Faint.

di momos___love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Faint.

 

 

Prologo

 

Incy Wincy Spider went up

 the water spout
Down came the rain

 and washed the spider out.

Out came the sunshine

and dried up all the rain
And Incy Wincy Spider went up

 the spout again.

 

{Incy Wincy Spider Song}

 

 

«Ehi!...si tu, devi darmi la tua merenda! ORA!»

Urlò una bambina dai capelli biondi, rivolta ad una ragazzina magrolina con due lunghe trecce di capelli color rame.

La bambina bionda sembrava aver otto anni, mentre quella dai capelli ramati sembrava averne a mala pena sei.

Era piccola, mingherlina, esile e fragile, e stranamente sembrava essersi rimpicciolita da quando la biondina gli aveva rivolto parola.

«ma…ma.. »

Balbettò  la rossa,   la bambina bionda, divenne rossa in viso per la rabbia, si avvicinò minacciosa contro la più piccola e con tutta la rabbia in corpo la prese per il colletto del vestitino a fiori che portava e la alzò da terra di una quindicina di centimetri.

«TU ORA MI DAI LA TUA MERENDA IMMEDIATAMENTE, HAI CAPITO ?»

Le sbraitò contro la bionda, a dir poco adirata.

Oramai tutti i bambini all’interno del parco della scuola elementari Clarkson, erano  intenti ad esaminare la scena, ma nessuno interveniva,  nessun adulto era nei paraggi, come non lo era  mai durante il consueto pestaggio da parte dei bulletti di turno.

Annabella, la ragazza dai capelli biondi, faceva la quarta elementare, giocava a calcio e fisicamente era molto più grande  dei suoi compagni di classe, perciò non era difficile per lei fare quello che le riusciva meglio e che la divertiva di più, ossia terrorizzare i bambini delle prime e delle seconde, assieme alla sua banda.

La rossa, era terrorizzata, aveva un groppo in golo, si vedeva che stava per scoppiare a piangere da un momento all’altro e in oltre il colletto alzato a quella maniera la stava facendo soffocare.

«ehm…non..riesc… »

  Cerco di rispondere la bambina, senza successo.

«ANNA SBERLA, LE PUZZA L’ASCELLA! »

Cantò ad alta voce, una bambina dai capelli neri,  nascosta sul ramo di un albero, tutti scoppiarono in una breve risata.

La bulla cercò con lo sguardo chi fosse stato l’autore di quella battutina.

«SI PROVA A LAVARE IN UNA BACINELLA! »

Continuò la ragazzina, una nuove serie di risate si propagò fra i bambini.

Annabella lascio cadere la bambina rossa e si girò completamente per cercare meglio quel bambino.

«FATTI VEDERE !>> »

Le rispose, infuriata la bionda,

«NON è  MOLTO BELLA E NEPPURE SNELLA! »

Finì la bambina, i bambini risero ancora di più, iniziarono a schiamazzare più forte e a cantare i versi della canzoncina, formando un piccolo coro.

La bambina dai capelli rossi, era ancora ai piedi della bulla, lentamente a gattoni cercò di scappare senza essere vista, ma non appena fece due passi la biondina la prese per il retro del colletto e se la porto accanto.

La rossa emise un gridolino di dolore, quando le sue ginocchia sfregarono contro l’asfalto, sbucciandole la parte entrata a contatto col suolo duro.

Però tutti erano concentrati  su Annabella, per rendersene conto.

«AIAHHH!»

Urlò essa,  infatti, a gran voce.

In un attimo la bionda, si accascio a terra tenendosi la faccia, mentre tutti la osservavano, una raffica di sassolini iniziano a colpirle le mani e a farle sanguinare le nocche, mentre  continuava a urlare imperterrita.

D’un tratto si alzò, sempre  tenendo le mani premute contro il viso  e gridando,  corse via nella direzione dei bagni delle femmine.

Tutti i presenti corsero all’interno della scuola, non appena sentirono il suono della campanella invadere il piccolo parco giochi, segno che la ricreazione era terminata.

Tutti tranne  la bambina dai capelli rossi che era rannicchiata a terra e piangeva per il dolore alle ginocchia e al collo.

Un “Tonfh” segnalò che la bambina dai capelli neri era appena scesa con un tonfo dal ramo dell’albero in cui era appollaiata, poco prima.

In una mano teneva, quella che doveva essere una fionda poiché nell’altra teneva due biglie, ben strette.

Che con cautela, dopo aver ispezionato il parco, rimise in un borsello in pelle morbida gonfio e pieno di altre biglie, legato alla cintura dei pantaloni.

La bambina, si girò verso, quella dai capelli rossi e le si avvicinò, si sedette di fronte a lei e la fissò intensamente, fino a quando anche l’altra bambina  alzò lo sguardo e incrociò dei grandi occhi nocciola fissi nei suoi verdi.

Le due rimasero in quella posizione per un po’, senza dire nulla, poi la mora si alzò prese per  una mano della rossa e la sollevò da terra, quando vide che calze bianche della bambina erano strappate e tinte di un rossiccio simile a quello dei capelli della bambina,  prese dal borsello una biglia e la poggiò con cautela  sulle ferite.

La rossa si ritrasse intimorita,

«Sono fredde , mettile sopra i tagli»

La rassicurò la bambina dai capelli neri, poggiando nelle mani della rossa una manciata di biglie, la bambina fece come gli era stato detto, si lasciò sfuggire un breve verso di apprezzamento.

«ti fa tanto male? »

Domando la mora, corrugando la fronte, la bambina rispose con una scossa del capo, la bambina sorrise .

«Io mi chiamo Honey, e tu ? »

La rossa,  ingoiò della saliva poi rispose con voce flebile.

«…io mi chiamo Bonnie»

La mora sorrise poi strinse la mano della bambina che le si parava di fronte.

«Hai un bel nome! Io ho faccio la prima nella classe accanto alla tua»

Gli occhi verdi di Bonnie si ingrandirono e per la prima volta le comparse un sorriso sul viso, 

«Credo che Anna sberla, non farà più la cattiva con te….»

Disse ridacchiando Honey anche Bonnie ridacchio.

«Anche io»

Rispose Bonnie sistemandosi il vestitino stropicciato.

«<…e se anche ci provasse, avrebbe contro le mie biglie, no?>> »

Scoppiarono entrambe di nuovo in una grande risata.

«HONEY FOLKER, BONNIE ANNELY, COSA CI FATE QUI? DALLA MAESTRA IMMEDIATAMENTE»

Sbraito il bidello, brandendo fra le mani una scopa, le due bambine corsero all’interno della scuola tenendosi per mano e ridendo come matte.

 

Quel giorno iniziò un’amicizia, un’amicizia profonda e intrisa di profondi sentimenti fra due bambine talmente diverse da essere quasi gemelle, per quanto l’una completasse l’altra .

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 2

 

 

 

This one’s for you and me
Living out our dreams
We’re all right where

 we should be
Lift my arms out wide
I open my eyes
And now all I wannna see
Is a sky full of lighters,

 a sky full of lighters

 

{Lighters - Eminem }

 

 

 

//Bonnie POV//

 

 

Mio sorella mi aveva chiesto se potevo andare a fare la spesa, visto che mamma aveva l’influenza e lei doveva finire la tesina di ammissione al college.

Chiaramente le disse di si, colsi l’occasione al volo per andare  al negozio di CD e comprare un album degli AC DC,

che avevo adocchiato settimane addietro.

Camminavo  per le stradine Kensington, mi piaceva il mio quartiere, non molto lontano da Londa e neppure dal mare.

Presi l’autobus, e mi avvicinai alla fermata 191, dove mi ero data appuntamento con la mia amica Honey,

non abitava molto distante da casa mia, si e no otto isolati, ma non avevo di camminare e per di più ero anche in ritardo.

Odiavo essere in ritardo, come anche aspettare le persone, che lo erano.

Unica eccezione per Honey, per lei il ritardo era abitudine, la conoscevo da dodici anni e non avevo mai avuto la fortuna di vederla arrivare puntuale, una sera scherzando mi aveva detto che forse sarebbe arrivata in ritardo anche alla consegna del diploma.

Pensai a quell’idea e mi lascia sfuggire un sorriso, ne sarebbe stata assolutamente capace.

L’autobus si fermo, precisamente alla fermata 191, quasi non mi ricordai di scendere, appena messo piede fuori dal mezzo notai la mia amica seduta sul muretto della fermata, con fra le mani un pezzo di carta, tutto stropicciato.

Indossava un paio di pantaloncini a vita alta neri con le fibbie da metallaro, sulle tasche, le aderivano perfettamentee le lasciavano scoperte le lunghe gambe toniche e magre.

Sopra portava una canotta leggera bianca con sopra stampata, i grandi caratteri neri, la frase  “Don’t call me Baby “, ai piedi i suoi amati anfibi neri, anch’essi ricoperti di fibbie, e morbidi.

Non capivo come facesse a essere sempre così bella, i capelli castani erano sistemati in uno chignon alto e sfatto con la frangia e altre ciocche che ricadevano fuori, mi faceva arrabbiare quando diceva di non essere carina come me.

Come se io fossi tutta questa bellezza.

Rossa, occhi verde fogna, pelle trasparente, ricoperta di lentiggini arancioni su tutto il corpo e con una sfera emotiva talmente fragile che il minimo contatto con un essere umano, del sesso maschile, mi faceva tingere completamente di rosso.

Semplicemente  blanda, due parole per descrivere Bonnie Annely.

Invece Honey era così perfetta, così tutto.

Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, ma anche simpatica, solare, divertente, decisa, intrigante, sexy, coinvolgente, con ottimi gusti musicali e un innato gusto nel vestire.

Forse non una delle migliori studentesse, ma capo delle attività artistiche scolastiche,

infatti come dimenticarsi la sua bravura nelle arti libere, scrive, disegna, suona e nella box era qualcosa di magnifico.

Come anche nello teatro, come mi sarebbe piaciuto essere un quarto di quello che è lei.

Tutti nella nostra scuola pensavano che non fosse una ragazza ma più un concentrato di cose unite, all’interno del corpo di una esile ragazza di diciassette anni.

Appena mi vide scese dal muretto, mi sorrise, poi corse ad abbracciarmi.

«Heart !»

Mi disse sciogliendosi dall’abbraccio, quello era il soprannome con cui mi chiava lei e solo lei.

Un giorno quando avevamo dieci anni  le dissi che il mio nome era banale e brutto, poiché altre tre ragazze nella nostra classe si chiamavano così, lei  mi disse che era vero.

Un altro punto a suo favore, l’estrema sincerità e schiettezza .

Così mi propose l’idea di darci dei soprannomi, che avremmo usato solo fra di noi, ed ecco qui come nacquero i nomignoli Heart e Raven.

Honey, quel giorno mi disse che i miei capelli erano rossi come il sangue sulla neve e che io ero piena di energia, come un cuore pulsante,

Io a corto di fantasia, le dissi che i suoi capelli, a quell’epoca neri come la pece, mi ricordavano le piume di un corvo in volo.

«Reven, da quanto tempo!»

Risposi sorridendo,  lei rise

«Esatto, mi ricordo come fosse ieri l’ultima volta che ci siamo viste»

«infatti ci siamo viste ieri sera alla festa, idiota!»

Scoppiammo a ridere, poi aspettammo l’autobus per  Londra, non che nella nostra bella città periferica non ci fosse un supermercato o un negozio di CD ma… Londra è pur sempre Londra.

Forse c’è il più alto numero di adolescenti con la puzza sotto il naso, ma resta pur sempre una delle città più belle della terra, no?

E per di più era a poco più di mezzora da Kensington.

«Facciamo un punto della situazione ?»

Domandai io, sedendomi sulla panchina di marmo della fermata, lei annuì convinta e si sedette sul poggi schiena della panchina, accanto a me.

«Vediamo…io ho questa lista di cose da comprare per mamma e 40 sterline.»

Disse, mostrandomi il foglietto stropicciato che teneva in mano quando la avevo vista, io sorrisi.

«Io invece ho, questa ista di cose da comprare per mia sorella e 30 sterline.»

Lei rise, quando mi tirai fuori dalla tasca dei pantaloncini blu un foglietto di carta stropicciato simile al suo.

«Facendo un conto, per la spesa spenderò 25 sterline buone e il resto lo voglio usare comprarmi un CD che ho visto da Musical Heart. »

Strabuzzai gli occhi,

«Ma quella è la mia idea !»

Le dissi, anche lei rimase un attimo sorpresa poi, mi fece uno di quei suoi sorrisi in cui le uscivano due belle fossette su entrambe le guance.

«Dimmi che il CD non è quello dei….»

«AC DC!»

Terminai io per lei, lei si coprì la faccia con le mani, non sapeva se ridere o arrabbiarsi, come neppure io.

Dopo qualche secondo entrambe scoppiammo a ridere sonoramente, cosa non indifferente a una coppia di anziani che stavano anche loro aspettando l’autobus con noi.

Ci calmammo, dopo qualche occhiataccia da parte dei due,

«Siamo gemelle.»

«Verissimo»

Le risposi sorridendo ancora, il bus arrivo, ma era così stipato di gente che gli unici posti che trovammo li dovemmo cedere ai nonnetti di poco prima, con il dispiacere di Honey.

Così stemmo tutto il tempo inpiedi, tenendoci ai pali, cosa molto difficile per una rupofoba come me.

Le persone affette da rupofobia, sono quelle persone ossessionate dalla pulizia, il mio stadio non è  di quelli gravi ho una piccola ossessione per l’ordine e per l’igiene.

Honey lo sa, poiché da quando mi ha conosciuto il suo essere caotica è stato ridimensionato, perciò lo notò immediatamente e cercò di distrarmi.

«Lo sai che sta mattina ho conosciuto un ragazzo? »

Mi domandò lei, suonava più come un’affermazione che altro ma …

« È un tipo OK!»

Continuò con aria sognante, le sorrisi anche se ero in cuor mio ero abbastanza gelosa.

Honey aveva già dato il suo primo bacio come aveva anche avuto diversi ragazzi, con cui non credo abbia giocato a carte tutto il tempo.

Mentre io ero ancora vergine, in tutti i sensi, nessun primo bacio, nessun ragazzo … A parte Harry, ma lui non contava,

eravamo tutti e due sotto gli effetti della nostra prima sbronza di gruppo e non ci ricordavamo di nulla.

Poi Harry Styles per me è il migliore AMICO, perciò del tutto asessuato.

Vivendo nell’ombra di Honey i ragazzi non mi notavano neppure, non che Honey non mi avesse mai fatto conoscere ragazzi o che non mi avesse organizzato appuntamenti al buio,

ma per strani motivi, a me oscuri, non andavo mai bene.

MAI.

«Dai, racconta racconta! »

Le dissi, sinceramente felice per lei, scacciando quei pensieri negativi.

«Beh, ieri sono tornata alle quattro perché Pitt stava facendo cose con una

 e non mia riaccompagnato all’ora prestabilita. Mia  madre mi ha beccato e mi ha fatto una super strigliata …»

una smorfia di dissenso gli comparve in viso, le feci segno di continuare la narrazione,

prese fiato e continuò,

«Diciamo che io sono riuscita ha sistemare la situazione con qualche, mamma scusa blah blah blah e non lo faro più blah blah blah e cose così. Però dopo che mamma mia aveva perdonata, quel bastardello di Darren  si è lamentato dicendo tipo che puniscono solo lui in casa e mamma gli ha detto che anche io avrei avuto la mia punizione»

Si bloccò per poter riprender fiato quando un dosso preso male dall’autista ci fece fare un salto, per poco non cadevamo entrambe.

«Indovina chi questa mattina alle nove stava portando a spasso le salsicce con le zambe della signora Benton»

Io scoppia a ridere, me la immaginavo li sul marciapiede con qui cuccioli al guinzaglio che imprecava ogni cinque secondi contro tutto e tutti, assolutamente una scena imperdibile.

«Poi mentre mi fermavo a Sr. Finger road, Bucefalo ha pisciato su questo ragazzo, che si è incazzato con me, tu mi conosci e sai che non è da me essere sveglia alle nove del mattino e che odio le punizioni e a tutto ciò unisci il fatto che mi stavo riprendendo da una sbronza e non avevo caffeina in corpo. »

Sparò di getto, mi faceva morire con quelle sue espressioni,

« Perciò anche io dopo un po’ sono scoppiata, abbiamo iniziato a urlarci contro, poi “PUFF!”

 – smise di reggersi e con le mani fece scomparire un oggetto invisibile davanti a lei, come fanno i prestigiatori.-

ci siamo guardati negl’occhi e abbiamo smesso di litigare, poi così mi ha chiesto di andare a prendere un caffè.

CONTA CHE È CARINISSIMO E DOLCISSIMO … ACCHI AZZURRO CIELO E UN MERAV ...»

« EIH TU RAGAZZINA, FINISCILA DI’ URLARE STAI DISTURBANDO TUTTI !»

Ci gridò contro la signora anziana a cui avevo ceduto il posto, Honey le rivolse un’occhiata in cagnesco e prima che potesse dire cose di cui si sarebbe pentita, anzi di cui IO mi sarei pentita, le tappai la bocca con una mia mano.

Tutti sentirono una serie di mugolii privi di senso.

La nostra fermata arrivò e scendemmo.

«Spero che non le diano la pensione a quella vecchiaccia. »

Io risi, faceva sempre così era esilarante.

Andammo prima a fare le compere per le nostre madri poi andammo al negozio di CD, lì ci fu una vera lotta fra me Honey per avere il CD,

la vinsi io ma prima di  andare alla cassa mi accorsi che mi mancavano 6 sterline e mi vergognavo troppo per chiederle a Honey, perciò senza darle nessuna spiegazione glie lo cedetti.

Lei ne fu molto sospettosa, forse perché si era resa conto che io ci tenevo molto,  ma non mi disse nulla.

Mentre lei pagava andai al piano superiore del locale per vedere se ci poteva essere qualcosa che mi sarebbe potuto interessare, NIENTE !

 

Accanto a me c’era un ragazzo biondo con una felpa col cappuccio tirato su,  che soppesava due album , uno dei 3OH!3 e uno di Sean Paul .

Ardua decisione, per un fautore della musica commerciale.

Risi di me stessa, quello sarebbe stato un commento cinico e sprezzante di Honey, non mio, quella ragazza mi stava plagiando a sua immagine e somiglianza.

Però se fossi stata in quel ragazzo avrei scelto… BEH, decisione complessa….

Ottimi entrambi.

«3OH!3, Si ! Io comprerei loro.»

Dissi ad alta voce, me ne resi conto solo quando il ragazzo si girò verso di me e mi guardo con sguardo confuso, io mi tinsi di bordeaux .

«Stai parlando con me?»

Domandò lui dubbioso, io scossi la testa energicamente, poi sgranai gli occhi, dovevo sembrare proprio una deficiente ,

«Ah…»

«No aspetta, si! C’è no…Aspetta !»

Farneticai,

“Oddio che impiastro che sono! Altro che Bridget Jhones …!

pensai fra me e me, feci un lungo respiro,

«Stavo pensando a quello che hai fra le mani…»

“QUELLO CHE HAI FRA LE MANI? MA DI CHE MALATTIA SOFFRI CARA?”

Lui mi guardò, poi guardò gli album che teneva fra le mani incerto.

«Dici i CD?»

«Si, Sean Paul è forte ma io preferisco i 3OH!3»

Sul viso gli si stampò un gran sorriso, poi annuì convinto, cosa che mi fece calmare.

«Anche io tifo per 3OH!3, ma Sean Paul mi ha cresciuto, devo essergli fedele o tradirlo con il primo che passa ?»

Io risi divertita, mi passai una mano fra i capelli rossi.

«Credo che si farebbe tradire dal duetto che ha fatto dei Featuring con tipe dal calibro di Kesha e Katy Perry . »

Lui continuò a sorridere.

«Credo che tu abbia ragione, Sean  mi dispiace ma questa volta hai perso

-Detto ciò diede un bacio all’album di Sean Paul per poi rimetterlo sul suo scaffale, non prima però di avergli sussurrato un teatrale “ti amo”.

Io risi.-  Una nuova era si è aperta ai miei occhi.»

Disse alzando al cielo l’album dei 3oH!3, si girò a guardami, io divenni di nuovo rossa per l’imbarazzo.

«Io mi chiamo Niall Horan»

Disse porgendomi la mano, non occupata dal CD.

«Che nome meravigliosa….»

Sussurrai a me stessa, forse troppo ad alta voce perché lui mi fece un caloroso sorriso.

«Io sono Bonnie Annely, e ora sono terribilmente imbarazzata, ciao. E goditi il CD!»

Dissi scappando alla cassa, dalla mia amica.

Avevo fatto sin troppe figure di merda nella stessa giornata, per di più con lo stesso ragazzo, scossi la testa energicamente mentre scendevo come una saetta le scale.

«scema scema scema scema scema scmea… Goditi il CD? GODITI IL CD! CHE MI RAPPRESENTA QUESTA FRASE ?»

Blaterai contro la parte meno intelligente del mio cervello, quella che si faceva, sfortunatamente, sempre avanti con i ragazzi.

“Honey crederà che sono scomparsa, che amica del cazzo! Scappare senza avvertire, sarà preoccupata”.

«EMH, BONNIE !»

Mi urlò dietro il biondo, mi sentii afferrare per la manica della camicetta bianca, che indossavo.

«Si ?»

Domandai girandomi verso di lui, eravamo a metà rampa e se non mi fossi tenuta al corrimano sarei caduta giù dalle scale, per via dei suoi occhi erano spettacolari azzurri ma erano non solo azzurri …

Cazzo se era magnifico !

«Ti sembrerà sfacciato, ma mi chiedevo se… mi daresti il tuo numero, così ti avvertirò di com’è il CD»

Io strabuzzai gli occhi, come accadeva  di solito a Willi il coiote quando vede Bip-Bip.

«Ok… DAVVERO?»

“Che domande intelligenti che fai !”

Mi rimproverai,

«Beh si, se non ti sembra brutto, non sono un maniaco o uno stalker.»

Gli sorrisi poi, sul retro del foglietto che della spesa di mia sorella gli scrissi il mio numero, la mano mi tremava.

«Scusa ma c’è una mia amica sotto che mi aspetta, devo andare.»

Dissi, facendo una smorfia, lui sembrò dispiaciuto poi mi sorrise e mi salutò con un lieve leggero bacio sulla guancia.

Finii le scale facendo due gradini alla volta per la felicità.

Per la prima volta in diciassette anni il 95% della mia mente diceva che quel ragazzo probabilmente mi avrebbe chiamato, perché  seriamente interessato a me.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

 

This one’s for you and me
Living out our dreams
We’re all right where

 we should be
Lift my arms out wide
I open my eyes
And now all I wannna see
Is a sky full of lighters,

 a sky full of lighters

 

{Lighters - Eminem }

 

 

 

//Bonnie POV//

 

 

Mio sorella mi aveva chiesto se potevo andare a fare la spesa, visto che mamma aveva l’influenza e lei doveva finire la tesina di ammissione al college.

Chiaramente le disse di si, colsi l’occasione al volo per andare  al negozio di CD e comprare un album degli AC DC,

che avevo adocchiato settimane addietro.

Camminavo  per le stradine Kensington, mi piaceva il mio quartiere, non molto lontano da Londa e neppure dal mare.

Presi l’autobus, e mi avvicinai alla fermata 191, dove mi ero data appuntamento con la mia amica Honey,

non abitava molto distante da casa mia, si e no otto isolati, ma non avevo di camminare e per di più ero anche in ritardo.

Odiavo essere in ritardo, come anche aspettare le persone, che lo erano.

Unica eccezione per Honey, per lei il ritardo era abitudine, la conoscevo da dodici anni e non avevo mai avuto la fortuna di vederla arrivare puntuale, una sera scherzando mi aveva detto che forse sarebbe arrivata in ritardo anche alla consegna del diploma.

Pensai a quell’idea e mi lascia sfuggire un sorriso, ne sarebbe stata assolutamente capace.

L’autobus si fermo, precisamente alla fermata 191, quasi non mi ricordai di scendere, appena messo piede fuori dal mezzo notai la mia amica seduta sul muretto della fermata, con fra le mani un pezzo di carta, tutto stropicciato.

Indossava un paio di pantaloncini a vita alta neri con le fibbie da metallaro, sulle tasche, le aderivano perfettamentee le lasciavano scoperte le lunghe gambe toniche e magre.

Sopra portava una canotta leggera bianca con sopra stampata, i grandi caratteri neri, la frase  “Don’t call me Baby “, ai piedi i suoi amati anfibi neri, anch’essi ricoperti di fibbie, e morbidi.

Non capivo come facesse a essere sempre così bella, i capelli castani erano sistemati in uno chignon alto e sfatto con la frangia e altre ciocche che ricadevano fuori, mi faceva arrabbiare quando diceva di non essere carina come me.

Come se io fossi tutta questa bellezza.

Rossa, occhi verde fogna, pelle trasparente, ricoperta di lentiggini arancioni su tutto il corpo e con una sfera emotiva talmente fragile che il minimo contatto con un essere umano, del sesso maschile, mi faceva tingere completamente di rosso.

Semplicemente  blanda, due parole per descrivere Bonnie Annely.

Invece Honey era così perfetta, così tutto.

Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, ma anche simpatica, solare, divertente, decisa, intrigante, sexy, coinvolgente, con ottimi gusti musicali e un innato gusto nel vestire.

Forse non una delle migliori studentesse, ma capo delle attività artistiche scolastiche,

infatti come dimenticarsi la sua bravura nelle arti libere, scrive, disegna, suona e nella box era qualcosa di magnifico.

Come anche nello teatro, come mi sarebbe piaciuto essere un quarto di quello che è lei.

Tutti nella nostra scuola pensavano che non fosse una ragazza ma più un concentrato di cose unite, all’interno del corpo di una esile ragazza di diciassette anni.

Appena mi vide scese dal muretto, mi sorrise, poi corse ad abbracciarmi.

«Heart !»

Mi disse sciogliendosi dall’abbraccio, quello era il soprannome con cui mi chiava lei e solo lei.

Un giorno quando avevamo dieci anni  le dissi che il mio nome era banale e brutto, poiché altre tre ragazze nella nostra classe si chiamavano così, lei  mi disse che era vero.

Un altro punto a suo favore, l’estrema sincerità e schiettezza .

Così mi propose l’idea di darci dei soprannomi, che avremmo usato solo fra di noi, ed ecco qui come nacquero i nomignoli Heart e Raven.

Honey, quel giorno mi disse che i miei capelli erano rossi come il sangue sulla neve e che io ero piena di energia, come un cuore pulsante,

Io a corto di fantasia, le dissi che i suoi capelli, a quell’epoca neri come la pece, mi ricordavano le piume di un corvo in volo.

«Reven, da quanto tempo!»

Risposi sorridendo,  lei rise

«Esatto, mi ricordo come fosse ieri l’ultima volta che ci siamo viste»

«infatti ci siamo viste ieri sera alla festa, idiota!»

Scoppiammo a ridere, poi aspettammo l’autobus per  Londra, non che nella nostra bella città periferica non ci fosse un supermercato o un negozio di CD ma… Londra è pur sempre Londra.

Forse c’è il più alto numero di adolescenti con la puzza sotto il naso, ma resta pur sempre una delle città più belle della terra, no?

E per di più era a poco più di mezzora da Kensington.

«Facciamo un punto della situazione ?»

Domandai io, sedendomi sulla panchina di marmo della fermata, lei annuì convinta e si sedette sul poggi schiena della panchina, accanto a me.

«Vediamo…io ho questa lista di cose da comprare per mamma e 40 sterline.»

Disse, mostrandomi il foglietto stropicciato che teneva in mano quando la avevo vista, io sorrisi.

«Io invece ho, questa ista di cose da comprare per mia sorella e 30 sterline.»

Lei rise, quando mi tirai fuori dalla tasca dei pantaloncini blu un foglietto di carta stropicciato simile al suo.

«Facendo un conto, per la spesa spenderò 25 sterline buone e il resto lo voglio usare comprarmi un CD che ho visto da Musical Heart. »

Strabuzzai gli occhi,

«Ma quella è la mia idea !»

Le dissi, anche lei rimase un attimo sorpresa poi, mi fece uno di quei suoi sorrisi in cui le uscivano due belle fossette su entrambe le guance.

«Dimmi che il CD non è quello dei….»

«AC DC!»

Terminai io per lei, lei si coprì la faccia con le mani, non sapeva se ridere o arrabbiarsi, come neppure io.

Dopo qualche secondo entrambe scoppiammo a ridere sonoramente, cosa non indifferente a una coppia di anziani che stavano anche loro aspettando l’autobus con noi.

Ci calmammo, dopo qualche occhiataccia da parte dei due,

«Siamo gemelle.»

«Verissimo»

Le risposi sorridendo ancora, il bus arrivo, ma era così stipato di gente che gli unici posti che trovammo li dovemmo cedere ai nonnetti di poco prima, con il dispiacere di Honey.

Così stemmo tutto il tempo inpiedi, tenendoci ai pali, cosa molto difficile per una rupofoba come me.

Le persone affette da rupofobia, sono quelle persone ossessionate dalla pulizia, il mio stadio non è  di quelli gravi ho una piccola ossessione per l’ordine e per l’igiene.

Honey lo sa, poiché da quando mi ha conosciuto il suo essere caotica è stato ridimensionato, perciò lo notò immediatamente e cercò di distrarmi.

«Lo sai che sta mattina ho conosciuto un ragazzo? »

Mi domandò lei, suonava più come un’affermazione che altro ma …

« È un tipo OK!»

Continuò con aria sognante, le sorrisi anche se ero in cuor mio ero abbastanza gelosa.

Honey aveva già dato il suo primo bacio come aveva anche avuto diversi ragazzi, con cui non credo abbia giocato a carte tutto il tempo.

Mentre io ero ancora vergine, in tutti i sensi, nessun primo bacio, nessun ragazzo … A parte Harry, ma lui non contava,

eravamo tutti e due sotto gli effetti della nostra prima sbronza di gruppo e non ci ricordavamo di nulla.

Poi Harry Styles per me è il migliore AMICO, perciò del tutto asessuato.

Vivendo nell’ombra di Honey i ragazzi non mi notavano neppure, non che Honey non mi avesse mai fatto conoscere ragazzi o che non mi avesse organizzato appuntamenti al buio,

ma per strani motivi, a me oscuri, non andavo mai bene.

MAI.

«Dai, racconta racconta! »

Le dissi, sinceramente felice per lei, scacciando quei pensieri negativi.

«Beh, ieri sono tornata alle quattro perché Pitt stava facendo cose con una

 e non mia riaccompagnato all’ora prestabilita. Mia  madre mi ha beccato e mi ha fatto una super strigliata …»

una smorfia di dissenso gli comparve in viso, le feci segno di continuare la narrazione,

prese fiato e continuò,

«Diciamo che io sono riuscita ha sistemare la situazione con qualche, mamma scusa blah blah blah e non lo faro più blah blah blah e cose così. Però dopo che mamma mia aveva perdonata, quel bastardello di Darren  si è lamentato dicendo tipo che puniscono solo lui in casa e mamma gli ha detto che anche io avrei avuto la mia punizione»

Si bloccò per poter riprender fiato quando un dosso preso male dall’autista ci fece fare un salto, per poco non cadevamo entrambe.

«Indovina chi questa mattina alle nove stava portando a spasso le salsicce con le zambe della signora Benton»

Io scoppia a ridere, me la immaginavo li sul marciapiede con qui cuccioli al guinzaglio che imprecava ogni cinque secondi contro tutto e tutti, assolutamente una scena imperdibile.

«Poi mentre mi fermavo a Sr. Finger road, Bucefalo ha pisciato su questo ragazzo, che si è incazzato con me, tu mi conosci e sai che non è da me essere sveglia alle nove del mattino e che odio le punizioni e a tutto ciò unisci il fatto che mi stavo riprendendo da una sbronza e non avevo caffeina in corpo. »

Sparò di getto, mi faceva morire con quelle sue espressioni,

« Perciò anche io dopo un po’ sono scoppiata, abbiamo iniziato a urlarci contro, poi “PUFF!”

 – smise di reggersi e con le mani fece scomparire un oggetto invisibile davanti a lei, come fanno i prestigiatori.-

ci siamo guardati negl’occhi e abbiamo smesso di litigare, poi così mi ha chiesto di andare a prendere un caffè.

CONTA CHE È CARINISSIMO E DOLCISSIMO … ACCHI AZZURRO CIELO E UN MERAV ...»

« EIH TU RAGAZZINA, FINISCILA DI’ URLARE STAI DISTURBANDO TUTTI !»

Ci gridò contro la signora anziana a cui avevo ceduto il posto, Honey le rivolse un’occhiata in cagnesco e prima che potesse dire cose di cui si sarebbe pentita, anzi di cui IO mi sarei pentita, le tappai la bocca con una mia mano.

Tutti sentirono una serie di mugolii privi di senso.

La nostra fermata arrivò e scendemmo.

«Spero che non le diano la pensione a quella vecchiaccia. »

Io risi, faceva sempre così era esilarante.

Andammo prima a fare le compere per le nostre madri poi andammo al negozio di CD, lì ci fu una vera lotta fra me Honey per avere il CD,

la vinsi io ma prima di  andare alla cassa mi accorsi che mi mancavano 6 sterline e mi vergognavo troppo per chiederle a Honey, perciò senza darle nessuna spiegazione glie lo cedetti.

Lei ne fu molto sospettosa, forse perché si era resa conto che io ci tenevo molto,  ma non mi disse nulla.

Mentre lei pagava andai al piano superiore del locale per vedere se ci poteva essere qualcosa che mi sarebbe potuto interessare, NIENTE !

 

Accanto a me c’era un ragazzo biondo con una felpa col cappuccio tirato su,  che soppesava due album , uno dei 3OH!3 e uno di Sean Paul .

Ardua decisione, per un fautore della musica commerciale.

Risi di me stessa, quello sarebbe stato un commento cinico e sprezzante di Honey, non mio, quella ragazza mi stava plagiando a sua immagine e somiglianza.

Però se fossi stata in quel ragazzo avrei scelto… BEH, decisione complessa….

Ottimi entrambi.

«3OH!3, Si ! Io comprerei loro.»

Dissi ad alta voce, me ne resi conto solo quando il ragazzo si girò verso di me e mi guardo con sguardo confuso, io mi tinsi di bordeaux .

«Stai parlando con me?»

Domandò lui dubbioso, io scossi la testa energicamente, poi sgranai gli occhi, dovevo sembrare proprio una deficiente ,

«Ah…»

«No aspetta, si! C’è no…Aspetta !»

Farneticai,

“Oddio che impiastro che sono! Altro che Bridget Jhones …!

pensai fra me e me, feci un lungo respiro,

«Stavo pensando a quello che hai fra le mani…»

“QUELLO CHE HAI FRA LE MANI? MA DI CHE MALATTIA SOFFRI CARA?”

Lui mi guardò, poi guardò gli album che teneva fra le mani incerto.

«Dici i CD?»

«Si, Sean Paul è forte ma io preferisco i 3OH!3»

Sul viso gli si stampò un gran sorriso, poi annuì convinto, cosa che mi fece calmare.

«Anche io tifo per 3OH!3, ma Sean Paul mi ha cresciuto, devo essergli fedele o tradirlo con il primo che passa ?»

Io risi divertita, mi passai una mano fra i capelli rossi.

«Credo che si farebbe tradire dal duetto che ha fatto dei Featuring con tipe dal calibro di Kesha e Katy Perry . »

Lui continuò a sorridere.

«Credo che tu abbia ragione, Sean  mi dispiace ma questa volta hai perso

-Detto ciò diede un bacio all’album di Sean Paul per poi rimetterlo sul suo scaffale, non prima però di avergli sussurrato un teatrale “ti amo”.

Io risi.-  Una nuova era si è aperta ai miei occhi.»

Disse alzando al cielo l’album dei 3oH!3, si girò a guardami, io divenni di nuovo rossa per l’imbarazzo.

«Io mi chiamo Niall Horan»

Disse porgendomi la mano, non occupata dal CD.

«Che nome meravigliosa….»

Sussurrai a me stessa, forse troppo ad alta voce perché lui mi fece un caloroso sorriso.

«Io sono Bonnie Annely, e ora sono terribilmente imbarazzata, ciao. E goditi il CD!»

Dissi scappando alla cassa, dalla mia amica.

Avevo fatto sin troppe figure di merda nella stessa giornata, per di più con lo stesso ragazzo, scossi la testa energicamente mentre scendevo come una saetta le scale.

«scema scema scema scema scema scmea… Goditi il CD? GODITI IL CD! CHE MI RAPPRESENTA QUESTA FRASE ?»

Blaterai contro la parte meno intelligente del mio cervello, quella che si faceva, sfortunatamente, sempre avanti con i ragazzi.

“Honey crederà che sono scomparsa, che amica del cazzo! Scappare senza avvertire, sarà preoccupata”.

«EMH, BONNIE !»

Mi urlò dietro il biondo, mi sentii afferrare per la manica della camicetta bianca, che indossavo.

«Si ?»

Domandai girandomi verso di lui, eravamo a metà rampa e se non mi fossi tenuta al corrimano sarei caduta giù dalle scale, per via dei suoi occhi erano spettacolari azzurri ma erano non solo azzurri …

Cazzo se era magnifico !

«Ti sembrerà sfacciato, ma mi chiedevo se… mi daresti il tuo numero, così ti avvertirò di com’è il CD»

Io strabuzzai gli occhi, come accadeva  di solito a Willi il coiote quando vede Bip-Bip.

«Ok… DAVVERO?»

“Che domande intelligenti che fai !”

Mi rimproverai,

«Beh si, se non ti sembra brutto, non sono un maniaco o uno stalker.»

Gli sorrisi poi, sul retro del foglietto che della spesa di mia sorella gli scrissi il mio numero, la mano mi tremava.

«Scusa ma c’è una mia amica sotto che mi aspetta, devo andare.»

Dissi, facendo una smorfia, lui sembrò dispiaciuto poi mi sorrise e mi salutò con un lieve leggero bacio sulla guancia.

Finii le scale facendo due gradini alla volta per la felicità.

Per la prima volta in diciassette anni il 95% della mia mente diceva che quel ragazzo probabilmente mi avrebbe chiamato, perché  seriamente interessato a me.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

 

 


Mamma told me not to waste my life
She said spread your wings

 my little butterfly
Don’t let what they say

 keep you up at night
And they can’t detain you
Coz wings are made to fly
And we don’t let nobody

 bring us down
No matter what you say

 it won’t hurt me
Don’t matter if I fall

 from the sky
These wings are made to fly

 

{Wings – Little Mix }

 

 

 

//Honey POV//

 

 

Non sapevo cosa fare, ero annoiata.

Avevo provato tutto per distrarmi, persino ristabilire dell’ordine nella mia caotica camera, non che ci fossi riuscita però almeno ora si poteva vedere il pavimento.

Uscì dalla mia camera  per scendere in cucina, dove ci trovai mamma tutta indaffarata fra padelle e utensili di cui io ignoravo sia nomi che funzioni.

Quando ero annoiata di solito il mio livello di controllo della fame scendeva in picchiata e inspiegabilmente mi ritrovare a trangugiare invenzioni al momento poco salutari come i Nachos  al formaggio e salsa al cioccolato bianco oppure Nudols con salsa tartare e fiocchi d’avena al miele.  Diciamo che quando sono annoiata e ho a disposizione un intera cucina divento il Gordon Ramsay dei senza tetto.

«Madre, dammi del cibo!»

Sentenziai battendo un pugno sull’isolotto al centro della cucina, lei neppure si girò e continuò a pelare delle patate.

«Mi hai sentito?  Donna che mi ha messo al mondo nutrimi…»

Continuai, lei si girò e mi lanciò un broccolo bollito addosso, io lo presi in mano e quasi inorridii,

«Mangia, contiene molte….»

«Mi vuoi avvelenare ? Perché se fosse così mi basterebbe mangiare quello che mangia Darren a colazione.»

Mi madre fece un sorrisetto,  mio malgrado strascicai  i piedi per tutta la cucina e andai a buttare il broccolo nella pattumiera,

«Ho capito, in questa famiglia devo fare tutto da sola, devo provvedere a me stessa –borbottai in malo modo aprendo  il frigorifero e iniziando a meditarci davanti- ehmmmmmmmmmmm… »

Passai ben più di tre minuti in quello stato catatonico prima che mia madre potesse intervenire.

«Se ti aspetti che il cibo inizia a ballare ti conviene chiudere, è solo tempo e energia sprecata »

Non c’era nulla che mi invogliava, così chiusi il frigo e andai a prendere una vaschetta di gelato nel freezer, presi una ciotola di vetro e un cucchiaino.

 «Honey? Il gelato a quest’ora ? »

Domandò lei lanciandomi uno sguardo di fuoco, io alzai le spalle

«Sono le cinque … che c’è ?»

«c’è che mangeremo fra neppure due ore… Se non mangi il polpettone sta sera ti metto nel forno!»

Mi minaccio lei con lo sbuccia patate in mano, non riuscivo a prenderla sul serio con quel cose in mano.

«Oky, mangerò tutto ma ora vogli il poco salutare gelato ! »

Le risposi, trattenendomi a stento dallo scoppiare a ridere.

«Honey?»

«Si madre .»

«Non è che per caso faresti una ciotolina anche per me?»

Io scoppiai a ridere, dopo tutte le raccomandazioni mi veniva a chiedere il gelato ? La solita !

La piccola reggina del gelato che c’era in me  si rifiutava assolutamente di condividere il nettare rinfrescante degl’ideii con estranei (?), sfortunatamente però ebbe la meglio il mio cervello altruista,

presi il mestolo e mise tre palline di gelato alla vaniglia nella ciotolina e vi infilzai dentro il cucchiaino, poi lo misi vicino a mamma e me ne andai via con la confezione e il mestolo .

« 1 kg di gelato e un mestolo ? challenge accepted !»

Borbottai a me stessa  salendo le scale per la mia camera, appena entrata priva di grazia mi catapultai sul letto, dove il mio gatto Kiwi era appisolato.

Quel gatto, a detta mia, era uno che aveva capito tutto dalla vita.

Più simile ad polpettone con la pelliccia che ad altro, era riuscito a trovare delle persone talmente ingenue da essere rimaste imbambolate dalla sua dolcezza infantile, prender piede all’interno della famiglia e far si che essi provvedessero costantemente al suo fa bisogno.

 Un genio del crimine .

Da che ne avessi memoria non lo avevo mai visto fare attività da gatti,  non camminava al suo posto rotolava per le stanze in cerca di cibo.

Presi una mestolata di gelato e finché era possibile cercai di farla entrare nella mia spelonca.

Proprio in quell’istante il mio cordless scuillò, scattai e lo presi dal comodino per portarmelo all’orecchio.

«Cunque tu scia, umagno, aliegno o schimia …  -ingoiai un po’ di gelato per poi ritornare a parlare- Stai disturbando il mio noioso stuzzichino delle cinque, capito ? Addio !»

Terminai con in bocca il mestolo, sentii una risata che avrei riconosciuto fra migliaia.

«Aspetta Heart, per te posso anche fare un’eccezione  »

Dissi sorridendo al vuoto,

«Ma quanta gentilezza, stai trangugiando zuccheri come una donna incinta o cosa?? »

Mi domandò lei con tono evidentemente di scherno, io sbuffai e chiusi la confezione e la riposi sul comodino accanto al letto,

«Sisi, che  mi racconti ??»

Le  domandai io,  chiudendo il discorso , mi infastidiva parlare con lei di cibo, lei era così magra che non doveva neppure controllarsi nel mangiare, mentre io ero costretta a mantenermi in forma correndo e facendo attività fisica per evitare che aumentassero i chili di troppo.

«Nulla di che, ansi si c’è qualcosa che non ti ho detto …»

Io impallidii,

“come poteva tenermi all’oscuro di qualcosa, ero o non ero la sua migliore amici ?”

«Oggi, sai quando nel negozio di CD ci siamo separate ho incontrato un ragazzo meraviglioso, ci siamo scambiati i numeri e…  MI HA GIÀ RICHIAMATA E MI HA CHIESTO SE QUESTO SABTO SERA SONO LIBERA, ANDREMO AL BOWLING !! »

Esclamò lei, tutta su di giri, io ero irritata, come aveva potuto non dirmi una cosa di quel genere,  io dell’incontro con il bel biondo glie ne avevo parlato appena ne avevo avuto l’opportunità.

Lei aveva avuto tutto il tempo che voleva per dirmelo,  e invece no ha  preferito farmi aspettare come sono avesse molta importanza.

«AH, perché non me lo hai detto oggi scusa ?»

Le domandai con tono freddo, di sicuro si stava torturando una ciocca di capelli ramati non sapendo che dire…

«UHM, non so, credo che…»

Balbetto, non la feci neppure finire che la congedai,

«Che ti costava dirmelo, mica sono un estraneo.  Devo andare scusa mio fratello mi sta chiamando. CIAO! »

Mentii spudoratamente e le attaccai in faccia, era da un po’ di tempo che si comportava in modo diverso,  faceva la fredda e la distaccata.

Non mi confidava i segreti, preferiva tenere il muso e era perennemente cofusa.

Possibile che in due giorni fosse cambiata così ? Nono…

Ero io, sicuratamene, che esageravo come sempre, dovevo richiamarla e chiederle scusa,  poi l’idea che tutte e due avessimo trovato il principe azzurro mi piaceva da morire.

Come si chiamava il mio, a proposito ?

Liam, Neal ?? Il mio problema nel ricordare i nomi era ormai risaputo e in questo caso non giocava a mio favore .

 Le avrei chiesto scusa il giorno dopo, solo in quel momento però mi venne in mente che il giorno dopo sarebbe iniziata la scuola.

“OKY, DIO CHE CAZZO MI METTO DOMANI ?!”

Aprii le ante del mio armadio, era abbastanza grande e stracolmo di abiti di ogni tipo, ma casualmente ogni volta che lo aprivo non riuscivo a trovare nulla che mi piacesse.

Nessuna eccezione per quel giorno,  come mi solito il primo giorno di scuola non mi piaceva agghindarmi come un albero di natale, o come fosse un giorno importante.

Anche se secondo la mia opinione agghindarsi era indossare vestitini succinti con fiorellini qua e la, come se si dovesse andare a messa, nel pensare ciò ebbi un’illuminazione.

Aprii un cassetto e vi tirai fuori una maglietta bianca con una croce leopardata al centro, ci abbinai dei pantaloni color beige scuro, dalla scarpiera presi degli anfibi traslucidi rossi.

Misi i vestiti sulla sedia davanti alla scrivania e andai a prendere l’acetone e lo smalto,  scelsi un rosso forte simile a quello delle scarpe e inizia a mettermelo, con calma seduta sul letto, mi sentivo in colpa per come avevo parlato con Heart, mi ero comportata da stronza egocentrica del momento.

Perciò dopo essermi passata sulle unghie lo smalto, presi il cordless, facendo attenzione di non graffiarlo composi il numero della mia rossa, il telefono fece qualche squillo, prima che la voce trillante di Catherine mi rispose.

«Pronto?»

«Cat, sono io Honey, che mi passi Bonnie?»

Domandai, io e Cat eravamo in buoni rapporti, anche se la vedevo di rado quelle poche volte ci fermavamo a parlare per ore, le solitamente mi parlava della sua perfetta relazione con il suo compagno di stanza Noha, un vero principe azzurro mente io le parlavo del belloccio di turno.

«è su a fare i compiti credo, le dico di rispondere sopra. Ciao.»

Disse lei cordialmente, sicuramente la avevo interrotta mentre stava preparando la sua scheda d’ammissione al college, Heart me ne aveva parlato  mentre ritornavamo a casa.

Dovetti aspettare qualche secondo, prima che la calda e dolce voce di Bonnie mi rispondesse,

«Che c’è ?»

Mi domandò con tono lievemente incazzato, non affatto da lei,

«Chiederti scusa, mi perdoni ginger girl ?»

Feci la vocina da Stich che amava tanto, sentii un gran sospiro dall’altra parte, segno che stava meditando sulla gravità della mia pena.

«Ok, ma …Devi aiutarmi a scegliere cosa mettermi domani!»

Sentenziò lei felice, io alzai gli occhi al celo, era un’impresa snervante per me poiché i nostri gusti in fatto di arte e abbigliamento erano completamente diversi , facilmente paragonabili all’acqua e il fuoco.

«Devo proprio?»

Domandai io sbuffando, lei fece uno strano verso poi la sentii buttarsi sul letto.

«Scusa vuoi o no il mio perdono ufficiale? Guarda che non mi basta la vocina da Stich»

Mi ammonì lei,  dovetti per forza acconsentire, di mala voglia ma comunque acconsentii.

Decidemmo di vederci via Webcam, come facevamo i sabati in cui non potevamo prepararci assieme per uscire, accesi il portatile ed entrai su Skype dove con un po’ di fatica, visto che la mia connessione era molto precaria, accesi una video chat con Heart.

Dopo ben un ora di scarti e imprecazioni poiché la mia connessione andava a scatti trovammo il vestito adatto,  se da una parte io odiavo indossare abiti eleganti Bonnie adorava gli abiti a balze ricoperti di fiorellini.

Decise di indossare un abitino di Hollister bianco con fiorellini colorati al ginocchio,  con delle ballerine crema una cintura del medesimo colore sotto il seno, alle orecchie due orecchini con il simbolo di Chanel e un ciondolo con un fiocchetto nero.

«Ora che abbiamo finito, parliamo di qualcosa di più importante… scusa te lo potevo anche dire del bel ragazzo solo che ero ancora scioccata, calcola che lui è castankjovf»

E il segnale per l’ennesima volta era andato a puttane, diedi un botta al modem, l’immagine si bloccò per poter poi diventare criptata, imprecai sommessamente.

«opdfn ha gli occhi cklkor mardgnkl.»

Quelle furono le ultime parole che sentii prima che ci fosse un black out del PC.

Presi il palmare dalla tasca dei pantaloni e scrissi un messaggio a Heart,

 

“Scusa, ma il modem è morto comunque bello castano occhi color mare, dev’essere un gran figaccione. Sentiamoci domani a scuola io ho già l’orario e ho Biologia, Inglese, Inglese, Fisica, Matematica e Storia. Te? XX.- Honey”

 

“Mate, Geo, Storia, Inglese e Storia, solo un’ora in comune che pizza. Comunque guarda che non è castano, poi domani ti dico. XX- Bonnie”

 

«CORRI DEFICIENTE, HO FAME.»

Il mio fratellino, iniziò a sbraitare contro la mia porta chiusa.

Spensi la luce e andai a mangiare, anche se non avevo molta fame visto che avevo ancora sullo stomaco le palate di gelato di poco prima.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

 

So what, we get drunk
So what, we smoke weed
We’re just having fun
We don’t care who sees
So what, we go out
That’s how it’s supposed to be
Living young and wild and free
Uh, Uh uhm
So what, I keep ‘em rolled up
Saggin’ my pants,

not caring what I show
Keep it real with my n-ggas
Keep it player for the hoes
And look clean dont it?
Washed it the other day,

watch how you lean on it
Give me some 501s jeans on and
Roll joints bigger

 than King Kong’s fingers
And smoke them hoes

down ’till they stingers
You a class clown and

if I skip for the day
I’m with you bitch smokin’ grade A

 

{Young Wilde Free – Snoop Dog}

 

 

//Bonnie POV//

 

 

La sveglia che era situate sul mio comodino trillo precisamente alle  7,00 , mi destai dai miei candidi sogni per buttami a capo fitto in un nuovo anno scolastico, pieno di stress e alter vagonate di stress.

I miei capelli rosso bronzo erano sparpagliati sul cuscino, come se non mi appartenessero per quanto lunghi, nell’aria c’era un invitante odore  di toast e bacon,  feci scivolare i miei piedi nudi giù dall’etto .

Rabbrividii non appena il freddo Londinese venne a contatto con la mia pelle calda, ma mi feci forza infilai i piedi all’interno delle mie pantofole e andai ad aprire le ante della finestra, l’intera stanza venne inondata dai tiepidi raggi del sole, non ancora pienamente alto nel cielo.

Mi stiracchiai e feci un gran sbadiglio, andai in bagno strascicano i piedi  e quando vi uscii ero bella pimpante e profumata.

La cosa che più amavo della mattina, oltre alla colazione era la doccia calda, era in grado di farmi destare dal mio totale stato catatonico, presi i vestiti che avevo concordato con Raven, sud un omino infatti era ben steso un bel vestitino bianco a fiori che arrivava a poco più in su del ginocchio, scendeva largo sui fianchi ma mi fasciava leggermente sul seno.

Per  prima cosa mi misi della biancheria color carne, poi i collant del medesimo colore delle mie gambe  e il vestito ai piedi delle ballerine color crema che riportavano ai colori del vestito, dal porta gioie tirai fuori un ciondolo a forma di fiocchettino nero laccato, e degli orecchini d’oro con le due C di Chanel.

Mi misi all’anulare un anello con una grande pietra viola che faceva risaltare il mio smalto rosa antico, mi allacciai alla vita una cintura del medesimo colore delle scarpe e come tocco finale presi la mi pocket a fiorellini azzurro sbiadito.

Mi mancava solo il trucco e i capelli, decisi di farmi i boccoli col ferro e definirli appena appena con la spuma, ma non molta perché non volevo appesantirli, mi truccai lievemente misi  del correttore un po’ di fondotinta del blash e delle mascara lelabbra le tinsi lievemente del rossetto di Chanel color rosa antico.

Scesi le scale e mi diressi in sala da pranzo,  la tavola era imbandita di varie leccornie tutti i posti a tavola erano apparecchiati e al centro della tavola dominava una grande composizione floreale composta da Iris e Rose perla, che facevano risaltare la carta da parati avorio con i rifini menti in legno alti un metro.

Sul piatto davanti al mio posto c’era una rosa che faceva da porta carte a un biglietto, lo presi con l’elegante calligrafia di mia madre c’era scritto:

 

 

“Amore, ho detto a Quanita di preparati la colazione prima oggi, io e tuo padre torneremo

a casa verso le 9:45 , nonna ha insistito molto a finché restassimo, ti auguriamo buona fortuna amore .

E anche buona colazione. **

 

Mamma e Papà “

 

Notai che la carta era gialla e che il biglietto non era stato scritto a mano, ma bensì era un semplice fax, sbuffai sommessamente accartocciai il pezzo di carta e mi versai un bicchiere di succo d’ananas in un bicchiere di cristallo, presi una fetta biscottata e in fretta e furia trangugiai tutto, prima uscire andai in cucina.

Dove Quanita, la nostra donna delle pulizie, era tutta affaccendata fra teglie di croissant appena sfornati e marmellate in ebollizione,  nel mio mediocre spagnolo la ringraziai della cortesia e le diedi un bacio sulla guancia prima di defilare e correre a prendere l’autobus.

Arrivata a scuola, rivi le facce di tutti i miei vecchi compagni di classe, fra tutte quelle teste spiccava quella del mio amico Harry, il quale però stava animatamente parlando con i suoi amici Louis, Zayn e Liam .

Quei quattro assieme erano un uragano, inarrestabili e anche irresistibili e ammeto con sincerità di aver avuto in passato una gran cotta per il Pakistano Zayn.

Zayn era fra loro il più sexy, anche il più donnaiolo aveva una grande fame in tutta la scuola come casanova e dongiovanni , alto, atletico, moro, occhi ambrati, labbra seducenti e carnose, lineamenti forti e mascolini, sguardo tenebroso, uno che se ne sta per le sue ma che con le ragazze diventa affabile  e cortese.

Non scaricava le ragazze come sacchi in una discarica, le sue relazioni non duravano più di due settimane e strano a dirsi lui puntava le ragazze che non portavano conne inguinali o che la davano al primo che passava.

Tutto il contrario di Harry, per certi versi, castano,  riccio indomabile, occhi verdi, labbra carnose, alto, fisico nella media, latin lover, simpatico e spigliato con le ragazze, ma farfallone fino al midollo.

Aveva la fama di uno che ne cambiava al giorno, la maggior parte erano bionde oche che per truccarsi andavano in Umpa Landia .

Louis era il più grande frequentava pe la seconda volta l’ultimo anno ed era il migliore amico perfetto, sempre disponibile, carino, coccoloso, in grado di farti sentire speciale in sua compagnia eri sicuro che pima o poi ti potevi spanciare dalle risate.

Anche fisicamente non era affatto male, eletto dalla ragazze della scuola Mr. Culetto D’Oro pe tre anni consecutivi, occhi azzurri cielo, capelli castani perennemente scompigliati, non molto alto, ma ben piazzato fiscalmente e sorriso abbagliante era perfetto… Quasi quanto la sua storica ragazza Eleanor.

Liam, in fine, era il ragazzo più dolce ed altruistico che avessi mai conosciuto, sempre disposto a combattere per le cause degli altri, sorrideva sempre e anche se aveva dei complessi più che bizzarri era in grado di farti tornare bambino con i suoi discorsi, ma era anche un’ottima spalla su cui piangere , era responsabile e anche il più maturo del gruppo.

Anche lui non era affatto male, castano biondo, occhi nocciola, un’irresistibile voglia sull’incavo del collo, tratti decisi ma eleganti, sorriso cordiale ma anche lui come Louis aveva una ragazza quasi perfetta di nome Sirya, ma fra i due c’era un continuo tira e molla.

JACQUELYNROSS HIGH SCHOOL, era la migliore scuola pubblica di tutta  Kensinghton , avevamo oltre alle attrezzature  standard avevamo un planetario, classi per ogni tipo di corso dalle arti sceniche ai giochi di ruolo.

«Heart !»

Ed eccola, mancava solo lei, se la mia vita fosse stata un film l’entrata  in scena della mia migliore amica sarebbe stata caratterizzata da un bel rallenti, in cui tutti si giravano al suo passaggio tutti che le sbavavano addosso e le morivano dietro le che camminava in slow motion i capelli castano scuro che ondeggiavano ad ogni passo, i maschi che le fissavano il seno compresso nella maglietta e l’effetto del pushup dei pantaloni .

Indossava una maglietta bianca con una croce in mezzo leopardata, dei pantaloni beige scuro, degli anfibi rosso elettrico, un cappellino del medesimo colore con su scritto “I Love Weed” ma la parola weed era stata sostituita una foglia di erba.

Potava degli orecchini d’oro a forma di zanna e un ciondolo che le arrivava fin sotto il seno che raffigurava una di quelle vecchie bici con una ruota grande e l’altra più piccola, all’indice  portava un anellino con una piccola croce d’oro mentre all’anulare dell’altra mano un anellino d’argento con incastonato un piccolo diamante, gli occhi erano coperti da dei Ray-Ban vecchio stile con la montatura marroncina e fine, a tracolla potava una  borsa con la parte davanti che ricordava il manto di una giraffa, le unghie rosse spiccavano quasi quanto il rossetto.

Camminava decisa, alcune ragazze la salutavano e a loro faceva un beve cenno con il mento, mentre ai ragazzi che la salutavano faceva ampi sorrisi, le piaceva stare al centro dell’attenzione era nata per quello infatti era quello che le veniva meglio .

«Raven !»

Le risposi andandole in contro, era raggiante e anche io lo ero come d’altronde goni volta che ci vedevamo,

quella era il bello di essere migliori amiche, essere sempre felice di vedersi l’un l’altro.

«Sono quasi invidiosa delle tue gambe ! Sei bellissima.»

Ammise lei stringendomi in un caloroso abbraccio , lei invidiosa di me?  Se un mia cosa era come due delle sue, solo le si capisce.

Prima di entrare parlammo del più e del meno, poi la campanella suonò ed entrammo tutti dentro, notai una strana testa bionda ma non ci feci molto caso, Raven mi stava raccontando uno dei suoi strampalati sogni che a detta della sua presunta nonna veggente erano veritieri.

Poi quando lo sciame di ragazzini diminuì, rividi quella testa bionda e quando si girò ebbi una conferma a tutte le mie supposizioni e così accompagnata dalla castana mi avvicinai a lui e sia io che Raven esordimmo .

«BIONDO?!»

«NIALL?!»

Poi entrambe ci girammo a guardarci con fronte aggrottata e mascella spalancata.

«LO CONOSCI ??»

Ci domandammo a mò di stereo,

«SI, LUI è IL RAGAZZO CHE TI DICEVO!»

«SI, LUI è IL RAGAZZO DEI CD!»

Spalancammo gli occhi increduli per poi girarci verso il biondino, dall’aria più smarrita.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

But I won't hesitate 
no more, no more 
It cannot wait, I'm yours 

Well open up your mind 
and see like me 
Open up your plans 
and damn, you're free 
Look into your heart 
and you'll find love love love love 

Listen to the music of the moment 
people dance and sing 
We're just one big family 
And it's our God-forsaken right 
to be loved loved loved loved loved. 



 

{I’m Yours – Jason Mraz }

 

 

//Honey POV//

 

 

Mi rotolai nel letto, fino ad assumere le sembianze di un mastodontico  involtino primavera,

«BABBANA SVEGLIATI !»

Sentii dei grandi colpi alla parto, le opzioni erano due, o un gruppo di vichinghi armati di un ariete volevano buttare giù la porta della mia camera o il demente che dovevo chiamare fratello voleva passare il resto della sua vita su una carrozzina come la tipa di Heidi

Anche se avrei preferito un l’idea dei vichinghi, avevo la piena consapevolezza che si trattava della seconda opzione, perciò con la grazia di un ippopotamo con i tacchi a spelli cercai di srotolarmi dalla  trappola mortale che mi ero costruita, ma riuscii solo a buttarmi a pesce giù dal letto facendomi un gran male.

Fortunatamente i tre strani di coperte che mi ricoprivano avevano attutito la caduta, anche se ero sicura che mi si sarebbe potuto venire un ematoma al cervello per via della craniata che avevo dato sulla moquette.

Dietro la porta mio fratello continuava a sbraitare come un forsennato e a battere con tutta la sua forza i pugni sulla porta, io lentamente mi alzai e con il mio bel pigiamino andai ad aprire la porta con l’intento di uccidere quel disturbato mentale quando aprii lui non se ne accorse perciò bussò ancora due volta me questa volta sulla mia pancia, mi fece male perché non avevo indurito  gli addominali, perciò mi piegai dal dolore mentre mio fratello si schiantava dalla risate, dopo essermi ripresa lo guardai con sguardo truce e inspiegabilmente iniziò a correre per il corridoio io lo rincorsi e non ci misi molto a bloccarlo.

«Piccolo disturbato mentale, vuoi vedere che ora sono io che ti faccio venire un ematoma al cervello, anzi a forza di craniate contro le pareti te la riapro la fontanella, mica no!»

Lo alzai dal colletto del suo pigiama blu con gli astronauti , si dimenava come un porcellino

«MAAAAMMMAAAA!»

 Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni  io guardai le scale nel caso nostra madre stesse arrivando e poi Darren, Lo alzai da terra quanto bastava per poi farlo cadere con un sonoro “BOOM”.

Poi andai a lavarmi i denti, ero in ritardo perciò feci tutto troppo velocemente mentre mi infilavo la maglietta costringevo i miei piedi nudi dentro gli anfibi, saltellai giù per le scale aggiustandomi i pantaloni e il cappello.

In cucina c’era mio padre che come sempre sorseggiava il suo caffè amaro leggendo le curiosità della borsa sul giornale, mia madre che cucinava i pan cake con lo sciroppo, il bacon croccante e le uova al tegamino.

Stampai un bacio ad entrambi, affondai i denti in una fette di pane tostano imburrato con sopra del prosciutto e dell’uovo  buttai tutto giù con una grande sorsata di spremuta e mentre uscivo di casa tenevo penzoloni tre pan cake.

«Fao a futti !»

Esclamai chiudendomi la porta alle spalle, riuscii comunque a sentire mia madre che mi urlava una delle sue solite raccomandazioni del tipo “non calpestare il prato” e uno dei tipici grugniti dio padre traducibili con un “ ti voglio bene tesoro e fai la brava a scuola!”

Non avendo ne una macchina che un motorino mi toccò andare a piedi, più che a piedi di corsa, mangiavo i pan cake mentre correvo e ogni tanto inciampavo fra i miei piedi, dopo un quarto d’ora arrivai a scuola, erano tutti in pieno fermento.

La struttura era in mattoni rossi e dopo un grande e spazioso parcheggio e un cancello nero con ai lati un muretto in mattoncini alto poco più di un metro costeggiato da un’inferita nera su cui si appoggiava una siepe ben curata si poteva entrare nel giardino scolastico.

Una grande piazzetta fatti di sampietrini messi su tutto il livello faceva da pavimento la scalinata di marmo ricordava i grandi gorgoni affissi al tetto, il grande giardino verdeggiante assumeva diverse tonalità di verde in base alle zone n lontananza si scorgeva la struttura trasparente dell’aula di botanica.

Le panchine erano occupate da gruppi di ragazzi affaccendati nel salutarsi con enfasi o a chiacchierare animatamente, la scuola era popolata da quasi 1/3 della popolazione perciò anche se lo spazio era grande il primo giorno eravamo ammassati ovunque con le nostre ipotetiche comitive.

Dopo aver varcato il cancello, molti si girarono a salutarmi tra cui anche Emmet, Andrew e Scott tre miei storici ragazzi i quali si comportavano ancora come miei cari amici dopo avermi tradita con una delle tante cheerleader di turno.

Il gruppo delle fighette della scuola si girò e fintamente amichevole mi salutarono con talmente enfasi che dovetti trattenermi dal mandarle tutte a quel paese,  poi venni invasa dai calorosi saluti dei miei amici nerd erano uno più impacciato dell’altro ma li adoravo.

Mentre camminavo con disinvoltura scossi appena i capelli castano scuro e feci un gran sorriso, preciso che io non me la sono mai tirata come ragazza avvolte però non riuscivo a rinunciare alla tentazione di attirare l’attenzione della gente, questo era dato dal fatto che ero molto competitiva.

In mezzo a quelle chiome brunette, more e bionde intravidi la fluente chioma bronzea della mia amica la quale mi dava le spalle, indossava il vestitino che le avevo consigliato il giorno prima e sembrava esserle stato cucito sopra.

 «Heart!»

Urali per attirare la sua attenzione, lei si girò di scatto e mentre altre persone mi continuavano a salutare e io la raggiungevo camminando normalmente rimase qualche secondo imbambolata a guadarmi .

«Raven»

Mi rispose quanto ormai le ero davanti, io sorrisi e la abbracciai con enfasi, quel vestitino le metteva in risalto le lunghe gambe pallide, gli dissi che la invidiavo e lei rimase quasi di stucco a quell’affermazione, come sempre nessun miglioramento nel campo autostima.

Forse il ragazzo di cui mi aveva parlato l’avrebbe aiutata, nel pensare ciò mi ricordai che il mio di ragazzo mi aveva messaggiato la sera durante la cena chiedendomi come stavo .

Lo avevo persino sognato, lui ed io che parlavamo poi arrivava una ragazza ma non la riuscivo a vedere veramente che si metteva dall’altra parte e lui che parlava sia con me che con ei contemporaneamente, enigmatico ma non trovavo nulla di riconducibile alla vita reale .

Colsi l’occasione per raccontarle il sogno, lei come sempre mi ascoltava e dopo il suono della prima campanella entrammo a sistemare i libi negli armadietti  mentre le stavo parlando d’un tratto mi trascinò per un braccio fra l’orda inferocita di ragazzi intenti a non arrivare in ritardo alla prima ora rimasi spiazzata e non riuscii a contrastarla.

Ci fermammo davanti ad un ragazzo biondo intento a mettere i libri nell’armadietto, di primo acchito non lo riconobbi poi guardandolo meglio…

«BIONDO !»

«NIALL !»

Esclamammo all’unisono io e la rossa poi ci girammo l’una verso l’altra e come una di quelle sitcom americane di serie C

ci facemmo la fatidica domanda.

«LO CONOSCI ??»

«SI, LUI è IL RAGAZZO CHE TI DICEVO!»

«SI, LUI è IL RAGAZZO DEI CD!»

Io non dissi nulla, ci guardammo per qualche secondo prima che l’una furiosa nei confronti dell’altra corressimo ogni nella propria aula, lasciando il biondino sbigottito e inerme

 

 

 

 

//4 ore dopo//

 

 

 

 

Ero lievemente irrequieta,  tamburellavo freneticamente le dita contro il pacchetto di carta che conteneva il panino che avevo comprato alla mensa scolastica, lo stomaco mi si era chiuso e non riuscivo a far altro che a pensare a la spiacevole situazione in cui ci eravamo messe, vidi la mia amica varcare le porte a vetri della mensa con fra le mani un piattino con una fetta di piazza coperta da fazzolettini di carta.

Presi la mia amica per un braccio e la portai con me in bagno, lei non si oppose minimamente al mio volere, entrate nel bel bagno pulito si andò a prendere una lastra di legno e la posizionò sopra la tavoletta del gabinetto centrale e ci si sedette sopra io facevo avanti indietro percorrendo con grandi falcate il grande bagno,

 «Quindi…»

Dissi a bassa voce, lei mi guardava con occhio truce,

«Quindi cosa?»

Domandò addentando con rabbia la unta della pizza, io non le risposi ma continuai a camminare

«Quindi è successo che, su tutti i ragazzi biondi del pianeta noi due ci siamo prese una sbandata per lo stesso- feci una risatina isterica per poi proseguire- E credo che sia superficiale dire che non litigheremo per lui e nessuno lo avrà e che è non metteremo in bilico la nostra amicizia per un ragazzo. ORA! Cambiamo discorso, non trovi che la Cooper si ingras... »

Lei fece un si lieve con la testa un po’ dubbiosa, poi si alzò di scatto e uscì dal bagno buttando nel cassonetto i ¾ della sua pizza.

«Scusa me dovevo andare da Harry, glie lo avevo promesso a biologia.»

Disse prima di uscire dal bagno e andare nell’aria fumatori, rimase sorpresa me ne rimasi li in piedi ferma e sola fino a che non suonò la campanella dell’ultima ora.

Storia non fu mai cosi noiosa, il professore Nolegh da noi ribattezzato BBC  non faceva altro che fare il finto simpaticone per mortificarci e punirci per esserci fatti tutti promuovere l’anno prima, negandogli la bellezza di ripetere di nuovo il programma di 4°, un po’ contorto come ragionamento ma d’altronde chi è che lo capisce  quello.

La mia amica era seduta accanto al suo odioso amico riccio, lui le sbavava dietro da sempre ma lei non se ne era mai accorta e nessuno le voleva smontare il sogno, a detta mia lui era antipatico ma si credeva spiritoso era montato e un donnaiolo e poi passava il suo tempo con quel branco di uomini scimmia dei suoi amici la cui unica ossessione era la patata.

Accanto a me era seduto il Pakistano o rinominato da me Kamikaze, lui faceva parte del gruppo di Styles e come tutta l’allegra combriccola dei 4 malati terminali di patata mi stava un po’ sulle palle.

Mentre il prof stava facendo domande a tutti riguardo a ciò che avevano fatto durante le vacanze il kamikaze mi passò un bigliettino appallottolato, io lo aprii con sospetto per paura fosse una bomba che ne sapevo !

Sul bigliettino c’erano disegnate delle tette con la sua calligrafia aveva scritto:

 

 

 

“Cicci, vuoi cacciarti nei pasticci ? :D”

 

 

Mi girai a guardarlo sconcertata, lui sorrideva malizioso,

«Davvero dopo oltre 2 millenni di evoluzione hai scritto questo? “Cicci, vuoi cacciarti nei pasticci “. Sinceramente dimmelo, mi stai prendendo pe il culo ?»

Domandai, lui si preparò a formulare una risposta priva del ben che minimo pudore ma io lo fermai.

«Taci, prima che possa iniziare a picchiarti con “L’evoluzione” di Darwin. »

Mi girai e lanciai il bigliettino alla mia amica, la quale sorrise nel leggere il biglietto, poi aggrottando la fronte mi fece capire la domanda, chi era il mittente.

Io indicai con la testa il ragazzo accanto a me e con il labiale le dissi,

«From Pakistan with love !»

Lei si trattenne dallo scoppiare a ridere, al che il prof ci fece una bella strigilata ad entrambe, per lo meno ora sapevo che non era arrabbiata con  me anche se prima mi era sorto il dubbio.

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