Ti amerò fino a quando il mostro non mi porterà via.

di Melaniee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Scuola, malattia. ***
Capitolo 2: *** 2. Sun ***



Capitolo 1
*** 1. Scuola, malattia. ***


Quando guardi le disgrazie, le malattie, da lontano, sembrano così distanti, lontane. Quando guardi il dolore delle malattie negli occhi dei parenti dei malati, quel sentimento, quel dolore, sembrano così impossibili da provare.
Il problema è quando il malato scopri di essere tu.
Quando un dottore ti prende per mano e ti confessa che hai la 'leucemia'. Ma tu non sai cos'è, questa leucemia.
E lu
i te lo spiega. Nello stesso modo con cui una maestra spiega qualcosa a un bambino, cerca di farlo sembrare meglio di quello che é, ma in realtà è una grande cazzata quella che ti dice.
Vi dico io cos'è la leucemia.
La leucemia è il tuo sangue che cambia colore. La leucemia sei tu che diventi da rossa a bianca,dentro. Sei tu che perdi i capelli per le cure. Che perdi il tuo aspetto che hai curato per tutti gli anni.
La leucemia è un grande mostro, che se ti attacca, non puoi combattere.
Dicono che sia possibile, con delle cure. Ma io non ci credo, a quei dottori. So solo che ancora sto bene, ma che tra qualche mese peggioreró, non so quanto mi rimane da vivere, ma di questa brutta bestia lo sanno solo i miei.
Non voglio che gli altri mi guardino con gli occhi con cui si guarda un malato, non vogliono che gli altri provino compassione e pena per me.
Tanto, loro per adesso non lo vedranno, e quando il mostro, comincierà a mangiarmi, non solo dentro,ma anche fuori, loro non potranno vedermi. Perchè non mi faró vedere.
E non voglio combatterla, contro questa bestia, é una lotta persa dall'inizio.
Ma ho deciso di vivere, fin che posso, perchè sono stata 17 anni senza scoprire niente, della vita, e devo rifarmi in questi ultimi mesi che mi rimangono.
Voglio che questa vita sia, veramente mia.

Quando sei in ospedale, su un lettino e i dottori ti prelevano di tutto,cerchi di fissare il soffitto e pensare ad altro.
Così, cerco di pensare.
Penso alla scuola, che comincierá domani.
A Jennifer, che pensa che io ora sia a fare shopping.
Alla maturitá, che forse non riusciró a prendere.
Alla morte, che mi cerca disperata e che mi troverà presto.
Alla vita, che se ne sta andando sotto ai miei occhi e io non sto facendo niente per fermarla.
Lascio fare tutto ai dottori, tanto ormai, loro sono pratici con me.
L'ospedale è diventato la mia seconda casa e l'unico modo forse, per far rivedere i miei genitori senza farli litigare.
Infodo non è così male come posto. Anche se odio l'atteggiamento dei dottori con me.
Per loro sono 'la malata' o 'la povera ragazza con la leucemia' e cercano in tutti i modi di farmi capire la loro compassione.
É questo che voglio evitare, voglio evitare che gli altri si comportino così con me, perchè mi da fastidio. Io sono una comunissima ragazza, l'unica cosa che ho in più rispetto agli altri è un privilegio. Si, per me questa malatttia è un privilegio. È un modo per vivere a pieno la vita, per non lasciare un singolo secondo libero. Mentre gli altri, convinti di vivere per sempre, trascorrono il tempo a fare cose suprelflue, a perdere tempo prezioso.
Dimenticavo, io sono Gisèle, per gli amici, Gió. Amo il mio nome, è particolare. L'hanno deciso i miei genitori mentre erano a Parigi. Ho 17 anni e quest'anno sono all'ultimo anno di liceo classico.
Gli autori greci, hanno parlato così tanto, della vita e della morte e io ho lasciato incompleti gli argomenti, oppure non li ho proprio letti, per pigrizia. So soltano che 'carpe diem' vuol dire cogli l'attimo. E ne ho fatto la mia filosofia.

Il primo giorno di scuola, dell'ultimo anno di scuola. È incredibile, la velocità con cui sono passati questi anni. Quanti segreti che ho affidato a questi banchi, quanti brutti voti e belle notizie a questi muri.
Ogni estate, entrando in classe vedo tutti diversi.
America, si é fatta biondo platino.
Mary, è più grassa.
Josh, ha deciso di tagliarsi i capelli.
Anche le prof, sembrano diverse. Quella di scienze, sembra più vecchia.
L'unico prof che non intravedo è quello di geografia, dicono che ne sia venuto uno nuovo.
L'appello, quest'anno, segna 25 nomi, un ragazzo nuovo, a quanto pare. 'Harold Edward Styles'.
Ancora non l'ho visto arrivare in classe, ma io entro sempre in anticipo, quindi mi toccherà aspettare.
I banchi, spalancano le orecchie per i nuovi pettegolezzi, mentre le ragazze si raccontano gli scoop che hanno trattenuto nelle loro testoline cotonate per tre mesi. Anche se gli scoop sono sempre i soliti.
Quello che si è fidanzato con quello che ha fatto una pompa a quelo allora quell'altro ecc. ecc.
Si parla anche del nuovo alunno, dicono sia simpatico e anche abbastanza carino.
Io mi affaccio dalla finestra, voglio respirare l'aria del primo giorno di scuola.
La stessa aria che ho respirato il primo giorno del primo anno.
Quando ancora non c'era il mostro.
Quando ancora pensavo di vivere per sempre.
Eppure, pensare che non avró un marito, dei figli, dei nipoti, mi rattrista.
Ma non è tempo per pensare a questo.
Lo vedo entrare in classe, il nuovo ragazzo. Sembra un angelo, ma da ció che ho sentito è un diavolo. Meglio girare alla larga.
Ma a quanto pare, sarà il mio nuovo compagno di banco.
Suona la campana, entra la prof di storia, la conosco da 5 anni, è una donna molto riservata, ma gentile.
Non spiccico una parola, verso al riccioluto, mi vergogno. Continuo a guardarlo con la coda dell'occhio.
-bhè, insomma, io sono Harry- dice girandosi verso di me di scatto.
-io sono Gisèle- rispondo balbettando.
Non so come si ci comporta in queste situazioni. Insomma, non parlavo con un essere umano di genere maschile, al di fuori di mio padre e dei dottori, da tre mesi.
-in che scuola andavi prima?- mi lancio a fare una domanda, una domanda stupida, ma pur sempre un argomento.
-abitavo in una città qui vicino, poi mi sono trasferito-
Ok, io ho finito gli argomenti, se vuoi parlare parli tu. Mi dico in mente.
-Cos'hai fatto al braccio?- mi chiede indicando una parte violacea.
E' il livido dell'ago della flebo. Ma non voglio dirglielo.
-Mi sono fatta male cadendo e mi è uscito fuori un bel livido- mentre dico queste parole cerco di far senbrare la frase più scherzosa e simpatica possibile. Come se stessi prendendo in giro la circonstanza in cui mi sono fatta male.
In realtà è solo il primo dei tanti segni che il mostro mi lascerà, prima di portarmi via.

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Capitolo 2
*** 2. Sun ***


Come al solito, al rientro da scuola, la prof non si fa mai i cazzi suoi e vuole sapere tutto sull'estate di tutti.
Che ho fatto io? Sono stata in ospedale. Il mare? L'ho visto due o tre volte, ma mentirò. Dirò di essere andata in una casa in riva al mare, così non farà altre domande.
Dicono tutti che sono più magra e più pallida, che si facciano i cazzi loro.
Finisce la prima giornata di scuola, così. Con la campana che suona alle 11.15 perchè ancora i quartini si devono ambientare, con le ragazze che si organizzano per andare al centro e io che chiamo mio padre per chiedergli se ha comprato le medicine.
Mi sento così lontana da loro. Ma per me è un bene. Non voglio accomunarmi a quelle lì, povere ochette senza sogni. Io cel'ho un sogno. O più che altro una lista. Sono 100 cose che voglio fare prima di morire, ma credo che, con il passare del tempo riuscirò a farne massimo 20.
Intanto però non sto tutta la giornata a preoccuparmi per le unghie.
Qualcuno mi chiama da dietro.
-Gisèle- sento urlare.
Mi giro, è Harry, corre verso di me.
-senti, oggi pomeriggio verresti a prendere un gelato?- chiede con un sorriso stampato in faccia.
Dovrei stare a casa a studiare, è l'unico pomeriggio libero che ho dalle cure, ma chi se ne fotte. Se non studio per una volta, non cascherà il mondo.
-certo. dove ci vediamo?- rispondo
-dove abiti?-
-Qui di fronte-
-Perfetto, passo alle 5, fatti trovare pronta- dice lui mentre cammina per andare via. Forse era in ritardo.
Mi do un pizzico sulla guancia per vedere se è vero o è tutto un sogno.
Sapete com'è, l'altro giorno stato sposando Jhonny Deep e mi sono accorta che non era vero, quando mi sono svegliata stavo per piangere.
E' tutto vero. E io non ci credo.



Quando torno a casa sembrano tutti un pò più tristi. Papà, Cate e mamma sono intorno al tavolo e stanno parlando, quando mi vedono entrare alzano lo sguardo e sobbalzano in aria.
Forse mi stanno nascondendo qualcosa, ma non m'importa.
Prendo una, due, tre pasticche diverse prima di mangiare, ma come sempre, non ho fame e non finisco neanche il piatto di pasta.
Salgo in camera per ascoltare un pò di musica, almeno quella, c'è sempre.
Credo che al mio funerale ordinerò di far mettere Hey There Delilah. Anche se odio i funerali. Sono tutti così neri e scuri.
Io voglio che il mio funerale sia BIANCO. Bianco che sta per rinascita, perchè secondo me, la morte non è niente.
La vita ti sembra più bella quando senti la voce dei coldplay accarezzarti i timpani, il sole entrare dalla finestra e gli uccellini cantare.
E pensare che sono cose che avevo disprezzato fino a non poco tempo fa, le ritenevo superflue, e invece, è questo che ti rende bella la giornata.
Pensate a una vita senza musica, sarebbe vuota.
Pensate a una giornata senza sole, sarebbe orrenda.
Pensate a un risveglio senza uccellini, sarebbe meno rompi coglioni, ma poi dopo un pò il loro cinguettio ti rilassa.
Prendo un foglio e comincio a disegnare qualcosa.
Quando non sai cosa disegnare puoi benissimo tracciare una linea a caso e vedere cosa ti ispira, e sotto quella prospettiva continuare e fare un disegno meraviglioso.
Mi sono usciti così, i miei disegni più belli. Dicono che la mia mano riesca a riportare su un foglio ogni minimo dettaglio della realtà. E' semplice, solo perchè io do importanza a piccolezze che la gente non vede.
Traccio una c, sul foglio. Spremo le meningi per pensare a qualcosa. E qualcosa riesco a trovarla. Si chiama Harold,ma si è presentato come Harry, e quella c è identica a uno dei suoi ricci.
Disegno una piccola guida per il viso e cerco di fare i lineamenti. Sembra un angelo nella realtà come sembra un angelo sul mio foglio.
Sono le 4, dovrei sistemarmi.
-Cate, tra un'ora esco- dico a mia sorella.
E' l'unica con cui posso parlare di tutto, anche della leucemia, perchè lei, lo sa.
-Dove vai? Dovresti studiare- risponde con la voce di una maestra.
E' la mia sorella maggiore, ma in realtà sono più matura di lei, infondo ci dividono solo 9 mesi.
-Esco con un compagno di classe- a dirlo le guancie mi diventano rosse.
Ancora a 17 anni mi vergogno di mia sorella. Ho ancora i sentimenti di una bambina, e esternamente sembro una bambola di porcellana.
Potresti mettermi su uno scaffale in esposizione e nessuno si accorgerebbe che sono viva.
Salgo su e mi sistemo. Niente di nuovo, un paio di Jeans e una canottiera, ma potrebbe fare freddo, così, metto una felpa dentro una borsa, insieme a medicine necessarie quando esco.
Mi guardo allo specchio, sono veramente più magra. Mi vergogno di me stessa,sembro un fantasma da quanto sono bianca e neanche il trucco può fare niente.
16.59, un clacson suona due volte sotto casa mia, mi affaccio.
Un ragazzo sopra il motorino si toglie il caso e agita la testa. Riconsoco i capelli, riconosco il gesto, gli sorrido e ricambia.
-Sto uscendo mamma- urlo distrattamente mentre chiudo la porta.
Mi mancava questo tipo di sensazione. Sapete quella che si prova quando devi vedere un ragazzo, anche solo un amico ma ti spaventi di non essere abbastanza?
Di pensare di essere troppo brutta? O vestita male? Quando dentro fino all'ultimo momento senti un impulso che ti dice 'chiamalo e digli che non puoi'. L'avrei fatto anche io, ma non avevo il suo numero.
Prendo l'ultimo respiro prima di aprire il portone. Dall'altra parte della strada c'è il suo motorino, lui è voltato verso di me.
Ci salutiamo e salgo. Dove andiamo, lo sa lui. E onestamente, non m'importa.


Si ferma sul lungomare. Vuole fare una passeggiata.
-come mai a scuola non stai con le ragazze?- mi chiede all'improvviso.
Vedo le sue dita giocare tra di loro, come le mie, ma non credo sia nervoso.
-non ho niente in comune con loro- rispondo fiera di me stessa.
-in che senso?-
Sembra interessato al discorso.
-sono così superficiali. per essere felici vogliono borse firmate, unghie glitterate, capelli piastrati. io voglio solo un foglio e una penna, oppure tanta bella musica- lo dico e sorrido. Perchè so che è vero, che non sto mentendo.
Sorride anche lui, come se avessi detto qualcosa di assurdo.
Evidentemente ha sempre conosciuto altri tipi di ragazze, ero la prima a dire una cosa del genere.
Mi prende per mano e mi trascina dentro una gelateria lì vicino. Non ho fame, di solito non mangio neanche, ma per lui, farò uno sforzo.
Fa il gentiluomo, e paga tutto lui.
Per lui, solo cioccolato. Per me fondente e bianco.
Non ci sediamo, continuiamo a camminare, perchè è più bello stare fuori che stare rinchiusi in un negozio. Perchè a quest'ora puoi vedere il tramonto e goderti ogni secondo.
Lo tiro per il braccio e lo trascino in spiaggia. Mi siedo a gambe incrociate come i bimbi in attesa che tramonti il sole, lui fa ciò che faccio io, sorridendo.
Caro mio, a quanto pare, il tuo sorriso, al sole, fa concorrenza
.


Ciao ragazze, come vi sembra? Ringrazio chiunque leggerà e calcolerà le mie parole.
Ringrazio chi recensirà.
Chi la metterà tra i preferiti.
Tra le seguite.
Tra le ricordate.
Siete voi che mi date la forza di scrivere, perchè so che qualcuno, in un modo o nell'altro mi leggerà.
Continuo se vedo qualche recensione o un minimo di interesse.
Siete bellissime, grazie ancora.
Melaniee.

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