Cenerentola, secolo XXI

di Kimera_96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ambientazione e personaggi (alcuni) ***
Capitolo 2: *** II - Carattere e particolarità del personaggio principale e altri personaggi [capitolo di transizione] ***



Capitolo 1
*** Ambientazione e personaggi (alcuni) ***


Cenerentola, secolo XXI

 

Ambientazione e personaggi (alcuni)

“Non se ne parla nemmeno! Sei un punizione, di uscire te lo puoi scordare.” Lo dice mentre  cerca i gioielli da abbinare al vestito elegante e scollato. Nello specchio le due figure riflesse creano uno strano contrasto.
Già, io sembro una pazza in cura psichiatrica.
Si sistema i capelli biondo scuri, riavviando quello che dovrebbe essere un tuppo approssimato, con ciuffi che escono da tutte le parti. La maglia larga e usurata si alza a rivelare i corti pantaloncini jeans. Ad assicurarle l’appellativo di malata terminale è lo sguardo: stanco, abbattuto e annoiato.
La signora Agnese però non aveva finito il suo discorso.
“Per non dire che in quei giorni non potrei nemmeno accompagnarti: le piccole sono state invitate a passare la notte a casa della loro amichetta in campagna, insieme ad altre bambine della classe.”
Si muove verso il bagno zampettando a causa dell’abito stretto alle ginocchia, costringendola a seguirla mentre continuava il suo monologo. Ora comincia a coprirsi la faccia di fard, esageratamente.
“La mamma della bimba, per altro, ha proposto di riunirci per un thè, noi madri, per conoscerci meglio nello stesso pomeriggio. E poi ordineremo delle pizze per noi e le ragazzine.”
Adesso era partita a cercare le scarpe alte, quelle che danno le vertigini a guardarle. Una sotto il letto, l’atra vicino alla porta della stanza in disordine.
“Farò tardi, quindi. Per le piccole questo è un momento delicato della loro crescita, hanno bisogno di confidarsi con coetanee. A te stare un po’ a casa non ti farà certo male e vedi di riflettere sulle tue azioni.”
Già. Non vale nemmeno la pena di protestare: loro avevano bisogno di confidarsi, di parlare con le amichette.
Avevano otto anni le dolci gemelline, che avevano il cellulare e facevano a turno per occupare la telefono di casa giusto negli spazzi di tempo libero che aveva dallo studio, che facevano sport e andavano a ogni singolo invito che veniva loro proposto. Tanto la loro mamma le avrebbe accompagnate persino sulla luna per garantire il loro “spazio ludico”.
La loro mamma che si stava preparando per uscire, lasciando in sua custodia i teneri angioletti che si trovava per figlie.
Cercava marito, di nuovo.
Si era sposata con papà non molto dopo che la mamma se ne andasse, e non molto prima che lui la raggiungesse.
Da figlia unica e con due amati genitori, la ragazza si era ritrovata a quattordici anni a fare la sorella maggiore e le pulizie di casa con una matrigna tutta indaffarata nei molteplici lavori che svolgeva per sbarcare il lunario, garantire una vita da favola alle sue orchessine –come le amava definire lei-  e cercare un marito che potesse provvedere ad aiutarla nel sostentamento della famiglia.
Una famiglia nel quale lei si sentiva ormai estranea, ultimo petalo di un fiore ormai quasi appassito, che si teneva aggrappato alla realtà solo da un sottile stelo: la sua amata zia un po’ stravagante, sorella di suo padre.
La vedeva sempre meno spesso perché alla nuova padrona di casa non piaceva. L’aveva sentita parlare di lei al telefono con una sua amica d’ufficio.
“…Ti giuro quella donna mi guarda in modo inquietante e cerca sempre di ficcanasare in quello che faccio. Una volta si è persino permessa di giudicare come ritengo giusto trattare la mia figliastra! Dovrebbe innanzi tutto guardarsi lei come si veste e come si comporta!”
Come se sua zia fosse un’anziana puzzolente!
Rachele ha trent’anni da poco e vestiva in modo originale, seguendo uno stile tutto suo che prendeva ispirazione dalle forme orientali, con stoffe dai colori vivaci ma mai troppo accesi. E’ effervescente di carattere, con una luce le brillava dentro.
Lei la adorava.
Forse si sentiva affine a lei perché aveva perso presto i genitori, più o meno alla sua stessa età. I nonni erano già avanti con gli anni quando l’avevano avuta.
“Mi ascolti?! L’acqua è sul fuoco e le bimbe devono essere al letto per le nove al massimo, non ti voglio trovare alzata quando torno altrimenti puoi star certa che la tua punizione non passerà tanto in fretta! AMORI MIEIII!!”
Eccolo il momento cruciale prima di uscire, meglio ancorarsi al muro per non essere travolti.
Si catapultano giù come una valanga chiassosa, pur essendo due sole bambine, sommergendo la cara mammina di frigna e capricci perché una aveva giocato con i pupazzi dell’altra e riempendosi a vicenda di insulti infantili, urlandosi addosso.
La signora Agnese, da brava educatrice, senza degnarsi nemmeno di suggeriredi smettere di gridare, acchiappa la prima smaccandole l’impronta del rossetto acceso sulla fronte.
“Buonanotte, Any. Fai sogni d’oro, ci vediamo domani.”
Acchiappa la seconda stampandole un bacio sulla guancia paffutella.
“Sogni d’oro anche a te, Genny.”
Un rapido “Vi voglio bene tesori miei!” e ha infilato la porta con la giacca e la borsetta sotto braccio.
 
Non c’era tattica più vincente per avere un po’ di pace che fare mangiare quei diavoli con il televisore acceso, pena urla e proteste che la ragazza neanche con il suo polso di ferro era riuscita mai smontare.
Appollaiata sulla poltrona un po’ in disparte e con la musica sparata nelle morbide cuffie (regalo delle sue migliori amiche per i diciassette anni, qualche mese fa) che le coprivano le orecchie e le dita che scivolavano sulla tastiera del portatile (regalo di suo padre qualche anno prima che…) scrive il suo diario elettronico che teneva gelosamente sotto password, si era estraniata da quel posto e dalle orchessine che si erano addobbate a principesse per il film della serata.
Notifica da facebook: A Rachele Fabrizi piace Danza del ventre.
Le sfugge un sorrisetto sulle labbra morbide, eccolo là il motivo del castigo di cui, tra l’altro, non si era affatto pentita… forse.
 
Lo scorso martedì pomeriggio stava impazzendo in quello sputo di condominio, non riusciva a respirare. Così aveva mandato un messaggio alla sua preferita, nonché unica, zia.
-Ti prego vienimi a salvare! Sto soffocando in questo posto!
Le aveva risposto con dopo trenta secondi netti.
-Chi c’è a casa?
-Nessuno. Le orchessine sono a danza, la signora  Agnese è a lavoro.
-Passo a prenderti tra un quarto d’ora al massimo. Ti porto alla mia palestra ;)
E così aveva abbandonato la casa claustrofobica, piena di ricordi bellissimi, angoscianti e tristi per andare a scoprire un favoloso mondo di sonagli e sinuosi ancheggiamenti.
Era stato uno dei più belli pomeriggi della sua vita.
Peccato che la cara Agnese dopo la spesa, invece di andare a prendere le bimbe, era passata da casa e non aveva trovato traccia della figliastra, che non rispondeva neanche al cellulare.
La sfuriata che le aveva fatto sarebbe stata memorabile, se l’avesse seriamente ascoltata. Tanto non le importava per nulla di nulla, non era certo la prima punizione ingiusta che scontava.
Allora cosa è questo sapore acido in bocca?
Scrollando la testa scaccia quel pensiero scomodo.
 
La sveglia del telefono vibra: le orchessine devono essere messe a dormire.
Fortunatamente il film è appena finito, sulla nota del bacio dei due innamorati Disney.
Sovraeccitate come sono sarà la solita impresa farle coricare ma lei ha l’arma migliore che sua madre le avesse potuto donare: Le mille e una notte.
 Afferra il telecomando e spegne il televisore.
“Bene orchessine, è l’ora della nanna. No, Any! Il secondo lo vedete un’altra volta. Silenzio, Genny! Se urli la favola prima di dormire ve la scordate! Filate in bagno, di corsa! Avete quindici minuti per prepararvi e sono sufficienti!”
Sola in soggiorno, si passa una mano sul viso.
Merda! Mi sento a pezzi…
Quella notte non avrebbe dormito per niente bene, se lo sentiva. Per non parlare che domani sarebbe stato il suo turno per andare interrogata in storia.
Adesso le pesti si erano messe a fare salotto in bagno.
No, non è serata.
“Come siete tranquille… magari vi racconto di nuovo la storia di Pollicino?”
L’ aveva minacciato alla porta chiusa del bagno che tempo un minuto si era aperta rivelando le canaglie pronte per le coperte.
Nella storia che aveva usato per spaventarle il protagonista Pollicino, per salvare i suoi fratelli da un orco, effettua uno scambio per cui l’antagonista si ritrova a scoprire di avere ucciso le sue piccole, dolci (per quanto sia possibile) orchessine.
Una piccola vendetta per anni di rancore non è forse lecita?
 
Quelle pesti, nei loro pigiamini con cuoricini e unicorni, si erano appisolate dopo meno di metà fiaba.
Adesso veniva il turno dei piatti da lavare, il soggiorno da riordinare e la biancheria a stendere da mettere al riparo dall’imminente pioggia, il tutto prima che arrivasse la signora Agnese.
Magari prima di dormire do un’ultima occhiata al capitolo di storia.
Sospira e si avvia verso la porta della stanza con il libro magico in mano.
“Buonanotte, orchessine.”
Il suo orecchio recepisce una risposta, che è uno strano miscuglio di sonno, malizia, vendetta e complicità.
“Buonanotte, Cenerentola.”
 
N.A.
Vorrei premettere che mi sono imbarcata in un’esperienza completamente nuova e inesplorata, partendo addirittura dal fatto che solitamente non uso il presente per realizzare i miei attacchi ossessivo compulsivi di scrittura –perché di questo si tratta- ma preferisco utilizzare l’imperfetto. Ho preferito questo tempo verbale per dare più contemporaneità alla storia alla realtà.
Non ho assolutamente idea di dove mi porterà questa storia ma spero di avere il vostro supporto ma prima di tutto di aver suscitato almeno un pizzico della vostra curiosità. Secondo voi cosa ha proibito categoricamente la matrigna, la signora Agnese? E quale è, sempre secondo voi, il nome di questa Cenerentola?
Per piacere ditemi se vale la pena continuare o se è meglio che cambi lo stato di scrittore a lettore di efp ;)
Grazie a tutti quelli che sono arrivati a leggere fin qui :) fatemi sapere che ne pensate e se servono chiarimenti non fatevi problemi a chiedere ^^
 
Baci grandi
Kimera
 
 
 

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Capitolo 2
*** II - Carattere e particolarità del personaggio principale e altri personaggi [capitolo di transizione] ***


 

II - Carattere e particolarità del personaggio principale e altri personaggi

[capitolo di transizione]


Cenerentola... Cenerentola!

Si rigira inquieta tra le coperte. Che storia assurda: farsi condizionare così da una bambina pestifera, aveva proprio raggiunto il fondo. Lei ce l’aveva, un nome, eccome se ce l'aveva! Scatta l'allarme della sveglia, crudele come un secchio d'acqua gelida.

Sti cazzi.

Forse la giornata aggiusterà con una bella tazza di cereali... forse.

Sta per addentare la prima cucchiaiata della sua colazione quando suona freneticamente il campanello. Rassegnata, poggia il cucchiaio nella ciotola e sospirando si avvia alla porta, passandosi una mano sulla testa bionda, frizionandola e rendendola ancora più scombinata di quanto non fosse già.

“Chi è?” dice avvicinando l’occhio allo spioncino.

“Cretina apri! Sto morendo di freddo e ho bisogno di una doccia, meno male che sei già alzata: la prepari tu la colazione alle bambine, io mi butto sotto l’acqua. La polvere che entra in casa è impressionante, dovrei cambiare gli infissi...”

Sempre dolce e carica d’affetto e attenzioni la signora Agnese, mentre si avvia senza degnarla di un'occhiata nella sua camera.

Non le resta che chiudere la porta di casa e dirigersi verso il ripiano della cucina, appoggiandovisi con i polpastrelli.

E’ il momento del rituale!

Chiudendo gli occhi raddrizza le spalle, facendo scricchiolare le vertebre.

Ho poco tempo: preparare la colazione alle bambine; vestirmi; fare vestire le bambine; fare il caffè per la signora Agnese; chiamare Noemi; mettere gli zaini delle bambine; riordinare la tavola. Obiettivo: arrivare a scuola con Noemi in orario. Sopravvivere.

E' un conto alla rovescia. Canzone della giornata: Countdown – Beyoncé.

La musica parte sparata nella testa bionda che è già sparita dentro la dispensa, portandone fuori cereali, biscotti, latte, cacao, piatti, che dispone tutti sulla tavola della cucina, dove trangugia la sua ciotola di cereali prima di schizzare verso la camera delle gemelle.

-ORCHESSINE GIU' DAL LETTOOO!!!

Urla spalancando la porta, con quanto più fiato ha in gola.

Ora è il suo armadio ad essere spalancato e vengono artigliati un paio di jeans, un top e la felpa Desigual che le aveva regalato sua zia quando era stata in Spagna. Sta un secondo di più a rimirarne la fantasia e i colori prima di riscuotersi e fiondarsi sullo zaino per controllare di aver preso tutto dopo aver rintracciato e indossato le scarpe da tennis.

Ok, respira. Adesso: zaino in cucina e bambine in camera!

Peccato che nel tragitto il piede decide di inciampare nell'angolo del tappeto polveroso del corridoio, facendola finire lunga distesa sull'intricata fantasia persiana.

-Ecco dove dovrebbe stare la nostra Cenerina: in mezzo alla polvere! Non concordi, principessina Anastasia?

-Assolutamente d'accordo, principessina Genoveffa! Cara Cenerella, dove sono i tuoi topolini? Dovremmo dire a mamma di comprarci un gatto, per mangiarsi tutti i topini di Cenerina!

L'oggetto della conversazione non si degna nemmeno di alzare la fronte, spera solo che le due pesti se ne vadano nella loro camera per poter andare a preparare il caffè della signora Agnese in santa pace, già si sente il rumore dell'asciugacapelli.

Intenta a cercare di sopprimere intenti omicidi, la ragazza non si accorge che i piedi paffuti delle orchessine non cercano di evitarla, passando per il lato del corridoio, ma che si dirigono senza esitazioni su di lei.

Un tallone piantato nella scapola le mozza il respiro e un altro piantato nella spina dorsale le procura un male atroce.

Ma che cazzo è saltato loro in mente??

E le salta in testa l'immagine di un qualsiasi cartone animato, in cui il principe o re che fosse passava sopra a un servo prostrato. Una scena esilarante in un film, per niente nella realtà.

La ragazza si contorce sotto i piedi delle pesti e afferra le loro caviglie trascinandole a terra con lei, sovrastandole. Non urla. Non è arrabbiata. Vuole che quelle bambine capiscano.

- La vita non è un cartone, né un film, e nemmeno una favola, se non lo capite adesso e non rispettate le persone che vi stanno intorno ne pagherete le conseguenze!

Per tutta risposta le orchessine si mettono a urlare e scalciare, manco fosse il mostro uscito dall'armadio, e se ne scappano nella loro camera.

Non ha nemmeno il tempo di prendere fiato che già la signora Agnese esce dal bagno.

- Dov'è il mio caffè? Che diamine ci fai sul tappeto?

Le passa accanto, avvolta nell'accappatoio, e si dirige nella stanza delle gemelle, chiudendo la porta si ode un “Amori miei, buongiorno...

Ok, chiamare Noemi e fare il caffè.

La canzone è ripartita nella testa. Prende in mano il cellulare che fa partire la chiamata rapida mentre lo incastra tra l'orecchio e la spalla, lanciando lo zaino vicino alla porta della cucina. Arrivata alla macchinetta del caffè, armeggia con le tazzina, la cialda e lo zucchero quando l'amica le risponde.

- Amore mio, buongiorno! Hai bisogno di un passaggio? Stavo giusto scendendo.

-Noemi, grazie mille! Se riuscissi a passare mi faresti un grande favore... Giada mi ha mandato un messaggio ieri notte, dice che le è venuto un febbrone da cavallo!

- Sono da te tra cinque minuti gioia, fatti trovare pronta!

Grazie al ciel... Merda!

Mentre rimette il telefono in tasca le cade del caffè sul pantalone e sulle mattonelle. Mandando a quel paese la macchia sul pavimento si avvia cautamente nel corridoio con la tazzina in mano. A metà strada incontra la signora Agnese.

- Finalmente il mio caffè! Hai messo gli zaini delle bimbe in macchina?

- Ancora no, ora vado a prenderli... Mi viene a prendere...

Ma la donna se ne è tornata in camera sua con la tazzina in mano, per andarsi a vestire.

Resisti! Non esplodere ora! Ti sta venendo a prendere Noemi! Re-si-sti!

Va per spalancare la porta delle cretine... chiusa.

Corruga la fronte in un momento di confusione. Loro non hanno la chiave.

Su questo la signora Agnese non transige: niente porte chiuse a chiave, né per la figlioccia né per le “cucciole”, eccenzion fatta per la padrona di casa.

Il pouf letto!

Sente le guance diventare incandescenti. Quasi quasi le chiude dentro sul serio... Ha scoperto da tempo dove sono nascoste le chiavi delle loro camere, in fondo a quel cassetto della cucina. Sarebbe così facile...

La spallata contro il legno della porta è forte tanto da farla aprire per una buona metà: scavalca il pouf rosa, facendo irruzione in quella che è in tutto e per tutto una cerimonia di incoronazione in piena regola, contornata dai pupazzi di peluche come spettatori.

Individuati gli zaini, li prende senza curarsi di chiedere se siano pronti o no ed esce senza pronunciare una sillaba.

Breve tappa in bagno per lavarsi i denti e acconciarsi i capelli in una veloce coda di cavallo prima di correre in cucina per riordinare la confusione del tavolo, recuperare gli zaini di tutti, prendere la sua giacca e le chiavi dal piccolo ingresso e uscire sul pianerottolo, in tempo per rispondere alla chiamata dell'amica.

-Sì, sì, sto scendendo adesso. Metto in macchina le borse e ti raggiungo all'angolo? Perfetto a dopo. Ciao, ciao...

 

La portiera si chiude con violenza mentre la testa della ragazza si abbatte sul contenitore dell'airbag.

Noemi è una buona amica, aspetta con pazienza che lei riprenda fiato, rimetta a posto tutte le emozioni che la rendono stanca ed elettrica da inizio giornata.

Ha la carnagione più bella che gli occhi della bionda avessero mai visto: scura come l'ebano e liscia e morbida come seta. I suoi occhi scuri e intensi sono incorniciati da folte ciglia, fantastiche senza alcun bisogno di mascara, e illuminati solo da un po' di ombretto.

Carezza la schiena dell'altra con dolcezza e fare materno.

Parla con le sue labbra piene, chinandosi verso di lei e facendo scivolare i suoi capelli scuri e mossi sulla spalla.

-Ne vuoi parlare?

-Faremo tardi.

Non voleva essere così sgarbata. Le stava facendo un favore passandola a prendere.

-Amore mio, si vede che stai per scoppiare... Sicura di volere andare a scuola? Se vuoi andiamo un po' in giro insieme. Potremo anche passare a trovare Giada...

Lo dice sorridendo incoraggiante e l'idea è molto allettante. Deve avere davvero un aspetto orribile perché Noemi non è il tipo che marina la scuola con leggerezza.

Ho bisogno di parlare con le mie amiche... Dannazione all'interrogazione di storia!

-Magari possiamo andare da lei dopo scuola.

Lo dice voltandosi leggermente verso la bruna, sempre con la fronte appoggiata alla macchina.

-Per me va bene. Allora si parte!

Mette in moto il motore e inizia la manovra per uscire dal parcheggio improvvisato.

-Comunque, lasciatelo dire, ti trattano peggio di una servetta, cara Cenerentola!

Non sa quello che c'è dietro, l'ha detto con leggerezza cercando di farla ridere e tirarle su il morale, ma è lì che la ragazza scatta, raddrizzandosi sul sedile.

-Non chiamarmi Cenerentola!

Vedendo gli occhi lucidi dell'amica, Noemi accosta subito e abbraccia la giovane che scoppia a piangere, scaricando la tensione di quel fine settimana di merda.

-Scusami, non volevo. Non ci andiamo a scuola, non ti ci porto se sei così tesa: azzanneresti qualche professore!

L'altra ride tra i singhiozzi.

-Forza, Angelina! Adesso andiamo in piazza, ci sediamo e ti sfoghi un po'.

 

 

N.A.

Scusate l'orrenda e indecente attesa.

So di non avere scusanti ma spero che vi sia piaciuto ugualmente questo capitolo :)

Mi darò da fare per scrivere il successivo ;)

Grazie mille per avere letto e se mi lasciaste una recensione con la vostra opinione mi farebbe più che piacere :D

Baci

Kimera.

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