Tutti a scuola!

di Artemisia17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Droghon ***
Capitolo 3: *** Al salvataggio ***
Capitolo 4: *** A scuola di materie poco scolastiche ***
Capitolo 5: *** Epilogo 1 ***
Capitolo 6: *** Epilogo vero ***



Capitolo 1
*** Inizio ***


Il piccolo Robb Stark sbuffò per l’ennesima volta.
Odiava la scuola. Strumento di tortura legalizzato per giovani nobili.
Il cavallo baio seguiva mesto la lunga colonna di fratelli e parenti vari.
Guidava suo padre, Eddard Stark, e per la prima volta il figlio non fece nemmeno caso ai bellissimi laghi alpini o all’impetuoso Tridente, che scorreva accanto a lui. Tutta la sua attenzione era focalizzata sulle future angherie e  probabili tormenti. Anche i suoi migliori amici avanzavano tristi e preoccupati. Theon, con il suo solito ghigno beffardo, cercava di non darlo a vedere, ma se la stava facendo sotto. Jon cavalcava ritto e maestoso, con un espressione seria in volto. Faceva sempre così quando era veramente preoccupato.
Intanto il Lord aveva rallentato il passo, permettendo ai loro cavalli di affiancarsi. Robb lo guardò sconsolato e supplichevole.
“ Su, su, vedrai che passeranno in un soffio questi anni a scuola. A me piaceva.”. Robb gli lanciò un’occhiataccia. Ned capiva benissimo il figlio. Si ricordava ancora le botte di Brandon o i dispetti di Lyanna. Anche lui aveva odiato la scuola. Un brivido di repulsione gli percosse le schiena. A dire il vero, la odiava ancora oggi. Gli incubi infestavano ancora le sue notti. Era contento di essere uscito da lì. Osservò di nuovo l’espressione sconvolta del figlio. Beh, tutti devono passare qualche momento buio nella vita. O oscuro. Rinfrancato nello spirito, Ned indicò le torri nere come la morte che sembravano bucare il cielo.
“ Harrenall.” Urlò al gruppo in marcia. Sia gli adulti che i bambini rabbrividirono per il terrore. I primi per i ricordi, i secondi per il loro futuro. Subito dopo si sentì un sospiro di sollievo collettivo. I genitori si erano ricordati di non dover entrare.
Dopo alcune ore di viaggio e molte di pianto, la carovana arrivò a destinazione. Robb, Jon, Theon e gli altri fratelli Stark guardavano arrabbiati le schiene dei cavalieri, che, lasciati i bambini, se la filavano.
“ Non usciremo mai da qui.” La voce trillante di Rickon espose il pensiero comune. Solo Sansa sembrava contenta della loro misera situazione. Arya la fulminò con gli occhi.
“ Perché sei così contenta?” Tutti si voltarono, compresi i lupacchiotti. Theon fu il primo a capire.
“ Perché vedrà il suo piccolo principe azzurro.”. Sansa, senza degnarli nemmeno di uno sguardo, corse da Joffrey, che, dal canto suo, la salutò con un manrovescio. Che carino. Un ombra scuro si profilò sui piccoli malcapitati. Il boia di corte si preoccupò di requisire tutte le armi e mettere a i ferri Arya, che aveva già tentato la fuga. Mettendosi in fila indiana gli Stark camminarono sotto il cartellone: “ Scuola nobili rampolli & Co.”
Il corridoio grigio e lugubre li portò vero la grande classe comune. Jon si accorse per primo che erano gli ultimi e scattò per accaparrarsi i posti migliori. Una mano guantata fermò bruscamente la sua corsa, cozzando contro la mascella del futuro comandante. Robb spalancò gli occhi. Il suo peggior incubo si era profilato all’orizzonte. Le vipere delle sabbie controllavano la porta d’accesso. Nymeria Sand gettò appena un occhiata e, senza smettere di chiacchierare con le sorellastre, tese una mano. Brandon fu il primo a pagare, seguito a ruota da tutti gli altri. Robb, facendosi piccolo piccolo, cercò di pagare il pedaggio, nascondendosi dietro al fratellastro.
“ Robb Stark.” La calda e roca voce del Sud gli mozzò il respiro. Voltando appena la testa, guardò la morte in faccia. Arianne Martell si ergeva con tutta la sua prosperosa mole, gli occhi che le brillavano in vista del futuro divertimento. Obara diede uno spintone a Rickon che volò dentro la classe e bloccò l’entrata. Thyene e Arianne cominciarono a girargli intorno, come due lupe che gustano la paura della preda.
“ Robb, è da tanto che non ci vediamo. Avevi promesso di venirmi a trovare.” Sibilò l’erede di Dorne, avvicinandosi sempre di più. Il Giovane Lupo si maledì per l’ennesima volta. Da quando aveva aiutato Arianne nel compito di geografia, questa si era messa in testa che doveva essere suo marito. O sua moglie, come diceva maliziosamente Obara.
“ Sono andato con Jon a vedere la Barriera.” Rispose tremante l’altro, scrutando ansiosamente i corridoi. Nessun professore in vista.
“ Oh che beccato, e io che pensavo di andarci come viaggio di nozze. Dovremo trovare un altro posto. Hai qualche idea?” Si levò uno scroscio di risa mentre la giovane cominciò ad accarezzare i capelli ricci del bambino, con fare molto malizioso. Robb ebbe un fremito di paura.
“ Non credo che ci sposeremo” Il volto abbronzato della principessa si oscurò.” Tu sei l’erede di Dorne e io quello di Grande Inverno. Il potere si concentrerebbe in poche mani.” Le Serpi avanzarono minacciosamente.
“ Vorrà dire che avremo più di un figlio.” Replicò stizzita l’altra, ma prima che potesse muovere un muscolo una voce fermò ogni lamentela.
“ Entrate in classe, cari.” La voce gracchiante della Regina di Spine non aveva niente di dolce. Robb si fiondò in classe, per la prima volta grato della vista di un professore. In prima fila vi erano gli uomini del Nord insieme a quelli delle Isole di Ferro. Il lupo notò Osha che usava la testa del fratello come schiaccianoci. Più i giù sedevano i piccoli Baratheon e Sansa, che si stava facendo amorevolmente picchiare del suo promesso. I fratelli Tyrell occupavano i posti vicino alla finestra e una massa indistinta di Frey si trovava alla fine della sala. Robb si sedette accanto ai suoi amici.
“ Ma proprio davanti dovevamo trovarli?” replicò alle occhiate maliziose.
“ Siamo arrivati per ultimi” rispose Jon, stringendo le spalle.
Arya gli sussurrò da dietro:” A quando le nozze?”
“ Mai.” Rispose preoccupato il giovane mentre Arianne gli mandava un bacio. La vecchietta Tyrell entrò molto lentamente in classe.
“ Allora ragazzi, Destra distribuirà degli opuscoli informativi per le nuove materie dei prossimi anni mentre Sinistra bloccherà la porta in caso di crisi isteriche.” Esclamò divertita la megera sedendosi, con una agilità inaspettata, sul bordo della cattedra mentre i suoi aiutanti eseguivano gli ordini.
Dopo essersi schiarita rumorosamente la gola, incominciò la lettura.
“ Uno: essere una perfetta regina. La regina Cersei vi insegnerà a destreggiarvi tra le varie vie del potere usando il vostro innato potere di seduzione oppure maniere meno regali, come uccidere l’avversario.
Due: la storia del Segreto. I lord Varys e Ditocorto terranno diverse lezioni sulla nobile arte dello spionaggio e del scoprire segreti.
Tre: sopravvivenza. Il Lord di Grande Inverno, Eddard Stark vi preparerà per l’inverno più lungo e freddo che si ricordi a memoria d’uomo. Nel secondo opuscolo dovrete firmare un documento in cui la scuola diniega ogni responsabilità per arti amputati o demenza senile.
Quattro: veleno. Oberyn Martell svelerà alcuni sui segreti per far sparire in modo elegante personaggi scomodi. Idem, sul terzo foglio c'è l'assicurazione per eventuali morti sospette.
Cinque: Combattimento. Tenuta sempre da Barristan Selmy e dalla Vipera Rossa.
Sei: cani e metalupi. Combatterete contro animali di ogni sorta sotto la guida del Mastino, per l’appunto.
Sette: imparerete a cavalcare animali e non ... Theon Greyjoy, levati subito quel sorrisetto malizioso! Dove ero rimasta … ah già, avrete come professori Danaerys Targaryen e il Folletto. Ottimi maestri.
 
La vecchia gettò il volantino in faccia a Bran.
“ Quest’anno, l’ultimo per molti di voi …”, una parte della classe sorrise mentre la rimanente li fulminava con gli occhi. “ … avrete Re Robert e Jaime Lannister come tutor.”. Con eleganza fece segno a Sinistra di spostarsi mentre la mole grassa e immensa del Re faceva capolino dalla porta. Robert entrò, o forse sarebbe meglio dire, caracollò verso la cattedra, con in mano la seconda brocca di quella mattina. Jaime scivolò accanto a lui, lanciando alla compagnia femminile un sorriso fenomenale. Asha rimase immobile, abbagliata.
“ Bene, ragazzi.” La voce baritonale del re risvegliò la maggior parte dallo stato catatonico. “ La prima lezione sarò con la prof. Dany e il piccolo nano Lannister, la seconda ora con Eddard Stark, alla terza, se sarete sopravvissuti, dovrete ritornare qui. Tutto chiaro?” la mandria di studenti si riversò nel corridoio. " Non sopravviveremo mai." trillò di nuovo Rickon, abbracciando il suo metalupo di pezza.
  
       

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Capitolo 2
*** Droghon ***


 
Robb sentì un brivido di terrore frustargli l’animo. Possibile ? Non sapeva se essere più preoccupato per la futura visita al bordello o di cavalcare.
Perché per il primo giorno Dany aveva scelto degli animali facili e mansueti.
Droghon lo guardava sornione mentre si stava distrattamente togliendo dei brandelli di tessuto dalla bocca con un pino, alias stuzzicadenti.
Non che quello prima di lui se la fosse cavata meglio. Un piccolo Frey, chiedere quale è impossibile, aveva tentato di salirgli in groppa.
Risultato: un paio di costole rotte e mantello sbriciolato tra le mascelle del poderoso animale. Gli era andata di lusso.
Il piccolo lupo cercò di muoversi vero di lui. Immediatamente gli occhi gialli lo fulminarono divertiti. Chissà cosa gli passava per la testa. Probabilmente un qualcosa come, toh un nuovo panino, sembra più cicciottello del primo. Oppure, toh ne arriva un altro, e questo come lo concio? Quasi per rispondere alle sue supposizioni, il drago si avvicinò all’erede di Grande Inverno. Robb si pietrificò all’istante. La belva cominciò ad annusarlo con curiosità. Il vento caldo rischiava di farlo cadere ogni momento.
Robb sperava di avere un cattivo odore. Dietro di sé, sentì i commenti e le scommesse dei suoi compagni.
Con un grugnito si accorse che Theon aveva scommesso contro di lui. Solo Arya e Jon avevano esitato un pronostico neutro, una gamba o un braccio spezzato. “ Grazie tante” pensò irritato il bambino, che begli amici. L’animale smise si annusarlo e aprì le maestose mascelle. Robb si ritrovò a fissare tutti cento denti che sembravano intenzionati a maciullarlo.
Sarebbe morto. Addio papà. Addio mamma. Vi voglio bene. Anche se mi avete lasciato qui. Addio Vento Grigio. Sei stato un buon metalupo. Lascio le mie biglie  a Arya, i miei soldatini a Jon e le mie riviste osè a Theon. So che saranno contenti. Addio. A tutti, ma non ad Arianne. Va bhe sì, anche ad Arianne, decise in un momento di generosità.
Il drago aprì le fauci di tutta la loro apertura, il doppio del bambino. Un sonoro e puzzolente rutto lo fece volare per una decina di metri. Robb sentì l’odore di tutto il contenuto dello stomaco. Un maiale, forse un paio di cavalli, qualche pezzo di tessuto. Una risata di gruppo si levò dal bunker in cemento armato. Robb tentò di rialzarsi schifato. Meglio rompersi un braccio che farsi ruttare in faccia da un drago. Intanto una figura minuta e cavalleresca si frappose tra il bambino e il drago cattivo. Rickon sguainò la piccola spada in legno, puntandola contro il drago.
“ Stai lontano dal mio fratellone, brutto cattivo.” Urlò con la sua inconfondibile voce bambinesca il più piccolo di casa Stark.
Droghon si avvicinò incuriosito a quella piccola figura che lo apostrofava con termini così lusinghieri per un drago del suo rango. Era un drago reale, intendiamoci. Continuando a rimproverare il mostrò, Rickon gli si avvicinò ancora di più, non badando alle urla spaventate dei suoi compagni. A dire il vero nessuno, né i compagni, né la belva, avevano capito il senso dell’arringa ma lo diceva con così tanta convinzione e impegno che nessuno aveva il cuore di fermarlo, men che meno il soggetto della sua predica. Con un ultimo balzo finale, estasiato pure lui dal suono dal suono della sua stessa voce, conficcò la spadina di legno nella gengiva del dragone.
La foresta trattenne il respiro. Rickon resosi finalmente conto di aver appena infastidito un mostro millenario, ritrasse la spadina di legno, portando con sé un pezzo di mantello. Droghon lanciò un ruggito misto dolore e sollievo. Alla fine quel dannato pezzo di mantello si era tolto! Che mal di denti!
Il drago guardò il soggetto dell’azione benefica.
Non aveva mai incontrato un suo corrispettivo femminile. Danaerys gli aveva pazientemente spiegato che ben presto sarebbero arrivati altri draghi, tra cui ci sarebbero state anche della femmine. Il mostro dei cieli non era mai stato molto contento di questa idea. Già le femmine umane erano insopportabili, pensa le draghesse!
Ma sapeva che quando due draghi volavano molto in alto insieme, nascevano dei draghetti. Ovviamente Droghon non ne aveva mai visto uno.
Ma pensava che dovesse somigliare a quel cosetto paffuto, con un simpatico cucciolo di lupo come peluche. Si avvicino felice al salvatore, che dalla sua parte non sembrava più così tanto sicuro di sé. Rickon, abbandonata la spadina, si strinse a sé il peluche, protettivo. L’animale annusò pensosamente il bambino, indeciso se dovesse covarlo o se sapesse già volare. Alla fine decise che era già un draghetto formato, solo un po’ gracile. Lo avrebbe fatto mangiare lui.
Droghon prese delicatamente il cucciolo tra le mascelle e con un poderoso colpo d’ali si libbrò in volo. Rickon non sembrava dispiacersi di questa decisione, più impegnato a osservare le scaglie nere del muso, con una distaccatezza, che si potrebbe definire o eroica oppure da idiota.
Gli allievi della prestigiosa scuola guardarono spaventati la belva che volava verso Est mentre Rickon li salutava, facendo ben attenzione di non perdere il suo metalupo per la strada. Proprio in quel momento Danaerys Targaryen, nata dalla tempesta e madre dei draghi, tra cui di uno che si era appena macchiato del reato di rapimento di minore, fece la sua entrata in scena. Non era difficile immaginare dove fosse stata in tutto quel tempo. Drogo la seguiva come un piccolo cagnolino fedele e alle occhiate interrogative dei bambini annuiva, come per dire, sì, sì avete capito bene, avete visto quanto sono virile?
Dany aveva il vestito e i capelli tutti scompigliati, gli occhi che brillavano.
“ Va bene, ragazzi, la lezione è finita. Oggi il folletto era assente a causa in un piccolo intervento estetico, per cui quando lo vedete ditegli che sta molto bene. Povero caro, già era nano e adesso è anche senza naso, oopps … non dovevo dirlo … ma tanto lo capivate. È proprio vero che le sfighe non arrivano mai da sole.” Disse mettendosi la felpa, con la gigantografia del Trono di Spade e la scritta: “ Legittima erede. È mio.” e guardando innamorata il suo cucciolone alto un metro e novanta e puzzolente per quaranta. Nonché il suo bambino mai nato. E il piccolo Mormont che tentava di guardarla sopra la Muraglia Cinese del marito, lanciandole sporadiche scuse per il tradimento.  
“ Certo che sono proprio ipocriti, i professori” sussurrò Jon al fratello.
“ Sì, ma non è una novità. Andiamo da nostro padre. Hai firmato l’assicurazione sulla vita?” chiese interessato il bambino, dribblando Arianne che gli stava vendendo incontro, e avviandosi verso la foresta di sopravvivenza. Da come potete intuire dal nome, ben pochi ne riemergevano.
 

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Capitolo 3
*** Al salvataggio ***


 
Robb non aveva mai veramente capito la definizione di sopravvivere, finché suo padre non lo aveva lanciato in un foresta popolata da ogni genere di mostri, armato solamente di un coltellino svizzero.
E sapere che tra quelle bestie vi erano anche le Vipere, non lo rendeva affatto tranquillo. Già sapere che lui e Arianne si trovavano nella stessa regione lo metteva in agitazione. Pensa un po’, ritrovarsi nella stessa foresta!
Il bambino seguiva mesto Jon, tenendo per mano Bran, che si era spaventato alla vista di una lucertola. Un  vero paladino. Un futuro cavaliere reale.
Theon stava falciando le felci con aria annoiata, alla testa della colonna, Sansa era sparita da tempo dentro una sabbia mobile e Arya restava dispersa.
A parte un mandria di Frey e qualche lumaca non avevano visto anima viva. Ma le avevano sentite. Ringhi, ululati, ruggiti, ogni minimo rumore faceva pensare a qualche bestia nascosta nell’ombra che aspettava solo il momento giusto per scattare. Un brivido di terrore scorse nelle schiene dei piccoli Stark.
Ad un tratto Jon si voltò, improvvisamente allerta. Rumore di passi. Bran si aggrappò al braccio del fratello maggiore mentre questi estraeva la sua gloriosa arma.
Theon osservò derisorio il coltellino.
“ Meno male che c’è incluso lo stuzzicadenti così le bestie possono ripulirsi dopo aver cenato con noi. Che premuroso che sei.” Il coltellino che Eddard Stark aveva così gioiosamente consegnato agli allievi era l’ultimo modello sul mercato. Forbicine per tagliarsi le unghie, spazzolino, dentifricio, penna, stuzzicadenti, un pupazzetto sorridente: tutto incluso nel prezzo. Beccato che l’unico oggetto lontanamente simile a un’arma era una piccola lama, lunga quanto il dito mignolo del un babbuino. Veramente efficace contro bestie alte due metri. Jon strappò dalle mani del ex marinaio il bastone e lo puntò verso la vegetazione. Il rumore aumentava. Tunf, tunf. Jon indietreggiò verso i fratelli. Tunf, tunf. Bran stritolò la mano ormai violacea del fratello, frapponendolo tra sé e il pericolo. Tunf, tunf, sbrang.
Gli allievi si guardarono l’un l’altro, perplessi. Che loro sapessero, i mostri non inciampavano.
“ Dannati d*i dei Sette D*****i  Regni , che c***o  …”. Che loro sapessero le bestie feroci non imprecavano. Per di più con un intonazione decisamente delle Isole di Ferro. Tutti guardarono curiosi Theon, che tese l’orecchio.
“ Sì, sì, è proprio un dialetto delle Isole.” Proclamò orgoglioso. Quasi per dargli ragione sua sorella comparve dalla tetra vegetazione, seguita dai Tyrell e dalle Vipere.
Robb si sentì morire. Aveva ragione. Erano proprio delle bestie feroci. Anche Arianne si accorse della loro presenza. Prese velocemente una decisione.
Alzò la mano con uno scatto che attirò l’attenzione di tutti, se la portò al volto sofferente e si lasciò cadere a terra lentamente. Molto lentamente.
Gli Stark e i Tyrell seguivano con interesse la varie fasi dello svenimento improvvisato. Alla fine il corpo formoso della Martell toccò il terreno, ma tenendo stranamente la testa alzata, per non sporcarsi i capelli. Nymeria cominciò a guardare insistentemente l’erede di Grande Inverno. Robb si soffermò a studiare un interessantissimo ciottolo sul terreno. Obara, sbuffando, prese per la cotoletta il ragazzo e lo mise davanti alla cugina mezza svenuta e mezza pazza e con un occhiata significativa indicò lui e la ragazza. Robb divenne pallido quanto il pelo di Spettro e si trovò incapacitato di parole proprio come lui.
Robb non aveva mai ben capito l’Occhiatese, lingua perfettamente conosciuta dalle donne di tutti il mondo, ma il senso doveva risuonare più o meno così: prendila in braccio o io ti spezzo una gamba. Non faceva fatica a crederle sulla parola.
Sarebbe morto. Non poteva sopravvivere in una foresta popolata di animali feroci, portando Arianne Martell.
Il futuro re guardò implorante le giovani donne. Nessuna speranza di vita. Meglio così. Meglio che nessuno sapesse che cos’era successo quel giorno.
Sempre molto lentamente mosse le braccia verso il corpo in trepidante attesa, che, come per magia, saltò verso le membra protese dell’amato. Arianne, subito ripresasi, si avvinghiò saldamente e con un grosso sorriso soddisfatto, senza mancare di lanciare un’occhiata di ringraziamento alla cugina, al collo del nostro povero protagonista.

Poche ore più tardi la situazione era decisamente drammatica. La piccola Tyrell stava complottando con Thyene Sand mentre il caro fratello sembrava aver trovato in Theon una persona affascinante, e già bisognerebbe domandarsi: si può trovare qualcosa in Theon ?. Ai lettori l'ardua sentenza.
Jon era stato praticamente violentato da Nymeria e Obara stava allegramente chiacchierando con Asha sul modo migliore di uccidere Bran. A Robb va tutta la nostra pietà. Arianne, saldamente ancorata al petto muscoloso, gli stava pettinando i capelli, formando delle piccole treccine.
“ Hai caldo, Giovane Lupo?” Gli chiese amorevole, notando per la prima volta l’afrore aromatico che emanava.
No, guarda. Doveva solo portare una bambina a spasso in una foresta amazzonica mentre quest’ultima gli faceva i bigodini o gli parlava delle virtù dei mariti casalinghi.
No, tesoro, sono fresco come una rosa. Arianne, senza aspettare una risposta, cominciò a sbottonargli la camicia, con uno sguardo molto provocatorio. Robb trasecolò. Preferiva rimanere ben coperto. Quasi per dargli ragione, la mano della Martell cominciò a esplorare il collo del futuro marito. Un urlo terrorizzato ruppe il quadro idilliaco.
La fanciulla saltò giù e Robb ringraziò tutti gli dei, sia vecchi che i nuovi. Dopo pochi secondi, bestemmiò.Degli uluati provenivano da un pianta. Jon, coraggiosamente, puntò il bastone contro il pericolo.
" Fatti vanti.". La famiglia Baratheon( Lannister) fece la sua comparsa in scena. Joffrey rideva diabolicamente. Rideva. Rideva. Myrcella gli fece voltare la testa.
Un branco di metalupi giganti li aveva circondati. Il capo, una bestia nera come la morte e con gli occhi rossi, sembrava puntare contro di lui.
“ Wuuf!Wuff!”. Tutti, animali e non, si voltarono sbalorditi verso Brandon che aveva coraggiosamente lanciato all’attacco il proprio pupazzo, imitando il verso dei lupi.
“ Bran. Bran. Bran!!!” urlò Theon: “ Ascoltami. Il tuo caro pupazzo non fermerà mai quelle bestie.” Gli spiegò calmo il protetto, additando il piccolo peluche di pezza. Il piccolo osservò attentamente l’oggetto dell’attenzione di tutti i presenti.
“ Brutto cattivo! Metalupo cattivo!” rimproverò la bestiola, con il dito alzato come suo madre. Robb, preso non tanto dall’istinto fraterno, ma da quello di sopravvivenza, gli tappò poco cordialmente la bocca. Le bestie divertito dall’inatteso pranzo con spettacolo avanzarono minacciosi, la bava che colava dalle potenti mandibole, con denti affilati come rasoi. Nessuna possibilità. Finché.
“ Tarara! Tatararara!” Un marcia militare improvvisata risuonò nella landa sperduta, intonata da una voce squillante.
A questo punto bisogna fare un salto nel tempo. Bisogna sapere che Droghon, dopo aver nutrito il suo nuovo cucciolo e averlo mostrato orgoglioso ai fratelli, aveva portato Rickon a fare una passeggiata. Dopo aver provato che il cucciolo non aveva ancora le ali, Rickon si era saldamente insediato sulla schiena del suo nuovo e amorevole papà. Naturalmente si ricordava di avere altri fratelli e un altro babbo, ma, diciamocelo, questo era molto più divertente. Così quando aveva visto dei poveri lupetti minacciati dai suoi fratelli, aveva convinto Droghon a prenderli a bordo. Loras fu il primo ad accorgersi della possibilità di salvezza e si buttò, seguito a ruota da tutti gli altri, sul poderoso collo. Mentre il drago prendeva quota, Rickon spiegava le misure di sicurezza.

“ Benvenuti sul volo della morte1, qui è il copilota che vi parla. Seguire attentamente le istruzioni. Aggrapparsi stabilmente agli spuntoni della schiena centrali e non lasciare andar mai la presa. In caso di perdita di quota i più grassi e i più antipatici verranno lanciata fuori bordo e se per caso ciò non servisse, sotto i sedili troverete il libro “ La punta dalle Sette Stelle” in modo tale da chiedere perdono per i proprio peccati. Arrivo ad Harrenall previsto fra pochi secondi. Fare attenzione all’atterraggio e munirsi di salviette. Grazie per aver volato con la nostra compagnia. Arrivederci. Tre-due-uno.”
I nostri amici, dopo aver seguito sbalorditi la voce del bambino, furono catapultati verso la fortezza. Le urla terrorizzate dei bambini si spensero all’atterraggio.
No, cari lettori, anche se lo desiderate, i nostri protagonisti non erano diventati delle frittelle.
Thyene lanciò un urlo orripilato. Robb, invece non riusciva a capire la ragione di tanto disgusto. Erano vivi. C’è l’avevano fatta.
Mentre si alzava per una danza della vittoria, il piccolo si accorse dove erano atterrati. Una fumante e grossa dose di cacca di drago era stata depositata pochi minuti prima, preservando gli alunni dallo spiattellamento istantaneo.
No, caro lettore, se te lo stai chiedendo, i nostri protagonisti non erano molto contenti.             


Per chiarire immediatamente, Robb, Jon, Theon &Co dovrebbero avere sui dieci anni, anno più, anno meno. Le vipere qualche anno di più e gli altri qualche altro di meno.      
 

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Capitolo 4
*** A scuola di materie poco scolastiche ***


Dopo una lunga e profumata doccia gli allievi dell’unica classe della scuola Nobili Rampolli &Co. si ritrovarono nel cortile.
La luna fu momentaneamente coperta da tre draghi giganteschi. Rickon era stato riportato nel nido dal suo amorevole papà. Droghon non aveva mai lontanamente pensato che prendere un sotto la sua ala protettiva un cucciolo smarrito fosse anche detto rapimento di minore.
Ci aveva pensato Danaerys a spiegarglielo a forza di urla e schiaffetti sul muso. Malgrado la sonora spiegazione il bestione non riusciva a credere che il suo piccolo Rickon fosse un cucciolo d’uomo. Era così forte e carino! Come non si faceva a voler bene a quel visetto da lupacchiotto! Non poteva essere un petulante bambino e poi era stato lui stesso a raccontargli che i suoi genitori lo avevano abbandonato lì, per cui … Droghon non aveva alcuna intenzione di lasciar andare il suo piccolo draghetto coraggioso. L’animale pose delicatamente il corpicino addormentato a terra, lo avvolse con la sua lunga coda scura vicino alla sua bocca, in modo che una grossa nuvola di caldo vapore lo ricoprisse come una coperta. In breve entrambi finirono addormentati, Rickon sognando il momento in cui gli sarebbero cresciute le ali e il papà pensando a che cosa avrebbe dovuto  dire alla prima draghessa che avrebbe incontrato: era difficile trovare una compagna con un figlio a carico. Va beh, avrebbe fatto dei fratellini a Rickon.

Tra tutti i fratelli Stark, Theon era di certo il più arrabbiato. O schifato. Malgrado decine di shampoo e centinaia di sfregature, gli sembrava di sentire quella sgradevole puzza aleggiare intorno a lui. Una figura gigantesca si profilò all’uscio. Loras deglutì rumorosamente seguito a ruota da tutti i bambini. Il corpo era scuro e grottesco, quasi come una massa informe di pongo con cui un bambino si era divertito, ma a causa del fascio di luce era impossibile dire chi fosse. Theon, che di solito lanciava scommesse su scommesse, non osò muovere un muscolo. I ragazzi ne avevano visto di cose quella mattina eppure Robb si chiese se fosse ancora in grado di vomitare. Il mostro avanzò verso il cortile e passo dopo passo la mole diminuiva sempre più fin quando Tyrion Lannister fece la sua entrata in scena. Inutile dire che l’effetto di grottesco persisteva. Il piccolo taglietto che gli aveva praticamente demolito il setto nasale era nascosto da un buffo pallina rossa, come quella dei clown.
Il folletto, che per l’occasione indossava un paio di zeppe nuove di zecca, si fece ammirare dalla moltitudine per qualche secondo, prima di parlare:
“ Questa sera anche i più timidi e impicciati riusciranno ad avere la donna … oh, perdon signorina Martell, uomo … ok, niente signorina, Arianne … dove ero rimasto? Ah, sì ( schiarimento di gola) … ad avere la donna, l’uomo o l’ermafrodito dei loro sogni. Come ? Venendo con me nelle Pulci, tra i budelli e i bordelli di Approdo del Re troverete la morte o l’amore.” Arianne lanciò un’occhiata molto espressiva al fidanzatino. Robb avrebbe preferito trovare la morte.
 
Jon rimpiangeva sempre di più il fratellino. Bran era stato lasciato nel dormitorio in virtù nella loro giovane età insieme a Sarella. La più piccola delle Vipere era tutto il contrario delle sorelle: le piaceva studiare, era calma e riflessiva. Sarebbe stato piacevole passare del tempo con lei, invece si trovava catapultato tra dei luridi vicoli, gremiti di gente. Ciò aveva i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: Nymeria avrebbe avuto delle difficoltà a cercarlo. Ma gli avevano già rubato il portafoglio. Il giovane del Nord non invidiava per niente il fratello, l’ultima volta che aveva visto Robb stava scappando inseguito immediatamente dall’erede di Dorne. Theon era scomparso immediatamente mentre Sansa era stata presa in custodia da Thyene. La bionda gli si parò davanti proprio in quel momento. Parli del diavolo. Jon si nascose dietro un grassone. La sorellastra, vestita con un lungo vestito ricamato, teneva gli occhi serrati mentre la donna cercava di fargli vedere l’interno di alcune celle.
“ Andiamo, non vorrai mia farti septa!? Mia madre era un septa, ma appena vide la Vipera Rossa pensò bene che una vita di peccati e sempre meglio di una frigida …”
Sansa aprì gli occhi sbalordita di fronte allo sguardo canzonatorio della Vipera. Jon si intrufolò in una casa, nascondendo un sogghigno. Di certo la sua virtuosa sorella avrebbe avuto degli incubi solo su quella affermazione. Un gemito lo fermò. Jon, immobile come una pietra, si voltò lentamente.
La scena che gli si parò davanti era così improbabile da essere grottesca.
Theon. Theon Greyjoy. Il Theon Greyjoy beffardo e mascolino, che andava nel bordello di Grande Inverno con una cadenza settimanale. Il borioso e superbo figlio di Balon.
Il giovane si accorse della presenza dell’amico e si voltò, imbarazzato.
Jon non aveva molta esperienza di trucchi. Tutto quello che sapeva proveniva da Arya. Il che non era molto. Eppure avrebbe osato dire che Theon fosse truccato.
Cipria, un fard rosso ciliegia, matita, mascara, ombretto. Era più di quanto un futuro cavaliere potesse sopportare. Jon svenne.
Dopo alcuni secondi il cervello di Jon ritirò il cartello “ chiuso per surriscaldamento” e ricominciò a funzionare. La prima cosa che vide furono due labbra. Colorate di rosso lampone. Il ragazzo non sapeva se fosse un lucidalabbra o un rossetto. A dire il vero non lo voleva sapere. Il dodicenne si alzò velocemente cercando di scappare da quel specie di mostro in cui si era trasformato Theon Greyjoy. In un lampo si rese conto che erano più mostri. Loras, a cui appartenevano le labbra vermiglie, cercò di seguirlo. Renly, ancora seduto sulla sedia di bellezza, continuava tranquillamente a truccarsi. Arricciando le labbra, controllò che il gloss si fosse steso bene. A Jon sembrava di vivere in un incubo. Renly Baratheon si era messo una parrucca stile anni ottanta ed era di certo il più femminile. Loras, con i suoi lunghi riccioli castani, era sulla buona strada. Theon stava avendo qualche problemuccio con i suoi capelli unti, ma sotto la guida del suo vate si stava trasformando. Jon chiuse gli occhi.
“ Non voglio sapere niente. Shhhhh. Zitti. Io adesso me ne vado. Non faremo più parola di questo, è chiaro?!”  Squittì il ragazzo con voce stridula.
“ Lo sai tesoro che hai una voce fantastica?”. Renly si avviò sculettando verso l’intruso, momentaneamente pietrificato, e ne saggiò la consistenza dei capelli, annuendo.

Lasciamo stare per qualche ora il nostro povero Jon e andiamo dal fratello, che se la sta passando decisamente meglio.                 
Robb aveva corso per quasi tutta la notte prima di riuscire a nascondersi in un vicolo. E lì aveva incontrato la sua anima gemella. Jeyne Westerling apparteneva a una casata minore del Tridente e i suoi capelli castani, lisci e fluenti come un fiume, lo avevano letteralmente stregato. L’erede di Grande Inverno aveva sentito un tonfo al cuore quando Jeyne gli si avvicinò sorridente. Si amavano. Si sarebbero sposati. Avrebbero avuto tanti bambini lupacchiotti.
Il giovane vedeva davanti a sé il suo futuro e se poco prima gli sembrava oscuro e occupato dalla mole impertinente della Martell, ora era roseo e fiorito.
Rimasero così per ore, che sembravano decenni, a parlare a raccontare. Robb non vedeva più il sudicio vicolo o non sentiva la puzza di piscio.
Vedeva solo lei, sentiva solo la sua voce. Ehi, aspetta. Perché gli sembrava di sentire una sirena spiegata. Un’ombra scura si proiettò sui due piccioncini.
Arianne li aveva scoperti. Ma non fu la cosa che lo spaventò di più. Arianne piangeva. Arianne piangeva. Robb sbattè la palpebre un paio di volte mentre il suo piccolo cervellino assimilava il fatto. Arianne piangeva. Che cosa impossibile. Già le due parole si scontrano.
Arianne: arrogante, beffarda, del Sud. Piangere: umido, triste, del Nord. Erano due ossimori.
La bambina ululò alla luna e gli occhi color nocciola si scontrarono con quelli azzurri, che aveva amato tanto. Prima che Robb potesse anche solo aprire bocca l’ombra sparì, veloce come si era presentata, lanciando la sua maledizione.
“ Non ti voglio vedere mai più!”.
Il ragazzo rimase immobile per alcuni secondi. Poi rise. E continuò a ridere. Era libero. Era finalmente libero. Avrebbe potuto girare per le strade senza il timore di incontrarla. Avrebbe potuto mangiare, dormire, fare ogni cosa che voleva. Poi la risata fremette. Per circa la metà della sua vita Robb Stark era vissuto con l’incubo Arianne. Ritrovarsi senza quel timore era così strano. Nessuno gli avrebbe portato la colazione a letto o avrebbe giocato con lui a Risiko. Il bambino sorrise al ricordo delle decine di partite insieme. Addio alle fughe, ai giochi a nascondino, alle lunghe cavalcate. Arianne era l’unica bambina con cui potesse dire parolacce, anzi, la maggior parte delle volte era lei ad insegnargliele. Jeyne, ignara della tempesta che si stava abbattendo sul già fragile cuore dell’amato, si avvinghiò a lui, gli occhi castani che brillavano.
“ Adesso staremo per sempre insieme.”
 
Il per sempre era un concetto relativo per l’essere umano. Era debole e temporaneo, un decennio c’era e dopo non più. Ciò naturalmente non valeva per i draghi. Proprio in quella sera densa di amori e tradimenti i tre cuccioli Dany avevano incontrato delle minacce non identificate.
Avevamo lasciato Rickon e Droghon che dormivano pacificamente mentre gli altri fratelli facevano la guardia. Fu Vyserion a notare per primo quelle specie di uccelli che volavano dritti contri di loro, così Droghon aveva preso il suo cucciolo in spalla e si era diretto verso i fratelli. I tre oggetti si rivelarono essere delle draghesse. Dopo una fuga disperata, i tre draghi maschi furono accerchiati dai corrispettivi femminili: Vyseriana, Rhaegala e Draghan. Spettò al maggiore il compito di parlamentare, che si rivelò inutile. Anche loro incontravano per la prima volta altri draghi, del sesso opposto per giunta. Secondo Draghan erano una specie di insetti giganti, secondo la bionda degli autisti. Droghon invece capì che i suoi timori erano provati.
Le draghesse erano decisamente più rompiscatole delle umane e si ritrovò ad invidiare il piccolo Rickon, che dormiva pacificamente sulla schiena.    



Tarararara! Il mostro è tornato con un capitolo ancora più idiota del precedente. Questo è solo un capitolo di passaggio, un collegamento con il quinto che arriverà fra breve e vi assicuro che ne vedrete delle belle, perchè i nostri cari protagonisti saranno adulti! Preparatevi a vari matrimoni, sì avete sentito bene. Naturalmente la Arianne/Robb non è finita quì insieme ai tre draghi è ovvio XD. Ringraziò sentitamente Diana924 che mi ha fatto da vate in molte fanfiction e riesce, nonstante la mia vena da pazza-sadica, a sopportarmi. Grazie a polly410 e a Isidar23. Detto ciò auguro buona lettura a tutti.

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Capitolo 5
*** Epilogo 1 ***


Molti anni dopo, in un paese lontano lontano ...
 
Jon ricordava con sollievo l’annuncio straordinario. I grandi maestri della Cittadella avevano decretato che l’ultima stagione fredda era stato un falso inverno, come sarebbe passata alla storia per il resto dei mortali. Per lui e i suoi fratelli aveva significato salvezza. Passare solo un giorno tra le mura maledette di quel castello lo aveva cambiato radicalmente. Adesso, prima di entrare in qualunque stanza, bussava in modo da non aver brutti incontri.
I fratelli Stark non erano più passati sotto la scritta: “ Nobili Rampolli &Co.”. Theon era ritornato alle isole di ferro dove suo padre aveva scoperto la sua vena femminile. Jon non aveva più notizie ufficiali da lui da alcuni anni, ma alcune fonti sussurravano che fosse stato diseredato. Arya era partita verso Oriente alla ricerca del suo vero io, che risultava tutt’ora scomparso, ma in compenso aveva trovato l’amore con un certo Ezio Auditore da Firenze. Sansa si era sposata con il sadico principe Lannister, pardon, per le persone comuni Baratheon, e stava sfornando un paio di marmocchi all’anno. Jon aveva ottenuto il permesso di rimanere a Grande Inverno dove si stava allenando per diventare un cavaliere. L’unico che sembrava profondamente infelice di questa situazione era Robb. Il fratello capiva che c’era qualcosa che non andava.
All’apparenza la sua vita sembrava rosea e felice. Era promesso a Jeyne Westerling, che lo amava profondamente, a dire il vero forse un po’ troppo, sarebbe diventato il Lord Di Grande Inverno e a breve un massa di lupacchiotti avrebbero allettato le orecchie di tutto il vicinato con le loro urla.
Eppure Robb Stark era scontento. Si allenava con una ferocia inaudita, cavalcava tutte le sere, invitava nel salone del castello tutti i suoi amici con cadenza mensile, per gozzovigliare. Non che ci fosse qualcosa di diverso dallo scorso finto inverno, ma era come … se lo facesse per dovere. Gli occhi azzurri, solitamente limpidi e brillanti come i torrenti di montagna, ora erano torbidi e scuri come dopo un’alluvione. I gesti erano meccanici, tesi, come se la pelle dovesse rompersi da un momento all’altro. Perfino il sorriso educato e splendente era sparito. Non che Jon non avesse tentato di parlargli, ma ogni volta il ragazzo scuoteva la testa con il suo nuovo sorriso vuoto.
Solo ora capiva le ragioni di tutto ciò. Certo, non le comprendeva, ma ne intuiva il percorso. Quando era arrivata la lettere di matrimonio di Brandon, l’espressione di Robb si era fatta scura e livida. Jon invece era tutto sorridente.
Chi avrebbe immaginato che lasciandoli soli, quella lontana sera nelle Pulci, sarebbe sbocciato l’amore?
Infatti Brandon non era tornato con loro a Grande Inverno. Tra una scusa e l’altra era riuscito a rimanere a vecchia Città per alcuni mesi, fin quando si era trasferito a Lancia del Sole, insieme alla promessa. Nessuno avrebbe scommesso nulla tra il piccolo Stark e Sarella: non condividevano niente.
Eppure dove vi era la mancanza dell’una, l’altro interveniva.
Se Sarella non aveva ancora capito i pregi delle spada lunga, Bran poteva rimanere ore e ore a spiegargliele.
Allo stesso modo, intere serate potevano essere spese per le virtù del veleno. Il risultato fu che Sarella, che, malgrado la famiglia combattiva di provenienza, non aveva mai preso in mano una spada, divenne un esperta di strategia militare mentre il ragazzo poteva benissimo discutere con i dottori di Vecchi Città senza timore di fare una figuraccia.
Chiunque avrebbe potuto notare la felicità sul volto del fratello minore, complice un sorriso a trentadue denti, ma Robb persisteva nel suo mesto mutismo. E Jon sospettava che una Martell di sua conoscenza ci avesse messo lo zampino.
Certo, nessuno si era potuto spiegare come la forte e dura Arianne avrebbe avuto una crisi di nervi dopo che Robb e Jeyne, misteriosamente comparsa quella fatidica sera, avevano annunciato il loro fidanzamento. Sarella e Bran si sarebbero sposati nel fulcro dell’impero dorniano, Lancia del Sole, per intenderci, e Ned Stark e la sua famiglia vi si stavano dirigendosi con i migliori cavalieri del Nord. Nessuno aveva mai mandato lettere di minacce all’erede del Nord, ma i dorniani erano famosi per avere la memoria lunga. Un lungo ruggito fece alzare la testa a tutti i presenti.
“ Buongiorno, figliolo!” salutò allegro Eddard al figlio drago.
Dunque, sarebbe meglio fare un passo indietro. Rickon non era più tornato dai suoi genitori, ma si era fatto una famiglia tutto per sé, o meglio, Droghon e Draghan avevano volato insieme molto in alto. Il risultato furono una decina i draghetti che facevano compagnia al bambino durante le scorribande nei piccoli villaggi, mentre i genitori li osservavano orgogliosi dall’alto. Pallino, l’ultimogenito della covata, aveva appena incominciato a sputare fuoco e, per dimostrare a tutto il mondo la sua bravura, starnutì una fiammata, che per poco non investì in pieno Catelyn Tully. Ammettiamolo, non sarebbe poi una così gran perdita. Per fortuna, o non, a seconda dei pareri, Jon artigliò la madre e la portò di lato, prima che il suo cavallo divenisse carne fumante. 
“ Mi complimento con te, Pallino, abbrustolito al punto giusto.” Commentò la madre, facendo segno ai piccoli di cibarsene. La fermò un’occhiata torva del marito.
“ Tesoro, non puoi dare questa educazione ai nostri figli.” Il sopracciglio della draghessa, o per lo meno il punto dove ci dovrebbe essere, si alzò di vari metri.
“ Siamo draghi, tesoro.” Scandì bene la moglie, indecisa se aver sposato un idiota o semplicemente un iperprotettivo e non sapeva quale fosse peggio: “ Noi uccidiamo per mangiare. Tuo figlio è stato bravissimo e inoltre, come ai detto tu stesso l’altro ieri, non si spreca del buon cibo. Birillo! Xena! Non mangiate carne cruda!” L’ultima parte era rivolta ai piccoli, che stavano annusando Ned Stark, molto interessati.

Jon diede di gomito al fratello, che nemmeno rispose. Il ragazzo agitò una mano davanti agli occhi sbarrati dell’amico. Non c’era più niente da fare. Tra pochi anni avrebbero dovuto portarlo al manicomio. Robb indicò delle figure a cavallo davanti a loro. Il cuore di entrambi smise di battere. Erano più simili a dei miraggi che a delle figure umane, benché le forme curve e prosperose fossero senz’altro proprie del genere umano femminile. Le bocche di tutti i presenti si aprirono di scatto.
Robb era indeciso quale fosse la più bella. Ognuna aveva il suo fascino, la sua tremenda sensualità. Migliaia di pensieri levitarono nello spazio vuoto della sua calotta cranica. La prima a cavallo, quella che guidava il gruppo, era di certo la più sensuale. I capelli neri, lisci come un fiume a monte e leggermente ricci sulle punte, incorniciavano un volto abbronzato e perfetto. Non un brufolo, un puntino denigrava la pelle liscia come la seta, le labbra rosse e succose gli facevano girare la testa. Ma se c’era una cosa che adorava di quel viso, erano gli occhi.
A Robb non era mia piaciuto il marrone, come colore e simbolo, eppure si scoprì ad adorare quelle perle color nocciola, incastonate nel viso brunito. Era espressivi.
Era uno dei tanti termini che aleggiavano sulle labbra, eppure era diminutivo della forza sicura e maliziosa che emanavano.
Di certo anche le sue compagne non erano da meno. Alla destra vi era un valchiria bionda, simile a un personaggio delle storie delle vecchia Nan. Gli occhi azzurri e freddi, simile agli zaffiri, e i capelli biondi come l’oro facevano a gara per richiamare l’attenzione e la vita sottile, i vestiti ricamati, la pelle lattea, sotto quel sole scottante, tutto richiamava bellezza. Sansa era niente in confronto a lei. Alla sinistra vi erano le donne più grandi.
La prima era la più alta e muscolosa, il vestito trasparente che lasciava intravedere le membra toniche, la treccia lunga e nera che frustava l’aria come la coda di uno scorpione. Ricordava, in effetti, quell’animale. Scuro, lucente, pericoloso eppure affascinante, arrogante, carnale. Jon non riusciva a togliere gli occhi dalla ragazza più esterna. Malgrado avesse molti più anni di lui, come una piccola parte del suo cervellino continuava a ripetergli, la stragrande maggioranza riusciva solo a sbavare. Il viso aperto, educato, gli occhi neri sorridenti e adamantini. Ogni cosa di lei lo stregava: dalla vita sottile alle mani curate, dalla pelle tonica alle labbra sanguigne. Robb pensava che Pallino lo avesse arrostito e quelle bellissime guerriere lo venivano a prendere per portarlo in Paradiso. Jon invece non riusciva a decidere quale fosse la più bella. Ad un tratto dal gruppo tornito di donne, uscì una ragazza molto giovane. La pelle scura e la fronte spaziosa gli fecero suonare un campanello di allarme. Era bella, ma di una bellezza familiare e, in un certo senso, più umana. Quando dietro di lei comparve Bran, le campane suonarono a morto. Non potevano essere.
Il cavallo di Robb indietreggiò. No. No. La ragazza sfoderò un bellissimo, ma sadico sorriso , che le provocò delle deliziose fossette. Prima che il cavaliere riuscisse a meravigliarsi per tanta bellezza in terra, notò lo stemma con la lancia e lo scudo. Nooooooo! Ned Stark  avanzò compito.
“ Buongiorno a voi, nobile principessa Arianne. È un onore vedere una simile ambasceria venuta a scortarci fino a Lancia del Sole.” Jon chiuse improvvisamente la bocca, mordendosi la lingua e fermando il torrente di saliva, che si stava formando sul petto. Catelyn Tully si mosse verso il marito e lo arpionò con il braccio. Erano sposati da quindici anni, ma non si sa mai.
“ Siete diventate delle splendide donne. Mi ricordo ancora quando giocavate con mio figlio.” L’adorato figlio maledì la madre. Non poteva credere che la goffa e sgraziata anatroccola che giocava con lui a Risiko fosse diventata una strafiga del genere.
Allo stesso modo il fratellastro, non riusciva nemmeno a immaginare che quelle ragazze che lo avevano inseguito per tutta Harrenall … bhe … erano diventate così.
Certo, Obara aveva già quattordici anni, ma se allora era dinoccolata, quasi goffa, ora era sicura e perfetta. Anche il concetto di perfetto può essere relativo. Jon e Robb se ne rendevano conto. Le bellissime dee che adesso avevano davanti in breve sarebbero diventate delle diavolesse, non appena avessero aperto la bocca. Bran diede una robusta manata sulla spalla al fratellastro, domandandogli: “ Non è bellissima?”.
Tutti si rivolgevano a donne diverse. La futura Lady di Grande Inverno decise di entrare in scena proprio in quel momento. È difficile descrivere l’avanzata di Jeyne, ma se i corpi delle Vipere sembravano levitare sul terreno, il corpo robusto della fidanzata sembrava sprofondare nella sabbia. Robb si voltò verso la promessa. Come già preannunciato, lui odiava il color marrone. I capelli castani, che in primo tempo gli erano parsi lunghi e setosi, erano crespi e unti e gli occhi, bhe … Robb sapeva quale colore Theon avrebbe usato come paragone … non era molto educato … ma se proviamo a perifrasare … color latrina sporca dopo un attacco di dissenteria collettiva … più o meno. Non che Jeyne non fosse bella, tutt’altro. Eppure, non c’era confronto.
La ragazza, dotata dell’istinto tipicamente femminile di riconoscere le avversarie, fulminò le amazzoni. Robb deglutì rumorosamente. Jeyne si volto verso il ragazzo e lo abbracciò saldamente, guardando sorridendo le avversarie. Doveva pensare qualcosa del tipo: è mio. Sottolineato un paio di volte.


Sono qui!! Scrivo con il colore tanto odiato dal nostro principinoXD, il capitolo è venuto molto lungo per cui ho deciso di dividerlo in due parti, la seconda arriverà nel weekend e sarà il vero epilogo. Ringrazio molto tutte quelle che mi hanno recensito e messo la storia nei preferiti, ma dato che Isidar se presa un coccolone quando ha visto il suo nome scritto a carateri cubitali, alla fine dello scorso capitolo, mi asterrò dal rifarloXD Sto scherzando ovviamente, mi fa davvero piacere che vi sia piaciuta questa parodia nata sotto la docciaXD. Alla prossima e buona lettura!
 

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Capitolo 6
*** Epilogo vero ***


 
La fanfara nuziale rombò per tutta la città, insieme alle campane e agli auguri degli abitanti.
Bran Stark, il mantello rosso e giallo dei Martell sulle spalle che minacciava di farlo inciampare in ogni momento, salutava festoso al folla.
Sarella, al braccio del novello marito, non smetteva di glorificare le virtù del mantello in pelle di metalupo.
Dietro di loro venivano le rispettive famiglie, mischiate indelebilmente dal vincolo coniugale. Il corteo sfociava in una grande piazza palpitante di vita dove gli sposi improvvisarono una bello nuziale. L’unico viso su cui non era disegnato un sorriso era quello di Robb. Certo, era contento per il fratello eppure non riusciva a togliere gli occhi dall’amata. Indossava il suo migliore farsetto, ricamato d’argento con piccoli metalupi che si rincorrevano, e la tuta attillata metteva in risalto la sua fisionomia muscolosa e slanciata. Naturalmente il cavaliere neanche si accorgeva degli sguardi languidi delle donne. Tracannando una coppa di vino per farsi coraggio si avviò verso il gruppo femminile. Con un sorriso educato riuscì a passare le difese delle più piccole, ma Obara Sand gli sbarrò il passo.
“ Ma guarda, guarda. Che cosa ci fa un principe in mezzo a delle bastarde?” la voce roca e derisoria attirò l’attenzione di tutte.
“ A salutare una principessa.” Rispose sicuro lui, quando non lo era affatto. E dietro di lei, la vide. Era bellissima. Indossava un abito ricamato in pizzo rosso e nero, scoperto sulla pancia e sulla schiena, ben coperto dove non c’è ne era bisogno. Gli occhi birichini lo trafissero con la forza di una freccia di cupido.
“ Posso chiedere il prossimo ballo?” domandò insicuro, la paura che tornava a torcergli le viscere.
“ Se sei sicuro di riuscire a ballare così conciato.” Gli rispose lei, stringendo la mano di uomo accanto a lei. Robb si sentì morire.
“ Proverò.” Sibilò all’avversario. Arianne levitò fino a lui, tendendogli la mano. Già quel semplice gesto lo mandò in brodo di giuggiole.
I due incominciarono a volteggiare nella piazza lastricata e il pomo d’Adamo del cavaliere sembrava muoversi a ritmo.  
“ Volevo parlarvi.” Arianne lo osservò divertita, senza rispondere.    
“ In tutti questi anni ho sentito che c’era qualcosa che non andava, una parte di me che era sparita. Quella notte, in quel vicolo, mi sono sentito per la prima volta bene. In pace. Finalmente non ero più inseguito da voi e pensai che questa sensazione fosse dovuta a Jeyne. Solo dopo ho capito che non proveniva da lei. Vi amo, Arianne. Con il vostro sorriso sbarazzino, con i vostri capelli e la vostra personalità. Ne sono spaventato e nello stesso tempo attratto. Non mi è sembrato giusto mentire a Jeyne.” Il moro sospirò, scuotendo il capo, senza il coraggio di guardarla negli occhi. “ Se ne è andata questa mattina e forse doveva finire così da molto tempo. Mi dispiace profondamente di avervi tradita, di avervi fatto soffrire a causa mia, non lo meritavate, io non vi merito.” Gli occhi azzurri e magnetici dei Tully adescarono quelli mori della ragazza.
“ Se non vorrete più rivedermi, lo capirò. E vi amerò lo stesso. Io ho sempre odiato il marrone, sapete, eppure non riesco a staccarmi dai vostri bellissimi occhi color nocciola. Perché io amo ogni cosa di te, anche quando eravamo bambini e giocavamo a Risiko insieme.”
Robb distolse lo sguardo, baciò la mano della principessa e si voltò per scappare via. Una voce ben nota lo fermò.
“ Dove credi di andare, mio piccolo principino?” Una mano lo agguantò mentre l’altra gli stuzzicò i capelli neri, come da bambini.
“ Non mi sono infilata in questi dannati vestiti trasparenti solo per piacere, mio caro. È da settimane che cerco di farmi notare eppure tu non ti avvicinavi, non parlavi, niente. Il gatto non solo ti aveva mangiato la lingua, ma anche le gambe. E ora che finalmente ti sei deciso, scappi?! E no, carino, non funziona così.”
Gli occhi color nocciola stregarono Robb per la seconda volta in quel giorno mentre si muovevano lentamente a ritmo del loro cuore innamorato. Arianne, che sprizzava gioia e sensualità da tutti i pori, tirò una ciocca in modo che la sua bocca fosse perfettamente a contatto con l’orecchio.
“ Per questa volta di perdono, Robb, ma se un’altra ragazza prova a mettersi tra me e te, ti giuro che potrai diventare anche tu un ragno tessitore, se quello è il criterio di entrata. Ah, non crederai davvero che passeremo le notti a giocare a Risiko, vero?”. L’interessato annuì raggiante e la baciò sotto gli occhi di mezza corte.

Ora, non dobbiamo pensare, miei cari lettori, che l’intero ballo nuziale non stesse avvenendo senza altri cuori innamorati. Jon era inizialmente indeciso su chi innamorarsi. Il suo cervello aveva deciso per lui. Nymeria Sand lo osservava maliziosa dall’altra parte della pista, come un animale a caccia. Jon non era molto d’accordo su questa decisione, ma non poteva discutere: era innamorato.
Lontano dai due piccioncini due figure ammantate d’ombra osservavano la scena. Arya sbuffò, fintamente disgustata. Non avrebbe mai pensato che Arianne sarebbe diventata sua cognata e ancora meno una Vipera, anzi, se le cosa continuavano così, due. Non che non le rispettasse, erano molto simili a lei per temperamento. Fin troppo simili. Il bel giovane accanto a lei fissava l’assassina con un ghigno serafico. Adorava quando metteva il broncio.
“ Beh, dovresti essere contenta.”. Il tono canzonatorio riscosse la figlia di Ned Stark dai suoi pensieri.
“ Oh, sì, guarda sono al settimo cielo, Robb si sposerà con quella arpia Martell mentre una vipera sta dando la caccia al mio Jon.” La cicatrice sul labbro si mosse pericolosamente.
“ Il TUO Jon. Che beccato, credevo di essere io, il TUO.” Arya alzò gli occhi al cielo, facendo scattare la lama celata per il nervoso.
“Lo sai che cosa intendo e poi non puoi essere così arrogante da credere di avere il monopolio sui miei pensieri.”.
“ E qui che ti sbagli, signora Auditore, io non sono un arrogante. Beh, forse un po’, comunque io ho il monopolio sui tuoi pensieri, ma soprattutto del tuo cuore” Ezio tirò verso di sé la ragazza, le lame calate che puntavano istintivamente l’uno contro il petto dell’altro. Arya digrignò i denti. Era una questione di principio. Non poteva dirgli che adorava la sua sbruffonaggine. O che adorava mordicchiare la sua cicatrice sul labbro mentre facevano l’amore. Oppure che amava fare l’amore con lui. Ma di certo gli rinfacciava la sua sgradevole mania del strapparsi le unghie o di scaccolarsi prima di una missione. Per principio, non poteva dirglielo. Anche se sospettava che già lo sapesse. Ezio ghignò per l’ennesima volta in quel giorno. Aveva odiato quella piccola lady fin dal primo giorno che l’aveva vista, con le sua manie di grandezza e quel muso lungo che urlava: “ Ho un passato triste e disperato, compiangetemi”. Questo fu prima che cominciasse a odiare se stesso. Non che prima si adorasse, i sensi di colpa gli facevano periodicamente visita ogni notte. Si odiava per il suo amore. La giovane e brillante assassina nonché cocca di suo padre non sarebbe mai diventata la sua fidanzata. Men che meno sua moglie. Si era rassicurato quella lontana notte di giugno in qui i loro cuori si erano uniti per l’eternità, complice un Macchiavelli che si improvvisava prete. La mattina dopo entrambi si erano trovati con uno scomodo quanto delizioso peso al dito.
“ Cosa facciamo?”
“ Beh, facciamo il nostro lavoro.” Arya sorrise.
 
Jon ci stava provando in tutti i modi. Davvero. Cercava di resistere a quell’impulso malefico eppure non ci riusciva. Il giovane e la guerriera stavano passeggiando. Sarebbe carino raccontare che l’aria vibrava di acute dichiarazioni d’amore. Ma naturalmente la narratrice qui presente è fedele ai fatti. Più o meno. Forse era stato il gelato che gli aveva sbrodolato sul vestito nuovo o lo sgambetto che gli aveva fatto, Jon non riusciva a capire quale fosse dei due, ma Nymeria non gli parlava d’allora, infuriata.
Arya prese il telecomando in mano. Lei ed Ezio avevano ideato un piano geniale. L’assassino in questione levò il pollice, vittorioso. Jon, ignaro delle oscure trame, si decise. Con un gorgoglio teatrale si inginocchio davanti alla nobile di Volantis, intenzionato a votarsi a lei. A dire il vero Jon non sapeva minimamente cosa dirle, però l’inchino più vecchio e romantico del mondo poteva aiutare anche un caso disperato come il suo.
Dalla sua posizione non perfettamente comoda, ma certamente sottomessa, il cavaliere poté vedere l’espressione sadica di una giovane assassina.
Con un scatto, Jon prese Nymeria e la lanciò lontano da sé, prima che un costoso vaso di terracotta gli piombasse sulla fronte.
Il giovane divenne tutto rosso e cominciò a traballare, andando a sbattere contro un filo trasparente teso.
Arya gridò. Non era giusto. Doveva finire nella trappola quella piccola vipera, invece del suo fratellone. Jon!
Il corpo cascò con una traiettoria perfetta nella piccola fontana di marmo, intitolata alla Vipera Rossa di Dorne.
Ora, dovete sapere che tutte le qui presenti fonti erano comunemente chiamate magnare ed erano le uniche fontane non visitate dalla popolazione assetata durante le afose estati. Il nostro povero eroe aprì gli occhi, constatò di trovarsi immerso fino alla cintola in acqua purissima e che davanti a lui trotterellava un piccolo pesciolino colorato. Il piccolo e indifeso pesciolino sorrise al nuovo arrivato, mostrando una fila di denti aguzzi. Pepino, questo era il suo nome, non riceveva cibo da oltre due giorni, ma osservò allegro il forestiero. Finalmente si erano decisi a dargli da mangiare e sembrava molto succulento, per giunta. Dopo aver suonato l’adunata si lanciò verso il braccio, sembrava davvero buono. Jon non la pensava allo stesso modo.
Con un urlo animalesco saltò lontano dalla vasca mentre tentava di togliersi Pepino dal braccio, che dal canto suo trovò che la carne umana fosse molto buona. I fratelli pesciolini, della specie Pygocentrus nattereri , per gli amici piranha, mostrarono la loro notevole ed efficace mandibola alla pappa umana. Jon, dopo decine di urletti alquanto femminili, riuscì a staccare Pepino che tornò pacificamente e con qualche rimpianto nella sua casetta. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo, guardò negli occhi Nymeria, la cui bocca formava una perfetta O. Prima che il nostro giovane innamorato potesse anche solo muovere la lingua, Ezio, che credeva di avere nella sua rete una vipera piuttosto che un lupo, azionò il dispositivo. Arya lanciò un urlo. La bomba esplose. Jon finì nuovamente a terra tramortito.
Era morto? Forse. Era vivo? Forse. Era innamorato? Sì. Oh, finalmente una domanda a cui sapeva rispondere. Almeno poteva addormentarsi in pace. Si dice che ti addormenti dolcemente, una fine dolce, sonnolenta, rispetto ad esempio al rogo. Jon non riusciva a capire perché gli umani dicessero certe baggianate.
Avevano forse fatto un sondaggio di preferenza tra i morti?
 
Nymeria Sand si lanciò in soccorso del giovane lupo, che nel frattempo sembrava già passato a miglior vita. Con un sonoro schiaffo, la donna lo riportò al di qua. Dopo aver sputacchiato un po’ d’acqua, Jon si accorse di essere completamente  ricoperto da sangue. Prima di poter urlare tutto il suo principesco disgusto, Nymeria lo baciò. A fondo.
Ezio si grattò i capelli arruffati mentre osservava la scena d’amore fra i due piccioncini. Non capiva. Tutto quel trambusto, quel divertimento e poi Arya non gli faceva lasciare andare il cane?! Nero, un molosso di 100Kg di muscoli e denti, osservò mesto il padrone, ricambiato. Non c’erano più gli scherzi di una volta.
Arya dal canto suo continuava a ruminare senso di colpa e rabbia. Il piano dividi-piccioncini-e-ammazza-la-vipera era fallito miseramente.
 
Diversi anni dopo, o forse mesi, oppure giorni … chi lo sa?!

Draghan volava lenta sopra Lancia Del Sole, tenendo per un ala il suo compagno. Alla fine gli anni erano passati anche per loro. Droghon, il terrore delle capre e degli uomini, era ormai diventato un arzillo vecchietto che si faceva comandare a bacchetta dalla moglie, non che ci fosse molta differenza prima. Eh sì, gli anni erano passanti anche per loro. La draghessa osservava severa i nipotini che svolazzavano allegri intorno a loro. Un lampo ruppe la relativa pace. La giovane draghessa Xena era appena tornata dal suo viaggio di nozze con il suo novello sposino Rickon Stark. Il drago ruggì orgoglioso. Era sempre stato preoccupato che il suo cucciolo non riuscisse a trovare un draghessa, eppure guardalo lì, giovane e bello! Rickon, le membra allenate dai numerosi voli e scorribande, si arrampicò sugli spuntoni della schiena del papà.
“ Tutto bene, padre?” Droghon stava per lanciarsi su un lungi discorso sugli acciacchi della vecchiaia, quando si accorse che il giovane era ansioso di riferire le nuove notizie.
“ Tutto bene. Beh, da dove incomincio … Sì. Jon e Arianne si sono sposati fra il tripudio dei Sette Regni, ma soprattutto della sposa.
Si dice che, quando ha capito che il matrimonio implicava anche condividere il letto coniugale, le Vipere abbiano dovuto agguantarlo e trascinarlo verso la camera da letto.
E che poi abbiano chiuso le porte a chiave. E che si siano rimaste dentro. E che sul pavimento siano rimasti i segni delle unghie.
Malgrado questi piccoli disguidi tecnici, hanno già avuto due bellissimi gemelli, Jon e Thyene, il primo diventerà Lord del Nord mentre la bambina diventerà la futura principessa. Arianne è diventata principessa di Lancia del Sole e ha delegato tutte le mansioni domestiche al maritino, che è ormai diventato lo schiavetto delle Vipere. Arya ed Ezio continuano a viaggiare per l’Oriente e la mia cara sorellina ha ancora la sgradevolissima abitudine di ammazzare tutti quelli che non gli vanno a genio. In compenso tra pochi mesi diventerà mamma, ma ha già chiarito che non rimarrà a casa a fare la casalinga, pena le perdita di qualche appendice di Ezio. Jon e Nymeria si sono sposati due mesi fa e sono ancora in luna di miele e si adorano a vicenda. Theon ha svelato al mondo la sua vena femminile e per il momento si è messo insieme a Obara, che lo comanda a bacchetta. Sarella è tornata da Vecchia Città, ormai aveva letto tutti i libri, e sta costruendo un portale per passare in altri mondi, tra cui uno chiamato Terra. Bah, io non ci credo. Comunque la solita routine quotidiana. Vissero tutti felici e contenti.”
Il drago guardò più attentamente il figlio, la luce purpurea del tramonto che illuminava i folti capelli neri. No, sarebbe finita lì di certo. Probabilmente Jon e Arianne avrebbero avuto altri bambini, Thyene si sarebbe innamorata di un altro Stark, Xena e Rickon avrebbero avuto dei draghetti, che lui avrebbe guardato, e Arya si sarebbe ricreduta sull’orrore di diventare mamma. Non ci sarebbe stata un fine. E neanche un vivere felici e contenti. Perché avrebbero litigato, fatto la pace, l’amore e poi discusso di nuovo.
é la vita. Però, forse, questo era proprio vivere felici e contenti.

Fine


Oddio, ho veramente scritto la parola fine ... lacrimucce che scendono ... mi sono particolarmente divertita a scrivere questo epilogo, soprattutto il finaleXD Con le Vipere!XD
Lo so, forse era un finale scontato e felice eppure credo che ogni tanto ci vogliano  ( HAI SENTITO GRRM!?). Grazie mille a tutti in particolare a Diana, PrincessMonica, Isidar23 e a Polly 410. Grazie mille ragazze, senza di voi questa parodia non avrebbe mai visto la luce del pc.

                          

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