Fiona Kaulitz

di Psychedelic Mushroom
(/viewuser.php?uid=182270)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo. ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo. ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo. ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo. ***


Ciao poccoli lettori cucciolosi *_*
Sono ritornata con questa nuova (che poi tanto nuova non è) FF.
Sì, è il sequel di Bionda Becker (questo si può intuire dalla fantasia che ho usato nel titolo, ma mi ha ispirato memy881 ahahahah)
Bhe, vorrei chiedervi di recensire almeno questo capitolo per farmi capire se almeno un pò vi piace e soprattutto se devo portarla avanti o meno.
Ok, vi lascio al capitolo che sarà abbastanza breve. Spero vi piaccia ^__^
Baci <3
                                                                                           FIONA KAULITZ.

Non ci vado. No, non ci vado. Ma cosa credono che solo perchè sono i miei genitori, possono dirmi cosa fare? No, non faccio quello che mi dicono. Non vado, non posso andarci. E' da sfigati e io non voglio passare il mio fine settimana a casa dei nonni. No, non vado in quel postaccio. Non è un postaccio lo so ma io non ci vado. Non è per loro, ma è perchè poi io dovrei portarmi quel deficiente di mio fratello appresso e la cosa di certo non mi esalta. Non ci vado, anche a costo di legarmi al letto. Non lo farò mai e poi mai.
- Ben io non ci voglio adare dalla nonna - dico a quella capra di mio fratello mentre mi siedo sul suo letto.
- Nemmeno io idiota -
- Come mi hai chiamata? - gli chiedo un pò incazzata.
- Idiota - risponde lui sorridendo.
Odio quel sorrisino falso e antipatico di chi ti sta prendendo per il culo. Lo ha preso tutto da papà.
- Stronzo -
- Cogliona -
- Ma come ti permetti mostriciatolo? - mi alzo e vado accanto alla scrivania dove è seduto lui. - chiedimi imediatamente scusa - gli afferro un braccio e lo stringo tanto forte da fargli male.
- Non lo farò mai - stringo ancora di più e lui comicnia a lamentarsi dal dolore.
- Fiona ma che stai facendo? Lascialo subito - mi volto e vedo mia mamma che ci guarda arrabbiata.
Lascio il braccio del marmocchio e vado da lei.
- Mamma lui mi ha chiamata cogliona e idiota per nessun motivo... non dovrei prendorlo a pugni in faccia? - chiedo incorciando le braccia.
- No, non dovresti... Ben chiedile scusa - aspetta una risposta che non arriva.
- Ben... mamma ti ha chiesto di chiedermi scusa - canticchio io con un sorriso provocatorio.
- Scusa strega - mi passa davanti e se ne va al piano inferiore.
- Mamma posso ammazzarlo nel sonno? -
- No, non puoi... hai visto tuo padre? - sbuffo e le accio segno di no con la testa.
- Starà con zio - dico facendo spallucce.
- Ah... vabbè dirò ad Andreas di passare più tardi - a quel nome mi illumino.
- Hai detto Andreas? - annuisce.
- Andreas alias Sonol'uomopiùsexydiquestopianeta? - cheido tutto d'un fiato.
- No, Andreas e basta - faccio roteare gli occhi e poi corro giù per le scale saltandone alcune e cercando di non cadere.
Devo vederlo. Perchè? Perchè lo amo. Cioè non è che lo amo davvero, ma voi scherzate ad arrivare a quarant'anni come lui? E' di una bellezza stratosferica.
Arrivata al piano inferiore mi fermo nel salotto e non lo vedo. Dov'è finito? Vado in cucina e, finalmente, eccolo. Se morissi adesso, avrei una mote felice.
- Buongiorno - dico con voce sensuale se così si può definire.
- Hey... sei davvero carina oggi, lo sai? - sgrano gli occhi.
Non mi aveva mai detto una cosa simile.
- Davvero? -
- No - scoppia a ridere mentre io gli metto il broncio.
- Sei proprio un essere senza cuore... come puoi farmi questo? -
- Dai io non posso perdere la testa per te... tuo padre e Ellen mi spaccherebbero il culo... sai io ci tengo al mio culo - sbuffo e vado vicino al frigorifero.
- Mi aiuti a trovare uno che ti somigli? - gli chiedo mentre mi verso un pò di latte in un bicchiere.
- Certo, anche se credo sarà una missione abbastanza difficile - risponde vantandosi come una ragazzina.
In effetti ha ragione. Dove si trovano bonazzi del genere al giorno d'oggi? Da nessuna parte e questo perchè tutti i ragazzi si vestono come sfigatelli, ma la moda adesso è quella quindi loro non sono sfigati, sono alla moda. Cazzo, che nervi!
- Adreas hai finito di fare il deficiente con mia figlia? -
- Papà ma dov'eri? - gli chiedo per evitare imbarazzi per colpa della sua domanda.
- Ero con Paul... tu ti sei preparata? - no, non voglio. Perchè mi ha chiesto questa cosa?
- Papi ma io non ci voglio andare... mi annoio -
- Non se ne parla... ci dovete andare altrimenti lo sai che ci rimangono male - sbuffo.
Ma perchè la mia vita deve essere così? Sbattimenti di qua e di là solo perchè i miei non vanno d'accordo con i loro genitori. Lo so che l'hanno fatta grossa a mettersi insieme mentre stavano per diventare fratelli, però non possono portare avanti questa battaglia per sempre.
- Va bene... vado a recuperare le mie mutande di Spuperman - corro di sopra ma, avviamente, nel corridoio non potevo non dare prima uno schiaffo a Ben.
Vado in camera mia, e prendo le mie favolose mutande di Suerman. Io le amo, proprio per questo ne ho una tonnellata.
Corro poi in bagno e mi guardo allo specchio.
Cazzo, adesso capisco perchè Andreas non perde la testa per me, oltre ovviamente al fatto che è sposato e ha un figlio.
Sono orrenda. Cioè non ho i capelli lunghi perchè li odio, non ho gli occhi azzurri che vorrei, non ho il naso di mio padre che vorrei e non ho un corpo perfetto. Mio padre a volte mi prende in giro dicendomi che sono antipatica e forse ha ragione. Non sopporto chele cose non vadano come dico io, voglio avere sempre ragione, sono orgogliosa e, anche se ho solo 15 anni, posso rendere la vita impossibile a chi non sopporto, tipo Ben. Il fatto è che mio fratello è un ragazzino deficiente che si crede grande quando invece io lo sono più di lui. Ha solo 12 anni e si crede il più importante del mondo. Non oso immaginare come diventerà quando sarà grande. Forse diventerà la copia di papà.
Vabbè, devo prepararmi.
Mi truco pesantemente gli occhi e metto tanto fondotinta. Io ho una faccia orrenda quindi meglio coprirla il più possibile. Sulle labbra non metto niente vanno bene così. Mi lavo le mani ed esco dal bagno.
Addosso ho una maglietta a maniche lunghe mezza trasparente e bianca, un top nero sotto e poi dei jeans neri completamente strappati.
Credo che non mi cambierò, vado troppo bene così e non mi va di sforzarmi per cercare qualcosa'altro.
Vado in camera mia e prendo degli stivaletti neri. Li metto e scendo giù insieme alle mie mutande ovviamente.
- Dai muoviamoci... deve essere un viaggio veloce e indolore - dico sedendomi sul divano accanto a papà e quell'essere senza cervello. Ben.
- Sì, dai Ben andiamo - sbuffando si alza e, insieme ad Andreas che stava ancora in cucina, usciamo di casa.
Saliamo in auto pronti per affrontare un viaggio di quasi due ore.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Secondo Capitolo. ***


Ecco il secondo capitolo!
Spero che vi piaccia e poi mi piacerebbe sapere cosa ne pensate... sono fiduciosa, eh! xD
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e ringrazio Memy881 per aver già recensito ^__^
Vi lascio al capitolo... baci <3
                                                                  FIONA KAULITZ.

- Non voglio entrare - mi lamento con la voce da bambina.
Di solito papà si intenerisce sentendomi parlare così.
- Non ci provare... cammina -
- Ti prego papi... non ho voglia di stare con loro - sospira pesantemente.
- Fiona se non ti muovi ti ci porto io - che vuol dire?
Cioè che intende? Vuole portarmi lì con la foza? Io chiamo il telefono azzurro.
- Che intendi? -
- Questo - si piega verso di me e, con un braccio, mi avvolge i fianchi. Mi solleva e, anche se io mi dimeno come una matta, resce a portarmi fin fuori la porta.
La prossima volta non esco proprio dalla macchina, voglio vedere poi come fa.
Mi mette giù e respira a fatica.
- Dovresti dimagrire un pò - prendo un profondo repiro per evitare di urlargli in faccia e poi gli sorrido.
- E tu dovresti smetterla di fumare... sai potrebbe sfuggirmi qualche parola con Paul -
Mi piace essere vendicativa e, visto che Paul avrebbe vietato a papà di fumare per il lavoro che fa, lo sarei molto se lo dicessi.
- Se solo ti permetti puoi dire ciao ciao al tuo amato cellulare o ai tuoi CD...non so... poi decido... e comunque sto smettendo - mi scappa una di quelle risate sguaiate, tipo gallina.
- Certo papà... ti ho riccattato mille volte su questa cosa e la tua risposta è sempre la stessa - mi da una spinta e mi fa entrare in casa.
Una volta arrivati in salotto vedo Ben già spaparanzato sul divano insieme al nonno e la nonna arrivare dalla cucina con un grande sorriso.
Da quando la ricordo, non è cambiata quasi per niente. Forse c'è qualche ruga in più.
- Ciao Fiona.... da quanto tempo - si avvicina e mi abbraccia mentre io guardo papà stranita.
- Era solo la settimana scorsa nonna - le ricordo sciogliendo l'abbraccio.
- Bhe a me sembra tantissimo tempo... ti fai ogni giorno più bella - che gran bugiarda.
Vorrei dirle: nonna se fossi bella mi sarei già scopata il migliore amico di tuo figlio, ma Andreas è troppo impegnato con la sua favolosa Ellen.
- Grazie nonna - purtroppo le ho risposto così.
Il nonno si alza dal divano e ci raggiunge. Stringe la mano a papà con freddezza. E' sempre così, ogni volta. Fanno sempre finta che le cose vadano bene quando poi vanno uno schifo. Non capisco perchè si ostinano a far finta di volersi bene. Lo so benissimo che lo fanno solo per me e Ben però potrebbero pure farsi un sorriso ogni tanto.
- Ciao Fiona -
- Nonno - gli sorrido e vado da Ben.
La situazione fra quei tre è troppo dura da reggere.
- Non ho mai visto tre persone fingere così male - dico sottovoce dopo essermi seduta.
- Wow per una volta nella tua vita hai detto una cosa intelligente - gli rivolgo uno sguardo altamente omicida e poi mi alzo.
- Vado nella mia pseudo camera - annuincio avvicinandomi a papà.
Gli poso entrambe le mani su una spalla e lo porto leggermente verso il basso dandogli un bacio sulla guancia.
- Ci vediamo lunedì - mi dice prima che io scompaia dalla sua vista.
Arrivata al piano superiore, vado nella camera che mi ospita quasi tutti i fine settimana. La ex camera di mia mamma.
Apro la porta e mi fiondo sul letto.
Già sento la mancanza di casa mia. Qui si sentono pochi 'rumori molesti' mentre, dalla mia camera, si può sentire benissimo mio padre che urla contro la TV perchè i Chicago Bulls hanno perso la partita, si sente mamma che parla al telefono con una delle sue amiche, si sente Ben che ascolta musica lagnosa e, fidatevi, si sentono fin troppo bene i rumori notturni che provengono dalla camera da letto dei miei. La mattina dopo mi verrebbe da ridergli in faccia ogni volta, ma ok, lasciamo perdere questo discorso.
Prendo il cellulare dalla tasca e compongo il numero del mio bottoncino, Lars. Non c'è un vero perchè a quel soprannome idiota, ma mi piace. Lui è il mio migliore amico dalla seconda elementare. Ci vogliamo davvero tanto bene. Tranquilli, lui crede di essere gay quindi fra di noi c'è solo un rapporto di amicizia.
*- Chi è? -
- Bottoncino ma dormi a quest'ora? - gli chiedo sentendo la sua voce addormentata.
- Sì... ieri sono tornato alle 04:30 dalla festa -
- Bhe tu almeno ci sei andato... com'era vestita Alexis? - gli chiedo per non rimanere indietro sull'abbiagliamento della festeggiata.
- Portava un vestitino davvero carino... era grigio e poi le scarpe... bho non le ricordo - Tipico di Alexis, dopo le farò uno squillo.
- Va bene... io sto dai nonni... papà mi ci ha portata di peso -
- Condoglianze... ah lo sai alla festa c'era anche Adam... cazzo lo avrei stuprato - rido.
- Addirittura? -
- Sì, avresti dovuto vederlo... addosso aveva una di quelle magliette scopamiadesso e un paio di jeans stanotteseituttomio - dice con voce leggermente eccitata.
- Ah, ora capisco... senti... ci sentiamo più tardi ok? -
- Va bene... a dopo -
- Ciao -* chiudo la chiamata e mi rilasso un pò aspettando l'ora di pranzo.


                                                                            ***


- Fiona... svegliati che è pronto il pranzo - apro gli occhi lentamente e mi accorgo che la nonna è leggermente piegata su di me e mi tiene una mano sul braccio.
- Mi sono addormentata? - le chiedo mettendomi a sedere.
- Sì... dai ricomponiti e scendi - se ne va via sorridendo mentre io annuisco.
Prendo il cellulare e guardo l'orario: 13:10.
Ho dormito parecchio. Bene, stanotte starò sveglia e domani non avrò sonno. Che modo meraviglioso di iniziare il week and dai nonni.
Mi alzo e scendo al piano inferiore.
Sono già tutti seduti. Io, allora, occupo il posto che a quanto pare era di papà. Che figata pazzesca mamma mia.
Cominciando a mangiare, è impossibile che non inizino anche le solite domande: fra quanto inizierete la scuola? Mangiate a casa? I fidanzatini?
Cavolo li odio quando fanno così. Ma perchè ci chiedono queste cose? Ma cosa importa a loro?
Che poi sono domande del tutto inutili perchè ogni settimana ce le fanno. Ma è possibile che in una settimana abbiano spostato la data della fine delle vacanze estive? E' possibile che in una settimana, anche se mangiamo un pò meno, moriamo? E' ancora più possibile che in una sola, sacrosanta e beata settimana io trovi un fidanzato?
Vorrei risponderle così: la scuola inizia per quelli che ci vogliono andare, io mangio e forse anche troppo e, se potessi, sarei già convolata a nozze cari nonni ma, sapete, lui purtroppo non è un pedofilo.
Però rispondo come un angelo sceso dal cielo anche se per me vengo più dall'inferno.
- Io ritorno di sopra... Ben aiuta la nonna in cucina - dico appena finisco di mangiare.
Una volta ritornata nel mio modo, mi rituffo a letto e fisso il soffitto.
Mi sono già stancata di stare qui. Non che non mi piaccia stare con i miei nonni, è solo che vorrei uscire e divertirmi, invece sto qui a fare cosa? Bho, forse ad annoiarmi.
Sbuffo e mi alzo.
Voglio uscire un pò. Una passeggiata non può farmi male.
Vado verso l'armadio e lo apro. Ho trasferito alcuni dei miei vestiti qui visto che, anche dopo le mie continue proteste, mi portano sempre in questa casa.
Prendo una maglietta a maniche lunghe e per i jeans decido di tenere questi. Mi piacciono e non li voglio togliere.
E' il 22 Agosto e qui fa un freddo cane. Non tutti hanno freddo, tipo Ben mette le maglie a mezze maniche, ma io sì. Potrei morire di ipotermia da un momento all'altro. Mi prendono sempre in giro per questa cosa e dicono che, visto che sono fredda in ogni parte del corpo, sembro un cadavere.
Metto la maglia che ho scelto e corro in bagno. Mi do solo una sitemata veloce ai capelli lasciano cadere quello che c'è al centro, su un lato e riaggiusto un pò il trucco. Sì, qui ho portato anche i miei trucci del week end.
Mi lavo le mani e scendo.
- Io esco - urlo aprendo la porta.
- Torna presto e stai attenta - mi raccomanda il nonno prima che io, con non troppa grazia, sbatto la porta e corro in strada.
Forse avrei dovuto mettere una felpa. Un'altra cosa intelligente era quella di mettere un pò di lacca nei capelli perchè si stanno scompigliando tutti. Un giorno mi raserò completamente invece che tenere questi capelli a mezza cresta.
Vabbè, tralasciando il discorso acconciature, inizio a camminare sul marciapiede.
Questo posto da quando lo conosco, non è cambiato di una virgola. Le case sono sempre le stesse, forse alcune le hanno ritinteggiate, ma sono sempre uguali: giardinetti ben tenuti, tegole rosse, finestre sempre mezze aperte. Il tutto contornato dai cancelli in ferro grigi e neri.
A volte non le sopporto queste casette che danno tipo l'aria di una famigliola felice. Anche quella dei nonni è così e, invece, la nostra famiglia non è molto contenta. I rapporti fra di loro vanno da schifo e io ho deciso che prima o poi concederò ai miei e a mio fratello di dirmi solo due parole a testa ogni giorno. Probabilmente saranno: biongiorno e buonanotte.
Guardo il cielo. E' grigio come non mai oggi. Ma perchè vivo in un posto dove in inverno il cielo è nero e in estate e grigio? Un pò di sole lo si vede solo, forse, di mattina poi però scompare.
A volte credo che sia questa la causa dei miei sbalzi d'umore.
Continuo a camminare e mi addentro in una di quelle strade larghe, piene di negozi e fast food.
Quasi quasi mi prendo qualcosa da mangiare.
Entro in un McDonald's e velocemente prendo solo delle patatine fritte e una lattina di coca-cola. Vado a mangiare fuori però, perchè dentro c'è un odore nauseante e poi, anche se è piacevole, fa caldo. Fuori fa freddo, ma lo preferisco.
Camminando, arrivo accanto ad un muretto abbastanza basso da potermici sedere. Dietro c'è una distesa di terreno con dell'erba abbastanza incolta. Mi fanno paura posti del genere, ma non ce la faccio a mangiare e a tenere la coca-cola fra le mani contemporaneamente. Mi siedo e comicnio a mangiucchiare serenamente le mie deliziose patatine bollenti e a bere quando, ad un certo punto, vedo un tipo che salta il muretto e corre verso la strada facendomi sussultare.
Non è tanto per lo spavento che mi sono presa, ma per la coca-cola che è caduta.
- Brutto stronzo me la ricompri tu questa? - gli urlo rimettendo i piedi a terra.
Lui si volta solamente verso di me e accigliato e poi corre via senza degnarmi di una risposta o di chiedermi scusa.
Ma guarda che tipi esistono da queste parti.
Poi da dove è sbucato questo? Perchè correva così? Non lo sta inseguendo nessuno.
Porca troia, cosa bevo adesso?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terzo capitolo. ***


Ecco il terzo capitoloo *O*
Spero che vi piaccia e che lo recensiate (per favoree T_T xD)
Vi ringrazio infinitamente comunque perchè vedo che in molti la stanno leggendo e ringrazio la mia lettrice più accanita memy881 *_*
Il capitolo è tutto vostro :D
Bacissimi :**


Sto ancora per strada e il mio telefono segna le 20:15.
Non ho avuto voglia di tornare a 'casa' perchè lì mi sarei annoiata troppo. Continuo quondi a girare e rigirare per le stradine piene di negozi e cose varie. Penso che però sarebbe megliotornare, i nonni potrebbero spaventarsi visto che mi si è scaricato il cellulare poco fa e, se dovessero chiamarmi, potrebbe succedere di tutto.
Guardandomi intorno, riesco ad uscire dalla folla di prsone che man mano si è crata per le strade e mi incammino verso casa.
Fa davvero freddo, ma il vento sta diminuendo di minuto in minuto.
Arrivo in fondo alla strada del tutto deseta che mi porterà alla mia destinazione e la percorro fino a che, non molto lontano da me, vedo un ragazzo in piedi, di spalle, sul tetto di una casa disabitata da ormai millenni.
Che ci fa là sopra? Perchè tiene le braccia aperte? Non è che si vuole buttare, vero?
Non so che fare, se passo e non lo degno nemmeno di una parola lui mi considererà una cogliona, se gli parlo richio di rendere le cose peggiori.
Cosa devo fare? Aiuto, mannaggia.
Mi metto al centro della strada e lo guardo.
Ma che fa? Distende le brabbia e poi le fa ricadere di nuovo lungo i fianchi, come un uccello.
- Hey... non stai per buttarti vero? - gli chiedo.
Lui non si gira, ma smette di fare quella cosa strana che stava facendo prima.
- Non lo so... forse sì - ha una voce calda che mi ispita tanta serenità.
Come può essere sereno lì sopra? Isomma, un passo indietro e si ritrova già sepolto.
- E perchè lo vuoi fare? La tua ragazza ti ha mollato? - gli chiedo con tono sfacciato.
- No... adesso puoi stare in silenzio? Mi devo concentrare - certo, concentrati per buttarti da una casa.
Me ne sto in silenzio finchè, dopo essersi leggermente piegato sulle ginocchia, si da una spinta all'indietro.
Saranno stati pochissimi secondi nei quali sono rimasta senza fiato e di sicuro sono sbiancata.
Durante il salto, il ragazzo, ha fatto due capriole, se così si chiamano, e poi, quasi come se fosse niente, ha appoggiato i piedi per terra.
Prendo un grosso  sospiro e chiudo per un attimo gli occhi.
Mi ha fatto prendere uno spavento. Immaginavo già tutto il suo sangue sparso sul terreno e lui spiaccicato a terra come una mosca appena morta, ma non è stato scosì.
Appena le mie palpebre mi permettono di vedere le scene davanti a me, lo guardo stranita.
Ha i capelli castani e rasati, da qui riesco a vedere i suoi occhi, mi sembrano verdi. Ha un bel sorriso stampato sul volto che mi fa però incazzare da morire.
- Tu sei il tipo che mi ha fatto cadere la coca-cola... chiedimi scusa immediatamente e poi... come cazzo hai fatto a non morire? - gli chiedo urlando.
Lu si avvicina a me e mi porge la mano.
- Damon - lo guardo ancora più stranita di prima.
- Non mi importa il tuo nome... chiedimi scusa - incrocio le braccia e lui continua a sorridere come se gli stassi raccontando una barzelletta.
Ma che ha da ridere? Ha solo una faccia da schiaffi. Se non mi chiede scusa gli faccio male.
- Allora? - chiedo spazientita.
- Ok... scusa non volevo farti cadere la coca-cola - ride ancora.
Lo ammazzo, è l'unica soluzione.
- Non ridere caro Diamond -
- Damon -
- Quello che è - dico stizzita.
- Come ti chiami? - mi domanda andando verso il marciapiede e sedendocisi.
- Ti importa tanto? -
- Sei la nipote dei Becker vero? - ma perchè non mi rispnde quando gli faccio delle domande?
- Sì, che ne sai? - mi avvicino a lui e mi siedo al suo fianco.
Prima non avevo notato che oltre ad avere tutti i capelli rasati, ha anche delle rige strane disegnate sul lato.
Certo che le persone anormali le trovo tutte io.
- Ho visto tuo padre -
- Conosci mio padre? -
- Quelli che amano il pugilato non possono non conoscerlo - ah, mio padre non fa il medico, è un pugile.
- OK... senti io devo andare - ci alziamo e io muovo un paio di passi poi, però, mi giro.
- Mi dici come hai fatto a saltare da lì? -
- Parkour e Free running - dice semplicemente mentre io innuisco e riprendo a camminare.
Sento dei passi veloci e mi giro, è praticamente scomparso nel nulla.
Scuoto la testa e torno a casa.


                                                    ***


- Ci hai fatto preoccupare oggi, lo sai? - sono almeno quindici minuti che che i nonni mi ripetono queste cose.
Lo so che sono uscita e non mi sono fatta sentire per molto, ma sono viva ed è questo l'importante.
Metterglielo in quella testa cocciuta che hanno sarà difficile però.
- Nonna scusa è che mi si era scaricato il cellulare e sono andata un pò in giro - dico sedendomi a tavola.
- Lo so, lo hai già detto... la prossima volta però cerca di avvisare in qualche modo o torna subito a casa perchè quando sei qui la responsabilità è nostra -
- Va bene - comincio a mangiare ignorandoli del tutto.
Magari stanotte faccio un salto dalla finestra come quella che ha fatto quel tipo prima e domani mattina non mi trovano nel letto.
No, mi romperei anche la cartilagine e poi ci sarebbero troppi guai.
- Nonna vuoi che ti aiuti? - le chiedo appena abbiamo finito di cenare.
- No Fiona stai tranquilla... vai pure a dormire - annuisco e salgo di sopra.
Vado in bagno e mi faccio una doccia veloce e, in accappatoio, arrivo fino alla 'mia camera'.
Apro la porta e, senza accendere le luce, richiudo la porta e vado direttamente all'armadio. Mi tolgo l'accappatoio e lo faccio cadere per terra, dal fondo dell'armadio prendo l'intimo e lo indosso, alla fine prendo una maglia bianca molto larga che uso di soluto per dormire quando sto qui e metto anche questa. Poi mi giro e vado a sbattere contro qualcosa. Lancio un urlo dallo spavento mentre cerco di mantenere l'equilibrio.
- Ciao - una voce alquanto familiare mi colpisce alle orecchie.
- Che vuoi da me brutto stronzo? - gli chiedo spaventata cercando di mantenere le distanze.
- Mi chiamo Damon non brutto stronzo e poi non voglio niente.. sono venuto a darti la buonanotte - cerco di ribattere, ma sento qualcuno bussare alla porta.
- Fiona tutto bene? Perchè hai urlato? -
- Nonno va tutto bene... sono... sono caduta dal letto... sto bene però... vai pure -
- Va bene... se hai bisogno sono giù -
- Ok - sento i suoi passi farsi sempre più lontani fino a scomparire.
Sospiro.
Cosa ci fa Damon qui?
Perchè lo sto chiamando Damon se nemmeno lo conosco?
- Sei caduta dal letto? - ride e si siede, appunto, sul letto.
- Come sei entrato? - rimango dove sono perchè ho paura di avvicinarmi ad un tipo che non conosco e che mi è comparso in camera durante la notte.
- La finestra era mezza aperta - dice indicandola.
Adesso capisco. Però ancora non mi spiego perchè non ho incontrato un normale ragazzo invece che lui.
- E tu entri in casa della gente dalle finestre e per di più di notte? -
- Era per la buonanotte - mi ripete.
Voleva darmi la buonanotte davvero? Se è così è stato dolce però mi ha fatto prendere uno di quegli spaventi che si prendono poche volte nella vita.
- Ok... ehm... buonantte - dico sorridendo.
- Vuoi che me ne vada? -
- Ehm... bho se vuoi restare... fammi spazio però perchè iomi devo coricare - vado verso il letto e mi siedo accanto a lui.
- Perchè stiamo al buio? - mi chiede.
- Non lo so... aspetta - mi allungo verso il comodino e accendo l'abat jour.
La stanza si illumina di una luce calda e le ombre degli oggetti presenti nella stanza si disegnano sul pavimento e si arrampicano fino al soffitto.
- Così va meglio - sorridendo, incrocio le gambe e lo guardo.
Non è brutto, anzi posso dire che è un bel ragazzo, ma non riesco a capire perchè sia venuto qui. Cioè quella della buona notte è solo una scusa, credo.
- Poteviaccenderla prima però - si lamenta.
Che vuole dire? Prima quando?
- Eh? -
- Eri nuda e non ho visto niente dovresti essere fiera di me - come? Cosa?
- Ma... stronzo mi hai vista nuda - comincio a dargli schiaffi e pugni sul bracci osinistro.
- Ahi... ho detto che... cazzo mi fai male... ho detto che non ti ho vista - mi do una calmata.
Mi ha vista nuda questo coglione. Cioè lui dice di no ma io sono sicura che lo ha fatto. Uffi voglio morire o voglio uccidere lui.
- Ok... faccio finta di crederti solo perchè voglio evitare di dover ucciderti per forza e poi spargere i tuoi resti davanti al cancello di casa tua - ride.
Che ha da ridere? Lo faccio ridere?
Ma perchè devono succedermi cose del genere.
Voglio la mia mamma.
- Senti io me ne vado -
- Fai bene... vattene - lo spingo per il braccio e lui va verso la finestra, la apre e poi mi guarda.
- Che mangi a colazione? - che razza di domanda è?
- Ehm... di solito non faccio colazione però... bho mi piacciono i cornetti al cioccolato... perchè me lo chiedi? - fa spallucce.
- Così - mi sorride, io gli sorrido e lui salta.
Mi fa paura vederlo buttarsi giù da una finestra, soprattutto se la finestra e quella delle camera dove dormo.
Che tipo strano che è. Mi sembra una scimmia.
Forse sarebbe meglio andare a vedere se si è spiaccicato al suolo.
Mi alzo e mi affaccio alla finestra. Non c'è, meno male.
Ritorno a letto e mi metto sotto le coperte.
Voglio solo dormire e non pensare al fatto di essermi ritrovata un tipo di nome Damon o Dragon o Dolman, non lo so, in camera e che questo mi ha vista nuda e poi è andato via saltando dalla finestra solo dopo avermi chiesto cosa magio a colazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarto Capitolo. ***


Ed ecco anche il quarto capitolo *_*
Prima di tutto scusatemi per il breve ritardo (colpa della scuola io non c'entro niente! U_U ahahaha)
Grazi mille a chi ha recensito i capitoli precedenti e a chi legge questa FF :))
Bacii :*
                                 FIONA KAULITZ.

- Dammene un pezzetto - scuoto la testa e mastico con movimenti lenti come a fargli capire che quello che sto mangiando è buonissimo.
Sì, lo so sono un pò così. Prendo in giro la gente ma che ci posso fare mi diverto a fargli girare le palle.
- Meno male che li ho comprati io - mette il broncio e incrocia le braccia.
Lo guardo per qualche secodno.
Mi viene da sorridere. E' davvero strano. Un altro ragazzo non sarebbe entrato di nuovo dalla finestra per portarmi la colazione e una coca-cola e non mi avrebbe mai svegliato saltandomi addosso e facendomi prendere uno spavento. Infatti avrebbe potuto scegliarmi diversamente.
Sospiro e prendo un pezzo di cornetto. Lo avvicino alle sue labbra e lui lo guarda per un pò, poi lo afferra fra i denti mordendomi anche le dita. Scoppiamo a ridere e non smettimo finchè, purtroppo, mio fratello non entra dalla porta completamente addormentato mentre borbotta qualcosa.
- Chiudi quella porta - gli dico correndo verso di lui e spingendolo via per poter chiudere la porta.
I nonni non sanno che c'è Damon qui e se lo sapessero, potrebbe succedere qualcosa di davvero terribile. Già immagino: chi è questo ragazzo? Da quando lo conosci? Dobbiamo dirlo a tuo padre. Da lì potrebbe scatenarsi l'inferno per davvero.
- Mi chi è questo? -
- Damon -
- Chi? -
- Non lo conosci... che vuoi? - gli chiedo scazzata alla grande.
- Che ne so non riuscivo a dormire e ti sentivo parlare -
- Va bene ma adesso vattene - gli do una spinta, ma lui non va via.
- Stronza non trattarmi male perchè questa... - indica me e Damon. - ... sono cose che posso dire a papà - sbuffo.
Perchè ho questa zecca sempre dietro? Non potevo essere figlia unica? Perchè papà non si è messo un preservativo quella sera?
- Quindi che vuoi? -
- Mi servono cinquanta euro... recuperali - arriva alla porta e fa per uscire ma io gli afferro un braccio.
- Non una parola con i nonni capito? - gli dico con tono minaccioso.
- Sì, tranquilla - lo lascio andare via e richiudo io la porta visto che lui hala coda.
Mi rituffo nel letto e mi metto le gambe sotto le coperte perchè fa freddo.
- Ma chi era quello? -
- Mio fratello... un idiota... non badare a quello che dice - annuisce e restiamo per un pò n silenzio.
Non so che dire. Di che possiamo parlare io e lui? Ci sarebbero un sacco di cose visto che io e lui non ci conosciamo per niente, ma non mi viene in mente proprio niente.
- Fiona - sussurro improvvisamente.
- Cosa? -
- Mi chiamo Fiona... non te lo avevo detto ancora - gli sorrido e abbasso lo aguardo.
Mi sento in imbarazzo e non so perchè. Forse perchè mi sta guardando insistentemente o forse perchè prima scherzavamo ma adesso nessuno dei due ride. Non lo so, ma mi sento arrossire dalla testa ai piedi.
- Perchè stai arrossendo? - mi chiede serio.
- Non lo so - voglio morire.
- Senti forse è meglio che... è meglio se me ne vado -
- No perchè? - rialzo subito lo sguardo.
- Non lo so era... cioè bho -
- No, non te ne andare da sola mia annoio -
-Ok... - sospira. - ... che ti va di fare? -
- Non lo so... senti Damon ma tu quanti anni hai? - gli domando curiosa.
Sinceramente mi sembra molto più grande di me.
- Sedici - ok, non è tanto grande quanto sembra.
- Ok... mi sembravi più grande -
- Quanti anni mi davi? -
- Bho diciotto -
- Così tanti? Cazzo... quando avrò trent'anni sembrerò un vecchio... che sfiga - sorrido e prendo la coca-cola.
In realtà la bevo solo perchè sono nervosa.
- Tu quanti ne hai? -
- Quindici... ma ne devo fare sedici fra due mesi - annuisce e cala di nuovo un silenzio davvero imbarazzante stavolta.
E' brutto quando non si sa di che parlare ed è ancora peggio se sei sola con un ragazzo.
Devo cercare un argomento, una cosa su cui discutere davvero.
Pensa Fiona, pensa.
La musica. La musica è l'argomento adatto, o almeno lo sarà fino a quando lui non prenderà in giro i miei cantanti preferiti.
- Che musica ascolti? -
- Quello che passa per la radio... niente musica house però... la odio... tu? -
- Mi piacciono gli Evanescence -
- Bene... my immortal la cantano loro vero? - annuisco.
- E' la mia preferita - dico sorridendo.
- Ma dai... ok secondo me le più vecchie sono più belle... le ultime non mi sono piaciute molto... tipo mi piace my immortal, bring me to life e Broken... sì queste mi piacciono -
- Anche a me... però non è vero che le ultime sono brutte... dici un'altra cavolata simile e ti uccido - gli faccio un finto sorriso e lui si alza.
- Andiamo a fare una passeggiata? -
- Dove? - gli domando alzandomi e mettendomi di fronte a lui.
Giuro di non averlo fatto apposta, ma gli sono finita addosso. Mi sorride e ci allontaniamo.
- Non lo so... dove vuoi tu... ti aspetto fuori - si avvicina alla finestra e 'vola' via.
Perchè deve farmi prendere certi spaventi.
Come si può avere il coraggio si saltare da una finestra? Io probabilmente pretenderei un paracadute.
Sorridendo mi avvicino all'armadio e prendo una maglia e un paio di jeans. Li indosso e corro in bagno a darmi una sistemata. Sembro uno zombie. Con che coraggio Damon continua a guardarmi?
Mi sistemo i capelli e mi trocco leggermente. Corro giù e dico alla nonna che esco, lei mi fa delle domande a cui io sfuggo uscendo semplicemente di casa. Damon è appoggiato al muretto dall'altro lato della strada. Appena mi vede, attraversa la strada e comincismo a camminare verso una meta sconosciuta.


                                                                                              ***


- Papi mi servono cinquanta euro -
- Che ci devi fare? -
- Ho comprato delle canne e devo ancora pagarle - mi rivolge uno sguardo scocciato e poi continua a guardare la tv.
- Dai papà... mi servono - mi appendo al suo braccio e lo guardo con gli occhi più dolci che possa fare.
Sbuffa e si alza. Va in cucina e ritorna nel salone con il portafogli in mano.
- Tieni - lo apre e mi dà i cinquanta euro.
- Grazie papi - lo abbraccio e poi corro di sopra.
Vado in camera di Ben e lo vedo sdraiato sul letto a guardare la tv.
- Ecco i tuoi cinquanta euro... dici una parola a papà e giuro che ti faccio male -
- Sì va bene... però Fiona chi era quel tipo? -
- Un ragazzo - dico con tono vago.
- Va bene - sbuffo ed esco.
Da quando mio fratello mi parla di certe cose senza prendermi in giro? Da quando si interessa alle mie cose?
Sospiro e ado in camera mia. Mi sdraio e fisso il soffitto per un pò.
Per quanto voglia allontanare il pensiero, Damon mi ritorna alla mente ogni momento. Non so se è una cosa normale, non so se è perchè è simpatico, non so se è perchè è carino, non so se è perchè mi sembra molto simile a me, ma io ce l'ho sempre dentro la testa.
Forse dovrei parlarne con qualcuno.
Mamma? No, lei lo direbbe subito a papàvisto che quei due si dicono tutto, ma proprio tutto.
Alexis? No, lei è pettegola.
Lars? Sì, lui è il mio migliore amico.
Estraggo il cellulare dalla tasca e compongo il suo numero.
*- Pronto -
- Ciao bottoncino... ti devo dire una cosa -
- Che c'è? -
- Quando stavo dai nonni ho incontrato un ragazzo, si chiama Damon e siamo tipo usciti insieme ma non era un apountamento, lui mi ha portato anche la colazione e ho pagato Ben per non dire niente a papà, ci siamo scambiati anche il numero di telefono e adesso io sono a casa e penso a lui... cosa significa tutto questo? - gli riassumo tutto prendendo poco fiato fra una frase e l'altra.
- Non ci ho capito una mazza... senti puoi venire a casa mia? -
- Adesso? -
- No, fra venti giorni... ovvio, adesso... muoviti -
- Ok, arrivo... ciao bottoncino -
- Ciao Fiffi - sorrido e stacco.*
Fiffi, mi chiama spesso così. E' tenero il mio amichetto.
Ok, basta devo prepararmi.
Corro in bagno, mi lavo i denti, prendo il pettine e la lacca e tiro su i capelli. Sono cresciuti un pò, se non metto quintali di lacca si smonta tutto. Dovrei tagliarli un pò e poi vorrei schiarirli. Grazie a papà, sono già biondi, ma li vorrei più chiari, coome quelli di zio mi andrebbero bene.
Rifaccio il trucco alla velocità della luce e poi ritorno in camera per mettere le scarpe che in casa non porto mai.
Corro giù e ritorno da papà.
- Papi, devi fare un cosa per me troppo importante - dico con tono agitato saltando in piedi sul divano.
- Cosa? - mi chiede guardandomi dalla testa ai piedi.
- Mi devi portare da Lars... è una questione di vita o di morte - scendo dal divano e lo afferro per un polso facendolo alzare.
- Paul mi da due giorni liberi alla settimana e io non posso starmene tranquillo a casa... perchè? -
- Perchè mi vuoi bene e perchè hai anche domani come giorno libero -
- No tesoro... tua mamma ha deciso di andare a fare shopping domani - dice facendo un falso sorriso.
Poverino lo stressiamo sempre, ma che ci posso fare? Ho proprio bisogno di andare da Lars.
- Dai papà non ci vuole tanto per arrivare da Lars - lo tiro fino alla porta, la apro e usciamo.
Lui continua a lamentarsi, ma io non lo devo ascoltare perchè, altrimenti, cambio idea e lo lascio vincere. Questo non deve succedere.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinto Capitolo. ***


Quinto capitolo! :o
I'm hereeeee!!!
Halloween è passato (NUUOOOO T_T) e io vi posto la mia creazione!
Comunque spero che abbiate passato una bella giornata (io sì sicuramente *.*) e che vi siate divertiti, anche se non tutti amano Halloween.
Allora, basta con le mie cose, premetto che questo capitolo non mi piace per niente però mi è uscito questo hahhahaahhha
Spero che almeno a voi piaccia xD
Baci <3
                                     FIONA KAULITZ.

Suono il campanello e aspetto che qualcuno mi apra. Fa freddo e sono tesa perchè so che quando parlerò a Lars di Damon, lui comincerà a dire che mi piace e cose così. Ma il problema è che a me non piace, cioè è un bel ragazzo però mi sembra troppo presto per dire che mi piace.
La porta si apre e davani ai miei occhi appare un ragazzino sai i capelli neri arruffati, gli occhi azzurri e un sorriso smagliante. Faccio socrrere lo sguardo verso il basso e i miei occhi cominciano a sanguinare: un pigiama azzurro tempestato di piccoli pinguini congelati.
Ma perchè è in pigiama alle 18:30? E, se proprio doveva indossarlo, perchè ha messo quest'orrore? Si ostina ad indossarlo, ma non so per quale assurdo motivo.
Vabbè non è questo quello che mi importa. Lui è semplicemente Lars, il mio bottoncino e gli voglio bene con o senza il pigiama.
Gli sorrido e poi ovviamente ci dovviamo abbracciare. Io lo pretendo un abbraccio dal mio migliore amico come tutti no?
Entro in casa e vado nel salone, mi siedo sul divano mentre lui chiude la porta e poi mi raggiunge.
- Allora... senza perdere tempo dimmi cosa è successo con quel tipo - incrocia le gambe su divano e mi guarda con uno sguardo incuriosito.
Io comincio a raccontargli ogni minimo dettaglio. Voglio che sappia proprio tutto, così dopo saprà darmi una vera e propria spiegazione ai miei pensieri. Il fatto che penso a lui, dovrebbe farmi intuire qualcosa? Non credo. Cosa dovrei capire? Di lui non so niente, apparte che ascolta qualsiasi tipo di musica e che è una scimmia che vive in città. Eppure c'è qualcosa dentro di lui che mi attira. Forse mi sbaglio, forse è solo una strana sensazione perchè è un bel ragazzo. Sì, non lo posso negare, è bello. Dovrebbe, però, esserci qualcosa di più della bellezza fisica. Insommaio non dirò che mi piace se sarà Lars a dirmelo. Lo dirò, forse, quando sentirò davvero qualosa per lui. Ma adesso mi sto facendo un enorme castello per aria che non ha nè capo nè coda. Lui non mi piace, è bello ma non mi piace.
- Fiona... - si avvicina di più al mio viso e me lo afferra fra le mani. - ... ti piace - sbuffo automaticamente.
Lui non doveva dirmi questo. Cosa gli fa pensare che può piacermi? Cosa mi sta portando a pensare che probabilmente potrebbe piacermi? Non c'è niente che può farmi pensare a questo. Lui è stato solo tanto tenero a portarmi la colazione, ma non ha fatto niente di così diverso da quello che farebbero tanti altri ragazzo. Oltre a vedermi completamente nuda dopo essere entrato nella mia camera dalla finestra, ovviamente.
- No, non mi piace Lars... non lo conosco nemmeno - mi lascio cadere all'indietro e rimango sdraiata a guardare il soffitto.
- Smettila di fare la ragazzina malinconica e dimmi com'è - mi rialzo e lo guardo per qualche secondo senza sapere bene cosa dire.
- Che intendi? -
- Com'è fisicamente... non me lo hai descritto... e per favore non risparmiarmi i dettagli - sorrido mentre lui è in trepidante attesa.
- Che posso dirti... si rasa perchè non sopporta asciugarsi i capelli e si fa tipo quelle cose wow disegnate sui lati -
- Stop... per averti detto che odia asciugarsi i capelli vuol dire che tu gli hai chiesto qualcosa ssu questo argomento... se glielo hai chiesto vuol dire che ti importa... ti piace... non ho alcun dubbio - alzo un sopraccioglio.
- Ma tu sei scemo di natura o hai sbattuto con la testa da qualche parte? Lars te l'ho detto che non mi piace... comunque fammi finire la descrizione - annuisce e io riprendo a parlare.
- Ha degli occhi grandissimi e verdi e... -
- Verde smeraldo o verde... verde chiaro? -
- Larse sono verdi... non lo so quale tonalità ma sono verdi... non sono scurissimi però... - sbuffa e poi mi fa un gesto per farmi capire che devo continuare la descrizione. - ... allora poi cos'altro posso dirti? Non ha i denti perfetti ma sono bianchissimi e ha un bel sorriso... ha le fossette - 
- Oh, la tenerezza proprio - dice con gli occhi a cuoricino.
- Sì, è dolce - sorrido appena ripensando a lui e al suo sorriso.
In affetti lui non ha smesso di sorridere nemmeno un secondo. Siamo stati insieme a lungo ma, anche se meno accennato, quel sorrisino c'era sempre.
- Sorrisetto da ragazzina innamorata - canticchia ridendo.
- M aquando mai? Io stavo solo... stavo... -
- Pensando al suo bel faccino e alle fossette quando sorride - sbuffo e mi alzo.
- Non voglio rimanere qui nemmeno per un altro nano secondo... chiamo papà e mi faccio venie a prendere - scoppia a ridere e mi afferra un braccio.
- Vieni qua... tuo padre minimo ti manderà a quel paese un girono di questi -
- Ma è la prima volta che lo faccio venire qui nell'arco di mezz'ora - mi risiedo acceto a lui.
- Sì, come no... senti Fiona possodirti una cosa? - il suo tono, da scherzoso, diventa serio.
Io annuisco accigliandomi leggermente.
- Ieri sono andato al bar dove andiamo sempre io e te e... c'erano dei ragazzi... mentre stavo per andare via uno di loro ha comicniato a... a prendermi in giro e tutti si sono messi a ridere... volevo morire - sento una stretta al cuore e allo stomaco.
Mi stanno salendo le lacrime agli occhi. Perchè la gente è così stupida?
- Lars io... vieni qui... abbracciami - appoggia la testa sulla mia spalla e mi circonda la vita con le braccia.
Gli appoggio una mano sulla spalla e con l'altra gli accarezzo i capelli.
Davvero non riesco a capire come si possa prendere in giro una ragazzo come Lars. E' dolce, simpatico ed è bello da far paura. Dovrebbero solo vergognarsi di loro stessi. Lars è un ragazzo d'oro, ma loro non lo capiscono. Per loro, il fatto che è gay, significa che è diverso. Ma lui è come loro, anzi, meglio di loro.
- Resti con me un altro pò? - mi domanda sciogliendo l'abbraccio.
Annuisco e gli sorrido.


                                                         ***


- Fiona mangia - mi dice mamma mentre io, da circa cinque minuti, sto girando la forchetta nel piatto.
Non ho voglia di mangiare, sto troppo male per la storia di Lars.
- Non ho fame... anzi adesso vado di sopra - mi alzo e vado veso le scale.
Arrivata in camera mia, metto il pigiama e mi tuffo nel letto.
Ho la testa piena di pensieri e sono arrabbiata con quelle persone che, in fondo, nemmeno conosco. Posso, però, immaginare come siano. Orrende sicuramente. Hanno preso in giro il mio migliore amico, dovrebbero rendersi conto di quanto facciano schifo loro e poi parlare degli altri.
Sento qualcuno che bussa alla porta.
- Avanti - la porta si apre e vedo papà entrare e richiuderla.
- Cosa c'è? - gli domando mentre lui si avvicina e si siede accanto a me.
Mi metto a sedere anche io e lo guardo nella speranza che non voglia parlare del perchè non ho mangiato.
- Cosa succede? - ok, vuole parlare del perchè non ho mangiato.
- Niente papà - dco sbuffando e sperando che se ne vada con questa misera risposta.
- Non mentirmi... ti è successo qualcosa? - abbasso lo sguardo sospirando.
- A me no... hanno preso in giro Lars e ci sto male quindi non ho mangiato e quindi stai tranquillo perchè stanotte mi alzerò sicuramente per mettere qualcosa sotto i denti... sei più tranquillo ora? - sospira.
Perchè ho l'impressione che adesso voglia farmi uno dei suoi discorsi padre/figlia?
- Cosa gli dicono? - appunto.
Che gli dico per farlo smettere?
- Non lo so... mi ha detto solo che lo hanno preso in giro... papà adesso però... vettene - gli do una piccola spinta ma, ovviamente, la bestia non si sposta.
- Aspetta... puoi dire a Lars che la deve smettere di pensare a quello che gli dicono? - agrano gli occhi.
Da quando lui dà consigli a persone che non fanno parte della sua famiglia? Da quando lui dà consigli alle persone? Da quando lui dà consigli?
- Ok... lo farò... grazie - rispondo ocn tono stranito.
Aspetto che lui vada via, ma ovviamente non se ne va.
Cos'altro vuole?
- Perchè non te ne vai? -
- Perchè tu dimentichi sempre di darmi il bacetto della buonanotte? - sento di avere una paralisi facciale.
Ma perchè è non sono nata in un'altra famiglia? Già vivere a casa di Gustav sarebbe meglio anche se, alla fine, ha sempre a che fare con papà.
Gli lascio un bacio sulla guancia e mi sdraio di nuovo.
- Buonanotte -
- Notte papà - si alza e va via.
In effetti non fa proprio schifo come padre, tranne quando mi costringe a fare o non fare cose che non voglio o voglio fare, quando fa troppe domande e quando cerca di gestire ogni singolo istante della mia vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sesto Capitolo. ***


Ecco il sesto capitolo! xD
Spero con tutto il cuore che vi piaccia e che qualcuno lo recensisca (ma chi può recensire questo schifo? Nessuno)... *me sola al freddo :(*
Baci e grazie a chi legge e recensisce <3
                                     FIONA KAULITZ.

                                       *2 settimane dopo*

Ho mal di testa. Perchè? Sono a scuola. Uffa, vorrei essere a casa nel mio lettuccio però sto qui, con gli occhi fissi sulla lavagna e con le braccia incrociate sul banco. Sbuffo di tanto in tanto. E' il primo girono e dovrò restare qui per sole tre ore, ma questo non mi conforta per niente. Mi guardo intorno: emo, secchione, figo, sexy, simpaticone, carino, rompi scatole. Sono questi i personaggi della mia classe. Mi sento i loro occhi addosso ogni tanto. Ricordo la prima volta che misi piede in questa scuola. Tutti mi guardavano dalla testa ai piedi finchè una ragazza biondissima non si avvicinò e mi chiese: ma tu sei la figlia di quello che sta in televisione?
Giuro che la tentazione di strapparle le unghie una ad una e poi ifilargliele dove so io, fu enorme. Le risposi: no, mio padre è un pugile, non è 'quello che sta in televisione'. La lasciai lì e me ne andai. Odio quando le persone si avvicinano a me solo perchè mio padre, ogni tanto, compare in TV. Cosa c'è di diverso fra il suo lavoro e quello di chiunque altro?
Sbuffo e appoggio la testa sul banco.
- Hey tutto bene? - mi domanda Lars.
Annuisco e mi tiro su. Meglio non cadere in una mezza depressione, non adesso altrimenti ci resto per l'intera giornata e non è possiile. Oggi andiamo a pranzo da zio e se lui mi vede così, comincia a farmi il solletico finchè non lo imploro di fermarsi.


                                             ***


- Con chi stai messaggiando? - sbuffo.
Chester, untotalerompicoglioni. Mi domando che ci faccia qui ogni volta che veniamo a mangiare in questa casa.
- Con nessuno... vattene - chiudo il celllare e me lo infilo in tasca cercando di sembrare il più indifferente possibile.
- Dai... hai un ragazzo? Non lo dico a Tom tranquilla - mi alzo dal divano e, prima di andarmene gli sussurro all'orecchio che non deve farsi gli affari miei altrimenti dico a tutti che l'ho visto farsi una canna due settimane fa.
lui abuffa e io ritorno a tavola. Mi siedo appena vedo un posto libero e comincio a mangiare una mollica di pane.
Per colpa di quello smidollato di Chester non posso portare a termine la mia chiacchierata con Damon. Sì, adesso ci siamo messi a parlare tramite messaggi o lunghe chiacchierate al telefono. Ma che ci posso fare se on riesco a smettere di ppensare a lui? Posso passare delle giornate senza sentirlo, non sono Damon dipendente come dice Lars. Mi piace semplicemente parlare con lui, mi mette di buon umore.
- Ciao - volto il viso verso destra e vedo zio.
- Ciao - sispiro.
Ma che vuole da me? Perchè non mi lasciano in pace?
- Come è andato il primo girono di scuola? -
- Bene... come è andata a lavoro? -
- Bene - restiamo in silenzio per un pò finchè non mi volto verso di lui sospirando.
- Odio la scuola - piagnucolo buttandomi fra le sue braccia.
- Lo so, la odiavo anche io - mi stringe un pò e poi sciogliamo l'abbraccio.
Io e zio abbiamo un rapporto un pò strano. Se non ci fosse Lars, sarebbe lui il mio migliore amico. Lui non si comporta come uno zio e poi è pazzo, si comporta come un bambino in certi momenti.
Riprendo a mangiare e osservo la mia famiglia. Papà seduto su una sedia con mamma in braccio, Ben che cerca di arrotolare gli spaghetti senza sporcarsi e zia che tiene in braccio la piccola Anna. Mi danno un senso di serenità assoluta. Vederli davvero felici è bello, soprattutto dopo tutto quello che hanno passato gli zii per avere un bambino. Dopo due aborti spontanei ci sono riusciti e adesso si godono la loro bambina.
Sorrido sospirando.
- Bill io dopo vado da Paul... vuoi venire con me o resti a poltrire? -
- Idiota io non poltrisco mai... comunque sì, ci vengo... sai ho intenzione di iscrivermi in palestra - una risata spontanea si alza nella stanza.
Sia chiaro, zio se ci si mette ci riesce, ma è pigro da morire. Un mese al massimo e poi ritorna a passare i suoi pomeriggi sul divano.
- Va bene... ti metterò fra le mani di Paul - lo prende in giro papà.
- No, ha degli atteggiamenti troppo bruschi e poi mi sta sulle palle... come si permette di dirmi che ho i capelli di un colore orrendo, eh? Lo odio -     mi viene da ridere per quello che ha appena detto.
Un giorno, scherzando, Paul gli disse che i suoi capelli erano troppo biondi e che quindi non gli piacevano. Stava solo scherzando, ma zio non lo ha capito e credo che mai lo capirà.
Mi alzo e ritorno sul divano.
- Dai me lo dici con chi parlavi prima? - sbuffo istintivamente.
- Ma la vuoi smettere di farti gli affari miei? -
- Dai... non lo dico anessuno lo giuro... lo sai che ti puoi fidare di me - roteo gli occhi e poi lo guardo.
Ha gli occhi da cucciolo, anche se lui li ha sempre così. Che ci posso fare, non riesco a resistere alla sua dolcezza.
Mi alzo e lo prendo per un braccio; lo porto di sopra. Non voglio che qualcuno senta. Se dovesse saperlo papà che parlo con un ragazzo che non è Lars mi ammazzerebbe, mi truciderebbe, mi darebbe fuoco. Non so perchè è così, lo sa benissimo che prima o poi dovrò avere un ragazzo serio. La sua filosofia però è: prima o poi... meglio poi che prima.
In alcuni casi è davvero insopportabile, però è mio padre che ci posso fare? Niente, me lo devo tenere così.
Chiudo la porta del bagno e mi siedo sul bordo della vasca. Lui rimane in piedi per un pò poi, però, si mette accanto a me.
- Si chiama Damon, l'ho conosciuto un paio di settimane fa dai nonni, ha sedici anni e credo possa morire da un momento all'altro, è simpatico e... ha le fossette sulle guance - dico quasi tutto d'un fiato mentre lui mi fissa aggrottando le sopracciglia.
- Damon... che razza di nome è Damon? -
- Lo so, a volte lo dimentico anche io - sorrido spontanieamente.
- Vabbè... come si comporta con te? - si alza e si mette davanti a me.
Lo vedo un pò nervoso. Forse ho ereditato la gelosia di famiglia. Lo sono un pò tutti, anche io.
- Tranquilo... è gentile.. mi porta la colazione - annuisce lentamente.
- Fa battute del cazzo? -
- No tranquillo - rispondo ridendo.
Lui annuisce ancora e mi tende la mano. L'afferro e mi alzo. Scendiamo al piano inferiore e ci sediamo al tavolo.
Gli lanio un'cchiata e lo vedo sorridere mentre comincia a tirarsi il pane con zio.
Ho una bella famiglia. E' unita e felice, mi sento fortunata.


                                                ***


*Sai Fiona, mi manchi quasi... quando vieni da queste parti?*

*Lo sai quando vengo lì... ci vediamo sabato*

*Scema mi manchi davvero... tranne quando sto con i miei amici... mi dimentico di te in quei casi*

*Coglione*

*Ti voglio bene*

*Io no*

*Non è vero.. lo sai anche tu*

*Uffa*

*ahahah... seriamente com'è andato il primo giorno di scuola?*

*Abbastanza bene... mi sono annoiata a morte... a te?*

*Non ho fatto un cazzo, come sempre... mi hai pensato?*

*Tantissimo (contaci caro Damon)*

*Io ti ho pensato stupida!!!*

*Oh, che dolce che sei*

*Eh sì, sono tanto tenero IO*

*AHAHAH dai scemo io vado a dormire... buonanotte*

*Ok, a domani... notte*

                                                       ***


Mi metto nel letto e spengo il cellulare. Sì, lo prendo in giro, ma gli voglio bene davvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Settimo Capitolo. ***


Tadààà... lo so che sono in ritardo, ma sono impegnatissima e lo sarò parecchio quindi i capitoli arriveranno un pò in ritardo :(
Bhe non dico più niente e vi lascio leggere!
Baci <3
                                                 FIONA KAULITZ.

- Allora? -
- Cosa? -
- Vieni con me? -
- Damon, non lo so... cioè io non li conosco e loro sono tuoi amici e... -
- Ma guarda che non sono solo ragazzi ci sono anche delle ragazze... dai, ti prego ti scongiuro - sospiro.
Si è messo in testa di farmi conoscere i suoi amici. Sono sicura che la gente che frequenta ha i suoi stessi hobby e io lì, fra ragazzi che saltano e corrono a desta e a manca, non sarò a mio agio. Io amo la comodità loro amano schiantarsi al suolo saltando da chissà quale altezza.
- Damon tu mi ci vedi in mezzo ai tuoi amici? -
- Sì - dice assolutamente convinto.
- Ok - sospiro.
- Ci vieni? - chiede speranzoso mentre io annuisco.
- Sei grade... ci vediamo più tardi... ti vengo a prendere - mi da un veloce bacio sulla guancia e apre la finestra saltando giù.
Chiudo gli occhi sempre per la paura di vederlo morto sotto la mia finestra e poi vado in cucina.
Stamattina non ho fatto storie e papà non ha dovuto prendermi di peso. Era quasi felice di venire qui, avrei rivisto Damon e passare del tempo con lui mi piace molto. Dov'era stato fin'ora? Insomma, se l'avessi conosciuto prima, probabilmente, avrei evitato tante litigate con mamma e papà.
Mi siedo sul divano accanto al nonno.
- Fiona oggi ti vedo particolarmente contnta... come mai? - sospiro.
Loro non sanno niente di Damon. Non lo hanno mai visto e nemmeno ho intenzione di farglielo conoscere. Porebbero rovinarmi la vita per sempre. Oddio già immagino: io gli dico di Damon, loro lo dicono a papà, papà lo dice a zio, loro mi prendono di peso e mi chiudono in un colleggio... solo dopo avermi messo la cintura di castità ovviamente.
- Così, sono solo di buon umore -
- Beata te - comincia a cambiare canale.
Mi sembra nervoso. Devo insistere? Sì, mi annoio.
- Va tutto bene nonno? - sospirando posa il telecomando accanto a sè e mi guarda per qualche secondo.
- Sì, tranquilla -
- Non è vero... che succede? -
- Niente credimi - sbuffo.
Ieri papà e mamma si sono seduti in cucina con loro e ci hanno chiuso furi. Non sono riuscita a sentire un granchè visto che parlavano a voce bassa. Forse si sono detti qualcosa di brutto, come sempre.
- Avete litigato? -
- Chi? -
- Non so... forse tu con tua figlia? O con papà? Contro chi sei andato questa volta? - chiedo con tono calmo, ma schietto.
- Non vado contro nessuno Fiona -
- Ah no? Bhe direi che non sorridere mai in presenza di tua figlia significa che hai accettato che loro due stiano insieme, o sbaglio? - chedo con tono sarcastico.
- Tu non lo puoi capire -
- Cosa non posso capire nonno? Credi che venire qui un paio di volte alla settimana mi dia un grande sostegno? Pensate che l'amore dei nonni io lo riceva così? No, vi sbagliate perchè io preferirei vedervi raramente ma tutti insieme... sarebbe bello passare una giornata con tutta la famiglia riunita... a Natale per esempio... noi non lo abbiamo mai festeggiato tutti insieme... io e Ben stiamo una volta qui, una volta a casa, una volta da zio... tutto questo non è amore ma è solo una visione distorta di una famiglia felice - sentenzio.
- Fiona basta... esistono tantissime famiglie con dei problemi anche più grandi dei nostri e tu ti lamenti per il Natale? -
- Non è per il Natale era solo un cazzo di esempio... se ne vuoi un altro te lo dico subito... sai papà quanti anni ha? Quaranta... li ha compiuti due settimane fa e non vi siete nemmeno fatti sentire... non credete che forse ci sia rimasto un pò male? No, non ve ne importa proprio -
- A me importa però... -
- Siete troppo pieni di orgoglio... è questo il problema... ora esco... ciao -  mi alzo dal diveno e corro fuori.
Mi sono davvero liberata dicendo quelle cose. Forse sono stata troppo aggressiva, ma dovevo dirgli tutto altrimenti sarei stata capace di fare qualcosa di peggio. Non so perchè ma mi sento un pò strana, forse triste. Vorrei averla una famiglia che va d'accodo, ma sono tutti così orgogliosi da non riuscire a metere le cose in chiaro.
Mi siedo sul muretto e prenso il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Ascolto un pò di musica lasciando la mente libera da ogni pensiero.


                                                                      
                                                                         ***


Sono in questo posto quasi solitario da ormai un paio d'ore. Mi sbagliavo, gli amici di Damn non sono così male però sono comunque molto diversi da me. Uno mi è letteralmente piombato davanti, mi ha teso la mano e mi ha detto: piacere Jack.
Mi sono presa uno spavento terribile però poi ho cominciato ad abituarmi a tutti quei volteggi in aria e a quelli che io definisco schianti per terra. Devo sempre tenere il telefono sotto controllo perchè i nonni non sanno che sono uscita quindi Ben, stranamente, mi fa il piacere di chiamarmi se qualcosa dovesse andare storto. Uscire di casa è stata un'impresa, ma ce l'ho fatta.
- Vuoi? - Damon mi porge una bottiglia di birra e io l'affero annuendo.
Ormai sono qui quindi è meglio divertirsi, no?
Un urlo improvviso mi arriva alle orecchie e mi fa sussultare dallo spavento, ma quardandomi in torno mi rendo conto che era solo una ragazza che era stata presa in braccio da due ragazzi mentre si dimenava per essere lasciata.
Sono persone che all'apparenza sembrano normali, ma non lo sono se vengono in un posto simile: strada asfaltata da schifo, terreno tutt'intorno, tende in cui ho preferito non mettere piede, bidoni con lampi di fuoco che fuoriescono, auto depositete lì da chissà quanti anni e, proprio al centro, un enorme cerchio elevato dove i ragazzi ballano a ritmo di una musica strana.
Ho avuto un pò di paura ad arrivare fin qui perchè, sinceramente, la strada era completamente isolata. Meno male che c'era Damon, lui dice di conoscere ogni angolo, anche il più remoto, di questa città. Ci credo visto che mi ha portata fin qui.
Se stessio insieme questo sarebbe come una prima uscita insieme e questo non è un posto per unaprima uscita, ma non perchè vorrei uscire con lui e adnare in qualche posto romantico, no, è solo che mi incute un pò di paura. Se non ci fossero così tante persone non mi ci vorrei nemmeno avvicinare.
Mi appoggio ad un muretto ai margini. Non capisco come facciano a sopportare la musica a così alto volume ed ininterrottamente. A me sta davvero venendo un mal di testa incredibile.
Comincio a sorseggiare la birra e sorrido quando vedo delle scene tipo: un ragazzo viene preso in pieno da un altro che stava correndo a tutta velocità e non è riuscito a frenare i suoi passi, una ragazza cade facendo una cosa strana e si arrabbia con se stessa ecc.
Sono streni forte, ma sembrano simpatici.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1311252