Déjà-vu

di assasymphonie_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter one; past's smell ***
Capitolo 2: *** chapter two; abyss ***
Capitolo 3: *** chapter three; release ***



Capitolo 1
*** chapter one; past's smell ***


Premessa;

Storia su due OC.

Hiro Hisoka è di mia invenzione. Umano.

Mar'yan è invece di proprietà di Kiku. Vampiro.

 

Déjà-vu
a kiku, perchè sì.



 

chapter one; past's smell.


Pioveva.
Pioveva sui tetti grigi di Mosca, il cui splendore sembrava quasi appannato sotto quel cielo plumbeo.
Pioveva ed erano almeno tre ore che Misha si chiedeva come facesse quell'idiota a trovare il tutto così divertente.
Borbottò un "Tsk" abbastanza stizzito, tornando -per l'ennesima volta, maledizione- a posare lo sguardo sul profilo di Hiro.
Lo spadaccino se ne stava affacciato alla fatiscente finestra dai vetri rotti, le mani aperte a coppa a sostenere il mento ed i gomiti, avvolti dalla solita camicia sbrindellata, poggiati malamente a prender freddo sul davanzale di marmo.
Sorrideva.
Sorrideva quasi stesse rimirando un qualcosa di estremamente piacevole.
Mar'yan storse il naso quasi con disgusto. Quello stupido umano.
Sospirò, passandosi le dita tra i capelli chiari. Erano lì ormai da una settimana, senza uno straccio d'informazione reperibile sulla misteriosa organizzazione che, ormai da mesi, continuava a decimare le principali famiglie vampiresche di Russia.
Ne erano cadute d'innumerevoli, tra le più nobili e Misha aveva preso la decisione di tornare lì, dove tutto era iniziato, per svolgere alcune indagini.
Di certo non si sarebbe mai aspettato che LUI lo seguisse.
Lo guardò ancora una volta, gli occhi blu erano fissi sul paesaggio circostante ma ora il viso aveva assunto un'espressione quasi malinconica; le palpebre erano abbassate e le labbra, non più deformate in quel fastidioso sorriso a tutto tondo, erano solo leggermente piegate verso l'alto.
Sembrava ... tranquillo.
Il vampiro scosse violentemente la testa, ma perchè se ne stava lì a fissare quel cretino quando aveva cose ben più importanti da fare?!
Chiuse gli occhi per qualche attimo, inspirando profondamente per almeno tentare di calmarsi.
Calmarsi. Cosa assolutamente IMPOSSIBILE se hai un Hiro Hisoka che ti gironzola attorno.
Infatti quando Misha si azzardò a sollevare lentamente le palbepre, quel celebroleso era a pochi centimentri dal suo viso, gli occhi atteggiati in un' espressione interrogativa.

-Ah! Cazzo! Dico ma sei rincoglionito?!- imprecò il vampiro, scansandosi in una frazione di secondo, le guance arrossate forse dalla rabbia o magari dall'imbarazzo, cosa che, a detta sua, il solo pensarla è da malati mentali.
Lo spadaccino l'osservò qualche istante, poi il solito sorriso esplose sul volto da deficiente -come amava definirlo Mar'yan.

-AHAHAH, ti ho visto tutto assorto! Volevo solo sapere se stessi bene- rispose ridendo, come fosse una cosa palese.
Misha preferì non rispondere, anche perchè non c'era veramente nulla che potesse dire se non continuare ad insultare quel cretino fino alla fine dei suoi giorni.
Si limitò a sbuffare pesantemente avviandosi con passo svelto verso la porta, per poi spalancarla con impeto.
-Dove vai?- la voce dannatamente innocente dello spadaccino lo fece incazzare ancora di più, se possibile.

-A fare un giro, per non dover sopportare oltre quella tua faccia da culo- esclamò a denti stretti, prima di richiudersi l'uscio alle spalle, non senza un certo fracasso.

Pioveva. Ma l'ho già detto vero? Beh, non aveva smesso.
Il vampiro girava ovviamente senza un ombrello, e neanche uno straccio di cappuccio, figuriamoci.
Tsk, pioggia. Chissà poi per quale assurdo motivo piaceva così tanto a quell'idiota ... e perchè lui si stava preoccupando di questo?!
-Maledizione- sibilò a denti stretti, portandosi una mano al viso, in un gesto esasperato.
Forse lo era davvero, ma non avrebbe mai ammesso che stavolta era solo colpa sua e di quelle strane sensazioni che continuava ad avvertire da tempo; sensazioni che lo rendevano tremendamente confuso.
Per chi non lo sapesse Mar'yan Petrovič Romanov ODIA, sentirsi confuso e, questo sempre per cultura generale, soprattutto quando non poteva scaricare la colpa su quel deficiente di uno spadaccino.
Vagò per qualche ora, senza avere una meta precisa, svagandosi semplicemente nel riconoscere i luoghi e notare ciò che invece era cambiato.
Il sole stava quasi per tramontare, quando raggiunse quel vicolo nei bassi fondi di Mosca.
Non ricordava neanche il modo in cui era arrivato sin lì, gli pareva solo di aver camminato in linea più o meno retta. Il cielo quasi buio gettava ombre inquietanti sui muri grigi, illuminati malamente da un lampione mezzo fulminato.
Le gocce di pioggia danzavano inquiete, brillando nella penombra; poi, un rumore.
Mar'yan si volse di scatto, le pupille scrutarono senza sforzo i dintorni immersi nelle tenebre.
Erano sei, forse sette.
No, aspetta, molti di più.
Il vampiro ringhiò sottovoce, mentre le figure ammantate di scuro lo accerchiavano, producendo sordi sciabordii ogni qualvolta che gli stivali rinforzati affondavano nelle pozzanghere tutt'intorno.

-E voi chi cazzo sareste?!- la voce uscì più roca di quanto avesse immaginato ma non gl'importava poi tanto.
Le iridi leggermente dilatate erano fisse sulla figura che ora avanzava con passo flemmatico sul cemento malmesso.
Un odore andava diffondendosi nell'aria umida, un odore terribilmente familiare, che gli feriva le narici.
Non l'avrebbe definito profumo, oh no, vi era stato, forse, un tempo in cui l'aveva ritenuto piacevole, quasi confortante ma aveva smesso di pensarla in quel modo anni prima.
Gli piaceva credere che nel periodo antecedente alla trasformazione il suo olfatto fosse una merda, quindi tanto di guadagnato in quel cambio d'opinione, ciò stava a significare solo un miglioramento nell'uso dei sensi. Ma tutti quei pensieri non lo distrassero certo dall'angoscia che continuava a salire.
Cosa che peggiorò notevolmente una volta che la luce ronzante illuminò quel paio di labbra che si piegarono divertite verso l'alto.

-Dove hai imparato questo gergo da contadino, Misha? -
Un altro paio di passi strascicati con lentezza, evitando appena un tombino scoperto.
-Non sta bene parlare così, non te lo ripetevo forse spesso?-
Quel tono. Quel tono che per anni gli aveva carezzato le orecchie con parole gentili, con frasi di conforto, quel tono che aveva amato e poi odiato profondamente ... perchè ora risultava così sarcastico, tanto quasi da ferirlo. Era ...
Gli occhi color argento si spalancarono più di quando già non fossero quando il vampiro avvertì un qualcosa di affilato affondargli nella spalla. Erano organizzati quei fottuti cacciatori, quello che ora scorreva nelle sue vene era un perfetto veleno paralizzante ad effetto immediato, gli sarebbe stato complicato anche parlare dopo la sua entrata in circolo.
Ringhiò di nuovo, stavolta in direzione dell'uomo in piedi davanti a lui, combattendo con tutto sè stesso per riuscire a rimanere in piedi.
La figura rise, portando l'estremità del suo assurdo bastone da passeggio sotto il mento del vampiro, costringendolo a guardarlo negli occhi, che brillavano di una strana luce.

-Come stai Mar'yan? Ti vedo sciupato. Mangi abbastanza?-
Rise, scostandosi con una giravolta e fu come se cento pugnali volassero da cielo mirando dritti al petto del giovane, dilaniandone la carne.
Lui. Colui per cui era sopravvissuto anche nella più profonda delle disperazioni.
Lui. Colui che aveva reso la sua vita migliore, prima di distruggerla completamente.
Lui. Colui che credeva morto da tempo.
Lui. Colui che continuava a fissarlo con sguardo divertito, mentre le forze scemavano sempre più, lasciando il vampiro a terra, ansante.

-Maledizione- mormorò a fatica un'ennesima volta, mentre il respiro si faceva irregolare.
Forse, e dico forse, se non avesse avuto i muscoli del viso completamente paralizzati, avrebbe pianto. Ma Mar'yan Petrovič non è tipo da piagnistei, neanche con una banda di cacciatori psicopatici che gli avevano bellamente piantato sei o sette lame in corpo.
L'uomo gli si avvicinò nuovamente, tirando fuori dal mantello color notte una calibro 45 per poi puntargliela con nonchalance sotto il mento.

-Vediamo- esordì, fingendo un'espressione pensosa -Io mi accingo ad ucciderti, Mar'yan Petrovič- continuò in tutta calma, guardandosi intorno -E lo farò qui, in questo alquanto ameno luogo-
La voce non aveva subito nessuna variazione. Era sempre lenta e con tono quasi annoiato.
Il vampiro sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti man mano che il veleno entrava in circolo ed il sangue colava lento dalle ferite che gli adornavano ormai tutto il busto.
Stava per morire.
La liberazione che tanto aveva desiderato stava per giungere.
Gli sfuggì un mezzo sorriso, quasi invisibile sulle labbra atrofizzate.
Stava per morire.
Stava per morire ma sentiva un gravoso vuoto all'altezza del petto.
Perchè?! Non era possibile. Dopo tutti quegli anni passati a sperare nell'oblio, ecco che quando ne aveva l'occasione avvertiva una nuova sensazione, sconosciuta e suadente, strisciargli in cuore come un serpente dalle luminose scaglie.
Non voleva morire.
Non voleva andarsene lì, sotto quel cielo cupo senza aver rivisto la luce dei
suoi occhi.
Non voleva abbandonare quel calore che sentiva nascere dentro ad ogni
suo sorriso.
Non l'avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma mai come il quel momento aveva sentito la mancanza della
sua voce petulante e di quei dannati capelli perennemente spettinati.
Chiuse gli occhi, udendo il grilletto emettere un leggerlo "
click".
Tsk, vaffanculo stupido umano. Fu il suo ultimo pensiero, mentre si preparava mentalmente alla fine.
Cosa accadde dopo?
Oh beh, fu tutto parecchio confuso.
Misha sà solo di aver avvertito improvvisamente un'ulteriore presenza, avvicinarsi a gran velocità e di aver nettamente percepito il sibilo di una spada a lui familiare nel manto buio del vicolo odoroso di marcio.
Uno, due, tre, quattro ...
Una ad una le lame che lo trafiggevano scivolarono in terra, insieme ai loro rispettivi padroni.
Il vampiro socchiuse faticosamente una palpebra, notando i corpi degli Hunter riversi a terra, le gole recise con precisione. E quell'odore.

-Non la si può lasciare solo un attimo, eh signor Romanov?-
Mar'yan alzò lo sguardo in direzione della figura che si stagliava ora davanti a lui, Akira stretta nella mano sinistra e quel maledetto, luminoso, sorriso sul viso.
Un angolo della bocca gli si piegò all'insù, avrebbe risposto se non fosse stato che non riusciva ancora a muoversi, quindi si limitò a scoccargli una delle sue solite occhiate alla
Non ho bisogno del tuo aiuto, volgendo il capo verso il muro lurido.
Ma Dio solo sà, come mai in quel momento era contento di vederlo.

Stupido. Stupido, umano.

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Capitolo 2
*** chapter two; abyss ***


chapter two; abyss



Era una situazione surreale.
La luna faceva timidamente capolino tra le nuvole sfilacciate, illuminando cupamente i corpi senza vita degli hunter. L'odore penetrante del sangue s'insinuò crudele nelle narici di Misha, i cui muscoli erano scossi da continui spasmi, mentre il vampiro tentava invano di alzarsi in piedi. L'uomo davanti a lui gli aveva allontanato la pistola dal mento ed ora fissava lo spadaccino con occhi che brillavano di furore misto a sconcerto.
Ma durò un attimo.

-Misha, sono sorpreso- esclamò, mentre il suo volto si distendeva nuovamente in un sorriso sornione. Le iridi vagamente oblique presero a fissare Hiro parecchio divertite, come se la rabbia fosse stata improvvisamente sostituita da una qualche idea immensamente esilarante.
-Non avrei mai creduto che saresti riuscito a farti un amico- continuò, spostando nuovamente lo sguardo sul vampiro ancora accasciato contro le pareti scivolose, che per tutta risposta gli sputò un miscuglio di sangue e saliva sulle scarpe lucide.
-Amico? Vi state sbagliando, signore-
La voce serena dello spadaccino spezzò la tensione.
Sia Misha che la figura ammantata di nero si voltarono quasi contemporaneamente verso di lui, notando immediatamente che il sorriso non era ancora scomparso.
La lama di Akira scintillò in modo sinistro, mentre il ragazzo muoveva qualche passo nella loro direzione. Mar'yan lo fissava sgomento. Quello che ora gli si presentava di fronte era un volto sconosciuto dello stesso Hiro che andava professando di conoscere così bene.
Era davvero quel ... cretino?
Vi erano sì, quelle familiari labbra piegate all'insù e quell'andatura impercettibilmente barcollante tipica delle persone prive d'intelligenza, eppure qualcosa stonava. Che ci azzeccavano quell'inquietante luce negli occhi oltremare ed il sordo sgocciolio del sangue ancora denso sulla lama ora tinta di scarlatto?
Il profilo che si stagliava in quell'istante sotto la luce lunare, era quello di un freddo assassino dalla mente d'acciaio, cresciuto in strada, tra fango e polvere.
E furono proprio le parole di quel quasi sconosciuto a riscuotere Misha dal suo torpore.

-Amico?- ripetè nuovamente Hiro, ormai a pochi passi da loro.
Akira ondeggiò.

-Mi spiace per voi, signore, ma siete in errore. Messer Romanov non mi può sopportare-
Provate ad indovinare come pronunciò quest'ultima frase. Esatto. Sorridendo.
Il capo inclinato, nel suo usuale modo di porsi come se nulla fosse.
Ci fu un attimo di silenzio, nè Misha nè l'uomo osavano parlare.
Passò qualche istante, la pioggia continua a scendere silenziosa, creando ombre danzanti tutt'intorno. Lo spadaccino avanzò di qualche passo, ormai vicinissimo, la lama di Akira dondolava al suo fianco ed i capelli corvini gli ricadevano bagnati sulla fronte ma il ragazzo non sembrava curarsene.

-Se non ci crede chieda a lui- esclamò, rompendo di nuovo il silenzio.
Si voltò poi verso Misha con una piroetta, mentre le suole bagnate delle scarpe da ginnastica producevano un sordo stridio sul terreno umido.

-Nee, Micchan?- sussurrò, con voce morbida, fissando gli occhi sfavillanti in quelli socchiusi del vampiro.
Mar'yan sentì le guance imporporarsi di rabbia ed imbarazzo, mormorò un "
tch" a fior di labbra, subito prima di chinare nuovamente il capo, incapace di sostenere ancora quello sguardo colmo di sott'intesi.
-Non ti azzardare mai più a chiamarmi in quel modo- sibilò tentando con tutte le sue forze di non balbettare e maledicendo fino alla nausea gli zigomi che continuavano a bruciare.
La profonda risata di Hiro colmò l'aria densa, mentre lo spadaccino cambiava impercettibilmente posizione, ponendosi con tranquillità tra i vampiro poggiato al muro e l'uomo dagli occhi socchiusi.

-Visto? - esclamò, le guance leggermente contratte, indicando con il pollice Misha alle sue spalle.
Ed eccolo, il momento di vuoto.
Vuoto nel vero senso della parola. Per una manciata d'interminabili secondi, Mar'yan avvertì il tempo fermarsi, l'aria smettere di riempirgli i polmoni e le gocce di pioggia parvero cristallizzarsi nel bel mezzo della loro caduta.
Ma la figura del moro continuava a muoversi, in questo scenario di cupo presentimento.
La guardia di Akira si alzò, le labbra si curvarono nuovamente, andando a formare una seriosa linea retta, il blu oltremare degli occhi sfavillò ancora ed ancora mentre la luce silenziosa di un lampo inesistente lo attraversava.
Cominciò a fare
freddo.
-Ma d'altro canto- aggiunse subito dopo, Mar'yan continuava a fissarlo.
Lampo.
Fulmine.

-Non posso certo permettere a un verme come te di portarmelo via-
T U O N O.
I secondi ripresero improvvisamente a scorrere, riversando sullo spazio angusto del vicolo tutta la loro fretta. La pioggia scrosciava violenta e l'aria che Misha tornò improvvisamente a respirare, odorava di erba umida. Ma il vampiro al momento era troppo impegnato a tener a bada il cervello con ben altri pensieri.
Il tono. Cristo, quel fottutissimo tono.
Perchè era cambiato così all'improvviso? Perchè era divenuto profondo e tagliente tutto d'un tratto? Perchè quelle labbra sempre curvate verso l'alto avevano pronunciato quelle, invece, parole così minacciose?
Se anche non fosse stato per il veleno che continuava a bruciarli le vene, dubitava che avrebbe avuto il coraggio di alzarsi e posare lo sguardo su quel viso ora così trasformato.
Aveva paura. Cazzo gente, Mar'yan Petrovic aveva paura di cosa avrebbe potuto leggere in quell'espressione.
Fanculo. Quell'umano gli aveva decisamente rovinato la vita.
Si udì uno schiocco secco risuonare nel buio, quando l'uomo difronte a loro prese a battere sistematicamente i palmi guantati.

-Ah, non mi sono mai divertito tanto in vita mia- esclamò in preda ad un'isterica risata.
Gli occhi scarlatti si mossero in direzione del vampiro, senza però perdere di vista la lama di Akira, pericolosamente immobile a pochi passi da lui.

-Complimenti davvero Misha, te lo sei scelto proprio bene- ghignò.
Mar'yan fece uno scatto in avanti, artigliando il terreno sporco, mentre l'ennesimo fiotto di sangue caldo gl'insozzava le vesti.

-Io non ho scelto proprio un bel niente!- ringhiò, aspettandosi una risposta petulante da parte dello spadaccino, ma questi si limitò a sorridere amaramente, senza muoversi di un millimetro.
La figura scura lo ignorò, mentre indiettreggiava lentamente, alzando due dita verso il cielo plumbeo.

-Vediamo se è bravo solo a parole o c'è anche un po' di sostanza in cotal sfrontatezza-
Le falangi si piegarono fulminee, ed un istante più tardi una decina di Hunter armati di tutto punto, cirondarono Hiro.
Il ragazzo non fece una piega, mentre gli si gettavano contro, brandendo le armi avvelenate.
Il suo sguardo era solo freddamente deciso, mentre li faceva fuori, uno ad uno, non lasciandoli minimamente avvicinare al luogo dove stanziava Misha.
Il sangue rese scivoloso il terreno, ma i corpi che continuavano a cadere sotto la lama di Akira, sembravano infiniti. Per ogni Hunter che stramazzava in terra, ve ne era un altro pronto a prendere il suo posto.
Mar'yan osservava Hiro battersi con una precisione unica, gli occhi argentei seguivano la traiettoria dei suoi colpi mortali con malcelato stupore. Ancora una volta, il giovane gli apparve come un estraneo.
Gli assassini parevano moltiplicarsi e questo compiaque l'uomo poco lontano, intento ad osservare a braccia conserte la scena di morte, senza preoccuparsi minimamente dei suoi uomini ridotti ormai puntaspilli.
Finchè ...
Lo spadaccino si bloccò, tendendo la lama di Akira verso il cielo.

-Sai- iniziò -Ti è andata male-
Il tono non era cambiato. Freddo. Gelido.
Il blu oltremare delle iridi parve ridere per lui.

-Scommetto che non sapevi che io e la pioggia ...-
Alzò di scatto la testa, mentre la spada veniva avvolta da una splendente aura di gocce.
-Siamo una cosa sola-
L'acqua schizzò impazzita in tutte le direzioni, mentre Hiro danzava con lei in avanti, muovendosi rapidissimo tra i corpi ammassati degli assassini.
-Ame no hāto!- gridò e la pioggia si mosse con lui.
Passarono attimi che parvero interminabili, gli uomini continuavano a cadere ma per quanti ne morissero, il loro numero rimaneva invariato.
Lo spadaccino era affaticato, l'uso dell' Ame no hāto esauriva quasi del tutto le sue energie ma non aveva la minima intenzione di mollare. La rabbia nei suoi occhi era palesemente incontrollata.

-Bastardi, non vi permetterò di toccare Misha neanche con un dito!- gridò, per poi lanciarsi ancora una volta all'attacco.
Ma erano troppi.
Una lama lo ferì di striscio al fianco, mentre un'altra gli si conficcava nella spalla con un rumore sordo. Fu questione di secondi, si udì uno sparo provenire da un punto imprecisato e Akira scivolò lontano.
Mar'yan ebbe un sobbalzo mentre vedeva quel suo non richiesto salvatore, crollare a terra, gli occhi appena socchiusi ed il sangue colargli da ogni dove. Il cuore accellerò, ma lo sapeva.
Lo sapeva che non poteva fare assolutamente niente per lui.
Ed un unico pensiero gli riempì in quel momento la mente
"Cazzo. Cazzo, non crepare"

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Capitolo 3
*** chapter three; release ***


chapter three; release

Il sangue colava lento sul selciato umido, allargandosi a macchia d'olio intorno al corpo svenuto dello spadaccino, la mano era immobile, riversa nel liquido scuro; immortalata nel suo ultimo, vano, tentativo di riappropriarsi dell'elsa di Akira, abbandonata poco lontano.
Hiro era sdraiato nel centro esatto del puzzolente vicolo, i capelli neri, cadenti da un lato, lasciavano scoperta parte del viso.
Intorno a lui, a formare un cerchio perfetto, erano accatastati i cadaveri degli hunter.
La visione sarebbe potuta sembrare mistica, se non fosse stato per l'orrenda cosapevolezza che celava.
Consapevolezza che colpì Misha come un macigno, schiacciandolo quasi completamente.
Gli occhi d'argento del vampiro, annebbiati dal veleno che continuava prepotentemente ad invadergli le vene, senza però riuscire ancora a renderlo totalmente impotente, erano ora immobili fissi su colui che si era autoproclamato suo salvatore.
Ma nessuno gliel'aveva chiesto mi pare.
I denti schioccarono ed i muscoli si contrassero uno spasmo di rabbia silenziosa.
Perchè cavolo era venuto lì quell'umano?
Con tutte le sue belle parole e quel sorrisetto irritante.
Abbassò il capo, avvertendo lo stomaco contrarsi in modo poco piacevole quando i suoi sensi reagirono in ritardo al lago di sangue, scatenando un'insana fame.
Non si sarebbe sentito in colpa per quel moccioso.
Un'iride di luna corse di nuovo al volto esangue poco lontano.
No, non l'avrebbe fatto.
La familiare camicia a scacchi era impregnata di rosso in più punti, sembrava quasi fosse una decorazione voluta.
Come mai si rendeva conto solo ora di quanto quel sangue emanasse un'aroma così ... dolce?
Scossa la testa, sentendo la gola ardere ancora, con più violenza.
Controllo.
Un ultimo sguardo perso a quelle labbra schiuse appena, tra cui l'aria s'insinuava a fatica, producendo un sibilo sordo.
Non si sarebbe sentito ...
Il cuore si fece improvvisamente più pesante.
... in colpa.

-Oh ma guarda, il nostro valoroso eroe si arrende di già?-
La voce carica di finta sorpresa dell'uomo ammantatao di scuro, ruppe il filo già sufficientemente aggrovigliato dei suoi contorti pensieri.
Quelle odiose scarpe ticchetanti mossero qualche passo nella pozza di sangue, stavolta senza preoccuparsi si sporcare o meno la patina nero lucido.
Gli occhi disinteressanti viaggiarono dal volto immobile di Hiro a quello truce di Misha.

-Devo ammetterlo, Mar'yan,non credevo che questo piccoletto nascondesse una tale energia-
Indicò con un gesto i corpi tutt'intorno.
-Nessuno finora era mai riuscito a far fuori tutti questi hunter da solo-
Fece una pausa.
-Con uno stuzzicadenti del genere poi- concluse, mollando un calcio all'elsa ormai opaca di Akira, mandadola a cozzare contro il muro spesso.
Il volto dello spadaccino si contrasse in uno spasmo quasi di dolore.
L'uomo scoppiò a ridere, afferrandolo per i capelli ancora bagnati, portandoselo all'altezza del capo, mentre lo fissava divertito.

-Ma guardalo, è quasi un peccato doverlo uccidere, non credi anche tu, Misha?-
Il vampiro lo udì appena.
Gli occhi fermi sulle palpebre appena socchiuse di Hiro, erano ora illuminati di strana luce.
Non reagiì neanche quando la colt calibro 45 brillò decisamente troppo vicina alla fronte dell'ostaggio.
La figura scura l'osservò perplessa per qualche attimo, non notando, nella penombra della sera, i tremiti incessanti che scuotevano il corpo del vampiro e di come le sue gambe andassero via via ripiegandosi su loro stesse, quasi fossero pronte ad un salto improvviso.
Nella sua visione delle cose il ragazzo era solo terrorizzato dall'imminente morte di quel moretto, il quale continuava a fissarlo con occhi spenti ed il viso macchiato di fango e sangue.
L'uomo ghignò un'ultima volta, esercitando maggiore pressione sulla fronte del giovane, strattonandolo per avvicinarlo ulteriormente a sè mentre sussurrava con un sorriso:
-Addio-
Proiettile e vampiro partirono insieme.
Vennero sospinti entrambi da forze nascoste, attraversando l'aria come frecce, entrambi destinati a colpire.
Ora rimaneva solo da determinare chi l'avrebbe fatto per primo.
Un urlo soffocato ed il vampiro era già vincitore.
Il bossolo bollente cadde in terra con un inquietante tintinnio, completamente accartocciato.
L'uomo mollò immediatamente la presa su Hiro, che crollò sul pavimento sucido senza un lamento.
Le dita pallide di Misha erano strette intorno a quella gola che per tanti anni aveva sussurrato parole di miele e che ora annaspava alla ricerca disperata d'ossigeno, mentre quel volto perfetto diveniva paonazzo per lo sforzo.
Le mani del vampiro erano ancora scosse da violente convulsioni, il sangue aveva preso a scorrere rapido nelle vene, sospinto dai battiti quasi dolorosi di un cuore che avrebbe dovuto essere morto.
Non riusciva a riflettere lucidamente, l'unica parola che il suo cervello continuava ad urlargli era quella che innumerevoli volte aveva scacciato con rabbia nei meandri più profondi dell'anima.
L'ordine imposto che gli aveva rovinato la vita: UCCIDI.
Lo sguardo d'argento era acceso da sconosciuta furia, la coscienza intrappolata nella prigione invalicabile che il suo istinto eregeva ogni qualvolta che perdeva il controllo.
Cosa che non accadeva da tempo.
Odiava sentirsi così; in quello stato doveva apparire dannatamente debole agli occhi altrui.
Lo sguardo si spostò automaticamente sullo spadaccino semi-svenuto.
Ed in quel momento, essere debole era l'ultima cosa che desiderava.
Con uno sforzo immane di volontà, il vampiro allentò la presa fino a staccarsi completamente dall'uomo, che tossì violentemente mentre l'aria tornava ad invadergli i polmoni, bruciando come fiamma.
Misha continuava a fissarlo, gli occhi ancora persi nelle nebbie della collera ed il respiro affannato.
La sua mente era divisa da pensieri lancinanti.
Come poteva ferire colui per il quale aveva continuato a vivere per tutti quegli anni?
Come poteva?!
Un sordo colpo di tosse lo costrinse ad abbassare lo sguardo sul corpo ancora riverso poco lontano.
Hiro si era parzialmente girato su un fianco, una mano premuta sulle ferite, l'altra abbandonata sul cemento scuro, leggermente tremante.
Non lo guardava.
Era strano, Mar'yan si era abituato a sentire quegli occhi impertinenti su di sè, a trovarli brillare accanto a lui ad ogni dannato movimento, neanche fossero due calamite.
Ma no. In quel momento le iridi color zaffiro erano impegnate altrove, forse tentando di ritrovare la loro naturale luce, sostituita invece da un velo sottile d'ombra che, crudelmente, le appannava.
Scosse rabbiosamente la testa.
Cavolo, doveva essere ancora parecchio rincoglionito dal veleno, altrimenti non si spiegherebbe perchè se ne stava lì a fissare quell'idiota, invece di badare all'uomo che intanto agiva rapido.
E di nuovo, non fu che questione di secondi. Ormai dovreste sentirvi esperti anche voi.
La mano guantata fremeva di furia e, forse, paura, quando puntò definitivamente quell'accidenti di pistola contro Misha.
In realtà fu una mossa sleale, visto che il vampiro gli voltava le spalle ma l'uomo sapeva bene che arrivati a quel punto, si trattava dell'occasione perfetta e soprattutto irripetibile.
Gli occhi brillarono folli sotto i ciuffi chiari quando gridò a stento, la voce roca:
-MUORI! LURIDO BASTARDO!-
Ma ancora una volta, il tanto agognato scoppio non giunse mai.
Al suo posto si udì un gemito strozzato, quasi di sorpresa. Quando Mar'yan si voltò, non potè fare a meno di sussultare.
La figura era immobile, le mani ancora entrambe strette sul caricatore, lo sguardo fisso sulla lama inaspettatamente lucida conficcata quasi per intero nel suo fianco destro.
Il sangue fresco non tardò a scorrere lento per tutta la lunghezza della spada e Misha avvertì la gola farsi prepotentemente arida. Reprimendo l'incessante sete ancora una volta, notò ciò che era impossibile non notare in quel momento: all'altro capo di quella che ormai tutti avrete riconosciuto come Akira vi erano strette cinque paia di dita coperte di graffi. Avvolgevano convulsamente l'elsa della katana, come a sostenersi a vicenda.
Il loro proprietario stava ben saldo sulle ginocchia. La camicia lacera era strappata in modo drastico nel punto in cui la ferita all'addome non accennava a volersi rimarginare. Visto così si sarebbe detto che fosse un poveraccio senza speranza.
Finchè non lo si guardava negli occhi.
In quei cazzo di fottutissimi occhi.
A Mar'yan venne da imprecare, pensando per la
avevapersonilconto volta che quello sguardo non era normale.
Il blu morbido che conosceva così bene si era nuovamente trasformato in acciaio splendente e fissava impassibile il profilo contratto della figura ammantata di scuro.
Dal canto suo, l'uomo lo squadrava con malcelata incredulità mentre il volto gli si accartocciava dal dolore che non tardò ad arrivare, inaspettatamente violento.
Non andava. Non aveva previsto tutto questo.
Le sua labbra rantolarono qualcosa di non meglio definito quando quelle esangui dello spadaccino si allargarono in un sorriso stanco.

-Scacco matto- sussurrò a fatica.
Più tardi, Misha avrebbe riflettuto a lungo sulla stupidità di quell'affermazione ma per il momento aveva ben altro in mente.
La situazione era in stallo, per qualche istante nessuno si mosse, il solo rumore sottile della pioggia e la sete assordante permisero a Mar'yan di accertare il normale scorrere dei secondi.
Ma la pausa non durò a lungo.
Più il vampiro guardava il viso dell'uomo farsi pallido, più nascevano in lui pensieri confusi.
FARLA FINITA.
Fu questo quello che spiccò improvvisamente tra quell'incostante marea mentale.
Un' ultima occhiata al corpo sfinito di Hiro, il quale aveva lentamente sfilato la lama dal fianco dell'altro, lasciandolo barcollare ridicolmente avanti ed indietro, lo sguardo carico d'odio, e Misha prese la sua decisione.
Lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, mentre sentiva nascere in petto un suono che da troppo tempo le sue corde vocali avevano dimenticato: una risata.
Mar'yan Petrovic Romanov rise.
E rise di gusto, in quel vicolo stretto e buio, tornato dopo tanto nella sua madrepatria.
Rise, prima di socchiudere gli occhi ed abbandonarsi completamente all'istinto.
La già stremata parte razionale del suo cervello si ritirò docilmente in un cantuccio, mentre il fin troppo tenuto sotto controllo bruciore, dovuto alla sete, esplodeva violento, dipartendosi in ogni direzione e donando ai suoi arti stanchi nuova e terribile forza.
Inutile stare qui a spiegare nei dettagli cosa accadde dopo.
Tra i ricordi che Hiro custodirà di quel momento, la gelida furia con cui il vampiro si scagliò sugli uomini intorno, facendone fuori cinque ancor prima che i cosidetti Hunter fossero in grad0 di organizzarsi, rimarrà impressa a fuoco nella sua mente, insieme alle pupille scarlatte e desiderose di sangue che ornavano il viso pallido del russo.
Era fuori controllo.
Lo stesso controllo per cui aveva penato anni e per il quale si era sempre visto costretto a reprimere ogni emozione o genuino desiderio.
Ma ormai le inibizioni erano sparite, abbattute da un'orgia indescrivibile di sensi che continuava ad inebriarlo, distruggendo il veleno, ritrovando le forze, seguendo gl'impulsi, soddisfando la sete.
Per ogni gola che lacerava, mischiava sangue ad altro sangue, succhiando ed ingoiando senza ritegno quel nettare scarlatto, macchiandosi il viso e le mani, tingendo i muri della linfa cremisi.
Inarrestabile.
Non riuscirono a colpirlo neanche una volta e quando finalmente davanti a lui rimase solo l'uomo vestito di scuro, il vampiro era ormai saturo di nuova potenza.
Volse le iridi scintillanti in direzione della preda, che arretrò con passi goffi, fino a scontrare le spalle con il muro sudicio.
Misha sorrise, una ferita aperta nell'oceano rosso sul suo volto.
Si avvicinò a lui con passi lenti, premurandosi di calciare in malo modo i cadaveri sul terreno per far sì che la figura potesse scorgerne i volti consumati.
L'uomo emise un lamento disperato quando il vampiro lo sollevò con nonchalance per il bavero del lungo mantello, senza smettere di fissarlo famelico.

-Ti prego non lo fare! Non vorrai davvero uccidermi, non è vero Micchan?! Non vorrai seriamente bere il mio sangue?!- lo disse con un tono che voleva apparire spavaldo ma che uscì solo come stridulo e patetico alle orecchie della notte.
Mar'yan inclicò lentamente la testa di lato, posandogli la mano libera sulla spalla come per confortarlo.

-Non lo farei mai- mormorò sottovoce.
I muscoli dell'uomo si rilassarono per un istante.
Già, giusto un istante prima che il giovane dai capelli argentei aumentasse la presa, spezzandogli il collo di netto.
All'ultimo sguardo disperato dell'altro, rispose con un ghigno sbieco.

-Non sei degno neanche di quest'onore-
Si liberò indifferente del corpo scaraventandolo lontano, mandandolo a cozzare contro un cassonetto parecchi metri più in là.
Le iridi continuavano a rilucere nella penombra ma la sete si era notevolmente attenuata; avvertiva il sangue dell'appena consumata cena circolare rapido nel suo organismo, cancellando definitivamente ogni traccia del veleno paralizzante.
Eppure c'era qualcosa che non andava.
I canini erano rimasti innaturalmente allungati e anche gli artigli non accennavano a ritirarsi; poteva avvertire la sua parte razionale scalciare da qualche parte nella testa ma l' istinto animale non sembrava intenzionato a retrocedere.
Digrignò i denti.
Cazzo. Doveva fare qualcosa prima che ...

-Misha ... ?-
Imprecò sonoramente. Proprio quello che voleva evitare.
Si volse di scatto verso la fonte del richiamo e chi altri poteva essere se non lui?
Era lì e lo fissava con quella fottuta aria seriosa che non gli si addiceva per niente.
Lo vide muovere qualche passo verso di lui, la camicia ancora imbrattata di sangue di cui il vampiro riusciva a percepire il sentore. A quel movimento, Mar'yan rispose con un rapido scatto all'indietro, addossandosi al muro ringhiando secco contro il viso pallido dell'altro che continuava a fissarlo, come dimentico dell'ambiente che lo circondava.

-Stai lontano- sputò il russo con voce roca.
Non andava bene! Non riusciva ancora a controllarsi appieno e gli occhi non ne volevano sapere di staccarsi dalla giugulare del moro, cosparsa di rivoli cremisi.
Non doveva avvicinarsi ancora, non ...

-Non mi farai nulla-
Ancora una volta, le parole appena sussurrate di Hiro lo costrinsero ad interrompere i suoi furiosi collegamenti mentali. Alzò lo sguardo e avvertì chiaramente il petto svuotarsi velocemente della residua scorta d'aria.
Gli stava sorridendo.
Quel coglione coperto di sangue, in piedi in mezzo ad una quindicina di cadaveri, gli stava sorridendo!
E non solo! Era quel suo sorriso rassicurante da perfetto idiota! Cristo, ma non si rendeva conto che era ridotto malissimo e che stava solo rischiando ulteriormente quella merda di vita che si ritrovava?!
Le spalle del vampiro aumentarono la pressione sui mattoni umidi.

-Fottiti cretino! Possibile che tu non capisca mai un cazz--
La frase urlata con palese ira, nell'aria fredda della notte si spense malamente su un paio di labbra tiepide.
Mentre l'altro parlava infatti, Hiro non era rimasto inerte. Con lo sguardo nascosto dai ciuffi scuri, aveva mosso l'ultimo passo che lo separava da corpo semi febbricitante di Misha, per poi afferargli senza tanti complimenti il volto con le mani screpolate e smorzare quelle parole quasi soffiate, a modo suo.
Il vampiro rimase immobile, avvertendo appena le dita dello spadaccino stringergli il polso tanto la mente era sconvolta dalle indescrivibili sensazioni che pulsavano in ogni singola cellula del suo corpo, smaniose d'imporsi sui pensieri confusi i quali continuavano a susseguirsi in un curioso tango scandito da attimi fuggevoli.
Le labbra di Hiro sapevano di ferro e terra ma Misha non ci mise molto a carpirne il leggero retrogusto dolce, di menta, pesca o qualcosa del genere.
Oh ma in fondo chissene frega!
Aveva infatti, quasi incosapevolmente, schiuso la bocca quel tanto da permettere alla lingua del moro d'insinuarvisi lenta e carezzevole, silenziosa tentatrice e più quella continuava a sfiorargli la pelle, più l'eccitazione fino a quel momento sopita del russo cresceva a ritmo vertiginosamente alto.
Come in preda alla più epica delle sbronze, Mar'yan prese ad assecondare i suoi movimenti, artigliandogli la schiena, le spalle ed il collo, respirando affannosamente ogni qualvolta Hiro si allontanava per quel massimo di due secondi che al vampiro iniziarono ad apparire come lassi di tempo esagerati.

-Ti odio.- sussurrò a fatica prima di venire nuovamente interrotto dal respiro dell'altro, riversatosigli in gola come magma fuso.
-Vaffanculo. Vaffanculo, stupido uman—A-Ah... -
Arrossì, e di brutto anche, mentre si mordeva a sangue un labbro, maledicendosi per essersi lasciato sfuggire quell'unico ma perfettamente udibile gemito.
La bocca arrossata dello spadaccino si piegò lievemente verso l'alto, in quello che incollato su un altro viso sarebbe di certo stato un ghigno, a parere di Misha però, l'idiota era incapace di fare quel genere di sorrisi.

-Mi dispiace Micchan, ma non credo di poter a resistere ulteriormente-
Il suo tono aveva assunto una nota fottutamente sensuale, che fece rabbrividire il russo al quale occorse un enorme sforzo di volontà per radunare quel briciolo di autocontrollo rimastogli ed evitare di saltargli addosso lì, in quella merda di vicolo diventato ormai scenario principale d'inaspettati colpi di scena.
Rimase quindi immobile, gli occhi appena socchiusi ed un imprevisto problemino in direzione delle parti basse che non fece che aumentare la sua rabbia-imbarazzo.
Non era una cazzo di mocciosetta! Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di ... di ...
Anche quel pensiero si perse presto, appena la lingua del moro prese a percorrere il profilo del suo collo, per poi giungere in prossimità dell' orecchio, ora tinto di uno appariscente color porpora.

-Ti voglio-
L'aria tiepida penetrò strisciando nel suo cervello, scolpendo a fuoco quelle parole appena bisbigliate.
-Ti voglio e puoi odiarmi se ti fa comodo, ormai non riuscirei a fermarmi per nessun motivo al mondo-
Mar'yan quasi temette che le gambe non riuscissero più a reggerlo tanta era l'eccitazione che lo pervadeva dalla testa i piedi.
Non l'avrebbe mai ammesso ma i sentimenti appena espressi da quel deficiente, erano oltremodo simili a ciò che provava lui in quel momento.
Emise una risata secca, fissando gli occhi chiari nello sguardo bruciante di Hiro.
Fregato da un fottuto nano giapponese, che presa per il culo.
Si strinse piano nelle spalle, lasciando che l'aria tornasse a circolare normalmente nei polmoni e poi chiudendo le dita pallide in una presa ferrea, sul colletto strappato dell'altro.

-Sei proprio un coglione- furono le sue ultime parole, prima di attirarlo nuovamente a sè.

Si udirono urla quella notte, attraversare il cielo color cobalto. Urla che qui vi raccontano di un doloroso piacere, di corpi intrecciati e parole non dette. Di schiene sudate e labbra socchiuse. Di due anime che divennero uno, sotto lo sguardo sereno delle stelle.

THE.END.

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