WTF?!...

di CottonBatu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I will disappear ***
Capitolo 3: *** Dejà-vu ***
Capitolo 4: *** Forsaken ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


WTF

WTF?!...

{What the Fuck?!...}

- Prologo

 

 

 

 

 

The ocean, is on fire
The sky turned dark again
As the boats came in
And the beaches
Stretched out with soldiers
With their arms and guns
It has just begun

 

                         Angels and Airwaves – The War

 

 

L’uomo strinse le dita insanguinate attorno allo scheletro rigido della sua bacchetta.

 

Vigile e attento.

In attesa, nell’ombra inquietante di quel luogo.

Un luogo che per anni era stato casa, ma che ora sapeva solo di cenere e sangue.

Quell’odore, dal sapore rugginoso che era capace di entrarti dentro e non ne voleva sapere di uscire.

 

Sorrise.

Un odore non può avere sapore, Ronald.

Lei glielo avrebbe sicuramente fatto notare con la sua immancabile aria da bimba saccente.

Si girò in cerca di lei nella tetra oscurità di quel passaggio.

La strega orba. Unica possibilità di entrare a Hogwarts dopo che Voldemort ne aveva fatto la sua tana.

 

Due occhi lucenti e incredibilmente scuri incontrarono i suoi in una muta preghiera di non abbandono.

Ron sorrise appena, pur sapendo che nell’oscurità lei non l’avrebbe visto.

Poco importava. A lei non servivano gli occhi per vederlo.

 

Provò un insulso rimpianto per non averla baciata un’ultima volta.

Per non averla sentita tra le sua braccia.

Per non averla amata come lei aveva sempre meritato.

 

Ron aumentò ancora la presa attorno alla sua bacchetta e scacciò quel pensiero dalla sua mente,  lanciando uno sguardo a Harry, al suo fianco.

I suoi occhi non brillavano più da troppo tempo.

Ron si chiese se avrebbero mai più brillato o si sarebbero semplicemente spenti, a poco a poco, giorno dopo giorno, finché di quella vivacità costante e piena di speranze non sarebbe rimasto che un tiepido ricordo.

Gli poggiò una mano sulla spalla, ma Harry non diede segno di averlo notato.

Harry non lo guardava più negli occhi ormai, perché i suoi occhi erano troppo simili a quelli di lei. E lui lo capiva – Dio se lo capiva – se non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo in faccia.

 

Troppo dolore, troppi ricordi, troppo senso di colpa.

 

Come Ginny li avesse convinti a combattere al loro fianco, Ron non lo avrebbe mai saputo. Però sapeva bene che né lui, né Harry si sarebbero mai perdonati una decisione tanto stupida.

E ora lei era lì dentro, chissà dove, chissà se viva o ridotta ad un corpo freddo e vuoto.

E nella mente di Ron continuavano a rimbombare incessanti e inconsolabili le urla di sua madre, i singhiozzi malcelati di suo padre, la palpabile amarezza dei suoi fratelli. Continuava a sentire e a sentire e a sentire, all’infinito, come una nenia ossessiva, diabolica e cattiva, lui continuava a sentire.

E sapeva che anche Harry sentiva.

L’annebbiata lucidità, la freddezza dei suoi occhi, la controllata tensione delle sue membra, erano sintomo annunciato della cosa più dolce e perversamente meschina intrinseca all’essere umano.

La Vendetta.

 

Harry fece un leggero movimento con la testa e tutti si irrigidirono, tendendo le dita fredde e pronte intorno alla bacchetta.

Era tempo.

 

Ron seguì Harry appena fuori dal passaggio.

Intorno a loro, il nulla.

 

“Ma cosa…?” Hermione non finì mai la frase perché intorno a loro era comparso un esercito.

 

Cazzo” .

Mai un commento di Ron era stato tanto adeguato.

 

Videro Lucius Malfoy inchinarsi di fronte a Harry, con un sorriso strafottente sul volto.

 

“È bello ricevervi qui, mio piccolo esercito di aspiranti cadaveri”

Harry rimase zitto a guardarlo.

Non aveva voglia di stare al gioco.

Quel tempo per lui e per tutti gli altri era finito già da troppo.

 

Con un gesto rapido e deciso tentò di disarmare Malfoy, preso alla sprovvista.

Non ci fu bisogno di alcun comando da nessuno dei due fronti. La battaglia era iniziata.

Di nuovo.  

 

Ron schiantò facilmente due Mangiamorte e vide Neville scagliare una delle migliori fatture orcovolanti che avesse mai visto.

Corse in aiuto di Padma e vide Seamus sbalzato violentemente contro un muro. 

Riusciva a sentire distintamente la voce incattivita di Harry, mentre lui schiantava l’ennesimo Mangiamorte, e nell’aria risuonava lo squittio acuto di Lavanda che lanciava fatture senza tregua troppo terrorizzata dalla morte per mirare a qualcuno in particolare.

Vide Moody salvare la vita a Tonks, due Auror cadere sotto un unico Avada Kedavra, e Colin Canon agitarsi a terra in preda agli spasmi involontari e strazianti del Crociatus.

 

Poi vide lei.

Forte e decisa come sempre, la più potente di tutti.

Lei non aveva bisogno di aiuto. C’era solo lei e la sua bacchetta, e questo bastava.

Ron riuscì a notare in quella frazione di secondo determinazione e testardaggine, concentrazione e perizia mentre scagliava quegli incantesimi silenziosi così perfetti e imprevedibili.

 

Vide lei e i suoi occhi.

Poi il buio.

 

 

 

 

 

 

Ok.

Lo so, lo so. U_U ovviamente, merito la lapidazione.

Ripeto, lo so.

Ma mi si è rotto il computer e sono sotto stress e LTB proprio non esce! çç!

Sono nervosa e scrivo, scrivo, scrivo…ed è uscita questa! Non fatevi ingannare dall’inizio, è tutt’altro che tragediosa, fidatevi! xD

In attesa che torni la Musa per LTB e compagnia bella vi propongo questa! Non sarà lunga né particolarmente impegnativa, ma spero apprezzerete! ^^

Questo è solo il prologo, ma aggiornerò prestissimo, perché ho il primo capitolo già quasi finito!

Intanto ringrazio tanterrimo tutte le anime candide che hanno recensito la shot Feel for you GRAZIE MILLE!!! *____________________*!!!

Quindi, nella speranza che voi non abbiate capito nulla della trama [cosa assolutamente voluta! xDDD], che ne dite di ripetere l’impresa lasciando un commentino anche qui? ^-^

*gaia non demorde mai*

A prestissimo! ^__________^!

Baciotterrimi!

Chuuu! **

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Capitolo 2
*** I will disappear ***


“Weasel, per l’amor del cielo svegliati

Chappo dedicato a zia funkia, pikkè martedì mi diventa una zia adulta! *v*!!

çç! Che emozione! çç la mia zia sta diventando grande! *ççç*!

AUGUROTTOLI ^v^

 

 

 

 

WTF?!...

{What the Fuck?!...}

Capitolo 1.

 

 

 

 

 

 

 

So I run, hide and tear myself up
Start again with a brand new name
And eyes that see into infinity
I will disappear.

 

 

    

                                     30 Seconds to Mars – Capricorn

 

 

Weasel, per l’amor del cielo svegliati! Questa è l’ultima volta che ti chiamo, poi tua madre mi ha dato il permesso di schiantarti!”

Ron aprì lentamente gli occhi, provando una voglia irrefrenabile di soffocare la proprietaria di quella voce.

 

“Lasciami stare, sono stanco!” mugolò lui, girandosi dall’altra parte, nel suo letto troppo piccolo ed esageratamente arancione.

 

Ronald, conterò fino a tre, poi giuro su Salazar Serperverde che ti schianto!”

Lui gemette, distrutto, mettendo la testa sotto il cuscino.

 

Poi ricollegò la situazione.

Cosa miseriaccia ci faceva lui alla Tana, mentre Harry e gli altri stavano combattendo contro il Signore Oscuro?!

Sbarrò immediatamente gli occhi, mentre un senso di speranzoso sollievo gli riscaldava il petto.

 

Era finita.

La guerra era finita!

 

Ron non riusciva a crederci. Si alzò a sedere con uno scatto di reni come se respirasse per la prima volta dopo mesi.

Era finita, cazzo.

Niente più lotte, niente più morte.

 

Alzò lo sguardo, ridendo come un bambino, felice come non lo era stato mai.

La sua risata, però, si spense immediatamente quando incontrò un paio di occhi verde scuro appartenenti alla persona che meno si sarebbe aspettata di trovare lì.

Pansy Parkinson.

 

Con un balzo saltò in piedi sul letto, cercando con gli occhi la sua bacchetta.

Niente bacchetta, ovvio.

Ron si guardò intorno in preda al panico. Attorno a lui tutto era come aveva lasciato l’ultima volta che era stato lì.

I poster attaccati alle pareti, la biancheria sporca accatastata a un lato, i vecchi libri di Hogwarts impilati sulla scrivania disordinata.

Tutto era perfetto, eccetto quella ragazzetta esile e non molto alta che in quel momento lo stava guardando in modo pericolosamente simile a come faceva sua madre.

 

“Si può sapere che ti prende, brutto idiota? Avanti alzati o è la volta buona che Molly ti caccia fuori di casa!” squittì acida lei, con le mani ben piantate sui fianchi.

 

“Chi sei?! Cosa vuoi? Dove sono?! Cosa mi avete fatto?”

Pansy per un lungo attimo lo guardò allibita.

 

“Ma ti sei rimbambito tutto d’un colpo?! Guardati intorno! Dove vuoi che esista un posto tanto arancione se non in camera tua?”

Ron si guardò intorno di nuovo, con gli occhi pericolosamente fuori dalle orbite.

 

“Che razza di diavoleria è questa?! Come avete fatto? E dove sono tutti? Dov’è Hermione! E Harry? Harry sta bene?”

 

“Santo Merlino, ma quanto avete bevuto tu e i tuoi fratelli ieri sera? Mi stai cominciando a spaventare!”

Ron emise un suono indistinto.

 

“TI HO CHIESTO DOV’È HERMIONE!” urlò lui, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore.

Pansy sussultò.

 

“Cosa vuoi che ne sappia, insomma! Sarà a casa! O fare la spesa, che ne so!”

Ron rise in modo isterico, continuando a muoversi in piedi, sul letto.

 

“Mi stai prendendo per il culo, vero?”

 

“Non più del solito emerito idiota” borbottò Pansy, incrociando le braccia al petto. “Ora fila che devo rassettare! Tua madre ti aspetta di sotto, farai meglio a sbrigarti!” continuò cacciandolo dal letto e cominciando a riordinare qua e là.

Ron la guardò, sconvolto.

 

Decise saggiamente di lasciarla lavorare e si diresse con circospezione fuori dalla stanza, quasi con il terrore di vedere Zabini che usciva dal bagno in accappatoio.

Nessuno in vista.

Scese velocemente le scale, percorse il salotto e arrivò in cucina, dove sua madre armeggiava con pentole e padelle e Fred e George erano a tavola, tenendosi la testa tra le mani.

 

“Alla buon’ora!” esordì Molly non appena lo vide entrare.

George gemette, sconfitto dal mal di testa.

 

“Mamma ti prego…” mormorò Fred.

 

“…abbassa la voce!” terminò George.  

Lei li guardò indispettita.

 

“No, che non l’abbasso! Così la prossima volta ci pensate due volte ad ubriacarvi in quel modo!” tuonò Molly, rossa di rabbia.

I gemelli scelsero sapientemente di non controbattere.

 

“Mamma…” soffiò Ron, passandosi una mano tra i capelli. “Di là…di là c’è una Mangiamorte!”

George lo fulminò con lo sguardo.

 

“Non chiamare mia moglie in quel modo! Solo perché non ti va a genio non ti do il diritto di chiamarla così!” 

L’occhio di Ron ebbe un tic.

 

“Ripetilo”

George lo guardò senza capire.

 

“Non ti permetto di chiamare Pansy, M…in quel modo lì, insomma!” squittì, lui frustrato.

Fred e Molly guardarono Ron in dubbio.

Lui dal canto suo, si accasciò sconvolto su una delle sedie libere.

 

Moglie…”

 

Ron, ti senti bene?” chiese Molly asciugandosi le mani con un panno.

Lui la guardò, shockato.

 

“No, che non sto bene, cazzo!” sbottò lui, scattando in piedi, facendo quasi cadere la sedia.

 

“Non essere scurrile, caro”

Ron le lanciò un’occhiataccia, respirando profondamente e serrando le mascelle.

La stanza rimase silenziosa per qualche secondo, poi lui fece una risatina massaggiandosi gli occhi nervosamente.

 

“Quindi fatemi capire…” esordì continuando a ridacchiare in modo isterico “Pansy Parkinson è sposata con George?! Con mio fratello, George?!” rise di nuovo, guardando Fred “E tu? Tu con chi stai con Millicent Bullstrode?” prese a camminare per la cucina sotto lo sguardo attonito dei presenti.

 

Ronnie, credo sia meglio che ti calmi ora…se sapevamo che avresti reagito così, non ti avremmo mai portato a bere con noi ieri!” disse Fred, fissandolo stranito, mentre si passava per l’ennesima volta la mano tra i capelli.

 

Fred, Pansy Parkinson mi sta rifacendo il letto! Ti pare normale, questo?!” urlò smettendo un attimo di camminare. “Te lo dico io, non è normale, miseriaccia!” abbaiò riprendendo a percorrere la cucina ad ampie falcate.

 

Molly diede uno schiaffetto alla nuca dei gemelli, che la guardarono allibiti.

“La prossima volta che vi vedo bere anche solo una burrobirra, vi defenestro!” squittì, incattivita. “Ron avanti siediti” mormorò lei, cambiando totalmente tono di voce.

 

“Tutto questo è assurdo…” soffiò Ron ignorandola e scuotendo la testa, come a rifiutare di credere a quello che stava accadendo.

 

Cosa è assurdo, Ron?” chiese Molly, quasi timorosa, smettendo si lavare le pentole.

 

“Tutto questo è assurdo, mamma! Pankinson che fa parte della famiglia e che mi rassetta la camera è assurdo!”

 

“Ma è sempre stato così!”

Ron scosse la testa con più vigore, passandosi una mano sulla fronte.

 

“Io…devo vedere Harry.”

 

 

 

*

 

 

 

Ron percorse velocemente il lungo viale alberato che portava al centro di Bromley, l’area più a sud di Londra. Camminava svelto, con gli occhi rivolti verso il basso e i pugni serrati dal nervosismo.

Si fermò solo una volta arrivato di fronte ad un grande cancello, che circondava un’enorme villa dal gusto vagamente orientale.

 

Casa Potter.

Ron si mosse indispettito sui suoi piedi.

Anche in quella specie di mondo parallelo riusciva ad essere il più perdente del gruppo.

Scacciò il pensiero cercando distrattamente il campanello e lo suonò, rimanendo in attesa.

 

Il cancello si aprì poco dopo.

Avanzò intimorito nel grandioso giardino antistante la casa, pieno di ciliegi in fiore che profumavano tanto da essere quasi inebrianti e persino con un grazioso ponticello cinese che si alzava su un piccolo ruscello artificiale.

Ron si sentì un perfetto idiota.

 

Vide una ragazza venirgli incontro tutta sorridente, mentre accarezzava orgogliosamente il suo pancione.

 

Ron!” cinguettò lei abbracciandolo forte. “È da tanto che non ti fai vedere da queste parti, vieni, forza!” lo prese per mano radiosa e lo condusse in casa, non smettendo di sorridere.

Ron si concentrò per un attimo sui lineamenti di lei.

 

Era bella, senza dubbio.

Aveva lunghissimi capelli neri e molto lucenti e una pelle talmente chiara da sembrare di porcellana. Ma quando incontrò i suoi occhi color petrolio Ron si rese conto che lui la conosceva già e anche piuttosto bene.

 

Cho…”

Lei si girò verso di lui.

 

“Sì?”

Ron spalancò gli occhi.

Solo Dio sapeva quanto avrebbe desiderato aver torto.

 

Cho?!” lei ridacchiò, leggermente stranita.

 

“Sono qui Ron!”

Lui la guardò spaurito.

 

Harry vive qui?” squittì, temendo la risposta.

Cho rise, portandosi una ciocca scura dietro l’orecchio.

 

“Beh, non l’ho ancora cacciato di casa, quindi direi di sì!”

Ron miagolò.

 

“Io…Io devo parlare con Harry, immediatamente…”

 

 

 

§§§§§§§§§§§§

 

 

 

La situazione decisamente non andava.

Ron Weasley sospirò, frizionandosi nervosamente le ginocchia.

Era sempre stato un tipo oggettivamente tradizionalista, lui. Ed essere tipi tradizionalisti nel suo caso voleva dire Natale in famiglia, niente serpi per cognate e Ginny possibilmente illibata o possibilmente con Harry.

Di certo l’opzione Cho incinta di Harry e Ginny dispersa chissà dove, sarebbe stata scartata a priori essendo lui un tipo tradizionalista, appunto.

 

Ron sbatté leggermente le palpebre tentando di non cadere vittima dell’infarto latente.

 

“Quindi…” si bloccò vedendo Harry e Cho fare una delle più disgustose imitazione di adorabili eschimesi, facendo teneramente scontrare i loro nasi, senza alcun apparente ritegno né rispetto per Ron.

Si schiarì rumorosamente la voce, mentre un nuovo moto di arreso disgusto gli saliva dalla bocca dello stomaco. “quindi…” riprovò a voce più alta “Non sapete dov’è Ginny.

 

Cho sembrò essersi improvvisamente ricordata della sua esistenza.

 

“Certo che no, tesoro! Come potremmo, è scappata così all’improvviso! Ora bevi il tuo the, che sennò si fredda!” cinguettò premurosa lei, schioccando un bacio sulla guancia di un adorante Harry.

 

Ron gemette.

 

“Ma…come mai sei qui, amico? La storia di Ginny la sai meglio tu che noi!” chiese Harry, lanciando l’ennesimo sguardo colmo di amore e sdolcinatezza verso Cho, che lo ricambiò con uno altrettanto pieno di significati.

 

“Eh.” Ron boccheggiò.

Era andato lì per parlare con Harry della situazione alla Tana, ma così come stavano le cose, la sua visita sembrava davvero inutile.

Serrò le mascelle, mentre la coppia esageratamente felice di fronte a lui attendeva una risposta.

 

Ovviamente ingannando l’attesa scambiandosi amorevoli e nauseabonde effusioni.

 

“P-erò…” insistette, richiamando l’attenzione su di sé. “…ieri sera ho sbattuto la testa!” rise di sé stesso, sperando con tutto il cuore di essere vagamente convincente. “E…e…sapete ci sono certe cose che proprio mi sfuggono stamattina! Pensate che mi sono addirittura spaventato vedendo Pansy alla Tana!” disse, fingendo di essere divertito.

Harry e Cho risero insieme a lui, sinceramente.

 

“Certo che devi aver sbattuto proprio forte!” disse Cho, mentre Harry le accarezzava il pancione “Per spaventarti di Pansy! Voglio dire…siamo amici da una vita!”

 

“Già!...Da una vita!” convenne Ron, ormai isterico. “E ditemi…Luna che fine ha fatto?”

Harry baciò appena Cho, che arrossì come una bambina. Lui alzò le spalle.

 

“L’ho sentita un paio di giorni fa. La sua carriera da cantante da bar prosegue alla grande!”

Ron sgranò gli occhi, facendosi scappare una risatina sincera.

 

“Cantante da bar? Luna fa la cantante da bar?!

 

“Cosa c’è da ridere?! È un lavoro serio ed onesto! Senza contare che sei stato tu ad iniziarla a questa carriera!” disse Harry convinto.

 

“Certo!” rise Ron “…e ora mi direte che Neville fa il serial killer!” Harry e Cho risero.

 

“Neville è pur sempre Neville! È tornato dal suo safari in Africa giusto la settimana scorsa! Dico, ti immagini due anni tra leoni e ghepardi? Dev’essere stato emozionante!”

Cho gli strinse il braccio, guardando Ron scoppiare a ridere di gusto.

 

“Amorino, ho idea che Ron abbia sbattuto la testa veramente forte!” mormorò preoccupata, guardandolo.

Harry lo fissò per un attimo, poi annuì.

 

“Hai proprio ragione tesorina. Ma in fondo non c’è da sorprendersi no? Il mio amore ha sempre ragione!”

Ron pensò seriamente che era arrivato al limite dell’umana sopportazione.

 

Passi Pansy come cognata.

Passi Ginny scomparsa.

Passi Cho incinta di Harry.

Passi Harry, il cui quoziente intellettivo era pari più o meno a quello di un orsetto lavatore ritardato.

Passi persino Luna cantante da bar e Neville a fare un safari un Africa.

 

Ora però si stava arrivando alla fine.

 

Ci mancava solo Hermione insieme a Krum e avrebbe davvero toccato il fondo!

 

Ron sorrise tra sé, pensando che mai sarebbe potuta accadere una cosa simile.

Poi però nella sua mente comparve Pansy in versione mamma Weasley. Gli comparve Luna spalmata su un pianoforte vestita di un lucentissimo vestito rosso. Gli comparve Neville accanto ai dentoni di un leone, nella savana sconfinata.

Ingoiò il vuoto, allarmato.

 

Harry? Dove hai detto che abita Hermione?”

 

 

 

*

 

 

Per la seconda volta Ron suonò un campanello londinese quel giorno.

Questa volta però niente cancelli e giardini titanici, solo una porticina verde chiaro, semplice ed elegante.

Sorrise a se stesso, teso.

Hermione era Hermione, miseriaccia.

 

Si mosse leggermente sui piedi, notando che nessuno stava aprendo la porta.

 

Hermione!” chiamò, senza pensarci. “HERMIONE!”

Ron sentì distintamente qualcuno muoversi all’interno dell’abitazione.

 

HERMIONE!”

Finalmente la porticina si aprì.

Lui sgranò gli occhi, sconvolto.

 

Ron! Mi dispiace, non è in casa…volevi qualcosa da Hermi-un?”

Ron, ingoiò il vuoto.

Ora si era toccato davvero il fondo.

 

 

 

 

 

 

 

Per rispondere ad una domanda che forse alcuni di voi si staranno ponendo, NO, non avete sbagliato fanfiction. xD

Ve lo avevo detto che era tutt’altro che tragediosa, ma voi eravate comunque restii a credermi! Toh, così vi imparate a non fidarvi! xDDDDDDD

Ebbene spero ancora una volta di avervi fatto capire poco e niente con la trama! [non siete contenti? Siamo vicini al terzo chap e non sapete ancora di cosa parla! xDDD]

A parte gli scherzi, anche se è qualcosa di un po’ particolare, spero che apprezzerete ^^ e spero che le idee che vi erano venute nel prologo non siano collegabili a questo cap! xDDDD

Orsù passiamo ai dovutissimi ringraziamenti! *____*

KarmyGranger, EDVIGE86, Aurora, ginny89potter, zia Ly, zia Fufu! *___* xDDDmiodioquantezie!, funnynurse, SiJay, robby, PazzaWendy, Chiaras, Evan88, Saty, CrisSunrise

 GRASSIE MILLEEEEEEEE!!!! *____________________________________*!

 

Bene! ^.^ anche per oggi ho concluso con la mia buona dose di idiozie! Quindi, cosa ne dite di esercitare i ditini – la prova costume si avvicina! xD – e lasciare un commentino? Suvvia, sono stata brava e ho aggiornato anche subiterrimo! xDDDDDDDDDDDDDD

Baciotti potti a tutti! ^^

Chuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu! :****

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Capitolo 3
*** Dejà-vu ***


Ron sbarrò gli occhi, sconvolto

WTF?!...

{What the Fuck?!...}

Capitolo 2.

 

 

 

Ron sbarrò gli occhi, sconvolto.

 

Viktor

Lui lo guardò in dubbio, sorridendogli a disagio.

Per qualche misterioso motivo Viktor Krum sembrava aver quasi timore di Ron.

 

Hermi-un sarà qui a momenti” soffiò lui cedendo sotto il suo sguardo disgustato.

 

Hermione”mormorò a denti stretti.

Viktor serrò le mascelle.

Ron lo vide spostare lo sguardo su qualcosa alle sue spalle, la sua espressione si rilassò all’istante.

 

“Eccoti!” disse con voce strozzata, mentre un grosso Labrador spuntava al suo fianco.

Ron si girò immediatamente.

Di fronte a lui, un’Hermione dai capelli molto più lunghi di quanto non li avesse mai avuti, dall’aria spossata e con profonde occhiaie a sconvolgere la raffinatezza dei suoi lineamenti.

 

Ron!” Hermione sembrò illuminarsi vedendolo.

Lui le sorrise e provò un disarmante impulso a stringerla a sé.

 

No.

Autoimporsi qualcosa che potrebbe farti smettere di respirare non è mai una buona cosa.

Serrò in modo spasmodico i pugni lungo i fianchi costringendosi a rispondere al sorriso sincero che gli aveva appena regalato.

 

“Io…” mormorò Viktor ancora sulla porta “…io porto fuori il cane” disse dirigendosi quasi correndo verso l’imponente fuoristrada parcheggiato davanti casa, con il Labrador che lo seguiva scodinzolando.

Hermione guardò la macchina allontanarsi a tutta velocità finché la vista glielo permetteva. Strinse convulsamente le braccia intorno alle buste piene di spesa, mordendosi il labbro inferiore.

Guardò Ron sorridendo con gli occhi leggermente velati di lacrime.

 

“Sono felice che tu sia qui” mormorò appena, sorpassandolo per entrare in casa.

Ron buttò uno sguardo verso l’ingresso, seguendo Hermione all’interno.

La casa era molto più grande di quanto lui di sarebbe immaginato. Era spaziosa, raffinata e luminosa.

 

E profuma di Hermione.

Ron non riuscì ad impedirsi di pensarlo.

La seguì nell’enorme cucina elegante e per la seconda volta quel giorno si sentì un perfetto idiota.

Le lanciò uno sguardo di sottecchi: non c’erano tracce di lacrime nei suoi occhi.

 

“Vuoi qualcosa da bere?” chiese, interrompendo le sue elucubrazioni mentali.

Le sorrise e annuì con la testa.

 

“Mi a chiamato Harry prima” disse, mentre apriva una bottiglia di burrobirra.

Ron inarcò le sopracciglia, in attesa. “Mi ha detto che sei diventato pazzo” terminò, sorridendo raggiante.

Lui bevve un sorso, pesando bene le parole.

 

“Ho bisogno di fare ordine” mormorò infine, senza sbilanciarsi troppo. Hermione annuì meditabonda.

 

“È per questo che sei venuto da me oggi?” la sua espressione era indecifrabile.

Ron annuì, cauto.

 

“Ho bisogno del tuo aiuto”

Hermione sorrise, amara.

 

“Non riesco ad aiutare me stessa, come pretendi che lo faccia con te?”

Ron non comprese il significato di quelle parole.

 

“Io non ricordo nulla” mormorò dopo qualche secondo di silenzio, decidendo di accantonare momentaneamente l’ultima frase di lei. Hermione lo guardò, sbattendo dubbiosa le palpebre. “Ieri io non ero qui!” si spiegò Ron, passandosi le mani tra i capelli. “E…e questo mondo è completamente assurdo, va tutto al contrario! Harry non dovrebbe stare con Cho! Dico…Cho, ti rendi conto?! E Ginny non dovrebbe essere dispersa chissà dove, ma dovrebbe stare con Harry, che appunto per questo non dovrebbe stare con Cho! E tu! Tu, Hermione…io non…” Ron si morse la lingua, interrompendosi frustrato.

Fece un respiro profondo cercando di calmarsi.“…Tu non dovresti stare con lui  terminò senza guardarla in faccia.

La cucina rimase avvolta in un silenzio ovattato per qualche breve istante.

 

“Perché sei qui Ron?” squittì Hermione con la voce strozzata dal pianto.

Lui alzò immediatamente lo sguardo, sorpreso di vederla piangere.

 

Hermione…”

Lei scosse la testa, sconvolta da un singulto violento.

 

“Non è divertente…” continuò lei con voce strascicata.

Ron ridusse gli occhi a due fessure.

 

“Tu…tu non mi credi? Pensi che ti stia prendendo in giro?!” riuscì a stento a controllare il tono di voce.

Lei gli rivolse uno sguardo supplichevole.

 

“L’ultima volta che mi hai rivolto la parola è stato tre anni fa. Poi da un giorno all’altro Harry mi telefona e mi dice che tu stai venendo e nel giro di cinque minuti ti ritrovo davanti la porta di casa. Mi racconti questa storia assurda e termini il tuo raccontino con le stesse parole che mi hai detto l’ultima volta che ti ho visto. Cosa vuoi da me?! Cosa, Ron?!

Ron la guardava basito.

 

Hermione io non…” si bloccò non sapendo davvero cosa dire. “…io non ti sto mentendo”

Lei alzò gli occhi umidi su di lui.

Lo scrutò a lungo senza fiatare.

 

“Cosa vuoi da me?” ripeté, senza abbassare lo sguardo.

 

“Cosa ti ho fatto?” chiese lui, fronteggiandola.

Hermione era ancora visibilmente indecisa se credergli o no.

Sospirò, deglutendo lentamente nonostante avesse la gola secca.

 

“Mi hai abbandonata” disse infine “Cioè no.” si corresse subito. “…Io ti ho abbandonato”.

Ron la studiò, in silenzio.

 

“Io e Viktor stavamo insieme da così poco. Tu non te ne facevi una ragione.” Arrossì, evitando di guardarlo. “Mi hai dato un ultimatum: o te o lui.”.

Ron sentì un forte bruciore espandersi veloce e letale nel suo petto.

 

“E tu hai scelto lui.” terminò Ron tra i denti, mentre sentiva il petto squarciarsi, dilaniato da qualcosa che non riconosceva.

Hermione annuì impercettibilmente con la testa, guardando il tavolo.

 

“Tu eri così inaffidabile” mormorò con gli occhi di nuovo lucidi sentendo il dovere di spiegarsi.

 

“Non devi giustificarti” disse subito Ron, sofferente.

 

“Sì invece”

Lui alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere una lacrima ribelle percorrere veloce la guancia pallida di lei. La vide portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, stirare le labbra in quello che doveva essere una mera imitazione di un sorriso. “Avevi…avevi ragione tu.” lei trovò il coraggio di guardarlo negli occhi e il dolore al petto diminuì leggermente.

 

“Avevo ragione?” Ron non era sicuro di aver capito.

Lei sorrise appena.

 

“Hai mai visto qualcuno portare a spasso il cane in macchina, Ron?”

 

“No…” rispose titubante, figurandosi la scena di Viktor Krum che si allontanava veloce a bordo della sua macchina costosa.

Hermione annuì, con una smorfia sul viso.

 

“Già”

 

Hermione…non ti capisco”

 

Viktor porta sempre a spasso AlbusRon non riuscì ad impedirsi di abbozzare un sorriso. “…sempre in macchina. E sempre – o quasi – dopo che Albus l’ha già fatta sul tappeto”.

Ron strinse gli occhi.

Il dolore nel petto tornò a colpirlo, più furioso di prima.

 

“Dimmi che sto pensando una cosa stupida…”

Hermione non rispose.

 

“Daphne è una sua collega…Ti ricordi di lei? Era una Serpeverde”.

Ron annuì con un’espressione furiosa sul volto.

Daphne Greengrass era probabilmente una delle donne più belle che avesse mai visto. Era inverosimilmente perfetta, bella da togliere il fiato a qualsiasi uomo dotato di senno.

Era fredda come il ghiaccio, altezzosa e regale.

Daphne Greengrass era morta due giorni prima.

Ron l’aveva vista cadere sotto un incantesimo, il suo corpo deturpato dalla ferocia delle fatture che le erano state scagliate.

Il servizio che i Mangiamorte riservavano ai loro traditori.

 

“…penso vada avanti da diverso tempo, ormai” finì Hermione, prendendo un sorso dalla burrobirra di Ron.

 

“Io lo ammazzo” ruggì Ron con gli occhi scuriti dalla furia.

Hermione lo fissò allarmata.

 

Ron, per favore…” replicò esausta.

 

“COSA?!” lui scattò in piedi. “Non puoi permettergli di trattarti così! Dov’è l’Hermione forte e spavalda?! Dov’è quella che prende a calci in culo i luridi servitori di Voldemort?!

Hermione cacciò un urlo, terrorizzata.

Ron la guardò sconvolto.

 

“Non dire mai più quel nome!” urlò lei ricominciando a piangere.

Ron non credeva alle sue orecchie. Si risedette massaggiandosi la testa con le mani.

 

“Dov’è la mia Hermione?” chiese, atono guardandola negli occhi.

 

“Mi dispiace” disse solo.

 

HERMIONE REAGISCI, CAZZO!” lei sussultò, colta di sorpresa. “Tu sei una che non molla mai! Miseriaccia, allontana tutto quello che ti trattiene e torna quella che eri!”

 

“Come fai a sapere che non sono sempre stata così?! Da quello che hai detto non sei di queste parti!”

 

“Beh se ora mi hai risposto in questo modo invece che metterti a piangere come hai fatto nell’ultima mezzora vuol dire che non ho torto io!”

Hermione gli lanciò un’occhiataccia piccata.

  

La cucina tornò di nuovo silenziosa.

Il ticchettio costante e metallico dell’orologio scandiva incessante il trascorrere infinito del tempo. Ron non riusciva a capire come facesse il silenzio ad essere così assurdamente rumoroso in quel mutismo ovvio e spossante. Sentiva i polmoni vuoti, una sensazione di soffocamento interrotta solo dalla nenia regolare prodotta dai battiti delle lancette.

 

“Credo di doverti mostrare una cosa” il tono di voce inverosimilmente pacato di Hermione ebbe il potere di farlo sobbalzare.

Tutto d’un tratto gli sembrava di vedere una luce nuova nei suoi occhi, una luminosità particolare a cui era abituato da sempre. Il cervello di Hermione.

Ron riusciva quasi a sentirlo, mentre lavorava, lavorava, lavorava instancabile, sempre, costante, concentrato, allenato. Macchinava qualcosa in quella testolina, la sua ragazza dai capelloni e l’aria saccente, ogni volta che il suo volto era illuminato da quella brillantezza particolare sprigionata dalle iridi nocciola.

 

Ron non ci pensò un attimo a seguirla.

 

“Improvvisamente mi è venuto come una sensazione di dejà-vu…sai quando capita qualcosa che per quanto possa sembrare normale, questa è unica nello stesso momento, ma poi ti colpisce quella strana sensazione allo stomaco e ti viene in mente che una cosa del genere l’hai già vissuta…io ho già sentito una cosa simile!”

Lui dovette correre per le scale per tenerle il passo.

 

Hermione, ma…”

 

“Non mi capisci”

 

“Eh” Ron la guardò mortificato.

Hermione non sembrava particolarmente sorpresa.

Si bloccò all’improvviso arrivata di fronte ad una porta chiusa. Si girò verso di lui, fissandolo negli occhi e lasciandosi sfuggire un sospiro soddisfatto.

 

“Sai cos’è un deja-vù, Ron?”

Lui scosse la testa, muovendosi nervosamente sui piedi.

“Un dejà-vu è la sensazione di aver già vissuto un determinato avvenimento. È un qualcosa che prende caratteri magici anche nel mondo non magico, ma che non si riesce a spiegare neanche in quello magico” Ron la fissava in attesa. “Quando stavi parlando prima, non mi è sembrato che ci fosse qualcosa di strano, perché ero troppo presa dal fatto che tu eri venuto da me dopo tanto tempo, e il mio cervello ha smesso per un attimo di fare il suo dovere” lui si fece scappare un sorriso.”…quello che voglio dire…è che la tua storia, Ron, forse non è così assurda”

Lui aggrottò le sopracciglia, mentre sentiva i suoi nervi tendersi.

 

“Ma cos…” Hermione lo zittì con un gesto della mano.

 

“Non fare…niente di stupido

Ron non fece in tempo a replicare che Hermione aprì la porta chiusa davanti alla quale si erano fermati. Gli prese un braccio spingendolo all’interno.

Inizialmente non vide nulla.

Era una piccola stanza, ordinata e probabilmente luminosa se non fosse stata oscurata dalle tapparelle abbassate in modo disordinato e apparentemente repentino. Ron si sforzò di vedere qualcosa nella penombra. Studiò lentamente l’area, fermandosi solo una volta arrivato all’angolino più remoto.

C’era qualcuno nella stanza, una piccola figura che non riusciva ancora a distinguere, ma che in cuor suo sapeva essere familiare.

Fece un passo avanti, il pavimento cigolava pigro sotto il peso.

 

Ron incrociò un paio di occhi gemelli e riconobbe una cicatrice che non più di due giorni prima aveva visto squarciare una guancia rosea quando era ancora ferita sanguinante.

Ebbe un tuffò al cuore.

 

 

“…Ginny?!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ta-ta-ta-taaaaaaaaaaa…ta-ta-ta-taaaaaaaaaaaaaa ! U__U !

Colpo di scena ! O.O ! xDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD

Ed ecco qui il terzo capitolo de…La Cosa”! Giuro che nel prossimo chap finalmente si chiariranno diverse cose! xD So di essere una perfida infame ad andare avanti chap dopo chap senza darvi un indizio su cosa perdincibacco è successo, ma abbiate pazienza, sarete presto illuminati! xDDDDDDDDDD

Mi spiace se questo chap magari è stato un pochetto noioso, ma mi serviva sia per la situazione RH sia per l’apparizione finale!

Prima di lasciarvi in balia del punto interrogativo sulle vostre teste che vedo ingrandirsi ogni volta di più, faccio i dovuterrimi ringraziamenti! *_____________*!

HermioneCH, robby, alessandra, Aurora, ginny89potter, karmygranger, Saty, Domeeee **, flyingstar16, hermron, la Gem! [mi manchiiiiiiiiii çç!], Mary Cry, PazzaWendy, funnynurse, EDVIGE86 [grazie mille love sono felicissima che ti sia piaciuta! ^-^!], chichi Joannadellepraterie, Killer, light lily [xDDD wuahauahau! ß-risata sadica xD No ok. U_U mi cheto che mi fucili davvero sennò xDD], Evan88, Chiaras, jin, valeria18 [love il mio computer è moruto çç sono su uno di emergenza e non c’è MSN qui! çç!], Nana92, _Ly_

 

Sono assolutamente cosciente della vostra confusione e ne vado assolutamente fiera!

:D :D :D!

xD Occhi basta che mi prendete a badilate ._______.

GRAZIE TANTERRIMO PER I COMMENTIIII! *_______________________________*!

Anche per oggi è tutto! ^-^

Che ne dite di iniziare la settimana con un bel commentino? *occhi da Bambi*

È salutare, rendete felice il prossimo (cioè me! xD) e non inquina l’ambiente! xDDDD

Baciottiiiiiiiiiiiiiiii! :***

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Capitolo 4
*** Forsaken ***


WTF

WTF?!...

{What the fuck?!...}

Capitolo 3.

 

 

 

Now the day has come

we are forsaken this time.

 

                                        Within Temptation - Forsaken

 

 

Ron fece qualche passo avanti, per essere sicuro di non stare sognando.

Ginny alzò lo sguardo su di lui, un lampo di speranza inaspettata a solcarle le pupille cerulee.

 

Ron?” un sospiro appena pronunciato.

Lui ingoiò il vuoto, concedendosi un altro piccolo passo verso di lei.

 

“Sono io Gin”

Un piccolo suono uscì dalle sue labbra, uno spasmodico e incontrollabile brivido a sconvolgere i suoi lineamenti invecchiati dal terrore.

Ron si azzardò ad allungare un braccio verso di lei, nella speranza probabilmente vana di riuscire a farle capire che non aveva nulla da temere.

E Ginny lo fissava e lo fissava cercando di capire chissà cosa, come se nella sua vita non avesse mai visto suo fratello. Lentamente mosse una mano pallida annullando la distanza che rimaneva con quella di Ron.

 

Lui sorrise grato.

 

Sei freddo” mormorò lei, stringendo forte la sua mano.

Lui si avvicinò ancora.

 

“Già”

Ginny parve pensarci un po’ su, mentre Ron le si sedeva accanto.

 

“Tu sei sempre stato tanto caldo” mormorò lei passandosi in modo distratto la mano sulla cicatrice che troneggiava sulla sua guancia.

 

“Non lo sono più, ormai” soffiò guardando la cicatrice sulla sua guancia.

Era vero.

All’inizio non se n’era accorto, ma un giorno Hermione glielo fece notare.

 

Lo guardò negli occhi, passandosi una mano tra i capelli.

 

Sei freddo

Ron la squadrò di sottecchi, stiracchiandosi.

 

“Sono freddo?”

Lei annuì, rotolando sulla pancia senza preoccuparsi di coprire il suo corpo nudo.

 

“Ci pensavo da un po’. Sei sempre stato così caldo”

Non ci aveva mai fatto caso prima.

 

“Non fare quella faccia non è mica morto qualcuno!” ridacchiò Hermione, guardando la sua espressione meditativa. “È solo…sei ghiacciato quando dormi. Stanotte mi stavo preoccupando. Se non ti avessi sentito respirare avrei pensato che ti avevano ucciso nel sonno”

Ron le lanciò uno sguardo sornione.

 

“Con te accanto che dormivi nuda? Sarebbero stati distratti dai loro piani!”

Hermione fece una smorfia divertita e arrossì. 

 

Ron scosse la testa, tornando a concentrarsi su sua sorella, ora leggermente più colorita.

 

“Non lo sei più dall’inizio della guerra” Ginny lo mormorò appena, forte quanto bastava per essere sentita da lui.

Ron la fissò con un lampo di consapevolezza negli occhi.

Lei si mise in ginocchio con un gesto secco, abbracciandolo più forte che riusciva, mentre un singhiozzo usciva spontaneo dalle sue labbra secche.

 

“Credevo di essere diventata pazza” squittì, stringendolo ancora più forte, quasi con la paura che potesse scivolare via dalla sua stretta.

Ron la strinse contro il suo petto, risentendo per la prima volta dopo due giorni quel profumo di casa che solo Ginny riusciva ad avere.

 

“Non sei pazza. Non sei pazza”

Lui la sentì piangere forte, nascosta tra le sue braccia, continuando a ripetere frasi sconnesse e impaurite.

 

“È la prima volta che parla dopo settimane”

Ron si ricordò improvvisamente della presenza di Hermione.

Si girò verso di lei e la vide tormentarsi le mani, nervosa.

 

“Settimane?”

A Ron improvvisamente i conti non quadravano più.

Allontanò leggermente la sorella dal suo abbraccio, cercando dolcemente gli occhi gemelli ai suoi.

 

“Gin…Gin da quanto tempo sei qui?”

Il petto di Gin fu scosso da un ennesimo singulto.

 

“Quarantuno giorni esatti”

Ron sbarrò gli occhi.

 

“Quarantuno giorni? Come puoi essere qui, da così tanto?! Tu…tu eri con noi fino a ieri!”

Le due ragazze inarcarono le sopracciglia.

Ginny si sciolse completamente dalla stretta convulsa del fratello, asciugandosi la guancia sana bagnata di lacrime.

 

Ron, io sono arrivata in questo posto da quasi due mesi, e tutto sembra non essere mutato per tutto questo tempo fino a oggi”

 

“Tutto questo non ha senso!” squittì Hermione, accasciandosi sul lettino di Ginny.

Ron e Ginny la guardarono, inespressivi. “Non potete venire da un altro mondo! Non può essere!”

 

Hermione, sei una strega o cosa? Dov’è finita la tua fede nel potere magico?”

 

“Sono una strega con dei limiti! I viaggi temporali non possono esistere! Sarebbe innaturale…”

 

“E le cioccorane ti sembrano forse meraviglie di Madre Natura?!

Hermione si zittì, piccata.

 

"In ogni caso ha ragione...non ha senso! C'è qualcosa che ci sfugge" mormorò Ron sospirando.

Ginny si alzò, aiutata dal fratello.

 

"Beh, è ovvio che il tempo scorre in modo differente...ma non ho mai sentito di una cosa del genere! Anche se fossero mondi diversi il tempo dovrebbe scorrere allo stesso modo, no?"

 

"Non puoi esserne sicura...per quanto ne sappiamo può anche essere possibile" azzardò Hermione, tormentandosi le mani in grembo.

 

"Non so che darei perchè Hermione fosse qui" mormorò Ron, abbassando lo sguardo.

Hermione gli lanciò uno sguardo, mortificata.

 

"Sono sicura che stia bene" sospirò Ginny, appoggiandosi alla sua spalla. "Sono sicura che stiano tutti bene"

Ron annuì poco convinto.

 

Hermione si sentì incredibilmente fuori luogo. Si schiarì la voce, muovendosi a disagio sul letto.

 

"Ammettiamo che tutto questo sia reale..." esordì senza guardarli in faccia "...chi può aver fatto una cosa simile?"

 

"Suppongo Vold..." Hermione cacciò  un urletto. Ron alzò gli occhi al cielo."...Tu-sai-chi. Anche se non capisco il motivo" Ginny rimase in silenzio guardando il pavimento, senza staccarsi dal fratello.

 

"Nel vostro mondo Voi-sapete-chi ha il potere?!"

Hermione sembrava terrorizzata di ricevere la risposta.

 

"Sta tentando di tornare quello di un tempo. È potente e ha un esercito che non guarda in faccia a nessuno" mormorò Ginny con gli occhi lucidi.

 

"Stavamo combattendo la battaglia finale quando ci ha mandato qui. È un modo subdolo di liberarsi dei nemici, questo" borbottò Ron a denti stretti.

Hermione si strinse nelle spalle.

 

"Beh, se è come dite io mi considererei fortunata ad essere ancora viva!"

 

"E chi mi dà la conferma che lo sono ancora? Per quello che ne so potrebbe essere l'inferno questo!"

Lei gli lanciò un'occhiataccia.

 

"Non essere ridicolo, Ronald! è evidente che Voi-sapete-chi ha voluto liberarsi di voi solo momentaneamente, anche se questo non ha del tutto una logica" 

 

"Quello è un pazzo, tutto può avere logica" disse Ginny sedendosi sul letto accanto a Hermione. "Però noi siamo traditori del sangue, non ha senso che ci tenga in vita"

 

Rimasero qualche secondo in silenzio, meditando sull'accaduto.

 

"Fra due mesi arriva Hermione" disse Ron, dopo un .

Ginny e Hermione si girarono verso di lui, apprensive.

 

"Cosa?!" squittì Hermione, improvvisamente agitata.

Ron la guardò.

 

"Prima Ginny...poi io...manca Hermione a completare il quadro"

 

"Vuoi dire...vuoi dire che Voldemort ci sta portando qui ad uno ad uno? Per quale motivo?!" Ginny non riusciva a capire.

 

"Per togliere a Harry le persone che ama" la voce di Hermione era appena udibile, ma piena di consapevolezza.

Ron e Ginny si scambiarono un'occhiata, i polmoni vuoti d'aria. "Voi-sapete-chi gli ha tolto la persona che ama di più al mondo e il suo braccio destro. Il dubbio che voi siate vivi o morti è ancora peggiore del sapervi morti. Era oggettivamente chiaro, dovevamo pensarci prima" Hermione scattò in piedi, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.

La sua luce particolare a illuminarle il viso.

"Colui-che-non-deve-essere-nominato punta alla distruzione psicologica di Harry. Il fatto che voi siate in pericolo di vita per colpa della sua battaglia e il fatto che lui non sia riuscito a proteggervi, lo distrae dalla sua missione. Lo indebolisce" lanciò uno sguardo a Ron e Ginny che la ascoltavano senza fiatare.

"Quando prenderà anche...me, il suo piano sarà terminato e Harry si troverà solo"

 

"Hermione è troppo abile con la bacchetta perchè la possano catturare, ma lei starà soffrendo allo stesso modo di Harry e ciò la rende distratta e preda facile" mormorò Ginny, stringendosi al fratello. "Non è lucida al pensiero che possa essere successo qualcosa a Ron"

 

Hermione e Ron arrossirono senza guardarsi in faccia.

 

"Questo però non spiega perchè portarci in questo posto invece che sbatterci in una cella" aggiunse Ginny sistemandosi meglio sul letto.

 

"Può darsi che vi voglia togliere ogni possibilità di fuga...diciamolo, un altro mondo è meglio di una cella come prigione!"

Ron e Ginny sembravano contrariati.

 

"Ma non possiamo rimanere qui per tutto questo tempo! Hanno bisogno di noi!" squittì lui, alzandosi e prendendo a camminare.

 

"Per quanto sarà lungo per noi, adesso almeno abbiamo la consolazione che dall'altra parte non è passato tanto tempo" mormorò Ginny, portandosi una ciocca dietro l'orecchio. 

Tutti e tre si guardarono per un attimo, in silenzio.

 

"Non può essere tanto difficile" esordì Hermione, incrociando le braccia al petto. "Se potete venire, potete anche tornare"

 

"è successo qualcosa che potesse annunciare il nostro arrivo?" chiese Ron, passandosi una mano tra i capelli.

Ginny e Hermione rimasero in un meditabondo silenzio per qualche istante. Poi Ron le vide alzare repentinamente lo sguardo e guardarsi.

 

"Il terremoto!"

 

"Cosa?!"

 

"Ron, la notte scorsa ha fatto il terremoto! Anche quando è arrivata Ginny ha fatto il terremoto!"

 

“E questo cosa dovrebbe significare?” chiese Ron, guardandole.

Hermione si strinse nelle spalle. “Non credo che ogni volta che c’è un terremoto c’è un cambiamento di mondi!” mormorò lui, borbottando.

 

“Questo allora potrebbe esserci d’aiuto” disse Ginny risoluta. “Da noi il terremoto è un evento naturale, non ha nessun legame con l’attività magica! Mi ricordo che la McGranitt ha dedicato diverse lezioni a questo. È qualcosa che si trova al di là dell’umano controllo e non può essere scatenato se non da qualche rarissimo stregone indigeno. Qui invece ha un significato magico, dovrà pur rappresentare un qualche indizio!”

Il silenzio cadde di nuovo nella stanza.

 

“Se il vostro arrivo ha provocato un evento naturale…e se come dici tu essendo tale, questo non può essere controllato…” mormorò Hermione a voce bassa. “…allora è chi vi ha mandato qui che controlla tutto”

Ron e Ginny si scambiarono un’occhiata.

 

“Non riesco a capirti” azzardò Ron, guardandola.

Lei fece un lungo sospiro, l’espressione mortificata.

 

“Vuol dire…che tutto questo è un’illusione. Non esiste. Quindi non esisto neanche io

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccoci qua per un nuovo capitolo!

Ve lo avevo detto che in questo chap si sarebbero spiegate diverse cose! ^_____________^

Ringrazio tanterrimo funnynurse, KarmyGranger, robby, HermioneCH, pk82, EDVIGE86, Chiaras, SiJay, light lily, Mary Cry, PazzaWendy, CrisSunrise, ginny89potter, Minakie, Saty, flyingstar16, hermron, Nana92, Killer, jin, Nunki, Nonnaaaa! *____*, Valem, valeria18, _Ly_Ronvin, luna, Vichan  perché siete ogni capitolo più splendidi! *QQQ*

Detto questo, vi saluto! Vi auguro un buonissimo inizio di vacanze e vi chiedo umilmente di lasciare un commentino alla  povera autrice quale sono io! xDDDDDDDD

Vi adoro tanto! *v*

A presto!

Chuu! :*******

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