Chanson de Marc

di MegJung
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La guerra del brindisino ***
Capitolo 2: *** I timori del sergente ***
Capitolo 3: *** La chiamata del soldatin Damian ***
Capitolo 4: *** Addestramento col softair ***
Capitolo 5: *** Le tre moire ***
Capitolo 6: *** L'incontro fatale ***



Capitolo 1
*** La guerra del brindisino ***


Era il banchetto nuziale di Nicola, re di Bari e la principessa Lia, tutto era in festa nel palazzo reale della città. I cabarettisti sul palco intrattenevano il pubblico con le loro battute, le ballerine ammaliavano con le loro danze provocanti e tutti bevevano gli alcolici sul tavolo del buffet e mangiavano a sazietà.
Arrivò il momento del brindisi, il re assieme alla sua compagna alzarono in alto i calici di cristallo traboccanti di vino. Tutti gli altri, funzionari, fedeli soldati e amici fecero come Nicola e festeggiarono allegramente.
Ma fra i tanti commensali vi era colui che sarà di questa storia l’eroe,
l’affascinante e misterioso sergente Marco, a cui questa canzone è dedicata.
Egli se ne stava rintanato nell’angolo più remoto della sala, sorseggiando lussuriosamente il suo vino.
La parola per lui era cosa poco usata,
e visto che parlar così mi ha stufata,
dico che non diceva mai un cazzo!
Egli stava sempre silenzioso e quando si parlava di qualcosa, veniva il dubbio se ti ascoltava o se non gliene fotteva un cazzo di quello che stavi dicendo!
Ma il fascino del misterioso colpisce sempre!
Ah quante fanciulle caddero ai suoi piedi, ma a lui non gliene fregava assolutamente niente!
Gli occhi languidi di tante ragazze posati su di lui, provocavano una marea di polluzioni notturne.
Traduco: sognavano i porno con lui!
Improvvisamente irruppe nella sfarzosa sala il messaggero di quel meschin regnante, il messagger giunse con una notizia eclatante.
-         Sua maestà, ricorda la dichiarazione di guerra che avete inviato tempo orsono? Bene re Michele di Brindisi ha accettato la sua proposta di guerra! -.
E Nicola gaio rispose:
-         Splendido, la nostra terra verrà  ricoperta di glorie e onori. Arriverà l’alba del giorno in cui vittoriosi festeggeremo sonori. Coca cola al popolo, gara di rutti del regno! -.
E tutti quanti festosi celebrarono la futura e lieta notizia e il tutto finì in un bel baccanale!
 

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Capitolo 2
*** I timori del sergente ***


E dopo aver passato la nottata ubriaco fradicio il nostro prode tornò finalmente a casa. Certo ci ritornò sembrando una papera con le emorroidi, sotto effetto di gas esilarante, ma ci ritornò.
Tanto debole, quanto incosciente
tanto che il suo nome non ricordava veramente!
Oh il dramma della madre quando vide il suo giovinetto di anni diciassette,
che faceva in tondo come un coglione bu bu settete!
Egli si stese e si addormentò, ecco finalmente il meritato riposo del guerriero.
Ma che guerriero? Al massimo faceva la domenica softair!
Lentamente ancora vestito, riprese finalmente lucidità, finalmente si rese conto di essere un emerito imbecille, dopo l’ennesima sbronza per troppa lemon soda.
E quando gli ritornò il senno, ah tragedia del mondo!
Si ricordò tutto perfettamente, la festa, il vino e la letterina del brindisino. Così che al povero Marco giunsero in mente miriade di crucci e angosce.
Nella gran guerra sarebbe stato lui, il sergente Marco a combattere e allora la paura arrivò sicura. Il viso divino del ragazzo si contorse preoccupato e iniziò a pensare a come continuare a vivere.” Ma perché non mi opposi a tale follia?” rimuginò “ son troppo giovane per crepare e sono ancora illibato, non posso morire senza aver fatto una sana scopata!”.
Povero Marco, cosa avrebbe dovuto fare, sprecar lacrime era cosa assai futile e s’incazzò come una iena per quel crentin di sovrano che aveva.
Cosa gliene poteva fregar a quel orrido di Nicola della guerra, tanto era l’incantevole Marco che poteva finire sotto terra.
-         Ma porca puttana di una vacca troia! – esclamò il povero milite.
Ma perché a lui, perché? Lui è figo perché non facciam morir il re che è uno sgorbio umano? A noi c’è possibile anche perché se Marco ha scelto di fare il soldato, ora con cavoli acidi suoi. Va bene è lo gnocco della situazione, ma perché deve morir?
Che la divina Moira Atropo non tagli troppo presto il suo destino!
Certo però caro Marco se l’hai voluto tu adesso ci rimani, ci sei finito da solo nella merda!

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Capitolo 3
*** La chiamata del soldatin Damian ***


Arrivò l’alba, Marco era riuscito ad addormentarsi con il fucile abbracciato come nanna. Non si poteva mai sapere se c’era qualche brindisino in aguato!
Ma quando il sole fu alto un compagnuccio del nostro eroe chiamò chiassosamente al citofono. Era il suo fedele compare, l’alto soldatin Damian. Marco fece salire nella sua dimora il suo amico, anche lui poteva capire la brutta disgrazia che era ieri avvenuta.
-         Amico mio, hai sentito la terribile novità? – chiese Marco attristato.
-         Si, finiremo tutti male, ma sarà bello poter combattere con te fino alla fine -.
Marco fece un sorriso, raramente parlava e Damian era l’unico a cui degnava parola
Rettifico: parlava solo con chi gli conveniva.
Neanche con la ragazza di Damian, Viola il caporal femminile, si sprecava in grandi sermoni. Ah Marco quanto parlerai con lei e quante lacrime le verserai!
-         Dobbiamo fermare questa pazzia! – esclamò l’alto soldato.
-         Non possiamo, abbiamo contro il re e tutto il popolo barese -.
Così i due ragazzi rassegnati rimasero, dalla casa di Marco andarono via per andar nel punto di ritrovo con gli altri sventurati. Dovevano andare nelle campagne piene di ulivi a sparare per allenarsi alla gran battaglion. Spari, rumori, fuscii, e fughe ah cosa ardente e passionante!
Ma cosa avete pensato, ad un addestramento? Sono andati alla partita di softair!

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Capitolo 4
*** Addestramento col softair ***


Giunsero tutti al luogo di ritrovo dal soldato più inetto, al gran generale, tutti i militi eran riuniti alla grande campagna. Il sergente Marco e il soldato Damian erano li presenti e andarono incontro alle altre: il caporal Viola con le sue compari i soldati Cristina e Federica. La prima era donna dura, nessun su di lei aveva comando, neanche il suo amor Damian era riuscito ad ammansirla; la seconda più docile, ma di parola tagliente, ma non era tanto diversa dalla prima: erano tutte due acide; la terza era la più ingenua forse un po’locca, ma per lo meno era più trattabile delle sue colleghe.
Arrivo il generale, gonfio in petto camminando,
fra le file dei suoi soldati diede il comando.
In due squadre si divisero e l’uno contro l’altra iniziarono a combattere furiosamente. Nascosti fra le fronde erbose cercavano di colpire l’avversario.
Marco e Damian si camuffavano fra i cespugli aspettando che le loro prede uscissero allo scoperto.
Le tre ragazzuole insieme facevano altrettanto e nascoste scatenavano l’inferno peggio degli uomini. Alla faccia del gentil sesso!
Quando un sol uomo si faceva vedere, elle facevan scoppiar una pioggia di pallini che li faceva diventare groviere.
Ma in lontananza, un rumore sospetto tutti udirono e sospesero la partita.
Tutti col volto crucciato guardavano l’orizzonte, una colonna di fumo si vide inalzarsi ed insieme l’agitazione di tutti accumularsi.
Giunse al quartier generale l’ultimo soldato tutto trafelato
e una orrida notizia avrebbe rivelato.
-         I brindisini son qui e ci stanno per attaccare! -.
Allora tutti non poterono che dir in coro:
-         Merda! -.
Ma il panico era cosa futile allora, con sangue freddo presero l’armi vere e reali e andarono ad affrontarli.
L’emozione di Marco e gli altri che per la prima volta presero un’arma vera e finalmente poterono fare i marines italiani! (Che idioti).
Così i nostri eroi finalmente per il sentiero s’inccamminavano
E i brindisini affrontarono. (Dovrebbe essere qualcosa tipo “andranno ad afforntare”, ma non trovavo la rima!)

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Capitolo 5
*** Le tre moire ***


Le tre ragazzuole si allontanarono dal gran gruppo di baresi e si isolarono nel bosco in una grande radura fiorita. Tutte e tre fiere e orgogliose si guardarono negli occhi complici e con un sorriso malefico. Quando le si vedevano in giro erano sempre insieme, parevano sempre confabulare contro il prossimo, un trio maledetto!
Levarono di dosso la lurida mimetica e diventarono quello che erano realmente: le tre moire! Cristina aveva indosso un lungo abito candido, era Cloto, la filatrice; Federica indossava una veste rossa con qualche buco alle estremità, lei era Lachesi, il destino; Viola portava una tenuta uguale alle sue compagne, ma era nera e completamente logorata, lei era Atropo, l’inevitabile.
Ok, non avrete capito un tubo di quello che ho scritto, dunque vi do una piccola spiegazione.
Chi  sono le moire? Sono quelle fetenti donne che possono renderti la vita impossibile, loro gestiscono il destino di tutto e tutti! (Non vorrei essere blasfema, ma sono più fighe di Dio!).
 Si, loro ti programmano pure quando devi andare al bagno, prima ancora che tu lo sappia e visto che son bastarde si divertono a fartela venire nei momenti meno opportuni.
Cloto, ossia la furba Cristina, è colei che crea, quella che ti ha inserito in questo universo penoso. Lo so, è una gran canaglia e nel mondo fra grandi dolori ci attanaglia!
Lachesi, la mansueta Federica, forse è la migliore di tutte, è colei che controlla e si fa i cazzi di tutto e di tutti. Lei è quella cattivona che ti mette appiccicata al culo la sfiga, ogni tanto quando è ubriaca fa avvenire una botticella di culo.
Atropo, ovvero l’acida Viola, era colei che poneva fine a tutto, faceva morire tutti spudoratamente. Si, è la più stronza di tutte, sarà colei che ti farà crepare sotto una mandria di bufali inferocita, ma almeno dopo non avrai più sofferenze!
-         Atropo questo è tua mansione, portar via le anime di quei sfigato che domani non vedranno l’alba! – disse Cloto.
-         Si, lo so. Che seccatura, però dopo il lavoro si va alla rocca e ci facciamo una bella cioccolata con la panna! -.
Spuntò nella mano sinistra di Atropo una grossa falce, era pronta a portare via tante anime pietose e s’infilò il gran cappuccio scuro in testa, rendendo invisibile il viso eburneo e la chioma di capelli d’oro.
Silenziosa entrò sul campo di battaglia con passo leggero,
e che l’incantevole Marco non falcia, io spero!
 

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Capitolo 6
*** L'incontro fatale ***


Fu così che la nostra bastarda di moira (la nostra cara Atropo) lasciata sola dalle sue colleghe scese giù sul campo di battaglia.  Il suo abito veniva mosso dalla brezza mentre si dirigeva verso il suo obbiettivo: tagliare il filo della vita dei poveri sventurati guerrieri che venivano colpiti mortalmente.  Girovagava fra gli alberi facendo cadere tante vite, anche se la partita era di softair anche un misero pallino di gomma poteva essere letale.  Nessuno aveva idea di quante vite potevano essere stroncate scivolando su uno di quei proiettili finti. Un minuto prima cercavi di fare il figo brandendo un fucile a batterie e poi... bum, caduto, tutto finito. Tanti brindisini e baresi non riuscirono a fuggire alla letale morsa della spietata Atropo senza cuore. Certo che lo bionda moira era proprio una bastarda.
Atropo: - lo so! -.
Zitta moira e fa il tuo dovere!
Ma c'era ancora un barese nascosto fra i cespugli che non era stato ancora colpito. Era sempre lui il nostro eroe senza parola che si parava il culo passando fra un pallino e l'altro durante le sparatorie
Esatto, sto parlando del nostro prode: l’incantevole Marco dal deretano celestiale.
Eh, il nostro aitante, prode e verginello Marco che tentava invano di rendersi figo per cercare di fare breccia nel cuore, e nelle mutande, di qualche bella ragazza per non essere più preso per il culo dai suoi amici e conoscenti. Peccato però che non gliene andava bene mai nessuna. Ormai gli anni stavano passando, doveva darsi una mossa; e poi pensate a quanti spermatozoi sprecati per niente?
Persino uno sfigato come il soldatin Damian era riuscito a concludere qualcosa. Forse poteva parere il più stupido della combricola, ma in realtà era parecchio astuto: si era chiavato la moira bastarda guadagnandosi l'immortalità.
Ma non perdiamo il filo del discorso!
Il nostro eroe dalla verde mimetica si andava nascondendo finché un brindisino in fragrante lo beccò. Aveva il fucile del suo nemico puntato sulla fronte e non aveva via di scampo.
Atropo sentì l’irresistibile odore della morte imminente di Marco e andò sulla scena dello scontro per scoprire, fra il brindisino e Marco chi sarebbe stato il vincitore.
Oh Atropo che abbia pietà! Chi susciterà più polluzioni notturne se morirà.
Allora c’era il nostro Marco con la vita in bilico, osteggiato da un brindisino per noi di poco interesse. Brindisino o Marco? Quale filo vitale l’atroce moira avrebbe tagliato?
 
TO BE CONTINUED …
Nel “Marco Innamorato” scoprirete la verità!
Ringrazio _Talia_Grace_ che mi ha ricordato dell’esistenza di questa storia e tutti quelli che l’hanno recensita e messa tra i preferiti, ricordate e seguite!

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