Did I fall in love? di Distress_And_Coma (/viewuser.php?uid=133345)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Did I fall in love?
Questa
è la mia prima vera long fanfiction sui The Gazette.
Tratterà di argomenti anche piuttosto personali, per questo
ho deciso di usare i loro veri nomi. Come al solito i personaggi che
descrivo non mi appartengono (magari
fosse così), e tutto
ciò che
descrivo è frutto di fantasia. I nomi, le situazioni, i
personaggi e i luoghi che si troveranno in questa fiction sono fittizi
e qualsiasi riferimento a cose o persone reali è puramente
casuale.
"Takanori,
vieni???" gli urlarono i suoi amici.
"Certo, arrivo,
aspettate solo un attimo" disse il ragazzo. Si chiamava
Takanori Matsumoto, ma aveva sempre preferito farsi chiamare Ruki.
Raggiunse il suo migliore amico e salì in macchina con lui.
Salirono sulla
macchina di Yukata, a lui spettava il compito di
guidare. "Dove stiamo andando?" chiese Ruki.
"Pensavo che
potevamo andare al ristorante a cenare, così.
Per passare del tempo insieme e poterci rilassare." disse Reita.
"Reita ha
ragione, stiamo lavorando alle prime canzoni ma è
molto sfinente." disse Aoi.
"Andiamo a
quello europeo di Tama?" chiese ancora. "No, non a
quello...Non so, io ho voglia di mangiare italiano, voi ragazzi?"
"Italiano va
bene" risposero tutti.
Così
si diressero al ristorante italiano di Sumida.
Ci sarebbero
voluto circa tre quarti d'ora. Magari poteva anche farsi
un pisolino.
Si
appisolò sulla spalla di Reita con una faccia simile a
quella di un canarino nell'atto di pulirsi. Aveva gli occhi socchiusi,
poteva ancora vedere le luci della città alternarsi al buio.
E intanto pensava.
Pensava che il
destino con lui non era stato benevolo. Fino al giorno
in cui incontrò quattro ragazzi, che, forse per uno strano
scherzo del destino, avevano il suo stesso sogno. Perchè
lui, Takanori Matsumoto, diciannovenne ragazzo di Kanagawa, aveva un
talento innato per il canto.
Voleva fare
della sua musica la sua linfa vitale. Anche se all'inizio
avrebbe dovuto fare il medico. Lo aveva promesso al padre prima che
questi partisse e non ritornasse più. Perchè era
morto in Pakistan, al fronte, quando lui aveva solo sette anni.
"Papà,
ti
prometto che farò il medico."
"E
perchè?"
"Perchè
così potrò aiutare a salvare tante vite umane
dove ci sono i cattivi."
Ma
poi aveva vinto la passione per la musica.
Il giorno in cui
dalla natìa Kanagawa si trasferì
a Musashino, dove incontrò per primo (o forse è
meglio dire reincontrò) Akira Suzuki. Che era stato suo
amico fin dai tempi delle medie. Si conoscevano fin dall'asilo, ma Ruki
aveva iniziato a parlarci effettivamente solo alle medie, quando
iniziarono ad incontrarsi regolarmente per svolgere i compiti. Visto
che lui davvero non aveva nei compiti a casa il suo forte e visto anche
che Reita era sempre stato uno studente modello.
Potè
dare vita lentamente al suo sogno. Grazie ad Akira
aveva iniziato ad aprirsi di più e ad essere meno timido e
più gentile con se stesso. Aveva conosciuto altri ragazzi,
che come lui amavano la musica.
"Su, scendiamo."
lo risvegliò la voce di Kai.
In quel
ristorante mangiò dei buoni piatti italiani.
"Ah,
è stato veramente buono, ragazzi!" sancì
infatti con la bocca vuota e la pancia piena.
I suoi occhi
marroni scivolarono ad un tavolo posizionato all'angolo
del ristorante. Seduta là c'era una ragazza, era molto
bella, ma pareva anche stranamente triste. Non piangeva, non
singhiozzava, ma Ruki in quegli occhi che scivolavano su un piatto di
spaghetti, occhi vuoti e spenti, lesse tanta tristezza.
Perchè
sapeva cos'era.
Sapeva che suo
padre era morto, che sua madre, che lo aveva cresciuto a
suon di sculacciate dopo la morte del marito, era finita in un istituto
psichiatrico in quanto vittima di crolli nervosi continui. Sapeva che
era stato dato in affidamento, e che il giorno in cui tutte le
televisioni diedero la notizia del ritrovamento del cadavere di Junko
Furuta, lui pianse.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Il giorno dopo,
erano tutti in studio. Beh, studio era una parola grossa: in
realtà lo "studio di registrazione" se così si
poteva chiamare, non era altro che la cantina della casa di Kai e della
sua compagna. Cantina che per inciso era ricoperta da confezioni di
uova incollate ai muri.
"Ah. Ah
quindi questo sarebbe il nostro nuovo studio" sancì Ruki.
Con una splendida faccia da dork.
"Beh, che
vuoi, RuRu. Io ti avevo avvertito che per adesso non abbiamo i soldi
necessari a comprarne uno." fu la risposta di Reita.
"Grrrrrrrrrrrrrrrrrrr
che cavolo vuol dire non abbiamo i soldi??? Ascoltatemi Reita, Kai, Aoi
e Uruha: io voglio il successo, quello vero, quello grande. NON ridurmi
a suonare in un pollaio!!!!!"
"Calmati,
Ruki..." sancì Uruha.
"Cazzo. Non
conviene farti arrabbiare." gli stette dietro Aoi. E poi si voltarono a
guardare Kai, che giaceva in terra stremato dalle risate.
Proprio in
quel momento, scese Emi, attirata dalla voce da soprano di Ruki.
"Oh,
scus-ami tanto, Emi...Loro sono -scusami- i ragazzi di cui ti
parlavo..." disse Kai, che stava ancora cercando di riprendersi.
"Ragazzi, lei è Emi, la mia compagna."
"Piacere,
sono Aoi, primo chitarrista"
"Piacere,
sono Ruki, voce"
"Piacere,
sono Reita, bassista"
"Piacere,
sono Uruha, secondo chitarrista"
"Wow,
caro...allora sono loro i ragazzi di cui mi avevi parlato. Molto
piacere, sono Emi, la compagna di Kai."
"Da quanto
stai insieme a lui?" chiese Uruha. "Da tre anni. Almeno adesso so con
chi andava sempre a bere" e poi, guardando i muri "ah, ecco dove
finiscono tutti i cartoni delle uova...".
"Si, i
cartoni delle uova creano insonorizzazione" spiegò Ruki.
"Cosa? Ma
scusami, ma non eri tu quello che non voleva suonare in un pollaio?"
chiese Aoi. Al che, lui ribattè "Scusami, non eri tu che
dicevi che noi stavamo già componendo ottima musica? A me
questi sembrano più scarabocchi creati al computer..."
"Sempre a
battibeccare..." Reita, annoiatissimo "Scusali, Emi, sono come due
bambini. Va bene bambini ho capito, ora il papà vi porta
fuori..."
"D'accordo,
d'accordo Reita, non fa nulla..." e si trovò a ridere
appoggiata al suo Kai.
Provarono
per un po' varie combinazioni di suoni al pc, ma non usciva fuori
niente. Reita appariva annoiato dalla modalità con cui i
suoni uscivano.
"Oh,
accidentaccio a 'sti suoni!"
"Beh, che
vuoi tu? Accontentati, o al limite portaci un sistema più
potente..."
"Certo! Un
sistema più potente! Reita sai che ne ho uno a casa mia?
Però è da montare..." sancì Ruki.
"Potresti
portarlo domani, così lo monteremo sul computer di Kai e
Reita non dirà più accidentaccio" disse il loro
primo chitarrista.
"Ehi..."
"Va
bene va bene basta. Ora andate a casa, vi riposate, e domani penseremo
al resto...a tutto." Kai finalmente riuscì a calmarli tutti
quanti.
Nota
bene: ho un po' stravolto gli avvenimenti. In realtà Kai
è entrato successivamente nei Gazette come leader e
batterista, non subito come accade qui. Mi sono presa una licenza
poetica. In realtà più di una: il padre di Ruki
morto in Pakistan, la madre vittima di crolli nervosi, sono tutte cose
mie. Anche Emi è una cosa mia. Kai lo vedo bene con le
ragazze. Un personaggio molto importante per la storia si è
già visto nel primo capitolo, ma non anticipo nulla...
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Did I fall in love?
Questo è un
capitolo dal punto di vista di Reila, in cui si spiega il suo passato,
anche se solo in parte.
Intorno a me c'erano camerieri che si
affaccendavano a consegnare le
portate. Era così anche quella volta. Quella volta in cui
qualcuno gettò da un tavolo un pezzo di carta
appallottolato.
Pensai che non si doveva fare così, che era ineducato anche
perchè ad averlo fatto era stato il mio ex fidanzato. Non ci
badai molto, presi quel pezzo di carta e feci per buttarlo, ma mi
esplose in mano. Quando mi ripresi vidi attorno a me le figure
conosciute dei colleghi di lavoro, ma la figura sfumata del mio ex
ragazzo non c'era più. Poi svenni. Quando mi risvegliai ero
in
ospedale, avevo la mano fasciata in una garza, arrivava fino a
metà dell'avambraccio. Poi, riconobbi che la presona accanto
a
me era Isabelle. Istintivamente le sorrisi. Mi disse che ero stata in
coma farmacologico per cinque giorni, durante i quali avevo subito i
primi due interventi (dei quindici che i medici avevano stimato) per
tentare di ricostruirmi la mano.
Isabelle disse che sarebbe rimasta lei al mio fianco,e gliene fui
grata. "Raccontami qualcosa di bello che magari abbiamo fatto insieme,
così la smetterò di sentire odore di
disinfettante
dappertutto." Avevamo fatto tante cose belle insieme, ma non potevo
sapere se anche per lei era la stessa cosa.
"Umh...Ti ricordi quando, il giorno del tuo compleanno, siamo entrate
in un negozio di animali? Volevo farti un piccolo regalo. Ma ero
indecisa e così ti chiesi dove avresti voluto andare. Tu
dicesti
il negozio di animali. Così andammo. Notai che stavi
guardando,
immensamente attratta dai loro colori, un piccolo canarino tutto
giallo, e una piccola cocorita blu e azzurra. Così,
silenziosamente dissi al commesso di avere quei due uccelli. Ricordo
che avevi una faccia stravolta quando hai visto che quel commesso
prendeva i tuoi uccelli e li metteva via." Mi misi a ridacchiare. Era
vero, effettivamente: pensai "oh, no, cavolo, chi c'era qui prima di
me??". "Poi gli dissi di mostrarti i pesci rossi, nel caso tu ne
volessi comprare un'altro. Io invece, avevo messo la scatola con i due
animaletti in auto, e acceso il mio cellulare impostandolo sul canto di
quei due uccelli. Poi ti recuperai e andammo a casa tua."
"Già, mi hai reso molto felice quel giorno. I miei due
bellissimi volatili... Kyra e Kira..."
Ripensare
a quelle cose aveva risvegliato brutti ricordi
in me.
Mi sentivo molto triste e agitata. Cercai di nasconderlo fissando il
mio piatto di spaghetti. Anche perchè il resto doveva ancora
venire...
Notai un
ragazzo, seduto alcuni tavoli più distante da me,
evidentemente circondato dai suoi amici. Era bello, bello davvero.
Spostai lo sguardo alla porta, non appena mi accorsi che i suoi occhi
mi osservavano.
Nulla
può cambiare, anche perchè ormai per me
è
troppo tardi. Nessuno mi può più aiutare,
perchè
io sono una nullità. Non faccio altro che deludere le
persone,
che quindi mi mollano. Era successo con la mia prima amica, che mi sono
accorta di amare solo dopo che l'ho mollata per via di una litigata.
Lei è stata la prima persona che mi aveva voluto un po' di
bene,
o almeno questo era quello che pensavo io. Poi mi ricordai di una luce
nella mia vita così buia: Isabelle. Solo che lei era tornata
in
Francia dal Giappone, per completare gli studi universitari.
Ora, di nuovo,
la persona sola ero io. Lo ero sempre stata, e avrei
anche dovuto essermi abituata, allora perchè ero sempre
così triste? Perchè ero sempre così
sola,
perchè faceva sempre così male??
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Era
passata una
settimana, da quando Takanori Matsumoto, mentre cenava
in un ristorante con quelli che sperava diventassero i suoi amici di
una vita, vide quella ragazza. Sperava di poterla reincontrare, anche
solo pertirarle su il morale con una battuta divertente.
Pensò
di uscire, giusto per prendere un po' d'aria, e si
recò al parco. Era poco lontano da casa sua, abbastanza
grande, con un laghetto con alcune papere e un'allegra famigliola di
cigni.
E alberi.
A lui piaceva
molto stare sotto agli alberi (neglio ancora se erano
ciliegi in fiore), lo rilassava e lo aiutava a riflettere.
Si sedette su di
una panchina, che era proprio all'ombra di un albero,
quando la sua attenzione venne attirata da qualcosa, o meglio, da
qualcuno.
Una ragazza era
seduta su di un'altra panchina. Gli sembrava di averla
già vista, ma non poteva dirlo con certezza
perchè era voltata.
Stava dando da
mangiare alle papere. Si avvicinò anche lui e
iniziò a fare lo stesso, voleva capire chi fosse.
"Oh, siete voi"
disse Reila.
"Si. Vi ho
già visto quella volta al ristorante. Vi
ho osservata molto a lungo, e scusatemi se ve lo dico, ma mi siete
parsa molto triste."
"Anche io vi ho
osservata a lungo. Piacere, mi chiamo Reila Tanaka."
"Io sono
Takanori Matsumoto, molto onorato di fare la vostra
conoscenza".
"Vengo qui al
parco tutti i giorni, ma ieri non vi ho visto, Matsumoto
Sama."
"Potete
chiamarmi Takanori, signorina."
"Voi potete
chiamarmi Reila" gli fece eco lei "Siete davvero molto
bello, Takanori."
Lui
arrossì "Grazie, anche voi. Comunque non vengo qui tutti
i giorni, anche se ci abito vicino".
"Anche io abito
qui vicino".
"Dove?
Scusatemi, Reila, sono solo curioso."
Reila gli disse
la via.
"Passo spesso
lì davanti, ma non mi era mai capitato di
vederci qualcuno" disse Takanori pensieroso.
"E'
perchè mi ci sono trasferita da poco. Non conosco ancora
bene Tokyo, ma da quando ho scoperto questo parco, ci vengo spesso."
"Io conosco
molto bene Tokyo, invece"
"Perchè?"
ora era Reila, ad essere curiosa.
"Perchè
è la mia base"
"Base?"
"Si. Ho una
band, sono la sua voce, e mi faccio chiamare Ruki."
"Davvero hai una
band? Che bello!!".
Lui le chiese se
le andava di conoscerli, lei rispose che ne sarebbe
stata felice. Quando Reila si accorse che il sole era sul punto di
tramontare, chiese a Ruki di essere accompagnata a casa.
E dentro di
sè, sperò di aver trovato qualcuno di
cui fidarsi.
Reila
entrò in casa sua, seguita da un Ruki curiosissimo,
che non smetteva guardarla.
"E loro sono i
miei amici." il ragazzo si ridestò, quando
lei gli mostrò un simpatico canarino giallo con due macchie
marroni vicino agli occhi, che stava in una gabbietta, e una bellissima
cocorita blu e azzurra, che stava in un'altra.
"Si chiamano
Kyra e Kira, sono due femmine. Almeno credo."
"Sono tanto
simpatiche. Anch'io ho un animale domestico. La mia piccola
cagnolina Sabaru, che chiamo Sabuchan."
"Ti andrebbe di
mangiare qualcosa per cena?" chiese lei, dopo attimi di
silenzio imbarazzato.
"Si, grazie"
disse lui sorridente.
"Oh, mi
dispiace, purtroppo ho solo pane, burro e marmellata."
soggiunse la ragazza con tono di scuse.
Lui la
consolò "Mi vanno benissimo, tranquilla" e
sperò di aver trovato qualcuno che non lo prendesse in giro
per via della sua altezza.
A Reila piaceva
stare con lui, almeno gli pareva così.
"Puoi aspettare
un attimo? Vado un secondo in camera mia a sistemare il
letto, visto che pensavo che potevi dormire qui, vista l'ora."
In
realtà Reila usò quella scusa per accendere il
suo portatile grigio e controllare che non le fossero arrivate altre
mail minatorie da parte di Kansuke.
Già,
Kansuke Yoshimizu, ovvero colui che fino a circa otto
mesi prima era il suo fidanzato, lei lo aveva mollato perchè
era ossessivamente geloso.
Sentì
dei passi dietro di lei e praticamente
sobbalzò.
"Oh, scusami
Reila, non volevo spaventarti. Ci mettevi un po' e ho
pensato di raggiungerti. Scusami, non volevo spaventarti."
ripetè lui, aveva notato che la ragazza era saltata dalla
sedia.
Lei
pensò di bloccare il contatto di Kansuke, almeno non
avrebbe più potuto inviarle mail.
E ovviamente
pensò anche a Takanori, a questo Ruki che
conosceva si e no da qualche ora. Con lui si sentiva sicura, e ne era
attratta. Sperava di dimenticare in fretta la storiaccia di Kansuke.
"Uhm?? Chi stavi
bloccando??"
"Come?? Ah,
è solo il mio ex, ultimamente rompe un po', ma
non è nulla di preoccupante."
"Sicura??" Ruki
nel tono di Reila captò qualcosa.
"Si, certo, stai
tranquillo, dolce Ruki."
"Dico davvero...
Se hai bisogno di aiuto io posso proteggerti, voglio
proteggerti. Quella volta al ristorante ho guardato intensamente
la donna che amo. Si, credo... Credo di aver avuto il colpo di
fulmine."
La prese tra le
braccia e la baciò.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
did I fall in love?
Sul display del cellulare campeggiava un sms di Reita: "Degnati di
chiamare, quando ti sveglierai!". Sempre fine e delicato, come al
solito.
Molto
probabilmente avevano ancora fatto a botte, i due piccioncini.
Ignorò
il messaggio, concentrandosi sulla persona che gli
aveva rapito il cuore. Aveva trovato casa contro il suo petto.
Andò
in cucina e preparò la colazione per due.
"Giorno, Taka"
"Oh, anata. Ho
preparato la colazione. Che ne dici di seguirmi agli
studi, dopo? Così conosci i miei amici."
"Certo, non vedo
l'ora" disse lei entusiasta.
Mentre mangiava
la colazione che Takanori le aveva molto gentilmente
preparato, si lasciò scappare un "Mhm, è molto
buona!"
"Davvero?
Grazie!"
"Che altro sai
cucinare di buono?"
"In
realtà quasi nulla, ma Kai si che sa cucinare! Mi sta
già insegnando qualche cosina..." disse Ruki tutto rosso in
viso.
Con i The
Gazette era già riuscito a comporre qualcosa di
ascoltabile, un pezzo a metà tra rock e pop. Ma le parole
mancavano ancora.
Arrivarono a
casa di Kai in poco tempo.
"Ragazzi, vi
presento Reila Tanaka, la mia fidanzata"
"Piacere di
conoscerti, Reila. Io sono Kai, leader dei The Gazette. Lei
è Emi, la mia fidanzata."
"Io sono Reita,
bassista"
"Io sono Aoi,
primo chitarrista. Lui è Uruha, la nostra seconda chitarra."
"Sono molto
onorata di conoscervi."
Uno squillo
interruppe le loro conversazioni.
"Perdonatemi,
è il
mio" disse Reila, estraendo con un elegante gesto rotatorio del polso
il cellulare dallo zainetto che si portava sempre dietro.
Il numero era
segnato come sconosciuto, ma lei rispose comunque. E mise in vivavoce.
"Reila, a quanto
pare sei
rimasta la solita sgualdrina che eri quando ti ho conosciuto. Non sono
mai riuscito a stuprarti come si deve perchè tutte le volte
che
stavo per farlo sei riuscita a scappare. Ma non pensare che mi arrenda
solo perchè ignori le mie mail. Comunque, ora che faccio
parte
della Yakuza, ti posso rintracciare comunque, dovunque tu sia. Ti
tratterò come è già stato fatto con
Junko Furuta,
farai esattamente la sua stessa fine."
In seguito la
chiamata si chiuse, lasciando tutti impietriti. E Reila era sotto
shock.
Attorno a Reila c'erano sguardi allibiti, persone che nulla sapevano di
questa storia ne venivano a conoscenza.
Takanori
la fece immediatamente sedere e la strinse a sè "Stai calma,
piccola Reila. Era il tuo ex?"
"Si" unica
risposta monosillabica.
"Te la sentiresti di spiegarci questa cosa, Reila?" le chiese
dolcemente Reita. Era rimasto turbato anche lui.
Ci mise un po' a trovarele parole giuste, lui che di solito aveva
sempre la parlantina pronta.
Ma lei appariva spaventata.
"Reila, NON ti toccherà. Te lo giuro" le disse il suo Ruki.
"Era il mio ex al telefono. Si chiama Kansuke Yoshimizu. Ci siamo
conosciuti a cena, perchè la mia famiglia voleva che mi
sposassi e che fossi economicamente sistemata."
"Quindi la tua famiglia e la sua si sono messe d'accordo?" chiese Emi.
"Beh... Si. Ma nessuna delle due sa che lui fa parte della Yakuza. Mi
sono avvicinata a lui perchè appariva forte, tranquillo e
rassicurante."
"Uhhhhh... Rassicurante.... Si, infatti!" disse Uruha.
"Urupon, sono d'accordo con te."
"Per una volta, Kai"
"Continua a raccontarmi, itoshii, te ne prego" la supplicò
il ragazzo.
"Beh, all'inizio ha ovviamente badato a nascondermi chi fosse
veramente. Ha badato a nascondermi che fosse malvagio."
"Molto probabilmente voleva che tu ti avvicinassi a lui" disse Reita,
sovrappensiero.
"Non era ancora entrato nella Yakuza, ma dopo un po' che stavamo
insieme iniziò ad essere geloso, ecco. Per un po' mi
è piaciuto, perchè ho pensato che ci doveva
davvero tenere a me".
"E' comprensibile, no?" disse Aoi "Anche a me piacerebbe avere
un ragazzo un po' geloso".
"Guarda, se vuoi lo divento" disse Reita ironicamente. Facendo
scoppiare tutti a ridere ed allentando la tensione accumulata.
"Che cosa?! Voi due..." esclamarono con sorpresa le due donne.
"Si, stiamo insieme. Sono innamorato del più bel bassista al
mondo." disse il chitarrista, con molta fierezza negli occhi.
"Scusami tanto, Reila. Avrei dovuto dirtelo subito. Forse ora non ti
piaccio più come prima..."
"Ma che dici? Adesso mi piaci molto di più. Una persona come
te, che mostra amicizia anche per coloro che la società
considera diversi... Sei un po' come me. Io non ho mai amato questo
tipo di angherie, specie verso i più deboli." disse
lasciandosi abbracciare. "E poi, voi mi state già molto,
molto simpatici."
I suoi nuovi amici la ringraziarono con un caloroso sorriso, che le
diede la forza di continuare il suo racconto, il quale si prospettava
tutt'altro che due semplici caffè...
"E cosa ci dici riguardo il tuo ex un po' geloso?" le chiese Uruha.
"Beh, è divenuto ossessivamente geloso con il tempo. Non mi
permetteva di uscire da sola, mi controllava tutto il tempo. Per questo
l'ho mollato. Pensavo che lui accettasse la situazione, o almeno
speravo".
"Fammi indovinare... Ha iniziato a perseguitarti" Kai si riprese.
Quella brutta storiaccia lo aveva immobilizzato accanto ad Emi.
"Pensavo che avesse accettato la situazione così cme
gliel'avevo proposta io, cioè che io fossi semplicemente la
sua ex. I giorni hanno iniziato a passare senza che lui facesse mossa
alcuna. Per questo mi sono convinta che forse io e lui dovevamo tornare
amici. Mi recai a casa sua quel giorno, lui sembrava cambiato. Non era
più geloso, era anzi tornato la persona che ricordavo agli
albori della nostra diciamo relazione, se si può definire
così. Mi accolse calorosamente, ed io mi sono lasciata
intortare, come al solito.
Quando sono uscita dal suo appartamento, ha preso un vas di vetro e
porcellana, credo." Reila si interruppe.
"E..." Takanori voleva che lei continuasse.
"E non mi ha centrato per un soffio." disse Reila, molto tristemente.
Takanori se la strinse.
"E dopo il fatto del vaso?" chiese Emi, molto turbata. Si poteva vedere
da come stringeva la mano di Kai.
"Una settimana dopo ha iniziato a mandarmi messaggi minatori al
cellulare. Credo che fossero pochi all'inizio. Così cambiai
cellulare e numero, ma non gestore."
"Come mai?" le chiese il ragazzo accanto a lei.
"Ero abituata ad usare quello" disse lei, con tanto di scossetta di
spalle.
"Inoltre, mi sono trasferita qui a Tokyo da Kokura. Credevo
che una tale distanza da me potesse scorraggiarlo. Ma lui ha continuato
a mandarmi mail minatorie addirittura sul mio pc."
"Con che frequenza te le ha mandate? Scusami se sono invadente,
itoshii, ma quel tipo mi pare molto poco raccomandabile."
"Mah... andava aumentando sempre di più, giorno dopo giorno.
Credo che a una settimana fa il numero fosse delle 700 email al giorno."
"Dalla
sera alla
mattina? Cioè... Dalla mezzanotte alla mezzantte
successiva?" chiarì Aoi, non voleva essere frainteso.
"Esatto"
"Quindi è per questo che hai bloccato il contatto."
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Did I fall in love??
Nessuno
mi amerà
Uhm... Forse non
è esattamente corretto dire che nessuno mi
amerà...però...
Ed
intanto Ruki scriveva, scriveva il testo di una
canzone, in cui parlava di un amore talmente forte da esserne
annientato, che però non era ricambiato, perchè
nessuno
lo amava. Quindi diceva "addio-addio-addio". Sospirò,
sconsolato, pensando che in momenti in cui gli mancava l'ispirazione,
momenti come quello, avrebbe davvero preferito fare il medico. Un
medico non aveva bisogno di ispirazione, perchè doveva solo
salvare vite, ma un artista si. E gliene serviva anche tanta.
In quel momento
gli squillò il cellulare.
"Ruki sono io"
"Oh
Reita,è successo qualcosa?"
"Uhm...No e
si... Vieni, ti spiegheremo tutto al tuo arrivo"
"Posso portare
anche Reila? Non mi fido affatto a lasciarla sola dopo quello che ci ha
raccontato."
"Nessuno di noi
si fiderebbe, ora come ora. Comunque qui c'è Emi, si
terranno compagnia a vicenda."
"Uhm...Ok. A
dopo a casa di Kai!" e chiuse la chiamata.
"Reila! Vieni,
andiamo al lavoro."
"Arrivo
carissimo. Scusa, stavo mettendo in ordine."
"Eccoci,
finalmente." disse lui.
"Chissà
che cosa dovranno dirci."
"Non ne ho idea
itoshii, ma di sicuro c'entra la musica. Magari gli
è venuta qualche idea per promuoverci, chissà..."
"Ciao, Ruki,
ciao, Reila."
"Ciao a tutti.
Allora?" chiesero entrambi, erano davvero curiosi.
"Reila tu
potresti andare su, Emi ti sta aspettando. Ruki, spero che tu abbia
scritto qualcosa in quel quaderno."
"Certo, Kai.
Ecco a te."
Kai prese il
quaderno e lo aprì sull'ultima pagina, la quinta.
"Ruki, io ti
ammazzo! Grrrrr!"
"Chiedo perdono,
perdonatemi Riidasama!" e poi sentirono risate in sottofondo.
"Che succede di
così brutto da ammazzare il nostro vocalist??" chiese il
bassista.
"Ehi, piano, vi
voglio solo ricordare che è l'unico che abbiamo,
se lo rompiamo poi dove lo troviamo il sostituto?" chiese Uruha.
"Nel carro
attrezzi!!" sghignazzò Aoi. Erano di nuovo tutti a
terra per le risate, mentre Ruki si faceva piccolo piccolo dietro al
divano e Kai quasi lo mangiava.
"Ve lo spiego io
che cosa succede: ha scritto solo cinque pagine,
quello....grrrrrrrrrrrrr!"
"Ehi piano
mammina, piano..." disse Aoi.
"Purtroppo non
sempre mi viene l'ispirazione. Mi dispiace, prometto che
oggi mi sforzerò di più." disse il nanetto con
una faccia
che ricalcava appieno la delusione del capo.
"No, nanetto,
scusami tu. Non volevo spaventarti, e nemmeno dirti quella parola."
"Uhm. Fate
vedere." Aoi, tutto concentrato "Nessuno mi
amerà...Addio-addio-addio... Bella. Una canzone d'amore??"
"Si, un amore
non ricambiato. Era da un po' che avevo scritto questa
frase, quando ancora non conoscevo Reila... Ieri mi ci sono
reimmedesimato, ed ho provato a scrivere questo."
"Sei un poeta
nato, Ruki."
"Grazie, Aoi."
si dissero i due con un sorriso.
"Comunque
l'ispirazione viene sempre quando ad una cosa non si pensa
affatto. Almeno, a me succede così. Come ieri... Ho composto
delle melodie e le ho salvate su cd. E quello è il sistema
che
ha portato Ruki."
"Ah, si, Uru, me
ne stavo dimenticando... Là dentro c'è
il mio sistema per la captazione dei suoni... E' nuovo
nuovo...Potente...Ma non ne ho idea di come si monti."
Dopo un po'
Reita riuscì a montare il tutto, e i the Gazette
stetterò in casa del leader per una notte intera. Perfino il
vocalist divenne molto produttivo, tanto che all'alba avevano
già dieci canzoni pronte.
"Vieni, Reila,
ti mostro la casa."
"Ok, Emi..." e
la padrona di casa le mostrò le varie stanze.
Nonostante la casa fosse molto piccola, Reila realizzò che
era
molto accogliente.
"Che
bella cucina!"
"Ti piace
cuicinare?"
"Si, molto...
Ultimamente sono io a cucinare per Ruki, e domani mi
aiuta a trasferirmi totalmente da lui, con Kyra e Kira. Non mi fido
più a stare da sola in un appartamento piccolo."
"Beh, ti
capisco... Nemmeno io mi fiderei, se fossi in te...Ma per
fortuna ora hai trovato Ruki. Lui non ti lascerà, stai
tranquilla..."
"Come lo sai?"
"Non lo so. Lo
sento. Comunque chi sono Kyra e Kira?"
"Sono il mio
canarino giallo e la mia cocorita blu e azzurra."
"Ah, ecco...
Comunque che pensa Ruki della tua cucina? Di solito qui
cucina Kai, io mi limito ad aiutarlo, o altrimenti cucino le mie due
specialità."
"Dice che sono
molto brava. E mi ha già chiesto se gli posso
insegnare a migliorare. Comunque le tue specialità quali
sarebbero?"
"Uhm..." disse
Emi, indecisa se dirle tutto o meno, dopotutto la
conosceva da pochissimo "Dunque...Arancini di riso, zeppole di ricotta
e di riso, tiramisù."
"Wow...Allora
sei italiana!"
"Non proprio:
sono di ascendenze italiane, la mia famiglia si è
sempre tramandata queste ricette, sono in questo libro qui" disse
estraendo da uno scaffale un libro, che pareva più un'agenda.
"A me piace da
matti il cibo italiano! Potresti insegnarmi il tiramisù?
Potremmo farlo per i ragazzi, no?"
"Bell'idea!" e
così si misero al lavoro.
Per merenda i
Gazette mangiarono il buon tiramisù che
chissà come Reila aveva imparato in due minuti, e che a
dirla
tutta, era anche venuto piuttosto buono.
Dormirono appena
poche ore, alle due del pomeriggio ebbero un'altra sottospecie di
colazione, stavolta erano zeppole.
Perchè
ad Aoi era venuta in mente l'idea di andare a Shinjuku,
più precisamente alla stazione, per fare una specie di live
davanti a tutti.
"E
perchè mai, amore mio?"
"Per vedere se
piaciamo alla gente. Vi va l'idea?"
"D'accordo."
rispose Kai per tutti.
"Uhm...Secondo
me li scacciano..." sussurrò Reila ad Emi.
Quando gli
uomini presenti si voltarono, le due donne si limitarono a ruotare gli
occhi.
Alle quattro
del pomeriggio erano già tutti quanti a Shinjuku,
quando il traffico era davvero molto intenso, perchè gli
studenti tornavano a casa a quell'ora, oppure andavano ai juku. E i
Gazette, che ancora non conosceva nessuno, si divertirono, facendo
anche parecchio rumore, eh, si...
Li guardava
anche una persona "particolare" per usare le loro parole,
li osservava quasi deliziato da quei suoni, di sicuro era ammirato. Ma
se ne stava lì all'angolo, senza urlare, senza cantare
dietro a
Ruki, nella sua gonna rosa in stile sweet lolita.
Fino a che una
anziana, infastidita da tutto quell'"ancora, ancora!" non aveva
avvertito gli uomini della sicurezza.
Resosi
effettivamente conto che quei ragazzi facevano davvero troppo
rumore, tre uomini della sicurezza, nelle loro divise, li pregarono di
andarsene. E loro, purtroppo, dovettero ubbidire, lasciando quegli
studenti che a loro parevano già affezionati.
"Visto? Ci hanno
scacciato, come ha detto Reila!"
"Va
bene,però...Siamo piaciuti. Non avete sentito come
cantavano?"
"Tsè.
Tutto merito delle tue poesie, nano."
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
“Ragazzi??
Potreste mostrarmi Tokyo?”
“Come? Ah, è vero…Tu non
conosci ancora la città…”
“Già, magari se la conosco riesco anche a fuggire
meglio dal mio ex
ragazzo. Dio, non so neanche come ho fatto ad innamorarmi di lui. Sono
stata
una stupida.”
“Non dire così,
Reila. In fondo capita a
tutti di fare qualche cazzata.” disse Ruki, guardando quella
piccola creatura esile, che
ancora non riusciva ad inquadrare bene. Il modo con cui lei guardava le
cose e
le persone intorno a lei, era
circospetto, quasi stentava a
credere che solo il giorno prima lei gli aveva dato il premesso di
chiamarla
per nome quando erano soli. Perché
lei, si chiamava solo Rei. Aveva cambiato nome per sicurezza, con le
persone
con cui aveva contatto, non certo sui documenti.
“Beh,
di sicuro meno si vedono e meglio sarà per tutti
noi.” disse Uruha, col tono di chi rendeva noto qualcosa di
ovvio. Uscirono
tutti insieme, salendo sulla
metropolitana.
“Come si arriva a quel parco,
Ruki?”
“E’ il parco di Ueno. Tra due fermate, poi
scendiamo,
perché?”
“Perché dal parco a casa mia la strada
almeno la so. Se tu mi potresti
aiutare a spostare la mia roba a casa
tua…”
“Certo, oggi ti aiuteremo noi. Vero??” disse il
piccolo vocalist rivolto
ai suoi compagni, che annuirono.
“Noi ti aiuteremo sempre, Reila. Imparerai a fidarti di noi.
Non amiamo molto
prendere in giro le persone, sarebbe scorretto.” furono le
parole di Aoi.
Scesero ordinatamente dalla metropolitana.
“Quando mi sono trasferita a casa mia, avevo con me due
valigie. Che adesso ho
messo chissà dove…”
“Prova a descrivercele. Sai, sono piuttosto bravo a
trovare le cose,
considerato che il mio ragazzo è un disordinato
cronico…”
“Ehi, Aoi!! Ma che ti salta in
mente?!”
“Va bene, va bene, Reita, scusami
tanto…”
“Una ha i brillantini dappertutto, ed è rosa,
l’altra ha lo stesso motivo, ma è
azzurra.”
Quando giunsero a casa di Reila, Aoi si lasciò
scappare un…
“Brillantini,
eh?”.
Una cosa che lei non aveva ancora detto a nessuno di loro, tranne a
Ruki, era
che lei aveva il pallino dei brillantini. Ed erano ovunque: dalle
gabbiette, ai
vestiti che in quel momento portava addosso, ai pendagli della
borsetta.
“Dove potrei cercare?”
“Uhm…
Vediamo, Aoi, dovrebbero essere… In quel buco
là in fondo”
“Oh Santi Kami Sama…” si
sentì venire da dietro la voce del leader.
“Scusami se mi imbuco.”
“Hai il mio permesso.”
“Brillantini, brillantini…
Ahi!”
“Amore che c’è?” esplose
Reita, tutto agitato.
“Ahi-Ahi-Ahi… Il mio povero
naso…” disse, fingendo di essersi ferito
seriamente. “Prima o poi le trover…”
stava per dire Ruki, quando Aoi, tutto
contento se ne uscì tenendo per i manici le due valigie.
Certo però che Reila
doveva avere poca roba in casa.
“Ma queste valigie sono come quelle per il bagaglio
a mano sugli aerei!
Tesoro se me lo dicevi portavo io una valigia per
aiutarti.”
“Credo che queste bastino, Ruki. Per favore aiutatemi a
riempirle. Ho
pochissimi vestiti in casa, non ho mai sentito la necessità
di spendere molti
soldi.”
“Non ti andava o non avevi
disponibilità finanziaria?”
“Cos… Ruki! E va bene, va
bene… Ho pochi soldi. E poi non ho un
lavoro. Ho mollato tutto ciò che avevo a Kokura e sono
scappata a Tokyo, per
fuggire da quel mostro.” Guardò in terra con lo
sguardo
triste.
Emi, di cui tutti si erano dimenticati, la consolò:
“Cerca di non pensare a
quello che è successo in passato. Come ha detto Ruki, spesso
capita di fare
qualche cazzata. Ne ho fatte anche io, ma sono sempre riuscita a
venirci fuori.
Scommetto che ci riuscirai anche tu.”
Si
osservarono per un attimo, quando Emi ruppe
l’imbarazzante silenzio: “Su, infiliamo tutto
ciò che possiamo nelle valigie,
il resto lo potrai finire con Ruki domani, sempre se avanzi della
roba.”
“Va bene, grazie a tutti quanti di aiutarmi.”
Dovrei
sdebitarmi con loro pensò
poi la ragazza magari
domani mattina esco con Ruki e compro cinque piantine.
“Adesso
andiamo via da qui. Desidero non vedere mai più questa casa,
se non per venderla. Magari ci faccio un po’ di soldi, visto
che non ne ho.”
E
magari riesco anche ad arricchire me e Ruki. Anche se… Con
il lavoro che fa, credo che i soldi, almeno da parte mia, siano
innecessari. Mah…
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Capitolo 8 *** Cap. 8 ***
“Ecco,
questo è l’ultimo pacco.” Con quello
Ruki e Reila
avevano terminato di sgomberare il piccolo appartamento. Reita e Aoi
erano
andati a recuperare scatoloni in casa propria per aiutare.
“Non so che
fare…” disse lei, triste.
“Reila, non temere, puoi stare tranquilla con
me. Farò in modo che quel
tipo non entri mai in contatto con te. Non credere a ciò che
ti ha detto con
quella chiamata”.
“Sarà”.
“Su,
ora andiamo via, prima che mister pazzoide ci scopra” disse
Kai “Vieni,
Emi.”
“Vieni,
Reita” disse Aoi.
“Portiamole a casa mia, così la mia Reila
sarà al sicuro”.
Il
giorno dopo, Reila era con Ruki al konbini vicino casa.
“Vorresti regalargli le piante, ai miei amici? Per
sdebitarti, immagino.”
“Esattamente, Ruki. Amore mio… Guarda
quelle piante lì! Sono le piantine
perfette!”
“Sono
piccole piantine carnivore! Carina,
l’idea…”
e Ruki la guardò come se fosse indemoniato.
“Beh… Reita ed
Aoi hanno il problema delle mosche… credo che una piccola
piantina carnivora
faccia al caso loro. Poi magari la chiamano Cleopatra.*”
“Prendiamole e
paghiamo tutto… Pago tutto io.”
“Che?! Ah, no, no… E’ il mio
regalo, perché sono io che mi
devo sdebitare.”
“Va
bene… ma solo perché mi
piaci…”
Lo
stesso pomeriggio, per non stressare le piccole bambine,
come le chiamava sempre Reila, le portarono dai loro nuovi
padroni.
“Oh, Reila, come mai qui? Ciao, Ruki.” disse Reita.
“Credo che con questo piccolo regalo sistemerete il problema
delle mosche. A proposito di coppie, dov’è il tuo
ragazzo?”
“Sotto la doccia” rispose Aoi.
“Oh, una deliziosa piantina carnivora. Che
gentili…Grazie!
Restate per cena?”
“Magari passiamo, Reita, ma abbiamo altre due
piantine da consegnare ai
nuovi padroni. Forse… Forse si. Invitiamo anche gli altri,
già che ci siamo?”
Passarono da Kai ed Emi, che sistemarono
felici la loro Mano, come l’avevano battezzata. Dissero anche
se volessero
mangiare da Reita. “Ah,
Ruki, cosa
mangiano di solito Reita e Aoi?”
“Uhm…
Direi pollo
fritto e ramen.”
“Perfetto, allora vanno bene anche a me. Ora
andiamo da Uruha, vi
passiamo a prendere dopo!”
Arrivarono tutti in perfetto orario da Reita, dove per
caso, mangiarono
proprio ciò che aveva detto Ruki.
“Prepariamo il caffè, neh?”
disse Kai.
“Uhm…
Veramente non siamo molto
pratici, anche se siamo i padroni di casa…” disse
Aoi imbarazzato.
“Nemmeno
io ne sono in grado, mi spiace, Kai, sul serio” disse Reita.
“Facciamo noi donne, allora.
Potere alle femmine!!”
“Va
bene, Emi… Dovrei saperlo fare, un buon caffè!
Dove sono le tazzine?”
“In
quello scomparto lì… Aspetta, le prendo io,
Reila”
“Ok…” quando
se le trovò ordinate su una tavoletta le portò in
cucina. Si sbrigò a fare i caffè
ed a servirli con l’aiuto di Emi.
“Ruki
vocalist, sbaglio oppure… Tu hai totalmente perso la
testa per lei?”
“Da
che lo hai capito, Urupon?”
“Beh…
Sei diventato estremamente produttivo sia sul fronte della musica, che
su
quello dei testi, da quando la conosci.”
“E’
vero, me ne sono innamorato, ed anche follemente.”
Erano
già passati alcuni mesi da quando i the Gazette si erano
formati. Le piccole live house sparse per il Giappone iniziavano sempre
di più
a richiedere la loro presenza, perché i giovani volevano
solo ballare, e loro
li facevano ballare.
“Ruki…
Vieni qui?” lo chiamò Reila, con la sua vocina
stridula.
“Certo,
Reila… Che c’è?”
“Vorrei un abbraccio…”
Si trovavano tutti nel piccolo backstage della live house. Sul
palco c’era un piccolo schermo che fungeva da karaoke,
mandando i testi delle
canzoni di Ruki.
“Ragazzi… Guardate chi
c’è!” se ne uscì Uruha.
“Chi
vuoi che ci sia,
qui, oltre a noi?” rispose Aoi.
“Quella
persona.”
“Eh? Mah… Io non vedo
nessuno.” Stavano sbirciando da uno spiraglio nel
muro, da dove si vedevano le persone che avrebbero assistito al loro
concerto.
“Reita? Reita… Ma che sta
facendo quel tizio in gonnella rosa?”
“Chi, quello… Direi che
sta andando via… No, aspetta! Quello viene qua da noi!
Aiutaci, Kai!”
“Va bene, state calmi. Magari vuole sapere chi
siamo e dovremmo
ringraziare il signor cantante qui per l’idea che ha
avuto…”
Quella persona entrò. “Salve, mi
chiamo Kisaki. Ovviamente è il nome d’arte,
ma basta che voi mi conoscete in questo modo. Vi seguo fin
dall’inizio, siete i
Gazette, vero?”
“Si…
Si, siamo i Gazette.”
rispose Aoi.
“Mi avete incuriosito molto, la prima volta che
vi ho visto alla
stazione di Shinjuku. Mi siete sul serio rimasti impressi. Vediamo che
cosa
cantate stasera.”
“Va
bene. Forza, andiamo ragazzi!”
Suonarono
le loro canzoni, che peraltro il pubblico pareva
amare. Ballarono anche molto, e quando tornarono nel backstage, alla
domanda di
questo Kisaki dalla gonna rosa in stile sweet lolita
“Com’è andata?” risposero
stanchi “E’ stato divertente.”
“Sto
cercando nuovi artisti da produrre, per la mia etichetta
indipendente, la Matina.”
“Noi casualmente stiamo cercando un produttore, al posto del
poll…” iniziò Ruki.
“Ehehehe… Non ci badate, Kisaki
Sama…”
“Dov’è che provate? Potrei
saperlo?”
“Proviamo in casa mia. Non abbiamo abbastanza soldi, quindi
cerchiamo di arrangiarci come possiamo. Guardi le foto che ha scattato
Reila
mentre provavamo. Come vede ci sono confezioni di uova incollate ai
muri.”
“Oh… Mio Dio…”
Da
qui ebbe inizio la fruttuosa collaborazione dei
The Gazette con Kisaki, che li produsse per i primi anni. Allo scadere
del loro
contratto, ne firmarono un altro con la Peace and Smile Company.
Successivamente passarono alla Sony Music Entertainment Japan. Per
quanto
riguarda la sfera privata, invece, Ruki e Reila si sposarono, ma non
poterono
mai dare voce al loro desiderio d’amore perché
Reila per motivi oscuri si
suicidò.
Gli
altri componenti sono invece rimasti molto
vicini a Ruki, ed a tutt’oggi continuano la scalata verso il
successo.
*Cleopatra: la
pianta carnivora di Morticia Addams, che davvero non so cosa
c’entri, ma quel
giorno mi ispiravano molto le piante carnivore.
Chiedo scusa se
l’ho terminata così, di colpo. Ma mi andava di
inserire questo finale. Per quanto
riguarda Reila, si dice che sia sul serio stata la ragazza di Ruki, e
che si
sia suicidata per motivi non chiari (uso molte voci di corridoio, lo
so…)
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