The Life Before His Eyes

di Klaineinlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Titolo: The Life Before His Eyes
Titolo Italiano: Davanti agli occhi
Personaggi: Kurt, Blaine, Sebastian, un po' tutti più nuovi personaggi inventati da me.
Rating: Arangione/Rosso
Avvertente: Questa storia contiene diverti tipi di violenza ma che verranno trattati con adeguata sensibilità.



PRESENTE

 

 

Kurt si era alzato di buon umore. In realtà era già da una settimana che era così allegro.

“Tutta colpa dell'amore” aveva detto suo padre mentre facevano colazione. Ed era vero.

Da quando Kurt frequentava ufficialmente Blaine Anderson le cose erano cambiate completamente.

C'erano stati così tanti alti e bassi tra di loro che Kurt si chiedeva come Blaine riuscisse a sopportarlo.

“Non finisci di mangiare?” domandò Burt riportando il figlio alla realtà. Kurt scosse la testa e sorrise finendo di bere il suo succo d'arancia.

“Vado a lavarmi i denti. Avvisa Finn che se non arriva nei prossimi tre minuti vado via senza di lui” gli disse Kurt salendo le scale.

Sapeva che suo fratello era sempre ritardo e lui non poteva permetterselo: lui e Blaine arrivavano sempre un po' in anticipo a scuola per poi chiudersi nel bagno meno usato e darsi il buongiorno come fa ogni coppia innamorata.

Kurt sorrise al suo riflesso nello specchio: era felice. Poteva confermarlo lui stesso di essere felice e sapeva che il suo sorriso si sarebbe ampliato di più non appena avrebbe incrociato un paio di grandi occhi color caramello.

Si sistemò i capelli e passò le dita appena sotto gli occhi per distendere le borse formatesi la notte precedente per aver parlato fino a tardi con Blaine al telefono.

Tornò in cucina trovando Finn con la testa nel piatto dei cereali.

“Finn!” lo chiamò rimproverando il fratello.

“Sono pronto! Andiamo!” disse confuso Finn agitandosi sulla sedia.

“Ci vediamo dopo papà!” urlò Kurt mentre apriva la porta.

“A più tardi, ti voglio bene!”

“Anche io”

 

 

 

Quando parcheggiarono al McKinley la scuola si era già popolata. Colpa di Finn che aveva chiesto a Kurt di passare a casa di Noah così da trascinare anche lui a scuola per il test di matematica. Kurt scese dall'auto e Blaine era già lì ad aspettarlo. Si avvicinarono entrambi senza però stringersi o prendersi per mano, e si guardarono negli occhi.

“Bagno del piano inferiore?” propose Blaine.

“Non aspetto altro”

Risero entrambi mentre correvano giù per le scale fino ad arrivare a quel corridoio poco affollato che conduceva ad un bagno maschile che non veniva mai usato da nessuno: era piccolo, lontano dalle aule e sempre imbrattato di scritte sui muri.

Blaine si avvicinò alla porta e cercò di aprirla.

“E' chiusa!” disse provandoci di nuovo ma invano. Anche Kurt avvicinò le mani alla maniglia e cercò di tirarla.

“Si sarà guastato e lo avranno chiuso” disse Kurt in tono di sconforto. Blaine ci pensò su e sorrise.

“Non fa niente, andiamo nel bagno principale e freghiamocene di tutti!”

“Blaine ma-”

“Andiamo!”

I due corsero di nuovo le scale non notando che stranamente più ragazzi stavano correndo nella scuola, ma erano troppo presi l'uno dall'altro: non si erano potuti vedere durante il weekend e adesso non vedevano l'ora di baciarsi.

Entrarono nel bagno maschile che stranamente era vuoto e chiusero la porta. Giusto il tempo di voltarsi che le loro labbra si incontrarono in un forte e incasinato bacio.

“Dio mio! Quanto mi sono mancate le tue labbra, Blaine” disse Kurt mordendo il labbro inferiore del ragazzo “Le tue labbra, i tuoi occhi. Tutto! Ti amo, ti amo così tanto!” continuò Kurt cercando di parlare e baciare contemporaneamente.

Blaine lo afferrò per i fianchi e lo sbatté involontariamente contro uno dei lavandini che erano allineati nel bagno e continuarono a baciarsi.

Poi un grande botto.

Un altro ancora.

Ancora un altro.

“Che succede?” domandò Blaine staccandosi dalle labbra di Kurt.

Urla.

Passi veloci e No ti prego!

Altri colpi

Non farl-

Pianti. Ragazzi che piangevano senza sosta mentre urlavano.

“Vado a vedere” disse Blaine staccandosi da Kurt. Ma quest'ultimo gli bloccò il polso. Blaine lo fissò e Kurt mise un dito sulle labbra per dirgli di fare silenzio. Le sue mani cominciarono a tremare.

“Che succede Kurt?” domandò a bassa voce Blaine.

Vi ho avvisato. Vi ho avvisato che l'avrei fatto! Urlò una voce maschile poco lontana da dove si trovarono loro.

“Kurt?” Blaine istintivamente gli strinse la mano così forte da non rendersene conto. Poi sentirono la voce di un adulto, forse un professore.

Ti aiuterò Tyler, non farlo! Poi un colpo forte.

 

Improvvisamente la scuola sembrava così silenziosa.

“E' Tyler. Tyler Stevens.” Kurt scosse la testa e trattenne un singhiozzo mentre Blaine lo guardava confuso. “Lui-lo ha detto venerdì. Lo avrebbe fatto. Noi...noi abbiamo riso in classe”

Blaine prese il volto di Kurt tra le mani “Cosa Kurt. Cosa avrebbe fatto?” domandò Blaine terrorizzato.

Kurt deglutì “Ha detto: che ci avrebbe ucciso tutti”

 

 

 

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

 

Erano le 7.00 quando la sveglia suonò. Kurt borbottò qualcosa e cercò di liberarsi delle coperte che gli attanagliavano i piedi. Spense quell'aggeggio rumoroso e sbruffò. Si passò una mano tra i capelli con poca voglia e decise di alzarsi dal letto.

Un conato di vomito salì fino alla gola che lo costrinse a correre nel bagno e cadere giù con la testa nel water.

Non aveva nemmeno cenato la sera precedente.

“Stai bene?” fece una voce alle sue spalle. Kurt si alzò, e si avvicinò al lavandino prendendo lo spazzolino per lavarsi la bocca.

“Sto bene”

“Bugiardo. Ogni anno di questo giorno, tu ti comporti così.”

Kurt sospirò non curandosi di quelle parole e si lavò i denti e il volto. Si asciugò e tornò nella camera da letto cercando i vestiti.

“Sono passati 10 anni Kurt!”

“Smettila!” urlò Kurt verso il ragazzo che l'osservava basito. “Smettila di ricordarmi che sono passati dieci anni. Lo so! Io c'ero, tu no! Tu non eri nei piani, non eri nessuno. Smettila e fai silenzio!” Kurt si morse un labbro per trattenere un singhiozzo.

“Hey, tesoro, scusami hai ragione” Jamie si avvicinò a lui e lo abbracciò. Kurt si rilassò appena.

“Dispiace anche a me scusami.” gli disse senza guardarlo in volto. Poi prese i suoi vestiti e tornò in bagno.

“Ci vediamo oggi da tuo fratello, okay?” urlò Jamie ma in risposta ebbe soltanto lo scroscio della doccia.

 

Un'ora dopo Kurt era in macchina fermo di fronte all'istituto McKinley. Nel grande giardino che dominava la scuola c'erano tante croci bianche una accanto all'altra ricoperte di foto, fiori e peluche. Alcune persone erano già lì che parlavano tra di loro e guardandosi nello specchietto Kurt si sentì insicuro.

Non aveva preso nemmeno un fiore. Aveva bisogno di comprare dei fiori. Mise in moto l'auto e si allontanò.

 

 

 

 

 

PASSATO

 

 

Lima non era così brutta come tutti gli amici l'avevano definita. Katrine gli aveva detto che ci vivevano i suoi zii e lei ci aveva passato un week-end e non vedeva l'ora di tornare a casa. Ma forse Blaine era un ragazzo così positivo che trovava il buono in ogni cosa, anche in una piccola cittadina dell'Ohio.

Era stata dura lasciare i suoi amici a cui aveva ripromesso di tornare a trovarli al più presto, ma sua nonna era morta e aveva lasciato alla famiglia Anderson una grande casa vuota e un gatto a cui badare.

Suo padre non aveva avuto problemi a trovare lavoro: era un medico conosciuto e l'ospedale di Lima non si era lasciato scappare l'occasione di assumerlo. Di certo la paga era più bassa, ma i soldi in famiglia non erano un problema: Melanie, la madre di Blaine, era un'assistente sociale e poi c'era Cooper il figlio maggiore, che non contribuiva alle spese, ma adorava fare regali alla sua famiglia vantandosi di quanto il suo lavoro nel mondo della televisione gli lasciasse la possibilità di togliersi alcuni sfizi personali.

Blaine Anderson era un ragazzo tranquillo e solare, amava leggere e cantare. Per quanto fosse un ragazzo molto socievole, nel periodo vissuto a Lima prima dell'inizio della scuola, non era riuscito a farsi nessun amico.

Andava in giro tutti i giorni, nonostante il caldo gli consigliasse di stare a casa, ma Blaine camminava per le strade, si fermava nei bar della zona e nei parchi, ma più di qualche calcio ad un pallone con un bambino, non era riuscito a socializzare un granché. Ecco perché aspettava con una certa impazienza l'inizio dell'anno scolastico: nuovi volti, nuovi insegnanti e sicuramente nuovi amici.

Erano gli ultimi giorni di agosto e Blaine era seduto sul divano a leggere; aveva passato la giornata ad aiutare suo padre a lavare l'auto e poi aveva aiutato Cooper ad impacchettare gli scatoloni da portare via. Suo fratello maggiore sarebbe partito presto e Blaine non poteva negare di averne già nostalgia mentre con il nastro adesivo chiudeva un pacco. Ma sapeva che le cose funzionavano così: suo fratello passava solo due settimane ogni sette mesi con loro e poi andava via per lavoro.

Si stava appisolando quando sua madre lo invitò ad uscire con lei.

“Ho alcune compere da fare al centro commerciale, magari puoi controllare la lista delle cose della scuola e vedere se ti manca qualcosa” gli disse e Blaine accettò volentieri l'offerta.

 

Così madre e figlio si diressero al centro commerciale. La donna finì subito nel supermercato per gli alimenti, Blaine invece si infilò in una libreria per dare un'occhiata ai libri in vendita.

Si fermò a leggere alcuni titoli quando una conversazione attirò la sua attenzione.

“...perché il Mckinley è una scuola stupida, Tina. Finalmente un anno e saremo fuori di qui.”

Blaine osservò la ragazza di colore che sfogliava con poca voglia dei libri.

“Quinn ha intenzione di tornare nelle cheerleader, spero solo non abbandoni il Glee Club” aggiunse la ragazza asiatica.

“Scusate, siete del Mckinley?” si intromise Blaine rivolgendosi alle ragazze. Loro si voltarono verso di lui osservandolo.

“Hey non ti ho mai visto in queste zone. Sei nuovo?” domandò la ragazza di colore.

Blaine si passò una mano nei capelli e poi sorrise “Mi chiamo Blaine. Blaine Anderson e andrò al Mckinley quest'anno, mi dispiace di aver origliato la vostra conversazione”

Le due ragazze sorrisero “Stai tranquillo. Beh, tesoro mio preparati perché il Mckinley è una gabbia di matti”

“Mercedes esci di lì o giuro che ti lascio a piedi” urlò una voce fuori dal negozio.

“Scusaci dobbiamo andare. Ci si vede in giro”

Le ragazze andarono via e Blaine si sentì un po' più soddisfatto di se stesso per aver trovato qualcuno con cui parlare.

 

 

Tornato a casa Blaine aiutò la madre in cucina a preparare la cena per poi servirla a tavola a suo padre e Cooper.

“Oggi ho fatto amicizia!” disse con troppo entusiasmo. Forse 'amicizia' era una parola troppo grossa ma Blaine sapeva che avrebbe rincontrato quelle ragazze.

“Dove?” domandò la madre riflettendo sul fatto che Blaine aveva passato tutto il giorno con lei.

“Mentre ero in libreria. C'erano alcune ragazze e ho scambiato quattro chiacchiere con loro”

“Buon per te figliolo” disse suo padre prima di bere un po' di vino “magari diventi etero.”

“Papà!” lo ammonì subito Cooper.

“Coop è tutto okay” disse Blaine con la testa abbassata mentre fissava il suo piatto.

“Cooper sta’ calmo,” gli disse il padre in modo lascivo “io e Blaine abbiamo fatto una promessa, vero figliolo?”

Blaine si limitò ad annuire mentre ormai la voglia di mangiare era sparita.

“V-Vado a mettere in ordine le cose che ho comprato oggi”

Appena si chiuse in camera, Blaine sospirò: lui e suo padre avevano fatto un patto. In una nuova città ci volevano nuove regole aveva detto suo padre. Quest'ultimo avrebbe accettato l'omosessualità di suo figlio a patto che Blaine non lo andasse a sbandierare ai quattro venti in tutta Lima.

Sospirò di nuovo cominciando a mettere in ordine i suoi acquisti, quando sua madre bussò.

“E' tutto okay Blaine?” domandò premurosa lei. Blaine annuì abbozzando un sorriso. Sua madre si avvicinò a lui e lo strinse in un abbraccio e poi gli baciò la testa.

“Mi dispiace” sussurrò il ragazzo. Succedeva spesso. Ogni volta che si metteva l'argomento omosessualità in mezzo, Blaine si sentiva sempre in colpa. Si ritrovava a chiedere scusa anche quando sapeva che non era lui a volerlo.

“Va tutto bene” lo rassicurò sua madre prima di accarezzargli il volto e uscire.

 

 

 

La scuola iniziò a metà settembre. Blaine aveva passato due giorni a scegliere i suoi vestiti: voleva fare bella figura di fronte agli altri ragazzi e voleva apparire come un ragazzo educato di fronte ai professori.

Indossò dei vestiti molto sobri e poi passò del gel nei suoi capelli, prese la cartella e si sedette in cucina per fare colazione.

“Vuoi un passaggio?” domandò suo padre mentre leggeva il giornale e beveva il suo caffè.

“No grazie. Ho visitato la scuola più volte, ricordo la strada per arrivarci e i bus da prendere”

“E i soldi per il pranzo c'è li hai?” disse suo padre senza distogliere lo sguardo da un articolo che stava leggendo.

“ehm...no” borbottò il figlio.

“Ti lascio io qualcosa. Dovresti trovarti un lavoro sai? Potresti tenere dei soldi tutti tuoi e smetterla di chiedere la paghetta”

Blaine si morse un labbro “Okay” disse solamente già con un groppo alla gola. “I-Io vado. Non voglio fare tardi”

“Buona giornata”

 

Uscito di casa si sentì subito più libero. Camminò fino alla fermata dell'autobus e fischiettò allegramente fino all'entrata dell'istituto. Una marea di studenti correva avanti e indietro per i corridoi, erano così tanti che per un momento Blaine si sentì spaesato. Entrò nell'ufficio del preside come gli era stato riferito dalla segretaria il giorno della sua iscrizione, e poi uscì per dirigersi alla sua prima lezione.

Non fece in tempo a chiudere la porta che si sentì il volto completamente gelato e bagnato. Un sapore di ciliegia gli si posò sulle labbra e gli occhi erano appiccicati a causa di quel liquido, tanto che non riusciva ad aprirli.

“Ascoltami attentamente” gli disse una voce “non aprire gli occhi fino a che non te lo dico io. Okay? Fammi un cenno con la testa. Perfetto. Seguimi”

Blaine non aveva ancora capito cosa gli fosse successo, si sentiva solo trascinare da qualcuno, un ragazzo si direbbe dalla voce e dalla forte stretta intorno al suo gomito. Sentì chiudere la porta dietro le spalle e poi l'acqua scorrere da un rubinetto. Pochi istanti dopo la mano del ragazzo gli stava lavando il volto appiccicoso per poi asciugarlo con un fazzoletto.

“Bene, apri gli occhi”

E Blaine lo fece. Di fronte a lui c'era un ragazzo più alto di lui e con i capelli castano chiaro e due enormi occhi celesti. Indossava una divisa.

“G-Grazie” disse Blaine continuando a fissare gli occhi del ragazzo.

“Bene. Sono in ritardo, fai attenzione”

Blaine non fece in tempo a replicare che il ragazzo era già sparito dal bagno. Si diede un'occhiata allo specchio e ringraziò che i suoi vestiti non fossero bagnati, a parte il colletto della t-shirt.

Non aveva comunque capito cosa gli fosse successo. Una granita in faccia? Era possibile una cosa del genere?

Decise di non pensarci e di mettere sul volto di nuovo il suo sorriso e poi si avviò a ritirare i suoi libri. Arrivò al suo armadietto e provò ad inserire il codice ma non riusciva ad aprirlo, probabilmente doveva essere bloccato. La campanella era suonata già da un po' e lui stava facendo tardi, così si caricò tutti i libri in braccio e si diresse verso la sua classe.

Quando entrò, l'insegnante stava già facendo l'appello.

“M-mi scusi per il ritardo” si giustificò dando alla professoressa il foglio che il preside gli aveva consegnato.

“Benvenuto al Mckinley, Anderson” gli disse l'insegnante dando una pacca, inaspettata, sulla schiena di Blaine che involontariamente fece cadere tutti i suoi libri sul pavimento e si affrettò a raccoglierli sotto gli occhi divertiti di quelli che sarebbero dovuti essere i suoi nuovi compagni di classe.

Si guardò un po' intorno e rivide il ragazzo con la divisa, per fortuna il banco accanto a lui era vuoto così si sedette affianco sorridendogli. Il ragazzo però non lo aveva nemmeno fissato troppo impegnato a messaggiare con qualcuno.

“Ciao. Ti volevo ringraziare di nuovo per avermi aiutato in bagno. Non capisco, perché lanciano granite? E perché me ne hanno lanciata una? Beh comunque sei stato gentilissimo. Io mi chiamo Blaine”

Finito di parlare, il ragazzo alzò la testa e lo fissò, poi alzò un braccio per attirare l'attenzione dell'insegnante.

“Si Hummel?”

“Il nuovo ragazzo mi disturba signorina Felix. Parla in continuazione”

Blaine sgranò gli occhi raddrizzandosi sulla sedia e abbassando il capo mentre l'insegnante gli faceva una ramanzina. Quando la lezione iniziò mormorò uno “Scusa” che però Hummel non aveva udito.

A metà lezione la porta si aprì e un ragazzo piuttosto alto e snello fece il suo ingresso.

“Smythe. Quale onore la porta qui?” fece la professoressa annoiata.

“Mrs Felix, la trovo adorabile. Sono sempre disponibile per un caffè con lei, ovviamente offro io”

“Siediti Smythe!” urlò l'insegnante.

Blaine notò che Hummel di fianco a lui sghignazzava di fronte alla scena divertito di come quel ragazzo si burlava dell'insegnante.

Smythe camminò tra i banchi prima di fermarsi proprio di fianco a Blaine.

“Dolcezza grazie per avermi riscaldato la sedia. Ora puoi anche alzarti.”

“C-Come?” domandò confuso il moro.

“Tesoro questo è il mio posto, lo sanno tutti.”

“Mi dispiace” disse Blaine riprendendo le sue cose “sono nuovo.”

Smythe si limitò a scrollare le spalle e Blaine si alzò per poi sedersi dietro Hummel in un banco unico senza nessuno che gli tenesse compagnia e con una sedia che traballava facendo parecchio rumore.

Blaine seguì la lezione senza fissare nessuno e quando la campanella suonò si diresse fuori camminando dietro ai due ragazzi Smythe e Hummel.

“Com'è possibile che abbiamo nuovi ragazzi in classe e io non sono in grado di distinguerli da quelli vecchi?” domandò Smythe.

“Forse perché preferisci passare le tue ore fuori dalla classe. Comunque ho l'allenamento dei Cheerios tra poco, ci rivediamo a pranzo”

“Kurt tu e quei tuoi allenamenti siete una palla. Ma verrò a rompere le scatole alla Sylvester. So che finge di odiarmi, ma mi ama. Siamo così simili”

Kurt rise “A dopo idiota!”

Blaine assimilò il nome del ragazzo: Kurt. Kurt Hummel, sarebbe stato facile ricordarsi di lui.

“Che hai da guardare?”

Blaine sussultò. L'altro ragazzo era rimasto in piedi a fissarlo e Blaine non aveva notato che era rimasto in mezzo al corridoio immobile.

“Allora?”

“Puoi dirmi dov'è l'aula di Scienze?” fece Blaine per non sembrare così idiota come sicuramente lo stava giudicando l'altro. Il ragazzo rise e poi girò le spalle andandosene mentre scuoteva la testa divertito.

 

Quando arrivò l'ora di pranzo, Blaine perse parecchio del suo tempo per fare la fila. Il cibo che offriva la mensa era a dir poco disgusto e Blaine si limitò a prendere un panino e un'insalata chiusi entrambi in delle bustine. Prese una bottiglia d'acqua e poi si mise alla ricerca di un posto dove pranzare.

Si guardò un po' intorno fino a che non scorse i due ragazzi:Kurt Hummel e Smythe seduti in un tavolo per quattro seduti da soli.

“Cavolo la fila è lunghissima” disse ai due ragazzi mentre si accomodava su una sedia. “Non ho mai visto così tante persone affamate, questo cibo non è nemmeno invitante.”

Sia Kurt che Smythe guardavano il ragazzo con tanto di sopracciglio alzato.

“Credo che porterò il pranzo da casa” concluse Blaine prendendo le posate di plastica per poi mangiare qualche foglia d'insalata.

“Scusami,” fece Smythe “credo di non aver capito il tuo nome.”

Blaine si pulì la bocca e poi allungò una mano “Sono Blaine Anderson.”

Smythe sorrise e ricambiò la stretta “Sebastian.” poi il ragazzo guardò Kurt prima di proseguire.

“Bene, Blaine. Ora che ci siamo conosciuti permettimi di avere più confidenza: alzati da questo posto e cercatene un altro.”

Kurt scoppiò in una fragorosa risata mormorando “Smettila Sebastian.”

“Dico sul serio. Qui non puoi sederti. I miei piedi devono riposare.”

“Ma non ci sono altri posti qui” gli fece notare Blaine.

“Beh allora mi sa che non pranzerai. Fila via”

“Oh beh...non ho poi così tanta fame. C-Ci vediamo in giro, credo.” Blaine si alzò da tavolo con il suo vassoio e uscì via dalla mensa.

Trovò un posto in un angolo delle scale, probabilmente nessuno era abituato a pranzare lì dal momento che chiunque scendeva distrattamente gli andava a sbattere contro o gli faceva cadere la cartella per tutta la rampa di scale.

Quando finalmente l'ultima campanella suonò Blaine tirò un sospirò di sollievo. Non si aspettava di certo un'accoglienza del genere e sopratutto trovò molto strano i comportamenti dei ragazzi in quell'istituto.

Prima di uscire però sentì un coro cantare in un'aula. Si avvicinò per osservare e vide un gruppo di ragazzi che cantavano muovendosi in modo poco sincronizzato. Blaine lì osservò e riconobbe la ragazza asiatica e quella di colore mentre cantavano insieme ai loro amici.

Quando finirono il professore fece loro i complimenti e quando si voltò vide sulla soglia della porta Blaine che li fissava.

“Ti serve aiuto?” domandò l'insegnante. Blaine arrossì.

“No. Io-io stavo solo osservando. Siete bravi”

“Quel ragazzo mente. Nessuno ci reputa bravi!” urlò un ragazzo con la cresta disteso su tre sedie.

“Mi dispiace. Io vado via” Blaine fece per andarsene quando il professore lo chiamò.

“Hey se-se vuoi fare un provino. Noi siamo qui!” gli disse l'uomo in tono amichevole. Blaine annuì e poi andò via.

Quando arrivò a casa sua madre era in cucina che parlava al telefono. Blaine si versò da bere e poi provò ad infilarsi in camera.

“Non ci provare Blaine, aspetta!” disse la madre mettendo una mano sulla cornetta del telefono, poi velocemente riattaccò.

“Allora com'è andata?”

“Bene, credo”

La madre alzò un sopracciglio “E' successo qualcosa?”

Blaine si morse il labbro “No. Devo solo...abituarmi credo. Va tutto bene mamma”

 

Chiuso finalmente nella sua camera, Blaine si gettò sul letto sentendosi più al sicuro. Era in un luogo dove niente e nessuno poteva fargli del male. Chiuse gli occhi e due iridi celesti gli apparvero nella mente. Scosse la testa e riaprì subito gli occhi: Kurt Hummel. Quel ragazzo era strano; insomma lo aveva aiutato a eliminare via la granita dai suoi occhi, lo aveva ripulito e poi lo aveva trattato da schifo in aula facendolo richiamare dall'insegnante. Ma Blaine non era un tipo che si arrendeva facilmente e se la sua intenzione era di stringere un rapporto con Kurt Hummel, beh avrebbe trovato un modo.



Note:  Come promesso, ecco la mia nuova storia.
Voglio iniziare a dire che questa storia è ispirata(solo in parte) al film Davanti agli occhi.
Allora, che dire....Nuova long e torna l'angst. La storia come vedete è divisa in tre parti. Dal prossimo capitolo vedrete la storia scorrere in : Passato,presente e futuro. (solo adesso sono invertiti per dare il via)
Come sempre sapete che ci tengo ad una vostra opinione e immagino che l'impatto del Presente sia forte. Fatemi sapere!
Un GRAZIE speciale alla mia beta che non solo sistema questa storia ma anche le OS che sto pubblicando! Baci, Hanna.
Il mio Ask per le domande: http://ask.fm/HannaKlaineinlove

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Un consiglio: ricordate che non tutto è come sembra!



PASSATO

 

 

La mattina seguente Blaine non si alzò con l'entusiasmo del primo giorno. Aveva lo stomaco che gli faceva male, e non era mal di pancia. Sbriciolò tra le mani una fetta di pane tostato e non toccò il latte che la madre gli aveva preparato sul tavolo.

Come al solito suo padre era seduto a leggere il giornale. La loro era una routine completa: Blaine si alzava e trovava la colazione pronta, la madre era già a lavoro e il padre si rilassava prima di uscire anch'egli e Blaine andava a scuola. Ma quella mattina la voglia di andarci era poca, ed era solo il secondo giorno.

“Qualcosa non va?” domandò suo padre chiudendo il giornale per dare attenzione a suo figlio. Blaine scrollò le spalle: non sapeva se suo padre fosse realmente interessato o se lo facesse perché doveva appunto ricoprire il ruolo di 'padre'.

“Tutto okay. Vado o farò tardi” Blaine si alzò di corsa e uscì di casa ripercorrendo gli stessi passaggi del giorno prima fino a che non arrivò a scuola. Il suo lucchetto si rifiutava di aprirsi e doveva ricordarsi di chiedere alla segreteria di farlo cambiare, ma per il momento era costretto a portarsi tutti i libri con sé. Guardò l'orario delle lezioni e si diresse nella classe di Spagnolo. Quando entrò il professore era già in piedi vicino alla cattedra e i ragazzi erano seduti ai loro posti, compresi Kurt Hummel e Smythe.

“Tu devi essere Blaine Anderson” fece il professore. Blaine lo squadrò: camicia, gilet e una raffica di ricci biondi e poi Blaine si illuminò: era lo stesso insegnante della stanza del coro. Dall’espressione meravigliata dipinta sul volto di Blaine il professore intuì immediatamente i suoi pensieri.

“Si, dirigo anche il glee club se te lo stessi chiedendo. Allora Blaine, vuoi dirci qualcosa su di te?”

Il professore prese il ragazzo per le spalle e lo mise di fronte alla classe, così che tutti potessero fissarlo in attesa di qualche sua parola.

“Mi chiamo Blaine e mi sono trasferito qui perché mia nonna è morta ed ora abbiamo la sua casa. Mi piace cantare e fare nuove amicizie”

“E' sei gay” urlò dal fondo della classe Sebastian mentre si fissava le unghia

“C-Cosa?”

“Sei gay, è palese” ribatté Sebastian con indifferenza.

“Non sono gay!” provò a difendersi Blaine.

“Il tuo papillon sta urlando: gay, sono gay, gay,gay” tutti scoppiarono a ridere e Sebastian batté il cinque con Kurt.

“Sebastian, Kurt, per favore. Voi siete gay ma nessuno qui vi mai ha creato problemi” fece il professor Shuester.

“Perché ho la Sylvester che mi difende, ecco perché” rispose Kurt con tono soddisfacente.

Il professore sospirò arrendendosi. “Vai a sederti, lì davanti a Sebastian” Will gli indicò il posto e Blaine si fece strada, sistemò i suoi libri sul tavolo e nel momento in cui provò a sedersi, Sebastian, con il piede gli tirò la sedia facendolo cadere all'indietro fino a sbattere la testa contro la sua sedia stessa.

La classe scoppiò in una grossa risata, anche se alcuni erano seriamente preoccupati vendendo Blaine stringersi forte il capo.

“Stai bene Blaine?” disse il professore avvicinandosi a lui e cercando di alzarlo. “Stai sanguinando. Kurt, portarlo in infermeria, Sebastian io e te andiamo dal preside immediatamente!”

“Io che c'entro? Perché deve punire anche me?” domandò Kurt sconcertato.

“Kurt, accompagnalo, adesso!”

Il Cheerio sbruffò e si alzò aspettando che anche Blaine facesse lo stesso. Uscirono nel corridoio e Kurt notò la mano macchiata di sangue. Dalla sua tasca estrasse un fazzoletto e l'offrì a Blaine.

“Grazie” fece il ragazzo piazzandosi il fazzoletto dietro la testa. Kurt camminava poco più veloce di lui e si affrettò ad entrare nell'infermeria.

“Signorina Olivia?” la chiamò Kurt annoiato. L'infermiera uscì da dietro ad una tenda “Allora Kurt, quale malore fingerai oggi?”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo “Non sono qui per me” e con il dito indicò Blaine che aveva appena varcato la porta dell'infermeria.

La donna lo fece stendere a pancia in giù sul lettino e gli mise del ghiaccio dietro la testa.

“Niente di grave” sentenziò infine “vado a prendere il numero dei tuoi genitori in segreteria, non muoverti di qui.”

“No- non c'è né-” Blaine non finì la frase che l'infermiera era già andata via.

“Sei sbadato, dovresti fare più attenzione” disse Kurt sorridendo beffardo sapendo che Blaine non poteva vederlo.

“Non sono sbadato. Il tuo ragazzo mi ha tirato via la sedia” borbottò irritato Blaine.

Kurt scoppiò in una risata “Sebastian non è il mio ragazzo. Lui non potrebbe mai esserlo. Ma comunque non sono affari tuoi, mio piccolo gay nascosto”

Blaine girò la testa per fissarlo mantenendosi il ghiaccio dietro al capo “Non sono gay” ribatté di nuovo.

“Certo, ed io me la spasso con il principe Harry quando Kate non c'è.”

Blaine lo fissò confuso e poi provò ad alzarsi dal lettino, con la botta ricevuta però, si sentì sbandare e Kurt lo afferrò prima che potesse cadere.

“Mettiti disteso, se ti gira la testa è peggio. Potresti vomitare, e ti lascerei qui da solo, non posso permettermi di sporcare la divisa.”

Questa volta Blaine alzò gli occhi al cielo. Kurt sembrava quel tipo di ragazzo da lasciar perdere, quel ragazzo di cui sai che non potrai mai diventare amico, ma Blaine, lui non si arrendeva.

“Cosa fate qui a Lima per divertirvi?” domandò cercando di iniziare un argomento con Kurt.

“Divertirsi? Qui a Lima? Sei caduto all'inferno, tesoro mio. Ci divertiamo certo, ma per noi giovani gay non c'è molto se questo ti interessa.”

“Non sono gay, non farmelo ripetere sempre”

“Negare poi diventa più difficile vero?” gli fece l'occhiolino Kurt.

Blaine sbruffò ma non aggiunse altro. Dalla porta dell'infermeria entrò Sebastian.

“Come sta il nostro migliore amico?” domandò sarcastico sedendosi sul lettino accanto a Kurt.

Blaine alzò la testa per fissarlo quasi spaventato. “C-Che ci fai qui? Il preside non ti ha sospeso?” domandò confuso il ragazzo.

Sebastian scoppiò a ridere e Kurt si morse le labbra per non fare lo stesso.

“Ti dirò una cosa adorabile nano: questa scuola la gestisco a modo mio, che piaccia o no ai professori e al preside stesso”

“Smettila Sebastian, ti vanti solo perché tuo padre ha potere su questa scuola visto che l'ha comprata non appena hai deciso di venire qui” spiegò Kurt con finta irritazione.

“Esatto, quindi il preside finge di farmi una ramanzina e poi come sempre fa: Per questa volta te la lascio passare liscia. Ho perso il conto di quante volte mi abbia detto questa frase”

Kurt e Sebastian cominciarono a chiacchierare animatamente tra loro mentre Blaine venne ignorato, ancora disteso sul lettino e con la testa che gli doleva.

Venti minuti dopo, sua madre arrivò nell'infermeria.

“Cos'è successo?” urlò spostando la tenda dove c'erano i due lettini sui quali i ragazzi erano seduti.

“M-Mamma, non c'era bisogno-”

Melanie si avvicinò a lui preoccupata. “Vieni, preferisco farti controllare da tuo padre, però prima spiegami cosa è successo”

Blaine si morse il labbro perché adesso era indeciso se dire la verità oppure no.

Vide Sebastian alzare la mano spontaneamente, forse per dichiararsi colpevole dell'accaduto.

Ma Blaine fu più veloce di lui.

“Sono scivolato, c'era dell'acqua e sono caduto, non volevo”

Melanie sospirò e gli passò una mano dietro la schiena per confortarlo. “Su andiamo” fece con tono decisamente più calmo. “Grazie ragazzi per averlo aiutato.”

Kurt e Sebastian abbozzarono un “Non c'è di che” imbarazzato ed uscirono dall'infermeria con la coda tra le gambe, Melanie invece, aiutò suo figlio ad infilarsi in auto nonostante Blaine avesse provato a dirle più volte che stesse bene.

 

“Non ti hanno fatto del male, vero? Blaine odio quando non sei sincero con me. Hanno saputo che sei gay e ti hanno picchiato?” Melanie sputò tutte quelle domande mentre entravano nel reparto dove suo marito lavorava.

“No mamma. Nessuno sa che sono gay” borbottò Blaine cercando di essere convincente.

Melanie aveva imparato ad accettare l'omosessualità di suo figlio a differenza di suo marito ed ogni giorno era una lotta completa. Litigavano sempre per Blaine e Melanie la sera si infilava nel letto di un uomo che non riconosceva più.

Blaine la vedeva soffrire, ma lei aveva il coraggio di piazzarsi un sorriso sulle labbra e di ripetere che stava bene, non dovevano preoccuparsi per lei.

Quando Richard li vide nel corridoio del suo reparto si spaventò.

“Che succede?” disse puntando gli occhi prima sulla moglie e poi sul figlio.

“Ha preso una botta in testa e-”

“Mamma sto bene. Non ti preoccupare papà, io torno a casa e-” Blaine venne bloccato dal padre che gli mise una mano sulla spalla.

“Vieni, fatti controllare”

Blaine annuì quando sapeva che tutto ciò era banale, aveva un bernoccolo, non c'era bisogno di preoccuparsi, un altro po' di ghiaccio e sarebbe passato tutto.

Purtroppo non fu così perché il padre gli fece diversi controlli e, quando finalmente finì, lasciò che suo figlio tornasse a casa a riposare.

 

Prima di tornare a casa però, madre e figlio entrarono nel supermercato per fare la spesa, era già passata l'ora di pranzo, Richard aveva dovuto fare altri controlli prima di visitare il figlio. Le ore di lezione a scuola erano sicuramente finite e Blaine si era assentato già solo al secondo giorno.

“Blaine prendi la pasta, io vado nel reparto salumi”

Il ragazzo si allontanò con il carrello fino a scontrarsi con una donna.

“Oh mi scusi” fece Blaine spostandosi per farla passare.

“Tranquillo, devo prendere la pasta” fece la signora.

“Anche io” rispose Blaine.

“Kurt, allora hai trovato lo yogurt?” gridò la donna.

A quel nome Blaine alzò il volto per ritrovarsi di fronte a quei due occhi chiari come diamanti.

“Blaine!” urlò Kurt, come se non fosse possibile che il ragazzo potesse trovarsi lì, “C-Che ci fai, la testa, va tutto bene?”

Blaine arrossì per il modo in cui Kurt si era preoccupato per lui “Sto bene, non ho niente” disse imbarazzato.

La donna osservò i due discutere e poi il volto si illuminò “Oh ma è quel Blaine? Il nuovo ragazzo della scuola!”

“Carole!” la richiamò Kurt in segno di rimprovero. Quella donna non riusciva a tenere la bocca chiusa.

Blaine batté le palpebre in modo confuso.

“Noi dobbiamo andare” fece Kurt in modo sbrigativo “Ci si vede, ciao!” non diede nemmeno agio a Blaine di rispondere che filò via verso le casse.

Blaine rimase immobile perché era strano, Kurt non lo aveva trattato nel migliore dei modi, ma si era preoccupato per lui e aveva palesemente parlato di lui a quella donna. Blaine dovette ammettere a se stesso che trovava Kurt Hummel piuttosto interessante.

 

 

PRESENTE

 

 

 

 

Cosa Kurt. Cosa avrebbe fatto?” domandò Blaine terrorizzato.

Kurt deglutì “Ha detto: che ci avrebbe ucciso tutti”

 

“No” urlò Blaine in preda al panico e Kurt immediatamente gli piazzò una mano tremante sulle labbra per non permettergli di parlare.

“Ci troverà” sussurrò Kurt.

Blaine strinse la mano di Kurt, il quale aveva gli occhi arrossati dalle lacrime, proprio come lui. Si voltò verso le porte dei bagni e pensò di trascinarsi Kurt con sé.

Non fecero nemmeno in tempo ad avvicinarsi che la porta principale venne spalancata con un solo calcio.

Entrambi si fermarono immobili e lentamente girarono le loro teste, e le loro mani, se possibile, si strinsero ancora di più.

Di fronte a loro c'era Tayler che imbracciava un'arma piuttosto grande, rivolta contro loro due. Dietro alle spalle di lui giaceva l'insegnante di Scienze, sul suo corpo c'era sangue ovunque e un enorme buco nel petto.

Kurt scoppiò in un singhiozzo di disperazione e Blaine istintivamente lo strinse a sé tirandolo per i fianchi.

“Hummel” pronunciò Tayler a mo’ di saluto. Poi il suo sguardo si spostò su Blaine e gli fece un cenno con la testa.

Tyler e Blaine non si conoscevano, non avevano nessun corso in comune, ma tutti ormai conoscevano la coppia gay nell'istituto.

“T-Ti prego Tyler, non ucciderci” balbettò Kurt tenendosi stretto a Blaine. Il ragazzo sorrise.

“Siete così belli tutti quanti voi, così spaventati, così indifesi, siete diventati dei burattini nelle mie mani, un colpo e vi faccio fuori.”

Tyler puntò l'arma contro la fronte di Kurt, quest'ultimo istintivamente chiuse forte gli occhi trattenendo il fiato. Blaine si strinse a lui incapace di muoversi, come se i piedi si fossero cementati sul pavimento, come se avesse perso tutte le sue forze in un solo secondo.

“Nessuno mi ascolta in questa scuola, nessuno! Ma voglio essere generoso con voi due. Insomma Hummel tu mi hai solo deriso in classe, nient'altro,” finalmente Tyler spostò l'arma e i due ragazzi tornarono a respirare, “Vi darò una possibilità. Sarete voi a scegliere: ne ammazzerò uno solo, ma chi?”

 

 

FUTURO

 

 

 

Era già il terzo negozio di fiori a cui Kurt passava accanto senza fermarsi e non perché non avessero i fiori giusti, ma perché era un vigliacco. Stava cercando di perdere tempo per non entrare nella scuola. Fermò l'auto proprio di fronte ad un negozio e prese il cellulare e compose un numero.

“Pronto?”

“Non posso farcela” bisbigliò trattenendo le lacrime.

“Dove sei?”

“Poco distante da lì, volevo-volevo prendere dei fiori, ma io non so quali fiori prendere. Finn, che fiori piacciono a lui? Non lo ricordo maledizione!” sbottò Kurt ormai in lacrime.

“Calmati Kurt, qualsiasi fiore va benissimo, forza, io e Rachel stiamo arrivando, ti aspettiamo lì.”

Kurt staccò la chiamata e sospirò. Uscì dall'auto e comprò diversi mazzi di fiori poi raggiunse di nuovo l'istituto.

Lì, tra le croci bianche, Kurt si scontrò con un volto conosciuto, un volto che era sempre più difficile da guardare.

“Kurt, è un piacere rivederti” disse l'uomo con un sorriso.

“Ciao, Cooper” Kurt si scambiò un veloce abbraccio.

“Un altro anno è passato” disse Cooper guardandosi intorno. “Lo sento sempre vicino a me.”

“Lo sogno ogni notte” gli disse invece Kurt guardandosi in cerca di volti conosciuti. Da lontano intravide Tina Cohen-Chang con i genitori di Mike Chang che sistemavano dei fiori su una croce bianca poco lontani da loro.

“Allora, come sta il tuo-tuo ragazzo giusto? Avete deciso quando sposarvi?” chiese Cooper per dare inizio ad una conversazione.

“No.” disse deciso Kurt “Non abbiamo nulla del genere in mente” disse con tono secco.

Cooper sorrise, “Vado a vedere se mia madre è arrivata”, si allontanò e Kurt proseguì verso l'interno dell'istituto. Appena varcata la porta, però, si sentì mancare, tanto che dovette aggrapparsi alla maniglia.

“Tutto bene?” domandò una donna che lo resse prima che potesse cadere.

“Sto bene grazie”

E Kurt camminò lungo il corridoio fino a fermarsi di fronte alla porta dei bagni maschili del McKinley

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


PASSATO

 

Blaine era disteso sul divano di casa con un libro sul volto. Stava studiando Scienze quando la sonnolenza ebbe la meglio su di lui. Suo padre rincasò chiudendo lentamente la porta e non notando il figlio che dormiva, impegnato in una telefonata.

“-Anche io. Ti chiamo presto”

Sentendo la voce, Blaine scattò sul divano e gli occhi dei due si incrociarono.

“Oh sei qui. Non ti avevo visto” fece l'uomo piuttosto sorpreso di trovare il figlio lì. Di solito Blaine passava tutto il giorno chiuso in camera così da evitare di sentire i litigi dei suoi genitori. Tentativo inutile dal momento che spesso doveva infilare la testa sotto il cuscino.

“Tua madre ancora non è rientrata?” domandò il padre, facendo un tentativo inutile di conversazione.

“No. Vado in camera” Blaine si alzò raccogliendo i suoi libri dal tavolo e chiudendosi nella sua stanza.

Il mattino seguente non appena arrivò a scuola, Sebastian si fece trovare appoggiato al suo armadietto mentre giocava con un lucchetto, probabilmente suo anche quello.

“Hai aperto il mio armadietto?”

“Di solito non riesci ad aprirlo, ci ho pensato io dolcezza” Sebastian gettò il lucchetto tra le mani di Blaine e se ne andò.

Quest'ultimo rimase del tutto sorpreso da quel cambiamento improvviso del ragazzo ma decise di non pensarci e provare ad arrivare a lezione ad un'ora decente.

Quando entrò in classe i suoi occhi si incrociarono con quelli di Kurt che immediatamente abbassò lo sguardo cercando di evitarlo. Blaine si sedette dietro di lui e cercò di ascoltare la lezione ma continuava a fissare Kurt in ogni suo particolare. La penna che teneva tra le labbra rosee, gli occhi enormi e celesti puntati verso la lavagna, quei capelli perfettamente ordinati e quella divisa da Cheerio che sembrava essergli stata cucita addosso.

Sul tavolo gli arrivò un bigliettino, da Sebastian.

Ti piace quello che vedi, eh?” aveva scritto il ragazzo ammiccando un sorriso a Blaine. Quest'ultimo arrossì e strappò il foglio prima che l'insegnante potesse notarlo e provò a seguire la lezione sentendosi gli occhi di Sebastian puntati addosso durante tutta l'ora.

A pranzo si ritrovò a sedersi da solo, ma almeno era ad un tavolo. Alcuni ragazzi gli chiesero se potessero accomodarsi e cominciarono a chiacchierare tra di loro mentre Blaine ascoltava i loro discorsi senza intromettersi, ma fingendo, almeno nella sua mente, che quelli fossero un gruppo di suoi amici che chiacchieravano animatamente con lui.

Infilzò la forchetta nelle patate e quando alzò lo sguardo, di fronte, a lui a qualche tavolo di distanza, Kurt lo stava fissando intensamente, come se lo stesse studiando, e Blaine si sentì così piccolo e vulnerabile che decise di alzarsi, gettare il pranzo e correre via.

Quando le lezioni finirono Blaine tirò un sospiro di sollievo. Era in bagno a togliersi la granita dai capelli quando sentì la voce di Kurt appena fuori la porta.

“Ci metto un momento, promesso, poi andiamo al Lima Bean” e Kurt spinse la porta bloccandosi alla vista di Blaine completamente bagnato di granita.

“Ti brucia?” domandò cacciando dalla borsa la lacca per poi spruzzarsela sui suoi capelli già troppo perfetti.

“No” disse quasi sottovoce Blaine. “Ho usato la tua tecnica” aggiunse con un po' di coraggio.

Kurt alzò un sopracciglio fissandolo dallo specchio “La mia tecnica?”

“Quando sono arrivato il primo giorno e mi hai aiutato. E' più semplice gestire questo. Non auguro a nessuno di essere il nuovo arrivato di questa scuola”

Kurt semplicemente annuì, aprì bocca per parlare ma poi la richiuse, si girò ed uscì dal bagno.

 

 

Nei i giorni a seguire, sia Kurt che Sebastian evitarono Blaine. Il ragazzo non venne infastidito dalle battute di Kurt o dagli stupidi scherzetti di Sebastian, ma qualcun altro parve avere una certa attenzione nei confronti del nuovo arrivato.

Quest'ultimo era seduto in mensa. Mercedes e Rachel erano appena andate via, Blaine rimase piuttosto sorpreso quando le due avevano deciso di pranzare insieme a lui. Stava per alzarsi quando un ragazzo, a lui sconosciuto, si sedette al suo tavolo.

“Ciao!” esclamò con un gran sorriso. Blaine lo fissò attentamente: aveva i capelli biondi e un accenno di barba, gli occhi di un marrone chiaro e portava la divisa da Hockey.

“C-Ciao!” ricambiò Blaine.

“Ti ho visto pranzare tutto solo, pensavo ti servisse compagnia. Io mi chiamo Aidan”

Il ragazzo allungò la mano e Blaine ricambiò la stretta.

“Piacere, Blaine Anderson. E' strano, di solito l'accoglienza qui non è così gentile, sembra quasi una cosa rara.” spiegò Blaine accartocciando il resto del suo pranzo.

“Perché qui sono dei veri stronzi. Sai com'è non ci capiscono”

Blaine batté ripetutamente le ciglia “Non-non capisco”

“Tranquillo Blaine, sappi che d'ora in poi, qui hai un amico” Aidan fece l'occhiolino e se ne andò.

Quando Blaine lo seguì con sguardo poi lo spostò per il resto della stanza. Kurt lo stava fissando, ancora, intensamente e sembrava quasi arrabbiato mentre lo fissava.

 

 

A fine lezione, Blaine si ritrovò al suo armadietto per riprendere i libri.

“Non fidarti di lui” fece una voce alle sue spalle. Blaine si girò per trovarsi di fronte Kurt, perfettamente in ordine con i libri in mano.

“S-scusa?”

“Ho detto che non devi fidarti ti lui. È uno stronzo capace di far male” disse con tono piatto Kurt.

Blaine fece una risata sarcastica “È divertente, lo sai? Praticamente è l'unico che mi ha trattato bene in questa scuola e mi dici di stare lontano da lui quando tu e il tuo amico spilungone mi avete trattato di merda.”

Kurt spalancò gli occhi, non si aspettava di certo che Blaine riuscisse a rispondere senza sentirsi intimorito.

“M-mi dispiace se ti sono apparso uno stronzo, ma sai com'è è il mio atteggiamento” spiegò Kurt.

Blaine chiuse l'armadietto “Beh, non è certo gente così che io voglio frequentare”

Entrambi si fissarono negli occhi poi Blaine si sentì chiamare.

“Blaine, dove abiti? Vuoi un passaggio?”

Blaine non si voltò verso Aidan ma continuò a guardare Kurt negli occhi con aria di sfida, “Volentieri Aidan, sei gentilissimo.”

E dopo aver lasciato un'ultima occhiataccia a Kurt se ne andò.

 

 

PRESENTE

 

 

 

 

“Tu-tu non puoi farlo! Ti prego Tayler, lasciaci andare” balbettò Kurt in lacrime.

“Vuoi morire Hummel?” domandò il ragazzo puntando di nuovo l'arma verso di lui. Kurt strinse forte gli occhi e urlò.

“NO”

Tyler calò appena la testa osservandolo. “Ma se non uccido te, allora...” il suo sguardo, così come la sua arma, si spostò su Blaine. Quest'ultimo sospirò cercando di mantenere la calma e lasciando la presa di Kurt. Il ragazzo aprì gli occhi confuso di come Blaine lo stava allontanando da lui. Era come se si stesse arrendendo a quell'arma puntata addosso perché sapeva che non c'era niente da fare.

“B-blaine c-che”
“Ti amo Kurt” fece Blaine ad occhi chiusi senza guardarlo o voltarsi verso di lui.
“No, no no! Ti prego” Kurt si riavvicinò a lui e Blaine crollò. Ci stava provando con tutto se stesso ad essere forte di fronte a quella situazione. Ma come poteva? Un ragazzo imbracciava un'arma puntata su di loro e avrebbe deciso il destino suo o del ragazzo che amava. Blaine crollò stringendosi di nuovo a Kurt e quest'ultimo lo resse per non farlo cadere perché ormai le gambe gli erano cedute.

“Forse dobbiamo finirla. Ma io ho davvero intenzione di uccidere solo uno di voi. E' divertente. Ho sofferto tanto anche io e pensandoci adesso tutti sono morti quindi non soffriranno più. Se uccido uno di voi, almeno l'altro soffrirà.” Tyler sospirò “Una scelta difficile da fare, ecco perché voglio vedere chi si sacrificherà tra i due.”

 

 

 

Il McKinley all'interno non era mai stato così silenzioso. Nella palestra, nelle aule di informatica, nelle classi, nell'aula del coro, c'erano corpi insanguinati. Ragazzi che avevano provato a nascondersi sotto ai banchi, dietro agli armadietti, tutto inutile. Ora giacevano a terra senza vita.

All'esterno invece c'era il caos completo. Le volanti della polizia correvano veloci, le ambulanze erano ferme a soccorrere i sopravvissuti.

Ragazzi confusi e feriti che provavano a raccontare cosa era successo.

“È un pazzo.”

“Mi ha ferito solo ad un braccio.”

“Io non so chi sia, non me lo ricordo. Vi prego fermatelo.”

“È armato, aiutateci.”

Urla e pianti non si placavano così come i genitori, accorsi non appena erano stati informati della notizia.

Burt Hummel continuava a guardare tra la folla in cerca di suo figlio. Il cuore gli palpitava forte nel petto e nella sua testa una voce urlava “Ti prego, lui no. Non togliermi anche lui ti prego.”

Continuava ad urlare invano il nome di Kurt sperando di vederlo in un angolo a piangere come gli succedeva da piccolo dopo la morte di Elizabeth.

Burt fissava i volti dei ragazzi insanguinati e tra i tanti non riusciva a scorgere gli occhi celesti di suo figlio.

“Burt!”

Sentendosi chiamare, l'uomo si voltò di colpo scontrandosi con Finn. Burt lo strinse in un forte abbraccio.

“Dov'è tuo fratello? Stai bene?” domandò controllando che stesse apposto. Finn aveva gli occhi bagnati dalle lacrime ma non era ferito.

“Non ero ancora entrato a scuola quando Tyler era all'interno. Burt...”

“E Kurt? Lui era dentro, Finn?” domandò disperato Burt sperando che gli dicesse di no.

“È corso all'interno con Blaine”

 

 

 

FUTURO

 

 

 

 

 

Quando Kurt arrivò alla porta di quel bagno, la spinse appena per poi ritirare la mano. Entrare lì dentro stava a significare che doveva rivedere tutto quello che era successo, perché ogni piastrella, ogni finestra di quel luogo, gli avrebbe fatto rivivere tutto.

Ancora una volta fu codardo e scappò via lasciando cadere i fiori all'entrata del bagno.

Il pomeriggio lo passò a casa di Finn, non aveva voglia di tornare a casa, tanto meno aveva voglia di vedere Jamie.

Aveva conosciuto Jamie ad una festa organizzata per un suo collega. Era un periodo stabile per Kurt. Aveva trovato una casa in affitto, aveva un lavoro che non gli piaceva ma che almeno gli dava una paga e emotivamente era senza pensieri tristi.

Jamie si avvicinò a lui e cominciarono a chiacchierare del party e di quanto fosse noioso e un drink dopo l'altro finirono a letto. Ma invece di scappare come ogni dopo bronza ti consiglia di fare, loro decisero di continuare a vedersi.

Kurt aveva provato con tutto il cuore ad innamorarsi di lui, ma per quanto tempo avessero passato insieme, c'era solo una forte sintonia che Jamie credeva fosse amore e che Kurt lasciava intendere come tale.

Kurt diceva a se stesso che Jamie era l'unica consolazione possibile.

“Kurt?” Finn lo chiamò. Il ragazzo scosse la testa.

“Scusa, dicevi?”

“In realtà ho smesso di parlare cinque minuti fa.” gli fece notare il fratello.

“Oh-m-mi dispiace Finn, è solo...”

Il fratellastro sorrise “Sta tranquillo. Oggi ho parlato con Tina anche lei non si è più ripresa dalla morte di Mike. Per non parlare della famiglia di Rory. Spendono una fortuna ogni anno per venire qui e ricordare-”

“Finn, cambiamo argomento per favore? Sai com'è, non ho avuto le palle di portare un fiore a Blaine e mi sento una merda, perché riesco a pensare solo a lui e non agli altri amici che sono morti. Sono una persona tremenda.”

Kurt si alzò e fissò l'orologio, erano appena le 12.30 “Credo che andrò a fare un giro, non riesco a tornare in quella scuola, oggi non devo lavorare e stare a casa, da solo, mi deprime.”

Finalmente Kurt guardò Finn e gli rivolse un debole sorriso “Sei un fratello straordinario, resti in silenzio sopportando i miei sfoghi mentre io non ti lascio mai parlare di quanto ti manca Quinn o Sam.”

“E' tutto apposto Kurt, posso capirti”

 

Alla fine i due fratelli si salutarono e Kurt si ritrovò a fermarsi al bar sotto casa sua. Era un bar che frequentava da solo, Jamie non ne era al corrente. Bevve il suo secondo whisky sotto lo sguardo accusatorio del barista che gli aveva già detto al primo drink che rischiava il licenziamento per aver venduto alcolici di mattina. Ma poi Kurt aveva piazzato sul bancone un’allettante somma di denaro e l'uomo non aveva saputo rifiutare.

I suoi occhi erano fissi su un punto indefinito, e si mossero soltanto quando sentì lo sgabello accanto al suo strisciare a terra rumorosamente.

“Portamene altri due” fece un ragazzo al barman indicando il bicchiere vuoto di Whisky di Kurt. Quest'ultimo abbozzò un sorriso malizioso e appena vennero serviti i drink ne tirò uno a sé bevendolo tutto un sorso.

“Ho la camera in un albergo prenotata per due ore. Che ne dici se ci andiamo?” disse il ragazzo senza fissare Kurt negli occhi.

Kurt scese dallo sgabello e annuì lasciando che il tipo lo seguisse a ruota.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: sì, sta succedendo di tutto, ma più avanti le cose si chiariranno. Questo è sicuro!

Come sempre, se avete voglia, lasciatemi una recensione.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


PASSATO

 

 

Era passato già un po' di tempo da quando Blaine si era trasferito al McKinley. Purtroppo, lui e Kurt non si erano più parlati dal giorno in cui Blaine aveva conosciuto Aidan, solo Sebastian si limitava a fargli qualche scherzetto e a mandargli occhiate provocatorie e imbarazzanti.

Blaine però era riuscito a farsi degli amici, o quasi. Si era unito al Glee Club e l'unico ragazzo con cui aveva stretto un rapporto era Artie Abrams. Le ragazze invece si limitavano a salutarlo, a chiedergli come stesse e a passargli gli spartiti per provare insieme. Gli altri ragazzi lo evitavano e basta. Il professore aveva notato questa indifferenza nei confronti di Blaine e aveva assicurato al ragazzo di dare tempo agli altri per abituarsi al nuovo membro e gli confessò che con molta probabilità erano gelosi della sua voce.

Per fortuna c'era Aidan. Quel ragazzo aveva passato tanto tempo insieme a Blaine che ormai quest'ultimo lo definiva un migliore amico, ma non del tutto. Aidan aveva avuto degli atteggiamenti particolari che fecero portare a Blaine la conclusione che fosse gay. Non lo aveva mai detto chiaramente ma alcuni gesti lo urlavano.

Come ad esempio ogni volta che Aidan lo riaccompagnava a casa gli poggiava sempre una mano sul ginocchio stringendolo forte e spesso la mano saliva sempre più fin quando però Blaine dall'imbarazzo non scappava via con una scusa. Inoltre, quando si fermavano a chiacchierare nei corridoi vuoti era capitato più di una volta che Aidan accarezzasse il retro del collo di Blaine con finta attenzione chiacchierando di quanto fosse stato duro l'allenamento con la squadra.

A Blaine piaceva Aidan, ma sapeva che doveva fare attenzione a non far girare certe voci nella scuola. Voci che sarebbero potute giungere all'orecchio di suo padre.

Però, dall'altro lato, c'era Kurt Hummel. Quel ragazzo era strano. Blaine aveva notato come Kurt lo fissava durante le lezioni, nei corridoio e a pranzo. Quello sguardo puntato dritto su di lui lo infastidiva, ma al tempo stesso lo eccitava: Kurt era dannatamente bello e Blaine di notte aveva fantasticato più volte, chiuso nella sua camera, su come fosse baciare le sue labbra. Non aveva mai baciato un ragazzo ed era terribile perché era tutto ciò che desiderava. Aidan era carino, gentile, ma niente di più. Blaine non aveva mai pensato a loro due in situazioni particolari come invece faceva con Kurt.

 

Quando Blaine rincasò, sentì le voci dei suoi genitori, discutere in cucina.

“Mi ha detto che non è stato bullismo. Ed è stato parecchio tempo fa, cosa c'entra adesso?”

“Bene. Non voglio che si metta nei guai, l'avevo detto io che questa faccenda era pericolosa”

“Faccenda, Richard? Ti rendi conto che sono esasperata? Ho paura di ogni volta che tu e Blaine state nella stessa stanza, perché ho paura che lui possa dire qualcosa e tu possa arrabbiarti. Sono stanca Richard, perché non puoi farti scivolare tutto addosso? Non cambierà, rassegnati”

 

Blaine rimase immobile vicino alla porta mentre stringeva la bretella della sua borsa. Sapeva che non doveva ascoltare quelle conversazioni, suo fratello gli aveva sempre detto che faceva male a se stesso se restava ad origliare.

Ma ora Cooper era andato via e nessuno impediva a Blaine di non ascoltare, di non soffrire.

Approfittò dell'attimo di silenzio dei suoi genitori ed entrò in cucina.
“Sono tornato” recitò sembrando credibile, così anche sua madre sorrise fingendo che andasse tutto bene.

Non era una famiglia quella, se la loro era una recita, non c'era niente di vero.

“Hai fame?” domandò lei cercando di essere premurosa.

“Se ha fame si cucina da solo, è abbastanza grande” si intromise Richard. Sua moglie sospirò, si dipinse un sorriso sul volto e uscì dalla cucina.

Blaine aprì il frigo e prese un succo d'arancia per poi versarsene un po' in un bicchiere.

“Sabato sera alcuni amici vengono a prendermi. Andiamo a casa loro e studiamo insieme” e nel dire quelle parole, Blaine non stava chiedendo il permesso, stava soltanto avvisando. Non era uno stupido bambino che il padre poteva controllare. Blaine non lo sopportava, ci teneva a lui, ovviamente, gli voleva bene, ma quando faceva sentire male sua madre era uno strazio. Lei non meritava tutto questo perché era una donna meravigliosa che Richard non sapeva apprezzare.

“Hai già degli amici?” domandò suo padre.

“Non sono un asociale. Mi piace stare con gli altri ragazzi” e qui Blaine si fregò da solo.

“Lo immagino”

“Non-non volevo dire-”

“Lascia perdere. Puoi uscire, non ci sono problemi, se mi stavi chiedendo il permesso”

“Non te lo stavo chiedendo. Volevo solo avvisarti”

Il ragazzo si allontanò per infilarsi in camera quando però dovette fermarsi udendo la voce di suo padre.

“Blaine, ricorda il patto”

 

 

Quando arrivò Sabato, Blaine evitò di mettersi uno dei suoi papillon e optò per una camicia, senza maglione, anche se era ottobre non faceva poi così tanto freddo, e dei jeans stretti. Con l'auto seguì le indicazioni dettategli da Aidan ma ci mise un po' ad arrivare alla sua villa. E chiamarla villa era un eufemismo.

Era una casa davvero grande di due piani o tre, un giardino immenso e una piscina sul retro.

Quando entrò riconobbe diversi volti del suo istituto e abbozzò qualche sorriso a mo' di saluto, poi finalmente beccò Aidan che lo abbracciò stretto. Rimasero a chiacchierare qualche minuto poi Aidan dovette andare a prendere un vassoio con altra roba da mangiare e Blaine ne approfittò per versarsi da bere.

“Non mi aspettavo di trovarti qui”

Blaine riconobbe la voce di Kurt e dovette ammetterlo a se stesso: gli era mancato tanto parlare con lui. Sempre se i loro incontri potessero definirsi “parlare”, Kurt minacciava, Blaine annuiva ma c'era qualcosa nell’altro che lo attirava.

Fissò per un istante il suo abbigliamento: Kurt era meraviglioso. Quei pantaloni disegnati su di lui, stivali che arrivavano al ginocchio e una maglia con il collo scoperto. Molto scoperto. Blaine deglutì cercando di concentrarsi sugli occhi del ragazzo.

“È la festa di un mio amico, mi chiedo come potrei non esserci. Inoltre, mi pare che sia stato proprio tu a dirmi qualche tempo fa che dovevo stare lontano da lui. Quello sorpreso dovrei essere io”

Kurt scoppiò in una risata “Ma quanta intraprendenza.” disse prendendogli di mano il bicchiere da cui Blaine aveva bevuto e se lo portò alla bocca leccandone il bordo. Blaine dovette deglutire di nuovo, molto rumorosamente.

“Hai ragione, Aidan non mi piace per niente. E' un fottuto gay che vuole soltanto portarsi a letto il primo che capita”

“Beh, io non sono gay mi dispiace dovertelo confermare ancora una volta. Aidan è mio amico e niente di più” specificò Blaine.

“Blaine” cominciò Kurt con un tono preoccupante che spaventò il moro “non te lo dico per gelosia, rabbia o quant'altro: stai lontano da Aidan. Girano voci su di lui che non sono per niente buone. Mi sembri veramente un bravo ragazzo. Non voglio che ti succeda qualcosa”, detto questo Kurt girò sui tacchi e si allontanò, e Blaine rimase lì a fissarlo non sapendo esattamente cosa fare.

 

PRESENTE

 

 

La polizia arrivata sul luogo si era accertata che tutti i ragazzi, almeno quelli sopravvissuti, fossero usciti dall'istituto. Quando entrarono dovettero reprimere i conati di vomito mentre fissavano quel macello di corpi di adolescenti stesi lì sul pavimento.

All'esterno della scuola c'era ancora il caos. Tina piangeva disperatamente per la morte del suo ragazzo e così anche Sugar per Rory.

Rachel era macchiata di sangue. Sangue proveniente da Quinn che però era stata, per fortuna, ferita solo ad una gamba. E Burt era lì, immobile ad aspettare di rivedere suo figlio.

Si voltò quando qualcuno urlò il nome di Blaine.

Richard Anderson si era presentato sul luogo in cerca di suo figlio. Burt si avvicinò a lui e cercò di spiegargli cosa fosse successo in modo molto confusionale e dovette dare la brutta notizia che Blaine era chiuso lì dentro.

Poi tutti sentirono dei colpi.

Uno, due, tre.

Ci fu un momento di silenzio totale. I respiri repressi e le lacrime incastrate negli occhi. Gli sguardi fissi sulla scuola.

Il ragazzo era tornato a sparare.

 

Quando sentirono i colpi Kurt e Blaine si strinsero l’un l’altro. Tyler non li aveva colpiti, aveva semplicemente sparato ai lavandini dove i tubi, ora scoppiati a causa dei colpi, spruzzavano acqua ovunque bagnando i tre ragazzi.

Kurt e Blaine non piangevano più, sembravano essersi rassegnati al loro destino. Diverse volte Blaine aveva cercato di dire a Tyler di sparargli, ma Kurt lo aveva tenuto stretto a sé cercando di guadagnare tempo nella speranza che la polizia arrivasse in fretta.

“Tutti quei corpi, lì a terra, sono bellissimi. Vederli soffrire per me è stato come rinascere. Nessuno mi ha mai visto soffrire. NESSUNO!” Urlò Tayler.

“P-perché te la pren-prendi con noi?” tentò di dire Kurt e di colpo gli venne puntata l'arma al petto.

“Perché tutti voi dovete essere puniti. Ma ora mi sono stancato, ditemi a chi di voi due devo sparare. Ditemelo adesso!”

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

 

Kurt sospirò nel letto. Era bagnato, sporco e sudato e il fumo della sigaretta del tipo che stava fumando accanto a lui gli entrava nelle narici.

Tradiva Jamie da un po'. Stranamente non si sentiva neanche in colpa. Si incontrava con questo Oliver, a volte Mark e Danny e faceva sesso con loro. Per ore, fin quando non sentiva le ossa spezzarsi dentro, fin quando infilarsi i pantaloni diventava un'impresa impossibile. Si guardò intorno, quella stanza ormai fin troppo familiare per le ore passateci dentro; diede uno sguardo all'orologio. Era tardi, probabilmente Jamie lo stava già cercando. Si alzò dal letto e con una smorfia si infilò i boxer e i pantaloni.

“Domani ci vediamo?” domandò Oliver spegnendo la sigaretta nel posacenere sul comodino.

“No.” fece Kurt con tono incolore raccogliendo la camicia e infilandosela in malo modo, poi prese la sua borsa e senza voltarsi o dare un cenno di saluto se ne uscì.

Arrivò sotto casa con aria distrutta e appena rientrò nell'appartamento si gettò sul letto chiudendo gli occhi e facendo scorrere le lacrime.

Era sbagliato. Non era stupido, lo sapeva benissimo. Ma la sua vita era cambiata così radicalmente che ormai era impossibile tornare indietro. Si alzò e si gettò sotto la doccia cominciando a singhiozzare.

Gli mancava Blaine. Gli mancava come l'aria e si malediceva per tutte le cose che gli aveva fatto in precedenza quando erano due adolescenti. Per averlo preso in giro, per averlo messo in situazioni imbarazzanti. Ma poi, quando si erano innamorati le cose erano completamente cambiate. Kurt aveva parecchi rimpianti e il primo era quello di non esser riuscito a dimostrare realmente l'amore che provava verso Blaine.

Erano solo due ragazzini, avevano ancora una vita intera per mostrare il loro amore. Ma adesso Kurt aveva una vita dinanzi a sé. Lui si, Blaine no.

Chiuse la doccia e fu meravigliato di trovare Jamie nell'appartamento.

“Sei già qui?” domandò al ragazzo.

“So quanto questa giornata sia dura per te, così sono uscito prima dal lavoro e ho preso la cena dal ristorante sotto casa nostra così non abbiamo bisogno di perdere tempo in cucina.” spiegò Jamie.

Kurt sorrise a quelle premure e diede un bacio sulla guancia a Jamie prima di sistemare le cose sulla tavola e iniziare a cenare.

“Vuoi parlarne?” fece Jamie dopo un lungo momento di silenzio.

“Di cosa?” domandò Kurt rotolando con poca voglia gli spaghetti intorno alla sua forchetta.

“Di quel giorno. Da quando ci siamo conosciuti mi hai sempre detto solamente le cose che si sono lette sui giornali o sentite in Tv. Ma tu invece, sai molto di più. Forse ti farebbe bene sfogarti, magari la tua anima-”

“Non psicanalizzarmi Jamie” disse con tono secco Kurt facendo cadere la forchetta nel piatto.

“Dico solo che sfogarsi è meglio.”

“Se comincio a parlarne, ricomincio a piangere, torno ad essere debole e quelle immagini mi torneranno nella mente. È questo quello che vuoi? Vuoi che stia male per tutta la notte e i giorni che verranno?” urlò Kurt battendo le mani sulla tavola.

“Calma tesoro” provò a tranquillizzarlo Jamie allungando una mano verso quella di Kurt.
Quest'ultimo sospirò. “Hai ragione. Scusami” ricambiò la stretta.

“Vieni, su avanti, vieni qui” Jamie allungò il braccio tirando Kurt fino a farlo sedere sulle sue gambe.

“Forse ho una proposta che potrebbe interessarti” disse Jamie cercando di far tornare il sorriso al suo uomo.

“Sarebbe?” domandò Kurt con un pizzico di curiosità.

“Lo so che non è il posto adatto, non è romantico ma-”

“Jamie parla!”

“Sposami”

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: avete il diritto di insultarmi solo se mi lasciate una faccina sorridente a fine insulto.

A parte questo, sappiate che ci tengo ai Klaine quindi cercate di restare calmi, capirete tutto pian piano leggendo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


PASSATO

 

 

“Buongiorno miei amatissimi e patetici amici!” esclamò Sebastian non appena entrò in classe.

“Qual buon vento ti porta in classe prima dell'arrivo dell'insegnante?” gli domandò Kurt con un sorriso beffardo.

“Sono qui per darvi questi” Sebastian cominciò a passare tra i banchi dando a tutti i ragazzi un foglietto.

“Questo è un invito per domani sera. I miei vanno a Parigi per tutto il resto della settimana, è vero, ho la balia che sorveglia casa, ma possiamo chiuderla in uno stanzino. Potete invitare una sola persona!” spiegò il ragazzo sedendosi al suo posto accanto a Kurt mentre metteva il resto degli inviti nella sua tracolla.

“Scusa, perché io non ho avuto l'invito?” domandò Blaine dietro di loro mentre si guardava intorno notando che tutti avevano avuto il biglietto.

Sebastian rise e si voltò indietro per fissare Blaine “Perché dolcezza, la cosa è semplice: non ti ho invitato”

“M-ma hai dato l'invito ad una classe intera, perché proprio io no?”

Sebastian roteò gli occhi “Cucciolo, sei così pieno di domande ed io sono uno stronzo e non voglio invitarti” spiegò tranquillamente Sebastian tornando a guardare dinanzi a sé sotto lo sguardo accusatorio di Kurt.

Quando la lezione iniziò, quest'ultimo ne approfittò per scrivere su un foglio un messaggio all'amico.

Perché non gli hai dato l'invito? Ci è rimasto male.

Sebastian rise leggendo sul foglio e poi scrisse:

Credevo che non dovessimo frequentarlo. Che c'è, comincia a piacerti?

Kurt fece una smorfia.

Ti ho detto che si sta frequentando con Aidan? Quell'idiota se lo trascina ovunque. Non mi convince, sai le voci che girano su di lui. Blaine sembra un bravo ragazzo, non voglio che gli accada nulla.

Sebastian lesse con attenzione e scosse la testa.

Ho dato l'invito ad Aidan, sicuramente lui inviterà Blaine e tu potrai tenerli d’occhio.

Kurt parve soddisfatto della risposta ricevuta e sibilò un “grazie” all'amico.

 

 

Blaine era appena uscito da scuola quando si sentì chiamare da Kurt. Quest'ultimo lo raggiunse e gli porse un quaderno.

“Cos'è?” domandò Blaine prendendolo tra le mani.

“Sono gli appunti della lezione di oggi, ti ho visto parecchio distratto e il prossimo compito si baserà su questa spiegazione.”, sorrise “Non ringraziarmi”

“G-grazie” rispose invece in automatico Blaine facendo scoppiare a ridere Kurt.

“Scusa” aggiunse Blaine, anche lui divertito con le guance appena arrossate.

“Ti va se camminiamo un po' insieme? Almeno, fino alla fermata dell'autobus” propose Kurt e Blaine si ritrovò ad annuire senza capire il perché di tutte quelle attenzioni .

“Mi dispiace per come si è comportato oggi Sebastian”

“Perché stai provando a scusarti? La casa è sua, la festa anche, credo che tu non c'entri nulla, a meno che non l'abbia aiutato a compilare gli inviti”

“No, non l'ho fatto. Sebastian è un bravo ragazzo é solo che tende parecchio a fare-”

“Lo stronzo” proseguì Blaine. “Si, l'ho notato, siete tutti così a Lima? Forse dovevo ascoltare i miei amici e farmi mettere in una scuola privata”

“Non ti piace la nostra scuola?”

“Diciamo che non mi piace chi c'è all'interno. Non siete stati tutti molto gentili al mio arrivo, e sinceramente non so perché adesso tu stia parlando con me. Non sono una sorta di sfigato che nessuno dovrebbe frequentare?”

A quelle parole Kurt rimase in silenzio. Sapeva di aver sbagliato, lui non era quel tipo di ragazzo, ma agli occhi di Blaine era apparso in quel modo.

“Vorrei che il nostro rapporto cambiasse”, spiegò Kurt “non voglio che tu creda che io sia un tipo bastardo e senza cuore, nient’affatto. Credimi, anche io ho sofferto in quella scuola nei primi anni, poi sono entrato nei Cheerios e la Coach Sue mi protegge le spalle. Ma non è stato facile, ero l'unico gay dichiarato prima dell'arrivo di Sebastian. Lui ha messo un po' in riga tutti”

Blaine roteò gli occhi “La pianti con la storia della sessualità? Perché devi sempre finire su questo discorso?”

Kurt fu sorpreso dal tono di voce di Blaine “Sei per caso un omofobo?”

Blaine non poté far a meno di ridere, era una risata piuttosto nervosa “No. Assolutamente no, ma Kurt, se vuoi essere gentile con me, ti prego, piantala di cercare di farmi dire che sono gay” quasi lo pregò Blaine.

“Io credo soltanto che se una persona non sta bene con se stessa dovrebbe aprirsi con qualcuno”

“E quel qualcuno saresti tu?” domandò sarcastico Blaine.

“Potrei esserlo” rispose con tono serio Kurt. Entrambi si erano fermati e si fissavano dritto negli occhi.

“Mi sa che proseguo a piedi, forse mi schiarisco le idee. Ci si vede in giro, Kurt”.

Appena rientrò in casa Blaine sospirò di sollievo. Avrebbe voluto parlare con Kurt, forse lui l'avrebbe potuto aiutare veramente. Salì velocemente le scale per chiudersi in camera e gettarsi sul letto non curandosi di togliere le scarpe. Affondò la testa nel cuscino e urlò.

Si sentiva pressato.

La nuova scuola, i genitori che litigavano, gli amici che non l'accettavano. Tutto era un casino e niente era andato secondo i suoi piani.

Sospirò ancora una volta. Senza piangere. Aveva giurato che non avrebbe più pianto, che doveva essere un uomo forte, proprio come desiderava suo padre. Si guardò allo specchio e si sistemò i capelli. E finse ancora una volta che tutto andasse bene.

 

 

Il giorno dopo, quando raggiunse Aidan negli spogliatoi, notò un particolare. C'era una sacca da boxe. Cooper aveva sempre detto che era ottimo per sfogarsi, ma aveva sempre preso in giro Blaine perché era troppo gracile per quello sport.

Poche ore dopo, Blaine era in palestra con una tuta addosso e i guantoni sulle mani e batteva forte i pugni su quel sacco. Il sudore gli cadeva giù per il collo e la fronte, le dita chiuse a pugno facevano male e le gambe cominciavano ad appesantirsi, ma a lui non importava, tirava sempre di più i pugni contro quel sacco.

Kurt entrò negli spogliatoi per prendere la divisa pulita quando intravide Blaine.

“Hey, fermati. Ti verrà qualcosa!” gli urlò Kurt avvicinandosi e bloccando la sacca.

Blaine sospirò passandosi un braccio sulla fronte.

“Blaine, vuoi parlare con me? Ti prometto che non ti prenderò più in giro, ma se hai qualche problema io-”

“Sto bene” lo interruppe Blaine.

“Le occhiaie e l'aria di chi vorrebbe strangolare qualcuno non dicono la stessa cosa.” constatò Kurt incrociando le braccia al petto.

“Lasciami solo, Kurt. Lasciami” Blaine tornò a colpire il sacco ma Kurt lo bloccò di nuovo.

“Non mi conosci, che vuoi?” urlò Blaine “Non siamo amici, non abbiamo niente in comune ma cosa diamine vuoi da me? Ho provato ad essere gentile con te quando ci siamo conosciuti e mi avete trattato di merda. Tu e tutto lo schifo che c'è qui!”

Le gambe non ressero e Blaine si accasciò a terra. Kurt lo raggiunse.

“Ti ho chiesto scusa per quello” sussurrò Kurt.

“Mi dispiace, ma Aidan dice che non mi conviene fidarmi di te e sai una cosa Kurt? Lui è stata l'unica persona gentile nei miei confronti, quindi mi sa che seguirò il suo consiglio”

Kurt prese il volto di Blaine tra le sue mani “Ascoltami Blaine, Aidan non è un ragazzo di cui ci possa fidare. Si dice in giro che fa ubriacare la gente e dopo se ne approfitta. Sono solo voci certo ma-”

“Sono solo voci” ripeté Blaine staccandosi da Kurt e rimettendosi in piedi, “quindi non giudicare prima di avere delle prove. Io non ti ho giudicato all'inizio, ma poi ti sei esposto nei miei confronti e ho capito che sei uno stronzo”

“Quante volte devo dirti che mi dispiace?” urlò Kurt, “Non sono quel tipo di ragazzo che ti sei immaginato nella tua testa, per niente!”

“Kurt, lasciamo perdere, okay? Ah, Sebastian ha invitato anche Aidan alla festa, ma sai una cosa? Non ha voglia di venire, così lui e i suoi amici mi hanno invitato ad uscire con loro. È così che si fa con le persone per farle sentire al proprio agio.”

Blaine si voltò per andare via ma poi tornò indietro. “Sai-sai che c'è? È che mi sarebbe davvero piaciuto essere tuo amico, sei così car-voglio dire, sembravi un tipo a posto. Mi sbagliavo”

 

 

 

 

 

 

PRESENTE

 

 

 

“La polizia ha circondato la scuola, pochi minuti e all'interno entrerà una seconda pattuglia per recuperare i cadaveri.” comunicò il preside Figgins mentre le persone al di fuori dell'istituto continuavano ad urlare. Piangevano per i ragazzi morti e per i feriti.

I giornalisti erano ovunque e, senza un briciolo di coscienza, si presentavano ai sopravvissuti per fargli qualche domanda e avere per primi lo scoop.

Tutto quello che volevano fare i ragazzi era piangere, piangere e smettere di soffrire.

“Stanno entrando!” urlò il capo della polizia.

Carole aveva raggiunto Burt e dopo aver pianto tutte le sue lacrime, dopo aver visto Finn, adesso le mancava il fiato aspettando qualche notizia di Kurt.

Due poliziotti uscirono dopo pochi minuti trascinando il corpo di una ragazza. Ci fu un attimo di silenzio, poi, un urlo di donna, forse la madre, spezzò quel momento di calma. Un altro poliziotto arrivò a ruota con un altro cadavere.

“Ci servono rinforzi!” urlò dalla sua radio trasmittente. Poi si avvicinò al capo.

“Ci sono troppi cadaveri, non sappiamo dove si sia nascosto l'assassino, signore” fece il poliziotto.

“Dagli ultimi colpi che abbiamo sentito poco fa, o si è suicidato o c'era ancora qualcuno dentro” analizzò il capo della polizia.

“Facciamo arrivare i rinforzi”

 

 

“Allora, vi siete decisi? La polizia sta arrivando, non ho tutto questo tempo” Tyler teneva l'arma puntata su entrambi. Kurt si guardò attorno: l'acqua che continuava a scorrere velocemente dai tubi bagnando le loro caviglie, e nessun oggetto a portata di mano con cui colpire Tyler. Non c'era scampo. Niente di niente.

“K-Kurt.” balbettò Blaine “l-lascia che m-mi sacrifichi io”

Automaticamente l'arma venne puntata su Blaine e Tyler chiuse un occhio per prendere la mira mentre un dito premeva leggermente sul grilletto.

“No, Blaine. Non puoi. Non possiamo- non-ti prego Tyler lasciaci in pace”

“Lo vorrei Hummel, ma non posso”

 

 

FUTURO

 

 

“Lasciami il tempo di pensare” così aveva risposto Kurt a quella proposta di matrimonio. Ma lui non voleva sposarsi, non c'era nulla a cui pensare. Era semplicemente un modo più gentile per dirgli di no.

Certo, Kurt non gli avrebbe mai potuto dire “guarda ti sto tradendo da un po', ma non lasciarmi perché ho bisogno di qualcuno che mi sostenga”

Sospirò tra le coperte mentre Jamie gli baciava il retro del collo con fare assonnato. Kurt a stento riusciva a sentirlo. Chiuse gli occhi e si addormentò.

 

A lavoro arrivò in ritardo, ma ormai era sempre così, le minacce del capo nemmeno le spaventavano più. Rischiava il licenziamento? Qual'era il problema? Tutto quello che faceva erano delle fotocopie in un ufficio. Non era riuscito a frequentare l'università, era già stato un miracolo prendere il diploma.

Stava prendendo un caffè alla macchinetta quando un ragazzo si avvicinò a lui.

“Tieni un volantino, stasera ci sarà una veglia per le vittime di Tayler Stevens. Sai, il ragazzo che assassin-”

“So benissimo chi è!” tagliò corto Kurt.

“Beh, abbiamo bisogno del sostegno di tutti” disse il ragazzo prima di lasciare un foglio tra le mani di Kurt e andarsene via.

Kurt osservò il foglio con i nomi delle vittime, il luogo e l'orario della messa. Ma che diamine stava facendo? Tutti stavano ricordando le vittime e lui non era stato capace di salutare Blaine.

Si allontanò dalla macchinetta senza prendere il caffè e scappò, letteralmente, dall'ufficio.

Cominciò a correre nonostante il battito del cuore e il fiato corto gli consigliassero di fermarsi.

Arrivò al McKinley High con le gambe che tremavano. Le lezioni erano state sospese per celebrare in quei giorni il ricordo dei ragazzi, ma l'istituto restava comunque aperto sotto sorveglianza.

Entrò con passo deciso e arrivò fino alla porta del bagno, con una spinta insicura finalmente entrò.

Tutto era completamente diverso. I bagni puliti, i lavandini riparati, pavimento nuovo....nessuna traccia di sangue.

Poteva ancora sentire i colpi sparati dall'arma di Tyler. Rimbombavano nelle orecchie come un suono fastidioso, come la sveglia della mattina, il clacson dell'auto o un bambino che piange in piena notte.

Scosse la testa non rendendosi conto che era in ginocchio, al centro del bagno dove tutto era accaduto. Si alzò eliminando le lacrime dal volto e si avvicinò alla porta del bagno, prese un pennarello dalla tasca e incominciò a scrivere.

 

Slowly fading away, you're lost and so afraid*

Where is the hope in a world so cold?

[Scomparendo lentamente
Perso e così spaventato
Dov'è la speranza in un mondo tanto freddo? ]


 

 

 

 

Note: Ricordate questa frase che Kurt ha scritto sulla porta del bagno, mi raccomando ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Avviso: c'è un link con una canzone, quando arrivate a quel punto cliccate sul link con il tasto destro del mouse e fate “apri link in un'altra scheda” e poi ascoltate la canzone leggendo.

 

 

 

 

PASSATO

 

Quando arrivò l'ora di pranzo, Blaine non trovò Aidan perché occupato a fare un allenamento extra con la sua squadra, così si sedette ad un tavolo da solo. Non gli dispiaceva, ormai ci aveva fatto l'abitudine.

“Alzati”

Al suono di quella voce, Blaine girò di scatto la testa deglutendo il morso dato al suo toast.

“P-Perché? È il vostro posto anche questo?” domandò Blaine a Kurt con un pizzico di irritazione.

“Ti ho detto di alzarti”

Blaine sbruffò e prese il suo vassoio tra le mani.

“Seguimi” gli disse Kurt e Blaine non comprese esattamente quelle parole, tanto che il Cheerio dovette mandargli un'occhiataccia per farsi seguire.

Kurt fece posto al suo tavolo, dove Sebastian era già seduto, e con un cenno della testa fece capire a Blaine che doveva accomodarsi. Il ragazzo fece come gli era stato detto, sempre più confuso da quella situazione.

“Allora, non mangi?” domandò Kurt infilando le posate nella sua insalata. Blaine scrollò le spalle e iniziò a mangiare. Poi Sebastian sbottò.

“Andiamo Kurt, perché stiamo facendo questo?”

“Smettila Sebastian, ci siamo comportati malissimo con lui. Ora ci rifaremo, vero Blaine?”

Blaine voleva replicare ma Kurt non glielo permise.

“Bene. Sabato sera sei invitato a casa mia. Io, te e Sebastian, magari facciamo qualche ripassatina, ti va?”

Come Sebastian, anche Blaine guardava con occhi sconvolti Kurt.

“I-Io non so dove abiti”

“Tranquillo ti lascio il mio indirizzo” fece Kurt senza fissarlo.

“Non conosco bene il luogo, potrei perdermi”

“Allora lasciami il tuo di indirizzo e veniamo a prenderti noi.”

“Okay” concluse Blaine. Non voleva litigare con Kurt, lo aveva già rifiutato troppe volte.

Finito il pranzo si alzò e corse alla lezione successiva.

“Che hai in mente, Kurt? Io non studio di sabato sera!” disse Sebastian fissandolo di sottecchi.

“Tranquillo, nemmeno io”

 

 

Kurt arrivò con precisione a casa di Blaine. Quest'ultimo uscì lasciando sola la madre in casa mentre suo padre, invece, aveva detto di essere ancora a lavoro.

“Sei silenzioso” disse Kurt mentre teneva gli occhi puntati sulla strada.

“Mi sembra solo...strano. Non siamo amici eppure eccomi qui mentre sto venendo a casa tua” spiegò Blaine.

“Le cose possono sempre cambiare”

 

Quando arrivarono a casa, Sebastian era già seduto sul pavimento che li aspettava, e la prima cosa che Blaine notò era che non c'erano libri su cui studiare.

“Accomodati, prendo da bere” disse Kurt prima di chiudersi la porta della sua camera alle spalle.

Blaine si sedette all'altro lato del tavolino, di fronte a Sebastian, e cominciò a prendere i libri.

“Sta calmo, non andare di fretta, lasciaci riposare” fece Sebastian con tono lascivo. Per fortuna Kurt li raggiunse subito e sistemò le bevande sul tavolo per poi afferrarne una.

“Allora” cominciò Kurt “va un po' meglio a scuola? Non ci parliamo così frequentemente”

Blaine scosse la testa sorridendo appena, “Kurt se sei interessato ad Aidan posso chiedergli se gli piaci”

Kurt spalancò gli occhi “Blaine, non uscirei con Aidan neanche se fosse l'ultimo gay al mondo. Sposerei Rachel Berry e credimi, questo è grave!”

Blaine si morse un labbro pensieroso. Davvero non doveva fidarsi di Aidan? Ma era sempre così gentile con lui.

“Hai mai baciato qualcuno?” domandò improvvisamente Sebastian riportandolo alla realtà

“C-Cosa?” e Blaine sperò sul serio di aver capito male.

“Non ti sto dando del gay tesoro, non arrabbiarti. Chiedevo solo se hai mai dato un bacio. Siamo tra di noi puoi dirlo.”

“I-Io...” come poteva spiegare che un giorno d'estate stava per baciare un ragazzo ma la piccola barca su cui erano seduti si rovesciò facendoli finire in acqua? Che non c'erano stati mai altri ragazzi interessati a lui?

“No” sospirò Blaine.

“Potremmo insegnarti” continuò Sebastian avvicinandosi a Kurt.

Quest'ultimo rise divertito, “Sebastian piantala, lascialo stare. Siamo qui per-”

Kurt non riuscì a finire la frase che Sebastian piazzò le labbra sulle sue facendosi spazio tra le sue gambe e tenendolo stretto per i fianchi. Kurt ricambiò dopo un momento di incertezza e si aggrappò al collo di Sebastian con una mano mentre l'altra la teneva fissa sul pavimento per tenersi fermo.

Blaine li fissò con occhi spalancati mentre vedeva quelle due bocche unite tra di loro. Ad un certo punto Kurt spinse via Sebastian.

“Idiota, ti ho detto che non devi baciarmi!” e Kurt ci provò ad essere arrabbiato ma non riusciva a trattenere un sorriso divertito, e non perché aveva baciato Sebastian. Non gli piaceva, non era il suo tipo, ma gli voleva bene ed era divertente e in fondo non se la prendeva troppo se scappava un bacio tra di loro.

Blaine si alzò di colpo prendendo le sue cose

“Che fai?” Kurt lo guardò stupito.

“Devo andare. Non c'è bisogno che mi accompagni, ricordo la strada di casa, non è difficile e se dovessi perdermi chiamerò un taxi”

“Hey aspetta! No! Sei un idiota, Seb!” urlò Kurt mentre seguiva Blaine per le scale, quest'ultimo riuscì ad arrivare alla porta d'ingresso spalancandola.

“Mi dispiace, aspetta!” urlò Kurt in silenzio. Poi si fermò, perché Blaine si era voltato verso di lui.

“Vuoi che ammettessi di avere una cotta per te? Okay Kurt te lo dico! Mi piaci, mi piaci maledettamente, sei carino, sexy e dio quella divisa mi fa impazzire. Ma non posso. Non posso dire in giro che sono gay. Per quanto amerei urlarlo al mondo devo prima andare via da quella mia maledettissima casa dove ho quel fottutissimo padre che mi fa tenere la bocca chiusa! Hai vinto Kurt, sono gay! Spero tu sia felice della rivelazione” Blaine fece per voltarsi ma Kurt lo bloccò per il polso.

“Smettila! Non era mia intenzione, sono sincero.”

“Mi dispiace, non ci credo. Cosa vuoi Kurt? Vuoi torturarmi? Ho ammesso di essere gay e ad-Kurt?” Blaine si bloccò non appena vide Kurt lacrimare.

“Non sono così, credimi. Non ho progettato di farti ammettere che sei gay, non sono così meschino. Sebastian è un idiota. Io avevo capito che avevi qualche tipo di problema, volevo seriamente aiutarti” Kurt si passò una mano sotto gli occhi per scacciare le lacrime.

“Perché?” domandò Blaine.

“Mi, mi sento protettivo verso di te”

Blaine scoppiò a ridere “Sembri uscito dal film di Twilight”

Kurt rise anche lui “Hai ragione, mi è uscita male questa frase. Beh, non sono un vampiro, ma sono avvero preoccupato per te.”

“Signorine io vado via” Sebastian interruppe i loro discorsi uscendo sul portico dove i due stavano parlando.

“Ho avuto una chiamata e quindi corro via, mi raccomando, non divertitevi troppo senza di me” Sebastian fece l'occhiolino a Blaine e poi se ne andò.

“Resta ancora un po' Blaine. Prometto che ti farò parlare solo se tu vorrai”

Blaine ci pensò qualche istante e poi annuì. Tornarono in casa e si sedettero sul divano a guardare un film. Blaine spiegò dove viveva, chi erano i suoi amici.

Kurt rimase ad ascoltare l'entusiasmo di Blaine, il modo in cui gesticolava, le fossette che formava con le guance quando sorrideva, gli occhi di quel colore caldo che ti riscalda durante le notti d'inverno. E Blaine parlava, ma Kurt avrebbe voluto accarezzargli il volto, odorare la sua pelle, morderla magari.

A fine serata, come promesso, Kurt riaccompagnò Blaine a casa. Il ragazzo salutò e scese dall'auto.

“Blaine!” lo chiamò Kurt e il moro si affacciò nell'auto dal finestrino.

“Non dirò a nessuno che sei gay, nemmeno Sebastian lo farà. Quando risolverai i problemi con tuo padre sarò felice di vederti urlare per tutta la scuola”

Blaine sorrise timidamente. “Grazie Kurt, buonanotte”

 

 

 

PRESENTE

 

 

“Dovete allontanare i giornalisti” disse il capo della polizia “Ci sono corpi ovunque nell'istituto, non vogliamo che vengano fotografati”

Ma queste parole erano inutili. Era inutile cercare di portare via la gente, inutile allontanare i giornalisti, tutti volevano vedere, le famiglie volevano i loro figli.

“Un sopravvissuto!” urlò un poliziotto all'interno della scuola.

Burt si sbracciò tra la folla e dovette bloccarsi davanti al nastro giallo che la polizia aveva usato per circondare la scuola.

Dall’interno uscirono due poliziotti con una ragazza che piangeva.

“Santana!” urlò la madre correndo insieme agli infermieri che presero la ragazza trascinandola nell'ambulanza.

Carole aveva ripreso a piangere mentre suo figlio Finn la teneva stretta a sé.

“Ti prego Kurt, esci di lì. Non farci questo” sussurrò il ragazzo a se stesso.

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

“Sei pronto?”

“Solo un minuto!”

Kurt uscì dal bagno finalmente pronto. Non aveva indossato niente di particolare o vistoso, semplici vestiti e la sua solita acconciatura. Jamie era seduto sul letto che lo aspettava mentre si sistemava la cravatta.

“E' okay?” domandò a Kurt indicandola. Il ragazzo annuì.

“Sei pronto? Insomma lo sai che se vuoi-”

“Jamie va tutto bene. Non mi arrabbierò o farò una scenata. Devo esserci, nonostante odi il fatto che mi chiamino 'il ragazzo sopravvissuto'. Avrei voluto morire io sotto quei colpi ma sono così vigliacco che-”

“Kurt, tesoro, piantala! Non darti la colpa ogni volta. Tu semplicemente non guardarli” gli suggerì Jamie.

“Ma come faccio? Mi faranno quegli sguardi pietosi pieni di compassione che non riesco a digerire”

Jamie scosse la testa. “Fallo per i tuoi amici andati via, per lui”

Kurt annuì e tirò su con il naso. “Andiamo”

 

 

Alla cerimonia, avvenuta nel retro dell'istituto, c'era tantissima gente. Kurt dovette fermarsi a salutare tutte le persone che incontrava. Tutti i familiari delle vittime del McKinley lo ricordavano. Era stato l'ultimo ad uscire da quel posto, illeso, solamente ricoperto da sangue non suo.

Raggiunse i ragazzi del glee club, o almeno quelli che erano sopravvissuti: Finn, Rachel, Santana, Brittany e Tina. Si abbracciarono tra di loro. Non erano stati amici all'inizio dell'anno scolastico, ma con l'arrivo di Blaine, Kurt aveva sentito il bisogno di unirsi al glee con lui per proteggerlo. Era sempre stato quello l'obiettivo di Kurt da quando aveva conosciuto Blaine: proteggerlo.

Peccato solo che ogni giorno si rinfacciasse di aver fallito.

La cerimonia durò più di un'ora. Ad ogni vittima venne accesa una candela nel silenzio rotto soltanto dai singhiozzi che in dieci anni non si riuscivano a placare.

“I ragazzi del coro hanno deciso di unirsi quest'anno per dedicare una canzone alle vittime di Tyler Stevens” annunciò il preside.

Non ci furono applausi ma soltanto persone interessate ad ascoltare.

“Vogliamo ricordare così i nostri amici. Ragazzi, ovunque voi siate, vi vogliamo bene” disse Rachel prima di iniziare a cantare.

 

http://www.youtube.com/watch?v=ZoKI1DN4to8

Rachel:

Do you still remember – Ricordi ancora
How we used to be – Come eravamo
Feeling together, believe in whatever – sentirsi assieme, credere in qualcosa
My love has said to me – il mio amore mi ha detto

 

Kurt:

Both of us were dreamers – Eravamo entrambi sognatori
Young love in the sun – Un giovane amore nel Sole
Felt like my saviour, my spirit I gave ya – ti sentivo come il mio salvatore, ti ho dato il mio spirito
We’d only just begun – Eravamo solo all’inizio

 

Brittany-Santana:

Hasta Manana, Always be mine – Hasta Manana, sii sempre mio

 

Insieme:

Viva forever, I’ll be waiting – Viva per sempre, aspetterò
Everlasting, like the sun – Per sempre, come il Sole
Live forever, For the moment – Vivere per sempre, per il momento
Ever searching for the one – cercando sempre, quello unico

 

Kurt:

Yes I still remember – Si, Io ricordo ancora
Every whispered word – Ogni parola sussurrata
The touch of your skin, giving life from within – Il tocco della tua pelle – sentirsi vivi
Like a love song that I’d heard – Come una canzone d’amore che avevo sentito

 

Slipping through our fingers – Scivolando tra le nostre dita
Like the sands of time – Come sabbia del tempo
Promises made, every memory saved – Promesse fatte, ogni ricordo salvato
Has reflections in my mind – riflessi nella mia mente

 

Santana- Brittany- Rachel:

Hasta Manana, Always be mine – Hasta Manana, sii sempre mio
Viva forever, I’ll be waiting – Viva per sempre, aspetterò
Everlasting, like the sun – Per sempre, come il Sole
Live forever, For the moment – Vivere per sempre, per il momento
Ever searching for the one – cercando sempre, quello unico

 

La musica continuò e poi Kurt fece un sospiro prima di cantare i suoi ultimi versi.

 

Kurt:

Back we’re I belong now – Torna ti appartengo ora
Was it just a dream – é stato solo un sogno

 

Tina:

Feelings unfold, they will never be sold – sentimenti indescrivibili, non potranno mai essere venduti
And the secret’s safe with me – E il segreto é sicuro in me

 

 

Quando la musica finì, le persone applaudirono e il preside ringraziò i ragazzi. Kurt scese dal palco per dirigersi da Jamie, ma da lontano vide un volto. Una persona che non aveva più visto dal giorno prima della tragedia. Sotto ad un albero che fumava con le lacrime agli occhi, c'era Sebastian Smythe.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:Quando ho scritto la canzone ho dovuto fermarmi più volte, mi sono sentita male, è una canzone che personalmente adoro e ha un significato speciale.

Glee is back! Vi è piaciuta la puntata?Io l'ho adorata tantissimo!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


PASSATO

 

 

Tornato a scuola, Blaine venne tartassato tutto il giorno da Aidan. Quest'ultimo non l'aveva lasciato un secondo se non per le lezioni. A pranzo il ragazzo si offrì di portare il vassoio di Blaine e quest'ultimo si sentì tremendamente in imbarazzo.

Quando le lezioni finirono, Blaine prese un sospiro fuori dal parcheggio. Sospiro che non durò a lungo visto che Aidan si presentò di nuovo di fronte a lui.

“Venerdì a casa mia. Non puoi rifiutare” disse con entusiasmo il ragazzo.

“Non lo so, dovrei studiare” abbozzò Blaine

“Non si discute, studierai domenica sera, venerdì devi venire assolutamente da me. C'è una sorpresa, non puoi mancare. Niente party scandaloso, tranquillo. Okay?”

Blaine si arrese “Okay” e finalmente Aidan se ne andò. Blaine si infilò in auto, concessagli dal padre che si era deciso a prestargliela, e si avviò verso casa, ma poi si ricordò di non aver visto Kurt per tutto il giorno. Così pensò di fare una pazzia. Seguendo i vari negozi che aveva visto lungo la strada di Lima riconobbe la via dove viveva Kurt, e con un po’ di fortuna trovò anche la casa.

Arrivato lì però si sentì stupido. Avevano avuto solo una chiacchierata, cosa avrebbe dovuto dire adesso una volta bussato alla porta di casa?

Purtroppo non ebbe tempo di pensare perché Kurt aprì la porta. Blaine lo fissò attentamente e il suo primo pensiero fu di nascondersi dietro l'auto, ma, insomma, l'auto era lì, Kurt se ne sarebbe accorto comunque, allora si limitò a fissarlo.

Indossava un enorme felpa e dei pantaloni da tuta larghi e aveva il naso arrossato.

“Sei il gemello buono di Kurt oppure...” disse Blaine.

Kurt lo fissò con la busta della spazzatura tra le mani “E tu che ci fai qui? E perché dovrei essere il gemello buono?”

Blaine si grattò il retro del collo, imbarazzato “Non ti ho visto a scuola e volevo sapere se stessi bene”

Kurt si avvicinò al bidone della spazzatura e ci gettò dentro la busta. “Vieni dentro, sto preparando del tè” disse stringendosi le braccia al petto per riscaldarsi.

“Sei malato?” domandò Blaine chiudendo la porta alle sue spalle e togliendosi la giacca.

“Raffreddore. Non so come mi sia arrivato. Ho il naso arrossato e non dovresti vedermi in queste condizioni. Nessuno dovrebbe farlo, sono un crimine pubblico della moda”

Blaine ghignò sedendosi sul divano. Kurt lo raggiunse passandogli una tazza di tè caldo e si sedette dall'altro lato del divano sistemando i suoi piedi sulle gambe di Blaine.

“M-Ma?”

“Zitto. Ho il diritto di farlo con chiunque si sieda, ed io sono malato”

“Sei piuttosto presuntuoso” scherzò Blaine bevendo un po' del suo tè.

“Diciamo di si. Allora, perché eri preoccupato per me?”

Blaine provò a rispondere ma il fatto che le gambe di Kurt fossero distese sopra le sue gli creava qualche difficoltà di concentrazione.

“N-non lo so. Non so perché sono passato di qui, se vuoi posso andare via”

Kurt roteò gli occhi “Fermo lì. Non c'è nessuno in casa; se dovessi avere un attacco di raffreddore?”

“Che vuoi dire?” domandò confuso Blaine.

“Idiota, è una scusa per farti rimanere.”

Blaine si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie così prese la tazza e continuò a bere.

Kurt si alzò per sedersi compostamente e avvicinò la testa vicino a quella di Blaine poggiandola sullo schienale del divano. Si fissarono negli occhi “Mi dispiace davvero per come ti ho trattato, sei una bella persona”

“Credevo che questo fosse un caso archiviato” fece Blaine guardando in quei enormi occhi celesti.

“Lo so, ma ci tenevo a dirtelo, vorrei che ti fidassi di me”

Blaine annuì pensieroso mordendosi un labbro. “P-posso- ti andrebbe di ascoltare la storia mia e di mio padre?”

Kurt annuì tornando a stendersi nella sua posizione precedente.

“Ha sempre saputo che io sono gay. Non ho mai dovuto dirglielo personalmente. Io so che lui mi vuole bene, si preoccupa parecchio per me. Io non so se ha paura che qualcuno voglia farmi del male, ma non sa che a farmi male è proprio lui. Mia madre è sempre esausta per questo e mi sento così in colpa. Nella mia vecchia città tutti sapevano che ero gay, non ho mai ricevuto insulti pesanti, ma è capitato qualche volta che mio padre venisse a prendermi a scuola o a qualche serata, e che qualcuno si facesse scappare un “finocchio” dalla bocca.

Una sera mio padre si è arrabbiato tantissimo. C'era una frase fuori casa nostra, un insulto verso di me. Consigliavano ai miei di tenermi chiuso in casa.”

Blaine si fermò quando si sentì stringere il ginocchio da Kurt. Sospirò. “Per mio padre la morte di mia nonna è stata come una benedizione. Con questa nuova vita abbiamo avuto nuove regole ed io le ho semplicemente accettate senza obbiettare. L'ho fatto per mia madre, lei non merita tutto questo”

“T-Tu sei un ragazzo straordinario Blaine e-e io non capisco com-come è possibile che tu non possa permetterti di esprimerti.” balbettò Kurt.

“Hey, non-non starai mica piangendo?” domandò sconvolto Blaine

Kurt si soffiò il naso “Blaine, per qualsiasi cosa, io ci sono, okay? Ci sono per qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno, puoi contare su di me.”

Blaine sospirò “Ci sarebbe una cosa” disse, e le sue guance tornarono ad arrossirsi

“E sarebbe?”

“Potresti....potresti abbracciarmi?”

Fu con quelle parole che il cuore di Kurt si spezzo e il ragazzo poteva giurare di aver sentito il rumore dei piccoli frammenti che cadevano. Si gettò su di Blaine stringendolo forte passando la mano su e giù dietro la schiena.

“Ci sono momenti in cui bisogna fidarsi di qualcuno, e tu devi farlo con me.”

 

 

 

PRESENTE

 

“Siamo al William McKinley High di Lima e come potete vedere alle mie spalle, la confusione è tantissima. Pare che l'omicida, Tayler Stevens sia ancora all'interno dell'istituto.

Ma cosa sappiamo di questo ragazzo? Abbiamo ottenuto poche notizie dai sopravvissuti di questa strage. Pare che non fosse popolare e che venisse evitato da tutti. Dopo essere stato gettato nei cassonetti e aver ricevuto innumerevoli granite in faccia, il ragazzo non c'è l'ha più fatta. Vendetta? Odio? Dov'è la famiglia di questo ragazzo? E cosa sta facendo adesso all'interno della scuola? Seguiteci, c'è una nuova vittima.”

La giornalista si allontanò con la telecamera verso l'ambulanza. Un ragazzo venne messo nel veicolo seguito dai parenti. Era morto.

“Abbiamo ottenuto informazioni sull'ennesima vittima. Aidan Benson. Vi aggiorneremo appena avremo novità. Linea allo studio”

 

“Richard!”

L'uomo si voltò non appena si sentì chiamare. “Melanie!” si avvicinò alla donna e l'abbracciò.

“Lui dov'è?” domandò disperata la donna.

“E' dentro, con Kurt” rispose l'uomo. Melanie scoppiò in lacrime e Richard dovette reggerla tra le sue braccia.

“E' morto, non è vero? Mio figlio è morto?”

“Melanie, non sappiamo ancora nulla. La polizia è entrata da pochissimi minuti. Stanno cercando l'assassino e portano fuori i cadaveri.”

“Voglio mio figlio! Tirate fuori mio figlio!” urlò Melanie disperata tra le lacrime.

 

“Signore, stiamo per salire al piano superiore” avvertì un agente al capo con la radiotrasmittente.

“Proseguite con cautela. Saranno ormai tutti morti all'interno, non rischiate di farvi sentire”

“Okay capo. Procediamo”

 

FUTURO

 

 

Kurt si allontanò dai suoi amici per raggiungere Sebastian. Notò come il ragazzo cercò di eliminare le lacrime dagli occhi.

Kurt si fermò di fronte a lui. “Dieci anni” fu tutto quello che disse. Dieci anni in cui non si vedevano, che fine aveva fatto? Perché era sparito nonostante ci fosse stata una tragedia del genere?

“Mi sei mancato, Kurt”

 

 

 

“Non so dirti cosa mi sia successo. Mi sono informato sulla vicenda, ma sono rimasto così terrorizzato che sono scappato via da Lima”

Sebastian e Kurt erano seduti al Lima Bean bevendo un caffè.

“Ormai è andata. Nessuno si è più ripreso” disse Kurt e aprì la sua borsa mettendo sul tavolo alcune boccette che contenevano delle pillole.

“Sono anni che le prendo. Il medico dice che mi fanno bene, e in parte è vero. Ma sai, sono certo che non sorriderò mai più. Non ho svolto il mio dovere. Dovevo proteggerlo, non l'ho fatto. E cosa sono adesso? Un ragazzo rimasto a Lima con un uomo che vuole sposarmi ma che non sa che lo tradisco. Non merito il suo affetto e credimi, è una persona eccezionale ed io non voglio tradirlo, ma mi sento così sbagliato, che so di non poter tornare indietro. Sono stato così cattivo. Non mi è importato di nessuno che non fosse Blaine. Faccio pena”

Sebastian abbozzò una risata “Si, fai pena”

“Tu? Dove sei stato?”

“Sono tornato a Parigi, ho visto anche io uno psicologo per un po'. Non c'è giorno che non ringrazi Dio perché non sono venuto a scuola quel maledetto giorno di dieci anni fa. Tyler mi avrebbe fatto fuori con un sorriso sul volto a trentadue denti” Sebastian scosse la testa e prese un ultimo sorso di caffè.

“Sono contento anche io” disse Kurt fissandosi le mani sul tavolo.

“Sposalo, Kurt. Vai via di qui. Non restare incatenato a questo posto, non hai più nulla che ti leghi”

“Non dirlo, Sebastian! Non posso andare via. Lui è qui. Io lo sento”

“Stai impazzendo! Non senti un bel nulla!”

Kurt si morse il labbro cercando di trattenere le lacrime. “Io lo sento, è sempre con me. Non sono pazzo. Devi crederci! Non l'ho detto a nessuno ma, quando sono solo, lui mi parla, io lo sento e non posso lasciarlo solo. Io lo amo, è tutto per me!”

Sebastian si alzò con rabbia. “Kurt, non c'è più, rassegnati! Non impazzire, non farlo!”

 

 

 

Kurt tornò a casa dopo due ore dalla cerimonia. Jamie stava guardando la tv già in tuta e pantofole. Kurt semplicemente si sedette accanto a lui abbracciandolo.

“Come è andata?” domandò il ragazzo baciando la testa del suo uomo.

“Sebastian mi crede pazzo, ormai ci sono abituato.”

Jamie sorrise “Non sei pazzo, sei migliorato tantissimo da quanto ti ho conosciuto Tesoro, sei un ragazzo forte”

Kurt sbadigliò.

“Vai a farti una doccia, ti preparo il letto e ci addormentiamo, sono stanco anche io.”

Kurt annuì e si alzò baciando appena le labbra di Jamie. Entrò nella camera da letto e l'odore di muschio bianco gli invase le narici.

Quell'odore, il suo odore.

“Jamie hai comprato il bagnoschiuma al muschio bianco?” domandò Kurt spogliandosi nella camera da letto.

“No, sai che amo quello alla pesca” rispose il ragazzo dalla cucina.

Kurt non rispose, si infilò in bagno e aprì l'acqua calda. Mentre si lavava una mano gli toccò la schiena. Kurt si voltò subito ma non c'era nessuno. Sospirò spaventato.

“Blaine?” chiamò sottovoce senza ottenere risposta.

Uscì subito dalla doccia spaventato e si asciugò frettolosamente. Quando usci dal bagno era solo in camera, ma si sentiva osservato. Continuava a girare su se stesso senza vedere nessuno nella stanza. Si infilò sotto le lenzuola ancora con i capelli bagnati.

“Jamie!” urlò con voce tremante.

Il ragazzo entrò in camera “Che succede?”

Kurt chiuse gli occhi e sospirò “Niente, volevo dirti che sono a letto”

Jamie sorrise e si avvicinò a Kurt “Apri la bocca” il ragazzo fece come gli era stato detto e Jamie gli mise una pillola sulla lingua.

“Ora bevi”

Kurt bevve l'acqua e poi si distese sul cuscino. Jamie lo raggiunse abbracciandolo. “Hai per caso deciso cosa fare riguardo al matrimonio? Io non voglio metterti fretta, te lo assicuro, ma mi piacerebbe andare a vivere a New York, magari cambiare aria può farti bene e potremmo tornare qui ogni volta che desideri” spiegò con tono speranzoso Jamie.

Kurt si voltò per guardarlo negli occhi “Non lo so Jamie, i-io non credo di meritarti. Sei troppo gentile e buono per me ed io sono poco fiero di me stesso che-”

“Hey, basta. Non voglio stressarti per un'altra nottata, voglio farti dormire tranquillamente. Dormi, ci ripenseremo, posso aspettare ancora un po'” Jamie baciò la fronte di Kurt e poi chiuse gli occhi per addormentarsi.

Anche Kurt si distese per dormire e chiuse gli occhi, ma poco dopo una folata di vento lo fece sobbalzare.

La finestra era aperta, lui l'aveva chiusa in precedenza. Si alzò e si avvicinò ad essa facendo attenzione che fosse chiusa realmente. Poggiò la testa sul vetro freddo, poi si sentì avvolgere i fianchi, un tocco leggero, qualcosa di invisibile.

“Non me ne andrò Blaine, resto qui...con te”

 

 

 

 

 

Note: Non ho molto da dire su questo capitolo, a parte che mi ero dimenticata che oggi fosse Martedì.

Kurt nel Futuro sta messo male, sappiatelo. Mentre nel passato le cose tra Kurt e Blaine andranno a migliorarsi sempre di più.

Grazie come sempre a tutti e alla superfantastica beta!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


PASSATO

 

Venerdì mattina Blaine arrivò a scuola piuttosto allegro, effettivamente le cose erano cambiate dal suo arrivo. Stranamente le granite non arrivavano più e aveva degli amici: i ragazzi del Glee, Aidan con la sua squadra e Kurt. Beh, doveva per forza definire Kurt un amico nonostante ogni volta che il ragazzo apriva quelle labbra rosee per parlare, Blaine voleva solo provare a baciarle e magari morderle come fanno nei film.

“...quindi ho deciso di non comprarle più. Mi hai sentito Blaine?”

“C-Certo, hai fatto bene” e Blaine sperò veramente di aver trovato le parole giuste per rispondere alle cose che Kurt stava dicendo.

“Ehm...ok” Kurt scosse la testa divertito. “Stasera cosa fai? Oggi è Venerdì”

“Mia madre va da sua sorella e dorme lì, mio padre sarà per fortuna a lavoro fino a tardi e forse nemmeno torna, quindi vado da Aidan. Mi aveva invitato già da tempo e mi ha fatto promettere di andarci”

Kurt chiuse violentemente l'armadietto. “Ti fidi di me, giusto? Allora ti dico che Aidan è un bastardo. Si dice in giro che una volta ha fatto ubriacare un ragazzo per portarselo a letto, e sai questo che vuol dire? E' violenza sessuale. Il tipo non lo ha denunciato perché gli hanno fatto credere che è stato consensuale. Cosa vuoi sapere ancora?” domandò spazientito Kurt.

Blaine parve spaventato. “H-Hai ragione. Okay non ci vado, dopo lo avviso che ho un impegno, inventerò qualcosa.” disse convinto Blaine. Kurt gli poggiò una mano sulla spalla.

“Bene, ci vediamo dopo”

 

 

 

 

Blaine era bloccato nel traffico cittadino delle 18,00. Aveva passato in palestra più tempo del previsto ma non ne era dispiaciuto. Ora canticchiava allegramente una canzoncina mentre percorreva la strada per andare a casa di Aidan. Aveva un piano: sarebbe andato lì, gli avrebbe detto che sua madre aveva dei problemi e sarebbe scappato a casa, magari se Kurt si fosse connesso su Facebook ci avrebbe fatto una chiacchierata.

Voleva chiamare Aidan, ma il cellulare era spento e comunque per tornare a casa sua doveva passare vicino a quella dell'amico.

Blaine si fidava di Kurt e gli avrebbe dato ascolto. Picchiettava distrattamente le dita sul volante quando un uomo vicino al negozio di fiori attirò la sua attenzione.

Era a pochi metri da lui e stava facendo delle compere. Due bambine continuavano a saltargli intorno e una donna gli mostrava quali vasi acquistare. Quell'uomo era suo padre. Ne approfittò della lunga coda di macchine per mettere la testa fuori dal finestrino e guardare con attenzione.

“Papà, prendi quelli rossi!” urlò una bambina. La donna, dopo aver scelto il vaso, si avvicinò a Richard e gli diede un bacio sulle labbra. Suo padre sembrava così felice.

L'espressione di suo padre non sembrava nemmeno la stessa. Sorrideva e scherzava, non sentiva la sua risata ormai da tempo. Blaine continuò a fissarlo intensamente mentre suo padre prendeva in braccio una delle bambine per farla sedere sulle sue spalle, l'altra piccola invece lo prese per mano saltellando accanto a lui.

Blaine ricordò dei momenti passati con suo padre: quando giocavano insieme a basket e Richard lo prendeva in giro in modo innocente a causa dell'altezza, oppure quando suo padre gli comprò il guantone e un cappellino da baseball e insieme andarono a vedere una partita, o quando insieme facevano il tifo davanti alla tv. Con l'adolescenza e il coming out tutto era poi sparito.

Quando il traffico si allentò, Blaine proseguì per la sua strada. Era furioso, ma non piangeva, aveva smesso di piangere già tempo fa quando suo padre gli sequestrò ogni sua collezione figurine di calciatori e poster che avesse in camera solo perché aveva fatto un commento piacevole su un giocatore di football.

Fermò la macchina di fronte a casa di Aidan, percorse il vialetto a passo svelto e suonò ripetutamente il campanello.

“Blaine! Ti stavo aspettando.”

“Non posso restare, devo andare via, mi dispiace. Ero venuto ad avvisarti” Blaine si voltò per andarsene ma Aidan lo bloccò.

“Che ti succede? Sembri sconvolto!”

“Aidan, è una giornata terribile, devo andare via” disse Blaine provando a liberarsi dalla stretta.

“No, adesso tu entri un attimo e mi racconti che ti succede”

Aidan lo trascinò fino al divano e Blaine si sedette passandosi le mani tra i capelli con fare nervoso.

“I-Io...non è una cosa di cui voglio parlare adesso. Devo solo tornare a casa”

Aidan si avvicinò a lui sorridendo “Tieni, bevi”

Blaine non guardò nemmeno il contenuto del bicchiere che gettò tutto in gola in un solo sorso.

“Ma cos'è?” domandò turbato assaporando quel gusto amaro che gli lambiva la bocca.

“Rilassati, è quello che ti serve in questi casi di crisi” fece Aidan sedendosi accanto a lui. Blaine invece provò ad alzarsi ma cadde di nuovo sul divano

“M-mi gira la testa. Aidan, cos'era?”

“Shh, tranquillo Blaine, giuro che ti sentirai bene dopo, vieni, ti mostro la mia camera da letto”

Blaine provò ad alzarsi ma il suo corpo sembrava così pesante e stanco che si lasciò trascinare.

 

 

 

Kurt aveva appena finito il suo trattamento per il viso, soddisfatto dell'acquisto della sua nuova crema. Aveva anche cambiato le lenzuola del letto e ripulito alcuni vecchi cassetti. Quando la sua camera profumava si sentiva più vivo. Erano già le dieci di sera, così spense il computer, mise nell'armadio la sua divisa dei Cheerios e scendere al piano di sotto per prendersi un bicchiere di latte.

Odiava restare da solo, certo, per la prima mezz'ora era divertente, ma dopo diventava tutto così noioso.

Ma Carole e Burt erano rimasti a dormire dalla sorella di Carole, perché la donna era agli ultimi mesi di gravidanza e i due si erano offerti di aiutarla per una notte; ovviamente Finn aveva approfittato di quest'assenza per passare la notte a casa di Puck o Rachel.

Quando bussarono forte alla porta, Kurt fece rovesciare il latte sul tavolo dallo spavento: non era intenzionato ad aprire.

Di nuovo colpi forti.

Lentamente Kurt si avviò verso la porta per guardare dallo spioncino. Qualcuno camminava avanti e indietro ma dal buio non si riusciva a capire chi fosse.

“KURT!” Urlò Blaine da fuori. Kurt spalancò la porta.

Blaine aveva un occhio gonfio e un labbro insanguinato.

“Che ti è successo?”

“I-io non volevo rimanere, quindi sono andato ad avvisarlo. M-Mi ha fatto bere qualcosa, Kurt non so cosa mi è successo, aiutami”

Kurt non aspettò oltre e trascinò Blaine all’interno.

“E' stato Aidan?” Gli domandò Kurt guardando le ferite.

“Credo di si, mi sono sentito stanco e ho chiuso gli occhi ma poi eravamo in camera sua e...”

“Avevi i pantaloni addosso Blaine?”

Blaine si mise le mani sul volto ignorando il dolore.

“Sono scappato-quando mi sono svegliato io-” il respiro di Blaine cominciò ad essere più affannoso mentre si stringeva forte le mani al petto.

“Oh Blaine” Kurt lo strinse così forte da fargli male.

“Non ricordo, non ricordo!” continuava a ripetere Blaine come un disco rotto e Kurt andò in panico.

“Vieni con me” disse tirandolo per un braccio, entrò in bagno, aprì la doccia regolando l'acqua, poi tirò Blaine vicino a sé e entrò nella doccia con lui, vestiti, con l'acqua che li bagnava completamente.

Finalmente Kurt sentì un singhiozzo proveniente dal corpo di Blaine. Stava piangendo stringendosi forte alla sua maglia del pigiama ormai zuppa d'acqua.

“Che mi ha fatto?” mormorò stringendosi a lui e lentamente Kurt si lasciò cadere sul pavimento della doccia stringendo il ragazzo a sé.


“Shh, va tutto bene”

 

 

 

Era mezzanotte quando Sebastian bussò alla porta di Kurt.

“Stavo leggendo Austen, perché mi hai fatto correre in farmacia?”

Kurt guardò scettico l'amico.

“Si mi piacciono i romanzi di Jane Austen, problemi?”

“Si, abbiamo un grosso problema.” fece Kurt prendendo la busta tra le mani dell'amico.

“Sebastian! Gli antidolorifici per il ciclo? Ma sei idiota?” urlò Kurt mentre guardava il contenuto nella busta.

“Ah, ecco perché il farmacista mi ha guardato in modo strano, comunque mi dici cosa succede?”

Kurt si morse un labbro e poi fece segno all'amico di seguirlo. Arrivarono fino alla sua camera e lentamente aprì la porta. Blaine era disteso sul letto col le braccia avvolte attorno al corpo, indossava una T-shirt di Finn e dei pantaloni di Kurt.

Kurt spiegò a Sebastian brevemente cosa era successo senza dire troppo anche perché nemmeno lui sapeva esattamente cosa fosse capitato a Blaine.

“Dici che hanno fatto sesso?” domandò sottovoce.

“Io gli ho chiesto se avesse dei dolori...sai...lì! E' scoppiato a piangere di nuovo. Vado a parlargli, puoi preparare qualcosa di caldo?”

“Mi hai fatto venire per fare da cameriera?” domandò infastidito Sebastian.

“Ti odio quando fai così” gli rispose Kurt entrando in camera e chiudendosi la porta alle spalle.

“Ti ho portato alcune cose” disse Kurt arrampicandosi sul letto mentre Blaine alzava la testa dal cuscino.

“C'è una crema in caso tu volessi...ehm..mi hai capito no? Se brucia o senti dolore, magari lo allevia. Qui c'è una pillola per il mal di testa. Quelle che ha comprato Sebastian non sono buone, questa l'ho trovata nella camera dei miei. E' tutto qui” Kurt mostrò la roba. “Puoi restare nel mio letto, stamattina mi hai detto che i tuoi non ci sarebbero stati a casa, quindi-”

“Faccio schifo! Cosa diamine ho combinato? Mi sono rovinato. Se-se Aidan dovesse parlarne a scuola, sono finito” si lamentò Blaine appoggiando la testa sul cuscino.

“No, non lo sei, ti aiuterò io, promesso. Se una sola parola dovesse uscire dalle labbra di quell'idiota allora noi andremo dalla Coach Sue.”

Blaine annuì pensieroso. “Non è giusto, mi sento uno schifo, non so cosa mi ha fatto e se penso che mi ha toccato mi faccio ribrezzo da solo”

Kurt prese il volto di Blaine tra le sue mani. “Non dire una cosa del genere, sei perfetto e bellissimo, anche con quest'occhio gonfio. Sei gentile, adorabile e mi piaci quando cerchi di farmi credere che non mi stai guardando”

Blaine abbozzò un sorriso, poi Kurt continuò “sei bravo a scuola e gentile con le persone, e mi piaci Blaine, mi piaci veramente tanto” e per dimostrargli che no, lui non faceva ribrezzo, Kurt poggiò le labbra su quelle di Blaine in un dolce e caldo bacio.

 

 

 

PRESENTE

 

“Sono al piano inferiore, posso sentirli, arriveranno qui tra un minuto al massimo. Avete deciso? Vogliamo giocare alla conta?” domandò Tayler fissando i due ragazzi.

“Loro verranno e ti ammazzeranno Tayler. Fermati adesso” mormorò Blaine tenendo Kurt stretto a sé. Quest'ultimo aveva smesso di parlare, sembrava esser andato in catalessi. Il suo sguardo era perso nel vuoto e si teneva aggrappato a Blaine senza muoversi.

“Non voglio dare tutta questa soddisfazione alla polizia, voglio farlo io stesso. Ammezzerò uno di voi e poi mi sparerò un colpo dritto in testa e il sopravvissuto ci guarderà morire, sarà divertente”

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

 

Kurt si svegliò in un letto vuoto la mattina seguente. Accanto a lui un semplice biglietto:

“Ho chiamato il tuo capo, gli ho detto che non stavi bene, hai la giornata libera. Riposati, ti amo”

Kurt posò il biglietto sul comodino e si alzò per andare in bagno. Dopo aver fatto una doccia, telefonò a Burt.

“Come va oggi?” domandò il padre.

“Peggio, o meglio. Non sono ancora capace di dirtelo”

“Jamie ti aiuta come sempre?”

“Si papà, fin troppo. Forse dovrei lasciarlo, insomma lo faccio sgobbare e non ricambio di nulla. Non sono nemmeno in grado di alzarmi e cucinare qualcosa per pranzo.”

“E' solo questo periodo, poi tornerai alla normalità, come sempre”

Kurt rise in modo sarcastico “È divertente. Ci appoggiamo tutti a questa stupida frase da dieci anni, quando sappiamo benissimo che non è così”

Burt sospirò dall'altro lato del telefono “Vuoi venire qualche giorno da noi?”

“No grazie, non voglio deprimere anche voi. Ti richiamo papà”

Kurt decise di prendere una boccata d'aria, di fare la spesa per Jamie e cucinargli qualcosa di buono. Mentre tagliuzzava le verdure la finestra si aprì.

“Maledizione Blaine, io ho freddo!” disse con tono fintamente arrabbiato e si avvicinò alla finestra per chiuderla.

“Solito adorabile idiota” continuò tornando in cucina. “Oggi sono andato al supermercato e ho comprato un po' di cose. Ricordi quando ci andammo noi due? Una volta ti sei infilato nel carrello e ti ho trascinato ovunque. Le commesse volevano ucciderci” Kurt scoppiò in una risata genuina.

“Kurt con chi stai parlando?” domandò Jamie fissandolo.

Kurt si voltò impaurito. “Con-con nessuno. Non ti avevo sentito entrare”

“Kurt stavi palesemente chiacchierando con qualcuno, dimmi cosa c'è che non va.” lo spronò Jamie.

“Non c'è niente che non va” disse Kurt lavandosi le mani per poi asciugarle con uno strofinaccio.

“Parlavo, niente di più, mi sentivo solo” disse non avendo però il coraggio di guardare Jamie in volto.

“Che ne dici se rivediamo lo psicologo?”

“NO”

“Ma potreb-”

“No Jamie, non discutere”

“Allora andiamo via da qui” propose il ragazzo.

“Non posso, c'è la mia famiglia e non voglio allontanarmi da loro” si giustificò Kurt.

“Bugia. Tuo padre non lo vedi da quasi due mesi e quando viene a trovarci ti chiudi in camera”

Kurt roteò gli occhi infastidito. Jamie sospirò “Non so più cosa fare. Ci sto provando, Kurt, ma tu non mi dai altra scelta: torni a casa ad orari assurdi, non so mai dove sei, con chi sei, parli da solo e io ti sto supportando Kurt, ti sto allungando la mia mano ma tu non fai nulla per afferrarla, per farti aiutare a superare questa cosa. Ti ho chiesto di sposarmi e ho capito che in realtà non vuoi ma io Kurt...io non voglio rimanere intrappolato qui.”

Kurt si morse un labbro “Non mi lasciare” sospirò disperato. “se tu mi lasci io...” Kurt cominciò a respirare affannosamente.

“Calmati Kurt, inspira e espira” gli suggerì Jamie e Kurt fece come gli era stato detto.

“Farò tutto quello che vuoi, ma non lasciarmi” lo pregò Kurt. Jamie lo strinse a sé.

“Okay, lasciati aiutare”

 

 

 

 

Note: Inizio subito a dirvi che Blaine non è stato violentato.

Il bacio che Kurt gli ha dato è stato solo per farlo sentire al sicuro. Blaine si sentiva male solo al pensiero di aver fatto qualcosa e Kurt con quel bacio ha provato a fargli capire che è comunque perfetto così. Il bacio può sembrare sembrare frettoloso giustamente ma è anche dettato dall'impulso di Kurt. Alla fine Kurt tiene a Blaine da poco dopo che si sono conosciuti. Ne aveva parlato con Carole appena lo aveva conosciuto, e comunque a modo suo gli è sempre stato vicino, quindi....

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


PASSATO

 

Kurt stava dormendo sul divano quando venne svegliato dal rumore della porta della sua camera che si chiudeva. In realtà non stava dormendo, con la situazione in cui si era ritrovato, da dormire c'era ben poco, aveva semplicemente chiuso gli occhi e cercato di ragionare.

Aveva baciato Blaine in una situazione critica, lo aveva fatto ma non si era pentito, ma Blaine era debole, triste e Kurt non gli aveva dato tempo di rispondere che gli aveva consigliato di dormire e si era volatilizzato dalla stanza.

Ora c'era la resa dei conti.

“Non volevo svegliarti” si scusò Blaine. Aveva il viso arrossato e l'occhio era meno gonfio, tutto sommato non era stato colpito in modo grave, il labbro nemmeno sanguinava più.

“Vuoi che ti prepari qualcosa?” domandò Kurt alzandosi dal divano.

“No, vorrei andare a casa, vorrei parlare con mia madre e dirle tutto. Vorrei andare a fare dei controlli in ospedale”

Kurt annuì “Mi sembra un'ottima idea”

“Vorrei che venissi con me”

 

 

 

 

Kurt parcheggiò fuori casa di Blaine. Quest'ultimo si guardò nello specchietto dell'auto.

“Vorrei avere un espressione che non faccia preoccupare molto mia madre”

Kurt aprì bocca per parlare, ma fu inutile: Blaine aveva il volto distrutto, non solo per le ferite ma lo sguardo triste e deluso di se stesso.

Kurt gli prese le mani nelle sue e poi le baciò. “Ascoltami, adesso andiamo dentro e parli con lei, proverò a tranquillizzarla anche io. Ti ho detto che non ti avrei lasciato solo Blaine, non mi tiro indietro”

Blaine annuì e sospirò.

“C'è un'altra cosa” iniziò Blaine “ieri, ero sconvolto perché ho visto mio padre con-con una nuova famiglia. Beh non tanto nuova, ha due bambine e avranno all'incirca sette anni quindi tradisce mia madre da ormai...tanto! Io non posso, come faccio a dirle che suo marito ha un'altra vita?” chiese Blaine pieno di sconforto.

“Mi dispiace Blaine, mi dispiace così tanto” disse Kurt attirandolo in un abbraccio.

Quando bussarono alla porta, Melanie sbiancò completamente.

“Mamma lasciam-”

“Cosa ti hanno fatto? Blaine ti prego dimmelo” si allarmò la donna.

“Signora se permette io le consiglio di sedersi, così possiamo parlarle” le suggerì Kurt prendendola gentilmente per un braccio e facendola sedere su una sedia. Blaine si sedette accanto a lei e le prese una mano.

“Ieri, mentre stavo tornando...”

 

Blaine raccontò cosa era successo, aveva cercato di non sembrare troppo tragico e di provare a sorridere ogni tanto per dare un conforto alla madre. Melanie decise di prendere l'auto e di andare da un medico, non in ospedale dove lavorava il marito.

“La moglie di mio padre lavora in uno studio medico, potremmo andare da lei così magari ci facciamo dare le analisi in giornata” consigliò Kurt e la donna annuì.

Kurt si mise alla guida mentre madre e figlio si sistemarono nei sedili posteriori.

“Denunceremo quell'idiota, deve pagarla. Perché voi ragazzi siete così ingenui al giorno d'oggi? Così stupidi” disse Melanie continuando ad accarezzare il volto di Blaine. Quest'ultimo era palesemente arrossito “Mamma ti prego smettila” borbottò Blaine.

“Non ricordi proprio nulla? Ne sei certo? Hai qualche dolore?”

“Già te ne ho parlato mamma. N-Non ho nessun dolore, mi fa male la testa e le tue domande non aiutano.”

Melanie sospirò cercando di non cacciare le lacrime. “Scusami, sono preoccupata.”

“H-Hai ragione” fece Blaine con tono più calmo “ma ripeto che non ricordo nulla e voglio semplicemente avere delle risposte positive. Piuttosto tu di papà non sapevi nulla?”

Melanie a quel punto non parlò, Blaine intuì da solo.

“Lo sapevi?”

“L'ho dubitato, ma non ho mai avuto certezza”

“Lo lascerai, giusto?” domandò speranzoso il figlio. Melanie tornò a stringerlo tra le sue braccia senza rispondergli.

Arrivati dal medico, Kurt vide subito Carole.

“Tesoro, è tutto okay?” disse la donna non appena lo vide. Kurt le mormorò qualche parola veloce e Carole si avvicinò a Melanie per parlarle.

“Andrà tutto bene” disse Kurt facendo voltare Blaine. Quest'ultimo lo fissò e poi si avvicinò per abbracciarlo “Ti prego, non abbandonarmi” gli sussurrò in un orecchio.

“Non lo farò” gli rassicurò Kurt.

Il medico chiamò Blaine e il ragazzo si avviò nella sala. Carole, Kurt e Melanie restarono a parlare nella saletta.

“Non so cosa fare, mio figlio in queste condizioni e la storia di mio marito. Io non riesco a sopportare tutto questo” confessò Melanie, Kurt le portò un caffè, “Non posso restare in quella casa, in realtà è lui che non può restare, ha una famiglia, andrà da loro”

“Non conosco suo marito ma se lei è intenzionata a non vederlo più io le consiglierei di andare via di casa e aspettare che lui prenda tutte le sue cose e le lasci l'appartamento.”

Melanie annuì. “Troverò un albergo, giusto il tempo che mia sorella torni a casa. Lei abita a Westerville, poco lontano da qui, ma ora è via. C'è la caveremo. Mio figlio non merita tutto questo.”

Carole si alzò e poggiò una mano sulla spalla di Melanie. “Troveremo una soluzione” poi si allontanò ed entrò nella stanza dove il medico stava visitando Blaine.

 

Dovettero aspettare circa tre ore in quella piccola sala d'attesa, ma per fortuna Blaine non era stato violentato, il tentativo c'era stato ma non era stato portato a termine. Non aveva riscontrato nessuna malattia particolare o infezione.

Tutti tirarono un sospiro di sollievo e Kurt riaccompagnò gli Anderson a casa. Blaine rimase sul portico a parlare con lui.

“Grazie di tutto.” gli disse abbracciandolo di nuovo. Kurt sorrise.

“Kurt, io-io vorrei sapere alcune cose”

“Se è per il bacio sono assolutamente dispiaciuto, volevo farti sentire meglio perché stavi uno schifo ma io ti trovo un ragazzo straordinario e mi dispiace. Mi dispiace sopratutto perché credo di essermi approfittato di te e della tua debolezza, ma non è stato fatto con cattiveria, lo giuro.” disse tutto un fiato Kurt.

“Quindi ti dispiace”

“Tantissimo”

“Peccato, a me no.” Blaine ripensò alle parole dette “No aspetta! Voglio dire, che-”

“Calma Blaine,” fece Kurt divertito “quindi, se io adesso ti baciassi qui, sotto al portico, come in uno dei quei film romantici, ti farebbe sentire meglio?” propose maliziosamente Kurt.

“I-Io non-”

“Al diavolo, Anderson!” lo interruppe Kurt prima di fiondarsi sulle sue labbra baciandolo prima con foga e poi più lentamente, assaporando la bocca di Blaine. Kurt allungò le mani dietro la schiena dell’altro e dalla tasca del retro dei pantaloni e gli sfilò il cellulare.

“Ti ho segnato il mio numero” poi si inviò una chiamata al suo telefono “ora ho anche il tuo. Ci sentiamo più tardi” Kurt si girò per andarsene.

“Cosa siamo io e te?” urlò Blaine.

Kurt era già vicino all'auto, aprì la portiera “Non lo so, ma non vedo l'ora di scoprirlo”

 

 

Quando Kurt rientrò a casa Carole stava spiegando a Burt cos’era successo.

“Figliolo, Carole mi parlava di questo Blaine e sua madre”

Kurt si sedette accanto a loro “Conosco Blaine da qualche mese, è un ragazzo gentilissimo e genuino. Vorrei fare qualcosa per lui.” spiegò Kurt.

“Io ho finito di parlare con Melanie dieci minuti fa” disse Carole attirando l'attenzione del figliastro.

“Ci siamo scambiati i numeri in ufficio e abbiamo parlato un po', suo marito dovrebbe tornare domani sera e lei non è intenzionata a restare lì. Stavo spiegando a tuo padre che visto che dovrà trovarsi un’altra sistemazione per tutta la settimana, potremmo ospitare Melanie e Blaine qui. Credo che gli faccia bene un po’ d’aiuto in un momento come questo, e tuo padre crede sia un'ottima idea.”

Sulle labbra di Kurt apparve un sorriso. “Sarebbe magnifico. Ma non li conosciamo bene, non so se accetteranno”

Burt sorrise “Carole è una donna molto convincente. Se qualcuno ha bisogno di aiuto noi non ci tiriamo indietro. Abbiamo tenuto con noi Sam tutto questo tempo, ora che è tornato a casa abbiamo ancora altro spazio. Inoltre, da quanto ho capito, questo ragazzo ha bisogno di aiuto”

“Tantissimo papà” disse Kurt quasi disperato.

“Beh, allora Carole, telefonala pure!”

 

 

Carole tornò a casa con Melanie e Blaine verso l'ora di cena, Burt era partito, Finn giocava alla playstation e Kurt era in cucina a condire l'insalata.

Quando Blaine apparve sulla soglia entrambi sorrisero. Melanie e Carole sembravano avere già una grande rapporto come due amiche di vecchia data, mentre Finn si limitò a salutare cercando di capire bene cosa stesse succedendo. Inutile dire che quando Kurt aveva provato a spiegargli la situazione, Finn non aveva capito nulla.

“E questa è la mia stanza” disse Kurt buttandosi sul suo letto. “Ti ho fatto sistemare una brandina qui con me, ho pensato che fosse meglio, con Finn puoi divertirti con i videogame ma la puzza dei suoi piedi ti fa rischiare il soffocamento.

Blaine rise e si distese accanto a Kurt. “Grazie per tutto quello che state facendo”

Kurt si sistemò su di un fianco per guardare meglio Blaine. “Di nulla. Come ti senti? Per la storia di Aidan e tuo padre”

Blaine sospirò “Ho un casino in testa, ma sono leggermente sollevato che la storia di mio padre sia venuta a galla. Vivere nella menzogna è terribile. Mi dispiace solo che non potrò vedere la sua faccia quando tornerà a casa e la vedrà vuota.”

Kurt sorrise, ma era un sorriso triste, in fondo sapeva che Blaine non stava affatto bene.

“Con Aidan, beh vorrei capire cosa è successo, ma adesso non voglio pensarci”

Kurt si alzò dal letto “Ceniamo e poi usciamo, ti porto al cinema” propose sperando di rialzare un po' il morale del ragazzo.

“Ci sto, il film però lo scelgo io” lo stuzzicò Blaine

“Anderson non sfidarmi, sui film sono molto rigido! Niente 3D!”

 

 

Il film fu una benedizione. Trovarono una commedia con Adam Sendler ed entrambi risero fino alle lacrime. Più volte nel cinema Blaine aveva afferrato la mano di Kurt o gli aveva offerto la coca cola dalla sua cannuccia. Kurt sorrise talmente tanto che le guance cominciarono a fargli male.

 

In macchina Blaine dormiva beatamente e Kurt spense la radio per non svegliarlo. Parcheggiò fuori casa e provò a svegliare il ragazzo.

“Blaine, siamo arrivati, andiamo puoi infilarti nel letto e dormire”

In tutta risposta Blaine si girò dall'altro lato del sedile rischiando di scivolare. Kurt uscì dall'auto e aprì la portiera dal lato di Blaine.

“Blaine posso lasciarti in macchina non ho problemi.”

Blaine aprì gli occhi lentamente “Mi sono addormentato?”

“No, sei vittima di un mio incantesimo, forza vieni” Kurt lo tirò a sé e lo trascinò in casa. Una volta entrati trovarono Melanie e Carole sedute sul divano a chiacchierare.

“Vi stavamo aspettando prima di andare a dormire, vi siete divertiti?” domandò Melanie.

“Molto, ma Blaine non è un buon compagno di guida” scherzò Kurt.

“Blaine figliolo vorrei conoscere tutto su quel ragazzo, Aidan. Mi hai detto che non volevi parlarne ma abbiamo bisogno di denunciarlo”

“Mamma lo faremo, ma lasciami tornare a scuola, ti prego. Non voglio sentirne parlare fino a Lunedì o se è possibile per sempre”

“Lo sai che non possiamo” replicò Melanie.

“Ok, va bene! Buonanotte” rispose agitato Blaine salendo le scale che portavano alla camera di Kurt. Quest'ultimo lo seguì. “Voleva solo aiutarti, non credere che per lei sia un momento facile. Siete venuti in una casa di persone che appena conoscete, avete scoperto che tuo padre ha un'altra famiglia e ha un figlio che è stato quasi violentato. Non trattarla in questo modo”

“Hai ragione, mi dispiace scusami, domani mattina le parlo”

Kurt si avvicinò a Blaine e gli cinse i fianchi, “Vorrei tanto baciarti”

“Ora me lo chiederai tutte le volte?” domandò Blaine con tono già molto più rilassato.

“Beh visto che non abbiamo una vera relazione ho paura di fare qualche passo sbagliato”

“Non abbiamo una relazione ma hai già conosciuto mia madre, io conosco la tua, e sto dormendo a casa tua, nella tua camera. Abbiamo bruciato un po' di tappe direi”

“Cretino!” gli sussurrò Kurt ridendo per poi avvicinarsi alle sue labbra e baciarlo teneramente.

“Beccheremo Aidan, lo faremo parlare e poi lo denunceremo.” disse deciso Kurt come se già avesse in mente un piano.

“Lo spero, ma adesso davvero, non voglio parlarne” quasi supplicò Blaine.

“Hai ragione, avanti infiliamoci i pigiami e andiamo a letto”

 

Poco dopo i due ragazzi erano ognuno nei rispettivi letti.

“A quando il matrimonio?” domandò Blaine mentre fissava il soffitto.

“Quale matrimonio?”

“Il mio e il tuo, sai con la storia delle tappe. Forse dovrei farmi un tatuaggio. Sul polso, ci scriverei le nostre iniziali, lo farò proprio domani!”

“Blaine, ti ho dato del latte non della vodka, sei ubriaco?”

Blaine rise “Scherzo, tranquillo. Ma nonostante sappia che da lunedì arriveranno tantissimi problemi adesso mi sento sereno. Grazie a te”

Kurt scacciò una lacrima dal volto “Vieni qui. Avanti.”

Il ragazzo si alzò dal suo letto per raggiungere Kurt sul suo.

“Adesso riceverai una serie di coccole, sei un ragazzo che ne ha bisogno ed io ho troppo amore da dare”

Blaine sorrise apprezzando il gesto dell'amico, amante, ragazzo? Questo non lo sapeva ancora, ma di certo era stato il suo salvatore.

 

 

 

 

PRESENTE

 

“Siamo nella palestra, pare non ci siano corpi qui.” comunicò un poliziotto al capo. L'uomo si voltò sentendo un singhiozzo.

“C'è una ragazza!” urlò alla radio trasmittente. La ragazza si era nascosta in un angolo dietro gli spalti, un gruppo di poliziotti raggiunsero il suo collega.

“Vieni, ti portiamo via” dissero alla ragazza illesa.

 

Dall'esterno della scuola Finn si avvicinò a Tina, era in lacrime seduta a terra senza forza. I suoi genitori erano accanto a lei cercando di portarla via.

“Non c'è più! Mike non c'è più!” urlò la ragazza con tutta la voce che aveva in gola.

Rachel si avvicinò a Finn.

“Hanno trovato il corpo di Quinn” disse in lacrime. Il suo ragazzo la strinse a sé senza ormai cercare di trattenere le lacrime.

“C-Ci sono notizie di Kurt e Blaine?” domandò lei tra le lacrime. Finn scosse la testa.

“Hai provato a chiamarlo?”

Finn sgranò gli occhi “No, non abbiamo provato!” disse facendo accendere dentro di sé una piccola speranza. Prese il cellulare e compose il numero del fratello.

 

 

 

“Di chi è questo telefono?” urlò Tyler non appena partì la chiamata.

Blaine scosse Kurt che era sempre immobile perso in chissà quali pensieri, così Blaine gli prese il cellulare dalla tasca.

“E' suo fratello”

“Non rispondere, chiudi la chiamata. Adesso”

“T-Ti prego, lasciami solo avvisare che siamo vivi”

“Perché? Tra poco uno di voi non ci sarà più, è inutile”

“Ti prego!” ci riprovò Blaine. Tyler fece qualche passo indietro fino ad uscire fuori la porta del bagno per controllare la situazione. Il corridoio era silenzioso.

“Una parola ciascuno, adesso!”

Blaine accettò la chiamata “Finn!”

“Oddio Blaine, state bene? Dove siete?”

“Finn, mi dispiace, mi dispiace tantissimo” pianse Blaine, Kurt gli tirò il telefono da mano.

“Finn ti voglio bene, non dimenticare di dire a papà che lo amo!”

Tyler si avvicinò a loro e strappò il telefono dalle mani.

“Fine chiamata”

 

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

 

Kurt si passò le mani sul volto sospirando ancora una volta poi un gemito. Robert si accasciò su di lui con poco fiato in gola.

“Wow è stato potente!” disse il ragazzo. Kurt si spostò da lui voltandosi dall'altro lato.

“Perché mi hai fatto venire a casa tua?”

“Non mi va di uscire, ma adesso devi andare via, subito!”

Robert si avvicinò a Kurt e gli morse un fianco dove poco prima gli aveva lasciato un succhiotto.

“Hai sempre il mio numero” disse il tipo alzandosi e vestendosi velocemente.

Non appena la porta si chiuse, Kurt si alzò dal letto e prese le lenzuola ormai sporche del suo peccato nei confronti di Jamie, poi le strappò per poi gettarle in una busta. Aprì la credenza in bagno e prese una pillola. Un'ombra gli passò accanto.

“Blaine, sei qui?” domandò senza ricevere risposta. In realtà non aveva mai ricevuto risposte, era tutto nella sua mente. Peccato però che adesso non fosse più in grado di distinguere i suoi pensieri e le sue immaginazioni dalla realtà.

 

 

Quando il telefono squillò, Kurt lesse il nome di Rachel e decise di non rispondere. Non era educato, ma dopo la cerimonia non aveva voluto più sentire nessuno.

Quando Jamie rincasò Kurt stava leggendo una rivista.

“Ti sei ridato a Vogue, sembra interessante” disse felice Jamie sedendosi accanto a lui. “Perché vicino alla porta c'è una busta con le nostre lenzuola dentro?” domandò lasciando un bacio sulla fronte di Kurt.

“Erano vecchie, vorrei comprarne delle nuove e magari dare un tocco nuovo a questa casa”

“Kurt, non dobbiamo spendere soldi per questa casa se presto ce ne andremo via da qui.”

Kurt roteò gli occhi “Ma perché? Abbiamo dei lavori stabili e non capisco cosa ti cambia se abbiamo una fede al dito. Il mondo continuerà a disprezzarci comunque.”

“Sentirti mio in ogni modo mi farebbe sentire meglio” disse tranquillo Jamie

“E se non volessi sposarti? Se il matrimonio non facesse per me?” Kurt si pentì delle parole dette nel momento in cui Jamie si alzò dal divano.

“Non ho fame, vado a trovare mia sorella, ricordi ha partorito da poco? Non sono ancora andato a trovare mio nipote perché avevo il mio ragazzo depresso che non vuole sposarmi. Hai detto che ti saresti fatto aiutare, ma non stai agendo nel modo giusto” disse Jamie prima di lasciare l'appartamento. Kurt semplicemente crollò sul divano tra le lacrime.

 

Jamie tornò a casa dopo qualche ora, quando Kurt aprì gli occhi, il ragazzo stava preparando una borsa.

“Cosa fai?” domandò allarmato Kurt.

“Passo la notte da mia sorella”

“Non puoi andartene!” urlò Kurt alzandosi dal divano. “Hai detto che mi avresti aiutato! Sei un vigliacco! Ti stai tirando indietro!”

“Non sono un vigliacco! Sono esausto!” urlò Jamie “Sto cercando di aiutarti in ogni modo e mi respingi, io non voglio restare a Lima”

“Lui è qui Jamie, non posso andare” confessò Kurt “posso sentirlo”

Jamie lo guardò scioccato “Kurt, lo sai che non è possibile?”

“Si, Jamie, te lo giuro è qui! Apre in continuazione la finestra e lo sento di sera quando andiamo a dormire ed io parlo con lui.”

Jamie si avvicinò a Kurt e gli cinse il volto con le mani “Tesoro, adesso vai in camera da letto, ti porto la tua pillola e ci riposiamo un po’, ci stai?”

“Non vai via?” domandò Kurt.

“No, resto qui. Vai di là, ti raggiungo tra un attimo.”

Kurt si avviò in camera e Jamie prese il cellulare e compose un numero

“Burt, sono Jamie, deve intervenire, adesso”

 

 

 

 

 

 

 

Note: Finalmente Burt prenderà le redini in mano con Kurt, per quest'ultimo non sarà per niente facile.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


PASSATO

 

Quando Kurt si risvegliò il lunedì mattina, fece fatica a muoversi: Blaine gli era praticamente appiccicato addosso e gli respirava pesantemente sul collo. Questo sarebbe potuto apparire piuttosto tenero e romantico se solo Kurt non si fosse sentito soffocare. Diede una leggera spinta al ragazzo che si girò dall'altro lato cercando inutilmente di afferrare le lenzuola per coprirsi. Kurt rise di fronte a quella scena, si avvicinò a Blaine e gli diede un leggero bacio sul retro del collo, poi scese sulla spalla nuda, coperta solo dalla banda della canotta. Sentì una leggera risatina provenire da Blaine, segno che il ragazzo si era svegliato.

“Blaine, questa sera dormirai sul tuo letto. Mi hai rovinato il pigiama, le lenzuola e anche i capelli”

Blaine, in tutta risposta, mugugnò solamente, per poi infilarsi un cuscino sopra la testa.

“Non voglio andare a scuola, dirò a mia madre che non sto bene, ed è la verità”

Kurt tirò via il cuscino da sotto la faccia del ragazzo “Devi venire! Tua madre vuole venire a scuola per parlare con Aidan, se riusciamo a convincerla a restare a casa, grazie all'aiuto di Sebastian, riusciremo a capire cosa ti ha fatto quell'idiota. Quei due sono molto simili: entrambi adorano vantarsi delle proprie conquiste”

“Ho voluto evitare Kurt, ma proprio non riesco a guardarlo in faccia. Mi fa ribrezzo il solo pensiero di vedere di nuovo il suo volto.”

Kurt si avvicinò accanto a Blaine “Hey, ci sono io ricordi? Non succederà nulla, promesso”

Blaine guardò Kurt e provò a fare un sorriso.

“Ragazzi, alzatevi” urlò Melanie da fuori la porta.

“Arrivo, se Kurt si decide a togliersi di dosso” rispose Blaine dando una spinta a Kurt.

“Blaine! Questo è imbarazzante!” mormorò Kurt.

“Cosa?”

“Se tua madre venisse a sapere che stiamo nello stesso letto. Oddio, spero di non fare nessun discorso imbarazzante a colazione”

“Ma cosa dici? Io a mia madre dico tutto” disse tranquillamente Blaine.

“Anche che ci siamo baciati?” domandò sorpreso Kurt.

“Si, non dovevo farlo?” chiese in modo innocente Blaine, le guance di Kurt si arrossarono.

“N-No certo, sono io che non sono abituato a questo genere di cose, credo”

Blaine annuì ricordandosi di quella volta in cui Kurt gli raccontò della morte di sua madre.

“Vado in bagno, okay?” fece Kurt prendendo le sue cose per poi chiudersi la porta alle spalle.

 

Arrivarono a scuola con qualche minuto di ritardo, Melanie aveva cercato più volte di accompagnare i ragazzi per trovare questo Aidan, ma Kurt era riuscito a convincerla che avrebbe aggravato solo le cose se si fosse scagliata contro un adolescente senza prove certe.

Appena entrarono nell'istituto, Finn si dileguò per seguire Rachel, e Blaine arrivò al suo armadietto. Non appena Aidan si accorse di lui, voltò le spalle, e seguì i suoi amici. Blaine si sentì mancare il respiro.

“Anderson, è tutto okay?”

Blaine si voltò verso Sebastian.

“C-Credo di si.”

Sebastian gli mise una mano sulla spalla “Non avvicinarti a quello, con lui me la sbrigo io”

 

 

Blaine arrivò all'ora del Glee Club più calmo, ma quando vide Kurt parlare con il professor Schuester si preoccupò.

“Ragazzi, Kurt Hummel dei Cheerios vuole fare un provino per il glee club”

“Si!” urlò Rachel dal suo posto mentre Tina e Mercedes si davano il cinque.

Kurt sorrise. “Grazie. La canzone non è effettivamente nelle mie corde, ma voglio dedicarla ad una persona speciale.”

Il ragazzo fece un segno per far partire la musica.

( http://www.youtube.com/watch?v=q7rFRG5Oe7w )

Slowly fading away, you're lost and so afraid

Where is the hope in a world so cold?

[Scomparendo lentamente
Perso e così spaventato
Dov'è la speranza in un mondo tanto freddo? ]


 

Looking for a distant light 
Someone who could save a life 
You're living in fear that no one will hear your cries 

[Cercando una luce distante
Qualcuno che possa salvarti
Vivendo nella paura che nessuno sentirà i tuoi pianti ]

 

Can you save me now 

[Puoi salvarmi ora? ]

 

I am with you 
I will carry you through it all 
I won't leave you I will catch you 
When you feel like letting go 
Cause your not, your not alone 

[Sono con te
Ti porterò con me nonostante tutto
Non ti lascerò
Ti catturerò
Quando ti sentirai di lasciar perdere tutto
Perché non sei
Non sei solo ]

[...]

And I'll be your hope when you feel like its over 
And I will pick you up when your whole world shatters 
And when you're finally in my arms 
Look up and see love has a face 

 

[E sarò la tua speranza
Quando senti che è finita
Ti tirerò su
Quando il mondo intero va in pezzi
Quando sarai finalmente tra le mie braccia
Alzati e vedi che l'amore ha un volto ]

 

Kurt stava per rifare il ritornello quando Blaine si alzò e uscì dall'aula.

Kurt seguì il ragazzo fino nei bagni.

“C-Cosa ho fatto?” domandò spaventato.

“Kurt non puoi! Non mi conosci bene, non puoi credere che il nostro sia amore in così poco tempo ed-ed io non mi sono mai sentito così amato da qualcuno, non so se tutto questo è vero” balbettò Blaine passandosi le mani tra i capelli.

“Ma noi ci stiamo conoscendo” spiegò Kurt come per dire: possiamo innamorarci.

“Ma io sono sempre nei guai. Prima mio padre, Aidan, sono un caso perso Kurt, non ti conviene”

Kurt scosse la testa e prese il volto di Blaine tra le mani.

“Non mi piace quando le persone si buttano giù. Hai ragione, in pochi giorni ti è crollato il mondo intero addosso, ma sai una cosa? Devi essere coraggioso e affrontare ogni ostacolo”

Blaine annuì. “Coraggio?”

Kurt sorrise “Coraggio!”

 

 

Sebastian entrò negli spogliatoi dove i ragazzi si stavano cambiando

“Aidan! Ti trovo bene!” esclamò il ragazzo fingendosi amico nei confronti di Aidan.

“Hai proposte da farmi Smythe? Qui o nella doccia?”

Sebastian scosse la testa “Ci terrei molto ma purtroppo ho pochi minuti a disposizione. Ti sei fatto Anderson, eh? Complimenti!”

“Come hai fatto a saperlo?”

Sebastian scrollò le spalle “Voci. Volevo fargli perdere io la verginità, mi hai battuto però. Un punto per te”

Aidan scosse la testa “È ancora in gara tranquillo. Sono stato un idiota. Quando avevo la possibilità mi sono accorto di non aver né lubrificante né preservativi, quel cretino di mio fratello li ha rubati dal mio comodino. Ci ho provato lo stesso ma quel nanetto continuava a muoversi e poi, mi ha fatto tenerezza”

Sebastian sorrise appoggiandosi all'armadietto “Allora dimmi almeno come hai fatto a convincerlo, magari le tue lezioni possono essermi utili”

“Tu che prendi lezioni da me? Sono onorato”

Sebastian scrollò di nuovo le spalle “Parla”

“Niente di che, gli ho dato un sonnifero, li prende mia madre per addormentarsi la notte. Ma doveva essere leggero perché, come ho detto, continuava a muoversi, era poco cosciente ma non del tutto addormentato.”

“Capisco. Grazie del consiglio Aidan, ci vediamo in giro...forse”

Sebastian uscì dagli spogliatoi e cominciò a correre alla ricerca di Kurt. Si scontrò con qualcuno nel corridoio “Tizio stai attento!” urlò prima di voltarsi e proseguire per la sua strada.

“Mi chiamo Tyler! Non tizio!” rispose inutilmente il ragazzo dal momento che Sebastian era già andato via.

Quando arrivò nel parcheggio si avvicinò all'auto di Kurt, vide che quest'ultimo si stava baciando con Blaine.

Forse la storia di Aidan poteva tenersela per sé.

 

 

 

 

“Sei una persona orribile Blaine, una persona orribile!” urlò Kurt tra le risate mentre Blaine gli solleticava i fianchi.

“Tu sei pigro! Sono le sette di sera e sei già in pigiama!”

“Mi piace stare comodo sm-smettila!” Kurt si staccò le mani di Blaine dai fianchi e si gettò su di lui per baciarlo.

La porta di casa si aprì e Melanie e Carole entrarono. I due si staccarono appena in tempo

“Blaine, hai notizie di quell'Aidan?” domandò la madre.

“Se ne sta occupando un nostro amico mamma, non gli ho parlato, tranquilla”

La donna si avvicinò al figlio. “Ho parlato con papà oggi. Ha tre giorni per liberare casa da tutte le sue cose. È finita con lui.”

Blaine la guardò “Sei dispiaciuta?”

La madre sorrise “Nemmeno un po'. Non ho voluto ascoltare le sue ragioni sul perché non ci avesse mai lasciati nonostante si fosse già creato una nuova famiglia. Non m’importa, con lui ho chiuso. Domani la zia dovrebbe ritornare a casa, in questo modo possiamo andare da lei e non disturbare più loro” indicò Carole e Kurt.

“Oh Melanie, non essere stupida, adoro passare del tempo con te, sono sempre circondata da ragazzi, sei di aiuto e poi non mi hai ancora insegnato a fare quel polpettone di cui mi parlasti l'altra sera, voglio la ricetta!” disse allegra Carole.

“Lei cucina benissimo” aggiunse Blaine con un sorriso triste.

Kurt lo fissò. Blaine era così bello e buono, e invidiava il suo rapporto con la madre, erano così uniti, proprio come lui e Burt. Solo che Kurt non aveva una madre. Carole era adorabile, gentile, ma di certo non avrebbe mai potuto sostituirla.

 

 

Dopo aver cenato e aver riordinato in cucina, Kurt e Blaine continuarono la loro sessione di baci in camera.

“È normale non stancarsi di baciare una persona?” domandò Blaine lasciando un bacio sul mento a Kurt.

“Non lo so, io non sono stanco anche se le mie labbra sono gonfie e arrossate a causa tua”

Blaine rise e riportò le labbra su quelle di Kurt. “Felice di prendermi la colpa”

Blaine si sistemò sul letto di Kurt e quest'ultimo lo guardò accigliato.

“Vai nel tuo letto!” gli ordinò Kurt.

“Qui è più comodo” si lamentò Blaine.

“Vado a prendermi un bicchiere di latte, quando torno ti voglio fuori di qui” minacciò scherzosamente.

Kurt scese le scale e si diresse in cucina, Melanie stava piegando alcuni calzini, i due si sorrisero e poi Kurt infilò la testa nel frigo, prese il latte e ne versò un po’ nel bicchiere.

“Grazie Kurt” disse Melanie sorprendendo il ragazzo.

“C-come?”

“Grazie. Non vedevo Blaine sorridere così da tempo ormai.”

“Ci tengo a lui, gli voglio bene” disse Kurt sapendo di certo che il bene nei confronti di Blaine cresceva ogni minuto.

“Lo so, si vede. Non è un bel periodo e credevo di dover raccogliere i cocci rotti di mio figlio, ma stranamente è forte, forse sei tu che lo fai sentire bene. Noi adulti sottovalutiamo sempre l'amore adolescenziale, ma io credo che sia molto forte.”

Kurt sorrise, avrebbe voluto buttarsi tra le braccia di quella donna e dirle quanto fosse felice che, nonostante tutto, Blaine fosse piombato nella sua vita. Però si limitò a darle la buonanotte.

Quando tornò in camera, Blaine era già addormentato. Kurt sbruffò ma in realtà non era per niente arrabbiato. Si sistemò accanto a lui abbracciandolo forte.

 

 

PRESENTE

 

“I cecchini stanno sorvegliando la scuola da diversi punti. Le aule a destra sono tutte apparentemente vuote, dovete procedere lungo il lato sinistro” comunicò il capo della polizia alla squadra che si trovava all'interno dell'istituto.

 

“Avete deciso? Io consiglierei di scegliere chi tra i due andrà in paradiso.” Tyler indicò con la testa Blaine “Non ti conosco ma ho sentito delle cose su te e Aidan, stai tranquillo, è stato fatto fuori, perché non mi ringrazi?”

Blaine si mise una mano sulla bocca per trattenere i conati di vomito.

Kurt invece, ormai sembrava perso, Blaine sentiva solamente il corpo del suo ragazzo, ma lui era spento come se il suo cervello si fosse disconnesso da tutto ciò che stava accadendo, perso in un mondo tutto suo.

 

 

FUTURO

 

“...mi ha detto proprio così, Burt, ecco perché vi ho chiamato”

“Mia moglie mi ha telefonato prima che arrivassi qui, se lo convinciamo riusciamo a portarlo via.”

Kurt sentì quelle voci provenire dalla cucina, non sapeva cosa stesse succedendo realmente, così si alzò dal letto sbadigliando: Jamie e Burt erano seduti a chiacchierare e dalle facce si capiva che non era niente di buono.

“Figliolo perché non andiamo a parlare solo io e te nel salotto?”

Kurt guardò prima Jamie e poi suo padre, alla fine annuì. Burt si alzò dalla sedia e si diresse sul divano.

“Io vado a fare alcune telefonate di là” comunicò Jamie prima di allontanarsi.

 

“Non ci vediamo da un po', Jamie mi ha detto che stanno succedendo delle strane cose, vuoi parlarne?”

Kurt scoppiò a ridere “Da quando fai lo psicologo papà? Questa è una novità, avresti dovuto aggiornarmi.”

“Non rispondermi in questo modo”

“Sono grande abbastanza da rispondere come più ritengo giusto”, adesso Kurt aveva smesso di ridere.

“Fatti aiutare” e in quelle parole si sentì la disperazione di Burt, “per te è stato più difficile più di chiunque altro, nessuno può capirti, ma devi lasciare che la tua famiglia ti aiuti”

“Jamie mi aiuterà.”

“No, lui non lo farà. Jamie andrà via, glielho chiesto io”

Kurt si alzò dal divano “Questo è assurdo, lui non vuole lasciarmi, perché ti metti in mezzo alle mie relazioni?” domandò frustrato il ragazzo.

“Mi ha detto che tu vedi Blaine, che lo senti, non è una cosa normale Kurt, sai benissimo che non lo è. Sei rimasto traumatizzato dal giorno della sua uccisione e hai ragione, ma adesso devi farti aiutare da qualcuno che se ne intende più di noi”

Kurt non volendo ascoltare le parole di suo padre si voltò per tornarsene in camera ma davanti a lui si ritrovò Jamie con una borsa in mano.

“Qui ci sono alcuni tuoi vestiti. Tuo padre ti porterà in un centro di cura, crediamo sia la cosa migliore. Io andrò via, l'appartamento lo lascio a te, puoi farne quello che vuoi”

“Voi siete impazziti! E' assurdo, Jamie perché mi stai lasciando?”

“Perché non voglio restare qui Kurt, ti amo ma tu credi che Blaine sia qui con te e che ti parli-”

“Mi credete pazzo quindi” sentenziò Kurt “volete portarmi in un manicomio? Papà vuoi rinchiudermi lì?”

Burt sospirò “È un centro di cura, Kurt, ti aiuteranno a stare meglio.”

“No, questo è assurdo. Mi fai schifo Jamie, mi stai abbandonando in questo modo!”

“Calmati Kurt, adesso ti lascio con tuo padre e vado da mia sor-”

“Sai che ti dico?” gli urlò Kurt, “Ti ho tradito! Ti ho tradito così tante di quelle volte che non puoi contarle sulle dita delle nostre mani. Nei motel, a casa di altri, nel nostro letto!

“È meglio che tu vada” mormorò Burt a Jamie, il ragazzo si diresse verso la porta.

“Non puoi andartene!” continuò ad urlare Kurt e poi scoppiò a piangere cadendo a terra. Burt si avvicinò a lui e lo strinse tra le braccia.

“Sto impazzendo papà, aiutami!”

“Shh, adesso ci penso io a te figliolo” lo rassicurò Burt.

“Non posso andare via, io non l'ho protetto papà, capisci? Avevo giurato di proteggerlo e non l'ho fatto, ora lui è qui e vuole dirmi qualcosa e se vado via non lo saprò mai”

Burt scosse la testa tenendo suo figlio tra le braccia.

“Risolveremo tutto, te lo prometto.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Slowly fading away, you're lost and so afraid

Where is the hope in a world so cold?

[Scomparendo lentamente
Perso e così spaventato
Dov'è la speranza in un mondo tanto freddo? ]

La ricordate? E' la frase che Kurt scrisse nel bagno. I due prossimi capitoli saranno quelli decisivi, tutto verrà messo alla luce e faranno chiarezza ai vostri dubbi.

 

Altre note: T_T Mi sento triste come un panda con gli occhi all'ingiù. Il mio (e sicuramente il vostro) cuoricino Klaine sta palpitando troppo forte mentre aspetta il prossimo episodio.

Questa puntata mi è piaciuta molto, anche se è stata triste, non lascio spoiler magari c'è chi ancora non l'ha vista.

Un vecchio saggio (che poi stranamente è diventato giovane da una stagione all'altra) una volta disse: Couragé.

Possiamo farcela Klainers!

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


PASSATO

 

“Sono pieno Blaine, basta!”

“Un ultimo boccone, apri!”

“Ti odio”

“Non è vero”

Kurt aprì la bocca e Blaine lo imboccò con l'ennesima cucchiaiata di un frappé preparato da lui stesso.

“Troppa cioccolata” sentenziò Kurt pulendosi la bocca.

“Andiamo, è buonissimo”

Kurt scosse la testa e prese i bicchieri sistemandoli nel lavandino.

“Ora chiamo Sebastian, vediamo se ha delle novità”

A quelle parole Blaine si irrigidì sulla sedia, Kurt notò la sua reazione.

“Stai tranquillo Blaine” gli disse passandogli una mano dietro la schiena e lasciandogli un bacio sulla fronte, poi si allontanò per parlare con Sebastian.

 

 

“Niente, dice che ha parlato con lui, ma per il momento non gli ha svelato nulla, dobbiamo aspettare ancora, sono sicuro che ci riuscirà.” disse Kurt dopo aver parlato per più di quindici minuti al telefono con Sebastian

“E se andassi a parlargli io?” domandò Blaine.

“Sei troppo fragile per farlo” disse Kurt in tono deciso.

“Non hai detto che devo avere coraggio? Dovrei affrontarlo non credi?” chiese in modo dubbioso. Kurt si sedette sulle sue gambe lasciandogli un leggero bacio sulle labbra.

“E lo affronterai. Quando avrete modo di parlare, magari in una questura della polizia, gli dirai quanto ti fa ribrezzo per aver provato a spezzare una persona meravigliosa come te”

Blaine sospirò abbattuto, ma poi sorrise “Sei sempre in grado di trovare le parole giuste”

Kurt fece spallucce “Sono un ragazzo dalle mille risorse”

Blaine si avvicinò per baciarlo lentamente e in modo profondo e Kurt dovette reggersi sul marmo dell'isola per non scivolare dalle gambe del ragazzo.

“C'è un vietato ai quattordici qui?” domandò Finn apparendo in cucina. Entrambi i ragazzi arrossirono.

“Io non credo di aver capito, quindi Blaine adesso vivi qui e sei fidanzato con Kurt?” chiese confuso Finn mentre si scolava un bicchiere d'aranciata.

“Se tu provassi ad attivare le rotelle nel tuo cervello, Finn, riusciresti a comprendere la situazione” disse Kurt scendendo dalle gambe di Blaine ma tenendolo comunque per mano.

Blaine rise “Non vivo qui, Finn, andrò via domani, credo. Con Kurt invece..” Blaine guardò il ragazzo accanto a sé “beh, io sarei più che felice di essere il suo ragazzo”

Kurt squittì felice battendo le mani.

“Si era capito dal modo in cui vi baciavate” disse con tono secco Finn.

 

 

Kurt e Blaine passarono il giovedì pomeriggio insieme. Si trovavano al Lima Bean quando Sebastian lì incontrò.

“Non ti fai vedere in giro da due giorni” disse il ragazzo a Kurt sedendosi accanto a lui.

“Scusami, hai ragione, sono stato impegnato” rispose Kurt per poi lanciare un'occhiata eloquente a Blaine.

“Quindi, Blaine: non sai se Aidan ti ha fottuto o no ma te la spassi con Kurt? Ammirevole”

I due ragazzi guardarono Sebastian sbalorditi.

“Sebastian, perché parli in questo modo? Blaine è stato da un medico che gli ha assicurato di non aver subito violenze e lui non se la spassa con me, abbiamo intenzioni serie” disse Kurt con tono deciso.

“Carini, siete davvero carini” Sebastian si alzò dalla sedia, “Se ho novità da Aidan ve lo farò sapere, godetevi il vostro romantico caffè delle cinque, signorini”

Sebastian uscì velocemente dal locale.

“Perché si comporta così?” domandò Blaine.

“Non saprei, forse dovrei parlargli”

“Non è magari...geloso?” ipotizzò Blaine

“C-Come?”

“Non dico una gelosia amorosa, ma insomma passavi tanto tempo con lui, magari è geloso che adesso ci sono io”

“I-io non credo” rispose Kurt nonostante l'ipotesi di Blaine non sembrasse così sbagliata.

“Gli parlerò.”

 

 

Venerdì la lezione a scuola era noiosa. Kurt scarabocchiava su un quaderno mentre Sebastian era occupato a lanciare delle carte nei capelli di un ragazzo seduto davanti a lui.

Il telefono di Kurt vibrò:

 

B: Mi manchi, la lezione è noiosa.

 

Kurt sorrise

 

K: Ci stiamo messaggiando a due aule di distanza. Sei romantico.

 

B: Oggi andrò da mia zia, penso che mi mancherai per l'intero weekend, anzi ne sono sicuro.

 

K: ci sentiremo e poi lunedì avremo la nostra sezione di baci nel bagno abbandonato al piano inferiore.

 

B: Sembra un bel piano.

 

Kurt sorrise per poi alzare la testa, distratto da una discussione che stava avendo Sebastian.

 

“Senti, tizio, faccio quello che voglio!”

 

“MI CHIAMO TAYLER MALEDIZIONE!” Urlò il ragazzo ricevendo un rimproverò dall'insegnante.

 

“Vi ucciderò tutti” urlò lo studente facendo ridere la classe intera.

“Mi raccomando, io voglio un colpo dritto in fronte. Fa più scena, ma non rovinarmi i capelli” lo burlò Sebastian ricevendo un'occhiataccia da Kurt.

 

Poco dopo i due ragazzi si ritrovarono nei corridoi.

“Perché ieri ti sei arrabbiato al Lima Bean?”domandò con tono vago Kurt mentre prendeva un libro dall'armadietto.

“Non mi hai detto nulla su Blaine e la tua specie di relazione con lui”

“Non è una specie di relazione, Sebastian, piantala! Lui mi piace ed io piaccio a lui, molto.”

“Sei già innamorato?”

Kurt ci mise un po' a rispondere “Credo di essermi innamorato di lui quando ho cominciato a conoscerlo realmente, prima che succedesse il casino con Aidan”

“Secondo me stai con lui solo perché ti fa pena.”

“Blaine ha bisogno di aiuto, è vero, e no, Sebastian, lui mi piace davvero. Sei geloso per caso?”

Sebastian lo guardò minaccioso, stava per urlare qualcosa ma poi si trattenne “Vattene a quel paese” borbottò prima di allontanarsi da lui.

Kurt si voltò per seguirlo ma si scontrò con Blaine.

“Hey, mi hai spaventato”

“Non stai con me solo perché ti faccio pena, giusto?” domandò speranzoso Blaine. Aveva ascoltato la conversazione e probabilmente Sebastian lo aveva pure notato ma aveva preferito starsene zitto.

“Assolutamente no, se hai ascoltato, avrai sicuramente sentito la parte in cui ho detto che mi sono inn-”

“Tranquillo” lo interruppe Blaine sorridendo, “scusami per avertelo chiesto”

Blaine allungò una mano e Kurt l'afferrò per poi stringersi a lui e insieme si avviarono verso l'aula.

 

 

 

“Blaine muoviti!”

“Arrivo mamma” disse Blaine mentre era ancora stretto a Kurt.

“Non andare” piagnucolò Kurt stringendosi al suo ragazzo.

“Non vorrei, ma mia zia mi farà lavare tutti i piatti se non arrivo a casa in tempo. Ci sentiremo per telefono tutto il tempo, anche di notte.”

“Rimani, prometto che non mi lamenterò di te che ti prendi il mio letto” pregò Kurt.

“BLAINE” Urlò la madre.

“Devo andare” disse Blaine prima di baciare Kurt.

“Ci vediamo lunedì, ti amo”

Kurt rimase paralizzato da quelle ultime parole e non riuscì a rispondere in tempo perché Blaine si era volatilizzato.

 

 

 

 

PRESENTE

 

Tyler caricò l'arma.

“Mi sono stancato! Stanno arrivando” fece il ragazzo.

Blaine si allontanò da Kurt e guardò Tyler, stava per parlare quando Kurt parlò prima di lui.

“Uccidi me” disse, “spara a me, uccidi me”

 

 

FUTURO

 

“Allora, ti piace questa camera? Io la trovo carinissima” fece Burt entrando nella stanza.

“No” disse con tono secco Kurt “Non mi piace il colore, troppo bianco. Non ci sono quadri e quei fiori finti sono patetici. La finestra è troppo grande, il bagno troppo piccolo e le tende verdi? Ma fanno sul serio? Lenzuola troppo nuove, cuscino per niente comodo e un solo comodino. Andiamocene via!”

“Kurt fermati, ne abbiamo parlato con calma, ricordi?” gli disse Burt. Kurt si sedette sul letto.

“Guarirò a casa, nella mia casa”

“Non è vero, questo centro è magnifico, Kurt. Hai visto il giardino immenso che c'è fuori? Per non parlare della tv con il satellitare, quasi quasi resto anche io!”

“Papà, non sono più un adolescente che puoi convincere con parole dolci” sospirò, “Okay, facciamolo, sono malato, mi faccio guarire ed esco di qui”

Burt si sedette accanto a lui “Non voglio lasciarti qui, sto male al pensiero, ma sei mio figlio e devo provvedere a te”

Kurt poggiò la testa sulla spalla del padre “Mi dispiace aver causato tutti questi problemi”

“Non è colpa tua, lo sai”

Kurt batté le mani sulle gambe. “Va bene, meglio se vai, ho letto il programma e prevedono un incontro con tutti noi, sai, per conoscerci”

Burt si alzò e abbracciò suo figlio “Ti chiamo domani”

“Ti voglio bene papà, grazie”

 

 

Dopo che Burt fu andato via, Kurt sistemò la sua borsa e i pochi vestiti che Jamie vi aveva messo dentro e poi si distese sul letto.

Ci fu un colpetto alla porta e poi entrò un infermiere.

“Kurt Hummel, piacere di conoscerla sono Tom-”

“Si risparmi le presentazioni, quando uscirà da questa stanza mi sarò già dimenticato del suo nome” fece con tono secco Kurt.

“Ehm, okay, allora la invito a partecipare al nostro incontro che si svolgerà nell'aula grande tra cinque minuti.”

 

Kurt non si presentò all'incontro e non toccò nulla della cena che gli era stata portata. Il medico tornò in camera per controllare la sua situazione ma Kurt non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

“Domani faremo una visita, poi cominceremo a prescriverti dei medicinali. Kurt, sei giovane, non buttare così la tua vita, lasciati aiutare”

Kurt, come risposta, diede le spalle al medico e quest'ultimo si limitò ad uscire dalla camera.

 

Poco dopo Kurt si fece una doccia e sistemò i suoi capelli, non poté fare uso delle sue creme perché gli erano state proibite, ma sapeva che se avesse fatto scatenare un putiferio il giorno dopo avrebbe ottenuto quello che voleva.

Ci fu una leggera folata di vento. Kurt si guardò intorno, la finestra era chiusa.

“Blaine?” chiamò quasi sottovoce

Così cattivo Kurt, come hai potuto?

“Blaine, cosa stai dicendo?” disse Kurt alzando di più la voce tremante

Non solo hai lasciato che Tyler mi ammazzasse ma adesso hai abbandonato la casa dove io ti aspettavo ogni sera. Ti sei creato un'altra vita Kurt, come hai potuto? Avevi promesso che mi avresti protetto, credevo alle tue parole.

“I-Io...” Kurt non riusciva a parlare, aveva solo un forte mal di testa e le lacrime gli rigavano il volto.

Non lo vedi il mio sangue, Kurt? Hai lasciato che mi offrissi io, mi hai tenuto la mano mentre lui mi sparava. Sei un bastardo!

“Non è vero Blaine, sai che ti amo, io sto male ogni giorno. Ogni giorno soffro per te, da anni ormai, non mi vedi dove sono adesso? Sono pentito Blaine, io ti amo” urlò tra le lacrime Kurt.

Bugiardo! Sei un bugiardo! Mi ami? Allora raggiungimi. Quando sei entrato con tuo padre la prima cosa che hai fatto è stato nascondere le pillole sotto al cuscino, prendile e raggiungimi Kurt.

Gli occhi di Kurt si spalancarono mentre automaticamente la mano finiva sotto al cuscino.

“Non credo in Dio, non credo in un mondo dove noi ci incontreremo”

Ma io ti sto parlando Kurt, tu mi senti

“Forse sei solo la mia mente, perché sto impazzendo” intuì Kurt nonostante avesse già aperto la boccetta versando le pillole nel palmo della sua mano.

Te lo meriti Kurt, ho ancora il sangue che mi cola sul petto sai? Così rosso, brucia. Fa male.

 

Kurt guardò le pillole nella sua mano. Spostò la testa osservando la porta: era chiusa.

Si distese sotto lo coperte con il pugno chiuso.

 

Avanti, fallo! Te lo meriti.

 

“B-Blaine”

 

Non chiamarmi con questo tono. Sei patetico, Kurt. Fai un piacere all'umanità, fatti fuori.

 

E Kurt non dovette ascoltare altro prima di buttare giù tutte le pillole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: *scansa i sassi che le vengono gettati contro* Allora, cosa abbiamo qui: se avete fatto attenzione siamo arrivati al weekend prima del massacro con il Passato.

Il Presente è breve ma perché siamo agli sgoccioli, infatti nel prossimo capitolo tutto verrà messo alla luce.

Parlando del prossimo capitolo, l'aggiornamento potrebbe saltare a Martedì, non solo perché giovedì ci sarà la 4x04 e non so se uscirò viva ma anche perché il prossimo capitolo non è del tutto completato,ho da aggiungere piccole cosette e non so se questi giorni ho tempo, vedremo.

Alcuni di voi con l'arrivo di questi capitoli sono riusciti a capire l'andamento della storia, complimenti, è stato difficile ma ce l'avete fatta.

Ci sentiamo al prossimo capitolo, che non è l'ultimo!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


PASSATO

 

 

 

Blaine si sistemò nella camera di suo cugino Benjamin. Quest'ultimo era partito per Chicago, quindi la camera era libera, ma Blaine non riusciva a restare lì dentro. Voleva vedere Kurt, ma sua madre gli aveva chiesto di restare almeno un week-end con lei e Blaine non poteva dirle di no, aveva bisogno di lui dopo la scoperta del tradimento di suo marito.

Così Blaine passò tre giorni con sua madre aiutandola nelle piccole faccende o semplicemente le stava accanto quando la vedeva triste. In particolare domenica sera. Blaine stava per infilarsi in camera quando vide la madre con gli occhi lucidi sul divano.

“Va tutto bene?” le domandò avvicinandosi.

“Hey, tesoro” disse la donna tirando su con il naso e aprendo le braccia per avvolgerle intorno a suo figlio.

“Riguarda papà, vero?” domandò lui appoggiando la testa sulla spalla della madre.

“È solo che non posso crederci che per tanto tempo lui sia riuscito a nascondere la situazione. Ha fatto trasferire due famiglie a Lima ed io sono stata così stupida da non accorgermi di nulla. Forse ho fatto semplicemente finta di non accorgermene.”

Blaine strinse sua madre in un forte abbraccio non sapendo esattamente cosa dirle.

“Sai una cosa però?” fece lei sorridendo “ho te, questo è la cosa più importante e so che un giorno vorrai, anzi dovrai, andare via. Promettimi solo che verrai sempre a trovare la tua mamma”

Blaine rise “Lo farò sicuramente. Vuoi una cioccolata calda? Ci metto un minuto a farla”

La donna scosse la testa “Vai, sono certa che Kurt starà aspettando una tua chiamata”

Blaine sorrise ringraziando la madre e corse in camera.

Lui e Kurt parlarono tutta la notte al telefono ma la mattina seguente Blaine era eccitato, finalmente avrebbe rivisto Kurt ed erano passati poco più di tre giorni.

Fece a stento colazione e poi si infilò in macchina. Arrivò nel parcheggio del McKinley, era praticamente vuoto, così ne approfittò per bersi il caffè che la madre gli aveva dato prima di uscire di casa.

La scuola cominciò a popolarsi, Blaine iniziò a sentirsi in ansia, fino a che non vide l'auto di Kurt.

Quando il suo ragazzo, il suo ragazzo, uscì dall'auto, Blaine lo guardò come se fosse la cosa più bella che i suoi occhi avessero mai visto. Si avvicinò a Kurt senza però prenderlo per mano ma solo guardandolo negli occhi, poi sorrise “ Bagno del piano inferiore?” domandò facendogli l'occhiolino

“Non aspettavo altro” rispose Kurt

e insieme corsero incuranti del pericolo che li stava aspettando.

 

 

PRESENTE

 

“Uccidi me, sparami!” urlò Kurt.

“No, Kurt no!” fece Blaine tirandolo a sé, Kurt cominciò a piangere.

“Lasciami Blaine, non voglio vivere in un futuro per stare insieme ad una persona che non amo e ferire tutti solo perché so benissimo che mi pentirò di non averti salvato. Ho promesso di salvarti Blaine”

“C-Cosa?” Blaine non riusciva a collegare le parole di Kurt dal momento che Tyler aveva puntato l'arma sul suo ragazzo.

“Blaine ti amo, ma davvero io-”

Si sentirono diversi colpi d'arma da fuoco.

Blaine e Kurt caddero entrambi a terra, Tyler fece lo stesso. Quest'ultimo era stato colpito dalla polizia che era arrivata...purtroppo troppo tardi, perché lì, tra l'acqua dei tubi rotti, su quel pavimento di quel maledetto bagno, Blaine reggeva tra le braccia un Kurt insanguinato e incosciente. Blaine continuava a schiaffeggiarlo.

“Rispondimi, rispondimi Kurt!” continuava ad urlare disperato.

 

 

“L'assassino è stato ucciso. Fate entrare immediatamente i paramedici” comunicò un poliziotto, altri due invece portarono via Blaine.

“Lasciatemi” continuava ad urlare cercando di raggiungere Kurt rimasto lì a terra circondato dai paramedici.

 

 

Dall'esterno dell'istituto tutti udirono le urla.

“Blaine!” urlò Melanie sorpassando insieme a Richard il nastro della polizia. Blaine venne trascinato dai poliziotti sotto gli occhi scioccati delle persone fuori dalla scuola.

Alcuni applaudirono perché era vivo, altri sembravano gioire ma quando sentirono l'urlo straziante di Blaine, che invocava il nome di Kurt, cadde di nuovo il silenzio.

Burt osservò da lontano, i muscoli tesi ed era certo che gli stava per arrivare un attacco di cuore.

“Kurt, lasciatemi andare da Kurt!” urlava Blaine cercando di liberarsi da quelle braccia che lo tenevano stretto. Melanie salì le scalinate dell'istituto e lo strinse a sé.

“Lo ha colpito, mamma. Si è fatto sparare per me” urlò Blaine tra le lacrime.

 

“Burt, Burt rispondi” urlò Carole. Non poteva essere vero, suo figlio non poteva abbandonarlo, era ancora il suo bambino, non poteva andarsene via così presto.

 

 

 

 

 

 

 

Blaine guardava fuori dal finestrino dell'auto. Quel giorno non pioveva, era strano, di solito nei film, ai funerali, piove sempre e tutti sono vestiti di nero con gli ombrelli per coprirsi mentre il povero parroco è costretto a bagnarsi mentre divulga le parole del suo Signore.

Lo sguardo di Blaine era triste. Erano passate più di due settimane da quella tragedia. Organizzare i funerali per tutti quegli studenti era stato difficile, ma era stato ancora più difficile provare ad uscire di casa.

Blaine aveva la casa praticamente circondata da giornalisti per avere anteprime e riflessioni su quel momento così tragico vissuto da lui. E Blaine capì che non tutte le persone hanno una cuore, non avevano una coscienza, perché pur di avere uno scoop, torturavano un ragazzo che aveva visto tutta la sua vita sgretolarsi dinanzi ai suoi occhi.

Blaine sospirò poggiando la testa sul vetro dell'auto.

“Hey ragazzo, siamo arrivati” fece Burt spegnendo il motore dell'auto e dando un leggero buffo sulla gamba di Blaine. Quest'ultimo annuì e poi scese dall'auto.

“Possiamo stare al sicuro?” domandò prima di aprire la portiera posteriore.

“I giornalisti hanno un ordine restrittivo, non si avvicineranno, vuoi un aiuto?”

“Posso farcela” sorrise Blaine.

“Okay, vado a vedere se tua madre e Carole sono arrivate” Burt si allontanò e Blaine si infilò nei sedili posteriori dell'auto.

Kurt stava dormendo con la bocca appena aperta e con un respiro calmo. Blaine gli poggiò una mano sulla fronte, scottava, ma era normale aveva detto il medico.

“Amore, siamo arrivati” fece Blaine lasciando un leggero bacio sulla guancia calda del suo ragazzo.

“Saresti dovuto rimanere in ospedale” si lamentò Blaine.

“Sta zitto, sto bene. Non potevo non salutarli per l'ultima volta” fece Kurt con la bocca impastata “sono questi medicinali che mi fanno dormire”

“Vuoi che ti prenda la sedia a rotelle? Burt l'ha messa nel cofano”

“No, la gente ricorderebbe Artie, posso farcela con le stampelle, stai tranquillo”

Blaine aiutò Kurt ad uscire dall'auto. Quest'ultimo aveva un braccio fasciato e così anche la gamba destra.

La polizia e Tyler avevano praticamente sparato nello stesso istante e il ragazzo aveva colpito Kurt sul lato destro ferendolo ad un polmone, gamba e braccio.

L'operazione al polmone era durata più di quattordici ore, Kurt aveva avuto bisogno di un macchinario che l'aiutasse a respirare per due giorni, ma era vivo.

Lentamente i due ragazzi si avvicinarono alla folla nel retro della scuola dove si preparavano a celebrare la messa per le vittime del McKinley.

Tutti fecero spazio a loro due non appena li videro e Kurt venne fatto subito sedere su una sedia. Blaine aveva detto a tutti cosa aveva fatto il suo ragazzo, di come si fosse sacrificato per lui, era diventato il piccolo eroe di Lima e Blaine, adesso, si sentiva così riconoscente nei suoi confronti che tutto quello che faceva per lui non era mai abbastanza. Ma per Kurt non era così, lui non rimpiangeva di essersi sacrificato, lo avrebbe fatto ancora, ancora e ancora.

La cerimonia fu lunga e più volte Kurt rischiò di addormentarsi sulla sedia. Aveva dolori ovunque ed era costretto a prendere numerosi medicinali. I dottori gli avevano sconsigliato, quasi vietato, di uscire dall'ospedale, ma a Kurt non importava, aveva bisogno di dare un ultimo saluto a quelle persone che aveva visto ogni giorno tra i corridoi, a quelle con cui aveva scambiato una parola o che si erano allenati con lui nei Cheerios, inoltre suo padre gli aveva fatto sistemare la camera in modo appropriato per la sua guarigione e avevano assunto un infermiere che avrebbe dovuto osservarlo in continuazione. Burt aveva dovuto affrontare parecchie spese, ma avrebbe venduto pure il suo cuore per aiutare suo figlio.

Quando la messa finì tutti andarono a portare dei fiori sulle croci bianche.

“Vado a prendere l'auto, non muoverti di qui” fece Blaine.

“Blaine, come potrei muovermi?” domandò Kurt.

“Scusa, hai ragione” Blaine si allontanò e Kurt rimase lì ad aspettare. Guardandosi in giro Kurt notò che accanto a lui c'era un ragazzo, aveva un viso familiare ma Kurt non riusciva a ricordare dove l'avesse visto.

“Avevi amici o parenti?” domandò al ragazzo che era rimasto immobile a fissare la terra sotto ai suoi piedi.

“Nessuno” rispose l'altro senza alzare la testa.

“Allora perché sei qui?” domandò Kurt curioso.

“Sono di Lima, mi sembrava giusto venire a salutare questi ragazzi.” finalmente il ragazzo alzò la testa e sorrise a Kurt. Quest'ultimo lo guardò fisso negli occhi, quel viso era troppo familiare.

“Jamie, possiamo andare!” urlò una voce maschile a pochi metri di distanza. Il ragazzo salutò Kurt con un cenno e si allontanò fino a prendersi per mano con l'altro ragazzo e insieme, abbracciati, scomparirono dietro le mura dell'istituto.

“Eccomi” fece Blaine aiutando Kurt ad alzarsi.

Kurt fece una smorfia non appena si mise dritto, poi si mise in equilibrio con le stampelle.

“Andiamo a casa”

 

 

 

 

Blaine era visibilmente distrutto: ogni lamento di Kurt, ogni medicina presa, ogni pianto per il dolore, erano una fitta al suo cuore. E lui non voleva piangere di fronte a Kurt, il suo ragazzo era stato così coraggioso da sacrificarsi.

“Mamma dice che ti vuole a pranzo non appena starai meglio” disse Blaine tenendo una mano di Kurt tra le sue e baciandone le nocche.

“hmm” mormorò Kurt già assonnato “sonno”

“Hai ragione, dormi, io vado fuori” gli disse Blaine ma Kurt già stava dormendo, così Blaine uscì accasciandosi sul pavimento.

“Hey ragazzo, va tutto bene?” domandò allarmato Burt avvicinandosi a lui.

“No, per niente”

 

 

Blaine si ritrovò seduto nel salotto con Burt, sarebbe stato piuttosto imbarazzante se non fosse che Blaine si sentiva tremendamente triste.

“Mi sento in colpa a vederlo in quel modo, mi dispiace signor Hummel, davvero”

“Hey, smettila. Conosco mio figlio, è un tipo impulsivo. Anche se lui...lui...” e Burt a pronunciare “se lui fosse morto”, erano parole troppo difficili da dire, “non ti avrei mai incolpato. Però adesso siete entrambi salvi e dovete buttare tutto il passato alle spalle, passo per passo, insieme.”

Blaine annuì tirando su con il naso e Burt lo avvolse in un abbraccio lasciandolo sfogare.

“Grazie” rispose Blaine stringendosi a lui.

 

Blaine tornò in camera da Kurt con la cena pronta.

“Che dormita magnifica” disse beato Kurt

Blaine sorrise poggiando il vassoio sul comodino accanto al letto e poi sistemò un fazzoletto intorno al colletto del pigiama di Kurt. Quest'ultimo fece una smorfia.

“Non lamentarti” lo minacciò con un sorriso Blaine prima di prendere il piatto e cominciare ad imboccare del brodino al suo ragazzo.

“K-Kurt, c'è una cosa di cui non abbiamo discusso. Io non vorrei riprendere l'argomento ma-”

“Puoi parlare Blaine, siamo vivi, possiamo superare anche questo” disse con un sorriso Kurt per poi farsi imboccare.

“Quando T-Tyler” Blaine sospirò pesantemente “-hai detto delle cose tu, non ci ho capito molto visto la situazione e-mi chiedevo...”

Kurt allungò il mento per permettere a Blaine di pulirlo “Si dice che quando una persona è sul punto di morte rivive tutto il suo passato, giusto?” domando Kurt.

Blaine annuì.

“Per me è stato diverso Blaine. Ho visto un futuro senza te, un futuro dove io mi sarei pentito e avrei fatto le cose più impensabili. Un futuro dove avrei deluso mio padre e sarei realmente impazzito. Son certo che mi sarei ammazzato, magari con delle pillole.” Sorrise “Ti ho promesso che ti avrei protetto Blaine” disse Kurt come se fosse una cosa così ovvia.

“Ti amo” gli disse Blaine prima di avvicinarsi a lui e baciarlo.

“E-e voglio” continuò Kurt “voglio guarire e andare via da questo posto. Ci sono ancora tante cose che dobbiamo fare, sempre che tu voglia farle con me”

“Non dubitarne” rispose subito Blaine con tono deciso.

“Voglio andare via, conoscere nuovi luoghi, fare follie, assaggiare la cucina francese, fare l'amore con te”

Entrambi arrossirono a quelle parole.

“Faremo tutto Kurt. Ora sono io a farti una promessa”

“Sentiamo” fece divertito Kurt sistemandosi sul cuscino.

“Prometto di renderti felice”

“Non vale Blaine” rispose subito Kurt, ridendo “tu mi rendi già felice”

 

 

Blaine dovette tornare a casa, così Kurt rimase con il suo infermiere fino a che non gli tornò il sonno. L'infermiere che l'assisteva era appena andato via e sarebbe tornato all'alba, ma ci fu una visita da parte di una persona che Kurt non si sarebbe mai aspettato di vedere.

“S-Sebastian, che ci fai qui?” domandò Kurt non appena aprì gli occhi. Osservò la sveglia, erano le undici passate ormai.

“Non mi ricordavo che dormissi con la bocca così tremendamente spalancata” scherzò il ragazzo, ma dalla sua voce si poteva capire che aveva pianto.

“Non ti sei fatto più vedere” disse con tono accusatorio Kurt. Sebastian si alzò e lo aiutò a bere.

“Non sono venuto a scuola quel giorno. Ero andato ad ubriacarmi la sera prima e non riuscivo ad alzare la testa dal cuscino”

“Per una volta sono felice che tu non sia venuto” fece Kurt e già nei suoi occhi spuntarono delle lacrime al solo ricordo di quel maledetto giorno.

“Mi dispiace di averti trattato in quel modo. No, in effetti, pensandoci non mi dispiace per niente, te lo meritavi. Solo perché hai rischiato la morte non vedo perché io debba cominciare a fare il sentimentale”

Kurt rise a quelle parole, Sebastian era chiaramente imbarazzato. “Perché eri geloso di Blaine?” domandò Kurt dopo pochi minuti di silenzio.

Sebastian sospirò “Quel nano ti ha portato via da me in poco tempo”

“Io non ti appartengo Sebastian” precisò subito Kurt.

“Lo so” disse in tono triste l'altro “ma ci ho sempre sperato” alzò lo sguardo per fissare Kurt “lui ti renderà felice, ne sono certo. Forse io e te saremmo state delle macchine da sesso sfrenato ma ti dovrai accontentare di quel nanetto” rise Sebastian, in realtà non gli aveva detto quanto fosse stato male non appena aveva saputo la notizia di Tyler, non gli aveva detto le lacrime che aveva versato mentre sua madre lo stringeva a sé come un bambino.

“Dormi Kurt” disse Sebastian alzandosi per poi poggiare lievemente le sue labbra su quelle di Kurt.

“Non sparire Sebastian, non farlo più”

Sebastian lo guardò e poi sorrise, “Non lo farò”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: posso ufficialmente dichiarare che non lavoro con i RIB e che non sono sadica,bastarda e senza cuore come loro (si mi riferisco alla 4x04)

Allora, cosa ne pensate?

Facciamo un po' due chiarimenti: Nel film, Kurt sarebbe dovuto morire, ma io fin dall'inizio avevo intenzione di lasciarlo vivo (sopratutto dopo Remember Me, ci capiamo no?) quindi si, lui è vivo così come Blaine.

Il Futuro: il futuro lo ha immaginato Kurt, niente di tutto quello che avete letto è realmente accaduto, ma erano solo i pensieri di Kurt di una vita senza Blaine.

Jamie. Jamie è reale. Mi dispiace lasciare questo personaggio in quel modo, quindi gli ho dato una storyline anche a lui, una felice almeno :)

Vi capita mai di sognare persone che non vedete da anni o che semplicemente avete incontrato per strada? Beh ecco cosa è accaduto a Kurt.

Il prossimo capitolo probabilmente è l'ultimo, vi avviserò con una nota all'inizio se dovesse essere così.

Il Kurtbastian finale è dedicato alla mia beta. Sei una santa,sappilo.

Pareri?

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Domenica mattina, quando Kurt si alzò dal letto, non poteva di certo aspettarsi di vedere Blaine in salotto.

“Cosa ci fai qui?” gli domandò mentre Finn lo aiutava a sedersi.

“Stanotte non riuscivo a dormire e questa mattina mi sono alzato presto per venirti a trovare, ma quando sono arrivato davanti a casa tua mi sono accorto che erano le sei del mattino”

“Burt l'ha trovato seduto sul portico, non voleva disturbare” si intromise Carole servendo la colazione sul tavolino da caffè.

Blaine sorrise nervosamente “Volevo vedere se avevi bisogno di qualcosa”

Kurt roteò gli occhi e allungò una mano per far segno a Blaine di raggiungerlo. Gli baciò una guancia e strofinò la mano nei capelli ricci e senza gel.

“Devi smetterla di essere riconoscente. Sto bene, devo solo guarire”

“Lo so” mormorò appena Blaine tenendo lo sguardo verso il basso. Kurt si spostò e gli diede un altro bacio sulla guancia.

“Sai come potresti renderti utile?” domandò e Blaine alzò subito gli occhi per prestare attenzione.

“Come?”

“Sorridendo. Ho bisogno di vederti sorridere, fare battute stupide e lamentarti di quanto io ti dia fastidio.”

E allora Blaine accettò, accettò di non lamentarsi e di non farsi vedere triste di fronte a Kurt.

 

**

 

Kurt si impegnò duramente per riprendersi, non solo con l'aiuto di Blaine ma anche di Sebastian che, come aveva promesso, gli era stato sempre vicino.

La scuola dovette riaprire e gli studenti tornarono alle loro lezioni, anche se il loro numero era piuttosto dimezzato.

L'aula del Glee era tremendamente vuota, nessuno aveva voglia di cantare, nessuno aveva voglia di ricordare.

Kurt dovette lasciare i Cheerios, la gamba e il braccio non gli permettevano di fare sforzi, ma andava bene così.

“Blaine, posso parlarti?”

Blaine si voltò trovandosi Sebastian accanto al suo armadietto, “Dimmi pure”

“Forse sarà un po' inutile adesso, ma ci tenevo a dirti che Aidan non ti ha fatto nulla, sai quel giorno quando ti ha-”

“Ho capito Sebastian” disse Blaine con un sorriso, “grazie per avermelo detto”

“Dovere” risposte l'altro allontanandosi. Blaine richiuse il suo armadietto e un paio di mani gli coprirono la vista.

“Chi sono?” fece Kurt con una voce camuffata.

“Non lo so, ma spero tanto il mio ragazzo” disse Blaine. I due risero e Kurt lo strinse in un abbraccio.

“Tutto bene?”

Blaine annuì baciandogli una guancia. “Mi chiedevo se oggi ti andava di passare da casa mia, ho salvato alcuni siti di piccoli appartamenti a New York.”

Kurt cominciò a camminare prendendo la mano di Blaine.

“Allora, vogliamo farlo sul serio?” domandò con un po' di timore.

“T-Tu non vuoi? Capisco se vuoi prenderti del tempo o, non so, stare nei dormitori di un istituto per me non ci sono problemi, ma credevo che sai, adesso che è passato del tempo e la nostra relazione...” Blaine non finì di parlare perché Kurt lo stava guardando in modo strano.

“Cosa?”

“Calmati, stai andando in iperventilazione. Respira”

Blaine si rilassò.

“Ci voglio andare, Blaine. Voglio andare a New York e voglio andarci con te. Dobbiamo parlarne con mio padre e con tua madre ovviamente.”

Blaine annuì molto più calmo. “C'è una cosa che vorrei fare, avrei bisogno del tuo aiuto”

 

 

 

 

 

Dopo scuola, Kurt e Blaine si misero in auto, viaggiarono per un po' fino a quando Blaine non parcheggiò davanti ad una villetta.

“Cosa ci facciamo qui?” domandò Kurt osservando il posto.

“M-Mia madre mi ha detto che dopo tutto quello che ci è successo non dovremmo portare mai rancore o rimpianti. Qui ci abita mio padre e in pratica io avrei due sorelle, quindi...”

Kurt guardò Blaine e sorrise “Ti amo e sono così orgoglioso di te” gli disse prima di avvicinarsi a lui e baciarlo.

“Non lasciarmi okay?” disse Blaine aprendo la portiera.

“Mai”

I due uscirono dall'auto e Blaine bussò alla porta. Una delle due bambine aprì e fissò i due ragazzi.

“Mammaaaaa” urlò per avvisarla degli ospiti. La donna si avvicinò alla porta.

“Chi- Oh ciao” disse, del tutto sorpresa di trovarsi Blaine. Anche suo padre li raggiunse alla porta.

“B-Blaine, entra” l'uomo spalancò la porta e fece entrare Blaine, Kurt esitò qualche istante ma Richard gli fece cenno con la testa di entrare.

“Vieni Blaine, loro sono Meredith e Ashley”

Blaine smorzò un sorriso alle due bambine.

“Ti piacciono le bambole Blaine?” domandò Ashley mentre Meredith lo trascinò con una mano verso la loro cameretta.

Kurt rimase nel salotto con i due adulti, la moglie di Richard, imbarazzata, si diresse verso la cucina con una scusa.

“Mi dispiace” disse Richard per rompere il silenzio “per quello che vi è successo, per come mi sono comportato con mio figlio”

“Se è un tentativo di scuse sta fallendo miseramente, non è con me che deve parlare”

Richard provò ad aggiungere qualche altra cosa ma Blaine uscì dalla cameretta.

“Loro stanno prendendo il té, vogliamo andare Kurt?” quest'ultimo annuì e strinse la mano di Blaine.

“Blaine, vorrei scusarmi con te” disse il padre prima che i due uscissero di casa, “Ti ringrazio per essere venuto a conoscere loro e-”

“Smettila. Ho promesso di non portare rancore, ma non voglio creare un nuovo rapporto con te, hai avuto diciotto anni a disposizione e in me non ti è mai andato a genio niente, ma va bene. Ma non posso far finta di nulla. Questo vale anche per come ti sei comportato con mamma. Ho conosciuto le mie due sorelle e ho chiarito con te, non abbiamo nulla d'aggiungere.”

Blaine si voltò di nuovo seguito da Kurt, lasciando il padre immobile sulla soglia di casa.

 

 

 

 

 

**

 

 

Erano gli ultimi giorni d'agosto quando Kurt chiuse l'ultimo scatolone. Blaine lo aspettava di sotto.

“Vogliamo andare?” domandò non appena scese le scale.

Blaine sorrise nervosamente e insieme uscirono.

Arrivarono al McKinley.

“Ci siamo” disse Blaine

“Ci siamo” gli fece eco Kurt.

Entrare nella scuola non fu difficile, ma quando arrivarono di fronte alla porta, a quella porta, nessuno dei due aveva il coraggio di aprirla.

Blaine prese la mano di Kurt e la poggiò sulla maniglia, poi lo guardò e sorrise. “Insieme” gli disse prima di abbassare il manico.

Il bagno era completamente pulito, non c'erano quelle macchie di sangue che Blaine aveva visto, non c'era il corpo senza vita di Tyler, ma era il comunissimo bagno con tutte le scritte sui muri dei ragazzi e il classico odore dei bagni scolastici. Come se lì dentro non fosse mai accaduto nulla, eppure lì era accaduto di tutto.

Entrambi avevano trattenuto il fiato mentre le loro mani si stringevano forti fino a farsi male.

Kurt cominciò a piangere senza rendersene conto, ricordando quei minuti terribili che avevano vissuto

“E' tutto finito” disse Blaine stringendolo a sé.

“Andiamo via di qui” disse Kurt. Mentre si avviava verso la porta dovette fermarsi ad osservare Blaine che, con un pennarello tra le mani, scrisse una frase su una parete del bagno:

I am with you *
I will carry you through it all 
I won't leave you I will catch you 
When you feel like letting go 
Cause your not, your not alone 

[Sono con te
Ti porterò con me nonostante tutto
Non ti lascerò
Ti catturerò
Quando ti sentirai di lasciar perdere tutto
Perché non sei
Non sei solo ]

Poi si voltò e sorrise a Kurt, insieme si presero per mano e si chiusero per sempre quella porta alle spalle per iniziare, insieme, un nuovo capitolo della loro vita.

 

Note:

* ritornello della canzone che cantò Kurt “Not Alone” dei Red

Come sempre, ringrazio tutti voi che avete seguito e sopratutto sostenuto questa storia.

Ci sono stati alcuni che erano sul punto di abbandonarla perché troppo angst ma hanno avuto fiducia in me(e non vi ringrazierò mai abbastanza per questo) e hanno deciso di continuarla a seguire.

Per chi segue la mia pagina di facebook sa già che sto macinando una nuova fanfiction, niente angst questa volta.

Il titolo “The difference between me and you”

Qui trovate la locandina con accenno di trama: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=388640034539410&set=a.292006787536069.63232.243771392359609&type=1&theater

Grazie veramente a tutti, perché scrivere una storia è bello, ma condividerla con gli altri e sapere che puoi regalare emozioni, lo è ancora di più.

Un ultimo ma non meno importante ringraziamento va alla mia Beta, che mi da tantissimi consigli utili. Grazie!

Ci vediamo sempre con le OS daddyKlaine e poi prossimamente con la nuova long.

Hanna

 

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