Sempre e immancabilmente io di Arya__ (/viewuser.php?uid=111304)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mare, che passione! ***
Capitolo 2: *** Fortuite Coincidenze ***
Capitolo 3: *** Sorriso persecutore ***
Capitolo 4: *** Goccioline ***
Capitolo 5: *** La festa in maschera ***
Capitolo 6: *** Casini ***
Capitolo 7: *** Confessioni poco private ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** Avere un'amica come Ilaria, non ha prezzo! ***
Capitolo 10: *** Operazione Farfalla ***
Capitolo 11: *** Occhiate Languide ***
Capitolo 12: *** Paragoni inconsistenti ***
Capitolo 13: *** Novità sconvolgenti ***
Capitolo 14: *** Il Lunedì non è mai un buon giorno ***
Capitolo 15: *** Divisa a metà ***
Capitolo 16: *** Dolcezza inaspettata ***
Capitolo 17: *** Just the way you are ***
Capitolo 18: *** Matty, hai scelto? ***
Capitolo 19: *** Stanzini bui e sorrisi spavaldi ***
Capitolo 20: *** Speranza ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Mare, che passione! ***
Mare
che passione!
Sempre e costantemente in
ritardo.
Pensavo a questo stesa sul mio
asciugamano sotto l’ombrellone. Indossavo una canottiera che
mi ricadeva larga addosso e un paio di pantaloncini discretamente corti
della mia vecchia divisa di pallavolo. Come ogni anno mi ero ritrovata
coi suoi in un campeggio estivo sulle coste della Sardegna, poco sotto
Olbia. Quando, 4 anni prima era cominciata quella routine estiva, non
mi ero mostrata molto entusiasta della decisione dei miei, ma negli
ultimi due anni avevo trovato un gruppo di amici con cui passare
piacevolmente quelle due settimane lontane dalla caotica Genova e dal
suo smog.
Persa tra i miei pensieri non
sentii arrivare quella pazza della mia amica romana, Ilaria, che si
gettò addosso a me senza troppi problemi:
“Ila ma sei completamente
impazzita??? Cavolo hai rischiato di uccidermi!”
“Ma figurati” rispose la
mia amica stritolandomi in un abbraccio da wrestler
“è un anno che non ci vediamo e non mi hai nemmeno
sentita mentre ti chiamavo dall’altra parte della spiaggia!
Perfino il bagnino si è girato.. ma l’hai visto
quel figo? Dio, ha gli addominali così scolpiti che sembrano
fatti col righello e quelle labbra..”
Eccola che ricomincia! Non
cambierà mai! Sempre dietro a fighi pazzeschi lei!
“.. ma dimmi di te piccola
traditrice! Come va con Davide?” mi chiese Ila a bruciapelo.
“Ah lui. Non va. Ho scoperto per
caso che usciva anche con una tizia della 4°B e quindi
l’ho mandato a quel paese in mezzo al corridoio!”
le risposi facendo spallucce.
“Grande ragazza! Sei sempre la
solita caterpillar, Matty!”
“Io non sono un
caterpillar!”
“No certo e io sono
lesbica!” e scoppiammo a ridere.
Matty era il soprannome che mi
avevano dato quelli del mare. A scuola non avevo soprannomi se non
storpiature del mio banale cognome; da Rossi mi chiamavano Reds, sai
che fantasia! Matty invece mi piaceva, ma lo usavano solo lì
in vacanza.
“Allora cosa mi dici di
quest’anno? Sei sempre la solita secchiona
rompiballe?” mi chiese Ila.
“Ehi io non sono
rompiballe!” risposi indignata. Un
po' si, ma non tanto dai.
“Ma secchiona si, vero?” Fregata.
Wow sempre la solita Ilaria.
“Si vabbè ma che vuoi
farci, studiare mi piace, mi riesce bene e non smetterò
certo per un branco di mentecatti che se no non mi invita alle
feste.”
“ehhhhh Matty Matty.. vedrai che non
la penserai così quando ti innamorerai!” Già. Ila era
la fan degli amori, lei che si innamorava ogni cinque secondi e
cambiava idea tanto velocemente quanto io cambiavo scarpe (e io avevo
decine e decine di scarpe!). Concentrate sui nostri ben poco maturi
discorsi non sentimmo l’arrivo dei boyz: quattro baldi
giovani, fisicamente ben messi, con i quali facevamo gruppo fisso da
due anni.
“Ehi signorine, ci concedete
l’onore di distendere i nostri leggiadri asciugamani affianco
alla vostra illuminante presenza?” quello che aveva parlato
come un libro stampato era Davide, arzillo 17enne bolognese, studente
del classico e amante del parlare forbito. Lato oscuro: aveva il
piccolo difetto di provarci con qualsiasi cosa respirasse.
“Oh scemo! Ma ti pare di rivolgerti
così a loro? Sono le bimbe!” sghignazzò
Alessandro, sempre 17enne ma Pisano, studente di ragioneria, innamorato
del suo corpo scolpito dal nuoto.
“Che damerini! Ciao ragazze come
state?” era intervenuto Cristian, di Imperia, e lì
in mezzo era quello che potevo considerare il mio migliore amico,
peccato che nell’ultimo anno mi fossi accorta della sua cotta
per me. Cotta di cui io non avrei dovuto sapere niente e che non era
ricambiata. Almeno fino a quel momento.
“Oddio cicci fatti abbracciare, mi
sei mancato tantissimo!” e gli corsi incontro saltandogli
addosso a mo’ di koala.
“Ehi piano microbo, ci siamo visti
due mesi fa!” mi accolse tra le sue braccia ridendo.
“Si ma è come se fosse
passata un’eternità e mi sei mancato
tantissimo!” risposi stritolandolo mentre gli altri ridevano
come matti.
“Ma cosa ridete! Siete solo
invidiosi che la nana qui presente abbracci solo me!” e in un
impeto di maturità fece la linguaccia agli altri. Qui
sfioriamo davvero il ridicolo.
“Ma sentilo il bullo! E non te la
stritolare troppo che deve abbracciare anche me!” rispose a
tono Luca, il quarto ragazzo di quel gruppo di matti, 18enne napoletano
e adorabile, gentile e meravigliosamente cotto segretamente di Ilaria
da sempre. Segretamente per gli altri, non per me ovvio! Io sapevo
tutto come sempre!
Passammo il pomeriggio a ridere,
con loro sì che il tempo scorreva veloce e spensierato.
Bleah che ragazzetta romantica che diventavo a volte!
Mi capitava di perdermi a guardare
Cristian, a pensare a come sarebbe potuto essere stare con lui, ma fino
a quel momento non avevo avuto la testa e mi ritenevo troppo piccola
per pensare all'amore! Dovevo andare in terza Liceo, mica in pensione
che diamine! Tra una battuta e un'altra decidemmo di fare un bagno e di
iniziare una delle interminabili partite a pallavolo acquatico: 3
contro 3, divisi da una rete invisibile, Io Cri e Davi contro Ila Luca
e Ale. Squadre equilibrate, ma chissà come mai vincevamo
sempre noi, la mia determinazione ormai era leggenda. E a proposito di
questo:
"Ehi Leggenda, ma il cane dove lo
hai lasciato povero piccolo?" Ecco
quella stronza di Ila che si faceva sentire.
"Non lo so scricciolo" le risposi
"Magari sarà col tuo criceto!" Questa parte di me un po'
bastarda era venuta fuori da poco, di solito lei mi faceva battute
quando sapeva che piangevo per qualcosa di stupido come i film, come
nel caso di "Io Sono Leggenda", e di solito io ci rimanevo male. Ma
questa volta avevo risposto e anche a tono, dato che lei aveva lasciato
il suo criceto fuori sul terrazzo e lui era scappato.
"Senti senti la piccola Matty che
tira fuori le unghie! Ma questo caratterino? Da dove viene, piccola?"
chiese ammiccando Ale.
"Non ti conviene chiamarla piccola
se vuoi vivere senza guardarti le spalle in continuazione! Lo sai che
è vendicativa, non la stuzzicare!" gli disse sbuffando
Cristian, ammiccando verso di me. Bene
ci mancava solo che si mettesse ad ammiccare. Perfetto. Ma dimmi te in
che guaio mi sono cacciata.
Gli altri si misero a ridere
vedendo la scena comica che ci si presentava davanti. Di sicuro sarebbe
stata una vacanza speciale anche quella.
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Capitolo 2 *** Fortuite Coincidenze ***
Fortuite
coincidenze
“Nooooo
Ila dove vai?? Vieni qui scema! Non ci puoi lasciare così! E
il mega torneo in acqua? Siamo dispari e voi perderete! …
cioè perderete lo stesso, ma almeno saremo in numero
pari!” urlai alla mia amica che intanto si stava dirigendo
verso l’ombrellone del bagnino.
“Figurati
Matty! Preferisco andare a conoscere quel tizio tutto muscoli lo sai!
Su, ti invidierà tutta la spiaggia! Sei circondata da
ragazzoni che fanno saltare gli ormoni alle stelle” rispose
lei sghignazzando.
“Quanto
sei scema quando fai così” risi scuotendo la testa
“Spero che ti dia un due di picche enorme!” le
urlai allargando le braccia e mostrandole quando doveva essere grande
quel due.
E lei, ghignando
questa volta, e completamente priva di pudore mi rispose “Oh
no spero che mi dia qualcos’altro di enorme..”e
si mise a ridere.
“Sei
sempre la solita ninfomane, va va..” Che
coraggio che ha. Non potrei mai fare come fa lei. Lei è
così Libera.
Mentre pensavo
tra me e me decisi di ritornare dai boyz che avevano assistito alla
scena da lontano.
“Allora
l’hai convinta?” mi chiese Cri sorridendo.
“Macché!
Quella scema pensa sempre e solo a una cosa!” e mi girai
verso Luca che guardava la mia amica abbattuto e gli feci un sorriso di
incoraggiamento. Devi
trovare il modo per farti notare, mio caro.
“Ragazzi
e ora come facciamo? Siamo tre contro due! Vi stracciamo di
sicuro!”
“Ehi
c’è quel tizio laggiù lo vedi? Quello
che ha il costume nero che arriva fin sotto il ginocchio! Potremo
chiedere a lui!” propose Ale soddisfatto. Ma
quale? Ce ne sono tre col costume nero!
“Si
può andare, uno vale l’altro, basta
giocare!” Rispose Davi alzando le spalle.
“Certo
sarebbe meglio che ci andasse una ragazza a chiederglielo! Magari
verrebbe più volentieri” ammiccò sempre
Ale verso di me. “Vero Matty?”
“Eh?
Cosa? Io? Ma non puoi chiedere a Ila? Io non ci vado da quello li. E
poi cosa dovrei dirgli: “Ciao scusa, ci manca un sesto
giocatore di pallavolo, ti va di venire?” tu sei scemo non lo
farò mai!”
Maledetta me,
maledetta me, maledetta me che mi lascio convincere! E per cosa poi?
Per una stramaledettissima partitella in acqua! Potevo starmene zitta?
NO! Perché sono idiota e devo sempre parlare. Stupida
Matilde! Stupida! Stupida! Vabbè è inutile stare
qui a maledirsi. Forza e coraggio Matty. E mi
stampai in faccia il sorriso più convincente del mio
repertorio.
Maledicendomi,
mi avvicinai al ragazzo in questione, dopo che ovviamente Ale mi aveva
mostrato quale dei tre intendesse. Era un ragazzo normale, niente di
esaltante: costume nero fin sotto il ginocchio, ascoltava della musica,
capelli neri, aveva un paio di occhialoni da sole che non mi attiravano
nemmeno un po’, ma d’altronde dovevo solo invitarlo
per fare il sesto in campo, no?
“Ehi
ciao! Scusa se ti disturbo. Io e i miei amici
laggiù” e mi girai a indicarli mentre Ale e Davi
facevano ciao con la manina come due idioti “si sembrano
scemi, ma comunque, ci chiedevamo se ti andasse di giocare a pallavolo
in acqua! Di solito siamo tre contro tre ma la sesta è
andata via e in dispari non vogliono giocare..” dissi mentre
cominciavo a sudare freddo per l’imbarazzo.
Lui mi
guardò, si levo gli occhiali e si presentò
“Ciao, piacere sono Simone! Vengo volentieri, ti avviso
però che non so assolutamente giocare! Cioè
sì so giocare ma non a livelli agonistici! Ok non
è che adesso pensi che faccio schifo a giocare, so muovermi
ma non è il mio sport..” lo guardai che arrossiva
imbarazzato. Cavolo
è tipo il secondo ragazzo che si imbarazza! E
ridacchiai.
“Non
c’è problema! Vieni che ti presento agli altri! Io
mi chiamo Matilde, piacere!”
“Piacere
mio, Matty!” mi girai a guardarlo shockata.
“Co-come
mi hai chiamata, scusa?” Oddio.
“Matty!
Non ti piace? Scusa! È che una volta ho sentito dire questo
soprannome da un tizio e mi è piaciuto subito!
Però lo cambio eh!” mi disse sorridendo mentre
abbassava lo sguardo e un po’ in imbarazzo.
“N-no
figurati, Matty va benissimo!” e mi avvicinai a passo svelto
dai boyz. Ma non poteva sceglierne un altro Ale? No! Questo
qui! E cosa fa la prima volta che mi vede? Mi chiama Matty! Assurdo! Ma
chi lo conosce!
“Ah
finalmente ce l’ha fatta la piccola gnoma a trascinarti qui
eh! Piacere, io sono Ale!” e gli tese la mano.
“Piacere,
Simone! Si prima ci siamo presentati e abbiamo fatto conoscenza e poi
ho deciso di riportarvela!” rispose facendomi
l’occhiolino. No
ma che diavolo fa? E questa confidenza da dove sa
l’è presa? E lo
guardai assolutamente male.
“Occhio
a ciò che fai o dici Simo! Quella è una strega!
Io sono Davide” Io
non sono una strega! E
gli feci la linguaccia.
“Piacere,
Cristian” lo salutò, freddo come un ghiacciolo che
ti scende lungo la schiena mentre ci sono 0°C. Lo guardai
storto e Cri mi sorrise. Bah.
“E io
sono Luca” mentre guardava Ila ridere insieme a quel bagnino
muscoloso.
“Bene
direi che possiamo giocare, no?” proseguì Ale
“Tu Simo sei in squadra con me e Luca! Speriamo tu sia
più bravo di Ila! Ah si poi dopo te la
presentiamo” rise guardando di sottecchi Luca che sospirava. Quello
nuovo non è proprio il suo tipo, non ti preoccupare. Ila ha
gusti ben differenti.
Iniziammo a
giocare e Simone si dimostrò più bravo del
previsto, ma non avevano speranze contro il Trio dei Miracoli: io Cri e
Davi ci eravamo soprannominati così, dopo che
l’anno precedente avevo parlato tutta l’estate di
quanti adorassi Harry Potter e loro, per farmi stare zitta, avevano
accettato questo soprannome senza troppi problemi. Vincemmo, anche se
con poco distacco, e quando Cri fece l’ultimo punto, cantammo
il nostro inno:
“Qui
nell’acqua noi giochiamo,
a pallavolo ci
divertiamo;
Alza, schiaccia
e un punto fai!
Contro di noi
avrai solo guai!
Pensa a noi come
a degli ostacoli,
perché
noi siamo il Trio dei Miracoli”
e scoppiamo
tutti a ridere come matti.
“Siamo
davvero scemi! Quasi maggiorenni e facciamo questi balletti”
commentai ridendo.
“Ehi
strega, la filastrocca l’hai inventata te eh!” mi
urlò Davi.
“Infatti
è magnifica!” risposi fiera di me.
“Sì
magnifica! Peccato che se ci aggiungi anche il balletto che - NO! Non
mi abbasserò mai a fare - sembriamo davvero scemi”
disse sospirando Cri.
“Tutta
invidia la tua! Solo perché quando balli sembri un panda sui
trampoli ah ah ah”
“Come
osi strega! Adesso te la faccio pagare io! Vieni qui nana!” e
cominciammo a schizzarci.
Simone ci
guardava stranito mentre io Davi e Cri ci annegavamo a vicenda e lo
sentii dire ad Ale:”Ma fanno sempre
così?”
“Oh no
anche peggio” rise lui “Una volta l’anno
scorso Ila e Matty stavano prendendo il sole e ascoltavano musica a
palla. Cri ebbe l’idea geniale - eh si era davvero geniale -
di versare loro addosso l’olio, quello per abbronzarsi, hai
presente no? Bene, loro si sono alzate sbraitando e noi le abbiamo
fatte rotolare nella sabbia finissima - Matty detesta la sabbia - e
sono diventate due cotolette! Dovevi vedere che spettacolo! Le foto le
abbiamo messe su Facebook! Non so quanti mi piace hanno ricevuto!
C’era da schiantare!”
“Ehi
hai finito di raccontargli i fatti nostri?” chiesi ad Ale
“Magari non gliene fregava niente!”
“No no
mi interessa ogni cosa che ti riguarda, splendore!”
ammiccò Simone.
Lo guardai
shockata e poi gli scoppiai a ridere in faccia “Splendore??
Oddio ahahahahahahahaha ma se venuto fuori da l’epoca di
Edward Cullen?? Ahahahaha è fantastico splendore! Potrei
usarlo - Ehi splendore, mi passi il sale? -“ mimai
soddisfatta “Anzi no magari così - Ehi splendore,
esci con me? - oddio è magnifico ahahahah”
Gli altri
ridevano con me, certo non era molto educato come comportamento, ma lui
mi aveva chiamata splendore! Ma nemmeno nelle peggiori telenovela
brasiliane usavano questo soprannome!
Intervenne Luca
“Scusa Simo ma di dove sei?”
“Genova”
rispose lui. Oddio
no. Gli
altri si girarono a guardarmi quando io smisi improvvisamente di ridere.
“E che
scuola fai?” continuò Luca curioso.
“Lo
Scientifico. Devo fare l’ultimo anno”. Occcavolo
no. E
sbiancai ancora. Ok
calma. Ci sono tre Licei Scientifici a Genova. Non deve per forza
andare nel mio, no? Non l’ho nemmeno mai visto!
“Ah
bene! E come si chiama?” continuò deciso Luca. Ora
lo ammazzo. E
lo fulminai.
“Vado
al Pascoli, perché?” chiese Simone non capendo. Sono
finita. Dite addio a Matty, la vostra ex-amica.
“Che
coincidenza” rispose Davi “Anche la nostra Matty va
a scuola lì! Ma non vi siete mai incontrati?”
Simone mi
guardò per circa dieci secondi con gli occhi sbarrati. Poi
si ricompose “No non l’ho mai vista! Eppure
l’avrei sicuramente notata! Vabbè ma la scuola
è grande e le sedi in realtà sono due! Magari lei
è nell’altra!”
Ale
continuò “Ma in che sezione sei?”
Simone si
girò verso di me “In A! La classe migliore del
mondo ovviamente. Te Matty?” mi chiese sorridendo.
“I-in
H” riuscii a rispondere. Se
ci ho parlato qui non è detto che io ci debba parlare anche
a scuola, no? E poi la A è nella sede centrale! Io sono
nella palazzina affianco, non dobbiamo per forza incontrarci, no?
“Fammi
pensare.. in H c’è Carlo se non sbaglio, gioca a
basket con me, lo conosci?” mi chiese. Certo
che lo conosco demente! È in classe con me!
“Si,
è Pasquali” Sono
F-I-N-I-T-A. Spero si conoscano poco e male se no mi
prenderà in giro a vita.
“Uh
magnifico allora!” disse sorridendo. Ma
chi sei, Aro dei Volturi? - Magnifico –
“Dopo
lo chiamo e gli chiedo qualche losca informazione su di te!”
“NO”
urlai “Cioè.. voglio dire.. non mi sembra il caso,
no? Disturbarlo per chiedergli di me non mi sembra un’idea
geniale su!” tentai di salvarmi e cambiai discorso
“Ragazzi vi va un gelato? Sto morendo di fame!”
“Si
dai facciamo merenda! Potrei mangiare polenta e cinghiale!”
disse Davi con occhi sognanti.
“Tu
stai davvero male! Male, malissimo, malerrimo, male! Polenta ora??? Ma
ci sono 40°C! Non ho parole, sei una fogna!”
“Grazie
Matty! Anche io tvb!”
E
ci avviammo al bar ridendo. Era iniziata una nuova estate. Diversa,
originale, brillante. Era pur sempre estate, no? Bisognava divertirsi!
Non sapevo quanto ci
sarebbe stato da divertirsi.
Eccomi
qui!! Vi ringrazio tantissimo per le recensioni
al capitolo precedente!
Per ora
l’ispirazione non mi manca! Devo ancora
definire bene i personaggi, ma almeno un’idea ve la siete
fatta, no?
Avete
pensato a qualche possibile sviluppo? Cosa vi
siete immaginati? La trama esiste già vi avviso,
però sono curiosa!
Se avete
voglia una recensione fa sempre piacere
(anche se scommetto che ebeffy avrà qualcosa da ridire su
qualche accento
mancato xD )
Alla
prossima!
Dafne
|
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Capitolo 3 *** Sorriso persecutore ***
Salve a tutti!
Sono già qui ad aggiornare perchè stamani a
pranzo ho sistemato il capitolo e mi andava di postarlo. Assicuratevi
di aver letto quello precedente!
Sono
particolarmente fiera di questo e spero che piaccia anche a voi!
Alla prossima!
Dafne
Sorriso
persecutore
POV’s
Simone
Me la ritrovai
davanti in tutto il suo splendore. Non so perché era venuta
nella mia roulotte. Pensavo non sapesse nemmeno dove stavo. Ed era
così sorridente, così spigliata, così
elegante. Pensavo mi odiasse, sembrava mi odiasse. Le poche volte che
avevamo parlato non aveva mostrato particolare simpatia per me. Anzi.
Penso (anzi pensavo visto cosa vedo) di non piacerle. Pensavo mi
odiasse. Sensazione a
pelle eh. Ma
lei era lì. Davanti a me. Con un pareo addosso. E le
infradito ai piedi. Aveva piedi meravigliosi. No
non ero un feticista. Ma
i suoi piedi erano così delicati, senza calli, regolari,
perfetti, morbidi o almeno così pensavo. A vederli
sembravano morbidi. Come i piedi da mordicchiare dei bimbi. Ok,
non è che io pensassi che i piedi dei bimbi fossero da
mordicchiare! Non ero mica un mangiatore di piedi dei bambini eh! Ma ci
sono quelle pubblicità in cui la madre li mordicchia mentre
i bimbi ridono sdraiati sul letto. Ok
faccio paura. Ma tanta! E
lei rimase li davanti a me durante il mio monologo interiore, senza
muoversi, senza segno di impazienza. “Matty..” la
chiamai, ma lei non rispose. Continuava a starsene lì
davanti a me avvolta nel suo pareo e sorrideva. Ma
cosa c’era da sorridere? Iniziai
a essere preso dal nervosismo. Perché
era venuta nella mia roulotte? Cosa voleva? Come facevo a non averla
mai vista? Lei
mi attirava e così mi alzai dalla sedia e le andai incontro
mentre continuava a rimanere sulla soglia del caravan. Mi avvicinai
piano per paura che scomparisse e le sorrisi. Lei rimase ferma a
sorridermi. Era bella. Cioè non bella-bella, non aveva forme
perfette, non aveva misure standard ma era bella. Faceva la sua figura. E
poi quel pareo era così..così invitante.Svolazzava
a causa della brezza pomeridiana che spirava nel campeggio e ogni tanto
si sollevava e mostrava le gambe della ragazza. Mi avvicinai ancora e
la mia mano si alzò automaticamente verso il suo viso, ma
lei si ritrasse. Deluso e amareggiato, abbassai il braccio e aspettai
una sua mossa. Lei mi fece cenno di andare verso il letto che
c’era al centro della roulotte e io mi sedetti da un lato,
richiamandola vicina a me. Ma lei non accettò il mio invito
e mi lasciò li seduto da solo. Sorrise ancora. Continuava a
sorridere e non capivo come mai. Magari era felice e sorrideva, magari
stava bene, magari aveva voglia di sorridere e basta. Ma non era tanto
il fatto che sorridesse che mi sembrava strano: stava sorridendo a
me. Questo non era normale. Non l’avevo ancora
vista sorridermi. Erano tre giorni che ero in vacanza, tre giorni che
ci conoscevamo ma non l’avevo ancora vista farmi un sorriso
sincero. E lei sorrideva a tutti. A Ilaria con cui rideva sempre, a
Davide con cui sembrava molto legata, ad Ale che faceva ridere tutti, a
Luca che sembrava spesso triste e a Cristian che la guardava in
continuazione. Ma non a me. Vederla qui a sorridere era strano. Ma non
ci pensai e decisi di bearmi di quei sorrisi rivolti a me. Lei
sorrideva e sembrava stare bene e io stavo con lei. Finché
non avvicinò la mano al nodo del pareo e lo sciolse.
Sì, sciolse il nodo che teneva il suo pareo e rimase in
costume. Lo aveva sciolto ed ora era in costume. Aveva un costume
semplice: mutandine normali e reggiseno standard. Tutto verde. Ma le
stavano bene. Lo aveva indosso anche il giorno precedente e mi ero
fermato a guardarla diverse volte. Ed era davanti a me a guardarmi e a
sorridermi. Sempre a sorridermi. Quel sorriso mi avrebbe perseguitato.
Ma ora dovevo pensare a lei, a cosa volesse da me, perché
fosse venuta nel mio caravan. Sporsi nuovamente una mano verso di lei
per invitarla a sedersi ma lei non volle. Rimase in piedi davanti a me
e mi guardava negli occhi. Dritta negli occhi! Vidi poi il suo sguardo
percorrermi e soffermarsi sulle spalle, sulle mani, sul viso. Mi
sentivo bruciare. Mi stava solo guardando e io mi sentivo bruciare. Non
poteva farmi un effetto del genere. Mi stava solo guardando, cazzo! Continuava
imperterrita a far scorrere quegli occhi su di me. Mi
stava mettendo in imbarazzo con uno sguardo! Merda merda merda! Doveva
smetterla! A
un certo punto si avvicinò a me e si sedette sulle mie
gambe. Ci guardavamo negli occhi. Mi sentivo andare a fuoco da quanto
era profondo quel contatto. Lei continuava a sorridere. Decise di
muoversi e si spostò col suo bacino sopra il mio. Cazzo!
Cosa diavolo stava facendo? Non poteva muoversi così!
Dovevano vietarlo! Cominciai
a guardarla bramoso di un contatto maggiore. Dovevo toccare quella
pelle, dovevo sentirla a contatto con la mia. Sentivo il suo profumo e
mi beavo del contatto con la sua pelle. Lei iniziò a
strusciarsi su di me, non credevo fosse possibile sentirla
così tanto, bearsi del solo strusciare tra i nostri vestiti.
E lei continuava a sorridere e io la guardavo e lei sorrideva e si
strusciava. Quando iniziai a sentire che il piacere stava diventando
troppo e che non avrei resistito ancora a lungo, feci per parlare ma..
Mi svegliai.
Sudato. Accaldato. Eccitato. Cavolo! Non poteva essere un sogno.
L’avevo sognata. Avevo goduto con lei e mi era piaciuto. Mi
stava piacendo sempre di più. Era solo un maledetto sogno
del cazzo!
Mi alzai dal
letto tutto sudato, presi l’accappatoio e dopo aver guardato
l’ora - erano le cinque e mezza di mattina - mi diressi alle
docce del campeggio. Dovevo lavare via quelle immagini, lavare via il
profumo della sua pelle, profumo che avevo solo immaginato ma che
sembrava reale, dovevo liberarmi dell’idea del suo tocco su
di me. Una doccia sarebbe stato il primo passo per dimenticare quella
nottata. Per dimenticare quel sorriso. Quel sorriso che ora avrei
voluto vedere veramente.
Aprii
l’acqua gelata nella doccia. La mattina all’alba
non faceva così caldo da dover usare l’acqua
fredda, ma mi sentivo ancora bruciare per quegli occhi.
Decisi che, dopo
essermi messo il costume, sarei andato direttamente in spiaggia a
vedere il mondo che si popolava. Dovevo stare da solo e lì
nessuno mi avrebbe disturbato.
Arrivai in
spiaggia e mi sdraiai stanco sull’asciugamano, facendomi
coccolare dallo scrosciare delle onde e dal verso dei gabbiani che
cercavano cibo. Alcuni pescherecci stavano attraccando al moletto e mi
fermai a guardarli per un po’ finché non mi
addormentai.
Feci un sonno
senza sogni e quando mi svegliai, notai che la spiaggia stava iniziando
a popolarsi. Il bagnino sistemava i lettini, alcuni anziani
passeggiavano in acqua godendosi la brezza mattutina, una coppia
rimaneva abbracciata guardando il mare. Mi sentii a casa e al sicuro in
quel momento.
Credo fossero le
nove quando la vidi arrivare. Era Matilde. Era sorridente e
canticchiava ascoltando la musica dal suo mp3. Sembrava serena e
riposata. Le feci cenno con una mano per farmi vedere e quando mi vide
si bloccò dov’era. Sembrava combattuta tra il
venire da me - cosa che sapevo non le avrebbe fatto piacere - e il far
finta di non avermi visto. Pensavo avrebbe optato per questa seconda
idea, ma mi sbagliavo. Si diresse verso di me con andatura tranquilla.
Cuffie nelle orecchie e asciugamano sotto il braccio. Senza borsa,
senza accessori, senza crema. Lei veniva in spiaggia così.
Non portava neppure il cellulare con sé. Era davvero
diversa. Mi si sedette accanto e le sorrisi “Ciao..”
“Ciao”
mi rispose lei atona. Non un sorriso, non un’espressione
significativa. Niente. E io che l’avevo sognata
così bella e sorridente. Ma nei miei sogni era
un’altra cosa. Era qui con me la vera Matilde. Non era quella
del sogno. Quello era solo uno stupido sogno che avrei potuto
cancellare e dimenticare. La vera Matilde era qui con me e si stava
comportando da stronza.
“Dormito
bene?” le chiesi cercando di iniziare una conversazione tra
persone civili.
“Come
sempre. Faceva caldo ma non troppo. Non ti ho mai visto a
quest’ora presto. Come mai qui stamani?” mi chiese
finalmente guardandomi.
“Non
riuscivo a dormire”. Verità.
“Come
mai?” mi chiese curiosa.
“Ho
fatto uno strano sogno e dopo non sono più riuscito a
rimanere in roulotte”. Mezza
verità.
“Incubo?
Io quando ho gli incubi non riesco a riprendere sonno senza aver bevuto
un po’ di latte”. Mi stava raccontando qualcosa di
lei.
“Sì,
ho avuto un incubo. Niente di che ma mi ha lasciato un po’
interdetto”. Bugia.
Non potevo certo dirle che avevo iniziato a fare sogni erotici su di
lei.
“Capisco.
Ma davvero sei di Genova?” mi chiese guardando
l’orizzonte.
“Sì
e vado davvero in quella scuola” risposi guardandola di lato
senza farmi vedere.
Rimanemmo in
silenzio per un po’ finché, scocciato da quella
situazione, non le chiesi quasi arrabbiato “Si può
sapere perché ce l’hai con me? Non capisco cosa ti
ho fatto e non capisco come mai ti comporti così
freddamente.”
Lei mi
guardò per un paio di minuti, fece un sospiro e mi rispose
“E’ inutile che mi guardi così e fai
l’incazzato. Non mi sembra di doverti spiegazioni. Io e te
non siamo amici. Quindi non ti devo spiegazioni per il mio
comportamento.” Sembrava rassegnata.
“Secondo
me non è questo il motivo. Ieri ti ho visto parlare con un
ragazzetto in spiaggia e vi eravate appena conosciuti eppure a lui
sorridevi, con lui ridevi e ti divertivi. Non mi guardi mai. Non
sorridi mai con me.” Quel
sorriso. Ancora quello stramaledetto sorriso che tornava a
perseguitarmi. Dovevo cancellare quel sogno.
“N-non
è vero” e stette in silenzio per un po’.
“Ok si forse è vero, ma non è colpa
tua, non direttamente almeno. Tu sei di Genova come me. Fatti bastare
questa spiegazione.” Mi disse dura. No,
non mi basta.
“Io
sono di Genova come te. Non mi sembra un buon motivo per trattarmi come
fai te. Sembra che mi guardi con occhi di ghiaccio. Sembra tu abbia le
saette che vengono dagli occhi. Anzi sembri Ciclope” e
sbuffai.
“Ciclope
ha un raggio laser protetto da degli occhialetti speciali. Ti sto
guardando, non indosso occhiali speciali e non mi sembri diviso a
metà da un raggio. Quindi direi che non sono come
Ciclope” mi rispose, guardandomi questa volta. Che
begli occhi. Però non sta ancora sorridendo. Sembra capirne
di fumetti. Vediamo quanto sa.
“Appassionata
di super eroi? Sai, non sono cose da ragazza” le dissi con
tono di sfida.
“E
perché non sarebbero cose da ragazza? Perché ci
sono mostri, combattimenti e morti? Merlino, sei come tutti gli
altri” Merlino?
Merlino? E che espressione era?
“Perché
mi dici che sono come tutti gli altri? Tu non mi conosci!”
sputai fuori quelle parole quasi con cattiveria. E lei si
girò a guardarmi. A guardarmi davvero. Mi scrutava e quel
suo sguardo mi mise in soggezione. Più di qualsiasi sguardo
ebbe mai fatto. Non
guardarmi così. E
ripensai a come i suoi occhi mi avevano scrutato nel sogno.
“Quando
una ragazza inizia a parlare di fumetti, di motori, di moto..” Tutti
argomenti di cui di solito parlano i ragazzi, notai
“Quando una ragazza sembra sapere qualcosa di puramente
mascolino, la additano come maschiaccio. Specialmente se poi si veste
spesso con jeans e felpa o in tuta. Ci sono passata e ci passo ancora.
Quindi non venirmi a dire che sono tutte stronzate e che tu sei diverso
perché lo vedo come mi stai guardando”. Come
la sto guardando? Con ammirazione? Con eccitazione? Ma non lo vede come
la guardo?
“Come
ti sto guardando scusa?” chiesi per curiosità.
Avanti, dimmelo.
“Sembri
schifato” Che
enorme cazzata!
“Ma
non è vero! Tu vedi solo ciò che vuoi vedere! Sei
cieca! Guardami! Non mi conosci e mi stai giudicando esattamente come
fanno i ragazzi che dicono che sei un maschiaccio. Non sei diversa da
loro se fai così” le dissi tagliente. Guardami.
Lei mi
guardò stupefatta. Avevo alzato la voce con lei, ma
stranamente non mi stava insultando. Mi guardava e basta. Leggevo
l’indecisione nel suo sguardo. Forse l’avevo ferita
con le mie parole. Ma non volevo che mi considerasse un idiota. Ma
soprattutto non volevo che pensasse che era un maschiaccio. Oh
no, non era un maschiaccio. E mi ritornò in mente
il sogno di quella notte. Ma
lei era lì. Davanti a me. Con un pareo addosso. E le
infradito ai piedi.
Attesi una
risposta. E questa arrivò “Mi chiamo Matilde, ho
16 anni e frequento il Pascoli di Genova. Mi piace la cioccolata, mi
piacciono i fumetti della Bonelli, mi piacciono i supereroi. Preferisco
i supereroi privi di poteri e non morsi da ragni radioattivi o
investiti da raggi gamma.” Aveva
letto parecchi fumetti allora. “Mi piacciono anche
quelli con i poteri ma quelli senza sono più straordinari.
In pratica mi piace Batman. Un uomo normale, certo ricco da far schifo,
ma senza superpoteri. Mi piacciono le moto.” Le
moto? “N-non
riesco mai a parlare con qualcuno di moto se non con mio cugino.
Nessuno parla di moto con una ragazza che ne capisce. E allora non lo
sa nessuno che mi piacciono le moto.” Mi immaginai Matty che
guidava una moto. Cazzo!
Meglio pensare ad altro. “Ho preso la patente per
la moto, ma a parte quella per la scuola guida, non ho mai guidato una
vera moto. Mi piace sciare e sono brava. Ma vado in settimana bianca
solo con i miei. Adoro leggere Harry Potter. Sono cresciuta leggendolo
e lo adoro. Lo sanno tutti. Il Trio dei Miracoli è nato per
questa mia ossessione” Merlino!
Ecco da dove veniva quell’esclamazione. ”Sono
testarda, determinata e vendicativa.” Serpeverde
direi. Avevo letto anche io Harry Potter. “Mi
ritengo un’amica sincera ma non ho molte occasioni per
dimostrarlo.” E qui la vidi intristirsi. “Questi
qua del mare, sono i miei veri amici. Loro mi conoscono. Tu ti sei
intromesso in questo mio mondo, sai da dove vengo e sai
com’è il Liceo da cui vengo. Sei un contatto tra
questi due mondi, e non mi piace. Quindi non è direttamente
colpa tua. E’ solo colpa di quello che rappresenti.”
“Io
non rappresento niente” le risposi “Sono io e
basta. Non puoi giudicarmi e criticarmi per quello che rappresento.
Sarebbe scorretto se lo facessi” Guardami.
“Non
so cosa pensare in questo momento” mi disse sincera.
La guardai
ancora per un po’ finché lei non disse
“Vado a farmi un bagno. Vuoi venire?” Voglio
andare con lei?Sì. Verità.
“No”
Le risposi. Bugia.
“Grazie, ma ora non mi va. Ti aspetto qui.”
La vidi alzare
le spalle e andare verso l’acqua. Aveva una camminata
tranquilla, sembrava bearsi del contatto dei piedi con la spiaggia. Aveva
piedi meravigliosi.
Rimasi a
guardarla mentre si tuffava e andava a nuoto verso le boe. E sorrisi
ripensando al sogno.
“Ehi
Simo! Già alzato stamani?” mi chiese Ale che si
stava avvicinando assonnato in quel momento.
“Ciao!
Sì, stamani mi sono alzato presto e stare in spiaggia
all’alba è davvero rilassante.”
Notai che si
guardava intorno, come cercasse qualcosa. “Questo mi sembra
l’asciugamano di Matty. Ma lei dov’è? Ti
ha fatto arrabbiare e l’hai fatta fuori eh?” mi
chiese ridendo. Non
sai quanto ti sbagli.
“No
figurati! È andata a farsi una nuotata ma io non ne avevo
voglia e così sono rimasto qui.” Gli risposi
sincero. D’altronde,
mica ero obbligato a raccontargli del sogno, no?
“Ti
dispiace se vado anche io? Ho proprio voglia di una bella nuotata di
prima mattina!”
“Vai
vai! Io rimango qui, così controllo anche la roba.”
“Grazie”
mi rispose e si avviò verso l’acqua.
Non avevo voglia
di fare niente. Mi piaceva starmene lì seduto a fare niente.
Alessandro l’aveva raggiunta e ora erano a mollo in acqua a
ridere insieme. Lei gli sorrideva e ridevano insieme. A lui sorrideva e
a me no. Con lui sorrideva e con me no. Decisi che avrei scoperto
qualcosa in più sul suo conto così presi il
cellulare e chiamai Carlo, il mio compagno di squadra e il suo compagno
di classe. Mi rispose dopo due squilli.
- Ehi Cap! Come
te la passi in vacanza? - Cap.
Era così che mi chiamavo quelli della squadra. Ero il
capitano della squadra.
“Ohi
ciao Carlo! Tutto bene qui! Te come te la passi amico?” Amico?
Ma era davvero un mio amico?
- Normale.
Niente di nuovo. Sto uscendo con una che è uno schianto.
Bionda, alta, ben fatta. Un vero schianto. Non passiamo il tempo a
parlare del debito pubblico, ma meglio così. - Fate
altro eh?
“Ah
beh buon per te! Senti ho una cosa da chiederti..”
- Certo dimmi
pure! Si tratta di una ragazza? - Sempre
il solito intuito eh?
“Cos’è,
mi leggi nel pensiero adesso? Comunque sì, volevo sapere se
conoscevi una qualche Matilde che fa il Pascoli” rimasi sul
vago.
- Ma certo che
la conosco! Io conosco tutte le belle ragazze della nostra scuola! Sei
anche fortunato, ce n’è solo una! - Bingo! -
Almeno nel triennio! Sei interessato a una bimba? - disse ridacchiando.
“No no
figurati! Parlami di questa ragazza! Cosa sai di lei?” gli
chiesi curiosissimo.
- Allora deve
frequentare il quarto - Coincide. -
È una gran bella ragazza, fatta bene, bel fisico - Coincide. - Credo
giochi a pallavolo -E’ proprio lei. - Va
bene a scuola. - Matty
credo eccella. -
Capelli di media lunghezza, occhi scuri - Sì
è lei,per forza.
“Che
cosa sai sulle sue amicizie? Si frequenta con qualcuno?”
- Penso stia con
uno di 5°C. Corradi. Sai chi è vero? - E’
fidanzata? Non lo sapevo. Che idiota che sono.
“Sì
sì lo conosco certo. Sai altro?” gli chiesi
pensando ancora a quel sorriso.
- Mmm vediamo.
Non credo abbia fratelli o sorelle ma se vuoi chiedo in giro -
“No no
non importa, grazie. Allora la bella moretta ha un fidanzato
eh?” chiesi fingendo un tono da tombeur de femme.
- Moretta? No!
E’ bionda! Bionda bionda! Bionda barbie, biondo paglia,
chiamalo come vuoi ma è bionda! - Bionda?
“Scusa
ma la Matilde di classe tua è mora, non bionda”
chiesi non capendo.
- La Matilde di
classe mia? Oddio ma stai parlando della Rossi? Reds? - e si mise a
ridere come un matto.
“Claudio,
credo di non aver capito” affermai dubbioso.
- Cap, ma io non
stavo parlando di quello sgorbio. A dire il vero non ci avevo proprio
pensato, non l’avevo nemmeno considerata come una ragazza - Maschiaccio. - Io
parlavo della Colli, quella strafiga della D - Mi
sa che parliamo di persone diverse.
“Capisco”
- La Reds
è una secchiona fuori dal comune. Brutta - Era
bella. - Con gli occhiali - Magari
porta le lenti. - Non ride mai - Eppure
ora sta ridendo di gusto con Ale. - Sempre vestita informe e
non so nemmeno se le abbia le forme a dire il vero - Eppure
le sue curve me le ricordo. - Non
vuole mai fare sport con la classe - Eppure
qui è sempre a fare pallavolo in acqua. - Non
credo abbia amici, è così asociale - Qui
li ha gli amici. –
Ma perché mi chiedi di quel mostro? - E’
così spontanea. Tranne che con me.
“No
niente. Anzi ti ringrazio per le informazioni sulla Colli. La
lascerò perdere visto che è già
impegnata” gli risposi. Non stavo pensando alla Colli. Matty.
- Sì
lasciala perdere, non ne vale la pena. Ce ne sono tante altre belle in
giro! - Matty.
“Ok
grazie mille! Ah mi raccomando non ti strafogare di dolci che se
ingrassi poi diventi lento a correre!” gli dissi per
distrarlo da Matilde. Matty.
- Ehi io non
ingrasso - mi rispose offeso.
“Dai
passa buone vacanze! Ciao Carlo”
- Ciao Cap! E
non strafare con le donne mi raccomando! -
Misi via il
telefono e ripensai alle parole del mio amico.
Brutta. Con gli
occhiali. Non ride mai. Sempre vestita informe e non so nemmeno se le
abbia le forme a dire il vero. Non vuole mai fare sport con la classe.
Non credo abbia amici, è così asociale. Mostro.
Questa non sei
tu Matty. Non sei così. Come sei veramente? Cosa nascondi
ancora? Perché ti conoscono così diversa a Genova?
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Capitolo 4 *** Goccioline ***
Goccioline
“…
e così alla fine mi ha baciata ma non è stato
niente di
che..” Ilaria stava continuando a raccontarmi della sua magnifica – a detta sua, prima
che l’avesse vissuta – serata
passata col bagnino. In
pratica mi aveva
detto che non era stata niente di che! E sì che lui era
bello, avvenente,
sensuale, muscoloso e divino baciatore, ma in quanto a parole era meno
di zero
e Ilaria amava parlare.
“..
Matty ma mi stai ascoltando?”
“Eh?
Cosa? Sì scusa, sì ti ascolto. In pratica non lo
rivedrai più, no? Alla fine il succo è
questo!” le risposi sorridendo, sperando
che non capisse che mi ero persa a pensare ad altro.
“E poi
dicono che il dono della sintesi non è donna! Questo
perché nessuno ha mai conosciuto te! E comunque
l’ho visto che stavi pensando
anche ad altro! Ti giustifico solo perché so che riesci a
sdoppiare il tuo
cervello e ad ascoltarmi mentre pensi ai fatti tuoi.. Certo che sei
proprio una
stronza eh!” mi disse ridendo. Stronza?
“E
cosa avrei fatto per meritarmi un appellativo simile, di
grazia?” le chiesi curiosa. Io non
sono
stronza. O almeno non lo sono ora.
“Potevi
dirmelo che quello nuovo ci provava con te!” rispose
lei ammiccando a spalmandosi un po’ di crema protettiva.
La guardai
stralunata. Quello
nuovo? Simone. Provarci?
Sì
forse. Con me? Di sicuro no.
“Temo
che tu abbia ancora le allucinazioni sai? Questo sole ti fa davvero male Ila!” le risposi
cercando
di deviare il discorso, cosa che tra l’altro non mi era mai
riuscita.
“Io
non ho le allucinazioni, o almeno non sui ragazzi delle
mie amiche!!” rispose lei continuando a cospargersi di crema.
Che poi dovevo
ancora capire come facesse ad abbronzarsi con tutta quella crema che si
dava.
“E da
cosa lo avresti capito che ci prova con me? Da come
ieri sera si strusciava su quella rossa dalle labbra rifatte o da come
ora sta
ammiccando verso la barista?” risposi fiera delle mie
osservazioni.
“Ma
bene! Allora ammetti che lo hai guardato! E brava
Matty..” Fregata in pieno. Merda.
Certo che per queste cose ero davvero una frana.
“Cos-…
ma no! Figurati! Sei tu che vaneggi.. “ Ilaria mi
guardava storto. “Ok non è che vaneggi, solo che
non è che lo stavo
guardando..” Ilaria continuava a guardarmi storto e
iniziò a sbuffare. “Sì, ok
forse l’ho guardato ieri sera e anche ora” Ilaria
cominciava a sorridermi maligna.
“Non è che l’ho proprio guardato,
è che sono curiosa!” Ilaria alzava gli occhi
al cielo. “Vabbè sì sono un
po’ più che curiosa” Ilaria che
sorrideva
soddisfatta.
Ecco
come farsi fregare
in 5 passi senza sentir pronunciare una sola parola. Sarebbe un
ottimo titolo per un
manuale sul comportamento umano. Strano che non l’abbiano
ancora prodotto.
La mia
attenzione venne richiamata dalla mia amica “Ma
pensavo che non lo sopportassi! L’altro giorno mi hai detto
che era un borioso,
montato, figlio di papà arrogante!” mi disse
guardandomi stralunata.
“Sì,
è che ieri abbiamo parlato un po’ e non era
così male
come credevo. Sembra abbia cambiato comportamento verso di me. Magari
ha capito
che non sono una con cui provarci e che non otterrà mai
niente da me e così si
comporta normalmente” le risposi sollevando le spalle.
Ilaria sembrava
assorta in qualche pensiero contorto e per
qualche minuto rimanemmo in silenzio a guardare il mare. Era
così piacevole
stare lì con lei. Non c’era bisogno di parole. I
silenzi non erano imbarazzanti
e ci facevano compagnia mentre entrambe facevamo vagare la mente. Simone. Non sapevo cosa pensare di lui.
Quando ci eravamo conosciuti era stato davvero
strafottente, ma dopo quel discorso da soli - o meglio dopo il mio
monologo -
sembrava cambiato. Magari era solo un’altra facciata la sua,
chi lo sa. Non lo
so, aveva qualcosa di diverso. Non era una ragazzo bello. Ad esempio,
Cristian
era molto più bello. Già,
Cristian.
Mi guardava spesso, mi sorrideva, mi abbracciava. Mi piaceva quando mi
guardava
così. Non avrei saputo
dire come
fosse quel così. Ma era
un così strano. Prima
sembrava uno sguardo
dolce, a volte sconsolato, quasi rassegnato. Altre volte sembrava mi
squadrasse
e, quando me ne accorgevo, levava velocemente lo sguardo e faceva finta
di
niente. Ma io lo vedevo. E arrossivo. Specialmente dopo che mi ero
ritrovata
fissa a guardarlo uscire dall’acqua.
Ero
sulla spiaggia come al solito a prendere il sole. Questa
volta ero da sola. Non avevo voglia di leggere, Freud dopo un
po’ iniziava a
diventare pesante, e così mi ero messa a guardare i miei
amici nuotare. Era
così piacevole stare lì con loro. Mi sentivo
amata, ma soprattutto non mi
sentivo sola. Persa tra i miei pensieri, non mi accorsi di Cristian che
aveva
lasciato il gruppo in acqua e lentamente stava uscendo dal mare. Quando
lo
notai, rimasi fissa a guardarlo. Cavolo era
davvero bello! Era
circa alto 1 metro e 80. Capelli scuri e occhi chiari. Non azzurri. Io
amavo gli occhi azzurri. Erano tipo
grigi. Che strano colore. Aveva
davvero
un bel fisico. Giocava a calcio e quello sport gli aveva fatto mettere
su dei
begli addominali. Erano leggermente accennati, quanto bastava per
sentirli
quando mi abbracciava e mi schiacciava contro di sé. Non
che non fossi
attratta dalle tartarughe che molti si portavano in giro, eh! Per fortuna (per lui si intende) non aveva
le gambe ad arco come avevo visto nella maggior parte dei calciatori. Erano
davvero ridicole le gambe così!
Sono
sicura che se le avesse avute, avrei passato le giornate e sfotterlo
per
questo. E Il mio
sguardo si era fissato
su quegli addominali. No, non ero una maniaca come Ilaria. Ma non potevo negare che mi attirasse
toccarli. Sembravo scema a guardarlo così. Non lo avevo mai
fatto. Ma il fatto
che vedessi l’acqua scivolargli addosso di certo non mi
aiutava a guardare
altrove. Era così sensuale da guardare, che non potei fare a
meno di osservare
le goccioline che dai capelli scivolavano sulle spalle. Quelle
spalle erano
davvero perfette! E poi vedevo
l’acqua
passare sui pettorali, sembrava li stesse accarezzando. E poi
giù, fino agli
addominali. Una miriade di goccioline si posava su quella porzione di
pelle.
Altre invece scivolavano ancora giù. Deglutii. Aveva anche un accenno di V che sembrava
incanalare altre goccioline.
E non potei fare a meno di guardare dove venissero incanalate. ODDIO
ero
una maniaca! Tutta rossa, distolsi lo
sguardo sperando che il mio amico non mi avesse visto. Ma
proprio in quel
momento dovevo avere un risveglio ormonale? Dio, che figure! Cristian sembrava non essersi accorto dei
miei sguardi da ragazza con gli ormoni in subbuglio, e allegramente si
diresse
verso la postazione in cui mi trovavo.
“Allora
scricciolo! Ti va di farti un bagno? L’acqua è
magnifica!” mi disse sorridendo. Da quando aveva
un sorriso così?
“Co-cosa?
U-un bagno? N-no non mi va grazie!” risposi
cercando di essere naturale. Sembravo il principe Albert, duca di York
de “Il
discorso del re”. La mia balbuzie sembrava altrettanto grave
in quel momento.
“Ehi
ma va tutto bene? Sembri strana!” mi chiese lui curioso
e con lo sguardo preoccupato.
“Cos
- oh sì va tutto bene! Benissimo!” risposi con la
voce
più stridula di quanto avessi voluto. Tentai di cambiare
discorso “Vuoi un
asciugamano? Dovrebbe essercene ancora uno non insabbiato”
sembravo una mamma
che si preoccupa per il suo bambino. Niente di
più sbagliato insomma.
“No grazie non mi
serve!” rispose lui sorridendo. Conoscevo quello
sguardo. Ommamma! “Penso che mi
asciugherò in un altro modo!” e mi si
gettò addosso.
Inutile dire che vidi tutto succedere con una lentezza da film di terza
categoria. Lui che sorride. Lui che si avvicina. Lui che si lancia su
di me
mentre sono sull’asciugamano e sembro un’ebete
paralizzata. Lui che si appoggia
con le mani ai miei lati per non pesarmi addosso. Lui, anzi il suo
corpo che
sento aderire al mio totalmente. Io
che divento nell’ordine arancione-rosa-viola-rossa-bordeaux.
Lui che ride. Io
che rido per la disperazione e cerco di spingerlo via appoggiando le
mani sui
suoi pettorali. I miei ormoni che, quando sentono dove ho appoggiato le
mani,
ballano la conga. Io che cerco di zittire i miei ormoni, ma divento
ancora più
bordeaux (anche se non ho idea di come si possa diventare più bordeaux). Lui che si muove e prova a
bagnarmi ancora di più. Io che lo sento muoversi, ma che non
dovrei volere
sentirlo muoversi. I miei ormoni che ballano la bomba. Lui che fa
passare le
mani sulle mie spalle e sulle gambe per bagnarmi meglio. Io che non
dovrei desiderare
sentire le sue mani passare in posti in cui un amico non dovrebbe
passare le
mani. Chiaro, no? I miei ormoni
che
sono passati a ballare la baciata. Io che ammutolisco e mi imbarazzo
ancora di
più. Lui che si diverte. Io che vedo quello sguardo. E mi sciolgo. È la mia fine.
Fummo
interrotti dalle
risate degli altri che stavano uscendo dall’acqua. Cristian
si alzò velocemente
e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi. La accettai volentieri
dato che,
in quel momento, non sarei stata in grado di fare qualcosa di
intelligente da
sola, visto il mio imbarazzo e il mio ebetismo. Quando gli altri ci
raggiunsero,
non sembrò notassero qualcosa di strano e non fecero
battutine assurde. Magari
non c’era niente di strano, dopotutto lo sapevano bene che
era il mio migliore
amico. Ma sembrava
un comportamento da migliore amico quello?
O magari fingevano che non ci fosse nulla di strano, perché
loro sapevano
qualcosa che io non avrei dovuto sapere, ma che in realtà
sapevo. Era tutto un
assurdo casino e io ci ero finita dritta in mezzo. Ottimo!
Venni
riportata al
presente dalla mia amica Ilaria “Matty tutto bene? Sei
diventata rossa
all’improvviso ma non ho capito perché!”
mi chiese Ila preoccupata.
“Oddio
a cosa stavi pensando? Oddio stavi pensando a
Simone?? Hai fatto sogni sconci su Simone?? Devi dirmi tutto
tuttissimo!
Muoviti!” Trillò esagitata la mia amica. Cavolo!
E adesso?
Decisi che,
vista la mia confusione, sarebbe stato
intelligente parlare con qualcuno e così mi sfogai con lei.
“Non lo so! È tutto
così assurdo! Se ne sta lì a giocare! E poi
l’anno scorso ho scoperto una cosa
che non avrei dovuto scoprire!” feci per continuare ma lei mi
interruppe.
“L’anno
scorso? Ma l’hai conosciuto quest’anno!”
affermò
strana. Quest’anno?
“Quest’anno?”
Almeno
cervello e bocca si muovevano in sincronia. “Ma se
lo conosciamo da anni!
Ila ma stai bene?” chiesi veramente preoccupata.
“Oddio
ma di chi stai parlando Matty?”
“Ma di
Cristian! Scusa, ma di chi pensavi che parlassi?” Le
chiesi non capendo dove volesse andare a parare.
“Cristian??
Oddio! Io pensavo parlassi di Simone! Stavamo
parlando di Simone prima, di come il suo comportamento era cambiato
verso di
te!” Simone?
“Simone?
Cos - oh no no! Io parlavo di Cri!” risposi tutta
rossa. “Stavo parlando di Cristian”.
La mia amica mi
guardò confusa per quelle che mi sembrarono
ore, ma dopo un paio di minuti effettivi mi rispose “Scusa,
ma temo di essermi
persa nei tuoi viaggi mentali..”
Sospirai
rassegnata e mi misi a raccontarle ciò che sapevo e
cosa avevo provato e vissuto.
“Te la
faccio breve. Allora, l’anno scorso ho scoperto per
caso che Cristian ha una cotta per me, ho sentito che ne parlava con
Ale e lo
so che non avrei dovuto ascoltarli! Dannazione, lo so! Ma sai anche che
sono
curiosa come una scimmia e non ce l’ho fatta ad andarmene.
Tra l’altro
all’inizio non sapevo nemmeno che stessero parlando di me, e
c’ero rimasta male
scoprendo che Cri non si era confidato con la sua migliore amica.
Comunque,
fatto sta che sono rimasta lì ad ascoltarli e ho sentito Cri
parlare delle
sensazioni che provava a stare vicino a questa ragazza e bla bla bla
mentre Ale
lo ascoltava attento. Dopo tipo dieci minuti di elogi e descrizioni da
brivido,
Ale ha chiesto se la ragazza sapesse di tutto questo. E Cristian ha
risposto
“Figurati se vado da Matty a dirle una cosa del genere! Lo
sai anche te che
fuggirebbe a gambe levate e
non voglio
allontanarla da me!””
“Oddio!
Ti prego continua!” mi incitò Ilaria con gli occhi
sbrilluccicosi.
“Ecco
immagina come sono rimasta io! Sono scappata da quel
discorso e nei giorni seguenti ho evitato Cri”
“Sì,
infatti mi ricordo che ti eri isolata per qualche giorno
l’anno scorso. Ma come mai non mi hai detto niente? Siamo
amiche!” mi chiese
dispiaciuto. Che pessima amica ero.
“Lo so
hai ragione! Ma sai anche come sono fatta! E non
volevo che lui provasse quelle cose! Era il mio
migliore amico! Non volevo perderlo!” risposi
agitata.
“No
aspetta non capisco. Non volevi perderlo come amico? Ma
prima non hai detto che pensavi a Cristian? E dal colore che hai preso
non
sembrava pensassi a lui come amico! Magari pensavi al suo
di amico!” mi disse
ammiccando vistosamente. Oddio! Che
imbarazzo! Forza Matty, ora o mai più.
“Oddio
Ila smettila! Mi sento già una maniaca così! Non
c’è
bisogno che peggiori la situazione!” risposi vergognosa
mentre mi coprivo il
viso con entrambe le mani.
“Non
ci posso credere!” disse lei “Hai davvero pensato a
Cristian in quel modo! Sono fiera
di
te Matty!” Si alzò in piedi e con tono solenne
disse “Qui giace la parte pudica
di Matty! E adesso diamoci alla pazza gioia!” e mi si
lanciò addosso ridendo. Diamoci
alla pazza gioia!
Titubante le
dissi “Ila c’è un altro
problema” e abbassai lo
sguardo.
“Oddio
l’hai già baciato? Dimmi di si, dimmi di si, dimmi
di
si! Giuro che non mi arrabbio!” mi disse con quegli occhi che
mi ricordavano
tanto il Gatto con gli Stivali di Shrek.
“N-no
no e non so nemmeno se voglio farlo!”
“Ma
sei totalmente scema?” mi urlò. Scema?
Sì, direi di sì.
“Shhh
ma che cazzo urli!” le dissi cercando di tapparle la
bocca con le mani.
“Tu
sei scema per forza! Cioè, sai che quel gran pezzo di
ragazzo ti muore dietro, e tu lo vuoi ignorare????”
“Non
lo sai se mi viene ancora dietro! Magari si è trovato
una ragazza e ha scopato come un riccio con lei! Che ne sai! E poi non
voglio
rovinare la nostra amicizia!” risposi pungente. Al diavolo, l’imbarazzo!
“E poi lo sai come sono, no? Una stupida
imbranata!” conclusi esasperata.
“Ma se
hai baciato quel tizio della tua scuola..” mi riprese
lei. Già.
“Sì,
ma non vuol dire niente. Sono stata una stupida e ho
sbagliato, ma lui mi aveva circuito e io, innocente ragazza, sono
caduta nella
sua rete!” ricordai amaramente.
“Ma
cos’è, un pescatore?” chiese divertita
Ilaria. U-un pescatore?
“Ah ah
ah! Guarda che muoio dal ridere!” però aveva
ragione.
Ero stata davvero un’ingenua con lui, avevo creduto alle sue
parole perché
volevo essere amata, ma ormai lui non contava più niente.
Era solo parte del
passato, poco piacevole tra l’altro.
“No ti
prego non morire! Ora che finalmente hai ritrovato i
tuoi ormoni perduti, potrò parlare con te di baci, amore,
sesso, sesso orale,
sesso selvaggio, posizioni..” Oddio!
“Oddio
Ila no! Non sono maniaca come te!” le risposi
imbarazzatissima. Io che non dovrei
desiderare sentire le sue mani passare in posti in cui un amico non
dovrebbe
passare le mani. Oddio basta!
“Oh ma
vedrai che presto parleremo di tutto!” fece lei
civettuola.
“No no
Ila ti prego! È un segreto! Non ci sto capendo niente
nemmeno io! Ti prego!” la supplicai.
“Tranquilla
tesoro! Non ho intenzione né di dire né di fare
niente! Almeno per ora..” Grazie a
Dio! “
E comunque io direi che abbiamo un altro problema al momento! Di Simone
che
vuoi farne?”
“Simone?” non ci stavo
capendo più niente. Ormai il mio cervello si era
stand-byzzato del tutto.
“Massì”
mi disse lei con fare saccente “Quel povero ragazzo
sembra attratto da te come da una calamita! Sarà
divertente!”
“Cosa
sarà divertente?” chiesi per sapere di
più.
“Vedere
che faccia farà quando alla festa di domani, ti
presenterai tutta sexy e bellissima!” Shock.
Paralisi. Bocca spalancata e sguardo allucinato. No,non era
il comportamento
che mi sarei aspettata da lui, quella era la reazione che avevo avuto
io in
quel momento. Shock. Paralisi. Bocca
spalancata e sguardo allucinato.
“Matty
stai bene?” mi chiese la mia amica sfiorandomi una
spalla “Sei un po’ pallida!”
“Cos-
oh sì sto bene!” finsi. Dopotutto,
cosa avevo da perdere? “Che festa
c’è domani?” mi
informai.
Ilaria mi
sorrise radiosa “Al Palma Beach c’è una
festa in
maschera! E noi dobbiamo assolutamente partecipare! È
l’occasione perfetta per
svelare un po’ di altarini!” mi disse fiduciosa. Occhio Ila, che alcuni altarini riguardano anche te!
“E sei
sicura che siano tutte cose che riguardano solo me?”
le chiesi perfida e con quello sguardo ammiccante che di solito svettava sul suo viso.
Lei mi
guardò un po’ preoccupata e poi mi disse
“Matty cosa
sai che io non so?” So tante cose.
“Oh
niente! Solo una cosuccia! Ma domani spero capirai anche
tu di cosa si tratta!” risposi cercando di minimizzare. Quella serata sarebbe stata davvero rivelatrice!
Lei mi
guardò ancora più dubbiosa poi disse
“Vabbè vedremo!
Su su andiamo ad avvisare i boyz! Così hanno il tempo per
prepararsi a dovere!”
Ci dirigemmo
tutte allegre dai ragazzi che in quel momento si
erano riuniti e stavano - ma guarda un
po’
- parlando di calcio.
Ilaria interrupe
tutti i loro discorsi e disse “Allora
fanciulli! Un mio amico mi ha detto che domani sera ci sarà
una festa in
maschera al Palma Beach! E dobbiamo assolutamente partecipare! Secondo
le regole
per la serata, i maschi possono mascherarsi ma devono lasciare il viso
scoperto
e devono essere riconoscibili, mentre le ragazze devono essere
irriconoscibili!
In pratica avremo delle ottime maschere sul viso! Tutto
chiaro?” chiese la mia
amica esaltata. Le ragazze devono essere
irriconoscibili.
“Ma
non è giusto!” disse Ale
“Così le ragazze ci vedono ma
noi non possiamo sapere come sono loro! E se sono
orrende????” chiese
preoccupatissimo. Che razza di
preoccupazione assurda.
Ila
liquidò così la questione “Per una
volta che si fa una
cosa diversa, hai di che lamentarti? Bah”
“Vabbè
ma almeno il corpo possiamo vederlo, no?” chiese
malizioso il nuovo arrivato. Simone.
“Sì,
certo che sì, maniaco” gli rispose Ila
“Ma magari per una
volta starete con una persona non solo perché ha un bel
viso! No, eh? Comunque,
siccome voi non potete sapere chi si nasconde dietro ogni maschera, io
e Matty
andremo da sole al Palma e se ci riconoscerete bene, se no
amen!” disse Ila
gasata “Bene noi andiamo a decidere come vestirci, a dopo
boyz!” li salutò Ila velocemente.
“Ciao
a dopo” dissi poco convinta.
Al Palma beach.
Con una maschera. Siccome voi non potete
sapere chi si nasconde dietro ogni maschera, io e
Matty andremo da sole al Palma e se ci riconoscerete bene, se no amen!
Oh
sì, sarebbe stata davvero
una sera
interessante!
Eccoci qui alla
fine
di questo nuovo capitolo!
Ci tengo a
precisare
qualche cosa:
- Il principe
Albert, duca di York de
“Il discorso del re” è il protagonista
de “The King’s Speech”, ottimo film con Colin Firth
e Geoffrey
Rush.
Se non lo avete visto, ve lo consiglio assolutamente!
- Freud
penso non abbia bisogno di spiegazioni, ora sto leggendo dei libri sui
lapsus e
sulle fobie e sono interessanti anche se parecchio ripetitivi.
-
Il gatto
con gli Stivali di Shrek è
magnifico! Ho anche visto il cartone uscito sotto Natale ed
è carino!
Direi che non
c’è altro! Fatemi
sapere se vi è piaciuto!
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 5 *** La festa in maschera ***
La festa in maschera
Non sono mai
stata abituata a passare ore davanti allo
specchio. Di solito mi preparavo velocemente e senza troppi problemi.
Andando a
scuola non avevo mai fatto troppo caso a cosa indossassi o a come lo
indossassi. L’importante era essere civilmente vestita, ma
non ho mai amato
“ammirarmi” ore ed ore davanti allo specchio. Che
inutile perdita di tempo!
Bene, ogni
tipo di pensiero simile a quello NON passava in
quel momento nel mio cervello. Sarei potuta rimanere ore a guardarmi.
Ore ed
ore a rimirare che splendido lavoro avesse fatto Ilaria.
Già. Era stata lei a
pensare a tutto, a sistemare ogni cosa e a trovare i vestiti adatti. Ed
era
stato un capolavoro! Cioè, non che io fossi un capolavoro,
ma Ila aveva fatto
un capolavoro su di me!
Per iniziare,
quel pomeriggio mi aveva costretta ad andare
dal parrucchiere! No, ma io dico! Dal parrucchiere! Non ci si va
l’estate: i
capelli con la salsedine si rovinano ed è meglio tagliarli a
fine vacanza!
Invece lei aveva insistito così tanto che alla fine avevo
ceduto ed ero uscita
da quel posto infernale con un caschetto! Un caschetto! Un
C-A-S-C-H-E-T-T-O!
C’è poco da ridere… Non era male! Era
di quelli scalati, più lunghi davanti e
più corti dietro! Sì mi donava, ma soprattutto mi
faceva sembrare più grande!
Dopo il taglio
alla Rhona Mitra di Doomsday (perché era a
questa attrice che Ilaria aveva detto di essersi ispirata), mi aveva
riportata
in campeggio come fossi stata una diplomatica che deve essere protetta
o
un’attrice che non vuole essere vista dai paparazzi!
Occhialoni scuri,
fazzoletto in testa e comportamento furtivo! E tutto semplicemente
perché non
voleva che i boyz ci vedessero! Per il suo piano malefico!
Lei voleva che
nessuno ci riconoscesse e quindi aveva optato
per un taglio drastico di capelli! Voleva farmeli tingere di biondo, ma
mi ero
categoricamente rifiutata! Non sarei diventata bionda platino per
niente al
mondo!
Adesso, dopo 3
ore di preparazione nella sua stanza al
residence del campeggio, non mi sembravo nemmeno io!
Le sarebbe
piaciuto farmi indossare qualcosa di stupido come
un vestito alla Sailor Moon con tanto di scettro del potere e guanti
bianchi
(in modo che lei potesse vestirsi simili a me, tipo Sailor Venus o
Sailor Mars)
ma glielo avevo impedito per il nostro bene. Aveva pensato di farmi
fare
Catwoman per essere sexy, ma mi ero nuovamente rifiutata! Sì
che era sera, ma
vestita in una tutina di pelle nera avrei avuto un caldo infernale!
Questa era
la scusa che le avevo rifilato pur sapendo che non mi avrebbe creduto,
ma lei,
da ottima amica, aveva accettato la scusa: in realtà non
sarei andata in giro
vestita di pelle per niente al mondo! E quindi aveva ceduto a farmi
vestire
quasi normale, ma con una maschera a forma di farfalla che non mi
avrebbe fatta
riconoscere. Poi avevo semplicemente una camicetta azzurro pastello e
una gonna
nera a pieghe che era semi-svolazzante. Ridicola. Ero ridicola. Ma
Ilaria mi
aveva convinto. E poi ovviamente scarpe alte! Quelle non potevano
mancare! E sì
che la discoteca si chiamava Palma Beach, ma non era mica su una
spiaggia
(peccato avrei osato dire, così almeno costume e infradito e
via in acqua).
Lei si era
vestita con un paio di short e una canottiera,
anche lei semplice ma sobria e poi con una maschera come la mia. Trucco
accennato sugli occhi e lucidalabbra a iosa. Eravamo pronte!
La mia amica
mi affiancò davanti allo specchio “Matty tutto
bene?” mi chiese vedendo che ero un tantino agitata.
“Sì
tutto bene.. Notavo che non mi si riconosce ad un primo
sguardo, ma mi sa che loro ci sgameranno subito!” le dissi
quasi fiduciosa che
il suo piano non funzionasse.
“Figurati!
Tra la calca di persone, l’alcool in circolo, la
musica assordante e le luci psichedeliche sarà
già tanto se riusciranno a
riconoscersi tra di loro!” civettò lei.
“Non
sono sicura di voler fare questa cosa, non potremmo
semplicemente andare lì da loro e dirgli che siamo noi?
Almeno non passerò la
serata da sola mentre te ti fai distrarre da qualche aitante
sconosciuto!” le
proposi speranzosa.
“Stronzate!”
mi disse lei “Starò con te fino a quando
sarà
necessario e poi sarai te a non volermi più tra le scatole,
te l’assicuro!” mi
rispose ammiccando. Io?
“Ila
non credo succederà, sai? Non vedo cosa dovrebbe
succedere di così particolare da obbligarti a lasciarmi da
sola!” le chiesi non
capendo. Speravo che non intendesse fare casini o farmi fare dei casini.
“Oh
ma tu non sarai sola! Comunque non voglio dirti niente di
più, goditi la serata e quel che sarà
sarà!” mi disse la mia amica sorridendo.
Quel che
sarà sarà! Mi ripetevo
nella mia testa mentre i
genitori della mia amica ci accompagnavano alla tanto attesa serata.
Ci fecero
scendere davanti all’ingresso, ci fecero le solite
raccomandazioni da genitori e poi se ne andarono. Non avevamo problemi
per l’orario
di ritorno, il campeggio aveva messo a disposizione un pulmino in modo
che i
genitori non si dovessero preoccupare.
La discoteca
si presentava luminosa: era l’unica parola che
mi veniva in mente in quel momento. Era tutta completamente
all’aperto e le
luci venivano sparate anche in aria: era uno spettacolo incredibile,
sembrava
il faro con cui il poliziotto James Gordon chiamava Batman lasciando
che si
vedesse una luce in cielo coperta dal suo simbolo del pipistrello.
Batman era
la mia ossessione. Era incredibile! Io e Ila rimanemmo davanti
all’ingresso ad
ammirare il tutto finché lei non mi trascinò
all’entrata euforica al massimo.
“Ci
divertiremo tantissimo me lo sento!” disse lei
oltrepassando il cancello all’entrata e lasciando nome e
cognome al buttafuori.
“Vedrai che non te ne pentirai” mi disse facendomi
l’occhiolino.
La discoteca
era già abbastanza piena, qua e là erano
sistemati gazebi molto illuminati e spaziosi, sotto i quali diverse
persone si
erano già lanciate a ballare. Dopo un giro iniziale di
ricognizione, io e la
mia amica ci eravamo sedute su due sedie intorno al gazebo in cui si
ballavano
le musiche degli anni ‘80 e ’90. Ci sembrava un
buon posto da cui iniziare a
scatenarci. Stavano passando gli Eiffel 65 con Blue e ci lanciammo in
mezzo
alla pista! Adoravo quella canzone.
I'm
blue daba dee
daba dy
aba
dee daba dy
aba
dee daba dy aba dee daba dy
aba
dee daba dy
aba
dee daba dy aba dee daba dy
Io
e la mia amica ballavamo insieme divinamente e lei sapeva muovere
in maniera così sexy che quasi la invidiavo. Intanto, mentre
noi ballavano
nella nostra bolla di divertimento, iniziava ad arrivare gente, ragazze
mascherate nei modi più impensabili (avevo visto Lady Gaga e
Puffetta
guardandomi in giro) mentre i maschi erano a volto scoperto come da
regolamento.
We're leaving together,
But
still it's farewell
And
maybe we'll come back,
To
earth, who can tell?
I
guess there is no one to blame
We're
leaving ground
Will
things ever be the same again?
It's
the final countdown...
Era
un anno che non andavo a ballare e mi stavo
divertendo davvero una marea. Ilaria ballava scatenata davanti a me e,
finita
la canzone, mi propose di cambiare genere. Ci dirigemmo nella sezione
commerciale: era il genere che preferivo, conoscevo le canzoni e spesso
anche i
testi.
I
wanna make up right now na na
I
wanna make up right now na na
Wish
we never broke up right now na na
we
need to link up right now na na
“Ila
ti va se rimaniamo qui?” le urlai in un
orecchio per non essere coperta dalla musica alta. Lei mi fece segno ok
e così
ci lanciammo in pista carichissime. Mentre ballavamo mi guardavo in
giro per
vedere di trovare i ragazzi. Volevo sapere cosa avrebbero fatto senza
di noi e
se ci avrebbero riconosciute così vestite.
Dopo
aver ballato altre due canzoni, decisi di
spostarmi un po’ verso l’esterno del gazebo per
prendere un po’ di aria. Era
diventata pesante vista la quantità di gente e nonostante
fossimo all’aperto.
Mi appoggiai a una staccionata continuando a guardare la mia amica che
ballava
circondata da ragazzi ma a cui non prestava la minima attenzione.
Everybody is livin it up (Uh)
All
the fellas keep lookin' at us (cuz)
Me
and my girls on the floor like what
While
the DJ keeps on spinnin the cut
“Ehi
ciao ragazza!” sentii una voce
chiamarmi dietro di me e mi girai per vedere da chi provenisse. Ero
riuscita a
sentirla senza troppa fatica perché la musica in quel punto
non arrivava così
assordante. Merda.
“C-ciao”
gli dissi riconoscendolo
all’istante. Cristian.
Era
bellissimo. Mi avrà riconosciuta?
“Sei
qui da sola?” mi chiese. Non ci
stava provando con me, vero? Sì
direi di sì. Ma mi aveva
riconosciuta?
“No,
c’è la mia amica lì in mezzo a ballare,
ma mi sono presa una pausa..” gli risposi incerta indicando
un punto a caso in
mezzo alla pista.
“Allora
non verrò picchiato da nessuno se ti offro qualcosa,
vero?” mi chiese speranzoso e sorridendo. Da
quando aveva un sorriso così?
“N-no
figurati..”
continuai a rispondergli in maniera titubante. Non pensavo mi avesse
riconosciuta. Tanto valeva vedere come si sarebbe comportato.
Ci dirigemmo insieme al
bar. Il barista mi sorrise smagliante e io contraccambiai, poi mi
chiese “Cosa
prendi dolcezza?” Ma tutti stasera
ci
dovevano provare? Ilaria aveva davvero fatto un ottimo lavoro.
“Prendo uno
spr--“ mi
fermai giusto in tempo prima di dire spritz. Se avessi detto spritz,
Cristian
avrebbe potuto fare 1+1 e mi avrebbe riconosciuta dopo poco. Lui sapeva
che
l’unica cosa alcolica che bevevo era lo spritz, mi piaceva
perché era amaro.
Per non smascherarmi subito dissi la prima cosa che mi venne in mente
“Un sex
on the beach” mi sembrava che Ilaria me ne avesse parlato.
Lei era
un’intenditrice, beveva poco ma sapeva scegliere bene. Il
barista mi porse il
mio bicchiere e passò a Cristian il suo contenente
Caipiroska. Ci allontanammo
dal bar e lui iniziò a farmi domande.
“Come ti
chiami?” mi
chiese guardandomi dritta negli occhi.
“Ma--“ mi
fermai appena
in tempo. Stavo per commettere l’errore numero due. Se avessi
detto Matilde,
sarebbe stato come dirgli sono io, Matty! Optai per una mezza
verità. Ok era una bugia.
“Per stasera sono
Martina” gli risposi alla fine.
“Per
stasera?” mi guardò
curioso. Sì, per stasera.
“Sì! Le
conosci le regole
della serata, no? Le ragazze non devono farsi riconoscere..”
gli dissi cercando
di sembrare velatamente sexy.
“Uhm, va bene hai
ragione. Comunque io sono Cristian, piacere!” mi rispose
smagliante.
Strinsi la mia mano nella
sua “Piacere” Che mano
calda che aveva.
Piacere.
“Che belle mani che
hai!”
mi disse di getto continuando a stringere la mia. Brivido.
“Uh g-grazie”
gli risposi
mentre la mia mano si beava di quel contatto.
Restammo qualche minuto
in silenzio a guardarci negli occhi e poi a spostare lo sguardo intorno
a noi.
Silenzio imbarazzante. Chissà cosa stava pensando lui. Mi aveva riconosciuta?
“Quanti anni
hai?” ci
chiedemmo nello stesso istante. E scoppiammo a ridere.
“16” gli
risposi. Era la
verità, era inutile mentire su quel punto.
“Io 17” mi
disse lui.
Iniziammo un po’ a parlare di sport, di amici, di scuola.
Evitavo di dirgli
frasi o di descrivere situazioni che sapevo di avergli già
raccontato come
Matilde, e lui sembrava sinceramente curioso. Parlare con lui era
piacevole
come era sempre stato e anche lui se ne accorse. Non si crearono
più momenti
imbarazzanti fin quando non decisi di chiedergli un fatto molto
privato, giusto
per farmi del male da sola.
“Sei
fidanzato?” Sei una stupida!
Che razza di domanda
idiota. Lo sapevo che non era fidanzato, ma la Martina che impersonavo
non
poteva saperlo. Sarebbe stata una domanda
logica, no? Ma secondo te se ci prova con te è
fidanzato? Magari è uno di
quelli che nelle vacanze si diverte mentre la fidanzatina è
a casa che si
dispera per la sua assenza. Ma io lo
conosco e lui non è così. Ma Martina
non lo sa! Quello sdoppiamento mi
mandava fuori di testa. No, non ero
matta. Semplicemente sembrava che lo fossi.
Mi guardò un
po’ sorridendo
e poi mi disse “No, non sono fidanzato..” e
lasciò la frase in sospeso. Cos’è
quello sguardo che vedo?
“Sembra che ti
dispiaccia
parecchio..” gli dissi cercando di orientare il discorso su
possibili ragazze. Dopotutto ero una donna
(quasi donna) ed ero
per natura curiosa, quale miglior modo per mettere a tacere la mia
curiosità se
non quello di farla soddisfare dalle sue parole?
“In effetti
sì. La
conosco da un po’, ma lei mi reputa un amico e non voglio che
mi allontani..” Oddio gli piacevo
ancora! “E non so
nemmeno perché sto qui a parlare a te di lei, anzi scusa!
Anche perché sto
cercando di togliermela dalla testa..”
Decisi di buttarmi. Col
senno di poi mi resi conto che in quel momento avevo fatto la
più grande
cazzata che potessi fare “Se vuoi ti aiuto
io…” non so cosa diavolo mi fosse passato per la mente. Ma almeno
lo vidi sorridere
malizioso, mi prese la mano e mi portò in pista a ballare.
Pictures
of last night
Ended up online
I’m screwed
Oh well
It’s a black top blur
But I’m pretty sure it ruled
Last
Friday night
Yeah we danced on tabletops
And we took too many shots
Think we kissed but I forgot
Iniziammo a ballare
insieme. Non avevo mai ballato in questo modo
con lui. Le sue mani
erano sui miei fianchi e non sembrava intenzionato a levarle da
lì. E a me
stava bene dove fossero. La musica ci trascinava in pista e non ero
intenzionata più a muovermi da lì.
C’era armonia nel modo in cui ballavamo
insieme. Andavamo a ritmo e sentire i suoi pettorali contro la mia
schiena non
andava affatto bene. Non avrei dovuto ballare così con lui. Non sapeva che ero io. Non gli lasciavo
scelta in questo modo. Ma stavo troppo bene con lui e non avevo la
forza per
distaccarmi. Decisi di non muovermi. Non avevo voglia di pensare. Le
conseguenze le avrei pagate dopo. Ero
così completa. Finalmente stavo capendo cosa mi
suscitava la sua presenza.
Cambiarono
nuovamente canzone ma noi continuavamo a
ballare, finché mi ritrovai faccia a faccia con lui. Mi
guardava e sorrideva. Era così
bello. E mi sorrideva. Non sapeva
chi fossi realmente ma mi
sorrideva. Lo vidi avvicinarsi piano piano a me. Sapevo come
andavano
queste cose. Mi avrebbe baciata. Ma lui pensava di baciare
un’altra. Questa
fatidica Martina. Non Matilde. Non Matty.
Non sarebbe stato giusto baciarlo così. Prima di permettere
alle sue labbra di
baciarmi, lo allontanai posando le mie mani sul suo petto. OMIODIO! Dovevo rimanere lucida e
tranquilla. Non dovevo fare
casini. O Merlino che spalle!
Matty,
concentrati per la miseria.
“N-no
fermo. No ti prego scusa” e scappai via senza
dargli tempo di rispondere. Non mi venne dietro, non mi
chiamò, non urlò il mio
nome. Semplicemente rimase lì. Fermo. Mentre io scappavo da
lui e dalle
menzogne che gli avevo raccontato. Mi fermai vicina al gazebo dove
passavano la
musica house. Era un genere che non mi entusiasmava, ma meglio di
niente. La
testa scoppiava. Mi veniva da piangere. Non doveva accadere
così. Ero stata una
stupida a non dirgli subito chi fossi. Appoggiata su una staccionata
guardavo
le persone ballare e divertirsi a tempo di quella musica semi-metallica.
Persa nei miei
pensieri, non vidi un ragazzo che si
avvicinava. Simone. Ma che diavolo
avevano tutti quella sera? O ero riconoscibilissima o Ilaria mi aveva
reso uno
schianto.
“Ciao
bellezza!” mi salutò lui ammiccando. Per Merlino!
“Ti ho
visto e non ho saputo resistere. Io sono
Simone, ti va di ballare con me?” mi disse porgendomi la mano.
Razionalmente
non avevo molta voglia di rilanciarmi in pista e quella musica non era
il
massimo. Ma tra l’alcool in circolo e la poca voglia di
rimanere da sola
(Ilaria era sparita) accettai la sua offerta. “Piacere
Martina. Sì andiamo” e lo
seguii mentre mi portava al centro della pista.
Non
avevo mai fatto una cosa del genere. Stavo ballando con il secondo
ragazzo in
quella serata. Di solito non ballavo mai con nessuno, ma quella sera
era
successo. Non che avessi fatto qualcosa di male, ma non era da me
comportarmi
così. Anche ballare con lui non era male. E
poi sorrideva sempre. Non mi stava troppo appiccicato e mi
lasciava libertà
di movimento. Alcune volte avevo visto ragazzi attaccarsi come cozze ai
fondoschiena delle ragazze con cui ballavano, e non capivo come le
suddette
ragazze facessero a sopportare un contatto così da quello
che, probabilmente,
era poco meno che uno sconosciuto. Ballammo insieme per un
po’, quando anche
luì iniziò ad avvicinare il suo viso al mio. Mi
guardava le labbra e poi mi
guardava gli occhi. Faceva la spola tra occhi e labbra e sorrideva. Non
volevo
che mi baciasse nemmeno lui. Ma lui aveva tutta l’intenzione
di farlo. Quando
lo vidi avvicinarsi lo fermai. Senza scappare come avevo fatto prima.
Lo fermai
e basta. Poi gli dissi nell’orecchio “Non mi sembra
il caso, ti conosco appena”
non so come feci a rimanere calma e a non scappare. Era la seconda
volta che
quella sera qualcuno provava a baciarmi.
Lui
mi rispose “Hai ragione scusa, ma sei così bella
che non ho saputo resistere.
Scusa” e abbassò lo sguardo. Mi
aveva
chiesto scusa? Sembrava anche dispiaciuto. Ma
mi aveva riconosciuta?
“Fa
niente ma ora è meglio che vada” e me ne andai.
Non scappai. Me ne andai e
basta. Ma lui non era della stessa idea e mi prese una mano
raggiungendomi. Io
mi bloccai e lo guardai male. “Lasciami” gli dissi
alterata. Mi lasciò la mano
e feci per andarmene quando mi disse “Avrai anche una
maschera, ma non ho
bevuto così tanto da non riconoscerti Matilde” Merda mi aveva riconosciuta! Mi bloccai
sul posto sentendo quelle
parole. Mi aveva riconosciuta!
“Non
capisco perché tu abbia voluto ballare con me visto che
sapevi chi ero”
continuò lui “Non ti ho riconosciuta subito, ma
poi ho visto i tuoi occhi.
Truccàti e con una maschera quasi a coprirli, ma sono
quelli.” Lo guardai non
sapendo cosa rispondere.
“Non
voglio sapere cosa tu abbia in testa e nemmeno perché tu
abbia ballato così con
me. Ma pensaci. Ti chiedo solo quello” e se ne
andò sparendo tra la folla.
Rimasi lì a
guardarlo andare via. La
serata stava andando sempre peggio. Prima Cristian, ora Simone. Il
primo che
non aveva capito chi fossi, nonostante ci conoscessimo da anni e fosse
il mio
migliore amico. Il secondo che conoscevo da pochi giorni, ma che mi
aveva
riconosciuto. Non sapevo cosa pensare. Era tutto così
assurdo. Erano così diversi.
Assorta
tra i pensieri, mi ritrovai distante dal gazebo della house e mi
accorsi di
essere in una zona della discoteca in cui c’era poca gente. Meglio così. Sarei stata bene
un po’ da
sola. Dovevo chiarire tutto quello che avevo in mente. Dovevo sistemare
questa situazione
con Simone. Dovevo parlare con Cristian. Dovevo,
dovevo, dovevo, dovevo. Dovevo fare un sacco di cose.
Mi
risvegliò la voce di un DJ “Ragazzi! Tra poco
inizierà lo schiuma party! La
pista è quella ancora semi-vuota in fondo alla discoteca!
Forza gente ci sarà
da divertirsi” e fece ripartire la musica alta. Uno schiuma
party nella zona in
fondo alla discoteca. Dove ero io in pratica. Vidi un sacco di giovani
raggiungere la postazione per quella speciale festa. Non avevo mai
partecipato
ad uno schiuma party, ma sembrava divertente.
Tra
le persone vidi la mia amica Ilaria correre verso di me e mi diressi
verso di
lei.
“Matty
tu lo sapevi?” mi chiese lei abbracciandomi e quasi in
lacrime. Che diavolo era successo?
“Ila
che cosa? Ehi ma perché piangi?” le chiesi
stringendola.
“Lu-Luca.
Ho visto Luca..” mi disse lei non fermando le lacrime. Luca? Cavolo.
“Ila
ma perché piangi?”mi stavo preoccupando davvero
tanto e la mia amica non
riusciva a parlare da quante lacrime versava. “Ila cavolo
dimmi, mi sto
preoccupando! Ti ha fatto male? Lo picchio quello scemo..”
dissi pensando a come
fare per vendicarmi delle lacrime che stava facendo versare alla mia
amica.
“N-no
no ferma” mi disse tra i singhiozzi “Non ha fatto
niente di male. L’ho visto e
sono andata da lui” Iniziò a raccontarmi
“Volevo ballare con qualcuno che
conoscevo. Pensavo non mi avesse riconosciuto, visto che abbiamo
iniziato a
ballare insieme non proprio come amici. Pensavo all’imbarazzo
che avremmo
provato dopo, ma stavo bene. A un certo punto ha provato a baciarmi. E
non l’ho
respinto! Non l’ho respinto, capito???” mi chiese
lei infervorata. Non l’ha respinto.
“Capito
cosa? Che non l’hai respinto?” le chiesi
ridacchiando.
“C’è
poco da ridere Matty! Ci siamo baciati e poi mi ha sussurrato
“Era da così
tanto che volevo farlo..” e io lì mi sono
pietrificata! L’ho guardato e sono
scappata! Sono scappata! Io non scappo! Mai! Sono scappata!”
continuava a
ripetere Ilaria shockata.
“Sei
scappata! Sì ho capito! Stasera è la serata delle
fughe” dissi con una risatina
isterica.
“Perché?”
mi chiese lei non capendo.
“Perché
sono scappata prima da Cristian e poi da Simone” le accennai,
sapendo che poi
avrei dovuto farle un resoconto dettagliato al massimo. Sono
scappata.
Lei
mi guardò e scoppiò a ridere e mi disse
“Adesso distraiamoci e andiamo a
ballare, domani mi racconterai tutto, ma ora ho bisogno di
distrarmi” e ci
fiondammo in pista a ballare. Dall’alto stava iniziando a
cadere dell’acqua e
dai lati la schiuma veniva fuori da dei tubicini sul muro. Il pavimento
si
riempì velocemente e ormai tutti quelli in pista erano
bagnati. Eravamo io e la
mia amica. E stavamo ballando. Ci stavamo scatenando insieme. Eravamo
circondati
da ragazzi ma non li degnavamo di uno sguardo ridendo tra noi. Un
po’ della
malinconia che mi aveva riempito la serata fino a quel momento, se ne
stava
andando. Pensavo solo a muovermi e alla musica che mi rimbombava nelle
orecchie. A un certo punto Lo vidi. Stava ballando da solo. Aveva una
ragazza
lì vicino che lo guardava estasiata, ma Lui sembrava non
accorgersene. Era bello. Continuavo
a ripetermi che
fosse bello. Non mi ero resa conto di essermi fermata a guardarlo
finché Ila
non mi disse “Va’ da lui” e mi diede una
spinta per incoraggiarmi.
Mi
avvicinai a Lui continuando a fissarlo. Era
bello. Mi avvicinai ancora. Poi Lui mi vide. Passò
da uno sguardo incerto,poi
a uno sereno e infine a uno sorridente. Mi porse la sua mano e io la
presi e
ricominciammo a ballare insieme. Le stesse emozioni di prima tornarono
fuori
prepotentemente e non riuscii a fare a meno di sorridere. Esattamente
come
prima, vidi il suo viso avvicinarsi al mio ma questa volta non lo
fermai. Mi
baciò delicatamente. Ci baciammo delicatamente. Niente
più di uno sfioramento
di labbra. Poi ci staccammo e rimanemmo a guardarci sorridendo per un
po’, finché
lui non avvicinò le mani al mio volto. Alla maschera. Alla
maschera che celava
la mia identità. Lo lasciai fare. Non potei fare altrimenti.
Volevo sapesse.
Prima però di lasciargli scoprire la mia
identità, gli dissi “Cristian non mi
odiare..” lui mi guardò non capendo e
scrollò la testa. Io lo guardai
sorridendo. Lui iniziò a levarmi la maschera, mentre io
tenevo gli occhi
chiusi. Stava per scoprire tutto. Stava
per scoprire Me.
La
levò. Lo guardai. “Matty..”
****************************************************************************************************************
Fine! Lo so lo so
sono una stronza a
fermare qua il capitolo! Ho già scritto tantissimo e infatti
è un po’ lunghetto,
ma oggi ero ispirata e dopo la mia soddisfazione di ieri in ambito
scolastico
ero pure positiva. Non mi odiate!
Devo chiarire un
paio di citazioni
-
Rhona Mitra è
l’attrice
principale di Doomsday, un film cruento su un virus mortale. La solita
roba che
guardo con mio padre. Ma il suo taglio è davvero very cool.
Mi sono ispirata a
quello anche per il mio!
-
Nel sito
dell’Accademia della Crusca (a
cui sono iscritta xD), viene detto che nonostante sia grammaticalmente
sbagliato dire gazebi, il plurale viene ugualmente usato ed
è accettato. Pertanto
dico gazebi.
-
We're leaving together,
But
still it's farewell
And
maybe we'll come back,
To
earth, who can tell?
I
guess there is no one to blame
We're
leaving ground
Will
things ever be the same again?
It's
the final
countdown...
È
“The final countdown” degli Europe
-
I
wanna make up right now na na
I
wanna make up right now na na
Wish
we never broke up right now na na
we
need to link up right now na na
È
“Right
now” di Akon
-
Everybody is livin it up (Uh)
All
the fellas keep lookin' at us (cuz)
Me
and my girls on the floor like what
While
the DJ keeps on spinnin the cut
È
“It’s
like that” di Mariah Carey
-
Pictures
of last night
Ended up online
I’m screwed
Oh well
It’s a black top blur
But I’m pretty sure it ruled
Last Friday night
Yeah we danced on tabletops
And we took too many shots
Think we kissed but I forgot
È
“Last
Friday Night” di Katy Perry
Se
avete
piacere, lasciatemi una recensioncina!
Alla
prossima!
Dafne
|
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Capitolo 6 *** Casini ***
…
La levò. Lo guardai. “Matty..”
Casini
Mi
guardava e basta.
Non diceva niente, non muoveva un muscolo. Mi guardava e basta. Avrei
voluto
dirgli qualcosa, ma qualsiasi cosa sarebbe stata inopportuna. Avrebbe
dovuto
parlarmi lui. L’attesa era a dir poco snervante. Non ero mai
stata a brava a
leggere negli occhi delle persone e men che meno in quel momento
riuscivo a
scorgere qualcosa. Era impassibile. Con la maschera tra le mani e lo
sguardo
fisso nei miei occhi. La musica continuava a scorrere intorno a noi, le
persone
ballavano, gridavano, urlavano. Noi eravamo fermi.
Quando
ormai
sembrava che l’attesa sarebbe durata in eterno, mi prese una
mano e mi disse
“Vieni con me..”. Lo guardai e gli sorrisi e ci
avviammo fuori dalla pista.
Cercai con gli occhi la mia amica Ilaria che continuava a ballare, ma
che
quando vide che ci stavamo allontanando, mi fece ok con le mani tutta
sorridente. Ma non le dissi niente. Cristian non sembrava esattamente
felice ed
io non sapevo cosa pensare. Non dissi nulla e lo seguii su una panchina
che non
era illuminata particolarmente dalle luci della discoteca.
Ci
sedemmo contemporaneamente
senza guardarci, lui mi lasciò la mano. Mi veniva da
piangere. Ero stata una
stupida a fare quello che avevo fatto. Ma cosa avevo fatto in fondo?
Una
cazzata. In pratica con quella maschera mi ero presa gioco di lui. E
lui non se
lo meritava. Lo avevo trattato come mi trattavano a scuola. Mi
mentivano, mi
prendevano in giro, ridevano di me. Ed io avevo fatto la stessa cosa.
Non
subdolamente come loro, ma di sicuro non avevo avuto un comportamento
del tutto
corretto. Aspettare di sentire la sua voce era estenuante. Le lacrime
premevano
per uscire. Sarei voluta scappare e tornare al campeggio. E piangere,
piangere,
piangere. Mi ero comportata come una stronza con una delle poche
persone che
teneva davvero a me. E lui non se lo meritava. Avrei dovuto essere io a
iniziare a parlare, ma ero una codarda. Non potevo dirgli che mi ero
accorta di
lui. Che nella mia cecità lo avevo visto. Che lo
vedevo. E che i miei ormoni si erano risvegliati dal letargo.
Cosa avrebbe pensato? Da quello che mi aveva detto quando pensava che
mi
chiamassi Martina, sembrava avere una cotta per me. Ma non era quello
il mio
dubbio (che modestia). Il problema era che sapevo quanto fosse
orgoglioso e
sapevo anche quanto odiasse essere preso in giro. Ero un genio. Avevo
esattamente fatto quello che lui odiava. Dovevo complimentarmi con me
stessa.
“Cristian
senti..”
iniziai tentennando, non riuscendo più a sopportare quel
silenzio.
Mi
bloccò sul
nascere “Non dire niente” rispose duro. Merda.
Avevo
fatto davvero
un bel casino. Lui non voleva che io parlassi. Altro che ragazza
matura. Ero
una stupida bimbetta. E lui se ne era accorto. Fossi stata in lui, mi
sarei
odiata. Ma con tutto il cuore, essendo dall’altra parte,
speravo che non mi
odiasse, speravo che riuscisse a passare sopra a questo mio stupido
comportamento. La vacanza era ancora all’inizio ed io
rischiavo di averla
rovinata. Colpa di Ilaria. No, non
era colpa di Ilaria. Lei mi aveva solo spinto a divertirmi e a ballare,
il
casino lo avevo fatto io non dicendogli nulla.
“Cristian,
scusa, io
ho fatto un cas--” riprovai a dirgli.
“NON
DIRE NIENTE” mi
rispose alzando la voce. Doppia Merda.
Lui non alzava mai la voce con me.
Potevo
stare zitta,
dal momento che ero in torto marcio. Dovevo
stare zitta. Ma essere trattata da lui in questa maniera non era nei
miei
piani, nonostante avessi torto marcio. Maledetto
torto marcio.
“Avrò
anche
sbagliato, cazzo. Ma non puoi urlarmi contro. Non ne hai nessun
diritto” gli
risposi alzando la voce. Non avevo urlato semplicemente
perché urlare mi
avrebbe messo ancora di più in torto. Sentendo quelle
parole, lui si girò verso
di me e puntò il suo sguardo contro il mio. Duro. Gelido. Ero proprio nella merda.
“Se
tu stessi zitta
per un attimo e mi lasciassi pensare, avrei qualcosa da dire. Ma
ovviamente
devi fare sempre di testa tua non pensando agli altri, vero?”
mi chiese
cattivo. Non risposi. Non sapevo cosa dirgli.
“Vero?” riprovò.
“No”
gli dissi. Che diavolo di risposta!
“No,
cosa?” mi
chiese lui.
“Non
è vero che non
ho pensato agli altri” gli risposi sicura delle mie parole. Illusa.
“Ah
no?” mi schernì.
“E sentiamo, quando avresti pensato a me? A cosa potevo
pensare io?” continuò a
chiedermi. “Quando? Eh? QUANDO?” alzò la
voce. “QUANDO TI SEI STRUSCIATA SU DI
ME? O QUANDO MI HAI BACIATO? EH MATTY?” Stava urlando.
Urlava. Non lo avevo mai
visto urlare.
“NON-MI-URLARE-CONTRO”
gli dissi a mia volta. Era veramente una situazione di cacca.
“E
COSA DOVREI FARE?
SENTIAMO, AVANTI!!” Non sopportavo le persone che si
parlavano urlando. Era da
idioti. Ed era ancora più idiota quello che stavo per fare.
Lo baciai.
Fare
una cosa
stupida in una situazione stupida (leggi fare la scema in discoteca
mentre sei
brilla), può indicare disattenzione, o al massimo voglia di
non pensare a
niente. Ma fare una
cosa stupida in un
momento delicato, è davvero da stupidi. Quindi,
per la proprietà transitiva, io ero fortemente stupida.
Non
si aspettava
quel bacio. E rimase fermo. Dall’altra parte io avevo le mani
appoggiate alle
sue spalle (non vi sto neanche a dire gli ormoni cosa ballavano, tanto
sarebbe
scontato), ero in punta di piedi e lo baciavo a stampo ad occhi aperti.
Un
genio insomma. Lasciai le mie labbra a contatto con le sue per quindici
secondi
contati. Sì, li avevo contati. Poi le staccai. E lo guardai
rimanendo in
silenzio. Aspettando che parlasse.
Sospirò
e poi disse
“Non so cosa tu abbia stasera, ma non sei né
ubriaca né stupida” Non capivo
dove volesse andare a parare. “Se hai fatto quello che hai
fatto, avevi un
motivo” Forse stavo capendo. “E spero solo che il
tuo motivo non sia una
cazzata”. I suoi ragionamenti erano logici oltre ogni
immaginazione. Non agiva
mai a caso, sapeva usare il cervello. Ed io lo adoravo
perché oltre ad essere
bello, sexy e gentile, era pure intelligente. E mi teneva testa.
Mi
baciò. Un bacio
vero. Un bel bacio vero. Si staccò di colpo
“Dobbiamo ancora parlare” mi disse
guardandomi e tenendo le mani sulle mie guance. “Ma lo faremo
dopo” e
ricominciò a baciarmi. Ho già detto che lo
adoravo?
Rimanemmo
su quella
panchina per il resto della serata. Solo noi due. A baciarci e a
parlare. A
ridere. Stavo veramente bene. Non sembrava essersi arrabbiato troppo. O
quanto
meno non lo dava a vedere. Sapevo che avremmo dovuto parlare a lungo,
ma avevo
tutti i giorni seguenti per farlo. E parlare in mezzo a tutte quelle
persone,
non era l’ideale. Non che qualcuno potesse sentirci, ma mi
dava comunque noia.
Erano fatti miei, e fatti miei dovevano rimanere.
Quando
ormai la
serata stava volgendo a termine mi disse “Devo andare a
cercare Ale, Luca e
Davi. Si staranno chiedendo dove sono finito”. Eravamo
spariti. Magari si erano
preoccupati.
“Sei
grande e
grosso” gli risposi. “Di sicuro non sarai stato il
loro primo pensiero stasera”
gli dissi sorridendo maliziosa. “Senza offesa eh”
aggiunsi all’ultimo.
“No,
hai ragione.
Però mi sembra di essere stato il tuo pensiero,
no?” mi rispose ammiccando. Mi
imbarazzai istantaneamente.
“Non
puoi dirmi
certe cose, scemo!” gli risposi dandogli al braccio.
“Ah
no? Non posso?”
mi chiese avvicinandosi a me. Sì,
puoi
fare ciò che vuoi. Prendimi. No, forse questo era
meglio non dirlo.
Decisamente no.
“No,
non puoi” gli
risposi mantenendo il contatto visivo. Se
ti piace qualcuno che ti contraccambia, non bisogna mica diventare
scemi e
accondiscendenti. Quanto meno provavo a rispettare questa salda teoria.
“Va
bene, va bene”
mi disse “Stai qua che cerco gli altri e torno subito.
Così poi torniamo al
campeggio” mi diede un bacio ed andò a cercare i
nostri amici.
Rimasi
su quella
panchina lì da sola. Potevo avere un attimo la
possibilità di pensare da sola.
Lo avevo baciato. Mi aveva baciato. Ci eravamo baciati. Brillante
ragionamento. Eravamo stati bene insieme, no? Mi sembrava
un’ottima cosa, ma come mai mi sembrava di avere un vuoto
sullo stomaco? Non
gli diedi peso più di tanto. Magari era dovuto alla fame. Sì certo, come no.
Mi
raggiunse Ilaria
“Cristian mi ha detto che ti avrei trovata qua. È
andato a cercare gli altri”
mi disse sorridendo. “Come stai?” mi chiese
guardandomi.
“Come
ti sembra che
io stia?” le risposi.
“Sinceramente?
Sei
uno straccio” rispose ridacchiando.
“No,
ma grazie. Sei
davvero gentile” le risposi pungente.
“Figurati!”
mi disse
lei. “Allora, vuoi dirmi cosa è successo o devo
fare la detective e
interpretare?” alzai le spalle. “Va bene, faccio
io”. Era un gioco che facevamo
quando una delle due non aveva particolarmente voglia di parlare.
“Vediamo..
Prima ti sei allontanata con Cristian e visto che mi ha mandato qui
lui,
probabilmente sei stata con lui finora. Ed eravate in questo posto
appartato.
Quindi non volevate essere visti o sentiti” iniziò
a ragionare.
“Fin
qui era facile”
le risposi.
“Andiamo
avanti. Hai
le labbra rosse ma il rossetto non c’è quasi
più. Probabilmente te lo sei
levata. O te l’ha levato. Magari non di proposito. Quindi vi
siete baciati.
Anche tanto direi. Ti brillano gli occhi! Sì, vi siete
baciati a lungo. Sono
anche un po’ umidi, probabilmente hai avuto voglia di
piangere, ma non hai
pianto. I tuoi vestiti sono ancora in ordine, quindi non avete fatto
del sesso
selvaggio…” ammiccò.
“O
Ila!!!” le disse
arrossendo.
“Vabbè
vabbè, per
quello c’è tempo!” mi disse la mia amica
sorridendo. “Allora, come bacia
Cristian?” mi chiese.
“Bacia
bene! E no,
non ti dirò altri dettagli!” la anticipai
immaginando la sua domanda. Come è
messo?
“Non
me li dirai
semplicemente perché non hai ancora avuto modo di
scoprirli” mi rispose con
noncuranza. “Ma alla fine mi dirai tutto, e la zia Ilaria
sarà pronta ad
ascoltare ogni minimo dettaglio sconcio! Anche se si tratta di
Cristian”
aggiunse mentre le brillavano gli occhi.
“Sì
certo, come no”
le risposi. Non le avrei mai detto niente di così personale.
Ma tutto il resto sì, ovviamente.
Capendo
il suo gioco
le dissi “Vuoi farmi parlare di me solo perché non
vuoi che io ti chieda di
Luca. Allora?”
“L’ho
baciato” mi
disse. Sì, lo sapevo.
“Sì,
lo sapevo. Ma
dopo? Quando Cri mi ha portato via cosa hai fatto? Sei tornata da
lui?” le
chiesi curiosa.
“Sì,
sono andata a
cercarlo. Era appoggiato a una colonna e guardava la gente ballare.
Avevo
deciso di avvicinarmi, ma una tizia con un mini vestitino rosso si
è messa
davanti a lui e ha iniziando a ballare tutta provocante. E lui la
guardava” mi
disse infervorata. Povera Ilaria.
“Ila
mi dispiace” le
dissi delusa per lei.
“Ti
dispiace di
cosa, scusa?” mi chiese non capendo.
“Mi
dispiace perché
l’hai trovato a ballare con un’altra,
no?” le risposi insicura.
“Non
ho detto che
ballavano insieme, ho detto che lei ballava davanti a lui. È
diverso” mi disse
decisa. Non capivo cosa stesse cercando
di dirmi.
“Spiegati”
le
suggerii.
“In
pratica questa
tizia, vestita da qualcosa come una diavoletta - tra l’altro
che idea originale!
-, stava ballando davanti a lui. Sai che non sopporto che ci provino
con chi mi
piace, no?” continuò lei. Le
piaceva??
“O
Merlino! Hai
appena detto che Luca ti piace!” le dissi entusiasta.
“Cosa?
Ah sì,
quello.. non è una novità..” mi rispose.
“Sì
che è una
novità! È successo stasera!” le dissi
con enfasi. Era una bella novità!
“Non
è una novità
perché era ovvio che mi piacesse visto che lo avevo
baciato!” mi disse lei
scocciata per l’interruzione. Non le risposi niente. Era
impossibile parlare
con lei quando voleva finire di raccontare qualcosa.
Continuò dicendo “Fatto
sta che quella ci stava provando con Luca. E non mi andava bene. Sono
andata da
lei, le ho messo una mano sulla spalla e le ho detto di andarsene. Lei
si è
messa a ridere e ha continuato a provocarlo. Io mi sono incazzata,
l’ho presa
per i capelli e la stavo portando via di peso. Lei si è
ribellata e stavamo per
prenderci a manate quando due tizi ci hanno separate. Uno di loro era
Luca che
mi ha presa in braccio come un sacco e mi ha portato via. Mi ha calmato
e ci
siamo baciati finora. Fine” mi disse lei come se stesse
raccontando una cosa di
poco conto.
“La
versione breve
non è male” le dissi “Ma io voglio i
dettagli!” la imitai.
“Per
quelli avremo
tempo domani” mi rispose lei sistemandosi i capelli.
“Tanto dormi da me, no?”
mi chiese.
“Ovviamente!”
le
risposi scontata. “Finirà come una serata tra
ragazze, questa!” le dissi
sorridendo. Lei era veramente mia amica, nonostante fossimo parecchio
diverse.
E stare con lei mi faceva sempre bene.
“Andiamo
verso il
punto di ritrovo?” mi chiese guardando l’ora.
“Se no viene tardi”
“Sì
certo andiamo”
le dissi prendendola a braccetto.
Attraversammo
il
locale chiacchierando e ridendo, avvicinandoci sempre di più
al punto
d’incontro. Prima di passare l’ultimo gruppo dei
buttafuori, venni bloccata da
una mano che si posò sul mio braccio. Mi girai di scatto
cercandone il
proprietario. Era di Simone. Mi ero totalmente dimenticata di lui per
ovvi
motivi. Ma lui non sembrava essersi dimenticato di me.
“Possiamo
parlare?”
mi chiese guardandomi.
Guardai
Ilaria e lei
disse “Vai, ti aspetto qui fuori. Ma non metterci
tanto” e si allontanò. Ci
spostammo sotto una delle tante palme che davano il nome al locale.
Sembrava
quasi agitato.
“Dimmi”
gli dissi
tranquilla.
“Ci
hai pensato?” mi
chiese di getto.
Non voglio sapere cosa tu abbia in testa e
nemmeno perché tu abbia ballato così con me. Ma
pensaci. Ti chiedo solo quello.
Me
ne ero totalmente dimenticata. Tentai di
giustificarmi. “No, scusa. Ho avuto altro a cui pensare, mi
disp--“
“Mi
piaci” mi interruppe. Gli piacevo. Piacevo a
Simone. Nessun pensiero coerente. Nessun insulto. Nessun grazie. Mente
vuota.
Tabula rasa.
Vedendo
che non gli rispondevo, uscì dal locale
lasciandomi lì così, da sola. Non sapevo cosa
pensare. Era tutto assurdo. Con
non so quale spinta, uscii dal Palma Beach e raggiunsi Ilaria che mi
stava
aspettando affianco ad una macchina.
“Ci
hai messo poco” disse prima di vedermi. “Matty
cosa è successo? Sei pallida! Matty?” mi chiese
preoccupata vedendo la tinta da
lenzuolo bianco che avevo.
“Ila…”
iniziai titubante “Abbiamo un problema..” Non
sapevo cosa pensare.
“Quale?”
mi chiese
lei. Piaccio a Simone. Non è difficile da dire.
“Piaccio
a Simone.
Me l’ha appena detto” le risposi guardandola.
“Oh
sì, questo è un
problema…” mi disse scortandomi fino al pullman.
Piacevo
a Cristian. Lo avevo baciato. Mi aveva baciata.
Quindi gli piacevo ancora. Piacevo a Simone.
Un
casino. Sarebbe successo un casino.
*******************************************************************************************************************
Buon
pomeriggio fanciulle!! Ho aggiornato puntualissima! Sono
fiera di me!
Per
questo capitolo non ho note da aggiungere a parte una: il
procedimento deduttivo esiste. L’ho ripreso da Sherlock
Holmes. Ultimamente
sono fissata. ;-)
Direi
che non c’è altro!
Se
avete voglia, lasciatemi una recensioncina per farmi
sapere cosa ne pensate! Ogni consiglio è sempre ben accetto!
Alla
prossima!
Dafne
|
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Capitolo 7 *** Confessioni poco private ***
Confessioni
poco private
POV’s
Simone
Ritrovarmi in
spiaggia coi ragazzi la mattina presto, dopo
aver passato una serata a ballare, era stato praticamente un miracolo.
Avevo dormito
4 bellissime ore e alle 10 ero già sul telo.
Intorno avevo
famiglie coi bambini, nonne con i nipotini,
signore che camminavano nell’acqua chiacchierando. Diciamo
che la gioventù era
assente. E ci credo, visto la festa al Palma!
Era stato uno
spettacolo andare a ballare in quel posto: la location
era magnifica, le maschere divertenti e ben curate, Dj in gamba avevano
passato
musica diversa e piacevole. Sì, mi ero proprio divertito. E
poi avevo visto
Matty. Cazzo che figa!
Ero andato
lì con gli altri perché Ilaria aveva detto che
loro dovevano mascherarsi, ma quando avevo visto quello splendore di
ragazza, l’avevo
riconosciuta. Gli occhi erano i suoi. Aveva ballato con me. Ci era stata. Aveva ballato con me. Ma
quando
ho cercato di baciarla, mi ha spostato. E io che credevo di piacerle!
Cazzo, non
si balla così con uno che non ti piace! Aveva cercato di
fuggire ma l’avevo
fermata. Dovevo avere delle risposte, doveva darmele! Non
voglio
sapere cosa tu abbia in testa e nemmeno perché tu abbia
ballato così con me. Ma
pensaci. Ti chiedo solo quello.
Ero stato
sincero, diretto e chiaro. E poi l’avevo persa di
vista, maledizione! Per fortuna l’ho ritrovata
all’uscita e glielo ho detto
cavolo le ho detto che mi piace. Non mi piace tenermi le cose per me,
dovevo
dirglielo e l’ho fatto.
La brezza
mattutina in quel momento spirò più forte, aprii
gli occhi e vidi arrivare Ale e Luca, assonnati e per niente pimpanti.
“Ehi
ciao ragazzi! Dormito bene?” chiesi allegro.
“Sì
dormito che parolona!” mi rispose Luca. “Ho pensato
tutta
la notte a Ilaria..”
“Ciao
Simo” mi disse Ale “Io invece dormo, non penso alle
ragazze” rispose sicuro.
“Seeee
ma chi ti crede” lo canzonò Luca. Poi
continuò “Bacia
così bene, è così bella,
così sensuale, così provocante..”
continuava a ripetere
immerso nei suoi pensieri.
Ale lo
interruppe “Non vorrai tediarci tutto il giorno con
‘sta
storia, vero? Sì lo sappiamo com’è
Ilaria! Certo che anche tu, stronzo, potevi
dirci che ti piaceva! Avremmo organizzato qualcosa” gli disse
quasi offeso.
“Figurati
se ti dico una cosa del genere! La sapeva solo
Matty” rispose Luca sorridendo.
“A
lei lo hai detto e a me no? Ma che ragazza di amico
ingrato che ho!” rispose ancora più offeso Ale.
“Te
saresti andato a dirglielo o glielo avresti fatto capire
e non ero pronto” si giustificò Luca.
“Almeno così ora so che mi
contraccambia”
ammiccò.
Intervenni
“Ma Matty l’avete vista ieri sera?”
chiesi con nonchalance.
“Io
sì” rispose Luca “L’ho vista
di sfuggita. Era davvero
carina” disse.
“Io
invece no. Ero impegnato con altre..” ammiccò Ale
soddisfatto.
“Tanto
prima o poi lo verreste a spere e poi devo parlarne con
qualcuno” dissi loro rassegnato. Mi guardarono non capendo.
“Ieri
ho riconosciuto Matty non appena l’ho vista. Era bellissima.
Stava d’incanto vestita così. L’ho persa
quasi subito di vista, ma poi l’ho
ritrovata nella pista house e abbiamo ballato insieme..”
“Wow!
Cioè, fammi capire.. hai ballato con Matty??”
chiese
Ale shockato “Ma ballato come? Ballato-ballato?”
chiese mostrando un passo di quasi
tango “O avete ballato-ballato?”
chiese muovendo oscenamente il bacino e ridendo.
“Direi
la seconda” risposi arrossendo.
“E
brava la nostra Matty che si da’ da fare!” dissero
in
coro.
Parlare con
loro mi faceva bene.
“E
non è tutto!” continuai infervorato
“Ecco questa cosa non
mi fa molto onore ma tant’è…”
mi fermai.
“Continua”
mi incitò Luca.
“Ho
provato a baciarla ma lei non c’è stata e se
n’è andata”
conclusi tristemente.
“Ahi
ahi ahi” mi disse Ale “Questa non è una
bella cosa!”
“Vabbè
ma magari non se l’è sentita!” mi
consolò Luca “Magari
aveva bevuto e voleva essere lucida per baciarti la prima
volta” concluse
romanticamente.
“Ilaria
ti rende romantico in modo stucchevole, eh?” lo
canzonò Ale.
“Ma
figurati!” rispose lui fintamente offeso “Solo che
non
abbiamo termini per giudicare” continuò
saggiamente.
“Sì
hai ragione, può darsi che sia così.. comunque
poi mentre
stava andando al pullmann l’ho fermata. E le ho chiesto se
avesse pensato al
fatto che aveva ballato in quel modo
con me. Lei è rimasta zitta. E allora cosa ho fatto
io?” suspense.
“Cosa
hai fatto tu?” domanda retorica “L’hai
baciata?” chiese
Ale non sapendo.
“Ma
secondo te la bacio dopo che mi ha già rifiutato una
volta???” gli chiesi sconvolto. “No! Ho fatto molto
meglio! Le ho detto che mi
piace!” risposi soddisfatto.
“Oh
cazzo!” mi disse Ale sconvolto. “Cazzo cazzo
cazzo!”
continuò agitandosi.
“Che
diavolo hai?” gli chiese Luca preoccupato.
“Lui
le ha detto che gli piace!” rispose come se fosse una
cosa ovvia.
“E
allora?” chiesi io non capendo.
“E
allora piace anche a me” rispose una voce alle mie spalle.
Non capendo la
risposta mi girai per dirne quattro al
proprietario di quella voce, quando mi trovai davanti un Cristian non
proprio
pacifico. Che diavolo stava succedendo?
“Cosa
intendi?” chiesi a Cristian. Che domanda
idiota, lo so.
“Ho
detto che Matty piace anche a me” mi ripeté lui
scuro in
volto.
“Beh
allora siamo in due” gli risposi ovvio. Non volevo fosse
una gara, ma non volevo nemmeno rinunciare a lei in partenza.
Intervenne Ale
“Cri, c’è un problema” disse
serio.
“Quale?”
domandò lui ancora guardandomi male.
“E’
una cosa che non ti farà per niente piacere e non so come
dirtela senza farti rimanere male..” tentennò Ale.
Si vedeva che erano davvero
amici.
“Taglia
corto e dimmelo” rispose Cristian cupo.
“Lei
ieri sera ha ballato con lui..” e mi indicò.
Cercai di non
sbiancare, ma la faccia di Cristian non era
propriamente amichevole. Rimase zitto a guardarmi. L’aria era
pesante, davvero
pesante.
“Quindi
hai ballato con lei?” chiese lui “E
quando?”
“Non
che siano affari tuoi” gli risposi “Ma abbiamo
ballato
insieme quasi a inizio serata, eravamo dalla pista house”
risposi sicuro di me.
“A
Matty non piace la house” disse Ale atono.
“Fatto
sta che ha ballato con me la house. Me la sono
ritrovata davanti e abbiamo ballato insieme”
Ale dissi
“E hanno ballato-ballato” continuò
mimando il gesto
di bacino di prima.
“Secondo
me stai mentendo” mi disse Cristian tranquillo.
“Ieri
sera ho passato gran parte della serata con Matty. Certo
all’inizio non sapevo
che fosse lei e quando ho provato a baciarla è
scappata”
“Hai
provato a baciarla?” gli chiese Ale ridendo “Grande
Cristian!” gli disse dandogli una pacca sulla spalla. Con me
non c’era stato
tanto entusiasmo, ma d’altronde loro si conoscevano da anni.
“Ho
detto che ho provato, non che l’ho baciata. E poi non
sapevo che fosse lei, non l’avevo riconosciuta
così vestita..” Come
diavolo aveva fatto a non
riconoscerla??
“Scusa
ma poi avrebbe potuto incontrare me, no?” domandai con
fare ovvio.
“No
perché dopo l’ho rincontrata e abbiamo ballato
insieme. E
l’ho baciata. E poi le ho tolto la maschera e ho visto che era
lei” sorrise
soddisfatto.
“Cri
ma sei un grande! E lei c’è stata!”
disse Ale con la
solita finezza “Finalmente ti farai il tuo sogno
erotico!”
“Ehi
calmi calmi” intervenni io “E se fosse lui a
mentire?”
chiesi. Non ci potevo credere, lei aveva ballato con me. Con me. Non
poteva
aver baciato lui.
“Sei
tu uno stupido bugiardo” si infervorò Cristian
“Matty è
mia, stalle alla larga” mi minacciò.
“Di
chi dovrei essere io?” chiese una voce alle nostra
spalle.
“Ciao
ragazzi” disse Ilaria. Si avvicinò a Luca
sorridendo e
gli diede un leggero bacio sulle labbra. Lui sembrava al settimo cielo.
Ricambiò
il bacio felice e poi la abbracciò stretto stretto. Che invidia.
“Potete
ripetere di chi dovrei essere?” chiese Matty tirando
fuori il suo caratterino.
Né
io né Cristian rispondemmo alla domanda, ma continuammo a
guardarla in tutto il suo splendore. Aveva una canottiera e un paio di
pantaloncini della sua squadra. Era bella vestita anche così
semplicemente.
“Matty
mi sa che qui c’è un casino. Magari farai un
po’ di
luce te” disse Ale con fare propositivo.
“Ditemi”
disse lei. Sembrava più agitata. Non riusciva a
tenere fermo un piede e stava facendo un buco nella sabbia.
Cristian le
disse “Simone sostiene di aver ballato con te, ma
non è possibile dato che sei stata quasi tutta la sera con
me”
“Io
dico che ha ballato con me” dissi sicuro. Aveva ballato
con me. Non me l’ero sognata. Anche se era bella come una
visione, era reale. Non
l’avevo sognata.
“Ecco..”
cominciò titubante per poi fermarsi.
“Ecco?”
la incitammo io e Cristian nello stesso momento.
Sembrava
parecchio in imbarazzo.
POV’s
Matty
Che situazione
del cazzo! CHE-SITUAZIONE-DEL-CAZZO!
Ma non poteva
ognuno farsi i fatti propri? Ma che diavolo!
Sì, ok ero io a non essermi comportata in modo immacolato,
ma non avevo nemmeno
fatto la vacca. Cosa diavolo gli dico adesso?
“Matty..”
mi incitò Cristian. Era così bello che dirgli che
avevo ballato di Simone mi faceva male. Ci sarebbe rimasto malissimo.
“Ieri
sera ho ballato con entrambi” dissi arresa. Che casino!
“Te
l’avevo detto che non mentivo” disse Simone a
Cristian.
“Matty
hai davvero ballato con lui? E quando?” mi chiese
Cristian nello stesso momento. Sembrava ferito. Che
persone orribile che ero.
Dissi rivolta
a Cristian “Dopo che la prima volta hai provato
a baciarmi e sono scappata e ho trovato lui. E ho ballato con
lui” terminai. Mi sentivo una vera
merda.
“E
poi?” mi incitò ancora il bel ragazzo davanti a me.
“Poi
ha provato a baciarmi e sono scappata. E ho ritrovato
te.” Essere sincera era il minimo che potessi fare.
“E
perché hai ballato con me se prima eri scappata anche da
me?” mi chiese ancora davanti a tutti Cristian. Non erano
discorsi da fare con
tutto il gruppo lì presente, erano discorsi privati. Ma
tanto poi lo sarebbero venuti
a sapere. Io a Ilaria lo avevo già detto.
“Sono
scappata perché tu hai provato a baciare la Martina che
pensavi io fossi e non Matilde” risposi sincera. Era vero. Ero scappata perché volevo che lui fosse
cosciente di baciare me e non
una ragazza con una maschera.
“Ma
poi se tornata e mi hai baciato” continuò Cristian
imperterrito. Sembrava un controsenso, ma
per me un senso lo aveva.
“Poi
ho incontrato lui” e indicai Simone “E lui mi ha
riconosciuta. E ho pensato, anzi ho sperato, che in fondo una parte di
te mi
avesse riconosciuta e quando ti ho ritrovato sai cosa è
successo” risposi
imbarazzata.
“E
perché hai ballato con me?” mi chiese allora
Simone. Odiavo
quei momenti di chiarimenti in comunità. Preferivo
parlare privatamente.
“Ho
ballato con te perché..” che
diavolo potevo rispondergli? “..perché
mi andava” Ecco una risposta del
cazzo.
“Ah”
mi disse lui.
Nessuno
parlò per i successivi cinque minuti. Eravamo ai lati
di un triangolo: io, Cristian e Simone. Simone guardava me. Cristian
guardava
me. E io guardavo in modo alternato entrambi. Non sapevo cosa diavolo
dire.
Intervenne la
mia amica, nonché salvatrice ad honorem, Ilaria
“Bene direi che per ora può bastare
così. Adesso vi dico io cosa faremo. Voi due”
disse indicando Cristian e Simone “Ve ne andate ognuno per
conto proprio a
farvi un giro. Andate in mare, in gommone, al bar. Andate dove volete.
Tu” e
indicò Ale “Rimani col mio Luca qui” e
sorrise dolce a Luca “Noi” e indicò me e
lei “Andiamo su quello scoglio là.”
Nessuno obiettò nulla, così Luca e Ale si
distesero sugli asciugamani, Cristian andò a farsi una
nuotata e Simone prese
la sua roba e andò al bar.
La mia amica
mi prese per mano e, mentre io rimanevo nel più
completo mutismo, mi trascinò sullo scoglio piatto dove
spesso ci mettevamo a chiacchierare.
“Matty
parlami” mi disse preoccupata.
“Ila
non so cosa dirti” iniziai a piangere “Mi sono
comportata
male. Non volevo fare male a nessuno” la mia amica mi
abbracciò dolcemente.
“Shh
shh” mi disse “Va tutto bene. Dimmi cosa
pensi” continuò
accarezzandomi la schiena.
“Lo
sai cosa penso” le risposi.
“Sì,
ma voglio che me lo ridici” mi disse lei gentile.
“Lo
sai. Cristian mi piace, ma ho paura di averlo
allontanato. Non credo si aspettasse una cosa così da
me” le dissi sincera.
“Non
è che ti sei portata a letto entrambi nel giro di
un’ora!
E poi hai baciato solo Cristian, non Simone!” mi disse lei
delicata come suo
solito.
“Ma
non vorrei che Cristian pensasse male” le dissi
continuando a piangere.
“Non
può pensare male. Gli hai detto tutto. Sa tutto. E se
non vuole più vederti per una cosa del genere, è
un idiota” mi disse lei dura.
“Non
è un idiota e lo sai” lo difesi “Sono io
la stupida”
“Matty
non devi commiserarti. Devi fare chiarezza ed essere
sincera” mi consigliò la mia amica.
“Cosa vuoi fare?”
“Devo
parlargli”
“A
Simone?” mi chiese lei.
“No,
a Cristian. Sinceramente ora non sto pensando a Simone.
Ho ballato con lui perché mi andava e sono stata bene. Ma
poi ho baciato
Cristian. È con lui che devo parlare per primo” Le
dissi asciugandomi le ultime
lacrime.
“Va
bene” mi abbracciò “Ora vai da lui. Io
raggiungo Luca. Se
mi cerchi mi trovi lì, ok?” mi strinse ancora
“Non ti preoccupare, andrà tutto
bene”
La abbracciai
a mia volta e poi mi avvia perso il mare.
Dovevo parlare con lui. Dovevo sapere che andava tutto bene.
E Simone?
***********************************************************************************************************************
Ma buonasera
gente!!! Capitolo corto e un po’ di passaggio
diciamo!
Lo dedico a
Slab perché l’idea è venuta a lei e
spero che le
piaccia come è venuto fuori. Sis tvb you know *-*
Non ho appunti
da fare se non: siete ancora tutte dalla parte
di Cristian?
MUHAUAHUAH io
SO *-*
Bene per
stasera è tutto! Linea allo stu- - ah no ho
sbagliato.. -.-‘ uhuh
Alla prossima!
Dafne!
|
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Capitolo 8 *** Cambiamenti ***
Cambiamenti
POV’s
Matty
Mi
avvicinai a passo svelto al mare, vedevo Cristian nuotare facendo la
spola tra
una boa e l’altra. Decisi di raggiungerlo per parlargli,
così mi levai
pantaloncini e maglietta e mi gettai in acqua. Era
gelata! Non era stata un’idea geniale quella di
lanciarmi di
botto, ma entrare in acqua lentamente sarebbe stato altrettanto
sofferente.
Iniziai a nuotare per cercare di riscaldarmi e in breve tempo raggiunsi
una
delle due boe verso cui nuotava Cristian. Decisi di aspettarlo
lì, non avrei
mai potuto raggiungerlo vista la sua velocità, e non avevo
nemmeno intenzione
di provarci. Mi raggiunse dopo poco, probabilmente mi aveva visto
entrare in
acqua.
“Possiamo
parlare?” gli chiesi titubante. Dimmi
di
sì, dimmi di sì, dimmi di sì.
“Sì”
mi disse lui. Che entusiasmo!
“Ti
dispiace se andiamo su quegli scogli? Non riesco a stare qui in acqua,
fa
freddo” gli spiegai.
Senza
proferire parola si diresse verso un minuscolo isolotto fatto da scogli
poco
distante da noi e, una volta arrampicatosi in cima, mi aiutò
a salire. Poi si
sedette ed io mi misi affianco a lui. Sempre in silenzio.
“Non
so cosa tu stia facendo, Matty” mi disse con fare sconsolato
“Non riesco a
capire le tue intenzioni”.
“Mi
dispiace” gli dissi “Sono stata una
stupida” Stupida, stupida, stupida!
“Perché
hai ballato con lui?” mi chiese girandosi a guardarmi.
“Non
lo so. Tu hai provato a baciarmi, ma volevo baciassi me, non Martina e
così me
ne sono andata” spiegai.
“Sì,
questo lo avevo capito. Non ho capito perché sei andata da
lui” continuò.
“Non
sono andata da lui. L’ho trovato per caso e mi ha chiesto di
ballare. Tu non mi
avevi fermata ed io volevo distrarmi”.
“Ma
lui ti piace?” mi chiese diretto. Cazzo!
Non
seppi cosa rispondergli. Mi piaceva?
Forse piacermi no. Ma mi attirava?
Quello sì, inutile negarlo. E
quindi? Quindi
cosa? Non si tiene il piede in due
scarpe! Io non ce le ho nemmeno le scarpe!
“Matty..
Lui ti piace?” ripeté Cristian. Optai per la
verità.
“No,
non mi piace, ma mi attira, quello sì. Negarlo sarebbe
stupido” risposi.
Mi
guardò con gli occhi sbarrati, poi si girò e
riprese a fissare il mare. Gli
avevo detto che Simone mi attirava, aveva qualcosa di particolare, non
so cosa,
che mi affascinava. Forse il suo modo di fare? Oppure quel celato
imbarazzo che
aveva manifestato all’inizio quando ci eravamo conosciuti?
Certo che poi mi
aveva chiamata splendore - Splendore??
Oddio ahahahahahahahaha ma se venuto fuori dall’epoca di
Edward Cullen?? -
e la già poca stima che avevo di lui era scemata. Ma mi ero
ritrovata a
guardarlo diverse volte, Ilaria me lo aveva fatto notare, e non
riuscivo a
capire come mai. Non era di una bellezza folgorante come Cristian, era
particolare, ma mi attirava. No. Non poteva piacermi. A me piaceva
Cristian.
Non potevano piacermi due ragazzi così diversi nello stesso
momento. Oppure sì?
“Non
mi piace che tu abbia ballato con lui. Sono geloso” mi disse
ad un tratto
Cristian. Geloso di me? Optai per
chiederglielo.
“Geloso?”
chiesi rimanendo sul vago.
“Sì,
geloso. Ovvio. Non mi piace che qualcun altro ti abbia posato gli occhi
addosso” disse sincero guardandomi.
“S-sei
geloso di me?” gli chiesi stupida. Che
domanda idiota, te l’ha detto lui che è geloso di
te!
“Beh
sì certo, e di chi sennò?!” mi
canzonò un poco.
Non
seppi cosa rispondergli e rimasi in silenzio, avevo la mente vuota.
“Matty?” mi
richiamò.
“Dimmi”
gli risposi in modo automatico.
“Non
dici niente?”
“Non
so cosa dire..” risposi sincera. E non sapevo veramente cosa
dire, ogni
pensiero che formulavo mi sembrava assurdo.
“Puoi
dire ad esempio che ti fa piacere, ammesso che sia la verità
eh!” mi propose
lui. Recepii solo la verità.
“La
verità è che non capisco come tu possa essere
interessato a me. Guardami” gli
dissi decisa a chiarire fino in fondo. E lui mi guardò,
eccome se mi guardò.
Vidi il suo sguardo sfiorarmi ogni centimetro di pelle visibile e si
soffermò
anche sulle parti non visibili, probabilmente perso a immaginarsi come
fossero.
M’imbarazzai vedendolo e arrossii.
“Ti ho guardato
eccome” mi disse lui
continuando a scrutarmi “Cosa dovrei vedere?” mi
chiese attendendo istruzioni.
“Guarda
me e ad esempio guarda una delle Barbie” gli dissi indicando
un gruppo di
ragazze belle e attraenti da far male.
Lui
non si girò nemmeno verso il luogo da me indicato e mi disse
“E allora? Non
capisco”.
“Sei
proprio ottuso” gli dissi. “Guarda loro, belle,
spigliate, magre, attraenti,
sexy, eleganti..” iniziai ad elencargli una notevole
quantità di
caratteristiche positive che vedevo in quelle ragazze.
“Matty
ma che stai dicendo?” mi chiese lui interrompendomi.
“Ma
non vedi? Come posso piacerti io se mi confronto con quelle?”
gli dissi
esasperata.
“Non
mi dire che stai avendo una sorta di crisi per il tuo
aspetto!” mi disse lui
ridacchiando.
“Ma
no! Che crisi! Solo che le vedi?? Guardale! Vorrei essere come
loro!” gli dissi
sognando ad occhi aperti come sarebbe stato essere così
bella.
“Matty
ma tu sei meglio di loro!” mi disse lui. Lo guardai malissimo.
“Non
raccontarmi stronzate. La vedo la differenza, sai? Non sono mica
stupida” gli
dissi offesa, pensando che mi stesse prendendo in giro.
“Appunto!”
mi disse lui. Poi continuò “Tu hai un cervello.
Hai mai provato a parlare con
loro?”
“No,
figurati. Nemmeno mi rivolgerebbero la parola” risposi
sincera. A scuola
nessuna ragazza così mi rivolgeva parola, se non per dirmi
di spostarmi dalla
loro traiettoria di passeggio. Venivo ignorata.
Lui
continuò “L’anno scorso una di loro
è venuta da me una sera. Non mi ricordo tu
dove fossi, ma non c’eri. Comunque, eravamo dalla terrazza
del bar e lei si è
messa a fare la gatta morta con me” mi disse cercando di
farmi capire. Quindi lui era stato con una
delle Barbie?
Come cazzo potevo io competere con quelle?
Non
dissi niente, ma mi sentii sempre più piccola e inutile. E
io che avevo sperato
in chissà cosa. Ero
un’illusa. Mi ero
solo illusa. Probabilmente avevo capito anche male il
discorso che avevo
sentito l’anno prima tra lui e Ale.
“Questa
qui ci provava e io non facevo altro che pensare a te che non
c’eri. Non la
stavo considerando e dopo poco lei se n’è andata
sbuffando” concluse Cristian. L’aveva
rifiutata. Continuai a rimanere
in silenzio. “E sai perché l’ho
rifiutata?” mi chiese girandosi a guardarmi
“Perché
non era te”.
Sentendo
quelle parole mi girai a guardarlo stupita “Co-cosa hai
detto?” chiesi
sbalordita.
“Matty
ma ci sei? Te lo avevo già detto in discoteca, ma
evidentemente non sono stato
abbastanza convincente. Mi piaci. MI PIACI. E anche tanto. E da un bel
po’. Sei
così spontanea che riesci a far sorridere tutti in ogni
momento. Sei sincera e
questo per me è molto importante. Vedo quanto tieni ai tuoi
amici e posso solo
immaginare quanto tu possa tenere al ragazzo che ti ruberà
il cuore. Sei bella,
ma non te ne rendi conto. Guardi quelle e fai un confronto, ma non
esiste
confronto. Tu sei più di loro in tutto. Se qualcosa non ti
piace storci il naso
e alzi un solo sopracciglio. Mai due, solo uno e conosco solo te con
questa
caratteristica.” Non ci potevo credere, stava facendo una di
quelle descrizione
da film d’amore. A me.
“E sei sexy,
ma non vuoi vederlo. In divisa sei uno schianto e ancora non capisco
come
nessuno a scuola tua ci abbia mai provato con te, ma meglio
così, avranno tutti
gli occhi foderati di salame. Quando sei nervosa ti scrocchi le dita e
quando
ti fanno arrabbiare hai uno sguardo talmente cattivo che a volte fai
paura
anche a me. Ti piace studiare, ma odi sentirti dare della secchiona,
eppure in fondo
sai di esserlo e non te vergogni. Metti i tuoi amici prima di te
stessa, lo
vedo con Ilaria. Con lei ti diverti, ridi, le dai consigli, ti fai dare
consigli e piangi. Lei è veramente una tua amica e per
questo posso dire che
sai essere un’ottima amica. Ma non è quello che
vorrei io da te. Io non voglio
più esserti amico”
Continuavo
a guardarlo e non potei fare a meno di credere ad ogni sua parola.
Aveva uno
sguardo talmente sincero che mi sciolsi davanti a quelle parole. Presa
da non
so quale pensiero perverso, gli dissi “Alzati in
piedi” Lui non capì cosa io
volessi fare, ma si alzò e io con lui, e poco dopo lo spinsi
in acqua. Non potevo
fare quello che volevo in cima a uno scoglio dove chiunque avrebbe
potuto
vederci. Mi tuffai dietro di lui. Ci ritrovammo entrambi in acqua uno
di fronte
all’altra. Io non toccavo e mi muovevo per rimanere a galla,
mentre lui aveva i
piedi appoggiati sul fondale. Mi avvicinai velocemente a lui e legai le
mie
gambe intorno al suo bacino, facendo lo stesso con le braccia intorno
al collo.
Lo baciai. All’inizio non rispose, poi quando si rese conto
della posizione in
cui eravamo, mise la mano sinistra sulla mia nuca e la destra
andò a stringermi
il sedere. E continuammo a baciarci, baciava così bene che
nemmeno mi resi
conto che ci aveva spostati dietro lo scoglio in modo che dalla
spiaggia non ci
vedessero. Sentivo la mia schiena appoggiata agli scogli, ma non ci
feci troppo
caso, distratta dalla passione che Cristian aveva risvegliato in me. E
c’era qualcosa che io
avevo risvegliato in lui, lo
sentivo fin troppo bene.
POV’s
Ilaria
“Ma
si può sapere dove sono finiti quei due?” chiese
Ale preoccupato.
“Oh
non ti preoccupare” gli dissi “Se va tutto come
penso chiariranno e torneranno sconvolti”
ridacchiai.
Luca
mi guardò un po’ strano, poi mi sorrise dolce.
Come era dolce. E sexy
ovviamente. Ma anche dolce. Era un mix magnifico di dolcezza e
sensualità. Non so
come mai non me ne ero mai accorta prima. Cioè sapevo che
era dolce e lo vedevo
quanto era sexy, mica ero cieca! Però probabilmente non lo
avevo mai guardato
sotto quel punto di vista. E non
devo
far altro che ringraziare quella festa in maschera per quello che mi ha
fatto
scoprire.
Lo avevo visto
da solo a bordo pista e
avevo deciso di avvicinarmi per salutarlo. Prima che potessi dire
qualsiasi
cosa, mi aveva trascinata al centro e avevamo iniziato a ballare.
Ballavamo appiccicati,
avevo una sua gamba in mezzo alle mie e le mani sui miei fianchi. Si
muoveva a
tempo con me e ogni tanto si avvicinava al mio collo e inspirava il mio
profumo.
Era davvero provocante quel gesto. Pensavo sarebbe stato imbarazzante
nel
momento in cui mi avesse riconosciuta, ma non me ne importava. Stavo
benissimo
lì con lui e ballava in modo molto sensuale. Continuammo a
ballare per altri
dieci minuti buoni, cambiando posizione e cambiando movimenti,
finché me lo
ritrovai dietro mentre faceva sfiorare i nostri bacini. Pensavo che
avremmo
riso davvero tanto dopo. Le sue mani erano appoggiate sui miei fianchi
in modo
davvero sensuale e i baci che mi dava sul collo erano eccitanti al
massimo. Ricambiammo
posizione e ci ritrovammo di nuovo faccia a faccia. Era bello e aveva
un
sorriso davvero sexy. Lo vidi avvicinarsi a me e allo stesso tempo
fissarmi le
labbra. Voleva
baciarmi. Lo lasciai fare e risposi al bacio.
Non era troppo invadente e aveva
un buon sapore, non aveva bevuto. Lo
sentii
pronunciare “Era da così tanto che volevo
farlo..” e mi immobilizzai. Era da così
tanto che volevo farlo. Analizzai velocemente
e attentamente la frase. Partii dal fondo: volevo farlo. Baciarmi. E fin qui nessun problema. Passai
all’inizio:
così tanto. Tanto
implica un periodo
di tempo abbastanza lungo, quantomeno maggiore di quello da cui stavamo
ballando. E quel così? Indica ancora
più tempo. Così tanto.
Lo guardai negli occhi. Mi aveva riconosciuta. Gli piacevo
e mi aveva riconosciuta. Scappai da lui.
Scappai
da tutto. Luca mi aveva baciata e io c’ero stata e lui era da
tanto che voleva
farlo, viste le sue parole. E io? Io lo stesso.
Scappai da lui e mi imbattei in Matty.
“Perché
sorridi?” mi chiese Luca richiamando la mia attenzione.
“Stavo
pensando alla festa” gli disse sincera sorridendo. Mi fece
l’occhiolino e mi
abbracciò. Era così
bello stare tra le
sue braccia.
“Ma
la smettete di fare i colombi?” ci chiese Ale sfottendoci.
Gli feci la linguaccia
e Luca gli rispose “Solo perché tu non hai un
cazzo da fare, non vuol dire che
devi rompere le palle a noi due, ti pare?” gli chiese con
fare ovvio.
“Vabbè
vabbè” disse Ale “Ma mi sembra ancora
impossibile che voi due stiate insieme”
disse indicandoci.
“Problemi?”
gli chiesi con tono di sfida.
“Per
l’amor del cielo, no!” disse lui “Era
solo una constatazione amichevole” rispose
rimanendo sulla difensiva.
“Sarà
meglio” gli dissi io cattiva. Non sopportavo che qualcuno
giudicasse il mio
comportamento. E non permettevo nemmeno ai miei amici di farlo. Solo
Matty
poteva dirmi qualcosa e con le dovute gentilezze. Chissà
Matty dove si era cacciata…
Rimasi
ancora un po’ tra le braccia di Luca a farmi coccolare
finché non vidi due che,
per mano, uscivano dall’acqua. All’inizio pensai di
aver visto male, poi
vedendoli avvicinarsi, mi scappò un sorrisetto malizioso. Era tutto apposto.
“Ehi
Matty” le urlai alzandomi velocemente “Sembra che
abbiate superato le vostre
divergenze, no?” le domandai mentre ci raggiungevano. Ale e
Luca si alzarono
con me e in quel momento ci raggiunsero anche Davide e Simone. Non
avevo nulla
contro Simone, ma sapevo quanto Cristian tenesse a Matty e loro due
insieme
stavano davvero bene.
Vidi
Matty arrossire e guardare Cristian di nascosto, mentre lui si
avvicinava con
un sorriso a 46 denti e stringeva a sé la mia amica con fare
possessivo. Decisi di insistere.
“Direi
che avete spianato le vostre divergenze” la provocai
“Da come ti tiene
appiccicata a sé, Lui ha avuto un contatto ravvicinato con
il tuo corpo, no?”
mi aspettavo il solito imbarazzo tipico di Matilde ed ero
già pronta a girare
il coltello nella piaga come mio solito. Farla imbarazzare mi divertiva.
“Oh
sì” mi disse lei sorridendo maliziosa. Quel
sorriso malizioso non lo avevo mai
visto sul suo viso. Che Cristian
l’avesse
svegliata? Poi continuò “E non sai quale
parte ho sentito meglio” mi
provocò facendomi poi l’occhiolino.
Da
Ale partì un “Awwwwwww” che avrei visto
più adatto ad una ragazza, ma non ci
feci troppo caso.
Ero allibita
per la sua risposta! La vedevo
diversa. Era sempre la stessa ma in
qualche modo era diversa. Quando camminava guardava davanti a
sé e non aveva
più lo sguardo furtivo che l’aveva sempre
caratterizzata. Quando ci raggiunse
non si avvolse nell’asciugamano come faceva di solito per
nascondersi, ma si
mise su quello di Cristian e gli fece cenno di distendersi accanto a
lei. Era cambiata. Poteva Cristian
averle
dato quella sicurezza che io non ero mai riuscita ad infonderle? Sì, poteva. Poteva lui
renderla felice? Non lo sapevo. Me ne sarei
accorta in
seguito. Ce ne saremmo tutti accorti una volta tornati a scuola.
***********************************************************************************************************************
Ma
buonasera a tutti/e!
Questa
settimana pubblico un po’ in anticipo perché ho
intenzione (imprevisti
permettendo) di pubblicare un altro capitolo Giovedì sera o
Venerdì mattina.
Parlando
di questo. Avete visto che si è tutto risolto, no? E ho
anche messo un piccolo
POV di Ilaria perché mi piaceva *-*
Cristian
ha conquistato Matty. Almeno per il momento. Che frase ambigua
quest’ultima!
Vi
posso dire intanto che i capitoli dedicati al mare saranno ancora due.
E poi ci
sarà il famigerato ritorno a scuola! MUAHUAHA
A
parte tutto, vi è piaciuto? Se vedete errori e/o volete
dirmi cosa ne pensate,
non fatevi scrupoli, mi raccomando!
Alla
prossima!
Dafne
|
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Capitolo 9 *** Avere un'amica come Ilaria, non ha prezzo! ***
Avere
un’amica come Ilaria, non ha
prezzo!
Passare
del tempo con Cristian era magnifico. Ma questo lo sapevo
già. Passare del
tempo con Cristian a baciarci era
magnifico. E questo lo avevo scoperto da poco. Ma passare del tempo con
Cristian mentre lui ammiccava paurosamente verso di me e mentre tentava
in
tutti i modi di aver contatto fisico con me, era incredibile. Non
pensavo di
poter essere così felice in vita mia. O almeno non pensavo
di poter essere così
felice nello stare con qualcuno. In realtà non sapevo
nemmeno se stavamo
insieme: non ci eravamo detti niente a questo proposito e io non avevo
avuto il
coraggio di chiedergli niente di così diretto.
Però lui mi aveva anche detto
che non riusciva a stare con qualcuna che non fossi io, e da questa
informazione era facile pensare che lui sarebbe stato solo con me.
Quindi forse
ci potevamo considerare fidanzati. Che roba da vecchi dire
“fidanzati”. Meglio
dire che ci stavamo frequentando e che uscivo con un ragazzo! E che gran pezzo di ragazzo direi!
Mi
ero accorta che passavo un sacco di tempo a guardarlo ed ammirarlo
mentre
usciva dall’acqua. Non pensavo che sarei potuta diventare
come Ilaria! Eppure
non mi imbarazzavo nemmeno quando venivo scoperta clamorosamente! Anzi,
lui mi
sorrideva e io mi scioglievo come neve al sole. Avevo anche iniziato a
non
vergognarmi più del mio fisico ed era stato istruttivo
scoprire che non era
così male come avevo sempre pensato. Tutto merito di
Cristian direi.
Dall’altra
parte però passavo molto meno tempo con Ilaria. Lei era
sempre con Luca e io
ero sempre con Cristian e i momenti che prima passavamo da sole a
chiacchierare
si erano diradati. A volte lei sembrava fredda nei miei confronti, e
non mi
piaceva per niente questa cosa. Certo, io avevo subito un notevole
cambiamento
per colpa o per merito di un ragazzo: lui era riuscito in quello che
Ilaria non
aveva fatto, farmi sentire bella. Questo anche perché Lui
poteva dimostrarmelo
in modo fisico, e non solo a
parole.
Ma non volevo assolutamente che il mio rapporto con lei cambiasse, si
poteva
dire che era la mia migliore amica e non volevo assolutamente vederla
allontanarsi da me. Dovevamo chiarire e avrei trovato
l’occasione giusta per
farlo.
Eravamo
ormai a metà vacanza e le giornate si susseguivano
più o meno tutte allo stesso
modo. La mattina sveglia relativamente tardi, bagno, sole, baci,
pranzo, baci,
giocate a pallavolo, bagno, merenda, baci, baci, baci, bagno, sole,
baci. Non
che mi annoiassi eh! Ma mi mancava la mia amica!
Quella
mattina decisi che l’avrei dedicata tutta a lei e al nostro
rapporto, così
quando vidi Luca che stava per sequestrarla come suo solito, gli dissi
“Alt
baldo giovane! Stamani la Ila è tutta mia! Tu vai a
trastullarti coi boyz in
acqua, io e lei dobbiamo parlare!”. Luca mi sorrise e, dopo
aver baciato la mia
amica, si allontanò allegramente. Rimanemmo io e lei da sole
e decisi di
iniziare subito a parlare.
“Ila
va tutto bene?” le chiesi preoccupata. Domanda
più sensata non potevo farla.
“Sì,
certo” mi disse lei scazzata.
“Ila
ti conosco bene e sento che c’è qualcosa che non
va..” le dissi cercando di
farla parlare.
“Cos’è,
adesso sei anche sensitiva? Cristian ha scoperto anche questa tua
fantasiosa
qualità?” mi domandò pungente. Ahi.
C’era rimasta male.
“Ila
non devi essere arrabbiata..” iniziai a dirle “Non
devi nemmeno essere delusa
per quello che è riuscito a fare Cristian”
conclusi.
“Non
sono delusa! Semplicemente ci sono rimasta male perché lui
è riuscito in un
intento in cui fallisco da anni! Mi sento inutile! E io non mi sono mai
sentita
inutile! È assurdo!” mi disse sincera mettendosi
le mani nei capelli e
appoggiando la fronte alle ginocchia in segno di disperazione.
Vederla
in quella posizione e con uno sguardo così triste mi fece
assolutamente male.
Non potevo credere di essere riuscita a combinare un casino di quelle
proporzioni anche con lei! Credevo che saremmo state sempre in grado di
chiarirci e rimanere affiatate e invece stavo rovinando tutto! Dovevo
rimediare
e per questo mi avvicinai a lei e l’abbracciai stretta
stretta. Speravo che la
vicinanza del mio corpo potesse tranquillizzarla e farle intendere che
sarebbe
andato tutto bene e che avremmo sistemato tutto. Lei dopo poco si mosse
e mi
abbracciò a sua volta, capii che aveva capito. Eravamo pur
sempre amiche da
tanto e la comunicazione non verbale tra noi era parecchio affinata e
chiara.
Ad
un certo punto la sentii sospirare e alzare la testa dalla mia spalla,
mentre
si allontanava da me. Smisi di abbracciarla e la guardai. Lei mi
sorrise e
seppi che era tutto sistemato quando mi disse “Brutta
marpiona! Dimmi un po’
come ce l’ha Cristian!!”
Oddio! La solita
maniaca era tornata. E per
dimostrarmelo era tornata a essere la solita Ilaria interessata ai
particolari
piccanti. “Mah.. pensi che verrei a dirlo a te?” la
provocai volutamente.
“Ma
guarda te sta stronza” disse come se parlasse a qualcun altro
“Io le insegno
tutto quello che si può sapere dell’area sessuale
e lei fa la finta tonta con
me?! No ma io dico, stiamo scherzando??” alle sue parole
scoppiai a ridere
insistentemente.
“Ma
no Ila! Certo che ti racconto tutto! Anche se ho ben poco da
raccontarti, non è
che sia successo chissà cosa eh! Dopo tutto sono passati
solo 4 giorni” le
dissi iniziando a raccontarle.
“In
quattro giorni si possono fare un sacco di cose! Io e Luca ad esempio
siamo
andati avanti, molto
avanti…” ammiccò felice.
“Avanti?
Avanti dove? Avete messo la prima?” chiesi ingenuamente. Che battute orribili mi venivano fuori quando
iniziavo a innervosirmi.
Era la mia amica, ma erano pur sempre questioni assolutamente private e
non ero
abituata a parlarne. Decisi però che avrei fatto uno sforzo,
lo dovevo sia a
lei come migliore amica, sia a me stessa per dimostrarmi che potevo
superare le
mie insicurezze.
“Matty
questa battuta fa schifo” mi disse Ilaria sincera come al
solito. “A cosa stai
pensando sinceramente?” mi chiese lei con quel suo sguardo
tipico che chiedeva
informazioni succulente.
“Stavo
pensando che ti racconterò cosa è
successo” affermai decisa. Quasi
decisa.
“Dimmi!
Sono tutta orecchie” affermò lei sedendosi
più comodamente sull’asciugamano.
“Intanto
ti dico che Cristian mi ha detto che lo attiro. Che gli piaccio anche
fisicamente.” Iniziai.
“Beh
sì quello era ovvio” disse lei “Si
vedeva da come ti guardava.. Ma vai avanti e
dimmi qualcosa che non so” mi incitò sorridendo.
“Dopo
che l’altra mattina l’ho raggiunto in acqua siamo
stati da soli solamente altre
due volte. Ed entrambe hanno lasciato il segno..” feci la
vaga apposta. Un po’ di alone di
mistero potevo
concedermelo anche io, no?
“Cosa?”
chiese lei con una faccina avida di sapere.
“La
sera dopo il fattaccio” decisi di chiamare così il
momento in cui avevamo
chiarito in acqua “Siamo stati da soli in spiaggia. Avevo
bisogno di passare
del tempo con lui per conoscerlo..”
“Ma
lo conosci da anni” mi disse lei “Certo che non lo
conosci come ragazzo
innamorato, ma non è che cambia da un giorno
all’altro eh”.
“No,
quello lo so” le risposi “Ma sicuramente mi fa
strano vederlo avvicinarsi e
baciarmi senza preavviso, sai? Non sono abituata e poi lui è
così dolce e
premuroso e gentile! E io non ci sono abituata e mi fa
strano” le raccontai il
più sincera possibile. Ricevere tutte quelle attenzioni non
era mai stato nella
mia routine e mi sentivo diversa con lui. Lui mi faceva sentire bene,
ma io non
ci avevo ancora fatto l’abitudine.
Continuai
a descriverle come mi sentivo “Capisci come mi sento? Da un
giorno all’altro mi
sento bella e desiderata, da lui poi! E mi fa strano! E da una parte
vorrei
approfondire il nostro rapporto, ma dall’altra
c’è questo fatto della distanza
che non mi convince. E poi le mie insicurezze mica se ne sono andate in
un
soffio! Ci sono ancora eh” le confessai.
Lei
mi guardò qualche secondo e poi parlò
“Immaginavo che non potesse esserti
passato tutto da un giorno all’altro.. e se devo essere
sincera mi stupisco
anche tu ci abbia messo quattro giorni per venire a parlare con
me!”
“Lo
so” le dissi avvilita “Ma dovevo rendermene conto e
ci ho messo più del
previsto”
“Sì,
sei tarda” mi disse lei “L’ho sempre
saputo” sorrise e poi mi abbracciò
“Vabbè
ma ora dimmi qualcosa di sconcio! Poi ti racconto io!”
“Allora
quella sera, dopo che abbiamo parlato per un’oretta, ci siamo
sdraiati sulla
spiaggia a guardare le stelle e lui mi abbracciava! Era
dolcissimo” le dissi
con occhi sognanti.
“Sì
sì” tagliò corto lei
“E’ tutto molto romantico.. ma a me interessa la
parte di
attività! Capisci cosa intendo, no?” e
ammiccò nuovamente.
“Vabbè
ma come sei! Io ti stavo raccontando tutto e tu vuoi che vada subito al
sodo!
Pessima amica! Comunque se non mi interrompessi ogni due per tre
riuscirei a
raccontarti, no?”
Lei
fece cenno con la mano di chiudersi la bocca come con una cerniera e si
mise
con le gambe incrociate davanti a me, pronta ad ascoltarmi.
“Ad
un certo punto lui si è appoggiato sui gomiti e abbiamo
iniziato a baciarci”
vidi che la mia amica stava per interrompermi, ma la fulminai con
un’occhiataccia
e lei rimase in silenzio “E poi Cristian bacia
così bene.. Comunque, ci siamo
baciati e poi lui ha iniziato ad accarezzarmi sulla pancia e a
lasciarmi baci
provocanti dietro l’orecchio e sul collo.. awwww mi sono
venuti i brividi” le dissi
ripensando a quel momento unico.
La
mia amica mi sorrise consapevole di quello che potevo aver provato
“Anche Luca
bacia divinamente! Penso di non aver mai ricevuto baci così
ben dati! Sa davvero usare la
lingua.. e quando dico
così intendo che sa davvero davvero
usarla..”
“Siete
già a quel punto?” le chiesi stupita.
“Voi
no?” mi chiese lei di rimando.
“No,
al massimo qualche bacio in posti poco alla luce del sole.. o qualche
palpata,
ma niente di così
nascosto” arrossii
vistosamente.
“Sì,
forse noi siamo stati precipitosi, me ne rendo conto” ammise
lei “Ma eravamo
d’accordo entrambi e non ci vedo nulla di male. Mica siamo
andati a letto
insieme.. lo sai che la prima volta sarà importante e voglio
essere sicura che
sarà un ricordo piacevole in ogni caso..” Sentire
pronunciare quelle parole da
lei non era cosa di tutti i giorni. Avevamo solo affrontato due volte
il
discorso sesso da quel punto di vista. Lei era esperta dal punto di
vista dei
preliminari e le era capitato diverse volte di farli, anche con partner
diversi, ma con nessuno aveva mai voluto approfondire ulteriormente
quell’aspetto piacevole. Giustificava questa decisione
dicendo che era un passo
veramente importante e non voleva farlo col bagnino di turno.
Nonostante questo,
le piaceva parlare di sesso e per questo le avevano spesso dato della
ninfomane. Non sapevo se qualcuno oltre me sapesse che era ancora
vergine, di
sicuro a Luca in quei giorni lo aveva detto. Lei era sempre stata
sincera su
tutto da quel punto di vista con i ragazzi con cui era uscita. Ad ogni
modo non
ero d’accordo con lei, avevamo idee diverse. Per me ogni
passo fatto con un
ragazzo era importante, e siccome sarebbe stata la prima volta per
tutto, avrei
voluto che fosse speciale. Era un’ideologia forse un
po’ antiquata, ma era la
mia idea e avevo tutta l’intenzione di rispettarla.
“In
ogni caso” continuai “Quella sera mi ha lasciato un
segno vistoso sul collo! Un
succhiotto in pieno collo! Non so nemmeno perché non
l’ho picchiato quando l’ho
visto..”
“Secondo
me perché eri troppo distratta per accorgertene..”
rise lei.
“La
seconda volta che ha lasciato il segno è stato quando, due
sere dopo, cioè
ieri, ci siamo ritrovati in piscina la sera” le raccontai.
“Ma
la piscina non è chiusa la sera? Mi chiese lei dubbiosa.
“Sì,
è chiusa, o almeno dovrebbe esserlo. Ma Cristian conosce il
custode e ci ha
lasciato aperto..” arrossii in maniera infantile.
“E
cosa avete fatto sporcaccioni??” mi chiese lei alzando la
voce, come suo solito
quando si stupiva di qualcosa.
“Shh
abbassa quella maledetta voce” le dissi rimanendo rossa in
viso “Diciamo che l’ho
conosciuto meglio mentre eravamo in
acqua.. Cioè non è che proprio l’ho
conosciuto personalmente, ma posso
dire di averlo sentito
distintamente.. Capito, no?” le chiesi sperando di non
dover ripetere il tutto in modo più esplicito.
“Sì,
ho capito” mi disse lei “Certo che puoi anche
parlare più esplicitamente eh!
Mica mi scandalizzo!”
“Lo
so, ma mi scandalizzo io!” e scoppiammo a ridere insieme
“Comunque ho
intenzione di approfondire la conoscenza, sai?” le rivelai in
uno slancio di
entusiasmo.
“Ah
sì??? Oddio Matty sono fierissima di te! Vedrai quanto ti
piacerà!” mi disse
lei di rimando, abbracciandomi di slancio.
“Dopotutto
lui mi piace e per me sta diventando importante. Voglio avere un bel
ricordo di
questa storia. E tra poco inizieranno le vacanze e non so quando ci
rivedremo..” le dissi triste.
“Matty
promettimi una cosa” mi disse Ilaria diventata seria di colpo
“Promettimi che
non affretterai i tempi solo perché tra poco le vacanze
finiranno e voi non vi
rivedrete presto. Non deve essere quello il motivo,
promettimelo”
“No,
non sarà quello il motivo. Te lo prometto Ila” le
dissi contenta che la mia
amica si preoccupasse così tanto per me.
“Bene
allora posso solo dirti di goderti il momento.. e intendo goderti letteralmente!”
Finalmente
la mia amica era tornata quella di sempre. Parlare con lei mi aveva
fatto bene
e adesso ero più tranquilla. Di lì a tre giorni
sarebbero finite le vacanze e
ci sarebbe stato il momento degli arrivederci. Avevo ancora tre giorni
per
essere felice. Con Cristian. Poi sarei
dovuta tornare a
Genova. E poi
sarebbe velocemente arrivato il momento tanto odiato:
l’inizio della scuola. Ma
quell’anno sarebbe stato diverso. Io
avrei fatto in modo che fosse diverso.
********************************************************************************************************************
Eccomi
qui! Scusate il ritardo ma ho avuto qualche problema e ho dovuto dare
la
precedenza alla tesi, sapete com’è xD
Comunque
sono tornata per il penultimo capitolo sulla vacanza al mare! Il
prossimo
avremo i saluti e poi scuolaaaa
nuòòòòò MUHAUAUA
sarà divertentissimo!
Ho
deciso di dedicare questo capitolo al rapporto tra Ilaria e Matty, non
mi
piaceva che non si chiarissero. Ultimamente mi sono resa conto che,
nonostante
gli ultimi tre anni io non abbia avuto vere e presenti amicizie, al
momento ne
ho scoperte alcune molto importanti, e mi sono in sentita in dovere di
far
chiarire la mia Matty. Vero, Pads? (Il titolo è chiaro, no?)
Detto
questo, spero che vi sia piaciuto e se avete voglia e tempo fatemelo
sapere!
Alla
prossima!
Dafne
|
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Capitolo 10 *** Operazione Farfalla ***
Operazione
Farfalla
Quando arriva il momento dei
saluti, c’è sempre
qualcosa che vorresti dire ma che non riesci a dire.
Era arrivato il momento di
salutarci. Volevo dire a
Cristian “Mi piaci”. Ma non ci ero ancora riuscita.
Che tristezza.
Ale e Davi stavano chiacchierando
amabilmente da un
lato, Ilaria e Luca si guardavano e stavano in silenzio. Io ero con
Cristian ma
non riuscivo a dirgli niente.
Dopo che avevamo dormito insieme
quell’ultima notte,
non sapevo davvero in che modo fargli capire quello che provavo.
Nonostante
avessi constatato che a lui piacesse stare da solo con me (e quella
notte
eravamo veramente stati da soli! Ila sarebbe stata fiera di me quando
glielo
avessi raccontato), avevo ancora i miei dubbi. Pensavo a una bottarella
estiva,
mentre io sentivo qualcosa di più forte nascere. Ma non
volevo dirglielo per
non rovinare tutto.
“Matty non ti
preoccupare, ci vedremo e avremo del
tempo per stare insieme!” mi disse Cristian vedendo il mio
turbamento.
“Ma saremo distanti e
non potremo vederci tutti i
giorni e sai cosa succederà!” ribattei io
tristemente.
“Cosa dovrebbe
succedere?” mi domandò non capendo.
“Un’altra ci
proverà con te e io sarò gelosa e non
voglio essere gelosa. Odio farmi venire i dubbi” gli risposi
con fare ovvio.
“Secondo te”
mi disse lui “Dopo che sono riuscito ad
averti, mi lascerei distrarre da una qualunque? Senza offesa Matty, ma
tu
ciocchi” mi disse lui ridendo.
Io arrossii come una bimbetta e
corsi ad abbracciarlo.
“Comunque” ripresi “Non ho assolutamente
voglia di tornare in quella scuola.
Non dopo che ho passato quest’estate con te da persona
normale”
“Normale? Prima non la
eri?” mi chiese nascondendo un
sorriso.
“Sai cosa
intendo!” gli dissi colpendolo con finta
forza sulla spalla.
“No che non lo
so” mi rispose serio “Nessuno ha mai
capito bene fino in fondo perché tu a scuola sia
un’altra”
“Non è che
sono un’altra” gli dissi “Cioè
diciamo che
non mi va di far vedere quella che sono. Poi sono tutti montati e
pensano solo
a loro a stessi e mi è venuto naturale chiudermi a riccio e
pensare solo allo
studio. Di sicuro quelli non ti fanno venir voglia di essere
conosciuti”
“Come sei saggia
stamani!” mi disse Cristian
sorridendo luminoso.
“In realtà
questa saggezza è opera di Ilaria. Questa è
una sua teoria e secondo me potrebbe essere corretta” gli
dissi spiegandogli la
situazione.
“Quest’anno
devi farti valere! Non ho intenzione di
passare ore al telefono con te sentendo che il massimo che hai da
raccontarmi è
la tua versione di latino!”
“Non credo
sarà facile!” gli dissi “Non
è che sei può
cambiare da un giorno all’altro. Come minimo mi rideranno
dietro. Ma questa
volta non gliela farò passare liscia vedrai! Sono carica e
incattivita!” dissi
ridendo mal celando la malinconia per quei saluti che ormai andavano
terminati.
Cristian notò il mio
stato d’animo e mi abbracciò
stretta stretta “Per me sei importante Matty. Vedrai che
andrà tutto bene.
Fidati di me”
I saluti proseguirono per
un’altra oretta mentre
facevamo buffe foto ricordo e mentre ricordavamo momenti come la festa
in
maschera o le partite di pallavolo in acqua.
Saremmo partiti a orari diversi
come ogni anno: Luca e
Davide rimanevano ancora due giorni, Ale sarebbe stato il primo a
partire,
Cristian avrebbe preso un aereo mentre io e Ila avremmo preso traghetti
diversi.
Li salutai tutti
un’ultima volta e poi mi diressi
verso la mia roulotte. I saluti più importanti li avevo
fatti la notte
precedentemente e non amavo che si dilungassero troppo, mi rendevano
solo
triste.
Mai come quell’anno
sarebbe stato difficile tornare a
scuola. Loro avevano ragione, avrei dovuto andare là ed
essere me stessa, ma
era dannatamente difficile. La paura del giudizio degli altri non mi
lasciava
libertà, temevo che pensassero cose ancora più
cattive di quello che già
pensavano. Ma dall’altra parte non volevo nemmeno passare un
altro anno
infernale come quello appena trascorso. Non volevo dovermi rinchiudere
in
classe a ricreazione e non volevo nemmeno fare il fantasma. Ci avrei
provato.
Avrei provato a essere la Matty del mare anche a scuola. Che impresa!
Ila aveva deciso di rinominare
questo mio cambiamento
Operazione Farfalla: da un bruco brutto viene fuori una splendida
farfalla e
secondo lei metafora più perfetta non esisteva!
Il primo giorno di scuola giunse
velocemente, troppo velocemente.
In quelle settimane avevo sentito Cristian e Ilaria tutti i giorni e mi
avevano
fatto una sorta di lavaggio del cervello. Non volevo deluderli.
Avevo letto nella bacheca della
scuola che ci sarebbe
stata una nuova iscritta in classe mia e presentarmi a lei sarebbe
stato un
buon modo per iniziare, peccato non sapessi che faccia aveva!
Quando entrai dal cancello
dell’edificio, fui subito
tentata di tornare a casa a mettermi una tuta enorme che mi
nascondesse, non mi
sentivo a mio agio in jeans e golfino. Ma Ilaria era stata chiara e
potevo
sentire le sue parole nella mia testa “Prova a metterti una
tuta e giuro che ti
sbuzzo” sì, era sempre molto fine ma le sue parole
mi avevano convinto anche se
pronunciate dall’altra parte della cornetta.
Come ogni anno, fecero entrare
prima il triennio e poi
quelli del quarto e del quinto anno. Per non essere vista, certe
abitudini sono
dure a morire, mi misi in un angolo. Vedevo i miei compagni di classe
passare e
salutarsi come se non si vedessero da anni, anche se probabilmente
avevano
passato insieme tutta l’estate al mare.
“Ciao” mi
sentii dire ad un tratto. Mi girai non
riconoscendo quella voce.
“Ciao” le
dissi. Era una ragazza normalissima, non
l’avevo mai vista. Possibile che
fosse
quella nuova?
“Io mi chiamo
Chiara” si presentò porgendomi
educatamente la mano.
“Ciao Chiara. Io sono
Matilde, piacere. Sei nuova? Non
mi pare di averti mai vista qua in giro.” Le domandai curiosa.
“Sì sono
nuova. Sono in H. Devo andare in Quarta H.
te?” mi chiese sorridendo.
“Anche io.
Cioè non sono nuova, ma vado in Quarta H”
le sorrisi.
“So che sembro
precipitosa” mi disse “Ma ti dispiace
se mi siedo vicino a te? O hai già un compagno di
banco?”
Sembrava un sogno.
Cioè magari non un sogno a luci
rosse come quelli che avevo fatto su Cristian, ma era comunque un
sogno. Di
solito il banco vicino al mio rimaneva vuoto o al massimo i professori
ci
mettevano gli alunni che chiacchieravano, salvo poi tornare nelle file
più
indietro. Le risposi “Certo! Cioè non
c’è nessun compagno di banco. Però ti
avviso che io sto al primo banco così seguo bene”
le dissi per avvisarla.
“Non
c’è problema, anzi meglio! Sono un po’
miope e
spesso gli occhiali non bastano e più avanti sto, meglio
è”.
“Anche io sono
miope” le dissi in uno slancio di entusiasmo
“Oggi però ho deciso di mettermi le lenti a
contatto per cambiare. Anche se non
credo che qualcuno di loro mi abbia mai visto senza occhiali”
conclusi
indicando a caso il cortile della scuola.
Si avvicinarono due ragazzi
“Ehi ciao” dissero
insieme.
“Ciao”
rispose la mia nuova amica sorridendo.
“Siete
nuove?” ci domandò uno dei due. Nuove!
Ma erano ciechi??
“Io sì. Lei
no” disse Chiara educatamente “Piacere,
Chiara”
“Io sono
Matteo” disse uno “E io sono Andrea”
concluse
l’altro “Siamo in Quinta H”.
“Oh, noi siamo in
Quarta H” disse Chiara gentile.
Matteo mi domandò
curioso “Come mai non ti ho mai
visto?”
“Sono
Matilde” gli risposi quasi scocciata. Non
ricevetti risposta. Sembrava che il mio nome non gli dicesse niente.
“Quarta H,
Matilde, di cognome faccio Rossi. Hai presente?” continuai
stronza.
L’altro intervenne
“Oddio ma sei la Reds! È vero sei
te!” e scoppiò a ridere “Non ti avrei
mai riconosciuta. Complimenti bel
cambiamento!” mi disse strizzandomi l’occhiolino. Ma cosa diavolo.. l’occhiolino?? Ma era
rincretinito tutto di botto?
Non che prima fosse intelligente eh!
Iniziai dicendo “Ma sei
scemo? Cosa diavolo avete qui
in que--“ Intervenne Chiara a tapparmi la bocca prima che
dicessi qualcosa di
offensivo “Bene, siamo felici di avervi conosciuto! Ci
vediamo in giro eh?”
Le risposero “Puoi
contarci!” e se ne andarono.
Mi calmai e mi sedetti su un
muretto. Lei mi chiese
“Come mai sembrava che non ti avessero mai visto”
mi aveva fatto una domanda
strettamente personale e ci conoscevamo sì e no da dieci
minuti. Ma avevo
bisogno di sfogarmi e risponderle.
“Ma niente”
iniziai “Non mi
hanno riconosciuta perché di solito venivo
vestita come l’omino Michelin, mentre quest’anno ho
deciso di cambiare. Avere
un ragazzo fa bene” buttai lì.
“Sì fa bene.
Ti capisco. Io non mi reputo una bellezza
ma questi capelli rossi, nonostante gli occhiali, attirano i maschi. E
vorrei
che non ne attirassero di così stupidi e così
infantili. Ma non si può avere
tutto dalla vita, no?” mi rispose gentile. Potevamo essere
veramente amiche. Di
certo non le avrei chiesto se voleva essere mia amica come si faceva
all’asilo,
ma lei poteva essere un’ottima alleata per
l’Operazione Farfalla.
Chiacchierammo ancora qualche
minuto di sport e
ragazzi, poi la campanella suonò e le feci strada verso la
Quarta H, la nostra
classe.
Entrammo insieme e ci sedemmo al
primo banco. Qualche
ragazzo passò affianco a noi e ci salutò. Alcune
ragazze si fermarono a
salutare Chiara e, riconoscendomi, salutarono anche me. Miracolo!
La prima giornata di lezione fu
noiosa come al solito.
I professori si presentarono nonostante li conoscessimo già
e ci spiegarono il
programma dell’anno. Praticamente nessuno li stava ad
ascoltare. La mia
compagna di banco era stata attenta per tutta la mattinata: era
perfetta per
stare nel banco vicino al mio, non ci saremmo distratte.
Arrivò la ricreazione
e Chiara mi propose di andare a fare un giro per i corridoi
perché voleva
vedere la scuola. Normalmente avrei rifiutato, ma non mi sembrava
carino essere
scortese con lei, specialmente il primo giorno. Così uscimmo
insieme e le
mostrai la scuola. I corridoi erano pieni di studenti che parlottavano
e
ridevano, abitudine che non avevo mai avuto visto che non uscivo quasi
mai
dalla classe. Essere al quarto anno e non uscire dalla classe era
veramente da
sfigati, lo so. Ma sarebbe cambiata la storia.
Le mostrai tutte le classi e
incontrammo quei due tipi
della Quinta H che ci salutarono sorridendo come se fossimo amici da
sempre. Maschi idioti!
“Maschi
idioti” disse la mia nuova amica
sorpassandoli.
“Ti adoro Chiara! Lo
stavo pensando anche io” le dissi
tutta allegra di aver trovato una ragazza che la pensasse come me su
quei
quattro energumeni dagli ormoni allegri.
Passammo anche davanti alla
classe di Simone ma cercai
di passare velocemente per non incontrarlo, non avevo assolutamente
voglia di
trovarmelo davanti.
Sfortunatamente quella maledetta
dea bendata ce
l’aveva con me.
“Ciao
Splendore” sentii dire. Feci volutamente finta
di nulla perché non volevo che fosse lui. Speravo che non
fosse lui con tutto
il cuore.
“Ehi Matty, che fai?
Non mi saluti?” mi chiese quello
che riconobbi essere Simone. Mi girai a malincuore e feci il sorriso
più tirato
del mio repertorio. Simone si dimostrò educato e gentile e
mi presentò ai suoi
amici che mi salutarono un po’ troppo calorosamente. Nemmeno
loro sembravano
avermi mai visto. Probabilmente il gene della cecità aveva
colpito tutta la
scuola per ben quattro anni.
Rimanemmo un po’
lì a parlare con loro e Simone si
dimostrò davvero gentile, rimasi stupita dal suo
comportamento. Prima di
tornare in classe mi disse: “Matty ti va di venire con noi
questo sabato?
L’invito ovviamente vale anche per te Chiara. Andiamo a
mangiare una pizza e
poi in un pub. Venite? Matty?” fui sorpresa da questa
richiesta improvvisa.
Vidi Chiara sorridere e non seppi dirle di no, così risposi
“Va bene. Fammi
sapere venerdì, tanto il mio numero ce
l’hai”. Lo vidi sorridere e sorrisi
anche io.
********************************************************************************************************************
Ma buon pomeriggio! Come ve la
passate? Io questa
settimana sono davvero stanca! Lo stress aumenta e mi devasta..
Ma comunque! Piaciuto il ritorno
a scuola? A me non è
sembrato malissimo ma d’altronde l’ho scritto io xD
Se avete piacere, ditemi che ne
pensate!
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 11 *** Occhiate Languide ***
Occhiate
Languide
Il
sabato giunse velocemente. Quella mattina mi alzai
controvoglia nonostante non avessi né interrogazioni
né compiti in classe. La
prima settimana era stata piacevole. I miei compagni di classe mi
chiamavano
sempre Reds ma non avevano più quel tono di scherno. Non che
fossimo diventati
improvvisamente amici, ma almeno mi ignoravano silenziosamente. Da
parte mia,
passavo quasi tutto il mio tempo con Chiara. Era piacevole, sapeva
ridere ed
era colta. Era stimolante passare il tempo con lei perché mi
permetteva di
mettermi alla prova in continuazione e mi spingeva a dare il massimo.
Arrivai a
scuola come al solito in anticipo e mi misi su una
delle panchine nel cortile ad aspettare il suono della campanella. Dopo
poco
vidi Carlo che mi raggiunse. Carlo, il mio compagno di classe che mi
aveva
spesso deriso, si stava sedendo accanto a me tutto sorridente.
“Ciao
Reds!” mi disse entusiasta.
“Ciao”
gli risposi atona. Non avevo assolutamente voglia di
parlare con lui.
“Allora?
Come te la passi?” mi domandò.
“Normale.
Come sempre” gli risposi ancora atona. Fare
conversazione con lui non era il mio obiettivo della giornata. Il mio
obiettivo
era evitare che Simone si ricordasse della sua proposta per quella
sera. E per
fare ciò lo avrei evitato e avrei casualmente dimenticato il
cellulare in giro
senza guardarlo. O almeno guardando solo i messsaggi di Cristian.
“Allora
stasera usciamo eh?” ammiccò.
“Usciamo?”
gli chiesi scazzata non capendo “Mica esco con
te!” continuai.
“Reds
ma sei scema? Non vieni in pizzeria e poi al pub con
Chiara?”
“In
teoria sì, ma tu che c’entri?” gli
domandai spaesata. Non
capivo come lui facesse a saperlo.
“Reds
sveglia! Sono nella squadra di Simone! Hai presente
Simone, no? Quello che ti ha invitato a uscire, il capitano della
squadra di
basket..”
“E
tu giochi a basket..” conclusi per lui demoralizzata.
“Esattamente
mia cara! E stasera te e quella nuova uscirete
con noi! Ce lo ha detto mercoledì il cap negli spogliatoi.
Quasi non ci volevo
credere!” mi disse sincero ridacchiando.
“Ma
come sei simpatico” risposi offesa “Guarda che esco
anche
io eh”
“Non
credevo! Anzi bel cambiamento da giugno sai? Ti devo
fare i miei complimenti, adesso se guardabile” e mi fece
l’occhiolino.
“Te
lo do io il guardabile ameba! Sono la stessa di giugno!
Siete voi che siete completamente rincretiniti” e lo colpii a
una spalla. Non
forte ma lo colpii.
“Ehi
ma stai calma! Che cazzo! Certo che hai un carattere di
merda eh!” e se ne andò.
Forse avevo
esagerato. Ma era la milionesima volta che mi
sentivo ripetere una cosa simile e ormai non ne potevo più.
Speravo che Carlo
avrebbe detto a Simone cosa era successo per convincerlo a non
chiamarmi per la
pizzata. Quello era stato il mio pensiero per tutta la mattina.
Sfortunatamente, il destino voleva che andassi a quell’uscita
e infatti mi
arrivò un messaggio poco prima di uscire dall'aula
all’una
Ci vediamo
stasera
alle 8 e 30 al Tabernacolo. Dillo a Chiara. Ti serve un passaggio?
Mai e poi mai
avrei accettato un passaggio da quel coso. Feci
leggere il messaggio alla mia amica che mi disse “Matty ma
come pensi di andare
in pizzeria? A cavallo di un thestral?” mi
redarguì la mia amica.
Stetti qualche
secondo a pensare alla risposta. Aveva
ragione. Non volevo che i miei mi accompagnassero, ma magari i genitori
di
Chiara erano disponibili. “Chiara, ma i tuoi non ci possono
accompagnare?” le
domandai con una faccina angelicamente dolce.
“No
Matty. I miei non mi hanno mai accompagnato da nessuna
parte. Non credo che inizieranno proprio oggi.” Mi ripose lei
tristemente.
Probabilmente era un argomento su cui avevano discusso diverse volte, a
giudicare dall’espressione che aveva fatto rispondendomi.
“Allora
mi tocca chiamarlo e chiedergli di passarci a
prendere da me?” le domandai sconfitta.
“Mi
sa di sì” mi disse “Pensa che ci
sarò io con te su!”
Ancora
più depressa risposi al
messaggio
Chiara
avvisata. Sì il
passaggio ci servirebbe
Sperai notasse
quel ci
in modo da non farsi strane idee. Nel frattempo la campanella
suonò e uscimmo
dall’aula andando verso il cortile parlando di chi secondo
noi sarebbe stato
presente alla fatidica cena.
“Splendore
ehi!” sentii chiamare. Quel soprannome ormai mi
perseguitava “Splendoooreeeeeeee” ripeté
Simone facendo lo scemo e facendo
ridere i suoi amici che lo seguivano.
Mi girai
sorridendo forzatamente “Dimmi caro”
risposi calcando su quel caro in modo che capisse.
“Ehi
ti ha chiamato caro” disse ammiccando un tizio a Simone.
Simone rise e rispose “Se mi dici dove abiti ti passo a
prendere”
Io lo guardai
male e gli dissi la via e come arrivarci poi
lui mi disse “Così almeno so da quale finestra
salire per venirti a trovare la
notte” e i suoi amici scoppiarono a ridere come solo un
branco di iene avrbebe potuto
fare.
“A
tuo rischio e pericolo” lo minacciai “Non so quanto
ti
convenga, sai mio padre non si fa problemi a sparare se vede qualcuno
entrare
dalla mia finestra, è un cacciatore”
Lo vidi
sbiancare leggermente e poi tornare a ridere insieme
ai suoi amici come se nulla fosse successo.
Io e Chiara li
salutammo e ce ne andammo per la nostra
strada.
Il pomeriggio
Chiara venne a casa mia verso le due.
Fino alle 6 rimanemmo a studiare insieme, dopo di che iniziammo a
parlare e a
prepararci. Le raccontai di Cristian e del tempo passato con lui e poi
lei mi
chiese di Simone.
“Simone
non è nessuno” le risposi. Ma a lei non
sembrò
bastare.
“E
allora perché ti chiama splendore?” mi
domandò.
“Mi
ha chiamato così la prima volta che mi ha vista sulla
spiaggia e poi non ha più smesso. E ora lo fa apposta
perché l’ho deriso quando
me lo ha detto la prima volta ed ora insiste”
“Ma
tu gli piaci” mi disse lei con fare ovvio.
“Perché
lo pensi?”
“Perché
si vede da come ti guarda! Ti mangia! E poi fa
battutine solo a te anche se ci sono io lì
affianco” mi rispose iniziando a
pettinarsi.
“Ma
io sto con Cristian” le dissi cercando di mostrarmi
sicura.
“Non
ho mai detto il contrario” mi rispose lei guardandomi
serena.
Il discorso
fortunatamente cadde e Chiara mi aiutò a decidere
cosa mettermi. La scelta fu breve perché non avevo voglia di
perdere tempo:
jeans, stivali, maglietta un poco scollata (poco eh) e giacchino.
Perfetta.
Normalissima e comoda. Era una semplice uscita tra conoscenti. Alle 8 e
dieci
ricevetti un messaggio da Simone che mi diceva di essere a pochi metri
da casa
mia, così io e Chiara salutammo i miei e ci dirigemmo fuori
casa. Ci aspettava
appoggiato alla sua Mito, tutto figo e convinto.
Quell’aspetto di lui non era
proprio il massimo.
“Hai
visto come sta bene vestito così?” mi chiese
Chiara
prima che fossimo alla sua portata d’orecchie.
“Normale”
risposi cercando di allungare il passo per non
darle il tempo di fare altre domande o constatazioni scomode.
Simone ci
salutò e ci fece salire sulla sua auto e insieme ci
dirigemmo alla pizzeria. Quando arrivammo, i ragazzi dissero che
mancavamo solo
noi e Simone fece le presentazioni.
“Allora
ragazzi, queste sono Matty e Chiara”
“Piacere”
dicemmo all’unisono. I ragazzi si presentarono.
“Io
sono Carlo” disse il nostro compagno di classe.
“No,
ma dai?” gli risposi acida.
“Io
sono Davide e lui è mio fratello Luca” disse un
ragazzo
alto e moro indicando suo fratello.
“Noi
ci siamo già conosciuti nei corridoi” mi disse
quello
che credevo si chiamasse Matteo. O forse
era Andrea?
“Ciao
Matteo” gli disse Chiara arrossendo. Ok,
lui era Matteo.
“Ciao
Chiara” rispose lui sorridendo. Sembrava carino.
Altri quattro
ragazzi si presentarono e solo allora notai che
eravamo le uniche ragazze della serata. “Ma ci siamo solo noi
come femmine?”
chiesi genericamente.
“Sì”
mi rispose Andrea “Il cap non ha mai invitato nessuna a
una delle nostre serate e infatti eravamo curiosi di
conoscervi!”
Rimasi quasi
male a quell’affermazione. Non volevo che Simone
si facesse strane idee. Avevo accettato solo perché mi ero
ripromessa di non
passare il resto dei week end in casa a studiare e comunque era venuta
con me
Chiara. Ah ecco perché Chiara
sembrava
felice dell’invito! Lei sapeva che Matteo giocava nella
squadra di Simone!
Sagace la ragazza!
Quando ci
sedemmo al tavolo, Simone si sedette nel posto più
lontano da quello in cui avevo appoggiato la mia roba. Era strano quel
ragazzo.
Perché si metteva distante se mi
aveva
invitato lui? Non che me ne importasse qualcosa eh! Era solo per
curiosità!
La serata
passò tranquilla. Quei ragazzi erano stupidi ma in
fondo divertenti. Unica pecca il fatto che avevo beccato diverse volte
Simone
che mi fissava. Odiavo essere fissata a quel modo! Sì
è vero, se lo beccavo a
fissarmi voleva dire che lo stavo guardando, ma lo stavo guardando solo
perché ero
curiosa! Mi sarei aspettata che ci provasse con me per tutta la sera. E
invece
no. Meglio così, una preoccupazione in meno.
Verso le dieci
e mezza finimmo di mangiare e ci dirigemmo ad
un pub lì vicino. Il posto era carino: c’era un
grande bancone con tre baristi
dietro, un sacco di tavolini con tovaglie rosse e da un lato
c’era un DJ con
una consolle di medie dimensioni e davanti a questa c’era la
pista da ballo. Una
pista da ballo su cui mi sarei fiondata nella maniera più
assoluta!
All’ingresso
del locale, fummo accolti da alcuni ragazzi che
salutarono la squadra di basket e dal tipo di saluto sembrava si
conoscessero
da tanto. Nessuno ci presentò e presto si dimenticarono di
noi. Per non fare i
soprammobili io e Chiara ci dirigemmo verso il bancone e prendemmo da
bere due
analcolici chiacchierando amabilmente.
Il locale si
riempì velocemente e presto anche la pista da
ballo.
“Andiamo
a ballare?” mi chiese Chiara sorridendo.
“Assolutamente
sì! Andiamo!” e la trascinai dietro di me.
Ci scatenammo
in pista. Amavo guardarmi intorno mentre ballavo
per vedere i diversi stili e le diverse capacità di
ballerini. Quella volta
però vidi un’altra cosa: Simone che mi fissava.
Feci finta di niente e
continuai a ballare sperando che la smettesse. Le musiche si
susseguivano
veloci una dietro l’altra ed io e Chiara continuavamo a
scatenarci senza sosta.
Muovendomi il mio sguardo cadde nuovamente su Simone che era a un lato
della
pista: mi stava fissando nuovamente. Quella volta mi fermai immobile e
vidi il
suo sguardo percorrermi tutto il corpo. Si accorse che lo stavo
guardando e mi
sorrise malizioso. Vedendomi immobile, Chiara si avvicinò a
me e mi chiese “Matty
tutto bene?”
La guardai
dubbiosa e le indicai senza problemi Simone, lei
disse “Ti sta fissando, me ne sono accorta prima".
“Ma
cosa vuole da me?” le chiesi innervosita.
“Tu
gli piaci, Matty” mi rispose con una risposta già
usata
in precedenza.
“Ma
non è vero, Chià!” gli dissi
innervosita sempre di più.
“E
allora perché ti guarda come Homer Simpson guarda le
ciambelle?” rise la mia amica.
Non riuscii a
ridere per quella battuta e così sorrisi. La
serata continuò per ancora un’oretta e poi fu il
momento di andare a casa.
Ci ritrovammo
fuori dal locale e in breve i ragazzi del basket
ci raggiunsero. Simone continuava a fissarmi da lontano. Ma che diavolo
voleva
quello scemo da me? Scazzata e innervosita, andai da lui con passo
aggressivo “Ma
la smetti di fissarmi come un ebete? Mi inibisci cazzo!”
Simone mi
guardò stupito e poi con molta nonchalance mi disse
“Non ci riesco”.
Lo guardai
stupita per qualche secondo poi gli risposi seria “La
devi smettere lo stesso, ho un ragazzo”.
Simone mi
guardò negli occhi, poi si avvicinò
pericolosamente
e mi disse “Alla fine qui, ci siamo solo io e te.
Pensaci” e si allontanò
lasciandomi stizzita e pensierosa.
*******************************************************************************************************************
Ma ciao
Carissime! Sono riuscita a pubblicare, grazie anche a
Slab che mi aiuta con lei idee in questo periodo stra-complicato! E
dopo-domani---
*-*
Non ho niente
da dire come commenti su questo capitolo, mi
sembra sia tutto chiaro no? Se avete dubbi o volete chiarimenti,
chiedete! E se
avete voglia e tempo lasciatemi un commentino!
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 12 *** Paragoni inconsistenti ***
Paragoni
inconsistenti
Le parole di
Simone mi rimasero impresse per tutta la notte,
tanto che non chiusi occhio. Mi attirava,
ok mi attirava. Mi attirava, va bene!
Uscire quel
sabato con loro non fu una mossa tanto
intelligente, la mia mente ne era uscita confusa. Non che mi lui mi
piacesse,
ma quanto meno mi sentivo attratta da lui. Non era bello quanto
Cristian e non
mi amava quanto mi amava lui. Però era inequivocabilmente
attratto da me,
inutile far finta di non vederlo. Ma a me piaceva Cristian! Era una
stramaledetta situazione assurda. Non ero combattuta non dovevo essere
combattuta. Cristian era distante ma era mio. Mi voleva e me lo aveva
dimostrato e mi faceva bene stare con lui. E mi faceva stare bene in
senso
letterale. Quella notte passata quasi completamente con lui era stata
magnifica. Non avevamo ancora provato praticamente niente, ma da
qualche parte
era necessario partire. E quello era stato un inizio.
Ero
vergognosamente combattuta. Non che dovessi fare una
scelta, ma almeno dovevo evitare di avere comportamenti che potessero
in
qualche modo ferire Cristian. Non se
lo
meritava e io non volevo passare per la vacca che lo aveva fatto
soffrire. Ok
dovevo pensare per bene.
La domenica
pomeriggio la passai a fare chiarezza nel mio
cervello. Mi misi alla scrivania concentrata come mia prima
d’ora e sviscerai
la questione.
No ok con
calma. Non
devo fare le cose di fretta. Ora mi metto qui e penso per bene a cosa
diavolo
sta passando per la mia mente. Certo poi dovrei mettermi a fare i
compiti.. no!
Li ho fatti. Niente scuse. Questa cosa va chiarita una volta per tutte.
Almeno
da parte mia. E poi devo parlare con Cristian e Simone.
Cristian:
partiamo da
lui. Bello, affascinante, sexy, da sbavo (ormoni in subbuglio per lui),
dolce,
gentile, disponibile. Notte di quasi fuoco tra i lati positivi. Lati
negativi:
troppo appiccicoso. Ma è un lato negativo? Se fosse meno
appiccicoso e geloso
come la prenderei? Mi darebbe fastidio? Sì, mi darebbe
fastidio vederlo non
geloso di me. Bene quindi non è appiccicoso. Ottimo
ragionamento deduttivo Matty. Poi vediamo.
Sì è dolorosamente sexy, lo so.
Ma non basta. Mi capisce, mi tira su di morale e crede in me. Non
sopporto
molto il suo genere di abbigliamento, ma sono dettagli. Ok magari gli
regalo
qualcosa di meno “da vecchio”, ma rimane comunque
una cavolata. Abita distante.
Questo è il grosso punto a sfavore. Non mi piacciono le
storie a distanza,
specialmente visto che siamo appena all’inizio. Ed essendo la
mia prima storia,
non voglio che sia a distanza. E lui lo sa. Glielo ho già
detto di questo
scoglio. E mi ha detto anche che sarebbe per il primo anno
perché l’anno
prossimo andrà all’Università qui a
Genova e allora saremo nella stessa città
finalmente. Ma un anno posso resistere? Ho bisogno di sentirmelo
vicino. La
distanza è pesante.
Distanza che
con Simone
non ci sarebbe perché sta già a Genova e
addirittura va nella mia scuola. Oddio sto
pensando a Simone come
fidanzato???? No ok passo indietro. Alt.
Che cazzo sto pensando? A me lui non piace. Cioè ok forse mi
attira. Sì mi
attira. Ma ha un carattere di merda! E quando mi chiama splendore mi
sta
veramente sulle scatole! Ok fisicamente mi attira, ma
com’è possibile!?! Non è
bello! Non quanto Cristian! Ilaria direbbe che mi fa sesso! Ma non mi
fa sesso!
Un po’ sì! Ma poco poco. Ma non può
farmi questo effetto!
Pensa a
Cristian e agli addominali..
Pensa alle
mani di Cristian che ti sfiorano..
Pensa ai baci
di Cristian..
Pensa
all’amico di
Cristian che hai sentito..
Immagina
Cristian su di te.. perché diavolo
l’immagine viene sostituita dal sorriso strafottente di
Simone???
Ma no no NO NO!
Matty sveglia
e
tranquilla. Usa la testa con intelligenza. Avanti. Pensa correttamente.
Passai quella
Domenica pomeriggio crogiolata da dubbi simili,
arrivando a bere 4 caffè in un’ora dal nervoso.
Non potevo assolutamente
sostituire l’immagine di Cristian con quella di Simone.
Quella sera
ricevetti la classica chiamata domenicale da
Cristian.
- Pronto
Matty! Come stai? - mi
chiese Cristian con voce squillante.
“Ciao
Cri! Bene dai! La scuola inizia
a pesare ma tengo duro. Te? Cosa mi racconti?”
-
Sì anche io tutto bene. L’ultimo
anno si sta rivelando più facile del previsto e ho un sacco
di tempo per
allenarmi! Non lo credevo possibile! Cosa mi dici
dell’operazione farfalla? Come
procede? Hai fatto quello che ti abbiamo detto io e Ila? -
“Ehi
quante domande!! Comunque va
bene, cioè normale. La gente mi saluta. Anche persone che
non mi avevano mai
calcolata di striscio si fermano a parlare con me. A volte rimango
ancora
imbambolata da tanto mi stupiscono salutandomi! E comunque sabato sono
uscita
con Chiara! Sai la mia nuova compagna di banco, no?”
- No non ci
credo! Grandissima! Dove
siete state? -
“Siamo
andate a mangiare una pizza e
poi in un discopub. E ho anche ballato!” gli dissi
entusiasta. Avevo omesso con
chi ero andata a mangiare la pizza.
- Beh adori
ballare! Brava
scricciolo! Sono molto contento! Però mi manchi.. - mi disse
con una voce
triste.
Mi sentii
davvero una merda perché
tutto sommato quella serata mi ero divertita, nonostante gli sguardi
indagatori
di Simone. E quasi non mi ero accorta di non avere Cristian affianco.
Che
persona orribile che ero.
“Anche
tu mi manchi! Ma dai per il
ponte dell’Immacolata vengo da te e stiamo insieme”
gli dissi cercando di farlo
sorridere. Mancava ancora un sacco di tempo, ma non potevo fare
altrimenti.
-
Sì lo so e non vedo l’ora! Dai
raccontami qualcosa di allegro!-
“A
scuola sembra si siano
risvegliati! Continuano a dirmi che ho fatto un notevole cambiamento ma
io sono
sempre la stessa!”
- Certo ce sei
sempre la stessa.. ma
lo sai come sono le persone, si basano spesso solo
sull’aspetto esteriore e
quindi vedendoti così diversa, pensano tu sia cambiata anche
dentro!-
“Vabbè
ma non è che mi sono data a qualche pratica oscura!
Semplicemente mi vesto da ragazza e non da sacco informe di
pattumiera.. pensa
che mi hanno detto che sono guardabile adesso!” gli disse
ridendo. Non pensai
alla sua possibile reazione.
- Che tengano
gli occhi puntati da un’altra parte. Se no
glieli cavo con un cucchiaio affilato.-
“Ma
i cucchiai non si affilano!” gli dissi buttandola sul
ridere ma gongolando per quella dimostrazione di gelosia che mi faceva
solo che
piacere.
- Vedrai che
lo affilo e vedi come cavo gli occhi tanto da
raccoglierli come palline di gelato.-
“Cristian
che schifo! Per favore tieniti per te queste robe
orribili di torture! Bleah non ci voglio pensare” e
scoppiammo a ridere
insieme.
Sapeva
mettermi di buon umore. Cristian era decisamente la
scelta giusta. Avrei dovuto chiarire una volta per tutte con Simone.
Non avrei
potuto tollerare a lungo un comportamento che metteva in ombra il
rapporto con
Cristian. Il mio ragazzo era lontano, ma non per questo dovevo pensare
a un
altro. Avevo lui. E quando stavamo insieme tutto era perfetto.
- Dai non ho
detto niente di così orribilmente schifoso! Non
fare la schizzinosa!-
“Vabbè
come ti pare..”
- Senti devo
andare che mi stanno chiamando! Un bacio enorme
Matty! A presto!-
“Ciao
Cri.. a presto!”
Nonostante la
totale assenza di nomignoli affettuosi tra di
noi, mi piaceva parlare con lui e stavo davvero bene quando passavamo
del tempo
insieme. Peccato questa maledetta distanza che ci teneva lontani in
quelli che
sarebbero dovuti essere i migliori mesi di una relazione.
Quella sera mi
addormentai con queste positive considerazioni
su Cristian, pronta ad allontanare Simone e a dirgli di smetterla di
fissarmi
come se fossi una torta di
panna
montata. L’indomani mattina, il lunedì tanto
odiato da ogni studente sulla
faccia della terra o almeno quasi, mi alzai carica e positiva. Fattore
assai
raro ma di buon auspicio.
Mi diressi a
scuola allegra e la mattinata passò tranquilla.
Feci un compito in classe di storia che però non mi
levò il sorriso e
mi offrii come interroganda di matematica
prendendo 9 e mantenendo la mia media. Perfetto! I miei compagni di
classe si
dimostrarono particolarmente affabili quella mattina, visto che avevo
evitato
che uno di loro prendesse 3 “immolandomi” come
alunna. E quindi anche da quel
lato la situazione non sarebbe potuta andare meglio. Dovevo solo
parlare con
Simone.
Lo incontrai a
ricreazioni e gli diedi appuntamento
all’uscita di scuola nel cortile dietro il suo edificio, gli
dissi che doveva
spiegarmi un po’ di suoi comportamenti. Lui
accettò di buon grado e così
ritornai in classe ancora più soddisfatta per quella serata.
Al suono della
campana all’una mi diressi sorridendo e
canticchiando al luogo dell’appuntamento e aspettai
l’arrivo del capitano della
squadra di basket. Ero un po’ nervosa perché
volevo sapere una volta per tutte
la verità e non vedevo l’ora che
quell’incontro finisse, ma cercai di non darlo
troppo a vedere. Mi raggiunse e mi accorsi che anche lui mostrava segni
di
nervosismo. Non era un buon inizio di conversazione ma tanto valeva
sentire
cosa avesse da dirmi prima di fare congetture assurde.
“Ciao”
gli dissi.
“Ciao
Splendore” mi rispose lui cercando di dimostrarsi
rilassato.
Silenzio. Per
tipo un minuto nessuno dei due spiccicò parola
finché, odiando quella situazione, decisi di parlare io.
“Ti
ho chiesto di venire qua perché dobbiamo parlare. Non mi
piace molto come ti comporti con me. È un comportamento
strano.” Gli dissi
tutto d’un fiato.
“Strano?”
mi chiese.
“Sì,
strano. Quasi ambiguo lo definirei a volte. Tipo sabato.
Sabato mi hai invitato alla cena ma poi non mi hai
considerata.”
“Volevi
che ti considerassi?” mi chiese con lo sguardo
spaurito da cucciolo.
“No
no non hai capito. Nessuna considerazione in più di
quella che ci può essere tra due persone che si conoscono. E
stop. E invece al
pub mi hai fissata.”
“Sì
lo so. Ho visto che mi hai visto. Eri così
bella..” mi
disse sorridendo con un sorriso sincero. Che
sorriso da awwwwww! Concentrati Matty.
“Ecco.
Non mi devi fissare così. Io sto con Cristian.”
“Lo
so e non capisco perché. Siete distanti e non vi vedete
mai e non state passando insieme i momenti che dovrebbero essere i
più belli di
una storia. Non funzionerà.” La pensava come me
sul mio rapporto con Cristian,
ma non si doveva permettere di dire che non avrebbe funzionato.
“Non
sei nessuno per dirmi cosa devo fare con il mio ragazzo.
È una cosa tra me e lui e tu devi smetterla di mettere il
naso in cose che non
ti riguardano” risposi alzando la voce e iniziando ad
alterarmi.
“Non
volevo farti arrabbiare, scusa. Volevo solo che capissi
il mio punto di vista. Mi piaci. Ma non posso stare con te
perché c’è un muro
invisibile tra di noi creato da una figura con cui nemmeno posso
competere
visto che vincerà sempre lui. Ti innamorerai
dell’idea che hai di lui e io non
avrò nemmeno mai avuto una possibilità. Questo
non è giusto lo sai? Sei partita
prevenuta contro di me e lui ha vinto in partenza. Ti ho fatto
conoscere un po’
di me ma tu eri ancora più prevenuta per via della scuola.
Quando ho provato ad
avvicinarmi, sei scappata a gambe levate e ora che potrei frequentarti
perché
andiamo pure nella stessa scuola, non posso farlo perché il
pensiero di
quell’altro ti ostacola”.
Era un
discorso pienamente sensato dal suo punto di vista.
Ero sempre stata brava ad analizzare le situazioni in maniera obiettiva
e lui
aveva ragione. Il pensiero di Cristian si era offuscato sentendo cosa
Simone
aveva da dirmi. Tutti i ragionamenti che avevo fatto il giorno prima,
non
avevano più senso. No. Non potevo permettere che un discorso
detto così su due
piedi cambiasse tutto. Ero io che dovevo decidere e non dovevo essere
contagiata o convinta da nessuno. Era facile pensare cose sensate in
linea
teorica, ma la pratica era tutta un’altra cosa.
Lui mi
guardava aspettando che dicessi qualcosa. Non dissi
niente. Feci qualcosa.
Mi avvicinai a
lui mentre rimaneva immobile. Mi alzai sulle
punte e lo baciai a stampo. Lui dapprima rimase stupito. Poi si
risvegliò dal
suo stato di immobilità e iniziò a baciarmi
seriamente.
Cosa cazzo
avevo fatto. Avevo appena
tradito Cristian.
*******************************************************************************************************************
Ciao a tutte!
Partiamo dal presupposto che ho dovuto diradare
un po’ gli aggiornamenti perché tra
università e malattie sono un po’ a corto
di tempo. Ma continuo ad aggiornare appena possibile. In pratica ogni
dieci
giorni/due settimane.
Vi dico anche
che è stato difficile scrivere questo capitolo
perché non mi sono mai sentita combattuta tra due sentimenti
contrastanti verso
due persone diverse e spero di aver reso abbastanza decentemente i
sentimenti
di Matty. Non condivido il suo comportamento, non si può
stare con uno e
pensare ad un altro, ma Matty è lei e lei decide, no? ;-) e
comunque ogni forma
di tradimento mi fa schifo proprio dal profondo e quindi il prossimo
capitolo
sarà totalmente inventato dal punto di vista sentimentale
perché non ho idea di
come ci si senta.. ma voi sarete clementi vero?
Se avete
piacere fatemi sapere cosa ne pensate di questo *-*
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 13 *** Novità sconvolgenti ***
Novità
sconvolgenti
Guardarmi allo
specchio mi faceva abbastanza schifo.
Quel
pomeriggio, dopo quella sottospecie di bacio con colui
che si ostinava a chiamarmi Splendore, ero scappata. Letteralmente.
Fuggita da
lui. Fuggita da Chiara che mi cercava. E non rispondevo più
né a Ilaria né a
Cristian.
Non sapevo
cosa
dirgli. Non gli avevo ancora detto niente. Dovevo dirglielo.
Non puoi
dirglielo.
Come non
posso? Devo!
Ho fatto una cazzata!
Proprio
perché è stata una stronzata, non devi dirglielo.
Ci
starebbe male e basta.
Non mi piace
mentire.
Ma non
mentiresti, ometteresti una cosa.
Cosa? Che ho
infilato
la lingua in bocca a un altro? A Simone?
Su su,
è stata una svista. Capita a tutti.
No, tu non hai
capito. Non è stata una svista. L’ho baciato
io. IO. Non lui. IO. E lui ha risposto.
Questo era
quello che immaginavo il mio riflesso mi stesse
dicendo. Di non dire niente perché nessuno aveva visto
niente. Ma non potevo
farlo, dai. Non ci sarei mai riuscita. O
sì?
Suonò
il mio telefono in quel momento. Guardai il display:
Simone.
Ma che
diavolo…? Pigiai il tasto rosso e si attivò la
segreteria telefonica. Non volevo parlargli. Stupida cretina. Vidi che
aveva
lasciato un messaggio. Lo ascoltai.
“Matty
cazzo rispondi. Dobbiamo parlarne. Tu devi parlarmene
perché non ci sto capendo niente. Chiamami.”
La voce
sembrava decisamente alterata, ma non avevo voglia
nemmeno di parlare con lui.
Stufa di stare
in casa, uscii per una corsa. Mi avrebbe
schiarito le idee, mi avrebbe permesso di pensare a cosa fare, senza
fare altre
stronzate enormi.
Mi diressi al
parco intorno al quale di solito correvo. Sì, è
triste correre intorno a un parco, ma non c’erano posti
migliori in quella
lugubre e inquinata città. Acceso il mio mp3, iniziai a
correre. La musica mi
svuotava la testa e per una decina di minuti mi rilassai totalmente. Ad
un
certo punto vidi Simone e Chiara insieme seduti su una panchina.
Stavano
parlando. Non avrei dovuto ascoltare, di sicuro era una conversazione
privata,
ma non seppi resistere. Guarda caso, poco distante da loro
c’era una siepe e
decisi di approfittarne. Mi misi in ascolto a discorso già
iniziato.
“..non
so perché faccia così! È un
controsenso vivente!”
stava dicendo Simone a Chiara.
“Simo
stai tranquillo. Non ti devi agitare, è solo
tremendamente confusa. Da un certo punto di vista la capisco. Non sa
cosa
pensare e non sa come comportarsi. Tu sei qui, ma lui è
lì e lei sta con lui. In
teoria” gli rispose la mia amica con fare comprensivo verso
di me.
“In
teoria?” le chiese lui sorridendo furbetto.
“Sì,
in teoria. Sarò sincera. Sono dalla tua parte, ma
perché
conosco te e non lui e non sono favorevole ai rapporti a distanza e
vedo quanto
a lei manchi non vedere lui. Poi ti dirò un’altra
cosa, ma solo perché voglio
il meglio per lei. Lui non è mai affettuoso verso di lei
quando sono al
telefono, lei non glielo ha mai detto, ma ne soffre un po’.
Sai com’è fatta..”
Chiara gli
stava
spifferando tutti i fatti miei! Altro che amica! Sì certo,
pensava a me, ma quelli
erano fatti miei! Solo miei e di Cristian! E non potevo nemmeno dirle
niente perché
ero la prima ad essere in torto visto che stavo origliando una loro
conversazione!
Stufa di
ascoltare quella conversazione privata, mi
allontanai quatta quatta e ripresi la mia corsa. Chiara era dalla parte
di
Simone. In pratica mi avrebbe dato consigli da amica, ma pensando alla
mia
possibile felicità con Simone. Mi serviva una persona che
rimanesse neutrale. Potevo
chiamare Ilaria! Lei conosceva Cristian da anni, ma era sempre stata
diretta ed
esplicita con me, quando aveva qualcosa da dirmi, me la diceva senza
giri di
parole.
Decisi di
chiamarla. Presi il cellulare e composi il suo
numero, mi rispose dopo due squilli.
“Matty
finalmente! È una vita che cerco di chiamarti! Cosa
è
successo? Come mai non rispondi?” mi domandò
preoccupata la mia amica.
“Ila
scusa, ma è successo un casino. Ho fatto un casino, Ila.
Non so cosa fare..” iniziai quasi a singhiozzare.
“Tesoro
calmati. Raccontami cosa è successo!” la mia amica
sembrava davvero preoccupata.
“Ila,
ho baciato Simone. Lui parlava parlava parlava parlava,
era così carino Ila! L’ho baciato!
Cazzarola!” iniziai a raccontarle tutto mentre
lei mi ascoltava in silenzio.
“Matty
senti, hai fatto una stronzata. Ma devi dirlo a
Cristian! Non puoi non dirglielo. Non se lo merita” mi
redarguì la mia amica. Poi
mi chiese “Ma ti piace Simone?”
“Ila
non lo so! Non ne ho idea! Non lo so, Ila! Aiutami!”
ormai stavo piangendo dalla tristezza.
“Tesoro,
la cosa migliore è parlarne con lui. Devi essere
sincera. Non farti interrompere da lui e digli tutto. Poi vedi cosa ti
dice. Ma
prima di tutto devi chiarirti le idee tu stessa. Non puoi tenere il
piede in
due scarpe..”
“Non
voglio tenere il piede in due scarpe, Ila! Voglio solo
fare chiarezza. Lo so cosa accadrà: io parlerò
con Cristian, lui si incazzerà
di brutto e mi urlerà contro. Per come sono fatta, poi io mi
incazzerò e ci
diremo cose brutte. E non voglio che finisca così
male!” le dissi agitandomi.
“Matty
ti rendi conto che mi hai detto - non voglio che
finisca così male -, non - non voglio che finisca
-?” mi domandò la mia amica
cercando di illustrarmi la mia situazione.
“Cosa
vorresti dire?”
“Che
il tuo inconscio pensa che finirà già con
Cristian!” mi
fece notare Ilaria.
“Il
mio inconscio? Ma io devo ancora fare chiarezza! Non può
il mio inconscio aver già deciso, mica ha vita a
sé!” le risposi sorridendo per
la prima volta da quella telefonata.
“Vabbè
Matty senti, secondo me dovresti parlare direttamente
con Cristian e basta. Solo dopo che avrai parlato con lui, potrai
pensare in
maniera chiara!”
“Va
bene Ila grazie. Lo chiamo subito, ho le palpitazioni. Non
mi piace dire queste cose per telefono Ila!” continuai a
parlare, non volevo
terminare la chiamata.
“Matty
rimani calma e non agire d’impulso. Ragiona e se si
incazza, lascialo sfogare. Ha ragione, in questo caso hai sbagliato tu.
Adesso vai
a chiamalo, ci sentiamo dopo tesoro!”
“Ciao
Ila, ti richiamo dopo!” e chiusi la telefonata. Dovevo farmi
coraggio e chiamare Cristian e raccontargli tu. Via
la fifa e avanti il coraggio! Che scambio poco vantaggioso!
Rimasi a
guardare il cellulare per cinque minuti e poi
composi il suo numero.
Mi rispose
subito e con una voce sorpresa mi disse “Cosa è
successo Matty? Non mi hai risposto per diverse ore! Mi sono
preoccupato!” Ecco come sentirsi
una merda dopo solo una
frase.
“C-ciao
Cri.. C-come stai?” gli chiesi balbettando.
“Matty
ma chissene frega di come sto io! Come stai tu! Sei tu
che non mi hai risposto!” continuava ad alzare la voce e ad
agitarsi e non gli
avevo ancora detto niente.
“Cristian
è successo un po’ un casino ed è colpa
mia. E
dovevo pensare.” Gli dissi cercando di prendere tempo.
“Cosa
è successo? Dimmi dai! Non sarà niente di grave e
ti
starai facendo delle paranoie inutili! Ti conosco ormai!” mi
rispose Cristian
scherzando. Ecco come far cambiare di
botto l’umore a una persona a cui tenevo. Lo avrei deluso
subito. Che schifo di
persona che ero.
“Cristian
è inutile che ci giro intorno ed è inutile che ti
stia a indorare la pillola, tanto non cambia quello che ho fatto. Stavo
parlando
con Simone e mi stava dicendo un sacco di cose e l’ho
baciato..” Aspettai una
qualche reazione vocale per 78 secondi. Ma lui non diede risposta. La
chiamata
era ancora attiva.
“Cazzo”
disse lui ad un tratto “Cazzo cazzo cazzo. Lo sapevo
di non potermi fidare di quel coglione..” Cristian stava
iniziando a parlare da
solo e io non stavo capendo niente.
“Ma
hai capito cosa ho detto?” gli chiesi per cercare di
capire cosa stava borbottando.
“Sì
che ho capito. Lo hai baciato. E come minimo lui ti stava
dicendo cose carine su di lui e negative su di me, su quanto fossi
distante e
su come tu dovessi meritare una storia migliore. Sbaglio?” Come faceva a sapere cosa mi stava dicendo Simone?
“No,
non sbagli. Ma non capisco perché non sei
arrabbiato!”
gli chiesi stupita.
“Ma
sì che sono arrabbiato e sono anche un po’ deluso
eh! Non
mi piace che tu abbia baciato un altro anche perché stiamo
insieme io e te.. ma
fino a prova contraria è anche colpa mia e colpa di
quel’idiota.. Dovevo sapere
che non avremmo dovuto iniziare una storia a distanza, lo so che non
credi
nelle storie a distanza e nemmeno io a dirla tutta, ma
quell’idiota doveva starti
lontano. Glielo avevo detto di starti lontano, ma quello scemo ha fatto
di
testa sua e adesso me la prenderò con lui. Oh ma vedrai
sì..”
“Temo
di non capire” gli dissi titubante.
“Mio
padre è stato trasferito a Genova e dalla prossima
settimana sarò a Genova..” mi disse con voce
squillante. E non potei far altro
che immaginarmi il suo viso solcato da un sorriso.
“Vieni
a Genova? Per quanto?” gli chiesi, incerta se essere
emozionata o nervosa.
“Immagina
questo: a ricreazione mi vedrai tutti i giorni..”
sentii che ridacchiava.
“Ti
trasferisci nella mia scuola..” non riuscii a finire la
frase perché mi interruppe.
“Esatto
Matty, sarò nella tua scuola e non ho la minima
intenzione di lasciarti a quel coglione.”
******************************************************************************************************************
Salve a tutti!
Scusate questo
enorme ritardo ma ho avuto qualche problema!! Ehm..
Questo
capitolo è un po’ cortino ma se non lo avessi
diviso,
sarebbe stato troppo lungo.. il prossimo è quasi finito e lo
posterò senza
ritardi promesso!
Mi dite cosa
ne pensate? Secondo voi con chi si metterà Matty
alla fine?? MUAHUAHAUHA *risata malefica*
Alla prossima!
Dafne
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Capitolo 14 *** Il Lunedì non è mai un buon giorno ***
Il
Lunedì non è mai un buon giorno
Domenica sera.
Una domenica come tante? No, non direi. Era la
Domenica prima del Lunedì. Sì, le domeniche
anticipano sempre i Lunedì - grazie
Matty -, ma quella era la Domenica prima dell’arrivo di
Cristian, che guarda caso
si sarebbe verificato di Lunedì. Quel Lunedì
appunto. Brutta storia.
Mi ero
amabilmente saltata il venerdì e il sabato di scuola:
evitare Simone era stato il mio obiettivo principale. La Reds se ne
sarebbe
fregata e sarebbe andata scuola con la sua solita aria, ma Matty no.
Matty
doveva evitare qualsiasi contatto col genere umano, fortunatamente il
ciclo mi
era venuto in aiuto, e avevo bellamente approfittato della scusa per
rimanere a
letto.
Ma non potevo
saltarmi anche il Lunedì, tanto più che dovevano
interrogare e la mia coscienza non mi lasciava in pace.
Decisi che sarei
entrata un’ora dopo, almeno avrei evitato
tutti. Tutti tutti. Loro due
insomma.
Codarda sì. Proprio degno di me. Ma non potevo fare
altrimenti.
Fu un vero
tormento la Domenica sera. Sembrava dovessi fare
la maturità il giorno dopo da quanto ero agitata. E per una
che ha voti alti,
ma alla quale sudano le mani anche se solo la prof le fa una domanda su
cosa ha
spiegato la lezione prima, è un problema la
maturità. E l’agitazione era più o
meno quella.
Il telefonino
era spento da due giorni e decisi di accenderlo
per riattivare i contatti con il mondo. Inserire
codice pin. La data in cui mi ero messa con Cristian. Iniziai
a piangere e
la digitai. Il telefono si accese e in un paio di minuti ricevetti 48
messaggi.
Alcuni erano di chiamate ricevute ma mai veramente ricevute, alcuni
erano
messaggi di Ila pieni di punti di domanda, altri erano di Chiara in cui
si
poteva leggere l’ansia crescere, e i restanti erano di Simone
e Cristian. Erano
alternati e sembrava l’avessero fatto apposta.
Non
puoi scappare per
sempre, prima o poi tornerai a scuola e parleremo. Da Simone.
Matty
rispondimi, non
sono arrabbiato ma rispondimi che mi preoccupo. Da Cristian.
Matty
ma dove sei
sparita? Da Simone.
Matty
se non rispondi
subito, chiamo quell’idiota. Da Cristian.
Mi
ha chiamato il tuo
FIDANZATO. Evidentemente gli hai raccontato tutto. Da Simone.
Quello
è un coglione te
lo dico io. Si vantava come un bullo. Da Cristian.
Mi
ha detto che viene
nel nostro Liceo. Ci sarà da divertirsi. Da Simone.
Quel
coglione lo
distruggo, maledetto.
Da Cristian.
Erano solo
alcuni dei messaggi che avevo letto velocemente.
Quindi Cristian aveva chiamato Simone, gli aveva detto tutto e Simone
se la
rideva. Che Lunedì di merda che mi aspettava.
Senza cena andai
a dormire e sperai di non sognare niente.
Speranze vane.
Ero
in una sala da
ballo e avevo un orribile vestito da principessa rosa e bianco. Una
roba da
voltastomaco. Sentivo il piano suonare e qualcuno ridacchiare, ma
girandomi non
vedevo nessuno in quella stanza. Si spensero le luci e qualcuno
entrò da una
porta facendo filtrare la luce dall’esterno. Sembrava un
angelo da quanto
risultava luminoso. Non potevo fare a meno di sentirmi attratta. Mi
diressi
verso questa figura restandone sempre più abbagliata. E
questa figura veniva
incontro a me. La luce iniziò a diminuire e mi accorsi di
avere davanti
Cristian. Mi stava invitando a ballare. Non potevo rifiutare. Mise le
mani sui miei
fianchi e mi abbracciò. A mia volta appoggiai la testa sul
suo petto
lasciandomi cullare dalle sue braccia. Era estremamente piacevole.
Restammo
così per un tempo che parve infinito. Poi lui mi
allontanò leggermente e
avvicinò le sue labbra alle mie dolcemente. Un bacio dolce e
casto. Chiusi gli
occhi. Quando ci staccammo e li riaprii per guardarlo, vidi che avevo
baciato
Simone. Allarmata urlai..
..e mi svegliai
urlando nel mio letto. Sudata e incavolata
come una iena per il sogno idiota. Era solo le 5, ma non riuscii
più ad
addormentarmi pensando a quello che mi aspettava l’indomani
mattina.
Mi alzai al
solito orario e iniziai a prepararmi con calma,
nonostante entrassi più tardi del solito. Dopo essermi
preparata rimasi seduta
sul divano a guardare la televisione spenta con lo sguardo perso nel
vuoto. Non
ero ancora riuscita a decidermi. Non avevo ancora capito cosa stessi
provando.
Non avevo voglia di affrontarli, ma non potevo ancora scappare per
molto.
Entrai alla
seconda ora sotto lo sguardo attonito di tutti i
miei compagni di classe. Mi andai a sedere al mio posto ma non ascoltai
niente
delle due ore successive, persa nei miei pensieri. Suonò la
campanella della
ricreazione e Chiara mi chiese di accompagnarla in bagno. Mi alzai come
un
automa e ci dirigemmo verso la porta della classe. Chiara era poco
davanti a me
e, non guardando dove stavo andando, le andai a sbattere contro.
“Oh
Chiara scusa..” le dissi sentendomi mortificata ma
continuando a pensare ai fatti miei
mantenendo lo sguardo basso.
Non sentendo la
mia amica rispondere, alzai lo sguardo e vidi
che guardava fuori dalla porta ma non osava muoversi. Curiosa, alzai lo
sguardo
e vidi che fuori dalla porta appoggiati alla finestra di fronte,
c’erano
Cristian e Simone, entrambi con le braccia incrociate, che guardavano
verso di
me.
Feci scorrere lo
sguardo da uno all’altro e poi guardai la
mia amica che non sapeva cosa fare. Ed io con lei.
Entrambi mi
salutarono.
“Ciao
Matty” mi disse Cristian sorridendo dolce.
“Ciao
Splendore” ammiccò Simone contemporaneamente.
Cristian lo
fulminò con lo sguardo e Simone si mise a ridere
nervoso. Probabilmente stava cercando di non far vedere il suo
nervosismo.
Alcuni miei
compagni di classe si radunarono dietro di me non
cpaendo come mai mi fossi bloccata dalla porta. Carlo, che vide il suo
capitano
fermo a guardarmi, disse “Ehi cap! Che ci fai qui? Sei venuto
a ricordarmi dell’allenamento
di stasera?”
“No
Carlo no. Sono qui per Matty” rispose lui non degnandolo
di uno sguardo ma continuando a guardare me.
“Per
la Reds? Che ha combinato?” chiese quello scemo del mio
compagno di classe ridendo.
“Non
ha combinato niente” rispose Cristian.
“E tu
chi saresti?” chiese allora Carlo, scocciato per
qualcuno aveva interrotto il suo dialogo con Simone.
“Il
fidanzato di Matty” rispose lui.
“Matty
si è fidanzata??” chiesero ridacchiando le mie
compagne di classe. Mi girai a guardarle male e loro smisero di ridere.
“Non
so se è ancora fidanzata. Almeno non con te” disse
Simone in tono canzonatorio.
Intervenne
Chiara ragionevole “Ragazzi vediamo di stare calmi
eh! Non è il caso di far scoppiare un casino a scuola.. Se
il preside vi vede
mentre fate a botte vi sospende e quest’anno avete la
maturità, o sbaglio?”
La ringraziai con
lo sguardo mentre la gente continua ad
accalcarsi intorno alla mia classe. Simone, essendo il capitano della
squadra
di basket, era conosciuto da tutti. Mentre Cristian era appena
arrivato, era un
bel ragazzo ed era ovvio che tutti fossero curiosi.
“Ciao”
dissi non rivolgendomi a nessuno.
“Dobbiamo
parlare” mi disse Cristian.
“E’
con me che deve parlare” gli disse Simone.
“Oh ma
non credo proprio” gli rispose Cristian. Rimasero a
guardarsi male per un po’ mentre aumentava il volume del
chiacchiericcio che ci
circondava. Io non sapevo cosa dire, ma non volevo rimanere
così al centro dell’attenzione.
Erano fatti privati.
Mi avvicinai ai
due ragazzi, gli feci cenno di seguirmi e mi
diressi verso l’aula di musica che di solito era vuota.
Probabilmente la mia
mossa li sorprese, perché ci misero qualche secondo prima di
venirmi dietro,
lasciando imbambolato il corteo di curiosi.
Entrai
nell’aula di musica e mi sedetti su un banco, facendo
cenno ai due di mettersi di fronte a me.
“Cri
noi dobbiamo parlare. In privato si intende ma oggi
vederti così mi ha sconvolta e non sono ancora pronta.
Domani prima di scuola
ci possiamo vedere? Questa situazione è
insostenibile” dissi a Cristian
cercando di essere il più sincera possibile.
Lui mi rispose
“Sì va bene, almeno saremo da soli” e
calcò
sul da soli. Era ovvio che la
presenza di Simone gli desse noia.
Poi mi rivolsi a
Simone “Simone anche noi dobbiamo parlare”.
“Sì
lo so. Ci vediamo oggi pomeriggio?” mi chiese sempre con
quel suo modo strafottente.
“Ehi
ciccio ma chi cazzo ti credi di essere?” gli urlò
contro
Cristian “Lei la
mia ragazza e parlerà
prima con me, chiaro?”
“Sei
sicuro che sia ancora la tua ragazza dopo che ha baciato
ME?” gli rispose in tono di sfida Simone.
“SMETTETELA
TUTTI E DUE!” urlai “E’ già
abbastanza difficile
così, senza che voi due facciate i bambini. Io non sono di
nessuno, chiaro?”
continuai a voce alterata.
“Domani
dopo che avrò parlato con lui la mattina, parlerò
con
te a ricreazione.” Dissi rivolta a Simone.
Rimasero
entrambi in silenzio, poi vedendo che non avevano
altro da aggiungere, mi alzai e me ne tornai in classe dove Chiara mi
stava
aspettando.
Mi diressi verso
il mio banco e fui subito circondata dal
gruppo di ragazze starnazzanti “Eh brava la reds! Pensavamo
fossi una pivella
innocente e te la fai con ben due ragazzi alla volta! Uno di questi
è anche il
capitano della squadra di basket! E l’altro è un
figaccione!” disse una del
gruppo.
Intervenne
un’altra “E ho sentito che quello è
già entrato
nella squadra di calcio ed è la punta! Mmm mi immagino il
fisico sotto quella
maglietta” mugolò l’oca.
Non ebbi la
voglia di replicare a quel commento idiota e
rimasi zitta mentre loro se la ridevano di gusto.
Quella che
sembrava un po’ a capo di tutto, la più stupida in
pratica mi disse “Lo sai vero che non puoi mantenere il piede
in due scarpe? Dovrai
scegliere, mia cara..”
**********************************************************************************************************************************
Eccomi di
ritorno in super-stra-mega ritardo lo so sorry :(
Bene qui abbiamo
avuto l’incontro, gelido direi, tra i tre
partecipanti.. il prossimo sarà il capitolo delle
rivelazioni.. vedremo Matty
che pala con entrambi ed entrambi che parlano con lei. A cuore aperto
direi..
Se avete piacere
fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 15 *** Divisa a metà ***
Divisa
a metà
“Ila!
Ila è successo un casino! Non puoi capire..” dissi
concitata alla mia migliore amica mentre, con il telefono in mano,
camminavo
nervosamente in camera mia.
“Ehi
Matty! Su dimmi tutto! La zia Ila è qui..” mi
ripose
comprensiva come sempre.
“Ti
avevo detto che Cristian si era trasferito nella mia
scuola, no? Ecco ieri me lo sono trovato davanti alla porta di classe a
ricreazione e insieme a lui c’era pure Simone! E si
guardavano malissimo!”
iniziai a raccontarle.
“Non
dirmi che hanno fatto a botte e me lo sono persa! Cavolo
sarebbe stato uno spettacolo!” mi disse Ilaria scherzando in
maniera ovvia.
Rimasi in
silenzio non avendo nulla da replicare a quella
battuta, se non cattiverie.
“Dai
Matty non ti offendere! Vivi una situazione talmente
irreale che l’unica cosa da fare è scherzarci un
po’ su! Dai sai che ti ascolto
seriamente” tentò di commuovermi.
“Sì
lo so ma sono suscettibile ultimamente!”
“Non
solo ultimamente..” aggiunse lei.
“Ilaria
guarda che se non la smetti riattacco!” la minacciai.
“Va
bene va bene come siamo permalose!” si scusò
“Avanti
racconta”
“Bene,
in pratica ieri ho detto a quei due che stamani avrei
parlato a ognuno faccia a faccia per chiarire la questione”
“E lo
hai fatto?” chiese ansiosa di avere risposta.
“Sì
certo, ma la situazione non è
migliorata…”
Quella
mattina arrivai
a scuola mezz’ora prima dell’entrata, dovevo
parlare con Cristian con calma. Avevo
da dirgli un sacco di cose.
Mi
appoggiai a un
albero ad aspettarlo e mi raggiunse poco dopo. Tentò di
salutarmi con un bacio
a stampo, ma mi scostai e finì per baciarmi la guancia, come
fanno gli amici.
“Siamo
già a questo
livello, eh?” mi chiese deluso.
“Non
è nessun livello. È
che non mi sembra giusto” gli risposi rimanendo vaga.
“Non
ti sembra giusto
nei confronti suoi? Ma si può sapere che cazzo ti
è successo? Non ti riconosco
più dannazione!” si alterò lui,
passando dall’essere deluso all’essere arrabbiato.
“Non
è giusto nei tuoi
confronti, idiota” gli risposi “Ma ti sembra
normale che bacio lui e come se
niente fosse rimango con te? No, a me non sembra normale e quindi non
ti bacio”
dissi convinta.
“Bah”
mi rispose lui
poco per niente convinto.
“Comunque
ti ho chiesto
di vederci perché dobbiamo parlare. Cioè io parlo
e tu ascolti e alla fine mi
dici cosa pensi, ok?” non dovevo dargli modo di interrompermi.
“Ok”
mi rispose semplicemente.
“Tu
mi piaci, lo sai. E
non credevo di poterti piacere. Ma è successo e sono stata
felicissima. Ma poi
mi sono accorta di una cosa, non mi è piaciuto il dover
gestire questo rapporto
a distanza. Cavolo era la mia prima storia ed era a distanza!”
Mi
interruppe “Era?”
“Sì,
era” lo guardai
male per l’interruzione “Stavo dicendo che non
è stata come mi aspettavo. Ci siamo
visti quasi niente e i momenti iniziali di una storia sono quelli che
maggiormente vanno passati insieme e per noi non è stato
così”
“Hai
accettato tu di
mettermi con me anche a distanza” mi rispose come se fosse
ovvio.
“Sì,
grazie. Non sapevo
come fosse stare insieme, ti ricordo per la millesima volta che era la
mia
prima storia. Lo sai che non mi ha mai filato nessuno prima di te,
vero?” gli
chiesi sapendo già che conosceva la risposta.
“Sì,
ma ora è spuntato
quello scemo. E comunque ci saresti potuta arrivare.” Mi
rispose ancora lui con
tono duro.
“Adesso
è colpa mia perché
non ho immaginato e previsto che non mi sarebbe bastato stare con
qualcuno a distanza
con cui avevo telefonate banali, come se parlassi con un amico? Dovevo
immaginare
questo? Dovevo immaginare che mi saresti mancato tutti i giorni e che
avrei
iniziato a fantasticare su come sarebbe stato vederti sempre, su come
sarebbe
stato scherzare con te di persona, su come sarebbe stato crescere
insieme
avendo davanti agli occhi la tristezza per la tua lontananza? No grazie
non lo sapevo,
scusa tanto” gli dissi sarcastica.
“In
pratica sei stata
con me, per cosa in questo tempo? Perché ti faceva pena
lasciarmi?”
“No.
Ma non avendo
mezzi di comparazione pensavo che prima o poi mi sarebbe passata e
aspettavo. E
qui entra in gioco Simone” ammisi.
“E
quindi? Ti ha circuito
lo posso immaginare” lo accusò Cristian.
“Mi
avrà anche
circuito, ma almeno, anche se col suo modo da spaccone, mi dava le
attenzioni
che volevo da te” ammisi di nuovo. Era sempre
più difficile ammettere qualcosa.
“Quindi
hai baciato lui
perché io ero distante?” chiese tranquillo.
“Sì,
direi che puoi
riassumerlo così.”
“Allora
non vedo il problema.
Io ora sono qui e avrai tutte le attenzioni che vuoi da me. Lui
è superfluo.” Sollevò
le spalle mentre parlava di Simone, come se non fosse importante, e per
lui
ovviamente non lo era.
“Tu
la fai semplice. Te
l’ho detto. Simone mi attrae in qualche modo e almeno
finché non avrò deciso o
non avrò chiarito con me stessa cosa provo o non mi
avrà colpito un fulmine,
non starò con nessuno” conclusi, felice di essere
riuscita a dire tutto.
“Non
mi piace per
niente questa cosa. Ma di sicuro non starò ad aspettare in
un angolo mentre lui
ti porta via da me. Ti riconquisterò vedrai, e ora che sono
qui sarà tutto più
semplice.” E così dicendo si avvicinò a
me, mise una mano dietro la mia schiena
e avvicinò le sue labbra alle mie, prima che io riuscissi a
rendermi conto di
cosa stava facendo. Il contatto con le sue labbra non mi
lasciò indifferente, e
non mi lasciarono indifferenti le sensazioni che provai appoggiando le
mani sui
suoi pettorali per staccarlo da me, ma cercai di non farglielo notare.
Lui probabilmente
se ne accorse perché, quando si allontanò, aveva
uno strano ghigno sul volto,
un ghigno che lo rendeva assolutamente sexy.
“Almeno
sai cosa ti
perdi finché non torni da me” mi disse fiero e
ammiccando.
“Va
bene” risposi
cercando di rimanere impassibile “Ci vediamo in
giro” e mi allontanai.
“Oddio
Matty è stato incredibile quello che gli hai
detto” mi
disse Ilaria esaltata “Sono fierissima di te, abbraccio
virtuale”
L’abbraccio
virtuale era un movimento che si era inventata
nell’ultimo periodo e che secondo lei era di moda nel mondo
in.
“Sì,
abbraccio virtuale” le risposi ridacchiando, dandole
corda.
“Aspetta,
ma poi hai parlato con Simone?” mi chiese curiosa
di sapere il discorso avuto con l’altro aitante ragazzo.
“Sì
certo. Ci siamo visti a ricreazione” le dissi pronta a
raccontarle tutto.
“E…
cosa vi siete detti?” mi domandò permettendomi di
raccontarle ogni dettaglio.
Me
lo ritrovai a ricreazione
quella mattina davanti alla classe, mi stava aspettando sorridente,
probabilmente
sicuro del suo fascino.
“Ciao
Splendore” mi
disse.
“Ciao
Simone” gli dissi
non dimostrandomi troppo entusiasta.
“Andiamo
in giardino?”
mi chiese tentando di prendermi la mano. La scostai gentilmente.
“Sì
andiamo” risposi
avviandomi.
Ci
dirigemmo in
giardino e, nascosti dietro un albero, iniziammo a parlare.
“Hai
parlato con quell’altro
stamani?” mi chiese.
“Sì
certo, ma non sono
affari tuoi” gli risposi scocciata.
“Sono
affari miei perché
riguardano te” mi disse lui con fare ovvio. Quelle frasi
avevano il potere di
spiazzarmi. La mia
paura era che Simone stesse fingendo, che lo facesse solo per gioco, e
io non
volevo soffrire per colpa sua.
“Lasciamo
da parte
queste frasi ad effetto per il momento..”
Mi
interruppe lui “Allora
fanno effetto eh?” mi chiese ammiccando di nuovo.
“Ma
tu ammicchi sempre?”
gli chiesi ingenuamente.
“Con
te sì. Mi piace
vederti arrossire” e poi sorrise sinceramente, era un sorriso
sincero, non un
ghigno. Era molto bello.
Ripresi
a parlare “Stavo
dicendo, è giusto che tu sappia che non sto più
con Cristian..”
“Allora
stai con me!”
mi interruppe esaltato.
“Ma
allora sei scemo!”
gli dissi arrabbiandomi. “Non hai capito proprio niente! Io
non voglio stare
con nessuno”
“Sei
ancora indecisa
dopo il mio bacio mozzafiato?” mi chiese non capendo.
“Sono
indecisa proprio
per il tuo bacio, e non lo definirei mozzafiato” lo
punzecchiai.
“Vedrai
come saranno
mozzafiato i prossimi baci” ammiccò (ancora)
sorridendo.
“E
chi ti assicura che
ne ce saranno altri?”
“Il
fatto che sei pazza
di me, ma non lo vuoi ammettere” mi rispose con fare ovvio.
“Io
non sono pazza di
te” risposi tentando di non innervosirmi maggiormente.
“Come
vuoi. Cosa farà l’altro
pollo ora che lo hai lasciato?” si informò.
“Non
sono affari tuoi”
gli dissi.
“Splendore
sono affari
miei per-“
“..perché
mi riguardano
e bla bla bla” conclusi per lui.
“Vedo
che capisci. Comunque
non mi interessa, lo scoprirò.. Intanto sappi che
cederai..” si avvicinò
tentando di ammaliarmi. Con un mano spostò i capelli dalla
spalla e si avvicinò
al mio orecchio “Vedrai Splendore..” e mi diede un
bacio lieve sul collo.
Rabbrividii
ma, salvata
dal suono dalla campanella, mi ripresi e mi allontanai velocemente.
“Cioè
ma è stato uno spasso incredibile!” mi disse
Ilaria
ridendo “Adesso sarai corteggiata da quei due in
contemporanea! Mamma mia come
vorrei essere lì!”
“Io
no. Cioè da un lato sì, ma dall’altro
prima o poi dovrò
decidere. Vorrei già aver deciso ora..” le
confessai.
Mi rispose con
tono serio “Tesoro vedrai che sarà un periodo
piacevole e che ti permetterà di vedere se con Cristian puoi
ricostruire
qualcosa vedendovi tutti i giorni. Oppure se ti trovi meglio con
Simone. Questo
potrai deciderlo solo te ma io ti starò accanto”
“Grazie
Ila! Adesso devo staccare che è tipo un’ora e
mezza
che siamo al telefono e mio padre mi squarta! TI voglio bene! Ci
sentiamo
domani!”
“TVB
anche io!A domani!” e riattaccammo.
L’indomani
arrivai a scuola tutta pimpante, avevo passato una
nottata tranquilla e a scuola non mi aspettavano interrogazioni
complicate. Arrivai
leggermente in ritardo ed entrai in classe quando la mia campanella
aveva appena
smesso di suonare. Vidi i miei compagni di classe radunati intorno a un
banco
al centro della classe, proprio dov’ero di solito seduta io.
Sperai di essermi
sbagliata sul pessimo presentimento che avevo avuto. Carlo mi vide e mi
fece
cenno, ridendo, di avvicinarmi al banco. Il gruppo si aprì
per farmi passare e
così riuscii a vedere due pacchetti appoggiati sul banco.
Sbiancai e mi
immobilizzai.
Chiara mi disse
in un orecchio “Dai Matty, aprili e togliti
il pensiero”
La classe era
radunata lì intorno, curiosa di vedere il
contenuto e il mittente di quei pacchetti. Fortunatamente
entrò il professore
di storia, la cui sola presenza bastava a mandare tutti al proprio
posto.
Mi sedetti con i
pacchetti in grembo e, mentre il professore
tirava fuori il libro e faceva l’appello, li scartai.
Il primo era un
portafoto con una foto di me e Cristian
abbracciati al mare. Mi veniva da piangere, ma non feci uscire lacrime.
Stava tentando
di riconquistarmi e me lo aveva detto chiaramente.
Decisi di aprire
l’altro. Era un pupazzetto della Trudi a forma di gufo e
insieme c’era un biglietto. Per i
tuoi M.A.G.O. dell’anno prossimo. Aveva unito la
mia passione
per i peluche con la mia passione per Harry Potter. Aveva di sicuro
scelto un’accoppiata
vincente.
********************************************************************************************************************************
Eccomi di nuovo
in ritardo scusate!
In questo
capitolo vediamo le due chiacchierate avute con i
ragazzi.. ho lasciato qualche indizio su come finirà tutta
la questione.
Non mancano
molti capitoli, 3 o 4 direi e spero di non
metterci tanto come ho fatto con gli ultimi.
I M.A.G.O. sono
gli esami che gli studenti di Hogwarts devono
superare alla fine del settimo anno.
Se avete piacere
lasciatemi un parere! (Fa quasi rima,
tristissimo -.-‘ )
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 16 *** Dolcezza inaspettata ***
Dolcezza
inaspettata
Andare a scuola
in quel periodo non era sempre piacevole. Non
era bello essere sempre al centro dell’attenzione, ma potevo
anche vederla come
ribalta: stavo avendo una considerazione da parte della scuola che
prima mi era
negata. Non era il massimo sentirmi chiamare splendore da chiunque
volesse fare
il figo come faceva Simone, ma dopo le prime volte in cui avevo detto
loro di
smetterla e loro avevano continuato, non ci avevo più
badato. Cristian si era
conquistato un posto nella squadra di calcio ed era diventato in pochi
giorni
popolare. Chiara non faceva che farmi notare le occhiate maliziose che
gli
lanciavano certe tipe non proprio ingenue. Dal suo canto lui non
sembrava farci
caso. Le sue occhiate di fuoco erano per me. E io arrossivo
vergognosamente.
Simone l’ho notava e di rimando faceva qualche atto
scenografico per attirare
l’attenzione. Era una guerra combattuta a colpi di
popolarità. Non ero abituata
a quella vita. Mi mancava la mia solitudine e l’essere
snobbata da quella
gente: mi salutava chiunque ormai e avevo scoperto che si era aperto un
giro di
scommesse su di me, ottimo!
Andavo a vedere
le partite di entrambi, era un modo per
vederli “nel loro ambiente” ed ero stufa di essere
indecisa. Erano
affascinanti, ognuno a modo suo: Cristian aveva quel fisico da sbavo
che
attirava l’attenzione, Simone aveva quel savoir faire che
incatenava gli occhi.
Non era facile decidere a chi rinunciare, perché chiunque
non avessi scelto, di
sicuro mi sarebbe stato distante per un po’ vista la
delusione. Potevo
rinunciare ai momenti passati con Cristian, quei momenti sereni in cui
ero
consapevole della mia vita e che tanto mi avevano permesso di crescere?
O
potevo rinunciare all’ottimismo contagioso di Simone, al suo
comportamento un
po’ insistente che mi aveva fatto sentire desiderata?
Ci si metteva
anche il mio subconscio a far aumentare l’indecisione:
i segni a luci rosse erano ormai all’ordine del giorno,
specialmente da quando
li avevo visti sudati e accaldati cimentarsi nei loro sport preferiti.
Ero ossessionata.
Sognavo di baciare uno dei due e di colpo il suo volto cambiava e mi
ritrovavo
a baciare l’altro. Era un incubo. Quando poi la mattina dopo
li incontravo a
scuola, arrossivo come l’interno di un’anguria e mi
rifugiavo in bagno con
Chiara che se la rideva di gusto, essendo a conoscenza del motivo della
mia
fuga.
La mia amica non
aveva espresso una sua opinione, non voleva
in alcun modo influenzarmi, mi consigliava solo di stare tranquilla e
di
lasciare che fossero le mie emozioni a governare quella scelta. Sempre
che
avessi voluto prenderla, si intende. Infatti mi era anche passato per
la mente
di dire di no ad entrambi, potendo così rimanere amica di
tutti e due senza far
loro alcun torto. Ma non era giusto, specialmente perché
avrei fatto un torto a
me stessa rinunciando all’amore che uno dei due poteva darmi.
Una mattina,
durante la seconda ora di lezione, mentre il
professore di latino spiegava le interrogative indirette (bella roba
sì!),
ricevetti un messaggio da Simone.
Ciao
Splendore, ti va
di prendere il caffè con me alla macchinetta del secondo
piano?
Non mi sembrava
ci fosse niente di male, tanto avrei comunque
preso il caffè e cambiare piano non mi sembrava
così problematico.
Sì,
va bene! Ci vediamo
lì davanti
Gli risposi e mi
rimisi a seguire la spiegazione che stava
risultando ostica.
Al suono della
campanella, dissi a Chiara che sarei andata al
piano di sopra e mi avviai su per le scale mentre gli studenti si
riversavano
fuori dalle aule per godersi quei 15 minuti di relax.
Quando arrivai
al luogo dell’appuntamento, lui era già
lì da
solo e mi sorrise vedendomi. Un sorriso che ricambiai volentieri.
“Ciao
Matty!” mi disse venendomi incontro e dandomi due baci
sulle guance. “E’ andata bene finora la
mattinata?”
“Mah,
normale. Alla prima ora la prof di storia ha
interrogato, mentre la seconda ora di latino è stata
soporifera. Stavo disegnando
un mosaico sul banco quando mi hai scritto!” gli risposi.
Discorsi normali tra
compagni di scuola.
“Ti ho
distolto dalla noia, eh?”
“Sì,
ma per poco! Poi ho dovuto seguire, mica posso disegnare
mosaici nel prossimo saggio”
Lui si mise a
ridere e mi offrì gentilmente il caffè. Rimanemmo
per qualche minuto in silenzio gustandoci la bevanda ristoratrice,
quando lui
mi chiese: “Senti, oggi pomeriggio dopo gli allenamenti io e
gli altri della
squadra andiamo a prenderci un gelato dalla Magia del Gelato, vi va di
venire
con noi? Te e Chiara intendo”
Si era
dimostrato gentile invitando anche Chiara, in modo che
io non mi ritrovassi da sola tra quasi sconosciuti. Inoltre non avevo
da
studiare per il giorno seguente così risposi “Devo
chiedere a Chiara, ma per me
va bene. Vi vedete dalla palestra?”
“Sì
ci vediamo lì” Fu interrotto dal suono della
campanella “Fammi
sapere mi raccomando” e mi diede un bacio con schiocco sulla
guancia, bacio che
fece girare i ragazzi lì intorno. Io arrossii e lo salutai,
ritornando in
classe per la lezione della terza ora.
Mentre
interrogavano, raccontai a Chiara della proposta e lei
fu ben felice di accettare, visto che c’era tutta la squadra,
compreso Matteo,
il ragazzo che faceva arrossire la mia amica solo con la sua presenza.
Diedi la
notizia a Simone e poi mi rimisi a seguire.
Per far passare
il tempo prima dell’appuntamento con gli
altri, invitai Chiara a mangiare a casa mia e ci ritrovammo in breve
tempo a
parlare di Matteo.
“E’
così carino Mattyyy! Ma nemmeno mi guarda pffffff”
mi
disse triste la mia amica.
“Chià
ma che ne sai! Lo avrai visto due volte in giro! E mi è
sembrato gentile tutte e due le volte e di sicuro ha salutato
più te che me”
“Ma
quello perché sa che sei off limits visto che Simone ti
punta!” mi disse lei come se fosse la cosa più
ovvia del mondo.
“Non
è che è il capo indiscusso e ognuno fa quello che
vuole
lui eh!”
“No
hai ragione, ma se è un amico vero non ci proverebbe mai
con la ragazza che sa che interessa a un
suo amico, no?”
“Vabbè
vabbè hai ragione te, come sempre. Ma dimmi un
po’,
hai intenzione di fare la prima mossa oggi?”
“Io?
La prima mossa? Con tutta quella gente presente? Ma anche
proprio assolutamente no! Sei pazza!” mi guardò
scettica.
“Sì
forse hai ragione, sono cose private..”
“Disse
quella su cui si era aperto un giro di scommesse!” mi
canzonò.
“Mica
è colpa mia! Si vede che non hanno proprio niente da
fare!” mi girai a guardare l’ora “Cavolo
è tardissimo! Dobbiamo sbrigarci, non
possiamo arrivare tardi!”
Ci preparammo in
fretta e furia e corremmo davanti alla
palestra della scuola, dove un gruppo di ragazzi in motorino stava
parlottando.
“Eccole!
Ve lo dicevo che sarebbero venute” ci accolse
Simone.
“Certo
che ci siamo” gli dissi io “Te l’ho
scritto, no? Comunque
ciao a tutti”
“Sì,
ma qui qualcuno pensava che mi fossi inventato tutto” e
si girò a guardare il mio compagno di classe Carlo che gli
faceva la linguaccia.
Molto maturo.
“Evidentemente
lui non mi conosce bene e non si può
pronunciare” tagliai corto. “Allora,
andiamo?”
“Sì
certo” intervenne Matteo che ne approfittò per
salutare
la mia amica “Ciao Chiara!”
“C-ciao”
gli rispose lei arrossendo. Non facendomi vedere da
lui, mi portai gli indici ai lati della bocca e mimai un sorriso verso
la mia
amica che mi fece intendere di aver capito e tentò di
sorridere il più
naturalmente possibile. Che caso
disperato!
Mi incamminai da
sola verso il marciapiede quando Simone mi
richiamò “Splendore dove vai?”
“Alla
gelateria” gli dissi non capendo dove volesse andare a
parare.
“E
secondo te noi, dopo 3 ore di allenamento, ci mettiamo a
camminare fin là?” mi chiese inorridito, mentre i
suoi amici ridacchiavano.
“Saranno
dieci minuti a piedi, dai”
“Ma
neanche per scherzo, abbiamo i mezzi e prendiamo quelli”
rispose categorico.
“Ti
ricordo che noi due siamo a piedi” dissi indicando noi
ragazze.
“Infatti
tu verrai con me e Chiara può salire con..” si
rivolse verso i suoi amici ma prima di completare la frase, fu
interrotto da
Matteo “Può venire con me se vuole”
Mi girai verso
la mia amica e vedendola così sorridente (e
rossa allo stesso tempo), non me la sentii di oppormi a quella
proposta, così
mi diressi verso Simone. Mi passò un casco e salii dietro di
lui. Mentre andavamo
mi disse “Scusa per l’improvvisata, ma
l’ho fatto apposta per Matteo. Voleva stare
un po’ con Chiara”
“Cosa
cosa cosa??” gli chiesi alzando la voce.
“Ho
detto che ho proposto i mezzi perché Matteo voleva stare
vicino a Chiara, capito?”
“Wow!
È magnifico” gli dissi stringendomi a lui per la
contentezza.
“Non
ci ho capito molto, ma se ti fa questo effetto continuo
a raccontarti di Matteo e Chiara!”
“Scusa
scusa” gli dissi imbarazzatissima. Cavolo
lo avevo abbracciato di slancio senza
pensarci! Che figure di sedano!
“Non
devi scusarti, a me fa solo che piacere fidati! Comunque
lui mi ha detto che vorrebbe conoscerla e mi ha chiesto se potevo
sostenerlo in
questa cosa dei motorini e gli ho detto di sì
ovviamente”
“Hai
fatto benissimo” gli dissi “Anche perché
a lei piace
lui! Ovviamente te lo dico in estrema confidenza e se scopro che lo hai
detto a
qualcuno ti torturo con la ceretta in modi crudeli, sappilo”
lo minacciai.
“Fai
quasi paura quando minacci, sai?” e rise “Dai
scendi che
parcheggio”
Scesi dal mezzo
e mi diressi verso la mia amica che mi veniva
incontro sorridendo “Matty dopo dobbiamo parlare
assolutamente!” mi disse
euforica indicando con gli occhi Matteo.
“Ovvio,
facciamo così, dormi da me che mi racconti ok?”
lei
accettò subito e mi abbracciò di slancio.
Sembrava così felice che non potei
fare a meno a mia volta di essere felice per lei. I ragazzi ci
richiamarono e
ci sedemmo attorno ad un tavolino. Avevo Simone alla mia destra e
accanto a lui
c’erano Luca, due tizi che non conoscevo, poi Carlo, Matteo
con Chiara vicino a
lui e infine altri due che avevo visto di sfuggita spesso insieme a
Simone.
Ordinammo ognuno
un gelato diverso e ci ritrovammo a parlare
di professori, compiti in classe, pub, vacanze, sport. Di tutto in
somma. Pensavo
fossero tutti dei montati, ma la loro era apparenza. Erano liceali
normali. Si conoscevano
bene, ma non ci fecero mai sentire fuori luogo o di troppo. Mentre
parlavamo di
vacanze, mi accorsi che Matteo e Chiara si sfioravano la mano sotto il
tavolo. Che teneri! Quasi li
invidiavo. Cercavano
di fare finta di niente, ma le loro mani congiunte erano palesi.
Nonostante questo,
nessuno glielo fece notare e lo considerai come un segno di
maturità.
Simone vide che
avevo notato quel momento di dolcezza e mi
sorrise. Io sorrisi di rimando e poi vidi che spostava, con un
movimento
apparentemente casuale, la sua gamba arrivando a sfiorare la mia.
Ovviamente non
era assolutamente un contatto casuale e quel movimento non mi
dispiacque, lo
interpretai come un “Io ci sono”. Sì,
era
stato dolce anche lui.
Il pomeriggio
passò velocemente e venne il momento di salutare
tutti e tornare a casa, dopotutto ci aspettavano 20 minuti di camminata
visto
che la gelateria era dall’altra parte della scuola rispetto a
casa mia. Ma io e
Chiara non dovemmo camminare.
“Se
volete vi accompagniamo noi” disse Matteo indicando
sé stesso
e Simone.
Guardai la mia
amica che aveva gli occhi ancora più brillanti
e dovetti accettare per la seconda volta di salire dietro a Simone.
“Se
succede così ogni volta, inviterò più
spesso Chiara in
modo che venga anche Matteo” mi disse mentre partiva.
“E il
tuo sarebbe un gesto assolutamente disinteressato,
vero?”
“Oh
sì totalmente e completamente altruistico” e
scoppiammo a
ridere.
Mi appoggiai
alla sua schiena e gli circondai la vita con le
braccia per tenermi. Rimanemmo in silenzio per il resto del viaggio ma
lo
sentivo farmi delle carezze sulla mano. Erano piacevoli e delicate.
Arrivammo in
pochissimo tempo davanti al portone di casa mia.
Mentre Chiara e Matteo si scambiavano il numero, ringraziai Simone per
il bel
pomeriggio.
“Figurati,
anzi grazie a te per aver accettato. Non siamo
così male, no?”
“No,
non siete così male” confermai.
“Simo
allora andiamo che è tardi?” chiese Matteo pronto
a
partire, dopo aver salutato la mia amica.
“Sì
arrivo!” gli rispose il ragazzo di fronte a me. Prese il
casco dalle mie mani e, nel faro ciò, mi diede un lievissimo
bacio a stampo.
“Ci
vediamo, splendore” e partì dietro al suo amico.
Rimasi
imbambolata a guardarlo, sfiorandomi le labbra con le
dita e pensando al bacio che mi aveva rubato delicatamente.
“Sono
carini, vero?” mi chiese Chiara affiancandomi.
“Sì,
sono carini”
**********************************************************************************************************************************
Allora! Eccomi
con un ritardo da far schifo
(perdonoperdonoperdonoperdono) ma finalmente ho finito la sessione
esami estivi
e posso dedicarmi a cose più piacevoli. Vista la
quantità di tempo libero ho
intenzione di scrivere la storia fino in fondo e poi di pubblicarla una
volta settimana, in
modo da concluderla prima
dell’autunno.
Mi piace questo
capitolo, è così dooolce! *-*
Se avete
piacere, un vostro commento non guasta mai! (Anche
per dirmi che sono in ritardo :-(
)
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 17 *** Just the way you are ***
Just
the way you are
POV’s
Matty
Vedere Chiara
sognante e spensierata era veramente piacevole!
Specialmente perché mi contagiava con il suo ottimismo. Non
faceva altro che
parlare di Matteo: Matteo di qua, Matteo di là, il profumo
di Matteo, la pelle
di Matteo.. sembrava che fosse tipo un paraninfo che profumava di
muschio con
la pelle dall’aspetto cerettato e sofficioso. Più
volte le avevo fatto notare
che se lui avesse saputo che lei lo descriveva come una sorta di
bambolotto
profumato, lui sarebbe inorridito, ma lei non mi dava peso.
L’importante era
che lui non lo sapesse.
A ricreazione io
e lei ci divertivamo a girare per i corridoi
chiacchierando e parlottando; ogni tanto mi sembrava di vedere che
qualcuno mi
fissava o mi indicava, ma erano fissazioni.
Spero.
Dopo
quell’uscita con Simone e i suoi compagni di squadra,
Chiara era venuta a dormire da me e avevamo parlottato e confabulato
fino a
notte tarda.
Dopo parole e
commenti sarcastici da parte della mia amica,
avevo elaborato una sorta di pensierino, come quelli che scrivevo
quando ero
piccoli. O in alternativa come le riflessioni che venivano fuori dopo
una
seduta con gli psicologi. Mi aveva aiutato Chiara a sfornarla ed era
stata
condizionata da una sua frase.
“Matty
ma sei sicura
che ti sia mai piaciuto Cristian?” mi chiese la mia amica con
fare cospiratorio.
“Direi
di sì, Chià. Te l’ho
raccontato dell’effetto che mi faceva, no?”
“Sì
ma eccetto quell’attrazione
fisica, cosa ti teneva legata a Cristian?”
Dopo
quelli che
sembravano interminabili minuti di silenzio da parte mia, lei
continuò “Mmm
risposte davvero davvero eloquente eh!”
Non
sapevo cosa dirle.
Cristian mi aveva affascinato e lo avevo sempre trovato attraente e non
potevo
dire che non mi piacessero i suoi modi, era stato mio amico per un
sacco di
tempo!
“Lo
so che è stato tuo amico
per un sacco di tempo, ma poi?” Come poteva
conoscermi così bene? Nemmeno Ilaria mi conosceva
così bene.
“Chià
ma tu eserciti
qualche forma di legilimanzia su di me?”
“Ma
ti sei bevuta il
cervello? Quando spari queste cazzate mi fai paura” mi
rispose lei guardandomi
strano.
“Te
lo chiedo perché ho
esattamente pensato quello che tu hai detto..”
Lei
alzò le spalle e
continuò il suo discorso “Ti ho chiesto cosa senti
per lui perché se ti sei
innamorata di Simone mentre stavi con Cristian probabilmente Cristian
non ti è
mai piaciuto così tanto.”
Rimasi
zitta a
fissarla. Lei continuò un po’meno spavalda di
prima “Tra l’altro ho detto che
ti sei innamorata di Simone e non hai battuto
ciglio…”
Quel discorso mi
aveva fatto produrre il pensierino che
costantemente girovagava nella mia mente.
Ero
innamorata di
Simone? Forse non
ero innamorata di Simone, ma mi piaceva. Quindi
ne ero attratta ed era inutile negarlo. E perché proprio lui?
Quelli come
lui mi avevano ignorato per un sacco di tempo. Perché
tu non gli avevi dato modo di conoscerti. Ma Cristian mi
conosceva
e mi ha sempre apprezzato. Vero, ma te
cosa pensi di lui? Lui mi piace. Nel
senso che ti attrae? Nel senso che mi attrae. Solo
fisicamente? Per la maggior parte fisicamente. E può bastare? No, per come
sono fatta
io, non può bastare. E Simone?
Simone
mi attrae. E in che modo ti attrae?
Mi attrae per come si comporta con me, nonostante gli ammiccamenti;
perché mi
ha fatto entrare nella sua quotidianità. Cristian
ti ha fatto entrare nella sua quotidianità?
All’inizio anche Cristian lo ha
fatto, ma poi c’è stata la lontananza. Quindi
non è stato piacevole. No, non è stato
piacevole.
Forse non ero
innamorata di Simone, ma mi piaceva. Quelli
come lui mi avevano ignorato per un sacco di tempo. Ma Cristian mi
conosceva e
mi ha sempre apprezzato. Lui mi piace. Nel senso che mi attrae. Per la
maggior
parte fisicamente. Mi attrae per come si comporta con me, nonostante
gli
ammiccamenti; perché mi ha fatto entrare nella sua
quotidianità. All’inizio
anche Cristian lo ha fatto, ma poi c’è stata la
lontananza. No, non è stato
piacevole.
Questo era
quello che era venuto fuori dopo una nottata di
pensieri. Ora dovevo tradurlo in azioni. Come fare? Come fare senza che
mi
odiasse?
POV’s
Simone
La vedevo nei
corridoi sempre più spesso e sempre più spesso
mi sorrideva. Non era solo una gara. La volevo. Ma non era solo una
gara per
soffiarla a Cristian. Ci avevo pensato prima di mettermi a fare lo
scemo. Ma non
era una gara. Lei era bella e mi piaceva. Era un po’ una
rompipalle con quel
suo caratteraccio e quell’atteggiamento spesso da
maschiaccio. Ma un suo
sorriso sapeva illuminarti. Ed era quello che mi rendeva felice.
E poi cavolo era
dannatamente eccitante vederla guardarsi
intorno con fare spaesato mentre mi cercava con lo sguardo e vedere
l’esatto
momento in cui arrossiva perché si rendeva conto che la
stavo fissando. Certo all’inquilino
del piano di sotto bastava molto meno per stare sull’attenti,
ma non avevo la
minima intenzione di cedere ai miei bassi istinti.
Ovviamente se
lei mi avesse chiesto di farla sua su una
cattedra, non mi sarei tirato indietro, si intende!
Ma non era il
mio primo pensiero. Lo vedevo che era legata a
Cristian quando si salutavamo o quando ridevano insieme. E da quel
punto di
vista ero in netto svantaggio perché lui la conosceva da
molto più tempo e sapeva
meglio di me come farla ridere.
E non riuscivo a
immaginarla mentre lui la baciava. Diventavo
più insopportabile di Voldemort quando non riusciva a
uccidere Il-bambino-che-gliela-faceva-sotto-il-naso.
Ecco. Come in
quel momento. Ero andato a cercarla per
chiederle impressioni sulla serata precedente, ma avevo appena visto
che Matty
era andata a salutarlo (con un bacio sulla guancia che non DOVEVA
dargli) e lo
aveva preso per mano dirigendosi verso le scale.
E lui era
schifosamente sorridente.
“Cap
va tutto bene?” mi chiese Matteo vedendomi con la fronte
corrucciata e le mani strette a pugno.
“No
dannazione, no che non va bene! È andata via con lui! Se lo
è portato dietro per mano! Dovevo esserci io lì
con lei, non quell’idiota!”
ringhiai. Non ero un cane, ma una sorta di voce gutturale mi era venuta
fuori.
“Sei
sicuro di quello che hai visto?” mi chiese il mio amico
preoccupato.
“Sì”
“Mi
dispiace Cap”
“A me
di più”
********************************************************************************************************************
*si prostra in
ginocchio e invoca il perdono*
Non è
una scusa, ma ho cambiato operatore e ci sono stati
problemi sulla linea, poi sono andata in vacanza e ora ho pubblicato.
Breve capitolo.
Ho dovuto dividerlo perché se no c’erano troppi
passaggi di POV e non mi
piaceva. L’altro è pronto e pensavo di postarlo
venerdì (cioè dopo domani).
In questo la
storia un po’ è proseguita in maniera
interessante. Cosa avete dedotto dai mille monologhi che ho scritto???
*me
curiosa*
Ok vi lascio,
sperando di ricevere un’opinione (e una
strigliata di orecchie da qualcuna *piange*)
See u
Dafne
|
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Capitolo 18 *** Matty, hai scelto? ***
Controllate di
aver letto il capitolo precedente, visto che
ho pubblicato da pochissimo.
Matty,
hai scelto?
POV’s
Cristian
“Allora
cosa mi racconti?” mi chiese Matty mentre ci
dirigevamo verso il cortile.
“Mah,
tutto normale” le dissi “In questa scuola sono
tutti
molto gentili..”
“Sicuramente
non c’entra il fatto che tu abbia fatto fare un
salto di qualità alla squadra di calcio, eh?” mi
rispose. Ma sembrava nervosa. Nervosa
perché eravamo ancora per mano? Eppure
eravamo stati molto più vicini di così.
“Beh
sì, ci sta che sia anche per quello. Ma comunque non mi
lamento dai. Te invece cosa mi dici?” le chiesi gentilmente a
mia volta non
lasciando però andare la sua mano.
“Niente
di che. Però c’è una cosa. Ieri sera
sono andata a
rendere un gelato con Chiara e..” si interruppe lasciando la
frase a metà.
“Con
Chiara e..?” la incitai.
“Con
Chiara e la squadra di basket” sospirò.
“Dicendo
‘la squadra di basket’ intendi tutta la squadra o
solo uno di nostra conoscenza?” le chiesi senza mostrare il
minimo sentimento.
“C’erano
tutti e c’erano anche Simone, se è questo che
intendi” mi disse guardandomi negli occhi.
“E
perché me lo dici?” le domandai intuendo dove
volesse
andare a parare. E non era niente di
particolarmente bello. Anzi faceva proprio schifo.
“Io..
Io ci ho pensato” tentennò lasciando
contemporaneamente
la mia mano.
“E hai
scelto lui?” le chiese cercando di porre fine a quel
discorso nel più breve tempo possibile.
“Non
era una scelta”
“Matty
non pigliamoci per i fondelli. Era una scelta. E hai
scelto lui. Ma almeno voglio sapere perché” le
dissi con tono un po’ più duro.
“Hai
ragione scusa. È che nonostante si comporti da bullo e
faccia spesso lo scemo, lui c’è. È
affettuoso, me lo dimostra. Mi fa sentire
che c’è..”
“Mentre
io non ci sono. E soprattutto non ci sono stato da quando
ci siamo salutati dopo le vacanze” conclusi al posto suo.
“Sì”
mi rispose debolmente.
“Matty
io non sono molto tipo da nomignoli o regalini o
sorprese o cose così. E non è che ami
particolarmente le effusioni in pubblico.”
“Mi
dispiace” mi disse lei con voce veramente triste.
“Non
ti deve dispiacere. Evidentemente da questo lato non ci
conoscevamo così bene e ci abbiamo provato ma non
è andata. Non fartene una
colpa. Al limite è colpa mia che ho proposto questa cosa a
distanza. Ma per
quanto poco ha funzionato, siamo stati bene, no?” le chiesi
con un sorriso
sincero.
“Sì
certo. Ma non è quello che voglio” mi disse lei
tirando
fuori tutti i suoi sentimenti.
“Lo
capisco. Io non potrei stare con te sapendo che sei fatta
per nomignoli, effusioni e cose varie. Non sono proprio il mio genere.
Mi dispiace
solo che ce ne siamo accorti tardi”
“Non
ti preoccupare. Allora amici, Cri?” mi chiese lei
fiduciosa tendendomi la mano.
La guardai un
po’ e poi risposi “Amici. Ma leva quella mano e
abbracciami” dissi allargando le braccia invitandola verso di
me.
Lei si
avvicinò e mi strinse “Ti voglio bene
Cri”
“Anche
io. Tanto”
Restammo
così qualche minuto beandoci della compagnia l’uno
dell’altra.
POV’s
Simone
Non
è possibile. Non ci
credo. Guardalo come si lascia abbracciare da Matty. Pensavo che dopo
ieri
avesse scelto me. Evidentemente la sua scelta l’aveva
già fatta all’inizio e
questo era solo un gioco. Non credevo fosse così.
POV’s
Matty
Mi staccai da
Cristian e gli dissi “Adesso sarà meglio che
vada. Devo andare a cercare Simone”. Resami conto di cosa
avevo detto arrossi e
continuai “Oh scusa Cri. Scusa scusa” gli dissi
sperando mi perdonasse. Dopotutto
stavo parlando al mio ex del ragazzo che mi piaceva.
“Fa
niente. Non ti preoccupare. Mi passerà. Per un po’
magari
cerca di non parlarmi di come sia bello lui - anche perché
io sono più bello -
ma poi torneremo come prima. Su vai” mi incitò.
Lo abbracciai
un’altra volta “Grazie grazie grazie. Ti chiamo
in questi giorni”.
Così
dicendo mi allontanai da lui e andai nel corridoio del
piano di Simone, per cercarlo e parlare con lui una volta per tutte.
Lo trovai che
parlava con alcuni suoi compagni di squadra e
altre ragazze che avevo visto in giro, forse sue compagne di classe.
Mi avvicinai
sorridendo e salutai con un “Ciao a tutti”
allegro. Ero elettrizzata e allo stesso tempo emozionata per quello che
dovevo
dire a Simone. La risposta che ricevetti non fu delle migliori, e
nemmeno gli
sguardi sembravano tanto amichevoli. Ma non ci diedi troppo peso.
“Simo
posso parlarti un attimo?” gli domandai stropicciandomi
le mani dall’agitazione.
“Se
proprio insisti..” mi rispose lui con fare scocciato. Che diavolo aveva?
Ci allontanammo
di poco dal gruppetto e mi misi davanti a lui
pronta a raccontargli di Cristian e della mia scelta.
“Non
ci mettere molto che devo prendere accordi per oggi
pomeriggio” mi disse sbuffando.
Ma
perché si comportava
come se fossi un peso e lo stessi disturbando? Cosa mi ero persa?
“Io
sono venuta qui per dirti cosa è successo e cosa
penso”
gli dissi titubante. Non mi rispose, ma con lo suo sguardo mi
incitò a
continuare. “Ci ho pensato molto, specialmente dopo ieri sera
e ho deciso. Poco
fa sono andata a parlare con Cristian e-“
Mi interruppe
bruscamente “Sì vi ho visto che eravate tutti
baci e abbracci, non c’è bisogno che tu me lo
dica” Cosa cazzo è
successo da ieri sera a questo ragazzo?? “Ho visto
l’abbraccio
e i sorrisi, non sono scemo. Hai scelto lui. Punto, fine stop. Tutto
chiaro. C’è
altro che vuoi dirmi?” Non capii cosa diavolo stesse dicendo
e non riuscii a
spiccicare parole, anche perché lui continuò
“Bene, direi che non c’è altro. Adesso
scusami ma devo andare a sentire a che ora passare a prendere Vanessa
per oggi
pomeriggio”
E si
allontanò.
Rimasi
imbambolata a guardarlo andarsene. Hai scelto
lui?? Ma si è fumato il cervello?
Cosa diavolo ha capito questo scemo?
E
perché adesso è tutto
sorrisi e ammiccamenti con quella?
********************************************************************************************************************
Effettivamente
avrei potuto pubblicare un capitolo unico, ma
c’erano ben tre POV in questo e due in quello prima e non mi
sembrava il caso.
Beneeeee
sorprese eh??? MUHAUHAAUH
Se avete piacere
lasciatemi un’impressione. La storia avrà
ancora due capitoli, poi fine (sob).
Ora vado a
rispondere alle succose recensioni del precedente.
See u
Dafne
|
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Capitolo 19 *** Stanzini bui e sorrisi spavaldi ***
Stanzini
bui e sorrisi
spavaldi
POV’s
Matty
“Chiara
è successo un putiferio” dissi alla mia amica dopo
aver visto Simone allontanarsi da me.
“Che
è successo? Hai parlato coi ragazzi?” mi chiese
premurosa.
“Sì,
prima. Cristian l’ha presa meglio di quanto sperassi, ma
Simone proprio non ha capito niente” le risposi afflitta.
“Come
mai? Cosa ti ha detto?”
“Non
mi ha dato il tempo di parlare. Ha detto che sapeva che
avevo scelto Cristian e mi ha mollata lì in mezzo al
corridoio per andare da
una tale Vanessa..”
risposi
pronunciando il nome quasi con ribrezzo.
“E chi
è questa?” mi chiese lei.
“Ah
non lo so. Probabilmente sarà una più grande, non
ne ho
idea. L’ho vista di sfuggita e basta” gli dissi
triste.
“E tu
lo hai lasciato andare via così?”
“Cosa
avrei dovuto fare? Inseguirlo e tirarlo per la
maglietta per farmi ascoltare?” le chiesi ironica.
“Poteva
essere un’idea” mi rispose Chiara ridacchiando.
“Ma
figurati se faccio una cosa del genere” dissi schifata. Probabilmente ci sarei pure andata dietro se
non fossi rimasta shockata dalle sue parole.
“Vabbè
comunque ora cosa hai intenzione di fare?”
“Non
ne ho idea. So solo che adesso non mi va di vederlo. Non
mi ha nemmeno ascoltata e oltre che shockata sono pure arrabbiata.
Appena mi
passerà mi inventerò qualcosa” le dissi
prima che la campanella suonasse
“Andiamo in classe?”
POV’s
Chiara
Seguii Matty in
classe vedendola tra il triste e
l’arrabbiato. Non avevo idea del perché Simone si
fosse comportato così, ma
doveva esserci una spiegazione dietro. E l’unico modo per
sapere qualcosa di
più sul capitano di basket era chiedere a un componente
della squadra. E guarda
caso mi veniva in mente giusto Matteo. Awww
Matteo..
Presi il
cellulare e gli inviai un messaggio, sentendo il
cuore che accelerava i battiti.
Ciao!
Come va? Gli scrissi. Che
originalità.
Mi rispose dopo
un paio di minuti Bene, te? Ti annoi a
lezione che mi scrivi?
Gli risposi
subito cercando di essere il più diretta
possibile: Sì, anche! Senti volevo
chiederti una cosa, Simone ha qualcosa che non va?
Passai gli
ultimi venti minuti della lezione a prendere
appunti e non ebbi tempo di guardare il cellulare. Quando, al cambio
dell’ora,
non vidi messaggi pensai che anche lui fosse dovuto stare attento e
rimisi il
cellulare in cartella, per poi dirigermi verso la palestra dove avrei
passato
l’ora successiva.
Scesi le scale
insieme a Matty, parlando di compiti e
interrogazioni ma, prima di entrare nello spogliatoio, vidi Matteo
aspettarmi
davanti alla porta. Matty mi lanciò un’occhiata
eloquente e sparì nello
spogliatoio, dopo aver salutato quel gran bel ragazzo che mi aspettava.
“Ciao”
gli dissi “Non ti aspettavo qui”
“Ciao
a te” mi rispose “Avevo arte e la profe stava
interrogando, così le ho detto che dovevo consegnare delle
cose in segreteria”
mi spiegò sollevando le spalle.
“Sei
andato in segreteria?” gli chiesi curiosa.
“Se tu
sei la segreteria e hai intenzione di tenermi occupato
per un po’, sì, sono andato in
segreteria” mi rispose furbescamente.
Spalancai gli
occhi per lo stupore e arrossii di botto.
Probabilmente sembravo un peperone.
“Perché
sei arrossita come un peperone?” mi chiese lui
ridacchiando. Ecco, appunto.
Non riuscii a
rispondere perché mi anticipò dicendo
“Stavi
pensando a cosa potremmo fare io e te chiusi in
una stanza, eh?”
Cercai di non
arrossire ancora di più, con scarso risultato
tra l’altro. Ma mica potevo sempre
passare per la timidona del gruppo! E
che diamine!
“In
realtà sì, ma non so se reggeresti..”
buttai la frase con
nonchalance. E ottenni l’effetto sperato: rimase a bocca
spalancata, incredulo
per quello che gli avevo risposto.
“Piccola
insolente, adesso vieni con me che ti faccio
vedere..” affermò cercando di ristabilire la sua
superiorità di maschio-alfa.
Stile: io-uomo tu-donna.
“Dai
Matte scherzavo! Non te la prendere!” gli risposi
ridendo.
“No,
no, adesso vieni con me” mi disse prendendomi per la
mano e sorridendo in una maniera che dovrebbe essere ritenuta illegale
“Vieni
Chiaretta”
Probabilmente
persi il contatto con la realtà vedendolo così
sexy e strafottente, ma non seppi dirgli di no e lo seguii nello
stanzino degli
arbitri.
Lui chiuse la
porta dietro di sé e ci ritrovammo al buio. La
luce filtrava solo da sotto la porta, ma era sufficiente a permetterci
di
vedere i contorni e le sagome degli oggetti. Ero elettrizzata. Sentivo
anche il
battito furioso del mio cuore e aspettai che fosse lui a parlare.
“Sei
ancora spavalda come prima?” mi chiese ridacchiando.
“Sì,
certo” gli risposi. Ovviamente
era una balla colossale, ma mica doveva saperlo, no?
“E se
faccio così?” mi chiese ancora e lo sentii
avvicinarsi.
Sentivo il suo respiro. Era esattamente davanti a me. Essendo
più alto, sentivo
il suo respiro sulla fronte.
“Fai
ancora la spavalda?” mi chiese di nuovo.
“Sì”
gli risposi nuovamente. Ciao cervello, fammi
un fischio quando torni.
“Beh,
sei più resistente di quello che credevo. Ma io
no” non
capii cosa volesse dire finché non sentii le sue dita
accarezzare il mio volto.
Praticamente tremavo. Spostò la mano sotto il mio mento e
avvicinò la mia bocca
alla sua.
Estasi. Quelle
labbra erano una droga. Morbide, delicate,
soffici. Non avevo mai ricevuto un bacio così. Non
c’era fretta, c’era voglia
di scoprirsi.
Dopo un
po’ (non saprei dire esattamente quanto) ci staccammo
e lo sentii sospirare.
“Cosa
c’è?” gli chiesi ingenuamente.
“Sarà
meglio che usciamo di qui” mi disse serio. Ci rimasi un
po’ male e non dissi niente, ma annui, sapendo che avrebbe
visto il mio gesto.
Non sentendo
risposta lui continuò “Sai, non vorrei dover
spiegare alla tua profe di ginnastica dove hai passato l’ora
ma soprattutto
come mai hai i capelli scompigliati e i vestiti stropicciati”.
“Oh”
gli dissi arrossendo.
“Già”
rispose lui iniziando ad aprire la porta.
Fummo investiti
dalla luce del corridoio e vidi che lui
sogghignava.
“Scusa
se ti ho rapita così” mi disse, ma non sembrava
dispiaciuto “Mi hai scritto per un motivo particolare o era
solo un modo per
vedermi?” mi chiese sorridendo.
CHE-SORRISO-DA-URLO!
Lo guardai
imbambolata per qualche secondo.
“Chiara?”
mi chiamò lui.
“Cos-
oh scusa ero sovrappensiero” e arrossii di nuovo
vedendolo sorridere spavaldo “Ti ho chiamato
perché prima Matty doveva parlare
con Simone, ma da quello che ho capito lui esce con
un’altra” gli spiegai.
“Un’altra?
E chi scusa?” mi domandò.
“Non
so chi sia, ma so che si chiama Vanessa”
e pronunciai il nome allo stesso in cui lo aveva
pronunciato la mia amica.
“Oh
beh. Quella tizia è appiccicosa come la MilleChiodi, te
lo dico io” mi spiegò.
“Perché?
La conosci?” gli domandai quasi seccata.
“Sì,
so chi è perché è da un po’
che stressa Simo”
“Ma
quindi lei gli va dietro?” mi informai.
“Sì
ovvio. Ma finora lui l’ha sempre tenuta distante, non
capisco perché abbia accettato proprio adesso”
“Matty
mi ha detto che Simone non l’ha fatta parlare e che
continuava a dirle che sapeva che aveva scelto Cristian” gli
raccontai.
“E lei
ha scelto Simone” ripetè lui.
“Sì
esatto. E poco prima di andare da Simone aveva parlato
con Cristian” gli dissi.
“Aspetta..
non è che qualcuno l’ha vista parlare con Cristian
ed è andato a dirlo a Simone?” chiese lui.
“Non
ne ho idea” gli dissi “Ma comunque Simone sapeva
che
Matty avrebbe dovuto parlare con entrambi, qualunque fosse stata la
scelta. In
teoria non avrebbe dovuto dare di matto solo vedendoli
parlare”
“Ma
magari qualcuno gli ha detto qualcosa..” azzardò
lui.
“Qualcuno
tipo Vanessa, dici?”
“Beh,
avrebbe senso, no?” ipotizzò lui “Magari
Vanessa ha
visto Matilde parlare con Cristian, metti che fossero vicini o qualcosa
così ed
è andata a dire chissà cosa a Simone. Lei ci ha
guadagnato un’uscita con lui e
al tempo stesso ha levato dalle scatole Matty”
“Fa
molto film americano” ridacchiai io.
“Sì,
beh, forse! Ma almeno avrebbe senso! Non credo che il
cap sia uscito di cervello tutto di botto, dai! Ha sbavato dietro a
Matty per
mesi!”
“Sì.
Ok. Ammettiamo che sia così, cosa facciamo noi?”
chiesi
a Matteo.
“Beh
intanto dobbiamo parlare con Simone prima che esca con
quella e poi ci inventeremo qualcosa in modo che si faccia
perdonare” propose
lui.
“Sai
che potremmo essere ‘I paladini contro il
fraintendimento’, vero?” gli dissi ridendo. I
paladini contro il fraintendimento?? Che enorme cazzata ho detto! Mi
prenderà
per scema e mi mollerà qui da sola! Idiota idiota idiota!
“Cosa??
Ahahhaha tu sei davvero fuori Chià!” rise lui. Non stava ridendo di me, vero? Stava ridendo
per la cazzata, ma non di me, vero?
“Sei
fantastica.. ahahah io non ho idea di come ti sia venuta
in mente una cosa del genere, ma ti prego TI PREGO passa con me tutto
il tuo
tempo libero, non posso perdermi queste perle!” mi disse
sincero guardandomi
negli occhi.
Ridacchiai anche
io. Stava ridendo della battuta - orribile
tra l’altro -, ma non di me, che sollievo!
“Adesso
direi che è il momento di tornare in classe” mi
disse
lui con fare cospiratorio “Ci vediamo all’una
all’uscita così parliamo con quel
decerebrato del mio amico. Vedrai che capirà e si
farà perdonare”
Mi
salutò e si allontanò dalla palestra, mentre io
tornavo
dalla mia amica.
POV’s Matty
“Chià
ma dove ti eri cacciata?” le chiesi vedendola comparire
dopo un quarto d’ora che era sparita. Sembrava luminosa. Anzi
non è il termine
adatto, sembrava raggiante.
“Ma
niente.. “ mi disse lei dando poco peso alla discussione.
“Dai
smettila, lo vedo che sei più.. più positiva
ecco! Vuoi dirmi
che succede?” le chiesi ma lei continuò a non
rispondere.
Ma
cos’ha anche lei? Potrebbe
essere felice perché ha visto Matteo, ma allora
perché non me lo dice? Non sarà
perché..
“Non
dirmi che stai zitta per me” le dissi. Mi guarda non
capendo. “Sì, intendo. Ormai sono quasi certa che
tu abbia visto Matteo. Non dirmi
che stai zitta per dare a me un dispiacere” le dissi.
Lei
abbassò lo sguardo colpevole e io rimasi piacevolmente
stupita da quell’ammissione. Praticamente non mi stava
dicendo della sua
felicità perché la mia sembrava compromessa.
Andai ad
abbracciarla “Tesoro ma tu non ti devi preoccupare! Avanti
raccontami tutto!”
“Sicura?”
mi chiese tentennando. Certo che era davvero
premurosa.
“Ma
certo” le dissi sincera “Avanti! Anzi anzi facciamo
così
che se no la profe ci fa correre mezz’ora di più
perché chiacchieriamo. Ti ha
baciata??”
Lei
arrossì e annuì sorridendo “Certo che
se proprio una
pettegola” mi disse.
“Non
sai quanto” le risposi iniziando il riscaldamento.
Passo le ore
successive tranquillamente tra interrogazioni e spiegazioni
che avrebbero fatto concorrenze a quelle di Ruf di Harry Potter da
tanto che
erano noiose.
Vedevo Chiara
scrivere messaggi e sorridere, mentre io mi
limitavo a consumare la penna facendo disegni astratti e scarabocchi.
Quando
suonò la campanella fui felice di tornare a casa, quel
giorno la scuola, più che la scuola direi la vita sociale a
scuola, era stata
negativa. Avevo sistemato con Cristian ma quel decerebrato di Simone aveva dato di
matto. Non vedevo l’ora
di andarmene e stare per conto mio.
Fui
l’ultima ad uscire dall’aula e mi diressi
giù per le
scale. Strano che Chiara non mi avesse
aspettato! Non ci diedi troppo preso, probabilmente aveva
appuntamento con
il suo Matteo.
Quando usci
dall’edificio vidi un gruppetto di ragazzi che
parlottavano. Tra questi riconobbi subito Matteo, che casualmente stava
vicino
a Chiara, ma vidi anche Simone.
Un ragazzo mi
vide uscire e richiamò l’attenzione del
capitano della squadra di basket. Lui alzò lo sguardo e lo
fissò su di me. Ci guardammo
qualche secondo poi io mi avviai anzi scappai è
più corretto, verso il cancello
per evitarlo. Lui non fece in tempo a raggiungermi che io ero
già sparita tra
gli studenti.
“Ma
dov’è?” sentii dire da Chiara mentre mi
nascondevo. Molto
molto maturo.
“Non
ne ho idea, l’ho persa” le rispose lui guardandosi
intorno “Vabbè io vado se no dopo faccio tardi da
Vanessa”.
*******************************************************************************************************************
Salve a tutti!
Sono già qui con il penultimo capitolo. Manca
l’ultimo
(sigh) e poi l’epilogo.
Mi mancheranno
questi personaggi. L’altro giorno stavo
rileggendo la storia e ho notato che lo stile è leggermente
cambiato, in meglio
a parer mio. Spero.
Coomunque ho
voluto inserire questa parte dal POV di Chiara perché
non mi sembrava corretto non dedicarle un momento tutto suo con Matteo,
piaciuto?
*-*
Tra
l’altro quello dello sgabuzzino è un episodio
reale
successo alla mia migliore amica e non potevo non inserirlo nella
storia! *-*
Mi sono
dimenticata di dirvi che ho iniziato (finalmente) la
long su James e Lily *-*
Se vi interessa
il link è questo
Se avete
piacere, lasciatemi un parere!
Alla prossima!
Dafne
|
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Capitolo 20 *** Speranza ***
Speranza
Stupida
stupida stupida!
Ci
ero cascata. Avevo scelto Simone e lui non mi voleva più. Si
chiama sfortuna.
Dannata sfortuna. Iella. Sfiga. Destino che si accanisce su di me. Dea
bendata
che riscuote il suo regalo in popolarità.
E
poi non l’ho mai voluta la popolarità. Chissene
frega della popolarità. Mi
sarebbe bastato finire tranquillamente il liceo. E invece no.
Altro
che Operazione Farfalla.
Altro
che riscossa di Matty.
Era
solo un bella fregatura. Altroché. Sarebbe stato meglio
rimanere la solita. Non
far vedere questa parte di me. Rimanere la secchiona sfigata.
No
Matty, datti una regolata, non puoi
stare così per un ragazzo.
Ma
lui mi piace e non mi vuole.
Ma
tu hai un cervello e sai che ne
troverai un altro un giorno.
Ma
io volevo lui.
Non
fare la bambina. Sii forte e
prosegui per la tua strada. Sarà lui ad accorgersi di quello
che ha perso.
La
fai facile tu. Mica sono fatta solo di te, Cervello. Ho anche degli
Ormoni, io.
Bazzecole.
Io comando.
Liquidai
quello che poteva essere interpretato come un discorso con la mia altra
identità, e continuai a rimuginare sdraiata sul letto.
Ero
così brava a rimuginare sulle questioni, che quasi non mi
accorsi che si era
fatta l’ora di cena. Non avevo fame e così
liquidai mia madre dicendole che non
stavo bene per indisposizione. Non
avevo mica mentito, era un tipo di indisposizione diverso da quello
prettamente
femminile, ma ero comunque indisposta
verso gli altri. Lei non fece altre domande e mi lasciò
tornare a rimuginare
sul lampadario a farfalla che avevo sul soffitto.
Farfalla.
A
volte ti vedo come una farfalla,
sai? Mi aveva detto
Cristian una volta. Perché hai
iniziato la tua vita da bruco,
nascosta, indifesa, ma sono sicura che farai vedere quanto vali a tutti
e ti
allontanerai dal tuo bozzolo.
Non
mi sentivo una farfalla. Mi sentivo una cicala. Una cicala che passava
la vita
a frinire per richiamare inutilmente
l’attenzione degli altri.
Mentre
canticchiavo e pensavo, sentii vibrare il cellulare e allungai il
braccio per
raggiungerlo. Era un messaggio di Chiara: Ehi
girl, ti va se usciamo stasera?
Mpfffff.
Non mi andava in maniera particolare così glielo dissi: Non sono molto in vena, Chià. Lo sai
perché
Dopo
poco mi arrivò la sua risposta: Dai
su
appunto! È un’occasione per uscire un
po’. Lo so che ti stai rammollendo e
cerchi di vedere nelle crepe del soffitto una qualche immagine
Ma
mi stava spiando attraverso la web cam del pc?
Chià,
mi fai paura. Mi stai spiando? Le chiesi
rendendomi ridicola.
No
tesoro, lo sai che non sono in grado
di spiarti attraverso la web cam, lo so che lo stavi pensando. Mi rispose
subito dopo.
Colpita
da quanto quella ragazza mi conoscesse nonostante fosse da poco che
eravamo
amiche, decisi di accettare il suo invito: Mmm
okok. Comunque va bene usciamo. Dove andiamo?
Sìììììììììììì
lo sapevo! Facciamo due
passi, mi faccio portare lì sotto da mio padre. Mi disse dandomi
appuntamento.
Ma
i tuoi non ti danno mai passaggi… Le dissi
ricordami quello che lei stessa mi
aveva detto tempo prima.
Ci
mise quasi dieci minuti a rispondere questa volta, tanto che pensai che
l’uscita fosse rimandata.
Ok.
Lo ammetto. Mi accompagna Matteo.
Sarò lì tra mezz’ora. A dopo
Matteo
eh? Alla fine qualcosa era nato tra quei due. Ero proprio contenta per
lei.
Almeno in quella squadra non erano tutti scemi (leggasi Carlo) o
partiti di
cervello con comportamenti assurdi (leggasi Simone).
Simone.
Quel ragazzo era costantemente nei miei pensieri. Non sapevo come fare
per
levarmelo dalla testa. Ero tormentata dallo sguardo che mi aveva
lanciato
quando gli avevo detto che dovevo parlargli. Non riuscivo a capire cosa
fosse
successo, come mai mi avesse trattata così male, ma
soprattutto cosa c’entrasse
quella Vanessa.
E
se fossi stata solo un passatempo? Una gara per battere Cristian?
Scema,
smettila di farti queste
paranoie e vestiti.
Mi
misi un normalissimo paio di jeans con una maglietta altrettanto
semplice,
dopotutto dovevo uscire a fare quattro passi con Chiara. Mentre mi
stavo
facendo una coda alta di cavallo, ricevetti uno squillo dalla suddetta
amica,
indice che era sotto il mio portone ad aspettarmi.
Presi
telefono e felpa e scesi giù, dicendo ai miei che restavo in
zona con la mia
amica.
Scesi
velocemente le scale e la raggiunsi sorridente. Mi andava di stare un
po’ con
lei, e avrei avuto modo di interrogarla in maniera approfondita su
Matteo.
Lei
mi accolse sorridente mentre stava abbracciata al Suo Matteo. Che
carini. Che invidia.
“Ciao
Matty” mi disse sorridente senza allontanarsi dal ragazzo che
le stava vicino.
“Ciao
Chià” le risposi sorridendo di rimando
“Vedo che non ti scolli da lui eh?” la
provocai.
Mi
rispose lui “Sono io a non volermi scollare da
lei”. Che tenero. Da cariare i
denti. Sei solo invidiosa.
Non
seppi cosa rispondergli per non sembrare acida, così rimasi
zitta sorridendo in
maniera impacciata.
La
mia amica notò il mio disagio e intervenne “Matte
ora è meglio che tu vada.
Adesso sto con lei, noi ci vediamo dopo”
“Va
bene. Quando avete finito chiamami che ti riporto a casa” le
rispose dandole un
bacio leggero “Ciao Matty, è stato un piacere
rivederti”
“Il
piacere è stato mio” gli risposi educatamente.
Lo
vedemmo andarsene con quel suo motorino blu a tutta
velocità, o almeno alla
velocità che quel mezzo consentiva, e poi iniziammo a
chiacchierare.
“Come
stai?” mi chiese Chiara preoccupata.
“Sto
bene, tranquilla” le dissi propondendole il sorriso
più sincero che riuscivo a
fare.
“Sì,
e sei acida. Hai mangiato una torta con limone e yogurt
scaduto?”
“Che
stronza che sei” le risposi ridendo “Non mi fai
fare una gran figura se mi dici
così. Non volevo rispondere al tuo bello e sono rimasta
zitta. Apprezzalo”
“Lo
apprezzo, tranquilla. Ma tanto non se la sarebbe presa. È
fastidiosamente
sorridente oggi..” notò lei divertita.
“Chissà
come mai, eh?” la presi in giro bonariamente.
Ci
sedemmo su un panchina dietro casa mia e continuammo a chiacchierare di
lei e
Matteo.
Mi
raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo
nello sgabuzzino,
le sue emozioni, la sua sorpresa, il suo batticuore. Tutto. Le
brillavano gli
occhi e non potevo far altro che lasciarla raccontare senza
interruzioni. Che invidia.
Ero
comunque invidiosa della fortuna che aveva avuto. Si piacevano e
stavano
insieme.
“Ti
invidio, sai? Sei così luminosa quando parli con
lui” le dissi sincera.
“Potresti
esserlo anche te” mi disse lei “Dovresti
parlargli”.
“Non
ho intenzione di parlargli. Non dopo quello che mi ha detto a
ricreazione. Non
dopo che ha detto che era sicuro che avessi scelto Cristian. Non dopo
che mi ha
detto che doveva vedere quella Vanessa” le risposi ricordando
dolorosamente
l’episodio.
“Tesoro,
ma chissà cosa è successo” mi disse lei.
La
guardai storto non capendo, incitandola a
continuare.
“Intendo
dire che magari qualcuno ti ha vista mentre abbracciavi Cristian e
glielo ha
detto” mi spiegò.
“Ma
lui sapeva che dovevo parlare con entrambi, poteva almeno lasciarmi
spiegare,
no?” risposi inacidita.
“Sì,
quello hai ragione. Ma pensaci un attimo. Magari ci è
rimasto male e si è
chiuso e voleva ferirti come tu hai ferito lui”.
“Ma
poteva farmi parlare!!!” risposi di nuovo.
“Tesoro
lo so! Ma sai come sono i maschi, sono stupidi e se vedono qualcosa che
non gli
piace, mica chiedono sempre spiegazioni. Magari non se lo aspettava e
ti ha
attaccato così, senza motivo” riprovò a
dirmi lei rimanendo calma.
Ci
pensai su un attimo. D’accordo,
poteva
anche essere, ma avrebbe potuto farmi parlare prima di pensare
chissà cosa!
“Ne
ho parlato con Matte e…” la interruppi
“Ne hai parlato con Matteo???” le
chiesi.
“Sì,
sei arrabbiata?” mi domandò preoccupata.
“No,
non sono arrabbiata. Sono sorpresa. Perché ne avete
parlato?”
Lei
si rilassò impercettibilmente e continuò
“Dicevo, ne ho parlato con Matteo perché
Simone è uno dei suoi migliori amici e secondo noi lui ha
visto qualcosa, o
qualcuno ha visto qualcosa e glielo ha detto, e subito hanno fatto
congetture
strane e quindi c’è rimasto male”.
“Sì,
può darsi” ammisi “Ma doveva parlarne
con me, non attaccarmi!”
“Su
questo mi sembra che abbiamo già tratto conclusioni.
È un maschio e non sempre,
anzi poche volte, i maschi fanno cose totalmente sensate. Comunque,
perché non
ci parli?” mi propose azzardando un sorriso.
“In
realtà non ho molta voglia di avere a che fare con lui dopo
che è stato con
quella Vanessa. Perché credimi, non saranno rimasti a
guardarsi tutto il
pomeriggio. E io non voglio uno che per ripicca va con
un’altra solo perché ha
tratto le sue conclusioni senza interpellarmi”.
“Ma
magari non c’è andato”
azzardò lei.
“Ma
sei seria? Lo hai detto te che i maschi fanno cose stupide, no? E
quella
sarebbe stata proprio una cosa stupida da fare per ripicca”
le feci notare.
“Ma
non tutti i maschi fanno cose stupide”.
Mi
gelai sul posto. Quella voce. Quella
voce. La sua voce. Simone.
Prima
di girarmi guardai il labiale della mia amica che diceva Scusami.
Le sorrisi timidamente e poi mi girai rimanendo in
silenzio.
“Ciao”
mi disse.
“Ciao
a te” gli risposi a voce bassissima evitando di guardarlo
negli occhi.
“Non
mi guardi neanche?” mi chiese. Ecco,
appunto.
Alzai
lo sguardo cercando di apparire tranquilla. Quando incontrai i suoi
occhi vi
lessi rabbia, dispiacere, preoccupazione, tristezza. Speranza
anche?
Mi
sorrise un po’ più sicuro di sé e mi
chiese “Possiamo parlare un attimo? Da
soli intendo”.
Guardai
la mia amica che mi disse “Vai. Tanto io sto con
Matteo”.
“Ti
riaccompagno a casa io, dopo” mi disse Simone anticipando una
mia domanda.
“Non
c’è bisogno, grazie. Abito qua dietro”
gli risposi educatamente. Non volevo che
mi accompagnasse a casa. Era una cosa da fidanzatini. O da due che
uscivano
insieme. E noi quasi non ci parlavamo più.
“Non
ti lascerai mai tornare a casa da sola, Matty. Specialmente di notte. E
specialmente
se mi fa piacere stare con te” mi disse lui tranquillo.
Annuii timida.
Speranza.
“Ok,
allora è tutto sistemato. Noi andiamo Matty. Ci vediamo
domani a scuola” mi
disse Chiara, poi mi abbracciò e si
allontanò per mano con Matteo.
“Posso
sedermi?” mi chiese il ragazzo davanti a me mentre guardavo
la coppietta
allontanarsi. Annuii senza girarmi a guardarlo e lui
continuò “Sono carini,
vero? Non avevo mai visto Matteo così sorridente. O almeno
non per una ragazza”.
Mi
girai a guardarlo e gli dissi “Sembrano felici, lei sembra
serena quando è con
lui. Spero che lui non faccia lo scemo, non sono mica tutti dei geni
nella squadra
di basket, sai?” era una frecciatina da parte mia. E anche
abbastanza cattiva.
“Ok,
sarà meglio che ne parliamo subito perché non mi
piace questa situazione”
rispose stizzito “Sono tutto orecchi” mi disse
allegro.
Lo
guardai con un punto interrogativo stampato in faccia e gli chiesi
“Prego?”
“Sei
tu che devi dirmi qualcosa o sbaglio?” mi domandò
ridacchiando.
Cosa?
“Spero
tu stia scherzando” gli risposi scettica.
Lui
mi guardò un po’ e poi mi disse “Tu
dovevi parlarmi della tua decisione, o no?”
Questo
qua è tutto scemo
“Sì che dovevo parlarti, ma tu non mi sei
stato ad ascoltare e sei corso da quella Vanessa” gli dissi
sperando che la mia
voce gli facesse intuire che non mi interessava chi fosse lei.
“È
questo il problema? Vanessa?” chiese lui divertito.
“Non
lo so dimmelo tu” gli risposi scocciata.
“Sei
gelosa?” mi chiese ancora ridacchiando.
“Mi
stai prendendo per il culo?” gli chiesi ormai incavolata come
una iena.
“Sei
gelosa sul serio!” mi prese ancora in giro lui.
Sconvolta
dalla stupidità di quel ragazzo, mi alzai dalla panchina,
senza rispondergli, per
allontanarmi da lui. Non feci in tempo ad allontanarmi che mi
fermò per un
polso, impedendomi di andarmene.
“Scusa”
mi disse “Stavo gongolando un po’ troppo”.
Non
mi girai nemmeno verso di lui e aspettai che continuasse “Mi
dispiace, ho esagerato.
È che mi fa piacere che tu sia gelosa di me”.
“Per
sfottermi?” gli chiesi rimanendo sempre di spalle.
“Matty
guardami”.
Sospirai
e mi girai verso di lui mentre la sua mano era ancora intorno al mio
polso. Lo guardai.
Ci guardavamo.
Speranza.
“Non
devi essere gelosa di Vanessa. Lei non mi interessa” ammise.
“E
perché mi hai detto che dovevi vederti con lei?”
gli chiesi quasi sussurrando.
“Perché
sono uno scemo e non avevo capito niente” ammise nuovamente.
Non
risposi e rimasi a guardarlo.
Speranza.
Lui
continuò “Ti ho visto con Cristian. Ti ho visto
mentre lo abbracciavi e vi
stavate sorridendo. E non ci ho più capito niente”
“Hai
pensato avessi scelto lui?” gli chiesi per capire.
“Sì,
e non volevo subire un’ulteriore umiliazione sentendomelo
dire e ti ho
anticipato parlando di Vanessa” mi raccontò.
“Mi
hai parlato di lei per ripicca?”
“Così
mi fai sembrare un moccioso..” tentò di salvarsi.
Lo
guardai storto.
“Ok,
l’ho fatto per ripicca, l’ho ammetto”.
“E
cosa ti ha fatto cambiare idea, scusa?” gli chiesi di nuovo.
“Ho
parlato con Matteo e con Chiara. E mi hanno fatto sentire un
idiota” ammise
guardandosi i piedi.
“Oh
beh, ma lo sei” gli dissi cattiva.
Speranza. La speranza
è un sentimento così
piacevole.
“Uff
come sei!” commentò lui “Comunque
possiamo lasciar perdere tutti e parlare di
noi?” ammiccò.
“Non
credo esista un noi” lo redarguii.
“Perché
no?”
“Perché
tu sei andato da Vanessa” gli feci notare nuovamente
“Ti sembra una cosa
normale andare con una quando ti piace un’altra?”
“Appunto.
Io sono andato da Vanessa, non con Vanessa” mi fece notare.
“E
questo cosa vorrebbe dire?” gli domandai confusa.
“Significa
che mi ha chiesto se potevo parlare con suo fratello che vorrebbe
iniziare
basket a livello agonistico e gli ho detto che non c’erano
problemi. E quindi
sono andato da lei per parlare con lui” mi spiegò
accompagnando con il
movimento della mano il suo discorso.
“Non
sei stato con lei?”
Speranza.
Speranza. Speranza doppia.
“No,
ovviamente” disse sottolineando l’ultima parola
“Non vado con una se mi piace
un’altra”
SperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanzaSperanza
Lo
guardai sorridendo. Avevo quasi gli occhi umidi. Quasi.
Si
avvicinò a me piano piano, mantenendo il contatto visivo e
spostando la sua
mano dal mio polso alla mia mano. Intrecciò le sue dita con
le mie. Aveva le
mani così calde. Era tutto così caldo.
“Cosa
dovevi dirmi Matty?” mi chiese mentre intrecciò
entrambe le sue mani alle mie.
“Io..”
tentennai “ho parlato con Cristian. Gli ho spiegato un
po’ di cose..”
Mi
interruppe “Cose che non mi dirai temo”.
“Esatto.
Sono cose mie e sue”
“Non
mi piace che esistano cose vostre”
mi
disse scocciato.
“Dovrai
accettarlo. Dopotutto Cristian è il mio migliore
amico” gli dissi
punzecchiandolo.
“CHE
COSA?” alzò la
voce scandendo bene le
parole.
“Hai
capito benissimo. Era il mio migliore amico e sarà il mio
migliore amico”
ripetei.
“Non
potete essere migliori amici. Voi stavate insieme!” mi disse
mantenendo la voce
più alta.
“È
stata una parentesi ed è durata poco. Cristian è
il mio migliore amico. Magari non
subito, ma lo ritornerà”.
“Ma
tutto ciò che ti riguarda è affar mio, Splendore”
mi disse sottolineando il nomignolo che mi aveva affibbiato da tempo.
Splendore. E pensare che
all’inizio mi dava fastidio.
“Stai
ancora tentando di conquistarmi?” gli chiesi alzando un
sopracciglio con fare
dubbioso.
“Mi
pare di averti già conquistata o sbaglio?”
domandò ammiccando nuovamente.
Gli
sorrisi sfacciata e lui si avvicinò a me. Era dieci
centimetri più alto di me. Eravamo
così vicini che sentivo il suo respiro sulla mia bocca, ma
continuavamo a
rimanere staccati e a guardarci negli occhi. Non dovevo alzarmi sulle
punte per
baciarlo, bastava che lui si abbassasse leggermente e io alzassi la
testa verso
di lui. Era all’altezza giusta.
Nessuno
dei due si muoveva. Ci guardavamo sorridendo. Tutta quella tensione.
Tutta quella
carica. Chiara l’avrebbe definita tensione sessuale repressa.
Non
volevo essere io a muovermi per prima. Volevo prolungare quel momento
il più a
lungo possibile, sia perché l’attesa aumentava il
desiderio, ma soprattutto perché
era il primo bacio veramente consapevole che ci davamo e voleva potermi
ricordare tutti i dettagli.
In
lontananza si sentiva la radio accesa. Il vento faceva muovere le
foglie degli
alberi lì intorno. Si sentivano alcune voci indistinte.
E
poi sentivo il mio cuore. Tumtumtumtumtumtumtum
Sembrava
impazzito.
Non
so come e non so nemmeno chi dei due interruppe quel momento. So solo
che mi
ritrovai a baciarlo. Prima timidamente in uno sfioramento di labbra.
Sfioramento
che divenne più audace. Automaticamente chiusi gli occhi e
gli circondai il
collo con le braccia quando approfondimmo il bacio.
Non
sentii più la radio, né il vento, né
le voci in lontananza. Sentivo solo il mio
cuore che continuava a correre.
Mi
abbracciò a sua volta continuando a baciarmi e mi strinse,
come per
trattenermi.
Non
avevo la minima intenzione di andarmene, ma quell’abbraccio
possessivo mi
faceva stare bene. Mi sentivo Sua.
Si
staccò dalle mie labbra giusto il tempo di dirmi
“Sei mia, Matty”.
Lo
guardai commossa e, prima di tornare a baciarlo, gli dissi
“Sì, sono tua”.
*******************************************************************************************************************
*sigh*
Ok, l’ho pubblicato. È da lunedì che
rimando, trovando sempre qualcosa da
correggere, da modificare, da aggiungere. Mi è venuto da
cancellarlo e da
riscriverlo. Ma è dall’inizio che ho in mente una
scena così e non potevo far
loro questo torto.
Non
so bene cosa pensare nemmeno io, se devo essere sincera.
Pensate
sia troppo smieloso/dolce/banale/lungo/corto/distaccato? Ve lo
aspettavate in
qualche altro modo?
Ci
pensate che è finito? Manca l’epilogo, ma
è finita. Finita. Sono quasi triste.
Ok,
un po’ lo sono (inutile fare la Serpe insensibile). Solo che
mi fa strano.
Certo,
ho già iniziato la James/Lily (questo è il link) e ho
scritto una OS su un argomento
un po’ delicato (questo
è il link). Se avete voglia passateci.
Direi
che è l’ultima volta in cui dico “alla
prossima”.
Quindi,
mie care, alla prossima!
Dafne
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Capitolo 21 *** Epilogo ***
Epilogo
-
Pronto?
“Chiara
ho bisogno di te! Mi si sono rotte le acque!” urlai
alla mia amica al telefono.
-
CHE COSA?? DOVE
DIAVOLO E’ TUO MARITO, CAZZAROLA??
“È
al lavoro, sarà in sala operatoria! Chiara devi aiutarmi!
Ho chiamato l’ambulanza ma ho bisogno di te!” le
urlai di nuovo.
-
Ok ok arrivo subito! Due minuti e sono
lì -
mi disse lei preoccupata - non partorire
in salotto e non ti muovere - la sentii dire mentre in
sottofondo la
sentivo chiudere la porta di casa.
Non
ti muovere?? “Sai
stavo giusto pensando di andare dal parrucchiere mentre ti aspetto
e AHHHHHHHH..”mi interruppi urlando.
-
Matty cos’hai?
“Fa
malissimo!” sbraitai.
- Arrivo
aspettami!
Dopo qualche
minuto sentii il campanello suonare e
faticosamente mi alzai per andare ad aprire.
“Tutto
bene?” mi chiese Chiara entrando come un fulmine.
“Mi
sembra di aver appena fatto pipì sul parquet della sala,
secondo te come sto?”
“Puliremo
dopo” mi rassicurò lei “prendo la borsa
e la roba e
provo a richiamare quel demente che sparisce e andiamo
giù”.
La lasciai fare
e rimasi in piedi a massaggiarmi la pancia.
“OK
andiamo, ho tutto io. Chiama l’ascensore che
scendiamo”.
Ubbidii alla mia
amica e mi diressi verso l’ascensore mentre
lei chiudeva la mia porta di casa e mi seguiva.
“Matty
devi stare calma, non ti agitare se no peggiori la
situazione” cercò di rassicurarmi.
“Ma io
sono calma! Calmissima!” risposi con voce stridula.
Chiara mi
guardò storta e io abbassai il capo copevole “Ok,
hai ragione te! Ma vorrei vedere te nella mia situazione!” le
dissi.
“Tesoro
ti ricordo che ho partorito l’anno scorso e che ho
fatto 15 ore di travaglio, io so cosa si prova fidati”.
Colpita e affondata.
Aspettammo nel
portone l’ambulanza e intanto lei cercò di
calmarmi “Raccontami qualcosa così pensi ad altro,
su!”
“Mi
riesce difficile pensare ad altro quando mia figlia cerca
di uscire!” ironizzai.
Lei
continuò imperterrita “Ti ricordi la prima volta
che ti
ha detto di amarti?”
Era
Agosto ed era un
anno che ci conoscevamo. Eravamo andati al mare dove io andavo ogni
anno e dove
ogni anno incontravo i miei amici del mare. Ma quell’estate
si erano aggiunti
al gruppo Simone, Chiara e Matteo. Sarebbe stata una vacanza
indimenticabile,
la prima di tante altre. O almeno così speravo. Con Cristian
non c’era stato il
minimo problema. Tra l’altro aveva anche una ragazza e mi
stava anche
simpatica. Mi trovavo bene con lei, non come con Ilaria o Chiara, ma
abbastanza
bene da riuscire a passare due settimane piacevoli anche in sua
compagnia.
Era
un venerdì e
avevamo deciso di fare un falò sulla spiaggia. Musica, pizza
e divertimento.
Una serata praticamente perfetta.
Tra
una canzone e
l’altra, Simone mi disse “Ti va se facciamo quattro
passi?”
Annuii
e mi alzai
appoggiandomi alla sua mano, poi dissi gli altri “Noi
facciamo due passi”.
Nessuno
ebbe niente da
dire, probabilmente erano troppo impegnati a ridere o a coccolarsi.
Ci
incamminammo per
mano, allontanandoci dal falò e dirigendoci verso un moletto
di legno che stava
poco distante.
Non
parlammo per tutto
il tragitto, beandoci di quel silenzio che ci faceva compagnia, senza
pesare.
Ci
sedemmo sul moletto
coi piedi a penzoloni e mi appoggiai alla sua spalla, mentre lui mi
circondava
le spalle con il suo braccio.
“Ti
piace qui?” mi
sussurrò sui capelli.
“Sì,
si sta bene. C’è
pace” gli risposi accoccolandomi su di lui.
Iniziò
a farmi delle
carezze sul braccio che mi fecero rabbrividire.
“Hai
freddo?” mi chiese
preoccupato.
“No.
Sei tu che mi fai
questo effetto, o meglio, sono le tue carezze a farmelo” gli
risposi non
muovendomi da quella posizione.
“Io..”
iniziò.
“Tu..?”
lo invitai a
continuare.
“Io
sono innamorato di
te” mi disse.
EH?
Rimasi
in silenzio. Non
sapevo cosa dirgli. Erano passati nove mesi da quando stavamo insieme e
pensavo
che, non avendolo provato da subito, non si sarebbe mai innamorato di
me.
“Matty?”
mi chiamò “hai
capito cosa ho detto? Ti amo” mi ripeté.
Mi
allontanai dal suo
abbraccio e lo guardai. Con gli occhi umidi, con un sorriso a 32 denti
e con
un’emozione in corpo impossibile da spiegare.
“Anche
io” gli dissi
“Anche io ti amo” gli ripetei.
Lo
vidi rilassarsi
leggermente. Poi si avvicinò alle mie labbra e mi
baciò delicatamente.
“Pensavo
non me lo
avresti mai detto” gli confessai.
Mi
guardò dispiaciuto poi
mi spiegò “Volevo esserne sicuro. Non
l’avevo mai detto e non volevo dirlo così
per dire”.
“E
ora ne sei sicuro?”
gli chiesi titubante.
“Ora
sì. Era qualche
giorno che volevo dirtelo” mi confessò guardandomi
“ok forse era qualche
settimana ma non trovavo mai il momento adatto”.
Lo
guardai con gli
occhi ancora più lucidi “Non esiste un momento
adatto” gli dissi.
“Non
doveva esserci
fretta” rispose sollevando un po’ le spalle.
“Te lo
ricordi, Matty?” mi chiese la mia amica riportandomi alla
realtà.
“Come
dimenticarlo” le dissi “è stato uno dei
momenti più
belli della mia vita”.
“Mi
ricordo quando poi siete tornati
al falò e tu hai chiamato me e Ilaria da una parte con la
scusa che dovevi
chiederci se avevamo una cosa da donna”
ridacchiò Chiara.
“C’erano
Luca e Ale che ci guardavano
a metà tra lo shockato e lo schifato” ricordai
loro.
“È
vero! È stato magnifico” continuò
a dire Chiara, abbracciandomi “E ti ricordi quella volta che
sei venuta da me
per chiamare Ilaria per dirci che lo avevate fatto?” mi
stuzzicò ancora.
Erano
passati un paio
di mesi da quell’episodio del moletto. Ed era una domenica
pomeriggio piovosa. Ero
corsa da Chiara, tutta fradicia ed emozionata.
“Matty
perché sei
fradicia?” mi chiese lei andando a prendermi un suo cambio
asciutto.
“Non
potevo aspettare”
le dissi mentre tiravo fuori il cellulare dalla tasca e componevo il
numero di
Ilaria.
- Pronto? - Rispose
subito la mia amica dall’altra parte.
“Ilaria
sei in vivavoce
con me e Chiara. Dovevo dirmi una cosa” accennai.
Passò
qualche attimo di
silenzio poi Ilaria lo interruppe dicendo - Vuoi dircelo o
devo venire lì e strappartelo con le
pinzette dal cervello? -
Chiara
annuì come per
dar man forte alla nostra amica e io dissi tutto d’un fiato
“IoeSimoneloabbiamofatto”.
“Eh?”
disse Chiara al
mio fianco.
- Cosa? - chiese Ilaria
in vivavoce.
“Io-e-Simone-lo-abbiamo-fatto”
ripetei cercando di scandire meglio le parole.
“CHE
COSA?” urlò
Chiara.
- DAVVERO? - urlò
Ilaria nello stesso momento.
“S-sì”
dissi
imbarazzata.
“E
come è stato?”
chiese Chiara curiosa.
“Favoloso”
risposi con
occhi sognanti.
-
Bene bene! - disse Ilaria - adesso smetti di fare
la pudica e spara i
particolari piccanti! - mi provocò
Ilaria.
“Mi
ricordo anche quello” dissi a Chiara.
Vedemmo
l’ambulanza fermarsi davanti al portone e salimmo su
mentre un paramedico mi misurava il polso.
Chiara intanto
continua a cercare di distrarmi “E ti ricordi
il giorno del matrimonio?” mi domandò.
Doveva
essere il giorno
più bello di tutta la mia vita ma fino a quel momento ero
solamente riuscita ad
agitarmi più del dovuto, tanto che chiamai con voce da
gallina strozzata la mia
amica Ilaria che accorse subito.
“Tesoro
tutto bene?” mi
chiese premurosa.
“Non
ne sono sicura” le
risposi mentre gli occhi iniziavano ad inumidirmisi.
Lei
mi vide così
fragile e chiese “Cosa c’è che non
va?”
“Secondo
te ho
affrettato i tempi?” le domandai timida.
“Tu credi di
averli affrettati?”
“No,
io sono felice
così”.
“Allora
va bene così.
Devi rendere conto solo a te stessa per la tua
felicità”.
Andai
davanti allo
specchio e mi guardai, incerta su cosa pensare di me stessa, di quello
che
avevo fatto, di quello che avevo deciso, di come ero cambiata.
“Sei
pronta, tesoro?”
“Ilaria,
no aspetta.
Puoi chiamare anche Chiara? Ho bisogno di entrambe”.
La
mia amica annuì e scese
al piano di sotto a cercare l’altra mia amica.
C’erano entrambe per festeggiare
quel giorno. Il giorno.
Sentii
arrivare Chiara
ridacchiando, ma quando mi vide si ammutolì.
“Matty,
tutto bene?” mi
chiese anche lei.
“Io…”
iniziai “io non
lo so” dissi sommessamente.
Vedendomi
in quello
stato entrambe mi corsero incontro e mi abbracciarono strette.
“Tesoro,
ma cosa
succede?” mi chiese Chiara sempre più preoccupata
“non sei sicura?”
Non
riuscii a
risponderle e continuai a stringerle.
“Matty
non fare così,
dovrebbe essere un giorno meraviglioso, non dovresti piangere.
Cioè potresti
piangere di felicità, ma non per qualcosa che non sai bene
cosa sia” mi disse
Ilaria accarezzandomi la schiena.
“Esatto,
ha ragione la Ila”
mi fece notare Chiara “pensa alle cose belle, pensa a voi, a
quanto vi amate, a
quanto vi divertite insieme, a come sentite la mancanza l’uno
dell’altra quando
non siete insieme”.
“Pensa
a come ti fa
stare bene e intendo stare bene orgasmicamente!”
ridacchiò la Ila.
“Ila!”
la ammonii
ridacchiando anche io.
È
vero!” si difese lei “Sei
tu che dici sempre che --“
“Ok
ok” la interruppi “qui
intorno ci sono i miei e non vorrei che mio padre sentisse cosa mi fa
il mio
futuro marito”.
“Aspetta
che ti
risistemo il vestito” mi disse Chiara posizionando bene la
gonna.
“Sei
pronta?” mi
domandarono.
“Sì,
andiamo”.
“È
stato magnifico” ricordò Chiara mentre
l’ambulanza si
fermava.
“Signore
siamo arrivate” disse gentilmente il paramedico.
“Grazie”
rispondemmo mentre ci avviavamo verso la sala d’aspetto
del reparto maternità.
Una giovane
infermiera ci fece aspettare qualche minuto e poi
mi portarono nella sala travaglio, lasciando fuori Chiara
perché non era una
mia parente.
“Ma
secondo lei io lascio entrare la mia amica da sola in
sala parto?” chiese rabbiosa la mia amica.
“Signora
lei non è arente!” le rispose educatamente
l’infermiera.
“E lei
vorrebbe farmi credere che lascerebbe da sola in sala
travaglio una donna che sta per partorire il suo primo figlio? Ma
cos’è lei? Un
mostro?” la provocò ancora la mia amica.
“Chiara
non importa..” tentai di fermarla.
“Oh
sì che importa” mi disse lei “Questa
gentile signorina ti
vuole lasciare da sola finché quel bradipo di tuo marito non
si fa vedere! Ma non
esiste!”
“Signora
la prego di calmarsi” tentò di riprenderla
l’infermiera
“Non sono un mostro, ma le regole sono regole --“
“Che
succede qui?” chiese una voce familiare alle mie spalle.
“Oh
dottore salve! Stavo cercando di spiegare alle due
signore qui presenti che in sala travaglio possono entrare solo i
parenti” gli
spiegò l’infermiera mentre io mi persi a guardarlo.
“Sì
dà il caso” intervenne Chiara “che il dottore qui presente sia il marito della
mia amica” sputò fuori “pertanto ora io
vado con lei in sala travaglio e se
ha qualche problema ne parli con lui.
A proposito, ciao Simone”.
“Ciao”
le rispose lui e poi si rivolse a me “Tranquilla
Splendore, prima di qualche ora non partorirai, prenditela con calma
che io
arrivo subito”.
L’infermiera
rimase un attimo interdetta mentre mio marito si
chinava a baciarmi e ad accarezzare il mio pancione.
Sorrisi
dolcemente a Simone mentre Chiara mi prendeva
sottobraccio e mi accompagnava nell’altra stanza.
Mi cambiai e mi
sistemai sul letto mentre Chiara parlava di
Matteo e del loro bambino casinista, Dario.
Quando le
contrazioni iniziarono ad essere regolari, venni
spostata in sala parto e dopo solo un’oretta diedi alla luce
mia figlia.
“Tesoro
c’è qualcuno che ti vuole conoscere” mi
disse Simone
avvicinandosi con un fagotto in braccio “Splendore, questa
è la nostra
Margherita” disse porgendomela e baciandomi la fronte. Era
un’emozione unica,
avevo in mano la mia bambina che dormiva e non riuscivo a staccarle gli
occhi
di dosso mentre sentivo quelli di mio marito su di noi.
“Non
è bellissima?” gli chiesi retoricamente.
“Certo,
l’abbiamo fatta noi” mi rispose lui sorridendo.
“Si
può?” sentii Chiara chiedere dalla porta.
“Entra
entra” le disse Simone “Io devo un attimo andare a
parlare con il pediatra, torno subito”.
Mentre mio
marito si allontanava, si avvicinò al letto la mia
amica “Io sono la zia Chiara, piccolina” disse
rivolta alla mia bambina “Adesso
videochiamo l’altra zia così ti vede”.
Compose il
numero e dopo uno squillo rispose Ilaria - Ha
partorito? - chiese premurosa.
“Certo
che ho partorito” le dissi “E adesso ti presento la
tua nipotina”.
Chiara diresse
la videocamera del cellulare verso la bimba
per farla vedere a Ilaria che singhiozzò - Sono
zia.. E’ bellissima Matty - mi disse.
“Tra
un mese sarai qui e potrai vederla tutti i giorni che
vorrai” le dissi commuovendomi.
“Vedrai”
mi disse Chiara “Sarà magnifico riuscire a stare
di
più insieme”.
“Grazie
ragazze” dissi loro “Senza di voi, non sarei mai
riuscita in tutto questo. Vi voglio bene”.
*********************************************************************************************************************
Questo capitolo
è stato letteralmente un parto.
Sapevo di dover scrivere qualcosa sul loro futuro e mi è
venuto in mente questo. Sono da poco stata in ospedale a trovare una
mia
grandissima amica e ho cercato di riportare quei momenti in questo
epilogo. Spero
di non avervi deluso.
Questa storia si
conclude qui, ahimè. Mi ha accompagnato
attraverso un bel periodo della mia vita. Sono contenta che sia finita
ma sono
anche triste. È il momento che io dedichi più
attenzione alla Lily/James.
Ah, sweety
questa è per te. Rincontrarsi così dopo 4 anni mi
ha commosso, lo sai.
A presto girls!
Spero di vedervi
nell’altra storia!
See u
Dafne
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