All I ever wanted

di Misuzu
(/viewuser.php?uid=108687)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una normale giornata ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sono una normale ragazza, o almeno credo di essere tale: vivo una un piccolo monolocale, frequento la scuola e per guadagnarmi da vivere lavoro.  E’ vero, ho solo diciassette anni, ma è anche vero che sono orfana da quando ne avevo dieci e lavoro da quando avevo dodici anni. Per due anni mi ha mantenuto una parente lontana, una zia di mio padre che però voleva essere risarcita con gli interessi, in un futuro non molto lontano. Quando lo seppi, andai a trovarmi un lavoro e le scrisse una lettera con la quale le chiedevo se rivoleva indietro tutti i soldi che mi aveva prestato fino ad allora, pur che lei si dimenticasse di me.
Quella vecchia zitella, non ha voluto i soldi ma sembrava davvero amareggiata da quella risposta, tanto che da allora non mi ha più dato nulla, né si è mai interessata a come stavo. Il mio lavoro? Un maid caffè! E’ assurdo, lo so, ma sono stati gli unici ad avermi accettato quando richiedevo lavoro a dodici anni. La proprietaria del locale è davvero simpatica e così tutte le altre che vi lavorano. Per me sono diventate la famiglia che ho perso e non vi rinuncerei mai, a qualsiasi costo. Inoltre c’è una famiglia vicino a casa mia che si prende cura di me. Non ci crederete mai, ma è la famiglia del preside della scuola che frequento.
Vado in classe con il suo figlio più piccolo, Sasuke. Non osate nemmeno immaginare da quante ragazze è accerchiato! Io sono una delle poche che, nonostante non sia fidanzata, non gli fa il filo. E forse proprio per questo la prof me lo ha messo accanto. Giuro che lo scannerei vivo, dato che le ragazze della mia classe non osano parlarmi solo per causa sua! Inoltre mi chiamo spesso “piccola maid” o cose del genere, il che mi fa davvero imbestialire! Specialmente se lo fa davanti ai suoi amici fidati, Naruto e un altro tipo che trovo talmente insignificante da non ricordarne nemmeno il nome. In fondo, il suo amico di riserva cambia ogni mese! Giusto! Non vi ho raccontato come quella famiglia si è accorta di me. A dire il vero non  avrei mai pensato che il mio peggiore nemico divenisse mio amico, o almeno che sua madre fosse un angelo ai miei occhi. Abito ad un paio di isolati di distanza da casa sua e, per andare a scuola, ogni giorno ci passo davanti.
Avevo dodici anni ed avevo da poco iniziato a lavorare; io stavo passando correndo davanti a casa sua, quando in quel momento lui vi stava uscendo, seguito da sua mamma che gli raccomandava di stare attento “O guarda, la piccola maid!” disse vedendomi. Mi fermai di scatto, pronta a tirarli la prima cosa che avessi tra le mani, ma quando vidi sua madre mi bloccai. Cavolo! Assomigliava un sacco alla mia, che non vedevo ormai da due anni. “O quindi è lei quella ragazza. Abiti qua vicino?” chiese molto gentilmente. Io annuì. Quanto volevo che d’un tratto mi venisse ad abbracciare dicendomi di essere mia madre, ma quella era solo la mia illusione, un mio desiderio. “Allora questa sera, appena finisci, passa pure di qui. Ti darò qualcosa”, mi disse. E da allora, quasi ogni sera, mi prepara la cena. Io le ho detto spesso che non doveva preoccuparsi per me, ma lei ha detto che non le davo fastidio. Inoltre persino il preside rifiuta la mia tassa di iscrizione: dice che rientro nella borsa di studio, della quale non sapevo nemmeno l’esistenza. Ma se io vado in quella casa c’è un solo motivo: Itachi. L’ho incontrato la prima volta al caffè dove lavoro e da allora l’ho trovato irresistibile. Mi sorride sempre gentilmente e, quando può, facciamo persino la strada insieme per tornare a casa. All’inizio diceva che non voleva che la facessi da sola, specialmente la sera al ritorno dal lavoro. In quella famiglia sono tutti degli angeli! Se solo Sasuke usasse il cervello al posto della lingua, forse potrebbe essere accettabile. Forse...
Per ora  il mio più grande desiderio è vivere una vita calma e tranquilla. Una vita normale. Per quello che vi ho raccontato, la mia vita sembra normale. Ma, vi assicuro, che da qualche tempo non lo è più.



Angolo dell'autrice: Questa è la prima volta che mi cimento in una fan fiction più serie a di genere scolastico. Spero che mi riesca bene!
Ringrazio chiunque voglia leggere questo capitolo.
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una normale giornata ***


Suona la sveglia. Sono le sette e un quarto. Abbasso la leva e mi riaddormento... cavolo! E’ troppo presto. Chiudo gli occhi per un secondo e, quando li riapro, sono le otto meno un quarto. Cavolo! La scuola inizia alle otto!
Mi fiondo in bagno, mi lavo, mi pettino e indosso la mia divisa, una camicetta bianca e una gonna blu, prendo la cartella che, per fortuna, preparo ogni sera prima di andare a letto e m’avvio a scuola. potrei battere il record mondiale di velocità, se qualcuno mi cronometrasse.
“Di nuovo in ritardo?” chiede una voce fin troppo familiare poco lontano da me. Mi volto e lo vedo, in tutta la sua bellezza. Su di lui persino uno straccio starebbe bene “Sì.” Rispondo continuando a muovere le gambe. Se le fermo, ripartire sarà una delle dodici fatiche di Ercole “Vuoi un passaggio?” chiede molto gentilmente. Cavolo! Quando fa così  gli salterei addosso. Meno male che la mia coscienza mi tiene buona! “No tranquillo! Ci si vede!” dico, ripartendo in quarta. Entro in classe col fiatone e, per fortuna, sono ancora tutti in piedi. Vado al mio banco: di quell’essere senza cervello c’è solo la cartella.
“Ehi Ayame... mi daresti il tuo quaderno degli esercizi?” chiede Choji  avvicinandosi a me. E’ un ragazzo cicciottello, ma è davvero gentile! Molte lo escludono per il suo aspetto (oche), ma io lo adoro. Mi tratta da persona normale e non da emarginata “speciale”: già, perché quando perdi i tuoi genitori vieni vista come un mostro dalla società; qui qualcuno ha cercato di salutarmi, ma da quando Sasuke si è messo vicino a me, ecco che la falsa gentilezza è andata a quel paese. Tutto il mio autocontrollo non basta a mantenere i nervi saldi quando arriva quel lurido essere malriuscito “Sempre a copiare?”domanda con la sua voce da saputello. “Sta vedendo dove ha sbagliato e, comunque,fatti gli affari tuoi” gli rispondo acida, dando il quaderno a Choji “Siamo tutti bravi così” dice lui “Ma non siamo tutti cocchi di papà come te. Lo sappiamo tutti che se sei passato è solo per quel motivo” rispondo acida.
Fa tanto il superiore, sentendosi figo per quelle quattro oche che gli starnazzano dietro e per essere il bimbo di papà, ma si sbaglia “Che hai detto?!” risponde irritato. Ed ecco che le ragazze si accerchiano attorno a lui iniziando a lamentarsi del mio atteggiamento e chiedendomi di scusarmi “Hai capito bene. Ora vattene dalle tue amichette e lascia in pace chi cerca di impegnarsi” rispondo. Mi siedo e passo la mia giornata a cercare di seguire la lezione, facendo finta di non sentire gli sbuffi continui ci quello che mi sta accanto. Mi disgusta averlo vicino.
Appena suona la fine dell’ultima ora sono una fra le prime a correre fuori dalla classe e a fiondarmi fuori. Non posso arrivare in ritardo al lavoro... stupida scuola! Arrivo e mi cambio, indossando il mio classico vestito da cameriera. I ragazzi hanno davvero degli strani gusti! Ed ecco che arrivano: sono per di più studenti come me che vengono a prendere il loro caffè o il loro te. Mi avvicino ad una coppia di ragazzi e cerco, con fare gentile di rendermi apprezzabile a loro. Mi innervosisce rendermi quella che non sono, ma la proprietaria ha detto che da quando lavoro io hanno sempre più clienti. Magari riesco a fare bene il mio mestiere.
Ecco che arriva Sasuke insieme al suo amico Naruto. Non basta solo sopportarli a scuola, ora pure al lavoro! “Cosa desiderate?” chiedo gentilmente avvicinandomi al tavolo, “Il solito” risponde Naruto con  il classico modo svogliato e un po’ spavaldo di fare. Appena mi giro lui si avventa su di me, probabilmente volendo alzarmi la gonna, ma lo blocco colpendolo con il vassoio di metallo con il quale porto da servire ai clienti.
Tutti iniziano a ridere... ah! Ogni giorno la stessa storia! Ormai è diventato uno della attrazioni principali del maid caffè! Porto l’ordine e aspetto che sia pronto.
“Misuzu - chan! Potresti andare da quei signori lì? Se l’ordine è pronto glielo porto io agli altri” dice il mio capo, indicandomi Naruto e Sasuke. In teoria dovrei essere contenta di non servirli, ma al tavolo che mi ha indicato c’è gente che non mi piace... un paio di ragazzi, uno dai capelli rossi e uno biondo, entrambi dall’aria poco affidabile. “Volete ordinare qualcosa?”  chiedo avvicinandomi al loro tavolo. Il biondo mi guarda e ordina un the al limone e una torta panna e fragola, il rosso solo un caffè. “Come desiderate” dico,e  poi vado a portare gli ordini. Dieci minuti dopo Sasuke e Naruto se ne sono andati e io porto l’ordinazione al tavolo. “Che lentezza!” si lamenta il biondo “Mi dispiace, signore, purtroppo il negozio oggi è particolarmente affollato ed è difficile per noi riuscire a gestire tanti ordini” dico chinandomi leggermente per scusarmi, ma lui afferra il filo del mio corpetto e mi tira a sé. Riesco a fermarmi poco lontano dal suo viso. Che cosa vuole fare questa specie di pervertito?!
“Però devo ammettere che il personale non è affatto male! Sì... potresti risarcirci dell’attesa facendo qual cosina per noi”  dice con un tono malizioso che non mi piace affatto. Una mano lo blocco e lui molla la presa. E’ ufficiale: Itachi è il mio angelo “Non dovresti dare fastidio al personale” dice stringendo con tanta forza il polso del suo nemico da bloccargli la circolazione “Lasciami! E comunque io non stavo dando fastidio a nessuno” risponde il biondo. “Misuzu - chan, vieni. Non credo ci sia più tempo da perdere con questi due signori” dice e, mettendomi la mano dietro la schiena, un brivido mi percorre, ma faccio finta di non averlo sentito. Lui si accomoda sul suo classico tavolo, ordinando il classico, mentre i due se ne vanno. “Grazie mille” mimo con le labbra. Non mi è concesso fare cose che non siano attinenti al mio lavoro. Lui mi sorride e io torno a lavorare, servendo gli altri clienti. Quando se ne va mi saluta, così come fa con il mio capo. “E’ davvero un bel ragazzo, Misuzu – chan!” dice il mio adorabile capo “Sì... è molto gentile” rispondo, prima di andare ad accogliere altri clienti.
Arrivano le nove. Finalmente posso staccare! Vado nello spogliatoio e indosso nuovamente la mia divisa, saluto la proprietaria ed esco. La strada è più buia, oggi, dato che molte luci si sono fulminate... sarà stato il temporale di ieri. Arrivo al semaforo: è verde, posso passare! Guardo da ambo le parti, non viene nessuno, e mi dirigo dall’altra parte della strada. Non so cosa sia successo di preciso dopo: so solo che ho visto dei fanali di un’auto che veniva tutta sparata e delle mani calde che mi stringevano poco più su della vita. “Stai bene?” mi chiede Itachi preoccupato ed io annuisco. Adoro il suo profumo, rimarrei ad annusarlo all’infinito se potessi. Mi alzo e mi spolvero i vestiti: c’è una macchia di sangue sulla calza sinistra. Guardando più attentamente vedo un graffio bello grosso e, in effetti, mi brucia. “Vieni a casa mia, ti medico” dice Itachi calmo. “No, non preoccuparti” cerco di dirgli io, ma non sembra ascoltarmi dato che mi prende in braccio e mi porta a casa sua. In quel momento mi sento avvampare. Cavolo! Questo è troppo per il mio povero corpo e la mia mente che inizia già a fare viaggi mentali sul futuro che mi attende. Aspettate! Casa sua vuol dire anche casa della zucca vuota! Cavolo! “Riesco a camminare da sola” dico, così con una scusa me la svigno, ma lui rifiuta di lasciarmi. Non che mi dispiaccia, sia chiaro, ma dopo il biondo pervertito e il quasi investimento preferisco evitare contatti con gente non desiderata.
“Capisco l’investimento nella società, ma non investire la società” bisbiglio fra me. Preferisco fare dell’auto ironia in certe situazioni che deprimermi; quello è un brutto circolo dal quale è difficile uscirne. Itachi deve avermi sentito, perché ride. Chissà se ha una fidanzata. Vorrei stare con lui per sempre, ma non credo mi sia possibile: lui, un genio, io, una poveraccia la cui vita ha deciso di farle solo brutti scherzi. Gli opposti su attraggono ma non esageriamo. Persa nei miei pensieri non mi accorgo che siamo già arrivati a casa sua. Mi poggia sul divano del salotto e dice di aspettarlo. Non che possa fare molto altro. Il silenzio che avvolge la casa credo sia segnale dell’assenza dei genitori di Itachi e di suo fratello. Questo sì che è un momento perfetto! Me la svignerei all’istante se non vedessi la calza diventata da bianca a rossa. Sangue, ancora.
Non riesco più a vederlo da quando i miei se ne sono andati. I ricordi di quell’incidente mi fanno tremare ogni volta. Itachi torna con un piccolo kit medico e, dopo avermi abbassato la calza, inizia a medicarmi. Ogni volta che mi sfiora ricevo come un brivido, vorrei accadesse per sempre! Poi lo vedo: il sangue sulla sua mano. Non è il mio, ma il suo... probabilmente si sarà fatto male per aiutarmi...sono sempre un peso, cavolo! Mi paralizzo e lui sembra accorgersene, perché mi guarda. “Mi dispiace” dico appena, stringendo la stoffa della mia gonna. Lui invece mi sorride e mi dice di non preoccuparmi “Non è nulla” dice.
Vorrei proprio non fosse nulla! Appena finisce di medicarmi fa una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi da un bacio, proprio sul cerotto. Le mie guance si infiammano e io distolgo lo sguardo dai suoi occhi, che ora sono puntati su di me “G- grazie mille di tutto” dico alzandomi e chinandomi leggermente. Lui poggia la sua mano sulla mia testa, scompigliandomi i capelli  “Sta solo attenta mentre torni a casa”. Ed ecco un altro sorriso che mi scioglie. Annuisco con la testa e me ne vado da quella casa che, da ora, adorerò.


Allora, avrei tanto voluto che episodi del genere accadessero spesso, ma non so se sia quello che tutt’ora voglio.



Angolo dell'autrice! Salve a tutti!
Ringrazio William BLake e Lily1D per aver recensito il prologo della storia! Allora questo capitolo è abbastanza normale e lo ritengo ulteriormente introduttivo... Scusate per l'attesa! Dal prossimo capitolo le cose si movimenteranno e credo parecchio!
Stavo per dimenticare! L'ultima frase l'ho messa più staccata per un motivo: indica che quello che avete letto è solo un ricordo e che la vera Misuzu si trova poco più avanti nella storia. Non preoccupatevi: ci arriveremo presto! 
Non vi nascondo che i miei punti di riferimento sono: per l'abito da cameriera, Misaki, protagonista di Kaichou wa Maid-sama mentre per la frase finale che avete letto mi sono ispirata alla saga tutt'ora in corso di Fairy Tail e al ricordo su Levy piangente di Charle.
Posto un immagine per chiunque non conosca l'uniforme (e credo molti):  

I lacci del corpetto ai quali mi riferisco sono quelli che vedete! Spero che vi sia di ulteriore invito per leggere i prossimi capitoli!
A presto!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1314335