Mordred, il traditore di Camelot

di Mavor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rivelazione ***
Capitolo 2: *** La Luna testimone ***
Capitolo 3: *** La rossa Follia... ***
Capitolo 4: *** e la corona di spade ***
Capitolo 5: *** Amico mio ***
Capitolo 6: *** Il giorno del giudizio ***
Capitolo 7: *** Combattere ***



Capitolo 1
*** Rivelazione ***


Mordred

 

 

 

 

La pioggia scendeva impetuosa sulle gelide terre di Britannia.

L'antico cromlech di Stonehenge, sede degli antichi culti pagani britanni, era il luogo prescelto di un incontro che avrebbe deciso le sorti di Camelot e di tutta la Britannia.

Ma io non mi resi conto delle conseguenze di quella rivelazione, lo feci solo quando fu troppo tardi...

In lontananza riuscivo a scorgere a mala pena una donna dai capelli neri, ricoperta da una evidente veste purpurea, che si stendeva sull’altare centrale, e nonostante la pioggia la inzuppasse da capo a piedi, lei attendeva impazientemente sotto la pioggia battente.

Il nitrire di un cavallo insieme allo strepitare dell'acciaio dell'armatura annunciarono il mio arrivo in quel luogo sperduto:

Scesi da cavallo, legai ad una roccia il mio destriero e mi diressi verso la donna che nel frattempo si era riparata sotto quella struttura triangolare chiamata dolmen.

Mi tolsi l'elmo e baciai sulla guancia la donna.

«Madre, perché non sei venuta alla mia cerimonia di investitura? »

Mia madre mi sorrise dolcemente e prese la mia mano.

«Figlio mio, oggi so che è il tuo grande giorno e mi dispiace non essere stata presente, ho avuto degli... imprevisti. Ed è per questo che ti ho voluto incontrare qui, tu devi sapere la verità che ti ho tenuta nascosta per anni»

Allora la fissai confuso, stupito, ma non solo per le sue parole enigmatiche: teneva i suoi lunghi capelli slegati e in tutta la mia vita non l'avevo mai vista con i capelli tenuti in quel modo, senza contare che mi ha fatto venire di notte in un luogo sperduto e dimenticato da Dio.

Ma non mi posi il problema di chiedergli il motivo di tutto ciò.

«Mordred, ti ricordi cosa ti raccontavo quando eri un bambino? »

Pensai che stesse scherzando... Mi sbagliavo di grosso.

«Come? Ah, intendi... quando dicevi che ero figlio di un re? Ma quelle er... »

Una cosa che spero che non vediate mai è mia madre quando si infuria.

«Non erano favole! Non erano storielle che ti raccontavo per farti addormentare!»

Fece un pausa e ritornò al suo tono normale.

«Tu sei il figlio di un re, il re a cui tu, oggi, hai giurato fedeltà»

Quelle parole mi colpirono come una gelida lama, rapida e implacabile.

Eh... allora reagii come chiunque altro avrebbe fatto.

«No... Non è possibile! »

«Tu sei il figlio di Artù Pendragon, il legittimo erede al trono di Camelot e sai bene che tuo padre non è degno di questo compito»

Iniziai a fare nella mia mente le più assurde supposizioni e congetture, mi trovai spiazzato, tutte le mie certezze si infransero in un attimo.

«Ma tu e Artù non siete... »

«Ho aspettato il momento opportuno per parlartene e credo che sia infine giunto»

A quel punto sfogai le mie incertezze con un ottuso orgoglio.

«Ho sempre sognato diventare un cavaliere e per ottenere un posto nella tavola rotonda ho versato il mio sangue! Come puoi dire una cosa del genere?!»

«Morded ascolta... »

«Tu mi vorresti far credere che il re abbia sempre saputo... di avere un figlio e che quel figlio ero io? Perché non mi avrebbe riconosciuto allora? Ti stai sbagliando! »

Mia madre scoppiò in una risata che mi turbò molto: era una risata che aveva un non so che di sinistro, come se conoscesse qualcosa di evidente che io non avevo compreso.

«Non ci arrivi? Credi che un figlio non avuto da Ginevra, la legittima moglie del re, sia considerato un erede legittimo? Pensa se un figlio avuto invece da una sorellastra del re chieda l'eredita?! Credi davvero che potrebbe riconoscerti?! Come sai io e Artù non siamo in buoni rapporti e perciò lui... »

«Io ho fatto un giuramento al re. Lo ritengo un uomo degno di fiducia, coraggioso e onorevole. Tu stavi per insinuare che, essendo il figlio di Morgause, mi affiderà le missioni più disonorevoli vero? Allora per quale motivo mi avrebbe accettato nella tavola rotonda?! Perché mi avrebbe nominato cavaliere?! »

Mia madre comprese che ogni tentativo di convincermi era inutile, ma pronunciò delle parole che mi rimarranno impresse per sempre.

«Io non ti forzerò in alcun modo, figlio mio. Sarai tu a fare le tue scelte, ma ti avverto, presto ti renderai conto di chi stai servendo e allora, solo allora, adempirai al tuo destino. Spero di ricevere presto tue notizie, Mordred, rendimi orgogliosa»

Mi baciò con dolcezza sulla guancia e si allontanò tra i dolmen di Stonehenge.

Rimasi lì, paralizzato, seduto vicino all'altare a riflettere per un po': io sarei il figlio di Artù, il figlio del re... Sembra di essere in uno di quei racconti antichi, favolette... Io potrei... Sciocchezze!

La pioggia crebbe d'intensità e si udirono forti tuoni in lontananza, non avevo mai visto una tempesta così potente: dei venti così forti che mi fecero barcollare, perfino il terreno era diventato talmente fangoso che se non me ne fossi andato subito credo che sarei rimasto lì impantanato.

Avevo un presentimento, un brutto presentimento, ma cercai in tutti i modi per non pensarci.

Salii in groppa al mio cavallo e mi diressi verso Camelot, solo dopo molto tempo compresi in cosa mi stavo cacciando. Se solo lo avessi capito prima...  



 

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Capitolo 2
*** La Luna testimone ***


Mordred

                                                                            

 

 

 

Era una giornata splendida, il sole splendeva alto nei cieli senza nubi, chi avrebbe mai pensato che in quel giorno, io avrei osato l'impensabile.

Il re aveva convocato una seduta straordinaria della Tavola Rotonda, ma non aveva riferito alcun particolare.

Io fui costretto ad abbandonare la mia missione ai confini del regno e ritornai in fretta e furia a Camelot, ricevendo una bella sorpresa.

Mentre stavo attraversando il cancello principale delle mura esterne incontrai una mia vecchia conoscenza:

«Guarda chi è ritornato dai ghiacci del Nord! Il signor cavaliere è stato così impegnato da non degnarsi di scrivere neanche una lettera!»

Mi voltai e vidi un uomo dai capelli castani che indossava un'armatura con un drappo blu, che contraddistingue la sua carica di cavaliere di Camelot.

«Chi...? Agravain! Da quanto tempo!»

Smontai da cavallo e lo abbracciai, erano circa 7 anni che non rivedevo mio fratello.

«Mordred, vedo che non sei cambiato affatto in questi anni»

«Potrei dire lo stesso di te. Allora com'è la situazione a Camelot?»

Vidi nei suoi occhi una certa reticenza.

«Cosa aspetti?»

«Senti Mordred, è...»

La discussione aveva attirato l'attenzione di un nutrito numero di popolani, che incuriositi, cominciarono ad accalcarsi intorno ai noi due.

«Andiamocene di qui, stiamo attirando troppo l'attenzione»

Rimontai il mio cavallo e lo seguii in un luogo appartato, una casupola abbandonata vicino alle mura interne.

Era un posto per noi molto importante: quando fummo mandati a Camelot, questa vecchia casa diroccata divenne il nostro rifugio segreto.

Vidi mio fratello molto agitato, si guardava intorno come se fosse osservato.

«Ascolta fratello, ti ricordi quando sospettavamo del tradimento della regina con Lancillotto?»

Rimasi sorpreso che mio fratello stesse rivangando quella brutta storia: un giorno scoprimmo che il più fedele dei cavalieri del re, Lancillotto del Lago, ebbe una relazione con la moglie di Artù, Ginevra.

Allora volemmo coglierli in flagrante, e fummo molto vicini al successo, ma altri eventi erano stati messi in moto.

La faida che allora coinvolse la mia famiglia e quella di re Pellinore, un altro importante cavaliere, aveva mietuto molte vittime: mia madre... i miei due fratelli Gaheris e Gareth uccisi... da quel lurido parassita di Lancillotto… che continua le sue perversioni con quella strega.

«Sì, come potrei dimenticarlo. Allora...»

«Bene, il re poco tempo fa li aveva scoperti, e si stava per rischiare la guerra civile»

«Quindi li ha puniti a dovere?»

L'espressione nel volto di mio fratello fu molto eloquente, più delle parole.

«Eh... Magari, i romani hanno iniziato l'invasione del regno. Perciò il re li ha "perdonati" per concentrarsi sulla difesa di Camelot»

«Quindi... è per questo che ha convocato la Tavola Rotonda»

Sorrisi, pensando a come si era evoluta la situazione, dopotutto avrei potuto sempre rifugiarmi a Northumbria, ormai mi ero ben radicato in quelle terre.

Ma qualcosa non andava, non era quello che mio fratello voleva dirmi, e non mi sbagliai.

Agravain mi chiese, quasi sussurando, una domanda inaspettata.

«Mordred è vero che tu... insomma... che tu... sei il figlio del re Artù?»

Sembrò come se il mio cuore si fosse fermato di colpo, ciò che avevo cercato di dimenticare e nascondere da molto tempo è riapparso fulmineo e implacabile come uno spettro maledetto.

«Co-come lo hai saputo?»

Balbettai nel panico più totale.

«Nostra madre me lo ha confidato prima di morire, e mi ha chiesto di radunare tutti gli oppositori e i nemici del re affinché combattano sotto la tua guida. Ormai siamo pronti!»

Reagii come ebbi fatto con mia madre, ma le conseguenze, questa volta, non saranno le stesse.

«Come puoi anche solo pensare una cosa del genere?! Questo è tradimento! Va contro i nostri principi!»

«Il traditore è Artù, è incapace di governare. Preferisce graziare un colpevole piuttosto che salvare gli innocenti! Il giuramento...»

Suonarono i corni del castello,  per annunciare l'inizio della riunione.

«La scelta è tua, fratello. Ricordati che mi troverai pronto quando me lo richiederai. Ci vediamo dopo»

Allora mi diressi verso la corte oppresso dai dubbi.

Una parte di me voleva rimanere fedele al re, un altra, più oscura e ambiziosa, mi spingeva a macchinare i peggiori intrighi.

Incontrai vari cavalieri durante il percorso per la sala della Tavola Rotonda, ma non calcolai la loro benché minima presenza e, come in trance, mi sedetti al mio posto nella Tavola Rotonda.

Non so se erano i tanti anni passati all'esterno di questa sala, o se non avevo fatto abbastanza attenzione, ma quella sala mi sembrò sempre più oscura di quando misi piede la prima volta, sapeva di ideali decaduti, di gloria passata.

Il re, una volta aspettati tutti i cavalieri, ci illustrò la situazione:

«Fedeli Cavalieri, vi ringrazio della vostra presenza. Vi ho convocati qui per una questione della massima importanza. I romani sotto la guida dell'Imperatore Lucius in persona si apprestano a invadere le nostre terre in Britannia, in Gallia e non solo...»

A quelle parole si alzò un brusio di voci, che interruppero il suo discorso.

«Ehm! Come stavo dicendo, non siamo attaccati solo dai romani, ma anche dei signori sassoni ribelli hanno organizzato un esercito, seppur inferiore a quello romano, e vogliono schiacciarci su due fronti»

Non seguii con particolare attenzione le sue parole, io ero distratto da altro in quel momento, fino a quando....

«In questa situazione di grande pericolo tutti noi siamo dovuti a fare grandi sacrifici per il bene comune, io partirò personalmente con la maggior parte di voi contro l'esercito di Lucius, l'altro esercito sarà guidato da Sir Galvano e si dirigerà contro i sassoni, ognuno di voi ha già ricevuto i propri ordini tramite una lettera. Al tramonto entrambi gli eserciti dovranno essere pronti per partire. Sì, Sir Lancillotto del Lago»

A quel punto Lancillotto prese la parola.

«Sire, ringrazio la vostra profonda saggezza e generosità per avermi concesso una seconda possibilità,e vi giuro che combatterò al vostro fianco fino alla fine»

Quel verme, quel parassita, quel lurido ruffiano, stava per farmi impazzire di rabbia, quelle lusinghe, argh... ma mantenni la calma.

«Sir Lancillotto, voglio che siano i fatti e non le parole a dimostrare la vostra lealtà. La seduta è conclusa, che tutti i cavalieri vadano a prepararsi»

Uno dopo l'altro tutti i cavalieri uscirono dalla sala, io cercai di avvicinarmi al re per avere le conferme su i miei dubbi.

«Sire io...»

Improvvisamente la mia gola si seccò e dalla mia bocca non uscirono più parole.

Il re mi guardò piegando leggermente la testa.

«Sì, Sir Mordred, che cosa volete chiedermi?»

«I-Io voglio che rispondiate ad una domanda prima che partiate»

«Chiedete pure»

Cercai di convogliare tutte le mie energie su quelle parole, sentivo che l'emozione era troppo forte

«Sire, voi sapete che io sono il figlio di Morguase sua sorella...»

Non sembrava molto sorpreso

«Allora...»

«Lei mi ha detto... mi ha detto che voi...»

«Che io cosa?»

Non ricordo bene se quelle parole le urlai o le pronunciai.

«Che tu sei mio padre! Ed io sono il legittimo erede al trono di Camelot!»

Il re a quel punto rimase pietrificato non muoveva nemmeno un muscolo, io invece sudavo freddo e iniziai a fremere dall'emozione.

Mosse le labbra pronunciando qualcosa ma io lo interruppi:

«Sire, io voglio sapere se questa è la verità, è così!?»

«Sì, è così. Ma non vi facciate venire strane idee per la testa, Sir Mordred, la vostra posizione rimarrà la stessa così come i miei ordini: dovrete rimanere qui»

L'indifferenza con cui mi rispose, mi fece ribollire il sangue.

«Dimmi perché mi hai inviato nell'estremo nord del regno?»

«Il tuo compito era di aiutare quella gente a difendersi»

«Aiutare a difendersi?! Mi avete costretto a far patire a quei disperati enormi fatiche: la costruzione di strade, fortificazioni, senza avere alcuno aiuto da Camelot e con il gelo e il raccolto scarso, dopo essere continuamente assaliti da parte dei signori sassoni a cui abbiamo strappato quel pugno di terre gelate. Come puoi definire ciò di aiuto, siamo diventati noi gli oppressori non i... »

Artù era evidentemente seccato della mia presenza e dalle mie parole.

«Nei periodi difficili è naturale che si debbano fare dei sacrifici, non ci trovo niente di strano»

«Ci esorti a fare dei sacrifici mentre tu permetti a quella traditrice di Ginevra di passarla... »

«Basta! Se non la smetterai di infastidirmi con queste supposizioni e se mi mancherai di rispetto un'altra volta, te ne farò pentire amaramente. Voi rimarrete qui, questi sono i miei ordini»

Lo disse con lo stesso tono indifferente di prima ma questa volta ero riuscito a colpirlo nel profondo.

Mi lasciò così, come un idiota, per dirigersi sull'uscio dove notai lo stregone Merlino e Sir Galvano, pronunciai solo poche parole al re.

«Buona fortuna... Mio re»

Fu allora che compresi appieno le parole di mia madre, e cosa avrei dovuto fare a quel punto.

Cercai immediatamente mio fratello, ma mi anticipò e lo incontrai all'uscita della corte.

« Mordred io... è successo non è così? »

Mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurai con tutta la mia rabbia che mascherai con freddezza

«Chiama quanti più cavalieri possibili, manda dei messaggeri ai sassoni e ai romani e una volta raccolti voglio che fissi il nostro incontro nelle antiche rovine vicine al fiume quando stanotte ci sarà la luna piena. Hai capito bene? »

«Tutto chiaro Mordred, sarà fatto»

Lessi la felicità negli azzurri occhi di mio fratello, una felicità che non vidi da tempo.

Ci separammo: lui si diresse verso la città, io mi allontanai verso le campagne, avevo un'ultima questione da risolvere prima di dare inizio a questa empietà.

Presi il mio cavallo nelle scuderie e mi diressi verso un villaggio non molto lontano da Camelot e vicino al luogo della riunione.

Per la prima volta mi capitò di non pensare. Eh sì, proprio quando la mia mente dovrebbe essere in iperattività non riuscivo a concentrarmi. Non ero abituato a così tante emozioni nello stesso tempo.

Giunto nel villaggio mi diressi verso l'unico edificio in pietra costruito su un'altura. Conoscevo fin troppo bene quel luogo.

Una donna dai lunghi biondi mi attendeva, indossava una veste candida e dai riflessi scarlatti, era affacciata alla finestra e non appena mi vide rientrò nella sua abitazione.

Quando arrivai sotto l'abitazione, affidai il mio cavallo ad alcuni popolani ed entrai nella casa.

Era rimasta esattamente come l'avevo lasciata, compresa la mia consorte:

le sue guance rosee erano rimaste le stesse, e il suo volto giovane conservava ancora tutto ciò che mi fece innamorare di lei, quando la salvai da quei sassoni che sterminarono gran parte della sua famiglia.

Presi le sue mani delicate e la baciai appassionatamente.

«Mi sei mancata Igraine»

Gli sussurrai dolcemente accarezandogli la guancia.

«Mordred, quasi non speravo più in un tuo ritorno»

Prese una pausa e indicò le scale.

«Vuoi... »

Compresi la sua incertezza

«Naturalmente Igraine, andiamo»

Mi condusse stringendomi la mano nella sua camera da letto

Ci spogliammo tra le carezze: le sue forme erano aggraziate e curvilinee, la mia fedele Igraine, con lei io... mi sentivo felice.

Quella fu l'ultima volta che assaporai la passione... con così grande intensità, il piacere... mi faceva rabbrividire, eppure mi sentivo in pace.

Mi addolorava il solo pensiero di dirgli cosa ero in procinto di fare.

«Amore mio... »

Mi sussurra lei

«Sì ... »

«Hai ricevuto le mie ultime lettere... »

«Intendi da quando sono partito la scorsa volta? No, mi sembra che il messaggero fu assalito dai briganti. Perché? »

Igraine si rivestì e mi condusse in un'altra stanza e portando al grembo un neonato.

Credo che quella fu una di quelle poche volte che scoppiai in lacrime, per la gioia.

Lo presi tra le mie braccia.

«Come lo hai chiamato? »

«Melehan»

«Che bel nome! Ti si addice, figlio mio»

Lo baciai e lo diedi a Igraine che lo mise dentro la culla.

«Igraine, io sto per... »

Mi feci coraggio fissando i suoi splendidi occhi di smeraldo.

«Sto per tradire il re»

«Come? »

«Stanotte mi incontrerò con i congiurati e domani... »

La mia amata scoppiò in lacrime.

«Ti prego Mordred non lo fare, perchè dovresti farlo?! Rimani con me e con tuo figlio!»

«Non c’è una via di uscita, è doloroso lo so, ma devo farlo. Come potrei proteggerti in un mondo in preda al caos? »

«Pensa a tuo figlio, pensa a me, dovrei vivere nel terrore... »

Gli asciugai le lacrime e la fissai più intensamente.

«Non se riuscirò a porre fine a queste guerre e alla corruzione portata da Artù. Tu sai bene cosa mi lega a quell'uomo»

«Ma... »

«Ascolta, se la situazione diventerà pericolosa ti potrai rifugiare nelle terre del Nord, lì ho alcuni amici ti proteggeranno dai malintenzionati»

Gli presi ancora una volta le mani.

«Andrà tutto bene, amore mio. Ti prometto che questo non sarà un addio definitivo»

La baciai con tutte le forze possibili e lasciai un sacchetto di monete d'oro, che portavo per le emergenze.

Era calata la notte e dovevo sbrigarmi se non volevo arrivare in ritardo.

Attraversata una foresta arrivai alle rovine di un antico fortino romano: gran parte delle sue mura erano crollate ma una torre sul muro orientale era ancora agibile e lì riconobbi mio fratello.

Scesi da cavallo e mio fratello mi condusse dentro la torre.

«Fratello sei arrivato finalmente! Entra , ho radunato dei preziosi alleati. Ora te li presento»

«Bene Agravain, presentami i nostri alleati»

Appena entrato mio fratello mi illustrò i presenti:

«Sire Mordred, questi è Caius Metellus Niger, ambasciatore dell'imperatore Lucius»

Caius mi fece un leggero inchino a cui io ricambiai.

«Sire, io sono qui a nome del mio imperatore per informarla del suo pieno supporto nella sua impresa»

«Ne sono felice, amico romano, riferisca all'imperatore che sarò più che soddisfatto di potermi considerare un alleato fedele, come dite voi... un socius>

Un cavaliere non molto alto si inginocchiò non appena mio fratello nominò il suo nome.

«Abbiamo qui un rappresentante della fazione della tavola rotonda che si è schierata contro Artù: Sir Malagant, il giovane»

«Mordred, io ti assicuro il supporto di tutti coloro che Artù ha oppresso, se ripagherai i torti subiti»

«Sir Malagant, tuo padre è perito nel tentativo di opporsi a tutto questo e sarà vendicato come tutti coloro che sono caduti a causa loro»

Mio fratello poi mi presentò un nutrito gruppo di nobili, signori della guerra sassoni e britanni che erano al seguito di Malagant. Quando ebbe finito li condusse fuori, in cima alla torre.

Devo ammettere che mio fratello aveva un gusto azzeccato per lo stile:

aveva disposto in cima alla torre delle torce disposte in modo triangolare, e un drappo rosso e nero con al centro un dragone nero rampante era legato ad un’asta ed era disposto a terra vicino ad un piedistallo in pietra.

Feci un respiro profondo e mi misi in cima a quel piccolo piedistallo naturale.

Il cuore mi batteva all'impazzava, vedevo tutti questi orgogliosi cavalieri che non si erano piegati neanche con la guerra, inginocchiarsi dinnanzi a me.

«Dio ci è testimone amici! Oggi giuriamo davanti a lui di ripulire questa terra dalla presenza di un oppressore, di un re un tempo giusto ora corrotto dal potere. Voi vi siete uniti a me senza condizioni e di ciò vi sono eternamente grato. Il compito che ci apprestiamo ad eseguire infrange ogni giuramento, ogni principio cavalleresco, ma se noi non berremmo da questo amaro calice lasceremmo le nostre terre nel caos»

Estrassi la spada e la levai al cielo, il riflesso della luna illuminò il nostro nuovo simbolo.

«Ora, liberatori di Camelot, cosa giurate davanti all’Onnipotente? »

In coro mi risposero estraendo le loro spade e portandole in direzione del drappo

«Giuriamo sulle nostre vite di servirti fino all'ultimo respiro, re Mordred»

Mio fratello allora iniziò a gridare.

«Lunga vita al re»

E gli altri lo seguirono.

«Lunga vita a Mordred. Lunga vita al giustiziere. Urrà Urrà Urrà »

Che scena grottesca, quegli urli erano l'unico suono a interrompere il silenzio di quelle rovine.

Scesi da quel piedistallo e raccolsi il drappo e lo portai in alto.

«Domani, quando il sole sarà alto inizieremo il nostro piano, e non si potrà dire concluso fino a quando questo stendardo non si staglierà sopra Camelot! Niente ci potrà fermare! Al tramonto festeggeremo la nostra vittoria e brinderemo alla nostra gloria! Che la fortuna ci assista»

Mentre tutti scesero dalla torre, io mi sedetti su di un merletto e fissai la luna piena.

Madre... cosa devo fare... devo... devo continuare... e andare fino in fondo.... tu avresti voluto questo! 

Io diventerò il re e porrò fine alla corruzione portata da Lancillotto Artù e Ginevra... 

Metterò la parola fine a Camelot e sulle sue ceneri creerò qualcosa di inimmaginabile!

Quel momento fu tra i più difficili della mia vita... ero convinto...  

il giorno dopo... Ah... il giorno dopo scatenai l'inizio.... l'inizio della fine... 

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Capitolo 3
*** La rossa Follia... ***


Mordred

 

 

 

Passai una notte intera a pensare, a macchinare, a calcolare ogni singola possibilità e variabile. 

Tutto doveva andare secondo i piani. Ma la situazione che ci si parò davanti fu sorprendente.

Tutto iniziò non appena sorse l'alba: una sottile nebbia permeava tutta la zona, ed era una condizione perfetta per i nostri amici dall'esterno.

Attraversai il cancello principale senza problemi, portandomi dietro mio fratello con dei cavalieri nostri alleati, e ci dirigemmo verso la rocca.

Mio fratello mi aveva procurato un'armatura nera con il nostro simbolo araldico, il dragone nero.

Se ci rifletto bene calzava a pennello: Artù veste di bianco e blu, io invece di nero e di rosso, un contrasto perfetto, no?

Mi disse che era appartenuta ad uno degli ultimi comandanti delle legioni britanno-romane e casualmente, così ha detto lui, la sua unità aveva come simbolo il nostro dragone:

era una fusione tra un'antica armatura romana unita alla cotta di maglia tipica dei cavalieri britanni. Un po' troppo appariscente per i miei gusti.

Una volta che tutti presero le varie posizioni, entrai e trovai un certo Sir Balan nella sala della tavola rotonda insieme a tutti quei cavalieri che erano rimasti a Camelot. 

Procedeva tutto liscio come l'olio. 

«Sir Mordred, appena in tempo! Ci hanno appena riferito che dei briganti si stanno avvicinando,finora abbiamo radunato tutte le guardie del castello»

«Bene, bene. Vetki Uruz!!»

Alla mia parola d'ordine irruppero nella sala i nostri guerrieri, capitanati da Agravain, che circondarono quei pochi cavalieri.

Mi strappai il drappo blu e lo sostituii con quello rosso sotto i loro sguardi sbigottiti.

«Mordred... che stai facendo?! Questo è alto tradimento!»

Mi feci largo tra i miei soldati sorridendo e sguainai la spada al collo di quel cavaliere così leale.

«Da questo momento in poi, Camelot appartiene al suo legittimo re!»

«Ah... Credi davvero che ci inginocchieremo di innanzi a te?! Un figlio bastardo, ed ora anche un traditore?!»

Squadrai in un attimo lui e i suoi compagni: un gruppo di giovani inesperti e vecchi veterani. Credevano davvero di poterci fermare!

«Molto bene, Agravain

«Sì, mio re»

«Date il segnale e... occupatevi di loro. Io ho un altro compito che mi aspetta»

Poco prima di andarmene,sotto una pioggia di insulti, mi rivolsi beffardo a Sir Balan e agli altri cavalieri

«Mi avete convinto! Vi meritate un trattamento di favore per dei cavalieri nobili come voi. Spero che vi piaccia penzolare dalle mura erette dal vostro amato re. Addio...»

Mi allontanai tra le grida di morte di quei disperati, ma il mio obiettivo era chiaro. Stavo per togliermi una soddisfazione che attendevo da anni.

«Chi è? Siete voi Sir Balan?»

«Toc, toc. Il destino bussa alla tua porta, Ginevra»

«Chi è?! Che cosa volete?!»

«Non è passato così tanto tempo Ginevra,  ti sei già dimenticata la mia voce?»

«Mordred! Come vi permettete di entrare nelle stanze della regina?!»

«Mi dispiace tanto, ma credo che tu non sia  nella posizione di dare ordini»

La  moglie del re mi si parava davanti in tutta la sua bellezza, questo glielo concedo: era seduta sul suo letto mentre si pettinava i capelli.
Indossava una veste candida con dei riflessi celesti nelle pieghe che contrastavano i bruni capelli che gli scendevano fino alla schiena, questo abbigliamento era insolito, forse sperava nell' arrivo del suo amante?
Può da tanta bellezza nascere tutta questa corruzione?

«Vattene immediatamente! O sarò costretta a chiamare le guardie!»

Mi avvicinai a lei e la afferrai delicatamente aalle spalle portandola alla finestra

«Sei impazzito?! Quando Artù saprà di quest...»

«Guarda cosa sventola nell'aria»

Dissi indicando il mio stendardo sventolare sopra la rocca di Camelot
«M-ma... q-questo...»

Riuscivo a sentire il suo corpo tremare e palpitare, tutta la sua sicurezza si era dissolta in un attimo. Che visione meravigliosa!

«Tu... Cosa stai facendo?! Credi davvero di riuscire in  questa follia?! Stai infrangendo il giuramento di fedeltà al re!»

Sorrisi malignamente fissando quei decisi occhi verdi

«Tu hai il coraggio di parlare di fedeltà? Tu che infrangi il più sacro dei giuramenti, vieni a parlarmi di fedeltà? Dimmi come ci si sente a tradire l'uomo che hai sposato e che ti ama a tal punto da rischiare tutto ciò che a costruito per salvarti?»

Estrassi la spada e la portai al suo collo, la mia voce da sarcastica divenne fredda nonostante sentissi il mio cuore battere all'impazzata.

«Tu e il tuo amato siete la causa della rovina di Camelot, siete sfuggiti una volta alla giustizia ma questa volta pagherete. Mi hai allontanato da Camelot per paura che rivelassi la tua corruzione, non è bastato svelare la vostra relazione per avere giustizia, no! Perchè tu sei la regina del re e lui è il prototipo del cavaliere, non è così? Il tuo tempo è finito come quello di Lancillotto»

Lei caparbia e ottusa  mi rispose con un tono di sfida, ma non faceva che alimentare il mio desiderio di vendetta.

«Avanti! Uccidimi! Sei venuto solo per questo, Sir Mordred...»

«E liberarti dalle tue responsabilità? Non credo proprio! Anzi credo di aver trovato una pena più adatta alla tua persona»

La afferrai con forza alla gola e mi avvicinai al suo orecchio

«Tu sarai la mia sposa»

«Non oseresti!»

«Allora dichiara apertamente il tuo tradimento e preparati ad affrontare il tuo giudizio»

«Mai!»

«Così sia!»

Mollai la mia presa facendola cadere a terra  e mi diressi verso l'uscita, dove ad attendermi c'era Sir Malagant insieme a due suoi uomini

«Com'è la situazione Malagant?»

«Sire, se desiderate seguirmi ve la mostrerò»

«Dì ai tuoi uomini di sorvegliare Ginevra e di non farla uscire per qualsiasi motivo, se non per il piano di oggi... Non voglio che gli sia torto un capello, chiaro?»

«Sì, sire se volete seguirmi... Voi due, rimanete qui e sorvegliate la regina»

Malagant mi condusse in cima alla torre più alta per mostrarmi la situazione dall'alto:

«Camelot è completamente sotto il nostro controllo, solo alcune zone periferiche devono ancora cadere. I romani hanno inviato un manipolo di loro uomini per aiutarvi, mentre i signori della guerra sassoni stanno organizzando le proprie armate per unirsi alle nostre forze »

«E da parte di Artù e delle sue forze avete incontrato una qualche resistenza? Da dove i loro eserciti possono attaccarci

Malagant non rispose subito, ma mi passò una mappa e mi indicò un paio di località dove gli eserciti si sarebbero potuti scontrare. Fortunatamente erano troppo distanti

«Di questo non ci dobbiamo preoccupare subito, Malagant occupatevi di portare l'ordine il più velocemente possibile. Presto avremo bisogno dei contadini da arruolare»

«Sarà fatto, Sire
«
»

Il piano era quasi alla sua fase finale, già pregustavo il sapore della vendetta...

Quando arrivai nella piazza del castello era tutto pronto per la mia grande rivincita: un patibolo su cui era incatenata Ginevra, tutt'intorno i nostri stendardi sventolavano nel cielo, primo fra tutti quello del castello mentre quelli di Artù erano ammassati davanti al patibolo, una folla di contadini e curiosi si era riunita a vedere quell'insolito spettacolo.
Vidi, per primo, mio fratello Agravain che portava fiero il drappo rosso, incalzando la folla a ribellarsi ad Artù e ad accettarmi come re.
Non appena la folla si accorse della mia presenza, smise di rumoreggiare e calò un silenzio surreale rotto solo dal gracchiare dei corvi.
Ad ogni mio passo, le persone mi facevano largo, nei loro volti riuscivo a cogliere lo sgomento e la sorpresa.
Salito sul patibolo, feci un respiro profondo, e iniziai il mio discorso:

«Sudditi di Camelot, contro di voi si è scatenata una maledizione, portata dalla corruzione del vostro re, un tempo saggio e giusto, ora diventato solo l'ombra di se stesso.
Camelot era nata per portare ordine e prosperità a tutti voi, e per molto tempo ci è riuscita, fino a quando il migliore dei cavalieri del re, Sir Lancillotto del Lago, ha insidiato la regina Ginevra e portato la decadenza e la corruzione su Camelot.
Morte, guerra, distruzione, tutto ciò che avevamo faticosamente ricostruito venne annientato dalla passione carnale ed empia di questi due esseri
»

Indicai allora la regina che non si degnò di rispondere alle mie accuse.

 
«Non desiderate forse riportare la stabilità e l'ordine? Volete forse vedere annientato un sogno per cui molti, troppi, hanno donato la propria vita? Che cosa volete sudditi di Camelot?»

La folla, sorprendentemente, rispose con entusiasmo alla mia domanda:

«Pace! Pace! Pace! Pace!»

«Chi porterà questa pace?»

Si alzarono, allora, altre voci:

«Mordred! Mordred! Mordred! Mordred»

«Cosa sono io per voi?»

«Il liberatore!»

Sentii come una freccia che mi trapassò il cuore, ma non mi feriva anzi mi dava una carica che mi dava forza e sicurezza: pochi attimi prima mi guardavano come un criminale, ora sono osannato come un salvatore. Credo sia questo il sapore del potere, del vero potere...

«Ora miei sudditi non rimanete con le mani in mano, continuate le vostre mansioni, collaborate con i miei agenti, reclutate nuovi sostenitori per la nostra causa e insieme da queste rovine creeremo una nuova Camelot che porti pace, ordine e sicurezza!»

«Lunga vita al re! Lunga vita al re! Lunga vita a Mordred! Lunga vita a Mordred!»

Mio fratello a quel punto si avvicinò cercò di dirmi qualcosa, per quanto erano forti le grida, io capii solo :

«Fratello, non vedi come ti adorano?»

«
Agravain, spero solo che questa non sia solo un isteria collettiva»

In quell'attimo provai una sensazione di gloria ma anche di preoccupazione, come fosse un presentimento che svelasse tutte le mie peggiori paure...

Mio fratello... non potevo neanche immaginare, neanche nei miei sogni più sfrenati ciò che aveva architettato...








 

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Capitolo 4
*** e la corona di spade ***


Morde

Dopo quasi una settimana la situazione si stava volgendo a mio favore: 

il reame era quasi completamente in mio potere, poche sacche di resistenza di potenti cavalieri erano sparse qua e là, lasciate in balia dei sassoni. 

Galvano bloccato dai sassoni a nord, Artù dai romani a sud, sembrava che niente e nessuno potesse fermarmi

«Sire ho delle buone e cattive notizie» 


«Avanti! Ditemi a che punto è il reclutamento»

«Erg... mio signore...»

Mi trovavo davanti un giovane scudiero, intimorito e visibilmente provato dalla fatica. Quasi mi dispiaceva di volerlo incalzare con le mie domande.

«Che cosa dovete dirmi?»

«Il reclutamento è stato completato, a quanto mi è stato riferito, ma...»

«Ma cosa?!»

«Sire... Artù... i romani...»

Mi sentii gelare il sangue come mai in vita mia.

«Che cosa è successo?! Avanti rispondi!»

«I romani sono stati sconfitti, Artù sta tornando a Camelot»

In realtà me lo aspettavo, sembrava tutto troppo facile... Ma perchè prorpio ora?!

«E... la buona notizia»

«Abbiamo catturato lo stregone Merlino»

«Meraviglioso! Portatelo subito qui»

«Sarà fatto»

Lo scudiero uscì dalla  sala della guerra, richiudendo la porta.


La sala della guerra non era enorme, l'avevo ritagliata da una stanza degli ospiti che si trova all'interno di una delle quattro torri principali del castello, situata a sud-ovest, e dalla cui cima si può scrutare l'intero reame.


Se Artù raggiunge il reame per me è la fine, quindi devo fermarlo prima, ma dove?

Sul tavolo consultavo freneticamente le varie mappe per trovare un luogo facilmente raggiungibile ma che ci desse il vantaggio sulla loro cavalleria. Vediamo... da Londinium è impossibile troppo distante ma se da Aquae Sulis giungessero dei sassoni... improbabile... ma se costeggiamo il mare... o la strada verso sud... potremmo... No! No! No!

«Dannazione!»

Lanciai la mia stilo sul tavolo che rimbalzò a terra.

«Vedo che mio nipote non è uno scansafatiche come il padre!»

Mi voltai verso quella voce fin troppo familiare e vidi la sorella di mia madre e di mio padre: Morgana le Fay.
Era di una bellezza innaturale, una donna dai fulvi capelli ricci e dal volto perennemente giovane.
Le sue doti come maga sono rinomate in tutta la Britannia, e come dargli torto. Dopotutto è riuscita ad entrare nella stanza senza che io mi accorgessi di nulla.

«Lady Morgana... Voi...»

«Non essere così formale Mordred! Dopotutto sono tua zia»

«Eh... e sei anche la donna più astuta del mondo. Dimmi, a cosa devo il piacere di questa visita?»

«Oh! ma come sei sospettoso! Sono venuta a godermi il tuo trionfo e la rovina di Ginevra, vendicare tua madre mi sembra più che dovuto. Per questo sono venuta anche per portarti aiuto contro Artù»

«Ma come sei generosa! E non vuoi niente in cambio?»

Morgana non si scomodava mai se non ci fosse qualcosa da guadagnare.

«Vedere Artù e Ginevra distrutti sono più di una riconpensa in terre e denaro. Ma Mordred, che cattiva opinione hai di me! Non credi che sia venuta per aiutarti senza avere nulla in cambio?»

«Non offenderti, è solo che non ti vedo così generosa da donare un intero contingente di uomini solo per il tuo nipotino preferito»

Lei si avvicinò  e mi sussurrò con una  dolcezza
strana, troppo fredda per essere autentica.

«Smettiamola con i giochetti, Mordred. Ascolta, tutto ciò che ti chiedo è di consegnarmi, ora Merlino, dopo Excalibur, in cambio avrai l'appoggio di tutte le mie doti magiche. Non ti ricapiterà due volte nella vita un'occasione del genere...»

Era stata fin troppo convincente.

«Va bene, devi solo giurarmi che manterrai i patti»

Un lieve sorriso gli comparse in volto. Ormai aveva ottenuto ciò che voleva.

«Hai la mia parola, mio sire»

Lo scudiero di prima ritornò portandomi Merlino.

Era sempre lo stesso: un vecchio dalla lunga barba bianca, e dalle vesti verdognole simili a quelle degli antichi sacerdoti pagani, molto lunghe simili a stracci, e con erbe di tutti i tipi legate alla cintola.

Mi guardò con uno sguardo beffardo, come era solito fare quando gli capitava di incontarmi.

«Vedo che il giovane lupo si appresta a prendere il posto del padre, ma presto renderà conto delle sue azioni»

Argh! Quanto lo odio quando inizia a parlare così!

«Smettila di parlare per indovinelli, vecchio. So che non mi risponderai ma te lo chiederò lo stesso: dove sta marciando Artù e perchè ti ha inviato così lontano? »

Merlino non rispose, nonostante le catene lo obbligassero a tenere una posizione china, alzava
fieramente la testa sotto lo sguardo di Morgana che rideva di gusto sulla sorte della sua nemesi.

«Molto bene, se la metti così... ti affiderò alle cure di Morgana, stregone. Portatelo via!»

Morgana e lo scudiero portarono fuori Merlino, ma prima di uscire pronunciò delle parole profetiche.

«Ricorda, la corona che hai scelto ti porterà alla rovina, Camlan sarà il tuo inizio e la tua fine, lì riceverai il tuo giudizio finale»

Dopo che se ne andarono tornai ai miei piani e alle mie strategie.

Passai ore e ore senza trovare una soluzione al mio problema o quasi...
Infatti c'era una località che era perfetta per le nostre forze, facilmente raggiungibile e da ostacolo per l'avanzata di Artù... Camlan... Un nome tanto insignificante quanto disturbante...
Possibile che Merlino...
Al diavolo le superstizioni! Devo solo radunare l'esercito e poi ci metteremo subito in marcia a Camlan...

Uscito dalla stanza incontrai Sir Malagant in tenuta da guerra.

«Mio re, come ci aveva ordinato, abbiamo preparato i nostri uomini per la partenza. All'appello rimangono solo i sassoni e gli uomini di Sir Agravain»

«Sir Malagant, affido a voi il compito di guidare le forze che ha radunato a Camlan. Questa è la mappa. Partite immediatamente e attendete il mio arrivo»

«Come ordinate, sire. Gloria a Camelot!»

«Gloria... a Camelot»

Prima di cercare mio fratello dovevo occuparmi della rovina di Camelot.

«Soldato, la regina è nelle sue stanze?»

«No, sire. Aveva richiesto di uscire sulla balconata orientale, a controllarla abbiamo mandato un tale Galehaut...»

«Dannazione!!!»

Corsi il più velocemente possibile, Galehaut era il siniscalco di Ginevra e fedele amico di Lancillotto. Dovevo fermarli prima che potessero fuggire.

«Non abbiamo molto tempo»

«Lo so Galehaut. Sbrigati con questa corda»

«Fatto. Possiamo scendere»

I due erano ormai al di fuori della fortezza e si apprestavano a fuggire con dei cavalli, davanti a loro c'era un folto bosco e da lì la fuga sarebbe stata più rapida.

«Guarda, guarda chi è appena uscito dalla sua tana. Che Peccato! Vi abbiamo scoperto troppo presto. Sarebbe stato più divertente darvi la caccia!»

Mio fratello Agravain assieme ai suoi uomini aveva impedito a Ginevra e al suo aiutante ogni possibilità di fuga.

Galehaut sguainò la spada contro Agravain che si avvicinava minaccioso con un espressione sadica.

«Vedere un parassita che ha un così grande attaccamento al proprio padrone è uno spettacolo indimenticabile! Eh Eh... Credevi davvero che ti avrei lasciato da solo con la regina ? Uh..  Idiota...  Addosso!»

Il siniscalco si era gettato furioso contro Agravain e i suoi soldati

«Corri Ginevra!»

«Non lasciatela fuggire! La voglio viva!»

Al segnale di Agravain i suoi uomini si avventarono sui due, ma mentre Galehaut li teneva a bada Ginevra riuscì a fuggire verso oriente, verso il bosco...

«Mi dispiace per te, viscida serpe, la regina ti è sfuggita!»

Agravain indietreggiò, ridendo come un ossesso.

«Ahahah... Guarda meglio idiota... ahaha...»

«Forza! Ancora un altro sforzo! Hyaa!»

Una cupa cantilena iniziò allora a risuonare... proveniva dal bosco...

«Sigel... Naudiz... Sigel... Naudiz... Dyrth... Eilfth... Sowulo...»

Non appena Ginevra fu arrivata all'entrata del bosco sbucò fuori un manipolo di dieci cavalieri a cavallo seguito da altri cavalieri appiedati:
erano rivestiti interamente di una cotta di maglia molto spessa rafforzata con delle rifiniture in ferro e indossavano dei terrificanti elmi a mezza maschera che coprivano interamente i volti.
La regina venne disarcionata e catturata sotto gli occhi scioccati di Galehaut.

«Come vedi avevo previsto tutto...»

Agravain si avvicinò fulmineo a Galehaut e gli diede un colpo sul collo con l'elsa della spada.

«Galehaut! Bastardi! Lasciatemi andare!»

Io osservavo la scena dalla balconata, pietrificato non so da quale folle emozione.

«Soldati salutate il nostro re»

«Lunga vita a Mordred! Lunga a vita al re della corona di spade!»

Rimasi allibito, quei cavalieri erano sassoni ma tra di loro riconobbi anche dei miei uomini.
Quel vecchio...

«Sir Agravain, ditemi a cosa devo questo titolo?»

«Non è di mia iniziativa, sire. Per tutto il reame si associa il vostro nome a questo appellativo»

Ero furioso, quell'idiota poteva aver combinato qualsiasi cosa... ma avevo già intuito il motivo...

«Sir Agravain voglio che mi raggiungiate  nella sala della guerra»

«Sarà fatto»

Mi diressi immediatamente nella sala della guerra e dopo un pò giunse Agravain

«Che ci facevano quei cavalieri nel bosco? E cos'è questa storia del re dalla corona di spade?!»

Mi sorrise divertito, e questo non è mai rassicurante...

«Eh eh eh... fratello ti ricordi la mia missione...»

«Certo, ti avevo chiesto di arruolare una milizia e di consolidare il mio dominio, allora?»

«Io ho eseguito solo i tuoi ordini: i villaggi ribelli sono stati saccheggiati e bruciati, lasciati in balia dei sassoni; chi si è rifiutato di arruolarsi o chi è rimasto fedele al re corrotto ha subito "L'aquila di sangue" e non saranno più un problema»

«Di cosa stai parlando»

«Oh ma è semplice, è una pratica sassone: si lega ad un albero la vittima e poi  gli si apre il petto fino a che le costole non formano delle ali insanguinate»

Inizavo a sudare freddo, sentivo il puro terrore, la paura di ciò che avevo causato.

«N-non è possibile... »

«Avanti fratello, cosa ti importa di questi vermi?  Se tu avessi chiesto ciò che ti spetta ad Artù, credi che ti avrebbero difeso? No. Gli uomini non sono altro che miseri insetti, egoisti e vigliacchi, pur di salvarsi la vita sono disposti a tutto. Abbiamo concesso loro di scegliere o con noi o contro i noi»

«Questo non giustifica i massacri... Hai lasciato in balia dei sassoni dei poveri contadini... Dove è finito il nostro giuramento?! Dove è finito il nostro onore?!»

«Fratello, io e te saremo pure nati dalla stessa madre ma siamo totalmente differenti: tu sei legato ad un mondo bigotto e ipocrita che si nasconde dietro falsi codici morali, io preferisco seguire il modello più naturale dei sassoni; chi possiede un animo fragile deve sottomettersi al più forte e se si oppone bisogna spazzarlo via senza pietà. Tu puoi continuare a lottare, a combattere per un mondo più giusto ma sei destinato a fallire. Credi che una volta unificato il reame le cose cambino? No, tu cambierai solo i padroni a chi è già servo, perchè il mondo è diviso tra liberi e schiavi, fratello, e questo dato di fatto nè tu nè nessun'altro potrà mai cambiare. Mai...»

Ero... non so come descriverlo...

«Bene... Sir Agravain si unisca insieme alle altre forze e attenda il mio arrivo. Voglio inoltre che la regina sia rinchiusa nel castello fino a nuovo ordine»

«Un'ultima cosa, mio sire, quei cavalieri che hai visto prima sono le truppe inviate da Morgana, e ti assicuro che non esiste nulla di più terrificante della loro abilità in battaglia... dovevi vedere come macellavano i poveri diavoli che gli si paravano davanti...»

«Taci! Ora esegui i miei ordini! E alla svelta!»

A queste parole si stampò in volto un ghigno sadico.

«Come ordinate... Sire...»

Era fatta, ero riuscito ad unificare il reame... sì, ma con il pugno di ferro. Ero riuscito ad annientare la corruzione... solo per lasciare il posto all'oppressione...

Ora ci troviamo qui, amico mio: Nel luogo del giorno del giudizio...

Ma tu amico mio mi sei sempre rimasto fedele... e per questo ti chiedo un favore...









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Capitolo 5
*** Amico mio ***


Mor Il fuoco scoppiettante è l'unica cosa in grado di riscaldare questa fredda notte.
Eccoci a Camlan, questa piana ad est del fiume Cam, verde ma allo stesso tempo brulla e secca, intervallata da dolci colli e piccoli boschi.

«Ascoltami bene Sir... anzi... Drest. Tu sei stato il mio scudiero fedele per tanti anni e abbiamo lottato assieme molt...
»

«E come dimenticarlo, sire! Mi avete salvato dalla miseria e avete permesso al mio popolo di sopravvivere. Non fatevi scrupoli per voi sono disposto a tutto »

Eh... il buon vecchio Drest, minuto ma con il fuoco negli occhi, coraggioso e leale... un pitto, antico abitante di Britannia, e il mio più caro amico... ormai posso fidarmi solo di lui.

«Ho un'ultima missione per te, amico mio»

«Vedi questa» dico porgendogli una lettera «Questa deve arrivare sana e salva da mia moglie a Northumbria. Difendila a costo della vita»

«Sarà fatto, mio sire»

«Un'ultima cosa, dovrai proteggere lei e mio figlio dai miei nemici, sono stato chiaro?»

Drest rimane scioccato, aveva intuito le mie paure.

«Non credete di vincere, non è così?»

«Guardati intorno, io vedo solo più guerra e distruzione di prima. Vedo tanti soffrire a causa della mia ambizione. Lo sento, domani sarà il mio ultimo giorno ed è per questo che tu devi tornare a  Northumbria, devi proteggere la mia famiglia e per questo posso fidarmi solo di te»

«Sire» si inginocchia solennemente davanti a me «Vi giuro che seguirò questo suo ordine e abbiate fede nella vittoria finale. Gloria a Camelot!»

Accompagno Drest fuori dalla tenda e gli porgo il mio ultimo saluto «Addio amico mio sentirò molto la tua mancanza»

«Ci rivedremo a Camelot, quando saremo davanti al banchetto per la vostra vittoria. addio mio sire»

Le sue parole si perdono mentre va al galoppo verso nord attraverso una sottile nebbia.

Nel tornare nella mia tenda non posso non notare l'inspiegabile agitazione nella tenda di mio fratello.

«Avanti, non fare la difficile»

Irrompo nella tenda e vedo mio fratello e i suoi uomini mentre molestavano alcune delle prigioniere, la maggior parte mogli o figlie dei calvalieri leali ad Artù.

«Cosa sta succedendo?! Voglio saperlo subito?!

I suoi uomini si mettono sull'attenti e si fecero da parte indicando la parte più interna della tenda dove scovo mio fratello mentre  e tenta di far violenza
a una fanciulla.

«Agravain! Che stai facendo!»

«Ah fratello, non vedi come stiamo intrattenendo le signore qui presenti?»

Disse lasciando la povera ragazza.

«In fondo, ci stiamo godendo il bottino»

Ero fuori di me e lo colpii in pieno volto con un pugno.

«Tu! Tu... Fa armare i tuoi uomini e preparali per la battaglia, voglio che andiate in avanscoperta e mi indichiate la posizione dei nemici»

Mi avvicino alla fanciulla in lacrime.

«Stai bene»

«S-sì»

«Fa venire le tue compagne nella mia tenda, lì sarete al sicuro»

Esco dalla tenda e vedo mio fratello e i suoi uomini ora pronti a combattere.
Intonavano quel loro canto lugubre e sembravano fremere dall'iniziare la battaglia finale.

«Reid... Naudiz Reid....Gyfu Isaz Gar... Eilfth... Sowulo...»

«Vi voglio qui per domani mattina. Ora andate e non deludetemi»

I cavalli partono al galoppo e con loro il ghigno beffardo di Agravain.

«Non vi deluderemo»

C'è la luna piena... non l'avevo notata... Madre...

«Sire...»

Vengo interrotto dalla stessa fanciulla di prima.

«Siamo pronte a partire»

«Seguitemi»

Conduco le prigioniere nella mia tenda, sposto alcuni tavoli ed altro mobilio per far spazio ed aspetto che le prigioniere si addormentino.

Con la coda dell'occhio vedo la fanciulla che ho protetto guardarmi con insolita intensità.

«Volete dirmi qualcosa, pulzella?»

Perchè mi guarda così? Mi sta facendo rabbrividire.

«Sire... io non condivido ciò che state facendo e non posso perdonarvi per ciò che mi avete fatto... Ma... Vi ringrazio a nome di tutte noi per averci protette da quei bruti»

«Voi siete la figlia di Sir Balan, non è così?»

La ragazza si chiude in un cupo silenzio ed inizia a singhiozzare.
Mi avvicino a lei e le porgo un fazzoletto.

«Non chiedo che tu comprenda i  miei gesti, ma sappi che mi dispiace per coloro che sono morti a causa mia... »

Mi lancia un'occhiata di odio mista a sorpresa ma non accenna ad una risposta.
lascio la pulzella a se stessa e mi metto a letto.

A quanto pare il mio momento si avvicina... Madre... Spero tu sappia cosa abbiamo messo in moto... Qui non c'è in gioco Camelot e il mio orgoglio...
No, c'è  molto di più... Perchè? Perchè l'ho fatto!? Perchè ho permesso la morte di molti, la distruzione di villaggi e la disperazione di molte famiglie? Perchè... No, non è Camelot, nè la giustizia... è la mia ambizione, la mia sete di dominio, è il mio egoismo... Quella fanciulla... Perchè mi ricorda Igraine... Sono tutto ciò che ho giurato di distruggere... Non si può più tornare indietro... Perchè? Sono io o è Dio?



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Capitolo 6
*** Il giorno del giudizio ***


Krieg Infine è giunta l'ora...
Abbandono le donzelle al loro riposo e chiamando degli scudieri indosso la mia armatura,
l'esercito è ormai pronto alla battaglia e la mia richiesta di una riunione con artù è stata rifiutata. Non si torna indietro.
Il campo di battaglia stabilito è adatto ad una classica battaglia campale, le armate ora si scontreranno in pianura con delle colline a nord, vicino al nostro accampamento il fiume ad est e il bosco a sud.
Il piano e impegnare Artù sul fianco e permettere la manovra di accerchiamento ma
secondo i ricognitori Galvano arriverà prima del tramonto, quindi dovremo far presto
Alla testa dell'esercito mi appresto a incoraggiare i miei uomini... riesco a vedere i cavalieri di Artù avvicinarsi in lontananza.
«Soldati! Quest'oggi voi non combatterete per la gloria, non combatterete per la vostra vita. Voi combatterete per scrivere la storia, combatterete per l'immortalità dei vostri nomi. Chi sopravviverà a questa rossa alba potrà dire ai propri figli ai propri nipoti: io c'ero, io ho scritto la storia!»
I soldati urlano il mio nome con quanta voce hanno in corpo.

«
Siamo in superiorità numerica, ma cosa ci importa? Io sono certo che uno solo di voi, cavaliere,fante o scudiero che sia, valga più dell'intera armata nemica. Ora rivolgiamo le nostre preghiere all'onnipotente, ringraziamo il cielo e lasciatevi trascinare dal nostro grido di guerra: Vittoria, Gloria ed Onore a Camelot!!!»
I miei soldati sono galvanizzati da queste parole e si lanciano alla carica:
Il grosso dell'esercito composto dai britanni di Sir Malagant caricano il centro della formazione di Artù guidata da lui in persona, il lato sinistro guidato da Sir Gahalat  impegnava gli alleati romani, demoralizzati dalla sconfitta del loro imperatore, infine il lato sinistro guidato da Lancillotto subiva la feroce offensiva di mio fratello Agravain al comando dei sassoni.
«Ah ah ah siamo arrivati alla resa dei conti, lurida feccia»
Il destriero di Agravain si lancia assatanato, tra le lance, la polvere e il sangue, contro Lancillotto che cade disarcionato, con la lancia però riesce a ferire Agravain e a farlo cadere da cavallo.
«Maledetto ora chiudero definitivamente la questione tra me e la tua sporca famiglia»
Agravain però si rialza e con forza riesce ad estrarre la lancia conficcata nella spalla e a lanciarla contro Lancillotto che però resiste grazie al pesante scudo.
Il cavaliere lancia il suo scudo colpendo Agravain al fianco, tramortito ma non sconfitto tenta di colpire Lancillotto con un fendente di spada ma cade a terra.
«Le tue ultime preghiere? »
Ormai Agravain è spacciato, trovandosi di fronte il cavaliere del Lago pronto a sferrargli il fendente letale non ha scampo.
«Porgi i miei saluti a quella cagna di Ginevra»
Agravain riesce a colpire la mano di Lancillotto con un calcio prima che lui riesca a finirlo.
la spada dell'avversario gli cade vicino ma mentre egli la riprende Agravain lancia il suo coltello da guerra nel collo di Lancillotto.
Ferito mortalmente ma non morto Il cavaliere del Lago indietreggia  togliendo il coltello dalla gola e pronto per l'ultimo disperato attacco, ma Agravain che è ormai in piedi con entrambe le spade, la sua e quella del suo nemico, decapita Lancillotto, staccando il capo dal resto del corpo del rivale.  
«Ah ah ah ah, madre, fratelli avete visto? La nostra vendetta è infine compiuta ah ah ah ah»
Il cavaliere sente una fitta al petto e vede una lama penetrargli a fondo, è Artù che finisce Agravain estraendo la spada e dandogli un calcio che lo fa stramazzare a terra.
Io arrivo in quell'istante ma ciò che mi ferma da attaccare Artù è un suono di corni, i rinforzi di Galvano!
«è finita Mordred, arrenditi e ti concederò una morte onorevole»
«Artù, vedi cosa hai causato? mi hai portato a questo»
«La tua folle ambizione ha portato a questo, con quali parole hai portato a questa ribellione? Odio, rabbia, vendetta, questo ti ha condotto a dichiarare guerra non a me, non a Camelot, ma a te stesso, ai tuoi ideali»
«Ora capisco...»
«Sei stato ingannato da Morgana e da tuo fratello, poni fine a questa follia ora»
Certo... ora è tutto chiaro...
«La mia missione è porre fine a quest'era e al tuo regno. Prima del tramonto uno di noi due sarà a terra morente e maledetto in eterno il primo che dirà "mi arrendo"»
Mi lancio alla carica contro Artù ma riesco solo a farmi disarcionare, da cavallo lui mi carica con la lancia ma questa cozza con il mio scudo e Artù cade a terra facendo cadere a terra Excalibur.
Riesco a rialzarmi e recupero Excalibur, la spada che aveva permesso ad Artù di trionfare, ma vengo sorpreso dal cavallo impazzito e quasi non vengo investito.
Artù ormai in piedi si avvicina a me, con lo scudo e la lancia ed io lo carico con tutta la forza che ho in corpo tale da mandare in frantumi lo scudo e da farlo cadere pesantemente al suolo.
Artù è in mio potere ora, la causa di tutti i miei mali è ora di fronte a me, a terra e inerme, ora porrò fine alla sua vita.
Lo colpisco al petto ma sento una fitta al torace... vedo la lancia di Artù che mi ha penetrato a fondo impalandomi... sento i rumori della battaglia, grida, urla, nitriti di cavalli e dei loro zoccoli, rumore di spade, scudi e armature che cozzano... sento il puzzo di sudore e sangue, mischiato a terra e fango... vedo i cavalieri di Galvano che caricano i nostri... cadaveri, la terra è impregnata del loro sangue... mi cade la spada... la fine è arrivata...
«Perchè... siamo arrivati a tanto?»




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Capitolo 7
*** Combattere ***


Krieg «Mio signore, le nostre forze sono pronte»
«Bene, fate iniziare l'invasione»
Il giovane cavaliere avanza nella brughiera alla testa del suo esercito: indossa un'armatura nera come la pece bordata da rifinimenti in argento e in sella al suo cavallo albino marcia orgoglioso fino a quando cade a terra .
«Ma che?
I suoi sottoposti lo aiutano a rialzarsi e scovano il colpevole: lo scheletro di un cavallo e del suo cavaliere, probabilmete morti a causa di un agguato frequente in questa regione di confine tra Northumbria e il Sud.
«Aspettate, ma quello...»
Sullo scudo molto rovinato da muschi e licheni si riusciva a scorgere un drago nero.
Il cavaliere cerca tra i resti qualcosa di utile e trova nella bisaccia deteriorata una lettera ancora integra che recitava:
"Mia cara Igraine
Se stai leggendo questa lettera sappi che con molta probabilità non potrò riabbracciarti.
è tutta colpa mia, avrei dovuto pensare a te e a mio figlio invece di seguire questa folle impresa, ma ormai non posso più cancellare il passato.
Io non credo di aver mai amato così intensamente nessun'altra donna.
Tu mia Igraine, mio piccolo fiore d'inverno, tu hai dato vita alla mia esistenza, tu sei il mio rifugio, tra l'odio e la disperazione e credevo che nella mia vita non ci sarebbe stato altro.
Ma tu, tu sola, mi hai mostrato lati della vita a me sconosciuti, il riso, la gioia, la serenità.
Ma non è questo il mio destino, io devo porre fine a questo mondo fatto di distruzione e guerra continua, porrò fine a Camelot, ad Artù e alla mia stessa vita.
Tu mia luce non devi permettere che mio figlio segua le mie orme, crescilo con i nostri sacri valori ma non portarlo sulla strada dell'ambizione e della gloria, o la storia si ripeterà in eterno e non finiranno mai i lutti, le tragedie causate dall'ambizione.
Ti amo"
«Mio padre... dev'esser stato veramente un grande uomo...»
Rimase immobile senza accennare ad un movimento fino a che:
«Prendete questa lettera e portatela a mia madre, deve riceverla il prima possibile»
«Come ordinate»
Melehan vede le sue truppe composte da sassoni e norreni ma anche da molti britanni, marciare attraverso la brughiera.
Ora che ha letto la lettera di suo padre è più che deciso a continuare la sua opera.

«Melehan»
«Sir Malagant, siete qui»
gli si avvicina un vecchio zoppicante e cieco all'occhio destro attraversato da una profonda cicatrice
«Siete pronto?»
«Questa volta niente potrà fermarci»
«Siamo pronti a dare a Camelot il colpo decisivo»
«No amico mio... Camelot non basta...»
Malagant guarda sorpreso il giovane condottiero.
«Noi faremo crollare tutta la Britannia e dopo questa anche il continente malato dell'ormai morto impero romano, non ci porremo limiti»
Melehan contempla la marcia del suo esercito sotto le prime luci dell'alba, migliaia di fiaccole che sono dirette a sud...
«Noi scriveremo la storia!!!»








Piccola nota dell'autore:
Ai coraggiosi che sono arrivati a questo punto faccio le mie congratulazioni per aver intrapreso questa lettura e averla conclusa.

Qui sotto ho per voi la traduzione delle parole dall'Sassone/Norreno in Italiano:

Dyrth =Gloria
Eilfth =Eternità 
Gar=Lancia
Gyfu=Dono
Isaz=Ghiaccio/Gelo
Naudiz=Bisogno
Sigel=Sole 
Sowulo=Salvezza 
Uruz=Acqua
Vetki=Veloce/rapido









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