Just a tear

di Kengha
(/viewuser.php?uid=117656)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Violenza ***
Capitolo 2: *** Responsabilità ***



Capitolo 1
*** Violenza ***


Violenza

Shikamaru venne spinto in malo modo nella sua cella, sbatté la testa sul pavimento grigio e putrido e mugugnò contrariato. Il sangue usciva copioso dalle sue ferite, segni delle numerose torture che il suo corpo stava subendo quotidianamente da più di una settimana.
La cella venne  richiusa con un colpo secco e il grosso nukenin abbandonò lentamente e a passi pesanti le prigioni.
Sì riuscì a girare su stesso, dopo un paio di disperati tentativi. Aveva le gambe ridotte a soli brandelli di carne, incapaci di reggere il suo peso, la pelle era ormai un ricordo e ciò che rimaneva del muscolo era quasi completamente lacerato; di certo le braccia non si trovavano in condizioni migliori ma almeno le sentiva ancora. Sapeva di aver bisogno di cure, di aiuto, ma aveva perso la speranza di esser ritrovato quando il secondo giorno dopo la cattura aveva provato ad arrampicarsi su per la finestrella a sbarre della sua cella  e aveva visto che non si vedeva la luce del sole. Era un nascondiglio sotterraneo ed isolato, la porta principale controllata da almeno cinque o sei nukenin (almeno per quanto ricordava) e con le pareti insonorizzate. Un bunker davvero ben organizzato visto che Tsunade-Sama non lo aveva mai trovato e addirittura ne dubitava l’esistenza.
Ma c’era, eccome se c’era. Era in quel luogo che tutti i più grandi nukenin della Foglia programmavano la loro vendetta; certo non aveva nulla a che vedere con Organizzazioni come Akatsuki, ma quel gruppo di mal viventi non era di certo un branco di sprovveduti.
-Tks, perché mai continuano a torturarmi? Tanto sanno che non parlerò per alcuna ragione al mondo. È solo una seccatura…- biascicò mentre con la forza delle sole braccia si arrampicava sulla grata metallica coperta da un pezzo di stoffa sudicia: il suo letto.
-La smetti di lamentarti, Nara? Sei qui solo da due settimane, sta’ certo che questi qui non ci vogliono far morire, gli serviamo. Faranno in modo di farti parlare, anche a costo di lasciarti solo la testa integra. Se non l’hai ancora capito questo è solo l’inizio.- le dure parole della vicina gli arrivarono ferme e taglienti.
Shikamaru aprì bocca nel tentativo di ribattere ma si zittì immediatamente quando la lontana porta metallica cigolò: stavano tornando. I passi si fecero sempre più vicini e poi comparvero i soliti due omaccioni robusti che la venivano a prendere più volte al giorno. Aprirono la cella della kunoichi, lei li guardò sprezzante ma né parlò, né tentò di attaccarli.
-Avanti alzati.- disse fermo quello più grosso
La ragazza ubbidì, si mise in piedi si stirò un lembo della gonna viola e camminò a passi sicuri fuori verso il corridoio seguita a ruota da quei due, il moro la seguì con lo sguardo finché fu a sua portata.
La prima volta che l’erano venuta a prendere aveva tentato in ogni modo di scappare, avevano dovuto chiamare un terzo nukenin per bloccarla e trascinarla fuori; ma già quando era tornata c’era qualcosa di diverso: camminava in testa ai tre, senza obbiettare o combattere, si era persino chiusa da sola in cella… quasi non vedesse l’ora di tornarvi.
Il giovane Nara si guardò intorno, sperando ancora in una soluzione, cercando disperatamente una via di fuga. Invano. Appoggiò la testa umida e appiccicosa al muro e chiuse lentamente gli occhi… forse adesso poteva riposare un po’.

Venne svegliato tempo dopo, dall’unico rumore udibile da lì sotto, la porta che sbatteva: la stavano riportando in cella. Quando ancora aveva la cognizione del tempo, il primo giorno, aveva contato i secondi che era stata via… e lo aveva ripetuto anche il secondo.  1020 secondi, per un totale di diciassette minuti… di certo lui pativa le torture molto più a lungo, e c’era dell’altro. La bionda non era mai tornata con tagli o squarci, solo un paio di graffi. Niente di più.
Sentì i passi sempre più vicini ed aprì uno spiraglio gli occhi, giusto per vederla…
Anche questa volta non si era scomposta di un millimetro, di certo il suo vestito non era più pulitissimo e dei codini rimaneva solo un vago ricordo ma lo sguardo era fiero, la camminata ferma, la voce in ogni riposta tagliente come sempre.
Sentì gli shinobi sghignazzare qualcosa, sicuramente riferito alla kunoichi e poi uno dei due sbatté ripetutamente un bastone metallico sulle sbarre della sua cella.
-Pezzo di merda!- lo chiamò –Apri gli occhi, ti sembra di stare nel tuo lettuccio a fare il riposino pomeridiano?- rise di gusto prendendolo in giro.
Il moro aprì gli occhi “ma che diavolo vogliono?” pensò contrariato. Non poteva fuggire, non poteva parlare, non poteva camminare… adesso nemmeno dormire! Se avesse avuto un kunai a portata di mano probabilmente si sarebbe suicidato.
-OH! SEI SVEGLIO, BRADIPO RITARDATO?- domandò l’altro, acidamente. Il Nara mugugnò un “sì” ma quello non fu ancora abbastanza soddisfatto –DICO A TE! RISPONDI, DEFICIENTE!- urlò di nuovo.
-Sì, sì, sono sveglio. Sono sveglio.- ripeté scocciato Shikamaru, spostandosi leggermente dalla sua posizione come a voler dare segni di vita.
-Bravo. Meglio per te. E tu, sgualdrina, ci vediamo fra un paio d’ore- conclusero i due prima di allontanarsi ridendo di gusto. Il solito rumore metallico e poi il silenzio.
-Sei proprio un cretino. Quelli ti ammazzano se non fai come dicono!- lo rimproverò la kunoichi con aria seria.
-Ma come, seccatura, non avevi detto tu che anche a costo di lasciarmi integra solo la testa non mi avrebbero fatto morire?- sorrise sghembo Shikamaru
-E’ per dire, idiota! Credi che io mi stia divertendo qui? Di certo non mi piace sottomettermi a quei cani bastardi ma è l’unica soluzione.-
-Quindi lo stai ammettendo, ti sei arresa, Temari…- la stuzzicò lui
-Arrendermi? Io? Mai. Solo sto percorrendo l’unica via che mi è concessa in cerca di un bivio.-
-Non hai detto che non c’è modo di uscire da qui?-
-Perché prendi alla lettera tutto quello che dico?-
-Perché se non lo facessi tu t’incazzeresti e diresti che non ti sto mai a sentire.- sbuffò lo shinobi
La bionda roteò gli occhi –Comunque, con quella frase volevo soltanto dire che noi non abbiamo ancora, trovato un modo di uscire. E probabilmente ci vorrà ancora del tempo prima di trovare la via d’uscita.-
Shikamaru non rispose, la guardò in volto per una manciata di secondi e questo la fece innervosire
-Cos’hai da fissare, Nara?- domandò con uno sbuffo acerbo.
Ma il ragazzo non rispose, le prigioni erano abbastanza scure e i suoi occhi certamente stanchi ma rispetto al resto della candida pelle della ragazza un rossore era ben distinguibile su una guancia gonfia.
-Temari ti hanno dato uno schiaffo?-
La ragazza si portò istintivamente una mano sulla guancia e voltò appena la testa –Non sono affari che ti riguardano. E poi guarda tu come sei ridotto! Stai a pensare se ho una guancia arrossata?- ridacchiò
-Sì è vero: io sono ridotto molto peggio. Ma questi sono affari che mi riguardano visto che tu eri in missione con me, per conto dell’Hokage.-
-Era una semplice perlustrazione, la missione è terminata. Abbiamo soltanto sbagliato durante il viaggio di ritorno… non avremmo dovuto uscire dai confini stabilitici da Tsunade-Sama.-
-Di certo non eravamo stati avvisati della presenza di nukenin, altrimenti dubito l’avremmo fatto.-
-Non provare ad accusare l’Hokage, sfaticato nullafacente! Sai meglio di me che la Signorina Tsunade non era a conoscenza dell’esistenza di tutto ciò… il gruppo di esiliati che fanno razzie di notte e sequestrano shinobi al Paese del Fuoco in cerca di vendetta: si credeva fosse una leggenda.-
-Sì, una leggenda nella quale siamo incappati.-
La ragazza non rispose, si portò una mano alla testa e sciolse gli ultimi due codini rimasti. L’elastico si spezzò non appena tentò di prenderlo e i capelli assunsero con difficoltà una piega naturale, tanto erano sudici.
-Comunque non capisco perché non ti lasciano andare: vogliono sapere le coordinate del palazzo segreto del Daymio del Paese del Fuoco. Questo non coinvolge in alcun modo voi di Suna.-
-Sono la sorella del Kazekage, hai dimenticato Shikamaru?- Temari sorrise impercettibilmente –Su, adesso chiudi un pochino gli occhi. Abbiamo un paio d’ore per riposare prima che tornino. E io sono tanto stanca…-
la kunoichi si stese sulla grata, dando le spalle a Shikamaru. Da un po’ era divenuta più silenziosa e raramente avevano conversazioni tranquille come questa, quando tornava in cella si addormentava poco dopo e avevano poche occasioni parlarsi per davvero… anche se il più delle volte finivano per urlarsi contro. O meglio, lei urlava contro di lui.
Il moro non riuscì a prender sonno, teneva gli occhi fissi sulla schiena di Temari; era tormentato da un’idea, un’ipotesi terribile che avrebbe potuto svelare anche l’insolita stanchezza della bionda e il suo fisico non apparentemente danneggiato: veleno.
La ragazza passava poco tempo via dalla cella, rispetto a lui, probabilmente il tempo di somministrarle una dose di veleno, sperando di ottenere qualche informazione su Suna e poi quella di darle un sedativo. E la tortura veniva ripetuta più volte al giorno. Non poteva morire, poteva soltanto aspettare e sopportare quel dolore per circa una decina di minuti, sapendo che poi se la sarebbe comunque cavata. Sospirò: quella ragazza non avrebbe ceduto, a costo di vivere di antidoti non avrebbe mai tradito suo fratello e il suo Paese.
Rimase a guardarla tutto il tempo finché non sentì i traditori entrare, passarono davanti la cella del ragazzo ma lo degnarono appena di uno sguardo; aprirono quella di Temari che ancora stava dormendo e la scossero
-Svegliati! È ora! Il capo vuole vederti di nuovo.- disse quello più grosso.
La ragazza si mosse e poco dopo era in piedi, pronta per tornare laggiù, l’altro nukenin bisbigliò qualcosa nell’orecchio del compagno e poi si avvicinò alla cella di Shikamaru. La aprì.
-Vieni anche tu. Vi vogliono insieme.-
Il ragazzo fissò per un lungo istante Temari, uno sguardo speranzoso, forse stavano per essere liberati! Tuttavia la ragazza non ricambiò il suo sguardo e subito spostò la sua attenzione altrove.
Cosa stava succedendo?
-HO DETTO DI DARTI UNA MOSSA!- lo shinobi diede un pugno in faccia a Shikamaru, scaraventandolo violentemente a terra. Il Nara fece ricorso a tutta la sua forza e riuscì a rialzarsi, tremolando.
-Cammina.- e dopo quest’ordine uscì lentamente dalla cella, con le gambe in fiamme e la testa dolorante.
I quattro percorsero numerosi corridoi, fu dopo l’ennesima svolta che il ragazzo cadde a terra. Incapace di stare in piedi e muoversi. Appoggiò pesantemente i pugni sul pavimento freddo, sentiva i due uomini ridere di lui: come al solito finiva per fare la figura del ninja debole e nullafacente.
D’improvviso sentì un braccio passargli sotto l’ascella e sollevarlo da terra, rimettendolo in piedi.
-Temari…- biascicò vedendo la ragazza a sorreggerlo.
-Ehy, dannata strega, lascialo. Non ha chiesto il tuo aiuto! Camminerà con le sue gambe se è un uomo vero!-
-Ma ha bisogno di aiuto! Non arriverà mai a fare altri tre corridoi da solo!- urlò la ragazza di rimando, senza lasciarlo.
Un nukenin si avvicinò pesantemente ai due e diede un forte pugno sul petto di Temari, scaraventandola un paio di metri più indietro. Shikamaru ricadde a terra.
-Il mio non era un invito, se non l’hai capito. Ma un ordine, troia!- urlò l’uomo alla bionda mentre tossiva sangue tenendosi una mano sul petto dolorante.
-Sì, ho capito.- rispose secca la kunoichi rimettendosi in piedi –Alza il culo, Nara. Al capo non piace aspettare.- disse seria e atona mentre riprendeva a camminare.
Il ragazzo col codino si appoggiò al muro e riuscì lentamente ad alzarsi e a camminare, nonostante rimanesse indietro rispetto agli altri. I “tre corridoi” citati da Temari lo fecero rabbrividire ma non poteva mettere di nuovo in pericolo la ragazza. Doveva ignorare il dolore e proseguire.
Arrivarono poco dopo di fronte un grande porta, la stanza del capo, i due ninja entrarono subito seguiti da Temari e infine da Shikamaru.
Il moro si guardò attentamente attorno, ora che ci pensava, lui ne aveva solo sentito parlare… ma mai aveva visto questo capo, né era entrato nella sua stanza. Al contrario, Temari pareva conoscerlo abbastanza bene vista la sua sicurezza nei passi e nei movimenti.
Da una poltrona in un angolo si alzò un uomo molto alto, piuttosto grasso, con la faccia segnata da numerose cicatrici e un’ispida barba. Decisamente una brutta visione.
-Ce ne avete messo di tempo.- disse seccato mentre si aggirava come un felino per la camera, i nukenin si scambiarono un paio di sguardi incerti.
-Scusate, capo… ma il prigioniero, qua, non voleva muoversi.-
-Capisco. Invece Temari è venuta volentieri qui dentro, non è vero?- sorrise falsamente e rivolse alla bionda un’indecifrabile occhiata.
-Se non l’hai capito non vengo mai volentieri qui dentro.- rispose a tono la ragazza
-Ancora ti ostini con quel carattere? Non ti è bastato, vero? Tranquilla… presto diverrai più docile.- questa volta non un sorriso ma un ghigno si dipinse sulla sua bocca e negli occhi balenò una luce sinistra.
Shikamaru rabbrividì a quella visione ed invidiò Temari: il suo orgoglio non l’avrebbe mai fatta piegare alla volontà di quell’uomo.
-Voi due, tenete il chunin fermo e fate in modo che guardi tutto attentamente.-
-Che intenzioni hai?- disse Temari, facendo un passo in avanti.
-Lo vedrai…- sorrise nuovamente il capo –Allora, quanto tieni alla tua vita… ragazzo?- domandò avvicinandosi con un kunai che piantò alla gola del moro.
-Fermati!- urlò Temari –Noi due avevamo un patto! Io l’ho rispettato, non puoi fare questo!-
L’uomo chiuse un istante gli occhi e respirò profondamente, facendo arrivare al naso di Shikamaru un odore a dir poco nauseabondo; staccò lentamente la lama affilata da sotto il collo del ragazzo e poi riaprì gli occhi:
-Va bene. Sono un uomo di parola, io. Il ragazzo non morirà… ma questo non m’impedisce di porlo davanti ad una scelta!- esclamò ridendo nuovamente. Guardò Shikamaru e poi Temari, poi di nuovo Shikamaru.
-Rivelami dove si trova il palazzo segreto del Daimyo del tuo Paese, oppure assisti con i tuoi occhi a ciò che faccio a questa ragazza!- esclamò indicando Temari.
-Non ascoltarlo!- la voce della ragazza interruppe i pensieri del moro –Non preoccuparti per me! Non ti farà mai vedere quello che dice! Non tradire il tuo Paes- - la frase si spezzò quando il kunai lanciato improvvisamente dal nukenin per poco non colpì in pieno volto la bionda.
-Taci. Deve scegliere lui.-
Shikamaru deglutì, cercò con lo sguardo la compagna, vanamente.
-Io…io non ti dirò niente.- disse, fidandosi delle parole di Temari.
-Come vuoi. Tu!- disse l’uomo indicando la bionda –Sai quello che devi fare, ubbidisci.-
-Ma che diav…quindi tu…?-
-Ho detto ubbidisci! Abbiamo un patto, stronza!- urlò guardandola con gli occhi lampeggianti
La ragazza abbassò lo sguardo e boccheggiò un “va bene”. Si avvicinò lentamente al letto che era nella stanza e si sedette. Il capo le andò incontro e lentamente fece passare le dita sulla sua schiena, muovendole, poco dopo le calò la spallina del vestito che aveva appena slacciato. La stoffa scivolò giù per il braccio della Sabaku.
Shikamaru solo in quel momento capì. Capì che a Temari veniva inflitta una tortura ben peggiore della sua, ben peggiore del veleno, peggiore di qualsiasi altra cosa: una tortura psicologica.
Come aveva potuto dirgli di tacere? Come poteva lui stare a guardare?
-FERMO!- urlò quando anche la seconda spallina stava scendendo. –Va bene, ti dirò tutto…- disse abbassando lo sguardo.
Il nukenin sorrise, fiero; mentre Temari lo guardò con disprezzo.
-Come puoi tradire la tua gente? Come puoi fare questo al tuo paese?- gli urlò.
-Zitta!- il leader la riprese seccato e la kunoichi non si mosse, si tirò lentamente su le spalline della maglia e rimase seduta.
-Il Daimyo del fuoco ha residenza ai confini del villaggio della foglia, oltre la foresta. Vi è una fortezza ove il capo alloggia. Le guardie si trovano solo nel lato a Nord. Potrete entrare facilmente.- spiegò rapidamente
-Yukio!- chiamò
-Comandate, capo.- rispose uno dei nukenin che reggeva Shikamaru
-Controlla rapidamente se sulla mappa risulta la presenza di un edificio in quella zona. Non mi fido di questo qua.-
-Subito, capo.- lo shinobi scomparse in una nuvola di fumo per poi far riapparizione poche decine di secondi dopo.
-Allora?-
-Affermativo, signore. La fortezza è sul posto indicato.-
Se Temari avesse avuto due fulmini al posto degli occhi di certo di Shikamaru sarebbe rimasta solo la cenere.
-Bravo ragazzo.-
-Hai le informazioni che volevi. Adesso possiamo andare?- domandò il Nara provandosi a rizzare in piedi, venendo bloccato nuovamente.
-Oh no. Io qui con lei non ho ancora terminato.- sghignazzò mentre si riavvicinava alla bionda
-Avevi promesso che non l’avresti toccata!- abbaiò il moro tentando di divincolarsi
-Sì, ma non rispetto troppe promesse contemporaneamente. Sto già facendo uno sforzo per mantenere fede a quella che ho fatto a lei per cui dovresti già essermene grato.-
-Che promessa?!- domandò il ragazzo non capendo
Il leader si portò al fianco di Temari e la costrinse ad allungarsi sul letto e le calò nuovamente le spalline.
-Semplicemente la più bella prova d’amore a cui abbia mai assistito. Questa giovane ragazza si è venduta per salvarti la vita.- ridacchiò
-Che stai dicendo?-
-Ancora non hai capito? Lei non mi serve… avrei potuto liberarla già dal primo giorno. Tu invece saresti già morto se lei non avesse fatto quello a cui tra poco assisterai.-
-Temari è vero?! Perché diamine hai..?-
-Non si abbandonano mai i compagni, ricordi?- biascicò appena la ragazza e il moro giurò di averla vista sorridere.
A Shikamaru gli occhi divennero lucidi. –Come hai potuto… avresti dovuto, avresti dovuto dirmelo! Non avrei mai..-
-Lo so. Ed è proprio per questo che l’ho fatto, idiota!- urlò di rimando la bionda.
-Che scena toccante. Ma adesso non mi interessa: ho la mia informazione e non voglio tardare troppo a mettere in atto la mia vendetta. Su, fa quello che devi fare e poi vi rimando in cella.- disse secco il nukenin mentre sfilava definitivamente la maglia di dosso alla Sabaku, movimento presto seguito da quello del toglierle la gonna. Lasciandola semplicemente in biancheria. Si tolse anche lui la divisa, rimanendo presto solo in mutande. Serrò le sue labbra su quelle di Temari e le tolse di dosso il reggiseno, lasciandole i seni prosperosi scoperti.
Shikamaru sentì un senso crescenti nausea immaginando ciò che stesse provando Temari; aveva la testa bloccata, altrimenti già avrebbe voltato lo sguardo per rispetto alla compagna. Mai avrebbe voluto assistere ad una scena simile.
Il nukenin posò poi la bocca sul seno sinistro della ragazza e glielo succhiò lentamente compiendo con la lingua movimenti circolari. Temari rovesciò la testa all’indietro, gli occhi serrati mentre lasciava il suo corpo nelle mani di quel verme.
L’uomo tolse infine l’ultimo indumento rimasto addosso a lui e alla ragazza e si mise sopra di lei, pronto a passare alla fase conclusiva.
Lentamente la penetrò e Shikamaru in quell’istante chiuse gli occhi, incapace di sopportare oltre.
-Guarda, stronzo!- uno scappellotto da parte di uno dei due ninja che lo trattenevano lo costrinse ad aprire gli occhi e a guardare quella scena terribile.
Il suo sguardo incontrò per un istante quello di Temari che, nonostante la situazione spiacevole nella quale si trovava, rimaneva impassibile, serio, di ghiaccio. L’uomo spingeva eppure lei non aveva ancora fiatato, il suo orgoglio la stava mantenendo sul filo del rasoio.
Shikamaru in quel momento la vide, vide la vera forza di Temari. La capacità di non piegarsi davanti alle difficoltà, di combattere fino alla fine, di uscire vincitrice da una situazione anche quando era una perdente. La forza che lei aveva mantenuto per quell’intera settimana, quando più volte ogni giorno si era allontanata per tornare sempre a testa alta: la forza che lui solo in quel momento stava vedendo.
La ragazza serrò le labbra e il Nara capì che stesse per venire e che, per quanto volesse, non si sarebbe potuta trattenere.
Infatti fu così, la ragazza non riuscì a far morire il grido liberatorio che le era salito alla gola e inarcò la schiena mentre anche l’uomo sopra di lei gemeva.
Al Nara scesero delle lacrime in quel momento, si chiedeva perché avesse deciso di fare una cosa del genere, come mai proprio a lei e, soprattutto, si riteneva colpevole di tutta quella situazione. Era stato lui che aveva deciso di prendere quella strada alternativa visto che aveva sentito da un paio di ANBU fosse più breve… a causa della sua pigrizia aveva messo in pericolo Temari, che non c’entrava niente e questo non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
-Bene, riportatelo in cella. Lei lo raggiungerà tra poco.- ordinò fermamente il capo mentre si rivestiva imitato da una silenziosa Temari.
I due nukenin trascinarono Shikamaru in cella che, piangeva ancora per la sorte toccata alla ragazza; si maledì più volte, sbattendo violentemente i pugni sul muro fino a farseli dolere. Ripeteva cose tipo “non è giusto” e “non lo merita un simile trattamento”, ma alla fine, finiva per accusare soltanto sé stesso.
Pochi minuti dopo, mentre stava ancora piangendo, sentì la ragazza venir scortata nuovamente in cella.
-Perché… perché lo hai…-  biascicò, venendo subito interrotto dalla bionda
-Senti adesso non venirmi a chiedere nulla, va bene? Ti è stato già detto e fatto vedere tutto quanto, la questione per me è chiusa. È tutto ok.-
-Per me invece non è chiusa, Temari! Se quel maiale abusa del tuo corpo perché tu glielo hai detto per salvare la vita a me, dopo che ti ho cacciato in questo pasticcio non è tutto ok!- rispose urlando il moro
-Senti sono abbastanza grande per prendere le mie decisioni senza che un cry-baby venga a dirmi cosa devo o non devo fare. Sono stata chiara?- urlò di rimando la bionda, chiaramente seccata.
I due si guardarono intensamente negli occhi, gli smeraldi di Temari erano pungenti come spilli e bruciavano come fuoco, Shikamaru si arrese.
-Cristallina…- biascicò trascinandosi fino al suo letto. Chiuse gli occhi ed immediatamente si addormentò: era stata una giornata davvero piena.
Purtroppo per lui non i suoi sogni furono tutto fuorché tranquilli, sognava quell’orribile bastardo mettere le mani ovunque su una Temari stranamente sottomessa e lui era legato: non poteva fare niente. Beh, situazione simile a quella che aveva vissuto poche ore prima.
Si stava ancora agitando quando sentì delle mani scuoterlo e si svegliò di soprassalto
-NON TOCCARLA!- urlò d’istinto, ma si ritrovò nella sua prigione, illuminata soltanto dalla solita fiaccola, e con Temari di fronte.
-Te-Temari..?- domandò incerto. La ragazza sarebbe dovuta essere nella sua cella, invece entrambe le gabbie erano aperte.
-Non c’è tempo di spiegare tu cerca di alzarti, ti porto io se necessario. Solo non parlare.- disse bisbigliando
Il ragazzo ubbidì e a fatica si mise seduto, subito la ragazza se lo caricò sulle spalle e uscì nello stretto corridoio della prigione, muovendosi agilmente nonostante il peso estraneo che portasse addosso.
-Ma, la ronda notturna delle guardie?-
-Sta tranquillo, sono stata sveglia tutto il tempo ed ho contato il tempo di distanza fra due ronde: abbiamo trenta minuti per uscire di qui.-
-E le chiavi? Come hai fatto a…-
-Quello stronzo mi ha ritenuta troppo mansueta, gli è bastato distrarsi un attimo per rimettersi i pantaloni.- ridacchiò mentre continuava a correre. Shikamaru fu invece percorso da un brivido lungo la schiena, quelle parole di certo non lo aiutavano a dimenticare l’esperienza vissuta poco prima… nonostante Temari sembrasse del tutto tranquilla.
-E le guardie sulla porta?-
-Non ci sono. Hanno già iniziato a muoversi verso la fortezza del Daymio, ci hanno ritenuti troppo “traumatizzati” dagli ultimi avvenimenti e stanchi per tentare una fuga. Poveri ingenui.- ghignò mentre svoltava nel corridoio principale.
-Quindi, scapperemo senza combattere?- domandò Shikamaru, al quale il piano stava sembrando fin troppo semplice.
-Se tutto va liscio sì. Ho fatto delle copie di noi due prima di uscire di qui. Scompariranno fra qualche ora, ho ancora abbastanza chakra per mantenerle: le guardie non si accorgeranno della nostra assenza prima di domattina all’alba. Ma probabilmente saremo lontani da qui.-
-A quanto pare non sono l’unico asso nelle strategie.-
-Eh già.-
La Sabaku svoltò l’ultima curva e poi vide l’uscita, che superò senza esitazione. Finalmente erano liberi!
Correva veloce nella foresta, la luce della luna l’unica spettatrice di quella scena.
-Io non riesco ad orientarmi con tutta questa oscurità e per di più in un Paese straniero…- biascicò la bionda
-Figurati io. Non ho mai percorso questa strada in vita mia!-
-Grandioso. Allora come facciamo, genio?-
-Mentre i nukenin ci portavano qui ho notato una cascata.-
-E quindi?-
-Beh, qui nel Paese del Fuoco dietro le cascate molto spesso ci sono dei cunicoli… che se attraversati rivelano un grande atrio che potremmo usare come riparo.-
-Gran bella idea. Ma per te sarà difficile entrarvi, hai le gambe a pezzi.-
-A quello ci pensiamo dopo magari: adesso dobbiamo trovarla… riesci a sentire il rumore dell’acqua?-
La ragazza si fermò e rimase in ascolto per pochi secondi, dei passi. L’unica cosa che sentiva erano dei passi… non suoi. Si rese conto solo in quel momento di essersi rilassata troppo nella corsa e di aver perso il controllo sulle due copie che, inevitabilmente, erano scomparse ed avevano fatto dare l’allarme ai nukenin.
Riprese a correre –Perfetto, dovremmo giocare a nascondino.- disse con finta ironia
Shikamaru guardò in alto –Salta sugli alberi: la maggior parte di quei ninja sono piuttosto in sovrappeso… so per esperienza che i rami di un albero non reggono troppo peso. Choji ha fatto certe cadute per un ramo spezzato- ridacchiò
-Già, peccato che noi siamo in due.-
-Sì ma in questa settimana non abbiamo mangiato quasi nulla e, a meno che quel bastardo non ti abbia fatto rimpinzare durante le tue “visite di cortesia” nella sua stanza personale, non credo sia ingrassata.-
Shikamaru si rese conto solo dopo di quale terribile cose le aveva involontariamente sottolineato
-Scusa Temari, io, sono un cretino…-
-Sì, lo sei. Ma decisamente non per quello che mi hai appena detto.- rispose, acida –Comunque hai ragione, dovrebbe reggere il nostro peso. Tu però non lasciarmi mentre salto che non vengo a riprenderti!- esclamò prima di spiccare un balzo in alto.
Continuarono a correre per un’altra mezz’ora e l’andamento di Temari era decisamente diminuito, era logico si stesse stancando.
-Ci inseguono ancora?- domandò la bionda
-Non so se si sono accorti di noi, comunque sono nei dintorni…- rispose il Nara che aveva visto poco prima i ninja sfrecciargli sotto.
-Splendido e adesso che…-
-Ssh, aspetta. Sento un rumore, fermati.-
La ragazza si fermò sul ramo e ne approfittò per riprendere fiato. In quel momento sentì anche lei, uno scroscio melodioso: acqua.
Riprese a correre –Credo sia a nord-ovest.- disse mentre svoltava.
Il moro acconsentì e, infatti, dopo una decina di minuti scorsero la grande massa d’acqua cader giù da una grossa altura.
-Sbaglio o questa è…- biascicò la Sabaku, leggermente stupita. Shikamaru terminò la frase per lei
-Esatto, è proprio la cascata dove abbiamo affrontato quella strega con le spade durante il salvataggio dell’allieva di Gaara. Da qui credo di sapermi orientare, tuttavia non conviene correre con quei cani nei dintorni: aspetteremo domattina.-
La bionda annuì e arrivò in prossimità della cascata. Posò il moro a terra e si allontanò di nuovo nella foresta per poi riuscire poco dopo tenendo in mano numerosi rami. Si strappò un lembo della maglia e lo avvolse attorno al legno.
-Che diavolo di intenzioni hai?-
-Vuoi scaldarti, stanotte? Beh non possiamo permettere che la legna si bagni o anche solo inumidisca altrimenti col cavolo che si accende il fuoco.- rispose stizzita mentre aiutava Shikamaru a rialzarsi. Lentamente i due passarono dietro la cascata e trovarono il cunicolo sperato.
-Avanti, entra tu per primo. Io controllo che non venga nessuno.- ordinò mentre fissava il compagno.
Con un “Che Seccatura” il Nara si abbassò ed iniziò lentamente a strusciare nella cavità, le gambe gli dolevano ma non voleva lamentarsi oltre… la kunoichi aveva fatto anche troppo per lui.
La roccia umida e fredda non era una sensazione piacevole addosso e non aveva abbastanza forza nelle braccia per trascinarsi più velocemente di quanto già non stesse facendo, doveva pregare che il tunnel non fosse troppo lungo.
-Shikamaru, sono qui vicino. Stanno arrivando! Devo entrare anche io, c’è abbastanza spazio?- bisbigliò Temari da fuori.
No che non c’era spazio per entrambi, doveva darsi una mossa: non aveva la minima intenzione di lasciare la ragazza in balia di quei tipi… ancora.
Allungò le braccia in avanti e cercò di appoggiarsi ai bordi, poi facendo ricorso quasi unicamente alla forza del suo busto si spinse in avanti, uscendo definitivamente dal tunnel.
-Entra, sbrigati.- le intimò, e non appena l’eco giunse alle orecchie della bionda quella si accovacciò e, spinti prima di lei i rami dentro, iniziò a strusciare… abbastanza rapidamente.
Shikamaru prese i bastoncini di legno e li tirò fuori per poi afferrare le mani della compagna e iniziare a tirarla verso di sé.
-Shikamaru, mi stai facendo male!- si lamentò
Il Nara non capiva come fosse possibile, di certo quel passaggio era abbastanza largo per Temari e lui non stava tirando particolarmente forte.
-Seccatura ma come è poss…-
-Le mani…- biascicò la bionda e il ragazzo le sfilò i guantini rivelando due profondi tagli simili, se non uguali, a quelli che si era procurato Naruto nel fermare il kunai per salvare Tsunade-Sama durante lo scontro con Orochimaru e Kabuto. Il moro le afferrò allora i polsi e la tirò dentro con un’ultima grande spinta.
La ragazza iniziò a respirare in maniera affannosa e si portò una mano al petto.
-Grazie…- riuscì a boccheggiare
Shikamaru sentì degli scricchiolii provenire dall’esterno e subito prese Temari per la vita e la trascinò lontana dalla bocca del cunicolo, tenendole una mano fissa sulla bocca.
Il piccolo tunnel s’illuminò per qualche istante.
-Yukio, non sono qui… proseguiamo. Quei bastardi non sono andati troppo lontano. Me lo sento.-
 La luce svanì e pochi secondi dopo il ragazzo liberò la bocca di Temari. Ora erano al sicuro.
-Bene, ci fermiamo qui?-  domandò
La bionda si guardò intorno, incerta –Qui? È un posto piccolo…e stretto. Insomma, mi aspettavo un atrio più grande.- constatò con disappunto.
-Probabilmente c’è, anzi quasi sicuramente. Ma dovremmo addentrarci ancor di più verso l’interno e sinceramente non so ne valga la pena. Inoltre potrebbero esserci cascate e corsi d’acqua interni ad intralciare il cammino.-
Purtroppo per lui la ragazza non era una tipa che ragionava troppo su questo tipo di situazioni, se aveva deciso di stabilirsi in un posto più largo lo avrebbe fatto anche a costo di girare tutta la notte. Lo aveva preso, infatti, in spalla e adesso correva per la grotta con un piccolo ramoscello acceso in mano.
Fortuna per loro che lo spazio desiderato si trovasse appena dietro un paio di curve e sotto una piccola cascata, affianco ad un ruscello sotterraneo. Avrebbero avuto anche acqua.
Temari posò delicatamente Shikamaru a terra e poi attizzò il fuoco che illuminò la cavità, dimostrandola molto più grande di quanto i due immaginassero.
La bionda andò verso il ruscello ed immerse il panno che aveva strappato poco prima, poi si riavvicinò al Nara e una volta sedutagli accanto gli ordinò di stendere le gambe. Il ragazzo ubbidì e lentamente lei iniziò a tamponare il sangue coagulato e lo sporco che aveva infettato le ferite.
-Ci servirebbe Tsunade-Sama…- disse scoraggiata
-Non ti preoccupare, sono…sono solo tagli.- s’interruppe e gemette per il dolore –Per fortuna quelli più vecchi si stanno già rimarginando, basterà tener puliti quelli più recenti e guarirò presto.- sorrise nonostante il bruciore che stesse provando.
-No, non basterà. Hai bisogno di erbe mediche: io esco da qui te ne cerco qualcuna.- Temari fece per alzarsi ma Shikamaru provò a fermarla.
-No, non muoverti da qui. È pericoloso qua fuori.-
-So cavarmela, Nara.- lo rimproverò mentre iniziava a rialzarsi.
Shikamaru però non aveva alcuna intenzione di lasciarla uscire e con una spinta riuscì a spostarsi e, afferratele le gambe la spinse a terra e la bloccò mettendolesi addosso.
-Tu da qui non ti muovi, Seccatura.- le disse, tenendole fermi i polsi.
-Lasciami andare, stronzo!- urlò di rimando la ragazza
E fu in quel momento che lui li vide, vide tutti gli effetti collaterali di ciò che la ragazza aveva subito. Nonostante lo sguardo impassibile e sprezzante, i denti digrignati e l’espressione contrariata … stava tremando. Sembrava aver paura di avere un contatto fisico… e molto probabilmente era così.
Shikamaru si alzò in piedi, lasciandola. Aveva capito, aveva capito che Temari in quella settimana aveva messo in ballo e perduto molto più di quanto già non avesse sospettato.
-Temari, tu eri vergine!- esclamò stupito e scosso il Nara.
La bionda si rimise in piedi e si stirò la gonna come se niente fosse, ma mantenendo lo sguardo basso.
-Che vuoi che importi, Shikamaru. Le missioni vanno sempre portate a termine… e senza vittime. Era soltanto il prezzo da pagare per salvarti il culo.-
rispose atona mentre si allontanava lentamente –Adesso esco a prenderti qualcosa per curare quei tagli, magari anche un altro po’ di legna. Riposati.- concluse prima di spiccare un balzo e allontanarsi dalla vista del moro che, non appena fu solo, si lasciò cadere a terra, divorato dai sensi di colpa.

Passò probabilmente una mezz’ora prima che Temari fece ritorno con le piante mediche e altra legna, Shikamaru si era addormentato.
La bionda si avvicinò a lui e lo guardò per qualche istante: il volto rovinato da lividi, graffi e gonfiori. I capelli appiccicosi e unti, le braccia tagliate in più punti e le gambe… quelle preoccupavano moltissimo la kunoichi: erano completamente lacerate il muscolo era visibile, la carne era stata letteralmente strappata via e in alcuni punti si notavano anche i tendini sull’orlo della lacerazione. La Sabaku prese due pietre: una piatta e una leggermente più appuntita: posò le erbe mediche sulla prima ed iniziò a schiacciarle e ridurle in poltiglia con la seconda. Il ticchettio secco e lo scroscio dell’acqua erano gli unici due rumori udibili nella grotta assieme ai respiri dei due ragazzi. Quando ritenne che l’erba fosse abbastanza poltigliosa Temari si avvicinò a Shikamaru e dopo essersi tolta un guantino lentamente iniziò a posarla sulle ferite del Nara, spalmandola con lenti movimenti circolari.
Il ragazzo mugugnò contrariato, probabilmente bruciava.
Cercò di essere il più delicata possibile, una volta distribuito bene il medicinale su entrambe le gambe usò l’unica manica che le era rimasta al vestito per bendargliele.
Si alzò lentamente e si diresse verso la piccola corrente d’acqua a pochi metri da loro e vide la sua immagine riflettersi sullo specchio d’acqua. Aveva passato poco tempo lontana da casa eppure era diversa da quando era partita, molto diversa. Disgustata dallo sporco che la ricopriva, si sfilò rapidamente gli indumenti e si tuffò in acqua, si sfregò le braccia molto velocemente e fece lo stesso con le gambe, sembrava quasi volesse lavarsi via la carne di dosso. E forse era così. Non era più lei, e questo le faceva rabbia e tristezza: il carattere era provato, il corpo cresciuto troppo in fretta e dettagli come abiti e capelli erano l’opposto di come li aveva quando era partita da Suna.
Mise le mani a coppa e si gettò un po’ d’acqua in volto, poi strofinò energicamente i capelli dorati; uscì dall’acqua e si rivestì. Spostò gli occhi verdi qua e là nella grotta, cercando qualche altra via di fuga, vanamente.
-Riposati.- biascicò Shikamaru senza aprire gli occhi.
La Sabaku tirò leggermente in su le labbra, seccata –Non dirmi cosa devo fare. Pensa tu, piuttosto, a dormire. Io sopravvivo senza un giorno di sonno, tu come minimo stramazzi al suolo.-
-Già, è vero. Ma sei stanca anche tu, è una settimana che non dormi bene; o ti svegliavano le guardie o eri sul “chi va là” per conto tuo. Approfitta dell’occasione.-
-Dormirò domani all’albergo di Konoha.-
-Non è detto che riusciremo a raggiungere il villaggio domani. Riposa.-
-Non dirmi cosa devo fare, razza di feccia!- urlò la bionda mettendosi davanti il Nara a gambe divaricate e con le mani sui fianchi. Lo sguardo truce.
-Feccia? E perché mai?- domandò Shikamaru alzandosi sui gomiti.
Temari non era paziente, e davanti tanta sfacciataggine non ci vide davvero più. Lo prese per la maglia e lo alzò leggermente da terra, i loro volti vicinissimi, tanto che sentivano l’uno il fiato dell’altro.
-Hai dato al nemico le coordinate della fortezza del Daiymio del Paese del Fuoco. Te ne rendi conto? O per te è soltanto un altro stupido gioco?!-
Shikamaru fu percosso da un brivido, un brivido gelido che gli fece su e giù per la schiena, un attacco improvviso che ebbe nel vedere la ragazza di Suna con gli occhi lucidi.
-Io…non ho dato le vere coordinate. Quella è l’accademia ANBU, verranno catturati non appena metteranno piede nel territorio circostante la fortezza.- biascicò, col fiato spezzato.
Subito la bionda lo rilasciò e indietreggiò di un paio di passi.
-Sono un’idiota. Sono un’idiota!- si urlò un paio di volte, continuando a camminare indietro fin quando non ebbe la schiena contro la roccia. Le mani sul volto, le dita tra i capelli bagnati, le gambe tremanti. Si lasciò cadere a terra, come se tutte le forze le fossero sparite d’un colpo.
-Non sei un’idiota, Temari.- si affrettò a rassicurarla il Nara.
-Sì che lo sono! Tu hai sempre saputo come agire! Io ho dubitato di te, delle tue capacità. Non sei più un ragazzino e io ancora credo che tu abbia bisogno che io ti salvi il culo come quella volta con quella puttana del Suono. Sei un uomo e sai prenderti le tue responsabilità, agisci per il bene del tuo Paese e … SONO UNA COGLIONA!- le urla della ragazza erano senza forza, aveva scosso la testa un paio di volte, ma non aveva avuto il coraggio di sollevare lo sguardo, quasi avesse paura di un giudizio.
Il moro a fatica si rizzò in piedi e raggiunse la bionda a faticosi passi tremolanti. Le si accovacciò di fronte, in una posizione scomoda ma comunque ottimale.
-Non dirti più queste cose; e adesso riposa che sei molto stanca. Non preoccuparti per i nemici, veglio io su di te.- le sussurrò sfiorandole la testolina bionda con il dorso di una mano.
Senza proferir parola la kunoichi si alzò in piedi e si diresse a passo spedito verso il falò, si allungò a terra e chiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno. 


Note dell'autrice:
Riesordisco con una ShikaxTema dopo aver abbandonato la sezione di Naruto per mesi. Ho iniziato questa fiction quasi un anno fa e soltanto l'altro giorno ho avuto la forza per concluderla. Ho notato che lo stile del secondo capitoli -scritto recentemente- è leggermente differente, ma, francamente, trovo questa storia perfetta così come mi è uscita. Nel senso che il risultato che ho ottenuto è quello che stavo disperatamente cercando.
L'OOC di Temari è voluto, le sue debolezze sono la conseguenza di ciò che ha subito, sono conscia del fatto che il carattere sia troppo debole.
Saranno due soli capitoli, non tarderò ad aggiornare.
Se la fiction è di vostro gradimento, lasciate un commentino! :-) 
Besos

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Responsabilità ***


Responsabilità

Il Nara la raggiunse poco dopo e delicatamente le prese le mani, sebbene si fosse sciacquata nel fiume il palmo era infetto e pieno di sangue: andava medicato alla svelta.
Non le aveva chiesto come si fosse fatta quelle ferite, ma non era difficile arrivarci, facendo collegamento al carattere combattivo e irascibile di Temari, di qualche tempo prima.
Probabilmente, quando aveva scoperto ciò che il nukenin aveva deciso di prendere da lei, si era ribellata, con scarsi risultati.
Prese i rimasugli delle erbe mediche che la ragazza aveva usato per curargli le gambe e lentamente le schiacciò e spalmò sulle mani della bionda. Si strappò un pezzo di maglia e la avvolse attorno la mano destra della ragazza, poi fece lo stesso con la sinistra. Le carezzò lentamente la schiena mentre le guardava il volto stanco e rilassato. Stette parecchio tempo così, quando si spostò appena, con l’intento di alzarsi, svegliò la bionda che scattò in piedi ed indietreggio spaventata.
-Temari ma che diav..- la riprese Shikamaru, colpito dall’improvvisa reazione della compagna.
-Shikamaru io non so davvero che cosa… oddio scusami io..- la ragazza non riusciva a concludere la frase, troppo scossa dalla sua stessa reazione. Si passò una mano in volto, come a prendere tempo, e notò che entrambe erano state medicate.
-Te ne sei occupato tu?- domandò cercando di mantenere un tono fermo e tagliente.
-Sì, si stavano infettando.-
-Non ho chiesto il tuo aiuto.- lo ammonì, acida. Cercando disperatamente di ritrovare sé stessa.
-Ma ne avevi bisogno.- ribatté Shikamaru.
-Sei così seccante! Non fai mai quello che ti dico. Adesso basta, vado a prendere aria fuori. Non muoverti da qui cry-baby!-
-Dubito sarà possibile…- ridacchiò il Nara
La bionda lo fulminò con lo sguardo e saltò via, conscia del fatto che il ragazzo avesse capito più cose di quanto non ne avesse già capite lei.

Tornò qualche ora dopo con delle nuove erbe mediche, Shikamaru stava facendo un bagno nel torrente: stava meglio. Era dimagrito davvero un sacco, gli si potevano contare le costole e dei muscoli sui pettorali e i bicipiti rimaneva appena l’ombra… ma i tagli si stavano rimarginando.
La kunoichi sospirò e s’incamminò di nuovo verso il falò, cercando di essere autoritaria, posò le erbe a terra e riprese il ragazzo –Nara, datti una mossa. Vuoi che gli insetti facciano i nidi in quelle ferite?-
-Che seccatura.- il moro rapidamente si rivestì e la raggiunse per farsi curare.
La bionda, per quanto tentasse di mostrarsi scocciata, per qualche motivo inesistente si muoveva delicatamente ed era attenta a non fargli del male;
-Come vanno le mani?- domandò Shikamaru guardandola per un istante
-Meglio. Grazie.-
-Per quanto tempo devi essere arrabbiata con me per un motivo che mi è sconosciuto?- domandò con un sorrisetto sarcastico che fece imbestialire la ragazza di Suna.
-Motivo sconosciuto?! Adesso vuoi fare l’innocente? Guarda che io ce l’ho con te perché… perché…-
-Perché…?- la incitò il moro
-Perché sì. E adesso basta!- esclamò Temari brusca alzandosi da terra.
-Finisci di fasciarti tu, attizzo il fuoco.-
-Come vuoi.-
-E NON LAMENTARTI!- urlò
-Guarda che io non ho detto…-
-STA ZITTO!-

***

Quella notte Shikamaru si avvicinò alla bionda che stava dormendo. Le passò delicatamente una mano sul volto e poi la fece scorrere lungo tutto il profilo del suo corpo, sentì la ragazza iniziare a tremare.
Si staccò lentamente.
-Scusami…- sussurrò la Sabaku
-Seccatura tu che chiedi scusa? A cosa devo questo evento più unico che raro?-
-Stronzo-.
-Andiamo, scherzavo. Non devi scusarti di nulla.-
Temari aprì appena gli occhi –Sì, invece. Non sono arrabbiata con te, non so cosa mi abbia preso…-
Invece entrambi lo sapevano, ed anche molto bene. Era crollata, dopo troppo tempo era crollata e adesso si stava cercando di arrampicare sulle macerie, sperando di ricostruire una parte di lei che non le apparteneva più.
-Sta’ tranquilla. Sei stanca e ferita, è comprensibile.-
-Shikamaru sappiamo entrambi che stiamo dicendo un mucchio di cazzate, sappiamo tutti e due qual è il motivo del mio comportamento. E non possiamo farci niente.-
-Perché? Perché l’hai fatto.- biascicò il Nara, non ce la faceva più… stava per esplodere.
-Non potevo permettere che ti uccidessero.-
-E così ti sei venduta?- urlò queste parole scuotendola energicamente per le spalle.
-Ho semplicemente fatto una scelta, va bene?-
-La prossima volta non fare le tue scelte da sola!-
-Era una cosa che riguardava me, e poi non sapevo cosa sarebbe accaduto. Ho semplicemente detto che avrei dato di tutto per salvarti.-
Gli occhi verdi disattenti che cercavano di guardare ovunque fuorché negli occhi del ragazzo. Shikamaru la lasciò e lei sospirò, malinconica.
-E ne è valsa la pena? Valgo così tanto per te?-
-Non è per me o per te, stupido. È per l’Hokage e il Paese. Le missioni vanno portate a termine e senza vittime, te l’ho già detto ieri.- si affrettò a riprenderlo lanciandogli un’occhiata truce.
-Ieri avresti potuto dire qualsiasi stronzata viste le circostanze.-
Temari abbassò lo sguardo, imbarazzata. L’avevano umiliata profondamente, forse era questo che adesso la faceva stare così male. Per quella settimana aveva retto, perché Shikamaru era all’oscuro di quello che le stesse accadendo, ma ieri, davvero aveva abbandonato qualsiasi forma di difesa.
-Scusami. Io.. non volevo dire…-
-No, hai ragione. Ieri eravamo in circostanze abbastanza sconvenienti. Ma comunque non ho mentito su niente.- lo rassicurò la bionda
-Mi dispiace.-
-A me no, ti ho salvato la pelle. Questo è l’importante.-
Shikamaru non ce la faceva più, era più scosso della ragazza stessa; non avrebbe mai voluto una cosa del genere. Era tutta colpa sua.
Facendo ricorso a tutta la sua forza le si portò sopra e la bloccò contro il pavimento, Temari prevedibilmente iniziò a tremare e cercò di nascondere i movimenti del suo corpo con l’odio nei suoi occhi.
-Che cazzo vuoi farmi?- abbaiò.
Era più lunatica del solito da quando erano scappati, ma questa volta era comprensibile.
-Guardati! Il tuo fisico è provato e lo sai meglio di me, questo non sarebbe importante per te? Hai paura anche solo di un contatto e non negarlo. Non riesci a fermare la gambe e respiri male. Non avrei mai voluto vedere una cosa del genere, avrei preferito morire piuttosto!-
-Non farne un dramma Nara, mi passerà, prima o poi. Si dimenticano certe cose.- disse improvvisamente calma e rassegnata.
-No, che non si dimenticano. Sai anche tu che non puoi cancellarlo.-
Temari smise di combattere, tanto non sarebbe servito a nulla.
-Già, non posso cancellarlo. Ma è stato comunque frutto di una mia scelta, sarò stata ingenua ma non sono una stupida, sono una donna, sapevo cosa avrebbero potuto farmi… e quanto stavo mettendo in gioco.-
-Non ci posso credere, come ho potuto essere così cieco?! Veleno, io che mi preoccupavo del veleno! Eppure è così evidente…-
-Shikamaru, scopami.-
Il moro strabuzzò gli occhi, era certo che Temari stesse impazzendo.
-Stai scherzando?-
-No.-
-Temari, io non ti sfiorerò neppure con un dito!-
La Sabaku gli si incollò e fissò le labbra sulle sue, presto il Nara la respinse.
-Fermati, ti prego, questa non sei tu. Sei stanca e sconvolta. Tu non vorresti mai che io …-
-Shikamaru sai cosa fecero una volta, a Suna?-
-…che cosa?- non era certo di volere una risposta.
-Kankuro aveva paura dei serpenti, così lo misero in un’arena piena di rettili. Da allora gli è passata.-
Il ragazzo capì, capì dove voleva andare a parare con quel discorso. Ma non era ugualmente d’accordo. Era traumatizzata, si sarebbe sentito ancora più in colpa.
-Ti rendi conto di quello che vuoi fare? Io…io non posso… non potrei mai…- abbassò lo sguardo, lei era ancora sotto di lui.
-Ti supplico. Fallo per me.- gli disse con decisione.
Il Nara scosse la testa un paio di volte, ma alla fine si arrese. La baciò e con una mano si slacciò i pantaloni, le abbassò la gonna. Voleva sbrigarsi.
Improvvisamente s’irrigidì, sentì il corpo di Temari sobbalzare e s’interruppe. La guardò: aveva il volto girato, gli occhi stretti e tremava. Non aveva solo paura, era terrorizzata da qualsiasi contatto.
La rivestì velocemente e si staccò da lei.
-Non posso, non posso farlo Temari.- si allontanò e presto anche lei si rimise in piedi.
-Perché?! Perché no?! Hai davvero tutta questa pena per me o semplicemente non sono abbastanza bella? Non riesco a farti eccitare?!-
Shikamaru si accorse subito che voleva provocarlo, ma non avrebbe raccolto il guanto che gli aveva lanciato. Le andò lentamente incontro e le carezzò una guancia.
-Sai meglio di me che questo non è vero.- le sussurrò mentre le passava il dorso della mano sul collo. La bionda rabbrividiva e respirava velocemente.
-Non avrei mai voluto che tu vedessi quello.- balbettò, per la prima volta insicura –Non volevo che tu…-
Il ragazzo la strinse a sé e lei lasciò fare.
-Lo so. Lo so che non volevi e che quello è stato un bastardo. Ma non devi preoccuparti per me, quanto per te stessa. -
-Per me, adesso, l’importante è portare a termine questa missione.-
-E ti prometto che lo faremo. Insieme. Come abbiamo già fatto in passato. Devi solo fidarti di me…-
-Io mi fido di te Shikamaru, non mi fido più di me stessa. Non so chi sono.-
-Tu sei sempre tu, e presto, molto presto, tornerai la spietata kunoichi di sempre. Ne sono sicuro.-
Invece non ne era sicuro. Affatto.
-Giuramelo.-
-Che cosa?-
-Che mi sosterrai, mi sosterrai anche se non dovessi tornare più quella di un tempo-.
Il ragazzo la strinse ancor di più a sé, Temari non era un’ingenua, aveva una consapevolezza formidabile ed era molto dura con sé stessa.
-Te lo giuro.-
-ECCOLI! SONO LAGGIU’!- delle urla a loro familiari li interruppero. I nukenin li avevano visti e raggiunti, dovevano scappare.
La bionda prontamente afferrò la mano del ragazzo di Konoha e prese a correre verso l’interno della grotta.
-Cosa facciamo?!- domandò Shikamaru
-Improvvisiamo! Non ti lamentare adesso, cry-baby. Fammi riflettere.-
i passi dei nemici erano molto vicini, la kunoichi notò una piccola buca nell’ombra e vi spinse Shikamaru.
-Nasconditi qui.- gli intimò.
-E tu?-
-Non c’entriamo entrambi. Vai prima tu. Troverò un altro nascondiglio.-
subito corse via mentre lui si nascondeva.
La Sabaku percorse un'altra decina di metri prima che i nemici la bloccassero.
-PRESA!-
-Dove pensavi di scappare troietta?!- il più grosso dei due le assestò un calcio sulla pancia che le fece inevitabilmente sputare sangue. I due nukenin l’afferrarono e la trascinarono con prepotenza nell’atrio principale per poi legarle mani e piedi. Era bloccata, alla mercé del nemico, vulnerabile e completamente scoperta. Il più grosso si avvicinò alla ragazza brandendo una lunga katana.
-Dov’è il tuo amico?! Dove lo hai nascosto?-
-Non te lo dirò mai. Cane!- sputò la bionda
subito il criminale le diede uno schiaffo e le puntò la spada alla gola.
-Parla!-
-Mai.-
-Bene! Lo hai voluto tu. Inu, tienile la lama sul collo, io intanto mi diverto un pochetto.- ridacchiò mentre si slacciava la cintura.
La Kunoichi deglutì, non di nuovo. Non ancora. Non avrebbe retto.
D’istinto serrò le gambe e digrignò i denti, tanta era la forza che stava impiegando. Il nukenin non ci pensò due volte e le piantò un kunai sulla coscia sinistra; per il dolore, Temari lasciò cadere le gambe e quello ebbe via libera.
Voltò lo sguardo mentre quel verme le toglieva gli indumenti ed iniziava a penetrarla. Non voleva, non voleva né piangere né venire. Ma lo avrebbe fatto. Un forte dolore che le partiva dal basso ventre si propagava lungo tutto il torace e le faceva venire la nausea.
D’un tratto sentì il nukenin arrestarsi e non penetrarla più. Aprì gli occhi e vide quelli dell’uomo ribaltati all’indietro mentre un rigolo di sangue gli usciva dalla bocca, poco dopo si accasciò a terra. Era morto?
-VIENI FUORI, CANE!- urlò il nukenin con la katana.
Shikamaru uscì dall’ombra, un kunai in mano.
-Lasciala subito se non vuoi fare la fine del tuo amico.- lo minacciò
Temari giurò di non averlo mai visto in vita sua tanto serio, era furioso. Era assetato del sangue dei nemici.
-Tanto morirò lo stesso!- rise il criminale conficcando il coltello vicino la spalla della Kunoichi.
Il Nara prontamente lo uccise ma la compagna era già stata ferita. Subito la raggiunse, la slegò e le rimise bene i vestiti. Si accorse poco dopo che la ragazza fosse svenuta.

Quando Temari si risvegliò, Shikamaru la stava portando in braccio. La camminata impassibile, lo sguardo duro.  Era furente. Qualcosa dentro di lui si era risvegliato, una belva si stava impossessando del suo corpo svogliato e lo stava trasformando in un essere spietato. Voleva sterminarli tutti.
Stava raggiungendo l’atrio più grande della grotta, quello dove avevano lasciato tutte le loro cose, la bionda riconosceva il corridoio che aveva percorso un paio d’ore prima con i due nukenin alle calcagna.
Ora dov’erano? Era svenuta dopo che il più grosso dei due nukenin le aveva conficcato il kunai tra la spalla e il seno destro, ora fasciato. A giudicare dalla situazione, Shikamaru l’aveva vendicata.
- Sei sveglia-. Constatò il Nara, serio, mentre continuava imperterrito a camminare.
- Che è successo?-
- Non ti ho saputo proteggere, di nuovo-. Disse duramente il ragazzo. Era arrabbiatissimo, arrabbiatissimo con sé stesso.
- Mi hai salvato la vita. Questa non la chiami protezione?-
- Ma hanno abusato di nuovo di te e ti hanno ferita. No, non chiamo questa cosa protezione -. Ribatté.
Il corpo della bionda era scosso da tumulti improvvisi e Shikamaru dovette stringerla ancor più saldamente, la paura del contatto fisico si stava facendo largo nella mente della kunoichi di Suna e presto l’avrebbe invasa a tal punto da provocarle un danno irreparabile. La posò delicatamente a terra quando furono nuovamente nell’atrio, si abbassò al suo livello e le accarezzò una guancia. Purtroppo, non poté che soffrire quando notò la ragazza chiudere gli occhi con forza, quasi fosse spaventata da un imminente e violento raptus.
- Quel bastardo morirà. Morirà per quel che ti ha fatto, per i demoni che ha creato dentro di te. Ti vendicherò, fosse l’ultima cosa che faccio-. Le intimò, staccando il dorso della mano dalla guancia arrossata della bionda.
Shikamaru prese dalla tasca un pezzo di pane e lo diede alla bionda, che lo guardò con occhi pieni di desiderio.
- Dove l’hai preso?-
- Da uno dei due cadaveri. È fresco! Mangia, ti farà bene … -
La Sabaku spezzò a metà il pezzo di pane e porse una delle due parti al compagno – Insieme. Dobbiamo sopravvivere entrambi!- Esclamò, con la vecchia, solita, decisione.
Shikamaru annuì, abbozzando un mezzo sorriso ed entrambi affondarono i denti con foga nel pezzo di pane. Quant’era che non mangiavano qualcosa di tanto buono?!
- Da quanto tempo, soffri di claustrofobia?- Chiese il Nara guardando la compagna.
Temari ricambiò lo sguardo, sorpresa – Era strano, che ancora non te ne fossi accorto-. Ghignò appena – Da un tipo attento come te mi sarei aspettata maggiore velocità-. Le parole erano la sua ultima difesa.
- Avevo notato qualcosa nella cella, il battito accelerato dopo aver attraversato il tunnel dietro la cascata mi aveva fatto concentrare ancor più su quest’ipotesi e poco fa, quando ti sei rifiutata di entrare nella buca con me, ne ho avuto la schiacciante conferma-.
- Non male come ragionamenti. Comunque tranquillo, è un problema che persiste da anni, da quando ero bambina-.
In effetti, ora che ci rifletteva bene, Shikamaru non aveva mai visto Temari combattere in luoghi stretti.
- Una fobia infantile, perché?-
- Una volta feci arrabbiare Gaara, era così furioso che mi chiuse in una sfera di sabbia. Era soffocante, buio … da quella volta non sono più riuscita a stare in spazi chiusi. Ecco perché ho spinto per poter uscire più volte dalla grotta, nonostante la grandezza dell’atrio, di certo non mi aiuta a star bene, questo posto-.
- Capisco. Beh, non preoccuparti, tra non molto saremo liberi!-
- Ci credi ancora?-
- Come, scusa?-
- Credi ancora che esista, la libertà? Francamente non vedo più spiragli o spuntoni a cui aggrapparmi-. Disse dura la ragazza.
- Io invece la vedo, la luce, vedo la Volontà del Fuoco farsi largo dentro di me, l’eredità di Asuma e dei grandi della Foglia che mi spingono a non mollare. A stringere i denti. Ad andare avanti. A salvarti -.
- Cosa c’entro io?-
- C’entri. Sono in debito con te, ragazza mia, te l’ho già spiegato una volta, non mi piace essere in debito con una donna. Quindi dovrò salvarti per forza, anche a costo della mia stessa vita!-
Ci misero poco a finire di mangiare e fu allora che Shikamaru fece per prendere di nuovo Temari, ma quella si ritrasse decisa – Ce la faccio. Non ti preoccupare-.
Il moro, dunque, si limitò a sostenerla ed insieme lasciarono l’atrio della grotta.
Ripercorsero al contrario il tragitto del giorno prima, che mai come questa volta sembrò lungo chilometri, e tornarono al tunnel che sbucava dietro la cascata.
- Non ci dovrebbero essere altri nemici, in giro. Possiamo fuggire tranquillamente-.
- Non dar nulla per scontato, Shikamaru, se quei tipi hanno già attaccato l’accademia ANBU di sicuro saranno sulle nostre tracce! – Constatò Temari, riflessiva come sempre.
- Alloram andrò prima io!- il Nara, senza aggiungere altro attraversò il tunnel e riuscì all’aria aperta. Una leggera brezza gli carezzò il volto, il sole splendeva alto nel cielo, era pieno giorno.
Dalla foresta non si sentivano voci o scricchiolii,  fu quell’insolito silenzio, a tranquillizzare il ragazzo.
- Via libera, vieni fuori!- Intimò alla compagna.
Temari si piegò, infilò la testa nel passaggio e a fatica si convinse a proseguire l’attraversamento, la roccia fredda e buia la opprimeva e si sentiva soffocare, non vedeva la luce, non vedeva la fine della tortura.
- Andiamo Seccatura, ci sei quasi! Fai un altro paio di metri e poi ti afferrerò io!- L’incoraggiò da fuori Shikamaru, ormai partecipe dello sforzo della bionda.
La kunoichi di Suna stava sudando e sentiva il cuore battere violentemente contro la cassa toracica, era ferita, né la spalla, né la gamba, l’aiutavano a percorrere il difficilissimo attraversamento;
Improvvisamente un pensiero, un’idea, s’iniziò a far largo dentro di lei, un’idea che a stento sentiva di esser capace di dominare, dei vuoti che si stavano colmando e che sarebbero stati nuovamente pieni solamente fuori da quella grotta.
La libertà. Una parziale ma rassicurante libertà.
Aveva ragione Shikamaru, erano vicini, molto vicini alla libertà,  quel tunnel sarebbe stata la sua ultima sfida: il vento, il suo migliore amico, le avrebbe nuovamente accarezzato la pelle, sopra di lei soltanto il cielo, non mura, non pietra … ma il sole.
Si diede un’ultima spinta e finalmente arrivò l’aiuto del compagno, che la tirò fuori trascinandola per i polsi.
Finalmente Temari poté respirare a pieni polmoni, con avidità cercava il fresco ossigeno e con occhi pieni di bramosia guardava il cielo. I raggi caldi le baciavano la pelle rovinata dai graffi e dai lividi, le nuvole fluttuavano leggiadre e gli uccelli volavano, come sempre, alti.
- Avevo quasi dimenticato, come fosse il sole-.
Quando i due erano scappati e avevano attraversato la foresta, era notte fonda ed anche entrambe le volte in cui Temari aveva lasciato la grotta.
- Ti sarà difficile, scordarlo di nuovo-. Le intimò Shikamaru mentre si piegava davanti a lei, mostrandole la schiena – Aggrappati, ti porto io-.
- Ce la faccio anche da sola-. Rispose secca e improvvisamente dura, come sempre.
- Non dire sciocchezze, non ce la fai neppure a reggerti in piedi. O ti aggrappi o ti prenderò con la forza-.
- Mi hai promesso che non mi avresti mai fatto del male-.
- Infatti, proprio per questo, dovrò costringerti. È il mio ultimo avvertimento, sali sulla mia schiena-.
La bionda si arrese e, lentamente, cinse la mani attorno al collo del ragazzo. Con troppa poca forza.
Shikamaru comprese velocemente che quella non avrebbe fatto più di così, per aiutarla, dunque, le strinse le mani con la sua e con l’altro braccio le resse la schiena. Non appena la sua mano sfiorò la pelle dell’amica quella sobbalzò, tentando di ritrarsi – Fidati-.
Senza aggiungere altro, il moro saltò via dalla cascata e riprese a correre nel bosco illuminato, gli dolevano le gambe, che seppur in migliori condizioni del giorno precedente, non erano ancora guarite, ma andava avanti, spinto da un solo pensiero fisso: Temari. Si era ripromesso di non veder nessun altro morire dinnanzi ai suoi occhi, soprattutto se si trattava di persone alle quali teneva particolarmente. Sentiva la presa della ragazza farsi più debole e dovette afferrarla con più forza, quasi con violenza.
- Ci siamo quasi, lotta ancora un po’!-. Intimò alla bionda, esausta, poco prima di scorgere in lontananza le porte della Foglia.
- Sì… - biascicò lei di risposta.
Il Nara entrò nel villaggio ad una velocità spropositata, le gambe erano autonome, non sentiva più neppure il dolore, stava volando verso la sua unica possibilità di salvezza: Tsunade-Sama.
Non si fermò neppure quando i ninja di guardia al Villaggio gli chiesero i documenti, neppure quando per poco non investì un vecchio signore, salvato appena in tempo dal maestro Iruka.
Aveva un paraocchi invisibile e sulla sua traiettoria c’era solamente il palazzo dell’Hokage.
 
Quando fu davanti l’enorme sede, sfondò la protezione dei ninja di guardia alla porta col suo corpo, e salì le scale ad una velocità impressionante, aveva percorso chilometri con l’amica sulla schiena, ma ancora aveva la forza di andare avanti.
Entrò fin troppo energicamente nell’ufficio della Sennin, che di riflesso si alzò in piedi e si mise in posizione d’attacco. Poi, Tsunade guardò meglio il giovane che le si presentava davanti: era ferito, il viso era gonfio, sporco e pieno di lividi, i capelli corvini erano sciolti e pieni di rametti e foglioline, non portava più il giubbino da chuunin, la maglia era strappata e gli occhi, quelli furono l’unico tratto del ragazzo che misero Tsunade in serio dubbio per quanto riguardasse la sua identità, erano determinati, furenti, forti, il fuoco ardeva nella piccole iridi color pece. Non poteva essere …
- Nara!- Esclamò avvicinandosi a lui con passo deciso.
- La salvi-. Fu tutto quello che rispose il ragazzo prima di svenire per lo sforzo. Ce l’aveva fatta.

Quando Shikamaru aprì gli occhi era avvolto da quattro pareti bianche, era morto?
Notò poi una finestra, dalla quale scorgeva il palazzo dell’Hokage, riconosceva quel posto, c’era già stato anni prima: l’ospedale.
Si rigirò nel letto un paio di volte, assaporando a pieno quella straordinaria comodità, era abituato a dormire anche 15 ore al giorno ed era tanto tempo che non riposava più tranquillo.
Notò che alla sua destra c’era un comodino d’ebano con sopra un vaso di fiori, appassiti. Dovevano essere lì da diverso tempo, un biglietto, sporgeva da sotto il contenitore di ceramica. Il ragazzo lo prese, esitante.
Erano due parole, scritte da una mano incerta e frettolosa:
“Missione Compiuta.”
Come si fosse ricordato solo in quel momento di essere vivo, si alzò dal letto e notò con stupore che delle ferite sulle sue gambe fossero rimaste solamente le cicatrici. Aveva riposato troppo.
Spalancò la porta della sua stanza e con passo deciso raggiunse la sala principale, dove, con stupore, vide i suoi genitori seduti su delle sedie. Le stesse dove lui aveva atteso il termine dell’operazione di Choji.
Sia Yoshino che Shikaku si alzarono in piedi, all’arrivo del figlio, e gli corsero incontro.
- Tutto bene, figliolo?-. Chiese il padre, posandogli una mano sulla spalla.
- Ma dico io, sempre nei guai vai a cacciarti! Mai una cosa fatta bene tu, eh?- Lo rimproverò la madre.
Ma Shikamaru, fu certo che i suoi rimproveri fossero dovuti non alla rabbia, ma alla paura. Alla paura di perderlo che l’aveva tormentata per quei giorni.
-Lei dov’è?- Chiese secco Shikamaru, guardando oltre la barriera creata dai suoi genitori, sperando di vedere –da qualche parte- i capelli color grano della compagna.
-Se ti riferisci alla sorella del Kazekage, è partita questa mattina-. Disse spiccia Yoshino.
Shikamaru scansò con troppa violenza i genitori e corse fuori dall’ospedale, la voce della madre rimbombò alle sue spalle:
-Dove diamine credi di andare?-
Il moro continuò la sua corsa, ma a mente sua rispose “Devo concludere la missione”. Si rese conto troppo tardi di essere in pigiama, più di qualcuno lo aveva già additato e delle giovani madri scansavano via i figli indignate, borbottando qualcosa riguardo la “gente di strada”, sperando di dare meno nell’occhio, passò per tutti i vicoli più stretti e isolati del villaggio, riuscendo, comunque, a raggiungere il palazzo del capo villaggio.
Salì le scale a passo deciso e fu in cima ad esse che incrociò Sakura, la quale si fece sfuggire un piccolo rimprovero.
- Shikamaru! Cosa ci fai già qui? Avevo espressamente ordinato di non farti uscire prima di dopodomani!- Esclamò, indignata, seccata dal fatto che probabilmente qualcuno (e Shikamaru comprese che quel qualcuno se la sarebbe dovuta vedere presto con lei), avesse ignorato i suoi ordini.
-Devo parlare con l’Hokage … -. Biascicò.
-Mi dispiace, Shikamaru, ma Tsunade-Sama oggi è molto impegnata. Ha rimandato tutti gli incontri-.
- Sakura, non era una richiesta. Era una pretesa!- Esclamò con rabbia il ragazzo, che immediatamente scostò la rosa e si diresse verso l’ufficio della Quinta Hokage.
-Perché l’ha fatta partire?- Domandò, spalancando il fusuma, senza neppure aver bussato.
-Nara, già pronto a darmi battaglia?- Chiese la bionda senza alzarsi dalla sedia.
-Perché ha fatto partire Temari?!- Ripeté, più forte.
-Non è stato un mio ordine. Anzi, le avevo persino consigliato di stabilirsi qui per i prossimi mesi, ma sembrava avere fretta di andarsene. Inoltre, dopo essermi sentita con il Kazekage, quello ha espressamente richiesto il ritorno immediato della sorella. È molto preoccupato-.
-Ed è partita da sola?- Ringhiò il moro.
-Non ha voluto attendere le squadre di Suna. Te l’ho detto, aveva fretta di andarsene. Ho avuto l’impressione che… -
-… non volesse parlarmi-. Concluse Shikamaru al posto della donna.
-L’ho vista parecchio provata. Probabilmente non vuole farti portare questo peso-. Disse bonariamente Tsunade.
-La raggiungo-. Disse Shikamaru con un tono che non ammetteva repliche.
-Nara, io sono l’Hokage e io decido le missioni da affidarti!- Esclamò seccata la Sennin, alzandosi in piedi di scatto.
-Io ho ancora una missione da portare a termine-. Concluse il ragazzo, e fece per abbandonare l’ufficio.
-Shikamaru… - lo richiamò con voce flebile l’Hokage –Prima che tu vada, c’è una cosa che devi sapere …- un sospiro senza forza.

Era pomeriggio, Temari non era troppo distante dal confine, aveva tenuto un ritmo medio e non era neanche troppo stanca. L’idea di Suna la tranquillizzava, presto sarebbe stata di nuovo al sicuro.
Stava ancora camminando quando un rumore la costrinse a fermarsi, dei fruscii alle sue spalle, troppo forti.
Fece appena in tempo a voltarsi che qualcuno l’attaccò, qualcuno di grosso, forte e cattivo! La ragazza riconobbe subito il capo dei nukenin che aveva catturato lei e Shikamaru. Quello, con un pugno ben assestato allo stomaco, scaraventò la giovane diversi metri più in là.
-Troia! Come ti è passato per la testa di dartela a gambe con quello stronzo, eh? Mi avete preso per il culo, avete ucciso due dei miei uomini, avete costretto la mia armata ad un suicidio!- Abbaiò –Come ti sei permessa di approfittare della mia generosità? Ho tenuto in vita il ragazzo che ami, vi ho dato acqua, alimenti… e voi, in cambio, siete fuggiti?- Urlò di nuovo dandole un forte schiaffo.
La ragazza non si muoveva, rimaneva a terra, appoggiata ad un gomito. Non si era ripresa abbastanza per combattere, ma era abbastanza in lei da permettere al suo orgoglio e alla sua determinazione di avere la meglio.
-Sei solo un bastardo. Vivi circondato dalla merda e sei vigliacco a tal punto da rimanere sempre chiuso dentro, a dare ordini, mandando al suicidio shinobi che ti seguono sotto ricatto. Non meriti neppure di essere chiamato uomo-. Ringhiò la bionda, alzando la testa, lanciandogli un’occhiata di puro odio.
Il nukenin, questa volta, s’incazzò sul serio: le prese con violenza il mento e la sbatté contro un albero, il volto vicinissimo a quello ancora graffiato di lei –Non provocarmi, Temari. Se tu sei viva è per un mio capriccio, sei la mia puttana e finché vorrò giocare con te non ti ucciderò-. Confessò con cattiveria –Ma bada bene, che se tu alzassi troppo la cresta, potrei divertirmi facendoti anche molto male-.
Era di nuovo in trappola, questa volta non poteva fuggire, questa volta era sola.
Però era diversa, questa volta, tante cose erano diverse. Era cresciuta. Quell’esperienza l’aveva fatta soffrire, l’aveva traumatizzata, l’aveva spaventata, l’aveva obbligata a dare molto … ma l’aveva fatta diventare più forte! Perché sì, era crollata, sì, non era più la stessa e sì, viveva un rapporto più intimo con la paura, ma alla fine era stata obbligata a fare una scelta: rimanere sepolta nelle macerie o rialzarsi e provare ancora una volta –per l’ultima volta- a combattere.
Aveva deciso di combattere, perché nella situazione in cui si era ritrovata, arrendersi sarebbe equivalso a morire.
-Non hai più nulla con cui giocare, non te ne rendi conto? Mi hai svuotata, è rimasto solo un guscio vuoto ormai-. E sebbene stesse parlando di lei, ghignò. Ghignò perché sapeva che così l’avrebbe sconfitto, che si sarebbe tormentato sapendo di essere rimasto a mani vuote, sapendo di essere arrivato alla fine dei giochi.
-Se è così, non trovo un motivo valido per tenerti in vita-. Il nukenin fece per colpirla ma qualcosa si abbatté su di lui. Era un tuono, era il cielo e la terra, era la foglia, era la il fuoco, più ardente che mai.
Shikamaru era saltato giù dagli alberi al momento giusto e senza pietà, senza riflettere, senza elaborare qualche fottutissima strategia, buttò il nemico a terra e gli squartò la gola con un kunai, macchiandosi del sangue dell’uomo che aveva distrutto la cosa a cui teneva di più al mondo.
Temari.
La kunoichi rimase immobile mentre il ragazzo, come un animale, distruggeva una vita. Mentre la vittima diventava il carnefice.
Quando il Nara si rialzò, gli lanciò una lunga occhiata, perché non sapeva che dire, come commentare. Se doveva dirgli grazie di essere diventato un assassino, per lei.
I suoi occhi, quando era saltato giù dagli alberi, le avevano fatto venire i brividi. Vuoti, ciechi, cattivi … erano gli stessi occhi che aveva avuto Gaara. Occhi di chi vuole vedere la morte, perché è l’unica cosa in grado di dargli pace; gli occhi di un’anima perduta e che cerca disperatamente di tornare alla vita.
Il ragazzo non si aspettava alcuna reazione da parte della bionda, si pulì lentamente la mano insanguinata sul giubbetto, macchiandolo.
-Andiamo?- Domandò porgendole la mano.
Anche se, sinceramente, non si aspettava che la kunoichi la prendesse. Si voltò e prese a camminare lentamente verso il villaggio, fumando una sigaretta; si fermò dopo aver percorso pochi metri. La ragazza non lo stava seguendo.
Girò appena la testa, la bionda kunoichi era rimasta immobile, vicino il grande albero, incontrò il suo sguardo per un momento e lei abbassò subito gli occhi verdi, come si vergognasse di qualcosa.
Ed era così.
Non poteva reggere il suo sguardo, anche se i suoi occhi erano tornati quelli di sempre, lentamente si portò una mano sul ventre e il ragazzo capì, capì che stava provando a dirglielo. Per non far durare troppo a lungo l’agonia della ragazza parlò prima di lei
–Lo so già-. Disse atono, avvicinandosi. –Sei sicura di non voler abortire?- 
Lei annuì debolmente, era sicura, non se la sarebbe sentita di uccidere un essere che, nonostante tutto, era suo figlio. Un figlio non voluto, il figlio di un mostro, il figlio che avrebbe amato nonostante tutto.
Shikamaru lo aveva capito, le accarezzò una guancia e sorrise quando notò che lei non si era scansata, probabilmente, però, stava ricorrendo a tutto il suo auto-controllo per non farlo.
Staccò debolmente la mano dal suo volto e presto posò le sue labbra su quelle fredde di lei, la kunoichi si aggrappò con forza alle sue spalle, mentre lui le accarezzava monotonamente i fianchi.
Una solitaria, piccola, gelida,lacrima arrivò alle labbra del ragazzo. E lì il moro capì, capì che quella era e sarebbe stata l’unica lacrima che Temari avrebbe versato per tutto quello che era successo. Per tutto quello che avevano fatto a lei, a lui. Per essere stata violentata e picchiata. Per la responsabilità che le avevano costretto a prendersi. Con quella lacrima lei si stava lasciando il passato alle spalle e stava invitando lui a fare lo stesso.
Quando il Nara staccò le labbra da quelle della bionda le prese dolcemente una mano
- Andiamo a casa, Seccatura-.

Note dell'autrice:
Ecco il secondo e ultimo capitolo della mia ShikaTema! Sono stata combattutissima sul titolo, alla fine ne ho scartati una mezza dozzina e sono rimasta a dover scegliere tra "Vendetta" e "Responsabilità", con il primo avrei -probabilmente- evidenziato meglio il cambiamento di Shikamaru, ma probabilmente non sarebbe stato tanto azzeccato quanto il secondo, che può essere visto da due prospettive: la prima, Shikamaru che deve portare a termina la missione, salvare Temari, aiutarla ad uscire dalla sua depressione, convincerla a ricominciare; la seconda, Temari che è costretta a crescere, che deve prendersi un impegno -troppo- grande, ma che andrà avanti anche questa volta, perché è forte. 
Mi sono tolta dei pesi enormi, ora che l'ho pubblicata, finalmente posso volare di nuovo per la mia strada e concentrarmi sulle altre long che ho in cantiere!
Ringrazio:
Nala_95 per aver inserito la mia storia tra le "seguite";
Bek Fey e SabakuNoMe per averla non solo recensita ma anche inserita tra le "preferite", è molto importante per me.
Grazie davvero a tutte e tre!
See Ya!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1305146