Forse cambio vita

di Bei e Feng
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Promessa di Ananas ***
Capitolo 2: *** Uno scherzo della natura ***
Capitolo 3: *** Mela vs Ananas ***
Capitolo 4: *** Piccole complicazioni ***
Capitolo 5: *** Fine ***



Capitolo 1
*** Promessa di Ananas ***


"Capo, che facciamo?" chiedeva MM, quando stava sul divano senza fare niente, a guardare il suo capo con occhi divoratori.
"Capo, mi da una mano?" lo supplicava Ken, tornando a casa in modalità cane con il muso pieno di aghi di istrice.
"Maestro, perché non posso tenere un ananas sulla testa?" piagnucolava Fran, ogni santo giorno.
"Mukuro-sama, c'è qualcosa che non va?" domandava Chrome, tutte le volte che le tre frasi precedenti arrivavano alle orecchie di Mukuro.
"Ho mal di testa, vado in camera." diceva sempre l'illusionista.
E per evitare ogni altro tipo di discussione, si chiudeva nella sua stanza. Anche quella volta, come tutte le altre, fece così. Attorno a lui, il buio completo e accogliente della sua camera, che permeava di chiuso, dava l'atmosfera perfetta per riflettere.
Non credeva che fosse così difficile: essere il capo di una gang sembrava facile, e anche se i doveri erano pesanti, con una buona organizzazione, Mukuro era riuscito per anni a far convivere i suoi sogni con la sua vita reale e i suoi obblighi. Ma nell'ultimo periodo di tempo si rendeva conto di non esserne più in grado. Cosa gli era successo? Perché si sentiva così incapace...? Qual'era la causa di tutto quel trambusto nella sua testa?
Ken?
No. Aveva passato anni e anni a badare a quel cane, e anche se era una spina nel fianco, non aveva mai interferito.
Chikusa?
Macché! Non si era mai lamentato di niente! Anzi: non diceva mai niente!
MM?
Era assillante, Mukuro lo ammetteva senza esitazioni, ma era da anni che viveva con lei: non era certo colpa sua.
Chrome?
Rokudo ci aveva pensato tante volte; l'aveva pure rifilata a Sawada, ma si era reso conto che quella ragazza, di natura esitante, non era il vero problema.
Fran?
Certamente era anche colpa sua: chiunque si trovasse a meno di un kilometro da quel bamboccio, risentiva negativamente delle sue radiazioni apatiche. Ma non era solo lui, ne era sicuro... E allora chi?
Mukuro capiva che le cose non stavano andando bene, lo capiva eccome! Ma non riusciva a spiegarsene la causa.
Pensò a lungo. Le ore passarono. E poi ebbe un'illuminazione: Sawada Tsunayoshi!
Sì! Era sicuramente lui la causa di tutto! La sua ossessione per quel ragazzo lo aveva fatto impazzire, e gli rendeva insostenibile la presenza dei suoi compagni...
Ma come uscirne fuori? Non c'era modo... O forse sì?
"Chikusa!" chiamò ad alta voce il capo dei Kokuyo.
Il ragazzo entrò nella stanza pochi attimi dopo, silenzioso come al solito, e si fermò a poco più di un metro dal letto di Mukuro.
"Tu che dai sempre dei buoni consigli:" disse Mukuro. "Cosa devo fare per liberarmi dalla mente la presenza assillante di Sawada Tsunayoshi?"
Chikusa si voltò, prese una sedia dall'angolo della stanza, la mise accanto al letto, e sedette. Non si stupì della richiesta di Mukuro: gli capitava spesso di dover fare da psichiatra al suo capo, soprattutto negli ultimi giorni, da quando sembrava essere iniziata la crisi esistenziale dell'illusionista.
"Perché lei è ossessionato da quella persona?" disse il ragazzo occhialuto, prendendo dalla tasca interna della giacca un taccuino e una penna.
"Perché io voglio distruggere la mafia e conquistare il mondo." rispose Mukuro, ovvio. Almeno di quell'affermazione era sicuro fermamente.
"Da quando ha questo sogno nel cassetto?" chiese l'altro, annotando rapidamente le risposte dell'interlocutore e abbellendole con dei disegnini.
"Da quando sono nato." gli occhi del ragazzo erano nostalgici e lucidi.
"Quando ha cominciato a pensare a quel Sawada?"
"Quando è diventato il candidato a Decimo Boss dei Vongola."
"Ha notato dei cambiamenti nel suo atteggiamento, nei suoi ideali, ecc.?" Ora, nel taccuino di Chikusa, una scritta floreale aveva preso il sopravvento sui i disegnini e sugli appunti.
"Da quando ho visto quel ragazzo, ogni volta che lui aveva bisogno di aiuto, doveva sempre arrivare il sottoscritto. Prima questo avveniva di mia spontanea volontà, poi per volontà dei Vongola!..." Mukuro realizzò e scattò a sedere. "HO CAPITO! Devo eliminare i Vongola!"
Continuando ad abbellire la scritta, Chikusa scosse il capo, facendogli cenno di rimettersi lungo. Mukuro ubbidì, brontolando e maledicendo in una lingua incomprensibile.
"Quindi lei accusa di tutti questi cambiamenti Sawada Tsunayoshi." constatò il ragazzo.
Rokudo annuì.
"E se lei provasse a pensare ad altro?"
"Senza di lui, io non potrò mai raggiungere il mio scopo..."
"Capisco. La mia tesi è questa:" disse, mostrando il taccuino a Mukuro. Nella pagina mezza scarabocchiata campeggiava la scritta a caratteri cubitali ROKUDO MUKURO X SAWADA TSUNAYOSHI.
L'illusionista alzò un sopracciglio, mentre un sorrisetto malefico gli spuntava sul volto. Poi ridacchiò.
Chikusa si era sempre reso conto che i piani del suo capo su Sawada non erano mai stati fin troppo chiari. Ma in quel momento nella sua mente cominciò a farsi largo un brutto pensiero che è meglio non illustrare.
"No, Chikusa, non arrivo a quel punto." lo rassicurò l'illusionista.
"E' proprio sicuro che questo sia lo scopo della sua vita?" continuò il ragazzo. "Conquistare il mondo?"
"Certo!" rispose Mukuro, scattando a sedere.
L'espressione che Chikusa gli rivolse, mentre rimetteva il blocchetto degli appunti e la penna in tasca, non era affatto sicura come il tono di voce del suo capo.
L'illusionista restò per un attimo immobile, riflettendo.
''E' proprio sicuro che questo sia lo scopo della sua vita?'' Quella frase risuonò nella mente di Mukuro per un bel pezzo; fino a quando non ebbe un'illuminazione. Una cupa illuminazione. Allora sbarrò gli occhi, disperato e si buttò sul letto, con gli occhi sempre spalancati, fissando il soffitto.
Aveva capito ciò che doveva fare, ma era terribile: non poteva farlo... Eppure, prendere quella decisione difficile era meglio per tutti, e soprattutto per la sua salute mentale:
"Non cercherò più di possedere la mente di Sawada Tsunayoshi e abbandonerò il mio piano di conquista e gloria." disse a sé stesso, amareggiato, spezzando di netto il legno del suo amato forcone e buttando i resti sotto il letto.
Poi, senza voltarsi, raggiunse la porta della sua stanza. Appoggiò una mano alla sgangerata maniglia, esitando ad uscire dalla stanza senza guardare un'ultima volta i resti del suo amato compagno di un'intera carriera da criminale. Alla fine riuscì a sconfiggere la sua malinconia, e uscì, chiudendo la porta dietro di sé. Il solo pensiero che il suo tridente fosse in quello stato gli faceva male al cuore, ma sperava che dopo quel gesto si sarebbe sentito molto meglio. E poi, col tempo, ci avrebbe fatto l'abitudine... o forse no?

"E' MAI POSSIBILE CHE TU NON SIA IN GRADO DI FARE UNA COSA COSI' SEMPLICE??" urlò Mukuro, rivolto a Fran, che aveva fallito nell'ennesimo esercizio.
"Maestro, non è colpa mia. Se lei non sa spiegare, cosa c'entro io?" rispose, pacato, Fran.
"Brutto...!" Mukuro fece per infilzargli il cappello a forma di mela con il forcone, ma poi si ricordò di averlo fatto a pezzi in camera.
Fran sembrava approfittarsi dell'assenza di quell'arma, e Rokudo avrebbe voluto ricomporne i resti per un breve minuto... giusto per bucherellare quell'odiosa faccia inespressiva e quei disgustosi capelli verdi... No! Non doveva farlo! Ricostruire il forcone avrebbe significato ricadere nella pazzia.
Infatti, era da più di un mese che l'esperto illusionistsa non usava il suo tridente e i suoi pensieri distruttivi si erano concentrati interamente su Fran. Si sentiva più leggero, ora: non doveva più pensare a come prendere Sawada, a come cancellare la mafia dalla faccia della terra, ecc.;... doveva solo pensare a come distruggere Fran, che era enormemente più semplice. Però qualche volta sentiva la mancanza della sua vecchia vita... e sopratuttto del suo forcone.
Ma se Mukuro era riuscito ad indirizzare il suo istinto distruttivo dalla mafia a Fran, era anche riuscito a trasmettere l'affetto che provava verso il suo tridente ad un altro oggetto: così il ragazzo estrasse dalla tasca interna della giacca la sua nuova e inseparabile forchetta di acciaio inox, circondò il collo del suo allievo con un braccio, lo sollevò da terra e passò mezz'ora a bucherellare ossessivamente il cappello di Fran, sogghignando di piacere.

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Capitolo 2
*** Uno scherzo della natura ***


"Maestro." chiamò Fran, un'oretta dopo, appeso a testa in giù con una corda che partiva da una trave del soffitto.
Mukuro aveva finito da un pezzo di torturare il cappello del ragazzino, e poi aveva appeso l'allievo a testa in giù, nella speranza che il sangue, salendo alla testa, mettesse in moto l'unico neurone (addormentato) presente nella testa del ragazzino.
"Che vuoi?" chiese il maestro, scocciato.
"Mi vuoi insegnare a possedere la mente delle persone?" domandò il bambino.
Mukuro capì che il sague alla testa faceva l'effetto inverso di quello sperato. Il ragazzo si avvicinò a Fran con un sorrisino che preannunciava una risposta positiva ed entusiasta a quella richiesta.
"No." disse, pacato.
"E perché no?" insistetté il bambino.
Mukuro si era voltato, per rimettersi sul divano, ma quella domanda era penetrata nella sua mente. Non era solo Fran che gliela stava ponendo, ma anche quella parte di sé che aveva provato a sotterrare da tempo. Tornò a guardare il bambino, e il suo occhio rosso brillò.
"Perché mi divertirei troppo!" E se ne andò.

Mukuro passò il resto della giornata in camera, a finire di imbiancare la sua stanza; infatti, aveva deciso di modificare il color grigio-aula-scolastica delle pareti della sua stanza, con il turchese, e poi di dipingerci sopra tantissimi ananas gongolanti. E' improbabile che un tipo come Mukuro si fosse interessato all'arte, ma l'idea di rinnovare la sua stanza gli ronzava in testa da quando Ken sfondò il divano saltandoci sopra per svegliare Chikusa, che ci stava dormendo.
Era giusto intento a dipingere la boccuccia carina carina di un piccolo ananas con tanto di occhiali da sole... quando Ken sfondò la porta, urlando:
"CAPO! CAPO! IL BAMBOCCIO FA L'IMBAMBOLATO!!!"
"E allora? Lo fa sempre." Mukuro cercò di mantenere la calma stritolando il pennello che aveva in mano, e di non pensare al sorriso dell'ananas, che era mutato in un'innaturale linea spezzata aperta.
"Ma non si muove! Byon!" insistette Ken.
Mukuro decise di andare a controllare di persona, ma non appena raggiunse il salotto, un enorme cappello a mela gli saltò addosso, piagnucolando in modo incomprensibile.
"Fran! Che cosa ti salta in mente??" urlò il maestro, spingendo via l'allievo con violenza.
Fran cadde a terra. Gli occhi di Rokudo si spalancarono non appena incontrarono quelli del suo allievo: quello sguardo spiegò a Mukuro che Fran aveva fatto qualcosa di imprevedibile, di incontrollabile e di traumatizzante.
Il ragazzo appoggiò le mani sulle spalle del bambino.
"Raccontami tutto." disse, calmo e con voce comprensiva.
E tra la confusione, il bambino iniziò a raccontare con voce atona:
"Prima mi sono ritrovato con tutti ragazzi in uniforme, in una scuola che non era questa. Ma io non ero nel mio corpo: ero in quello di un altro... All'ingresso della scuola c'era un pazzo vestito di nero e con una fascia sul braccio... Mi voleva ammazzare con dei... cosi... Credo che fossero dei tonfa..."
"Ah! La storia si fa interessante! E' da un pezzo che non lo incontro..."
"Chi era? Il tuo fidanzato??"
La forchetta di Mukuro volò sul cappello del suo allievo.
"Continua." disse Rokudo, calmo.
"Poi è arrivato un punk con i capelli bianchi, e con lui uno che sembrava normale, ma che sorrideva sempre e portava una mazza da baseball! Mi chiamavano Decimo o Tsuna... ma che vuol dire 'Tsuna', maestro??... E poi è arrivato un altro pazzo con i capelli bianchi e corti, che urlava come un dannato... Dopo è arrivata una ragazza carina, maestro, e io le ho fatto i complimenti; ma allora il pazzo che urlava mi ha insultato, e ha cercato di picchiarmi!... Per fortuna il punk e quello con la mazza da baseball mi hanno salvato..."
Mukuro scosse il capo. "...E hanno fatto male!"

Intanto, a Namimori...
"CHE COSA HO FATTO?!?" urlò Tsuna, piagnucolando e strappandosi i capelli.
"Hai fatto finta di non conoscerci." ripeté Yamamoto, seduto accanto al Guardiano della Tempesta.
"Ma non sono stato io!..." rispose Sawada, disperato. "Che razza di figura con Kyoko-chan! Il Fratellone mi ucciderà!!!... Ma chi è stato??"
"Qualcuno in grado di impossessarsi delle menti altrui... come un hado della Nebbia."
Reborn apparve improvvisamente da chissà dove nella stanza di Tsuna.
"Non è stato Mukuro,... ne sono sicuro: era una persona che non conoscevo..." spiegò il ragazzo.
"Fidatevi dell'intuito di Tsuna, è forse l'unica cosa utile che ha." disse Reborn, in risposta agli sguardi pensierosi di Yamamoto e Gokudera.
"Non sei di nessun aiuto!" ribatté Sawada a Reborn, indignato.
"Va bene, se è così..."
E in men che non si dica, l'hitman saltò sulla testa di Tsuna e uscì dalla finestra.
"Reborn, aspetta! Non dicevo sul serio!" urlò Sawada, nel vano tentativo di richiamare il bambino. Era stato sciocco, conoscendo il caratterino del suo tutor.
"Abbia fede Decimo!" esclamò Gokudera, serio e determinato. "Ce la caveremo, in un modo o nell'altro!"
Tsuna ricambiò quel sorriso, ma in quel momento udì una voce squalesca dal piano inferiore:
"SAWADAAA!!! TI INSEGNO IO A PARLARE A MIA SORELLA IN QUEL MODO!!! FATTI VEDERE ALL'ESTREMOOO!!!"

Mukuro, seduto sul divano, rifletté a lungo sul confuso racconto di Fran. Secondo quanto aveva capito, il suo allievo era riuscito ad entrare nella mente di qualcuno, e a giudicare dalla descrizione delle persone tra cui si era trovato Fran, quel qualcuno sembrava proprio essere il tanto sognato Sawada Tsunayoshi.
Ma il maestro aveva un mare di interrogativi: come era possibile che la testa a mela fosse riuscita ad entrare nella mente del Decimo Boss dei Vongola da kilometri di distanza? Non lo aveva mai visto, non aveva mai provato a controllargli la mente, e se ci era riuscito, poteva solo voler dire che tra quel cretino e Tsunayoshi c'era un legame molto intenso... Ma non era possibile!...
E Mukuro non capiva. Guardò Fran, che si era calmato, e si stava provando svariati cappelli. Sembrava non rendersi minimamente conto del prezioso dono che si era ritrovato tra le mani senza un preciso motivo...
Non ci volle molto tempo perché l'assopita mente malvagia del maestro organizzasse un piano per impadronirsi di Sawada senza scomodarsi più di tanto, e sfruttando il suo inutile allievo.
"Fran, mi vorresti dare una mano?" chiese.
Il bambino alzò gli occhi, incuriosito.
"Ho bisogno di te per controllare la mente di Sawada Tsunayoshi." sogghignò Mukuro, soddisfatto, già immerso nei suoi filmini mentali.
Fran impallidì.
"E incontrare di nuovo quei matti? No no! Non se ne parla!" si rifiutò, dirigendosi verso la sua camera. "Buona notte, maestro, io sono stanco e vado a letto."
Furioso per quel secco rifiuto, Mukuro gli lanciò la forchetta, che andò a conficcarsi nel cappello a forma di cetriolo che il bambino si era messo. Ignorando la focrchetta, Fran entrò in camera, chiudendo la porta alle sue spalle.
Ah, sì, stupida mela? Non vuoi darmi una mano?... Allora ridammi almeno la forchetta!!!

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Capitolo 3
*** Mela vs Ananas ***


La prima cosa che Mukuro fece fu trovare un modo per convincere Fran ad aiutarlo. Innanzitutto, doveva in qualche modo ricostruire il tridente (conoscendo il timore che Fran provava per quell'oggetto, la sola presenza del forcone doveva essere sufficiente a persuaderlo).
Dopo ben tre ore di collage e imprecazioni, Mukuro poté finalmente impugnare il suo forcone nuovamente intero, e si sentì invaso da una piacevole e familiare sensazione di onnipotenza, che non sperimentava da troppo tempo.
Con questa sensazione riscoperta, l'illusionista si diresse verso la camera di Fran e spalancò la porta, facendo il suo improvviso ingresso nella stanza.
"Fran! Inutile allievo!" disse, con tono intimidatorio e di comando, puntando il tridente di fronte a sé. "Il maestro ha bisogno del tuo aiuto, ubbidisci!..."
Mukuro si bloccò, e fece uno sforzo immenso per non farsi cadere di mano il forcone, mentre il ciuffetto ad ananas si rizzò come se percorso da una scossa elettrica, e i suoi occhi si ingigantirono.
Fran dormiva saporitamente, e Ken sonnecchiava ai piedi del letto. Accanto alla sagoma del ragazzino dai capelli verdi, c'era una scatola di biscotti aromatizzati all'ananas, vuota. La mela odiava l'odore dell'ananas, e quindi...
"KEN!!! CAGNACCIO! Come hai osato mangiare quei biscotti? I MIEI biscotti!" il tridente di Mukuro sorvolò la testa di Ken, che si svegliò di soprassalto.
Mukuro tirò l'ultima forchettonata a Ken, prima che il ragazzo si affrettasse a sparire dalla vista del suo capo per qualche ora.
L'illusionista si voltò. Il ragazzino dai capelli verdi dormiva ancora saporitamente, ignaro della confusione attorno a lui.
Era così carino mentre dormiva...
"SVEGLIATI, CRETINO!" urlò Mukuro, recuperando il forcone e bucherellando il materasso.
Ma con sommo stupore del maestro, il ragazzino continuava a dormire.
... E Fran si godeva lo spettacolo della propria illusione da dietro la porta.

Due ore dopo...
"Fran!" Mukuro tentò di assumere una voce mielosa per attirare l'attenzione dell'allievo.
Il ragazzino gli dava le spalle, giocando con i Lego di Ken, e non prestava la minima attenzione al richiamo del maestro.
"Fran!" ripeté il maestro, un po'innervosito. Perché quella dannata mela non lo degnava di uno sguardo?? "FRAN!"
Finalmente, il ragazzino smise di giocare, sospirando, esasperato. Poi si voltò verso Rokudo. "Maestro, se sei in calore provaci con Chrome o MM, non con me!"
Mukuro impallidì, poi avvampò di rabbia.
"Ken! Mordilo!" ordinò il capobanda, uscendo dalla stanza, mentre Ken entrava, gettandosi su Fran. Nonostante fosse nella stanza accanto, e con la musica a palla, Rokudo poteva sentire chiaramente la voce di Fran:
"Maestro! Maestro!"
"Inutile implorare!" rispose Mukuro. "Ken, lascialo sono se si pente di ciò che mi ha detto: Rokudo Mukuro non è una gatta in calore!"
"Maestro! Maestro!"
"Fai orecchie da mercante, eh?"
"Maestro! Maestro!"
"Come sei lagnoso!" Mukuro si tirò in piedi di scatto, e si diresse a passi veloci nell'altra stanza. "Ken! Lascialo!"
A malincuore, Ken lasciò Fran, che cadde a terra, in ginocchio, con i vestiti a brandelli e qualche graffio.
"Maestro! Maestro! Maestro!"
"Che vuoi?" ringhiò Ken.
"Mi arrendo, maestro: ti aiuterò!"
Mukuro sorrise, compiaciuto. "Ora sì che si ragiona!"
"Ma c'è una cosa ancora più urgente:" riprese Fran.
Stavolta Ken e Mukuro si fecero perplessi,... e si accorsero improvvisamente di un pesante odore di pelle bruciata che permeava l'aria.
"Ken!" coninuò Fran. "Chrome non ti aveva raccomandato di tenere d'occhio il pollo in forno mentre lei era fuori?"

Due ore dopo...
"Allora, hai capito tutto?" Mukuro ripeté quella domanda per la terza volta, dopo che Fran gli aveva chiesto altrettante volte di ripetere ciò che doveva fare.
"Stavolta sì, maestro." rispose il ragazzino, sicuro di sé.
"E meno male..." borbottò il maestro, parlando poi con voce più alta. "Cominciamo! Concentrati e cerca di entrare nella mente di quel cretino."
"Maestro, non ci riesco."
"Cosa vuol dire che non ci riesci?? Che razza di illusionista pensi di essere?? Se non prendi esempio da me, non mi eguaglierai mai!"
"Va bene, kufufufufu."
"Chi ti ha detto di farmi il verso??"
"Maestro la sto imitando..."
"Razza di idiota! Tu fai apposta a farmi venire i capelli bianchi!" urlò Mukuro, 'grattugiando' (per usare il lessico di Fran) la testa dell'allievo con il forcone.
Fran abbassò il capo, dispiaciuto per non essere riuscito a dimostrare al maestro il suo valore di illusionista.
Rokudo si sentì improvvisamente in colpa: forse aveva trattato il suo allievo troppo duramente. Gli appoggiò affettuosamente una mano sulla spalla.
"Su, Fran. Non te la prendere." disse, con tono paterno. "Vedrai che alla prossima andrà meglio."
Ma Fran restava immobile. Sembrava non voler sentir ragione.
"Fran!" Mukuro lo scosse, ma non successe niente.
"FRAAN!" urlò, scuotendolo violentemente. Che fosse improvvisamente entrato nella testa di Tsunayoshi?...
Fran allora cadde a terra, russando profondamente.
"Non è possibile! Addormentarsi in piedi e con gli occhi aperti! Ma come diavolo fai??" Rokudo, furioso, lanciò un calcio al ragazzo, svegliandolo.
Fran, senza capire che colpa avesse, se ne andò rapidamente in camera, sfuggendo il forcone del maestro.

Mukuro decise di lasciare Fran da solo per un po', ma mai avrebbe immaginato che, quando sarebbe andato a chiamarlo per rimettersi al lavoro, il ragazzino si fosse dato alla fuga senza lasciare traccia, nemmeno dei suoi ridicoli cappelli.

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Capitolo 4
*** Piccole complicazioni ***


Il sole tramontava sulle 'tranquille' case di Namimori. Il giorno era passato senza grossi scossoni, e la gente, talmente abituata a vedere tipi strani, non fece caso ad un bambino di circa dieci anni con un curioso copricapo sulla testa, i capelli verdi e gli occhi senza pupilla, che si aggirava per le vie del paesino.
E così il ragazzino andò a zonzo per la città fino a quando, verso il tramonto, sedette su una panchina del parco, con un lecca-lecca in bocca.
In quel momento, un bambino notevolmente più piccolo di lui gli si avvicinò.
"Ciao, come ti chiami?" chiese, più rivolto al lecca-lecca che non a Fran.
"Fran." rispose l'altro, atono. "E tu?"
"Lambo."
Fran si voltò a guardare il suo interlocutore, intuendo subito di avere davanti un tipo con un quoziente intellettivo che si aggirava tra i numeri negativi.
"Ce l'hai un altro lecca-lecca?" domandò il bimbo-mucca.
"Sì." rispose Fran, senza mutare espressione.
"Lambo! Dobbiamo andare a casa!" urlò Tsuna, avvicinandosi.
Il bambino pezzato si voltò in direzione della voce, poi tornò a guardare Fran.
"Me lo dai?" chiese.
"Solo se mi ospiti a casa tua." rispose il ragazzo, con la stessa espressione di prima.
In quel momento Tsuna li raggiunse. "Lambo, non vorrai che la cena si freddi!"
"Tsuna, posso portarlo a casa?" chiese Lambo, additando Fran.
Il Vongola si strinse nelle spalle, sospirando. "Va bene: ormai la mia casa è un ostello! Sei il benvenuto!"

Fran si accorse subito che quella casa era microscopica, e che sarebbe stato molto meglio dormire sulla panchina del parco. Ma cambiò idea una volta assaggiata la cucina di Nana ed essersi messo nel letto della stanza che gli era stata assegnata. Fu il primo ad andare a letto, e nonostante ciò non dormì a lungo: verso mezzanotte, quando erano ormai tutti addormentati, furono svegliati da un tonfo. Fran, Nana, Lambo, I-Pin e Bianchi si precipitarono in corridoio, mentre dalla stanza di Tsuna giunse un urlo... no: due!
"Tsu! Cos'è successo??" chiese Nana, preoccupata.
"Non ti preoccupare, starà giocando." rispose Bianchi, tornando in camera senza aggiungere altro.
"Oh! Allora va tutto bene, come al solito!" sorrise Nana. "Andate a giocare anche voi, bambini."
Lambo e I-Pin non persero tempo per fare irruzione nella stanza di Tsuna. Fran, al contrario, li seguì con tutto l'entusiasmo che gli si addice. Ma quando entrò...
"AAAAHHHHH!"
La voce femminile proveniva dalla finestra, dove una sagoma si stava sporgendo di fuori.
"QUALCUNO FACCIA QUALCOSAAA!!!"
"Se proprio insisti..." rispose un'altra voce che Fran aveva l'impressione di aver già sentito, almeno una volta.
Sawada lanciò un altro urlo.
Incuriosito e perplesso, il bambino si avvicinò alla finestra, e alla luce pallida della luna, lo riconobbe...
"Tu sei la scimmia urlatrice con i capelli bianchi!"
"AAHH!"
Spaventato dall'improvvisa apparizione di quella figura spettrale che era Fran, lo sconosciuto si lanciò fuori dalla finestra. L'illusionista, per niente sorpreso, si sporse e guardò fuori.
L'uno accanto all'altro, Tsuna e Ryohei tentavano di restare attaccati al davanzale della finestra con una mano sola.
Sasagawa, ancora in collera con Sawada, aveva deciso di fare un attentato a Tsunayoshi nel sonno e al buio, entrando dalla finestra. Facendo il suo teatrale ingresso, però, era inciampato nei fili della Play Station, ed era caduto addosso a Tsuna, che, svegliato di soprassalto, si era messo a cercare a tentoni la porta della sua camera. Ovviamente, però, era andato a sbattere contro la finestra e aveva fatto una mezza capriola di fuori. Prontamente, il Vongola si era aggrappato al davanzale esterno. Ryohei, dalla finestra, che stava cercando inutilmete di spingerlo giù, lo aveva raggiunto a causa dello spavento causato dall'arrivo di Fran. Isomma, cose improbabili, come da copione.
Improvvisamente, Sasagawa afferrò con una mano la giacca del ragazzino dai capelli verdi, trascinandolo fuori... ma il cappellone del bambino restò incastrato nella finestra, per fortuna di tutti e tre.
"Se ci aiuterai potrai entrare nel club di boxe!!!" urlò Sasagawa al ragazzino.
Era difficile, sia per Fran, che per Tsuna, in quella posizione, spiegare gentilmente al Fratellone che a nessuno dei due importava niente del club di boxe.
"Bimbo-mucca!" urlò l'illusionista, senza mutare espressione. "Lo vuoi un altro lecca-lecca? Allora va'a chiamare qualcuno!!!"
"Speriamo che torni!" sospirò il Vongola.
"Sawada!" esclamò Ryohei, afferrando con una mano il colletto del pigiama di Tsuna. "Mi scuso ALL'ESTREMO!!!"
Sawada?? Nella mente di Fran si accese un ricordo. Si voltò verso Tsuna. Anche il Vongola, sentendosi osservato, si voltò, incontrando gli occhi smeraldini e vuoti di Fran, e, improvvisamente, avvertì una strana sensazione, ma non fu l'unico:
"Ehi! Perché sono diventato basso ALL'ESTREMO??" urlò Ryohei dal corpo di Tsuna.
"E perché io ho un cappello sulla testa??" squittì Tsuna dal corpo di Fran, cercando di levarsi il cappello.
"Non levarlo, stupido! Rischiamo di cadere tutti!" esclamò Fran, al posto di Ryohei.
"Ma che è successo??" chiese Sasagawa.
"...Sei stato tu che quel giorno, a scuola!" improvvisamente, Tsuna realizzò.
"Esatto." rispose il ragazzino dai capelli verdi, atono.
"Allora sei stato tu a dire quelle parole a mia sorella! Brutto...!" urlò Ryohei, tentando di dare un cazzotto a Fran. Ma Tsuna lo fermò in tempo.
"Non vedo che cosa ci sia di male a dire ad una ragazza che è carina."
Aveva solamente detto che Kyoko era carina? Tsuna sospirò. Perché il Fratellone era così protettivo con la sorella?
"Non credo che il bambino pezzato tornerà," ammise Fran, in risposta agli sguardi rassegnati degli altri due. "Ma so che verrà a riprendersi il lecca-lecca!..."
"DECIMO!!!"
In quel momento, Gokudera, Haru, Yamamoto e Kyoko si fermarono sotto la finestra dalla quale sporgevano i tre ragazzi.
"Fratellone! Cosa ci fai fuori dalla finestra di Tsuna-kun?" chiese Kyoko, perplessa.
"Io... eh... be'... facevo..." rispose Fran dal corpo di Ryohei, esitante.
"Gli esercizi di matematica con Sawada." suggerì Sasagawa dal corpo di Tsuna.
"COOOSA??" urlò Gokudera, furioso. "Testa a Prato faceva i compiti con il Decimo e io non ne sapevo niente??"
E Hayato tirò fuori una decina dei suoi inseparabili candelotti di dinamite, accendendoli.
"HIIIII!!!" urlò Tsuna dal corpo di Fran, sentendo che il suo cappello stava cedendo. "GOKUDERA!!!! FERMATI!!!!!"

Qualche tetto più in là...
Una sagomina con una pistola in mano prendeva la mira.
"Non ti preoccupare: lo fermerai tu!"
E dalla pistola partì un colpo che raggiunse immediatamente la testa del corpo di Fran, ma la mente di Tsuna. Il bambino perse i sensi.
Se solo avesse chiuso la finestra prima di andare a dormire...
Meno di un attimo dopo sbarrò gli occhi smeraldini, ritrovandosi in mutande, mentre una fiamma di colore misto tra il viola e l'arancione iniziò a bruciare sulla fronte del ragazzino.
"REBORN!"
"Mi è sempre piaciuto il gioco delle imitazioni! E siete anche molto bravi!" esclamò Yamamoto, applaudendo.
"CHIUDERO' LA FINESTRA A COSTO DELLA VITA!!!" urlò Tsuna, arrampicandosi sulla finestra.
Prontamente, Ryohei si aggrappò al piede di Fran, e i due ragazzi, trascinati dalla furia di Tsunayoshi dentro la camera di quest'ultimo, finirono a terra, intontiti dalla rapidità con cui era successo tutto. Sawada, invece, chiuse velocemente la finestra, poi uscì dalla stanza e si precipitò giù per le scale. Una volta in giardino strappò la dinamite dalle mani di Gokudera e la buttò a terra, calpestandola (per spegnerla) sotto lo sguardo attonito del Guardiano Della Tempesta.
Una volta terminato il lavoro, si lanciò in una corsa disperata lungo la strada.
"TU! DANNATO MARMOCCHIO IN MUTANDE!" urlò Gokudera, inseguendolo. "SMETTILA DI IMITARE IL DECIMO!!!>>

Ryohei e Fran, rimasti in camera di Tsuna ad osservare la scena dalla finestra, ricevettero la visita di Reborn, che comunicò loro la bella notizia che l' 'errore' di Fran non sarebbe durato più di un giorno. Inoltre, l'Arcobaleno raccomandò loro di non dare nell'occhio e di prendere il posto che i loro corpi-ospitanti occupavano, in attesa che tutto tornasse alla normalità.
Tsuna non ricevette questi consigli, ma la sua corsa finì, poco dopo, nei pressi della ex Kokuyo, dove Mukuro lo accolse con tutti gli onori che era solito dare al suo tanto odiato allievo (per il quale il Vongola era stato ovviamente scambiato).

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Capitolo 5
*** Fine ***


Ma le previsioni di Reborn si rivelarono sbagliate (chissà se di proposito...?), e passarono due giorni senza che nessuno dei tre ragazzi fosse ritornato nel proprio corpo. Si alzavano la mattina, trovandosi sempre in una camera che non era la loro, in una casa che non aveva niente di familiare, ma soprattutto in sembianze che non erano le loro.
Una cosa abbastanza demoralizzante, a dire il vero; ma c'era anche chi aveva saputo adattarsi:
"Kyoko, me lo dai un bacetto?" chiese Fran, sorridendo.
"Eh?" Kyoko guardò confusa quello che credeva essere suo fratello, smettendo per un attimo di lavare i piatti. "Ma Fratellone... perché?"
L'illusionista si strinse nelle spalle. "Non lo so. Forse perché è da anni che non mi dai il bacetto della buona notte."
"Ma se sono appena le sette di sera!"
Kyoko aveva notato che, ultimamente, suo fratello si stava comportando in modo strano, ma non ci aveva fatto caso più di tanto. E prestando fede alla sua ingenuità, non ci fece caso nemmeno quella volta.
"Sorellina, ultimamente mi sento un bambino piccolo." confessò Fran, tentando di entrare nella parte dello scemo.
La ragazza sorrise, asciugandosi le mani con uno sparretto.
"Va bene, ho capito." disse, sempre sorridendo, con il tono di chi aveva scoperto qualcosa. "C'è una ragazza, non è vero?"
"Eh?" chiese Fran, confuso.
"Altrimenti non ti comporteresti così: è ovvio che vuoi che io ti aiuti a conquistarla."
"Oh, certo, è vero!" mentì Fran. "Credevo che non saresti riuscita a scoprirmi!"
"Fratellone, sei stato tu a scoprirti."
"Allora me lo dai un bacetto?"
"Va bene."
Fran si avvicinò alla ragazzina, gongolante, mentre lei appoggiò lentamente le labbra sulla sua guancia.

"TUUU!!! VIENI QUI, BROCCOLO!!!"
Tsuna evitò per un pelo (e con uno strillo) il tridente di Mukuro, che si conficcò nel muro dietro di lui.
"MI VUOI FAR ALZARE LA PRESSIONE DI PROPOSITO, VERO??"
Mukuro andò a recuperare il forcone, fissando il suo allievo con uno sguardo che valeva a dire 'uno di questi giorni ti taglio la gola'.
"Io no!" strillò Tsuna, disperato.
"NON MI RISPONDERE!!!"
E nuovamente Sawada evitò il forcone.
"E' UN ESERCIZIO BANALE COME BERE UN BICCHIERE D'ACQUA, PERCHE' FAI APPOSTA A FINGERE DI AVERLO DIMENTICATO??"
Stavolta il tridente si conficcò nel ridicolo cappello a mela del ragazzino, e Tsuna tirò un sospiro di sollievo per non essere stato trapassato da parte a parte.
Aveva provato per tutta la notte a levarsi quel copricapo, inutilmente.
"CHE C'E'?? ORA NON RISPONDI??"
"E cosa dovrei rispondere??" chiese Tsuna, disperato. "E' fin troppo imbarazzante ammettere che riesco a strozzarmi anche quando bevo un bicchiere d'acqua!"
"BASTAAA!!!" urlò l'illusionista, mettendosi le mani tra i capelli. "Non appena avrai l'età giusta per permettermi di cacciarti a calci nel sedere e senza un soldo, ti spedirò in una compagnia teatrale: fingersi imbranato sembra essere l'unica cosa che ti riesca!!!"
In futuro la compagnia teatrale sarebbero stati i Varia.
"Ma io SONO un imbranato!!!" piagnucolò Tsuna.
"Ho detto: BASTA!!!" Rokudo afferrò il manico del suo tridente, sollevando di peso il suo allievo e dirigendosi fuori dalla ex palestra della vecchia scuola di Kokuyo. "Non voglio più averti tra i piedi per tutta la giornata! E non credere che avrai da mangiare!"
Allora Mukuro sfilò il tridente dal cappello del ragazzo e sbatté Tsuna nell'ex sgabuzzino, chiudendo a chiave la porta.
"Ken! Fa la guardia a questo bamboccio! Se vuoi puoi morderlo." disse.
"Con piacere, capo." ridacchiò il ragazzo, mentre il suo capo gli consegnava le chiavi dello sgabuzzino.
Mukuro se ne stava andando, mentre Ken entrava nella 'cella' di Tsuna, quando alle orecchie dell'illusionista giunse un acutissimo 'HHIII!!!'.
"HHIII??" ripeté il ragazzo, perplesso.
Aveva già sentito quel 'HHIII', ma non poteva essere... Invece sì che poteva! Avendo la possibilità di entrare nel corpo di Tsunayoshi, Fran aveva anche la capacità di mettere il Vongola nel proprio corpo! Per una buona volta quell'inutile allievo aveva fatto la cosa giusta: aveva portato al suo maestro il giocattolo che tanto voleva... Bravo, Fran!
Mukuro rise, facendo dietrofront verso la cella che ospitava Sawada Tsunayoshi e giocherellando con il tridente, che finalmente avrebbe colpito la persona giusta. Stava già assaporando la piacevole sensazione di raggiungere lo scopo di una vita: era così emozionato da ridere in modo convulso, inquietante.
"Va pure, Ken. Ora ci penso io... Kufufufu..."
Ken uscì dalla celletta borbottando, mentre Mukuro entrò ridendo, e impugnando il forcone in modo solenne. Nel silenzio teso di quella stanza sentiva distintamente i gemiti della sua vittima, rannicchiata nell'angolo più lontano dalla porta.
"Kufufufu... quanto tempo, Sawada Tsunayoshi!" rise.
Dalla gola del ragazzo venne un gemito indistinguibile.
"Non ti preoccupare: non ti ruberò più di cinque minuti..."
"Cinque minuti??" urlò Tsuna, spingendosi sempre più contro la parete.
E Mukuro si avvicinava, troppo.
"Era da una vita che aspettavo questo momento!... Fa caldo, non trovi?"
L'illusionista si tolse la giacca.
"Rokudo! Che ti salta in testa?? Che stai facendo??"
"Non ti preoccupare: non ti ruberò più di cinque minuti; non uno di più, non uno di meno."
Ora il volto di Mukuro era a pochi millimetri da quello terrorizzato e sconvolto di Tsuna. L'illusionista sogghignò.

"Ma io non lo voglio fare!" piagnucolò Tsuna.
"E perché no?" chiese Mukuro. "In fondo cosa ti costa?"
Sawada non rispose.
"Credi di non esserne in grado?"
"Non lo so..."
"E' la tua unica possibilità per andartene di qui, se lo fai, ovviamente."
Il Vongola sospirò. "Va bene, lo farò. Ma vacci piano!"
Dallo stanzino iniziarono a provenire dei rumori strani. Ken e MM, che si erano messi origliare, li sentivano distintamente: gemiti, urla, sospiri, ansimi,... Non erano affatto rincuorati da quei suoni. Ken guardò Chikusa, che, a pochi metri da lui, faceva un sudoku.
"Senti anche tu, Kaki-pi?" chiese, preoccupato.
L'altro continuò a fare il suo sudoku.
I gemiti ripresero, e Ken ricominciò ad origliare.
"E' tutto quello che sai fare, Vongola?" urlò Mukuro. "Mettici più impegno! Sì!... Sì!... Così! E' così che ti voglio!"
MM svenne. Ken impallidì, voltandosi di nuovo verso l'altro ragazzo.
"Chikusa! Dobbiamo entrare!"
Ma Chikusa, come prima, non rispose.
"Chikusa!" ripeté il ragazzo, esasperato.
"Io non te lo consiglio." rispose l'altro.
Ma Ken, ignaro di ogni avvertimento, spalancò la porta, scardinandola totalmente.
Impallidì alla vista di quella scena, rendendosi conto che le sue paure non erano infondate.
"Ken," disse dolcemente Mukuro, guardando il ragazzo. "Questa è la seconda porta che distruggi. E non pensare di non ripagarla!"
"Certo capo." borbottò il ragazzo, sempre pallido, balbettando, avvicinandosi alla porta. "Mi scusi!"
E la richiuse dietro di sé, uscendo.
Mukuro si voltò verso Tsuna. "Dove eravamo rimasti?"
Tsuna si guardò attorno, perplesso. "Perché stiamo facendo a braccio di ferro?"
Mukuro era allibito: quella non era la voce di Tsunayoshi. "Potresti ripetere?"
L'illusionista era ancor più sconvolto, e guardò gli occhi del suo avversario: non c'era quella solita fiammella di paura che di solito abitava gli occhi di Tsuna, ma...
"Fran...?"
"Ciao, maestro! Mi sei mancato, lo sai? Però mi sono anche divertito: una bellissima ragazza mi stava dando un bacetto..."
"TE LO DO IO IL BACETTO!!!"
E Rokudo riprese il suo antistress preferito: 'grattugiare' la testa di Fran.

"Ehi, sorella!! Cosa stai facendo con la mia guancia??" urlò Ryohei, furioso.
"Ma Fratellone, mi hai detto tu che avevi bisogno di una mano per conquistare quella ragazza..." rispose Kyoko, perplessa.
"Ragazza?? Ma di che stai parlando??"
"Guarda che se mi stavi prendendo in giro, dico a tutta la scuola che Ryohei Sasagawa è innamorato!"
"NON LO FARAI ALL'ESTREMO!!!"

"LAMBO! LAMBO! Ti voglio tanto bene!!!" pianse Tsuna, stritolando uno sconvolto Lambo, che cercava, inutilmente, di divincolarsi.

Era bello tornare a casa!




Grazie per la pazienza!

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