Ma-ry-oh!

di Soe Mame
(/viewuser.php?uid=102607)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 Sue ***
Capitolo 2: *** 02 Sue ***
Capitolo 3: *** 03 Sue ***



Capitolo 1
*** 01 Sue ***


Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

PRIM PART: THE MARY OF EGYPT



Antico Egitto.
Mary è una bellissima fanciulla prigioniera di un gruppo di crudeli banditi; lei è la principessa di Babilonia, unica superstite della spietata strage perpetrata nel suo palazzo da quegli stessi banditi, strage in cui ha perso la vita tutta la sua famiglia, l'antichissima casata dei Sue.
Fatta prigioniera, la principessa è stata condotta nel deserto dai carnefici della sua gente, verso chissà quale triste destino.
La carovana di briganti che ha catturato Mary, tuttavia, viene aggredita e, in breve, tutti i suoi componenti vengono brutalmente assassinati.
L'unica superstite, ancora una volta, è Mary.
La vita della giovane viene risparmiata per volere del capo degli assalitori, il re dei ladri Bakura, rimasto affascinato dalla sua sconvolgente bellezza.
E, una volta portata nel nascondiglio dei ladri comandati da Bakura, Mary viene da lui violentata.
Le sue urla strazianti si diffondono lungo tutte le gallerie scavate nella roccia che formano quel nascondiglio, quel luogo di terrore.
La mattina successiva, approfittando del fatto che tutti i suoi aguzzini stanno dormendo, Mary riesce a fuggire dal covo dei ladri e scappa nel deserto, senza una meta.
Grazie alla sua incredibile resistenza, Mary riesce a sopravvivere un'intera giornata nel deserto senza bere né mangiare e senza riportarne alcuna conseguenza.
All'imbrunire, però, ecco che Mary nota un uomo su di un cammello: si avvicina a lui, supplicandolo di aiutarla; l'uomo, colpito dalla strabiliante bellezza della principessa, decide di aiutarla e la fa salire sul suo cammello, portandola fino al palazzo reale.
L'uomo, infatti, si rivela essere Mahad, uno dei sei Sacerdoti più vicini al Faraone.
Mary viene quindi affidata alle cure della Sacerdotessa Aisis, nonostante lei stia benissimo e si sia ripresa in fretta dalla terribile violenza subìta.
Aisis, però, mostra presto segni di irritazione alla presenza della principessa Mary: la Sacerdotessa è difatti invidiosissima della bellezza della sfortunata fanciulla, tanto da meditare di darle "casualmente" del veleno al posto di una medicina.
A vegliare su Mary è la giovane Mana, aspirante maga apprendista di Mahad, a cui è stato affidato il responsabilissimo compito di prendersi cura della regale ospite.
Mary e Mana diventano subito grandissime amiche forever&ever.
Da quel momento, Mary vive a palazzo, a contatto con i Sacerdoti e Mana.
Capita che, a volte, Mahad vada nella stanza di Mary per chiamare Mana per la lezione di magia e ha dunque modo di vedere spesso la principessa; è così che, un giorno, il mago le rivela di essersi innamorato di lei, di amarla fin dal primo momento che l'ha vista nel deserto.
Mary sente di non poter ricambiare e rifiuta gentilmente Mahad.
Mana, venuta a sapere della vicenda, confessa a Mary di essere innamorata di Mahad ma, nel caso lei, un giorno, ricambiasse l'amore del mago, sarebbe disposta a cederglielo, perché ha capito che la principessa è una persona buona e pura.
Qualche giorno dopo, il Faraone dà ordine di chiamare l'ospite e Mary viene condotta presso il sovrano dal visir Shimon che, impunemente, le tocca il fondoschiena.
Come se non bastasse, i cinque Sacerdoti maschi, al suo ingresso nella sala del trono, la osservano con grande desiderio; l'unica Sacerdotessa, invece, le lancia occhiate di profondo odio.
Ma ecco che è la volta di Mary di rimanere folgorata: le basta solo vedere il Faraone Atem per innamorarsi follemente di lui, capendo che lui e soltanto lui è il grande amore della sua vita.
Lo stesso vale per Atem, a sua volta incantato dalla leggiadra bellezza della principessa Mary di Babilonia.
Nella sala del trono, Mary racconta la sua tragica storia e il Faraone, capendo che la principessa non ha più un luogo dove andare, dispone che rimanga a vivere a palazzo, presso la corte reale.
Iniziano così le vicissitudini di Mary alla corte del Faraone: se, con lei, il re si mostra dolce, i Sacerdoti mostrano ben altri interessi.
Mahad, Seth, Shada, Karim e Aknadin, difatti, sono perdutamente innamorati della bellissima fanciulla, contendendosela e cercando di farla propria.
E' per questo che Mary non può in alcun modo rimanere da sola con uno qualsiasi dei cinque uomini di cui sopra senza essere molestata o quasi violentata.
Il più tenace in quegli scontri per la bella Mary è Seth - Kisara, ovviamente, non esiste.
Il subdolo Sacerdote, infatti, è l'unico che riesce ad avere Mary per una notte; questo, però, non ferma la sua brama per la gentil donzella.
Mary è troppo buona e pura per riferire al Faraone ciò che i suoi Sacerdoti le stanno facendo passare, così si confida con Mana che, non essendo troppo buona e pura, va a riferire tutto al sovrano.
O almeno, questo è quello che lei afferma di aver detto.
Mary scopre che, invece, Mana ha raccontato ad Atem che è stata la principessa a corrompere i Sacerdoti, chiedendo poi che la ragazza venisse immediatamente allontanata da palazzo.
Atem non crede alle parole di Mana e si precipita da Mary, per consolarla.
E' così che i due giovani hanno modo di dichiararsi e di passare un'appassionata ed intensa notte d'amore insieme.
Mary è felice di essere ricambiata dall'amore della sua vita, ma è triste perché ha scoperto la vera natura di Mana: la ragazza, infatti, si è finta sua amica solo per poter arrivare al suo vero obiettivo, il Faraone; sapendolo innamorato di lei, Mana ha colto al volo l'occasione per screditarla agli occhi del sovrano e allontanarla da palazzo, magari ottenendo l'amore di Atem grazie alla sua "perspicacia" nel capire la presunta malvagità di Mary.
Atem condanna Mana, ma Mary, nella sua immensa bontà, ferma l'esecuzione e la perdona, per poi chiederle di diventare veramente sua amica.
Mana, colpita dalla bontà di Mary, accetta; il gesto della splendida principessa ha mosso anche la coscienza di Aisis, che riconosce di aver sbagliato ad odiarla.
Mahad, Karim e Shada sono ancora più innamorati di lei, ma si rendono conto che forzarla ad amare un altro è una crudeltà: accettano dunque l'amore della principessa per il Faraone, nonostante continuino ad amarla a loro volta.
Seth e Aknadin, al contrario, pur essendo ancora desiderosi della principessa, non riescono a rinunciare a lei; tuttavia, se Mary riesce facilmente a sfuggire all'anziano Aknadin, non può scappare dal ben più agile e prestante Seth.
Quando Atem viene a sapere di tutto ciò, allontana Aknadin e dichiara guerra a Seth.
In tutto questo, fa la sua ricomparsa Bakura che, in quanto "primo uomo" della principessa, la considera sua proprietà e la esige indietro.
Per Mary scoppia un conflitto che vede quindi coinvolti il suo grande amore Atem e i crudeli Seth e Bakura, un conflitto che si ripercuote sull'intero Egitto.
Aknadin decide di vendicarsi del Faraone e di Mary passando dalla parte di Bakura e diventando il Sacerdote delle Tenebre.
Alla fine, durante uno scontro, la bellissima principessa Mary fa da scudo al suo amato Atem e muore sacrificandosi per lui.



MARY 01



Egitto, 1200 a.C. circa.

La principessa Mary alzò lo sguardo, intimorita, osservando gli uomini d'innanzi a lei.
Non osava parlare, troppo spaventata per farlo.
Per fortuna, le tenebre della notte da qualche ora scesa nascondevano gran parte dei suoi movimenti, così come le risparmiavano la visione della carovana dei suoi rapitori.
C'era un silenzio innaturale, rotto soltanto dal soffiare del vento del deserto che, leggero, alzava qualche granello di sabbia; i cammelli su cui stavano viaggiando sbuffavano di tanto in tanto, l'aria era pregna degli schiamazzi esultanti di quei briganti, felici per l'abbondante bottino da poco ottenuto.
No, in effetti, non c'era affatto un silenzio innaturale.
Ma Mary non se ne curò.
Sapeva che tutti quei banditi la stavano fissando intensamente, pronti ad approfittare anche di un suo piccolo cenno, pur di avere una scusa per avvicinarlesi...
Lo sapeva.
Anche se erano concentrati sull'oro che avevano trafugato dalla sua casa, in realtà stavano guardando lei.
Sì, Mary riusciva a sentirlo chiaramente.
Per questo era così spaventata: era completamente sola, prigioniera di un gruppo di briganti che aveva fatto irruzione nel palazzo di Babilonia, uccidendo tutta la sua famiglia e rapendo lei, per poi trafugare tutto ciò che aveva trovato nella reggia, dai gioielli reali al detersivo per i piatti.
Mary era ormai l'unica superstite dell'antichissima e nobilissima casata dei Sue, sovrani di Babilonia e dintorni da tempo immemore.
Perché i banditi l'avessero risparmiata, portandola con loro, era più che evidente: Mary era quanto di più bello si potesse trovare in tutto l'impero babilonese, il più prezioso gioiello della casata reale dei Sue.
Qualsiasi abito, dal più sontuoso al più umile, sarebbe stato magnifico sul suo corpo dalla pelle di porcellana, sottile, esile, magrissimo, ma con tutte le curve al posto giusto, il seno perfetto; le sue candide dita erano lunghe e affusolate, le sue meravigliose gambe, in quel momento, risaltavano nel loro biancore in quella notte senza luna, senza essere coperte dalla pregiata gonna che a malapena le arrivava al ginocchio.
Statuaria come una modella e adorabilmente minuta, Mary era semplicemente bellissima.
I suoi leggeri e morbidi capelli al naturale profumo di arancia, mela e cannella venivano appena smossi dal vento, per poi scivolarle di nuovo lungo la schiena color dell'avorio celata dalla ricca stoffa del suo abito, fino alla vita, brillando di puro oro alla luce delle scintillanti stelle nel firmamento; i suoi occhi luminosi e splendenti come diamanti, nonostante la paura, erano del colore del cielo terso a mezzogiorno e delle foglie delle piante, appena sfumati di ametista e tronco d'albero, mescolati al caldo colore del fuoco e della passione, miscelati al dolce succo delle arance mature e dei profumati limoni.
Ed erano pure un po' indaco.
Il suo volto era sublime come il suo corpo: una fronte perfettamente proporzionata, un aggraziato naso perfettamente modellato e delle pudiche e sensuali labbra carnose perfettamente perfette, rosse come fragole e ciliegie; il niveo collo faceva quasi impallidire i gioielli che lo adornavano, le belle orecchie che appena si intravedevano dalle sue fluenti ciocche color del sole.
Il suo seppur bellissimo abito non rendeva giustizia alla sfolgorante bellezzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz...
Ah? Sì? Cosa?
Ah, la scena.
Dunque, la principessa Mary di Babilonia della casata dei Sue era molto triste e spaventata dalla situazione in cui si trovava.
Era completamente sola, una povera fanciulla indifesa in balìa di una cinquantina di massicci e rozzi uomini dalle più oscure intenzioni, che le lanciavano occhiate di pura lascivia non appena i loro sguardi sfioravano anche solo alla lontana la bellissima fanciulla...
- I gioielli! I gioielli! -
Ehm, come già detto, Mary era il più prezioso gioiello della casata reale dei Sue.
- Questi bracciali sono d'oro puro! -
"Stanno parlando dei bracciali che ricoprono le mie braccia!" capì Mary, impaurita.
- Queste collane sono piene di pietre preziose vere! -
"Stanno parlando delle collane che porto al collo!" si rese conto Mary, sempre più terrorizzata.
Non la stavano guardando, ma era sicurissima che stessero parlando di lei.
Le sue mani, il suo collo... stavano facendo pensieri terribili su di lei!
"Che ne sarà di me?" si chiese Mary, tremando: "Questi bruti mi faranno del male... forse mi venderanno come schiava... o forse mi terranno come loro schiava... ma perché tutta questa crudeltà?".
Singhiozzò, attenta a non far sentire neppure il minimo rumore a quegli spietati uomini che l'avevano rapita; si coprì gli splendenti occhi colmi di lucenti lacrime con le mani diafane, senza sapere cosa fare...
- EHI! COSA STA SUCC- -
Un'improvvisa voce atterrita le fece alzare nuovamente gli occhi, sgranandoli per poter vedere meglio oltre l'oscurità - perché, si sa, per vedere meglio si è soliti spalancare gli occhi -, nonostante ci vedesse già perfettamente grazie ai suoi venti decimi di vista.
Il numero dei banditi era aumentato.
Ma quelli che erano appena arrivati non erano a cavallo di cammelli.
Erano a cavallo di cavalli.
- Oh, no! - gemette Mary, incapace di frenare le parole prima che uscissero dalle labbra simili a petali di rosa rossa: un agguato.
I briganti - erano briganti, la principessa l'aveva capito all'istante - appena giunti, in pochi attimi, uccisero tutti i rapitori di Mary, per potersi impossessare del bottino che essi avevano a loro volta sottratto dal palazzo reale di Babilonia.
Per la seconda volta, Mary assistette ad un terribile massacro, incapace di intervenire o di poter fare qualcosa per impedirlo.
E, per la seconda volta, Mary fu l'unica superstite.
Ancora una volta, era ovvio il motivo per cui era stata lasciata in vita...
Qualcuno la tirò brutalmente giù dal cammello su cui si trovava, facendola cadere rovinosamente sulla sabbia ora scura del deserto.
"Vogliono dar sfogo alla loro bieca lussuria fin da subito!" intuì la principessa, con le lacrime agli occhi, mentre due mani le scorrevano lungo le braccia, sfilandole i bracciali, per poi andare al suo collo.
"Sapevo che sarebbe successo..." pianse silenziosamente Mary: "La mia bellezza è davvero una malediz-"
- CA**O! Non si tolgono! -.
Mary spalancò gli occhi, sicura di non aver capito bene.
L'uomo che l'aveva buttata a terra le aveva tolto i preziosi bracciali d'oro e continuava a tirarle le collane, quasi strozzandola.
- Oh, beh... - disse l'uomo, pratico: - Vorrà dire che ti taglierò la testa. -.
Scioccata, la principessa fece volare le mani ai ganci delle collane, per poi aprirli e lasciar cadere i gioielli sulla sabbia, senza staccare gli occhi da quell'affilato coltello apparso da chissà dove che le premeva poco gentilmente sul collo.
- Sapete, signore... - pigolò Mary, deglutendo: - ... bastava chiedere. -.
L'uomo la ignorò completamente, afferrando le collane cadute e infilandole in un sacco in cui aveva già messo i bracciali.
Il suo comportamento rozzo e maleducato indispettì non poco la povera ma educata principessa Mary: - Siete davvero sgarbato! - esclamò, forte del fatto che quell'uomo non l'avesse uccisa alla sua prima frase: - Perché avete tolto la vita a quei banditi? Per rubargli ciò che loro avevano sottratto alla mia famiglia? O forse... - la voce quasi le morì in gola, improvvisamente spaventata: - ... volevate me? -.
- No. - rispose l'uomo, semplicemente, con una strana nota d'irritazione nella voce: - Hanno avuto quel che si meritavano per essere entrati nel mio territorio senza passare per la dogana! -.
Silenzio.
Mary sbattè più volte le palpebre, visibilmente confusa: - ... dogana? - ripetè, non riuscendo a capire.
"Forse è un subdolo modo per dire che dovevano consegnarmi a lui prima di entrare nel suo territorio?" si chiese, il cuore che le batteva forte per l'agitazione.
- La dogana. - confermò l'uomo, indicando un qualcosa in lontananza.
Mary si azzardò a seguire con lo sguardo quella direzione, individuando, non troppo distante, uno strano chioschetto con un paio di uomini ammantanti e armati, identici a quelli che erano insieme a quello spaventoso uomo dai capelli bianchi che la stava minacciando; in quel momento, giunse un camion che, al cenno dei due, fu costretto a fermarsi.
Incuriosita, la principessa si mise bene in ascolto e udì le parole che i tre si scambiarono.
- Favorite patente e libretto e mostrateci il carico che portate. - stava dicendo uno dei banditi.
L'uomo alla guida del camion s'irrigidì, agitato: - Non ho niente da nascondere! - esclamò, deciso, ma vistosamente colpevole.
- E allora mostrateci il vostro carico. - rispose, impassibile, uno dei due uomini ammantati.
- No! - s'intestardì il conducente, sempre più spaventato.
Ad un cenno del primo bandito, il secondo andò sul retro del camion e, con un colpo secco, aprì le due grandi porte del vano di carico.
- Oh, mio Ra! - fece l'uomo, sconvolto.
Il primo bandito lo raggiunse, gettando un'occhiata all'interno del camion e rimanendo senza parole: al suo interno, c'era un'enorme voliera piena di farfalle Barilla, che svolazzavano senza meta, lasciando dietro di loro una leggerissima scia di farina.
- Sono farfalle! - urlarono i due briganti, indietreggiando per lo shock.
- Non le avrete mai! - tuonò il conducente del camion: - Qui in Egitto fa troppo caldo, non lo sapete che si cuociono dopo dodici minuti? -.
- Ma veramente a noi- -
- Silenzio! - urlò il guidatore, scendendo dal sedile e raggiungendo i due uomini di corsa, per poi aprire la grande voliera: - Voi non le avrete mai! - ripeté, mentre le dorate farfalline di pasta sfoglia approfittavano di quell'occasione per volare via, libere nel cielo, da cui cominciarono a scendere, leggeri e delicati, bianchi fiocchi di farina; alcune farfalle, in un gruppo piuttosto massiccio, sollevarono il loro padrone, portandolo via con loro, nel cielo notturno, fino a sparire, inghiottite dalle tenebre.
I due banditi erano rimasti senza parole.
- Ma veramente a noi non ce ne fregava nulla... - dissero, lentamente, lo sguardo perplesso fisso verso il punto in cui era svanito lo stormo di farfalle, insieme all'uomo.
Mary tornò a guardare colui che aveva intuito essere il capo dei banditi, spaventata: - Ma questo... - mormorò, tremante: - ... che cosa significa? -.
Gli occhi chiari dell'uomo le rivolsero uno strano sguardo divertito: - Assolutamente nulla. - rispose, pacato.
Mary non seppe come reagire a questa inaspettata rivelazione, se non rimanendo in silenzio.
- Nostro signore. - lo chiamò uno dei banditi che aveva compiuto l'agguato, avvicinandosi all'uomo con dei grossi sacchi pieni sulle spalle: - Cosa dobbiamo fare? -.
- Lo sapete. - rispose il capo, rialzandosi in piedi, in un fruscio della lunga giacca rossa che indossava: - Portiamoci via il camion, l'oro, i cammelli e la donna! -.
"Lo sapevo!" gemette Mary, ancora a terra, troppo spaventata per rialzarsi: "Vogliono farmi le cose più oscene che una mente umana possa immaginare...".
- Andiamo. - le disse poco gentilmente l'uomo dai capelli bianchi, afferrandola per un braccio e gettandola dentro il sacco in cui aveva messo i suoi bracciali e le sue collane.
- AIUTO! - gridò la principessa, dimenandosi nel poco spazio che aveva; ahimè, nessuno riuscì a sentire le sue urla...
"Che fastidio..." pensò il capo dei banditi, Bakura, mettendo il sacco sopra un cavallo libero e lasciando Mary al suo destino.
D'accordo, le sue urla furono sentite, ma nessuno se ne curò.
Mary non seppe quanto tempo durò il viaggio, troppo impegnata a trovare una posizione comoda in quel metro per metro scarso di spazio in cui era stata costretta, l'aria che le stava venendo decisamente meno.
"Sto soffocando..." si disse, la mente annebbiata: "Non so quanto riuscirò a resistere...".
Finalmente, il sacco fu aperto, consentendole di prendere una boccata d'aria.
- Il nostro signore... - si azzardò a dire uno dei banditi ai suoi compagni, rivoltando il sacco e facendo cadere al suolo gioielli e principessa: - ... si è di nuovo dimenticato di lasciare un po' aperto per far respirare la preda. -.
Decisamente frastornata per il trattamento tutt'altro che galante e/o rispettoso, Mary rimase sdraiata a terra, prona, osando solo alzare la testa per guardarsi intorno: doveva trovarsi sotto terra o all'interno di una qualche montagna - si sa che il deserto d'Egitto pullula di montagne -, data la consistenza rocciosa delle pareti - nel deserto d'Egitto -.
Dal considerevole numero di banditi ammantati che la principessa si ritrovò davanti, Mary intuì sagacemente di essere stata trascinata nel loro nascondiglio.
Guardando accanto a sé, la ragazza si rese conto di come tutti i sacchi fossero stati rivoltati, mettendo bene in mostra l'abbondante bottino appena ottenuto.
Ed era ovvio quale fosse la preda più ambita...
- Quel diadema lo voglio io! -
- L'ho visto prima io! -
- No, io! -
Mary assistette all'impietosa scena di tre banditi che si litigavano un diadema come tre fanciulle durante i saldi.
Incerta, si mise seduta sul terreno, aspettando che qualcuno si accorgesse della sua fulgida bellezza e le rivolgesse sguardi di cupa bramosia.
C'era tuttavia uno strano odore, nell'aria... come di metallo bruciato...
Voltandosi in direzione del grande falò che illuminava l'intero nascondiglio, Mary notò come Bakura avesse dato fuoco al camion, mentre alcuni briganti non interessati alla spartizione del bottino preparavano quelle che sembravano delle grosse padelle.
- Ma... ma... - balbettò la fanciulla, i meravigliosi occhi sgranati per l'incredulità: - ... così inquinate l'ambiente! -.
- 'sti ca**i. - rispose Bakura, riuscito stranamente a sentirla.
Il bandito si fermò, bloccandosi nell'atto di spargere ulteriore benzina sul mezzo ormai abbondantemente cosparso di liquido infiammabile.
Guardò Mary con intensità, come se stesse pensando a chissà cosa, in un improvviso moto di cupa bramosia...
"Oh, no!" si disperò la fanciulla, spaventata da quello sguardo, metà del quale rovinato da una vistosa cicatrice: "Mi sta rivolgendo uno sguardo di cupa bramosia!".
Quando lo vide avvicinarsi, tremò di paura: il suo più grande incubo si stava infine avverando...
- Tu vieni con me. - le disse, con uno strano sorriso sinistro, tirandola per un braccio per farla rialzare, per poi condurla verso quella che sembrava una specie di galleria buia.
Mary non poteva opporsi in alcun modo.
Lei era esile, fragile, statuariamente minuta.
Quell'uomo no.
- Dove mi stai portando? - gemette la principessa, dolorante per quella specie di tenaglia che le stava facendo male al braccio, decidendo che quell'uomo non meritava affatto di essere insignito del "voi".
- Dove nessuno verrà a romperci i co***oni. - rispose finemente l'altro, senza rivolgerle neppure una breve occhiata, limitandosi a trascinarla malamente.
"Per me è la fine!" pianse Mary, rassegnata: "Nonostante tutti i miei impegnati e costanti tentativi di liberarmi, alla fine è questo che deve succedermi...".
- Ahio! - protestò la principessa, quando si sentì scagliata contro il muro: - Perché non usi un po' più di delicatezza? - s'infuriò, massaggiandosi la splendida schiena con la candida mano dalle dita affusolate.
Quando, tuttavia, incontrò lo sguardo chiaro di quell'uomo dai capelli bianchi, Mary ammutolì.
Uno sguardo bramoso, carico di desiderio, come se non aspettasse altro...
La ragazza tremò, spaventata: "Sono in trappola...".
- Adesso che siamo da soli... - disse l'uomo, avvicinandosi a lei: - ... posso finalmente mangiarti. -.
Mary sentì un brivido lungo la schiena, i capelli che le si rizzavano sulla nuca, il cuore sul punto di scoppiare.
- MAI! - strillò, con tutto il poco fiato che le era rimasto: - Non permetterò mai che un essere mostruoso come te mi si avvicini oltre! - urlò, senza sapere di aver perso di colpo tutti i suoi venti decimi di vista e di essere diventata gravemente miope.
- Pensi che del tuo parere mi importi qualcosa? - rise l'uomo, bloccandole ogni via d'uscita con quella meraviglia di corpo scolpito che si ritrovava.
- Non mi avrai mai, essere disgustoso! - urlò Mary, appiattendosi contro la parete di roccia alle sue spalle, non conscia di essere stata colpita da una gravissima forma di cataratte precoci.
- Urla pure quanto vuoi! - fece il bandito, divertito dai suoi strilli: - Tanto nessuno presterà attenzione a te, né verrà a salvarti! -.
Mary strinse i denti, disperata: - Sei un essere repellente... - sibilò, completamente incapace di intendere e di volere: - Sei rivoltante solo a guardarti! - aggiunse, miope, cieca, con cataratte precoci e incapace di intendere e di volere.
- Me ne farò una ragione. - rispose l'altro, tranquillamente, alzando le spalle.
Sulle sue labbra apparve di nuovo quello spaventoso sorriso: - Adesso basta parlare. - sussurrò, affamato.
Mary rabbrividì, non potendo indietreggiare oltre: "La mia bellezza..." pianse, dentro di sé: "... è la più crudele delle maledizioni...".
La principessa chiuse gli occhi, spaventata.
Si stava avvicinando...
... era sempre più vicino...
... sempre più vicino...
Istintivamente, Mary aprì gli occhi, ritrovandosi di fronte Bakura, le mani alzate che stringevano l'una una forchetta e l'altra un coltello, entrambi di puro argento.
- ... oh. - fu l'unica cosa che riuscì a dire la principessa, sbigottita: - ... quindi tu vuoi mangiarmi letteralmente? - chiese, incredula.
- Il cibo non parla. - fu la risposta di Bakura, prima di cercare di infilzarle un avambraccio con la forchetta; prontamente, Mary riuscì a sfuggire e a correre via, senza una meta, perdendosi ben presto in quelle gallerie scavate nella roccia.
- Eh, no! - esclamò la principessa, fuggendo velocemente come una gazzella braccata: - Va bene essere mangiata metaforicamente, lo capisco, avrebbe pure un senso, ma... io non posso essere mangiata letteralmente! - gridò, aumentando la velocità, quel ladro che riusciva facilmente a starle dietro.
Le sue urla strazianti si diffondono lungo tutte le gallerie scavate nella roccia che formano quel nascondiglio, quel luogo di terrore.
- VUOLE MANGIARMI! -
- Fermati! -
- MI VUOLE MANGIARE! -
- Sono cinque mesi che mangio solo fo**uti datteri, ho tutto il diritto di mangiare qualcos'altro! -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -
- STAI FERMA! -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -
- FERMATI! -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! -

Mary guardò in basso, verso il terreno illuminato dalla calda luce del sole.
Lui se n'era andato.
Tirò un sospiro di sollievo, permettendosi un momento di rilassamento.
Aveva passato l'intera notte ad urlare e a fuggire da quel cannibale dai capelli bianchi, correndo senza criterio tra tutte quelle gallerie più velocemente che poteva, finché aveva trovato un provvidenziale incavo in una parete di roccia, abbastanza in alto da non essere raggiunta da chi si trovava a terra.
Lei, tuttavia, grazie alla sua immensa forza di volontà, era riuscita ad arrampicarsi fin lassù, per poi rannicchiarsi all'interno di quel buco nella pietra; per tutto il resto del tempo, aveva gettato timorose occhiate a Bakura, appostatosi lì sotto e pronto a divorarla non appena fosse scesa.
"E' stata la cosa più traumatizzante della mia vita..." confessò la principessa, ancora scossa.
Se può consolarti, è successa la stessa cosa anche a Yudjali ed Esmeranzu.
Mary: Chi?
Nah, niente...
"Devo andarmene da qui!" si disse Mary, scivolando aggraziatamente lungo la parete rocciosa, fino a raggiungere il terreno prima occupato da quel ladro: "Non posso permettere che un simile essere di tale rivoltante aspetto mi mangi!" pensò, purtroppo senza sapere dell'improvviso attacco di pazzia/cecità/cataratte precoci che l'aveva colpita la sera precedente, dandole una visione estremamente distorta della realtà.
Mary: Autrice, io non ho avuto nessunissimo attacco di pazzia e la mia vista e i miei occhi sono perfetti!
Come dicevo, la povera principessa era ancora sotto shock, sebbene gli effetti fisici del trauma fossero finalmente scomparsi.
"Ma come faccio ad uscire da questo terribile luogo?" si chiese, guardandosi intorno, mentre una delicata brezza le accarezzava la pelle di porcellana: "Non so neppure dove mi trovo... non conosco questo posto e, correndo senza badare alla direzione, non ho neppure fatto caso a dove io fossi-"
Si bloccò, non appena osò voltarsi: l'incavo in cui si era nascosta era accanto all'uscita.
"Ecco cos'erano questa brezza e tutta questa luce...".

Mary vagava nel deserto.
Ora che era giorno, la sabbia aveva assunto una colorazione più chiara, di un giallo quasi bianco, come se la principessa stesse camminando su tanti granelli platinati.
Il paesaggio, tuttavia, era sempre uguale: sabbia, sabbia, sabbia, sabbia, sabbia, sabbia.
E sabbia.
"Qui c'è solo sabbia..." notò la principessa, avventuratasi per quelle sabbiose terre senza neppure avere la minima idea di dove si trovasse e di dove andare: "E poi, questo sole è terribile..." si lamentò, sentendo la gola dolorosamente riarsa e i raggi quasi ustionanti del sole che le ferivano la candida pelle.
"Povera me..." pianse Mary, portandosi le delicate mani agli occhi color arcobaleno: "Sono sola, in un posto sperduto, pieno di sabbia, sotto un sole cocente, senza acqua né cibo e non ho un luogo dove andare...".
Cadde seduta sulla sabbia, sconfortata.
Il sole era ormai alto, segno che aveva camminato a caso per il deserto per circa sei ore abbondanti.
"Non mangio né bevo né dormo da ieri..." si rese conto la principessa: "E ho corso un'intera notte, per poi fermarmi solo per un'ora scarsa...".
In una simile situazione, una persona normale sarebbe minimo crollata dopo massimo le prime tre ore di vagabondaggio nel deserto, ma la principessa Mary era forte, nonostante non avesse mai avuto bisogno di sviluppare una simile resistenza, data la sua vita nei comodi agi del suo aureo palazzo, dove era costantemente servita e riverita.
"Vorrà dire che aspetterò qui." decise, accomodandosi per bene sulla sabbia, con un dolce sorriso stampato sulle splendide labbra di rubino: "Sicuramente, passerà qualche baldo giovane che mi prenderà con sé e mi porterà in un luogo sicuro. Ne sono certissima, la mia buona stella non permetterà che io muoia; dunque, non ha senso che io continui a vagare senza meta.".
Mary aspettò.
Sotto quel crudele sole che tentava di intaccare la sua bellezza con i suoi brutali raggi.
In mezzo al deserto pieno di sabbia.
Senza cibo né acqua.
Senza dormire.
Semplicemente, aspettò.
Aspettò.
Aspettò.
Aspettò.
Aspettò ancora.
Quando il sole stava ormai svanendo oltre la linea dell'orizzonte, Mary stava ancora aspettando.
Tuttavia, nel frattempo, la principessa era stramazzata al suolo, ustionata, con lo stomaco vuoto e dolorante, la testa che le pesava a causa della mancanza di riposo e dell'insolazione.
Era mezza morta, praticamente.
Niente di tutto ciò, però, riusciva a far svanire la sua fulgida bellezza, ancora perfetta e minimamente rovinata.
- Ehi... - mormorò, la voce soffocata, che a stento riusciva ad uscire dalle sue labbra di mela matura: - ... dov'è il baldo giovane che deve salvarmi? - chiese, stremata.
Lo sbuffo di un animale.
Mary scattò a sedere, notando un cammello avvicinarsi a lei.
Ma, soprattutto, notò l'uomo seduto sul cammello.
Era giovane.
Ma non molto baldo.
Pelle color cappuccino tipica del popolo egizio, abbigliato di una veste color schiuma di cappuccino, con un chiaro copricapo che gli copriva il capo, il giovane ubaldo...
Lettore: Ubaldo?
Sì. La "U" va letta con la pronuncia inglese, ossia "A", assumendo quindi la funzione di "alfa privativa", ossia di "A" che trasforma una parola nel suo contrario; dunque, "ubaldo" sta ad indicare un giovane non molto baldo.
Lettore: ...
Dicevo, il giovane ubaldo e il suo cammello erano tuttavia le uniche forme di vita passate da quelle parti per tutto il giorno.
E Mary era leggermente morta.
- Gentile signore! - lo chiamò, giungendo le mani, la voce sofferente, i bellissimi occhi lucenti colmi di lacrime: - Vi scongiuro, aiutatemi! Sono sola e senza famiglia, non ho un posto dove andare, sono- -
- Mi spiace, non posso fare niente per voi. - si scusò il giovane ubaldo, senza neanche fermare il cammello.
Nonostante l'ustionatura e l'insolazione, Mary rimase raggelata.
Con una forza di sconosciuta provenienza, la principessa si alzò e corse d'innanzi al cammello, aprendo le braccia e bloccandogli la via: - Gentile signore! - ripeté, stavolta con un tono decisamente più tendente alla forma più estrema della leggera arrabbiatura - l'inca**atura nera: - Voi non avete idea delle terribili vicende che ho dovuto affrontare! Io sono la principessa Mary di Babilonia, della casata dei Sue, e sono l'unica superstite del massacro perpetrato pochi giorni fa da dei crudeli banditi che mi hanno rapita e- -
- Sì, d'accordo... - sospirò il giovane ubaldo, minimamente convinto: - L'ennesima popolana che racconta fandonie pur di attentare alle sacre cosce del nostro divino Faraone! - fece, esasperato.
- ... eh? - fu l'unica cosa che riuscì a dire Mary, sconvolta: - Come potete non credermi? - chiese, scioccata.
- Vi chiedo di spostarvi, signorina. - le disse il giovane ubaldo, come volendo chiudere il discorso.
- No che non mi sposto! - s'intestardì la principessa: - Mi sono stati sottratti i gioielli, ma non vedete il mio abito? Non ne vedete la pregiata stoffa e la regale foggia? Non vedete- -
- Per favore, signorina, spostatevi. - quasi la supplicò l'altro, non volendo sentire oltre: - Non ne posso più di principesse e presunte tali! -.
Mary era senza parole: come poteva non essere creduta?
"Questo gentile signore non mi sta affatto aiutando!" gemette, cercando velocemente una qualche soluzione: "Tuttavia, mi sembra di buon cuore... dunque, non ho altra scelta...".
Così, lasciando semplicemente che la stanchezza avesse la meglio, si lasciò cadere sulla sabbia, senza emettere alcun suono, tenendo gli occhi chiusi.
- S-signorina? - la chiamò il giovane ubaldo, improvvisamente spaventato: - Ehi, signorina? -.
Silenzio.
- Signorina, non finga di essere svenuta sperando che io la salvi, perché... - il giovane ubaldo s'interruppe.
Silenzio.
- ... signorina? - la voce del giovane ubaldo si era fatta più vicina.
Era sceso dal cammello e si era inginocchiato al suo fianco, per controllare se fosse realmente svenuta.
Mary rimase immobile.
Un istante dopo, si sentì sollevare e prendere in braccio, per poi essere caricata su quello che aveva intuito essere il cammello ed essere portata via.
"Oh, lo svenimento funziona sempre!" si compiacque la principessa, felice di essere riuscita nel suo intento.
Ma, del resto, quel giovane ubaldo non aveva proprio cuore di abbandonare qualcuno che si era improvvisamente sentito così male da perdere i sensi.

Dopo circa tre frazioni di secondo, Mary era svenuta sul serio.
Quindi non aveva nessuna idea dello spazio/tempo percorso/trascorso.
Sapeva solo di essersi risvegliata in un luogo ricco e sontuoso, su un letto quasi regale e un soffitto di puro oro.
Le sembrava di essere tornata a casa; ma Mary, che era molto razionale, aveva immediatamente capito di non trovarsi a Babilonia.
Doveva essere nel palazzo reale d'Egitto.
- Oh! - esclamò, mettendosi subito seduta, cercando di capire almeno in che zona del palazzo si trovasse o di individuare una qualche forma di vita.
Mentre uno strano e prolungato ronzio di ignota provenienza le riempiva le orecchie, Mary ebbe modo di scrutare ogni angolo della stanza: una stanza rettangolare, non eccessivamente grande, ma neanche piccola, bianca come latte, dal soffitto e dal pavimento aurei; l'arredamento era costituito dal letto su cui lei stessa si trovava, un tavolo di pregiato legno chiaro e qualche sedia.
- Bene, ti sei svegliata. - disse improvvisamente una voce femminile, facendola trasalire.
Mary si voltò: la principessa, difatti, aveva scrutato ogni angolo della stanza sul solo lato sinistro, senza minimamente curarsi di ciò che aveva sul lato destro.
A parlare era stata una bella donna dalla pelle scura, vestita di un semplice ma austero abito bianco, gli occhi dai riflessi di bottiglia Brio Blu, i lunghi capelli corvini stretti in tanti bigodini e racchiusi in un casco da parrucchiera - la fonte di quello strano ronzio che Mary sentiva da prima.
La donna, seduta su di una poltroncina reclinabile, posò la rivista che stava leggendo, "Tutti pazzi per il destino", su una seconda poltroncina reclinabile al suo fianco, per poi spegnere il casco, facendo cessare quel ronzio.
- Voi chi siete? - si azzardò a chiedere la principessa, alquanto perplessa e confusa.
- Il mio nome è Aisis. - si presentò la donna, gentilmente: - Sono una dei sei Sacerdoti al servizio del Faraone. Mahad, un altro dei Sacerdoti, ti ha condotta qui in uno stato a dir poco pietoso. - le spiegò, seria, la testa ancora costellata di bigodini.
- Mahad? - ripeté Mary, intuendo acutamente che doveva trattarsi del nome del giovane ubaldo: - Dovrò ringraziarlo appena mi sarà possibile allora. - disse, con un sorriso: - E ringrazio anche voi, Aisis, per avermi curata. Io sono- -
- La principessa Mary di Babilonia, unica superstite del casato dei Sue. - la anticipò Aisis, tranquillamente: - Lo so, me l'ha detto la mia collana. - spiegò, davanti al bellissimo sguardo stupefatto della splendida fanciulla, che andò istintivamente a posarsi sulla dorata collana che adornava il collo della Sacerdotessa.
- Tuttavia, io non ho fatto nulla. - proseguì la donna, pacatamente: - Questo è il luogo in cui curo gli ammalati: ho semplicemente detto a Mahad ti portarti qui a riposare. Avevi un disperato bisogno di dormire e hai tutt'ora un disperato bisogno di mangiare. -.
Lo stomaco della delicata fanciulla avrebbe asserito con un rumoroso boato, ma la fanciulla era troppo delicata per poter permettere al suo stomaco di fare una cosa simile, quindi Mary si limitò ad arrossire graziosamente.
- Ho già preparato qualcosa che ti darà tutto il nutrimento di cui hai bisogno. - le disse Aisis, mettendo mano al secondo casco da parrucchiera ed estraendone un enorme bicchiere colmo di uno strano liquido denso e non ben definito: - L'ho tenuto al caldo, in attesa che ti svegliassi. - chiarì, passandole la poco attraente bevanda melmosa.
L'odore di quella cosa indefinita, ancora meno invitante, costrinse la principessa ad arricciare l'adorabile nasino: - Ehm... - fece, esitante: - ... potrei sapere cos'è? -.
- Un pasto completo. - le rispose Aisis, tranquilla: - Si tratta di un frullato di acqua, olive, prosciutto, grissini, salame, pasta al sugo, una bistecca, una coscia di pollo, un pesce, del formaggio, frutta varia, gelato multigusto e caffè. -.
"Piuttosto la morte."
- Ehm... non c'è altro? - chiese timidamente la bellissima Mary, soppesando l'idea di far casualmente cadere il bicchiere a terra, facendolo rompere e spargendone il contenuto sul pavimento, rendendolo dunque inassaggiabile.
... o più appetitoso.
- Sfortunatamente, no. - fu la sconfortante risposta della donna: - Possiamo metterci un po' di zucchero, se vuoi. - propose, notando lo sguardo alquanto schifato della principessa.
- No, grazie... - rifiutò Mary, in un gemito, non avendo nessuna intenzione di insaporire ulteriormente quella roba.
- Oh, bene! - esclamò l'altra, con un sospiro di sollievo: - Nel caso avessi detto di sì, avrei dovuto grattuggiare delle canne da zucchero e ci avrei messo del tempo, facendo freddare il tuo pasto. -.
Scosse la testa: - Sarebbe stato un peccato beverlo freddo. -.
I meravigliosi occhi colorati della principessa si espandevano ora in tutto il loro splendore, data la sua espressione semplicemente traumatizzata.
"Non posso..." si disperò: "Io non... io non..."
- Ehm, perdonatemi, Aisis... - esordì, arrossendo compostamente: - ... vedete, io sono purtroppo estremamente allergica ai grissini. -.
La Sacerdotessa, per la prima volta in quei minuti, perse il suo volto serio, facendosi preoccupata: - Oh, mi dispiace. - disse, sinceramente rattristata: - Allora temo tu non possa bere questo pasto completo. - capì, togliendole finalmente quella melma informe dalle mani.
- No... - concordò la principessa, il viso addolorato in netto contrasto con la sua mente gioiosa e festante.
- Allora dovrai mangiare questi. - disse Aisis, porgendo alla principessa un grosso cesto apparso da non si sa dove: - Sono datteri. -.
Datteri.
- Ma... ma... - balbettò la principessa, rabbrividendo al ricordo della sera prima: - Ma i datteri non fanno diventare cannibali? -.
- Solo un eventuale abuso. - la rassicurò la Sacerdotessa.
Mary guardò i tanti piccoli frutti di forma ovale nel cesto; prima che potesse pensare a qualsiasi cosa, il suo stomaco le ricordò che stava morendo di fame.
Letteralmente.
E che, soprattutto, l'alternativa era l'estremamente allettante pasto completo.
Così, la principessa divorò tutti i datteri presenti nel cesto strapieno - un contenitore di circa un metro e mezzo per un metro.
E il cesto.
Pura fibra vegetale, ottimo per la salute!

"Ha cercato di uccidermi!" intuì la principessa Mary, raggomitolata nel letto in cui era stata portata, ripensando al pasto completo: "Non ci sono altre spiegazioni, quella donna ha cercato di togliermi la vita!".
La Sacerdotessa, dopo aver visto svanire un considerevole tot di chili di datteri più il cesto, aveva raccomandato a Mary di riposare, per poi recuperare la sua rivista e andarsene in assoluta tranquillità, i bigodini che ancora le ricoprivano la testa.
"Ma perché mai avrebbe dovuto fare una simile cosa?" si chiese la fanciulla, agitata: "Non ho fatto niente per destare la sua irritazione... oh!" si rese conto, scioccata e triste al tempo stesso: "Deve trattarsi della mia dannata bellezza. Nonostante sia anche lei molto bella, deve essersi indispettita nel veder comparire d'innanzi ai suoi occhi una fanciulla così bella...".
Delle lucenti lacrime scesero dai suoi occhi brillanti: "Oh, God, la mia bellezza è davvero una maledizione!".
- M-ma sei veramente sicura? - farfugliò in quel momento una voce fuori dalla porta.
Mary si mise in ascolto: una voce giovane, femminile.
- Certamente. - rispose una seconda voce, che la principessa riconobbe come quella della Sacerdotessa Aisis.
- Ma io non ho la minima idea di come si accudisca un ospite! -protestò la prima voce, quasi terrorizzata.
- Esattamente come ti prenderesti cura del tuo più caro animale domestico. - spiegò Aisis, con semplicità: - Gli dai da mangiare, lo fai dormire, ci parli e, di tanto in tanto, lo accarezzi e lo spazzoli. -.
Silenzio.
- Ma io non ho mai avuto un animale domestico... - fece la voce della più piccola, sconfortata: - Per qualche oscuro motivo, nessuno vuole darmi neppure un piccolo animaletto... -.
- Perché altrimenti verrebbero immediatamente accusati dal WWF di animalicidio colposo. - disse la Sacerdotessa, senza nessuna particolare inflessione nella voce: - Nonostante ciò, sono sicura che saprai prenderti cura della nostra ospite. Te l'affidiamo completamente, è tutta nelle tue mani. -.
- Me l'affidate tu e chi altro? - chiese la più giovane, sospettosa.
- Io e gli altri Sacerdoti. - rispose Aisis, come se fosse ovvio.
- Ma il Maestro... - la ragazza fu interrotta dalla donna: - Mahad è d'accordo. E' giusto che tu faccia pratica nell'allevare ospiti. -.
- ... d'accordo. - si arrese infine la più giovane, non avendo altro con cui ribattere.
Pochi attimi dopo, nella stanza bianca e oro fece il suo ingresso una giovane fanciulla, forse appena più piccola di Mary: con i suoi abiti color panna sembrava quasi una leggiadra bomboniera, in contrasto con la pelle bronzea e i lunghi capelli color Nutella, i grandi occhi di una bella sfumatura cactus.
- Ehm, salve! - salutò la ragazza, imbarazzata nel ritrovarsi addosso lo splendido sguardo di Mary, nel frattempo messasi seduta: - Io sono Mana e, da oggi, mi prenderò cura di te. - sorrise, avvicinandosi alla principessa.
- Salve, Mana. - ricambiò gentilmente Mary: quella fanciulla non le dava alcuna brutta sensazione; sembrava, anzi, piuttosto simpatica.
- Io sono Mary, principessa di Babilonia, del casato dei Sue. - si presentò, augurandosi che Mana le credesse o che Aisis, nonostante l'odio ingiustificato nei suoi confronti, avesse avvisato la ragazza.
- Sì, Aisis me l'ha detto. - la rassicurò infatti Mana, con un largo sorriso: - Così sei una principessa? Ad essere sincera, non sono mai stata Babilonia, è troppo lontana e nessuno mi accompagnerebbe in un viaggio così lungo... -.
- Oh, ma Babilonia è molto vicina. - sorrise Mary: - Confina con questa terra, l'Egitto. -.
Silenzio.
La ragazza dalla pelle scura alzò le sopracciglia, per poi fare un sorriso imbarazzato: - Oh... ah... ehm... s-sì... - fece, come se cercasse di ricordare qualcosa.
Per la precisione, nella mente della povera Mana si stavano accavallando tanti pensieri: "Ma... ma... Babilonia e l'Egitto... non confinano... e se confinano? E se non confinano? Ma confinano? Babilonia? Egitto? Confinano? Non confinano? E se sbaglio? E se non è così? E se invece è così? E se ci faccio una brutta figura? E se mi vengono le doppie punte?".
- Purtroppo, però, la mia è una storia molto triste. - sospirò Mary, scoppiando in lacrime e facendo impallidire Mana.
- M-mi d-dispiace... - balbettò la ragazza dalla pelle scura, guardandosi intorno e sperando che qualcuno giungesse in suo soccorso.
- Vedi, la mia famiglia è stata completamente sterminata da un gruppo di spietati banditi. - singhiozzò la principessa, spaventata al solo ricordo: - E, da loro, sono stata fatta prigioniera, per poi essere condotta in queste terre... -.
- Che cosa triste... - sussurrò Mana, dispiaciuta, accarezzandole i lunghi capelli biondi con fare comprensivo, attenta a non andare contropelo.
- Poi, però, la carovana che mi aveva catturata è stata aggredita da un gruppo di banditi ancora più rozzi e violenti. - pianse Mary, rievocando quei tragici momenti.
- Un altro gruppo di banditi? - fece improvvisamente l'altra ragazza: - In Egitto? Allora, forse... dimmi, com'era il capo di quei banditi? -.
- Era un essere mostruoso! - gemette la principessa, rabbrividendo: - Orrendo, osceno, repellente, disgustoso! -.
Inaspettatamente, Mana tirò un sospiro di sollievo: - Oh, meno male! Per un istante, ho temuto ti fossi imbattuta nel gruppo guidato da Bakura ma se mi dici che il loro capo era mostruoso, orrendo, osceno, repellente e disgustoso, non può in alcun modo essere lui! - disse, annuendo.
Mary rimase per un istante senza parole, per poi voltarsi con un gesto di teatrale amarezza: si portò un pugno al petto e fece ruotare i capelli, cosicché essi centrarono in pieno la faccia della povera Mana come un'aurea frusta.
- Nonostante questi terribili eventi, sono riuscita coraggiosamente a fuggire nel deserto, dove sono poi stata trovata da quel giovane di nome Mahad... - concluse, del tutto incurante del colpo assestato all'altra.
- Il mio Maestro! - gioì Mana, massaggiandosi la guancia lesa, gli occhi che le brillavano solo a pronunciare quella parola.
- Maestro? - ripeté Mary, non capendo: "Quel giovane ubaldo mi sembra troppo giovane e ubaldo per essere un maestro...".
- Sì! - rispose la ragazza dalla pelle scura, allegra: - E' il mio maestro di magia! E' il miglior mago di tutto l'Egitto! Nessuno può competere con la sua magia! E' anche uno dei sommi Sacerdoti! - trillò, vivace.
La principessa sbattè più volte le palpebre, per poi commentare con un semplice: - ... oh. - che scoraggiò Mana all'istante.
"Tutto avrei creduto tranne che fosse un maestro di magia." si disse Mary, sinceramente stupita.
"Così non va..." si abbattè Mana, guardando la principessa seduta sul letto che la osservava con un meraviglioso sguardo interrogativo: "Devo aver combinato un qualche disastro... cosa aveva detto Aisis sull'allevamento degli ospiti?".
- Hai un aspetto piuttosto strano, sai? - provò a dire la ragazza dalla pelle scura, sperando di intavolare un altro discorso: - Questi capelli così chiari... e questa pelle così bianca... -.
Mary trasalì: - Non c'è assolutamente niente di strano nel mio aspetto. - la contraddisse, sorprendendosi delle parole di Mana che, nel frattempo, aveva iniziato a passarle tra i capelli di topazio un grosso pettine apparso dal nulla.
- Aehm... - fece la ragazza dai capelli scuri, imbarazzata, con un non identificato suono: - E' che qui da noi non è molto frequente vedere persone con la pelle e i capelli così chia- -
Lo sguardo perplesso della principessa le fece morire le parole in gola.
- Comunque... - riprese, cercando di non deprimersi: - ... "Mary" è un nome piuttosto curioso. - notò: - E', per caso, il diminutivo di "Meriem" o "Marian"? - si azzardò a chiedere, nel tentativo di parlare d'altro.
La principessa scosse la testa: - Mary. - si limitò a rispondere, come se fosse scontato: - Fai domande piuttosto bizzarre, sai? -.
Mana inarcò le sopracciglia, a disagio: "... aiuto.".

Trascorsero diversi giorni dall'arrivo di Mary al palazzo.
Mana si prendeva cura di lei, Aisis garantiva il posto letto alla principessa: Mary, infatti, si era ripresa subito e non aveva più avuto alcun bisogno di eventuali pasti completi per compensare la mancanza di cibo.
Inoltre, dopo circa cinque giorni, Mary si era decisa a scendere da quel letto e ad uscire da quella stanza.
Insieme alla principessa c'era sempre l'allegra Mana, probabilmente l'unica che la trattava come la principessa che era - per qualche strano motivo, però, la ragazza dalla pelle scura passava circa tre quarti del tempo a pettinarle/spazzolarle i capelli, accarezzandole la testa di tanto in tanto.
In tutto quel tempo, Mary aveva avuto modo di incontrare solo la Sacerdotessa Aisis - a lei inspiegabilmente avversa -, la vivace Mana e il cappuccineo Mahad: in quanto "maestro di magia" della fanciulla che teneva compagnia alla principessa, capitava spesso che facesse il suo ingresso nella stanza, per avvisare Mana delle lezioni.
Curiosamente, però, ogni volta che entrava, lanciava a Mary occhiate di pura meraviglia, quasi non si capacitasse di averla di fronte; occhiate insistenti, scrutatorie, come se cercassero di scoprire qualcosa.
La principessa, dopo un'iniziale noncuranza del fatto, non aveva tardato a capire: quel giovane, Mahad, si era innamorato di lei.
"Oh, God, perché mi hai donato questa crudele bellezza?" si chiese Mary, quando intuì: "E' solo per causa sua che Aisis mi odia ed è solo per causa sua che Mahad è così attratto da me.".
Aveva quasi pianto, nel ripensarlo: "Nonostante mi abbia salvata, però, io non ricambio i sentimenti che lui prova per me; non voglio ferirlo, ma sono costretta a rifiutare la sua corte per non illuderlo e farlo soffrire ulteriormente!".
- Cosa c'è, Mary? - le chiese Mana, esitante, mentre le limava accuratamente le splendide unghie perfettamente curate, notandola sovrappensiero.
- Sono triste, cara, dolce Kyoko... - rispose Mary, in un sospiro affranto.
- Mana. - la corresse la diretta interessata: - E... - si morse un labbro, incerta se proseguire la frase: - ... posso chiederti il...? -.
- Il motivo è la terribile maledizione che chissà chi mi ha inferto. - singhiozzò la principessa, facendo trasalire l'altra ragazza: - Oh, la mia bellezza è così innaturale... ma io non posso in alcun modo fermare il fascino che sembro esercitare su- -
- Mana! -.
Una voce maschile interruppe le tristi parole della principessa, portando l'attenzione delle due fanciulle sul giovane appena entrato nella stanza: Mahad.
- Maestro! - trillò Mana, illuminandosi nel vederlo.
- Mana... - disse Mahad, perplesso, guardandola: - ... perché sei avvolta dalle luci di Natale? - osò chiedere, notandola completamente ricoperta di tante lucine colorate accesesi non appena la ragazza lo aveva visto, illuminandola di tanti colori diversi.
- Ma sono così carine... - rispose la fanciulla, finendo l'ultima perfetta unghia delle principessa e rivolgendosi al suo maestro: - Non vi piacciono? - domandò, facendo una giravolta e mostrando l'immenso quantitativo di luci che la avvolgevano.
- Mana... - sospirò il giovane, scuotendo la testa: - ... per quanto siano molto belle, potrebbero esserti d'intralcio durante le lezioni! - le fece notare, saggio.
La ragazza arrossì: - Avete ragione, maestro, non ci avevo proprio pensato! - si scusò, prendendo la sua bacchetta da qualche ignota parte ed eseguendo una magia per far sparire quelle luci.
- Non temere. - la rassicurò il giovane: - Sii solo più attenta. - le disse, per poi darsi una mano sulla fronte nel vedere come Mana aveva trasformato le luci in edera.
- Ehm, è solo un errore di percorso! - si giustificò la ragazza, per poi riprovare nuovamente e trasformare l'edera in un grosso polpo di peluche.
- AAAAAAAARGH! - urlò, spaventata: - Lo stupro peluche-tentacolare! - gemette, guardando terrorizzata la cosa che la stava stritolando.
Mahad, per tutta risposta, si limitò a sospirare un esasperato: - Vai nella sala delle lezioni, ti raggiungo subito. -.
- S-sì... - balbettò Mana, uscendo dalla stanza saltellando in quanto impossibilitata a camminare a causa dei tentacoli di stoffa che la stringevano: - A dopo, Mary! - salutò la ragazza, già uscita.
La principessa aveva assistito alla scena senza intervenire o commentare in alcun modo: non era esattamente sicura di come comportarsi, quindi si era limitata a rimanere in un pudico silenzio.
Solo quando udì il saluto della fanciulla, Mary si rese conto di essere rimasta da sola con Mahad.
- Ehm... - fece, timidamente, la principessa, temendo ciò che sarebbe potuto succedere: - ... perché non seguite la vostra allieva? - chiese, arrossendo, non osando guardare il giovane.
- Perché dovevo assolutamente parlarvi, principessa Mary. - rispose Mahad, facendola trasalire.
La splendida fanciulla fu costretta a guardarlo, incontrando il suo volto serio e composto: - E' già qualche giorno che volevo dirvelo, principessa, ma non ne ho mai avuto l'occasione. - spiegò il giovane, in piedi di fronte alla ragazza, seduta sul letto.
- M-mahad... - farfugliò la principessa, distogliendo lo sguardo per l'imbarazzo: - Io... io credo di sapere cosa voi stiate per... -.
- Lo immaginavo. - disse il mago, quasi - possibile? - divertito: - So che siete una fanciulla intelligente, quindi immagino non sia stato difficile, per voi, intuire... -.
- No... - ammise Mary, sperando, in cuor suo, che quella discussione avesse presto fine: "Perché devono succedermi cose simili? Perché sono sempre attorniata da uomini così attratti da me?".
- Tuttavia, sento di dovervelo dire. - riprese l'uomo, facendo irrigidire la principessa: - Mahad, non c'è bisogn- -
- Principessa Mary... - le disse l'altro, avvicinandosi e causando un deciso aggravamento del suo imbarazzo: - ... io sono... -
"God!" gemette mentalmente la principessa: "E' così crudele che io debba rifiutarlo, nonostante lui mi abbia salvata! Per quanto possa sembrare ipocrita, ingiusto o egoista, non posso permettere che-"
- ... così sorpreso di vedervi ancora viva e vegeta! -.
"-un mio spasimante soffr- COSA?".
Gli occhi multicolore della ragazza furono completamente sgranati, puntati, increduli, su un sempre più stupito Mahad.
- Ogni giorno, il mio stupore si accresce, nel vedervi ancora capace di respirare! - confessò il giovane, alzando le sopracciglia.
Un istante dopo, il mago annuì a se stesso: - Sì... - borbottò, pensieroso: - ... penso proprio che Mana se la sia cavata nell'allevamento degli ospiti... ah, se si applicasse in magia come si applica con gli ospiti... -.
Scosse la testa, quasi arresosi: - Mana è brava, ma non si applica; per quanto sia intelligente e piena di risorse, non studia e non dà i risultati sperati.
Inoltre, per quanto possa avere una certa predisposizione alla magia, è innegabile che sia molto confusionaria e imbranata. Per questo la vostra sopravvivenza va oltre le mie più rosee aspettative. -.
Quasi si commosse nel rendersene conto: - Se Mana è riuscita ad allevare un ospite per ben cinque giorni senza farlo morire, posso ancora sperare che riesca nei suoi studi. -.
La principessa non osò dire una parola, troppo scioccata per articolare una frase.
- Vi sono grato, principessa Mary. - la ringraziò Mahad, chinando leggermente la testa: - Grazie a voi, ho ritrovato la speranza, dopo che Mana me l'aveva chiusa per sbaglio in fondo al contenitore di un pandoro. - disse, mostrando alla principessa una piccola sfera luminosa verde che teneva in mano.
Mary continuò ad osservare Mahad, incapace di parlare per lo shock.
- Ora devo andare, sospetto che Mana sia ancora alle prese con quella roba in cui si era avvolta. - annunciò il mago, formale: - Arrivederci, principessa Mary. Vi auguro un buon soggiorno presso il palazzo. -.
Detto questo, se ne andò, lasciando Mary sul letto, sconvolta.
"...".

Trascorsero altri cinque giorni.
Dopo un iniziale trauma, Mary si era finalmente resa conto di cosa fosse effettivamente successo: all'ultimo, Mahad non aveva trovato la forza di dichiararlesi, iniziando a parlare di Mana per spostare il discorso ed evitare che la principessa intuisse la verità.
"Oh, sono stata così sciocca!" si rimproverò Mary, impegnata ad intrecciarsi i lunghi capelli color del grano, seduta sul letto offertole da Aisis dieci giorni prima.
In quei giorni, Mana l'aveva portata fuori, facendole visitare il meraviglioso palazzo d'oro in cui la principessa era stata portata.
Si trattava di un palazzo bellissimo, grandissimo e doratissimo.
Quello di Babilonia era più doratissimo, però.
- Puoi andare dove vuoi. - le aveva detto Mana, con un sorriso: - Magari evita le stanze del Faraone e dei Sacerdoti, non si sa mai. - aveva aggiunto, con un'alzata di spalle.
- E dove sono le stanze del Faraone e dei Sacerdoti? - aveva chiesto Mary, incuriosita e ignara.
L'altra ragazza si era semplicemente limitata ad indicarle un grosso cartello con due frecce: una direzione indicava "Stanze dei Sacerdoti", l'altra recava la scritta "Stanze del Faraone"; a quest'ultima era stata aggiunto un post-scriptum, la calligrafia - riconobbe Mana - era quella di Mahad, che diceva "E' severamente vietato attentare alla vita e/o alla verginità del Faraone".
A parte in quei luoghi, Mary poteva andare ovunque.
Aveva già esplorato una buona parte del palazzo, per poi ritornare al punto di partenza grazie al suo sviluppatissimo senso dell'orientamento; non sapeva quando e come l'aveva sviluppato, ma l'aveva sviluppato.
Nel suo girovagare, in compenso, non aveva trovato nessun Sacerdote o Faraone - o almeno, nessuno che potesse in qualche modo essere riconosciuto come tale.
"Sono in una situazione veramente imbarazzante." sospirò Mary, intrecciando le morbide ciocche dei suoi lunghi capelli: "Speravo che la questione Mahad finisse ieri ma, a quanto pare, sono costretta a far finta di nulla per non illuderlo... oh, God, perché tutto questo?".

- Mahad. -.
Nel sentirsi chiamare, Mahad si fermò.
Conosceva fin troppo bene quella voce ma non era mai del tutto entusiasta di sentirla.
- Sì, Seth? - chiese il mago, volgendosi a guardare il Sacerdote che lo aveva chiamato.
- Il nostro divino Faraone sarebbe curioso di vedere la persona che sta parassitando il nostro palazzo da circa dieci giorni. - lo informò Seth, lapidario come suo solito: - Ha quindi ordinato che la parassita venisse condotta presso di lui, nella sala del trono. -.
Mahad alzò un sopracciglio, poco convinto: - Non credo che il nostro divino Faraone si sia espresso in così rozzi termini, Seth. -.
- Ovviamente. - annuì l'altro: - Ma è l'intrinseco significato delle sue parole. -.
- E quali sono state le sue parole? - domandò Mahad, quasi aspettandosi la risposta.
- Quando, alla riunione sacerdotale, il visir Shimon ha domandato dove tu fossi, Aisis ha risposto che ti trovavi da Mana, presso la nostra ospite. - spiegò Seth, serio: - Al che, il Faraone ha detto: "Perché, abbiamo un'ospite?". -.
Il suo glaciale sguardo azzurro squadrò il mago: - Dunque, era implicito che il Faraone volesse vedere la signorina parassita e non può certo essere lui a muoversi per andare da lei. - disse, tagliente: - Ti sarei quindi grato se andassi a recuperare la nostra parassita e la conducessi al cospetto del nostro divino Faraone. -.

- Ai giast uan fiiiiil rial loooov, fil de ho de hai livi, kagaciù ma laif, ranni ciù mai vei, gong tu beist... -
La soave voce della bellissima principessa Mary riempiva l'aria della stanza in cui si trovava mentre, dolcemente, ancora stava intrecciandosi i leggeri capelli; aggraziata e poetica come un limpido ruscello, la sua voce uscì dalla stanza, raggiungendo Mahad, nel corridoio, che si stava dirigendo da lei.
- Principessa. - la chiamò il Sacerdote, una volta giunto presso la soglia della camera.
Mary s'interruppe, riconoscendo quella voce: "Oh, no! E adesso come...?" si spaventò, imbarazzata e confusa.
- Principessa, vi chiedo di seguirmi. - le disse Mahad, senza entrare nella stanza: - Il nostro divino Faraone desidera incontrarvi. -.
Ecco, questo non se lo aspettava.
Incuriosita, Mary scese dal letto e si avvicinò all'entrata, affacciandosi e vedendo il mago, per poi rivolgergli uno sguardo interessato.
- Il vostro divino Faraone desidera incontrarmi? - ripeté, curiosa.
- Sì. - annuì Mahad: - Vi chiedo di seguirmi al cospetto del nostro divino sovrano, il faraone Atem. -.


.


Note:
* Tutti gli errori geografici/concettuali sono puramente voluti (L'Egitto e Babilonia non confinano affatto e una babilonese del 1200 a.C. non invocherebbe certo God).
* "Grazie a voi, ho ritrovato la speranza, dopo che Mana me l'aveva chiusa per sbaglio in fondo al contenitore di un pandoro.": Pseuriferimento al vaso di Pandora. (!)
* La pseudocanzone che Mary canta alla fine (in versione decente: I just wanna feel real love fill the home that I live in 'cause I got too much life, running through my veins, going to waste) sarebbe "Feel", di Robbie Williams.


Salve! ^^
Riemergo dal nulla dopo svariati problemi di connessione e mi ripresento con questa.
Come penso abbiate capito, non è altro che una parodia di "Mary Sue". U.U
L'idea mi è venuta leggendo l'ultimo capitolo di "Censurati Anonimi", di Masayachan (a cui ho chiesto il permesso per il titolo u.u); in ogni caso, sia ben chiaro che non ho nessuna intenzione di offendere alcuna autrice. ^^"""
Questa storia vorrebbe essere una demenziale pura. °° Anche se, per il momento, è ancora relativamente tranquilla... >.>

Spero che, in ogni caso, il capitolo vi sia stato gradito; se avete consigli o critiche, dite pure. ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 02 Sue ***


Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

MARY 02



- Atem... - ripeté la splendida principessa Mary, la soave voce che usciva appena dalle sue rosse labbra delicate come petali.
- D'accordo. - acconsentì, cercando di nascondere la propria agitazione: stava per essere condotta al cospetto del Faraone...
"Su questo popolo regna un Faraone... e questo Faraone ha chiesto di incontrarmi..." si disse la principessa, mentre Mahad le faceva segno di seguirla: "Da quanto ho capito, questo Faraone è molto richiesto..." rifletté: "... anche se... sono così confusa... come può un popolo essere governato da un pollo?".
Persa nei suoi pensieri, Mary, con un regale portamento elegante, seguiva distrattamente Mahad lungo l'immenso colonnato lievemente illuminato dalla chiara luce dell'astro latteo; nonostante la scarsa visibilità, la pelle color marmo della principessa risaltava in quella semioscurità, assieme alla morbida pioggia dorata dei suoi serici capelli lucenti.
"Deve avere uno splendido piumaggio, per essere così adorato..." rimuginò la fanciulla, ancora perplessa: "E... parlerà forse una lingua umanamente comprensibile? Oh, no... e se così non fosse? Come potrò comunicare con lui e raccontargli la mia tragica storia che vorrà sicuramente sentire?" si chiese, preoccupata.
"Oh, God, forse dovrò parlare attraverso un interprete e... se per caso l'interprete traducesse in maniera scorretta ciò che io dirò?" si spaventò, il cuore che le batteva sempre più forte: "E se-"
- Mahad! -.
Una voce maschile interruppe il suo interessantissimo filo di pensieri.
Mary tornò con la mente al presente e si accorse di un'altra presenza in quel colonnato, assieme a lei e al giovane ubaldo: si trattava di un curioso, piccolo omino di anziana età, dai grandi occhioni a mezzaluna stilizzata rovesciata e dei buffi capelli color cenere, in pendant con barbetta&baffi, che spuntavano dal copricapo blu simil cilindrico.
- Visir Shimon! - si stupì Mahad, vedendolo.
Lo sguardo d'arcobaleno della principessa andò dall'uomo più giovane al più anziano, soffermandosi su quest'ultimo con fare interrogativo: - Chi è questo curioso omino di anziana età? - domandò, sconcertata.
Il più giovane trasalì alle parole della fanciulla, sventolando una mano e affrettandosi a dire: - Visir, non mi aspettavo di- -
- Oh, quindi tu saresti la nostra ospite? - lo interruppe il visir Shimon, ignorandolo completamente: - Il nostro Faraone vi aspetta! - sorrise, allegro, per poi tornare serio e rivolgersi al Sacerdote: - Sono venuto per scortare la principessa fino al cospetto del nostro sovrano: tu corri a metterti al tuo posto, lo sai che, quando riceve ospiti, il Faraone deve sempre avere accanto tutti e sei i suoi Sacerdoti. -.
Dopo un attimo di perplessità, Mahad annuì, confuso: - ... avete ragione... - ammise, per poi chinare il capo in segno di saluto e dileguarsi velocemente nelle tenebre del colonnato.
Mary aveva seguito con lo sguardo ogni movimento del giovane, sentendo il cuore farsi sempre più pesante: "Povero Mahad... sicuramente si è sentito a disagio nel trovarsi da solo con me e questo curioso omino di anziana età deve essere giunto in suo aiuto per liberarlo da questo imbarazzante compit-"
- Principessa Mary, io sono il visir, Shimon Muran, o semplicemente Shimon! - si presentò l'uomo, giovale: - Se avete qualcosa da chiedere, non esitate! -.
- Lo terrò a mente, visir Shimon. - sorrise Mary, un raggio di sole in quell'oscurità notturna: - Siete davvero molto gentili, qui a palazzo! - si complimentò.
- Oh, oh, oh! Vi ringrazio, principessa! - rise Shimon, il volto disseminato di rughe che si faceva rosso: - E' un onore per noi ospitare una così bella fanciulla! -.
SHOCK!
"Oh, God!" strillò Mary, dentro di sé, lasciando che il suo sorriso ormai tirato nascondesse il suo terrore: "Possibile che la mia maledetta bellezza faccia un così turpe effetto anche alle persone in avanti con gli anni? Oh, no! Sono rimasta completamente sola con un anziano bramoso di me!".
- Seguitemi, principessa, è la volta buona che riusciate ad arrivare al cospetto del Faraone senza altre interruzioni o rinvii! - esclamò Shimon, cominciando a camminare.
La principessa, non potendo fare altrimenti, lo seguì.
Delicati pugni stretti al formoso petto, sguardo colorato che lanciava più di un'occhiata sfuggente al visir, pronto a cogliere qualsiasi suo gesto, Mary cominciò a tremare dalla paura: "Sicuramente, se non mi vedranno arrivare, mi faranno cercare!" cercò di tranquillizzarsi: "E poi, Mahad sa che sono con il visir e... oh, no! E se volesse vendicarsi per il rifiuto che sono stata costretta a dargli? Oh, GOD! Perché la mia bellezza mi porta solo sventure?".
L'anziano e saggio visir Shimon, da parte sua, stava intonando un arcaico canto ieratico dall'arcano significato filosofico: - Un elefante si dondolava sopra il filo di una ragnatela e, ritenendo la cosa interessante, andò a chiamare un altro elefante! Due elefanti si dondolavano sopra il filo di una ragnatela e, ritenendo la cosa interessante, andarono a chiamare un altro elefante! Tre elefanti si dondolavano... -.
"Che cosa significa tutto ciò?" si chiese Mary, deglutendo: "E' senz'altro un segno criptico! Gli elefanti... la proboscide... andarono a chiamare altri elefanti... altre proboscidi... tante proboscidi... e si dondolavano sul filo di una ragnatela... forse il filo di ragnatela è qualcosa di leggero e fragile, come me! Ma allora questo osceno canto è una metafora di-"
- E' quasi il momento, principessa! - la informò Shimon, facendola sobbalzare.
- S-sì... - pigolò la principessa, sudando freddo sulla sua pelle di pesca: "E' quasi il momento..." ripeté tra sé e sé, gli occhi che osservavano, terrorizzati, le mani dell'uomo, come se potessero aggredirla da un momento all'altro: "Vuole palparmi! Cercherà minimo di palparmi! Ne sono sicurissima, vuole palparmi sulla parte morbida e rotonda dei miei fianchi!".
Si chiama "sedere".
"Mi palperà da un momento all'altro, non c'è altra spiegazione! Ecco, ora!" capì, notando Shimon fare un passo di un millimetro più corto dei precedenti.
Niente.
"Era una finta! Cerca di depistarmi!" intuì la principessa, lo sguardo sgranato ormai fisso sul visir: "Sono sicura che... ecco! Ora!".
Niente.
"Quel respiro di un millisecondo più breve dei precedenti era solo un'altra finta!" si disse, agitata: "Adesso cercherà di palparmi!".
Niente.
"Lo sta facendo apposta, spera che io abbassi la guardia per allungare le sue anziane mani sul mio giovane corpo!" tremò Mary, continuando a fissare un ormai decisamente inquieto visir, abbastanza spaventato dallo sguardo psicotico della bellissima principessa.
- Eccoci arrivati! - annunciò, felice di poter finalmente sfuggire agli splendidi occhi variopinti della fin troppo inquietante fanciulla.
- Oh! - si limitò a dire Mary, mentre Shimon bussava al grande portone di puro oro.
- Chi è? - domandò un coro, da dietro la porta.
- Sono il visir Shimon! - annunciò l'anziano uomo: - Sono qui insieme alla principessa Mary di Babilonia, del casato dei Sue! -.
- Che frutto vuoi? - chiese il coro, la porta che si ostinava a rimanere chiusa.
Il visir si fece meditabondo, prendendosi il mento tra le dita: - Mmm... vediamo un po'... Mela! - decise, infine.
- Non c'è! - fu la risposta del coro.
- Mmm... - tornò a cogitare Shimon: - ... Ananas! - riprovò.
- C'è! - rispose una voce maschile, piuttosto giovane.
- No, mio Faraone! - urlò una voce che Mary riconobbe come quella di Mahad: - Lasciate che sia io l'Ananas! Non affaticatevi troppo! -.
- Mahad, il nostro divino Faraone è perfettamente capace di aprire una porta senza il tuo intervento. - intervenne un'altra voce maschile, lapidaria.
- Il nostro Faraone non deve affaticarsi! - insistette Mahad.
- E' stato chiamato l'Ananas, Lampone, il nostro divino Ananas deve prendersi le sue responsabilità per aver scelto il frutto appena chiamato dal visir. - disse la seconda voce.
Il visir, ancora con Mary davanti alla porta, alzò gli occhi al cielo con fare esasperato e decise di agire: aprì la porta.
- Questa porta è sempre aperta... - borbottò l'anziano, entrando nella sala del trono: - Se non si decidono a chiuderla decentemente, da qui potrebbe entrarci persino un bandito! -.
Timidamente, Mary seguì Shimon, ritrovandosi nella sala del trono.
Semplicemente, rimase a bocca aperta: oro.
La gigantesca, colossale stanza non poteva essere descritta in nessun altro modo: ogni singola cosa nella sua visuale era interamente fatta d'oro, dalle mura alle colonne, dal soffitto al pavimento; sicuramente, anche l'aria era d'oro - tuttavia, essendo invisibile, Mary non seppe dirlo con certezza, sebbene ne fosse sicura.
Fortunatamente, Mary non era affatto fuori posto, grazie ai suoi vellutati capelli aurei e ai suoi occhi cangianti, ora rilucenti di giallo oro, la sua pelle bianca che quasi sembrava platino.
"Oh, questa sala sembra la proiezione architettonica del mio essere!" si stupì la bellissima principessa, per poi portare la sua regale attenzione agli altri presenti.
Oltre a lei, c'erano otto persone.
I sei Sacerdoti erano allineati in due file parallele da tre, di fronte al trono, posti in ordine crescente di altezza, cosicché i più bassi non fossero penalizzati dai colossi più distanti da Mary e dunque più vicini al trono: i primi, meno alti, erano Aisis - unica donna oltre a lei, si rese conto la principessa - e un anziano con un inquietante occhio dorato; a seguire erano Mahad e un uomo con strani disegni sulla testa calva; ultimi, più imponenti, erano un alto giovane dallo sguardo glaciale e un colosso con sul capo quella che era palesemente una parrucca nera.
Tutti vestiti di bianco, quasi tutti con indosso dei copricapi altrettanto bianchi, ad eccezione dell'uomo senza capelli, dell'uomo con la parrucca e del giovane dallo sguardo glaciale, che portava quello che sembrava un cono stradale blu senza parte piatta.
Shimon, con una velocità inaspettata, aveva raggiunto il trono ed era al fianco del giovane Faraone, l'unico che avesse l'onore e il privilegio di stare seduto.
"E dunque quello sarebbe il Faraon- OH, GOD!".
Non appena vide il Faraone Atem, Mary rimase incantata dalla bellezza del pollame egizio; in verità, il Faraone Atem sembrava a tutti gli effetti umano.
"Forse lo chiamano "Faraone" perché, qui in Egitto, il pollo è un animale sacro!" intuì Mary, mentre la sua mente andava via via implodendo di fronte alla faraonica gnoccheria del sovrano.
In tutto quello splendente oro, lo stesso Atem sembrava interamente scolpito nelle più varie, colorate e scintillanti pietre preziose: la sua corta tunica sembrava essere stata intagliata nella più pura adularia, ornata di lapislazzuli, il lungo mantello ricavato da brillante zaffiro; una statua di bronzo ricoperta di gioielli d'oro e d'argento, gli occhi dal taglio adulto, nonostante la giovane età, erano due ametiste; i capelli a mezza corolla di fiore erano un intrecciarsi di ossidiana e rubino, il volto incorniciato da ciocche di topazio.
- Shimon... - sussurrò il giovane sovrano, assicurandosi che solo il visir lo sentisse: - ... sono già due righe di descrizione esagerata... -.
- Non possiamo farci niente, mio giovane Faraone... - sospirò Shimon, scuotendo la testa.
- Secondo te, durerà ancora per molto? - domandò Atem, con una certa preoccupazione.
Lo sguardo rassegnato del visir fu una risposta sufficiente.
Mary era semplicemente rapita da tutto quello splendore luccicante, come una gazza.
"Che volto magnifico!" si disse, in pura adorazione: "E che corpo stupendo! Non ho mai visto nessun uomo con un corpo così meravigliosamente scolpito!" pensò, completamente dimentica di tutto ciò che era successo circa dieci giorni prima.
"Nonostante la veste, posso ben immaginare i suoi splendidi addominali!" continuò, non sapendo affatto di essere stata affetta da grave miopia, cataratte e follia proprio dieci giorni prima.
"Così come anche i pettorali, che nessun altro uomo potrebbe mai eguagliare!" quasi si sciolse, gli eventi di dieci giorni prima a lei non ben chiari a causa dei suoi temporanei seppur pesanti problemi alla vista.
Mary: Autrice, te l'ho già detto, io non ho mai avuto probl-
TU HAI AVUTO DELLE GRAVI DISFUNZIONI VISIVE.
Mary: O_O
- Benvenuta! - salutò Atem, mettendo fine ai pensieri della principessa e facendole rigenerare un po' di cervello - quel che bastava per articolare una frase di senso compiuto e recepirne.
- Vieni pure avanti. - la invitò il sovrano; Mary non se lo fece ripetere due volte, avvicinandosi aggraziatamente e superando la schiera di Sacerdoti, fino a ritrovarsi a pochissimi metri dal trono.
- Tu devi essere la principessa... - lo sguardo del Faraone andò velocemente oltre le spalle di Mary, per poi tornare altrettanto rapidamente sulla fanciulla: - ... Mary. -.
Con la coda dell'occhio, la ragazza si accorse di Aisis, Mahad e del Sacerdote con il cono stradale blu che cercavano di disfarsi di un enorme cartellone con su scritto a geroglifici cubitali "MARY" e, sopra, una parentesi con la pronuncia fonetica.
La fanciulla lo capì perché aveva la capacità innata di leggere tutti gli alfabeti.
- Sì, sono io. - sorrise la principessa, sfoderando la più dolce delle sue espressioni e la più pudicamente sensuale delle sue voci.
- La principessa di Babilnia. - proseguì Atem.
Mary fece una graziosa risata: - Babilonia. - lo corresse, umilmente e teneramente.
Sempre con la coda dell'occhio, la fanciulla notò i tre Sacerdoti fissare sconvolti un secondo cartellone su cui troneggiava la scritta "BABILNIA"; Aisis indicava tra la L e la N, Mahad aveva messo le mani a cerchio ad indicare che mancava una O e il terzo Sacerdote si sarebbe messo le mani tra i capelli, se non avesse incontrato l'ostacolo del cono stradale blu.
- ... sì. - fece il Faraone, imbarazzato: - Io sono il sovrano d'Egit- -
- Il Faraone Atem, divino sovrano d'Egitto. - lo interruppe Mary, con la sua voce melodiosa, le lunghe ciglia arcuate che avevano accelerato il loro attraversamento dell'occhio: - Mi siete già stato ampiamente presentato dalla vostra gentilissima corte, mio splendente sovrano. - sospirò, incantata.
Atem, in risposta a così dolci parole, rabbrividì.
- Ci è stata raccontata la vostra storia, principessa! - intervenne Shimon, salvo poi pentirsene nel ritrovarsi addosso gli occhi improvvisamente scioccati della fanciulla.
- E' stata una cosa davvero orribile. - commentò Atem, riportando l'attenzione di Mary su di sé e salvando il suo visir dallo sguardo inquietante che la principessa gli riservava.
- Sì, davvero crudele! - gemette Mary, portandosi le candide mani agli occhi e scoppiando in lacrime, cadendo in ginocchio, la testa bassa, lo splendido volto coperto dalle lunghe ciocche color grano.
A quella visione, Atem si guardò intorno in cerca d'aiuto, per poi allungare una mano e accarezzare i morbidi capelli biondi della fanciulla con fare cauto.
- Posso immaginare... - disse, imbarazzato, non sapendo cosa fare.
- Oh, mio adorato Faraone, è stato davvero terribile! - pianse la principessa, aumentando i singhiozzi nella speranza di far avvicinare ulteriormente il sovrano: se con un paio di lacrime aveva avuto una mano, bastava semplicemente disidratarsi per avere tutto il resto.
"Oh, il sovrano è davvero l'unico uomo di buon cuore che io abbia incontrato!" si disse, prodigandosi nell'autoliofilizzarsi in fretta: "Siamo entrambi di nobile stirpe, entrambi di una fulgida bellezza quasi dannata! E poi, lui vive qui, all'interno di questa proiezione architettonica della mia essenza! E' ovvio che siamo predestinati a sposarci!".
- Sì... - balbettò il Faraone, decisamente confuso.
Mary rialzò la testa di scatto, facendo roteare in verticale i suoi lunghi capelli e assestando una frustata involontaria al viso del povero sovrano: - Lasciate che vi racconti la mia tragica storia! - singhiozzò, colpita dall'espressione di quel bronzeo viso divino, evidentemente commosso e contrito per la sua situazione.
- Veramente, non ci interessa. - prese la parola il Sacerdote dallo sguardo glaciale.
- Non essere maleducato, Seth! - lo riprese l'uomo calvo, serio: - Lascia che la principessa ci narri le sue vicissitudini. -.
- Veramente vi ho già raccontato tutto io. - fece notare Aisis, alzando un sopracciglio.
- Ma sentire delle testimonianze dirette è sempre importante. - disse il colosso con la parrucca, concordando con il calvo.
- Ma a noi non importa affatto. - sibilò Seth, visibilmente irritato: - Il nostro divino Faraone sta solo perdendo tempo con una donna che non ha fatto altro che vivere a nostre spese nel nostro palazzo per dieci giorni! -.
"Quel Seth è davvero crudele!" ringhiò la principessa, tra sé e sé: "Non capisco il perché di tutto questo astio nei miei confront... non sarà che...?" capì, sgranando gli occhi in un'espressione terrorizzata.
"Ma sì, è così ovvio! Quei due Sacerdoti si stanno mostrando gentili e bendisposti per far colpo su di me, mentre Seth ha capito che il mio cuore è solo del divino Faraone Atem e sta sfogando la sua ira fingendo di disprezzarmi!" si disperò.
- Silenzio in aula! - la voce di Atem risuonò nella sala, riportando il silenzio.
Mary riportò il suo sguardo sulla fulgida figura del sovrano, dimenticando in un istante tutte le crudeltà degli altri pretendenti da lei rifiutati a prescindere.
- Principess- -
- Chiamatemi pure con il mio nome, mio raggiante Faraone. - sospirò Mary, con voce languida: - Pronunciato da voi, ha un suono ancora più meraviglioso! -.
Un impercettibile tremore attraversò il corpo del giovane re: - D'-d'accordo, Meriem. - acconsentì, visibilmente a disagio.
- Mary. - lo corresse la diretta interessata, con espressione sognante.
- ... Mary. - ripeté il Faraone, meccanicamente.
- Dicevo, Mary... - riprese, guardando gli occhi policromatici della principessa: - ... Aisis ci ha già raccontato ampiamente e dettagliatamente la tua storia: per te, raccontarla significherebbe solo rievocare brutti ricordi e non è giusto che ciò avvenga. Dunque... -.
- Non temete, mio Atem! - rispose la fanciulla, rialzandosi con gli occhi pieni di lacrime cristalline: - Potrò onorare la memoria del casato dei Sue solo raccontando a tutti la nostra tragica storia. Dovete sapere che tutto è iniziato quasi due settimane fa, a Babilonia, e... -

Svariate ore dopo...

- ... ed è così che sono diventata una camionista. - concluse Mary, con un sorriso.
Atem annuì lentamente, visibilmente sconvolto: - Una storia davvero terribile... - mormorò, scioccato dalla parlantina ininterrotta della principessa.
A volte, capitava che il giovane Faraone invidiasse la vita in fondo semplice della sua corte, l'assenza di obblighi e compiti gravosi; questa era una di quelle volte.
Alle spalle di Mary, difatti, Atem poteva vedere l'altissimo livello di attenzione dei suoi Sacerdoti: Mahad aveva fatto apparire una risma di fogli scritti - i compiti di Mana - e si era messo a correggerli, scuotendo la testa, disperato, o gettandosi in ginocchio lodando gli dèi con le braccia alzate; Aisis aveva tirato fuori da non si sa dove il suo amato libro "Tutti pazzi per il destino"; Seth e l'anziano confabulavano tra di loro; il calvo e l'imparruccato giocavano a badminton con delle racchette e una pallina apparse dal nulla.
Shimon era andato a fare la spesa dall'altra parte della città, era tornato, aveva messo tutto nelle cucine, aveva riordinato ogni cosa lì presente per gradazione di colore, era andato a farsi una sauna ed era tornato appena in tempo per sentire la principessa concludere il suo racconto.
- Oh, Atemuccio, voi sì che mi capite! - sospirò la principessa, confortata dalla magnanimità del bellissimo e sconvolto Faraone.
- Da quanto ho avuto modo di capire... - s'intromise una voce raggelante, che Mary non faticò a riconoscere come quella di Seth: - ... voi non avete più né una casa né qualcuno in grado di ospitarvi. -.
- Esattamente. - confermò la principessa, con fare deciso.
- Questo cosa significa? - sibilò il Sacerdote, riducendo gli occhi azzurri a fessure: - Avete forse intenzione di stabilirvi qui permanentemente? -.
Mary tornò a rivolgersi al Faraone, notandolo bizzarramente intento a cercare di incidersi i polsi con il curioso e pesante ciondolo piramidale che portava al collo: - Voi, nella vostra grande magnificenza e generosità, mi concederete un luogo in cui vivere, non è così, mio Atemuccio? - chiese, giungendo le mani e sfoderando i suoi migliori occhioni dolci.
Atem la guardò, gli occhi d'ametista spalancati: - Ehm... ecco... sei una principessa e non è conveniente che una fanciulla di così alto rango sia abbandonata in mezzo alla strada... -.
- Oh, allora è un sì! - trillò Mary, azzerando la distanza tra loro due e saltando addosso al giovane sovrano, circondandogli il collo con le braccia: "E' stato un periodo orribile!" si disse la principessa, il cuore leggero come mai era stato, nonostante fosse colmo di felicità: "Ma ora andrà tutto bene, ne sono sicurissima!".
- E' la cosa migliore! - sorrise, a pochi millimetri dal volto traumatizzato del Faraone: - Inoltre, penso voi abbiate bisogno di una sposa di alto rango e io sono semplicemente perfetta per ricoprire un simile ruolo! -.
- ... sposa? - ripeté Atem, lo sguardo che andava da lei alle persone alle sue spalle.
- Lo sapevo! - esclamò la voce di Mahad: - Adesso anche le principesse cercano di attentare alla verginità del nostro divino Faraone! -.
- Mio Faraone! Non potete sposare la prima principessa che passa! - intervenne la voce di Seth: - Di regale ha solo il titolo, non ha più niente, sarebbe un'unione sconveniente! -.
- Con tutto il rispetto, mio Faraone, il vostro destino non è inglobare il regno di Babilonia attraverso le vostre nozze con la principessa. - commentò la voce di Aisis, inflessibile.
- Fermi, fermi, fermi! - urlò Atem, spingendo via Mary con delicatezza ma decisione, per poi appiattirsi del tutto contro il trono: - Accetto che la principessa viva in questo palazzo, ma non ho alcuna intenzione di sposarla. - annunciò, deciso: - Lei sarà soltanto mia ospite, nulla più. -.
"Oh, che sovrano saggio!" ammirò la fanciulla, gli occhi che le brillavano di pura adorazione: "Non appena ha visto i suoi gelosi Sacerdoti rivoltarsi di fronte alla nostra unione, è riuscito a placarli scegliendo di mantenere segreto il nostro grande amore!".
Trasse un profondo respiro, incantata: "L'ho capito fin dal primo momento: sarà lui il mio sposo. Perché anche lui mi ama. E, nonostante possa essere controproducente, è ingiusto che il nostro grande amore debba restare segreto per colpa di una manciata di Sacerdoti bramosi di me o di una Sacerdotessa invidiosa della mia maledetta bellezza".
- So che sarà pericoloso, ma non è giusto nascondere il nostro amore! - disse, serena, rivolta alla Luce d'Egitto: - Io ti amo e so che tu mi ami. Non nascondiamo il nostro grande amore agli occhi degli altri, Atemuccio uccio puccio cucciolo! -.
Le coraggiose parole della principessa generarono le più varie reazioni: Shimon, il calvo, l'imparruccato, l'anziano e Aisis erano rimasti a bocca aperta; un "TUMP" aveva annunciato che Mahad era svenuto; Seth aveva assunto un colorito verdognolo ed era corso nei pressi di un secchio della spazzatura in un angolo; Atem aveva afferrato il suo pendaglio d'oro e aveva cercato di usarlo brutalmente su di sé, invano.
Non ci fu, dunque, alcuna protesta.
- Staremo sempre insieme, mio amato! - gioì Mary, facendo per gettarsi nuovamente al collo del Faraone, salvo venire bloccata dal suo sguardo improvvisamente severo.
- No. - disse, serio, stupendo la principessa: - Stare vicino a me è troppo rischioso. Anche questa stessa, attuale vicinanza potrebbe esserti fatale. -.
- Non mi importa! - esclamò la fanciulla, decisa: - Supererò tutti i pericoli che circondano la tua figura! -.
- Non è questo. - la contraddì Atem: - Il fatto è che io ho la peste. -.
Silenzio.
Mary alzò elegantemente un sopracciglio dorato: - ... eh? - fece, perplessa.
- Ho la peste. - ripeté il Faraone, grave: - Solo la mia corte può starmi vicino, perché hanno a loro volta avuto la peste e sono dunque immuni. - spiegò: - Qualsiasi altro individuo morirebbe, standomi troppo vicino. E' troppo rischioso, per te, stare qui. Allontanati in fretta, se non vuoi- -
- Oh, ma non devi assolutamente temere, Atemuccio uccio puccio cucciolo! - trillò Mary, con un dolce sorriso e un sospiro di sollievo: - Io ho l'innato dono di avere degli anticorpi naturalmente settati per sconfiggere il morbo della peste. - rise, luminosa come il sole, paragone accentuato da tutto l'oro che la circondava e che sembrava comporla: - Dunque sono anch'io immune! -.
Silenzio.
Gli occhi d'ametista di Atem erano completamente sgranati.
- Non ti ho detto che la mia è una rarissima forma di peste. - riprese, parlando lentamente: - Colpisce solo chi ha i capelli biondi. Come puoi vedere, nonostante il biondo sia solo una parte minima dei miei capelli, ne sono comunque stato colpito. E' per questo che la mia corte è immune: non solo ha già avuto la peste ed è dunque provvista dei giusti anticorpi, ma nessuno di loro ha i capelli biondi! E invece, guarda i tuoi capelli! - esclamò, indicando la fluente chioma dorata della fanciulla: - Tu sei la persona più a rischio in assoluto, qui dentro! Non vorrei mai che una mia ospite venisse contagiata! -.
Mary si portò le bianche mani alle rosse labbra, sconvolta: - Ma... Atemuccio uccio puccio cucciolo... -.
- Fai in fretta, devi subito allontanarti! - saltò su Atem: - Forse potresti essere stata già contagiata! Karim, presto, portala via! - ordinò, rapido.
Il colosso imparruccato annuì e, senza troppe cerimonie, si caricò Mary in spalla, l'uomo calvo che correva ad aprire il grande portone d'oro.
- Atemuccio uccio puccio cucciolo! - chiamò la principessa, mentre veniva portata via: - Non temere, il nostro amore supererà anche questo! - urlò, allungando una mano in direzione del Faraone, mentre il portone d'oro si richiudeva d'innanzi a lei.

- Dunque hai incontrato il principe? - intuì Mana, perplessa, notando Mary in pura estasi mistica.
La principessa annuì, non curandosi troppo dell'altra ragazza: - E' l'uomo più bello che io abbia mai visto... -.
Mana si portò un dito ad una tempia, pensierosa: - Beh, sì, il principe è un gran gnocco, ma ora fino al punto di fare questo effetto... - borbottò, poco convinta.
- Oh, Mana! - esclamò Mary, come risvegliandosi di colpo da un lungo sonno, prendendole le mani e guardandola con i suoi bellissimi occhi dai mille colori: - Forse tu puoi comprendere i dolci battiti di un cuore innamorato? -.
Mana spalancò gli occhi: - ... cosa? - balbettò, non riuscendo a capire l'alto linguaggio aulico della principessa.
- Ho capito fin dal primo momento che Atemuccio uccio puccio cucciolo è colui che sposerò! - spiegò la splendida fanciulla, sognante: - Per questo un così bel sovrano non ha ancora una sposa: stava aspettando me! Solo io sono la sua perfetta metà! Abbiamo così tante cose in comune! Lui è senz'altro il mio futuro sposo! -.
Mana sbatté più volte le palpebre, confusa: - ... e il principe lo sa? - si azzardò a chiedere.
- Certamente! - trillò Mary, lasciando le mani di Mana e volteggiando per l'ampia stanza in cui Karim l'aveva condotta - la stanza di Mana, dato che il colosso imparruccato non aveva idea di dove la principessa avesse alloggiato in quei giorni.
- E poi, è tanto bello quanto saggio! - sospirò, intenerita, fermandosi e giungendo le mani: - Di fronte alle opposizioni dei suoi crudeli Sacerdoti, ha cercato di dirmi di tenere nascosto il nostro amore! Ma io non sono d'accordo: nessun amore potrà mai essere fermato da- -
- I Sacerdoti non sono crudeli. - la interruppe Mana, allisciando la fronte: - Certo, Karim e Shada sono piuttosto silenziosi, Aknadin è sì venerabile ma altrettanto inquietante, Aisis è solo particolare... -.
La giovane apprendista maga mise le braccia conserte: - Seth è solo antipatico, mentre il mio maestro non è affatto crudele. - sibilò, calcando particolarmente le ultime parole.
Mary guardò la ragazza dalla pelle scura, stupendosi delle sue parole così sentite: "Oh... forse... Mana...".
- Ho compreso. - disse la principessa, chinando umilmente la splendida testa: - Perdonami, non avevo capito che, anche tu, conosci i dolci battiti di un cuore innamorato. -.
Ancora una volta, Mana rimase perplessa dall'elevato linguaggio della bionda fanciulla.
- Tu provi amore nei confronti del tuo maestro, non è così? - chiese Mary, dandosi della sciocca per non averlo capito subito: - Sei sempre pronta a difenderlo e lodarlo, come una vera sposa fedele! -.
Mana avrebbe preferito continuare a rimanere nell'ignoranza.
Il suo volto divenne di colpo scarlatto e il suo cuore minacciò un infarto istantaneo: - I-io con il m-m-maestro? - farfugliò, indietreggiando: - Ma... ma... ma l-lui è solo i-il mio maestro! -.
- E' davvero triste che lui non ti ricambi. - sussurrò Mary, abbassando lo sguardo e portandosi una mano diafana al petto: - Purtroppo, lui ha manifestato segni di interessamento nei miei confronti... spero che il mio rifiuto possa fargli aprire gli occhi, cosicché si renda conto della tua fedele presenza al suo fianco. - mormorò, affranta.
La pelle di Mana, da bronzea, era diventata pura lava incandescente.
- M-ma i-io... e... il m-maestro... non... non... - balbettò, incapace di articolare una frase o anche solo un verbo qualsiasi.
Deglutì e provò a parlare: - I-insomma... i-io c-credo che il m-maestro s-sia interessato a q-qualcun a-altro... - farfugliò, vaga, lo sguardo che percorreva il perimetro del soffitto con fare estremamente interessato.
- Oh, Mana... - sospirò Mary, dandole una pacca su una spalla: - E' così ingiusto che io sia giunta fin qui a complicare le cose, per colpa della mia spietata bellezza... -.
- Io voglio che il mio maestro sia felice! - esclamò Mana, decisa, dando segno di non aver affatto sentito neppure una parola della principessa: - Quindi, se mai sarà ricambiato, mi metterò il cuore in pace! -.
Mary si portò una mano alle labbra, sconvolta: - Oh, Mana, non dire così, io ho già rifiutato- -
- La vostra stanza è pronta, principessa Mary. -.
Una voce interruppe le parole della fanciulla dai lunghi capelli colore del sole: la Sacerdotessa Aisis aveva fatto il suo ingresso nella stanza di Mana, portando quel messaggio.
- La mia stanza? - ripeté Mary, confusa: - Veramente, io già avevo una- -
- Quello era una specie di lettino da me offerto. - spiegò Aisis, tranquillamente: - Il Faraone in persona ha disposto che vi venisse assegnata una stanza ben lontana, in modo da prevenire qualsiasi tipo di contagio. -.
Al solo sentir nominare il bronzeo sovrano, la principessa sentì il cuore accelerare il suo battito: - Oh, Atemuccio uccio puccio cucciolo è così premuroso nei miei confronti... -.
"E anche così intelligente!" riconobbe: "Tiene lontane le nostre stanze in modo che nessun Sacerdote pettegolo e invidioso possa insinuare di nostri eventuali incontri notturni!".
- Inoltre, è stato predisposto che, ogni giorno, sarete scortata da uno di noi Sacerdoti. - proseguì Aisis, seria: - Nonostante Mana si sia rivelata un'ottima allevatrice di ospiti, ha comunque le sue lezioni di magia e non può badare a voi con costanza. E' stato dunque deciso come già da me detto. -.
SHOCK!
"Rimanere da sola con uno dei Sacerdoti?" si rese conto Mary, sentendosi sprofondare in un baratro: "Non appena saranno da soli con me, quei Sacerdoti non esiteranno a farmi del male! Sicuramente approfitteranno della mia bellezza per la loro bieca lussuria!".
- Come mai questa decisione? - domandò Mana, sinceramente perplessa: - Io sono riuscita ad andare alle lezioni di magia anche se badavo alla principessa! - osservò.
- E' stato Seth a proporre questa soluzione. - chiarì la Sacerdotessa: - Non è bene che l'incolumità della principessa dipenda solo da te, è un compito troppo pesante per una sola persona e lei deve essere sempre protetta. Ti aiuteremo a prenderti cura della nostra ospite, consentendoti di dedicarti più pienamente allo studio della magia, come Mahad desidera e, così facendo, la principessa avrà sempre vicino una persona riposata pronta a difenderla. -.
Al nome del suo maestro, Mana era avvampata nuovamente, memore delle parole della principessa; Mary, dal canto suo, era inorridita: "Seth!" quasi gridò, dentro di sé: "E' lui che ha ideato questa trappola! Lo sapevo, lo sapevo! Che cosa posso fare?".
- Ci daremo il cambio. - spiegò Aisis: - Fino a domani pomeriggio, potrai continuare ad occuparti tu della principessa, Mana. -.
- D'accordo... - acconsentì la giovane apprendista maga, perplessa; piegò la testa di lato e domandò, dubbiosa: - Come mai Seth si è rivelato così premuroso, nei confronti di Mary? Non è da lui... -.
- Non essere irrispettosa, Mana. - la rimproverò la Sacerdotessa: - Seth è antipatico, scontroso, irritante, arrogante, altezzoso, saputello e gentile come un serpente a sonagli arrabbiato, ma si trova comunque ad avere a che fare con una fanciulla di altissimo rango. - le fece notare.
In esclusiva assoluta, le vere parole di Seth riguardo la spiegazione della sua decisione: - Così facendo, ci assicureremo che la principessa non sfiori neppure alla lontana il nostro divino Faraone! -.
- Oh... - si limitò a dire Mana, stupita.
- Vi faccio strada. - si offrì Aisis, rivolta a Mary: - Così potrete riposare in quella che, a tutti gli effetti, è la vostra stanza. -.
- ... va bene. - disse la principessa, lanciando un'occhiata a Mana.
Non le era sfuggito il modo in cui la ragazza aveva chiamato il Faraone, "principe".
"Mana è dalla nostra parte!" gioì, felice: "E' per questo che ha chiamato Atemuccio uccio puccio cucciolo "principe", per fare un bellissimo paragone con me, che sono una "principessa".".
Sospirò, con un sorriso: "Nonostante la sinistra trappola di Seth e la crudeltà che i Sacerdoti stanno mostrando nei miei confronti, posso almeno essere sicura che Mana è dalla mia parte. E chissà che il suo amore non venga ricambiato dal giovane ubaldo, convincendolo a non avere più sentimenti di vendetta nei miei confronti...".
La mente colma di questi pensieri, Mary salutò Mana e seguì Aisis verso il suo nuovo - e definitivo - alloggio.


.

Note:
* Prima c'era un brevissimo (tre righe contate) omake in cui Mary scappava, sconvolta, dopo aver letto Il Libro del Destino, affermando di non poter competere con la marysuosità della protagonista. All'epoca mi ero da poco imbattuta in quel libro, adesso trovo che un omake simile, semplicemente, non c'entri nulla, quindi l'ho tolto.


Fu così che la bellissimissima principessa Mary finì con l'innamorarsi perdutamente del protagonista gnocco (esatto, l'unico motivo per cui si innamora di Atem e non, per esempio, di Seth, è soltanto perché il protagonista bello è lui XD). U.U
Il terrificante soprannome che Mary dà al Faraone fu una delle prime cose che mi vennero in mente. °° *e non è bello da far sapere*
In verità, non avevo intenzione di fare Mary così paranoica ma, in una storia con una vera Mary Sue, purtroppo, i suoi pensieri sarebbero effettiva parte della trama. =____=

Mi fa piacere che il primo capitolo sia piaciuto così tanto. *^* Mi auguro che questo ne sia all'altezza. oAo
x Tayr Soranance Eyes: Che onore! *______*
Riguardo la descrizione... ehm... beh, magari non così lunga, ma... ehm... >___>
... tu hai idea di cosa siano le fanciulle durante i saldi? oAo
"Ma si facevano già, i saldi, nell'antico Egitto? °__°"
Dettagli! (XD)
Ed ecco che anche Atem ha fatto la sua apparizione, con relativa reazione di Mary. U_____U
Ora sta a te decidere se volerle tanto bene o volerle tanto male anche se una mezza idea ce l'avrei... XD
Ti ringrazio! *///*
x Masayachan: Ciao! *O*
Sì, con qualche mese di ritardo, sono riuscita nell'impresa. *^* Ed è anche venuta un filino più lunga di quanto stimato all'inizio... (attualmente, tra prima e seconda parte, non ho la minima idea di quanti capitoli saranno) (tanti). °°
Sai, ho avuto dubbi fino alla fine sul riassunto in corsivo: non sapevo se metterlo o meno. °° Allora ho fatto bene a lasciarlo! *^*
Ma come, non vedi quanto Mary e Atem siano predestinati? *^* (risposta: no)
Ehm, per il momento, ci saranno solo personaggi dell'Antico Egitto. ^^""
Grazie dei complimenti! ^///^
x XShade-Shinra: Ma come puoi odiare Mary? oAo Lei è così bellissimissima e bravissimissima e amatissimissima da tutti! oAo Sei solo invidiosa! OAO (XD)
Purtroppo, non si può dire lo stesso dei suoi occhi così gravemente - seppur temporaneamente - rovinati. çAç
Noto che Seth è piaciuto un po' a tutti con una minuscola apparizione. XDD
Grazie del commento! *^*
x Fantasy_Rancia: Sono onorata. oAo E imbarazzata. .//////////.
Beh, io non sono proprio capace di scrivere in stile copione. XDD
Comunque, ultimamente, ci sono sempre più fic comiche in prosa. ^^
Già, purtroppo Mary non ha molto modo di pavoneggiarsi. U.U Perché i Sacerdoti sono kattiwi e invidiosiH! oAo
(quello degli errori su testi/recensioni notati solo dopo aver postato è un mal comune ç__ç)
Grazie dei complimenti e della fiducia! °///°
x Justeyes: "ho voluto fidarmi del fatto che la scrivi tu"
oAo
*soccombe*
*si riprende*
Beh, la reazione di Atem alla visione della splendida principessa è sotto i tuoi occhi. U.U
Ti ringrazio del commento! ^///^
x Mizushipping: Sì, la pelle è rigorosamente bianca! U.U E tutto il mondo gira intorno a lei, neanche fosse cliente Vodafone! oAo
L'ho letta anch'io... ma non era nulla in confronto a certe altre cose allucinanti... °°
Grazie! *//////*
x ShionBlueEyes: Mary è semplicemente terribile. oAo Si fa quasi più paranoie di me. oAo
I suoi venti decimi sono OVVIAMENTE diventati meno venti decimi per tutti i minuti trascorsi con Bakura. U.U
Grazie del commento! ^^

Spero che questo capitolo vi sia stato gradito. °^° Se avete consigli o critiche, ditemi pure! ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 03 Sue ***


Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

MARY 03



Il candido astro della notte non brillava nel cielo, non illuminava la calda terra d'Egitto, le stelle non tempestavano la volta celeste; le case, gli edifici, il palazzo non erano tinti di colori scuri, le acque del Nilo non scorrevano nel silenzio della sera inoltrata, la gente non riposava beatamente nei propri letti.
Questo perché era mattina.
La fulgida principessa Mary aprì la finestra della lussuosa stanza che le era stata assegnata, facendo un profondo respiro per catturare l'aria mattutina.
"Oggi sembrerebbe essere una bella giornata." sorrise, luminosa come il sole da poco sorto sulla linea dell'orizzonte.
Posò le delicate dita diafane sulla base della finestra, lo sguardo variopinto perso in direzione di una stanza esattamente dall'altro lato dell'immenso palazzo: "Chissà cosa starà facendo Atemuccio uccio puccio cucciolo..." si disse, con un sospiro sognante, arrossendo graziosamente al solo ricordo del bel sovrano: "Sicuramente, sarà già gravato di pesanti compiti fin da quest'ora così giovane..." si rammaricò, non potendo far altro che osservare da lontano il luogo in cui sapeva riposare il Faraone.

- Non possiamo fare altrimenti, mio Faraone. - disse Seth, serio, in piedi accanto al letto del giovane sovrano.
Quest'ultimo annuì lentamente, pensieroso: - Vorrei che ci fosse un'alternativa... -.
- Sarebbe splendido, mio Faraone. - concordò Mahad, al suo fianco: - Ma, attualmente, non abbiamo altra scelta. -.
Atem alzò lo sguardo d'ametista fino a quel momento fisso sul pregiato pavimento della sua camera, guardando prima i Sacerdoti che aveva accanto e poi i due che aveva di fronte, Shada e Karim.
- Allora va bene. - decise, alzandosi dal letto e salendovi sopra.
- State attento, mio Faraone! - si raccomandò Shada, indossando un giubbotto catarifrangente e cominciando a sventolare delle luci di segnalazione per l'atterraggio aerei.
Karim, vicino a lui, si limitò ad imitarlo, senza proferire parola.
- Al mio tre, Faraone! - esclamò Seth, posizionandosi davanti al giovane sovrano, insieme a Mahad, sostenendo con lui una strana cintura d'oro puro.
Incapace di parlare per la preoccupazione, Atem annuì meccanicamente, gli occhi fissi sulla cinta.
- Uno... -
- Abbiate fiducia, mio Faraone! - lo incoraggiò Mahad, deciso: - Ieri ci siamo riusciti, andrà bene anche questa mattina! -.
- Due... -
- Sgombrare il campo! Sgombrare il campo! - urlò Shada, agitando le luci di segnalazione.
- Tre! -.
A quella parola, Atem saltò dal letto, per poi ricadere esattamente all'interno della cintura tenuta ferma da Seth e Mahad.
Silenzio.
- ... ce l'abbiamo fatta? - domandò Mahad, titubante.
Lo sguardo dei quattro Sacerdoti andò al giovane sovrano: la cintura d'oro aderiva alla sua vita, perfettamente indossata.
- Sì! - rispose Atem, gli occhi sgranati per l'incredulità.
- CE L'ABBIAMO FATTA!!! - esultarono Shada e Karim, estraendo dal nulla delle bottiglie di champagne; i tappi saltarono, le bevande inzupparono il Faraone e i due Sacerdoti ancora attaccati alla sua cintura, i festeggiamenti per la riuscita vestizione ebbero inizio.
Quando, una decina di minuti dopo, il visir Shimon andò a chiamare il Faraone, trovò i quattro Sacerdoti intenti a fare il trenino, soffiando dentro delle lingue di Menelik, dei cappellini di carta triangolari sopra teste, parrucche, copricapi e coni stradali, mentre Atem, tornato in piedi sul letto, lanciava dei coriandoli, accanto ad uno stereo da cui usciva una voce che cantava: - Pepepè! Pepepepè! Pepè! Pepepepè! Pepè! -.

Giorno 1
Sole al massimo dello splendore, Luna appena visibile in un angolo, Mercurio in transito, Venere all'orizzonte, Marte invisibile, Giove assente per malattia, Saturno deve portare il certificato medico


Mary camminava tra gli spazi di luce e gli spazi d'ombra che si alternavano nei corridoi, a seconda di come i raggi del sole fossero ostacolati dalle colonne, il passo deciso verso l'altro lato del palazzo.
"Se rimarrò distante, il morbo della peste bionda non mi colpirà!" si disse la splendida fanciulla, mentre il suono dei suoi passi rimbombava nelle sue delicate orecchie e in quelle mura d'oro: "Quindi, posso vedere Atemuccio uccio puccio cucciolo da lontano e vegliare su di lui con tutto il mio amore!".
Si fermò, come se si fosse improvvisamente ricordata di qualcosa.
Con dolcezza, si portò una mano all'abbondante petto, l'altra elegantemente alzata sopra la sua testa: - Forse sarebbe il caso che cantassi un'appassionata canzone d'amore, così da essere accompagnata nel mio difficile tragitto dalla mia soave voce e da uno stormo di adorabili uccellini accorsi per udire il mio splendido canto! -.
Si schiarì la voce e iniziò a cantare con voce vellutata: - Evri dei! Evri nait! Evri second ommai laif! Vu vu vu mi piaci tu! Tu tu tu tu tu tu! Ai lov iu! Iu lov mi! E mi manchi sempre più! Non so che fai, se ci credi... Chissà che fai, chissà... ci penserai? Tu com- -
- Eccovi, principessa! -
Mary si bloccò con un sussulto, quasi strozzandosi con la saliva per lo spavento.
Istintivamente, si voltò, ritrovandosi d'innanzi un colossale esempio di scultura monumentale: un uomo decisamente muscoloso, abbigliato con una tunica color marmo, in mano una bilancia piuttosto pacchiana.
Il Sacerdote con la parrucca nera.
Di fronte a quell'uomo, nella mente della principessa si formò un unico, logicissimo pensiero: "... che uccellini orrendi che hanno, in Egitto... niente a che vedere con i loro polli...".
- ... sì? - riuscì a dire, ancora sbigottita dal dubbio uccellino che il suo soave canto aveva richiamato.
- La Sacerdotessa Aisis vi ha informato del fatto che, da oggi, sarete scortata da noi Sacerdoti? - domandò l'imponente uomo, impassibile sia nel volto che nella voce.
- ... sì... - rispose Mary, intuendo grazie alla sua grande intelligenza che, per il momento, non sarebbe riuscita a vedere il bel Faraone dagli occhi viola.
- Io sono Karim. - si presentò l'uomo imparruccato: - Starò con voi per le prossime otto ore. - spiegò, senza particolare inflessione nel tono.
- ... sì... - fece la principessa, con un entusiasmo pari all'espressività di Karim.
Dopo il suo monosillabo, nel corridoio piombò il silenzio.
- ... -
Mary continuava a fissare Karim, piegando quasi del tutto la testa all'indietro per riuscire a guardarlo negli occhi scuri, in attesa che lui dicesse o facesse qualsiasi cosa.
...
Niente.
- ... -
Il Sacerdote Karim doveva essere davvero molto silenzioso.
- ... -
Troppo.
- Vi decidete a dire qualcosa? - sarebbe sbottata Mary ma, essendo troppo graziosa per simili uscite, si limitò a fare un delicato colpo di tosse e a chiedere, con un sorriso falsissimo: - Quindi cosa avete intenzione di fare per le prossime otto ore? -.
In quel momento, una terribile idea si fece strada nella mente della principessa: "Io... da sola... con un simile omone... per... otto... ore...".
- ... in realtà non ho programmato niente. - rispose Karim, atono: - ... mi è stato riferito soltanto stamane che il primo ad accompagnarvi sarei stato io. ... quindi non ho pensato a niente. -.
Silenzio.
- Allora... - sorrise Mary, rivelando la sua scintillante dentatura perfetta, come se nella sua bocca vi fossero trentadue magnifiche e candide perle splendenti: - ... che ne dite di andare a trovare il Faraone? - chiese, con assoluta innocenza.
Il massiccio Sacerdote la osservò per un lungo - lunghissimo - istante, prima di dire, con estrema enfasi: - ... no. -.
Fine.
Una strana sensazione si era annidata nello stomaco della principessa: una sensazione nera, cupa, pesante, che le artigliava gli organi fino a farli sanguinare.
Sconforto.
- ... e quindi? - fece, angelica, un tic nervoso all'occhio che tradiva la sua seraficità.
Silenzio.
"Oh, God..." gemette la ragazza: "... piuttosto me ne torno da quella creatura ributtante che ha tentato di mangiarmi. Almeno lì ero impegnata a mettermi al sicuro...".
Silenzio.
"... il deserto è molto lontano dal palazzo...?".
- ... ho un'idea. - disse Karim, d'un tratto, con l'espressività di una sfinge.
- Sì? - si mise in ascolto Mary, gli occhi colorati che le brillavano di pura felicità per la fine di quel tedio mortale.
Il Sacerdote guardò per un lungo - lunghissimo - istante all'orizzonte, lo sguardo perso nel vuoto, la principessa pronta a fuggire nel deserto e autodarsi in pasto alle belve feroci che si nascondevano tra quelle sabbie, per poi proferire finalmente parola: - Potreste aiutarmi a fare una cosa. -.
Mary sbattè più volte le meravigliose palpebre, colta alla sprovvista: - ... ossia? - osò domandare, un po' incuriosita.
- ... seguitemi. - si limitò a dire l'imponente Sacerdote, voltandosi e dirigendosi nella direzione opposta a quella in cui stava andando Mary.
Dopo un attimo di esitazione, la principessa decise di non approfittare di quel momento di distrazione dell'omone per scappare verso il bel sovrano da cui il fato crudele la stava allontanando: "Atemuccio uccio puccio cucciolo sta cercando di non rendere troppo evidente il nostro grande amore!" si disse la ragazza, praticamente correndo per stare al passo del gigantesco uomo: "Se adesso corressi da lui abbandonando questo Sacerdote, tutto ciò che lui sta facendo sarebbe vano!".
Abbassò lo sguardo colorato, conscia di non poter fare altrimenti: "Per te, mio amato..." sospirò, rassegnata, per poi accorgersi di aver rallentato il passo; il Sacerdote Karim era ormai giunto praticamente alla fine del corridoio, a metri e metri da lei.
- Aspettatemi! - urlò la principessa, correndo elegantemente dal gigantesco omone che con estrema maleducatezza non aveva aspettato la fine dei suoi profondi pensieri d'amore.
Una volta raggiunto il Sacerdote, Mary si accorse che si era fermato d'innanzi ad un'altissima porta.
"Ma questa..." si rese conto la fanciulla, sgranando gli occhi: "... non è forse l'ala del palazzo dedicata alle stanze dei Sacerdoti?".
Ricordava bene: si stava recando dal Faraone, seguendo l'indicazione datale da Mana tempo addietro, ma Karim l'aveva trascinata nel corridoio opposto.
L'ala dei Sacerdoti.
"Perché mi ha portato nella zona riservata ai Sacerdoti?" si chiese Mary, preoccupata, osservando con un certo timore il gigante di bronzo che apriva la monumentale porta: "Queste non sono forse le loro stanze private? I Sacerdoti d'Egitto non hanno una qualche stanza rituale o simili?".
Un pensiero improvviso tornò ad attraversarle la mente, facendola sussultare.
Fece istintivamente un passo indietro: "Quest'uomo... quest'uomo non vorrà mica...".
Inorridì: "E' sicuramente una trappola!" gemette, con un tremito, guardandosi intorno nella speranza di individuare qualcuno, qualsiasi qualcuno.
- Prego, entrate pure. - la invitò Karim, indicandole la porta aperta con un gesto della mano.
Mary trasalì.
"E ora cosa faccio?" si chiese, mordendosi un labbro, i grandi occhi dai mille colori colmi di inquietudine: "Se entro, potrei trovarmi in pericolo ma, se non entro, potrei destare sospetti, o essere trascinata dentro a forza o-"
Si guardò intorno, perplessa: "Un attimo, come ho fatto ad entrare?".
La principessa, persa nei suoi pensieri, non si era neppure accorta di aver varcato la soglia della stanza, entrandovi con assoluta calma - nonostante il suo viso fosse il ritratto del terrore.
Karim, dal canto suo, non aveva minimamente fatto caso all'espressione sconvolta della ragazza - o, se ci aveva fatto caso, non aveva dato segni di alcun tipo - e si era limitato ad entrare a sua volta, richiudendosi la porta alle spalle.
Mary osservò la porta chiudersi, indietreggiando sempre di più nella grande stanza in cui era stata portata: "Oh, God, come sono ingenua!" gemette, tra sé e sé: "E ora cosa posso fare? Se quest'uomo si rivelasse un bruto, io sarei completamente alla sua mercè e non avrei alcun modo di sfuggirgli!".
Scosse la testa, disperata: "Oh, avevo capito all'istante che la mia dannata bellezza aveva crudelmente ammaliato tutti i Sacerdoti e che avrei fatto meglio ad evitare di rimanere sola con loro ma, nonostante tutta la mia prudenza e astuzia, non sono riuscita ad evitare che ciò avvenisse!".
Prudenza e astuzia...?
- Principessa. -
Nel sentirsi chiamare, la ragazza ritornò con i piedi per terra, accorgendosi solo in quel momento di aver cominciato ad arrampicarsi su una delle grandi tende scure aperte ai lati delle finestre della stanza.
- Sì? - chiese, rimanendo ancorata alla pesante stoffa della tenda.
- Prima vi avevo accennato ad una cosa in cui potreste essermi utile. - le ricordò Karim, se possibile, ancor più inespressivo di prima.
- ... sì. - rimembrò la ragazza, seguendo con lo splendido sguardo il Sacerdote che le tendeva una mano, invitandola a seguirlo.
Con fare esitante, dopo un attimo di indecisione, Mary posò la sua delicatissima mano diafana su quella massiccia dell'uomo, lasciandosi condurre senza opporre resistenza.
Dopo qualche istante, Karim la fece sedere su una superficie morbida, rialzata rispetto al pavimento, per poi dileguarsi chissà dove.
"E adesso?" si chiese Mary, tastando delicatamente il posto su cui era seduta: un rettangolo morbido, con delle colonne agli angoli.
"E'... un... letto?".
Il cuore della principessa accelerò il suo battito, rimbombando dolorosamente nelle orecchie.
"Non è possibile..." si disse, tremando: "... non è... non è..."
- ... possiamo cominciare. -.
La voce atona di Karim, riapparso vicino a lei, quasi la fece urlare dallo spavento, tanto era nervosa.
- Rimanete seduta. - le disse, come se nulla fosse: - Ora dovete solo mettere le mani avanti. Al resto penserò io. -.
Un groppo alla gola che quasi la soffocava, paralizzata dalla paura, Mary, pallidissima, non poté far altro che obbedire.
Chiuse gli occhi, strizzandoli quasi fino a far male, e, tenendo gli avambracci aderenti al busto, portò avanti le braccia, le mani strette a pugno.
"Che orrore!" pensò, con una sgradevole sensazione di disgusto nello stomaco: "Non posso fare niente! Niente! Ma quest'uomo la pagherà! Pagherà per ciò che mi sta facendo! Io... io... se soltanto potessi... ma... ma...".
Deglutì, trattenendo un gemito di pianto: "Perché la mia bellezza è così-"
Qualcosa di pesante le avvolse i polsi e parte delle braccia, interrompendo i suoi pensieri e facendola sobbalzare.
"Cos'è?" si chiese, spaventata: "Cos'è questa cosa?".
Era terribile.
Ma doveva sapere.
Doveva sapere cosa quell'uomo crudele le stava facendo passare.
Doveva sapere.
Doveva.
Aprì gli occhi, di scatto.
Le sue braccia erano avvolte da una pesante e fitta matassa di lana rossa.
- ... eh? -.
Da quella matassa partiva un filo, che giungeva fino a Karim, seduto su una sedia a dondolo apparsa da chissà dove e chissà quando, la bilancia pacchiana poggiata a terra, tra un numero imprecisato di matasse e gomitoli di ogni colore possibile, immaginabile e che ancora doveva essere concepito; con un paio di ferri, l'uomo filava quella che aveva l'aria di essere una coperta.
- ... di grazia... - balbettò Mary, decisamente confusa: - ... cosa... state... -
- Qui in Egitto, la notte, fa molto freddo. - spiegò subito il Sacerdote, senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro a maglia: - La temperatura arriva anche sotto lo zero. -.
Alzò gli occhi, per la prima volta con un accenno di luce di vita: - E' per questo che abbiamo bisogno delle copertine di lana! -.
- ... -
- Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi reggesse le matasse! Da adesso, passeremo otto ore a filare copertine di lana per tutti gli abitanti del palazzo! Non siete contenta? -.
La bocca semiaperta e lo sguardo fisso e vacuo della principessa furono una risposta sufficiente.

Otto lunghiiiiiiiiiiiiiiiiiissime ore dopo...

Un suono.
Un suono diverso dallo sferruzzare di Karim.
Toc toc toc
Era come se ci fosse qualcuno alla porta...
La porta...
Era così distante...
- Avanti. - invitò Karim, il tono totalmente privo di espressione.
La porta si aprì e il Sacerdote calvo fece la sua apparizione nella stanza.
- Sono venuto a darti il cambio per la sorveglianza della principessa Mary. - spiegò l'uomo, impassibile, salvo poi mutare espressione nel vedere il volto assente della leggiadra fanciulla ricoperta di matasse.
- P-principessa... - balbettò, preoccupato, avvicinandosi: - Siete... siete ancora cosciente? -.
- ... -
- La felicità del fare copertine di lana l'ha ammutolita. - spiegò Karim, mettendo via i ferretti e mostrando all'altro Sacerdote, Shada, le cinquantacinque copertine di lana create in quelle otto ore, impilate ordinatamente sul letto.
- Capisco... - annuì Shada, con fare sapiente: - E' ammirevole che la principessa si sia resa utile alla comunità con così tanto entusiasmo, mettendosi al lavoro pur di non risultare un peso per noi che la ospitiamo. -.
- Ammirevole, molto. - concordò il Sacerdote corpulento.
Sullo sfondo della loro appassionante conversazione, la matasse di lana si animarono improvvisamente; i fili colorati si riunirono, si attorcigliarono e crearono un gigantesco e variopinto serpente di lana.
La mostruosa e morbida creatura si avvolse attorno al perfetto corpo della principessa, strisciandole sulla vita, sulle spalle e, soprattutto, sul collo; proprio sul collo, le spire di lana di quel mostro si contrassero, stringendolo in una morsa soffocante.
Tornata brutalmente alla realtà, Mary, presa dal panico, cercò di divincolarsi, il respiro che le si mozzava in gola, incapace di chiamare aiuto, ma più cercava di opporre resistenza, più il serpente di lana la stritolava; così, mossa da un superiore istinto di sopravvivenza, accantonando la paura, sfoderò dal nulla una sega circolare, tagliando di netto il corpo del serpente composto di quelle malefiche matasse che le avevano risucchiato ogni energia vitale in quelle eterne otto ore.
Tuttavia, la principessa fece appena in tempo a togliersi la biscia lanosa dal collo che il corpo monco della creatura si animò nuovamente; in un istante, dal moncherino di lana erano uscite tre nuove teste fatte di colorati fili intrecciati.
- E' l'Idra di Lana! - capì Mary, sconvolta, la sega circolare a stento sorretta dalla sua mano tremante.
- ... principessa... - osò dire Shada, ricordandole dell'esistenza di altre persone nella camera, gli occhi completamente sgranati: - ... cosa state facendo...? -.
Mary ricambiò il suo sguardo esterrefatto: - E' l'Idra di Lana! E' l'Idra di Lana! - quasi urlò, mentre il mostro la aggrediva di nuovo, avvolgendole il collo, soffocandola in una tripla morsa.
Shada e Karim si scambiarono un'occhiata perplessa - perlomeno, quella del Sacerdote calvo lo era.
Dopo qualche istante, capirono.
- L'emozione è stata così grande da sconvolgerla... - dissero, quasi inteneriti.
- Adesso, però, è ora di andare. - ricordò Shada, avvicinandosi alla principessa e guardandola negli occhi sbarrati: sulle sue iridi stava prevalendo il blu, in perfetta continuità con il sinistro colorito assunto dal suo viso, il collo ancora stretto in una tripla morsa mortale.
Karim, finalmente, si alzò dalla sedia a dondolo, afferrando con una mano il punto dell'Idra di Lana in cui il suo corpo si divideva in tre; non appena lo fece, il mostro si afflosciò.
Con una sola presa, Karim aveva soffocato il mostro.
Mary boccheggiò, cercando di riprendere aria, mentre Shada la aiutava a scendere dal letto.
- Comprendo che fare copertine di lana sia stata un'esperienza meravigliosa, principessa, ma non è il caso che vi ci arrotoliate con tutto questo entusiasmo! - le disse il Sacerdote calvo, con fare sapiente.
La principessa era completamente fuori di sé: - Le... le copertine... l'I... l'Idra... - farfugliò, senza senso.
- Noi andiamo, allora. - annunciò Shada a Karim, per poi portare la principessa lontano dal Sacerdote imparruccato e, soprattutto, lontano da quelle malefiche matasse di lana colorata e da quelle infernali copertine variopinte.
In tutto questo, la sega circolare è tornata da dove era venuta.
So che vi premeva saperlo.

Le copertine variopinte.
Le copertine variopinte sarebbero dovute essere portate nella stanza adibita alla loro accoglienza, un'enorme camera dal tempo di percorrenza totale pari a circa tre minuti a passo d'uomo. Ogni parete era interamente ricoperta di scaffali, dal pavimento fino al soffitto, metri e metri più in alto; ad intervalli regolari di pochi passi, anche il pavimento era occupato da alti scaffali colmi di copertine di lana.
Era come una gigantesca biblioteca, soltanto che, invece dei libri, si trovavano copertine di lana.
In effetti, quella era la ex-biblioteca: i rotoli di papiro erano diventati veramente troppi per essere contenuti al suo interno, ed era stato quindi necessario costruire un'altra biblioteca, più vasta.
La stanza, ormai non più usata, era stata adibita a stanzino delle copertine di lana.
Per gentile concessione del Sacerdote Seth.
Fu lì che Karim, con assoluta nonchalance e tenendo la sua bilancia di dubbio gusto in mano, portò le cinquantacinque copertine; certo, non sarebbe stata una brutta idea usare le energie così entusiastiche della principessa Mary anche per il trasporto delle copertine di lana, ma il tempo con lei era ormai scaduto e la fanciulla era stata affidata a Shada.
Così, Karim dovette fare da solo, come sempre.
Giunto nella stanza, però, l'uomo si accorse della presenza di un'altra persona: in piedi davanti ad uno scaffale, fra le mani una copertina di lana blu notte, lo sguardo azzurro perso nel vuoto, la Sacerdotessa Aisis sembrava stare osservando, con evidente ed immenso stupore, cose che a nessun altro mortale erano concesse di essere viste.
Doveva trattarsi di una visione scaturita dalla sua Collana del Millennio, l'Oggetto magico che l'aveva resa capace di vedere qualsiasi avvenimento futuro.
Succedeva sempre così: da un momento all'altro, la donna rimaneva imbambolata a fissare il vuoto, a volte anche per ore.
Era per questo che le era stata tolta la supervisione di qualsiasi cosa.
Non era stato fatto con cattiveria, ma un supervisore che rimane assente per ore non era proprio l'ideale. Soprattutto se si trattava di cucina.
Aisis parve tornare in sé e, voltandosi, si accorse della presenza del massiccio Sacerdote: - Karim! - si stupì, chiedendosi da quanto tempo fosse lì.
- Aisis. - salutò l'altro, impassibile, cominciando a mettere a posto le varie copertine di lana: - Hai ricevuto uno spoiler? -.
- Sì... - rispose la donna, gli occhi ancora spalancati per l'incredulità.
Soltanto in quel momento Karim si accorse di come la Sacerdotessa fosse visibilmente scossa: doveva aver ricevuto uno spoiler incredibile.
- Tutto bene? - domandò, con una certa preoccupazione: non era raro che la donna avesse spoiler di cose poco carine.
Ricordava perfettamente il giorno in cui la donna aveva confessato a Mahad di aver visto spezzarsi un laccio di un sandalo del Faraone, mandando in paranoia il povero Sacerdote, che aveva provveduto a controllare personalmente ogni singolo sandalo faraonico.
Purtroppo, a rompersi era stato un laccio di un sandalo che il giovane sovrano stava indossando e ciò aveva fatto sì che Mahad fosse ricoverato d'urgenza per improvviso calo di pressione.
- Io... - mormorò la Sacerdotessa, facendo dei profondi respiri per calmarsi: - ... quel che ho visto... -.
Incuriosito e leggermente inquietato, Karim smise di sistemare le copertine di lana, portando tutta la sua attenzione sulla donna - questo non significa che si degnò di palesare sul suo viso una qualsiasi emozione.
- Ho visto Seth diventare il padrone del mondo. - svelò, gli occhi sgranati come se stesse rivedendo quelle immagini: - Era stato passato in varechina, così come il suo mantello, a sua volta poi sottoposto ad un incredibile trattamento intensivo di amido. -.
- Seth padrone del mondo? - ripeté il Sacerdote, incredulo, ma sempre impassibile.
- E poi... - proseguì la donna, incapace di fermarsi: - ... Mahad e la piccola Mana, anch'essi passati sotto varechina, volavano indossando completini succinti o aderenti, con dei cappelli talmente terribili da far sembrare normale quello di Seth! -
- Incredibile... -
- E poi... Aknadin veniva esposto in una bara di vetro, completamente rinsecchito. - scosse la testa, sconvolta: - Io gliel'avevo detto di usare la Nivea Crema Antirughe, ma ormai so già che non mi darà retta e quello sarà il risultato! -
- Pover'uomo... -
- E poi... ho visto Shada andare in giro con un turbante, teletrasportarsi da un luogo all'altro e dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato... -
- Mi chiedo perché si ridurrà così... -
- E poi... ho visto Shimon, anche lui passato in varechina, a capo di un negozio in cui erano vendute strane merci con parti piccole, da tenere fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei tre anni, contengono piccole parti ingeribili o inalabili, in caso di contatto con gli occhi sciaquare immediatamente... -
- Oh... -
- E poi... - lo sguardo della donna mutò, a metà tra la sorpresa e la felicità: - ... io vivrò in un luogo piuttosto vecchio e buio, ma accanto a me ci sarà un bambino adorabilissimo, l'assoluto ritratto dell'innocenza e della bontà! -.
- Sono felice per te... - commentò Karim, rilassandosi nel sentire che non erano in vista catastrofi di alcun tipo.
A parte Seth come padrone del mondo.
- Purtroppo, non ho visto il nostro Faraone. - sospirò Aisis, dispiaciuta: - Avrei tanto voluto conoscere anche l'evolversi delle sue vicende... -
- Aisis. -
La donna alzò lo sguardo, incontrando gli occhi dell'imponente Karim.
- ... ed io? -
Aisis raggelò.
- Ehm... - fece, vaga, guardandosi intorno: - ... ecco... tu... oh, mia Seshat! - urlò, spalancando nuovamente gli occhi, indicando, agitata, una cosa alle spalle dell'uomo: - Ma quello è proprio un tiramisù volante trasportato da una processione di ibiscus alati? -.
Istintivamente, Karim si voltò.
Quel che vide non fu altro che il corridoio e il colonnato del palazzo.
Nessun ibiscus alato e, soprattutto, nessun tiramisù volante.
- Io non vedo nient- - disse Karim, tornando a guardare Aisis, salvo accorgersi che la Sacerdotessa era misteriosamente sparita.
- ... non mi aveva detto di essere di fretta. - disse il corpulento Sacerdote, per poi soffermarsi con lo sguardo su un misterioso ed evidentissimo rigonfiamento a grandezza umana sotto uno dei tappeti che ricoprivano il pavimento.
- ... ma quel tappeto... - notò l'uomo, perplesso: - ... è leggermente sfilacciato in un angolo. -.
Senza preoccuparsene troppo, Karim tornò a risistemare le copertine mentre, alle sue spalle, il tappeto, con tanto di rigonfiamento, scivolava fuori dalla stanza, in un tripudio di tiramisù volanti trasportati da una processione di ibiscus alati.

Affrontare l'Idra di Lana era stata un'impresa degna di essere narrata in un racconto epico.
Ma affrontare l'Idra di Lana era stata anche un'esperienza traumatizzante per la tanto scioccata quanto bellissima principessa Mary; nonostante questo, la splendida fanciulla si era completamente ripresa, grazie al suo carattere forte e temprato dalle avversità della vita (?).
- Sarò io ad accompagnarvi per le prossime otto ore. - le disse Shada, serio, impassibile ma decisamente più espressivo di Karim: - Dopo, potrete tranquillamente tornare ai vostri alloggi e riposare. -.
- Perdonate la domanda... - fece Mary, osservando con una certa confusione il panino al pane che aveva tra le mani: - ... ma voi non pranzate in una qualche lussuosa stanza d'oro con piatti di ogni genere? -.
Shada parve trasalire ma, quando parlò, la sua voce era ferma: - Sì, principessa. Ma, vedete, lì si trova anche il nostro divino Faraone che, come sapete, è affetto da una terribile malattia che potrebbe esservi fatale. E' per questo che non vi permetteremo di accedere ai luoghi in cui il nostro divino sovrano si trova o è passato: potrebbe essere rimasto qualche batterio che potrebbe mettervi in pericolo. -.
La principessa annuì, comprendendo la tragedia in atto, ripromettendosi di essere forte: il fato stava mettendo alla prova il suo amore.
E lei avrebbe continuato ad amare il meraviglioso, splendido, sublime, gnocco sovrano per sempre.
- Visto il vostro desiderio di essere utile alla comunità, ho deciso che trascorreremo il tempo lucidando. - spiegò Shada, finendo il suo panino al pane.
- ... sì. - fu la entusiasta risposta della principessa, mentre metteva in bocca l'ultimo pezzo di panino.
- Beh, allora, mettiamoci al lavoro. - sospirò, rassegnata, alzandosi dallo strano posto in cui il Sacerdote l'aveva fatta sedere: uno dei piatti di una gigantesca bilancia d'oro.
Non appena fu in piedi, l'altro piatto, su cui era seduto Shada, rovinò a terra, portandosi dietro Sacerdote e intera bilancia gigante, che franò impietosamente al suolo; Mary non fu colpita perché era finita esattamente nello spazio tra le funi che sostenevano il piatto.
Quando la principessa si accorse di ciò che era appena successo, sbatté più volte le palpebre e disse: - Dovreste prestare più attenzione alla vostra linea, signor Sacerdote, vedete cosa succede a strafogarsi di schifezze ingrassando di dieci chili in un colpo? -.
Shada, riuscendo faticosamente a riemergere dalla bilancia, cominciò a comprendere i sentimenti che il Sacerdote Seth provava nei confronti della fanciulla. - Terrò a mente il vostro prezioso consiglio. - disse, ripetendosi nella mente, come un mantra, quanto fosse importante l'ospitalità, di come alcune culture la anteponessero alla guerra, di come fosse capace di soffocare qualsiasi impulso negativo.
L'ospitalità era molto importante.
La bellissima ospite, dal canto suo, si era già avviata lungo il corridoio, ravviandosi, di tanto in tanto, i lunghi capelli d'oro, a volte gettando indietro la testa. "Uffa..." si disse la meravigliosa principessa, scostandosi i capelli dalle spalle con entrambe le mani: "Deve esserci un serio problema nell'architettura di questi corridoi. Dovrò farlo presente.".
- State prendendo la direzione sbagliata. - la voce del Sacerdote calvo la raggiunse, costringendola a voltarsi verso di lui, rimasto qualche passo indietro.
- Prego? - chiese Mary, sgranando appena i brillanti occhi d'arcobaleno.
- Di là c'è il Tempio di Wedjut. - le spiegò Shada, per poi mostrarle la giusta direzione con un gesto del braccio: - Seguitemi, principessa. -.
Confusa, Mary annuì, seguendo quindi il Sacerdote nella giusta direzione.
- Scusate, ma... - esordì, incuriosita: - ... cos'è il Tempio di Eggiut? -.
Sentì il Sacerdote d'innanzi a lei sospirare, per poi risponderle: - E' il luogo di cui è custode il sommo Aknadin ed è molto importante, per noi Sacerdoti. -. "Mi ricorderò di non andarci mai."
- A proposito di luoghi... - le tornò in mente, ravviandosi i capelli ancora una volta: - Credo che il vostro Palazzo abbia un problema architettonico. -.
Shada si fermò di colpo, rischiando quasi di far sbattere la principessa contro la sua immensa schiena. Si voltò, gli occhi spalancati: - Come? - chiese, sinceramente stupito: - Che problema c'è? -.
Mary, evitato lo scontro grazie ai suoi riflessi ipersviluppati, rivelò, con assoluto candore: - Nei corridoi non c'è vento. -.
- ... prego? - lo sguardo del Sacerdote calvo si era fatto sinceramente perplesso.
- Insomma, non c'è nessuna folata d'aria che mi sollevi naturalmente i capelli e che muova continuamente le mie vesti! - protestò Mary, irritandosi nel ricordare il momento in cui l'aveva scoperto: - Come si possono costruire corridoi senza far sì che il vento entri costantemente? -.
- ... - lo sguardo del Sacerdote calvo si era fatto sinceramente qualcos'altro, ma la principessa non riuscì a capire esattamente cosa.
- ... ho compreso. - si limitò a dire Shada, per poi riprendere la sua camminata.
"Che maleducato!" sbuffò Mary, tra sé e sé, mentre cercava di tenere il suo passo fattosi stranamente più rapido: "Non mi ha neppure ringraziata per avergli fatto notare un così grave problema nel Palazzo! Liquidata così! Che incivile!".

La fanciulla non riuscì a capire quanto tempo fosse passato dal momento in cui si era graziosamente alzata dalla bilancia gigante al momento in cui Shada si era fermato davanti a quella grande porta scura che ora le si stagliava davanti.
Sapeva solo di aver fatto molta strada e, a giudicare dalla poca luce che arrivava in quello stretto corridoio, si erano diretti nelle zone più nascoste del Palazzo.
In compenso, durante il tragitto, rimuginando su quanto avvenuto, era giunta alla conclusione che il Sacerdote calvo fosse un tipo di poche parole - di davvero poche parole.
"Non mi ha più rivolto la parola." si disse Mary, mentre Shada apriva le trenta serrature della porta scura: "Forse prima non è stata maleducazione? Chissà, forse lui è uno che parla molto poco, che dice solo e soltanto l'essenziale... forse..." quasi aprì la bocca per lo stupore, quando l'idea - così strana, eppure così possibile - le sfiorò la mente: "... era intimidito da me?". Scosse la testa, portandosi i delicati pugni al petto: "Ma certo, che sciocca! Ho percepito chiaramente l'attrazione che ho suscitato in tutti e cinque i Sacerdoti uomini, quando sono entrata nella sala del trono, come ho potuto dimenticarmene? E' evidente che il Sacerdote Shada, timido com'è, non ha idea di come rapportarsi a me!".
- Ecco, principessa. - il succitato Sacerdote la distolse dalla sua scoperta, facendole cenno di entrare nella stanza appena aperta.
Non appena varcò la soglia, Mary capì perché c'erano trenta serrature: montagnole d'oro, colline di pietre preziose, pianure di tappeti esotici, nebbia di brillanti, paludi di cristalli, torri di blocchi di marmo bianco purissimo, statue monumentali, statue tascabili.
La sala del tesoro.
"Questo Palazzo..." capì Mary, gli occhi e la bocca spalancati di fronte a cotanta magnificenza e ricchezza, talmente tanta che, per abbracciare con lo sguardo l'intera stanza, doveva girare la testa più volte: "... ha molti meno tesori del mio.".
- Perdonate il mio comportamento, principessa. - esordì improvvisamente Shada, facendola trasalire: - Ci ho riflettuto e sono giunto alla conclusione che, per voi, deve essere difficile vivere in un luogo culturalmente così distante da quello in cui siete sempre vissuta. -.
La principessa piegò appena la testa di lato, rivolgendogli uno sguardo carico di confusione.
- Spero possiate ambientarvi presto nella nuova realtà in cui vi trovate. - le augurò il Sacerdote, il volto curiosamente più rilassato rispetto a qualche decina di minuti prima.
"... che abbia passato il tempo a raccogliere il coraggio per parlarmi?" cercò di capire Mary, ovviamente indovinando.
- Sì. - fu l'unica, articolata e coinvolta risposta che la fanciulla diede, pur non avendo ben capito a cosa esattamente si riferisse il Sacerdote.
E rimasero immobili.
In assoluto silenzio, gli sguardi fissi l'uno negli occhi dell'altra, come in attesa che l'altro dicesse o facesse qualcosa.
Infine, fu Shada a spezzare quell'immobilità, con un sospiro carico di comprensione: - Possiamo iniziare a lucidare, principessa. Temo che sarà un'attività piuttosto lunga. -.
- D'accordo. - annuì Mary, continuando a guardarsi intorno e a ragionare su tutte le possibilità: "Shada non mi sembra un uomo malvagio. Nonostante sia evidentemente innamorato di me, mi è parso una persona troppo timida per tentare approcci violenti nei miei confronti. Per quanto la lucidatura sia una delle cose più noiose di questo mondo, durante la mia travagliata vita ho imparato che c'è di peggio. Tipo filare copertine di lana. Per questo sono relativamente sicura che Shada non cercherà di usarmi in modo brutale per distrarsi da una cosa così diversamente divertente.".
Due strani oggetti improvvisamente apparsi d'innanzi ai suoi meravigliosi occhi lucenti la distolsero dall'inforigurgito in corso: guardando meglio, si accorse che erano un panno e una boccetta contenente uno strano prodotto trasparente, sorrette dalle grandi mani del Sacerdote calvo.
- Eccovi gli strumenti per la lucidatura, principessa. - le disse, mentre la fanciulla prendeva i due oggetti per lei così sconosciuti: - Potete cominciare dalle monete. -.
Mary si portò la boccetta al delicato naso ben proporzionato al suo splendido viso, annusandone il contenuto; istintivamente, arricciò il naso e scostò il contenitore, per poi lanciargli un'occhiataccia carica di disgusto.
- Ma che cos'è? - gemette, accomodandosi vicino ad una grossa montagnola di monete d'oro.
- Un concentrato di tensioattivi, sequestranti, enzimi, solventi, bava di cammello e latte di cocco shakerati alla luce della luna piena e ripetutamente colpiti con una borsetta piena di cartacce. -.
La risposta tranquilla del Sacerdote lasciò in Mary svariate sensazioni non poi così contrastanti tra di loro, su tutte la certezza di non voler approfondire.
- ... capisco. - fu la risposta della splendida principessa, perfettamente ricompostasi dopo lo shock.
Con un sospiro rassegnato, Mary versò un po' dell'intruglio sul panno, prendendo la saggia decisione di non chiedere di cosa fosse composto, onde evitare di sentirsi rispondere qualcosa come l'esser stato filato dal pelame delle gobbe del cammello.
Nonostante non avesse mai pulito niente in vita sua, essendo sempre stata attorniata da servitori per qualunque evenienza, Mary sapeva perfettamente come si effettuava una lucidatura impeccabile: si versava il prodotto sul panno e si passava tale panno sull'oggetto da lucidare.
Era un concetto difficile, ma Mary possedeva un innato talento per più o meno qualsiasi cosa.
- ... principessa? -
Nel sentirsi chiamare, tra l'altro con un tono così colmo di perplessità, Mary rivolse il suo sguardo colorato verso il Sacerdote sedutosi a qualche metro di distanza, una moneta in una mano, il panno nell'altra.
- Sì? - chiese, innocente: "Sarà rimasto colpito dalla mia bravura, sebbene sia una principiante?".
- ... come... state lucidando...? - domandò di rimando Shada, cautamente.
Mary sbatté più volte le palpebre, gettando una rapida occhiata al suo operato: stava passando il panno sulla montagnola. Stava lucidando perfettamente, senza alcun problema.
- ... normalmente. - rispose la principessa, non capendo proprio la domanda del Sacerdote.
Dopo un istante di silenzio, quest'ultimo scosse la testa: - Temo stiate commettendo un errore, principessa. -.
La bocca di rubino della fanciulla si spalancò, l'indignazione che si rifletteva nel suo sguardo tendente al giallo oro: "Errore? Ma cosa sta dicend-"
- Dovete lucidare un singolo oggetto per volta, non tutti insieme. - le spiegò Shada, con una tranquillità quasi innaturale.
La bocca di rubino della fanciulla rimase immobile, nei suoi occhi tendenti all'oro apparve un'ombra di disorientamento.
- Così farete una lucidatura superficiale. - proseguì il Sacerdote, tornando alla moneta: - Vedete? Dovete prendere una moneta per volta, lucidarla accuratamente e poi metterla a terra, in modo che non si mescoli alle monete non ancora lucidate. -.
La bocca di rubino della fanciulla si aprì ancora di più, il volto sempre più inorridito ogni frazione di secondo che passava: - Ma... ma... -. Mary si guardò intorno con uno scatto, improvvisamente consapevole: - ... così ci vorranno secoli, per pulire tutto ciò che è in questa stanza! - gemette, il panno che le cadde dalle mani.
Shada annuì, minimamente toccato.
Tornò a rivolgerle il suo sguardo fermo, ma sostanzialmente tranquillo: - Comunque, principessa, io non ho mai detto che avremmo dovuto pulire tutto ciò che è in questa stanza. -.
A quelle parole, Mary si sentì come svuotata di ogni preoccupazione, improvvisamente più leggera.
- Ho detto soltanto che avremmo lucidato. Ed è nostro dovere lucidare tutto ciò che luccica. -
- Mi sembra abbastanza sensato. - concordò la principessa, traendo un lungo sospiro di sollievo: - Ad esempio, le statue non luccic- -
- Ci vorrà davvero molto tempo, visto che ogni centimetro di questo palazzo luccica. -.
E improvvisamente Mary sentì l'irrefrenabile desiderio di andare a filare copertine di lana.

Otto luccicantissime ore dopo...

- Oh, ciao, Mary! - trillò Mana, apparendo da chissà dove.
Alla bellissima principessa di Babilonia non importava granché da dove fosse apparsa l'apprendista maga: semplicemente, continuò a camminare verso la sua stanza, i piedi che strusciavano sul pavimento del corridoio, lo sguardo tendente all'indaco perso nel vuoto.
- Ti vedo un po' provata. - notò sagacemente la giovane maga, senza lasciarsi scoraggiare dalla mancata risposta.
- Sh-Shada... - farfugliò Mary, gli occhi improvvisamente spalancati: - ... lucidare... la lucidatura... le monete... tante monete... -
- Oh, le lucidature con Shada. - capì Mana, annuendo con fare comprensivo: - Una volta l'ho fatto anch'io. Il Maestro l'aveva scelta come punizione dopo che una mia magia è finita male e le pareti dell'ingresso del Palazzo si sono ricoperte di resina. Il problema è che, non so come, chiunque passasse di lì veniva calamitato dalle pareti e vi rimaneva appiccicato. Così, quando il Maestro ha scoperto che tre popolani, due guardie e il cappello di Seth erano spalmati sulle pareti dell'ingresso del Palazzo, mi ha messa in punizione con Shada. E' stato terribile, è vero. Però è durata soltanto un paio d'ore. Finché non ho fatto cadere la statua gigante di Sobek, ecco. Però, dato che, nella caduta, ha fracassato un po' tutto quello che c'era, Shada ha deciso che non mi avrebbe più fatta entrare nella stanza del tesoro. Per fortuna che poi il Maestro ha sistemato tutto! Mary? Mary? Tutto a posto? Ti vedo un po' pallida... Sei stanca? Hai fame? Vuoi che chieda ad Aisis di prepararti un pasto completo? -
- No, Mana. Ti ringrazio per la premura. - stranamente Mary, nell'udire l'ultima domanda, aveva trovato la forza per rispondere o, comunque, dare segno di aver udito il fiume di parole della ragazza.
Se poi avesse effettivamente seguito tutto il discorso, la risposta era ovviamente no.
- Credo che andrò a dormire. - sospirò la principessa, finalmente giunta alla sua stanza: - Spero che gli altri Sacerdoti non abbiano manie compulsive di filatura o lucidatura. - aggiunse, in un sibilo.
- Hai detto qualcosa? - chiese Mana, non avendo sentito bene.
Mary le rivolse un sorriso tirato e scosse la testa: - Affatto. Buonanotte, Mana. - la congedò, ritirandosi nelle sue stanze.
Il letto la calamitò come neanche la magia resinosa di Mana.
Era esausta.
Ormai la sua mente era invasa da fili di lana, Idra di Lana, cose luccicanti, prodotti dubbi e cammelli.
Se non altro, il dover rimanere con il Sacerdote Shada soltanto otto ore le aveva evitato il dover lucidare l'intero Palazzo.
"Mi chiedo quanto durerà..." sospirò, lasciandosi andare ad un sano sonno ristoratore, magari popolato da splendidi polli egizi: "Ah, Atemuccio uccio puccio cucciolo, non temere..." si ripromise, prima di addormentarsi: "... il fato non potrà separarci a lungo. Già domani farò in modo di avvicinarmi il più possibile a te!".
E da qualche parte, dall'altro lato dell'edificio, una faraonica schiena fu improvvisamente scossa da un brivido di terrore.


.

Note:
* Prima questo capitolo si chiamava "Mary 03.1", a segnalare il suo essere una prima parte. Ho tolto il ".1" perché sì. (!)
* La pseudocanzone che Mary canta nel (vano) tentativo di attirare uccellini sarebbe "www.mipiacitu" dei Gazosa (in versione decente: Every day! Every night! Every second of my life! www.mipiacitu! Tu tu tu tu tu tu! I love you! You love me! *eccetera*).
* L'Idra di Lana è una pietosa ripresa dell'Idra di Lerna.
* Seshat è la dea egizia della scrittura e della sapienza, ma è accreditata anche come dea del destino.
* Tensioattivi, sequestranti, enzimi e solventi sono i componenti di un detersivo standard, stando a quanto dice Wikipedia.


Ehm, salve!
*tossisce, completamente rossa in viso*
... sì, sono in ritardo. Sono in ritardo su tutto.
Lo so perfettamente, ma è stata una mia scelta. Ho attraversato un lungo periodo non esattamente piacevolissimo, in cui non ero proprio dell'umore di scrivere. Ci ho provato ma, ogni volta che scrivevo qualcosa, quel qualcosa mi sembrava spaventosamente vuoto, orrendo e aggettivi negativi vari.
Questo capitolo, ad esempio, l'ho iniziato poco dopo la pubblicazione del secondo capitolo, ma l'ho cancellato e riscritto non so quante volte. Sono riuscita a scrivere altre cose dopo, sì, ma il "blocco" tornava sempre, puntualmente, felice&contento, rendendo me ben meno felice&contenta. *Difatti ha aggiornato a distanza di eoni*
Per questo non ho pubblicato niente per parecchio tempo: la scelta era postare cose che non mi piacevano o prendermi una pausa. Ho scelto la seconda opzione, sia perché la prima infastidisce me in prima persona sia perché mi sembrava una presa in giro per quelle persone che aprivano il capitolo.

E, a tal proposito, GRAZIE davvero a coloro che hanno deciso di seguire comunque questa storia, nonostante fosse segnato che non la aggiornavo da parecchio (più di un anno!). Vi ringrazio davvero per la fiducia. **

Per quanto in ritardo di un anno, GRAZIE a Justeyes, XShade_Shinra, ShionBlueEyes, Fiore_91, Fantasy_Rancia, Libra_Ebria, Hikari93, Valerydell95, AliceWonderland e Black Magician Girl, che all'epoca che fu (!?) o più recentemente, recensirono il secondo capitolo / i primi due.
Vi ringrazio davvero. **

Questo capitolo?
... è solo la prima parte, sì. *grafomane del cavolo*
Per questo sembra "un inizio" e basta... U///U
*dà un altro colpo di tosse* E, ehm, no, le altre parti sono ancora da scrivere. *COFF*

*In tutto ciò, Soe, questo capitolo fa veramente pena.*
OAO

Spero che a voi questo inizio di capitolo sia stato gradito. ^^ Se avete critiche o consigli, ditemi pure. ^^

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=637306