Non
scrivo nulla di tutto ciò a scopo di lucro. Non conosco
personalmente i membri del gruppi dei My Chemical Romance. I
personaggi non mi appartengono, i fatti non sono realmente accaduti.
Tutto frutto della mia immaginazione.
***
Seconda ed ultima
parte. Tutta per te.
Nulla da dire, solo
grazie.
PS: Ho stravolto
ancora di più le cose ora. Perché Gerard non ha
fratelli.
Ah, in questo
capitolo c'è un narratore esterno. Non è
più Gerard.
***
Can you forgive me for
who I've been?
-Part 2.-
Gerard
venne scosso per una spalla e sbattuto al muretto di cemento che
circondava casa Rush.
Sbattè
forte la testa, la vista gli si offuscò e non
sentì tutti gli insulti che Jake gli stava urlando contro.
Il bestione lo teneva fermo per una spalla, sentiva che se avesse
continuato così si sarebbe fuso con il cemento per quando
gli era attaccato.
-Ti
farò passare i mesi peggiori della tua vita, Way! Tu non sai
chi ti sei messo contro! Sei ingrossi guai, stronzo!- Ecco. Ora
riusciva a vedere e a sentire il bestione che sbraitava.
-Mi
sono messo contro il coniglio che crede di essere un dinosauro ma che
è solo un codardo perché se la prende con un
ragazzino e gli mette contro cinque bestioni come voi? Uh che paura
guarda.- Disse con un filo di voce il moro, sorridendo beffardo. Sapeva
che con quelle parole si stava condannando da solo, ma non voleva
mostrarsi debole agli occhi di quei conigli.
Ormai la sua spalla non la sentiva più. Jake
diventò rosso in viso, la rabbia scaturita dalle parole di
Gerard. E lui sorrise, contento di aver avuto una specie di
''rivincita'' o ''vendetta'' dipende dai punti di vista.
La
vista di Gerard gli si offuscò nuovamente, il dolore alla
testa aumentò, e una mano gli afferrò anche
l'altra spalla. Solo dopo capì che Jake lo stava
ripetutamente sbattendo al muro di cemento. Era sicuro che gli sarebbe
venuto un trauma cranico, ma non fa niente, lui aveva salvato Frank.
Gerard
non aveva mai pensato a come morire. Ma morire per qualcuno che si ama,
gli sembrava un buon modo per andarsene.
''Oh Cristo, ma che
sei diventato Bella Swan? Andiamo Gerard! Non stai per morire. Al
massimo ti ritrovi le costole rotte, diventerai una melanzana, e i tuoi
connotati non saranno più gli stessi. Hey, ma almeno vivrai
abbastanza per sentire il piccolo Frank che ti
ringrazia per avergli salvato la pelle. E questo non ti sembra un buon
modo per combattere? Su forza, reagisci!''
Una vocina nella sua mente
continuava a sparare cazzate. Mentre il dolore che sentiva alla testa,
al viso e allo stomaco aumentava a dismisura.
Non aveva più la vista sfocata, e pensava che forse la
vocina aveva ragione. Doveva combattere per stare al fianco del suo
Frankie e proteggerlo da quei bisonti.
Avrebbe tanto voluto
combattere. Ma non riusciva a muovere le braccia. Poi capì
che Paul e Mark, così come avevano fatto con Frank, gli
tenevano fermi gli arti superiori per cercare di non far reagire la
povera vittima.
Ma lui voleva ribellarsi. Lui doveva
ribellarsi.
Con quelle poche forze che gli
restavano tentò di dimenarsi, di sciogliere la morsa che
sentiva alle braccia di cui stava perdendo lentamente la
snesibilità. Paul e Mark aumentarono la presa.
-Tenetelo fermo, per Dio!-
Sbraitò nuovamente Jake, che stava riempendo di calci, pugni
e ginocchiate il busto di Gerard. -Ora non fai più tanto il
duro, eh Way?- Continuò ridendosela il bestione. Samuel e
Jared non stavano contribuendo anche loro a pestare Gerard,
perché Jake aveva espressamente detto ''lui è mio.''
Improvvisamente si
fermò, osservando che Gerard non tentava più di
ribellarsi.
Il bestione si
scostò, indietreggiò fino a dove il marciapiede
si incontrava con l'asfalto. Guardò spaventato il corpo di
Way Sanior. L'aveva ucciso. Si, ne era sicuro.
-Lasciatelo andare.- Disse
serio e impassibile Jake Mayers. Aveva paura, e per questo era
diventato così serio. Aveva paura di aver ucciso il primo ragazzo
che si era permesso di amare. E anche l'unico, forse.
Mark e Paul lasciarono di
scatto il corpo inerme di Gerard. Impauriti anche loro.
Il ragazzo che avevano appena
pestato a morte si accasciò pesantemente al suolo. Gli occhi
chiusi, il viso incrostato di sangue. Jake non voleva sapere cosa gli
aveva combinato dentro.
I cinque, spaesati e
spaventati, lasciarono Gerard sul marciapiede, in una pozza di sangue.
Apparentemente... morto.
***
-Donna Way!-
Sbraitò Helena al telefono. -Si può sapere che
fine ha fatto tuo figlio? Non è ancora arrivato, e mi aveva
detto che usciva alle tre! Ed ora sono le cinque e mezzo! Non
è che non mi è venuto a salutare
perché doveva uscire con una delle tante ragazzine?-
Contunò la nonna dei fratelli Way. Anche se doveva ammettere
che se Gerard non era passatoa trovarla perché era uscito
con una ragazza ne era più che contenta. Forse
però, avrebbe dovuto avvisarla, così non
rischiava di prendere un infarto.
-No, mamma. Non è
arrivato neanche qui. Infatti io pensavo fosse da te. Ma sta
tranquilla, vedrai che si sarà fermato a chiacchierare con
Ray e gli altri, o, come di ci tu, sarà uscito con
qualcuna.- Parlò tranquillamente Donna. -Tra poco arriva,
non preoccuparti.- Finì di parlare la donna.
-Ok.. ok. Ma se quando arriva a
casa non mi chiama per dirmi tutto lo tolgo dallo stato di famiglia!-
Disse ridendo Helena. Anche se era tutto vero, l'avrebbe fatto
seriamente.
-Allora ciao Donna, eh. Ci
sentiamo piccola.- Disse dolcemente Helena, prima di riagganciare,
senza neanche dare il tempo a Donna di risponderle.
Helena si era tranquillizzata
un po', così decise di andare a comprare qualcosa al market
lì vicino, così quando l'indomani sarebbe passato
Gerard avrebbe trovato una bella torta ad aspettarlo.
Era molto contenta di avere un
nipote come lui. Dolce, sensibile, coraggioso. E tremendamente bello.
Ma non parlava solo di aspetto fisico, ma anche
interiormente.
Prese la giacca, la
indossò e portò con se l'ombrello. Visto che
verso le 4 aveva iniziato a piovere.
Uscita di casa aprì
l'ombrello e si avviò sul vialetto di casa. Arrivata al
cancello, scorse una figura nera, stesa per terra sul marciapiede.
Inizialmente pensò fosse solo un drogato che, sfinito, era
svenuto davanti casa sua. Non si preoccupò più di
tanto, cose del genere succedevano tutti i giorni a Belleville.
Quando uscì dalla
sua proprietà, però, notò che quel
ragazzo aveva indosso solo una maglia a maniche corte, che lasciava
scoperta la pelle diafana, quasi cadaverica. Aveva
capelli corvini, neri come la pece, e ai suoi piedi, riconobbe la
giacca di pelle che aveva regalato a suo nipote per il diciassettesimo
compleanno.
Helena collegò tutte
le sue informazioni e sbiancò. Non riusciva a muoversi, era
nel panico.
Una macchina passò e
suonò il clacson, che fece risvegliare Helena.
-GERARD!- Urlò
l'anziana donna, che, seppur avendo un'età, si
gettò con le ginocchia per terra difianco al corpo sfinito di
suo nipote, lasciando cadere l'ombrello,
che volò distante, trasportato dal vento.
-Oddio Gerard. Cosa ti hanno
fatto. No, no tesoro. Non puoi andartene. No. Non possono averti fatto
questo.- Continuava a ripetere Helena, cullando il corpo di Gerard,
stretto tra le sue braccia.
Gli accarezzava lentamente i
capelli e le braccia, fredde. Helena non sapeva cosa pensare, era
disperata. Talmente tanto avvilita che non pensò che il suo
Gerard potesse essere ancora vivo.
Solo dopo venti minuti buoni
passati sotto la pioggia stringendo Gerard tra le braccia,
ritornò alla realtà e lasciò andare
suo nipote.
Si sporse fino al viso del
ragazzo, e tentò di ascoltarne il respiro. Non sentiva nulla
per colpa della pioggia. Così portò due dita alla
trachea del ragazzo e premette forte, sperando con tutta la sua anima
che suo nipote fosse ancora vivo.
Gli occhi di Helena guizzarono
subito sul volto di Gerard, che rimaneva comunque freddo, bianco e le
labbra e il contorno degli occhi sempre viola.
Helena aveva sentito un lieve battito.
Un battito che riuscì a riportarla indietro dallo sconforto,
dalla disperazione.
Sorrise, passando una mano
sulla fronte di Gerard.
Suo nipote era ancora vivo.
***
Gerard sbattè
più volte le palpebre, per tentare di mettere a fuoco. Ma
quando ci riuscì la luce bianca lo colpì e li
richiuse subito di scatto.
Ci mise vari minuti per
abituarsi a quella luce così forte. Era rimaso al buio
per così tanto. Quel buio era
piacevole. Si sentiva in pace con se stesso, e stava veramente bene.
Senza più nessuno che lo prendesse in giro, che lo
picchiasse.
Girò il capo e
notò una figura nera, rannicchiata sulla piccola poltroncina
nell'angolo della stanza.
Si, perché si era
ritrovato in una stanza d'ospedale. Non sapeva neanche come ci fosse
arrivato. Sicuramente non con i suoi piedi. Lui non avrebbe mai voluto
abbandonare quel buio così piacevole.
Non sapeva chi fosse quella
figura nera, ma poi notò i capelli rossi ai lati. Sorrise.
Era lui. Si, Frank Iero. Il
ragazzo a cui aveva salvato la vita. Il ragazzo che amava era
andato a trovarlo in ospedale, e ci stava passando la notte.
Con il suo piccolo
Frankie nei pensieri, Gerard si riaddormentò,
stavolta non vedendo l'ora di risvegliarsi, ed incontrare quegli occhi
da cerbiatto, verdi e marroni, che tanto desiderava.
***
Il moro si
risvegliò, pronto.
Aveva capito, dopo quello che
era successo, che doveva rivelare a Frank tutto quello che aveva
dentro.
Volse il capo verso la
poltroncina dove l'aveva trovato rannicchiato poche ore prima ma la
trovò vuota. Cadde nello sconforto, che quello fosse solo un
sogno. Pensò che si era immaginato tutto. Che il suo
piccolo Frankie non era andato veramente lì, a
trovarlo. Chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime.
Una mano calda passò
tra i suoi capelli e sobbalzò, riaprendo di scatto gli
occhi.
Ritrovò Frankie a
guardarlo sorridendogli. Non era solo un sogno. Frankie era veramente
stato lì tutta la notte.
I due non si parlarono, il
più piccolo continuava ad accarezzargli i capelli.
Gerard alzò
lentamente un braccio e passò le dita sui graffi e gli
ematomi che quei bastardi gli avevano lasciato.
L'espressione del moro
cambiò repentinamente. Era triste. Triste e arrabbiato.
Aveva le lacrime agli occhi. Non sopportava l'idea che venisse inflitto
del male a Frank.
-Hei... Non preoccuparti. Io
sto bene.- Disse sussurrando dolcemente il piccoletto,
incastrando la mano fredda di Gerard tra la sua guancia e la sua
spalla. Chiuse gli occhi e si godette il momento.
-Se si permettono di nuovo di
ridurti in questo stato giuro che li uccido.- Iniziò
seriamente Gerard.
-Devi stare tranquillo. Ora che
ho te, non mi faranno più niente.- Finì Frank,
sorridendo leggermente.
''Ora che ho te.'' Quello
aveva detto Frankie. Quindi quello voleva dire che... che anche lui
provava qualcosa?
-Frankie... Tu... Io..-
Tentò di dire qualcosa, ma balbettò inutilmente.
Imbarazzato, abbassò lo sguardo sulle punte dei suoi piedi
coperti dal lenzuolo bianco.
Il piccolo gli alzò
il viso e premette le sue labbra sulle sue, dolcemente.
Poi si allontanò
giusto il tanto per poter guardare negli occhi Gerard.- Grazie di
avermi salvato.- Sussurrò sulle sue labbra.
Gerard sorrise, e
portò una mano dietro la nuca di Frankie, per poter
continuare a baciarlo.
***
Pochi giorni dopo Gerard
uscì dall'ospedale. Voleva tremendamente vedere sua nonna.
Voleva consolarla, perché gli avevano detto che era stata
lei a trovarlo quasi morto sul marciapiede. Solo che non era andata
neanche una volta a trovarlo.
''-Non dargli peso, tesoro. Non
farti influenzare dai loro pregiudizi. Non lasciare più che
ti facciano del male. Loro non sono nessuno per farti questo. Mi hai
capito?- Con quelle dolci ma ferme parole mia nonna Helena
riuscì a frenare i miei instancabili singhiozzi. Mentre mi
stingevo più a lei, facendo prigioniero delle mie narici il
suo odore che sapeva così tanto di casa.
Mi teneva stretto sul suo
letto. Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, quello era l'unico
posto dove veramente mi sentivo a mio agio.''
L'aveva sognato questa notte. Era
tutto così reale, che a Gerard sembrò di sentirsi
realmente stretto tra le sue braccia. Ma poi si era risvegliato, con
una voglia incredibile di vederla.
Arrivato davanti casa Rush,
aprì il cancello e quasi corse verso la porta d'ingresso.
Aprì con la chiave che teneva nascosto sotto il vaso di una
pianta ed entrò.
-Nonna? Nonna sono Gerard, sei in
casa?- Chiese all'aria il nipote. La cercò per tutte le
stanze. In salotto, in cucina, nel bagno. E poi entrò piano
in camera da letto. Vide sua nonna stesa, con un espressione beata in
volto. Gerard sorrise, gli faceva così tanta tenerezza.
Avanzò dentro e si
richiuse la porta alle spalle, salì sul letto e si
accovacciò vicino al corpo della nonna. Non l'avrebbe mai
voluta svegliare.
Dopo qualche minuto,
però, a Gerard arrivò una brutta sensazione.
Solitamente quando arrivava e si stringeva a lei, lo sentiva sempre e
si svegliava.
Si mise ad osservare l'addome
della nonna, per constatare se si muoveva. Mise una mano sotto il suo
naso, per sentire il soffice respiro infrangersi contro la sua pelle.
Mise un orecchio sul suo petto, per ascoltare il suo dolce battito che
lo cullava quando la raggiungeva in lacrime e lei lo stringeva tra le
sue braccia.
Ma Gerard non sentì
nulla di tutto quello. L'addome non si muoveva, le sue dita non
percepivano il respiro e la sua cassa toracica non emetteva alcun
suono.
Il ragazzo si alzò
violentemente sulle ginocchia. Il corpo di sua nonna stretto ancora tra
le sue braccia.
Sua nonna era morta, ma lui non
volle crederci.
-Nonna, riesci a sentirmi!?
Nonna sei qui, vicino a me, vero? Lo so che non mi
hai lasciato. Non puoi. Non adesso. Ti prego, nonna...-
Iniziò a piangere Gerard.
Si sedette con la schiena sulla
testiera del letto, con sua nonna stretta al petto.
''What's the worst that I
could say?
Things are better if I stay
So long and goodnight
So long and goodnight.''
Le accarezzava i capelli e intanto
cantava parole a caso. Parole che venivano dal cuore.
Parole che sperò
arrivassero dritte a lei.
Perché Gerard sapeva
che avrebbe vegliato su di lui. Per sempre.
***
E anche io credo che lei
vegli ancora su di me.
Grazie a tutti per essere
arrivati sin qui, vi meritate tutto quello che desiderate (?).
Adios.
XO
Lover.
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