie Teresa Morrow? no, no … Valerie Madison … okay, non ne avevo la più pallida idea!
 
 
-          Non costringermi a prenderti a schiaffi Nat! – mi avvertì lanciandomi un’occhiata severa – ricordati che sei stata tu a decidere di ritornare!
-          Lo so, lo so … - ero rimasta in silenzio per così tanto tempo che mi sentivo la bocca tutta impastata – stavo solo avendo un flash-back.
-          Ah si? Fammi indovinare … aveva qualcosa a che fare con Harry? – domandò con tono saccente.
-          Già, il nostro primissimo incontro – precisai – lo sapevi che da piccolo aveva i capelli biondi e lisci? Praticamente tutto il contrario di come sono adesso!
-          Mmh … interessante … - borbottò per niente impressionata da quella notizia.
 
 
Io e Valerie ci guardammo negli occhi con aria di sfida.
Nessuno delle due aveva intenzione di cedere distogliendo lo sguardo per prima.
Telepaticamente, lei stava cercando di convincermi che stavo compiendo la cazzata del secolo  e che sarei dovuta tornare indietro mentre io tentavo di convincerla che invece quella era la decisione più saggia.
In fondo io e lei non avevamo mai avuto bisogno di tante parole per capirci …
 
 
La fila per il check-in scorreva molto lentamente.
Eravamo lì già da dieci minuti e ne mancavano solo venti alla partenza del nostro aereo.
Cercavo di distrarmi osservando l’andirivieni all’interno dell’aeroporto, gente che entrava e usciva attraverso le porte di vetro trasportando grosse valigie o, in alcuni casi, semplici zainetti apparentemente molto leggeri.
C’erano allegre famigliole dirette ai Caraibi per una vacanza da tempo tanto agognata, uomini d’affari che camminavano a passo svelto facendo dondolare le loro ventiquattro ore, e gruppi di giovani ragazzi di appena vent’anni pronti a partire per una nuova “avventura”
E poi c’ero io, la ragazza dall’aria sconsolata che si apprestava a dire addio per sempre alla sua patria, l’Inghilterra, che nonostante tutto sarebbe sempre rimasta casa sua.
Già, una casa in cui non avrei più avuto piacere di ritornare.
 
 
-          Nat alza il culo da quella valigia – mi ordinò Valerie in tono aspro – fra poco tocca a noi!
 
 
Adesso, potrebbe sembrare che fosse arrabbiata con me ma in realtà era tutto il contrario.
Se la mia amica si comportava in modo così duro era solo per farmi reagire.
Lei mi conosceva meglio di chiunque altro e sapeva di cosa avevo bisogno per stare meglio.
Mi alzai in piedi a fatica sentendo una fitta lancinante alla schiena, causata dalla troppa immobilità degli ultimi minuti.
Mi misi in fila accanto a Valerie, subito dopo una coppietta di anziani che stava facendo pesare il proprio bagaglio.
 
 
-          È la tua ultima possibilità Natalie – mi sussurrò Valerie continuando a guardare fisso davanti a se – puoi ritenerti assolutamente sicura di voler partire?
-          Sicurissima – risposi in tono piatto senza lasciar trasparire nessuna emozione.
-          Bene – fu la sua semplice e secca risposta.
 
 
Ormai era arrivato il nostro turno, entro pochi secondi avrei avuto in mano la mia carta d’imbraco e non mi sarebbe rimasto altro che salire sull’aereo.
Valerie si fece avanti mentre io rimasi qualche centimetro dietro di lei.
La testa aveva ricominciato a girarmi forte e avevo una strana sensazione allo stomaco, come se fosse stretto in mezzo due tenaglie.
 
 
-          Natalie, aspetta! – gridò una voce trafelata alle mie spalle.
 
 
Ci misi un po’ a capire che stessero parlando con me, infatti non mi girai subito in direzione di quella  voce.
 
 
-          Non partire, ti prego, ho bisogno di parlarti …
 
 
 
SALVE GIRLSSSS!
ALLORA, ALLORA, ALLORA …
VOGLIO FARE UN GIOCHETTO CON VOI: SECONDO LA VOSTRA OPINIONE, CHI E’ CHE E’ CORSO ALL’AEROPORTO PER PREGARE NATALIE DI RESTARE?
VE LO DICO SUBITO, NON E’ HARRY, ALTRIMENTI SAREBBE STATO A DIR POCO SCONTATO!
VI AVVERTO PERO’, E’ ABBASTANZA DIFFICILE, VOGLIO VEDERE CHI INDOVINA!
COMUNQUE IL CAPITOLO E’ UN PO’ CORTO PERCHE’ VOLEVO CREARE QUESTO ALONE DI MISTERO ALLA FINE, ALTRIMENTI LO AVREI UNITO ALLA SECONDA PARTE IN CUI SI SCOPRE IL VOLTO DEL PERSONAGGIO MISTERIOSO CHE DOVETE INDOVINARE.
E’ ABBASTANZA PALLOSO, ME NE RENDO CONTO, SPERO COMUNQUE CHE MI LASCERETE TANTE BELLE RECENSIONI COME L’ALTRA VOLTA!
A PROPOSITO, GRAZIE MILLE, VI ADORO!
GRAZIE ANCHE A TUTTE LE LETTRICI “SILENZIOSE” CHE NON RECENSISCONO MA CHE CONTINUANO A SEGUIRMI!
GRAZIE, GRAZIE E MILLE VOLTE ANCORA GRAZIE!
BACI SAM
P.S. VI LASCIO CON UNA FOTO DI NATALIE! 
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Capitolo 11
*** La rivincita dei nerd ***


IMPORTANTE: ANCHE STAVOLTA VI CHIEDO DI LEGGERE LO SPAZIO AUTRICE ALLA FINE DEL CAPITOLO PERCHE’ HO DA DIRVI UN PAIO DI COSETTE.
BUONA LETTURA!
 
 
 
CAPITOLO 11: LA RIVINCITA DEI NERD

 
 
-          Natalie, aspetta! – gridò una voce trafelata alle mie spalle.
 
 
Ci misi un po’ a capire che stessero parlando con me, infatti non mi girai subito in direzione di quella  voce.
 
 
-          Non partire, ti prego, ho bisogno di parlarti …
-          Gemma? Che cavolo ci fai qui?
 
 
La sorella del mio migliore amico stava davanti a me, piegata sulle ginocchia mentre cercava di riprendere fiato dopo quella che doveva essere stata una gran bella corsa.
I capelli castani erano appiccicati sulla fronte sudaticcia e gran parte della matita nera che circondava il contorno dei suoi occhi verdi, adesso era calata lungo le guancie.
 
 
-          Ti rispondo subito  – ansimò facendomi segno di darle tempo con un gesto della mano – dammi giusto un secondo per … ricompormi.
 
 
Prese qualche profondo respiro e si legò i capelli in una coda alta, poi passò i polpastrelli lungo il contorno occhi per eliminare tutti quei brutti segnacci neri.
 
 
-          Sono più presentabile adesso? – mi chiese speranzosa.
-          Ehm … si … - risposi io sempre più confusa – adesso però potresti rispondere alla mia domanda?
-          Quale domanda? – per un attimo parve davvero disorientata, poi sgranò gli occhi capendo – ah, del perché sono qui! Certo che ti rispondo ma prima andiamo a sederci al bar davanti ad una bella tazza di tè.
-          Veramente io …
 
 
Valerie, che fino a quel momento era rimasta alle mie spalle seccata di aver bloccato l’intera fila del check-in, mi oltrepassò spingendomi via e si diresse di fronte a Gemma con l’aria di una che non aveva assolutamente voglia di scherzare né di perdere altro tempo.
 
 
-          Senti tesoruccio, nel caso non te ne fossi accorta, io e Natalie stiamo per imbarcarci sull’aereo, non abbiamo proprio tempo di prenderci uno stupido tè che tra l’altro detesto! Sciocca tradizione inglese …
-          Senti carina – le rispose Gemma a tono -  ti conviene abbassare la cresta altrimenti io …
 
 
Ma cosa diavolo stava succedendo? Perché d’un tratto Valerie e Gemma si erano messe a litigare?
Era tutto così confuso, non ci capivo più niente!
Mentre cercavo una risposta, una signora dietro di me mi picchiettò in malo modo, direi quasi violento, sulla spalla finché non mi girai verso di lei.
I suoi occhietti piccoli e neri sembrarono perforarmi da quanto era intenso il suo sguardo puntato su di me.
 
 
-          C’è qualche problema signora? – chiesi ingenuamente continuando a spostare ripetutamente lo sguardo verso quelle due che litigavano.
-          Oh no signorina, niente affatto! – sbottò lei con marcata ironia – è solo che mi piacerebbe molto fare il check-in e salire su quel maledetto aereo se non le dispiace! – dal borbottio che si alzò dalla fila alle sue spalle capii che non era l’unica ad essere infastidita da quell’attesa – potrebbe dire alla sue amiche di rimandare a dopo i loro battibecchi?
-          Ehm si … si, certo!
 
 
Ero ancora un po’ stralunata e mi ci volle qualche secondo per realizzare ciò che mi stava dicendo quella donnetta acida e impaziente ma non appena lo feci mi precipitai verso Valerie e Gemma per dividerle.
Intendiamoci, non è che si stessero picchiando, ma erano pericolosamente vicine ed era meglio evitare un possibile scontro dato che in quel momento sembravano entrambe molto irascibili.
 
 
-          Natalie, puoi spiegare alla tua amichetta che voglio solo parlarti e non rapirti per farti deportare in Botswana? – la voce di Gemma risuonò nelle mie orecchie acuta e stridula mentre il suo sguardo furente era rivolto verso la mia migliore amica.
-          Valerie, Gemma ha detto che non è venuta qui per rapirmi e farmi deportare in Botswana – ripetei io diligente mentre la mia migliore amica roteava gli occhi al cielo sbuffando – aspetta un attimo … perché in Botswana?
-          Lascia perdere, era così per dire! – sbottò la ragazza irritata – quello che sto cercando di dirti è che ho davvero un urgente bisogno di parlarti!
-          L’aereo! – ripeté Valerie per la milionesima volta alzando le braccia in un gesto di disperazione – sta per partire il nostro aereo!
-          E anche il nostro! – si mise in mezzo uno dei malcapitati passeggeri che ancora stavano aspettando in fila.
-          Esatto, datevi una mossa! – gli fece eco la stessa signora che poco prima mi aveva quasi sfondato un spalla.
 
 
Mimai uno “scusatemi” semplicemente muovendo le labbra mentre Gemma e Valerie li ignorarono completamente.
 
 
-          Natalie lo vuoi capire che è importante? Puoi sempre prendere un altro aereo più tardi!
-          Ma … io …
-          Riguarda Harry! – decretò Gemma con tono deciso sapendo che quell’affermazione avrebbe subito messo in chiaro le cose.
-          Ci siamo – sbuffò Valerie – ha pronunciato la parola magica!
 
 
E in effetti “Harry” fu proprio la parolina giusta che mi fece cedere all’insistenza di Gemma Styles.
Recuperammo le nostre valigie e ci allontanammo dalla fila del check-in accompagnate da fischi e insulti irripetibili.
Come mi aveva chiamato quella tizia con uno spiccato accento tedesco? Sgualdrina?
Se non avessi avuto già la mia abbondante dose di problemi non l’avrebbe scampata liscia …
Gemma ci condusse attraverso l’aeroporto con fare da vera guida turistica fino ad arrivare ad un piccolo bar con il nome di “Jet Lag”.
Davvero originale, complimenti …
Il forte odore di cornetti appena sfornati che mi entrò nelle narici bastò a ricordarmi che quella mattina non avevo fatto colazione e subito il mio stomaco cominciò a brontolare.
Ci sedemmo intorno ad un tavolino vicino l’entrata, ancora circondate da tutte le nostre valigie e ordinammo due tè, un caffè per Valerie e qualche pasticcino.
In tutto questo, Gemma continuava a comportarsi in modo assolutamente normale, come se si trovasse lì solo per caso e non perché doveva parlarmi urgentemente di una questione riguardante suo fratello.
Prima di porle qualsiasi domanda però, addentai famelica il mio croissant caldo con cioccolata fondente.
Squisito …
I dolci erano sicuramente l’unica cosa che mi piaceva della cucina inglese, quelli si che mi sarebbero mancati una volta tornata a New York!
Valerie bevve il suo caffè tutto d’un sorso e poi sbatté la tazzina sul tavolo con un piccolo tonfo.
 
 
-          Allora, si può sapere cos’è successo di così grave da rimandare la nostra partenza?
 
 
Valerie era incredibile.
Solo fino ad un quarto d’ora prima era afflitta all’idea di partire e invece adesso stava andando fuori dai gangheri a causa di quel ritardo.
Le diedi un calcio sugli stinchi da sotto il tavolo per ammonirla di mantenere la calma ma per sbaglio colpii Gemma che cominciò ad ululare dal dolore massaggiandosi la gamba dolorante.
 
 
-          Ahio! Perché l’hai fatto?
-          Scusa Gem! Non volevo colpire te! – le risposi mortificata – vuoi che ti faccia portare un po’ di ghiaccio?
-          Ma quale ghiaccio? Bando alla ciance, dicci perché sei qui! – sbottò Valerie che dall’ira sembrava emanare fumo dalle orecchie come fosse una caffettiera.
-          Okay, ve lo dico subito … - rispose Gemma molto lentamente e con un tono di voce calmo e controllato.
 
 
Si ricompose, prese la sua tazza di tè bollente e ne bevve un generoso sorso, poi lo allontanò dalle labbra, aggiunse un cucchiaino di zucchero e bevve di nuovo.
Qualcosa mi disse che lo stava facendo a posta per far imbestialire Valerie, difatti quest’ultima sbatte i pugni sul tavolo rossa in viso dalla rabbia.
 
 
-          Gemma ti prego – la supplicai a bassa voce sporgendomi verso di lei – non è proprio il caso …
-          Certo, certo, adesso basta scherzare! – esclamò lei mettendo da parte la sua tazza ed assumendo un espressione molto seria che mi fece quasi venire i brividi – allora, stamattina stavo innaffiando i fiori in giardino quando ho visto passare Niall davanti a casa mia, così gli ho chiesto dove stesse andando e lui mi ha risposto che stava venendo a casa tua per salutarvi visto che avreste preso il primo volo per New York.
-          Tutto questo lo sappiamo anche noi – borbottò Valerie che stava già facendo un immenso sforzo per mantenere la calma – adesso arriva al punto.
-          Okay … il punto è che sono venuta qui per dirti che non ti devi assolutamente azzardare a partire – continuò Gemma con gli occhi verdi fissi nei miei – tu non hai idea di quanto sperassi che in questi giorni Harry lasciasse Brianna per stare con te. Forse tu non lo sai ma io me ne sono accorta fin da subito: mio fratello ha un debole per te e pensavo davvero che tu potessi … - si fermò un attimo per soppesare bene le sue parole – persuaderlo dal compiere la più grande cazzata della sua vita!
-          Ferma un attimo Gemma – la interruppi scuotendo la testa con rassegnazione – può anche darsi che Harry abbia un debole per me e può anche darsi che Brianna sia una stronza ma … lui la ama e io non sono nessuno per impedirgli di sposarla!
 
 
Gemma schioccò le dita con un sorrisetto soddisfatto, proprio come se avessi appena colto il punto della situazione.
 
 
-          Ed è qui che ti volevo! – esclamò concitata – forse Harry ama Brianna, anche se avrei piuttosto da ridire al riguardo, ma quel che è sicuro è che Brianna non ama Harry!
-          Ah si? E come fai ad esserne così sicura? – si intromise una scetticissima Valerie incrociando le braccia al petto e rivolgendo a Gemma un’occhiata diffidente – non puoi basarti solo sul tuo istinto perché se bastasse quello anche io direi che non lo ama affatto.
 
 
A quel punto Gemma chiuse gli occhi e prese qualche respiro profondo mentre le sue mani si contorcevano torturandosi l’una con l’altra.
Sembrava essere sul punto di riferirci la più grande rivelazione del secolo e io e Valerie ci sporgemmo entrambe verso di lei praticamente pendendo dalle sue labbra.
 
 
-          Ho origliato una telefonata – ci disse infine riaprendo gli occhi.
-          Anche tu? Prima Niall che origlia le conversazioni di Brianna al ristorante e adesso …
-          Zitta Natalie – mi interruppe Valerie tappandomi la bocca con il suo croissant alla crema pasticcera – falla finire!
 
 
Gemma annuì sorridendole riconoscente e quando si fu accertata di avere di nuovo la nostra più completa attenzione, ricominciò a parlare.
 
 
-          A me le cose piace raccontarle con calma e soprattutto senza tralasciare dettagli perciò mettetevi il cuore in pace mie care ragazze! – si fermò un’altra volta giusto per darci il tempo di annuire come due scolarette in prima elementare – stavo dicendo? Ah si! Circa cinque o sei giorni fa, mi sono svegliata di buon’ora per annaffiare i fiori in giardino – e qui, senza farsi beccare, Valerie mi sussurrò “ma questa nella vita non fa altro che innaffiare?” – quando, passando davanti al bagno degli ospiti, ho sentito la voce, l’odiosa voce aggiungerei, della nostra “amica” Brianna Smith – aprii la bocca per parlare ma lei mi bloccò in tempo con un gesto altezzoso della mano – l’ho spiata attraverso la fessura della porta perché per un attimo avevo temuto che fosse con Harry e che stessero … ehm sapete … copulando  … che termine, eh? Comunque sia, ho guardato attraverso la serratura e ho visto Brianna seduta sul bordo del lavandino con il telefono ben appiccicato all’orecchio. Non so con chi stesse parlando – “Erica Dexter, chi altri sennò?” pensai io – ma l’ho sentita chiaramente pronunciare queste parole – e qui prese il respiro più profondo di tutti, pronta a tuffarsi metaforicamente dal trampolino più alto – tesoro devi stare tranquillo, io adesso sposo quel coglione, divorzio dopo qualche mese facendomi dare più soldi possibili per il mantenimento e poi io e te ce ne andiamo a fare una bella vacanza ai Caraibi!
 
 
E fu così che si concluse l’incredibile monologo di Gemma Styles.
Tra di noi calò un silenzio tombale e per un attimo tutto intorno a me tacque, come se all’improvviso mi ritrovassi all’interno di un enorme bolla di sapone che mi estraniava dal resto del mondo.
Parole, parole e ancora parole …
Parole al vento, parole sussurrate, parole urlate al mondo intero …
Ero stufa di tutte quelle inutili parole, ne avevo già abusato fin troppo, adesso era giunto il momento di passare ai fatti.
E stavolta non si trattava di scherzi infantili come restringere uno squallido vestito da sposa già abbastanza orripilante di suo, o di assumere il peggior cantate d’Inghilterra, se non del mondo …
Stavolta sarebbe stato tutto diverso.
Stavolta sarebbe stata Natalie Jones a vincere.
 
 
-          Gemma … tu sei sicura di quello che hai sentito? – domandò Valerie dato che io ero caduta in una specie di stato di trance.
-          Assolutamente si! – confermò lei annuendo lentamente.
-          E perché te ne esci fuori solo adesso?
 
 
A quella domanda Gemma non fu capace di rispondere subito poiché presa alla sprovvista.
In effetti era strano che non ce l’avesse prima, a saperlo avrei evitato tutto quel trambusto della partenza e cose varie.
 
 
-          Non lo so – ammise stringendosi nelle spalle e facendosi piccola piccola – è una questione molto delicata e non ero sicura che voi foste le persone giuste a cui dirlo. Avrei voluto parlarne con Harry ma … insomma, come dirgli una cosa del genere? Gli si spezzerebbe il cuore!
-          Adesso invece sei convinta che io e Valerie potremmo essere le persone giuste? – domandai scettica mentre con un dito raccoglievo qualche granello di zucchero sparso sul tavolino.
-          Si, adesso ne sono sicura – Gemma allungò una mano verso la mia interrompendo le mie manovre e stringendola forte – tu sei la sua migliore amica, lo sei sempre stata – affermò – forse non te l’ha mai detto, forse non lo da a vedere ma … Harry tiene a te molto più di quanto possa sembrare! In questi dieci anni in cui sei stata lontana lui … - Gemma si interruppe, sorrise e scosse la testa al ricordo di qualcosa che solo lei conosceva – diciamo solo che gli sei mancata tantissimo.
-          Anche lui mi è mancato … - mormorai sorridendo malinconicamente.
 
 
In fondo, in fondo, avevo sempre saputo di essere speciale per Harry.
Mi ero sempre chiesta perché passasse tanto tempo con me, anche a costo di mettere in pericolo la sua reputazione, dal momento che a scuola ero conosciuta con il nome di “Reginetta delle Racchie”, “Racchia-Jones” e “Natalie-cicciabomba-secchiona-per-noi-tutti-una-cogliona” (quest’ultimo mi era appena tornato in mente e dovevo ammettere che in fin dei conti quelle stonzette avevano parecchia fantasia).
Ma Harry … c’era.
C’era sempre per me.
C’era quando mi prendevano in giro e correvo in bagno a piangere.
C’era quando tutti venivano invitati ad una festa tranne me.
C’era quando non c’era nessun altro.
E tutto questo forse perché vedeva in me qualcosa di speciale che gli altri, me compresa, non riuscivano a scorgere minimamente.
Sorrisi.
Solo il giorno prima avevo pensato che non sarei più riuscita a sorridere davvero per chissà quanto tempo e invece adesso eccomi lì, con i denti in bella mostra e gli angoli della bocca che sembravano arrivare fino alle orecchie.
 
 
-          Natalie, ti senti bene? – Valerie passò una mano sulla mia fronte con aria preoccupata – ti sei fatta di qualcosa? Perché all’improvviso sorridi?
-          Perché sono innamorata – risposi rilasciando un lungo sospiro con aria sognante – e a chi è innamorato succede così. Si passa dall’essere depressi al sentirsi inspiegabilmente felici ma che si tratti di sorrisi o di lacrime … l’amore è comunque una cosa meravigliosa!
 
 
La bocca di Valerie e quella di Gemma si spalancarono nello stesso momento, così come i loro occhi sgranati.
Si scambiarono un’occhiata perplessa poi tornarono a guardare me.
 
 
-          Wow, che filosofa … - commentò Gemma con un sorrisetto forzato.
 
 
Valerie al contrario non sembrava volermi rivolgere alcun complimento.
 
 
-          Sul serio Nat … cosa ti sei fumata?
 
 
 
SIGNORI E SIGNORE, STATE PER LEGGERE IL PRIMO SPAZIO PIU’ LUNGO DEL CAPITOLO STESSO!
SUL SERIO, SCUSATE SE E’ SUPER CORTO MA HO UN’IDEA BEN PRECISA DI COSA FAR ACCADERE IN QUESTA STORIA E AL TEMPO STESSO VOGLIO ARRIVARE ALMENO A VENTI O PIU’ CAPITOLI QUINDI STO CERCANDO DI NON FAR ACCADERE TUTTO IN UNA VOLTA, CAPITE?
A PARTE QUESTO, VOLEVO SCUSARMI ANCHE PER IL RITARDO DATO CHE AVEVO DETTO A MOLTE DI VOI CHE AVREI POSTATO IL CAPITOLO LUNEDI’, MA NON AVEVO PROPRIO TEMPO!
PER QUANTO RIGUARDA IL CAPITOLO SCORSO … 21 RECENSIONI? VENTUNO?????? IO VI AMO, VI VENERO VI SPOSEREI TUTTE!
DAVVERO, GRAZIE MILLE AD OGNUNA DI VOI!!!!!!! SONO FELICISSIMA!!!!!!!
AD OGNI MODO, VOLEVO FARE I COMPLIMENTI A
mary_97_love ; LondonImComing ; chloe_checkmyflow (PERDONATEMI E SEGNALATEMI SE HO DIMENTICATO QUALCUNO) PER AVER INDOVINATO L’IDENTITA’ DEL “PERSONAGGIO MISTERIOSO”, GEMMA.
ALTRE DI VOI PERO’ HANNO INDOVINATO UN ALTRO DETTAGLIO IMPORTANTE ANCHE SE PER ADESSO NON VI ANTICIPO NULLA!
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO, ANCHE SE CORTO E POCO APPASSIONANTE, RICEVA UN BEL PO’ DI RECENSIONI COME E’ SUCCESSO L’ALTRA VOLTA.
MI FAREBBE TANTO, TANTO, TANTO PIACERE!!!!!
E POI, SE VI VA, HO PUBBLICATO UNA NUOVA STORIA (
LOVELY AND WICKED) CHE PARLA DI UNA RAGAZZA TRADITA DAL SUO FIDANZATO (ZAYN) CHE DECIDE DI FARE UN BEL VIAGGIO IN ITALIA NEL TENTATIVO DI DIMENTICARLO (OKAY, DETTA COSI' SEMBRA UNA STORIA ORRIBILE E BANALE MA NON SONO MAI STATA BRAVA A RIASSUMERE LE TRAME).
SE SIETE INTERESSATE, QUESTO E’ IL LINK: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1416556&i=1

ADESSO VADO, VOLEVO SOLO RICORDARVI CHE VI AMO DA MORIRE SPLENDORI!!!!!!
BACI SAM
P.S. VI LASCIO CON UNA FOTO DI VALERIE PERCHE’ … BOH, PERCHE’ LA ADORO!

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Capitolo 12
*** Nel cuore della notte ***


CAPITOLO 12: NEL CUORE DELLA NOTTE
 
 
Faceva così freddo che non mi sentivo più le guance, tanto era forte il vento che vi si scagliava contro con violenza, e gli unici muscoli che riuscivo ancora a muovere erano le gambe anche se in realtà sembravano andassero da sole, senza che io le potessi controllare, come se si fossero ribellate al cervello pur di trovare al più presto un luogo caldo in cui potersi rifuggire.
E poi era buio pesto accidenti, non vedevo nulla ad un palmo dal mio naso, e mi limitavo a procedere a passo incerto con le mani protese in avanti in cerca di un qualsiasi tipo di appiglio.
Cercai il mio cellulare nelle tasche dei jeans e della giacca, per poterlo usare a mo’ di torcia, ma non lo trovai da nessuna parte.
Poi però, all’improvviso, vidi finalmente una fonte di luce sospesa in aria.
Aspetta …era un lampione quello?
Ehi si, in qualche modo finalmente ero riuscita a ritornare sulla strada principale dopo aver girovagato per ore in quel campo desolato.
Una lunga strada asfaltata, completamente deserta e silenziosa, illuminati solo in alcuni punti dai pochi lampioni che non erano fulminati.
(“Le nostre strade di notte dovrebbero essere più illuminate!” si era spesso  lamentata mia madre durante una delle tante assemblee di quartiere “C’è rischio di fare qualche brutto incidente se non vi decidete a riparare quei lampioni … cosa vuol dire che l’elettricità costa cara? … si questo lo so bene ma immagino che anche la nostra incolumità sia importante … ah si? E allora vaffan …”)
Bèh, lampioni riparati oppure no, mostrando un minimo di attenzione sarei comunque riuscita a vedere quella macchina che a tutta velocità si dirigeva verso di me proprio mentre mi apprestavo ad attraversare la strada.
L’ultima cosa che vidi furono un paio di fari accecanti che brillavano più delle stelle di quel cielo notturno, poi mi ritrovai sdraiata a terra.
 
 
Non capii più nulla e per un attimo fu come se il mio cervello avesse staccato la spina.
Appena ripresi conoscenza, mi resi conto di essere ancora sdraiata ma su qualcosa di più morbido dell’asfalto.
Aprii gli occhi e vidi che quei due fari erano ancora lì, fissi davanti a me.
O forse non erano fari?
E poi da dove proveniva quell’irritante musichetta elettronica che mi rimbombava nelle orecchie?
 
 
-         Natalie per l’amore del cielo, rispondi a quel dannatissimo telefono?
 
 
Telefono?
Ah si, il telefono!
Ero viva allora, non ero rimasta spiaccicata sotto ha una macchina come quel gufo che mio padre aveva investito anni fa tornando da Manchester a notte fonda, e che era rimasto incastrato sotto ai pneumatici.
Da piccola avevo pianto una settimana intera per quella povera bestiola e solo Harry era riuscito a consolarmi dicendo che il Paradiso dei Gufi era un luogo eccezionale e che sarebbe stato più felice lassù.
 
 
-         Nat! Sei scema? Vuoi rispondere o no? – sbraitò Valerie rigirandosi nel letto e facendo scricchiolare le molle del materasso.
-         Oh certo, scusa!
 
 
Allungai una mano per accendere l’abat-jour posta sul comodino e quando i miei occhi si riabituarono alla luce fui in grado di individuare il mio telefonino che ormai aveva smesso di squillare.
Lo recuperai comunque, controllai il registro ed ebbi un sussulto: quattro chiamate perse da Harry.
Cosa poteva essere successo di così grave alle tre e mezza del mattino per chiamarmi ben quattro volte?
 
 
-         Che succede? – chiese Valerie con voce ovattata da sotto il cuscino premuto sulla testa per coprirsi dalla luce.
-         Non lo so – risposi distrattamente mentre ricomponevo il numero di Harry – ma lo sapremo presto.
 
 
Uno squillo, due squilli, tre, quattro…
Harry non rispondeva più e io rischiavo di avere un collasso.
Mi sentivo il cuore in gola e decisi all’istante che se entro il decimo squillo non avessi sentito la sua voce dall’altra parte della cornetta, avrei chiamato subito polizia, ambulanza e servizi segreti.
Otto, nove, dieci …
 
 
-         Pronto?
-         Harry! Cos’è successo? Sei in pericolo? In ospedale? Oddio aspetta – in un secondo mi balenò davanti agli occhi la scena che poco prima avevo vissuto in uno dei miei sogni – ti hanno investito?
-         No, no, niente di tutto questo! – si affrettò a rispondere lui.
 
 
Dal suo tono di voce sembrava stesse bene ma non potei fare a meno di notare una nota di impazienza.
Con un sospiro di sollievo mi lasciai ricadere sul cuscino.
 
 
-         Perché mi hai chiamato allora? Lo sai che è quasi mezzanotte? Io … - mi interruppi per sbadigliare sonoramente – io stavo già dormendo da un pezzo
-           Si lo so, mi dispiace tanto, sono entrato nel panico – rispose lui, e stavolta sembrava davvero disperato – adesso non ho tempo di spiegarti tutto ma ho bisogno di te Nat, puoi venire subito a casa mia?
 
 
Aprii la bocca per parlare ma senza riuscire ad emettere alcun suono.
Harry mi aveva preso alla sprovvista, senza contare che fino a qualche minuto prima pensavo di essere morta in mezzo a una strada.
Mentre cercavo disperatamente di ritrovare l’uso della parola, il vecchio Spoon, che ormai era diventato un micione obeso, saltò sul mio letto.
I suoi occhi nella semi oscurità erano luminosi, ecco perché mi era sembrato di vedere due fari.
 
 
-         Okay Harry, arrivo!
 
 
 
Nel corso della mia esistenza avevo imparato diverse cose che mi avevano fatto diventare la donna che ero:
 
 
Punto primo, “se una cosa ti piace da morire e ne mangeresti all’infinito vuol dire che ti farà ingrassare”.
Punto secondo, “nella vita non si è mai né abbastanza magri né abbastanza ricchi, quindi smettila di scervellarti altrimenti non sarai mai soddisfatta di te stessa e impara ad accertarti per quella che sei”.
Punto terzo, “se hai un buon amico, non lasciartelo sfuggire, aiutalo nel momento del bisogno, sii sempre presente, sostienilo qualunque decisione prenda. Perdere un amico è più importante di qualsiasi dieta, crema anti-acne e concorso di bellezza”.
 
 
Okay, avevo trascritto questi pensieri sul mio diario quando ero ancora una sciocca adolescente emarginata, ma in fondo non avevano perso il loro valore.
Specialmente il punto terzo era quello a cui avevo sempre dato più importanza.
D’altra parte, per quale altro motivo mi sarei ritrovata a correre a perdifiato per le vie di Holmes Chapel alle quattro del mattino (seguita da un’assonnatissima Valerie ancora in pigiama, vestaglia e calosce) se non per giungere in aiuto del mio migliore amico Harry?
E non era forse vero che per lo stesso motivo avevo deciso all’ultimo momento di rimanere invece che tornare a New York?
Arrivate a casa Styles, venne ad aprirci Gemma, la ragazza con la quale condividevamo un grosso segreto, una faccenda delicata che non era ancora il caso di svelare al diretto interessato …
 
 
-          Gem cosa è successo? Anne sta male? Robin forse? Harry dov’è?
 
 
Ero entrata in casa come una furia guardandomi intorno in cerca di un qualsiasi indizio che potesse spiegarmi cosa ci facevo lì a quell’ora.
Gemma, senza dire nulla, indicò il salone allungando il braccio con un gesto teatrale.
La cosa cominciava a insospettirmi.
Entrai in salone che era completamente buio, a tentoni cercai l’interruttore sulla parete ma inciampai su qualcosa di morbido rischiando di cadere di faccia se solo un paio di braccia forti non mi avessero afferrato al volo.
Le luci si accesero all’improvviso.
Ebbi appena il tempo di riconoscere qualche viso familiare e …
 
 
-          Sorpresa! – gridarono tutti in coro.
 
 
Cosa? Dove? Quando? Perché?
Alzai lo sguardo verso di Harry, che ancora mi teneva saldamente tra le sue braccia, lui era sorridente ed entusiasta tanto quanto io ero assolutamente confusa e spaesata.
C’erano anche Niall, Zayn, Louis, Liam, Anne, Robin, Brianna (argh!) e perfino i miei genitori, ognuno di loro con un cappellino a punta in testa.
 
 
-          Cosa ci fate tutti qui? Che sta succedendo?
 
 
Harry scoppiò a ridere così come la maggior parte dei presenti.
 
 
-          Natalie, ormai la mezzanotte è scoccata da cinque minuti – spiegò il mio migliore amico sperando che capissi. Ma niente. – questo vuol dire che è il tuo compleanno!
-          L’anniversario della mia nascita? Sul serio? Da cinque minuti ho compiuto ventisei anni?
 
 
Incredibile, a causa dei numerosi avvenimenti degli ultimi tempi, ero riuscita a dimenticarmi perfino del mio compleanno!
 
 
-          Tanti auguri Nat – Harry avvolse le braccia intorno alla mia vita stringendomi forte a se – è da tanto tempo che non festeggiamo il tuo compleanno insieme, sono così felice che tu adesso sia qui!
-          Harry tu … hai organizzato tutto questo? – chiesi commossa gettandogli le braccia al collo – per me? Io davvero non so come ringraziarti!
-          Te lo meriti Natalie, sei la migliore amica che si possa desiderare e il fatto che tu sia venuta qua, a quest’ora, all’oscuro di tutto ma senza protestare, ne è la prova.
 
 
“Non piangere Natalie, non piangere, qualsiasi cosa ma non piangere!”
 
 
-          Oh mio Dio! – esclamai in lacrime – grazie a tutti, è stata una bellissima sorpresa!
-          Tanti auguri amore!
 
 
I miei genitori corsero ad abbracciarmi, così come fecero anche Anne, Robin Gemma e i ragazzi.
Auguri di qua, auguri di là. Per una volta tutta l’attenzione era concentrata su di me, mi sentivo così amata.
 
 
-          Tu non ne sapevi niente Val? – chiesi alla mia migliore amica dopo averla abbracciata.
-          No! – rispose lei lanciando un’occhiata fulminea ad Harry – nessuno mi ha detto nulla e io … sono venuta qui in pigiama! – esclamò indignata tirando il colletto della maglia grigia a fiorellini che usava per dormire.
 
 
Liam scoppiò a ridere e le diede una pacca consolatoria sulla spalla assicurandole che stava bene lo stesso, al che Valerie divenne più rossa del naso da clown che si era messo Louis.
 
 
-          Stasera sarò io l’animatore della serata! – esclamò quello che sarebbe dovuto essere un medico serio e rispettabile – ma prima facciamo un brindisi alla nostra festeggiata.
 
 
Mentre tutti alzavano in alto i loro calici già pieni, Robin ne passò uno anche a me versandoci dentro una generosa sorsata di champagne.
 
 
-          A Natalie – proseguì Louis – la ventiseienne più sexy che si sia mai vista sulla faccia della terra!
-          A Natalie! – ripeterono tutti in coro.
 
 
Io arrossii di colpo senza smettere di sorridere come un ebete, poi mi unii al brindisi.
Non ero ancora del tutto convinta di essere sveglia, forse quella festa a sorpresa era solo una continuazione del mio strano sogno ma anche se così fosse non avevo nessuna voglia di riaprire gli occhi.
Tutte quelle persone erano lì per me, nel cuore della notte, a festeggiare quella che era una data a cui io stessa avevo dato poca importanza.
Piangevo di gioia e non me ne importava niente se, nella fretta di uscire, avevo indossato una semplice tuta di ciniglia e non mi ero neanche truccata.
In effetti, mi sentivo proprio una bella ventiseienne.
 
 
-          Auguri Jones – mormorò una voce apatica alle mie spalle.
 
 
Mi girai già consapevole di ritrovarmi davanti quella faccia da stronza di Brianna.
 
 
-          Grazie Smith, mi fa piacere soprattutto perché so che i tuoi sono auguri sinceri, per niente forzati – le risposi  ironica facendo tintinnare il mio calice con il suo, tanto per non attirare sospetti sul nostro rapporto così teso.
-          Comunque Louis si sbaglia, sono io la ventiseienne più sexy che si sia mai vista –proseguì lei con un sorrisetto beffardo.
-          Tu continua pure a comportarti come un adolescente capricciosa che ha bisogno di stare sempre sotto ai riflettori – replicai sdegnosa – io so cosa hai in mente e ti assicuro che questa volta non ti lascerò vincere!
 
 
Me ne andai lasciandola con un palmo di naso, probabilmente a domandarsi cosa intendessi con “so cosa hai in mente”.
Raggiunsi gli altri nel mezzo del salone, che era stato sgombrato da tavolini e divani.
Tutti si erano seduti in cerchio sul tappeto mentre Louis nel mezzo ancora si atteggiava da animatore.
 
 
-          Bene signori e signore, per questa sera abbiamo due attività in programma tra cui scegliere – esclamò usando il telecomando come un microfono – faremo una votazione tra il gioco dei mimi e il karaoke. Pronti? – ognuno di noi annuì – allora, chi vota per il gioco dei mimi?
 
 
Tutti rimasero in silenzio e io fui l’unica ad alzare la mano.
Avevo sempre odiato il karaoke, forse per il semplice motivo che ero terribilmente stonata.
 
 
-          Okay … chi vota per il karaoke?
 
 
Tutti naturalmente alzarono la mano.
 
 
-          Scusate – intervenni leggermente preoccupata – ma visto che è il mio compleanno non dovrei scegliere io?
-          No – rispose Louis categorico – ma dato che sei la festeggiata sarai la prima a cantare. Un applauso per Natalie signori e signore!
-          No, Louis, tu non capisci! – protestai alzando la voce per coprire gli applausi – io non posso cantare!
 
 
Inutile dire che tutte le mie lamentele furono ignorate.
Gemma e Zayn avevano già preparato tutta l’attrezzatura e io mi ritrovai con un microfono in mano senza sapere cosa fare.
 
 
-          Canterò io con te! – si offrì un coraggioso Niall afferrando il secondo microfono – che ne dici di Walking on Sunshine? Le sai le parole?
-          Si ma …
-          Louis, metti Walking on Sunshine! – strillò il biondino ignorandomi.
-          Aspetta Niall, io …
 
 
La musica ormai era partita e sullo schermo del televisore al plasma apparve il testo della canzone.
Niall fu il primo ad iniziare e rimasi sconvolta quando mi resi conto che era davvero bravissimo, sembrava nato per fare il cantante mentre io me ne stavo lì immobile con la paura di danneggiare l’apparato acustico di tutti i presenti.
 
 
-          Coraggio Natalie! – mi urlò Valerie eccitata come se stesse allo stadio durante una partita di basket – canta almeno il ritornello!
 
 
Io mi schiarii la voce e strinsi la presa intorno al microfono preparandomi ad una delle più grandi umiliazioni di tutta la mia vita.
 
 
-          I’m walking on sunshine, woaaah, I’m walking on sunshine, woaaah and don’t it feel good! Hey, alright now, and don’t it feel good! Hey yeah …
 
 
Okay, diciamo umiliante ma divertente!
Tutti i miei amici continuavano ad applaudire e forse questo servì ad attutire quei terribili acuti che producevo, simili al verso stridulo di un gabbiano.
Addirittura mi divertii così tanto che dopo cantai “Somebody to Love” insieme a Gemma e lì pensai proprio che Freddie Mercury si stesse rigirando nella tomba.
Cantarono anche Harry e mia madre, Valerie e Liam, mio padre e Brianna (imbarazzante). Insomma, un po’ tutti.
Mentre gli altri continuavano il karaoke, io mi assentai un attimo per riprendere fiato.
Quella era davvero una delle serate più emozionanti della mia vita, forse perché ancora sconvolta dall’effetto sorpresa.
Andai in cucina, che conoscevo tanto quanto quella di casa mia, e presi un bicchiere d’acqua sentendomi la gola terribilmente secca.
Mentre bevevo per poco non sputacchiai tutta l’acqua dato che ancora mi veniva da ridere al ricordo di Harry che cantava con mia madre tenendola per mano.
 
 
-          Me ne offri uno anche a me?
 
 
Zayn entrò in cucina all’improvviso, io sobbalzai e mi strozzai con l’acqua che stavo bevendo.
 
 
-          Ehm, si, certo – bofonchiai dopo essere scampata al soffocamento – ecco a te.
-          Grazie – Zayn prese il bicchiere e lo mandò giù tutto d’un sorso.
 
 
In cucina c’era un gran silenzio ma si sentivano le risate degli ospiti provenienti dal salone.
Non mi era mai successo fino ad ora, eppure stare lì da sola con Zayn mi stava mettendo leggermente a disagio.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, ognuno intento a bere forse solo per trovare un’occupazione.
Non ci parlavamo dal giorno prima, quando gli avevo annunciato che sarei tornata a New York ed entrambi eravamo così affranti.
Perché invece adesso ci comportavamo come se fossimo due estranei?
L’inganno di Brianna, ecco di cosa avrei dovuto parlargli.
 
 
-          Zayn, ti devo dire una cosa!
-          Natalie, ho bisogno di parlarti! – esclamò lui in contemporanea.
-          Ah, okay, allora vai prima tu!
-          Si certo … - Zayn aprì la bocca per parlare, sembrava pronto ad affrontare un discorso lungo e complicato, poi però si bloccò – anzi no, comincia tu!
-          No, no, vai tu – insistetti io – la mia è una cosa troppo lunga da spiegare.
-          Anche la mia in un certo senso, puoi cominciare tu per favore?
 
 
Non avevo mai visto Zayn così nervoso.
Prendeva il bicchiere, beveva e poi lo poggiava sul bancone ogni tre secondi.
Stringeva i pugni, si grattava la testa, arrossiva … cosa stava succedendo? Di sorprese non ce ne erano già state abbastanza per quella sera?
L’affare Brianna andava spiegato con calma e poi ormai mi aveva incuriosito troppo, così presi un mestolo e glielo puntai contro.
 
 
-          Zayn, o parli oppure … non lo so, ma farò qualcosa di molto brutto con questo mestolo! – lo minacciai.
-          Ah si? – Zayn si guardò intorno e afferrò la prima cosa che gli capitò sotto mano, ovvero, uno scolapasta – anche io farò qualcosa di molto brutto con questo!
-          Okay senti, allora facciamo così – mi arresi rimettendo il mestolo al suo posto – io ti dico di cosa ti devo parlare, poi lo fai anche tu e infine decidiamo qual è il discorso che va affrontato prima, okay?
-          Va bene, però insieme.
-          D’accordo, allora al tre. Uno, due tre … - presi un respiro profondo, come se mi stessi per lanciare con il bungee jumping, e feci la mia rivelazione – Brianna vuole sposare Harry solo per denaro!
-          Natalie, sono innamorato di te! - disse invece lui nello stesso istante.
 
Oh cavolo ...  
 
SALVE GIRLS!
INNANZITUTTO SCUSATE PER L’ATTESA, VI AVEVO DETTO CHE AVREI AGGIORNATO GIOVEDI’ MA POI HO CAMBIATO IDEA SULLA STORIA RISCRIVENDO IL CAPITOLO TUTTO DA CAPO (SAREBBE STATO DAVVERO TROPPO TRISTE ALTRIMENTI).
DOPO LA GRANDE RIVELAZIONE NEL FINALE (UN FINALE MOOOOLTO APERTO) LA DOMANDA SORGE SPONTANEA.
NAT E ZAYN O HARRY E NAT?
FATEMI SAPERE, ANCHE SE IO UNA MEZZA IDEA CE L’HO GIA’.
SCUSATE ANCHE SE IL CAPITOL FA SCHIFO O E’ TROPPO CORTO MA IN QUESTO PERIOFO SONO MOLTO OCCUPATA E SOPRATTUTTO MOLTO STRESSATA PER VIA DELLA SCUOLA. MA VI AMO SEMPRE TANTISSIMO, LO SAPETE VERO?
A PRESTO, LA PROSSIMA VOLTA PUBBLICHERO’ MOLTO PRIMA.
WITH LOVE,
SAM 

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Capitolo 13
*** Incredibile ma vero ***


CAPITOLO 13: INCREDIBILE MA VERO
 
 
La cosa era abbastanza imbarazzante da ammettere ma a quanto pare, a soli ventisei anni appena compiuti, avevo già bisogno dell’ausilio di un apparecchio acustico.
Per forza, non capivo quello che la gente mi diceva!
Ad esempio, mi sembrava che Zayn avesse appena detto “Natalie, sono innamorato di te!”, ma non poteva essere vero, avevo sicuramente capito male.
 
 
-          Cosa scusa? Puoi ripetere per favore?
 
 
Zayn divenne tutto rosso e per un attimo rimase a boccheggiare senza riuscire a far uscire un filo di voce, poi si diede una scrollata per ricomporsi.
 
 
-          Natalie – ripeté lentamente dopo aver preso un grande respiro - sono innamorato di te!
-          Uhm?
-          Ti prego! – mi supplicò lui esasperato – non farmelo ripetere un’altra volta!
 
 
Allora non ero sorda, ero solo stupida!
Ma no, non poteva essere che Zayn fosse innamorato di me, era … era assurdo!
Negli ultimi giorni la nostra amicizia si era rafforzata molto, per me era diventato un punto di riferimento, forse addirittura il mio nuovo migliore amico dato che ormai Harry era qualcosa di più.
Ma che lui si fosse innamorato di me non l’avrei mai sospettato.
All’inizio aveva mostrato interesse nei confronti di Valerie, a tal punto da arrivare a bisticciare con Louis, uno dei suoi migliori amici.
Perché adesso se ne spuntava fuori con quel “sono innamorato di te”?
Un po’ di coerenza ogni tanto non avrebbe fatto male a nessuno.
Ero arrabbiata, forse la cosa non aveva assolutamente senso, in fondo mi sarei dovuta sentire lusingata e invece ero semplicemente arrabbiata.
Con lui?
Con me stessa?
No, forse semplicemente con la vita in generale, con il destino e con chiunque si divertisse ad incasinare la mia esistenza.
Perché doveva essere sempre tutto così complicato?
Zayn amava me che amavo Harry che amava Brianna che però non amava lui.
Già che c’eravamo, tanto per rendere la cosa più intrigante, Brianna si sarebbe potuta innamorare di Louis che amava Valerie che amava Liam che amava … Spoon!
E perché non far mettere Niall con Gemma che però nel frattempo era innamorata di Zayn?
Okay, stavo cominciando a fantasticare, o forse era meglio dire a delirare, anche troppo.
 
 
-          Natalie ti prego dì qualcosa – Zayn mi riportò alla realtà scuotendomi leggermente per le spalle e puntando i suoi occhi scuri nei miei, azzurri e confusi – so che può essere una notizia scioccante ma non rimanere così in silenzio, è già abbastanza imbarazzante …
-          Io davvero non so che dirti Zayn – ammisi abbassando gli occhi a terra, su quel pavimento di mattonelle verde scuro così lucido che potevo vedere la mia immagine riflessa – non ci posso credere!
-          Non ci posso credere … - ripeté lui con la voce ridotta ad un sussurro – è tutto quello che hai da dire?
 
 
Scostò le sue mani dalle mie spalle e sulla mia pelle per un attimo rimase il calore della sua, proprio lì dove mia aveva toccato.
Era stata una sensazione piacevole in fin dei conti ma me ne rendevo conto solo adesso che si era allontanato.
 
 
-          Vorrei poterti dire qualcosa ma … mi sembra tutto troppo assurdo per essere vero!
 
 
Zayn sbuffò sonoramente e cominciò a girare intorno al mobile della cucina con aria pensierosa.
Io cercai di concentrarmi sulle voci provenienti dal salone, dove il resto degli ospiti ancora si divertiva con il karaoke.
Riconobbi la voce di Niall che cantava  Don’t go breaking my heart insieme a … Harry?
In quel momento avrei preferito stare di là con gli altri, magari perfino umiliandomi a cantare, tutto pur di non rimanere in quella cucina dove ormai la tensione si era fatta fitta come una nebbia da poter tagliare con un coltellino.
Quando Zayn ebbe terminato il suo giretto di riflessione, tornò a posizionarsi davanti a me con sguardo interrogativo.
Forse in realtà aveva solo voluto dare il tempo a me di realizzare la cosa ma io al contrario avevo solo cercato di distrarmi.
 
 
-          Non so che dire – ripetei per l’ennesima volta. E pensare che avevo pure studiato giornalismo ma in quel momento il mio vocabolario era piuttosto limitato – spero solo che tu non mi stia prendendo in giro perché altrimenti sarebbe proprio uno scherzo di cattivo gusto!
 
 
Se avessi potuto prevedere prima la reazione di Zayn, non avrei mai pronunciato quelle parole.
Il ragazzo sembrò ferito, come se gli avessi appena inflitto una pugnalata dritta al cuore, poi però il suo sguardo si fece furente e quando si avvicinò pericolosamente a me, così vicino che i nostri visi quasi si sfioravano, trattenni il fiato.
 
 
-          Smettila di dire che sono tutte cazzate perché ti giuro che non ho mai provato niente di più vero in tutta la mia vita!
 
 
Ed ecco che stavolta il colpo al cuore veniva inflitto a me.
Uno pari signor Malik.
Lui aveva avuto il coraggio di confessarmi i suoi sentimenti più profondi mentre io ero  troppo codarda perfino per guardarlo in faccia.
Continuavo a tenere lo sguardo basso nonostante mi rendessi conto che i suoi occhi stavano disperatamente cercando i miei.
Dovevo dirgli qualcosa, se lo meritava dopotutto, ma il mio cervello era andato completamente in tilt.
Nella mia mente riuscivo solo a vedere il suo viso affiancato a quello di Harry.
Possibile che fossi indecisa su chi dei due mi piaccesse di più?
Avevo sempre dato per scontato che Harry fosse l’amore della mia vita ma adesso…
 
 
-          Non dici niente? Bene, vuol dire che non te ne importa più di tanto allora!
-          No Zayn, aspetta, non è affatto così!
 
 
Lo trattenni per un braccio appena in tempo perché non si allontanasse di nuovo da me.
Averlo accanto mi metteva in imbarazzo ma c’era una specie di strana forza misteriosa che mi teneva legata a lui.
Non volevo che se ne andasse.
Finalmente i nostri sguardi si incrociarono e io mi sentii ancora peggio, con lo stomaco in subbuglio e la testa che girava e rigirava sempre più vorticosamente.
Lui mi fissava intensamente, se avesse continuato così sarei svenuta sicuramente!
Saremmo potuti rimanere in quella posizione per chissà quanto tempo se solo Robin non avesse fatto il suo ingresso in cucina.
Era un uomo abbastanza imponente, quindi non passò inosservato e appena lo vidi scattai all’indietro mollando all’istante il braccio di Zayn.
 
 
-          Ah ragazzi, siete qua! Ci stavamo giusto chiedendo che fin aveste fatto!
 
 
Robin attraversò la cucina per aprire il frigo e tirarne fuori una brocca d’acqua fresca.
 
 
-          Tutto questo cantare ci ha fatto venire una gran sete!
 
 
Io e Zayn ci scambiammo un’occhiata d’intesa: era giunto il momento di tornare dagli altri prima che si insospettissero.
Poco prima di rientrare in salotto però, Zayn mi prese da parte attirandomi verso di se in un angolo buio del corridoio.
 
 
-          Possiamo vederci domani? Ho ancora tante cose da dirti …
-          Va bene – risposi io senza neanche pensarci due volte – verrò a casa tua subito dopo pranzo …
 
 
Quando rientrai in salone, dovevo avere proprio una faccia stralunata perché sia Valerie che Anne mi chiesero più volte se mi sentissi bene.
Harry invece se ne stava in un angolo tutto imbronciato e mi guardava in cagnesco …
 
 
 
Si dice che ci si riesca definitivamente a convincere che qualcosa sia vero solo quando lo si pronuncia ad alta voce davanti ad un’altra persona.
 
 
-          Tu. Hai. Bevuto! – esclamò Valerie la cui bocca aveva assunto la forma di una grande “o”.
-          Shh! Abbassa la voce scema! – sibilai chiudendo la porta della nostra stanza in modo che i miei genitori, ormai andati a letto, non potessero sentirci – te lo assicuro Val, me lo ha ripetuto ben due volte e quando gli ho fatto capire che non credevo più di tanto alle sue parole si è pure arrabbiato!
-          Non ci posso credere, oddio, devo sedermi!
 
 
Valerie barcollò fino al letto e ci buttò a peso morto tenendosi una mano sulla fronte come se si stesse davvero per sentire male.
Okay, nemmeno io mi sarei mai immaginata che Zayn fosse innamorato di me, ma quella sua reazione era davvero esagerata!
 
 
-          E tu che gli hai risposto? – mi chiese la mia migliore amica scattando di nuovo in piedi – ti prego, dimmi che non hai mortificato troppo quel poveretto!
-          Mortificato? In realtà non gli ho detto proprio nulla! – replicai sentendomi stupida al ricordo del mio ebetismo – però domani, o meglio oggi visto che ormai sono quasi le tre, vado a casa sua per … chiarire.
-          Finirete per andare a letto insieme, ne sono sicura – decretò Valerie con tono che non ammetteva obbiezioni – bel colpo Jones!
-          Cosa? Mi prendi in giro?
 
 
Valerie fece le spallucce con un sorriso malizioso che preferii non interpretare, o meglio, sapevo benissimo cosa intendesse, ma feci finta di credere che stesse solo scherzando.
Dandole le spalle, mi sfilai velocemente la tuta di ciniglia che avevo indossato in fretta e furia qualche ora prima, e con il pigiama addosso mi rimisi in quel letto caldo e accogliente da cui ero stata improvvisamente strappata a causa di una chiamata nel cuore della notte.
Valerie però, non sembrava avere nessuna voglia di dormire.
Mi scostò le coperte di dosso, sapendo che non sarei mai riuscita ad addormentarmi senza di esse, e attese che le prestassi attenzione.
Teneva le braccia incrociate al petto e il suo sguardo era molto severo, sembrava proprio una madre pronta a fare una ramanzina alla propria figlia.
 
 
-          Dobbiamo solo parlare Val! – mugugnai nascondendo la testa sotto al cuscino – ti prego, adesso lasciami dormire!
-          Quanto scommetti che finirete a letto insieme? Forse non oggi, forse non domani ma sicuramente … prima o poi succederà!
 
 
Mi alzai a sedere per guardarla meglio in viso, anzi, più che altro per fulminarla con lo sguardo.
 
 
-          Dimmi una cosa, ti diverte tanto giocare a fare i Maya? Cosa sono queste profezie assurde?
-          Chiamami pure Valerie Nostradamus! – rispose lei alzando il mento con fierezza. Poi puntò il dito indice verso di me, cosa che mi inquietò non poco – e tu sai che sto dicendo la verità!
-          Certo, come vuoi – cercai di assecondarla ma alzai gli occhi al cielo non appena mi diede le spalle – buonanotte Valerie Nostradamus – la salutai con tono canzonatorio.
-          Buonanotte Ragazza-che-prima-o-poi-andrà-a-letto-con-Zayn-Malik! – ribatté lei – più prima che poi … -aggiunse a bassa voce pensando che non potessi sentirla.
 
 
Bah, le migliori amiche, beato chi li capisce!
 
 
 
Mi recai nell’appartamento di Zayn Malik alle tre e mezza precise.
Ora che mi trovavo lì, a fissare quella porta in legno che portava scritto il numero “34”, quella sicurezza che mi ero auto convinta di avere a poco a poco stava svanendo.
Alzai il pungo per bussare ma poi lo bloccai a mezz’aria.
E se fosse stato davvero tutto uno scherzo?
Se entrando avessi trovato un’altra sorpresa come quella organizzata da Harry per il mio compleanno?
Non sapevo cosa dirgli, non sapevo cosa fare, non sapevo quanto realmente contassero i suoi sentimenti.
Però dovevo assolutamente bussare a quella maledetta porta altrimenti non lo avrei mai scoperto!
Zayn venne ad aprirmi in tempo da record, come se stesse aspettando il mio arrivo pronto sulla soglia.
 
 
-          Ciao – mi disse semplicemente accennando ad un piccolo sorriso.
-          Ciao – risposi io arrossendo all’istante.
 
 
Zayn aveva dato una bella ripulita al suo loft.
Il pavimento era stato scrostato dalle macchie di pittura mentre i suoi quadri, invece che starsene sparpagliati da tutte le parti come al solito, erano ordinatamente riposti in un angolo, impilati l’uno sopra l’altro.
Il padrone di casa mi fece sedere sull’unico divano presente, lo stesso sulla quale mi ero risvegliata dopo aver perso i sensi per via del troppo alcool.
Come sempre, le molle cigolarono con uno stridio straziante che mi fece venire la pelle d’oca.
 
 
-          Vuoi da bere? – mi chiese Zayn che sembrava estremamente più rilassato rispetto a qualche ora prima.
-          No, grazie. Siediti così chiariamo subito questa storia.
 
 
Mi atteggiavo da avvocato come se quella che stessimo per discutere fosse davvero una faccenda legale ma la voce mi tremava in modo innaturale e sentivo il cuore battere forte nel mio petto, pronto a prendere il volo da un momento all’altro.
Zayn si sedette ubbidiente tenendosi a debita distanza da me.
 
 
-          C’è qualcosa in particolare che vuoi sapere Nat?
-          Si, parecchie cose a dire il vero! – risposi cominciando ad enumerarle sulla punta del delle dita – quando, come e perché ti sei innamorato di me?
 
 
Zayn rimase qualche secondo in silenzio prima di scoppiare a ridere.
In effetti io stessa mi sentivo ridicola ma avevo bisogno di sapere tutto.
Gli diedi uno scappellotto sulla nuca e lui fu costretto a mordersi la lingua per soffocare le risate.
 
 
-          Okay, risponderò alle tue domande – si schiarì la voce e cercò di ritornare serio – quando? Probabilmente il giorno in cui ti ho trovato tutta sola in quel vialetto. Mi sei sembrata così tenera e indifesa, avevo l’istinto di abbracciarti forte per assicurarti che avresti sempre potuto contare su di me – prese una piccola pausa, io gli feci segno di continuare cercando di non dare troppo peso a quelle parole, altrimenti avrei rischiato di scoppiare a piangere – come?L’ho capito quello stesso giorno, quando ti ho riportato qui priva di sensi, cosa che probabilmente non avrei mai fatto per nessun altra ragazza. Mi sarei dovuto sentire in imbarazzo mentre per le strade di Holmes Chapel tu cantavi Yellow Submarine e tutti si giravano a guardarci, e invece ero felice per il semplice fatto che tu fossi lì con me – prese un’altra pausa, mi guardò dritto negli occhi e stavolta mi dovetti sforzare di sostenere il suo sguardo ancora un po’ prima di crollare – perché? Questa è sicuramente la domanda più facile. Perché sei la persona più bella che abbia mai conosciuto, sia fuori che dentro. Perché hai abbandonato tutto a New York per venire qui a sostenere il tuo migliore amico. Perché non ti sei mai arresa anche quando avevi tutti contro. Perché mi basta vederti sorridere per rendere migliore la mia giornata.
 
La pausa che seguì fu più lunga.
Lui riprese fiato dopo, io potei finalmente distogliere lo sguardo dai suoi occhi, cosa che ormai era divenuta insostenibile.
Non avevo mai ricevuto una dichiarazione d’amore ma ero sicura che di più belle non ne potessero esistere.
Zayn Malik era innamorato di me.
Zayn Malik era innamorato di me.
Zayn Malik era innamorato di me.
Se prima quelle parole mi erano sembrate alquanto improbabili, adesso mi rendevo pienamente conto che non c’era niente di più vero.
Lo conoscevo fin dai tempi del liceo, sapevo che gli piaceva fare il duro, lo sciupa femmine per eccellenza, insomma, un tipo tosto da cui non ti aspetteresti mai di sentir pronunciare le parole “Ti Amo”.
Che poi amare ed essere innamorati per me erano due concetti differenti, un sentimento puro e un’infatuazione molto profonda, ma la questione non cambiava: Zayn Malik provava dei sentimenti per me che andavano oltre una semplice amicizia.
E io cosa avrei dovuto rispondere?
Guardarsi dentro, scavare a fondo per capire i propri sentimenti non era mai stato facile per nessuno, figuriamoci per me che ero la ragazza confusa per antonomasia.
 
 
-          So cosa provi per Harry, non ho avuto neanche bisogno che tu me lo dicessi esplicitamente – continuò Zayn colmando finalmente quel silenzio che si era creato tra di noi – ma era giusto che te lo dicessi, non potevo più tenermi tutto dentro.
 
 
Io rimasi ancora in silenzio.
Ero stupida, proprio un imbecille, ma probabilmente se avessi aperto bocca in quel momento non avrei detto niente che avesse un senso.
 
 
-          E per quanto riguarda Brianna, sono sicuro che sia io che te abbiamo sempre sospettato che ci fosse qualcosa sotto. Dobbiamo impedire questo matrimonio a tutti i costi!
-          Hai ragione – annuii.
 
 
Inizialmente fui grata del fatto che avesse cambiato discorso, ma poi mi resi conto che non potevo più scappare da quella situazione.
 
 
-          Zayn, perdonami, sono proprio un’idiota.
 
 
Il suo viso, che fino ad ora era rimasto teso e contratto, si rilassò all’istante in un espressione carica di dolcezza.
 
-          No che non lo sei – mormorò - probabilmente sei solo un po’ confusa. Lo sono anche io, sai? Ieri Harry si è insospettito quando non ci ha visti tornare e io gli ho mentito dicendogli che mentre tu stavi in cucina io ero uscito fuori a fare una telefonata.
-          E lui ti ha creduto?
-          Si, ma non sai quanto mi sia costato mentire ad uno dei miei migliori amici.
-          Ecco, è sempre tutta colpa mia! – piagnucolai disperata.
 
 
Ci mancava solo che li facessi litigare!
Ormai era una certezza: ero diventata una calamita per le disgrazie.
 
 
-          Non è affatto colpa tua!
 
 
Zayn mi prese il viso tra le mani per costringermi a guardarlo di nuovo negli occhi.
Quegli occhi color cioccolato che sembravano guardarti dentro.
 
 
-          Non posso cambiare i miei sentimenti Nat, lo capisci?
 
 
No. In quel momento non ero in grado di capire assolutamente nulla, né di intendere né di volere.
Lui era troppo vicino, le sue labbra erano troppo vicine.
Le fissai, erano così invitanti.
Le sue mani calde che circondavano il mio viso furono come un tocca sana, riuscirono quasi a tranquillizzarmi.
Io, Natalie Jones, amavo Harry Styles., su questo non c’era dubbio.
Io, Natalie Jones, avevo appena realizzato di provare qualcosa anche per Zayn Malik.
La cosa incredibile era che fino a quel giorno non lo avrei mai potuto pensare, a quanto pare quei sentimenti erano rimasti  ben nascosti nell’angolo più remoto del mio cuore.
Non seppi più resistere: poggiai le mie labbra su quelle di Zayn, solo per un istante, dischiudendole appena.
Fui travolta dal suo profumo, lo respirai a fondo come per “catturarlo”, per poterlo tenere con me.
Fu veloce, breve … intenso.
Mi staccai da lui con la stessa velocità con la quale mi ero avvicinata.
Presi la mia borsa, abbandonata a terra, e corsi verso la porta.
Zayn non provò a fermarmi, non lo guardai nemmeno una volta mentre aprivo la porta per uscire.
Corsi fuori, per la strada, senza neanche curarmi della direzione da prendere.
La verità era che mi sentivo uno schifo per ciò che avevo appena fatto.
Confusa, disorientata, emozionata, disperata … tanti aggettivi avrebbero potuto descrivere il mio stato d’animo in quel momento.
Nella mia mente stavo rivivendo quel bacio in maniere diverse: a volte rimanevo lì, senza scappare, altre invece approfondivo il bacio ma poi me ne andavo comunque.
Zayn mi avrebbe perdonato?
Forse, se davvero teneva così tanto a me, avrebbe capito che avevo bisogno di tempo per pensarci.
Io avrei perdonato me stessa?
Probabilmente no, in fondo, era da dieci anni che cercavo di farlo …
 
 
SALVE A TE, IO DICO SALVE A TE!
SU FAI PRESTO SON LE OTTO ANCHE SE TI SENTI COTTO COME UN SOUFFLE’!
LO CONOSCETE IL RUGGITO DEL CONIGLIO? E’ UN PROGRAMMA RADIOFONICO CHE IO ASCOLATO SEMPRE LA MATTINA MENTRE VADO A SCUOLA IN AUTO E CANTANO QUESTA CANZONCINA CHE STO SENTENDO PROPRIO ORA.
ESATTO, SONO LE OTTO E IO SONO QUI A SCRIVERE.
OGGI A SCUOLA MIA C’ERA SCIOPERO, SAREBBERO MANCATI MOLTI PROFESSORI PERCIO’ HO PREFERITO NON ANDARCI E ANCHE SE AVREI POTUTO DORMIRE DI PIU’ MI SONO MESSA QUI A SCRIVERE.
PROBABILMENTE PUBBLICHERO’ IL CAPITOLO NEL POMERIGGIO DOPO PRANZO, QUANDO SARO’ PIU’ LUCIDA, E ALLORA RILLEGGENDO QUESTO SPAZIO AUTRICE MI RENDERO’ CONTO DI QUANTO POSSA ESSERE FUSA A QUEST’ORA DEL MATTINO.
IN SINTESI, VOLEVO DIRVI CHE NON CI STO PIU’ CON LA TESTA QUINDI PROBABILMENTE IL CAPITOLO SARA’ UNA CAGATINA DI KEVIN.
MA …
NATALIE HA BACIATO ZAYN! EH, CHE BRICCONCELLA SENZA PUDORE…
ODDIO, POVERINA, NON CREDO PROPRIO CHE SIA FACILE RESISTERE AL FASCINO DI MALIK!
BENE, ADESSO VI LASCIO, PROBABILMENTE MI RIMETTERO’ A DORMIRE E VERSO LE TRE PUBBLICHERO’ LE CAPITULO’ (ANCHE SE, ADESSO CHE STATE LEGGENDO, DOVREBBERO GIA’ ESSERE LE TRE).
BASTA, MI STO SOLO CONFONDENDO LE IDEE E SICURAMENTE ANCHE VOI NON CI CAPIRETE PIU’ NULLA.
A PRESTO,
BACI SAM
P.S. STAVOLTA NON VI LASCIO NESSUNA FOTO MA DITEMI VOI SE AVETE QUALCHE PREFERENZA, POTETE SCEGLIERE TRA UN PERSONAGGIO GIA’ VISTO OPPURE TRA UNO DI QUELLI DI CUI NON VI HO ANCORA SVELATO IL VOLTO.
DI NUOVO BACI.
P.P.S. VISTO CHE DOPO NATALE PARTO NON SO QUANDO AGGIORNERO' MA CERCHERO' DI FARLO IL PRIMA POSSIBILE!
ANCORA TANTI BACI.

 
 

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Capitolo 14
*** Come una commedia shakesperiana ***


N.B. MIRACCOMANDO, LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE!
BUONA LETTURA!
 
 
CAPITOLO 13: COME UNA COMMEDIA SHAKESPERIANA
 
 
-          Come credi che la prenderebbe Harry se sapesse che andrai a cena fuori con Zayn stasera?
-          Non vedo perché dovrebbe prenderla male. Primo, non sono la sua ragazza, secondo, tra me e Zayn non c’è proprio niente, siamo solo amici! Capisci cosa dico? A-MI-CI!
 
 
Valerie alzò un sopracciglio con espressione scettica.
Delusa per non aver vinto la scommessa sul fatto che io e Zayn saremo finiti a letto insieme (cosa che secondo lei era ancora tutta da vedere), stava cercando di inserirmi in testa ulteriori dubbi e preoccupazioni.
Zayn mi aveva chiamato dopo il fatidico bacio, io le prime tre volte non avevo risposto facendo scattare la segreteria ma alla quarte telefonata Valerie mi aveva costretto a rispondere.
Avevo paura anche solo a dire “pronto” non sapendo cosa volesse e soprattutto se fosse arrabbiato con me, ma in realtà Zayn era assolutamente tranquillo e quando mi aveva invitato a cena quella sera nel ristorante di Niall,
era come se improvvisamente fossimo tornati semplici amici.
Era già finita l’infatuazione?
O forse credeva che ormai, dopo quel bacio, stessimo ufficialmente insieme?
 
 
-          Quindi cosa hai intenzione di dirgli stasera? – mi chiese Valerie mentre, sulla soglia di casa,  mi aiutava ad infilare il cappotto.
-          La verità, ecco cosa gli dirò! – affermai convinta.
-          Ah si? E qual è la verità Natalie?
 
 
Valerie puntò gli occhi nei miei in un modo vagamente inquietante.
Insomma, tenendoli così spalancati mi ricordava terribilmente un gufo!
Ci pensai un attimo, poi feci le spallucce.
 
 
-          Non lo so, okay? Nemmeno io so qual è la verità ma sono sicura che una volta lì saprò cosa dire!
-          Bene, lo spero per te.
 
 
Io e Valerie ci guardammo negli occhi per quelli che mi sembrarono minuti interminabili.
Lei sapeva tutto di me, mi conosceva meglio di chiunque altro e capiva perfettamente cosa stessi provando.
Se faceva la dura e la rompiscatole era solo perché quello era il suo modo di sollecitarmi ad azionare il cervello un po’ più spesso visto che negli ultimi tempi agivo sempre senza ragionare.
Fu il suono di un clacson a farci ridestare.
Zayn era arrivato.
 
 
-          Buona fortuna Natalie!
-          Grazie Val, ti racconterò tutto appena torno!
 
 
Ci abbracciamo, perché nonostante la maggior parte delle volte ci trovassimo in disaccordo su qualsiasi cosa, nessuna delle due avrebbe mai potuto fare a meno dell’altra.
 
 
Il ristorante posseduto e gestito dalla famiglia di Niall da almeno tre generazioni, era sicuramente il locale più lussuoso di tutta Holmes Chapel.
Completamente ristrutturato e modernizzato rispetto all’ultima volta che vi ero stata, adesso si trattava di un enorme sala dal pavimento di marmo lucidissimo, con una grande vetrata che affacciava davanti alla cattedrale gotica, un esempio dell’architettura antica in netto contrasto con l’edificio post moderno in cui mi trovavo.
Un cameriere elegantemente vestito scortò me e Zayn al tavolo ma non appena ci sedemmo Niall ci venne subito incontro per fare gli “onori di casa”.
Il bello di quel ragazzo era che non riservava quell’accoglienza solo a noi che eravamo suoi amici ma a chiunque entrasse nel suo ristorante anche solo per chiedere una semplice informazione.
Quella sera ero parecchio tesa e vedere il suo bel faccino allegro illuminato da un paio di occhi blu oceano, mi fece sentire un po’ più a mio agio.
 
 
-          Ragazzi – sussurrò Niall in tono confidenziale – vi ho riservato il tavolo migliore per questa serata così importante.
 
 
Io e Zayn ci scambiammo un’occhiata imbarazzata, probabilmente perché nessuno dei due sapeva quale fosse l’esatto scopo di quella serata.
 
 
-          Questo perché ogni serata è importante se trascorsa nel mio ristorante! – si affrettò ad aggiungere Niall per sciogliere la tensione – se posso darvi un consiglio qui cuciniamo il roast beef più buono di tutta la Gran Bretagna da accompagnare con un Pinot Nero.
 
 
Rimase in attesa di un nostro cenno affermativo ma noi stavamo ancora fissando il menù pur di non doverci guardare negli occhi.
 
 
-          Va bene Niall – disse Zayn dopo un po’ – per me il roast beef.
-          Anche per me! – gli feci eco.
 
 
In realtà avevo fissato quei piatti per ore senza leggere veramente in che cosa consistessero.
Ero nervosa come non mai, le mani mi tremavano e solo l’idea di dover affrontare un certo tipo di discorso con Zayn mi metteva addosso una terribile ansia.
Niall si congedò con un sorriso e passò l’ordinazione ad un cameriere che a sua volta la portò in cucina.
E da lì sarebbero cominciati una serie di silenzi imbarazzanti, lo sapevo.
Osservai Zayn di soppiatto, fingendo di essere intenta a sistemare il tovagliolo sulle ginocchia.
Era così bello, quella sera poi sembrava più affascinante del solito, così perfettamente rasato e stretto nella sua giacca blu elegante.
Mi sentii quasi in colpa per aver scelto di indossare un semplice paio di jeans e una maglia larga di colore blu accesso, non volevo dare l’impressione che per me quella cena non contasse nulla.
 
 
-          Zayn senti, riguardo al bacio … - lasciai la frase sospesa sperando che lui dicesse qualcosa e invece rimase lì in attesa – insomma, io non volevo agire così, baciarti e poi scappare, non so proprio cosa mi sia preso.
-          Non ti preoccupare, probabilmente eri ancora sotto shock – disse lui nel tentativo di tranquillizzarmi anche se la sua gentilezza mi rendeva ancora più nervosa – e poi diciamo che non mi è dispiaciuto più di tanto … - aggiunse con un mezzo sorriso.
 
 
A quelle parole arrossii violentemente e finsi un colpo di tosse.
Zayn aveva gradito quel bacio, seppur fugace, perché era innamorato di me e questo in fondo me lo sarei anche dovuto aspettare.
Ma io?
Ci avevo pensato tanto, per ore e ore, ed ero giunta alla conclusione di essere rimasta un po’ … delusa.
La colpa non era sua naturalmente, solo che non avevo provato le forti emozioni che di solito vengono suscitate da un bacio dato alla persona amata.
Mancava la scintilla, ecco!
 
 
-          Bèh comunque io sento di essermi comportata malissimo con te – continuai evitando accuratamente il suo sguardo e fissandolo invece verso il campanile della cattedrale che si scorgeva dalla grande finestra – io al posto tuo non sarei stata così clemente.
-          Natalie, te lo assicuro, non c’è nessun problema! – Zayn allungò una mano lungo il tavolo, per sfiorare la mia, ma io quasi senza pensarci la ritrassi.
 
 
Lui per un attimo sembrò rimanerci male e continuò a fissare la sua mano dalla pelle scura, in contrasto con il candore della tovaglia.
Mi venne quasi l’istinto di stringerla ma non volevo che interpretasse male il mio gesto.
Dio, mi sentivo davvero una pessima persona.
 
 
-          Mi dispiace – continuavo a scusarmi, adesso anche senza un motivo ben preciso.
-          E di cosa? Tu non hai fatto niente, casomai sono io che … - stavolta fu lui a bloccarsi, con lo sguardo rivolto oltre le mie spalle, verso la porta d’ingresso – oh mio Dio!
-          Cos’è successo? – chiesi preoccupata.
 
 
Per Zayn non ci fu bisogno di aprire bocca perché non appena mi girai ebbi la mia risposta.
Harry e Brianna erano appena entrati nel ristorante tenendosi per mano come una fastidiosa coppietta di adolescenti brufolosi (dicevo così perché quando ero un’adolescente brufolosa nessuno mi aveva mai tenuto per mano, sigh!).
 
 
-          Non. Può. Essere!
 
 
Un cameriere scortò i due piccioncini ad un tavolo che, guarda caso, era vicinissimo al nostro.
In un primo momento, avrei voluto riafferrare il menù per nascondermi ma sia io che Zayn eravamo rimasti immobilizzati dallo sgomento.
Okay, Holmes Chapel non era proprio una cittadina piena di ristoranti ma perché per una sera non se ne potevano andare da un’altra parte?
Comunque sia, non passò molto prima che Brianna si accorgesse della nostra presenza.
 
 
-          Natalie! Zayn! Anche voi qui?
 
 
Sentendo pronunciare i nostri nomi, Harry si girò di scatto nella nostra direzione.
Impossibile decifrare la sua espressione: era perplesso, sorpreso, infastidito …
Io lo salutai con un timido cenno della mano che lui ricambiò lanciandomi un’occhiataccia.
Nel frattempo Brianna era venuta a salutarci baciandoci su entrambe le guancie.
Era incredibile quanto sapesse fingere bene di trovarmi simpatica quando in realtà mi detestava quasi tanto quanto io detestavo lei.
 
 
-          Siete a cena qui – mormorò Harry sottolineando quel fatto abbastanza ovvio – insieme.
-          Wow, non ti sfugge niente! – commentò Zayn ironico
 
 
Io gli lanciai un calcio da sotto il tavolo mentre Harry lo guardava in cagnesco.
 
 
-          E come mai questa cosa?
-          Io e Natalie siamo amici – ribatté Zayn con aria di sfida – perché? La cosa ti disturba tanto?
 
 
Harry alzò le spalle con aria strafottente, come se davvero non gliene importasse assolutamente nulla.
 
 
-          Siete liberi di fare ciò che volete.
 
 
Detto questo, si sedette al suo posto davanti a Brianna, dallo stesso lato in cui mi trovavo io.
Proprio in quell’istante, un cameriere uscì dalla cucina e servì me e Zayn di un invitante piatto di roast beef con patate al forno.
Ci buttammo entrambi sul cibo come se avessimo passato due mesi nel deserto mangiando solo lucertole, tutto pur di tenerci occupati.
Sentivo lo sguardo di Harry puntato addosso e immaginavo che non fosse esattamente benevolo.
Non passarono neanche cinque minuti che Niall fece di nuovo la sua comparsa per accogliere i nuovi arrivati.
Non sembrava affatto sorpreso di vedere Harry e Brianna, la stessa sera, nello stesso ristorante e alla stessa ora, insieme a noi.
 
 
-          Ma guarda! Due dei miei migliori amici sono qui con le loro …
 
 
Era chiaro che stesse per dire “ragazze” ma si bloccò in tempo prima che la situazione degenerasse.
 
 
-          … con le loro accompagnatrici!
 
 
Brianna sorrise falsamente, io divenni più rossa dei suoi capelli (tra l’altro la parola “accompagnatrici” era piuttosto ambigua …)
Contemporaneamente, Harry e Zayn si scambiavano lunghe occhiate significative.
Niall se ne stava nel mezzo ad osservarci come se si trattasse solo di una soap opera o di una commedia teatrale, una di quelle dove ognuno è innamorato della persona sbagliata.
Come in Sogno di una Notte di Mezza Estate, tanto per capirci.
 
 
-          Se volete posso unire i tavoli – propose – così potrete passare un’allegra serata tra coppiette!
 
 
Eccola, quella fu la frase che fece traboccare il vaso.
Serata tra coppiette.
Harry si alzò di scatto scostando la sedia dal tavolo che per un attimo dondolò pericolosamente ma Niall la fermo in tempo prima che cadesse.
 
 
-          Ecco, lo sapevo! – esclamò puntando un dito accusatore prima su di me e poi su di Zayn – voi due formate una coppia e non mi avete detto niente!
-          Harry, calmati adesso! – intervenne Brianna tanto per seminare zizzania – Natalie e Zayn stanno insieme. E allora? A te cosa cambia?
 
 
Harry non rispose, si limitò a guardare la sua futura sposa con espressione inebetita.
Capii che era il momento di intervenire e cautamente mi alzai a mia volta.
 
 
-          Se posso permettermi, io e Zayn non siamo affatto una coppia, non stiamo insieme. Siamo solo amici.
 
 
Solitamente quando un uomo o una donna diceva “siamo solo amici” , in realtà era tutto il contrario.
Ma non in quel caso …
Ormai avevo capito che qualsiasi cosa provassi per Zayn non era paragonabile ai miei sentimenti per Harry.
Era un ragazzo fantastico e mi piaceva, mi piaceva davvero tantissimo, ma se rivederlo quella sera, dopo il nostro bacio, non mi aveva fatto provare nessun tipo di emozione, né le farfalle nello stomaco, né il batticuore, allora era meglio lasciar perdere tutto.
Era inutile dare inizio ad un relazione, soprattutto in quel momento.
Guardai Zayn che mi osservava attento, ancora compostamente seduto al suo posto.
Gli volevo un bene dell’anima, forse ne ero anche un pochino innamorata, ma non potevo prenderlo in giro.
Io amavo Harry, il mio cuore apparteneva a lui.
Per un attimo guardai Brianna: lei gli stava facendo del male e io ancora non avevo trovato il coraggio di dire tutta la verità.
Harry intanto si era avvicina nato al nostro tavolo e puntando le mani sulla tovaglia di lino passava lo sguardo da me a Zayn ad una velocità impressionante.
 
 
-          Okay, mettiamo il caso che non stiate insieme – continuò imperterrito – questo vuol dire che vi state solo frequentando, altrimenti perché stareste qui?
-          Perché siamo amici, quante volte te lo dovrò ripetere prima che tu capisca? – esclamai roteando gli occhi verso l’altro.
-          Certo che per essere solo amici passate davvero parecchio tempo insieme … - osservò guardingo. Eccolo, ci mancava solo Harry in versione Hercule Poirot!
-          Styles, mi spieghi una volta per tutte qual è il tuo problema?
 
 
Adesso anche Zayn era intervenuto ma non in veste di paciere, anzi, al momento sembrava il più arrabbiato.
Si alzò in piedi e fronteggiò Harry.
“Fai che non si picchino, ti prego, qualsiasi cosa ma fai che non si picchino” pensai io incrociando le dita.
 
 
 
-          Natalie è la tua migliore amica ma questo non ti da il diritto di scegliere chi deve o chi non deve frequentare!
-          Ah si? Lo pensi davvero Malik? – gli ringhiò Harry in faccia – io invece penso di aver qualche diritto visto che conosco da sempre sia lei che te. Non siete fatti per stare insieme!
 
 
Mamma mia quanto ero cocciuto quel ragazzo!
Come potevo fargli capire che io e Zayn NON stavamo insieme?
Sbuffai sonoramente stufa di dover ripetere sempre le stesse cose e solo allora mi accorsi che tutti i clienti seduti agli altri tavoli ci stavano fissando.
In effetti dall’esterno la faccenda doveva essere abbastanza interessante: due uomini che litigavano per la stessa ragazza, la futura moglie di uno dei due che osservava la scena imbronciata e il proprietario del ristorante che si godeva il tutto come se stesse al cinema, gli mancava solo una bella ciotola di pop corn.
Mi vergognai nel rendermi conto di essere il motivo di tanta attenzione da parte di tutti, stavo quasi per proporre ai due litiganti di uscire fuori per non disturbare quando, in fondo alla sala, vidi un testa biondo cenere vagamente familiare.
No, non poteva essere …
In realtà le teste erano tre: due castane e una bionda in mezzo, tutte con i visi nascosti dietro i menù messi su a mo’ di barriera difensiva.
No, non ci potevo credere …
Mentre quei due continuavano a litigare, io mi avvicinai alle suddette testoline.
“Mantieni la calma Nat, ci manca solo che anche tu ti metta a fare casino! Mantieni la calma!”
 
 
-          Liam, Valerie, Louis … che accidentaccio state facendo qui? – strillai.
 
 
La mia migliore amica e due dei più cari amici di Harry, furono presi con le mani nel sacco.
Se ne stavano tutti e tre stretti stretti al loro tavolo facendosi piccoli per non essere visti ma a quanto pare non erano riusciti nel loro intento.
Valerie fu la prima a sbarazzarsi del menù dietro la quale si nascondeva per rivolgermi un sorrisetto tirato.
 
 
-          Natalie! Anche tu qui? – esclamò fingendosi sorpresa – non avevo capito che sareste venuti proprio in questo ristorante!
-          Neanche noi – accorse Liam in suo aiuto dopo essersi scambiato una veloce occhiata con il suo amico Louis – pensavamo andaste da …
-          … da Harvey’s! – concluse l’altro ragazzo al posto suo.
-          Certo, come no! Da Harvey’s cucinano gli hamburger più disgustosi dell’orbe terracqueo e ha rischiato di chiudere ben tre volte a causa della visita di un ispettore d’igiene – replicai infuriandomi – pensavate veramente che saremmo andati in un posto del genere? Fatela finita, lo so che siete venuti qui solo per spiarci!
-          Infatti si Louis, sei proprio scemo! – esclamò Liam dando un colpetto dietro la nuca dell’amico – non ti veniva in mente nessun altro posto?
-          Natalie mi ha messo in soggezione, va bene? – replicò il povero Louis indignato facendo cenno verso di me – guarda che espressione furente!
 
 
In effetti, in quel momento dovevo avere gli occhi fuori dalle orbite e le narici dilatate come quelle di un dragone sputa fuoco.
 
 
-          Comunque non siamo venuti qui per spiarvi – si intromise di nuovo Valerie data l’inettitudine degli altri due – volevamo solo mangiare del buon roast beef e passare a fare un saluto a Niall!
-          Val, credi davvero che io sia così stupida? – sbuffai alzando gli occhi al cielo – perché non ammettete e basta che siete venuti qui per spiarci?
-          Ma non è così!
-          Si invece.
-          No invece.
-          Si.
-          No.
-          Ti dico di si!
-          Ti dico di no!
-          Ehi, che succede qui? – intervenne Niall arrivando verso di noi tutto trafelato – non starete litigando anche voi? Avete scambiato il mio ristorante per un fight club?
 
 
Ormai la situazione stava degenerando a vista d’occhio.
Mentre Zayn e Harry dal lato opposto della grande sala continuavano a battibeccare, io stavo strepitando contro quei tre spioni bugiardi.
Ormai tutti i clienti avevano posato nel piatto forchetta e coltello per dedicarsi interamente alla visione di quello spettacolino improvvisato.
Se prima trovava la situazione abbastanza divertente, adesso Niall era davvero disperato.
 
 
-          Io e Natalie non usciamo insieme ma anche se fosse non sarebbero affari che ti riguardano! – sentii urlare da lontano.
-          Questo è quello che pensi tu, lei è la mia migliore amica quindi mi riguardano eccome!
 
 
Ormai non ci capivo più niente, mi trovavo davanti a un bivio.
Una parte di me avrebbe preferito rimanere lì a litigare con Valerie solo per non essere coinvolta in quello che era un litigio assai più grave.
Dopotutto, ero io la causa di tutto, era colpa mia se due ragazzi, amici per la pelle da sempre, stavano litigando.
Tornai da loro, mettendo momentaneamente da parte la mia rabbia.
Zayn e Harry non si erano mossi di una virgola, erano rimasti in piedi l’uno davanti all’altro, nello spazio che separava i nostri due tavoli.
Brianna si era alzata in piedi a sua volta e tentava inutilmente di mettere bocca per inserirsi nella conversazione.
Nessuno però le dava retta …
 
 
-          La cosa che mi fa davvero arrabbiare Zayn  è che tu mi abbia mentito! – stava urlando Harry in quel momento – avevi detto che di Natalie non te ne importava assolutamente niente!
-          Io avrei detto così? Non credo proprio, volevo solo dire che non avevo interessi di quel genere …
-          E allora di quale genere, avanti, spiegamelo!
-          Harry, Zayn, per favore, adesso basta! – esclamai mettendomi in mezzo a loro  per dividerli – tutta questa storia non ha senso, state litigando inutilmente per qualcosa che non è mai successo!
 
 
I due ragazzi si azzittirono all’istante ma senza smettere di lanciarsi occhiate furenti.
Dovevo farli calmare, ragionare, se solo avessero provato a parlare con più calma magari si sarebbero finalmente chiariti.
A renderle le cose ancora più complicate però, ci penso Brianna:
 
 
-          Natalie tu dovresti proprio stare zitta! – mi ringhiò in faccia venendomi addosso di peso e spingendomi verso il tavolo alle mie spalle – è tutta colpa tua se adesso ci troviamo in questa situazione. Tua e del tuo essere un’infida troietta senza pudore!
 
 
No, non poteva averlo detto veramente.
Avevo sentito male, non c’era alcun dubbio, Brianna non poteva aver dato a me della troia, proprio lei che aveva visto più uccelli di un ornitologo!
Io, Natalie Jones, avevo mantenuto la pazienza per tanto, troppo, tempo.
Ma era giunto il momento di dire BASTA …
 
 
-          Che cosa hai detto scusa? – sibilai tra i denti avanzando verso di lei e facendola indietreggiare – io sarei una troia? Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!
 
 
In quel momento ero la protagonista indiscussa di quella sceneggiata.
Tutti tacevano, non si sentiva volare una mosca.
Brianna continuò a indietreggiare finché non andò a sbattere contro il suo tavolo.
Pensavo di essere stata abbastanza minacciosa da spaventarla e invece poco dopo la vidi sorridere con arroganza.
 
 
-          Vuoi che lo ripeta? Perfetto: Natalie Jones sei un’infida troie…
 
 
Quella frase non fu mai portata a termine.
Con uno scatto felino mi lanciai verso di lei afferrandola per il collo con entrambe le mani e facendo schiantare entrambe sulla superficie liscia del tavolo.
Non ci vedo più dalla rabbia …
 
 
MI ODIERETE, LO SO, MA IL CAPITOLO FINISCE QUI, O MEGLIO, LA PRIMA PARTE DEL CAPITOLO.
IL FATTO E’ CHE STA VENENDO LUNGHISSIMO E IO VOLEVO PUBBLICARLO OGGI COME REGALO DI NATALE (UN REGALO PIUTTOSTO MISERO, PERDONATEMI!)
COMUNQUE VI DO ANCHE QUALCHE ANTICIPAZIONE: NEL PROSSIMO CAPITOLO NATALIE SI CHIARIRA’ SIA CON HARRY CHE CON ZAYN, MENTRE NEI DUE CAPITOLI A SEGUIRE VERRA’ DESCRITTO IL MATRIMONIO DI HARRY E BRIANNA E FINALMENTE SCOPRIRETE SE NATALIE RIUSCIRA’ A SABOTARLO UNA VOLTA PER TUTTE OPPURE NO.
ANCHE SE QUESTA STORIA NON E’ ANCORA VICINA ALLA FINE, STAVO GIA’ PENSANDO AD UN SEQUEL, O SAREBBE MEGLIO DIRE UNO SPIN-OFF CHE VEDRA’ NIALL COME PROTAGONISTA MASCHILE. CHE NE DITE, COME IDEA VI PIACEREBBE?
IL CAPITOLO PRECEDENTE HA RICEVUTO POCHE RECENSIONI RISPETTO AL SOLITO E QUESTO MI DISPIACE TANTO PERCHE’ VUOL DIRE CHE VI HO DELUSO …
COME REGALO DI NATALE ME LA LASCIATE QUALCHE RECENSIONE IN PIU’?
ADESSO VADO MA PRIMA VI AUGURO TANTI TANTI AUGURI DI BUON NATALE.
SIETE DELLE LETTRICI FANTASTICHE, MI SOSTENETE SEMPRE ANCHE QUANDO SCRIVO CAPITOLI ORRIBILI O MI LASCIO PRENDERE DALLO SCONFORTO.

I WISH YOU A MERRY CHRISTAMAS AND A HAPPY NEW YEAR!!! (anche Natalie, nella foto qui sotto, vi fa tanti auguri!)
CORAGGIO, SONO SICURA CHE QUESTO 2013 SARA’ FANTASTICO!
AH, E TANTI AUGURI ANCHE A TOMMO, NON POSSO CREDERE CHE IL MIO AMORE OGGI COMPIA 21 ANNI!!!!
BACI A TUTTE,
SAM

 

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Capitolo 15
*** Che lo spettacolo abbia inizio! ***


CAPITOLO 15: CHE LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO!
 
 
In fondo non potevo averle fatto così male.
Okay, si, aveva sbattuto la testa sul tavolo abbastanza forte e io avrei potuto evitare di sferrarle un pugno in piena faccia ma sicuramente non mi sarei mai aspettata che avremmo concluso quella serata in un pronto soccorso.
Brianna aveva perso i sensi e adesso io, Harry, Zayn, Valerie, Liam e Louis, ovvero l’intera combriccola, ce ne stavamo seduti immobili in un corridoio deserto in attesa di notizie sulla sua salute.
L’unico a non essere venuto era Niall che di certo non poteva abbandonare di punto in bianco i suoi clienti del ristorante, soprattutto dopo che questi ultimi avevano assistito a quell’insolita tragedia.
Seduta su una scomoda poltroncina di plastica, mi ritrovavo in mezzo a Zayn che mi stringeva la mano così come dall’altro lato stava facendo Valerie.
Sembrava quasi che fossi io in difficoltà, colei che si stava chiedendo se la propria fidanzata si sarebbe ripresa.
E invece no, quella persona era Harry, l’unico ad essere rimasto in piedi senza riuscire a darsi pace.
Camminava avanti e indietro lungo quel corridoio completamente spoglio, avvolto in un bianco candore e che odorava di naftalina.
Teneva lo sguardo fisso sul pavimento di linoleum color verde menta mentre le sue grandi mani erano incrociate dietro la schiena.
Avrei voluto parlargli, fargli capire che in fondo (un pochino) mi dispiaceva di aver mandato la sua futura sposa al pronto soccorso.
Insomma, in realtà non è che mi sentissi così in colpa …
 
 
-          Si può sapere cosa aspetti a dirgli la verità? – mi sussurrò Valerie all’orecchio per fare in modo che solo io la sentissi – il matrimonio è dopodomani, preferisci forse che Harry sposi Brianna per poi essere abbandonato e derubato?
-          Se glielo dicessi probabilmente neanche mi crederebbe – risposi lanciando di soppiatto un’occhiata al mio migliore amico barra uomo della mia vita – preferirei che lo scoprisse da solo, in qualche modo faremo…
 
 
Già, “in qualche modo” …
La verità era che non aveva più nessuna idea per sabotare quel maledetto matrimonio che da ormai due settimane non mi faceva dormire la notte se non vivendo una serie di incubi orribili.
Adesso Harry mi odiava, forse anche Zayn, e io non potevo di certo biasimarli.
Volevo solo che tutto finisse al più presto.
Lasciai la mano di Valerie e poi quella di Zayn che mi rivolse uno sguardo interrogativo vedendomi alzare.
 
-          Puoi venire un momento? – mormorai.
 
 
Lui non rispose, annuì e basta mentre si alzava per seguirmi verso l’uscita del pronto soccorso.
Faceva un freddo cane quella sera, tanto che non appena le porte scorrevoli si aprirono al nostro passaggio fui investita da un vento gelido che mi fece rabbrividire.
Il cavalierismo di Zayn non si fece attendere: subito si sfilò la giacca per poggiarla sulle mie spalle.
Gli rivolsi un sorriso riconoscente ma dentro mi sentivo morire.
Dovevo dirgli tutta la verità, subito, e forse poi avrei avuto il coraggio di affrontare anche Harry.
 
 
-          Zayn, c’è una cosa che ti voglio dire riguardo stasera, anzi, riguardo il nostro rapporto … - feci un respiro profondo, pronta a dilungarmi nel discorso che per circa un quarto d’ora avevo elaborato nella mia mente.
-          È tutto a posto Nat – mi interruppe lui prontamente – credo di aver capito.
-          Cosa?
-          Ho capito quali sono i tuoi sentimenti nei miei confronti e credimi, mi va bene così – mi prese il mento tra le dita per costringermi a guardarlo dritto negli occhi e non appena le mie iridi chiarissime incontrarono le sue, che erano l’esatto opposto, arrossii violentemente – siamo amici. Grandi amici. A me basta questo.
-          Tu … ne sei sicuro? – chiesi incerta continuando a sostenere il suo sguardo seppur con fatica.
-          Assolutamente sicuro – confermò lui annuendo molto lentamente – stasera ho realmente capito quanto tu tenga ad Harry perciò penso sia meglio farmi da parte.
-          Già, ci tengo davvero tanto – sbuffai allontanandomi.
 
 
Camminai per qualche secondo in mezzo al parcheggio del pronto soccorso, che era quasi completamente vuoto.
La luna quella sera era meravigliosa ma stranamente si vedevano pochissime stelle.
Quanto avrei voluto poter volare fin lassù in quel momento, lontana da tutti quei problemi e brutti pensieri.
Se non fosse stato per l’imbroglio di Brianna l’avrei sicuramente lasciata sposare con Harry nonostante le conseguenze che si sarebbero riversate sul mio povero cuore infranto.
Sarei tornata a New York, insieme a Valerie, avrei ricominciato a lavorare per il New York Times, che sicuramente a breve mi avrebbe licenziato visto che avevo allungato le mie ferie di qualche giorno.
Non sarei stata del tutto felice ma più lontano fossi andata più in fretta avrei dimenticato Harry. O forse no …
 
 
-          Dobbiamo dirglielo Nat – la voce di Zayn alle mie spalle, più vicina di quanto pensassi, spezzò il filo dei miei pensieri – dopodomani Harry sposerà Brianna e si farà incastrare se non lo fermiamo in tempo.
 
 
Mi girai verso di lui, lentamente, per guadagnare tempo e pensare.
Poi, nell’istante stesso in cui incrociai il suo sguardo, mi venne in mente un’idea geniale. Come avevo fatto a non pensarci prima?
 
 
-          Zayn, ce l’ho, finalmente ce l’ho! – esclamai sorridendo raggiante.
-          Davvero? Fichissimo! – esclamò lui fingendosi entusiasta – aspetta … cos’è che hai esattamente?
-          Il modo per sabotare il matrimonio Styles-Smith! – risposi  alzando il pugno in aria con espressione trionfante – non diremo niente ad Harry, scoprirà tutto da solo, però possiamo fare in modo che si sposi … per finta!
-          Per finta? – ripetè Zayn confuso – in che senso?
 
 
Continuando a sorridere lo presi sottobraccio per accompagnarlo insieme a me in una passeggiatina al chiaro di luna.
 
 
-          Apprezzerai sicuramente il mio piano, lascia che ti spieghi tutto …
 
 
 
DUE GIORNI DOPO
 
 
-          Allora ragazzi, il piano è chiaro, avete capito tutto?
-          Io non sono sicuro di volerlo fare – borbottò Louis guardandosi allo specchio con evidente disagio – sono … sono … ridicolo!
-          Lo so, mi dispiace tanto ma non potevamo coinvolgere nessun altro – risposi dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla – è una questione delicata e doveva farlo per forza uno di noi. E comunque stai benissimo!
-          Ma Harry non si insospettirà non vedendo Louis? – intervenne Liam che tra tutti noi era sicuramente il più agitato – è uno dei testimoni!
-          Gli diremo che si è sentito male poco prima di entrare in chiesa – sentenziai.
-          Per me è davvero un’idea geniale – commentò Valerie che, da quando le aveva spiegato il mio piano geniale, non faceva altro che guardarmi con ammirazione.
-          Io ho fame – disse invece Niall anche se non c’entrava assolutamente nulla – quand’è che si mangia?
-          Horan, per l’amor del cielo! – esclamò Zayn alzando gli occhi al cielo – è più importante salvare il tuo migliore amico o mangiare?
-          Mangi… ehm, salvare il mio migliore amico naturalmente!
-          Bene, allora zitto e attieniti al piano.
-          Filerà tutto liscio ragazzi – li rassicurai - vedrete che ce la faremo!
 
 
Non potevamo fallire, il mio piano ingegnoso era stato organizzato nei più minimi dettagli.
Non ero mai stata una ragazza molto religiosa, tantomeno una gran frequentatrice di chiesa, ma sapevo che un matrimonio non era valido se non celebrato da un vero prete.
E … beh, Louis Tomlinson non lo era sicuramente!
Proprio per questo quella mattina, praticamente all’alba, ci eravamo intrufolati nella cattedrale di Holmes Chapel in cerca del Reverendo Carlson, colui che avrebbe dovuto celebrare le nozze.
Forse legarlo ad una sedia e imbavagliarlo erano state mosse un po’ troppo avventate ma quella parte del piano era stata un’idea di Louis.
Proprio per questo l’avevamo scelto: barba finta, tonaca da sacerdote e un buffo cappello a punta che probabilmente non c’entrava niente con quel tipo di cerimonia ma che almeno sarebbe servito a camuffarlo per benino in modo che nessuno lo riconoscesse.
Louis avrebbe celebrato la cerimonia che però non sarebbe stata valida, ergo, non essendo davvero sposata con Harry Brianna non avrebbe mai potuto accedere ai suoi beni, dopodiché, la verità in qualche modo sarebbe venuta a galla.
Ero molto orgogliosa di me stessa, alla fine ce l’avevo fatto, avevo silenziosamente sabotato quel matrimonio ma la parte più bella doveva ancora venire.
Al ricevimento ci saremo divertiti parecchio!
 
 
-          Non trovate che questa tonaca mi ingrassi? – chiese Louis preoccupato passando le mani sul tessuto chiaro della lunga veste che gli arrivava fino ai piedi – e poi questa barba finta mi prude da morire!
-          Resisti, ti prego – lo supplicai sistemandogli meglio il copricapo che pendeva tutto da una parte – la cerimonia non sarà molto lunga. Hai ripassato bene la parte?
-          Ehm si … - Louis si schiarì la voce con un colpetto di tosse, poi spalancò le braccia con i palmi delle mani rivolti verso l’alto – oggi siamo qui riuniti per celebrare la sacra unione in matrimonio di …
-          Va bene, perfetto – lo interruppi con fare sbrigativo – conservalo per dopo! Adesso io devo andare, in qualità di damigella ho il dovere di aiutare Brianna ad indossare il suo vestito da sposa, sempre che riesca ad entrarci …
 
Scoppiai in una risatina malvagia, al che tutti mi osservarono con aria preoccupata, tranne Valerie che si sfregava le mani soddisfatta pronta a farsi quattro risate una volta che Brianna avrebbe fatto il suo “trionfale” ingresso lungo la navata della cattedrale.
Uscii dalla sala della vestizione (perlomeno io chiamavo così quella specie di “spogliatoio per preti”) e raggiunsi la piccola stanzetta circolare dove si trovava la sposa.
In piedi sopra ad un piedistallo, Brianna stava aspettando che la sarta tirasse l’abito fuori dalla fodera di plastica. Dovetti trattenere una risatina quando mi accorsi che aveva ancora la fronte mezza bendata per colpa di quel piccolo incidente avvenuto nel ristorante di Niall.
Nella stanzetta ad aiutarla c’erano anche le altre due damigelle: Erica Dexter e Mallory Smith, cugina di Brianna.
Era la prima volta che la incontravo e, anche se ci avevo scambiato si e no due parole, potevo affermare che l’antipatia era proprio una caratteristica genetica della famiglia Smith.
 
 
-          Oh Natalie, eccoti qui, ma dov’eri finita? – domandò Brianna fulminandomi con lo sguardo. Nonostante il nostro litigio, aveva promesso ad Harry (che da allora non mi aveva più parlato) che sarebbe stata clemente con me pur di non rovinare quel giorno così importante – e non sei ancora vestita! Mallory, dai a Natalie il suo abito da damigella. Subito!
 
 
In men che non si dica, la cugina della strega si precipitò a porgermi un enorme scatola rettangolare.
Senza dire un parola, corsi dietro al paravento per cambiarmi nascondendo accuratamente un piccolo ghigno.
I vestiti da damigella di Erica e Mallory erano uguali e orribili: color pesca, lunghi e ingombranti, maniche a palloncino e soprattutto abbinati a due orribili cappelli di paia decorati da fiori finiti e con un nastro di raso da legare sotto al mento.
Per fortuna che avevo chiesto alle commesse dell’atelier di apportare qualche piccola modifica al mio abito, altrimenti sarei stata davvero ridicola.
 
 
-          Quello cos’è? – strillò Brianna vedendomi apparire con indosso un abito lungo e rosso.
-          Oh, devono aver fatto un errore all’atelier – osservai con aria innocente – ma ormai temo che sia troppo tardi per rimediare …
-          No, no, no! – urlò la sposa in preda ad una crisi isterica. Scese dal suo piedistallo, ancora in mutande e reggiseno di pizzo bianco, ed esaminò da vicino il mio vestito sgargiante – è un disastro, una catastrofe! Come faremo?
-          Non credo che sia poi tanto grave – tentai di tranquillizzarla facendo qualche giravolta davanti allo specchio per osservarmi meglio -penseranno che ho un vestito diverso dalle altre perché sono la damigella d’onore!
 
 
Brianna però sembrava tutt’altro che convinta.
Mi guardò negli occhi per qualche secondo, con espressione indecifrabile, come se stesse cercando di mettermi in soggezione inducendomi a confessare.
Io però sostenni il suo sguardo fingendo di non capire e rivolgendole a mia volta un paio di dolci occhioni da cucciolo indifeso.
 
 
-          Eh va bene, tanto non c’è tempo per cambiarlo! – si arrese in fine per poi tornare in cima al piedistallo – e tu sbrigati! – aggiunse poi rivolta alla sarta.
 
 
La poverina accorse subito inchinandosi ai piedi di Brianna per aiutarla ad indossare l’abito.
In un primo momento, la morbida seta color avorio scivolò dolcemente lungo il suo corpo snello ma una volta giunto in prossimità dei fianchi si bloccò.
La sarta diede un paio di strattoni ma niente, l’abito era troppo stretto.
 
 
-          L’avevo detto che stava ingrassando – sentii sussurrare ad Erica Dexter.
 
 
Dal canto mio, dovetti mordermi la mano per evitare di scoppiare a ridere.
 
 
-          Non può essere, non può essere! – stava strillando Brianna sul punto di scoppiare a piangere – l’ho provato due settimane fa e mi stava perfetto!
-          Temo che dovrò scucirlo un po’ qui, all’altezza dei fianchi – disse la sarta prendendo un paio di forbicine.
 
 
Zac, zac, zac!
I fili saltarono via e finalmente l’abito tornò a scorrere in su fino a quando non fu perfettamente a posto anche se non più attillato come la sposa avrebbe voluto.
 
 
-          Lei è più bella di me! – strillò Brianna indicandomi – non dovrebbe essere così, sono io la sposa, tutti dovrebbero guardare me!
 
 
Il suo viso era paonazzo e un paio di lacrime di frustrazione rischiarono di rovinarle anche il trucco.
Cominciò a battere i piedi per terra e a tirarsi i capelli rossi perfettamente acconciati, sembrava proprio una bambina che faceva i capricci.
 
 
-          Oh, avanti signorina Smith! – la rimproverò la sarta mollandole un paio di schiaffoni in faccia per farla riprendere – non è proprio il caso di fare certe scene! Tra pochi minuti l’orchestra inizierà a suonare la marcia nuziale e lei dovrà camminare fino all’altare fingendosi incredibilmente felice e commossa!
-          Sei bellissima lo stesso – la rassicurò Mallory avvicinandosi cautamente per paura di essere travolta da quella furia dai capelli rossi – la più bella di tutte, così come è sempre stato!
-          Si, si, infatti – intervenne Erica Dexter prendendo Brianna per le spalle e facendola girare verso il grande specchio – ma guardati, sei un raggio di sole!
-          No! Sembro un Barbapapà! Guardami, sono informe!
-          Oh, ma i Barbapapà sono tenerissimi! –esclamò Erica illuminandosi.
 
 
Brianna la osservò sconcertata come se per la prima volta si stesse rendendo conto di quanto fosse stupida la sua amica.
 
 
-          Basta, non voglio più pensarci – disse poi asciugandosi accuratamente le lacrime attenta a non sbafare il trucco – mi sto stressando troppo, andiamo e basta!
 
 
Si infilò velocemente un paio di tacchi di raso bianco ai piedi, poi uscì dalla saletta camminando goffamente ma a passo spedito.
Io afferrai al volo il mio bouquet di begonie e mi affrettai a seguirla seguita da Erica e Mallory.
Sapevo che Brianna non era emozionata, in fondo per lei quella era tutta una messinscena, un modo per avere libero accesso al conto bancario di Harry.
Io invece, non stavo più nella pelle.
Uscimmo all’aperto, faceva abbastanza caldo e in cielo non si vedeva una nuvola.
Brianna camminava sgraziatamente, con i capelli tutti arruffati, gli occhi arrossati dal pianto isterico e il vestito da sposa completamente sciupato.
Si era perfino dimenticata di indossare il velo ma mi vidi bene dal farglielo notare.
 
 
Tan tan ta-tan, tan tan ta-tan …
La marcia nuziale era cominciata e per me, anzi, per noi, era giunto il momento di entrare in scena.
Assunsi un sorriso smagliante, da brava damigella d’onore, e non appena le porte della cattedrale si aprirono, il nostro quartetto fece il proprio ingresso.
Tenevo gli occhi fissi sull’altare, dove Harry aspettava la sua sposa.
Non sembrava emozionato né particolarmente felice. Solo … nervoso.
Qualche ripensamento Styles?
Evitai accuratamente di guardare verso il falso pastore, ovvero Louis, altrimenti non sarei mai riuscita a frenare le risate.
Una volta giunte all’altare, io, Erica e Mallory ci facemmo da parte mentre Brianna raggiungeva il suo promesso sposo.
La vidi sbiancare leggermente quando alzò lo sguardo verso il “Reverendo Carlson”.
Che si fosse accorta dell’inganno?
No, probabilmente la sua coscienza la stava torturando dato che, di lì a poco, avrebbe giurato davanti a Dio di voler sposare un uomo che in realtà non amava e che presto avrebbe pugnalato alle spalle.
Incrociai le dita dietro la schiena augurandomi che filasse tutto liscio.
 
 
-          Siamo oggi qui riuniti per unire nel sacro vincolo del matrimonio …
 
 
Oddio, non potevo farcela!
Louis parlava con una profonda voce da baritono che non gli si addiceva affatto pur di non farsi riconoscere. Il mio corpo era in preda alle convulsioni per via di quelle risate che a stento riuscivo ancora a trattenere.
Vederlo lì, su quell’altare, con la barba finta che copriva il suo visetto angelico e la voce completamente storpiata, era la scena più divertente a cui avessi mai assistito.
Mi girai per cercare i miei amici e li trovai seduti qualche fila più indietro, Liam e Valerie che si trattenevano l’un l’altro per impedirsi di sghignazzare sguaiatamente, Niall e Zayn inginocchiati a terra fingendo di pregare.
Basta, non ce la potevo fare!
Cominciai a tossicchiare per nascondere una serie di risatine facendo girare verso di me sia le damigelle che la sposa.
In un’altra situazione Brianna avrebbe sicuramente afferrato il candelabro che stava sull’altare in marmo e me l’avrebbe dato in testa con tutta la forza che aveva.
Fortuna che non poteva farlo, anche perché automaticamente Harry, vedendola girarsi nella mia direzione, afferrò la sua mano proprio come se volesse trattenerla dal farmi del male.
Cercai di ricompormi ma era quasi impossibile.
 
 
-          Vuoi tu, Harry Edward Styles, prendere la qui presente Brianna… Brianna Smith come tua legittima .. legittima …
 
 
Ecco, sapevo che a quel punto Louis si sarebbe impicciato, non si ricordava mai se doveva dire sposa o moglie!
 
-          Insomma, hai capito, lo vuoi o no? – chiese ad Harry con tono burbero.
-          Ehm … si, lo voglio … - rispose quest’ultimo con aria leggermente confusa. Continuava ad osservare Louis con un espressione che sembrava dire “io questo l’ho già visto da qualche parte …”
-          E vuoi tu Brianna … Brianna …
 
 
E non si ricordava neanche il suo secondo nome, c’era da aspettarselo!
 
 
-          Vuoi tu Brianna eccetera eccetera Smith prendere il qui presente Harry Edward Styles come tuo legittimo … legittimo coso?
-          Si, lo voglio! – rispose prontamente la sposa senza badare troppo alle sue parole.
-          Bene, con i poteri a me conferitomi vi dichiaro marito e moglie!
-          Scusi Reverendo – chiese Harry timidamente – ma prima non dovremmo scambiarci anelli e promesse?
-          Cosa? Ah, si si … vabbè lo potete fare anche dopo! Adesso bacia la sposa e andate in pace!
 
 
Harry rimase a guardarlo sconcertato, senza parole, almeno fino a quando Brianna non lo afferrò per la collottola attirandolo a se per stampargli un pudico bacio sulle labbra.
Quando si staccò la vidi sorridere trionfante e godei tantissimo nel pensare che non era affatto riuscita nel suo intento al contrario di quanto pensasse.
Nonostante la cerimonia avesse lasciato un po’ a desiderare ( e di questo avrei parlato più tardi con il signorino Tomlinson) il più era stato fatto.
Adesso potevamo rilassarci e goderci quel disastroso ricevimento a cui di lì a poco avremmo partecipato.
Mi dispiace tanto Brianna ma temo proprio di averti battuto una volta per tutte!
 
 
PRIMA DI DIRVI QUALSIASI ALTRA COSA, GUARDATE QUESTA IMMAGINE:

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E’ ESATTAMENTE L’ESPRESSIONE CHE CERCAVO IN NATALIE (ALIAS EMILIE NERENG), COSI’ PERFIDA E … COSPIRATRICE!
SO CHE QUESTO DOVEVA ESSERE LA SECONDA PARTE DELL’ALTRO CAPITOLO (E QUINDI CHIAMARSI: COME UNA COMMEDIA SHAKESPERIANA PARTE SECONDA) MA POI HO CAMBIATO IDEA PERCHE’ ERO TROPPO IMPAZIENTE DI COMINCIARE A SCRIVERE DEL MATRIMONIO. IN QUESTO CAPITOLO VI HO FORNITO SOLO UN PICCOLO ASSAGGIO INFATTI IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE.
SE RICEVERO’ UN CERTO NUMERO DI RECENSIONI CERCHERO’ DI AGGIORNARE IL PRIMA POSSIBILE.
ORA MI DILEGUO, VI MANDO TANTI BACI!
SAM 

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Capitolo 16
*** Un matrimonio da urlo (prima parte) ***


CAPITOLO 16: UN MATRIMONIO DA URLO (PRIMA PARTE)  
 
-          Hai visto Gemma? Te l’avevo detto che sarebbe andato tutto secondo i piani!
 
 
Così come i ragazzi, anche la sorella di Harry aveva deciso di prendere parte al nostro progetto, proprio lei che da più tempo si portava dietro quel fardello, lei che conosceva la verità su Brianna meglio di chiunque altro.
 
 
-          Siete stati bravi, devo ammetterlo – si congratulò la brunetta una volta che prese posto in macchina insieme a me, Valerie, Liam e Louis, che nel frattempo aveva riacquistato la sua vera identità.
-          Mi mancherà vestire i panni del Reverendo Carlson – scherzò il ragazzo toccandosi la mascella liscia e pulita come sempre – spero solo che quella maledetta barba finta non mi abbia causato qualche eritema.
 
 
In effetti, sembrava esserci un piccolo sfogo sulla sua pelle, come tanti pallini rossi, ma non era proprio il caso di farlo allarmare per così poco.
 
 
-          Tranquillo Louis, è tutto a posto – lo assicurai io.
 
 
Liam, seduto davanti al volante, mise in moto l’auto e partimmo in direzione della collina più alta di Holmes Chapel, dove era arroccato un antico castello medievale ormai in rovina.
La vera bellezza di quel posto era un immenso giardino che veniva sempre curato come se ancora appartenesse alla residenza di qualcuno.
Era lì che, tra alti e bassi, si sarebbe svolto il ricevimento.
O forse solo tra “bassi”…
“Sarà un matrimonio da urlo” aveva detto Erica a Brianna poco prima che quest’ultima salisse in macchina insieme al suo non-sposo.
Su questo potevo darle ragione, solo che le uniche urla sarebbero state quelle della sposa!
 
 
Era già mezzogiorno quando arrivammo al vecchio castello.
Ormai ne rimanevano solo le fondamenta in pietra scura, a parte l’ala ovest da dove si estendeva una piccola torre di vedetta.
Da piccoli io e Harry avevamo spesso corso fino in cima alla collina per raggiungere il castello e giocare immaginando di essere il re e la regina di Holmes Chapel.
Come regnanti, avevamo deciso di distribuire annualmente pesanti sacchi di caramelle e cioccolatini a tutti gli abitanti perché, a nostro parere, erano molto più importanti e utili del denaro.
Un giorno poi la mamma mi aveva spiegato che senza soldi le caramelle non si potevano comprare.
E come si fa ad avere tanti, tanti soldi mamma?” le avevo chiesto io ingenuamente.
Studiando tanto e lavorando sodo tesoro mio” aveva risposto lei.
A quei tempi però si era dimenticata di dirmi “oppure potresti fingere di essere innamorata di un uomo ricco, sposarlo e poi scappare via con i suoi soldi su un’isola tropicale insieme al tuo amante”, esattamente quello che voleva fare Brianna.
Peccato che io avrei rovinato il finale della sua favoletta …
 
 
 
Gli invitati ormai erano tutti arrivati, non mancava altro che mettersi a tavola per godere di quello squisito banchetto nuziale.
Un tabellone indicava la posizione dei tavoli e il posto assegnato ad ogni singolo invitato.
Non rimasi sorpresa nell’apprendere che Brianna aveva deciso di isolare me e Valerie nel tavolo più lontano e remoto insieme ad un gruppo di vecchietti sordi e brontoloni.
Alla mia destra per esempio, c’era l’anziano zio Patrick, un lontano parente di Harry che avevo già avuto la sfortuna di conoscere qualche anno prima.
Perché sfortuna?
Semplice: una volta, durante un pranzo a casa Styles, la dentiera di zio Patrick era volata via a causa di un colpo di tosse finendo dritta nel mio piatto di insalata.
Una scena esilarante per tutti ma non per me che ero quasi svenuta dal troppo disgusto!
 
 
-          Ah! Natasha! Ma guarda come ti sei fatta grande – urlò zio Patrick direttamente nel mio orecchio con la sua voce gracchiante – pensa che non ti avrei mai riconosciuta se Anne non mi avesse detto che eri proprio tu!
-          È un piacere rivederti zio Patrick – risposi io massaggiandomi l’orecchio stordito – comunque mi chiamo Natalie, non Natasha.
-          Myrtle, hai visto chi c’è? Natasha!– proseguì lui ignorandomi e rivolgendosi invece all’anziana moglie completamente sorda – ti ricordi quando era una palla di lardo?
-          Cosa hai detto caro? – la vecchia Myrtle si protese in avanti con aria confusa – balla come un petardo?
-          No, ho detto … ti ricordi quando era una palla di lardo? – urlò nuovamente zio Patrick con tutto il fiato che aveva in gola.
 
 
La maggior parte degli invitati si girò a guardare nella nostra direzione, compresi i due novelli non-sposini.
Harry per un attimo mi guardò e sorrise, poi all’improvviso si ricordò di essere ancora arrabbiato con me e subito voltò la testa dall’altra parte.
Ci mancava solo lui che mi teneva il broncio. Stare con quei vecchi strambi non era abbastanza come punizione?
 
 
Durante il banchetto filò tutto liscio. Avevamo deciso di non sabotare quella determinata parte del ricevimento per paura di avvelenare gli invitati ed era stata un’ottima idea date le precarie condizioni di salute di quegli “adorabili” vecchietti seduti al nostro tavolo.
Il bello cominciava adesso …
Ci alzammo tutti da tavola, chi per chiacchierare con qualche amico scorto da lontano, chi per andare a congratularsi direttamente con gli sposi.
Per quanto mi riguardava, il mio obbiettivo era solo uno: Harry.
Dovetti alzare con le mani la gonna del mio lungo abito rosso mentre attraversavo il guardino per raggiungerlo.
In quel momento stava parlando con Louis, sembrava essere davvero preoccupato per il suo amico il che non era poi così strano dato che gli avevamo raccontato che aveva avuto un attacco di cacarella proprio qualche minuto prima di entrare in chiesa.
 
 
-          Sto bene Harry, sul serio – sentii dire a Louis quando fui abbastanza vicina da origliare – deve essere stato il pollo di ieri sera, sai, lo ha cucinato Zayn e come ben sappiamo non è proprio il mago dei fornelli.
-          Okay, comunque se hai voglia di tornare a casa a riposarti non farti problemi – gli rispose Harry dandogli una forte pacca sulla spalla – ci saresti dovuto essere in chiesa, il Reverendo Carlson è proprio un tipo buffo e poi … ti assomiglia vagamente, avete gli stessi occhi!
-          Oh, chi lo sa, magari siamo imparentati! – Louis, pur di sfuggire a quella situazione, mi mise in ballo – ma guarda, c’è Natalie! Meglio che vi lasci da soli!
 
 
Detto questo, Louis si dileguò alla velocità della luce prima che Harry cercasse di approfondire i suoi possibili legami di parentela con il Reverendo Carlson.
Quanto a me, per un po’ mi tenni a distanza dal mio migliore amico, come se aspettassi il suo permesso per avvicinarmi.
Vederlo con indosso quell’abito scuro così elegante, la cravatta rossa e una rosa bianca nel taschino della giacca, quasi mi fece venire le lacrime agli occhi.
Troppa perfezione era sprecata per Brianna e ora più che mai mi convincevo di aver agito nel modo giusto.
Harry si portò una mano tra i folti capelli ricci con fare nervoso, poi fece qualche passo verso di me.
 
 
-          Natalie – fu il suo saluto piuttosto freddo
-          Harry – risposi io a tono
 
 
Stavamo l’uno davanti all’altra, con lo sguardo fisso sul terreno erboso dove si poggiavano i nostri piedi.
Nessuno dei due parlava, anzi, aspettava che fosse l’altro a fare la prima mossa.
Era proprio vero che certe cose non cambiano mai, agivamo così anche quando da piccoli litigavamo per chi dovesse giocare con il camion dei pompieri, o come da adolescenti bisticciavamo sempre perché io preferivo i Rolling Stones e lui i Beatles.
 
 
-          Coraggio Harry, non vorrai tenermi il broncio anche oggi! – sbottai stanca e spazientita da quella situazione ridicola – sono la tua migliore amica, nonché damigella d’onore della tua …
 
 
Momento di panico. Brianna non era la sua sposa ma lui pensava di si, come e quando avrei dovuto dirglielo? Purtroppo non avevo ancora avuto il tempo di pensare a quella parte del piano.
 
 
-          Della mia sposa? – suggerì Harr dato che io mi ero bloccata a metà frase.
-          Ehm, si, esatto. Della tua sposa …
 
 
Seguì un altro lungo silenzio imbarazzante.
Adesso toccava a lui parlare, mi ero già scusata abbastanza ed ero stufa di farlo.
Quando alzai lo sguardo verso di Harry notai che a sua volta lui mi stava quadrando da capo a piedi.
 
 
-          Bèh? Che c’è?
-          Come mai il tuo vestito è diverso da quello delle altre damigelle?
-          E’ stato fatto un errore all’atelier – risposi rimanendo sul vago – perché, non ti piace? – chiesi poi facendo una giravolta su me stessa in modo che potesse ammirare il mio vestito rosso in tutto il suo splendore.
-          Si, certo che mi piaci … cioè, volevo dire – Harry diventò paonazzo e abbassò subitolo sguardo imbarazzato – che mi piace, il vestito intendo – alzò di nuovo lo sguardo verso di me, e nonostante le sue guance fossero ancora rosse tanto quanto lo erano diventate le mie, ebbe il coraggio di guardarmi dritto negli occhi – sei bellissima Natalie.
-          Anche tu sei bellissimo Harry – mormorai sentendomi un groppo in gola.
 
 
Mi veniva da piangere, avevo paura di aver combinato un enorme casino.
Volevo impedire che Harry sposasse Brianna ma forse quella messa in scena non era stata altro che una presa in giro nei suoi confronti.
Perché non raccontargli la verità e basta?
Lui come era dolcissimo, un vero angelo, e invece io non facevo altro che agire alle sue spalle.
 
 
-          Quindi … pace fatta? – azzardai incerta porgendo la mano ad Harry.
 
 
Lui per un attimo mi osservò con diffidenza ed ebbi davvero paura che fosse ancora troppo arrabbiato con me.
Poi un sorriso si allargò sulle sue labbra, afferrò la mia mano non per stringerla ma per attirarmi a se facendomi finire dritta tra le sue braccia, lì dove avevo sempre desiderato stare.
 
 
-          Pace fatta – mi sussurrò all’orecchio (e dal tremolio della sua voce avrei potuto giurare che fosse commosso) – non importa cosa succederà, tu sarai sempre la mia dolce e piccola Natalie.
-          Oh Harry …
 
 
Perché?
Perché doveva sempre farmi quell’effetto?
Ogni sua parola, ogni suo gesto e ogni suo sorriso mi facevano innamorare di lui ogni volta.
Ma non potevo illudermi che ricambiasse …
In fondo di fronte a quell’altare, seppur davanti ad un finto sacerdote, lo avevo chiaramente sentito pronunciare un “si”.
Lui voleva davvero sposare Brianna, lo aveva dimostrato proprio fino alla fine.
Probabilmente avrebbe anche sofferto scoprendo che lei in realtà non ricambiava affatto ma era giusto che sapesse la verità.
Era forte, gli sarebbe passata. E poi chissà quante altre ragazze avrebbero fatto la fila per far breccia nel suo cuore.
Quella a stare male alla fine sarei stata sempre e solo io.
Ci sciogliemmo dall’abbraccio solo quando sentimmo una voce maschile parlare attraverso un microfono.
All’istante entrambi ci girammo verso il palco che era stato allestito sotto ad un grande gazebo, proprio nel bel mezzo del grande giardino.
Un uomo piuttosto buffo  anche un po’ inquietante, vestito i nero dalla testa ai piedi, se ne stava in piedi con la sua chitarra in attesa di ricevere più attenzione da parte del pubblico.
Oh.
Mio.
Dio.
Il cantante macabro!
Mi ero completamente dimenticata che Valerie e i ragazzi lo avessero assunto per cantare al matrimonio!
 
 
-          E quello chi cavolo è? – chiese Harry la cui espressione era divertita e confusa al tempo stesso.
-          Ah boh, non lo so – mentii incrociando le dita dietro alla schiena – sarà il cantante che Brianna ha scelto personalmente per questa occasione …
 
 
In realtà la mia arci nemica non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo infatti era accorsa ai piedi del palco inorridita, probabilmente chiedendosi che fine avesse fatto il complesso di musica jazz che aveva richiesto qualche settimana prima.
Il cantante macabro si sfilò dalla testa la sua bombetta nera e la lanciò in mezzo alla folla con fare da grande rock star, solo che nessuno si accapigliò per afferrarla, anzi, il pubblico si divise in due come il mar Rosso.
Mi avvicinai al palco per godermi la scena insieme a Valerie e i ragazzi che a stento trattenevano le risate.
Harry invece raggiunse Brianna nel tentativo di farla calmare ma quest’ultima sembrava davvero sul punto di avere una crisi di nervi.
 
 
-          Ci sarà da divertirsi – mormorò Valerie con un sorriso furbetto dipinto sul suo visino da volpe – questo è il momento che ho aspettato con più impazienza da quando abbiamo dato inizio alla nostra missione di sabotaggio!
 
 
Neanche finì di parlare che il cantante macabro prese di nuovo in mano il microfono.
Visto così da vicino faceva perfino più paura: bianco e pallido come un cadavere, occhi arrossati e cerchiati da uno spesso strato di matita nera.
 
 
-          Salve a tutti, per chi non mi conoscesse – (e chi mai avrebbe potuto conoscere un individuo del genere?) – io sono il cantante macabro – continuò con il suo solito tono apatico - e oggi voglio esibirmi per la prima volta con un brano che ho scritto appositamente per questa occasione. Una canzone dedicata ai nostri novelli sposi!
 
 
Alcuni degli invitati applaudirono senza troppo entusiasmo, altri si guardarono intorno completamente spaesati.
 
 
-         “Sono l’uomo focaccia, mi si legge in faccia. E mi frigge in faccia l’olio della focaccia. Prende colorito la mia faccia mentre il forno cuoce la focaccia. E condisco la focaccia, e condisco la mia faccia. Vendo bene la focaccia poiché ci metto la faccia!”
 
 
Okay, stop, qualcuno lo fermi! Cosa cavolo stava dicendo?
Chiunque in quel momento aveva sospeso qualsiasi attività per concentrare la propria attenzione su quello strambo individuo che cantava canzoni senza senso.
Ero esterrefatta tanto quanto gli altri ma non disperata come Brianna che, con le mani tra i capelli, era appena scoppiata in un pianto isterico.
Neanche Harry si stava più prendendo la briga di consolarla, era troppo … sconvolto!
Non seppi perché si girò verso di me con aria interrogativa come se fossi io la responsabile di tutto.
Gli sorrisi facendo le spallucce e assumendo l’aria più innocente e angelica di cui fossi capace.
Nel frattempo, accanto a me Valerie, Liam, Niall, Louis e Zayn rischiavano di collassate a terra per via delle troppe risate.
 
 
- “Vi cuocio il mio segreto in faccia: odore e sale sulla faccia! Vendete bene quella faccia, vendetela insieme alla focaccia.
Sono l’uomo focaccia…”
 
La canzone finì (per fortuna) e quello che ne seguì fu uno dei silenzi più lunghi e angoscianti di tutta la mia vita, interrotto solo di tanto in tanto dai singhiozzi di Brianna.
 
-         Grazie mille – il cantante cimiteriale fece un piccolo inchino, poi riprese in mano la chitarra pronto a suonare una nuova canzone – il prossimo pezzo si intitola “La morte dell’uomo focaccia”.
-         No! – strillò Brianna correndo verso il palco al limite dell’esasperazione – sparisci chiunque tu sia!
 
Non l’avevo mai vista in quelle condizioni, aveva gli occhi fuori dalle orbite e uno sguardo assassino da far accapponare la pelle.
Perfino il cupo cantautore si spaventò a tal punto da scappare a gambe levate mentre la sposa psicopatica lo rincorreva per tutto il giardino minacciando di fargli causa.
Evidentemente pensava che si fosse clandestinamente imbucato al suo matrimonio, non poteva di certo immaginare che invece era stato assunto con tutte le carte in regola.
 
-         E’ stato pazzesco – esclamò Louis tra una risata e l’altra, costretto a reggersi alla spalla di Liam per non rotolare a terra – la scena più divertente a cui abbia mai assistito!
-         Ah si? Ti saresti dovuto vedere in chiesa allora! – intervenne Niall il cui colorito si confondeva con la tinta del mio vestito – è tutto così assurdo da sembrare irreale, come se fossimo i protagonisti di una commedia demenziale!
-         Si ma stiamo perdendo di vista l’obbiettivo principale – non potei fare a meno di osservare – secondo voi quando dovremmo dire la verità a Harry?
- Ehm, Natalie … - Niall mi lanciò un’occhiata allusiva che io non riuscii a interpretare.
- Cosa c’è? Dico sul serio ragazzi, ci siamo divertiti ma adesso basta, Harry deve sapere che …
- Natalie!
- No, Valerie, non mi interrompere! – sbottai irritata – è giusto che Harry sappia una volta per tutte che …
- Che cosa? – chiese una voce alle mie spalle.
 
Porca miseria. No, non potevo essere stata così stupida da …
Mi girai lentamente, quasi a rallentatore, e come temevo mi ritrovai faccia a faccia con Harry.
Merda.
Stava andando tutto così bene, perché come al solito avevo rovinato tutto?
 
-          Harry, io …
-          Cos’è che dovrei sapere? – insistette lui avvicinandosi – mi state nascondendo qualcosa?
 
Invece di rispondere, mi girai verso gli altri “cospiratori” in cerca di aiuto.
Nessuno di loro però sembrava avere la risposta pronta per sfuggire a quella situazione.
Erano ammutoliti di colpo, rigidi come statue, e spostavano continuamente lo sguardo da me a Harry, sembravano spettatori di una partita di tennis.
 
-          Natalie – stavolta il tono di voce del mio migliore amico fu così duro che quasi mi sembrò di essere stata colpita proprio in pieno petto, all’altezza del cuore – dimmi subito ciò che devi o giuro che non ti rivolgerò mai più la parola. Per una volta sii sincera con me …
 
BONSOIR!!!
E BONJOUR NEL CASO LEGGIATE QUESTO CAPITOLO DOMANI.
ALLORA RAGAZZE, MI RENDO CONTO CHE SONO QUASI DUE SETTIMANE CHE NON PUBBLICO E DEVO AMMETTERE DI ESSERE DAVVERO PESSIMA.
P E S S I M A.
NON RIUSCIVO A TROVARE L’ISPIRAZIONE PER SCRIVERE QUESTO CAPITOLO E INFATTI NON SONO RIUSCITA A FINIRLO COME VOLEVO.
DICIAMO CHE ALLA FINE HO DECISO DI INTERROMPERLO PROPRIO SUL PIU’ BELLO.
COMUNQUE SIA, HO GIA’ COMINCIATO A SCRIVERE IL PROSSIMO E DEVO DIRE CHE PER ADESSO SONO PIU’ ISPIRATA, FORSE DOMANI LO FINISCO PURE.
AH!!! AVETE PRESENTE IL CANTANTE MACABRO? L'AVEVO GIA' INSERITO NEL CAPITOLO MA GRAZIE A
Ludo_VasHappeningGirl HO SCOPERTO CHE QUEL TIPO SI E' ESIBITO A ITALIA'S GOT TALENT E DA LI' HO PRESO LA CANZONE "L'UOMO FOCACCIA"HAHAHAHAH
GIA’ CHE SONO QUI NE APPROFFITTO ANCHE PER RINGRAZIARVI DELLE BEN 28 RECENSIONI DELLO SCORSO CAPITOLO.
RAGAZZE, VOI SIETE DAVVERO FANTASTICHE, UNA DELLE PIU’ GRANDI GIOIE DELLA MIA VITA E NON ESAGERO.
INSOMMA, SO DI NON ESSERE UNA SCRITTRICE STRAORDINARIA PERO’ MI PIACE TANTO CREARE STORIE, PERSONAGGI E SITUAZIONI.
SONO MOLTO AFFEZIONATA A QUESTA FF E SAPERE CHE HA AVUTO TANTO SUCCESSO MI RIEMPIE DI GIOIA.
IN CONCLUSIONE, VI CHIEDO PERDONO PER LA TROPPA ATTESA, FORSE PER QUESTO CAPITOLETTO SCHIFOSETTO NON NE E’ NEANCHE VALSA LA PENA MA VI ASSICURO CHE IL PROSSIMO SARA’ PIENO DI SORPRESE.
ADESSO VI LASCIO. ASPETTO I VOSTRI COMMENTI! AH E SE VI INTERESSA HO SCRITTO UNA NUOVA STORIA, "THE ONE WHO SAVES ME", QUI C'E' IL LINK: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1524109&i=1
BACI SAM

 

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Capitolo 17
*** Un matrimonio da urlo (seconda parte) ***


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CAPITOLO 17: UN MATRIMONIO DA URLO (seconda parte)
 
La verità a volte può far davvero male, forse è per questo che spesso si cerca di nasconderla in ogni modo possibile, attraverso bugie, inganni, silenzi …
Purtroppo nel corso della mia vita più volte mi ero ritrovata a dover mentire, che si trattasse della mia famiglia o dei miei amici.
“Sto bene, sul serio”. Quella era stata la menzogna che più volte mi ero sentita ripetere quasi fino allo sfinimento.
Ma non era vero, non lo era mai stato.
Mentivo quando dicevo di stare bene e dentro mi sentivo morire per colpa degli insulti e delle cattiverie che ero costretta a subire ogni giorno.
Mentivo quando nascondevo i miei veri sentimenti dietro un falso sorriso, una facciata per risparmiare ai miei cari altre preoccupazioni.
Avevo mentito perfino a Valerie, più di una volta, quando le avevo detto che ormai per me il giudizio della gente non aveva più alcun peso.
Ma soprattutto, e questo non me lo sarei mai perdonato, avevo mentito ad Harry, nascondendogli una verità spinosa su qualcosa che avrebbe potuto stravolgere la sua intera esistenza.
Adesso però tutti i muri erano crollati: ora lui sapeva.
Quando me lo ero ritrovato davanti, in cerca di tante risposte, la verità era venuta a galla quasi da sola.  Avevo detto tutto, proprio tutto, senza risparmiare il benché minimo dettaglio.
“Brianna non ti ama, ti ha preso in giro per tutto questo tempo, è interessata solo ai tuoi soldi”.
Nessuno vorrebbe mai sentirsi dire certe cose, soprattutto nel giorno del proprio matrimonio …
 
-          Harry, non vorrai crederle vero?
 
Brianna Smith, la ragazza che per tutta la vita aveva rappresentato il mio grande tormento, la mia spina nel fianco, continuava a dichiarare la sua innocenza nonostante le diverse testimonianze.
In mio aiuto prima di ogni altro era accorsa Gemma, colei che aveva sentito con le sue stesse orecchie la conversazione telefonica di Brianna nella quale svelava le sue intenzioni.
 
-          Harry, fratellino, mi dispiace non avertelo detto prima ma davvero non sapevo come fare!
 
La situazione in cui ci trovavamo era davvero critica.
Io, Gemma, Brianna e Harry, c’eravamo improvvisamente trasformati nei protagonisti assoluti di quella messa in scena di cui io ero la regista indiscussa.
Tutti gli altri tacevano, anzi, alcuni bisbigliavano ma non davo loro la minima attenzione.
Gli invitati erano chiusi a cerchio intorno a noi, facendomi sentire come un uccellino ingabbiato, e attendevano trepidanti la prossima battuta di quel copione mai scritto.
Io guardavo in basso, mi sentivo le guancie e le tempie roventi, infuocate, febbricitanti.
Sapevo di essere dalla parte del giusto, era Brianna la “cattiva” della storia, non di certo io. Eppure mi sentivo così … colpevole.
 
-          Harry per l’amor del cielo! Credi davvero che io ti farei mai una cosa del genere? – esclamò la rossa avvicinandosi a suo “marito” e stringendolo per un braccio – preferisci credere a quella … quella … quella biondina ossigenata senza cervello?
-          Ehi, io … - ero già pronta a contestare, forse perfino a dargliele di santa ragione come avevo fatto solo qualche giorno prima ma Harry subito mi arrestò con un gesto della mano.
-          Stai zitta Natalie, non dire e fare niente, hai già causato fin troppi guai – disse con il tono più freddo, addirittura crudele, che gli avessi mai sentito usare e che mi procurò un colpo al cuore fortissimo, così doloroso da farmi salire le lacrime agli occhi – e la stessa cosa vale per te Gemma!
-          Vuoi dire che non ci credi? Ti stai facendo abbindolare da questa stronzetta malefica? – domandò sua sorella puntando un dito accusatore contro Brianna, che a poco a poco si era nuovamente allontanata da Harry guardandosi intorno come in cerca di qualcuno.
-          Voglio solo sapere chi è – fu la risposta di Harry.
-          Chi è chi?
-          Chi è lui – insistette il ragazzo.
 
Non stava più guardando Gemma però, bensì Brianna.
La ragazza continuava a guardarsi intorno disperatamente trovando solo una facciata di sguardi ostili nei suoi confronti.
Harry fece qualche passo verso di lei che subito indietreggiò finché non si ritrovò accerchiata da Zayn e Liam che la costrinsero a fare retromarcia.
Adesso lei e il ragazzo che per tanto tempo aveva ingannato erano faccia a faccia, non aveva più scampo.
 
-          Eh va bene, va bene! – strillò la sposina gettando le armi – vuoi sapere la verità? Bene, eccotela servita!
 
Scansò via Harry con uno spintone e a passo di carica si diresse verso di me fermandosi solo a pochi centimetri dalla mia faccia.
Strabuzzai gli occhi aspettandomi di ricevere uno schiaffone o un pugno sui denti, invece quando li riaprii tutto ciò che vidi fu solo un viso contorto dalla rabbia.
 
-          Tu! Infida troietta che non sei altro! Tu non hai idea di ciò che hai combinato, io ti rovinerò la vita, hai capito? Ti rovinerò la vita!
 
Detto questo tornò verso di Harry, arrancando per colpa del vestito e delle scarpe troppo scomode.
 
-          C’è solo una cosa che posso attribuire a Natalie, ovvero che è comunque più sveglia di te! Ha capito ciò che avevo in mente mentre tu come un babbeo pendevi dalle mie labbra senza sapere che non ti ho mai amato!
 
La maschera di freddezza che fino a quel momento era apparsa sul volto di Harry, parve dissolversi nel nulla non appena la rossa pronunciò tali parole.
Harry era ferito, deluso, arrabbiato … impossibile elencare tutte le emozioni che si potevano leggere sul suo viso in quel momento.
 
-          Ma tanto ho vinto io – continuò Brianna girandosi lentamente su se stessa in modo che tutti potessero ammirare il suo sguardo trionfante – tanto prima o poi la verità sarebbe venuta fuori lo stesso, giusto? Non mi importa se adesso lo sapete tutti, nel giro di un mese avrei comunque lasciato Harry prendendo i suoi soldi, quindi Natalie – e qui tornò a guardare me – non credere di essere stata tanto furba. Che ti piaccia o no, io e Harry siamo legalmente sposati e secondo il nostro contratto prematrimoniale in caso di divorzio la metà dei suoi beni andranno alla sottoscritta!
 
Concluse il suo discorso battendo le mani soddisfatta e scoppiando in una malefica risata degna di Crudelia Demon.
Vidi Anne e Robin portare entrambi le mani alla bocca con espressione sorpresa e al tempo stessa inorridita.
Dal “pubblico” si alzò un brusio contrariato che mano a mano si faceva sempre più insistente.
Harry era rimasto basito, impotente, con le braccia lasciate a ciondoloni lungo i fianchi e il viso contorto in una smorfia.
Incrociai lo sguardo di Valerie, entrambe annuimmo nello stesso momento: adesso bisognava confessare qualcosa di ancora più importante.
Era arrivato il mio momento, finalmente, dopo dieci lunghi anni, avrei assaporato il dolce sapore della vittoria e quello altrettanto piacevole della vendetta, ma proprio vendetta con la “V” maiuscola!.
 
-          È qui che ti sbagli Brianna! – alzai la voce in modo da sovrastare le voci e tutti ammutolirono all’istante – pensavi davvero che sarei rimasta a guardare mentre tu rovinavi la vita del ragazzo che amo con tutta me stessa?
 
Il sorriso della Smith si dissolse in un attimo, lasciando spazio ad un espressione la cui foto sarebbe potuta apparire su un vocabolario sotto la voce “confusione”.
 
-          Cosa vuoi dire? – chiese molto lentamente.
-          Voglio dire che tu e Harry non siete affatto sposati!
 
Dopo la mia affermazione, un coro di “oh!” si levò dal pubblico.
Louis si staccò dalla massa e mi raggiunse.
 
-          Esatto, posso confermarlo!
-          Il reverendo Carlson non ha mai celebrato le vostre nozze – spiegai senza riuscire a reprimere un sorrisetto – è stato Louis a farlo e, come ben saprai Brianna, non essendo un vero prete ha reso il vostro matrimonio del tutto … fasullo!
 
Un secondo “oh”, stavolta ancora più prolungato e sorpreso, giunse alle nostre orecchie.
Perfino il cantante macabro, salvatosi per un pelo dalle grinfie di Brianna, adesso osservava la scena con la bocca aperte in una grande “O”.
 
-          Cosa … no … non è possibile! – la rossa lentamente crollò a terra non riuscendo più a reggersi sulle ginocchia.
 
Mallory Smith accorse in suo aiuto, tirandola per un braccio nel tentativo di rialzarla ma la sposina sembrava essere entrata in uno stato di trance.
 
-          Harry non è tuo marito, mai lo è stato e mai lo sarà! – conclusi trionfante.
 
Valerie scoppiò in un applauso urlando di gioia, subito i ragazzi seguirono il suo esempio e ben presto anche il resto degli invitati si unì a loro, perlomeno coloro che non erano ancora sotto shock.
Eccolo, il momento di gloria che avevo aspettato per tutta la vita con tanta impazienza … allora perché non mi sentivo affatto felice?
 
-          Natalie Jones – sibilò Brianna alzando lo sguardo verso di me – io non ti rovinerò la vita … io ti uccido proprio! – strillò per poi alzarsi di scatto e correre verso di me.
-          Cazzo, questa mi ammazza sul serio! – urlai nascondendomi dietro le spalle di Louis.
-          Ehi! Non voglio farti da scudo, c’è rischio che ammazzi pure me! – ribatté lui ribaltando la situazione e parandosi dietro la mia schiena.
 
Chiusi gli occhi, Brianna ci aveva quasi raggiunto, sarebbe bastato solo un attimo e … non accadde nulla.
Aspettai ancora qualche secondo ma niente, né calci, né pugni, né graffi.
Cautamente aprii un occhio, poi l’altro: un ragazzo alto dai capelli castano chiaro era intervenuto afferrando Brianna per le spalle poco prima che mi aggredisse.
La ragazza si divincolava tra le sue braccia come un’assatanata ma senza ottenere nessuno risultato.
 
-          Lasciami andare Terence, lasciami! Io l’ammazzo! – urlò con la voce totalmente distorta dalla rabbia.
-          Amore stai calma – tentò di tranquillizzarla l’uomo con un tono completamente diverso, o meglio calmo e pacato - se fai così in prigione ci finiamo veramente stavolta!
 
Terence?
Amore?
Oh, cavolo …
No, non poteva essere. Si trattava proprio di quel Terence?
Squadrai nuovamente il ragazzo, che al momento aveva la forza pratica di un addestratore di tigri dato lo sforzo che stava facendo per tenere ferma la mia aspirante assassina.
Quei capelli chiari, quel fisico dinoccolato …
 
Lazy Monkey Bar.Frullato alla banana. Risata di scherno …
 
-          Terence, tesoruccio, guarda come concio per le feste questa sfigata!
-          Oh mio Dio Bri, cosa hai fatto? Si sta gonfiando tutta!
 
“…l’avevo incontrata proprio  lì con il suo ragazzo dell’epoca, un certo Terence Byron se non sbaglio, e quando mi aveva vista, dato che a quanto pare non aveva altro di meglio da fare, mi aveva versato in testa il suo frullato alla banana, frutto a cui tra l’altro sono sempre stata allergica.
Quella sera stessa la mia faccia era gonfia come se qualcuno mi avesse preso a pugni...”
 
-          Terence Byron? Sul serio? State ancora insieme dai tempi del liceo? – domandai senza riuscire a credere ai miei occhi.
-          Terence Byron? Sul serio? State ancora insieme dai tempi del liceo? – ripetè Louis con gli occhi fuori dalle orbite per lo sbigottimento.
-          Tomlinson che fai, copi le battute?
-          Scusa Nat, ero troppo shoccato per formulare una frase!
-          Terence Byron? Sul serio? State ancora insieme dai tempi del liceo? – intervenne Harry raggiungendoci con la bocca spalancata.
-          Ehi voi, la smettete di ripetere a pappagallo tutto quello che dico? – protestai.
 
Anche Liam si fece avanti, sorpreso tanto quanto noi.
Guardò Terence con aria stralunata come se davanti ai suoi occhi non avesse un suo ex compagno di liceo ma un vero e proprio fantasma.
 
-          Terence Byron? Sul serio …
-          Liam, per la miseria, non ti ci mettere anche tu! – esplosi prima che potesse terminare la frase.
-          Scusa Nat … - mormorò lui mortificato.
-          Ebbene si, dopo tutto questo tempo stiamo ancora insieme! - sbraitò Brianna smettendo solo per un attimo di mordere il braccio di Terence nel tentativo di ribellarsi.
-          Purtroppo però non abbiamo abbastanza soldi a disposizione per coronare il nostro sogno d’amore – spiegò il ragazzo con aria malinconica.
-           E quindi avete pensato bene di rubare i soldi a me! – esclamò Harry uscendo fuori di se – ma certo, bell’affare, complimenti! E tu avresti sopportato di vederla insieme a me dopo tutto questo tempo? Insomma, io e Brianna siamo adulti e abbiamo anche sco… fatto cose da adulti insomma!
-          Lo so, purtroppo lo so bene Styles – ammise Terence a testa bassa, nascondendo un espressione alquanto addolorata - ho dovuto sopportare tutto questo perché la amo!
-          Anche io ti amo Ter! – esclamò Brianna poco prima di sferragli un pungo nelle parti basse che comunque sia non l’aiuto a liberarsi.
-          È incredibile, assurdo!- esclamai scuotendo la testa incredula.
-          È incredi…
-          Louis!
-          Scusa, scusa!
 
Ma perché nessuno riusciva a far ragionare il proprio cervelletto per formulare delle frasi proprie?
Erano tutti matti in quella cittadina!
 
-          Siamo desolati Styles per tutto il disturbo che ti abbiamo procurato – cominciò Terence issandosi Brianna su una spalla come se fosse un sacco di patate – è per questo che noi adesso … leviamo il disturbo!
 
Neanche il tempo di dire né “a” ne “bah”, che Terence corse via alla velocità della luce portandosi dietro una furiosa Brianna che continuava a strillare giurando di uccidermi quando meno me lo sarei aspettato.
Harry non fece in tempo a realizzare la cosa ma i suoi quattro amici prontamente scattarono all’inseguimento dei fuggitivi, seguiti a ruota da Valerie nonostante la sua goffaggine nel correre sui tacchi.
Io ivece rimasi lì, con i piedi ben piantati a terra scambiandomi una veloce quanto confusa occhiata insieme a Gemma.
Mi sarei dovuta dare anche i alla caccia dei due traditori? Forse no, avevo ancora un conto in sospeso.
 
-          Harry io …
 
Il mio migliore amico era immobile e ancora fissava il punto in cui la sua quasi sposa era scomparsa insieme al suo complice/compagno.
Dire che era sconvolto sarebbe stato riduttivo, non si poteva spiegare a parole l’inverosimilità di tutta quella situazione.
C’era un solo fattore positivo: Harry adesso sapeva che avevo detto la verità.
 
-          Harry … - ripetei scrollandolo per una spalla.
 
Al contatto con la mia mano, lui parve ridestarsi all’istante.
Era ancora parecchio stordito ma adesso mi guardava dritto negli occhi e qualcosa mi diceva che non era affatto felice di sostenere la mia presenza.
 
-          Harry mi dispiace tanto …
-          Hai detto di amarmi con tutta te stessa – mi interruppe lui prontamente.
 
Io annuì.
Gemma si fece indietro per lasciarci un minimo di intimità ma non servì a niente, eravamo di nuovo al centro della scena e tutti ci osservavano in religioso silenzio.
 
-          La cosa buffa è che anche io ti amo, ti ho sempre amato – continuò Harry con un sorriso carico di amarezza e assolutamente privo di allegria – ma tu per tutti questi anni non ci sei stata e quando Brianna è entrata a far parte della mia vita ho pensato che grazie a lei sarei riuscito a dimenticarti una volta per tutte. Quando poi sei tornata ho capito che comunque sia, tu non mi avresti mai amato, tanto valeva arrendersi …
-          Ma cosa dici? Harry tu non immagini nemmeno quanto ti amo – gli risposi prendendo la sua mano.
 
Lui però la scansò subito bruscamente, fulminandomi in un modo che quasi mi provocò un dolore fisico al petto.
 
-          No, tu non mi ami Natalie – replicò lui. Adesso i suoi occhi erano lucidi e arrossati e il terrore che potesse mettersi a piangere si impadronì di me. Non potevo sopportare di vederlo soffrire – se tu mi avessi amato veramente, mi avresti detto subito la verità su Brianna e invece hai organizzato tutta questa farsa in modo da umiliarla pubblicamente e vendicarti finalmente di tutte le cattiverie che ti ha riservato al liceo. Tu non l’hai fatto per me, l’hai fatto per te stessa, per riscattarti!
-          No Harry, io …
 
Stavolta mi interruppi da sola, colpita dalla realtà di quelle parole.
Aveva ragione. L’avevo fatto per me stessa, ero stata una bugiarda egoista e insensibile.
Solo allora mi accorsi che il mio senso di colpa era totalmente giustificabile: la cattiva non era Brianna, ero io.
Messa di fronte a quella dolorosa verità, non potei fare a meno di scoppiare a piangere.
Piansi più forte di qualsiasi altra volta, piansi tutte le lacrime che avevo fino a sentirmi bruciare gli occhi come due tizzoni ardenti.
In tutto questo Harry mi osservava, e lui come gli altri non mosse un solo mignolo per consolarmi.
Era quello che mi meritavo dopotutto.
 
-          Forse hai ragione Harry – singhiozzai – sono stata un’egoista, mi faccio schifo da sola ma … ti amo, ti amo veramente, te lo giuro. Ti amo in un modo folle e disperato che mi ha fatto completamente perdere il lume della ragione!
-          Non mi interessa, ora non ha più nessuna importanza Natalie – mentre parlava Harry sembrava stanco e debole ma soprattutto frustrato – tornatene a New York, o da qualsiasi altra parte …
 
Dolore, tanto tanto dolore.
Una sofferenza insopportabile, talmente potente da farmi perdere la stabilità sulle mie stesse gambe.
Proprio come era successo poco prima a Brianna, caddi a terra sulle ginocchia mentre i singhiozzi si facevano sempre più insistenti impedendomi perfino di respirare.
Ma Harry non aveva ancora finito di parlare e la frase che disse dopo mi uccise.
 
 
-          … non mi importa dove vai. Io non voglio rivederti mai più.



BUONDI'!
COME VA LA VITA RAGAZZUOLE?
SPERO DI NON AVERVI FATTO TREPIDARE TROPPO ANCHE STAVOLTA, VI GIURO CHE CE L'HO MESSA TUTTA PER PUBBLICARE IL CAPITOLO IL PRIMA POSSIBILE MA DAVVERO HO A MALAPENA IL TEMPO DI RESPIRARE IN QUESTO PERIODO.
IL CAPITOLO ... BOH, NON SO CHE DIRE, VOI CHE NE PENSATE?
HARRY PERDONERA' NATALIE?
RIVEDREMO ANCORA BRIANNA NEI CAPITOLI SUCCESSIVI?
IO POSSO SOLO ANTICIPARVI CHE IL FINALE SARA' MOOOOLTO SORPRENDENTE, A MIO PARERE VI LASCERA' SENZA PAROLE! SPEECHLESS!
GRAZIE MILLE PER TUTTE LE RECENSIONI BELLISSIME CHE MI LASCIATE, SIETE FANTASTICHE!
VI ANDREBBE DI FARE UN SALTO A LEGGERE LA MIA NUOVA STORIA? SOLO SE VI VA NATURAMENTE ... http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1524109&i=1
CI TERREI DAVVERO TANTO!
ADESSO VADO A STUDIARE (CHE NOVITA', ORMAI MI RIDUCO SOLO A QUELLO, LA MIA VITA SOCIALE E' PIATTA COME QUELLA DI UN CAVALUCCIO MARINO CON GLI ORECCHIONI) E ... AH SI, ASPETTO LE VOSTRE BELLISSIME RECENSIONI.
A PRESTO GIOIE MIE! SAPPIATE CHE LA VOSTRA SAM VI LOVVA TANTISSIMO HAHAHA
BACI
SAMMY_

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Capitolo 18
*** Senza colori ***


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CAPITOLO 18: SENZA COLORI
 
Mi svegliai.
Anche se avevo avevo gli occhi aperti non riuscii a vedere nulla per via del buio pesto. In compenso sapevo già cosa sarebbe successo di lì a poco poiché ormai mi ero abituata ad una determinata routine quotidiana: mi sarei alzata dal letto, avrei imprecato infastidita dal contatto tre i miei piedi scalzi e il pavimento gelido, poi avrei zampettato fino alla finestra e tirando su la serranda mi sarei ritrovata davanti il familiare paesaggio di Holmes Chapel anzi, più precisamente, la villetta in stile vittoriano dei nostri vicini.
In effetti fu proprio quello che accadde. Mi alzai sbuffando e a tentoni raggiunsi la finestra andando a sbattere contro mobili che, secondo i miei calcoli, non avrebbero dovuto intralciarmi. Nonostante ciò fino a qui era ancora tutto regolare.
Poi però alzai la serranda e lì crollarono all’istante tutte le mie certezze catapultandomi in quella dolorosa realtà che la mia mente rifiutava.
Niente alberi, niente giardini, niente villette a schiera. Davanti a me si elevavano solo grigi palazzi alti quasi fino a sfiorare le nuvole.
Dopotutto, non a caso si chiamavano grattacieli.
Esatto, non mi trovavo a Holmes Chapel, la piccola ma rassicurante cittadina in cui ero cresciuta, bensì a New York, la grande metropoli in cui mi ero costruita una nuova vita.
Mi trovavo lì proprio per ritornare a quella vita dov’ero una giornalista di successo che scriveva per il più che noto New York Times.
No. Tutte balle.
Mi trovavo lì per dimenticare. Mi trovavo lì perché l’amore della mia vita aveva chiaramente espresso il desiderio di non rivedermi mai più.
Harry aveva ragione ad essere così arrabbiato con me, non potevo di certo biasimarlo, ma se davvero mi amava come aveva detto non avrebbe potuto fare un piccolo sforzo per perdonarmi?
Evidentemente non era così innamorato, io per esempio lo avrei perdonato anche se … non lo so, forse per il semplice fatto che lui, nonostante tutto, fino alla fine fosse rimasto dell’idea di voler sposare Brianna a tutti i costi.
Sbuffai di nuovo guardando fuori dalla finestra dove non riuscivo più a scorgere qualcosa di vagamente familiare. Stavolta non sarebbe stato facile levarmi Harry dalla testa.
 
Quando entrai nella piccola cucina del mio appartamento, la trovai già in gran fermento. Una ragazza dai capelli castani, tendenti al biondo cenere, stava facendo saltare le frittelle in una padella.
 
-          Valerie?
-          Oh, ben alzata signorina Jones! – trillò la mia migliore amica voltandosi verso di me ma senza staccarsi dai fornelli – spero che tu sia consapevole del fatto che tra meno di mezz’ora dovremmo essere entrambe in ufficio. Penso che due settimane di ferie siano bastate, non pensi?
 
Non le risposi nemmeno, già mi sentivo abbastanza in colpa per averla trascinata con me in quella storia facendoci perdere tutti quei giorni di lavoro che ci avrebbero ritratto dallo stipendio.
Fantastico …
Mi sedetti al tavolo della cucina poggiando la fronte sulla fredda superficie di legno chiaro. Avevo un mal di testa fortissimo, come avrei fatto a passare un’intera giornata in ufficio rimaneva ancora un mistero!
 
-          Meno male che mi hai lasciato delle chiavi di scorta ma … non mi hai neanche chiesto cosa ci faccio a casa tua – osservò Valerie.
-          Che cosa ci fai a casa mia? – mugugnai senza sforzarmi nemmeno di alzare la testa dal tavolo.
-          Intanto sono venuta a prepararti la colazione dato che ultimamente ti “cibi” solo di aria – Valerie mi prese per i capelli costringendomi a tirare su la testa poi con la forza mi infilò un’intera frittella in bocca.
-          Valerie, così soffoco! – protestai sputacchiando briciole da tutte le parti.
-          Seconda cosa – continuò lei – volevo ricordarti che sei una giovane e bellissima donna piena di virtù e che io, in veste di tua migliore amica, non resterò qui con le mani in mano a guardarti mentre butti la tua vita al cesso facendole “ciao ciao” con la manina prima di tirare lo sciacquone.
-          Ma …
-          Senti mi dispiace per come è finita con Harry – mi ignorò per la seconda volta – e se devo essere sincera mi dispiace pure di essermene andata senza neanche salutare Liam ma in fondo prima o poi sarebbe successo, giusto?
-          Cosa vuoi dire? – mentre Valerie parlava, quasi senza accorgermene avevo continuato a mangiare le sue squisite frittelle dopo che per giorni al massimo avevo ingerito qualche cubetto di formaggio.
-          Voglio dire che tu hai la tua vita qui a New York e Harry ha la sua lì a Londra. Stessa cosa dicasi per me e Liam. Non dico che l’amore sia poco importante ma prima di ogni altra cosa devi pensare a te stessa!
-          È proprio pensando a me stessa che ho perso Harry – le feci notare con amarezza – quindi se pensi sia giusto essere egoisti non preoccuparti per me, lo sono già abbastanza per entrambe.
 
Valerie sospirò e gettò le mani all’aria in un gesto arrendevole.
Da tre giorni eravamo tornate a New York e da tre giorni lei non faceva altro che tormentarmi con le sue preziose “perle di saggezza”.
Tutte quelle massime però non mi sarebbero servite a niente. Io volevo Harry e non c’era nient’altro che potesse rendermi felice.
 
-          Non butterò la mia vita al cesso, stai tranquilla – dissi mentre mi alzavo per mettere il piatto sporco nel lavello, in cima a una pila di altre cose da lavare – sono già tornata a lavorare senza fare una piega e nessun superiore si è ancora lamentato di me. Se mi chiedi di essere felice però… bèh, in tal caso mi dispiace ma non posso accontentarti.
 
Detto questo, tornai in camera per cambiarmi con i miei tipici abiti da lavoro ovvero gonna a tubo, cintura alta in vita e camicia.
Tutto rigorosamente di tonalità scurissime.
In fondo la mia vita adesso ero così totalmente … incolore.
 

Si conosce di più l’amore attraverso l’infelicità che procura piuttosto che per la felicità, spesso misteriosa, che diffonde nella vita degli uomini”
                                                                              Emilie DuChatelet

 
Dopo nove, dico ben nove ore di lavoro ininterrotto, non tornai subito a casa ma decisi di farmi un giro per la Fifth Avenue e dedicarmi un po’ allo shopping.
Solitamente mi faceva sentire meglio comprare borse griffate o scarpe vistose che la gente per strada indicava con invidia (anche se ogni volta che mi arrivava l’estratto conto della carta di credito ero tutt’altro che allegra), eppure quel giorno nemmeno le mie spese folli riuscirono a farmi sentire meglio.
Certo, se da Tiffany ci fosse stato Harry con me, magari a scegliere un degno anello di fidanzamento, sarei stata felice.
Se Harry mi avesse accompagnato da Barneys elogiandomi per ogni vestito che mi provavo sicuramente avrei sprizzato gioia da tutti i pori.
“Lui non c’è Natalie”continuavo a ripetermi mentre salivo nell’ascensore del mio palazzo, un condominio del Midtown Center “e probabilmente non ci sarà mai più quindi fattene una ragione!”
Ancora avvolta nei mie pensieri, attraversai il corridoio fino al pianerottolo del mio appartamento e … cavolo, la porta era aperta!
Non aperta spalancata ma socchiusa, segno che comunque sia qualcuno era entrato.
Forse Valerie? No, impossibile, uscita dal lavoro aveva detto di essere impaziente di tornare a casa sua per immergersi in un bel bagno caldo.
Allora chi poteva essere? Nessuno a parte lei aveva le chiavi del mio appartamento!
Presa immediatamente dal panico, rovesciai a terra tutte le mie buste degli acquisti facendo cadere l’intero contenuto di ognuna sullo zerbino di casa.
Magliette, scarpe e borse nuove erano improvvisamente tutte ammassate ma subito riuscii a notare l’ombrello a fantasia scozzese che avevo acquistato in un piccolo negozio in caso di pioggia (chissà perché poi dato che c’era un sole da spaccare le pietre, ultimamente ero diventata anche piuttosto pessimista).
Presi l’ombrello e lo impugnai come un’arma prima di farmi coraggio ed entrare.
Apparentemente in casa era tutto calmo eppure mi sembrava di udire dei rumori provenire da salotto.
Avanzai cautamente lungo il corridoio d’ingresso, con l’ombrello sguainato come la spada di un moschettiere pronto all’assalto.
Entrai in salone con un balzò e subito qualcuno urlò. Non feci neanche in tempo a controllare chi fosse che subito feci volare l’ombrello in testa all’intruso.
Solo quando quest’ultimo cadde a terra con un tonfo mi resi conto con orrore di chi fosse la mia “vittima”.
Non era possibile, non solo che proprio lei fosse lì ma anche il fatto che per la seconda volta avevo il sospetto di aver ucciso … Brianna Smith!
 
-          Che cavolo hai combinato? – Valerie, scossa da quel trambusto, corse in salone e quando vide la rossa a terra lanciò un urlo di terrore – oh mio Dio, l’hai uccisa!
-          Ehm …
-          Di nuovo!
-          Bèh, tecnicamente la prima volta non l’avevo davvero uccisa con quella “vassoiata” in testa ma stavolta non saprei – provai a giustificarmi lanciando l’ombrello sul divano, come se separandomi dall’arma del delitto potessi evitare di essere incriminata – e poi mi spieghi cosa diamine ci fa lei qui? O perlomeno faceva …
 
Valerie mi ignorò completamente mentre si piegava a terra per poggiare la testa sul petto di Brianna.
Subito il suo volto si rilassò e capii che (purtroppo) la ragazza era ancora viva e vegeta.
 
-          Ha detto che voleva parlarti urgentemente, sembrava ben intenzionata e ho deciso di farla entrare.
-          Valerie devo per caso ricordarti che questa è casa mia? – urlai fuori di me spalancando le braccia – o hai forse deciso di trasferirti qui definitivamente?
-          Ero venuta a prepararti la cena – stavolta fu lei a giustificarsi – e poi Brianna è piombata qui all’improvviso, cosa avrei dovuto fare?
-          Cacciarla! – strillai incrociando le braccia al petto per impedire alle mie mani di posarsi da qualche altra parte. Tipo sul viso di Brianna … sottoforma di pugno …
-          Senti, ormai è qui, è perfino svenuta, non possiamo cacciarla!
-          E invece si, adesso tu la metti in un sacco della spazzatura e la lasci nei cassonetti qui di fronte!
-          Natalie!
-          Okay, forse quello sarebbe esagerato … buttala direttamente senza sacco!
-          Natalie!
-          Eh va bene – mi arresi sbuffando – mettila sul divano e falla rinvenire. Poi però se ne deve andare subito, capito?
-          Ma non sei curiosa di sapere cosa vuole? È venuta fin qui dall’Inghilterra!
-          Ho detto di no, non mi interessa cosa vuole, anzi non vedo l’ora di liberarmene perché probabilmente è qui per derubarmi. Io non so cosa ti sia passato per quella testolina bacata quando hai deciso di farla entrare.
 
Sollevai Brianna afferrandola per le braccia mentre Valerie la prendeva dai piedi.
Quella situazione era vagamente familiare …
Trascinammo la rossa fino al divano per farla sdraiare, poi Valerie corse in cucina per andare a prendere una borsa del ghiaccio da poggiarle sulla fronte.
Io invece mi sedetti nell’angolino più remoto del divano a grugnire cose senza senso, la maggior parte dei quali erano insulti rivolti a Brianna.
Dopo tutti i guai che mi aveva causato e continuava a farmi passare, dovevo perfino essere tanto premurosa con lei?
A guardarla in quel momento, con la bocca socchiusa e una dormiente espressione beata, sarebbe potuta davvero sembrare la creatura più dolce e innocente del mondo.
 
-          Mmmh … mmmh …
-          Nat, credo si stia riprendendo!
-          Oh, ma che bellezza – commentai ironica.
 
Per un attimo il mio sguardo guizzò verso l’ombrello/arma del delitto che ancora giaceva abbandonato sull’altro divano: sarebbe bastato un altro colpo secco per rimandare a nanna la piccola Brianna “stronzaperantonomasia” Smith.
Naturalmente non lo feci, più che altro per paura di mandarla al cimitero piuttosto che a letto.
 
-          Cos’è successo? – la ragazza sgranò gli occhi per poi sbattere le palpebre un paio di volte prima di focalizzare l’immagine di Valerie, in piedi proprio accanto a lei – ah, siete voi.
-          E tu sei ufficialmente invitata ad andartene – esclamai senza perdere tempo – l’uscita è di là, non c’è bisogno che ti indichi la strada, vero?
-          Natalie, io … - Brianna si mise a sedere con fatica ma essendo ancora rintontita dal colpo ricevuto, la sua testa cominciò a pendere prima da una parte e poi dall’altra come se avesse avuto una molla al posto del collo – aiuto, perché la stanza sta girando così vorticosamente?
-          Forse è la tua testa che gira, idiota!
 
Valerie mi fulminò con un’occhiataccia, intimandomi a fare silenzio, mentre passava ancora una volta la borsa del ghiaccio sulle tempie di Brianna.
La rossa nel frattempo continuava a fissarmi con l’aria di una che è sul punto di fare la rivelazione del secolo.
Mi parve di vedere una nuvoletta sulla sua testa, come quella dei fumetti, in quali apparivano tutti i suoi pensieri, solo che quelli ancora non riuscivo a interpretarli.
 
-          Ho detto che te ne devi andare! – tornai all’attacco con tono che non ammetteva repliche – non voglio più sentire parlare di te per il resto della mia vita. Io ti odio Brianna Smith, ti odio in un modo che neanche ti immagini!
 
Pronunciai quell’ultima frase con una rabbia che cresceva sempre di più ad ogni parola.
Mi veniva quasi da piangere per quanto ero furiosa e al tempo stesso ferita, stufa di tutta quella situazione e frustrata.
Più di ogni altra cosa in cinque minuti avrei voluto far provare a Brianna le stesse cose che lei aveva fatto provare a me in dieci anni.
Ma forse non ne ero capace. Egoista si, forse anche un po’ stupida ma perfida no, quello non lo ero mai stata.
 
-          Lo so benissimo che mi odi e come avrai intuito neanche tu mi stai molto simpatica Jones – riprese a parlare Brianna reggendosi la testa con una mano come se avesse paura che da un momento all’altro potesse staccarsi dal resto del corpo – ma io sono qui per parlarti di una cosa molto importante.
 
Si fermò per un attimo, aspettando il mio permesso per proseguire.
Io invece guardai Valerie che con una scrollata di spalle mi fece capire che tanto valeva sentire cosa aveva da dirmi già che aveva fatto tutta quella strada per venire da me.
 
-          Va bene – accettai con riluttanza incrociando gambe e braccia nello stesso momento e sistemandomi un po’ più comoda sul divano – sentiamo allora.
-           In realtà non so neanche da dove cominciare, è stato Terence a costringermi a venire qui – ammise Brianna che a malapena riusciva a guardarmi in faccia – dopo che siamo scappati dal mio matrimonio, o meglio dal mio falso matrimonio – si corresse con tono infastidito – si è sentito terribilmente in colpa per quello che abbiamo fatto a Harry anche se tecnicamente alla fine non siamo riusciti a rubargli neanche un centesimo, cosa che mi ha dato alquanto fastidio dato che già progettavamo di andare a farci una bella vacanza …
-          Brianna, vieni al dunque – la minacciai lanciando un’altra fugace occhiata all’ombrello con cui l’avevo colpita poco prima.
-          Okay, okay – si affrettò a rispondere lei parandosi con un cuscino – non c’è bisogno di ricorrere alla violenza.
-          Allora parla! – sbraitò Valerie che come me cominciava a perdere la pazienza – mi stai facendo venire l’ansia con tutti questi giri di parole.
-          L’idea di Terence è stata che … magari … ecco …
-          Brianna! – urlammo io e la mia migliore amica nello stesso istante per poi batterci il cinque in onore della nostra sincronizzazione.
-          Terence pensava che se fossi riuscita a farti riappacificare con Harry sarebbe stato un buon modo di rimediare al torto che abbiamo, anzi, che avremmo voluto infliggergli.
-          Fare pace con Harry? Oh ma guarda, non ci avevo pensato – commentai sarcastica – peccato che lui non voglia mai più avere a che fare con me, su questo punto è stato molto chiaro!
-          Ma non diceva sul serio, lui ti ama, me ne sono accorta perfino io! – sbuffò Brianna alzando gli occhi al cielo spazientita – quanto scommetti che se torni indietro a chiedergli scusa si scioglierà all’istante, ti perdonerà e vivrete per sempre felici e contenti?
 
Assunsi la mia migliore espressione scettica alla “certo, come no”.
Forse per lei andava così, le bastava fare gli occhi dolci e un faccino da cucciolo per farsi perdonare qualsiasi cosa ma per quanto mi riguardava ero abbastanza certa che con Harry non sarebbe stato altrettanto facile.
E poi figuriamoci se mi facevo dire da lei quello che dovevo o non dovevo fare!
 
-          Vattene via Brianna – le risposi con tono acido – tornatene alla tua felice vita con Terence. Non ho bisogno dei tuoi consigli, dammi una sola valida ragione per cui dovrei accettare il tuo aiuto!
-          Non posso darti torto e non so fornirti neanche una ragione per cui dovresti darmi retta – replicò lei senza demordere – ma so che ami Harry esattamente come io amo Terence. Quindi sai adesso che cosa si fa? Tu vai a preparare la valigia e porti le tue chiappe a Londra entro ventiquattro ore, sono stata chiara?
-          Ma sentitela! – esclamai balzando in piedi – adesso pretendi perfino di darmi degli ordini?
 
Anche Brianna si alzò fronteggiandomi mentre Valerie, sentendo odore di guai in vista, si mise subito in mezzo a noi in veste di paciere.
 
-          Smettila di fare la ragazzina Natalie, sto solo cercando di darti una mano, cosa che probabilmente non accadrà mai più quindi … prendere o lasciare!
 
La mia voglia di saltarle addosso e strapparle uno ad uno quei maledetti capelli rossi cresceva a dismisura ma per sua fortuna c’era Valerie che mi tratteneva per un braccio.
 
-          Pensaci Nat – sussurrò la mia migliore amica, l’unica che riuscisse a mantenere la calma anche in quella stanza dove la tensione era quasi palpabile – forse non ha tutti i torti, non dovresti arrenderti così. Magari se parli con Harry …
-          Aspetta, aspetta, aspetta! – la interruppi scuotendo la testa confusa – non eri tu a dire che mi dovevo ricostruire una vita per conto mio qui a New York?
-          Ehm … - mormorò presa di contropiede – si ma in fondo so che non sarai mai completamente felice finché non chiarirai con Harry.
-          Quindi pensi davvero che dovrei andare con questa pazza? – domandai alludendo chiaramente a Brianna.
-          Ehi, la “pazza” sarebbe proprio qui davanti a te! – protestò quest’ultima offendendosi.
-          Senti pazzoide ho bisogno di pensarci – le dissi ripetendo quell’aggettivo per farla innervosire – non saprei neanche cosa dirgli!
-          “Scusa Harry, mi dispiace, ti amo tanto” – trillò Brianna scimmiottando il mio tono di voce e sbattendo le ciglia un paio di volte con fare malizioso in quella che doveva essere sempre una mia squallida imitazione – non è difficile!
-          Cavolo Smith a volte vorrei tanto … - partii subito in quarta mostrandole il pugno.
 
Prontamente Valerie si mise di nuovo in mezzo per separarci.
 
-          Quindi è deciso? Andrai a Londra con la pazz…Brianna?
-          Ho detto che ci devo pensare!
 
Mi lasciai ricadere sul divano esasperata tirando un sospiro così profondo da scompigliare i capelli biondi che mi ricadevano disordinatamente sulla fronte.
 
-          Okay … ora ci hai pensato? – insistette Valerie dopo neanche dieci secondi.
-          No!
 
Mi ripiegai su me stessa infilando la testa tra le ginocchia e premendo le mani dietro la nuca.
L’avevo visto fare in un film una volta, se non sbaglio era un metodo anti panico. Oppure serviva per reprimere la nausea?
 
-          E … adesso? Ci hai pensato?
-          No!
 
Brianna sbuffò e seguendo il mio esempio tornò a sedersi, Valerie invece era ancora in piedi davanti a me in trepidante attesa di una mia decisione.
Passarono pochi secondi, forse meno di trenta, prima che tornasse all’attacco.
 
-          Adesso però ci hai pensato, vero?
-          No, Valerie, no! N-O! lo capisco che ho bisogno di tempo per ragionare? – sbraitai rizzando la schiena infastidita da quelle continue interruzioni.
 
Valerie si scusò e fece finta di cucirsi la bocca ma qualcosa mi diceva che quel silenzio non sarebbe durato ancora per molto.
Tre, due, uno …
 
-          Allora, ci hai pensato?
-          Eh va bene, okay, avete vinto! – strillai esasperata – ci andrò, verrò a Londra con te Brianna! Certe che voi due siete tremende però, sembra quasi che vi siate messe d’accordo!
 
Neanche il tempo di finire di formulare la frase che quel piccolo dubbio si tramutò subito in realtà.
Valerie e Brianna si scambiarono il cinque con aria trionfante proprio sotto al mio sguardo sbigottito.
 
-          Eravate d’accodo? – ripetei incredula.
-          Si, Brianna mi aveva spiegato già tutto non appena è arrivata – raccontò Valerie con un sorrisetto – entrambe continuiamo ad odiarci ma siamo d’accordo sul fatto che tu e Harry dovete stare insieme quindi ti aiuteremo a conquistarlo a qualsiasi costo!
-          Esatto! – confermò Brianna annuendo con foga.
-          Perciò preparati Natalie Jones, perché da una missione di sabotaggio passerai … a una missione di riconquista!
 
SALVE GIRLZZZZ!
NON MI UCCIDETE, SO DI AVERVI FATTO ASPETTARE TANTO ANCHE STAVOLTA COMUNQUE SEMPRE MENO DI QUELLA PRECEDENTE, GIUSTO?
HO DAVVERO UNA MIRIADE DI IMPEGNI IN QUESTO PERIODO E DI CONSEGUENZA DAVVERO POCO TEMPO PER SCRIVERE.
QUELLO CHE AVETE APPENA LETTO E’ UN CAPITOLO DI PASSAGGIO CHE CI INTRODUCE HA UNA NUOVA PARTE DELLA STORIA: LA RICONQUISTA!
ODDIO, SEMBRA PIU’ UN ARGOMENTO DI SCUOLA DETTO COSì, lol.
SCHERZI A PARTE, SPERO COMUNQUE CHE VI SIA PIACIUTO E CHE MI LASCERETE LE VOSTRE BELLE RECENSIONI.
AH, NATURALMENTE IMMAGINO CHE AVRETE QUALCHE DUBBIO O IN CERTEZZA MA VI ASSICURO CHE SPIEGHERO’ TUTTO NEL PROSSIMO CAPITOLO CHE DOMANI COMINCIO SUBITO A SCIVERE ED ENTRO DOMENICA FARO’ IL POSSIBILE PER PUBBLICARLO.
ADESSO VADO,
UNA BACIO GRANDISSIMO A TUTTE VOI SPLENDIDE LETTRICI!!!
SAM

 

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Capitolo 19
*** Una nuova missione ***


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CAPITOLO 19: UNA NUOVA MISSIONE
 
32 ore. Forse anche qual cosina in meno.
Non potevo assentarmi nuovamente dal lavoro, stessa cosa per Valerie che, nonostante la mia insistenza, non ne voleva sapere di restare a New York.
Perciò 32 ore (circa) erano le uniche che avevo a disposizione per andare a Londra, trovare Harry e spergiurarlo di perdonarmi.
Dove trovarlo?
Mistero.
Come convincerlo a parlarmi?
Mistero.
Cosa dirgli nel caso fossi riuscita a realizzare il secondo punto?
Mistero.
Brianna diceva di aver già precalcolato tutto ma si rifiutava di rendermi partecipe del SUO piano benché riguardasse la MIA vita privata, in particolar modo quella affettiva.
Cominciavo davvero a pentirmi di essermi affidata a lei …
Seriamente ma come mi era venuto in mente? Natalie Jones che affida la propria felicità nelle mani dell’incarnazione terrena del diavolo? Una cosa mai vista né sentita!
“Andrà bene”mi ripetevo ogni cinque minuti mano a mano che il nostro aereo si avvicinava a destinazione “andrà tutto bene, se Harry mi amava davvero riuscirà a perdonarmi!”
 
Nonostante fossi inglese al cento per cento, non potevo dire di conoscere molto bene la capitale britannica. C’ero stata solo due volte in tutta la mia vita (che vergogna!) e in entrambe le occasioni qualcosa era andato storto.
La prima volta avevo dodici anni ed ero riuscita a convincere i miei ad andarci solo dopo una lunga settimana di suppliche e ricatti. (“Se non accettate giuro che vi farò fare una figuraccia alla fiera della Domenica, davanti a tutti!” avevo detto sapendo bene quanto i miei genitori dessero valore al giudizio dei nostri concittadini “Ah si? Cosa farai?” “Io… io… mi infilerò le dita nel naso e le ripulirò per bene sul cappotto della moglie del sindaco!” “Ehm … okay, hai vinto…”)
Mio padre odiava Londra. Non c’era un motivo preciso, semplicemente preferiva di gran lunga paesini sperduti e disabitati come il nostro, l’aria di campagna e le strade sempre sgombre dal traffico.
Mia madre era indifferente alla faccenda ma solitamente, per quieto vivere, preferiva accontentare mio padre pur di non sentirlo brontolare.
Insomma, tra una cosa e l’altra, alla fine avevo ottenuto quel week-end nella capitalo che bramavo da tempo.
Solo che … dopo neanche due ore mi ero già persa, a Piccadilly Circus per la precisione. Avevo visto una donna con lo stesso taglio di capelli di mia madre, perfino un cappotto simile, perciò l’avevo subito seguita convinta che fosse la mia progenitrice.
E invece non solo non era mia madre ma una Drag Queen!
 
La seconda volta ero più grande, avevo sedici anni, quindi si presumeva che fossi già abbastanza matura per badare a me stessa.
La nostra scuola ci aveva portato in gita per visitare il British Museum e fare un veloce tour della città a bordo di uno di quei pulmini rossi a due piani.
Usciti dal museo, io e Harry stavamo bisticciando a causa di un suo commento poco carino riguardo al mio cappellino nuovo che, a suo parere, mi faceva assomigliare a Todd, il funghetto di Super Mario.
La cosa era andata avanti per un po’ e noi distraendoci avevamo perso il resto del gruppo che era tornato a prenderci solo a fine tour due ore dopo.
Nel frattempo io avevo già: pestato una cacca di cane, urtato un turista cinese che si era messo a sbraitare nella sua lingua per me incomprensibile e perso il mio amato cappellino (anche se sospettavo che fosse tutta opera di Harry).
Quella mia terza volta a Londra doveva essere diversa. Dovevo tornare vincitrice anche se … sarei davvero tornata a New York nel caso in cui Harry avesse deciso di darmi una seconda chance?
Mistero.
 
Eravamo in taxi dirette a quella che sarebbe dovuta essere casa Styles/Smith quando finalmente Brianna si decise a svelarmi i suoi piani.
Era seduta in mezzo tra me e Valerie, lanciando continue occhiatacce al povero tassista come se avesse paura che in realtà lui fosse un agente segreto pronto a spifferare in giro i punti salienti della nostra “mission impossible”.
 
-          Coraggio, sputa il rospo! – si lamentò Valerie cominciando a spintonare Brianna con insistenza e di conseguenza facendomi sbattere contro la parete dell’abitacolo.
 
Mugugnai inutilmente per supplicarla di smettere ma avevo naso e bocca schiacciati contro il finestrino umido e bagnato dalla pioggia (esatto, pioveva, tanto per rendere la giornata ancora più complicata).
 
-          Allora ascoltatemi bene – esordì Brianna dopo aver lanciato un’ultima occhiata minatoria al guidatore del taxi – anche tu Natalie, smettila di fare boccacce fuori dal finestrino!
 
La ignorai alzando gli occhi al cielo. Nessuno mi capiva mai.
 
-          Adesso andiamo a casa di Harry. Io direi che la prima a parlargli dovrebbe essere Valerie dato che è l’unica con cui non ha motivo di essere arrabbiato.
-          Visto Nat? – esclamò trionfante la mia migliore amica –ero indispensabile per attuare il vostro piano! E tu che neanche mi volevi …
-          È ovvio che Natalie non abbia la minima idea di come organizzare un buon piano strategico – osservò Brianna con aria di superiorità – per fortuna che ci sono qui io ad aiutarvi!
 
Il taxi si fermò davanti ad un condominio molto signorile ed elegante.
Ci trovavamo a Chelsea, quello che sapevo essere uno dei quartieri più lussuosi di tutta Londra.
A quanto pare in mia assenza Harry aveva fatto davvero carriera…
Scendemmo sul marciapiede e a sorpresa Brianna si offrì di pagare il taxi.
Ormai cominciavo a sospettare che Terence le avesse fatto il lavaggio del cervello o che avesse preso un nuovo tipo di droga molto pesante che rendeva le persone buone e gentili.
La ringraziai per il suo gesto ma lei ricambiò con una smorfia disgustata che mi fece subito capire che Brianna non sarebbe mai cambiata dopotutto.
Entrammo nel palazzo e rimasi a bocca aperta davanti a tutto quel lusso: un tappeto di velluto rosso era steso lungo il pavimento in marmo dell’androne, proprio come il red carpet dove sfilavano le star di Hollywood.
Brianna fece un cenno di saluto al portiere che se ne stava chiuso nella sua guardiola a leggere il giornale.
Al nostro passaggio alzò la testa e fece una smorfia contrariata, come se Brianna fosse davvero l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere.
Entrammo in un ascensore pieno di specchi e con una morbida moquette su cui poggiare i piedi, il tutto in tono con la suntuosità dell’intero palazzo.
 
-          Allora Valerie ascoltami bene – Brianna aveva ridotto la voce in un sussurro, sembrava aver paura che ci fossero delle microspie ovunque – tu sarai la prima ad entrare e inizialmente non dire niente di noi, fai finta di essere venuta qui da sola.
-          E cosa dovrei dirgli esattamente? – domandò Valerie. Era l’unica a sorridere e ad essere visibilmente eccitata per quella specie di missione segreta, come se non ne avessimo già avute abbastanza.
-          Digli che sono davvero dispiaciuta per quello che è successo – intervenni io – digli che lo amo da morire e che farei qualsiasi cosa per farmi perdonare.
-          Vedi come reagisce e infine annunciagli che anche Natalie è qui e che vorrebbe parlare con lui – concluse Brianna.
 
Nel frattempo, avevamo attraversato un lungo corridoio fino alla porta dell’appartamento di Harry.
Sul campanello placcato in oro, erano ancora incisi quei due cognomi che in realtà non erano mai stati davvero uniti: Styles e Smith.
 
-          Va bene, sono pronta! – trillò Valerie tutta contenta iniziando a saltellare sul posto – altri suggerimenti?
-          Si … non fare cazzate! – l’ammonii con cipiglio severo.
-          Oh Natalie, mi conosci! – esclamò lei facendomi l’occhiolino – io non combino mai cazzate!
 
Detto questo, suonò il campanello, e prima che io potessi realizzare la cosa, Brianna mi afferrò per un polso trascinandomi via.
Feci appena in tempo a nascondermi dietro il primo angolo che la porta si aprì.
Attenta a non farmi vedere, allungai il collo giusto per vedere Harry che, con espressione decisamente stupita, invitava Valerie ad entrare in casa.
Poi, la porta si chiuse di nuovo.
 
-          Dio che stress! – Brianna poggiò la schiena alla parete del corridoio e si lasciò scivolare fino a terra.
 
Io rimasi per qualche secondo a fissare quella porta bianca immacolata che si era appena richiusa impedendomi la vista di ciò che stava accadendo all’interno.
Harry era così vicino, eppure così lontano …
 
-          Sai qual è il problema? – dissi a Brianna mentre mi sedevo accanto a lei.
-          Quale?
-          Che Valerie fa SEMPRE qualche cazzata!
 
 
Il tempo passava scandito dai rintocchi di un vecchio orologio a pendolo posto in mezzo tra i due ascensori.
Quasi avevo dimenticato di trovarmi in un condominio, quello sembrava più un Grand Hotel a cinque stelle.
Ero curiosa di sapere come sarebbe potuto essere l’appartamento di Harry, lussuoso e trasudante di ricchezza come il resto del palazzo, o semplice, elegante, sobrio ma accogliente, così come era sempre stato lui?
 
-          Ci sta mettendo parecchio – osservò Brianna – avrei dovuto prevederlo. Non mi sarei dovuta affidare a quella ragazza.
-          Cos’hai contro di Valerie? Non l’ho mai capito.
-          Bèh … è tua amica!
-          Ecco, appunto – mi girai verso Brianna guardandola dritta negli occhi sebbene il suo sguardo scivolasse da tutte le parti pur di evitare il mio – perché mi hai sempre odiato così tanto? Perché ti sei sempre accanita nei miei confronti?
-          Perché io … - Brianna era partita subito in quarta come se avesse già la risposta pronta, poi invece si bloccò – perché far del male a te mi faceva stare meglio.
-          Wow …
 
Decisi di lasciar perdere, scoprire che Brianna era ancora più crudele di quanto pensassi, così tanto da trovare la gioia nell’infelicità altrui, non mi avrebbe aiutata a stare meglio.
 
-          O forse perché in fondo ti invidiavo … - mormorò abbassando lo sguardo.
-          Che cosa? Stai scherzando?
 
Eravamo ancora tutte e due sedute in mezzo al corridoio, io con le gambe incrociate mentre lei le teneva distese davanti a sé.
Cercai per l’ennesima volta il suo sguardo ma lei teneva gli occhi fissi sulle sue scarpe, un paio di vertiginosi tacchi color caramello.
 
-          Ti invidiavo perché nonostante tu fossi così … maledettamente imperfetta, avevi intorno persone che ti amavano veramente.
-          Tu credi? Chi a parte la mia famiglia? A scuola mi odiavano tutti per colpa tua – le feci notare.
-          E allora Harry? Lui era il ragazzo più gettonato di tutta la scuola, uno di quelli da cui ci si aspetta un carattere da vero stronzo. E invece no, non lo era affatto, si comportava sempre da amico con tutti, era buono e gentile, un vero tesoro – Brianna finalmente ruotò gli occhi verso di me, inclinando la testa verso il basso come se volesse nascondere una parte del suo volto – e sai qual’era la sua “giustificazione”?
 
Ci pensai su ma non conoscevo la risposta, così scossi la testa.
 
-          Diceva che eri tu a farlo rimanere con i piedi ben piantati a terra, che eri tu a renderlo una persona migliore.
-          Io non pensavo che …
 
Invece lo sapevo. Sapevo quanto Harry tenesse a me eppure avevo sempre vissuto nel terrore che un giorno mi avrebbe voltato le spalle cominciando a trattarmi esattamente come facevano tutti gli altri.
 
-          Capisci adesso? – continuò Brianna – io avrei voluto una persona che mi guardasse come ti guardava lui, che mi amasse incondizionatamente come lui amava te.
-          E che mi dici di Terence? Pensavo foste anime gemelle …
-          Lo siamo … ma io l’ho capito troppo tardi. Per me era più importante essere popolare e amata da tutti anche se mi rendevo conto che la maggior parte delle persone aveva solo paura di me. Finito il liceo invece volevo solo arricchirmi, perciò ho chiesto a Terence di aiutarmi a derubare Harry. E adesso non ho più niente, né i soldi né lui.
-          Vuoi dire che …
-          Non è stato Terence a mandarmi da te. Mi ha semplicemente lasciato quando ha capito che il mio interesse per i soldi era superiore a quello per la nostra relazione ma … ma adesso … io …
 
Brianna si bloccò di nuovo. Fu un attimo e quasi senza preavviso scoppiò a piangere disperatamente.
I suoi capelli rossi ricadevano sulla schiena percossa dai singhiozzi mentre copriva  il viso rigato di lacrime con le mani chiuse a conca.
Anche in quel momento, cercava di nascondere il suo lato più debole.
 
-          Adesso non è più così – singhiozzò – io lo amo Natalie, lo amo davvero!
-          Brianna io …
 
Cosa avrei dovuto fare? Una parte di me, quella più vera, sentiva il bisogno di consolarla perché io ero fatta così.
Ma poi da un lato pensavo a tutto il male che quella ragazza mi aveva fatto e il mio corpo sembrava bloccarsi e rifiutarsi di toccarla o abbracciarla nel tentativo di consolarla.
Ero sospesa tra due identità, la Natalie buona e misericordiosa e la Natalie più fredda ed egoista, quella che non poteva dimenticare.
 
-          Mi dispiace davvero per come sono andate le cose con Terence – dissi semplicemente – vedrai che tutto si aggiusterà.
-          Lo spero – Brianna parve ricomporsi in un istante.
 
Rizzò la schiena, sistemò i capelli dietro le orecchie e sul suo viso scomparve ogni traccia di pianto.
Bisognava riconoscerle che aveva una grande forza d’animo.
 
-          Natalie? Natalie vieni qui!
 
Sentimmo la voce di Valerie provenire dal corridoio ed entrambe trasalimmo scattando in piedi nello stesso momento.
La mia migliore amica era in piedi davanti alla porta dalla quale parecchi minuti prima l’avevo vista entrare mentre di Harry non c’era nessuna traccia.
 
-          Ti aspetta dentro … - mormorò Valerie il cui viso non tradiva nessuna emozione.
-          Che … cosa … insomma …
-          Parlaci e basta. Io la mia parte l’ho fatta, adesso tocca a te.
 
A quelle parole non mi tranquillizzai affatto ma presi lo stesso il coraggio di entrare.
Poco prima di oltrepassare la soglia però, sentì un paio di mani afferrarmi per le spalle.
Mi girai e mi ritrovai direttamente tra le braccia di Valerie che mi strinse fortissimo.
 
-          Buona fortuna Nat!
-          Grazie Val, sei davvero la migliore amica che si possa desiderare!
 
Mi sciolsi dall’abbraccio e guardai verso Brianna che con un cenno de capo mi fece segno di andare.
Solo allora mi accorsi che aveva ancora gli occhi lucidi e arrossati e per la prima volta nella mia vita provai davvero pena per lei.
 
 
Quando entrai nell’appartamento di Harry, inizialmente non vidi nessuno ma fui lieta nel constatare che era sobrio e semplice esattamente come avevo sperato.
In mezzo a quei mobili minimalisti, l’unica cosa che saltava subito all’occhio per la sua eccentricità era un ritratto piuttosto singolare che mi pareva di aver già visto da qualche parte …
Ma certo! La caricatura che Zayn aveva fatto a Brianna su commissione per il matrimonio!
Non potei fare a meno di scoppiare a ridere ricordando la prima volta in cui l’artista ce l’aveva mostrato.
Quanto mi mancavano quei ragazzi …
Mi apprestai a proseguire alla ricerca di Harry ma non dovetti fare molta strada perché non appena mi voltai lui era davanti a me.
In realtà, feci quasi fatica a riconoscerlo. Poco prima da lontano non avevo notato quanto il suo viso fosse segnato dalla stanchezza. Aveva perfino un lieve accenno di barba, cosa del tutto nuova per lui.
I suoi vestiti erano sciatti e spiegazzati, il suo sguardo spento e triste.
Eppure, nonostante tutto ciò, per me continuava ad essere il ragazzo più bello del mondo.
 
-          Harry …
-          Natalie …
 
Ero arrivata alla resa dei conti, mi sarei giocata il tutto per tutto pur di fargli capire quanto fossi dispiaciuta e soprattutto quanto desiderassi stare al suo fianco, anche solo come amica, per il resto della mia vita.
Presi un respiro profondo e partii, anche se prima di allora non mi ero preparata nessun discorso, le parole vennero fuori da sole.
 
-          Harry mi dispiace da morire. Avevi ragione, mi sono voluta vendicare di Brianna e ho sbagliato perché invece avrei dovuto agire solo per il tuo bene. Mi sento uno schifo, dico sul serio, perché ti amo così tanto che la sola idea di farti del male mi distrugge. Lo riesci a capire questo? Riesci a capire quanto il mio cuore sia indissolubilmente legato al tuo?
-          Natalie io … - Harry provò a parlare ma io lo interruppi, dovevo terminare prima di scoppiare a piangere, cosa che sarebbe potuta accadere da un momento all’altro dato che avevo già gli occhi lucidi e la mia voce tremava.
-          No Harry, fammi parlare. Voglio che tu sappia quanto tengo a te e soprattutto voglio renderti chiaro quanto io sia dispiaciuta per tutto quello che è successo.
-          Natalie …
-          Aspetta ti prego! So che adesso mi odi ma io …
-          Shh! – Harry scattò in avanti verso di me e mi tappò la bocca prima che potessi parlare ancora – pensi davvero che io potrei mai odiarti?
-          Ma … ma … anche se mi odi non potrai mai perdonarmi vero? – bofonchiai anche se la sua mano mi rendeva difficile muovere la bocca – ho ancora tante cose da dirti, il mio discorso non è ancora finito!
-          Il tuo discorso è stato assolutamente inutile Natalie – affermò Harry facendosi serio in volto.
 
D’un tratto fu come se l’intero mondo mi stesse crollando addosso.
Rimasi senza parole, ferita e confusa ma soprattutto impotente.
Cos’altro avrei dovuto fare? Fargli scrivere un enorme “SCUSA” in cielo?
Bèh, forse era un’idea …
Eppure in quel momento persi tutte le speranze, gli occhi già cominciavano a pizzicarmi e presto, ne ero sicura, sulle mie guancie sarebbero scese lacrime a fiotti.
 
-          Davvero? – chiesi con voce fioca – del tutto inutile?
-          Del tutto inutile – confermò Harry annuendo – e lo sai perché?
 
Io scossi il capo, Harry invece sorrise.
 
-          Perché ti ho già perdonato nel momento esatto in cui ho scoperto che anche tu eri venuta qui!
-          Oh …
 
Era fatta. Avevo ottenuto ciò che volevo ovvero il perdono di Harry e non solo, forse anche qualcosa di più visto che ormai conoscevo i suoi sentimenti nei miei confronti.
Una ragazza normale al mio posto avrebbe sorriso, urlato di gioia, corso per tutta la casa cantando a squarciagola “We are the Champions” dei Queen.
Ma io non ero una ragazza normale, io ero Natalie Helena Samantha Jones per diamine, una matta svitata!
Scoppia a piangere, questa fu la mia primissima reazione.
Piangevo di gioia certo, eppure sembravo disperata, diciamo che principalmente fu un piano liberatorio.
Harry era del tutto perplesso, mi fissava senza sapere cosa fare, ancora vicinissimo a me ma senza più toccarmi nemmeno con un dito.
 
-          Nat io … che ti succede?
-          Abbracciami scemo! – singhiozzai gettandogli le braccia al collo.
 
Harry non se lo fece ripetere due volte: le sue braccia mi avvolsero stringendomi fortissimo a sé, così tanto che i miei piedi si sollevarono da terra.
Ed era così che mi sentivo, ad un metro dal terreno, mi sembrava di fluttuare leggerissima nell’aria.
Ero tra le braccia di Harry, ero a casa.
 
-          Mi sei mancato da morire! Ti amo, ti amo tantissimo – esclamai affondando il viso nell’incavo del suo collo in modo da inspirare a pieni polmoni il suo profumo inebriante che, mentre da una parte mi fece sentire ancora più “completa”, dall’altro scatenò un’altra crisi di pianto.
-          Anche tu mi sei mancata Nat – mormorò lui accarezzandomi dolcemente i capelli – e giuro che da oggi in poi non ci sarà più niente che potrà separarci!
 
Solo quelle sue ultime parole finalmente riuscirono a calmarmi.
Mi liberai dalla sua stretta e strinsi le mani intorno ai suoi avambracci per tenerlo comunque vicino a me, come per paura che da un momento all’altro di volatilizzasse.
Le lacrime si erano bloccate anche se sentivo ancora le guancie umide e gli occhi infiammati. Puntai lo sguardo in quello di Harry e finalmente riuscii a sorridere.
 
-          Me lo prometti Harry?
-          Certo che te lo prometto! Lotteremo sempre, lotteremo fino alla fine per noi! Perché tu sei, sei stata e sarai sempre l’unico amore della mia vita.
-          Oh Harry – la mia voce si inclinò appena – così mi fai piangere di nuovo!
-          Cosa posso fare allora? – chiese lui spostandomi una ciocca di capelli dal viso per sistemarmela dietro all’orecchio.
-          Bèh … - sorrisi di nuovo, stavolta in modo più malizioso – potresti baciarmi per esempio!
-          Agli ordini signora!
 
E poi … accadde.
Quelle labbra che avevo sognato di baciare per tanto tempo, pochi secondi dopo si posarono lievemente sulle mie.
Erano morbide come le avevo sempre immaginato, anzi forse anche di più.
D’un tratto tutto cambiò: il luogo e il tempo in cui ci trovavamo e perfino la percezione che avevo di me stessa.
Eravamo i giovani Harry e Natalie, lui il ragazzo dai capelli ricci e le guanciotte paffutelle che incantava tutte le ragazze della scuola, io la sfortunata ragazzina grassoccia e brufolosa che non voleva nessuno.
E quello … si quello era come se fosse il mio primo bacio in assoluto.
Natalie Jones, la sfigata della Holmes Chapel Comprehenisive, stava baciando Harry Styles.
Stavolta si che avrei voluto strillare dalla gioia e gridare al mondo intero quanto fossi fottutamente felice.
Affondai le mani nei folti capelli di Harry e giocherellai con i suoi riccioli, lui mi sollevò facendomi stringere le gambe intorno ai suoi fianchi.
In tutto questo, le sue labbra non si staccarono dalle mie neanche per un attimo e le nostre lingue continuarono a cercarsi avidamente.
Qualche secondo dopo, mi ritrovai sdraiata sul suo letto, lui sopra di me, le nostre dita intrecciate e i nostri occhi incatenati.
Per un attimo il mio pensiero corse a Brianna e Valerie, che erano ancora in attesa dell’esito finale.
Sarebbe stato giusto avvertirle tanto per non farle penare ma … cavolo, stavo per fare l’amore con Harry, non c’era proprio tempo di pensare ad altro!
Strinsi forte a me il ragazzo che amavo con tutta me stessa, quello sarebbe dovuto essere un momento da ricordare per tutta la vita.
 
-          Non posso credere a quello che sta per succedere – ansimai priva di fiato mentre lui baciava il profilo del mio collo.
 
Si stacco solo per un attimo, incrociò il mio sguardo e sorrise per poi tornare a concentrarsi sulle mie labbra.
 
-          Lo so – disse poco dopo – sembra un sogno.
-          Manca solo una cosa …
-          Che cosa? – Harry tirò su la testa di scatto tenendo le mani puntate sul materasso, ai lati delle mie spalle – manca qualcosa? Oddio cosa? Di solito io …
-          Non fai errori? Oh, complimenti dio del sesso! – ironizzai ridendo forte – no, tu sei perfetto, è tutto perfetto ma … non mi hai ancora detto quelle due paroline magiche.
-          Oh, ma certo, che sbadato – disse lui mentre le sue labbra si aprivano in un enorme sorriso.
-          Allora?
-          Allora … ti amo Natalie Jones, ti amo con tutto il cuore!
-          Ecco … - sussurrai annuendo lentamente – adesso si che è perfetto!
 
 
E POI HARRY …
E QUINDI NATALIE …
EH, LO SO, HO INTERROTTO PROPRIO SUL PIU’ BELLO!
CHIEDO VENIA RAGAZZE MA PENSO CHE SIA ARRIVATO IL MOMENTO DI LASCIARE AI DUE PICCIONCINI UN PO’ DI INTIMITA’!
ALLORA, CHE NE PENSATE?
TUTTO RISOLTO, CONTENTE? E … HARRY E NATALIE STANNO INSIEME! SIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!
INSOMMA, SONO PIU’ CONTENTA IO DI LEI HAHAHAH
BENE, ADESSO CHE LA COPPIA HARLIE E’ FORMATA, POSSO METTERMI L’ANIMO IN PACE MA … ATTENZIONE, ABBIAMO ANCORA QUALCHE CONTO IN SOSPESO.
COSA SUCCEDERA’ A BRIANNA? RISOLVERA’ LE COSE CON TERENCE?
E VALERIE? SI METTERA’ CON LIAM?
MA SOPRATTUTTO … NATALIE RESTERA’ A LONDRA OPPURE TORNERA’ A NYC?
TUTTO QUESTO NELLA PROSSIMA PUNTATA!
HAHAHHAA OKAY BASTA LA SMETTO …
BENE, ASPETTO LE VOSTRE RECENSIONI PER SAPERE COSA NE PENSATE.
SCUSATE COME AL SOLITO PER L’ATTESA, RICORDAETEVI SEMPRE CHE IO VI A-D-O-R-O-!
A PRESTO,
BACI SAM.
P.S. ECCO… VEDETE … CREDO CHE IL PROSSIMO CAPITOLO POSSA ESSERE L’ULTIMO, CAVOLO CI STO MALE MA PRIMA O POI DOVEVA FINIRE. VABBE’, VEDREMO SE L’ALLUNGO UN PO’.
ANCORA TANTI BACI! 

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Capitolo 20
*** Conclusione ***


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CAPITOLO 20: CONCLUSIONE
 
 
Harry stese la coperta a scacchi sul prato per poi farmi cenno di andarmi a sedere accanto a lui.
Il sole splendeva alto nel cielo, nessuna nuvola all’orizzonte, e perfino il leggero venticello che agitava le fronde degli alberi a suo modo era molto piacevole poiché mi accarezzava il viso dolcemente.
Eravamo a casa, a Holmes Chapel, più precisamente in quel famoso parco che un tempo era stato il nostro covo segreto e che adesso era il nostro covo d’amore.
Mi sdraiai accanto al mio ragazzo (si esatto, mi faceva ancora strano pensarlo ma finalmente Harry era il mio ragazzo!) poggiando la testa sul suo petto e lasciando che le sue braccia mi avvolgessero.
Il calore del suo corpo e il suo profumo erano confortanti, un sorriso spontaneo affiorò sulle mie labbra.
 
 
-          Riesci a crederci? – mormorai – siamo completamente diversi da come eravamo al liceo eppure … eccoci qui, come se non fosse mai cambiato nulla.
-          Forse non siamo così diversi da allora – commentò Harry.
-          Ciccia e brufoli a parte – aggiunsi io con una smorfia.
 
 
Harry scoppiò a ridere rigirandosi su un fianco per potermi osservare meglio.
Il suo sguardo percorse lentamente il mio corpo da capo a piedi facendomi arrossire anche se al tempo stesso mi sentii lusingata dalla sua espressione estasiata tipica del ragazzo innamorato che ti trova bellissima in tutte le tue imperfezioni.
 
 
-          Io non ti ho mai trovata brutta, lo sai – sussurrò stampandomi un bacio sulla punta del naso – ma in effetti devo ammettere che ora sei una vera bomba!
 
 
Stavolta fui io a scoppiare a ridere gettando la testa all’indietro per poi fiondarmi addosso a lui facendoci rotolare entrambi nell’erba verde e rigogliosa del prato.
Ci ritrovammo in mezzo al campo sdraiati l’uno sopra l’altra.
Harry era sollevato sui palmi delle mani e mi sorrideva lanciando rapide occhiate alle mie labbra sorridenti.
 
 
-          Se ne ha voglia, le do il permesso di baciarmi signor Styles! – concessi con tono falsamente pomposo, simile a quello utilizzato dalle donne con cui mia madre giocava a bridge ogni domenica.
-          In effetti muoio dalla voglia di farlo!
 
 
Pochi secondi dopo, le labbra di Harry erano premute sulle mie.
Mentre le nostre lingue si incontravano, portai le mani tra i suoi capelli giocherellando con ogni singolo ricciolo tirandolo giocosamente o intrecciandolo tra le dita.
Sentii le labbra di Harry aprirsi in un sorriso quando cominciai a solleticare la cute.
 
 
-          E’ un momento perfetto, non trovi? – domandò sussurrando mentre per un attimo si staccò da me rimanendo comunque vicinissimo al mio viso – il nostro parco, il sole e noi due insieme. Non manca niente. Cosa potrebbe mai rovinare un pomeriggio così bello?
 
 
La risposta purtroppo non tardò ad arrivare.
 
 
-          Ehi voi laggiù!
 
 
Harry sussultò rotolando lontano da me e rizzandosi a sedere sull’erba.
Anche io mi alzai in posizione eretta giusto in tempo per vedere Louis, Niall, Zayn e Liam venire verso di noi.
Da quando eravamo tornati ad Holmes Chapel, ovvero da una settimana dopo il mio rappacificamento con Harry, i quattro ragazzi non ci avevano dato un attimo di tregua.
Sapevano che presto saremmo entrambi tornati a Londra per costruirci una nuova vita insieme, perciò volevano passare con noi quegli ultimi momenti che ci restavano.
Non è che mi dispiacesse, naturalmente amavo stare in loro compagnia, ma quelli erano i primi tempi di una relazione con Harry che avevo aspettato per tanto tempo e non mi sarebbe dispiaciuto avere un po’ più di intimità.
Se Valerie fosse stata qui, avrebbe sicuramente capito …
Ah, ecco un argomento spinoso!
Sapevo di essere pronta a tutto pur di stare con Harry e alla fine rinunciare a New York per Londra non era stato l’enorme sacrificio che mi ero immaginata ma … Valerie.
Lei era rimasta in America naturalmente e il solo pensiero di non poterla vedere più tutti i giorni mi spezzava il cuore.
Era triste pensare che la mattina al mio risveglio non avremmo preso il taxi insieme per andare a lavoro sorseggiando una tazza di caffè Starbucks bollente che puntualmente lei sputacchiava su tutti i sedili.
Faceva ancora più male pensare che fino a quel momento lei si fosse sempre sacrificata per me senza pretendere nulla in cambio. E ora l’avevo abbandonata …
Mancava a tutti noi, soprattutto a Liam, ma ormai l’idea di una relazione tra quei due era stata accantonata.
La lontananza rendeva tutto più difficile, purtroppo lo sapevo bene.
 
 
-          Scusate ragazzi, vi disturbiamo? – chiese Niall timidamente una volta che ci ebbero raggiunto.
 
 
Feci per rispondere ma Louis fu più veloce di me.
 
 
-          Ma no Horan, figurati se li disturbiamo – esclamò con tono canzonatorio come se il povero biondino avesse appena sparato la più grande cavolata del secolo – figurati se Natalie perderebbe mai l’occasione di passare del tempo con me. Con me, capito? Louis Tomlinson, il medico chirurgo più figo che esista sulla faccia della terra!
-          Certo Tommo, è l’auto-convinzione che ti fotte purtroppo! – lo prese in giro Harry.
 
 
I quattro nuovi arrivati si sedettero sull’erba vicino a noi finché non formammo un circolo.
 
 
-          Hai sentito Valerie di recente? – mi chiese Liam fingendosi meno interessato di quanto lo fosse realmente.
 
 
Annuii esibendo un sorriso triste ma sincero.
 
 
-          Si, mi ha telefonato stamattina. Sta bene e vi manda tanti cari saluti.
 
 
Per un attimo, all’interno del circolo calò il silenzio più totale.
Ognuno di noi era assorto nei propri pensieri con lo sguardo perso nel cielo limpido di quel tranquillo pomeriggio di fine Maggio.
La grande mano di Harry scivolò sull’erba fresca fino a raggiungere la mia per poi stringerla forte.
Sapeva fin troppo bene  che per me non era stato affatto facile separarmi dalla mia migliore amica così come sapeva che lo avevo fatto solo per lui, per rimanere al suo fianco.
Alzai lo sguardo verso le sue iridi color smeraldo e quando lo vidi sorridere in quel modo che quasi mi faceva venire i brividi, con tanto di fossette e denti perfetti in bella vista, capii che dopotutto non mi ero pentita delle mie scelte.
Mi bastava quel sorriso.
Mi bastavano quegli occhi.
Mi bastava il suo amore.
Mi bastava quel meraviglioso ragazzo che era Harry Styles per essere felice.
 
 
-          Ehi piccioncini, ci siamo anche noi! – scherzò Zayn allungandosi verso di me per sventolarmi una mano davanti alla faccia – cavolo, sembrate ipnotizzati!
 
 
Io e Harry distogliemmo subito lo sguardo l’uno dall’altra arrossendo entrambi per l’imbarazzo.
Gli altri quattro si scambiarono delle occhiatine d’intesa accompagnate da sorrisetti divertiti.
In effetti Zayn non aveva tutti i torti, gli occhi di Harry mi ipnotizzavano, sarei rimasta a fissarli per ore e i nostri sguardi erano pura elettricità.
Niall rise brevemente, poi però il suo sorriso venne sostituito da uno sguardo malinconico mentre tirava un lungo sospiro.
 
 
-          Non so voi ragazzi ma credo che i due colombi in amore mi mancheranno parecchio.
-          Anche a me – gli fece eco Liam abbassando lo sguardo per celare i suoi occhi tristi – è strano pensare che cambierà tutto … di nuovo.
-          Questi giorni passati insieme sono stati favolosi! – esclamò Louis. Era l’unico a non sembrare abbattuto ma sapevo che saremmo mancati tanto anche a lui – tutti quei piani malefici per sabotare il matrimonio, Brianna che si è gonfiata come una mongolfiera, Harry che si è trasformato in Otello geloso, il cantante macabro che ha scioccato a vita tutti gli invitati …
-          … la mia caricatura di Brianna, Natalie che la stende a terra con un vassoio, la festa a sorpresa … - Zayn stava continuando l’elenco ma si bloccò appena in tempo. Tra tutti quegli avvenimenti c’erano stati anche un fugace bacio tra noi due e una sua dichiarazione d’amore.
 
 
Avevamo chiarito e, sebbene sapessi che la sua infatuazione non fosse del tutto passata, ero felice che alla fine avessimo deciso di rimanere amici.
Sorrisi a Zayn e lui subito ricambiò.
Forse non se ne rendeva conto ma in pochissimo tempo era diventato una delle persone più importanti della mia vita così come anche Niall, Louis e Liam.
 
 
-          Peccato che non abbia potuto partecipare a tutto ciò – osservò Harry leggermente risentito – credo che mi sarei potuto divertire parecchio.
-          Certo ma … non sarebbe stato strano sabotare il tuo stesso matrimonio? – gli fece notare Louis.
-          Ehm … forse si, hai ragione …
-          Ah, venticinque anni e ancora non riesci ad arrivare ai concetti più ovvi! – sbuffò l’amico alzando gli occhi al cielo.
-          Tomlinson smettila di prendermi in giro altrimenti …
-          Altrimenti cosa?
 
 
Harry non rispose, passò direttamente ai fatti. Si lanciò addosso a Louis con uno scatto felino e cominciò a fargli il solletico sulla pancia.
 
 
-          Basta, basta ti prego! – Louis si dimenava e contorceva a terra come un vermiciattolo e non la smetteva più di ridere a squarciagola.
-          Per favore – sbuffai esasperata – siete proprio dei bambini!
-          Ah si? – Zayn mi lanciò uno sguardo che non prometteva nulla di buono – vediamo se Miss Maturità soffre il solletico.
-          Malik – mentre lui si avvicinava a me gattonando, io cominciai ad arretrare spostandomi su mani e piedi senza perderlo di vista neanche un attimo – Malik ti avverto io …
 
 
Troppo tardi, pochi secondi dopo lui, Niall e Liam erano sopra di me, ognuno intento a torturarmi in una parte diversa del corpo, chi sulla pancia, chi sotto alle ascelle e perfino sotto la pianta del piede.
Nemmeno io pensavo di essere così insofferente al solletico, fatto sta che ridevo come una matta anche se dalle mie urla sembrava quasi che mi stessero spellando viva.
 
 
-          Okay, okay, avete vinto, mi arrendo!
 
 
 
Naturalmente i miei strilli e le mie protesta furono del tutto inutili e quel tempo libero che pensavo sarebbe stato romantico e intimo, solo per me e Harry, si trasformò in un pomeriggio di risate e giochi davvero infantili.
Giocammo ad acchiapparella e perfino a nascondino, sembravamo di nuovo quei mocciosetti conosciuti in tutta Holmes Chapel per le proprie marachelle.
Ma io non ero più la Reginetta delle racchie, né Brufolo Bill, né Racchia-Jones.
Ero semplicemente Nat, una ragazza come tante altre che finalmente aveva imparato ad accettarsi per quella che era, nonostante i difetti e le imperfezioni.
Ero Natalie Jones, colei cui cuore era indissolubilmente legato a quello di Harry Styles.
 
 
UN ANNO DOPO 
 
 
- Nat, tu sei assolutamente sicura che sia la ricetta giusta? 
 
 
Valerie era seduta sul bancone della cucina sbirciando di tanto in tanto il grande libro di ricette che tenevo aperto sul tavolo.
Era preoccupata che la cena non riuscisse bene ma a parte questo, oltre a mettermi ansia, non stava facendo assolutamente nulla per aiutarmi.
 
 
- Se sei tanto brava perché non cucini te allora? - risposi piccata - è da due ore che sono chiusa in cucina e mi tocca anche sorbirmi le tue lamentele.
- Io non mi sto affatto lamentando - precisò Valerie - solo che penso, ma forse qui in Inghilterra la vedete in modo diverso, che il pollo al curry non dovrebbe avere questo colore ... grigiastro.
 
 
Lanciai un'occhiata alla pentola dove la portata principale di quella serata si stava riscaldando.
“Pollo al curry con riso basmati”, non sembrava un ricetta complicata, il mio libro di cucina riportava solo tre stelline sotto al livello di difficoltà.
Però dovevo ammettere che Valerie non stava esagerando, quel pollo in effetti aveva un colore un po' strano ...
 
 
- Ma sono sicura che sia buonissimo - cercò di consolarmi la mia migliore amica scendendo dal bancone e raggiungendomi davanti ai fornelli per darmi una pacca sulla spalla - vuoi che ti aiuti?
 
 
Ma certo, si offriva volontaria solo adesso che avevo finito e che mancavano pochi minuti all'arrivo dei nostri ospiti!
Alzai gli occhi al cielo e rifiutai la sua proposta, al che Valerie se ne ritornò al suo posto trotterellando allegramente.
Nonostante tutto, ero davvero felice che fosse lì.
Non ci vedevamo da sei mesi, forse anche di più, e averla come mia ospite per qualche giorno era il miglior regalo che mi potesse fare.
 
 
Mentre cominciavo a distribuire il pollo col riso nei piatti, sentii suonare il campanello.
 
 
- Vado io! - grido Harry dall'altra stanza.
 
 
Pochi minuti dopo, le familiari voci dei nostri amici riempirono l'ingresso.
Mi sfilai velocemente il grembiule blu da cucina che mi ero legata intorno alla vita e, seguita da Valerie, andai ad accogliere i nostri ospiti.
Harry era già sommerso da una pila di cappotti, sciarpe e cappellini da appendere nello stanzino adiacente all'ingresso ma non feci in tempo ad aiutarlo perché all'improvviso mi ritrovai stretta in un abbraccio stritolante.
 
 
- Natalie! - Niall strillò direttamente nel mio orecchio - che bello vederti!
- Ho-horan anche io sono felice di averti qui ma ... non respiro!
- Ops!
 
 
Niall si allontanò di scatto per farmi riprendere fiato ma anche stavolta ebbi solo qualche secondo prima che Louis, Liam e Zayn mi saltassero letteralmente addosso.
Perdemmo tutti e quattro l'equilibrio ritrovandoci a rotolare per terra sulla moquette 
 
 
- Avete intenzione di salutarmi così ogni volta che venite a trovarci? - bofonchiai schiacciata sotto il loro peso.
- E tu hai intenzione di essere sempre così acida? - scherzò Zayn.
- E poi adesso sei la signora Styles - aggiunse Louis mentre mi aiutava a rialzarmi da terra - e si sa, quando sposi un uomo ... sposi anche i suoi amici!
 
 
Alzai un sopracciglio con aria scettica ma preferii non replicare perché forse in fondo aveva ragione.
Quei quattro ragazzi facevano parte della famiglia di Harry e quindi anche della mia.
Se mai avremmo avuto dei figli, sarebbero stati come degli zii un po' strampalati ma su cui poter contare sempre, anche se non vivevamo più nella stessa città. Stessa cosa dicasi per Valerie.
 
 
- Avete fatto buon viaggio? - Harry, dopo aver riposto le giacche nel guardaroba, tornò da noi e mi strinse a se passando un braccio intorno ai miei fianchi.
- Ottimo direi - rispose Liam sfregandosi le mani- solo che sul treno servono dei pasti indecenti e adesso siamo molto affamati. Cosa c'è di buono da mangiare?
- Di buono proprio niente, da mangiare il pollo al curry! - Valerie era appena apparsa sulla porta della cucina con un sorrisetto.
 
 
Io le lanciai un'occhiata fulminante irritata dal fatto che stesse infangando le mie doti da cuoca prima ancora di assaggiare la cena ma lei non mi diede retta, i suoi occhi azzurri erano incatenati a quelli color nocciola di Liam.
Harry strinse leggermente la presa intorno ai miei fianchi per farmi notare quello scambio di sguardi e io strinsi la sua mano per fargli capire che si, me ne ero accorta.
Ad un certo punto il campanello di casa suonò di nuovo.
Mi staccai da Harry e andai ad aprire camminando in equilibrio su un paio di tacchi altissimi che Valerie mi aveva portato da New York.
Quando spalancai la porta, non mi stupii affatto di vedere Brianna e Terence ad attendere.
Si, sembrava assurdo ma perfino loro due erano stati invitati a prendere parte a quella cena.
Io e Brianna non eravamo diventate  proprio amiche, probabilmente ciò non sarebbe mai successo, ma dopotutto ero ancora in debito con lei.
Sarei mai diventata la signora Natalie Styles senza il suo aiuto?
Per quanto riguardava Terence, il ragazzo aveva deciso di perdonare Brianna dandole una seconda possibilità e i due sembravano formare una bella coppia felice.
 
 
-          Oh, eccovi! – sfoderai il mio miglior sorriso da perfetta padrona di casa e mi ritrovai ad abbracciare le due persone che per poco avevano rischiato di compromettere per sempre la mia felicità.
 
Perfino Harry si sforzò di essere educato.
Avevamo litigato per giorni e giorni riguardo a quell’invito perché lui, giustamente, non avrebbe mai voluto accogliere in casa sua la donna che gli aveva mentito spudoratamente e il complice che l’aveva aiutata nel tentativo di derubarlo.
Okay, più ci pensavo più mi rendevo conto che la situazione era piuttosto strana.
 
-          La vostra è proprio una bella casa! – commentò Brianna entrando.
 
Il suo complimento era molto forzato, così come il sorriso che lo accompagnò, ma continuai a fingere che tra di noi non ci fosse nessun tipo di tensione.
 
-          Grazie mille. Gentilissima …
 
Che le sue parole fossero sincere oppure no, io ero comunque soddisfatta di come era venuto su il nostro appartamento di Kensington, formato da un grande salone, due camere da letto, tre bagni e una cucina.
Per me e Harry era stato amore a prima vista non appena avevamo messo piede oltre la soglia: quello sarebbe stato il nostro appartamento, non c’erano dubbi.
Dopo mesi di lavori, di battibecchi riguardo il colore delle piastrelle in bagno, di pianti isterici perché l’impianto di riscaldamento si rompeva di continuo (e vi dico solo che non ero io a piangere), finalmente era venuto fuori il risultato sperato.
Avevamo una casa tutta nostra. Eravamo terribilmente felici.
 
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-          Allora, come vi sembra? – chiesi speranzosa.
 
Ora che ci eravamo tutti riuniti a tavola, era arrivato il momento della verità.
Ogni ospite era stato servito con un abbondante piatto del mio “speciale” pollo al curry ma nessuno di loro sembrava trovarlo invitante.
Guardai il mio piatto. In effetti, se non l’avessi cucinato con le mie stesse mani, non sarei stata tanto sicura che si trattasse di pollo.
Dio, perché aveva un colore così strano?
Harry, per farmi piacere, fu il primo ad avere il coraggio di assaggiarlo.
Avvicinò la pietanza alla bocca con cautela, come se avesse paura che fosse avvelenata, poi iniziò a masticare lentamente.
Osservai la sua espressione per tutto il tempo: sembrava proprio che ce la stesse mettendo tutta per reprimere una smorfia disgustata.
 
-          È buonissimo amore! – esclamò mandando giù il boccone.
 
Sorrise ma evitò di guardarmi negli occhi perché sapeva che se l’avesse fatto avrei capito subito che stava mentendo.
Nel frattempo, anche gli altri ospiti avevano cominciato a mangiare complimentandosi con me uno per uno, sembravano quasi sinceri …
Cominciavo a nutrire qualche speranza quando inforcai un bocconcino di pollo con la forchetta che poi portai alla bocca.
Masticai. Assaporai. Sputai il tutto nel tovagliolo!
 
-          Oh mio Dio, è disgustoso!
 
Gli altri ragazzi emisero un sospiro di sollievo all’unisono riposero le proprie posate nel piatto.
 
-          Meno male che te ne sei accorta – sospirò Liam con aria sollevata – mi sentivo troppo in colpa per lasciarlo ma al tempo stesso avevo paura di … vomitare!
-          Non ho mai assaggiato niente di più rivoltante! – commentò Valerie.
-          Ehm … bèh … non c’era bisogno di essere così espliciti … - borbottai mentre le mie guancie si imporporavano per la vergogna.
-          Tranquilla amore, quando ti ho sposato sapevo a cosa sarei andato incontro – scherzò Harry circondandomi le spalle con un braccio – ora però … che ne dite di ordinare una pizza?
 
Dalla tavolata si alzò un coro entusiasta: decisamente si!
 
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Dopo cena, mentre tutti si riunivano sui divani del salotto, io tornai in cucina per mettere i piatti a lavare e Harry mi diede una mano.
Dovevo ammettere che di lui non ci si poteva proprio lamentare, non era uno di quei mariti che se ne stanno tutto il tempo a poltrire davanti alla partita in TV mentre la propria moglie sgobba in cucina.
A volte avevo davvero l’impressione che Harry fosse perfetto.
A parte quando si dimenticava di mettere a lavare i calzini sporchi.
O quando lasciava la luce accesa in bagno prima di uscire di casa.
O quando si dimenticava di portare fuori la spazzatura ogni singolo martedì, giorno in cui passava il camion dei netturbini.
Bèh, ripensandoci, nessuno è perfetto, giusto?
Mentre Harry metteva i piatti nella lavastoviglie, io mi sedetti sul bordo del tavolo della cucina ad osservarlo.
Quel quadretto di vita familiare era davvero confortante: io, lui e il chiacchiericcio dei nostri amici di sottofondo.
 
-          Cos’hai da guardare? – Harry mi dava le spalle ma aveva capito che lo stavo fissando.
-          Te l’ho mai detto che sei bellissimo Styles?
-          No. Ma tanto so di esserlo! – scherzò lui mentre richiudeva la lavastoviglie per poi venirmi incontro.
 
Si insinuò tra le mie ginocchia mentre gli gettavo le braccia al collo per stampargli un tenero bacio sulle labbra.
 
-          In fondo la serata è andata bene, non trovi?
-          Si, è stato divertente a parte il momento in cui abbiamo rischiato tutti di morire intossicati per colpa del tuo pollo al curry!
-          Harry! – strillai indignata dandogli un pizzicotto sul braccio – come puoi essere così perfido?
 
Provai a fingere di essere irrimediabilmente offesa ma era impossibile. Lui sorrideva e per me era inevitabile ricambiare.
Harry mi circondò i ianchi con le braccia in modo da stringermi un po’ più forte a se.
Era incredibile come,  dopo tutto questo tempo, continuassi ad avere le palpitazioni ogni volta che i miei occhi si perdevano nei suoi.
 
-          Posso confidarti un segreto? – sussurrò lui mentre il suo respiro caldo mi solleticava le guancie.
 
Annuii facendomi più seria.
 
-          In fondo sono felice che Brianna abbia fatto parte della mia vita, seppur influenzandola in modo negativo.
-          Dici … dici sul serio? – domandai corrugando la fronte con aria confusa.
-          Si, ci penso spesso. Se non fosse stato per il nostro matrimonio tu non saresti mai tornata ad Holmes Chapel, e chissà per quanto altro tempo non ci saremmo rivisti. Io credo che nella vita nulla capiti per caso. Se siamo diventati amici era destino. Era destino se ci siamo allontanati ed era destino se ci siamo ritrovati. E non importa se ci sono stati ostacoli e incomprensioni. Ora siamo qui, insieme. E siamo felici, giusto?
 
Harry prese il mio viso tra le mani, con delicatezza.
Adesso sorrideva di nuovo aspettando una mia risposta.
Aveva ragione, nulla capita per caso.
 
-          Giusto – confermai sorridendo a mia volta – ed è incredibile che io debba ringraziare Brianna Smith se adesso sono così felice.
 
Harry scoppiò a ridere e mi baciò di nuovo sulle labbra, poi mi strinse ancora più forte a sé affondando il viso nell’incavo del mio collo per assaporare a pieno il mio profumo.
Anche io lo abbracciai forte, con il viso premuto contro il suo petto.
Adoravo quella posizione perché riuscivo a sentire il suo cuore che batteva all’unisono con il mio.
Purtroppo però, come ogni momento perfetto che si rispetti, non poteva di cerco mancare una brusca interruzione.
 
-          Natalie! Harry! – gridò Valerie dal salone – cosa vi è successo? Siete stati risucchiati dalla lavastoviglie?
-          Arriviamo Val – urlai io in risposta mentre Harry, allontanandosi di poco da me, scoppiava di nuovo a ridere.
-          Non so se sia per la presenza di Liam ma oggi mi pare parecchio nervosetta la tua amica – commentò.
-          Si, già, forse è la sindrome premestru … - mi interruppi di colpo, c’era qualcosa che non andava.
-          Stavi dicendo? – Harry piegò la testa da un lato osservandomi con curiosità.
 
Io però non lo stavo più ascoltando, troppo impegnata a fare calcoli nella mia mente.
Quasi due settimane … oh cazzo!
 
-          Io … io … credo di avere un ritardo … - mormorai incredula.
-          Un ritardo? Per cosa?
 
Harry sembrava non capire e io alzai gli occhi al cielo sbuffando.
Perché gli uomini sono sempre così maledettamente ottusi?
 
-          Harry … potrei essere incinta, capisci?
-          Cosa? Oh … ah … ma … cioè tu … - immediatamente sbiancò come un lenzuolo ed ebbi davvero paura che potesse svenire da un momento all’altro.
 
Naturalmente non ne ero sicura, eppure adesso che ci pensavo mi venivano in mente altri episodi che avrebbero dovuto insospettirmi.
Mangiavo di continuo, avevo sempre sonno, ero così emotiva da mettermi a piangere a dirotto perfino durante la campagna pubblicitaria contro l’abbandonamento degli animali …
 
-          Questo vuol dire che a breve potremmo avere un piccolo Harry o una piccola Natalie che gironzola per casa? – mio marito sembrava sconvolto.
-          Non ne ho la certezza. Ma se fosse così?  - domandai titubante.
 
A quelle parole, Harry parve riacquistare tutta la sua lucidità in un lampo.
Afferrò entrambe le mie spalle con le mani e poggiò la fronte sulla mia in modo che i miei occhi non avessero via di fuga dai suoi.
 
-          Se fosse così, sarei l’uomo più felice sulla faccia della terra.
-          Ne sei sicuro?
-          Sicurissimo. E tu?
-          Io … non lo so, mi basta sapere di avere te, che ci sarai sempre.
-          Ci sarò sempre, questo è scontato – Harry mi prese il mento tra le dita e per l’ennesima volta si chinò verso di me baciandomi, stavolta in modo più approfondito – perché ti amo da morire Natalie Jones.
-          Anche io ti amo Harry – sussurrai quasi senza fiato – ogni giorno di più!
 
 TO BE CONTINUED: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1759089&i=1  
SALVE BELLEZZE!
EHM … NON SO DAVVERO CHE DIRE, SUL SERIO.
PER TERMINARE QUESTO FINALE CI HO IMPIEGATO DAVVERO TANTISSIMO, E’ STATO L’EPILOGO PIU’ DIFFICILE CHE ABBIA MAI SCRITTO, NEL SENSO CHE DOPO AVER PASSATO MESI A NARRARVI LA STORIA DI HARRY E NATALIE, NON RIUSCIVO A TROVARE UN MODO ADEGUATO PER CONCLUDERLA.
FORSE QUESTO FINALE E’ UN PO’ DELUDENTE E VI CHIEDO SCUSA MA OLTRE AD ESSERE UN PERIODO DIFFICILE PER ME, MI E’ VENUTA ANCHE UNA FORTE NOSTALGIA.
HARRY E NATALIE MI MANCHERANNO.
SENTIRO’ TERRIBILMENTE LA MANCANZA ANCHE DI VALERIE, ZAYN, NIALL, LOUIS (ALIAS REVERENDO CARLSON MUHAHAHA) E LIAM, FORSE PERFINO DI BRIANNA!
E NATURALMENTE MI MANCHERETE ANCHE VOI SPLENDIDE LETTRICI, VOI E TUTTE LE VOSTRE RECENSIONI CHE SONO RIUSCITE SEMPRE A RISOLLEVARMI IL MORALE.
ADESSO MI STO DEDICACANDO A DUE NUOVE STORIE MA, DATA LA MIA ABILITA’ NEL PUBBLICARE FF PER POI CANCELLARE A CAUSA DI MANCATA ISPIRAZIONE, HO DECISO CHE PUBBLICHERO’ ENTRAMBE SOLO QUANDO SARANNO FINITE (SE RIUSCIRO’ A FINIRLE, LO SPERO DAVVERO!).
NON SO COS’ALTRO AGGIUNGERE A PARTE RIPETERVI CHE MI MANCHERETE MOLTO E CHE MI SONO DAVVERO AFFEZIONATA A VOI.
SPERO TANTO CHE CONTINUERETE A SEGUIRMI.
A PRESTO ADORABILI LETTRICI, VI PORTERO’ SEMPRE NEL CUORE INSIEME A QUESTA STORIA.
BACI SAM
P.S. E’ UN FINALE APERTO MA SE LA CURIOSITA’ VI ATTANAGLIA POSSO CONFERMARVI CHE NATALIE E’ INCINTA! HAHAHAHA 

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Capitolo 21
*** La storia continua ***


Ragazze ho finalmente pubblicato il prologo del continuo di questa storia: Come organizzare il matromonio perfetto.
Vi avverto che si svolge prima che Harry e Natalie si sposino. Avete presente nell'ultimo capitolo quando poi ho descritto "UN ANNO DOPO"?
Ecco, in questa storia scoprirete cosa è successo in quell'anno!
Natalie non sarà l'unica protagonista stavolta, conoscerete subito anche Carly e Melanie.
Per ora non vi anticipo altro, vi aspetto numerossissime mi raccomando!
Ecco il link della storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1759089&i=1

S
ono felicissima! Vi aspetto lì!
Baci Sam 

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Capitolo 22
*** NUOVAAA ***


SAMMY E' TORNATA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Per chi fosse interessata, ho pubblicato una storia originale (già completa) : 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2188621&i=1 
dal titolo TEENAGE DIRTBAG.
Baci Sam
p.s. mi siete mancate!!!


 

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