the elder scrool 5 skyrim la battaglia di whiterun

di alexander318
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** l'ascesa di Mehnures Dagon ***
Capitolo 3: *** Il ritorno del divoratore del mondo ***
Capitolo 4: *** La spada dell'Oblivion ***
Capitolo 5: *** La potenza dell'armata daedrica ***
Capitolo 6: *** Battaglia alla Caraffa Logora ***
Capitolo 7: *** L'evacuazione di Riverwood ***
Capitolo 8: *** La Battaglia Di Whiterun ***
Capitolo 9: *** La Resa Dei Conti ***
Capitolo 10: *** La Fine ***
Capitolo 11: *** Un Nuovo Inizio ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


La storia narra due mesi dopo la caduta di Alduin e la liberazione di Skyrim dall'impero, qui Dovahkiin dovrà affrontare l'arrivo del malvagio principe daedrico Mehrunes Dagon venuto a reclutare un vastoso esercito del male per impadronirsi e spazzare via ogni razza libera del paese.
Aiutato da alcuni amici Dovahkiin dovrà riunire tutte le razze libere per affronare l'imminente minaccia che incombe su Skyrim
 

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Capitolo 2
*** l'ascesa di Mehnures Dagon ***


Era una giornata di gelo e neve su Skyrim e nel bosco si sentì un frastuono di zoccoli provenienti da 3 cavalli con 3 persone in sella, esse erano banditi che si dirigevano al tempio di Mehrunes Dagon. Erano tutti e tre con addosso l’armatura a scaglie completa, e con spade d’acciaio del nord nelle loro mani, e con grida di entusiasmo arrivarono al luogo stabilito, scesero dai loro possenti cavalli e salirono nelle gradinate dove c’era una grossa statua del demone, un’altare, e l’ingresso del tempio, “impugnate le spade ed entrate dentro” disse uno dei banditi e gli altri obbedirono e tentarono di far irruzzione nel tempio. Ma all’improvviso la statua cominciò a spezzarsi e inevitabilmente crollò travolgendo l’altare e i tre banditi, e poco dopo davanti a loro comparve una figura che indossava un’armatura daedrica, aveva gli occhi rossi come il sangue, capelli neri, e uno spadone daedrico a due mani, i tre banditi guardarono la figura sbalorditi pensando che fosse una preda facile da depredare, “dacci il tuo denaro” gli disse uno dei banditi ma la figura sconosciuta non rispose ma girò la testa e fece un ghigno che incuteva timore a i tre banditi, tanto che questi si lanciarono all’attacco ma prima che le loro spade potessero colpirlo la figura scomparve e dopo qualche istante ricomparve dietro di loro infilzandoli con lo spadone daedrico. I tre banditi caddero a terra contemporaneamente e la figura compiaciuta scagliò un incantesimo contro la porta del tempio nel quale cominciò a spalancarsi. Da essa uscirono cinque Lord Dremora che si misero in formazione uno di fronte all’altro e si inchinarono davanti all’altare. “onoriamo te principe Dagon” risposero in coro i cinque Lord Dremora, la figura compiaciuta si rivolse a loro “ora che sono tornato a Skyrim è giunto il momento di radunare il nostro esercito, cercate ogni draugr, ogni mago, ogni spirito o persone defunte e portatele qui davanti al mio tempio, perche grazie a questo esercito io potrò estendere il mio dominio su tutte le razze e su tutte le regioni di questo mondo” , e dopo queste parole quattro Lord Dremora partirono in sella ai tre cavalli dei banditi defunti. Il quinto invece venne trattenuto da Dagon nel quale gli ordina di cercare l’antica pergamena che era tutt’ora in mano a il Dovahkiin perche grazie ad essa lui poteva riportare indietro l’esercito di draghi e il suo comandante.

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Capitolo 3
*** Il ritorno del divoratore del mondo ***


L’alba squarciò le nubi che avvolgevano i cieli di Skyrim e nel paesino di Ivarstead dove si ereggeva la grande montagna di Hrothgar Alto da cui era presidiato dal monastero dei barbagrigia e dal drago Paarthurnax gli abitanti cominciarono a svegliarsi e a compiere le loro attività mattutine di sempre. Vicino alla locanda di Ivarstead vi era una casa, li ci abitava il Dovahkiin, il sangue di drago, colui che aveva salvato Skyrim e la sua polazione dalle grinfie del divoratore del mondo Alduin. Ad impovviso la porta dell’abitazione si spalancò e il Dovahkiin uscì e si diresse verso i 7000 gradini di Hrothgar Alto e cominciò a salirli fino al tempio dei barbagrigia e vi entrò al suo interno, dove venne accolto con grande ammirazione dai barbagrigia e dal loro capo. “Grazie a te sangue di drago è tornata la pace su Skyrim e il divoratore del mondo Alduin è stato sconfitto, hai tutta la nostra gratitudine e il nostro rispetto” si rivolse il capo dei barbagrigia al Dovahkiin che si inchinò in sua presenza, “sono qui per vedere Paarthurnax” gli rispose, e il capo dei barbagrigia lo condusse fino alle porte della gola del mondo dove il grande drago vi era insidiato. Ad un certo punto sopra all’altare comparve Paarthurnax che lo salutò, “salute a te Dovahkiin”, il Dovahkiin si inchinò in sua presenza. “Maestro, sono qui per imparare altri Thu’um” gli disse, ma Paarthurnax gli sorrise “hai gia imparato tutto quello che c’è da sapere sui draghi e i loro urli, ora sei un maestro del Thu’um e ricordati grazie a essi tu hai sconfitto alduin e per questo ti devo la mia gratitudine, sarò sempre al tuo servizio Dovahkiin”. Il Dovahkiin riscese i gradini compiaciuto di aver aiutato i barbagrigia e Paarthurnax. All’improvviso sentì delle urla e del fuoco che si inalzava nel villaggio di Ivarstead, scese velocemente gli ultimi gradini e corse per vedere cosa stava succedendo, e li incontrò due giganti che stavano facendo strage e distruzione della popolazione e delle case del villaggio, il Dovahkiin entrò in casa sua e si diresse nel baule dove aveva nascosto la sua corazza laminata, la spada del nord, il suo scudo del nord, e il suo copricapo del nord, e li indossò e schizzo subito fuori per aiutare gli abitanti del villaggio che stavano scappando in tutte le direzioni per mettersi in salvo. Si unì alle guardie e agli uomini che proteggevano le donne e i bambini, e da lì cominciò a combattere i giganti schivando i loro attacchi e cercando di respingerli e allontanarli dal villaggio e dalle donne e dai bambini, ma ad un tratto venne spinto da un cavallo che lo scaraventò per terra, lui si riprese alzò lo sguardo e vide un demone di carnagione rossa, capelli lunghi neri, occhi rossi come il sangue, due piccole corna, ed un’armatura daedrica con una spada dei daedra impugnata nella mano sinistra. La figura scese da cavallo e con la mano destra alzò il Dovahkiin, “dimmi dove si trova l’antica pergamena mortale” urlò il demone ma il Dovahkiin non rispose e il dremora lo scagliò sul pavimento e con un calcio buttò giu la porta della casa del Dovahkiin e cominciò a cercare ogni angolo. Il Dovahkiin si riprese e raggiunse il demone aggredendolo alle spalle ma senza successo tanto che il demone corse all’indietro e lo fece schiantare sulla parete della casa, poi con la spada squarciò il baule e li vi trovò l’antica pergamena e il rasoio di Menhures Dagon, e li agguantò come un lupo agguanta una preda ferita, uscì dalla casa e salì in groppa al suo cavallo e partì al galoppo con i due giganti che gli corsero dietro battendo in ritirata. Il Dovahkiin aprì gli occhi e si ritrovò disteso su un letto di guarigione, li vicino c’era Aela la cacciatrice membro dei compagni residenti a Whiterun, Ulfric Manto della Tempesta, e Delphine il capo delle blade che lo guardarono dicendo che erano arrivati a Ivarstead dopo l’attacco dei due giganti e che avevano soccorso le popolazioni sopravissute. “quando ti sarai ripreso parleremo direttamente ai barba grigia, la situazione è diventata complicata per ora riposati” disse Ulfric al Dovahkiin. Intanto al santuario di Menhures Dagon, un esercito di 2000 draugr era giunto dopo essere stato risvegliato dai Lord Dremora incaricati da Menhures Dagon di reclutare l’esercito da tutte le regioni di Skyrim, in seguito a loro vi erano giunti 200 maghi da tutte le fortezze del paese. Il Lord Dremora a cavallo che aveva comandato l’assalto a Ivarstead arrivò davanti all’altare, scese da cavallo, e fece rapporto a Menhures Dagon dicendogli di aver trovato l’antica pergamena e il suo rasoio, “eccellente” disse estasiato il demone, il Lord Dremora gli porse la pergamena e il demone l’aprì e vi guardò al suo interno. Ad un tratto il cielo divenne nero cosparso di lampi e dal loro interno uscirono ben venti draghi che planarono sopra il santuario e uno di loro si fermò davanti a Menhures Dagon, nel quale lo salutò abbassando la testa “io ti ho chiamato divoratore del mondo per farti riempire la vendetta che tanto ti ossessiona contro il nostro nemico in comune Dovahkiin” urlò il demone. Alduin rispose “e che cosa vuoi in cambio?” , il demone deciso gli rispose “voglio che diventi il mio braccio destro nella lotta contro le razze libere di Skyrim”, Alduin acconsentì con un urlo agghiacciante e aprendo le ali chiamò gli altri 20 draghi a raccolta.

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Capitolo 4
*** La spada dell'Oblivion ***


Era mattina presto quando il Dovahkiin, Ulfric, Aela, e Dolphine salirono i 7000 gradini e arrivarono davanti al santuario dei barbagrigia per potersi consultare con loro, e dopo essere entrati il capo dei barbagrigia li condusse nella stanza delle riunioni. La stanza delle riunioni era cosparsa di candele, di sedie di pietra, e un tavolo fatto di pietra, li i tre personaggi vi sedettero e con il resto dei Barbagrigia e di altre razze di Skyrim venuti su consiglio dei barbagrigia in gran segreto cominciarono a discutere degli avvenimenti che stavano succedendo. Ulfric si alzò e parlò per primo “siamo qui riuniti perche negli ultimi tempi in tutta la regione di Skyrim vi sono avvenuti fatti strani che riguardano ogni razza presente qui, da nord ci sono giunte conferme che delle navi con un plotone di uomini dell’impero si sono ancorate nei perssi della laguna vicino a Solitude, da sud invece le tombe degli antichi nord si sono spalancate e dei draugr sono usciti, e da ovest le nostre spie Manto della Tempesta hanno visto maghi che si allontanavano dalle loro fortezze per mettersi in marcia, e qui alcuni giorni fa dei giganti hanno attaccato il villaggio di Ivarstead cosa che non si sono mai spinti all’interno di una zona abitata prima d’ora, non sappiamo cosa fanno tutte queste razze ma qualunque cosa abbiano in mente noi dobbiamo fare del nostro meglio per ricacciarli la da dove sono venuti”. Il capo kashiti rispose “e come facciamo? I draugr e i maghi sono imprevedibili, potrebbero attaccare da un posto e non riuscire a fermarli in tempo”, Ulfric annuì e gli rispose “questo è vero ma cio nonostante qui non si parla della sopravvivenza di un singolo posto, ma della sopravvivenza di una terra, una terra che è nostra e che è stata bagnata con il sangue della guerra contro l’impero e nonostante li avessimo cacciati essi sono tornati, e sappiamo che il loro ritorno non è casuale” ulfric venne interrotto dal capo dei barbagrigia, “un grande male sta per abbattersi su questo mondo, tutti noi compreso il Dovahkiin abbiamo sentito la sua aura e dovremmo essere pronti quando succederà”. “Infatti sarà cosi, molto presto di quanto immaginiate” dalla porta della sala udirono una voce, e dun’tratto apparve una bambina di 7/8 anni che entrò e si diresse verso il capo dei barbagrigia, vedendola attraversare la sala tutti cominciarono a bisbigliare tra di loro finchè il capo degli argoniani disse” davvero? e tu chi saresti scusami?” la ragazza si voltò di scatto verso di lui, i suoi occhi erano ricoperti da delle piccole luci blu abbaglianti e senza esitazione disse “io sono Libella la principessa daedrica che essendo uno spirito parlo attraverso questa bambina, vengo da Marakath per dirvi il perche e il dove queste creature stanno marciando, il principe daedrico Menhures Dagon è arrivato su Skyrim e sta radunando un’esercito per prendere possesso su ogni forma di vita” la principessa daedrica venne interrotta da delle risate provenienti da alcune delle razze presenti e uno della gilda dei ladri parlò “menzogne, i daedra hanno lasciato questo mondo, è molto improbabile che uno di loro ritorni e muovi guerra contro di noi non ci sono prove a riguardo”, ad un certo punto il Dovahkiin si alzò di scatto e si rivolse a lui parlando “a dire la verità ci sono, durante l’attacco a Ivarstead avvenuto non meno di pochi giorni fa ho visto un demone, e quel demone era un servo di Dagon, sapevo di aver gia visto quel viso e poi mi ricordai di avere incontrato un suo simile mentre ho preso il rasoio di Menhures Dagon nel suo tempio, il suo padrone me ne aveva scagliati due, e rischiando lavita e con fatica sono stato in grado di sconfiggerli, ma c’è di piu, il demone ha preso l’antica pergamena e il rasoio del suo padrone”. Il capo dei barbagrigia lo guardò preoccupato e disse “la situazione si complica sempre piu, la pergamena ha due poteri, il primo venne usato per scaraventare Alduin nel futuro, ma il secondo potrebbe riportarlo in vita del tutto, e se Dagon è entrato in possesso della pergamena allora l’avra usata per riportare in vita Alduin, dobbiamo fare presto , se Alduin tornasse in questo mondo sarebbe piu potente di prima e potra richiamare a se un’esercito di draghi e né noi ne Dovahkiin saremmo abbastanza forti da poterlo fermare”. In sala calò il silenzio e Ulfric preoccupato si rivolse a Libella nel sapere se c’era un modo per fermare tutto questo, e Libella sorridente rispose “in verità c’è un modo, bisogna che il vostro eroe Dovahkiin trovi la leggendaria spada dell’Oblivion, essa è stata costruita proprio per fermare Dagon ed è tutt’ora sotto custodia dei miei fratelli daedra, senza di essa il vostro mondo cadrebbe e Dagon vincerà la guerra”, il Kashiti rispose con fare sospetto “tale arma non esiste”, ma una voce tontante lo interruppe, era il mago dei libri di Whinterhold che appoggiò sulla scrivania il libro delle armi leggendarie daedriche “a dire la verità questo oggetto esiste, venne forgiato nell’Oblivion ma dopo la sua caduta venne trasferito e si trova tutt’ora nelle profondità del tempio di Skuldafn”. Il Dovahkiin ricordò quel posto, c’era gia stato, e sapeva che era la porta per Sovangrade impossibile da raggiungere, solo Odahviing sapeva come fare, “c’è un’altra strada” disse il capo dei barbagrigia “attraverso le montagne”, allora Dovahkiin si alzò e propose di andare, anche Aela, Ulfric, e Delphine si proposero di andare come volontari per aiutarlo. L’indoman seguente i quattro eroi prepararono l’occorrente per il viaggio ma prima che potessero partire da Hrotghar Alto, vennero fermati da Odahviing nel quale salutò il Dovahkiin come se fosse un fratello, e si propose di andare con loro ma il Dovahkiin non volle rischiare la vita del drago e gli disse “devi andare da Partornax, richiamare i tuoi amici draghi e pattugliare le zone di Skyrim, e se vedete alduin e la sua armata fate del vostro meglio per bloccarli ma senza restare a combattere rischiando la vita”, il drago acconsentì e salì alla Gola del Mondo. I quattro si misero in marcia, attraversarono per molti giorni le lande di Skyrim fino ad arrivare alle montagne a nord di Riften, e si trovarono di fronte all’entrata di una grotta, secondo la leggenda li era celata l’entrata secondaria di Skuldafn, senza troppa esitazione entrarono e una volta al suo interno una luce accecante li avvolse e li catapultò a Skuldafn. Dopo che la luce scomparve i quattro si misero in marcia ed entrarono nel cortile dell’entrata principale del tempio, ma li vennero aggrediti da alcuni signori della morte draugr, i quattro si misero in formazione e li affrontarono uno dopo l’altro, Aela li attaccò dalla distanza con il suo arco, Ulfric si avvalse della sua ascia gigante, Delphine invece della sua spada Blade e del tomo magico dardo infuocato, Dovahkiin si attenne al vecchio metodo di usare spada e scudo per attaccare e respingere gli attacchi dei suoi avversari. Una volta sconfitti i signori della morte draugr i quattro eroi avvistarono le scale, ma prima che potessero salirvi, trenta arcieri draugr sbarrarono loro la strada e scoccarono dai loro archi possenti frecce avvelenate, i quattro eroi si misero a correre schivando frecce su frecce fino ad arrivare e a ripararsi all’interno di una piccola torre situata tra il cortile dell’entrata principale del tempio. Li Aela tentò di respingerli scoccando le frecce che aveva a disposizione colpendone quanti né poteva, ma all’improvviso alcuni draugr fustigatori si calarono dalla torre e ingaggiarono battaglia contro ulfric e Delphine che usò il suo tomo magico per respingere i dardi ghiacciati scagliati contro di lei da i draugr fustigatori, intanto il Dovahkiin uscì dalla torre e corse contro gli arceri parando con lo scudo le loro frecce, poi si fermò e scatenò il suo “FUS RO DAH” ovvero il suo Thu’um, in poco tempo gli arceri vennero scagliati da tutte le direzioni dal violentissimo urlo, tanto che i quattro ebbero la possibilità di entrare nel tempio. Una volta entrati al tempio presero il tunnel di sinistra e dopo averlo percorso vi si trovarono di fronte ad un muro e ad una leva, la attivarono e il muro vi si aprì rivelandone un passaggio segreto, lo attraversarono ed entrarono in un salone pieno di luci e di candele, coronato di bellissimi tavoli, boccali, piatti, coltelli e forchette. Il Dovahkiin scrutò per bene la stanza e vide che al suo centro vi era situata la leggendaria spada dell’Oblivion ossia l’unica arma per sconfiggere il demone daedrico Menhures Dagon, non fece neanche in tempo ad avvicinarsi ad essa che una scarica elettrica lo colpì in pieno, e ad un tratto comparvero tutti i daedra capitanati da Clavicus Vile e dal suo fedele cane di nome Barbas, “perche dovremmo dare a te questa spada mortale?” disse Vile, “lui è il prescelto che salverà non solo il mondo intero ma anche noi dalla distruzione di Dagon” disse Libella ma venne interrotta dagli altri “questa spada è stata forgiata per restare qui dov’è perche pensi che questo mortale possa impugnarla? nessuno di noi può lasciarglielo fare”, ma a quel punto si unì a loro anche Sanguine sotto forma di dremora in difesa di Dovahkiin “diamogli un’occasione, con la prova del lamento, ho visto il suo coraggio e vi assicuro che può farcela, e se ne dimostra degno di superarla gli daremo la sua spada, qui non c’è in ballo solo la sua vita e quella degli altri mortali, ma anche di noi”. Gli unici che non erano d’accordo sulla consegna della spada in caso di vittoria di Dovahkiin erano Molag Bal, Boethia, Malacath, e Namira, “che il suo mondo e la sua gente brucino con lui, a noi non ci interessa” disse Molag Bal sguainando la sua mazza, ma Clavicus Vile lo fermò e acconsenti di procedere con la prova del lamento “essia procediamo con la prova, poi vedremo se il tuo amico mortale avrà la cosiddetta grande forza di sopravvivere”. Il Dovahkiin domandò a Sanguine di che cosa si trattasse questra prova del lamento, lui disse che era una strumentazione usata dai daedra per poter torturare la persona che si opponesse ad essa con atroci sofferenze e manipolazioni della mente, se cedeva diventava un burattino dei daedra, se resisteva i daedra lo ricompensavano. La prova iniziò e subito tutti i daedra alzarono le braccia su di lui, all’improvviso si formò una scarica elettrica che colpì in pieno il Dovahkiin, che si accasciò a terra urlante e cotorcendosi su se stesso, Ulfric, Ada, e Delphine cercarono di aiutarlo ma vennero bloccati da Sanguine avvisandoli che se lo avessero aiutato non gli avessero consegnato la spada, i daedra entrarono nella sua mente vedendo tutte le sue azioni che aveva fatto in passato, i ricordi, le paure e persino le prove che aveva dovuto sopportare per poter sconfiggere i suoi nemici, Alduin per salvare il mondo dalla distruzione totale, ormai stava cedendo tanto che dai suoi occhi uscì un bagliore rosso sangue accecante, “ormai è nostro” disse Molag Bal ridendo assieme agli altri daedra, ma il Dovahkiin trovò la forza di rialzarsi, strinse i denti e con il suo Thu’um sbaragliò la scarica elettrica che finì contrò a tutti i daedra nella stanza. I daedra rimasero sbigottiti dalla vittoria della prova da parte del mortale, tanto che gli diedero il permesso di prendere la spada “ora datemi quello che mi è stato promesso ho superato la prova e pretendo che voi mi diate la spada!” urlò il Dovahkiin tanto che i daedra stupiti dalla sua forza gli lanciarono la spada, gli unici ad andarsene arrabbiati furono Molag Bal, Boethia, Malacath, e Namira. Non appena presa la spada i quattro eroi si diressero fuori dalla stanza ma Sanguine li raggiunse e si offrì di aiutarli a combattere Dagon, e il Dovahkiin acconsentì e tutti e cinque raggiunsero l’uscita di Skuldafn per dirigersi a Skyrim per affrontare Dagon e le sue armate in campo aperto.

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Capitolo 5
*** La potenza dell'armata daedrica ***


Una bufera di neve enorme si abattè sui boschi della regione a nord di Skyrim, e al tempio di Menhures Dagon vi erano insidiati molti accampamenti. Oltre ai 2000 draugr e ai 200 maghi erano arrivati a raccolta 1500 soldati della legione imperiale, 500 Guerrieri Thalmor, 200 Falmer, 300 rinnegati, 200 banditi e Manto Grigio, 10 Hargreaven, 10 Charactur, 15 giganti, 10 Troll di terra e di gelo, e 20 lupi selvatici e di neve. Uno dei cinque Dremora era appena ritornato all’accampamento e stava salendo i gradini del tempio guardando l’enorme esercito che vi si era ammassato di sotto, e senza troppi indugi varcò la soglia del tempio e vi percorse il corridoio fatto con lastre di ghiaccio su tutte due pareti circostanti fino ad arrivare alla sala del trono dove vi si era stabilito Menhures Dagon che parlava con alcuni cadaveri da essi riportati in vita tra questi vi erano il generale Tulius e Mercer Frey. Menhures Dagon si girò verso al Lord Dremora, “sono tutti riuniti capitano?” gli domandò, e il Lord Dremora annuì, “perfetto, l’ora è giunta, uscite tutti fuori” tuonò Dagon, all’improvviso le porte del tempio si spalancarono e da essi uscirono Dagon seguito dalla sua scorta e dal generale Tulius e Mercer Frey. Dagon si fermò e cominciò ad attivare un grande incantesimo di evocazione dalle sue mani che in brevissimo tempo vennero cosparse di elettricità nera, questi la scagliò contro il terreno provocandone una frattura che percorse tutto l’accampamento e l’esercito finendo su una collina spaccandola a metà e creandone uno squarcio di fiamme rosse e nere. Dagon deciso urlò “ridestatevi guerrieri, il principe Dagon vi ha chiamati a raccolta cosi che possiate compiere il suo volere”, e dalle fiamme cominciarono a distinguersi delle sagome che uscirono da esse, c’è ne erano poche ma poi sempre di piu finchè non uscirono tutte e riempirono la collina. Era un’esercito di 5000 guerrieri daedrici con set di armature daedriche complete e si distinguevano in Guerrieri e Lord Dremora, questi andarono a raggiungere le prime file dell’esercito ascoltando il discorso del loro principe daedrico. “il momento è giunto, io vi ho chiamati a raccolta guerrieri, tutti voi, cosi che possiate assistere alla rinascita del potere daedra su questo mondo, accompagnate il mio stendardo su ogni regione, villaggio, e feudo di Skyrim fino alla vittoria e insegnate a queste razze chi comanderà questa terra d’ora in poi, spazzerete via ogni persona che tenterà di opporsi a voi, brucerete ogni villaggio sul vostro cammino, e quando la nostra vittoria sarà completa istituiremo un nuovo ordine che regnerà per sempre”, con queste parole il demone diede inizio alla guerra su Skyrim, tutto l’esercitò esulto e si divise in vari plotoni. Il primo plotone composto da 3000 soldati daedrici si imbarcò su tre navi e si dirigero a Dawnstar, appena arrivati sbarcarono e cominciarono a massacrare e a fare strage di donne, bambini, e uomini che incrociarono sul loro cammino bruciando anche case e alberi, Dawnstar cadde in dieci minuti. Il secondo plotone composto dai 2000 draugr assaltarono Mortal e Rorikstead e la ridussero in cenere dopo due giorni. Il terzo plotone composto da 200 falmer, 300 rinnegati, 50 maghi, e 200 banditi e Manto Grigio entrarono nella città di Marakath e ne stabilirono una colonia. Il quarto gruppo composto dai 20 servi di Alduin, 500 Guerrieri Thalmor, e 500 uomini della legione imperiale assaltarono il feudo di Solitude. La battaglia era impressionante, Alduin arrivò con i suoi venti draghi e per prima cosa distrussero tutte le torri di pietra dove vi si erano insediati gli arcieri Manto della Tempesta poi uno dei servi di Alduin, e Alduin stesso si staccarono dalla formazione draconica e andarono a distruggere il cancello principale di Solitude facendo entrare gli altri che iniziarono a ingaggiare battaglia contro i difensori. In meno di 4 ore l’esercito capitanato da Alduin, il generale Tulius e Mercer Frey riuscì a far arretrare il nemico e a conquistare la città di Solitude e il suo feudo circostante. Il quinto gruppo composto dai restanti dell’esercito del male venne capitanato da Menhures Dagon e cominciò a marciare verso Falkread, intanto uno dei comandanti dei Guerrieri Thalmor implorò a Menhures Dagon di non attaccare Winterhold e Windelm, poiché avendo creato un gemellaggio tra di loro nel corso dei due mesi dopo la caduta di Alduin da parte del Dovahkiin avevano rinforzato le loro città con barriere magiche contro i loro nemici impossibili da scavalcare o da distruggere. Accogliendo quelle richieste Menhures Dagon pensò prima di attaccare tutti gli altri feudi e poi di ingaggiare un’assedio a Winterhold e a Windelm contemporaneamente e senza esclusione di colpi. Intanto il Dovahkiin, Aela, Ulfric, Delphine, e Sanguine si avvalsero di una nave e attraversarono il canale sorvegliato di Riften, c’era un gran silenzio nella zona circostante, non vi era un fruscio di vento provenire dal cielo né da un albero, nessuno era uscito dalla città per fare le commissioni, nessun animale infestava o passava per la zona. Poi il silenzio venne interrotto da un fragore di bombardamenti provenire dalla città, la nave si avvicinò e dopo aver superato la nebbia che avvolgeva il canale sorvegliato della città di Riften videro catapulte e un’esercito che si era ammassato fuori dalle mura di Riften, la città era completamente sotto assedio dalle forze del male di Menhures Dagon. La nave fece una virata veloce fino ai canali di Riften, li si fermò e scesero i 5 eroi che corsero per tutto il canale fino ad entrare nel Ratway covo della Gilda dei Ladri. Appena entrati vennero assaliti dai membri della Gilda dei Ladri ma il loro capo riconobbe il Dovahkiin e accolse lui e i 4 eroi nella Caraffa Logora, il centro di comando e controllo di tutte le operazioni della Gilda dei Ladri. Li i 5 eroi si rifocillarono, e chiesero informazioni su quello che stava succedendo, il capo della Gilda dei Ladri assieme alla condottiera Nightingel gli rispose “siamo in guerra, alcuni giorni fa un’esercito sconosciuto ha cominciato ad attaccare tutta la regione di Skyrim, quattro dei nostri feudi sono caduti dinnanzi alla potenza dell’esercito, e questa città che hanno cominciato ad assediare lo sarà molto presto, subirà lo stesso destino degli altri feudi caduti. I cinque eroi erano sbalorditi dinnanzi a questi racconti, tanto che il Dovahkiin pensò ad una strategia. “Dobbiamo subito porre fine a questa guerra, ho un’arma che potrebbe uccidere questo esercito, ma non posso usarla qui”, disse il Dovahkiin, “e allora cosa suggerisci di fare Dovahkiin?, qual è la tua strategia?” disse preoccupato il capo della Gilda dei Ladri. “Dobbiamo far evacuare ogni uomo donna o bambino da questa città prima che essa possa cadere nelle mani del nemico, prenderemo le navi e faremo salire quanta più gente possibile riusciremo a salvare, poi ci dirigiamo a Whiterun e incominceremo a radunare un’esercito per contrastare questa nuova minaccia” rispose deciso il Dovahkiin, e i membri della Gilda dei Ladri compreso il capo e la condottiera Nightingel iniziarono a smantellare il centro di comando e controllo di tutte le operazioni della Gilda dei Ladri.

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Capitolo 6
*** Battaglia alla Caraffa Logora ***


I membri della Gilda stavano smantellando la Caraffa Logora per prepararsi ad un imminente evaquazione tra questi vi erano riuniti Cicero e gli altri membri della Confraternita Oscura che stavano dando una mano ai loro compagni della Gilda. Tutto era pronto ma d’improvviso si sentì un frastuono provenire dal Ratway e molti soldati della legione imperiale si calarono dal soffitto assediando la Caraffa Logora. I primi a scendere furono gli arceri Imperiali che tennero sotto tiro i membri della Gilda poi si calò la fanteria che si avvalsero de loro scudi per bloccare la carica nemica. Il Dovakiin assieme ai suoi amici iniziarono una violentissima lotta contro gli invasori mentre cercarono di coprire l’evaquazione, gli arceri intanto colpirono alcuni membri della Gilda che tentarono di caricarli, mentre la fanteria si sparpagliò per tutta la Caraffa Logora saccheggiando qualsiasi cosa. Ci fù un altro frastuono provenire dall’esterno sud della Caraffa Logora e li il capo della Gilda vide un gruppo di guerrieri imperiali capitanati da Mercer Frey irrompere nell’entrata e ad ingaggiare battaglia contro chi si parava loro davanti. “Tutti fuori” urlò il capo della Gilda dei Ladri, tutti batterono in ritirata, ci fù una tremenda corsa all’interno del Ratway ma finalmente tutti ne uscirono illesi. Appena usciti videro i massi scagliati dalle catapulte nemiche incendiare case e palazzi, “dirigetevi tutti sulle barche e salvate piu gente che potete” ordinò il Dovakiin a Ulfric e agli altri, poi si diresse nel centro della città dove vide la popolazione mettersi in salvo scappare dalle strade tenendo in braccio i bambini che urlavano e piangevano disperati. Lo Jarl di Riften intanto era uscita dal suo palazzo con il suo sovrintendente e alcuni suoi consiglieri per raggiungere il cancello nord est della città dove vi si erano ammassate alcune guardie che tentavano inutilmente di riparare la porta per non far entrare i nemici, ma dopo qualche minuto la potra cedette, e i Guerrieri Daedrici si fecero avanti ed entrarono in città, gli arceri di Riften scoccarono le loro frecce d’argento ma nessuna di esse scalfì gli scudi e le armature del nemico, poi le prime file dei Guerrieri Daedrici si abbassarono e dalle retrovie si rivelarono 50 arceri che scagliarono le proprie frecce contro le guardie che tentarono di ripararsi con i loro scudi ma le frecce daedriche erano troppo potenti, tanto che riuscirono a oltrepassare scudo e armatura delle guardie con un solo singolo passaggio. Dopo che gli arceri avevano colpito le guardie, il resto dei Guerrieri Daedrici si lanciò all’attacco contro il nemico uccidendoli tutti, il Dovahkiin mise in salvo lo Jarl di Riften offrendo copertura con delle frecce trovate nelle bancarelle al centro delle città, ma nessuna di esse era abbastanza forte da scalfire la corazza dei Guerrieri daedrici tanto che il loro comandante ordinò a sei arceri in formazione di due file di attaccarlo, il Dovahkiin si mise al riparo dietro le mura del mercato prima che gli arceri ebbero il tempo di scagliare le loro frecce, poi prese una freccia daedrica che era rimasta impigliata nel muro e la scoccò contro il loro comandante colpendolo al collo e ferendolo gravemente. Poi il Dovahkiin si buttò nel canale e raggiunse la popolazione sopravvissuta che stava salendo nelle navi ancorate nel porto della città grazie alla copertura di Ulfric e degli altri, poi quando tutta la popolazione sopravvissuta era salita le navi lasciarono il porto e si misero a navigare verso il fiume che portava fuori dalla città. Dopo alcune ore di viaggio arrivarono ad un porto a sud di Riften, li scesero e continuarono il loro cammino fino ad arrivare a Whiterun la città al centro di Skyrim, e una volta entrati videro che la città si stava preparando per l’assedio azionando catapulte e disponendo le guardie provenienti non solo dalla città ma anche dagli altri feudi caduti che avevano trovato rifugio li.

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Capitolo 7
*** L'evacuazione di Riverwood ***


Dopo essere entrati nella città di Whiterun, i 5 eroi si diressero a Dragonsreach sede dello Jarl di Whiterun e un tempo prigione per draghi, e una volta entrati vennero accolti dallo Jarl e dalla sua corte che li aggiornò sugli ultimi avvenimenti. “la situazione è disperata, ogni ora ci arrivano superstiti provenire dagli altri feudi di Skyrim e ora c’è il rischio che la prossima città ad essere attaccata sia questa” disse lo Jarl di Whiterun, Il Dovahkiin sguainò la spada dell’Oblivion donatagli dai Daedra, “non accadrà, questa città non passera mai nelle mani del nemico, questa spada rappresenta la nostra unica speranza di salvare tutte le genti di questo mondo”, lo Jarl annuì “anche se quella spada potrà porre fine a questa guerra noi comunque dovremmo affrontare un’assedio di proporzioni epiche che questa città ha mai avuto, dateci tempo di radunare tutti gli uomini e potremmo prepararci per affrontare il nemico”, Ulfric preoccupato disse “ad ogni modo siamo troppo pochi per poterlo fare, io ho un’idea datemi tempo di tornare a Windelm potrò radunare tutte le genti rimaste, tornare qui e aiutarvi a vincere questa guerra, se la profezia di quella spada è vera forse avremmo una possibilità di far arretrare il nemico”. Lo Jarl acconsentì e dopo aver salutato il Dovahkiin e gli altri amici compreso lo Jarl, Ulfric prese la strada secondaria che conduceva fuori dalle mura della città, si appropriò di un cavallo una volta uscito dalle mura, e partì al galloppo alla volta di Windelm. Poco dopo una guardia proveniente dalla città vicina Riverwood irruppe nel palazzo e ansimando portò notizie “Jarl, l’esercito nemico è stato avvistato alle porte di Falkread, e si sta dirigendo verso Riverwood, molti dei nostri compresi la popolazione della città sono ancora li”, lo Jarl implorò a il Dovahkiin, Aela, Delphine, e Sanguine di prendere il comando su un plotone di guardie di Whiterun e di andare a Riverwood a procedere per l’evaquazione, i 5 eroi acconsentirono e appropiandosi di tutte le loro armi si diressero fuori dalle mura della città accompagnati dalle guardie diretti alla volta di Riverwood. La città di Riverwood era nel caos, milioni di persone abbandonarono le proprie case portando quello che potevano si diressero verso il centro della città e si prepararono ad evacuare, il Dovakiin e i suoi amici arrivò e aiutò la gente anziana a raggiungere il centro della città, intanto però nella strada maestra arrivarono alcuni sopravvissuti di Falkread e uno di loro che era una guardia a cavallo ferita raccontò che il nemico aveva assediato la città e si preparava a venire qui, in lontananza eccheggiavano il suono dei tamburi e i corni dei Draugr nemici, e il Dovahkiin salì sulla strada per la miniera e scrutò un fumo provenire dalla città di Falkread e molte torce che si stavano dirigendo dalla loro parte. Il Dovahkiin si dispose in formazione assieme ad alcune guardie di Whiterun accompagnate da Aela e da Dolphine per proteggere i sopravissuti e le genti di Reverwood in attesa che il nemico li attaccasse, ed infatti il nemico non tardò ad arrivare, in città erano entrati dei lupi provenienti dalle armate nemiche, e cominciarono a scagliarsi contro la formazione di guardie. Il Dovahkiin colpì con il suo scudo il primo lupo che gli si era avventato contro, Aela e Dolphine si occuparono degli altri assieme alle guardie, la battaglia finì presto alla ritirata dei lupi sopravissuti. Poi si unirono ai rifugiati e li portarono sani e salvi dentro le mura di Whiterun. Era il tramonto e il Dovahkiin si era momentaneamente stabilito nelle mura sopra il cancello principale della città, pensò come sarebbe finita se la spada non avesse funzionato, e se le armate di Menhures Dagon fossero entrate in città, guardando la spada si fece coraggio e radunò tutti i difensori e i volontari che si stavano preparando per l’imminente assedio e iniziò il suo discorso “ascoltatemi, brava gente di Whiterun, so che siete spaventati dinnanzi all’approssimarsi di questo assedio, so che ogniuno di voi pensa di non potercela fare, ma io vi dico che non dovete perdere la speranza, che voi avete protetto questa città dalla guerra tra ribelli e imperiali, e l’avete fatta rimanere solida e forte non facendola cedere in mani nemiche, so che questo nemico è piu forte di voi, se getterete le armi e vi arrenderete, voi e le vostre famiglie morirete, ma vi dico che oggi questa città non cadrà, potrà accadere tra qualche anno o piu avanti ma non oggi, oggi sopravviveremo, e questa città resisterà, quindi venite con me brava gente di Whiterun, fate udire il fragore delle vostre spade e le vostre urla cosi che il nemico si rendera conto di quale nemico ha di fronte, venite con me a difendere questa città e il vostro paese”. Ci fù un enorme esulto provenire dai difensori si sentì urlare “Dovahkiin, Dovahkiin” per tutta la città, Il Dovahkiin pronto per la battaglia abbandonò le mura e andò a Dragonsreach per gli ultimi preparativi pre battagia. Dal cortile principale del palazzo dello Jarl di Whiterun arrivarono Paarthurnax e Odaviing che dissero alle guardie di parlare con il Dovahkiin, le guardie diedero la notizia e il Dovahkiin arrivò e aggiornò i due draghi sull’imminente assedio che stava incombendo sulla città, “tutte le nostre forze sono pronte, abbiamo messo donne e bambini al sicuro ora non ci resta che aspettare, quali notizie da Hrotgar Alto?”, il drago Paarthurnax rispose “i barbagrigia si stanno preparando anche loro, Se i servi di Alduin dovessero attaccare la gola del mondo faranno tutto ciò che è in loro potere per fermarli, poi da nord abbiamo reclutato 20 draghi che si sono ribellati al potere di Alduin, e li abbiamo collocati a protezione della strada di Hrotgar Alto”, dopo essersi salutati i due draghi abbandonarono il cortile principale del palazzo dello Jarl di Whiterun e ritornarono a Hrotgar Alto. Al calare della sera i difensori vennero svegliati da dei frastuoni provenire dalla montagna di Hrotgar Alto, erano i Barbagrigia che combattevano assieme ai draghi ribelli contro i servi di Alduin che avevano assediato la montagna, lo scenario faceva rabbrividire ogniuno dei difensori, i Thu’um dei Barbagrigia echeggiavano e squarciavano i cieli di Skyrim, e i servi di Alduin li usarono a loro volta. Dopo qualche ora i servi di Alduin batterono in ritirata, e su Skyrim calò il silenzio fino a quando uno delle guardie cominciò a gridare “la sulla collina!”, tutti piazzarono il loro sguardo e videro che la collina dove c’era la strada maestra per andare a Riverwood era completamente piena di nemici provenienti dall’armata del male al gran completo. Nelle retrovie l’immensa armata si era accampata da due parti, nella prima i guerrieri dell’esercito nemico era entrato in possesso delle case di Riverwood e le aveva usate come accampamento, e nella seconda il grosso dei guerrieri aveva conquistato senza difficoltà sia all’interno che all’esterno Il Tumulo Delle Cascate Tristi, e lo aveva usato come campo base dove vi si era stabilito Menhures Dagon che uscendo dai Tumuli guardò che i difensori della città erano comandati da Dovahkiin e che erano pronti ad affrontarli, si voltò verso il suo generale che faceva parte dei 5 Lord Dremora e disse “prepararsi per la battaglia”, Il Lord Dremora annuì e cominciò a gridare “pronti per la battaglia!”. In poco tempo i tamburi e i corni draugr squarciarono il silenzio della notte che era calata intanto su Skyrim. Il Dovahkiin vide che alcuni banditi, rinnegati, scheletri, e draugr si erano distaccati dalla loro formazione e si stavano dirigendo verso la parte sinistra della strada di Whiterun,li capì che la battaglia di Whiterun era incominciata.

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Capitolo 8
*** La Battaglia Di Whiterun ***


Il silenzio era calato sulle due fazioni, tutti gli eserciti erano impazienti di iniziare l’assedio, i difensori delle mura scrutarono senza sosta la strada rialzata senza vedere niente. Dopo qualche minuto si sentì un boato provenire dalla strada rialzata, i 200 banditi, scheletri, rinnegati, e draugr si scagliarono contro le mura della città, e fecero indietreggiare le prime linee di difesa. Il Dovahkiin saltò giu dalle mura e corse in aiuto delle guardie, intanto Aela assieme ai compagni si era appostata con l’aiuto dello Jarl di Riften sopra il ponte levatoio per proteggere il marchingegno che serviva a farlo abbassare, e ordinò a tutti gli arcieri delle mura di scagliare le frecce contro gli invasori, ma nulla fece arretrare la loro avanzata neanche dopo che la seconda linea di difesa si era schiantata contro i loro scudi. Il Dovahkiin urlò “FUS RO DAH” e cosi facendo fece volare le prime fila dei nemici dando così la possibilità alle guardie di infilzare i nemici e di riguadagnare terreno perduto. Intanto l’elfo dei boschi arciere di Riverwood e vecchio amico di Dovahkiin era entrato in campo, e usò il suo arco elfico per uccidere un signore della morte draugr che lo stava attaccando, Dolphine parò i colpi di tre banditi e con il suo tomo magico dardo infuocato li bruciò vivi, l’elfo arciere vide che lo Jarl era in difficoltà di fronte ad alcuni scheletri, e incoccò alcune frecce contemporaneamente e le scagliò contro i scheletri salvando la vita allo Jarl. Delphine dopo essersi liberata di due draugr fustigatori posizionò lo sguardo sulla collina e vide 500 Guerrieri Daedrici assieme a 500 soldati della legione imperiale avvicinarsi e marciare a scudi alzati nella mischia della battaglia, allora Vilkas e Valkas i capi dei compagni ordinò alla terza linea di difesa di scagliarsi contro i nemici, ma essi si dividero in due parti e dalle retrovie comparvero alcuni fanti della legione con gli scudi alzati che servivano a loro di respingere la carica del nemico, la prima fila della terza linea di difesa andò a schiantarsi contro i loro scudi soccombendo alle loro lance e alle loro spade. Intanto gli Arcieri Daedra liberarono le mura dagli arceri nemici e con l’aiuto di alcuni fanti e di alcuni arcieri della legione imperiale le attraversarono e ingaggiarono battaglia contro Aela, Vilkas, Varkas, e lo Jarl di Riften. “chiudete il ponte levatoio” urlò Vilkas ai suoi amici, ma prima di avere avuto la possibilità di chiuderlo completamente un soldato della legione imperiale usò la spada e con essa tagliò la corda del marchingegno del ponte, il suo braccio venne decapitato dallo Jarl di Riften, ma era ormai troppo tardi, il ponte levatoio si abbassò del tutto schiacciando alcuni uomini difensori, lo Jarl di Whiterun per respingere l’avanzata dei Guerrieri Daedrici che stavano per attraversare il ponte levatoio si scagliò contro i loro scudi e colpendo al collo né uccise due di loro. Il Dovahkiin urlò “il punto debole dei Guerrieri Daedrici è sotto il collo” ai difensori della città, poi usò il suo Thu’um per respingere alcuni nemici che si stavano dirigendo verso di lui. Intanto fuori dal tumulo delle cascate tristi Menhures Dagon vide che la battaglia non si stava svolgendo a suo favore, poi arrivò Alduin che si appostò su una colonna vicino a lui e chiese di andare a combattere, Menhures Dagon rispose “non ancora”, allora Alduin gli chiese “perché?”, lui si voltò verso il drago e gli rispose “molto presto, pazienza resta qui ancora qualche minuto, dopo che ti avrò dato il segnale placherai la tua sete di vendetta molto presto”. Intanto la battaglia si stava svolgendo a favore dei difensori, all’improvviso arrivarono da dietro Dragonsreach Paarturnax, Odaviing, e altri 20 draghi in aiuto dei difensori, e con i loro Thu’um fecero bruciare e arretrare i nemici. Alla vista dei draghi venuti in soccorso il cuore dei difensori si riempì di gioia e di speranza. Menhures Dagon era furioso, andò verso Alduin dando l’ordine “vai ora” ordinò al drago. Alduin abbandonò la colonna nella quale si era appostato, chiamò i suoi venti draghi servi e si diresse con loro verso la battaglia. I difensori vedendoli scagliarono verso di loro alcune frecce, ma con i loro Thu’um le bruciarono a pochi centimetri da loro e Alduin usò il suo Soffio di Fuoco per distruggere alcune mura e incendiare gli arcieri. Paarthurnax, Odaviing e i venti draghi si misero in formazione e volarono verso i loro nemici, Odaviing che era il più veloce dei draghi si schiantò contro la prima file dei draghi nemici e ingaggiò battaglia contro tre di loro, gli altri draghi lo seguirono e ingaggiarono anche loro battaglia contro gli altri draghi nemici. Nella mischia i draghi si rincorsero dietro e si scagliarono i loro urli a vicenda ma senza nessun vincitore ne vinto. Paarthurnax seguì nelle nuvole Alduin e dopo averlo raggiunto si scagliò contro di lui, Alduin usò la coda per parere i colpi di Paarhurnax, si fece inseguire da lui ma poi quando lo vide di coda usò l’urlo Soffio del Gelo per tentare di paralizzare Paarhurnax nel quale uscì incolume, allora Alduin tornò indietro, si schiantò contro Paarthurnax e lo morse per il collo. I due draghi attraversarono la battaglia ma Alduin teneva con le sue zampe il corpo di Paarthurnax, e si tuffò schiantandosi a terra assieme a lui. Intanto il Dovahkiin che aveva visto la scena attraversò tutte le mura e usando l’urlo Chiama Drago, chiamò Odaviing che arrivò verso di lui prendendolo al volo e portandolo sulla sua schiena. “Qual è il piano Dovahkiin?” gli domandò Odaviing, il Dovahkiin rispose “andiamo verso Alduin e Paarthurnax” , “ricevuto” disse Odaviing “reggiti forte Dovahkiin” avvisò il drago e planò verso lo scontro. Alduin dallo schianto rimase incolume, ma Paarthurnax era a terra immobile ma ancora vivo, allora Alduin gli domandò “perche fratello?, perche hai disonorato il nome dei draghi combattendo con i mortali?, un tempo eravamo una potenza insieme, nessuno ci poteva fermare”, Paarthurnax concentrò tutta la sua forza sulla sua voce “ perche fratello cosi era giusto fare, nostro padre ti aveva assegnato uno scopo, essere buono, ma tu ti sei fatto influenzare e corrompere dalla sete di potere e dall’odio e il disprezzo che avevi per i mortali e sei diventato ciò che sei ora, un drago senza scrupoli, bramoso di potere, e desideroso di sacrificare i tuoi servi per la vittoria”. Alduin ascoltando queste parole si sentì insultato da suo fratello a quel punto i suoi occhi divennero rosso sangue “ non parlarmi in questo modo!” urlò Alduin e con la forza delle fauci si avvicinò a Paarthurnax squarciandogli la gola. Il drago urlò di dolore mentre una pozza di sangue si riempiva sul terreno cospargendosi sulla sua testa poi Alduin gli assorbì l’anima e in poco tempo il corpo di Paarthurnax divenne scheletrico, il Dovahkiin si sentì il cuore fermare alla vista del suo amico morente, e un impeto di rabbia gli prevalse sul petto, urlò contro Alduin, abbandonò la schiena di Odaviing che lo stava trasportando e planò schiantandosi sul corpo di Alduin. Dopo lo schianto il Dovahkiin era a terra, ma si rialzò subito, prese la spada e lo scudo e si mise in formazione difensiva contro il suo nemico, Alduin urlò contro di lui e disse “aaaah Dovahkiin sei arrivato per bruciare e morire come il tuo maestro, sei pronto?” il Dovahkiin pieno di rabbia rispose “no!, sono arrivato per fermare te”. Per alcuni minuti i due avversari si adocchiarono a vicenda cercando di prevedere chi avesse attaccato per primo e cercare qualsiasi loro punto debole, dialogarono e si osservarono a vicenda finche il Dovahkiin non fece la prima mossa e corse verso il suo avversario, Alduin usò la coda e lo bloccò facendolo schiantare a qualche metro di distanza da lui, ma il Dovahkiin non si arrese, si rialzò e con la sua spada e il suo scudo bloccò gli attacchi di Alduin, usò il suo urlo “FUS RO DAH” contro al drago ma senza alcun effetto, allora il drago lo fece altrettanto e in poco tempo distrusse lo scudo del Dovahkiin nel quale lo scagliò contro di lui ma senza ferirlo né scalfirlo. Allora sguainò la Spada dell’Oblivion e la lanciò contro Alduin, ma prima che potesse arrivargli addosso la spada venne bloccata da una forza sconosciuta, e venne scagliata oltre la città. Il Dovahkiin non ci poteva credere, aveva perso l’unica speranza di porre fine alla guerra, si ritrovò in stato di disperazione tanto da essere colpito dagli innumerevoli attacchi di Alduin, poi si accasciò a terra ferito e pieno di sangue ma ancora in vita. Alduin cominciò a ridere e preparò la sua coda per infilzare in pieno petto Il Dovahkiin disteso a terra, “cos’era quell’attacco che hai scagliato?, hai visto? hai perso alche l’ultima speranza di vittoria, ma non temere ora ti farò l’immenso onore di ricongiungerti con il tuo maestro che un tempo fù mio fratello, non preoccuparti, farò in modo che il dolore sia breve, addio Dovahkiin”. La mente del Dovahkiin venne poi risvegliata dalla voce di Libella che lo incoraggiò a rialzarsi in piedi e disse che la spada era caduta nelle mani di Menhures Dagon per colpa di alcuni suoi fratelli Daedra traditori che l’avevano scagliata oltre la città e l’avevano data in mano a lui, allora il Dovahkiin aprì gli occhi e si schivò dal colpo di coda di Alduin. Sapendo che c’era ancora una speranza di poter prendere la Spada dell’Oblivion dalle mani di Menhures Dagon, il Dovahkiin si rialzò in piedi e guardò fisso negli occhi il drago Alduin, “questa è la tua fine Alduin!” urlò il Dovahkiin e corse verso di lui, mentre correva scrutò una pietra, la raggiunse e saltò su di essa, usò il suo “FUS RO DAH” per sbilanciare Alduin e con la sua spada lo infilzò in pieno cuore. Alduin urlò “impossibile come hai fatto?” e il Dovahkiin gli rispose “con un piccolo aiuto, questo è per Paarthurnax”, Alduin incredulo cercò in tutti i modi di staccare il Dovahkiin e la sua spada dal suo petto ma senza riuscirvi “noooooo” gridò Alduin, “ritorna a Sovangrade Alduin” disse Il Dovahkiin che con il suo ultimo grano di forza infilò la sua spada attraverso il cuore di Alduin. Il drago venne cosparso da una nube nera, la sua anima si dileguò nella nube e il suo corpo divenne scheletrico e si frantumò toccando terra, il Dovahkiin aveva sconfitto il divoratore del mondo ancora una volta. Il Dovahkiin si diresse verso lo scheletro di Paarthurnax e si valse di una tecnica che gli avevano insegnato i Barbagrigia in gran segreto, si trattava del Ritorno Dell’Anima, grazia a questa tecnica un Dovahkiin poteva far ritornare l’anima in un drago salvandogli la vita, lui la usò e in poco tempo il corpo di Paarthurnax si ricompose ma era ancora immobile. Alcune lacrime scivolavano verso le sue guance sapendo che non poteva fare più niente per salvarlo, ma era orgoglioso di lui sapendo che aveva dato la sua vita per la causa, si rialzò in piedi si asciugò le lacrime, si inchinò davanti al corpo del drago Paarthurnax e si mise in viaggio verso la città, li vide l’esercito nemico battere in ritirata. La calma era tornata nella città, i difensori sopravvissuti disposero e bruciarono i loro morti, la città aveva perso in poche ore 10000 valorosi soldati, tra questi vi era molti compagni e alcuni Jarl dei feudi caduti compreso lo Jarl di Riften. Il Dovahkiin si trovò a Dragonsreach per avvisare gli altri compreso lo Jarl di Whiterun degli ultimi avvenimenti, ora che avevano perso l’unica speranza di salvezza non potevano fare niente per impedire un altro assalto delle forze di Menhures Dagon, il Dovahkiin pensò ad una strategia “dobbiamo far si che Menhures Dagon entri in campo di fronte a tutti così potrei avere la possibilità di prendergli la spada anche se sarà un’impresa”. Aela era contraria a tutto questo, e rispose “ma sei impazzito? ti farai ammazzare, non riuscirai ad arrivare a lui che sarai già morto”, “allora dovremmo distrarlo e portarlo in un posto isolato e attaccarlo tutti e 5 contemporaneamente” disse deciso il Dovahkiin. Sanguine disse che questo piano era una follia pura, ma il Dovahkiin lo rassicurò, “lo so che sembra una follia, ma è l’unica speranza che abbiamo se vogliamo vincere questa guerra”. Intanto su ordine dello Jarl alcuni maghi compresa la maga di fuoco amica del Dovahkiin appostarono nel terreno del villaggio fuori dalle mura della città alcune Trappole Delle Rune Di Elettricità, e Di Fuoco per far si di poter bloccare il nemico. Era notte fonda e l’esercito nemico si era appostato sulla collina della strada per Riverwood, davanti alle loro file si fece avanti Menhures Dagon seguito dai suoi 5 Lord Dremora, da il generale Tulius, e da Mercer Fray. Scrutò il campo di battaglia e sussurrò “quegli stolti non si arrendono, è un vero peccato”, il generale Tulius si fece avanti e disse “ma mio signore, e se si arrendono tra qualche minuto?”, non ci fu risposta da parte di Menhures Dagon, ma dopo qualche secondo si voltò verso il generale Tulius guardandolo schifato e disse “torna in fila larva i tuoi consigli e i tuoi battibecchi sono irrilevanti per me”, il generale Tulius si sentì umiliato nel profondo, abbassò la testa e mugugnò “signore” e tornò in fila, allora Menhures Dagon decise di farla finita una volta per tutte e ordinò “cominciate l’assalto”. I maghi alzarono i bracci, e usarono i loro incantesimi sparandoli e cercando di prendere le mura della città, cosi fecero le catapulte che vennero subito azionate, poi gli arcieri scoccarono le loro frecce contemporaneamente riempiendole di fuoco. Il Dovahkiin si alzò di scatto assieme agli altri e disse “è cominciata”, attraversò il salone e si diresse nelle scale del palazzo. Intanto alcuni briganti, draugr, scheletri, falmer, heargraven, charactus, e troll attraversarono la strada maestra, ma prima che potessero fare un altro passo verso il cancello, vennero colpiti dal tomo messo a disposizione per difendere la postazione, in poco tempo alcuni di loro vennero completamente bruciati, gli altri non si diedero per vinti e continuarono ad avanzare, fu allora che i difensori dalle mura scagliarono contro agli invasori secchi pieni di olio e tirando a più non posso frecce infuocate riuscirono a difendere il loro terreno che in poco tempo grazie all’olio divenne cosparso di fiamme intrappolando il nemico senza nessuna via di fuga per loro. Intanto nel villaggio i Guerrieri Daedrici, i Guerrieri Thalmor, la fanteria della legione imperiale e i giganti avanzarono senza sosta verso le mura distruggendo le Trappole delle Rune messe dai maghi della corte di Whiterun, poi appena raggiunte le mura gli imperiali incollarono su di esse scale d’assedio e diedero copertura alla fanteria con le frecce. Dall’altro i difensori assieme agli arcieri difensori scagliarono velocemente e violentemente tutte le frecce che avevano a disposizione contro gli invasori. Nel frattempo il Dovahkiin e i suoi amici vennero bloccati da dei maghi che usando il teletrasporto arrivarono dentro il palazzo dello Jarl di Whiterun, ma il Dovahkiin usò l’urlo e grazie a questo i maghi vennero scagliati e infilzati nelle pareti della sala grande del palazzo. Uscendo videro ciò che restava dei servi di Alduin ingaggiare battaglia contro gli altri draghi sopravvissuti della resistenza anti-Alduin, usarono i loro urli per colpire Dragonsreach che per loro rappresentava il simbolo dell’oppressione dei draghi. Il Dovahkiin venne seguito da Aela, Dolphine, l’arciere elfo dei boschi di Riverwood, la maga di fuoco e Sanguine, e tutti loro si diressero verso il centro della città che era stato invaso dai maghi e dai Daedra che con un’astuta mossa erano riusciti a spegnere le fiamme e a distruggere il cancello penetrando così in città. Nessuna delle fazioni ebbe la meglio sull’altra, e il Dovahkiin e i suoi amici si trovarono di fronte ad un gigante, schivò i suoi attacchi ma vennero bloccati da dei ragni congelanti che sbarrarono loro la strada, allora Aela e L’elfo arciere scagliarono le loro frecce uccidendoli. Dopo aver oltrepassato la mischia che si stava intersecando in ogni strada, in ogni casa, e persino sui tetti di alcune case della città, il Dovahkiin riuscì a salire e a sgominare le mura da alcuni arcieri della legione imperiale, poi vide che alcuni fantasmi di persone defunte salirono l’esterno delle mura e si prepararono ad attaccare, ma la maga del fuoco usò l’incantesimo Muro Di Ghiaccio per far schiantare i nemici che senza neanche accorgersene svanirono in un mare di polvere bianca e spettrale. Il Dovahkiin convinse i suoi amici a seguirlo e a raggiungere grazie a dei tunnel segreti l’esterno delle mura, dopo averle percorse sbucarono nella torre nord-est di Whiterun, e dopo aver oltrepassato alcune pattuglie imperiali al soldo di poderosi cavalli si diressero su una ripida salita fino ad arrivare ad una casa vecchia ed abbandonata. In lontananza videro la città piena di fiamme e con le catapulte nemiche che lanciarono a tutto spiano dardi infuocati, l’elfo si accorse che la città era completamente circondata dalle forse nemiche. Arrivando alla casa si nascosero e videro Menhures Dagon discutere con il generale Tulius, e d’all’altra parte Mercer Fray che stava in silenzio sulla parete della casa. Il generale Tulius si arrabbiò moltissimo con Menhures Dagon e gli urlò in faccia “ha visto cosa c’ha portati questo assediò? le forze del nemico ci stanno tenendo testa e stiamo sacrificando tutti i nostri uomini per affrontare un sangue di drago, le sue capacità in battaglia mio signore sono a dir poco prive di qualsiasi tattica”, Menhures Dagon sospirò e gli disse, “pazienza generale, ancora un po’ e la città sarà nostra, i suoi uomini si sono rivelati utili al mio scopo”, il generale Tulius guardò Mercer Fray e domandò a Menhures Dagon, “quale scopo? se non ricordo male i nostri accordi erano che se i miei uomini portassero il vostro stendardo fino alla vittoria avremmo ottenuto la città di Solitude e il feudo che la sovrasta.” Menhures Dagon sorrise e voltandosi verso di lui gli rispose “non tema generale, il mio scopo sarà semplice ed eccolo qua, dopo che avrò distrutto tutti i feudi i sopravvissuti di questa guerra si inchineranno a me e edificheranno i miei templi per tutta la regione di Skyrim, tutti i feudi conquistati saranno cosparsi del mio stendardo, e le città saranno comandate da una razza creata a mia immagine e tutti i mortali saranno spazzati via tranne alcuni che serviranno per i miei scopi, è un peccato generale che lei non sia uno di questi che potrà assistere all’alba di una nuova era su Skyrim, e tutto questo perche ha cominciato a piagnucolare contraddendo i miei ordini e a pavoneggiarsi come se fosse il capo di questa armata ma sa che le dico generale lei non è il capo di niente, e non lo è mai stato”. Il generale Tulius sguainò la spada e gridò “gli accordi non erano questi, voi mio signore andrete dritto a Sovangrade per mano mia e della mia spada in nome dell’impero”, Menhures Dagon non fu affatto spaventato e ridendo rispose “dopo di voi generale”, bloccò la spada del generale con una sola mano, spezzò la sua lama in due parti, si avvicinò al generale e lo prese per il collo, una volta alzato cominciò con la forza del pensiero a ustionare e a bruciare il suo corpo. In poco tempo il generale Tulius venne circondato dalle fiamme e con un urlo agghiacciante attese la fine. Dopo averlo incendiato Menhures Dagon lasciò cadere per terra il cadavere del generale o quello che né era rimasto, si volse verso Mercer Fray e gli disse “ora sei tu il mio secondo, vedi di non deludermi né tanto meno di tradirmi altrimenti farai la stessa fine del generale Tulius ci siamo capiti bene?” Mercer Frey annuì “senz’altro mio signore” e uscì dalla porta della capanna abbandonata Dopo che Mercer Fray se ne era andato, Menhures Dagon chiuse gli occhi restò immobile e con la forza del pensiero parlò al Dovahkiin, “tu vuoi questa spada non è vero mortale?, che hai faticato costantemente rischiando persino la vita pur di averla, e pensi che questa spada mi può uccidere?, sciocco di un mortale, se la vuoi vieni a prendertela, ho in mente una soluzione che sarà per entrambi noi molto adeguata e vantaggiosa, ora ordinerò alle mie truppe di ritirarsi, poi attenderemo fino all’alba e ci avvicineremo alla città, voglio che tu e quello che ne resta della tua gente usciate allo scoperto dalle vostre patetiche mura di pietra e ci affrontiate in campo aperto, poi tu ed io ci affronteremo faccia a faccia nel campo e vedremo se avrai la forza di prendermi la spada e di usarla contro di me”. Il Dovahkiin pensò a questa richiesta e accettò “hai detto che noi mortali non siamo nemmeno paragonabili a voi Daedra, accetterò le tue richieste e ti dimostreremo il contrario” disse il Dovahkiin, e assistito dai suoi amici abbandonò la zona ed entrò in città. Mancava solo qualche ora all’alba il Dovahkiin informò della richiesta lo Jarl di Whiterun a Dragonsreach, lo Jarl era esterrefatto se uscivano erano bersagli facili, il Dovahkiin lo cercò di convincere dicendo che era l’unico modo per prendergli la spada e porre fine a questa guerra. Lo Jarl si avvicinò a lui e disse “e se poi tu dovessi fallire che cosa accadrà?, cosa accadrà quando Menhures Dagon ti avrà ucciso?, il Dovahkiin deciso gli rispose “non fallirò promesso”. Intanto all’interno della sala principale del Tumulo delle Cascate Tristi, Menhures Dagon si stava preparando per la battaglia contro il Dovahkiin finchè non venne interrotto da alcune voci che echeggiavano all’interno della sala. “il nostro fratellino Daedra è arrivato al punto di stringere patti con i mortali”, disse ridendo la prima voce, la seconda voce cominciò a parlare “il suo esercito benché vasto non è riuscito a scavalcare le mura di una misera città fatta di pietra”, la terza voce annuì “che cosa triste da parte di un Daedra della guerra abbassarsi a tale livello”, la quarta voce cominciò a parlare “sei un disonore e una vergogna per noi Daedra Menhures Dagon”. Menhures Dagon si infastidì e cominciò ad urlare “fatevi vedere se avete il coraggio fratelli Daedra”, d’un tratto comparvero dal soffito i Daedra Molag Bal, Boethia, Malachat, e Namira, scesero dal soffitto e cominciarono a rimproverare Menhures Dagon “ti abbiamo dato i nostri eserciti ed è così che ci ripaghi fratellino? ti abbiamo consegnato la Spada dell’Oblivion e tu cosa fai? La servi al mortale su un piatto d’argento” . Menhures Dagon tuonò “state sottovalutando il mio potere, non temete fratelli non permetterò che quel mortale mi rubi la spada” i 4 Daedra risposero “vedremo”, Menhures Dagon continuò “dopo che l’ultima resistenza sarà sconfitta fratelli Daedra i vostri templi saranno cosparsi in tutta Skyrim assegnerò ad ognuno di voi un feudo scegliete voi quale”. Molag Bal parlò per primo “io voglio il feudo di Marakath e i suoi confini”, Boethia lo seguì “io voglio il feudo di Riften e di Whindelm”, Malachat parlò “io invece voglio Ivarstead e la Gola del Mondo” e Namira parlò per ultima “io invece voglio il feudo di Winterhold e di Dawnstad”. Menhures Dagon mosse la testa in un segno di si “concesso, scoprirete che alleandovi con me ci saranno dei vantaggi per tutti voi, a differenza degli altri nostri fratelli Daedra che vi hanno proibito di parlarmi e si sono schierati contro di me io voglio soltanto che mi prestiate servizio e vi inginocchiate a me”. Gli altri 4 Daedra sorrisero e si inchinarono al cospetto del loro fratello Daedra Menhures Dagon.

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Capitolo 9
*** La Resa Dei Conti ***


L’ora era giunta, l’alba si stava elevando e i suoi raggi rivelarono ciò che era accaduto la sera prima, per terra erano cosparsi migliaia di cadaveri delle due fazioni, i terreni, le mura della città, e le case erano avvolti da del fumo nero proveniente dall’incendio dei dardi delle catapulte nemiche. L’esercito di Menhures Dagon si era ammassato proprio a qualche metro delle mura, era impassibile e impaziente di attaccare se gli avessero dato l’ordine per farlo. Ad un tratto Menhures Dagon che era in prima fila a guidare l’assalto finale contro la resistenza, vide scendere dalla strada maestra i sopravvissuti della città, erano decisi a combattere e a morire pur di proteggere la loro libertà. Dopo essere scesi del tutto si misero in formaziona davanti all’esercito nemico osservandolo per quanto era maestoso e forte nonostante le perdite della sera prima. All’improvviso dietro le fila dei difensori comparve il Dovahkiin, il suo passo era deciso e determinato, sguainò la spada e si mise proprio di fronte a Menhures Dagon. “Alla fine mortale sei arrivato, non so che dire, ammiro il tuo coraggio, ma esso non basterà per battermi” disse compiaciuto Menhures Dagon, il Dovahkiin non si fece intimidire dalle sue parole, e con un sorriso stampato sulla sua bocca gli rispose “pensa a proteggere la tua spada piuttosto a batterti ci penserà poi lei”, Menhures Dagon cominciò a ridere assieme a tutto l’esercito “sei davvero uno spavaldo mortale” e dopo aver detto queste parole sguainò il suo Spadone Daedrico e L’ascia Daedrica danneggia vita. L’ascia Daedrica danneggia vita era un’arma molto potente, se l’avversario veniva colpito da essa, l’ascia gli prelevava una buona quantità di vita e la ristabiliva al suo possessore semmai fosse stato ferito. Dopo avendo sguainato le sue armi,attese che il Dovahkiin gli si lanciasse contro, cosa che avvenne, lui si schivò, usò il suo spadone daedrico per colpirlo, ma il Dovahkiin si parò con il suo scudo di ferro, poi dopo aver parato il colpo cercò con lo scudo di sbilanciare l’avversario ma senza riuscirci, allora Menhures Dagon tentò di colpirlo con l’ascia, lui si chinò di schiena per schivare il colpo ma venne poi colpito dalla gamba del demone. Il Dovahkiin cadde a terra, ma si rialzò subito, mise la spada dietro lo scudo e lo scudo all’altezza del corpo, il demone disse “è tutto qui quello che sai fare?, avanti vieni mortale”, il Dovahkiin attese per qualche secondo ma poi si lanciò all’attacco, ma i suoi colpi di spada vennero parati dallo spadone e dall’ascia, a quel punto il demone si girò verso se stesso e con un colpo della sua ascia frantumò lo scudo del Dovahkiin. Il Dovahkiin restò quindi senza difese ma non si do per vinto, continuò a combattere finche il demone non arretrò, prese la rincorsa e saltò pensando di colpire a morte il Dovahkiin, ma il suo colpo venne previsto e schivato all’ultimo istante. il suo spadone si conficcò nel terreno, il demone tentò in tutti i modi di estrarlo fuori ma senza successo, allora il demone lasciò perdere e decise di continuare a combattere con la sua possente ascia che con un colpo da maestro compì violentemente il Dovahkiin facendolo volare a qualche metro di distanza fratturandogli il braccio sinistro dove teneva lo scudo prima che si frantumasse. Il Dovahkiin era a terra, e il demone non perse l’occasione di tentare di colpirlo con la sua ascia, lui rotolò per terra tentando di schivarle, ma all’ultimo colpo trovò una pietra dietro di lui, la tolse dal terreno e la buttò contro la faccia del demone. il Dovahkiin si rialzò, gettò per terra la spada e si mise a combattere a mani nude, anche il demone fece lo stesso posando la sua ascia a terra. I loro colpi erano potenti, il Dovahkiin tentò in tutti i modi di pararli ma senza successo, allora il demone lo colpì con un calcio sullo stomaco e lo sbilanciò facendolo cadere in ginocchio, poi con un pugno lo colpì sul viso, ed essi cadde rovinosamente sul terreno. Il demone lo prese da dietro i capelli, ad un certo punto il Dovahkiin tentò con la sua mano di sottrargli la spada che aveva nella cintura ma senza riuscirvi, il demone prese la nuca del suo avversario e la fece sbattere sul terreno. Il Dovahkiin era distrutto, era a terra, ferito e senza alcuna possibilità di movimento, il demone invece era pieno di energie e incitò l’esercito con le sue braccia alzate in segno di vittoria, all’improvviso si girò di scatto verso il suo avversario, prese la sua ascia e gliela mise sul collo dicendo “e ora mortale, tu morirai, non devi sentirti in colpa per aver fallito la tua missione e per aver condannato la tua gente alla morte, non ne hai bisogno, fino ad ora tu e la tua gente vi siete battuti egregiamente e con coraggio cosa che solo pochi, i più coraggiosi sanno fare, ma ora il gioco deve finire, addio!”, l’ascia era pronta per colpirlo ma all’improvviso si sentì il suono di un corno provenire dalle due pianure di Skyrim e da li Ulfric assieme ai suoi fidati consiglieri, l’esercito manto della tempesta, e tutte le genti libere di Skyrim arrivarono da ogni parte della pianura circondando il nemico. I difensori della città esultarono alla vista dell’esercito di Ulfric venuto in loro soccorso, e sotto ordine dello Jarl di Whiterun si misero in formazione difensiva alzando gli scudi. Il demone era distratto tanto che il Dovahkiin riprese le forze, si rialzò in piedi e con il suo urlo sbilanciò il nemico e gli strappò la cintura e prese la spada dell’Oblivion. Il demone era esterrefatto, tanto che ordinò all’esercito di attaccare la fazione nemica, anche Ulfric fece la stessa cosa e con il suo esercito si scagliò contro le armate di Menhures Dagon. I difensori di Whiterun ingaggiarono battaglia contro le prime file dell’esercito nemico, e il Dovahkiin entrò in città assistito da esse, il demone gli corse dietro, e con la sua forza si liberò di alcuni uomini che gli si erano piazzati davanti. Il Dovahkiin scomparve dietro le mura inseguito dal demone e la battaglia sulle pianure iniziò. Ulfric usò il suo urlo per respingere alcune unità Daedriche davanti a lui, Aela si avvalse assieme ai compagni rimasti del suo arco e delle sue frecce, Vilkas e Valkas si erano trasformati in licantropi e si scagliarono contro gli scudi dei Guerrieri Talmor frantumandoli e facendoli cadere a terra. Intanto al centro della mischia il capo della Gilda dei Ladri si scagliò contro il traditore Mercer Fray e con la sua forza lo gettò a terra, ma lui si rialzò e con la sua Spada Nanica colpì il scudo dell’avversario ma senza successo, allora usò un po’ di fango preso dal terreno durante la sua caduta e lo gettò nel viso del suo avversario, questi cadde a terra e venne colpito dalla Spada Nanica del nemico, fu allora che da dietro Mercer Fray comparve Cicero membro della Confraternita Oscura in soccorso del capo della Gilda dei Ladri, guardò Mercer Fray schivando tutti i suoi attacchi con i suoi buffi movimenti e sguainò il suo pugnale colpendo Mercer Fray a morte che cadde in ginocchio davanti a lui. Pensando che fosse innocuo, Cicero protese il suo pugno verso di lui ma Mercer Fray lo bloccò e con una forte testata colpì violentemente il naso di Cicero facendolo accasciare a terra urlante, intanto il Capo della Gilda dei Ladri si era ripreso,e vide che il suo aiutante era ferito, e non perse occasione di salvarlo gettandosi a terra e scivolando a gambe tese colpendo le gambe di Mercer Fray che si sbilanciò e perse la sua Spada Nanica, intanto Cicero si tuffò per prenderla, e la gettò contro il corpo di Mercer Fray che stava tenendo testa al Capo della Gilda dei Ladri uccidendolo. Sul ponte che portava alle porte di Dragonshreach vi era il Dovahkiin immobile, con la spada dell’Oblivion protesa contro il suo nemico in attesa che arrivasse. Il demone arrivò sul ponte, richiamò la sua ascia che era appoggiata sul terreno durante il suo scontro con il Dovahkiin e la protese a sua volta verso di lui, i due si osservarono per qualche minuto, poi si scagliarono contro l’un l’altro e usarono le loro armi che avevano per parare e lanciare attacchi. Il Dovahkiin non riuscì a capire perche la spada dell’Oblivion non funzionasse e abbandonò lo scontro entrando nella fortezza, il demone lo inseguì e lo raggiunse nella sala grande, salirono le scale e continuarono il loro scontro. Il Dovahkiin usò il tavolo per salire e lanciarsi contro il demone colpendo la sua ascia, poi si tuffò sfruttando la parata del nemico e con la spada tagliò le due gambe al demone che cadde a terra in ginocchio. Bastava un solo colpo, e il Dovahkiin poteva ottenere la vittoria, stava per colpire sulla testa il demone quando si sentì la sua forza prosciugare, e lentamente anche lui si accasciò in ginocchio senza capire cosa stava succedendo e chi o cosa lo avesse colpito. All’improvviso arrivarono i 4 fratelli Daedra, Molagh Bal, Boethia, Malacath, e Namira che usò la sua forza del vampiro per prosciugare a debita distanza la forza del Dovahkiin da dietro la schiena, “è la tua fine mortale” disse ridendo Namira. Molag Bal intanto sguainò la sua mazza e cosi fece Malacath che prese il suo martello, Boethia si avvalse del suo pugnale del sacrificio, e Namira invece la sua spada vampiresca. Nel frattempo la battaglia delle pianure che si stava svolgendo fuori dalle mura della città di Whiterun continuò senza vincitori ne vinti, “sono troppi, non c’è la faremo mai” disse il sovrintendente di Dragonsreach al suo Jarl, “dobbiamo provarci, dobbiamo dare la possibilità al Dovahkiin di uccidere Menhures Dagon”, disse lo Jarl parando con la sua spada il colpo dato da un Guerriero Daedrico. Namira continuava a prosciugare forza al Dovahkiin che si sentì svenire, Molag Bal intanto si fece avanti e parlò, “hai perso fratellino, ora saremo noi a prendere il comando su di te e sul tuo esercito, una volta ucciso il mortale prenderemo la sua spada e uccideremo te”, Boethia continuò il discorso del fratello Molag Bal “si e dopo averlo fatto prenderemo noi le redini del destino di questa gente e obbligheremo i mortali ad arrendersi al nostro volere”, gli altri due annuirono. Menhures Dagon si sentì tradito dalle parole dei suoi 4 fratelli, non poteva fare niente per reagire poiché era bloccato dall’effetto della Spada Daedrica. Molag Bal lanciò la sua mazza sulla schiena del Dovahkiin privo di forze ma venne raggiunta e distrutta dallo spadone Daedrico di Sanguine, venuto in soccorso non appena aveva visto i suoi 4 fratelli traditori penetrare all’interno della fortezza. Sanguine si calò a terra e con un calcio micidiale colpì Namira interrompendo così il suo flusso del vampirismo. Malachat tentò in tutti i modi di colpire Sanguine con il suo martello ma senza riuscirci, poi venne il turno di Boethia che scomparve e riapparve dietro la schiena di Sanguine colpendolo. Sanguine cadde a terra morente e prima che arrivasse la sua fine disse al Dovahkiin di non arrendersi, dopo aver detto queste parole di incoraggiamento si sciolse in una nuvola nera cosparsa di elettricità. Il Dovahkiin prese dalla sua tasca una pozione di recupero vita, la usò per rigenerare la sua forza, poi fatto questo prese la spada dell’Oblivion che si era illuminata di bianco e con tutta la rabbia che aveva infilzo Boethia che con un urlo agghiacciante scomparve anche lei in una nuvola nera cosparsa di elettricità, la stessa sorte toccò a Malacath, che tentò di rimpossessarsi del suo martello, ma prima che lo potesse fare il Dovahkiin lo usò contro di lui sfracellandogli la testa. A questo punto toccò a Molag Bal che tentò di fuggire, ma il Dovahkiin gli lanciò la spada prima che essi abbia avuto il tempo di dileguarsi. Narmira non si do per vinta e tentò di colpire il Dovahkiin alle spalle con la sua spada del vampirismo, ma il Dovahkiin si accorse, si voltò di scatto e infilzò la Spada dell’Oblivion nella bocca del Daedra perforandolo. Dopo che Namira scomparve alla stessa maniera di Sanguine e dei suoi 3 fratelli il Dovahkiin si rivolse con spada protesa verso Menhures Dagon, tentò di colpirlo alla testa ma lui usò le sue mani per parare il colpo, ma la potenza della spada luccicante era troppo potente, tanto che le sue mani si sgretolarono assieme alle sue due braccia. Il demone cominciò a ridere sapendo che oramai era prossimo alla morte, “non hai ancora vinto niente mortale, noi Daedra possiamo essere sconfitti ma non uccisi, presto ritorneremo e metteremo in ginocchio la vostra patetica razza di mortali, e quando lo faremo non avrete più il potere di fermarci in tempo”, il Dovahkiin sorrise e gli rispose, “quando tornerete saremo pronti a combattervi di nuovo e vi sconfiggeremo una volta per tutte”, poi gli infilò la spada nella sua gola e la estrasse. Menhures Dagon impalato con la bocca spalancata venne assalito da una tempesta elettrica che avvolse il suo corpo facendolo fluttuare e dopo qualche minuto lo fece scomparire del tutto.

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Capitolo 10
*** La Fine ***


Dopo la scomparsa di Menhures Dagon, il Dovahkiin si voltò e dietro di lui comparve Libella e Clavicus Vile accompagnato dal suo fedele cane Barbas. Libella chinò la testa verso il Dovahkiin per salutarlo, e lui gli ricambiò il favore, “hai tutta la gratitudine di tutti i Daedra mortale, ora il vostro mondo e il nostro sono salvi, hai rischiato la tua vita per portare la pace, e ci sei riuscito con forza e determinazione” disse Libella compiaciuta e sorridente. Il cane Barbas prese la Spada Dell’Oblivion dalle mani del Dovahkiin e gliela porse al suo padrone Clavicus Vile, nel quale la mise nella sua cintura. Fatto questo Clavicus Vile si rivolse al Dovahkiin e disse “semmai dovresti aver bisogno di rivolgerti a me per stringere qualche patto non esitare ad invocarmi mortale” poi richiamò il suo cane e scomparve. Il Dovahkiin assecondandolo disse “contaci”, Libella si inchinò del tutto verso di lui e scomparve come l’altro Daedra. Nel frattempo i Guerrieri Daedrici erano scomparsi alla stessa maniera del loro padrone, i fanti della legione imperiale scapparono dalla battaglia assieme ai Thalmor in ritirata, e i draghi nemici si sparpagliarono e si dileguarono dietro le montagne. Le genti libere di Skyrim gridarono per la vittoria, si abbracciarono e buttarono le loro armi a terra, il Dovahkiin era sopra le mura sorridendo per la vittoria. Una voce fece girare il Dovahkiin, e dietro di lui comparve il capo dei barba grigia che lo condusse alla Gola del Mondo davanti all’altare del drago di Paarthurnax. D’improvviso da dietro l’altare comparve un drago, era lui era Paarthurnax ancora in vita, il capo dei Barba grigia rise e raccontò tutto al Dovahkiin,”lo abbiamo raccolto durante la battaglia, e lo abbiamo curato grazie agli insegnamenti di Jurgen Wintcollar, però tu lo hai resuscitato, grazie a te la sua anima è stata ridonata al suo corpo, se non lo avessi fatto sarebbe stato tutto perduto”. Paarthurnax era felice di vedere il Dovahkiin che si mise a piangere di gioia nel vederlo ancora in vita e pieno di energie, Paarthurnax lo ringraziò per avergli salvato la vita. Ora la terra e la gente di Skyrim potevano vivere un periodo di felicità e di prosperità.

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Capitolo 11
*** Un Nuovo Inizio ***


La notte era calata su Skyrim e nella torre sud del tempio di Volskygge nominata torre sud di Pinefrost si sentì uno scricchiolo proveniente dalla tomba piazzata in mezzo. D’un tratto il coperchio della tomba esplose e una nuvola bianca spettrale coprì quello che ne restava, dalla nube si alzò una figura fluttuante. La figura fluttuante era ricoperta di un mantello e di una corona da sacerdote, dopo essersi alzata del tutto dalla tomba scosciò il mantello dal suo viso e si rivelò. Il suo viso era scheletrico senza occhi, e senza lingua la figura era in possesso di un bastone, lo alzò e dal muro della torre comparve una maschera, la figura del sacerdote fluttuò per prenderla e dopo averlo fatto la indossò. Da li in altre 7 templi, quello di Shearpoint, Rovine dell’Alto Cancello, Rangvald, Valthume, Forelhost, e Labyrinthian, successe la stessa cosa, su ogni tempio sette figure scheletriche di sacerdoti si alzarono dalla toma e indossarono tutti e 7 le loro maschere del potere.

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