Aveva quella bellezza di cui solo i vinti sono capaci.

di obliviate_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come se fosse l'ultima volta. ***
Capitolo 2: *** Io resto. ***
Capitolo 3: *** Ho chiamato il tuo nome. ***
Capitolo 4: *** Erano già passati tantissimi minuti. ***
Capitolo 5: *** 15 e 19. ***
Capitolo 6: *** Un battito di ciglia. ***
Capitolo 7: *** Nessuno si salva da solo. ***
Capitolo 8: *** Spigoli. ***
Capitolo 9: *** Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde. ***
Capitolo 10: *** A domani. ***
Capitolo 11: *** Fai bei sogni. ***
Capitolo 12: *** L'odore non cambia mai. ***
Capitolo 13: *** Sempiterno. ***
Capitolo 14: *** Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. ***



Capitolo 1
*** Come se fosse l'ultima volta. ***


Prologo:
"Come se fosse l'ultima volta"


 





-Non dimenticarti di me, ti chiedo solo questo- 
e lo fissò negli occhi, in quei profondi pozzi verdi che erano tutto il suo mondo.
-Non dire stupidaggini Madison.
Lo sai che eri, sei e sarai tutto ciò che mi permette di respirare-
e le accarezza una guancia che si riscalda sotto i suoi polpastrelli.
Restano lì, a fissarsi, seduti sotto il portico di casa Styles.
Loro sono quel tipo di coppia che non ha bisogno delle parole.
C'è chi alle parole si affida, chi se le tiene dentro e lascia che scavino profondi solchi nel corpo, e poi c'è chi le parole non le sa usare, impegnato com'è a guardare verso l'alto, ad inseguire sogni troppo grandi e belli; e poi ci sono loro, Harry e Madison, che le parole da dirsi le inzuppano nel latte la mattina, le ripongono con sura sotto il cuscino.
Loro le parole le vedono l'una negli occhi dell' altro, nel neo sotto il seno di Madison, nelle fossette di Harry.
Troppo giovani, direte voi, per essere così completi a soli sedici anni; ma se voi glielo chiedeste, se gli chiedeste come hanno fatto a trovarsi ed a capire che erano quella parte di loro stessi che tanto cercavano, solleverebbero le spalle, e si guarderebbero negli occhi come se fosse la prima volta.
-Mi mancheranno i tuoi dolcetti-
Fronte contro fronte, naso contro naso, i ricci di Harry solleticano il viso di Madison e il suo respiro caldo le si posa sulle labbra facendola sorridere.
-Dovrò portartene un po' mentre sarai via allora-
e gli sorride, ma questo è uno di quei momenti in cui lei maledice i sogni di fama del riccio; sogni che li separeranno forse per sempre, sogni in cui lui crede e che lei ha a cuore quasi fossero suoi.
-Come farò senza vedere il tuo splendido sorriso tutti i giorni?-
Fronte contro fronte, naso contro naso, gli occhi color caramello di Madison catturano quelli di Harry, che conta le appena sfumate lentiggini sulle guance di lei.
-Non ricordi? Io ti sarò accanto ogni volta che respiri-
ed ora è lui ad odiare il suo sogno , che lo porta a miglia di distanza dal suo unico amore, dai suoi lunghi capelli, e da quei piccoli gesti che la rendono la sua Madison.
Harry le mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e con l'indice traccia lentamente il suo profilo, come se avesse paura di dimenticarlo, come se avesse paura che la lontananza facesse sbiadire lei e il suo ricordo.
E poi si baciano, si baciano come se fosse l'ultima volta, anche se entrambi sanno che non sarà così.
Si salutarono così, in una ventosa serata autunnale, con parole, baci e sguardi che nessuno dei due dimenticherà mai, lui pronto a seguire il suo sogno e a prendersi cura della sua Madison, e lei a stargli accanto e ad avere la conferma che il loro è amore vero.

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Capitolo 2
*** Io resto. ***


Capitolo 1.
"Io resto."


 


 

 


Madison.

 

E' seduta in camera sua, che ora sembra troppo vuota senza di lui.
Se ne sta li, sulla moquette perlacea a fissare la foto appesa al muro di fronte.
L'ha sempre adorata quella polaroid; ci sono lei ed Harry che si guardano negli occhi, seduti sotto un enorme albero.
E' una foto semplice, ma forse è proprio per questo che le piace così tanto.
Non ci sono gesti eclatanti, baci o abbracci; ci sono solo sguardi, silenziose dichiarazioni d'amore e tacite promesse.

A te capita mai di svegliarti nel cuore della notte senza capire il perché Harry? Con una strana sensazione all' altezza dello stomaco e le mani sudate? A me non era mai capitato prima di tre mesi fa.
E' che sai, mia nonna mi diceva sempre che non bisogna avere paura di lasciare andare, perché tutto quello che conta non ci lascia mai veramente.
Eh, ma mica è facile allontanarsi dalla persona più importante, dalla metà perfetta della mela senza provare una stretta al cuore o un leggero pizzicore agli occhi ed è inevitabile, almeno per me, pensare che fino all'ultimo resto di noi io resto.

Si alza stropicciandosi gli occhi, si veste e si avvia verso casa Styles.
Le manca quasi il respiro se pensa che non avrà più alcun motivo di percorrere questa strada per chissà quante settimane.
-oh, cavolo sono in ritardo?- chiede vedendo Harry e la sua valigia sul portico di casa.
-no Mad, tranquilla- e le sorride tendendole la mano, e quando le dita si intrecciano non può fare a meno di sorridere vedendo i loro nomi incisi sul dorso delle rispettive mani, e pensa che non gli ha mentito quando ha detto che l'avrebbe seguito ovunque, standogli sempre accanto, nelle lettere irregolari che compongono il suo nome sulla pelle nivea della mano di lui.

 

Harry.

Ha sempre amato quelle cicatrici riempite d'inchiostro.
"E poi sarà per sempre" dissero quella sera di circa un anno prima, quando decisero che tutti avrebbero dovuto sapere che Harry e Madison si appartengono.
Per l'ennesima volta si sediamo sugli scalini di legno bianco, e lui si perde tra i sottili capelli scuri di lei mossi dal vento e tra i suoi respiri leggeri.

Sai Mad, su un libro ho letto una frase che mi ha spaventato, che poi mi chiedo come facciano ad incutere timore delle semplici parole.
Ho letto che non si guarisce mai da ciò che ci manca, ci si adatta, ci si racconta altre verità ma io non mi voglio adattare.
Io voglio sentire il tuo profumo, e non uno simile, con un po' più di cannella, voglio vedere i tuoi occhi color caramello, non alcuni simili, con delle sfumature più chiare.
Tu sei l'unica cosa su cui non voglio scendere a compromessi, l'unica su cui non voglio raccontarmi altre verità.
E tu? Tu ti adatterai?
Ti abituerai alla mia assenza Madison?
E' una cosa strana l'assenza, è come una casa in cui entri attraverso i muri ed appendi i quadri all'aria.
Sai, mi capita che non riesco neanche a respirare se penso che tra qualche ora sarò alla mercé del mondo, a giocarmi il futuro, a più di 210 minuti di distanza dalle tue dita affusolate e dalle tue labbra rosee, ma poi ho pensato a quella linea che ci siamo trovati sulla pianta del piede, il mio detro, il tuo destro, e che però mica potevamo saperlo che il segno era quello, anche se magari ce l'hanno tutti e solo noi non lo sappiamo, e decidiamo di tenerlo per noi, perché quelle linee sotto le piante dei nostri piedi, come quell'incisione sulla mano, la mia destra, la tua destra, si riconosceranno sempre, anche dopo tanti anni, anche tra sette miliardi di persone.

-E' ora di andare amore mio, i tuoi sogni ti aspettano- posa la sua fronte su quella di lei -tu sei il mio sogno- gli lascia un bacio sulla punta del naso - e allora te lo dico così: è ora di andare amore mio, X Factor ti aspetta-.

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Capitolo 3
*** Ho chiamato il tuo nome. ***


Capitolo 2.
"Ho chiamato il tuo nome."







Madison. (le parti in bold sono un flashback)
 
Lo sapevo che non sarebbe stato lo stesso, con te lontano; che il caffè non avrebbe avuto lo stesso sapore, che il mio stomaco non sarebbe più stato pieno di farfalle ma di macigni, che il sole sarebbe stato meno acceso.
Ora che sei distante, Harry, vedo il mondo in un altro modo.
Lo guardi, e vedi che non si ferma neanche quando smetti di pensarci, e nel mondo ci devono essere per forza anche le persone perché le automobili non si guidano da sole, né i tram, perché le porte possono sbattere per il vento ma quando le sbatte una mano attaccata a un braccio attaccata a un corpo fanno un rumore diverso, più vero.
Continua anche il mondo che non vedi, quello che gira nella strada parallela a questa – lo senti ogni volta che passa un’ambulanza, o quando qualcuno grida. Il mondo, quando lo vedi, è incorniciato dagli occhi e dall’orizzonte – il mondo, quando lo ricordi, non ha cornice: sfuma agli angoli e ai lati e tutto – le case, gli uomini, le donne, gli alberi – emerge come dalla nebbia e dalla nebbia è lambito.
Tutto tranne il tuo viso, la tua voce, o le tue mani sulla mia schiena nuda.
 
Sento la tua paura sotto i miei polpastrelli, mentre ti accompagno verso quel cancello, verso il tuo futuro.
E forse anche tu senti la mia di paura, come delle goccioline di sudore che ti bagnano il palmo della mano, o un insistente profumo che sempre più prepotentemente si fa spazio tra le tue narici.
E io, di paura, ne ho tanta.
Paura che tu non riesca a realizzare i tuoi sogni, ma allo stesso tempo che tu ci riesca, lasciandomi diventare solo un ricordo, una foto polverosa chiusa nell' album del tuo passato.
E allora ti chiedo: dove vanno a finire i ricordi quando non li pensi? La mia testa è piena di volti che non smetteranno mai di avere vent’anni, di gesti ormai disimparati, di scorci immutabili e resistenti all’urbanizzazione – mi sforzo di pensarli tutti perché continuino a esistere pur sapendo che stanno esistendo comunque – stanno invecchiando nelle fotografie su facebook, tornano in sogno, restano impressi nell’aria che li ha ospitati
E poi ti guardo negli occhi, quegli occhi verdi di una bellezza disarmante, che quasi ti fanno dimenticare di respirare e tu, come fai di solito, mi posi la mano sulla guancia e cominci a baciarmi le lentiggini, come se volessi unirle in un intricato disegno senza capo né coda, e allora mi dici -Hai presente quelle volte in cuichiamo il tuo nome quando sei nell’altra stanza, come se la tua voce potesse allungarti le braccia? Lo chiamo quando non puoi sentirlo, come se la mia voce potesse colmare le distanze, attraversare i ponti. Non voglio che ricordarti insieme a me – non voglio che ricordarci insieme a te, incorniciarci di baci come se fossimo sempre presenti e mai passati, a sfiorare il soffitto in piedi sulla pila di ieri, a proteggerci il capo, pronti a sfondare con le estremità l’edificio dei nostri domani, perché io voglio viverti, voglio vivere sulla tua pelle, tra i tuoi respiri brevi e i tuoi capelli che sanno di mandorla.
Quando dici Harry, dici implicitamente anche Madison, perché io sono pieno di te, e lo sarò sempre.
Ti amo Mad.- e baciandomi disperatamente se ne va verso il suo nuovo mondo, lasiciando che il vento porti via quel -Anche io ti amo Harry- che ho sussurrato piano.

 
Harry.
 
Riguardano il video dell' home visit, stretti in cinque sul divano, con Simon che sorride fiero di loro e del suo lavoro.
-Non funzioniamo senza Louis- dice Liam grattandosi la testa demoralizzato.
-Il fatto è che noi siamo come i diversi pezzi di un'unica macchina- la voce dolce di Niall mi rimbomba nella testa, liberando un'ondata travolgente di ricordi.
 
Era inevitabile che mi venissi in mente tu, Madison, e il mio cuore perde uno, due, mille battiti mentre vedo il tuo viso che si fa spazio tra pile di ricordi coperti di polvere.
E quando, finalmente, riesco a vedere bene le tue iridi torbide come il caramello fuso, mi rendo conto di quanto io sia egoista.
Egoista ad essermene andato da Holmes Chapel per seguire i miei sogni; egoista a volermene andare da qui solo per averti tra le mie braccia; egoista, ma non abbastanza forte da mandare tutto a puttane e correre da te, orgoglioso come sono (abbastanza da non riuscire ad ammettere che sono dipendente da te, assuefatto come un tossico dalla tua presenza), ma mi crogiolo nei tuoi capelli e mi perdo nel labirinto che le tue lentiggini creano sulle tue guance pallide.
Lo sai, guardandoti lì, nei miei ricordi, spunta questo desiderio che mi viene, incontrollabile. Come potrei definirlo? Se la tua pelle fosse carta, vorrei scriverla e poi accartocciarla per poterla tenere tra le mani intera, senza dovermi affannare a cercare di combaciarti e sentirmi i palmi pieni di te, sempre. Come potrei definirlo? Se la tua pelle fosse stoffa me ne avvolgerei, se la tua pelle fosse pelle vorrei che fosse la mia – e avrei perfezioni che non ho mai avuto e imperfezioni nuove, ma senza più patire il freddo.
E mi viene in mente una frase che mi dicesti una sera, mentre scrutavamo le stelle accoccolati sul tetto di casa mia; il tuo ricordo dice che desiderare in origine significasse: fissare attentamente le stelle, che sono lontane, che non possono essere possedute – se in origine avesse avuto a che fare con i sassi o con le foglie me ne sarei già riempita le tasche, mi sarei riempita le tasche di te per sprofondare nel nostro fiume anziché accontentarmi di bagnarmici le mani. 
E io lo so che parla di noi quella frase, di quella volta in cui uscimmo dal cinema e pioveva, o di quella volta in cui stavamo avvolti stretti sotto la coperta, di tutti i nostri piccoli dettagli.
Ed è allora che la sento forte, la mancanza, la sento in ogni momento tra i momenti, in ogni respiro e in ogni battito.
 
-A che pensavi Harry?- mi chiede Simon curioso.
Lo guardo, mettendo in stand-by il suo ricordo, sperando che non sbiadisca, ma che rimanga a cullarlo mentre si addormenta.
-Pensavo a ciò che mi rende completo-
-A lei?-
-E' esattamente quello che ho detto-.

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Capitolo 4
*** Erano già passati tantissimi minuti. ***


Capitolo 3.
"Erano già passati tantissimi minuti."







Harry.

I giorni scorrevano veloci e frenetici all'interno del loft.
Prove, sessioni fotografiche, discussioni, ed era sempre più prosciugato.
All'inizio lo imputava solo agli orari assurdi e al caos che regnava in quell'ambiente sempre più familiare.
E forse è proprio questo che lo svuota; lo svuota di Madison, delle sue mani sulla schiena mentre fanno l'amore, del suo profumo che lo inebria quando si addormenta sul suo petto, dei suoi capelli morbidi a contatto con la sua pelle nuda.
Lo svuota di lei e lo riempie di altre persone, di altri volti, di altri profumi.
Di Louis e delle sue righe, di Niall e dei suoi occhi blu, di Liam e della sua dolcezza, di Zayn e del suo ego spropositato.
-Harry, cosa farai per Natale? Tornerai dalla tua famiglia?-
La voce di Caroline lo scuote dal mio silenzio, ricordandogli di essere in diretta.
-Ehm... si, penso che passerò le feste ad Holmes Chapel.-
Lei gli sorride, quasi voglia darmi coraggio.
La diretta finisce dopo quelle che gli sembrano ore.
Si alza, dirigendosi esausto verso l'uscita.
-Harry, aspetta- la mano della conduttrice di Xtra Factor si avvolge attorno al suo polso.
-C'è qualcosa che non va Harry? Non è da te startene muto durante un'intervista-
-no, io.. io sono solo stanco-
-sicuro che sia tutto qui? mi fai preoccupare in questo modo- dice portando la mano ad accarezzargli la guancia, proprio come fa Madison quando è giù, perché sa che il suo tocco per lui è come una botta di adrenalina sparata direttamente in vena.
-Stai tranquilla, è tutto a posto.- le dice rendendosi conto solo ora della loro vicinanza.
Le sue mani sono intrecciate all'altezza della nuca di lui e, pirma che lui possa reagire, lo bacia.
Chiude gli occhi e si fa tascinare da quel calore.
Nella sua mente è Madison che sta baciando, è a lei che sta dimostrando tutto il suo amore.
Si staccano, e con gli occhi ancora chiusi le dice:
-Dio quanto mi sei mancata Madison- e lei, la dolce Mad che vive nella sua testa gli sorride scomparendo nella nebbia.
Un bruciore improvviso alla guancia gli fa aprire gli occhi, appena in tempo per vedere una Caroline che se ne va a passo spedito.
Si guardo attorno spaesato, finché non sente un gusto acido di rossetto sulle labbra e un profumo troppo intenso per essere della sua Madison.
Ancora scombussolato si volta verso la porta dalla quale Simon entra come una furia.
-Mi dite chi cazzo è quel coglione che non ha bloccato la diretta?-
E allora sposta lo sguardo sulla telecamera che punta verso di lui, e vede la lucetta rossa che sembra urlare "PERICOLO".
Appena la vede, gli ultimi minuti passano nella sua testa come un film, e la consapevolezza di aver fatto la più grande cazzata della sua vita lo colpisce come un secchio di acqua gelata.
Ha baciato Caroline Flack in diretta nazionale.

 

Madison.

Sua madre spegne la tv improvvisamente, nonappena le loro labbra si sfiorano.
Si volta cautamente verso la ragazza, quasi avesse paura di trovarla in frantumi.
Ed infatti è così.
Non è più Madison, ci sono solo le rovine di Madison, perché quando ad un palazzo togli le fondamenta, questi crolla, e ne restano solo macerie.
-Sono sicura che è solo un brutto malinteso Mad-
si alza ignorandola e va verso la sua stanza.
Appena entra un aroma di menta le fa storcere il naso e le fa pizzicare gli occhi.
Quello è il suo profumo.
Tutto lì dentro sa di lui.
La camicia che ha lasciato li, appesa nell'armadio.
Il letto con le lenzuola su cui hanno fatto l'ultima volta l'amore.
Le foto appese sconclusionatamente ai muri.
I fogli con le canzoni che le ha scritto.
Improvvisamente la vista di quella stanza le pare insopportabile, le pareti sono sempre più opprimenti e il soffitto inizia a vorticare pericolosamente.
Crolla sulla moquette perlacea, e l'ultima cosa che vede prima del buio è una sua foto.

 

"Stavo per correre giù per le scale, per cercare di raggiungerti, fermarti, dirti: ho capito. Ho guardato l'orologio ed erano già passati tantissimi minuti, da quando te n'eri andato."

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Capitolo 5
*** 15 e 19. ***


Capitolo 4.
"15 e 19."






 

Madison.

Un brusio la fa uscire da quel sogno nero avvolto nel fumo.
La testa le pulsa ed i muscoli sono intorpiditi, come dopo un lungo sonno.
Sbatte due o tre volte le palpebre ed il bianco la invade.
Non le ha mai fatto così paura come ora, il bianco.
Richiude gli occhi.
Tutta quella luce brucia incredibilmente dopo quel sogno buio, senza sole o lampadine.
-Madison, tesoro-
-mamma, che.. che è successo? dove sono?-
Jane McCalister inizia a piangere singhiozzando senza ritegno.
Si sfoga, mentre bagna le lenzuola bianche di quello che Madison capisce essere un ospedale, pieno di stanze bianche, piene di letti bianchi e di pazienti fasciati in pigiami bianchi.
-mamma, mi spieghi che succede? Perché sono qui?-
chiede un po' alterata la ragazza, mentre la donna cerca di ricomporsi.
-Vedi, bambina mia- dice faticosamente, pesando le parole -ti abbiamo trovata svenuta in camera l'altra sera e così ti abbiamo portata qui- si tampona gli occhi con un fazzoletto stropicciato mentre la figlia la guarda in attesa -e ti hanno fatto degli esami..-
Jane si avvicina, le prende la mano.
-ti hanno diagnosticato il diabete di tipo uno Madison.-

Sai Harry, mi è impossibile impedirmi di pensare a te, anche con tutto questo dolore, in parte causato da te, perchè tu sei una costante della mia vita, la variabile impazzita che mi governa il cervello.
Sai, pensavo che è assurdo che proprio adesso che abbiamo un posto per ogni cosa ma non cose per ogni posto penso alle cose e ai posti di quando ero bambina. Il recinto scuro della sala da pranzo, steccato non di assi ma di enciclopedie, cigni di legno e di cristallo, fotografie in cornice. I gomitoli, i ferri, la macchina da cucire: i bottoni.
In fondo, assomigliano a me i bottoni.
I bottoni hanno bisogno di fili, hanno bisogno di asole, così come io ho bisogno di te per tenermi salda qui, sull'orlo della vita.
Guardo l'orologio.
Sono le 15 e 19 e questa è l'ora in cui mi manchi di più e, senza di te, è un'ora che sembra lunga un giorno, lunga come la tua ombra che si piega sulla mia, e non mi risco a spiegare perché io senta ancora la tua mancanza.
Sai, una volta mi hanno detto che nostalgia significa letteralmente "sofferenza per il mancato ritorno", che poi forse me l'hai detto tu.
Ed io, quindi, non posso fare a meno di chiedermi come mai la provo ancora questa maledetta nostalgia nei tuoi confronti, in un tu che non è più tale, ma indica un'altra persona, con gli occhi più opachi, con le fossette meno profonde, e con un amore diverso, un amore che non prevede più Harry e Madison insieme.

-Chiamalo, mamma.-

 

Harry.

E' un peso quasi insopportabile la consapevolezza di aver distrutto una cosa bella.
Soprattutto se la cosa bella siamo noi.
Perchè, alla fine, cosa sarei io senza di te, Madison?
Guardo l'orologio.
Sono le 15 e 19 e questa è l'ora in cui mi manchi di più e mi mancheresti così anche se fosse solo un'ora, così come mi manchi, così tanto anche se le ore sono poche, da contarsi sulle dita — chiedo poco, la tua voce in ogni stanza, le tue dita nei capelli, i tuoi sospiri nelle mie orecchie.
Lo sapevo che un giorno te ne saresti andata via, ma non avrei mai immaginato di essere io a farti scappare, a lasciare che piano piano scivolassi via, che di te restasse solo un ricordo, una fotografia ingiallita in una pila di altre fotografie ingiallite, segnate dal tempo e dalla nostalgia.
Già, la nostalgia, quel dannato dolore per un mancato ritorno, il ritorno nelle tue esili braccia, nella mia casa.
Sai, è la prima volta che riesco a considerare "casa" una persona.
E' una cosa bella.
Ma con te tutte le prime volte sono cose belle.
La prima volta che ci siamo parlati è un momento bello, la prima volta che ho sentito il tuo naso freddo e la tua bocca che sapeva di menta —perchè si, sappiamo di menta io e te; di menta, amore e desiderio.
Che poi tutto è più bello con te: la sera a cena che sembrava di essere in un film e il viaggio di notte, le destinazione e ancora un minuto, la nebbia, il calore di un bar a parlare e stupirsi dela gentilezza degli altri, la tenda in albergo, dormire abbracciati, aspettarti e saperti tornare.

Simon guarda il ragazzo attraverso la porta a vetri, il viso teso in una maschera di sofferenza, di nostalgia.Prende un respiro profondo e apre la porta con decisione.
-Harry, vieni, devo parlarti-
e si volta, non riuscendo a sostenere lo sguardo carico di emozioni indefinite e di lacrime mal celate — ma mai versate — del ragazzo.

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Capitolo 6
*** Un battito di ciglia. ***


Capitolo 5.
"Un battito di ciglia."





 

 

Harry.

Simon fa accomodare il ragazzo sul divanetto di pelle e lo fissa negli occhi chiari, quasi sperando che quel meraviglioso sedicenne sappia già quello che lui deve dirgli.
Harry fissa il suo mentore negli occhi castani mentre una strana sensazione gli artiglia lo stomaco.
-Simon, che succede?- è l'unica, semplice frase che riesce ad uscirgli dalla bocca.
-Lo sai che non amo i giri di parole, Harry, ma sai, la prima volta che ho sbagliato è successo per effetto di superbia, e l'ho pagata molto cara.
Ho sbagliato tante di quelle volte che nemmeno mi ricordo ma ora non voglio sbagliare più, anche se certe cose sono difficili da dire-
Simon prende una pausa.
Chiude gli occhi.
Respira.
-Qualche ora fa ha chiamato Jane McCalister, la madre di Madison-
Guarda il ragazzo intensamente, leggendo nei suoi occhi paura ed eccitazione allo stesso tempo.
-Madison è in ospedale. Le hanno diagnosticato il diabete di tipo uno.-
Harry gli lancia uno sguardo vacuo, si alza silenzioso dal divanetto fuggendo da quell' uomo e dalle sue parole senza senso.
Apre lentamente la porta antipanico e una folata di vento gelido lo colpisce riempiendogli i polmoni.

E' uno scherzo, non è vero Mad?
Un brutto, bruttissimo sogno.
Tra poco mi sveglierò e troverò le tue gambe intrecciate alle mie sotto le coperte, i tuoi capelli a solleticarmi le guance, sparsi sul cuscino.
Dimmi, ti prego, che è così, perchè la sensazione che provavo, che provo, quando sono con te era la cosa più bella e pulita che avessi mai provato nella mia vita. Sai cosa significa trovarti davanti una persona e renderti conto che da quel momento in poi nessun'altra potrà più contare allo stesso modo per te?
Io lo so cosa significa.
Lo so da quando ti ho vista per la prima volta, quella nebbiosa mattina di dicembre.
Abbiamo passato così tanto tempo a dire che la vita era stata buona con noi , a crogiolarci in quella limpida sicurezza, che ci siamo dimenticati del fatto che non era ancora detta l'ultima parola, che il destino poteva avere un asso nella manica e cambiare le sorti della partita.
Ci siamo sempre divertiti a correre sul filo del rasoio, senza mai tenere conto della possibilità di cadere.
Sai, pensavo che di tutti i muri che sono crollati potrei non avere neanche un po' di polvere sulle spalle, farina di calce sui capelli, la vibrazione nelle ginocchia ancora bianche di nascondigli, ancora rosse di preghiere, ma se di povere ne trovassi e fosse tua, io non lo so che cosa farei.
Probabilmente mi guarderei intorno, cercandoti disperatamente, per accertarmi che tu sia ancora tutta intera, ancora mia.
E, sai, te lo dico ora, te lo dico lo stesso, anche se mi rendo perfettamente conto che è troppo tardi, ma io devo dirti per l'ennesima volta che ti amo, che vorrei altro tempo, tempo per spegarti, tempo per annusarti, tempo per amarti, tempo per guarirti, tempo.
Perchè, sai, è lui che ci frega, oltre che la mia stupidità.
Il tempo vola... il tempo non aspetta nessuno... il tempo guarisce tutte le ferite.
Quello che tutti vogliono è altro tempo.

Rientra velocemente nello studio, e apre tutte le porte finchè non trova l'uomo che stava cercando.
-Devo andare da lei Simon.-

 

Madison.

Era ancora costretta nel triste letto dell'ospedale.
Guardava distrattamente fuori dalla finestra, mentre il vociare della televisione rendeva un po' meno silenzioso quel luogo insipido.
-... E l'imbarazzo piove su Caroline Flack, la conduttrice trentaduenne di Xtra Factor, dopo aver baciato il più giovane membro dei One Direction, il sedicenne Harry Styles, ed essere stata chiamata "Madison".
Ora la domanda che tutti si fanno è: Chi è questa fantomatica Madison? Perchè non si è mai sentito parlare di lei prima? E' una semplice trovata pubblicitaria o si tratta di colei che ha rubato il cuore al bel ricciolino?
Bè, se così fosse ci sarebbero guai in vista per il nostro Harry!
Ed ora per voi il filmato del suddetto bacio.-
La volce stridula delle giornalista lascia spazio a quella di Harry, che chiamava il suo nome, come aveva fatto mille altre volte quando lei gli era mancata, quando non aveva avuto per troppo tempo il suo profumo sulla pelle.
E allora lei aveva capito.
In realtà aveva capito quanto lo amava quando aveva realizzato che lui era li e poi non c'era più, un battito di ciglia e lui era sparito e lei si era sentita morire.
Madison si ricordava quel momento in cui baci qualcuno e tutto intorno a te si annebbia, e l'unica cosa messa a fuoco siete tu e l'altro, e ti rendi conto che quella persona è l'unico essere che bacerai per il resto della tua vita e a sforzarsi un po' poteva perfino sentire il suo sapore addosso.

Vuoi sapere la prima cosa che ho pensato quando hai detto il mio nome dopo averla baciata, Harry?
Ho pensato che la fiducia è una cosa misteriosa. Appare improvvisamente quando meno te lo aspetti. E un giorno ti accorgi che la favola è leggermente diversa da come l'avevi sognata. Il castello, bhe, potrebbe non essere un castello. E non è tanto importante che la felicità sia eterna, ma che si possa essere felici al momento. Perchè una volta ogni tanto, una volta può capitare che le persone ti sorprendano. Una volta tanto le persone possono anche toglierti il fiato.
Ma poi ho pensato anche che tu il fiato me lo togli ogni giorno e che tutti i momenti con te sono felici.
Perchè mi sta a cuore la tua felicità.
E proprio mentre faceva questo pensiero il ricordo della sua malattia si infilò prepotentemente tra le sue parole e non potè fare a meno di chiedersi se avrebbe fatto meglio a lasciarlo andare.

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Capitolo 7
*** Nessuno si salva da solo. ***


Capitolo 6.
"Nessuno si salva da solo."





 

 

Madison.
 
Si torceva le mani, torturava le sue lunghe dita bianche osservando attentamente lo smalto beige tutto rovinato.
Il medico davanti a lei era alto ed attempato, e Madison si chiedeva com' era stato da giovane.
Se lo immaginava con i capelli corti e scuri, rigorosamente spettinati, e con due occhi vispi e profondi come l'oceano.
-Buongiorno Madison, come ti senti?-
Il suo tono arzillo le fa increspare le labbra in un mezzo sorriso.
-Bene dottor O'Malley.-
Lui la fissa un attimo, per poi posare la cartella clinica che ha in mano e sedersi ai piedi del letto.
Non sta per niente bene, pensa l'uomo guardando le sue occhiaie e i suoi occhi rossi e gonfi.
-Mad, è arrivato il momento di parlare della tua malattia, te la senti?-
Lei lo fissa incerta, quasi timorosa, per poi annuire lievemente e posizionarsi più comodamente sulla pila di cuscini che ha dietro la schiena.
-Il tipo di problema che presenti, si chiama diabete mellito di tipo 1. In pratica si tratta della distruzione di alcune cellule pancreatiche, accompagnata dalla scarsa produzione di insulina. E' una malattia frequente negli adolescenti-
-Perchè?- è tutto ciò che riesce a chiedere Madison, con le parole del dottor O'Malley che ancora le rimbombano in testa.
-E' la domanda che mi pone la maggior parte dei pazienti, sai?
E la cosa che più mi dispiace è che la risposta che posso dare è sempre la stessa.
Vedi, Madison, sono le persone che scelgono in cosa credere. C'è chi crede in Dio, chi in Allah e io, per esempio, credo nella medicina.
Alcuni a cui dico di avere fede pregano. Altri invece piangono, perchè non sanno chi pregare, non hanno nessun Dio da supplicare.
Ma gli altri, gli altri guardano in faccia la realtà e senza farsi domande che sanno destinate a rimanere irrisolte si rialzano, certo con molta fatica, ma lo fanno, ed iniziano a camminare a testa alta verso il loro destino.-
Madison chiude gli occhi e trattiene il respiro, cercando di svuotare la mente, finchè non sente l'uomo allontanarsi dalla sua stanza.
E lei pensa che vorrebbe camminare a testa alta, senza farsi domande, come quegli "altri" di cui le parlava O'Malley, ma sa che non ci riuscirà mai, si sente talmente dipendente da Harry che senza la sua mano a guidarle il mento non riuscirebbe nemmeno ad annuire.
E si vergogna terribilmente di ciò, si vergogna di quei sogni in cui lei lo guarda, senza parlare, senza muovere un muscolo per paura che lui se ne vada.
 
Sai Harry, stavo facendo finta di non parlarti, e tu stavi facendo finta di non accorgertene, tanto eravamo sottoterra e se mi avessi chiesto, perché? Ti avrei risposto, sto osservando quello che succede, e quando siamo usciti alla luce io ho cominciato a non parlarti per davvero, tu non sei più riuscito a fare finta.
Parliamo? Mi hai detto, e ti ho indicato i palazzi nuovi e ho fatto finta di conoscere i tuoi vecchi panorami, fino a quando non abbiamo girato l’angolo.
Avrei voluto spingerti contro una delle mille saracinesche chiuse per ferie, chiuse per ferie, riapriamo a settembre, no, avrei voluto che fossi tu, a spingermi, a venirti a prendere le parole che non ti stavo dicendo direttamente dalla mia bocca.
È questione di giorni, forse di ore, prima che torni impossibile camminare in mezzo alla strada come se la città fosse morta, per non dover zigzagare alla ricerca dell’ombra che oggi ha coperto il cielo facendolo grigio.
Siamo fatti così, abbiamo questi spigoli che sono giusti per incastrarci, ma se ci avviciniamo senza prestargli la dovuta attenzione ci scontriamo, finendo per colpirci ancora e ancora, quasi ci mancasse una scusa per leccarci le ferite, per tenerci stretti e dirci che andrà tutto bene.
Siamo fatti così, io di silenzio, tu di parole, anche se sembra il contrario.
Siamo fatti che siamo così sicuri di non perderci da sfidarci ancora e ancora, allontanarci fino a quando non ci sembra di avere perso il filo, la strada per tornare, per tornarci, e nel vuoto del mio silenzio lanci ogni volta una treccia di parole per permettermi di arrampicarti, arrivarti con l’orecchio alle labbra per farmi dire, scema, non mi senti? Certo che ti sento, sei fatto di parole, mi restituisci il senso che non ho mai avuto, dai un significato al mio nome.


 
Harry.
 
Era da molto che non entrava in un ospedale.
Gli aveva sempre fatto venire la nausea quella patina di morte mascherata da speranza.
L'ultima volta che ci era stato aveva detto addio a suo padre, e gli girava la testa al solo pensiero che di li a poco avrebbe potuto perdere anche lei.
Ferma un'infermiera e con voce tremante chiede di Madison McCalister.
Ha paura che lei non sappia dov'è, oppure che lo sappia, questo non lo può dire nemmeno lui.
Il cuore martella nel petto tanto da fargli male, tanto da farlo sentire tutto intorpidito e dolorante.
Camera 24B.
Un corridoio non gli era mai sembrato così lungo.
E finalmente eccola li, quella dannata porta blu.
La apre con cautela e scivola all'interno della stanza.
Lei è li, rannicchiata nel letto, con la mano sinistra chiusa a pugno e le ginocchia strette al petto.
Dorme.
Harry si siede sulla poltroncina di stoffa azzurra poco distante e le carezza delicatamente la mano.
 
-Nella vita di errori se ne fanno, sai?
Ovvio, chi più, chi meno, ma tutti prima o poi facciamo un passo falso e rischiamo di cadere.
La cosa più brutta, però, è che spesso dev'essere un'altra persona a decidere se lasciarci cadere o rimetterci in piedi.
Guardaci ora, per esempio, io sono in bilico perchè mi sono distratto ed ho sbagliato, e solo tu puoi salvarmi, mentre tu sei in bilico perchè la vita ha deciso di sottoporti all' ennesima prova, ma non sono io quello che può salvarti.
Ti ricordi, Mad, cosa facciamo dopo aver fatto l'amore?
Noi ci mettiamo a guardarci gli occhi.
Sembra un errore, guardarci gli occhi – di solito si dice, guardarci negli occhi, e invece è una cosa molto bella da fare, se si ha un po’ di tempo a disposizione.
Ci guardiamo gli occhi e tu mi chiedi, come sono i miei occhi? E io cerco di descriverteli, e diciamo occhi ma quello che intendiamo davvero dire è iridi, come sono?
Parto escludendo la pupilla, descrivendo la corona di miele di castagno, il modo in cui lambisce il cerchio più esterno, che è del colore di certi arbusti di alta montagna in inverno e l’anello metallico che li racchiude, solo che non riesco a farlo così, dico parole come verde, grigio, marrone, perché guardarci gli occhi è ancora più profondo che guardarci negli occhi e, là in fondo, l’atmosfera è rarefatta, sottile come il filo d’aria che ti esce dalle narici e siamo così vicini che riesco a sentirlo svolgersi e riavvolgersi e scaldarsi e rinfrescarsi 

– e dopo, davanti allo specchio, mi dici che non riesci a vedere e ci avviciniamo, la mia testa alla tua testa, entrambe le nostre teste allo specchio, e mi dici, ci assomigliamo, e io ti rispondo, ti piacerebbe, assomigliarmi, per farti ridere, per farmi baciare, ma è vero, quando ci siamo conosciuti non ci somigliavamo per niente, e adesso, invece, giorno dopo giorno, diventiamo un po’ più uguali –
ritrovo le mie espressioni sul tuo viso, le tue sul mio, e la tua voce sta diventando la mia voce, e la mia risata sta diventando la tua risata, e le cose più belle, a volte, succedono quando gli occhi si stanno chiudendo, mentre mi racconti una storia per non farmi addormentare e io ti guardo e sorrido e sento le palpebre pesanti e, prima di abbassarle per la notte, ti ci chiudo dentro, per portarti con me fino alla mattina, alla sveglia che suona, ancora mezz’ora? Sì, e ci abbracciamo e rimandiamo il buongiorno a baci piccolissimi, spingendolo più in là con le labbra, fino a quando non arriva, e ci guardiamo negli occhi o ci guardiamo gli occhi o non ci guardiamo perché tanto io ti sento, tu mi senti
 e ora il mio bisogno di sentirti è disperato, mi fa bruciare la gola come quando sei sott'acqua e ti si inonda il corpo di gocce salate.
Quindi, ti prego, Mad, salvami, salvati.-
Si alza, sente un impellente bisogno di uscire da quella stanza, non riesce a sopportare le consapevolezza di non poter fare niente per lei, che ci sia la possibilità che non faccia più parte della sua vita.
-Non te ne andare Harry.
Nessuno si salva da solo.-

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Capitolo 8
*** Spigoli. ***


Capitolo 7.
"Spigoli."





 

 

Harry.
 
Erano state ore terribili, quelle vissute nella paura di averla persa.
Ed ora era lì, che dormiva tra le sue braccia, fragile come non l'aveva mai vista.
Si era sempre ritenuto una persona forte e indipendente, Harry; pensava che quando si sarebbe legato a qualcuno sarebbe diventato debole, pensava che quella persona sarebbe diventata il suo nervo scoperto, il posto adatto dove colpirlo per fargli del male, ma poi, poi aveva capito.
Aveva capito che si, quella persona sarebbe stata la sua debolezza, ma anche la sua più grande forza, il suo filo di Arianna nel labirinto della vita.
Le carezzava la testa dolcemente, passandole le lunghe dita tra i capelli ramati.
Un aroma di fiori e di pulito gli invadeva le narici, e si ritrovò a pensare che quel profumo, quel profumo che era così diverso da quello acido e aspro di Caroline Flack, quel profumo che amava era il profumo della sua Madison, del suo più grande amore, della sua persona.
Perchè questo era lei: la sua persona.
Non gliel'aveva mai detto, ma quel pomeriggio di maggio inoltrato aveva pensato a lei, mentre accoccolati sul divano guardavano Grey's Anatomy, e sentivano per la prima volta le parole che si sarebbero impresse a fuoco nel cervello di Harry.
Quelle parole che poi lui le avrebbe sussurrato all'orecchio ogni volta che lei si addormentava sul suo petto dopo aver fatto l'amore.
Le scostava i capelli dal viso, le lasciava un tenero bacio sulla pelle diafana e le accostava le labbra all'orecchio, ripetendo quelle parole.
 
"Tu sei la mia persona.
Ho bisogno di te.
Devo sapere che ci sei, ho bisogno che mi incoraggi, perchè sei l'unica che mi conosce, veramente.
Che sa tutto di me.
Ho bisogno che fai finta che ce la farò anche se non ci credi.
Perchè se mi abbandoni, sul serio non ce la farò.
E non avrò mai il lieto fine, e questa sarà solo.. vita."
 
Gli piaceva pensare che lei lo sentisse, e che gli sussurrasse "sono la tua persona, sono dalla tua parte", mentre lui già dormiva.
Forse era vero che si stava rincitrullendo, che stava diventando un cretino innamorato come dicevano i suoi amici, ma non gli importava; non con lei tra le braccia.
Rimaneva ancora disorientato quando si guardavano negli occhi e sentiva una fitta alla bocca dello stomaco, quando sentiva il cuore accellerare, come colpito da un fulmine.
La prepotente vibrazione del cellulare lo costrinse ad alzarsi e ad uscire dalla stanza.
 
-Come sta la tua dama?- un sorriso gli increspa le labbra nel sentire il tono vivace dell'amico.
-Bene Lou, la dimettono domani.-
-Sono felice per te Harry, dico sul serio. Quanto ti tratterrai ancora?-
-Torno domani, ma prima ho un paio di faccende da sbrigare, ci vediamo Boo, salutami gli altri e di' a Niall di non fare indigestione di biscotti-
-Certo mammina, glielo dirò! A domani Haz!.
 
Harry chiude la chiamata e gli occhi.
Respira a fondo.
Non sarà facile guardare negli occhi quella donna e dirle quello che deve.
Proprio in quel momento Jane McCalister compare oltre le porte sabbiate dell'ospedale.
-Jane, salve- sorride timidamente guardandola a fatica, cosa le impedisce di mandarlo al diavolo dopo il suo show in diretta nazionale con la Flack?
-Oh, ciao Harry, non mi aspettavo di trovarti qui- la donna alza un sopracciglio sulla difensiva, finchè non intravede la figura di sua figlia oltre la spessa finestra che le sorride radiosa, facendo un cenno d'assenso col capo.
-Lo immagino, mi creda. Senta, potrebbe concedermi un minuto? Ho una cosa importante da chiederle.-


 
Madison.
 
Sognava.
Ci riusciva sempre tra le braccia di Harry, ed ogni volta si svegliava quando lui si allontanava.
Sentiva la sua voce roca bisbigliare nell' iPhone nero e riuscì a fare un cenno col capo alla madre, prima di essere travolta dai ricordi.
Le erano venute in mente quelle volte in cui lui,dopo aver fatto l'amore, le diceva che lei era la sua persona, pensando che dormisse e lei, aspettava che lui chiudesse gli occhi per dirle che era dalla sua parte.
 
Sai Harry, anche io all'inizio avevo paura.
Ero terrorizzata dall'idea di diventare dipendente da te, di affidarti tutta me stessa.
Io non credo che l'amore sia una cosa semplice, non l'ho mai creduto.
Io credo che l'amore sia l'incastro perfetto di tutti i nostri spigoli, del tuo russare leggero quando sei rilassato, del mio incastrare la testa nell'incavo del tuo collo quando ti abbraccio dopo tanto tempo, l'incastro perfetto dei nostri pregi e delle nostre mancanze, delle nostre speranze e dei nostri sogni.
Sai, a volte mi capita di chiudere gli occhi e di ritrovarmi ad immaginare la casa in cui invecchieremo.
A volte inizia che penso di dover andare a destra e invece la strada giusta è a sinistra, inizia che, nella mia testa, la mappa di quel posto - che poi è il nostro posto - è evidentemente al contrario.
Continua che meno male che ci sei tu che mi dici dove andare, che mi tocchi sul gomito per direzionarmi, che mi fai costellare le vie nascoste di baci per ritrovarle al ritorno.
E sai, è questo per me l'amore.
I nostri gomiti che si sfiorano a tavola, il guardare una foto e vederci dentro qualcosa di te, il bere con te litri di caffè per tenerti compagnia mentre scrivi canzoni.
Dici sempre che scrivi di noi, che mi racconti, che ci racconti, anche se per te, in realtà, tutto è già scritto, ma dicono che niente è scritto, e allora penso, no, in realtà tutto è scritto, ma con la matita.
Se le cose sono scritte con la matita si possono cancellare, possono essere riscritte, anche se poi dipende – se la prima volta, la prima persona che ha scritto, ha calcato molto con la matita sul foglio, resta comunque un’ombra di quello che era scritto, sopra alle cose che decidi di riscrivere, e se la mina era molto morbida si ingrigiscono le mani, per esempio.
Sarebbe bello se inventassero un modo per cancellare i pennarelli o le matite colorate, per non dover scrivere tutto di nero o di grigio: mi viene in mente quella gomma metà rossa metà blu, che prometteva di cancellare l’inchiostro ma grattava la carta, o quelle strisce bianche per le parole uscite sbagliate dalle macchine da scrivere – un sacco di persone hanno lavorato al problema e nessuna che sia riuscita a trovare una soluzione soddisfacente, siamo stati sulla luna e però non siamo capaci di cancellare una scritta al pennarello, dobbiamo accartocciare il foglio e buttarlo via – è una soluzione, ma se torniamo a prima, all’idea della vita come quaderno o block notes eccetera, strapparci via un foglio equivarrebbe ad avere un buco nella memoria. Non so se avete mai provato a strappare un foglio da un quaderno, si perde anche un pezzo di futuro, il foglio gemello che sta verso il fondo, ma sai, io le cose che riguardano te le ho sempre scritte a penna, cosicchè non si potessero cancellare o correggere.
Per noi è buona la prima, che poi, secondo me, la prima stesura è sempre la migliore.
 
Harry e Jane entrano silenziosamente nella stanza.
-io parto domani, Mad-
Lo sguardo di lei si riempie di panico liquido.
Non aveva realizzato che lui sarebbe dovuto ripartire, e ancor meno che se ne sarebbe andato così presto.
Si guardano, si amano con gli occhi.
-Vieni con me, Madison.-

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Capitolo 9
*** Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde. ***


Capitolo 8.
"Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.."





 

 

Madison.
 
Pensava che non le è mai riuscito di fare le cose come andavano fatte; che non era mai riuscita ad essere nel modo in cui doveva essere.
Lo aveva sempre pensato, ma ora, in quel loft ne è convinta più che mai.
Ci aveva parlato a lungo, con Harry, prima di decidere di venire.
Non voleva farlo, non voleva seguirlo, ma poi, guardandola con i suoi occhi verdi come la speranza le aveva detto che senza di lei non sarebbe tornato a Londra; che non si sarebbe allontanato da lei, non ora, che nuvole nere come l'abisso più profondo erano vicine.
Le aveva preso le mani tra le sue e la fissava intensamente.
-Mad, sai, quando la gente crolla, crolla e basta, senza scuse, senza ma, senza perchè, crolla. 
Cade a terra a pezzi e non saranno delle scuse a rimediare, non sarà un ‘ti amo‘, non sarà niente, tutti crolliamo qualche volta, tutti cadiamo come le foglie d'autunno. 
E' normale, ma tutti dobbiamo alzarci e continuare a camminare, e tu lo sai. 
Lo sai  che vivere non è facile, che il male, quando ci colpisce, si radica nel profondo.
A volte ci lascia quando ormai non c'è più nulla da fare, altre volte ci lascia solo malandati, un po' malfermi sulle gambe e con il fiato corto ma, sai, se c'è qualcuno accanto a te il domani non fa più così tanta paura.
E sappi che io non voglio lasciarti qui e tornare non riconoscendoti più.
Io voglio viverti.
Sempre.
Non solo quando va tutto bene, non solo quando è primavera, ma sempre.
Anche quando sarai un po' malferma sulle gambe e con il fiato corto.
Non voglio compromessi, voglio tutto il pacchetto.-
Ed ora eccola li, seduta su una poltrona rossa avvolta nella felpa preferita di Harry per avere un po' del suo profumo addosso.
Quando erano entrati gli altri, Harry era rimasto immobile sulla soglia a fissarla con gli occhi liquidi e brillanti.
Lei era rimasta in silenzio, a ricambiare il suo sguardo, quasi volesse dirgli che questa volta aveva fatto la cosa giusta, che questa volta, quando lui le aveva detto ‘mi manchi‘ lei non era stata zitta ma gli aveva risposto ‘e allora vengo a prenderti‘.
Niall si era avvicinato a lei e l'aveva abbracciata stretta.
-Scusami Madison, ma ero molto preoccupato per te, sono contento che tu stia meglio- e le aveva regalato un sorriso che le aveva fatto desiderare che quel biondino non se ne andasse più dalla sua vita.
A turno si erano presentati tutti, ma Harry era ancora fermo sulla soglia.
E lei fece quello che riusciva a fare meglio, gli andò incontro e si nascose in uno dei suoi abbracci, uno di quelli che lei amava, uno di quelli che tolgono il fiato, ma tu non senti il bisogno di respirare perchè ti senti completo.
Si staccò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, per poi accostare le labbra al suo orecchio.
-Sai Harry,
mi capita spesso di pensare di voler essere giovane per sempre, che poi è un'idea sciocca, non tanto perchè irrealizzabile, ma perchè se penso alla mia vita è un po' come se fosse andata sempre migliorando, col passare dell' età, per quanto diventi più difficile e la voglia di andare avanti, di superare queste difficoltà con te è tanta, ma poi ti guardo.
Anzi no, ti vedo.
C'è una bella differenza.
Ed è allora che vorrei esistesse il tasto pausa.
Vorrei cristallizarci in uno di quei momenti di felicità e completezza e fotocopiarli perchè si ripetano all' infinito.
La mia più grande paura, lo sai, è che con lo scorrere del tempo questi momenti diventino immagini, e le immagini foto, e le foto ricordi polverosi impilati nelle scartoffie di una vita.
Ho paura di dimenticare.
Dimenticare i piccoli dettagli che ti rendono così meravigliosamente Harry, così meravigliosamente mio.
Il fatto è che se mi dimenticassi di te, non mi riconoscerei più, perchè senza i tuoi angoli a combaciare con i miei sentirei solo freddo, quel freddo che provi dopo una grossa perdita, quel tremore irrazionale che ti fa pulsare la testa.
E io non sopporterei ne' la tua mancanza ne' il freddo.
Sai, ci penso sempre al fatto che vorrei restare giovane per sempre, ma poi capisco che no, non voglio essere giovane per sempre, perchè vorrebbe dire non invecchiare con te.
Non è solo una cosa bella invecchiare insieme, è fatta di un sacco di cose poco piacevoli, di momenti difficili da superare insieme, di cambiamenti che, per quanto vissuti giorno per giorno, non finiranno mai di stupirci, e non sempre in positivo, credo, ma diventare vecchia accanto a te è la cosa di cui ho più bisogno perchè penso che se sapremo amarci sempre, allora tutto avrà un senso.-




 
Harry.
 
Da bambino chiedeva spesso ad Anne come mai lei e suo padre avevano divroziato.
La donna gli carezzava la testa riccioluta e gli diceva che tra loro non c'era più la pace di una volta e lui la guardava perplesso.
Lei se lo posava in grembo e gli diceva che la pace non è uno stato permanente, esiste a momenti, è fugace, svanisce prima ancora che ce ne accorgiamo. Possiamo sperimentarla in qualsiasi occasione. Ogni giorno sperimentiamo momenti di pace. Il trucco è capire quando arrivano per poterli godere appieno e viverli. E alla fine, lasciarli andare.
Harry annuiva poco convinto e le stampava un bel bacio sulla guacia prima di alzarsi e andare a giocare.
E ora, a distanza di anni, quelle parole gli erano tornate in mente e lui aveva capito che non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare perchè lui, per Madison, avrebbe affrontato sia la pace che la guerra.
La guardava, la vedeva.
Era bella, di quella bellezza dolce ma intensa che sa di amore, che ti crea l'irrefrenabile bisogno di farla tua.
E lei era sua.
 
‘Sai Mad,
ci sono troppe cose che vorrei dirti.
Sei bellissima.
Te bisbiglio all'orecchio abbracciandoti, mentre tu soffi un debole "stupido" sulla porzione di pelle all'altezza della mia clavicola.
Penso che qualunque sia il numero di respiri che mi sono stati destinati alla nascita, non riuscirò mai a dirti tutto quello che voglio, non potrò averti per il tempo necessario a saziarmi di te.
Una volta mi hanno detto che siamo fatti degli istanti che abbiamo costruito e di tutte le volte che ce li siamo raccontati aggiungendo dettagli, quelli che ricordo io, quelli che ricordi tu, e quando me li racconti, questi dettagli, io penso che se non ti baciassi subito impazzirei, e allora lo faccio.
Ti bacio, e le tue parole si infrangono direttamente nella mia gola e i miei respiri si fondono con i tuoi.
Ti guardo negli occhi in silenzio e mi rendo conto che accadono cose che sono come domande.
Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.'

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Capitolo 10
*** A domani. ***


Capitolo 9.
"A domani."





 

 

Harry.
 
Era seduto sull' ultimo gradino della scala antincendio.
Il caos che regnava per le strade di Londra gli faceva rimpiangere la tranquillità di Holmes Chapel.
Una folata di vento gli scompigliò i capelli colpendogli il viso.
Un brivido solitario lungo la schiena.
Quello era uno di quei momenti in cui voleva essere abbracciato così, come se fosse l'ultima volta ogni volta.
Senza che lo sia.
Un abbraccio che più che ricordargli l'attesa gli ricordasse il tempo che passa e in quei momenti lei arrivava.
Le sue braccia calde lo avvolgevano stretto, in netto contrasto con il gelo dell' inverno e con la sua pelle di alabastro.
Lo stringeva e lui si sentiva sempre presente e mai passato.
Ogni volta che la guardava diceva a se stesso che lei era l'amore della sua vita, quell'amore un po' agrodolce che aveva lo stesso profumo di lei e delle lenzuola sgualcite dopo che erano stati insieme; era quell' amore che, alla lunga, diventa parte integrante di te.

 
Sai Mad,
a volte penso che mi piacerebbe guardarci da fuori, scoprire cosa prova la gente a vedere che quando ci guardiamo negli occhi ci leggiamo dentro, che in un bacio subato c'è molto più di quello che appare, perchè sai, ci sono certe cose che capisci subito e che il corpo capisce subito e allora ti ci adegui, ci si adegua.
Una certa fatica di vivere, per esempio, compensata da una spinta vitale altrettanto forte, così forte che se non stiamo abbracciati stretti rischiamo di cadere, ma solo noi la conosciamo questa sensazione diversa, troppo bella per essere comune e troppo comune per essere sconosciuta.
E allora mi chiedo (si, perchè sai, mi sto chiedendo un sacco di cose ultimamente), mi chiedo se questo meraviglioso stato dell' anima durerà anche dopo, se noi dureremo anche dopo, se resteremo insieme anche quando litigheremo fino alle lacrime e vorremmo essere altrove, anche quando inizieremo a vedere il bicchiere mezzo vuoto anziché mezzo pieno, anche quando i ricordi ci faranno mancar l'aria.
Io penso di si, e sai perchè lo penso?
Lo penso perchè ricordo quella volta che litigammo e tu te ne andasti in lacrime, ma l'ultima cosa che mi dicesti fu "a domani"e dire "a domani" è già un sentimento, perchè lo dici solo se è vero che ci sarai ed è bello sentirselo dire da qualcuno che hai voglia che resti.
"A domani" è presenza, e tu c'eri ieri, ci sei oggi e ci sarai domani, lo so.


 
Madison
 
Avvolta in una coperta se ne stava seduta ai piedi del divano a bere una cioccolata calda.
Entro pochi giorni se ne sarebbero andati da li, da quel loft che aveva custodito paure, sogni e speranze gettate alla rinfusa contro pareti troppo poco spesse, pareti che vedevano attorno a loro pupille rosse di pianto, di gente che non parla, ma che con uno sguardo intenso pareva dicesse: guardami, tu mi hai ridotto così.
Liam le si sedette accanto e lei lo accolse sotto il plaid regalatole da sua sorella Avery.
-Sembri altrove Mad, sembri stanca-
I suoi occhi preoccupati indugiano sul suo viso pallido e tirato.
-So già cosa vuoi chiedermi, Liam.
Tranquillo, le prendo le medicine- sbuffa lei col viso affondato nel suo maglione grigio.
-Lo sai che te lo chiedo solo per il tuo bene-
I suoi occhi color caramello si fanno lucidi nell' esatto momento in cui raggiungono il viso del ragazzo.
-Io...
Scusami Liam, lo so che hai ragione, è solo che sono stanca e ho paura.
Perchè sai, pensavo che sono troppo grande per essere presa in braccio e cullata, sono troppo giovane per sentirmi in grado di cullare.
Sono troppo spaventata da tutto quello che è cambiato o troppo affascinata mi fermo a osservarlo mentre la vita passa e io so dire tutto ma so fare poco.
Amo di un amore che nessuno sa cosa sia, che nessuno mi ha mai spiegato: non c'è bisogno di spiegazioni, ed è una cosa bellissima, bellissima e tanto complicata che sento il desiderio che i miei piedi, chiusi dentro le scarpe, incollate al pavimento non permettano a nessuno di portarmi via.
Ed io ho paura Liam, ho una paura tremenda che io ed Harry ci lasceremo, ci dimenticheremo l'uno dell' altra e i ricordi che all'inizio ci toglievano il fiato per la gioia, con il passare del tempo, diventino solo fumo.
Ho paura del fatto che potrebbe succedere che un giorno ci incroceremo in un caffè o in metropolitana e cercheremo di non riconoscerci o fingeremo di non vederci, ci gireremo svelti dall'altra parte e saremo imbarazzati per ciò che è diventato il nostro "noi", per quello che ne è rimasto.
Il niente.
Due estranei uniti da un passato immaginario, uniti dal fumo.
E ho paura perchè sento che non riuscirò ad evitare che tutto questo accada.-
Non le ha nemmeno sentite le lacrime che rigavano silenziose il suo viso, o la mano calda di Liam che le asciugava.
Ormai, a loro non ci dava più peso perchè, infondo, le lacrime al sole sono solo sale.

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Capitolo 11
*** Fai bei sogni. ***


Capitolo 10.
"Fai bei sogni"


 





 


Madison

Aveva sempre avuto paura di affrontare le cose.
Era nata così, Madison, si preoccupava per il mondo intero dimenticandosi di sé.
La finale di X Factor sarebbe iniziata di lì a poche ore.
Le tremavano le mani al pensiero di cosa sarebbe successo il giorno seguente, e quello dopo, e quello dopo ancora.
Niente sarrebbe stato più lo stesso.
Lo sapeva lei, lo sapeva Harry, lo sapevano tutti, ma nessuno aveva il coraggio di chiedersi in che modo le cose sarebbero cambiate.
Si accovaccia a terra e guarda i ragazzi mentre fanno le prove.
Si vede che sono nervosi, che anche loro sentono la pressione.
Harry è al centro e trova il tempo per girarsi e mandarle un bacio tra una canzone e l'altra.
Lo ama così tanto. Lo ama fino a sentir mancare il fiato, fino a non riuscire più a ragionare.
 

Sai Harry,
noi di battaglie ne abbiamo combattute tante, abbiamo sanguinato, pianto, pregato, lottato, ma non ci siamo mai allontanati.
Sai, non sapremo bene dire a cosa, ma siamo sopravvissuti. A volte ci viene da pensare che sia un caso e quasi ci sentiamo in colpa, per essere noi, quelli sopravvissuti - c'erano persone che l'avrebbero meritato più di noi, tra un'esplosione e l'altra, abbiamo sempre trovato le forze per scuoterci i calcinacci di dosso, la polvere dai capelli e vivere, vivere.
Abbiamo avuto la forza di rialzarci dopo essere caduti, e di camminare a testa alta tenedoci per mano, nonostante i graffi, nonostante il dolore, nonostante le ferite di guerra.
Ci è successo spesso di pensare di non potercela fare, di voler abbandonare tutto e lasciarci trascinare dalla corrente, ma poi io ti ho guardato, tu mi hai guardata, e abbiamo capito che la vita è ingiusta, ma non ci toglie mani la possibilità di riparare ai nostri errori, che sai tu, che so io, e che pesano più di un macigno sulle nostre esili spalle.
E anche se è passato del tempo, e siamo diventati presto vecchi e saggi, se per un po' abbiamo continuato a perseverare nei nostri errori è stato solo perchè sapevamo che quello era uno dei modi o l'unico per sopravvivere ancora e ancora, per far pesare un po' meno quel fardello, per sentirci un po' meno in colpa verso chi non ce l'aveva fatta, verso chi non era riuscito a superare le tempeste della vita con l'altro accanto, verso chi si era perso per strada.
E ora, Harry, stai per prenderti sulle spalle un altro peso, che fa paura solo a sentirlo nominare – il tuo futuro.”

-Mad, che hai?-
La voce di Harry la riporta alla realtà.
Lei gli prende la mano e lo trascina di corsa fino al tetto, dove il sole stava tramontando su Londra.
Si ferma e lo guarda negli occhi, in quella disarmante distesa di verde.
-Io ti amo, Harry.
Ho iniziato ad innamorarmi di te quella volta che eravamo al lago e tu mi desti il tuo maglione perché faceva freddo, e quel maglione sapeva di te, e ho capito che non avrei mai potuto avere sulla pelle un profumo che non fosse il tuo.
E ora, stai per realizzare il tuo sogno, sarai famoso, e girerai il mondo e io non smetterò mai di amarti e, lo so, lo so che te l'ho già chiesto, ma tu non dimenticarti di me.
Non dimenticarmi, perchè io senza di te non so stare, perchè senza di te, piove dentro e fuori, e a ripararsi un ombrello non basta, e perchè certe persone quando hanno la fortuna di incontrarsi dovrebbero avere anche il coraggio di tenersi, e non voglio alzarmi una mattina e sentirmi dire “Mad, che hai oggi?” e dover rispondere “non ho Harry” perchè allora realizzerei veramente di averti perso e penserei che io ce l'ho messa tutta per farti stare bene ma mi sentirei in colpa per non averti dato abbastanza.
Quindi amami.
Amami come se non ci fosse un domani, come se te ne dovessi andare ma non volessi, come se ti mancassi ancora prima di partire, come se al mondo non esistesse altro all' infuori di me.-
La guarda, ha il respiro accellerato e le mani le tremano, come sepre quando è nervosa.
Le prende il viso tra le mani e la bacia, la bacia nel modo esatto in cui lei gli aveva chiesto di amarla, come se non ci fosse un domani, come se se ne dovessi andare ma non volesse, come se gli mancasse ancora prima di partire, come se al mondo non esistesse altro all' infuori di lei.
-Ti amo anche io Madison, e mai mi scorderò di te.-

 

Harry.

-Stai bene?-
-Bene, sono solo un po' nervoso.- sorride, cercando di non sottolineare quanto sia ridicola la risposta che le ha appena dato.
No che non sta bene, ha lo stomaco sotto sopra, come la prima volta che Madison gli ha detto che voleva fare l'amore con lui; le mani sudate, come quando, prima di darle un regalo, è preoccupato perché non sa se le piacerà.
La guarda, e ci pensa alla risposta stupida di poco prima, pensa che quando lei glielo chiede con gli occhi colmi di quell'apprensione che solo le persone perdutamente innamorate conoscono, non ci riesce mica a rispondere con la risposta vera – anche adesso e allora si chiede quand'è che hanno imparato ad avere paura della felicità – di dirla, di mostrarla.

"Sai Mad,
ho paura di perdermi, o qualcosa del genere.

Di perderci, come quando mi addormento sul divano, con la testa sulle tue cosce e sogno che siamo per strada e tu mi lasci la mano per guardare una vetrina, un gatto sull'albero, un fiume, e poi non ritorni più e allora nel sonno mi agito, inizio a ripetere il tuo nome e a trattenere il fiato ogni volta che vedo la tua ombra su un muro e quando la riconosco – quando ti riconosco inizio a seguirti senza sapere dove sto andando, senza leggere il nome di una via o guardarmi intorno ed è proprio nel momento in cui ti perdo che tu mi carezzi la fronte e mi svegli, e mi ci vuole un attimo per riconoscermi nelle tue iridi, per riconoscerti nei miei respiri agitati; stavi facendo un brutto sogno mi dici, e io sospiro di sollievo perché non hai idea di quanto tu mi sia mancata in quei due minuti o poco più che però mi sono sembrati una vita intera.
Capita che quando mi svegli ho ancora più paura di prima perché anche se ti avevo persa solo per finta la sensazione di smarrimento che ho provato è stata un' emozione che non avevo mai sentito nella mia vita e allora vorrei poter leggere il copione che parla di noi due, ho paura, ti dico, ma tu mi sorridi.
La tua storia la scrivi tu, mi diresti, se ti confessassi che vorrei sapere, o forse mi diresti che la scriviamo noi, adesso, che se è la mia mano a tenere la penna, a disegnare le mie frasi storte, è con le tue dita strette attorno al polso in un incastro perfetto di pelle e sensazioni così anche se un giorno la mollerai la presa, mi basterà tornare indietro per farmi guidare di nuovo e magari stavolta le frasi che scriverò saranno più dritte – magari riuscirò a scrivere anche senza le righe lasciando lo spazio giusto tra un paragrafo e l'altro, magari ti scriverò una lettera che mai leggerai perché mai ti darò perchè le cose preferisco dirtele con la bocca con gli occhi con le mani con il cuore piuttosto che con una penna che ha milioni di copie, io non voglio che il mio amore per te sia una copia di quello di qualcun altro io voglio che sia vivo e che ti colpisca dritto al cuore anche se le parole sono in disordine e le frasi sgrammaticate."

Le prende la mano e se la posa sulla guancia inspirando con gli occhi chiusi.
-Stasera cambierà tutto-
-Non cambieremo noi.
Non cambierà il nostro fare l'amore, il nostro guardare la tv stretti sotto una coperta troppo piccola per due, il mio contare le tue lentiggini mentre dormi, le cose importanti rimarranno le stesse perché sai, ho sempre immaginato me l'avresti detto tu prima o poi, ma ora te lo dico io, la nostra storia la scriviamo noi, e anche se siamo entrambi perfettamente consapevoli che una vita non basta e non ci basterà mai non vogliamo scrivere la nostra storia di fretta per paura che il tempo finisca, anche se prima o poi finirà.
Non avere paura, amore mio, Rose te lo diceva sempre, quello che conta non ci lascia mai veramente.-
La bacia con quella disperazione tipica degli uomini troppo innamorati che hanno una paura folle di sbagliare tutto.
E' uno di quei baci che raccontano tutto quello che si è fatto tra un bacio e l'altro, tutto quello che si è troppo realisti per dire e troppo ottimisti per non dire e poi se ne va, troppo orgoglioso per farle vedere i suoi occhi che si fanno lucidi mentre realizza che quello che si sono scambiati suonava più come un addio che come una promessa.

"Se non fossero già passati tutti quei minuti, se fossi riuscito a correre giù per le scale, a raggiungerti, a fermarti, a dirti: ho capito, ti avrei spiegato cosa facciamo al tempo in questo modo"

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Capitolo 12
*** L'odore non cambia mai. ***


Capitolo 11.
"L'odore non cambia mai"
per Alice.


 
 

Harry.

 

Terzi.
L'unica cosa che gli rimaneva era un trofeo sbiadito che sembrava dire "ritenta l'anno prossimo, sarai più fortunato."
I suoi passi rimbombavano sordi nel corridoio mentre si dirigeva verso l'ufficio di Simon.
Convocati per un motivo misterioso.
Oltre il danno la beffa, pensa facendo una strana smorfia che gli deforma il viso.
Si ferma a guardare Londra da una finestra.
Il sole alto nel cielo inonda la città di riflessi, dorati come i suoi occhi.
 

"Sai Mad,
non mi ero mai sentito un perdente come ora.
Ho deluso tutti, ma cosa più importante ho deluso te, l'unica persona di cui mi importa veramente.
Vedi che avevo ragione ad avere paura?
Mi succede spesso di avere paura, ma quando mi capita penso a te, perchè eri tu a credere in me tutte quelle volte in cui io proprio non ci credevo. E' il tuo destino, mi dici affondando le mani nei miei capelli indomabili tirandoli appena, e a me piace pensare che lo fai per farmi capire che non è un sogno, che non sei un sogno, ma sei una realtà prepotente della mia vita, la cosa più dolce che potrei volere.
Avrei tante cose da dirti, troppe, ma ogni volta che ci provo mi viene un nodo alla gola, come se avessi qualcosa incastrato tra lo stomaco e il cuore e allora anche le cose più semplici da dire diventano macigni indistruttibili.
Hai presente quando ti dico che ti amo? Quando te lo dico guardandoti negli occhi e stringendoti a me? Ecco, te lo dico in quel modo, te lo dico poche volte per il semplice motivo che non voglio che tu un giorno ti ritrovi a pensare che ormai te lo dica per abitudine, perchè non so cosa dire per zittirti, perchè non è così. Quando lo dico, lo dico perché ci credo, perché ti amo in quel modo un po' teatrale che sa di retrò e tragedia, lo dico perché l'unico sapore che vorrei avere sulle labbra per il resto del tempo in cui siamo distanti è il tuo, perché anche se non te l'ho mai detto, me la sento addosso questa sensazione che ti amerò per il resto della mia vita.
Ti guardo, e penso alle tue lentiggini, al tuo modo di morderti nervosamente il labbro inferiore, di dondolare la testa quando senti una canzone che ti piace e so che queste sono quelle piccole cose che non dimenticherò, che sono niente, e invece restano più forti di tutto.
Sai, adesso mi viene quasi automatico chiedermi cosa succederà domani, se ci ritroveremo ancora sotto il portico di casa tua ad amarci in quel modo struggente tipico dei film d'epoca. Ho portato la chitarra, ti dico, e la imbraccio mettendomi a strimpellare una delle mille melodie che mi hanno ispirato le tue lentiggini.
Sai, da piccolo alle quattro in punto dovevo iniziare a fare i compiti, e allora alle tre e cinquantanove mi arrampicavo sulla sedia e spostavo le lancette indietro di cinque minuti per poter suonare ancora, per avere cinque minuti miei. Quanto tempo da quando non ti conoscevo e tutti quei cinque minuti, a saperlo, li avrei mandati avanti, per conoscerti prima, per amarti prima."

Due ore dopo, i One Direction uscivano dalla sede della Syco con un contratto in tasca e la consapevolezza che tutto ciò era il segno di un nuovo inizio.
 

Madison.


Lo aspettava seduta sotto un albero ad Hyde Park.
Aveva sempre amato Londra, così piena di storie e di momenti.
Si guardava intorno con quegli occhi un po' curiosi e un po' tristi, pieni d'amore e di apprensione.
Il sole le illuminava il volto, i capelli scuri mossi dal vento.
Non era mai stata una persona coraggiosa; decisa, si, e a volte addirittura avventata, ma aveva sempre avuto paura di un qualcosa che nemmeno lei saprebbe definire.

"Sai, Harry,
io di cose da dirti ne avrei tantissime, e lo sai benissimo, ma sai anche che sono le parole che mancano.
Una cosa che amo di te è il fatto che anche se a volte non so cosa dire tu mi guardi negli occhi e mi fai un piccolo cenno col capo sorridendomi strano, come per rispondere silenziosamente alla mia muta domanda o per dar ragione alla mia invisibile affermazione che tu, comunque, hai capito.
Ci sono certi momenti, però, in cui i silenzi non bastano più.
Non bastano più nel senso che ci sono certe cose che devono essere accompagnate dalle parole, ci sono certe cose per cui gli sguardi non sono sufficienti.
E allora in quei momenti prendo coraggio e inizio a riversarti addosso un fiume di parole infinito e ti guardo mentre chiudi gli occhi.
Hai gli occhi chiusi, ma capisco lo stesso se sei altrove o se sei con me.
È solo una questione di angoli delle labbra, del modo in cui si piegano, e resisto all’urgenza di abbassarmi e darti dei piccoli baci proprio lì, dove finiscono le labbra e inizi tu.
Sei con me.
Ti dico tutto quello che so e che non so, che vedo e che non vedo, e alla fine lo capisci anche tu che dietro alle mie citazioni filosofiche c'è solo una sconfinata paura del mondo, del mondo senza te accanto a me.
E allora mi chiedo cosa posso fare per evitare di perderti, ci penso e ci ripeso mentre miliardi di parole diverse escono dalla mia bocca ed entrano nelle tue orecchie.
Mi guardi e mi dici che anche tu hai paura.
Mi dici che tutto cambia, ma che ci sono cose che non cambiano mai.
L'odore non cambia mai, mi dici.
E se poi capita che ci perdiamo di vista un attimo in tutti gli attimi della nostra vita (si, perchè sai, potrebbe capitare; potresti fermarti a parlare con qualcuno che conosci, o semplicemente a guardare la chitarra dei tuoi sogni nella vetrina di un negozio vintage), ci basterà alzare il naso e andare in giro annusando l'aria, con il viso rivolto verso l'alto, così ci ritroveremo inciampando l'uno sull'altra e non ci allontaneremo mai più, e io ci credo, tanto che sai quanto mi piace annusarti - annusarci, dato che il tuo profumo è un insieme dei profumi di entrambi, e ti annuso per riconoscerti - per conoscerti, perchè ti so se conosco il tuo odore.
E sai, a volte dopo che abbiamo fatto l'amore mi capita di sognarci, nudi e abbracciati su quel letto in un groviglio di braccia e gambe degno di un'opera di Picasso e potrei giurare di sentirlo il nostro profumo, ed è la cosa più bella delle notte scure e fredde durante le quali l'unico posto in cui siamo abbracciati è il mio sogno."

Harry la raggiunge affannato, le gote arrosate per la corsa, i ricci color cioccolato scompigliati più che mai.
La guarda dritto negli occhi, annegandovi dentro.
Le offre i palmi per aiutarla ad alzarsi e la stringe in un abbraccio che ha il sapore del ringraziamento.
-Ce l'abbiamo fatta, Mad.
Simon ci ha messi sotto contratto, incideremo un disco e faremo un tour e...-
Le labbra di Madison si uniscono impazienti a quelle di lui.
Si baciano mordendosi appena le labbra, facendo scontrare le lingue e leccandosi i denti.
Dopo quelle che a loro sembrano ore si separano, ansanti, e si guardano negli occhi, consci che quel bacio era tipico di chi è costretto ad andare via.
Era l'espressione di un dolore perfetto per l'imminente allontanamento, che entrambi percepivano e intrambi tentavano disperatamente di ignorare.
-Verrai con me, vero Mad?-
Le parole tremano nel respiro accennato di Harry, mentre le sue iridi verdi brillano di panico.
Lei gli sorride mestamente, pensando che lo ama in quel modo un po' insensato ma bellissimo cui non rinuncerebbe mai.
-Ti ricordi quando ti dico che a volte mi capita che per vederti devo coprirmi gli occhi con le mani.
Per vederti devo tenere chiusi gli occhi e guardarti con i palmi.
Per vederti devo coprirmi gli occhi con le mani e se ti coprissi anche tu gli occhi con le mani e ci appoggiassimo, mani contro mani, ci vedremmo come siamo veramente, perché saremmo così vicini da sentirci la pelle nel naso, perché saremmo così vicini che ci tremerebbero le gambe all’unisono.
E io penso sia una cosa bellissima questa, ma sai, Harry, purtroppo non si può restare sempre con le mani sugli occhi.-

 

 

"Il nostro mare era una bacinella troppo piccola per contenerci entrambi, te l’ho lasciato perché era giusto che tu continuassi a vivere, perché era giusto che io continuassi a cantarti."








 
Vi devo delle scuse per l'enorme ritardo.
Ho avuto una crisi d'identità, o qualcosa del genere; addio ispirazione, insomma.
Non sapevo più dove sbattere la testa, ma per fortuna che c'è la mia dolce A, che è stata fondamentale per la stesura di tre quarti di questo capitolo.
Grazie mille, A.
E grazie anche a voi che leggete e recensite, siete una continua gioia.
D.
 

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Capitolo 13
*** Sempiterno. ***


Capitolo 12.
"Sempiterno"




 


 

Harry.

La guarda, attonito, muovendo lentamente tutte le dita delle mani e dei piedi per essere sicuro di avere ancora il controllo sul suo corpo.
Scrutava attentamente le sue labbra, come se fossero le ultime righe di una lettera d'addio, le virgolette alla fine di una frase d'amore.
Gli era venuta in mente la prima volta che l'aveva vista, seduta sul muretto difronte all' entrata della scuola con le sue vans consumate e un libro di Camus posato sulle gambe sottili.
L'aveva trovata bellissima nella sua innocente risata, e aveva capito che la sua vita non sarebbe più stata la stessa.
-Che significa Madison?-
La voce che trema appena, le punte delle dita congelate, le nocche bianche.
Lei gli posa una mano sulla guancia, in una carezza leggera, quasi impalpabile, che sembra già un ricordo.
-Significa che ad un certo punto bisogna rendersi conto del fatto che, a volte, amare è lasciare andare.-
Fa una pausa, le labbra di lei si piegano in un sorriso di puro dolore.
-Quando penso a te, a me e te, Harry, mi viene subito in mente la parola "sempiterno". Sai cosa significa?-
Harry scuote la testa piano e deglutisce sperando di relegare le lacrime nel fondo dello stomaco, sapendo che le vomiterà a casa insieme a tutto il male che prova.
Lei alza la testa e lo guarda negli occhi; piange.
-Significa letteralmente "che non ha mai avuto principio né mai avrà fine, che è sempre esistito e sempre esisterà; eterno, perenne, continuo."
Ci ho sempre immaginati così, anche se sapevo benissimo che un inizio c'era stato, non sono mai riuscita a concepire l'idea che ci sarebbe potuta essere anche una fine.
Ma io lo so, lo so che la fine c'è per forza, è la vita ad essere fatta così.-
Si ferma, interrotta da singhiozzi sempre più prepotenti e disperati.
Respira profondamente un numero di volte che ad Harry pare infinito.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque
Si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e alza gli occhi liquidi su di lui, solo per trovarlo chiuso in se stesso, preda di un pianto muto le cui lacrime feriscono più di pugnali avvelenati.
Non voleva piangere davanti a lei.
Un senso di nausea gli attanaglia lo stomaco, e potrebbe giurare di sentire il sapore della bile in bocca, mischiato al sangue che gli esce dalle labbra martoriate per non singhiozzare.
-Harry, solo perché non staremo insieme non significa che non ti amerò per il resto della mia vita.-
-E allora perché mi stai lasciando?-
La sua, più che una domanda, è uno straziante lamento roco, che fatica ad uscire.
-Io non ce la posso fare, Harry.
Ci sono ostacoli che non si possono superare, muri troppo alti da scavalcare; io mica ho le ali come te, e allora mi dici come faccio?
Se li aggirassi facendo il percorso più lungo ti perderei per strada e forse arriverei talmente in ritardo al traguardo che tu non saresti più li ad aspettarmi, ed allora io cosa farei?
E non potresti nemmeno portarmi in braccio per tutta la strada, sarei più pesante di quanto io non sia in realtà e tu ti stancheresti prima del previsto e mi poseresti a terra, forse continueresti a piedi con me, ma non posso sempre trascinarti indietro.-
Deglutisce ancora una volta e il sapore metallico del sangue gli invade anche la gola secca.
-Non puoi scegliere anche per me, Mad.
E' la mia vita, tu sei la maggior parte della mia vita.
Non voglio farti uno stupido discorso sdolcinato, ma non ti lascerò nemmeno andare via così.
L'amore non è come lo descrivono nei libri o nei film, l'amore è dolore, è una forza oscura che ti devasta dentro, è quel sentimento che non ti permette di mangiare o dormire, che ti blocca il cervello e ti fa pensare sono all' altra persona.
Ma sai la cosa bella?
La cosa bella di tutto ciò è che il dolore che provi è dolcissimo, e non puoi più farne a meno una volta provato.
Non te ne andare Mad.-
Le prende le mani gelate tra le sue, quasi fossero un' ancora che la tiene attaccata a lui e alla sua vita.
-Harry, non dico che non mi mancherai.
Che non mi girerò a cercarti, se sentirò il tuo profumo per le strade di questa città.
Non dico che non piangerò mai. Che non ci saranno sere malinconiche e tristi. Notti insonni e scomode, anzi senza di te saranno tutte insonni e scomode le mie notti, e fredde, e desolate.
Non dico che non mi affaccerò mai alla finestra sperando di vederti arrivare, lo farò ogni giorno.
Non dico che non spererò di incontrarti negli occhi dei passanti, che non ti ricorderò in tutti quei piccoli dettagli, nei sorrisi isterici o umidi, nelle prese in giro e negli abbracci caldi, non dico che smetterò d'amarti , perché non lo farò.
Tu sei per me quel tipo d'amore che va ricordato, quell'amore di cui si parla ai nipoti con gli occhi che brillano, quell'amore per cui si piange guardando le vecchie fotografie sbiadite.
Ti amo tanto.-
Si avvicina e lo bacia lentamente, un dolce supplizio del corpo che squarcia l'anima.
Il buco che si apre nel petto di Harry pare inghiottirlo, la vista si annebbia, mentre Madison esce dal parco di corsa lasciando dietro di se solo il dolce aroma del suo profumo.

 

Madison.

 

Correva a perdifiato lungo le strade popolose di Londra.
Le lacrime le bagnavano il viso, scivolando tiepide lungo le guance.
Lasciare Harry era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto nella sua vita; i suoi occhi gonfi, le sue mani tremanti la uccidevano lentamente, facendole venire voglia di voltarsi e tornare inesorabilmente verso di lui.
Ci sono persone che non dimenticherai mai. Indipendentemente dal male o dal bene che ti hanno fatto. Le porterai sempre con te, come cicatrici impresse sulla pelle. Loro sono impresse nell'anima. Saranno come la scia del tuo profumo preferito, quello che ormai, però è finito.
Non aveva mai pensato che prima o poi avrebbe capito ciò che le diceva Rose.
Aveva sempre pensato che l'amore fosse una cosa semplice, che chi si ama fosse destinato a stare insieme.
Pensava che non avrebbe mai capito il senso di quegli amori struggenti e distruttivi che consumano gli organi come acido.
Una volta Rose, sua nonna, le aveva spiegato che ai bambini l'amore si insegna da subito, basta pensare a come gli si descrive un cuore.
Il cuore è una delle prime cose che i bambini imparano a disegnare, ma quello che non sanno è che ha un significato più profondo di quello comune.
Se ci si sofferma per un secondo a pensare al cuore dal punto di vista anatomico ci si rende conto che la forma che popola i disegni degli asili non è altro che la semplificazione di due cuori vicini, uno speculare all'altro, nella stessa posizione di quelli di due persone che si abbracciano strette.
Madison si immaginava il proprio cuore a pezzi, come un lavandino pieno di crepe in uno squallido albergo di periferia, e sperava che Harry non provasse neanche la metà del dolore che stava provando lei, del senso di panico che la invadeva.
Si asciugava le lacrime con un gesto veloce della mano affusolata.
No, non si sarebbe voltata indietro.
Harry si meritava una vita piena e di successo, e lei sarebbe stata solo un peso, come un sasso nella tasca della giacca, uno di quelli trovati in riva al mare, uno di quelli che metti distrattamente in tasca perchè particolari, e che non ti accorgi di portarti dietro, anche se ogni tanto tiri fuori e sorridi a causa dei ricordi che ti riportano alla mente.
Un bel peso da portare, ma pur sempre un peso.

 

"Poi, a un tratto, la sera è diventata notte. A volte non hai il tempo di accorgertene, le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti. Siamo sottili come carta.. E non ci si può fare niente. Puoi startene in cima a una montagna a meditare per decenni e non cambierà una virgola. Puoi cambiare te stesso e fartene una ragione, ma forse anche questo è sbagliato. Magari pensiamo troppo. Sentire di più, pensare di meno."

-C. Bukowski




 


Scusate tanto il ritardo, ma ormai scrivere è diventata un'impresa.
Spero vogliate perdonarmi, e mi dispiace che nemmeno le "fedelissime", come le chiamo io, abbiano recensito lo scorso capitolo, spero che vi sia piaciuto anche se non ho sentito nessun parere, spero che questo non vi deluda; arriva da uno stato d'animo difficile da decifrare ed è stato veramente difficile mettermi a nudo quel tanto che bastava per ricavare dai miei sentimenti qualcosa di buono o, almeno decente.
Un bacio a tutte,
D.

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Capitolo 14
*** Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. ***


Capitolo 13:
"Verrà la morte
e avrà i tuoi occhi."

 

Harry


Tutti vogliono qualcosa senza sapere perché, tutti innocenti, tutti con le loro ragioni.
Ma Harry lo sapeva perché voleva Madison.
La voleva perché verrà un altro giorno, un altro mese, un altra stagione.
Poi verà la morte e non sappiamo che occhi avrà.
E invece lui lo sapeva.
"Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" avrebbe voluto dirle, una morte dolcissima fatta di sospiri a mezza voce e di carezze impalpabili.
Pensava che forse era meglio così, che forse lui non sarebbe riuscito a darle quello di cui aveva bisogno; forse il loro amore era sempre stato come un castello di sabbia, bellissimo ma destinato a sgretolarsi inesorabilmente.
Fissava il cielo plumbeo inglese, devastante nel minaccioso silenzio che prelude la tempesta.
Sentiva su di se' gli sguardi preoccupati degli altri, che lo osservavano corrucciati mentre lentamente deperiva.

"Vorrei poter soffocare
nella stretta delle tue braccia
nell'amore ardente del tuo corpo
sul tuo volto, sulle tue membra struggenti
nel deliquio dei tuoi occhi profondi
perduti nel mio amore,
quest' acredine arida
che mi tormenta. [...]"

Il tempo passava; lui passa sempre, non guardando in faccia nessuno, rincorso da una moltitudine di anime che lo pregano di rallentare, a volte di tornare indietro.
Lui avrebbe voluto tornare tra le sue braccia, per carezzarle il dorso della mano e baciarle il palmo come quando facevano l'amore; avrebbe voluto baciarle le palpebre, contare le sue ciglia sottili, affondare nella sua carne morbida e invitante, inebriarsi del profumo della sua pelle.
Era per questo che odiava il tempo.
Lento e inesorabile so trascina dietro qualsiasi cosa incontri nel suo percorso, lasciando solo la mera illusione di qualcosa che fu e che ora non è più.

"[...] Ardere confuso in te disperatamente
quest' insaziabilità della mia anima
già stanca di tutte le cose
prima ancor di conoscerle
ed ora tanto esasperata
dal mutismo del mondo
implacabile a tutti i miei sogni
e dalla sua atrocità tranquilla
che mi grava terribile
e noncurante
e nemmeno più mi concede
la pacatezza del tedio
ma mi strazia tormentosamente
e mi pungola atroce,
senza lasciarmi urlare,
sconvolgendomi il sangue
soffocandomi atroce
in un silenzio che è uno spasmo
in un silenzio fremente. [...]"

Si sentiva bruciare, un corpo arso da una moltitudine di emozioni indirizzate ad un posto vuoto.
Tutti lo fissavano, in attesa di una parola, di una reazione, ma lui stava li, seduto davanti ad una finestra con lo stipite bianco a fissare la vita che andava avanti senza di lui.
Non capiva nemmeno lui come fosse rimasto senza voce; forse aveva urlato troppo in silenzio, o forse non aveva urlato affatto e la sua voce era con Madison, dovunque lei fosse.
Avvicinandosi ad Harry, si potevano quasi percepire le sue urla mute e lo strazio della sua anima lacerata.

"Sai Mad, quando ero piccolo ogni tanto stavo con mia sorella a guardare i film della Disney.
A lei piaceva La Bella Addormentata Nel Bosco.
Io la prendevo sempre in giro, perché dicevo che non puoi svegliare qualcuno che dorme così profondamente con un bacio.
Poi, però tu mi hai baciato.
Sai, è strano cercare di ricordare ogni singolo dettaglio delle tue labbra, e adesso se chiudo gli occhi quasi quasi ci riesco, vedo i tuoi occhi socchiusi e sento quasi il tuo respiro caldo sul viso, ma so che tra un po' non lo ricorderò più, che le tue labbra saranno un pallido e slavato miraggio nei miei pensieri.
Lo pensavo prima, che io il tempo lo odio.
Il tempo in cui siamo lontani, il tempo che se ne va lasciandomi qui tra i dolci ricordi di qualcosa che non tornerà.

"[...] Nell'ebrezza disperata
dell'amore di tutto il tuo corpo
e della tua anima perduta
vorrei sconvolgere e bruciarmi l'anima
sperdere quest'orrore
che mi strappa gli urli
e me li soffoca in gola
bruciarlo annichilirlo in un attimo
e stringermi stringermi a te
senza ritegno più
ciecamente, febbrile,
schiantandoti, d'amore. [...]"

Sogno ancora di svegliarmi e trovarti qui accanto, le gambe un groviglio di coperte, i capelli un groviglio di pensieri.
Poi apro gli occhi e metto a fuoco il mondo intorno, e tu non ci sei.
Dopo tutte le notti che ho passato a guardarti dormire, ad amarti in silenzio, ora è la tua assenza a sconvolgermi l'anima.
Che poi mi sono sempre chiesto cosa avrei fatto dopo (un dopo indefinito, dopo di te, dopo di me, dopo di noi) ma non volevo veramente sapere qual era la risposta; ora, se non mi sforzassi di non vederla la disarmante prova di questo nostro "dopo", vorrei tornare indietro (lo vedi che è sempre colpa di questo maledetto tempo, alla fine?) e dire a me stesso di non fare domande, di amarti come se non ci fosse un domani e di metterti davanti a tutto.
Forse, col senno di poi, non rifarei quell'audizione.
Starei ancora a mangiare i muffin sotto il portico di casa, liberi dalle domande e dalle risposte.
Finché ci siamo io e te, non servono ne le une ne le altre."

"[...]Poi morire, morire,
con te."

Cesare Pavese.

 


Lo so che il mio ritardo è piuttosto imperdonabile, e mi dispiace ancora una volta di non vedere recensioni; forse non vi sta piacendo lo sviluppo della storia? vi aspettavate qualcos altro? Sono un po' disorientata a dire il vero, per non parlare del fatto che ieri  mi sono fatta violenza per mettermi a scrivere, e con l'ultimo mese di scuola alle porte sarà ancora peggio, anche perché ho in cantiere già 2 one shot e una long (che però voglio finire prima di iniziare a pubblicare e, inutile dire, che sono già bloccata, anche perché non è mai facile scrivere long su Harry Potter), per non parlare di "Come Te Nessuno Mai", ancora ferma non mi ricordo nemmeno dove e, sinceramente, ho anche paura a guardare.
Giuro che farò il possibile per aggiornare più velocemente ma non garantisco niente, e spero che mi scriviate qualche recensione o qualche messaggio privato, anche se non inerente alla storia ma tanto perfare quattro chiacchiere io sono disponibile,
tanto amore.
D.


 

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