1. notte e mattina
Tutti i personaggi
(esclusi quelli di mia invenzione) sono di proprietà di Jeff
Davis e sono usati senza fine di lucro.
"CIAO,
SE HAI FAME, C’E’ UN PIATTO DI PASTA DA SCALDARE
NEL FRIGO.
SE TI SENTI SPORCO, L’ACCAPPATOIO E’ NELLA CESTA
DEI PANNI LAVATI.
SE HAI SONNO, IL PIGIAMA PULITO E’ SOTTO IL CUSCINO.
SE HAI BISOGNO DI ME, CHIAMAMI O RAGGIUNGIMI A QUALSIASI ORA.
TI AMO.
Lil"
Aaron sorrise. Era abituato ormai a trovare i post-it di Liliana ogni
volta che rientrava dopo un caso. Come ogni volta dopo la sua
telefonata era venuta a casa sua e l’aveva preparata per il
suo
arrivo con gli onnipresenti biglietti.
Sapeva di cosa aveva bisogno, sapeva che avrebbe voluto parlare con lei
ogni volta ma che non poteva, per questo non lo aspettava mai in
casa sua, perché sapeva, tra le altre cose, che lui avrebbe
potuto non resistere all’impulso di scaricare
l’orrore che
provava per un caso su di lei. Lui non voleva farlo ma il bisogno
era sempre molto forte e Liliana lo aveva intuito.
Probabilmente non lo aspettava in casa anche per farsi desiderare, per
fagli capire che non era così scontato che lei fosse
lì a
sua disposizione.
Rilesse il biglietto, aveva una calligrafia terribile. La
immaginò nel suo letto, rannicchiata in posizione fetale con
un
pigiama con gli orsetti… l’immagine meno sexy a
cui
riuscisse pensare, eppure era eccitante anche così. Per un
momento valutò seriamente la possibilità di
presentarsi a
casa sua alle tre di notte, sdraiarsi accanto a lei, svegliarla con un
bacio e fare l’amore per poi addormentarsi tra le sue
braccia, finalmente sereno dopo giorni.
"E’ meglio di no. Domani deve essere presto in
università per la visita dei finanziatori. Non posso essere
egoista…"
Liliana non si era mai lamentata della loro vita, non lo accusava di
trascurarla per via del lavoro, gli aveva solo chiesto di chiamarla
subito dopo ogni arresto per rassicurarla. Se la loro relazione
funzionava, il merito era in gran parte della donna, che si adattava a
lui e alle sue esigenze. Il fatto di essere cresciuti in stati, anzi
addirittura in continenti lontani non facilitava le cose. Ma come
diceva sempre lei - Per amore bisogna saper scendere a
compromessi, mordersi la lingua prima di parlare e ricordarsi di non
andare a
letto arrabbiati. -
Aprì il frigorifero e trovò il promesso piatto di
pasta.
Sulla carta stagnola che lo ricopriva era attaccato un altro biglietto
adesivo.
"E’ PASTA AL POMODORO E
BASILICO, SCALDALA PER 5 MINUTI NEL MICROONDE. SE POI HAI ANCORA FAME
CI SONO DUE FETTE DI TORTA AL
CIOCCOLATO NEL PORTAPANE. MI RACCOMANDO METTI I PIATTI NELLA
LAVASTOVIGLIE, NON ESSERE PIGRO."
Aaron non poté fare a meno di ridere, la pignoleria della
sua donna non aveva confronti.
- La mia non è pignoleria, né pedanteria, sono
solo molto
ma molto premurosa e previdente… l’ultima volta
hai
lasciato i piatti nel lavandino e poi sei partito. - gli aveva
risposto quando le aveva fatto notare l’esagerata accuratezza
dei
suoi consigli.
Gli mancava la sua voce, il suo modo di parlare che lo aveva fatto
innamorare. Forse doveva dirle di lasciargli dei messaggi
registrati… "E' meglio di no se non voglio
impazzire ad eseguire i suoi comandi a distanza!"
Dopo aver diligentemente rigovernato la cucina, salì in
camera e sul cuscino trovò l’ennesimo post-it.
"GIURO CHE QUESTO E’ L’ULTIMO! VOLEVO SOLO
AUGURARTI LA BUONA NOTTE.
TI AMO TANTISSIMO. FA SOGNI FELICI."
L’uomo si infilò sotto le coperte e prima di
spegnere la
luce guardò la foto sul comodino che li ritraeva durante uno
dei
rari viaggi che avevano potuto fare. Erano stati al mare per una
giornata, solo loro due. Lei si era divertita come una bambina, aveva
passato il tempo a cercare di affogarlo e a scappare quando lui cercava
di ribellarsi.
Probabilmente era stato il giorno più bello della sua vita.
Senza pensieri, senza ansia, solo gioia.
"Allora è così che ci si sente quando si
è
completamente felici." Aveva pensato mentre la guardava coricata
sulla sabbia, le gocce d’acqua scintillanti sul suo corpo
morbido
e imperfetto.
Spense la luce. Si girò verso la parte del letto vuota e
allungò la mano sperando quasi di toccarla.
Come ogni sera da quando la conosceva, l’ultimo pensiero
prima di scivolare in un sonno ristoratore fu per lei.
Come ogni mattina da quando conosceva Aaron, il primo pensiero prima di
iniziare la giornata fu per lui. Quando aveva aperto gli occhi, si era
quasi aspettata di trovarlo disteso al suo fianco che la guardava. Non
era ancora riuscita a capire come faceva a svegliarsi sempre prima di
lei.
Ma Aaron non c’era, probabilmente aveva pensato che era
meglio
lasciarla riposare dato che la sua giornata sarebbe stata impegnativa.
"Pensa sempre a cosa è meglio per me. Cosa potrei volere
di più da un uomo? Forse che avesse degli orari di lavoro
normali?"
Si girò nel letto e guardò le numerose fotografie
che
tappezzavano la parete bianca alla sua destra, c’era tutta la
sua
vita in quelle immagini. Il primo bagnetto, il giorno della laurea, il
matrimonio di suo fratello, il battesimo del suo primo nipote. Quella
su cui indugiò più a lungo era una che li
ritraeva
abbracciati in riva al mare. Quel giorno Aaron aveva capito che poteva
essere felice accanto a lei. Liliana sapeva già da tempo di
poterlo essere, lui invece le era parso sempre titubante sulla
possibilità di un rapporto duraturo e sereno. Fino ad
allora.
Era stato sicuramente uno dei giorni più felici della sua
vita.
La donna si alzò di scatto scalciando le coperte e
aprì l’armadio per decidere che
vestiti mettere per la giornata. La visita dei finanziatori sarebbe
stata una scocciatura, avrebbe solo impedito loro di lavorare, ma era
un rito a cui era meglio sottostare se volevano ancora avere un posto.
- Magari incontrerò un uomo ricchissimo che vedendomi
così professionale vorrà conoscermi,
rimarrà
affascinato da me, mi sposerà e io vivrò ricca e
potente
per il resto dei miei giorni… - aveva fantasticato il giorno
prima Mary.
- Certo Cenerentola, anche se è più probabile che
ti
voglia solo come amante… - l’aveva scoraggiata
l’italiana.
- Sempre ottimista! -
- Ma no, lo dico solo perché non vorrei che tu andassi via e
mi
lasciassi sola… è puro egoismo il mio. - aveva
poi
concluso lei.
Per fortuna ci sarebbe stata Mary con il suo sarcasmo a tenerle
compagnia e a fare in modo che non si addormentasse durante i
noiosissimi discorsi in programma.
Mentre appoggiava sul letto il completo che avrebbe indossato si chiese
se Aaron avesse trovato tutti i suoi biglietti.
Quando arrivò in laboratorio gli altri assistenti erano in
fermento,
controllando anche tre o quattro volte che ogni cosa fosse al proprio
posto. L’anno prima avevano rischiato di perdere parte dei
finanziamenti quando una delle cavie era riuscita ad
“evadere”, creando un grande scompiglio
poiché aveva
deciso che le scarpe italiane fatte su misura di uno dei ricconi erano
una
toilette adatta alle sue esigenze fisiologiche. La maggior parte degli
assistenti avevano riso sotto i baffi insieme a qualcuno dei
benefattori più ironici, mentre il rettore e il professor
Dale
avevano cercato di salvare il salvabile profondendosi in mille scuse.
Grazie alle loro arti diplomatiche erano riusciti a scongiurare il
taglio dei fondi, ma era chiaro a tutti che non doveva più
accadere una cosa simile.
Mary la aspettava appoggiata ad uno dei banconi mentre dettava ordini a
un paio di laureandi che faceva correre ovunque con compiti assurdi.
- Non credi di essere troppo cattiva? - la apostrofò Liliana
entrando.
- Sono gli unici su cui posso comandare, fammi godere il mio misero
potere. - le rispose.
- A che ora arrivano i nostri benefattori? -
- Alle 9.30. Poi c’è la presentazione dei
progetti, i
discorsi di ringraziamento per i fondi, il pranzo per i ricconi e i
veri potenti dell’università e nel pomeriggio il
giro dei
laboratori. -
- Che programmino interessante. Dato che oggi non concluderemo niente
potevo benissimo stare a casa. Anzi no, potrei perdermi la tua ricerca
dell’uomo ricco…-
- Voglio un uomo ricco solo per poterlo cornificare con
l’aitante
giardiniere! Un uomo con uno stipendio normale potrebbe non avere il
giardino. Hai presente il giardiniere di "Desperate Housewives"? Ecco,
lo voglio così! - cercò di giustificarsi.
Aaron si svegliò quando la luce che filtrava attraverso
tende lo
colpì negli occhi. Si alzò sbadigliando e si
diresse
verso l’armadio per cercare qualcosa di comodo da indossare.
Aprendo l’anta non poté fare a meno di sorridere.
"LO SO, SONO UNA BUGIARDA, NON ERA L’ULTIMO. MA COME
POTEVO ALTRIMENTI ESSERE LA PRIMA AD AUGURARTI IL BUONGIORNO? CI
VEDIAMO STASERA, SE TUTTO VA BENE. MI MANCHI. Lil."
"Anche tu mi manchi, non sai quanto…" pensò
l’uomo.
"Giornate di una felicità intensa non capitano spesso
nella vita. Ed è inseguendo questo vivido miraggio che le
persone riescono a tirare avanti e ad invecchiare."
Banana
Yoshimoto (da "Tsugumi")
Sono tornata! E anche abbastanza presto, ma non sono riuscita a stare
senza le vostre adorabili recensioni! (sì, sono una
leccapiedi!)
Capitolo introduttivo,
spero di
riuscire ad aggiornare con regolarità, soprattutto
perché
sono riuscita a finire un altro esame e quindi adesso ho un po' di
tempo da dedicare a questa ff.
Piccola nota, le frasi
in corsivo
sono, come dire, in italiano nel testo; cioè Liliana le
pronuncia o le scrive così mentre il resto dovrebbe essere
in
inglese. Spero di essere stata chiara e di non avervi solo confuso le
idee!
Grazie in anticipo per
la lettura e per i commenti; alla prossima,
sku.
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