Faint. di momos___love (/viewuser.php?uid=152430)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Faint.
Prologo
Incy
Wincy Spider went up
the
water spout
Down came the rain
and
washed the spider out.
Out
came the sunshine
and
dried up all the rain
And Incy Wincy Spider went up
the
spout again.
{Incy
Wincy Spider Song}
«Ehi!...si
tu, devi darmi la tua merenda! ORA!»
Urlò
una bambina dai capelli biondi, rivolta ad
una ragazzina magrolina con due lunghe trecce di capelli color rame.
La
bambina bionda sembrava aver otto anni, mentre
quella dai capelli ramati sembrava averne a mala pena sei.
Era
piccola, mingherlina, esile e fragile, e
stranamente sembrava essersi rimpicciolita da quando la biondina gli
aveva rivolto
parola.
«ma…ma..
»
Balbettò
la
rossa, la
bambina bionda, divenne rossa
in viso per la rabbia, si avvicinò minacciosa contro la
più piccola e con tutta
la rabbia in corpo la prese per il colletto del vestitino a fiori che
portava e
la alzò da terra di una quindicina di centimetri.
«TU
ORA MI DAI LA TUA MERENDA IMMEDIATAMENTE, HAI
CAPITO ?»
Le
sbraitò contro la bionda, a dir poco adirata.
Oramai
tutti i bambini all’interno del parco
della scuola elementari Clarkson, erano
intenti ad esaminare la scena, ma nessuno interveniva, nessun adulto era nei
paraggi, come non lo era mai
durante il consueto pestaggio da parte
dei bulletti di turno.
Annabella,
la ragazza dai capelli biondi, faceva
la quarta elementare, giocava a calcio e fisicamente era molto
più grande dei
suoi compagni di classe, perciò non era
difficile per lei fare quello che le riusciva meglio e che la divertiva
di più,
ossia terrorizzare i bambini delle prime e delle seconde, assieme alla
sua
banda.
La
rossa, era terrorizzata, aveva un groppo in
golo, si vedeva che stava per scoppiare a piangere da un momento
all’altro e in
oltre il colletto alzato a quella maniera la stava facendo soffocare.
«ehm…non..riesc…
»
Cerco
di rispondere la bambina, senza
successo.
«ANNA
SBERLA, LE PUZZA L’ASCELLA! »
Cantò
ad alta voce, una bambina dai capelli neri,
nascosta sul ramo di un albero, tutti
scoppiarono in una breve risata.
La
bulla cercò con lo sguardo chi fosse stato
l’autore
di quella battutina.
«SI
PROVA A LAVARE IN UNA BACINELLA! »
Continuò
la ragazzina, una nuove serie di risate
si propagò fra i bambini.
Annabella
lascio cadere la bambina rossa e si
girò completamente per cercare meglio quel bambino.
«FATTI
VEDERE !>> »
Le
rispose, infuriata la bionda,
«NON
è MOLTO
BELLA E NEPPURE SNELLA! »
Finì
la bambina, i bambini risero ancora di più,
iniziarono a schiamazzare più forte e a cantare i versi
della canzoncina,
formando un piccolo coro.
La
bambina dai capelli rossi, era ancora ai piedi
della bulla, lentamente a gattoni cercò di scappare senza
essere vista, ma non
appena fece due passi la biondina la prese per il retro del colletto e
se la
porto accanto.
La
rossa emise un gridolino di dolore, quando le
sue ginocchia sfregarono contro l’asfalto, sbucciandole la
parte entrata a
contatto col suolo duro.
Però
tutti erano concentrati su
Annabella, per rendersene conto.
«AIAHHH!»
Urlò
essa,
infatti, a gran voce.
In
un attimo la bionda, si accascio a terra tenendosi
la faccia, mentre tutti la osservavano, una raffica di sassolini
iniziano a
colpirle le mani e a farle sanguinare le nocche, mentre continuava a urlare
imperterrita.
D’un
tratto si alzò, sempre tenendo
le mani premute contro il viso e
gridando,
corse via nella direzione dei bagni delle femmine.
Tutti
i presenti corsero all’interno della
scuola, non appena sentirono il suono della campanella invadere il
piccolo
parco giochi, segno che la ricreazione era terminata.
Tutti
tranne
la bambina dai capelli rossi che era rannicchiata a terra
e piangeva per
il dolore alle ginocchia e al collo.
Un
“Tonfh” segnalò che la bambina dai
capelli
neri era appena scesa con un tonfo dal ramo dell’albero in
cui era appollaiata,
poco prima.
In
una mano teneva, quella che doveva essere una
fionda poiché nell’altra teneva due biglie, ben
strette.
Che
con cautela, dopo aver ispezionato il parco,
rimise in un borsello in pelle morbida gonfio e pieno di altre biglie,
legato
alla cintura dei pantaloni.
La
bambina, si girò verso, quella dai capelli
rossi e le si avvicinò, si sedette di fronte a lei e la
fissò intensamente,
fino a quando anche l’altra bambina alzò
lo sguardo e incrociò dei grandi occhi nocciola fissi nei
suoi verdi.
Le
due rimasero in quella posizione per un po’,
senza dire nulla, poi la mora si alzò prese per una mano della rossa e la
sollevò da terra,
quando vide che calze bianche della bambina erano strappate e tinte di
un
rossiccio simile a quello dei capelli della bambina,
prese dal borsello una biglia e la poggiò con
cautela sulle
ferite.
La
rossa si ritrasse intimorita,
«Sono
fredde , mettile sopra i tagli»
La
rassicurò la bambina dai capelli neri,
poggiando nelle mani della rossa una manciata di biglie, la bambina
fece come
gli era stato detto, si lasciò sfuggire un breve verso di
apprezzamento.
«ti
fa tanto male? »
Domando
la mora, corrugando la fronte, la bambina
rispose con una scossa del capo, la bambina sorrise .
«Io
mi chiamo Honey, e tu ? »
La
rossa, ingoiò
della saliva poi rispose con voce flebile.
«…io
mi chiamo Bonnie»
La
mora sorrise poi strinse la mano della bambina
che le si parava di fronte.
«Hai
un bel nome! Io ho faccio la prima nella
classe accanto alla tua»
Gli
occhi verdi di Bonnie si ingrandirono e per
la prima volta le comparse un sorriso sul viso,
«Credo
che Anna sberla, non farà più la cattiva
con te….»
Disse
ridacchiando Honey anche Bonnie ridacchio.
«Anche
io»
Rispose
Bonnie sistemandosi il vestitino
stropicciato.
«<…e
se anche ci provasse, avrebbe contro le
mie biglie, no?>> »
Scoppiarono
entrambe di nuovo in una grande
risata.
«HONEY
FOLKER, BONNIE ANNELY, COSA CI FATE QUI? DALLA
MAESTRA IMMEDIATAMENTE»
Sbraito
il bidello, brandendo fra le mani una
scopa, le due bambine corsero all’interno della scuola
tenendosi per mano e
ridendo come matte.
Quel
giorno iniziò un’amicizia, un’amicizia
profonda e intrisa di profondi sentimenti fra due bambine talmente
diverse da
essere quasi gemelle, per quanto l’una completasse
l’altra .
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
2
This one’s for you and me
Living out our dreams
We’re all right where
we
should be
Lift my arms out wide
I open my eyes
And now all I wannna see
Is a sky full of lighters,
a
sky full of lighters
{Lighters -
Eminem }
//Bonnie
POV//
Mio
sorella mi aveva chiesto se potevo andare a
fare la spesa, visto che mamma aveva l’influenza e lei doveva
finire la tesina
di ammissione al college.
Chiaramente
le disse di si, colsi l’occasione al
volo per andare al
negozio di CD e
comprare un album degli AC DC,
che
avevo adocchiato settimane addietro.
Camminavo
per le stradine Kensington, mi piaceva il mio quartiere,
non molto
lontano da Londa e neppure dal mare.
Presi
l’autobus, e mi avvicinai alla fermata 191,
dove mi ero data appuntamento con la mia amica Honey,
non
abitava molto distante da casa mia, si e no
otto isolati, ma non avevo di camminare e per di più ero
anche in ritardo.
Odiavo
essere in ritardo, come anche aspettare le
persone, che lo erano.
Unica
eccezione per Honey, per lei il ritardo era
abitudine, la conoscevo da dodici anni e non avevo mai avuto la fortuna
di
vederla arrivare puntuale, una sera scherzando mi aveva detto che forse
sarebbe
arrivata in ritardo anche alla consegna del diploma.
Pensai
a quell’idea e mi lascia sfuggire un
sorriso, ne sarebbe stata assolutamente capace.
L’autobus
si fermo, precisamente alla fermata
191, quasi non mi ricordai di scendere, appena messo piede fuori dal
mezzo
notai la mia amica seduta sul muretto della fermata, con fra le mani un
pezzo
di carta, tutto stropicciato.
Indossava
un paio di pantaloncini a vita alta
neri con le fibbie da metallaro, sulle tasche, le aderivano
perfettamentee le
lasciavano scoperte le lunghe gambe toniche e magre.
Sopra
portava una canotta leggera bianca con
sopra stampata, i grandi caratteri neri, la frase
“Don’t call me Baby “, ai
piedi i suoi amati
anfibi neri, anch’essi ricoperti di fibbie, e morbidi.
Non
capivo come facesse a essere sempre così
bella, i capelli castani erano sistemati in uno chignon alto e sfatto
con la
frangia e altre ciocche che ricadevano fuori, mi faceva arrabbiare
quando
diceva di non essere carina come me.
Come
se io fossi tutta questa bellezza.
Rossa,
occhi verde fogna, pelle trasparente,
ricoperta di lentiggini arancioni su tutto il corpo e con una sfera
emotiva
talmente fragile che il minimo contatto con un essere umano, del sesso
maschile, mi faceva tingere completamente di rosso.
Semplicemente
blanda, due parole per descrivere Bonnie Annely.
Invece
Honey era così perfetta, così tutto.
Non
si faceva mettere i piedi in testa da
nessuno, ma anche simpatica, solare, divertente, decisa, intrigante,
sexy,
coinvolgente, con ottimi gusti musicali e un innato gusto nel vestire.
Forse
non una delle migliori studentesse, ma capo
delle attività artistiche scolastiche,
infatti
come dimenticarsi la sua bravura nelle
arti libere, scrive, disegna, suona e nella box era qualcosa di
magnifico.
Come
anche nello teatro, come mi sarebbe piaciuto
essere un quarto di quello che è lei.
Tutti
nella nostra scuola pensavano che non fosse
una ragazza ma più un concentrato di cose unite,
all’interno del corpo di una
esile ragazza di diciassette anni.
Appena
mi vide scese dal muretto, mi sorrise, poi
corse ad abbracciarmi.
«Heart
!»
Mi
disse sciogliendosi dall’abbraccio, quello era
il soprannome con cui mi chiava lei e solo lei.
Un
giorno quando avevamo dieci anni le
dissi che il mio nome era banale e brutto,
poiché altre tre ragazze nella nostra classe si chiamavano
così, lei mi
disse che era vero.
Un
altro punto a suo favore, l’estrema sincerità
e schiettezza .
Così
mi propose l’idea di darci dei soprannomi,
che avremmo usato solo fra di noi, ed ecco qui come nacquero i
nomignoli Heart
e Raven.
Honey,
quel giorno mi disse che i miei capelli
erano rossi come il sangue sulla neve e che io ero piena di energia,
come un
cuore pulsante,
Io
a corto di fantasia, le dissi che i suoi
capelli, a quell’epoca neri come la pece, mi ricordavano le
piume di un corvo
in volo.
«Reven,
da quanto tempo!»
Risposi
sorridendo, lei rise
«Esatto,
mi ricordo come fosse ieri l’ultima
volta che ci siamo viste»
«infatti
ci siamo viste ieri sera alla festa,
idiota!»
Scoppiammo
a ridere, poi aspettammo l’autobus
per Londra, non che
nella nostra bella
città periferica non ci fosse un supermercato o un negozio
di CD ma… Londra è
pur sempre Londra.
Forse
c’è il più alto numero di adolescenti
con
la puzza sotto il naso, ma resta pur sempre una delle città
più belle della
terra, no?
E
per di più era a poco più di mezzora da
Kensington.
«Facciamo
un punto della situazione ?»
Domandai
io, sedendomi sulla panchina di marmo
della fermata, lei annuì convinta e si sedette sul poggi
schiena della
panchina, accanto a me.
«Vediamo…io
ho questa lista di cose da comprare
per mamma e 40 sterline.»
Disse,
mostrandomi il foglietto stropicciato che
teneva in mano quando la avevo vista, io sorrisi.
«Io
invece ho, questa ista di cose da comprare
per mia sorella e 30 sterline.»
Lei
rise, quando mi tirai fuori dalla tasca dei
pantaloncini blu un foglietto di carta stropicciato simile al suo.
«Facendo
un conto, per la spesa spenderò 25
sterline buone e il resto lo voglio usare comprarmi un CD che ho visto
da
Musical Heart. »
Strabuzzai
gli occhi,
«Ma
quella è la mia idea !»
Le
dissi, anche lei rimase un attimo sorpresa
poi, mi fece uno di quei suoi sorrisi in cui le uscivano due belle
fossette su
entrambe le guance.
«Dimmi
che il CD non è quello dei….»
«AC
DC!»
Terminai
io per lei, lei si coprì la faccia con
le mani, non sapeva se ridere o arrabbiarsi, come neppure io.
Dopo
qualche secondo entrambe scoppiammo a ridere
sonoramente, cosa non indifferente a una coppia di anziani che stavano
anche
loro aspettando l’autobus con noi.
Ci
calmammo, dopo qualche occhiataccia da parte
dei due,
«Siamo
gemelle.»
«Verissimo»
Le
risposi sorridendo ancora, il bus arrivo, ma
era così stipato di gente che gli unici posti che trovammo
li dovemmo cedere ai
nonnetti di poco prima, con il dispiacere di Honey.
Così
stemmo tutto il tempo inpiedi, tenendoci ai
pali, cosa molto difficile per una rupofoba come me.
Le
persone affette da rupofobia, sono quelle
persone ossessionate dalla pulizia, il mio stadio non è di quelli gravi ho una
piccola ossessione per
l’ordine e per l’igiene.
Honey
lo sa, poiché da quando mi ha conosciuto il
suo essere caotica è stato ridimensionato, perciò
lo notò immediatamente e cercò
di distrarmi.
«Lo
sai che sta mattina ho conosciuto un ragazzo?
»
Mi
domandò lei, suonava più come
un’affermazione
che altro ma …
«
È un tipo OK!»
Continuò
con aria sognante, le sorrisi anche se
ero in cuor mio ero abbastanza gelosa.
Honey
aveva già dato il suo primo bacio come
aveva anche avuto diversi ragazzi, con cui non credo abbia giocato a
carte
tutto il tempo.
Mentre
io ero ancora vergine, in tutti i sensi,
nessun primo bacio, nessun ragazzo … A parte Harry, ma lui
non contava,
eravamo
tutti e due sotto gli effetti della
nostra prima sbronza di gruppo e non ci ricordavamo di nulla.
Poi
Harry Styles per me è il migliore AMICO,
perciò del tutto asessuato.
Vivendo
nell’ombra di Honey i ragazzi non mi
notavano neppure, non che Honey non mi avesse mai fatto conoscere
ragazzi o che
non mi avesse organizzato appuntamenti al buio,
ma
per strani motivi, a me oscuri, non andavo mai
bene.
MAI.
«Dai,
racconta racconta! »
Le
dissi, sinceramente felice per lei, scacciando
quei pensieri negativi.
«Beh,
ieri sono tornata alle quattro perché Pitt
stava facendo cose con una
e non mia
riaccompagnato all’ora prestabilita. Mia madre
mi ha beccato e mi ha fatto una super
strigliata …»
una
smorfia di dissenso gli comparve in viso, le
feci segno di continuare la narrazione,
prese
fiato e continuò,
«Diciamo
che io sono riuscita ha sistemare la
situazione con qualche, mamma scusa blah blah blah e non lo faro
più blah blah
blah e cose così. Però dopo che mamma mia aveva
perdonata, quel bastardello di
Darren si
è lamentato dicendo tipo che
puniscono solo lui in casa e mamma gli ha detto che anche io avrei
avuto la mia
punizione»
Si
bloccò per poter riprender fiato quando un
dosso preso male dall’autista ci fece fare un salto, per poco
non cadevamo
entrambe.
«Indovina
chi questa mattina alle nove stava
portando a spasso le salsicce con le zambe della signora
Benton»
Io
scoppia a ridere, me la immaginavo li sul
marciapiede con qui cuccioli al guinzaglio che imprecava ogni cinque
secondi
contro tutto e tutti, assolutamente una scena imperdibile.
«Poi
mentre mi fermavo a Sr. Finger road,
Bucefalo ha pisciato su questo ragazzo, che si è incazzato
con me, tu mi
conosci e sai che non è da me essere sveglia alle nove del
mattino e che odio
le punizioni e a tutto ciò unisci il fatto che mi stavo
riprendendo da una
sbronza e non avevo caffeina in corpo. »
Sparò
di getto, mi faceva morire con quelle sue
espressioni,
«
Perciò anche io dopo un po’ sono scoppiata,
abbiamo iniziato a urlarci contro, poi “PUFF!”
– smise di
reggersi e con le mani fece scomparire un oggetto invisibile davanti a
lei,
come fanno i prestigiatori.-
ci
siamo guardati negl’occhi e abbiamo smesso di
litigare, poi così mi ha chiesto di andare a prendere un
caffè.
CONTA
CHE È CARINISSIMO E DOLCISSIMO … ACCHI
AZZURRO CIELO E UN MERAV ...»
«
EIH TU RAGAZZINA, FINISCILA DI’ URLARE STAI
DISTURBANDO TUTTI !»
Ci
gridò contro la signora anziana a cui avevo
ceduto il posto, Honey le rivolse un’occhiata in cagnesco e
prima che potesse
dire cose di cui si sarebbe pentita, anzi di cui IO mi sarei pentita,
le tappai
la bocca con una mia mano.
Tutti
sentirono una serie di mugolii privi di
senso.
La
nostra fermata arrivò e scendemmo.
«Spero
che non le diano la pensione a quella
vecchiaccia. »
Io
risi, faceva sempre così era esilarante.
Andammo
prima a fare le compere per le nostre
madri poi andammo al negozio di CD, lì ci fu una vera lotta
fra me Honey per
avere il CD,
la
vinsi io ma prima di andare
alla cassa mi accorsi che mi mancavano
6 sterline e mi vergognavo troppo per chiederle a Honey,
perciò senza darle
nessuna spiegazione glie lo cedetti.
Lei
ne fu molto sospettosa, forse perché si era resa
conto che io ci tenevo molto, ma
non mi
disse nulla.
Mentre
lei pagava andai al piano superiore del
locale per vedere se ci poteva essere qualcosa che mi sarebbe potuto
interessare, NIENTE !
Accanto
a me c’era un ragazzo biondo con una felpa col cappuccio
tirato su, che soppesava due album , uno dei 3OH!3 e
uno di Sean Paul .
Ardua
decisione, per un fautore della musica commerciale.
Risi
di me stessa, quello sarebbe stato un commento cinico e sprezzante di
Honey, non mio, quella ragazza mi stava plagiando a sua immagine e
somiglianza.
Però
se fossi stata in quel ragazzo avrei scelto… BEH, decisione
complessa….
Ottimi
entrambi.
«3OH!3,
Si ! Io comprerei loro.»
Dissi
ad alta voce, me ne resi conto solo quando il ragazzo si
girò verso di me e mi guardo con sguardo confuso, io mi
tinsi di bordeaux .
«Stai
parlando con me?»
Domandò
lui dubbioso, io scossi la testa energicamente, poi sgranai gli occhi,
dovevo sembrare proprio una deficiente ,
«Ah…»
«No
aspetta, si! C’è no…Aspetta !»
Farneticai,
“Oddio
che impiastro che sono! Altro che Bridget Jhones …!
pensai
fra me e me, feci un lungo respiro,
«Stavo
pensando a quello che hai fra le mani…»
“QUELLO
CHE HAI FRA LE MANI? MA DI CHE MALATTIA SOFFRI CARA?”
Lui
mi guardò, poi guardò gli album che teneva fra le
mani incerto.
«Dici
i CD?»
«Si,
Sean Paul è forte ma io preferisco i 3OH!3»
Sul
viso gli si stampò un gran sorriso, poi annuì
convinto, cosa che mi fece calmare.
«Anche
io tifo per 3OH!3, ma Sean Paul mi ha cresciuto, devo essergli fedele o
tradirlo con il primo che passa ?»
Io
risi divertita, mi passai una mano fra i capelli rossi.
«Credo
che si farebbe tradire dal duetto che ha fatto dei Featuring con tipe
dal calibro di Kesha e Katy Perry . »
Lui
continuò a sorridere.
«Credo
che tu abbia ragione, Sean mi dispiace ma questa
volta hai perso
-Detto
ciò diede un bacio all’album di Sean Paul per poi
rimetterlo sul suo scaffale, non prima però di avergli
sussurrato un teatrale “ti amo”.
Io
risi.- Una nuova era si è aperta ai miei
occhi.»
Disse
alzando al cielo l’album dei 3oH!3, si girò a
guardami, io divenni di nuovo rossa per l’imbarazzo.
«Io
mi chiamo Niall Horan»
Disse
porgendomi la mano, non occupata dal CD.
«Che
nome meravigliosa….»
Sussurrai
a me stessa, forse troppo ad alta voce perché lui mi fece un
caloroso sorriso.
«Io
sono Bonnie Annely, e ora sono terribilmente imbarazzata, ciao. E
goditi il CD!»
Dissi
scappando alla cassa, dalla mia amica.
Avevo
fatto sin troppe figure di merda nella stessa giornata, per di
più con lo stesso ragazzo, scossi la testa energicamente
mentre scendevo come una saetta le scale.
«scema
scema scema scema scema scmea… Goditi il CD? GODITI IL CD!
CHE MI RAPPRESENTA QUESTA FRASE ?»
Blaterai
contro la parte meno intelligente del mio cervello, quella che si
faceva, sfortunatamente, sempre avanti con i ragazzi.
“Honey
crederà che sono scomparsa, che amica del cazzo! Scappare
senza avvertire, sarà preoccupata”.
«EMH,
BONNIE !»
Mi
urlò dietro il biondo, mi sentii afferrare per la manica
della camicetta bianca, che indossavo.
«Si
?»
Domandai
girandomi verso di lui, eravamo a metà rampa e se non mi
fossi tenuta al corrimano sarei caduta giù dalle scale, per
via dei suoi occhi erano spettacolari azzurri ma erano non solo azzurri
…
Cazzo
se era magnifico !
«Ti
sembrerà sfacciato, ma mi chiedevo se… mi daresti
il tuo numero, così ti avvertirò di
com’è il CD»
Io
strabuzzai gli occhi, come accadeva di solito a
Willi il coiote quando vede Bip-Bip.
«Ok…
DAVVERO?»
“Che
domande intelligenti che fai !”
Mi
rimproverai,
«Beh
si, se non ti sembra brutto, non sono un maniaco o uno
stalker.»
Gli
sorrisi poi, sul retro del foglietto che della spesa di mia sorella gli
scrissi il mio numero, la mano mi tremava.
«Scusa
ma c’è una mia amica sotto che mi aspetta, devo
andare.»
Dissi,
facendo una smorfia, lui sembrò dispiaciuto poi mi sorrise e
mi salutò con un lieve leggero bacio sulla guancia.
Finii
le scale facendo due gradini alla volta per la felicità.
Per
la prima volta in diciassette anni il 95% della mia mente diceva che
quel ragazzo probabilmente mi avrebbe chiamato,
perché seriamente interessato a me.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
This one’s for you and me
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I open my eyes
And now all I wannna see
Is a sky full of lighters,
a
sky full of lighters
{Lighters -
Eminem }
//Bonnie
POV//
Mio
sorella mi aveva chiesto se potevo andare a
fare la spesa, visto che mamma aveva l’influenza e lei doveva
finire la tesina
di ammissione al college.
Chiaramente
le disse di si, colsi l’occasione al
volo per andare al
negozio di CD e
comprare un album degli AC DC,
che
avevo adocchiato settimane addietro.
Camminavo
per le stradine Kensington, mi piaceva il mio quartiere,
non molto
lontano da Londa e neppure dal mare.
Presi
l’autobus, e mi avvicinai alla fermata 191,
dove mi ero data appuntamento con la mia amica Honey,
non
abitava molto distante da casa mia, si e no
otto isolati, ma non avevo di camminare e per di più ero
anche in ritardo.
Odiavo
essere in ritardo, come anche aspettare le
persone, che lo erano.
Unica
eccezione per Honey, per lei il ritardo era
abitudine, la conoscevo da dodici anni e non avevo mai avuto la fortuna
di
vederla arrivare puntuale, una sera scherzando mi aveva detto che forse
sarebbe
arrivata in ritardo anche alla consegna del diploma.
Pensai
a quell’idea e mi lascia sfuggire un
sorriso, ne sarebbe stata assolutamente capace.
L’autobus
si fermo, precisamente alla fermata
191, quasi non mi ricordai di scendere, appena messo piede fuori dal
mezzo
notai la mia amica seduta sul muretto della fermata, con fra le mani un
pezzo
di carta, tutto stropicciato.
Indossava
un paio di pantaloncini a vita alta
neri con le fibbie da metallaro, sulle tasche, le aderivano
perfettamentee le
lasciavano scoperte le lunghe gambe toniche e magre.
Sopra
portava una canotta leggera bianca con
sopra stampata, i grandi caratteri neri, la frase
“Don’t call me Baby “, ai
piedi i suoi amati
anfibi neri, anch’essi ricoperti di fibbie, e morbidi.
Non
capivo come facesse a essere sempre così
bella, i capelli castani erano sistemati in uno chignon alto e sfatto
con la
frangia e altre ciocche che ricadevano fuori, mi faceva arrabbiare
quando
diceva di non essere carina come me.
Come
se io fossi tutta questa bellezza.
Rossa,
occhi verde fogna, pelle trasparente,
ricoperta di lentiggini arancioni su tutto il corpo e con una sfera
emotiva
talmente fragile che il minimo contatto con un essere umano, del sesso
maschile, mi faceva tingere completamente di rosso.
Semplicemente
blanda, due parole per descrivere Bonnie Annely.
Invece
Honey era così perfetta, così tutto.
Non
si faceva mettere i piedi in testa da
nessuno, ma anche simpatica, solare, divertente, decisa, intrigante,
sexy,
coinvolgente, con ottimi gusti musicali e un innato gusto nel vestire.
Forse
non una delle migliori studentesse, ma capo
delle attività artistiche scolastiche,
infatti
come dimenticarsi la sua bravura nelle
arti libere, scrive, disegna, suona e nella box era qualcosa di
magnifico.
Come
anche nello teatro, come mi sarebbe piaciuto
essere un quarto di quello che è lei.
Tutti
nella nostra scuola pensavano che non fosse
una ragazza ma più un concentrato di cose unite,
all’interno del corpo di una
esile ragazza di diciassette anni.
Appena
mi vide scese dal muretto, mi sorrise, poi
corse ad abbracciarmi.
«Heart
!»
Mi
disse sciogliendosi dall’abbraccio, quello era
il soprannome con cui mi chiava lei e solo lei.
Un
giorno quando avevamo dieci anni le
dissi che il mio nome era banale e brutto,
poiché altre tre ragazze nella nostra classe si chiamavano
così, lei mi
disse che era vero.
Un
altro punto a suo favore, l’estrema sincerità
e schiettezza .
Così
mi propose l’idea di darci dei soprannomi,
che avremmo usato solo fra di noi, ed ecco qui come nacquero i
nomignoli Heart
e Raven.
Honey,
quel giorno mi disse che i miei capelli
erano rossi come il sangue sulla neve e che io ero piena di energia,
come un
cuore pulsante,
Io
a corto di fantasia, le dissi che i suoi
capelli, a quell’epoca neri come la pece, mi ricordavano le
piume di un corvo
in volo.
«Reven,
da quanto tempo!»
Risposi
sorridendo, lei rise
«Esatto,
mi ricordo come fosse ieri l’ultima
volta che ci siamo viste»
«infatti
ci siamo viste ieri sera alla festa,
idiota!»
Scoppiammo
a ridere, poi aspettammo l’autobus
per Londra, non che
nella nostra bella
città periferica non ci fosse un supermercato o un negozio
di CD ma… Londra è
pur sempre Londra.
Forse
c’è il più alto numero di adolescenti
con
la puzza sotto il naso, ma resta pur sempre una delle città
più belle della
terra, no?
E
per di più era a poco più di mezzora da
Kensington.
«Facciamo
un punto della situazione ?»
Domandai
io, sedendomi sulla panchina di marmo
della fermata, lei annuì convinta e si sedette sul poggi
schiena della
panchina, accanto a me.
«Vediamo…io
ho questa lista di cose da comprare
per mamma e 40 sterline.»
Disse,
mostrandomi il foglietto stropicciato che
teneva in mano quando la avevo vista, io sorrisi.
«Io
invece ho, questa ista di cose da comprare
per mia sorella e 30 sterline.»
Lei
rise, quando mi tirai fuori dalla tasca dei
pantaloncini blu un foglietto di carta stropicciato simile al suo.
«Facendo
un conto, per la spesa spenderò 25
sterline buone e il resto lo voglio usare comprarmi un CD che ho visto
da
Musical Heart. »
Strabuzzai
gli occhi,
«Ma
quella è la mia idea !»
Le
dissi, anche lei rimase un attimo sorpresa
poi, mi fece uno di quei suoi sorrisi in cui le uscivano due belle
fossette su
entrambe le guance.
«Dimmi
che il CD non è quello dei….»
«AC
DC!»
Terminai
io per lei, lei si coprì la faccia con
le mani, non sapeva se ridere o arrabbiarsi, come neppure io.
Dopo
qualche secondo entrambe scoppiammo a ridere
sonoramente, cosa non indifferente a una coppia di anziani che stavano
anche
loro aspettando l’autobus con noi.
Ci
calmammo, dopo qualche occhiataccia da parte
dei due,
«Siamo
gemelle.»
«Verissimo»
Le
risposi sorridendo ancora, il bus arrivo, ma
era così stipato di gente che gli unici posti che trovammo
li dovemmo cedere ai
nonnetti di poco prima, con il dispiacere di Honey.
Così
stemmo tutto il tempo inpiedi, tenendoci ai
pali, cosa molto difficile per una rupofoba come me.
Le
persone affette da rupofobia, sono quelle
persone ossessionate dalla pulizia, il mio stadio non è di quelli gravi ho una
piccola ossessione per
l’ordine e per l’igiene.
Honey
lo sa, poiché da quando mi ha conosciuto il
suo essere caotica è stato ridimensionato, perciò
lo notò immediatamente e cercò
di distrarmi.
«Lo
sai che sta mattina ho conosciuto un ragazzo?
»
Mi
domandò lei, suonava più come
un’affermazione
che altro ma …
«
È un tipo OK!»
Continuò
con aria sognante, le sorrisi anche se
ero in cuor mio ero abbastanza gelosa.
Honey
aveva già dato il suo primo bacio come
aveva anche avuto diversi ragazzi, con cui non credo abbia giocato a
carte
tutto il tempo.
Mentre
io ero ancora vergine, in tutti i sensi,
nessun primo bacio, nessun ragazzo … A parte Harry, ma lui
non contava,
eravamo
tutti e due sotto gli effetti della
nostra prima sbronza di gruppo e non ci ricordavamo di nulla.
Poi
Harry Styles per me è il migliore AMICO,
perciò del tutto asessuato.
Vivendo
nell’ombra di Honey i ragazzi non mi
notavano neppure, non che Honey non mi avesse mai fatto conoscere
ragazzi o che
non mi avesse organizzato appuntamenti al buio,
ma
per strani motivi, a me oscuri, non andavo mai
bene.
MAI.
«Dai,
racconta racconta! »
Le
dissi, sinceramente felice per lei, scacciando
quei pensieri negativi.
«Beh,
ieri sono tornata alle quattro perché Pitt
stava facendo cose con una
e non mia
riaccompagnato all’ora prestabilita. Mia madre
mi ha beccato e mi ha fatto una super
strigliata …»
una
smorfia di dissenso gli comparve in viso, le
feci segno di continuare la narrazione,
prese
fiato e continuò,
«Diciamo
che io sono riuscita ha sistemare la
situazione con qualche, mamma scusa blah blah blah e non lo faro
più blah blah
blah e cose così. Però dopo che mamma mia aveva
perdonata, quel bastardello di
Darren si
è lamentato dicendo tipo che
puniscono solo lui in casa e mamma gli ha detto che anche io avrei
avuto la mia
punizione»
Si
bloccò per poter riprender fiato quando un
dosso preso male dall’autista ci fece fare un salto, per poco
non cadevamo
entrambe.
«Indovina
chi questa mattina alle nove stava
portando a spasso le salsicce con le zambe della signora
Benton»
Io
scoppia a ridere, me la immaginavo li sul
marciapiede con qui cuccioli al guinzaglio che imprecava ogni cinque
secondi
contro tutto e tutti, assolutamente una scena imperdibile.
«Poi
mentre mi fermavo a Sr. Finger road,
Bucefalo ha pisciato su questo ragazzo, che si è incazzato
con me, tu mi
conosci e sai che non è da me essere sveglia alle nove del
mattino e che odio
le punizioni e a tutto ciò unisci il fatto che mi stavo
riprendendo da una
sbronza e non avevo caffeina in corpo. »
Sparò
di getto, mi faceva morire con quelle sue
espressioni,
«
Perciò anche io dopo un po’ sono scoppiata,
abbiamo iniziato a urlarci contro, poi “PUFF!”
– smise di
reggersi e con le mani fece scomparire un oggetto invisibile davanti a
lei,
come fanno i prestigiatori.-
ci
siamo guardati negl’occhi e abbiamo smesso di
litigare, poi così mi ha chiesto di andare a prendere un
caffè.
CONTA
CHE È CARINISSIMO E DOLCISSIMO … ACCHI
AZZURRO CIELO E UN MERAV ...»
«
EIH TU RAGAZZINA, FINISCILA DI’ URLARE STAI
DISTURBANDO TUTTI !»
Ci
gridò contro la signora anziana a cui avevo
ceduto il posto, Honey le rivolse un’occhiata in cagnesco e
prima che potesse
dire cose di cui si sarebbe pentita, anzi di cui IO mi sarei pentita,
le tappai
la bocca con una mia mano.
Tutti
sentirono una serie di mugolii privi di
senso.
La
nostra fermata arrivò e scendemmo.
«Spero
che non le diano la pensione a quella
vecchiaccia. »
Io
risi, faceva sempre così era esilarante.
Andammo
prima a fare le compere per le nostre
madri poi andammo al negozio di CD, lì ci fu una vera lotta
fra me Honey per
avere il CD,
la
vinsi io ma prima di andare
alla cassa mi accorsi che mi mancavano
6 sterline e mi vergognavo troppo per chiederle a Honey,
perciò senza darle
nessuna spiegazione glie lo cedetti.
Lei
ne fu molto sospettosa, forse perché si era resa
conto che io ci tenevo molto, ma
non mi
disse nulla.
Mentre
lei pagava andai al piano superiore del
locale per vedere se ci poteva essere qualcosa che mi sarebbe potuto
interessare, NIENTE !
Accanto
a me c’era un ragazzo biondo con una felpa col cappuccio
tirato su, che soppesava due album , uno dei 3OH!3 e
uno di Sean Paul .
Ardua
decisione, per un fautore della musica commerciale.
Risi
di me stessa, quello sarebbe stato un commento cinico e sprezzante di
Honey, non mio, quella ragazza mi stava plagiando a sua immagine e
somiglianza.
Però
se fossi stata in quel ragazzo avrei scelto… BEH, decisione
complessa….
Ottimi
entrambi.
«3OH!3,
Si ! Io comprerei loro.»
Dissi
ad alta voce, me ne resi conto solo quando il ragazzo si
girò verso di me e mi guardo con sguardo confuso, io mi
tinsi di bordeaux .
«Stai
parlando con me?»
Domandò
lui dubbioso, io scossi la testa energicamente, poi sgranai gli occhi,
dovevo sembrare proprio una deficiente ,
«Ah…»
«No
aspetta, si! C’è no…Aspetta !»
Farneticai,
“Oddio
che impiastro che sono! Altro che Bridget Jhones …!
pensai
fra me e me, feci un lungo respiro,
«Stavo
pensando a quello che hai fra le mani…»
“QUELLO
CHE HAI FRA LE MANI? MA DI CHE MALATTIA SOFFRI CARA?”
Lui
mi guardò, poi guardò gli album che teneva fra le
mani incerto.
«Dici
i CD?»
«Si,
Sean Paul è forte ma io preferisco i 3OH!3»
Sul
viso gli si stampò un gran sorriso, poi annuì
convinto, cosa che mi fece calmare.
«Anche
io tifo per 3OH!3, ma Sean Paul mi ha cresciuto, devo essergli fedele o
tradirlo con il primo che passa ?»
Io
risi divertita, mi passai una mano fra i capelli rossi.
«Credo
che si farebbe tradire dal duetto che ha fatto dei Featuring con tipe
dal calibro di Kesha e Katy Perry . »
Lui
continuò a sorridere.
«Credo
che tu abbia ragione, Sean mi dispiace ma questa
volta hai perso
-Detto
ciò diede un bacio all’album di Sean Paul per poi
rimetterlo sul suo scaffale, non prima però di avergli
sussurrato un teatrale “ti amo”.
Io
risi.- Una nuova era si è aperta ai miei
occhi.»
Disse
alzando al cielo l’album dei 3oH!3, si girò a
guardami, io divenni di nuovo rossa per l’imbarazzo.
«Io
mi chiamo Niall Horan»
Disse
porgendomi la mano, non occupata dal CD.
«Che
nome meravigliosa….»
Sussurrai
a me stessa, forse troppo ad alta voce perché lui mi fece un
caloroso sorriso.
«Io
sono Bonnie Annely, e ora sono terribilmente imbarazzata, ciao. E
goditi il CD!»
Dissi
scappando alla cassa, dalla mia amica.
Avevo
fatto sin troppe figure di merda nella stessa giornata, per di
più con lo stesso ragazzo, scossi la testa energicamente
mentre scendevo come una saetta le scale.
«scema
scema scema scema scema scmea… Goditi il CD? GODITI IL CD!
CHE MI RAPPRESENTA QUESTA FRASE ?»
Blaterai
contro la parte meno intelligente del mio cervello, quella che si
faceva, sfortunatamente, sempre avanti con i ragazzi.
“Honey
crederà che sono scomparsa, che amica del cazzo! Scappare
senza avvertire, sarà preoccupata”.
«EMH,
BONNIE !»
Mi
urlò dietro il biondo, mi sentii afferrare per la manica
della camicetta bianca, che indossavo.
«Si
?»
Domandai
girandomi verso di lui, eravamo a metà rampa e se non mi
fossi tenuta al corrimano sarei caduta giù dalle scale, per
via dei suoi occhi erano spettacolari azzurri ma erano non solo azzurri
…
Cazzo
se era magnifico !
«Ti
sembrerà sfacciato, ma mi chiedevo se… mi daresti
il tuo numero, così ti avvertirò di
com’è il CD»
Io
strabuzzai gli occhi, come accadeva di solito a
Willi il coiote quando vede Bip-Bip.
«Ok…
DAVVERO?»
“Che
domande intelligenti che fai !”
Mi
rimproverai,
«Beh
si, se non ti sembra brutto, non sono un maniaco o uno
stalker.»
Gli
sorrisi poi, sul retro del foglietto che della spesa di mia sorella gli
scrissi il mio numero, la mano mi tremava.
«Scusa
ma c’è una mia amica sotto che mi aspetta, devo
andare.»
Dissi,
facendo una smorfia, lui sembrò dispiaciuto poi mi sorrise e
mi salutò con un lieve leggero bacio sulla guancia.
Finii
le scale facendo due gradini alla volta per la felicità.
Per
la prima volta in diciassette anni il 95% della mia mente diceva che
quel ragazzo probabilmente mi avrebbe chiamato,
perché seriamente interessato a me.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Mamma told me not to waste my life
She said spread your wings
my
little butterfly
Don’t let what they say
keep
you up at night
And they can’t detain you
Coz wings are made to fly
And we don’t let nobody
bring
us down
No matter what you say
it
won’t hurt me
Don’t matter if I fall
from
the sky
These wings are made to fly
{Wings
– Little Mix
}
//Honey
POV//
Non
sapevo cosa fare, ero annoiata.
Avevo
provato tutto per distrarmi, persino
ristabilire dell’ordine nella mia caotica camera, non che ci
fossi riuscita
però almeno ora si poteva vedere il pavimento.
Uscì
dalla mia camera per scendere in
cucina, dove ci trovai mamma tutta indaffarata fra padelle e utensili
di cui io
ignoravo sia nomi che funzioni.
Quando
ero annoiata di solito il mio livello di
controllo della fame scendeva in picchiata e inspiegabilmente mi
ritrovare a
trangugiare invenzioni al momento poco salutari come i
Nachos al
formaggio e salsa al cioccolato bianco oppure Nudols con salsa tartare
e
fiocchi d’avena al miele. Diciamo che
quando sono annoiata e ho a
disposizione un intera cucina divento il Gordon Ramsay dei senza tetto.
«Madre,
dammi del cibo!»
Sentenziai
battendo un pugno sull’isolotto al
centro della cucina, lei neppure si girò e
continuò a pelare delle patate.
«Mi
hai sentito? Donna che mi ha messo
al mondo nutrimi…»
Continuai,
lei si girò e mi lanciò un broccolo
bollito addosso, io lo presi in mano e quasi inorridii,
«Mangia,
contiene molte….»
«Mi
vuoi avvelenare ? Perché se fosse così mi
basterebbe mangiare quello che mangia Darren a colazione.»
Mi
madre fece un sorrisetto, mio
malgrado strascicai i piedi per tutta la cucina e
andai a buttare il
broccolo nella pattumiera,
«Ho
capito, in questa famiglia devo fare tutto da
sola, devo provvedere a me stessa –borbottai in malo modo
aprendo il
frigorifero e iniziando a meditarci davanti- ehmmmmmmmmmmm…
»
Passai
ben più di tre minuti in quello stato
catatonico prima che mia madre potesse intervenire.
«Se
ti aspetti che il cibo inizia a ballare ti
conviene chiudere, è solo tempo e energia sprecata
»
Non
c’era nulla che mi invogliava, così chiusi il
frigo e andai a prendere una vaschetta di gelato nel freezer, presi una
ciotola
di vetro e un cucchiaino.
«Honey?
Il gelato a quest’ora ? »
Domandò
lei lanciandomi uno sguardo di fuoco, io
alzai le spalle
«Sono
le cinque … che c’è ?»
«c’è
che mangeremo fra neppure due ore… Se non
mangi il polpettone sta sera ti metto nel forno!»
Mi
minaccio lei con lo sbuccia patate in mano,
non riuscivo a prenderla sul serio con quel cose in mano.
«Oky,
mangerò tutto ma ora vogli il poco salutare
gelato ! »
Le
risposi, trattenendomi a stento dallo
scoppiare a ridere.
«Honey?»
«Si
madre .»
«Non
è che per caso faresti una ciotolina anche
per me?»
Io
scoppiai a ridere, dopo tutte le
raccomandazioni mi veniva a chiedere il gelato ? La solita !
La
piccola reggina del gelato che c’era in
me si rifiutava assolutamente di condividere il
nettare rinfrescante
degl’ideii con estranei (?), sfortunatamente però
ebbe la meglio il mio
cervello altruista,
presi
il mestolo e mise tre palline di gelato
alla vaniglia nella ciotolina e vi infilzai dentro il cucchiaino, poi
lo misi
vicino a mamma e me ne andai via con la confezione e il mestolo .
«
1 kg di gelato e un mestolo ? challenge
accepted !»
Borbottai
a me stessa salendo le scale
per la mia camera, appena entrata priva di grazia mi catapultai sul
letto, dove
il mio gatto Kiwi era appisolato.
Quel
gatto, a detta mia, era uno che aveva capito
tutto dalla vita.
Più
simile ad polpettone con la pelliccia che ad
altro, era riuscito a trovare delle persone talmente ingenue da essere
rimaste
imbambolate dalla sua dolcezza infantile, prender piede
all’interno della
famiglia e far si che essi provvedessero costantemente al suo fa
bisogno.
Un
genio del crimine .
Da
che ne avessi memoria non lo avevo mai visto
fare attività da gatti, non camminava al
suo posto rotolava per le
stanze in cerca di cibo.
Presi
una mestolata di gelato e finché era
possibile cercai di farla entrare nella mia spelonca.
Proprio
in quell’istante il mio cordless scuillò,
scattai e lo presi dal comodino per portarmelo all’orecchio.
«Cunque
tu scia, umagno, aliegno o schimia
… -ingoiai un po’ di gelato per
poi ritornare a parlare- Stai
disturbando il mio noioso stuzzichino delle cinque, capito ? Addio
!»
Terminai
con in bocca il mestolo, sentii una
risata che avrei riconosciuto fra migliaia.
«Aspetta
Heart, per te posso anche fare
un’eccezione »
Dissi
sorridendo al vuoto,
«Ma
quanta gentilezza, stai trangugiando zuccheri
come una donna incinta o cosa?? »
Mi
domandò lei con tono evidentemente di scherno,
io sbuffai e chiusi la confezione e la riposi sul comodino accanto al
letto,
«Sisi,
che mi racconti ??»
Le domandai
io, chiudendo
il discorso , mi infastidiva parlare con lei di cibo, lei era
così magra che
non doveva neppure controllarsi nel mangiare, mentre io ero costretta a
mantenermi in forma correndo e facendo attività fisica per
evitare che
aumentassero i chili di troppo.
«Nulla
di che, ansi si c’è qualcosa che non ti ho
detto …»
Io
impallidii,
“come
poteva tenermi all’oscuro di qualcosa, ero
o non ero la sua migliore amici ?”
«Oggi,
sai quando nel negozio di CD ci siamo
separate ho incontrato un ragazzo meraviglioso, ci siamo scambiati i
numeri
e… MI HA GIÀ RICHIAMATA E MI
HA CHIESTO SE QUESTO SABTO SERA SONO
LIBERA, ANDREMO AL BOWLING !! »
Esclamò
lei, tutta su di giri, io ero irritata,
come aveva potuto non dirmi una cosa di quel
genere, io
dell’incontro con il bel biondo glie ne avevo parlato appena
ne avevo avuto
l’opportunità.
Lei
aveva avuto tutto il tempo che voleva per
dirmelo, e invece no ha preferito
farmi aspettare come
sono avesse molta importanza.
«AH,
perché non me lo hai detto oggi scusa ?»
Le
domandai con tono freddo, di sicuro si stava
torturando una ciocca di capelli ramati non sapendo che dire…
«UHM,
non so, credo che…»
Balbetto,
non la feci neppure finire che la
congedai,
«Che
ti costava dirmelo, mica sono un
estraneo. Devo andare scusa mio fratello mi sta
chiamando. CIAO! »
Mentii
spudoratamente e le attaccai in faccia,
era da un po’ di tempo che si comportava in modo
diverso, faceva la
fredda e la distaccata.
Non
mi confidava i segreti, preferiva tenere il
muso e era perennemente cofusa.
Possibile
che in due giorni fosse cambiata così ?
Nono…
Ero
io, sicuratamene, che esageravo come sempre,
dovevo richiamarla e chiederle scusa, poi
l’idea che tutte e due
avessimo trovato il principe azzurro mi piaceva da morire.
Come
si chiamava il mio, a proposito ?
Liam,
Neal ?? Il mio problema nel ricordare i
nomi era ormai risaputo e in questo caso non giocava a mio favore .
Le
avrei chiesto scusa il giorno dopo, solo
in quel momento però mi venne in mente che il giorno dopo
sarebbe iniziata la
scuola.
“OKY,
DIO CHE CAZZO MI METTO DOMANI ?!”
Aprii
le ante del mio armadio, era abbastanza
grande e stracolmo di abiti di ogni tipo, ma casualmente ogni volta che
lo
aprivo non riuscivo a trovare nulla che mi piacesse.
Nessuna
eccezione per quel giorno, come
mi solito il primo giorno di scuola non
mi piaceva agghindarmi come un albero di natale, o come fosse un giorno
importante.
Anche
se secondo la mia opinione agghindarsi era
indossare vestitini succinti con fiorellini qua e la, come se si
dovesse andare
a messa, nel pensare ciò ebbi un’illuminazione.
Aprii
un cassetto e vi tirai fuori una maglietta
bianca con una croce leopardata al centro, ci abbinai dei pantaloni
color beige
scuro, dalla scarpiera presi degli anfibi traslucidi rossi.
Misi
i vestiti sulla sedia davanti alla scrivania
e andai a prendere l’acetone e lo smalto,
scelsi un rosso forte simile a quello delle scarpe e
inizia a
mettermelo, con calma seduta sul letto, mi sentivo in colpa per come
avevo
parlato con Heart, mi ero comportata da stronza egocentrica del momento.
Perciò
dopo essermi passata sulle unghie lo
smalto, presi il cordless, facendo attenzione di non graffiarlo composi
il
numero della mia rossa, il telefono fece qualche squillo, prima che la
voce
trillante di Catherine mi rispose.
«Pronto?»
«Cat,
sono io Honey, che mi passi Bonnie?»
Domandai,
io e Cat eravamo in buoni rapporti,
anche se la vedevo di rado quelle poche volte ci fermavamo a parlare
per ore,
le solitamente mi parlava della sua perfetta relazione con il suo
compagno di
stanza Noha, un vero principe azzurro mente io le parlavo del belloccio
di
turno.
«è
su a fare i compiti credo, le dico di
rispondere sopra. Ciao.»
Disse
lei cordialmente, sicuramente la avevo
interrotta mentre stava preparando la sua scheda d’ammissione
al college, Heart
me ne aveva parlato mentre
ritornavamo a
casa.
Dovetti
aspettare qualche secondo, prima che la
calda e dolce voce di Bonnie mi rispondesse,
«Che
c’è ?»
Mi
domandò con tono lievemente incazzato, non
affatto da lei,
«Chiederti
scusa, mi perdoni ginger girl ?»
Feci
la vocina da Stich che amava tanto, sentii
un gran sospiro dall’altra parte, segno che stava meditando
sulla gravità della
mia pena.
«Ok,
ma …Devi aiutarmi a scegliere cosa mettermi
domani!»
Sentenziò
lei felice, io alzai gli occhi al celo,
era un’impresa snervante per me poiché i nostri
gusti in fatto di arte e
abbigliamento erano completamente diversi , facilmente paragonabili
all’acqua e
il fuoco.
«Devo
proprio?»
Domandai
io sbuffando, lei fece uno strano verso
poi la sentii buttarsi sul letto.
«Scusa
vuoi o no il mio perdono ufficiale? Guarda
che non mi basta la vocina da Stich»
Mi
ammonì lei,
dovetti per forza acconsentire, di mala voglia ma comunque
acconsentii.
Decidemmo
di vederci via Webcam, come facevamo i
sabati in cui non potevamo prepararci assieme per uscire, accesi il
portatile
ed entrai su Skype dove con un po’ di fatica, visto che la
mia connessione era
molto precaria, accesi una video chat con Heart.
Dopo
ben un ora di scarti e imprecazioni poiché
la mia connessione andava a scatti trovammo il vestito adatto, se da una parte io odiavo
indossare abiti
eleganti Bonnie adorava gli abiti a balze ricoperti di fiorellini.
Decise
di indossare un abitino di Hollister
bianco con fiorellini colorati al ginocchio,
con delle ballerine crema una cintura del medesimo colore
sotto il seno,
alle orecchie due orecchini con il simbolo di Chanel e un ciondolo con
un
fiocchetto nero.
«Ora
che abbiamo finito, parliamo di qualcosa di
più importante… scusa te lo potevo anche dire del
bel ragazzo solo che ero
ancora scioccata, calcola che lui è castankjovf»
E
il segnale per l’ennesima volta era andato a
puttane, diedi un botta al modem, l’immagine si
bloccò per poter poi diventare
criptata, imprecai sommessamente.
«opdfn
ha gli occhi cklkor mardgnkl.»
Quelle
furono le ultime parole che sentii prima
che ci fosse un black out del PC.
Presi
il palmare dalla tasca dei pantaloni e
scrissi un messaggio a Heart,
“Scusa,
ma il
modem è morto comunque bello castano occhi color mare,
dev’essere un gran
figaccione. Sentiamoci domani a scuola io ho già
l’orario e ho Biologia,
Inglese, Inglese, Fisica, Matematica e Storia. Te? XX.- Honey”
“Mate,
Geo,
Storia, Inglese e Storia, solo un’ora in comune che pizza.
Comunque guarda che
non è castano, poi domani ti dico. XX- Bonnie”
«CORRI
DEFICIENTE, HO FAME.»
Il
mio fratellino, iniziò a sbraitare contro la
mia porta chiusa.
Spensi
la luce e andai a mangiare, anche se non
avevo molta fame visto che avevo ancora sullo stomaco le palate di
gelato di
poco prima.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
So what, we get drunk
So what, we smoke weed
We’re just having fun
We don’t care who sees
So what, we go out
That’s how it’s supposed to be
Living young and wild and free
Uh, Uh uhm
So what, I keep ‘em rolled up
Saggin’ my pants,
not caring what I show
Keep it real with my n-ggas
Keep it player for the hoes
And look clean dont it?
Washed it the other day,
watch how you lean on it
Give me some 501s jeans on and
Roll joints bigger
than
King Kong’s fingers
And smoke them hoes
down ’till they stingers
You a class clown and
if I skip for the day
I’m with you bitch smokin’ grade A
{Young Wilde
Free – Snoop Dog}
//Bonnie
POV//
La
sveglia che era situate sul mio comodino trillo
precisamente alle 7,00
, mi destai dai
miei candidi sogni per buttami a capo fitto in un nuovo anno
scolastico, pieno
di stress e alter vagonate di stress.
I
miei capelli rosso bronzo erano sparpagliati sul cuscino,
come se non mi appartenessero per quanto lunghi, nell’aria
c’era un invitante
odore di toast e
bacon, feci
scivolare i miei piedi nudi giù dall’etto
.
Rabbrividii
non appena il freddo Londinese venne a contatto
con la mia pelle calda, ma mi feci forza infilai i piedi
all’interno delle mie
pantofole e andai ad aprire le ante della finestra, l’intera
stanza venne
inondata dai tiepidi raggi del sole, non ancora pienamente alto nel
cielo.
Mi
stiracchiai e feci un gran sbadiglio, andai in bagno
strascicano i piedi e
quando vi uscii
ero bella pimpante e profumata.
La
cosa che più amavo della mattina, oltre alla colazione era
la doccia calda, era in grado di farmi destare dal mio totale stato
catatonico,
presi i vestiti che avevo concordato con Raven, sud un omino infatti
era ben
steso un bel vestitino bianco a fiori che arrivava a poco
più in su del
ginocchio, scendeva largo sui fianchi ma mi fasciava leggermente sul
seno.
Per prima cosa mi misi
della biancheria color carne, poi i collant del medesimo colore delle
mie
gambe e il vestito
ai piedi delle
ballerine color crema che riportavano ai colori del vestito, dal porta
gioie
tirai fuori un ciondolo a forma di fiocchettino nero laccato, e degli
orecchini
d’oro con le due C di Chanel.
Mi
misi all’anulare un anello con una grande pietra viola che
faceva risaltare il mio smalto rosa antico, mi allacciai alla vita una
cintura
del medesimo colore delle scarpe e come tocco finale presi la mi pocket
a
fiorellini azzurro sbiadito.
Mi
mancava solo il trucco e i capelli, decisi di farmi i
boccoli col ferro e definirli appena appena con la spuma, ma non molta
perché
non volevo appesantirli, mi truccai lievemente misi
del correttore un po’ di fondotinta del blash
e delle mascara lelabbra le tinsi lievemente del rossetto di Chanel
color rosa
antico.
Scesi
le scale e mi diressi in sala da pranzo,
la tavola era imbandita di varie leccornie
tutti i posti a tavola erano apparecchiati e al centro della tavola
dominava
una grande composizione floreale composta da Iris e Rose perla, che
facevano
risaltare la carta da parati avorio con i rifini menti in legno alti un
metro.
Sul
piatto davanti al mio posto c’era una rosa che faceva da
porta carte a un biglietto, lo presi con l’elegante
calligrafia di mia madre
c’era scritto:
“Amore,
ho detto a Quanita di preparati la colazione prima
oggi, io e tuo padre torneremo
a
casa verso le 9:45 , nonna ha insistito molto a finché
restassimo, ti auguriamo buona fortuna amore .
E
anche buona colazione. **
Mamma
e Papà “
Notai
che la carta era gialla e che il biglietto non era
stato scritto a mano, ma bensì era un semplice fax, sbuffai
sommessamente
accartocciai il pezzo di carta e mi versai un bicchiere di succo
d’ananas in un
bicchiere di cristallo, presi una fetta biscottata e in fretta e furia
trangugiai tutto, prima uscire andai in cucina.
Dove
Quanita, la nostra donna delle pulizie, era tutta
affaccendata fra teglie di croissant appena sfornati e marmellate in
ebollizione, nel
mio mediocre spagnolo
la ringraziai della cortesia e le diedi un bacio sulla guancia prima di
defilare e correre a prendere l’autobus.
Arrivata
a scuola, rivi le facce di tutti i miei vecchi
compagni di classe, fra tutte quelle teste spiccava quella del mio
amico Harry,
il quale però stava animatamente parlando con i suoi amici
Louis, Zayn e Liam .
Quei
quattro assieme erano un uragano, inarrestabili e anche
irresistibili e ammeto con sincerità di aver avuto in
passato una gran cotta
per il Pakistano Zayn.
Zayn
era fra loro il più sexy, anche il più donnaiolo
aveva
una grande fame in tutta la scuola come casanova e dongiovanni , alto,
atletico,
moro, occhi ambrati, labbra seducenti e carnose, lineamenti forti e
mascolini,
sguardo tenebroso, uno che se ne sta per le sue ma che con le ragazze
diventa
affabile e cortese.
Non
scaricava le ragazze come sacchi in una discarica, le sue
relazioni non duravano più di due settimane e strano a dirsi
lui puntava le
ragazze che non portavano conne inguinali o che la davano al primo che
passava.
Tutto
il contrario di Harry, per certi versi, castano,
riccio indomabile, occhi verdi, labbra
carnose, alto, fisico nella media, latin lover, simpatico e spigliato
con le
ragazze, ma farfallone fino al midollo.
Aveva
la fama di uno che ne cambiava al giorno, la maggior
parte erano bionde oche che per truccarsi andavano in Umpa Landia .
Louis
era il più grande frequentava pe la seconda volta
l’ultimo anno ed era il migliore amico perfetto, sempre
disponibile, carino,
coccoloso, in grado di farti sentire speciale in sua compagnia eri
sicuro che
pima o poi ti potevi spanciare dalle risate.
Anche
fisicamente non era affatto male, eletto dalla ragazze
della scuola Mr. Culetto D’Oro pe tre anni consecutivi, occhi
azzurri cielo,
capelli castani perennemente scompigliati, non molto alto, ma ben
piazzato
fiscalmente e sorriso abbagliante era perfetto… Quasi quanto
la sua storica
ragazza Eleanor.
Liam,
in fine, era il ragazzo più dolce ed altruistico che
avessi mai conosciuto, sempre disposto a combattere per le cause degli
altri,
sorrideva sempre e anche se aveva dei complessi più che
bizzarri era in grado
di farti tornare bambino con i suoi discorsi, ma era anche
un’ottima spalla su
cui piangere , era responsabile e anche il più maturo del
gruppo.
Anche
lui non era affatto male, castano biondo, occhi
nocciola, un’irresistibile voglia sull’incavo del
collo, tratti decisi ma
eleganti, sorriso cordiale ma anche lui come Louis aveva una ragazza
quasi
perfetta di nome Sirya, ma fra i due c’era un continuo
tira e molla.
JACQUELYNROSS
HIGH SCHOOL, era
la migliore scuola pubblica di
tutta Kensinghton ,
avevamo oltre alle
attrezzature standard
avevamo un
planetario, classi per ogni tipo di corso dalle arti sceniche ai giochi
di
ruolo.
«Heart
!»
Ed
eccola,
mancava solo lei, se la mia vita fosse stata un film l’entrata in scena della mia
migliore amica sarebbe
stata caratterizzata da un bel rallenti, in cui tutti si giravano al
suo
passaggio tutti che le sbavavano addosso e le morivano dietro le che
camminava
in slow motion i capelli castano scuro che ondeggiavano ad ogni passo,
i maschi
che le fissavano il seno compresso nella maglietta e
l’effetto del pushup dei
pantaloni .
Indossava
una
maglietta bianca con una croce in mezzo leopardata, dei pantaloni beige
scuro,
degli anfibi rosso elettrico, un cappellino del medesimo colore con su
scritto
“I Love Weed” ma la parola weed era stata
sostituita una foglia di erba.
Potava
degli
orecchini d’oro a forma di zanna e un ciondolo che le
arrivava fin sotto il
seno che raffigurava una di quelle vecchie bici con una ruota grande e
l’altra
più piccola, all’indice
portava un anellino
con una piccola croce d’oro mentre all’anulare
dell’altra mano un anellino
d’argento con incastonato un piccolo diamante, gli occhi
erano coperti da dei
Ray-Ban vecchio stile con la montatura marroncina e fine, a tracolla
potava
una borsa con la
parte davanti che
ricordava il manto di una giraffa, le unghie rosse spiccavano quasi
quanto il
rossetto.
Camminava
decisa, alcune ragazze la salutavano e a loro faceva un beve cenno con
il
mento, mentre ai ragazzi che la salutavano faceva ampi sorrisi, le
piaceva
stare al centro dell’attenzione era nata per quello infatti
era quello che le
veniva meglio .
«Raven
!»
Le
risposi andandole in contro, era raggiante e anche io lo ero come
d’altronde goni volta che ci vedevamo,
quella
era il bello di essere migliori amiche, essere sempre felice di
vedersi l’un l’altro.
«Sono
quasi
invidiosa delle tue gambe ! Sei bellissima.»
Ammise
lei stringendomi in un caloroso abbraccio , lei invidiosa di
me? Se un mia cosa
era come due delle
sue, solo le si capisce.
Prima
di entrare parlammo del più e del meno, poi la campanella
suonò ed
entrammo tutti dentro, notai una strana testa bionda ma non ci feci
molto caso,
Raven mi stava raccontando uno dei suoi strampalati sogni che a detta
della sua
presunta nonna veggente erano veritieri.
Poi
quando lo sciame di ragazzini diminuì, rividi quella testa
bionda e
quando si girò ebbi una conferma a tutte le mie supposizioni
e così
accompagnata dalla castana mi avvicinai a lui e sia io che Raven
esordimmo .
«BIONDO?!»
«NIALL?!»
Poi
entrambe ci girammo a guardarci con fronte aggrottata e mascella
spalancata.
«LO
CONOSCI ??»
Ci
domandammo a mò di stereo,
«SI,
LUI è IL
RAGAZZO CHE TI DICEVO!»
«SI,
LUI è IL
RAGAZZO DEI CD!»
Spalancammo
gli occhi increduli per poi girarci verso il biondino,
dall’aria più smarrita.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
But I won't hesitate
no more, no more
It cannot wait, I'm yours
Well open up your mind
and see like me
Open up your plans
and damn, you're free
Look into your heart
and you'll find love love love love
Listen to the music of the moment
people dance and sing
We're just one big family
And it's our God-forsaken right
to be loved loved loved loved loved.
{I’m Yours –
Jason Mraz }
//Honey
POV//
Mi
rotolai nel letto, fino ad assumere le sembianze di un
mastodontico involtino
primavera,
«BABBANA
SVEGLIATI !»
Sentii
dei grandi colpi alla parto, le opzioni erano due, o
un gruppo di vichinghi armati di un ariete volevano buttare
giù la porta della
mia camera o il demente che dovevo chiamare fratello voleva passare il
resto
della sua vita su una carrozzina come la tipa di Heidi
Anche
se avrei preferito un l’idea dei vichinghi, avevo la
piena consapevolezza che si trattava della seconda opzione,
perciò con la
grazia di un ippopotamo con i tacchi a spelli cercai di srotolarmi dalla trappola mortale che mi
ero costruita, ma
riuscii solo a buttarmi a pesce giù dal letto facendomi un
gran male.
Fortunatamente
i tre strani di coperte che mi ricoprivano
avevano attutito la caduta, anche se ero sicura che mi si sarebbe
potuto venire
un ematoma al cervello per via della craniata che avevo dato sulla
moquette.
Dietro
la porta mio fratello continuava a sbraitare come un
forsennato e a battere con tutta la sua forza i pugni sulla porta, io
lentamente mi alzai e con il mio bel pigiamino andai ad aprire la porta
con l’intento
di uccidere quel disturbato mentale quando aprii lui non se ne accorse
perciò
bussò ancora due volta me questa volta sulla mia pancia, mi
fece male perché non
avevo indurito gli
addominali, perciò mi
piegai dal dolore mentre mio fratello si schiantava dalla risate, dopo
essermi
ripresa lo guardai con sguardo truce e inspiegabilmente
iniziò a correre per il
corridoio io lo rincorsi e non ci misi molto a bloccarlo.
«Piccolo
disturbato mentale, vuoi vedere che ora sono io che ti faccio venire un
ematoma
al cervello, anzi a forza di craniate contro le pareti te la riapro la
fontanella, mica no!»
Lo
alzai dal
colletto del suo pigiama blu con gli astronauti , si dimenava come un
porcellino
«MAAAAMMMAAAA!»
Urlò con tutto il
fiato che aveva nei
polmoni io guardai
le scale nel caso
nostra madre stesse arrivando e poi Darren, Lo alzai da terra quanto
bastava
per poi farlo cadere con un sonoro “BOOM”.
Poi
andai a lavarmi i denti, ero in ritardo perciò feci tutto
troppo velocemente mentre mi infilavo la maglietta costringevo i miei
piedi
nudi dentro gli anfibi, saltellai giù per le scale
aggiustandomi i pantaloni e
il cappello.
In
cucina c’era mio padre che come sempre sorseggiava il suo
caffè amaro leggendo le curiosità della borsa sul
giornale, mia madre che
cucinava i pan cake con lo sciroppo, il bacon croccante e le uova al
tegamino.
Stampai
un bacio ad entrambi, affondai i denti in una fette
di pane tostano imburrato con sopra del prosciutto e
dell’uovo buttai
tutto giù con una grande sorsata di
spremuta e mentre uscivo di casa tenevo penzoloni tre pan cake.
«Fao
a futti !»
Esclamai
chiudendomi la porta alle spalle, riuscii comunque a
sentire mia madre che mi urlava una delle sue solite raccomandazioni
del tipo “non
calpestare il prato” e uno dei tipici grugniti dio padre
traducibili con un “
ti voglio bene tesoro e fai la brava a scuola!”
Non
avendo ne una macchina che un motorino mi toccò andare a
piedi, più che a piedi di corsa, mangiavo i pan cake mentre
correvo e ogni
tanto inciampavo fra i miei piedi, dopo un quarto d’ora
arrivai a scuola, erano
tutti in pieno fermento.
La
struttura era in mattoni rossi e dopo un grande e spazioso
parcheggio e un cancello nero con ai lati un muretto in mattoncini alto
poco
più di un metro costeggiato da un’inferita nera su
cui si appoggiava una siepe
ben curata si poteva entrare nel giardino scolastico.
Una
grande piazzetta fatti di sampietrini messi su tutto il
livello faceva da pavimento la scalinata di marmo ricordava i grandi
gorgoni
affissi al tetto, il grande giardino verdeggiante assumeva diverse
tonalità di
verde in base alle zone n lontananza si scorgeva la struttura
trasparente dell’aula
di botanica.
Le
panchine erano occupate da gruppi di ragazzi affaccendati
nel salutarsi con enfasi o a chiacchierare animatamente, la scuola era
popolata
da quasi 1/3 della popolazione perciò anche se lo spazio era
grande il primo
giorno eravamo ammassati ovunque con le nostre ipotetiche comitive.
Dopo
aver varcato il cancello, molti si girarono a salutarmi
tra cui anche Emmet, Andrew e Scott tre miei storici ragazzi i quali si
comportavano ancora come miei cari amici dopo avermi tradita con una
delle
tante cheerleader di turno.
Il
gruppo delle fighette della scuola si girò e fintamente
amichevole mi salutarono con talmente enfasi che dovetti trattenermi
dal
mandarle tutte a quel paese, poi
venni
invasa dai calorosi saluti dei miei amici nerd erano uno più
impacciato dell’altro
ma li adoravo.
Mentre
camminavo con disinvoltura scossi appena i capelli
castano scuro e feci un gran sorriso, preciso che io non me la sono mai
tirata
come ragazza avvolte però non riuscivo a rinunciare alla
tentazione di attirare
l’attenzione della gente, questo era dato dal fatto che ero
molto competitiva.
In
mezzo a quelle chiome brunette, more e bionde intravidi la
fluente chioma bronzea della mia amica la quale mi dava le spalle,
indossava il
vestitino che le avevo consigliato il giorno prima e sembrava esserle
stato
cucito sopra.
«Heart!»
Urali
per attirare la sua attenzione, lei si girò di scatto e
mentre altre persone mi continuavano a salutare e io la raggiungevo
camminando
normalmente rimase qualche secondo imbambolata a guadarmi .
«Raven»
Mi
rispose quanto ormai le ero davanti, io sorrisi e la
abbracciai con enfasi, quel vestitino le metteva in risalto le lunghe
gambe
pallide, gli dissi che la invidiavo e lei rimase quasi di stucco a
quell’affermazione,
come sempre nessun miglioramento nel campo autostima.
Forse
il ragazzo di cui mi aveva parlato l’avrebbe aiutata,
nel pensare ciò mi ricordai che il mio di ragazzo mi aveva
messaggiato la sera
durante la cena chiedendomi come stavo .
Lo
avevo persino sognato, lui ed io che parlavamo poi
arrivava una ragazza ma non la riuscivo a vedere veramente che si
metteva dall’altra
parte e lui che parlava sia con me che con ei contemporaneamente,
enigmatico ma
non trovavo nulla di riconducibile alla vita reale .
Colsi
l’occasione per raccontarle il sogno, lei come sempre
mi ascoltava e dopo il suono della prima campanella entrammo a
sistemare i libi
negli armadietti mentre
le stavo
parlando d’un tratto mi trascinò per un braccio
fra l’orda inferocita di
ragazzi intenti a non arrivare in ritardo alla prima ora rimasi
spiazzata e non
riuscii a contrastarla.
Ci
fermammo davanti ad un ragazzo biondo intento a mettere i
libri nell’armadietto, di primo acchito non lo riconobbi poi
guardandolo meglio…
«BIONDO
!»
«NIALL
!»
Esclamammo
all’unisono io e la rossa poi ci girammo l’una
verso l’altra
e come una di quelle sitcom americane di serie C
ci
facemmo la fatidica domanda.
«LO
CONOSCI ??»
«SI,
LUI è IL
RAGAZZO CHE TI DICEVO!»
«SI,
LUI è IL
RAGAZZO DEI CD!»
Io
non dissi
nulla, ci guardammo per qualche secondo prima che l’una
furiosa nei confronti
dell’altra corressimo ogni nella propria aula, lasciando il
biondino sbigottito
e inerme
//4
ore dopo//
Ero
lievemente irrequieta, tamburellavo
freneticamente le dita contro il pacchetto
di carta che conteneva il panino che avevo comprato alla mensa
scolastica, lo
stomaco mi si era chiuso e non riuscivo a far altro che a pensare a la
spiacevole situazione in cui ci eravamo messe, vidi la mia amica
varcare le
porte a vetri della mensa con fra le mani un piattino con una fetta di
piazza coperta
da fazzolettini di carta.
Presi
la mia amica per un braccio e la portai con me in
bagno, lei non si oppose minimamente al mio volere, entrate nel bel
bagno
pulito si andò a prendere una lastra di legno e la
posizionò sopra la tavoletta
del gabinetto centrale e ci si sedette sopra io facevo avanti indietro
percorrendo con grandi falcate il grande bagno,
«Quindi…»
Dissi
a bassa voce, lei mi guardava con occhio truce,
«Quindi
cosa?»
Domandò
addentando con rabbia la unta della pizza, io non le
risposi ma continuai a camminare
«Quindi
è
successo che, su tutti i ragazzi biondi del pianeta noi due ci siamo
prese una
sbandata per lo stesso- feci una risatina isterica per poi proseguire-
E credo
che sia superficiale dire che non litigheremo per lui e nessuno lo
avrà e che è
non metteremo in bilico la nostra amicizia per un ragazzo. ORA!
Cambiamo
discorso, non trovi che la Cooper si ingras... »
Lei
fece un si
lieve con la testa un po’ dubbiosa, poi si alzò di
scatto e uscì dal bagno
buttando nel cassonetto i ¾ della sua pizza.
«Scusa
me
dovevo andare da Harry, glie lo avevo promesso a biologia.»
Disse
prima di
uscire dal bagno e andare nell’aria fumatori, rimase sorpresa
me ne rimasi li
in piedi ferma e sola fino a che non suonò la campanella
dell’ultima ora.
Storia
non fu
mai cosi noiosa, il professore Nolegh da noi ribattezzato BBC non faceva altro che fare
il finto
simpaticone per mortificarci e punirci per esserci fatti tutti
promuovere l’anno
prima, negandogli la bellezza di ripetere di nuovo il programma di
4°, un po’
contorto come ragionamento ma d’altronde chi è che
lo capisce quello.
La
mia amica
era seduta accanto al suo odioso amico riccio, lui le sbavava dietro da
sempre
ma lei non se ne era mai accorta e nessuno le voleva smontare il sogno,
a detta
mia lui era antipatico ma si credeva spiritoso era montato e un
donnaiolo e poi
passava il suo tempo con quel branco di uomini scimmia dei suoi amici
la cui
unica ossessione era la patata.
Accanto
a me
era seduto il Pakistano o rinominato da me Kamikaze, lui faceva parte
del
gruppo di Styles e come tutta l’allegra combriccola dei 4
malati terminali di
patata mi stava un po’ sulle palle.
Mentre
il prof
stava facendo domande a tutti riguardo a ciò che avevano
fatto durante le vacanze
il kamikaze mi passò un bigliettino appallottolato, io lo
aprii con sospetto per
paura fosse una bomba che ne sapevo !
Sul
bigliettino
c’erano disegnate delle tette con la sua calligrafia aveva
scritto:
“Cicci,
vuoi cacciarti nei pasticci ? :D”
Mi
girai a guardarlo sconcertata, lui sorrideva malizioso,
«Davvero
dopo
oltre 2 millenni di evoluzione hai scritto questo? “Cicci,
vuoi cacciarti nei
pasticci “. Sinceramente dimmelo, mi stai prendendo pe il
culo ?»
Domandai,
lui si preparò a formulare una risposta priva del
ben che minimo pudore ma io lo fermai.
«Taci,
prima
che possa iniziare a picchiarti con
“L’evoluzione” di Darwin. »
Mi
girai e lanciai il bigliettino alla mia amica, la quale
sorrise nel leggere il biglietto, poi aggrottando la fronte mi fece
capire la
domanda, chi era il mittente.
Io
indicai con la testa il ragazzo accanto a me e con il
labiale le dissi,
«From
Pakistan
with love !»
Lei
si trattenne dallo scoppiare a ridere, al che il prof ci
fece una bella strigilata ad entrambe, per lo meno ora sapevo che non
era arrabbiata
con me anche se
prima mi era sorto il
dubbio.
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