Afferrare una stella di LyraB (/viewuser.php?uid=60378)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***
Capitolo 7: *** Sette ***
Capitolo 8: *** Otto ***
Capitolo 9: *** Nove ***
Capitolo 10: *** Dieci ***
Capitolo 11: *** Undici ***
Capitolo 12: *** Dodici ***
Capitolo 13: *** Tredici ***
Capitolo 14: *** Quattordici ***
Capitolo 15: *** Quindici - Le provinciali ***
Capitolo 16: *** Sedici ***
Capitolo 17: *** Diciassette ***
Capitolo 18: *** Diciotto ***
Capitolo 19: *** Diciannove ***
Capitolo 20: *** Venti - le regionali ***
Capitolo 21: *** Ventuno ***
Capitolo 22: *** Ventidue ***
Capitolo 23: *** Ventitrè ***
Capitolo 24: *** Ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Venticinque ***
Capitolo 26: *** Ventisei ***
Capitolo 27: *** Ventisette ***
Capitolo 28: *** Ventotto ***
Capitolo 29: *** Ventinove ***
Capitolo 30: *** Trenta ***
Capitolo 31: *** Trentuno ***
Capitolo 32: *** Trentadue - Le nazionali ***
Capitolo 33: *** Trentatré - la finalissima ***
Capitolo 34: *** Trentaquattro ***
Capitolo 35: *** Trentacinque ***
Capitolo 36: *** Trentasei ***
Capitolo 1 *** Uno ***
Qualche
anno fa, sul circuito di Forumfree, ho conosciuto una persona
fantastica.
Ha qualche anno meno di me, ma non conosco nessuno che si meriti il
termine "ragazzina" meno di lei.
È spassosa, intelligente, artistica e... e un tantino folle,
sì.
Abbiamo fatto amicizia e abbiamo scoperto di avere mille cose in
comune. Tra tutte, la passione per Glee.
Ho scritto questa storia per lei, ma credo di essere stata io la prima
ad essermi emozionata mentre la scrivevo...
quindi credo di doverla ringraziare anche per questa ennesima cosa.
E siccome ho tremato, pianto e sorriso con i protagonisti di questo
lungo racconto, ho pensto di condividerlo con gli altri.
Per questo eccola qui, per tutti voi ma dedicata solo a lei:
a Iole, l'unica
e vera Jo
uno
lunedì
mattina, corridoi del McKinley
Era un tiepido
lunedì mattina di settembre, un lunedì come tutti
gli altri per gli studenti del liceo di Lima.
Nei corridoi si
respirava la solita aria: cheerleader che camminavano a testa alta,
giocatori di football che si scambiavano fraterne pacche sulle spalle e
studenti più o meno invidiosi che li guardavano sognando di
diventare come loro.
Ferma ad uno degli
armadietti vicino all'aula di scienze c'era una ragazza con un paio di
jeans larghi, un paio di scarpe da ginnastica e una camicetta a quadri
sotto un golfino azzurro. I capelli di un intenso color rosso rame
legati in due codini e la totale mancanza di trucco sul suo viso la
facevano sembrare una matricola nonostante fosse all'ultimo anno. Stava
rovistando nel disordine del suo armadietto quando una ragazza con una
folta chioma di capelli neri le saltò letteralmente al collo
esclamando con entusiasmo:
- Buongiorno Kailey! -
Kailey
ricambiò l'abbraccio rinunciando all'intento di trovare i
compiti di spagnolo nel mucchio di vecchi fogli sul ripiano
più alto dell'armadietto.
- Anche io sono
contenta di vederti, Jo. Com'è andato il tuo concorso di
musica? -
Jo la sciolse
dall'abbraccio e si sistemò lo zainetto sulla spalla
sinistra, scrollando le spalle come se non fosse un argomento
così importante da dover essere tirato fuori.
Alta più di
Kailey nonostante avesse tre anni meno di lei, sempre vestita sportiva
(in jeans e felpa o addirittura in tuta da ginnastica) Jo era la
persona più semplice e sincera che Kailey conoscesse.
- Così
così, sono arrivata decima. Però eravamo in
cinquanta, quindi tutto sommato bene. -
- Te lo dico da quando
prendevi a martellate il mio pianoforte giocattolo che sei portata per
la musica. - Disse Kailey.
Jo e Kailey erano
amiche fin dalla nascita. Anzi, anche da prima, visto che i loro
genitori erano amici dai tempi del liceo. Le due ragazze erano
contentissime di trovarsi bene insieme, dato che la loro era
un'amicizia più o meno forzata: avevano passato insieme
tutte le estati da quando riuscivano a ricordare e lo stesso valeva per
il giorno del Ringraziamento e il giorno di Natale. Jo rispose con un
sorriso all'amica e la prese sottobraccio.
- Ho lezione di
spagnolo, ma non trovo i compiti delle vacanze. -Disse Kailey chiudendo
lo sportello dell'armadietto con un botto.
- Figurati se
Schuester ti fa storie. Io ho lezione di matematica e di sicuro mi
interrogherà, quella sì che è una
tragedia. -
- Ma smettila, se sei
un genio in matematica! -
- Non se si tratta di
calcolo a mente. -
- Oh, guarda, hanno
aperto le iscrizioni ai club pomeridiani. - Disse Kailey con finta
noncuranza, fermandosi davanti alla bacheca degli studenti. Come sempre
la sezione riguardante la squadra di football e il gruppo delle
cheerleader erano piene di firme. La Sylvester aveva dovuto addirittura
aggiungere altri fogli per permettere a tutte le aspiranti cheerleader
di tentare un provino: la bacheca era invasa di firme sui fogli rossi e
neri delle Cheerios.
Tra il club dei
fumetti e quello per il cinema c'era il foglio del club di canto. Gli
occhi di Kailey si posarono sulla lista ancora vuota e provò
l'intenso desiderio di prendere la penna e aggiungere il proprio nome.
- Ci stai pensando di
nuovo. - Disse Jo.
- Sarebbe
così strano? -
- Key, sono tre anni
che mi parli di quel club, di quanto sono fantastici e meravigliosi
anche se vengono ritenuti degli sfigati. -
- Beh, è la
verità. -
- E allora spiegami
perché diavolo non hai ancora messo il tuo nome su quel
foglio! -
Jo sapeva benissimo
perché Kailey non si era mai iscritta, chiederglielo era
solo un modo per farglielo ammettere ad alta voce, un primo passo per
farle vincere quella sua sciocca paura del giudizio altrui.
- Perché mi
vergogno, ecco perché. Perché io canto in
macchina quando sono da sola o con i video di Mtv davanti alla
televisione. E perché quei ragazzi sono tutti
incredibilmente bravi, non sarei mai alla loro altezza. -
Jo le sorrise.
- Motivi che non
stanno in piedi, te lo dico da tre anni. Ma, a quanto pare, l'orecchio
verso di me è sempre quello più sordo. - Le
stampò un bacio a schiocco sulla guancia e si
infilò nell'aula di matematica sventolando la mano in cenno
di saluto, mentre Kailey proseguiva nel corridoio fino all'aula di
spagnolo.
La ragazza si
lasciò cadere al suo banco, in terza fila vicino alle
finestre, completamente priva della voglia di seguire la lezione.
Il passaggio vacanze -
scuola era stato traumatico, per fortuna quell'anno avrebbe avuto Jo
nei paraggi per un cappuccino o una Coca d'emergenza tra una lezione e
l'altra.
Nonostante fosse
all'ultimo anno, Kailey non aveva molti amici a scuola: era timida e
faceva fatica a stringere amicizia con qualcuno. Soprattutto non
attaccava mai bottone per prima: preferiva rimanere sola che cercare di
fare conversazione con uno sconosciuto. La voce del professore che
entrava augurando agli studenti "Buenas dias" riportò quasi
tutta la sua attenzione alla lezione che stava per cominciare.
Nello stesso istante
Jo, seduta all'ultimo banco nell'aula di matematica, pensava che si
trovava davvero benissimo in quella scuola: sebbene avesse iniziato il
suo primo anno solo da qualche settimana, aveva già
conosciuto un sacco di ragazzi e ragazze simpatiche che l'avevano
invitata a studiare con loro.
Le amicizie che aveva
stretto le avevano messo sotto gli occhi la piramide sociale del
McKinley che Kailey le aveva descritto nei due anni precedenti: in cima
a tutto c'erano loro, le cheerleader. I giocatori di football, di
basket e di tutto il resto del mondo sportivo venivano subito sotto,
essendo di per sè molto popolari, ma pendendo letteralmente
dalle labbra coperte di lucidalabbra alla fragola delle ragazze
pon-pon. Poi c'erano i ragazzi impegnati nel consiglio d'istituto, i
rappresentanti e tutti gli altri "socialmente utili". La massa grigia e
uniforme del resto del liceo veniva dopo di loro, un mucchio di ragazzi
poco importanti e poco considerati.
Infine, sull'ultimo
gradino c'erano quelli che venivano solo presi in giro, talmente in
basso nella piramide da essere ritenuti inferiori persino da quelli che
nei corridoi non alzavano nemmeno gli occhi: erano quelli che erano
sfigati e non se ne vergognavano.
Nerd, patiti di
fumetti, videogiochi, giochi di ruolo... e canterini. Non quelli che si
dilettavano di chitarre elettriche, no, le future rockstar erano ancora
considerate degne di un minimo di rispetto.
No, i veri sfigati
erano quelli che andavano sul palco a cantare canzoni di altri facendo
girotondi come alle scuole materne.
Jo si
accigliò al pensiero di quanto potevano essere meschini gli
adolescenti: lei e Kailey avevano passato la loro infanzia a fare
spettacolini ballati e cantati e non si erano mai sentite sfigate,
nemmeno lontanamente. Lei era sempre stata brava a suonare e Kailey
aveva una bella voce, anche se da una decina di anni aveva smesso di
farla sentire in pubblico: le loro tre amiche del cuore si occupavano
della coreografia ed erano così brave che i loro spettacoli
erano un evento per tutti i ragazzini del vicinato.
Jo aprì il
quaderno di matematica chiedendosi perché quando si diventa
grandi tutto diventa tremendamente complicato.
La lezione del
professor Rosenberg era finita prima - doveva essersi accorto che a
nessuno importava un fico secco delle opere di Chaucer quando fuori era
una giornata così bella - e Jo si era fermata un momento
davanti alla bacheca degli studenti: altri fogli si erano aggiunti al
blocco delle Cheerios e la ragazza sospirò nel vedere
l'elenco del Glee Club ancora vuoto.
Quella testa dura di
Kailey non aveva ancora capito che il suo nome, su quel foglio, ci
sarebbe stato a meraviglia.
- Jo! - Esclamarono
due voci alle sue spalle.
Jo si voltò
e si trovò davanti a una coppia di avvenenti ragazze
dell'ultimo anno: una alta, bionda, con le curve al posto giusto e
penetranti occhi azzurri. L'altra esile e sottile come un giunco, con
una cascata di capelli scuri e ondulati che le scivolava sulla schiena.
- Serena. Gabrielle. -
Disse con un mezzo sorriso.
Era difficile pensare
che quelle due giovani donne che la guardavano da sotto uno strato di
matita e mascara fossero le stesse che cantavano "Mary aveva un
agnellino" con lei e Kailey nel cortile di casa sua. Eppure erano
proprio loro. All'appello mancava solo Alice, sua coetanea e sorella
minore di Serena.
- Che fai qui? Ti
iscrivi a qualche club studentesco? -
Jo scrollò
le spalle con noncuranza: non c'era niente che la attirasse
particolarmente… e poi non ci aveva ancora pensato.
- Perché,
voi sì? -
Per un solo,
stupidissimo istante, Jo pensò che avrebbero potuto far
parte del Glee club. Erano ottime ballerine e quanto a spettacoli
avevano un pedigree pari a quello suo e di Kailey.
- E ce lo chiedi? -
Esclamò Serena.
- Proviamo per la
terza volta di entrare nelle Cheerios. - Disse Gabrielle, rovistando
nella borsa alla ricerca di una penna.
- Nelle... che cosa? -
Non potevano davvero
desiderare di far parte di quel gruppo di biondine smorfiose e
superficiali!
Ok, ok, forse non
erano tutte smorfiose e superficiali e di certo non erano tutte bionde
ma... che diavolo era saltato loro in mente?
- Alice si
è iscritta stamattina. - Rispose Serena con leggerezza. -
Speriamo che questa sia la volta buona per tutte e tre... anche se la
invidierei, se passasse il provino al primo colpo. -
- Ciao ragazze. -
Kailey sopraggiunse in
quel momento, con una improbabile felpa della Disney con Ariel
disegnata sul davanti e un cerchietto di velluto bianco tra i capelli
sciolti.
- Kailey, ciao. Bella
felpa. - Disse Gabrielle con un sorrisetto.
- Grazie! - Rispose
Kailey raggiante.
Jo alzò gli
occhi al cielo: ma la sua migliore amica proprio non lo voleva capire
che metà delle parole che uscivano dalla bocca di Gabrielle
erano ironiche?
- Si sono appena
iscritte alle selezioni per le Cheerios. - La informò Jo un
momento dopo.
- Oh. - Disse solo
Kailey, senza dare voce allo stupore che le si leggeva negli occhi. -
Beh, in bocca... in bocca al lupo. Speriamo che questo sia l'anno
giusto. -
- Già,
speriamo davvero. - Disse Serena, firmando con uno svolazzo e poi
ripassando la penna a Gabrielle. - Ci vediamo! -
Le due ragazze si
allontanarono ancheggiando lungo il corridoio, consapevoli di aver
appena messo la firma sul loro lasciapassare per la
popolarità.
- E io che speravo di
convincerle a venire al Glee Club con me almeno quest'anno... -
Jo mise un braccio
attorno alle spalle di Kailey scuotendo la testa.
- Credo che sia stata
una fantasia, Key. Non cantiamo più nella tua taverna come
quando avevamo sette anni. -
- Già... ma
perché? -
Jo sospirò:
non aveva una risposta, per quella domanda.
☆☆☆
Il giorno delle selezioni dei
Cheerios, Kailey si sorbì le chiacchiere di Serena e
Gabrielle per l'intera pausa pranzo.
Le due aspiranti
cheerleader si erano volute sedere a tutti costi con lei - evento
più unico che raro - e pareva non riuscissero neanche a
stare ferme, tanto erano agitate. Non riuscivano a smettere di parlare
della canzone scelta, dei passi preparati, del timore reverenziale che
la Sylvester incuteva loro e tutto il resto.
Kailey scuoteva la
testa ogni volta che le sentiva: proprio non capiva come si potesse
desiderare di infilare una gonna striminzita e agitare dei brutti
pon-pon di carta luccicante per la durata di una partita. Jo avrebbe
sicuramente detto che preferiva vedere le partite dagli spalti, dove
non rischiava di prendersi un'accidente a causa della divisa
ridottissima, dove poteva strillare e scatenarsi quanto voleva con
parole sue e dove non rischiava di cadere dalla cima di una piramide
umana rompendosi il collo.
Kailey avrebbe voluto
dire loro che era solo una stupidissima selezione per un gruppo di
stupide ragazze che volevano quella divisa solo per sentirsi gli occhi
addosso, ma in fondo sapeva perché loro volevano fare parte
delle Cheerios: per lo stesso motivo per cui lei avrebbe voluto
iscriversi al Glee Club.
Solo che loro avevano
avuto il coraggio di provarci e per di più per tre anni di
seguito. Non solo, di provarci e di rischiare di sentirsi rispondere
"picche" (anche se Sue Sylvester avrebbe usato un'espressione
decisamente meno delicata).
Se lei avesse scritto
il suo nome su quel foglio, probabilmente al Glee Club l'avrebbero
accolta tutti a braccia aperte senza chiederle nemmeno di intonare una
filastrocca. Sentirle così determinate e combattive la
faceva sentire ancor di più una ragazzina timorosa.
Mentre Gabrielle e
Serena ancora discutevano, il gracchiare dell'altoparlante fece fermare
il brusio che riempiva la mensa.
Il fischio dell'eco
del microfono anticipò la voce del preside Figgins:
- La partita di
apertura della stagione di football si terrà sabato alle
otto nel campo del McKinley, aspettiamo un grande tifo per la nostra
squadra da parte di tutti gli studenti! - Aveva la voce storpiata dal
microfono e a tutte le 't' l'altoparlante scoppiettava -
Giovedì sera invece avremo un'esibizione delle Nuove
Direzioni, alle nove in auditorium. -
Quell'annuncio fece
trasalire Kailey.
Nello stesso momento
Jo, affrettandosi verso la mensa, si era tanto distratta ad ascoltare
gli annunci da aver travolto un paio di piccole studentesse del suo
anno. Non appena Jo riconobbe la testa rossa di Kailey nella folla
degli studenti radunati per pranzo, la raggiunse.
- Proprio te cercavo!
- Esclamarono in coro, quando furono a portata di voce.
- Hai impegni per
questo fine settimana? - Domandò Jo.
- Solo se tu sei
libera giovedì. - Disse Kailey.
- Andata! - Rispose
Jo, battendole il cinque.
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Capitolo 2 *** Due ***
due
giovedì
sera, auditorium del McKinley
Il
giovedì sera Lima non aveva molto da offrire.
In realtà
quella città non aveva da offrire in nessuna sera della
settimana, ma il giovedì meno degli altri giorni: era giorno
di riposo per il Frozen e non c'era uno straccio di posto aperto per i
ragazzi, se si faceva eccezione del McDonald sulla statale, un posto
comunque immerso nel nulla più assoluto.
Kailey
pensò che era quello il motivo per cui l'auditorium era
quasi pieno, quella sera.
Le bastò un momento, però, per rendersi conto che
la maggior parte degli spettatori superavano abbondantemente
l'età da liceo: le prime file ospitavano quasi tutti i
professori, alcuni accompagnati e alcuni genitori.
Passando tra le file per cercare un posto vuoto per sé e Jo,
Kailey incrociò il professore di spagnolo.
- Ciao Kailey. - La
salutò con uno dei suoi sorrisi contagiosi. - Sei venuta a
sentirci cantare? -
- Adoro le esibizioni
del Glee club, professor Schuester. -
- Davvero? Non ti ho
mai vista agli spettacoli. -
- Di solito sono in
ultima fila... sa, si vede meglio in cima ai gradini. - Rispose Kailey,
accennando al suo metro e sessanta scarso con un sorriso di scuse.
Il professore le
posò una mano sulla spalla con un sorriso comprensivo e
Kailey pensò che non c'era da stupirsi se aveva vinto per
tre anni di fila il premio per l'insegnante dell'anno.
- Goditi la nostra
esibizione, allora! -
Kailey lo vide
raggiungere la consulente scolastica e posarle un bacio sulle labbra
prima di sedersi in centro alla fila a metà degli spalti, da
dove si aveva senza dubbio la visuale migliore.
Pochi minuti più tardi Kailey aveva trovato un posto a
metà della terzultima fila: un momento dopo Jo era comparsa
al suo fianco con addosso un golfino di ciniglia turchese e un paio di
jeans blu aderenti. Aveva raccolto i capelli sulla nuca ed era molto
carina.
- Siamo eleganti,
stasera! - Disse Kailey ridendo.
- I jeans me li hanno
regalati al compleanno e non li ho mai tirati fuori dall'armadio...
così per far star zitta mia madre che dice che sono sempre
vestita in qualche modo me li sono messi, tanto sono seduta ed
è buio: anche se sono orrendi non li vede nessuno. -
Kailey rise alla
logica dell'amica, mentre le luci si abbassavano.
- Inizia! - Disse
emozionata, stringendo le mani una dentro l'altra.
Una dozzina di
ragazzi, maschi e femmine, entrò sul palco con indosso dei
jeans scuri e una t-shirt rossa, intonando una vecchia canzone dei
Journey: il programma riportava che lo spettacolo sarebbe iniziato con
i pezzi migliori degli anni passati.
Kailey conosceva quasi
tutte le canzoni ed era andata a tutte le esibizioni che avevano fatto
a scuola, Jo invece amava così tanto la musica in ogni suo
genere da conoscere quasi tutti i pezzi di cui i ragazzi sul palco
stavano facendo la cover, anche quelli erano un po' datati: l'amore per
la musica, nella sua famiglia, si trasmetteva assieme agli occhi scuri
e alla totale indifferenza al giudizio altrui.
Dopo un breve
intermezzo musicale della jazz band, i ragazzi del Glee Club
ricomparvero in un'altra mise: le ragazze portavano degli abiti
argentati pieni di lustrini e i ragazzi dei completi neri con dei gilet
scintillanti che specchiavano la luce dei riflettori.
I quattro brani
originali con cui avevano gareggiato alle regionali e alle nazionali
erano uno più bello dell'altro e Jo si ritrovò
completamente attirata nel ritmo travolgente di quelle canzoni, piene
di entusiasmo o commoventi fino alle lacrime.
Sull'esplosione di
energia del finale di Light
up the world, Jo si voltò verso Kailey. La sua
migliore amica seguiva l'esibizione con gli occhi spalancati e le mani
intrecciate strette al petto, come sempre quando era particolarmente
presa.
La ragazza si accorse
di essere osservata e distolse l'attenzione dal palco per un solo
momento, guardando Jo con gli occhi luccicanti.
- Sembrano delle
stelle, non trovi? - Esclamò Kailey, emozionata.
Jo sorrise.
Del loro gruppetto di
bambine, Kailey era sempre stata quella più dolce e
più responsabile.
Era quella che veniva mandata avanti a dire le bugie, anche se non era
per niente brava a mentire, perché tanto di lei gli adulti
si fidavano sempre; era quella che, nei loro spettacolini, faceva
sempre la parte della principessa, della bambina sfortunata o della
fata. Era anche quella più ingenua e infantile... oltre ad
essere quella più timorosa, che si spaventava ogni volta che
lei o Serena proponevano di fare qualcosa di nuovo.
Kailey non aveva mai
preso l'iniziativa... e nonostante fossero passati tanti anni non era
affatto cambiata: non si sarebbe mai iscritta a quel gruppo di canto
corale da sola.
- Allora,
ti è piaciuto? - Domandò Kailey alla fine dello
spettacolo, mentre le luci si alzavano e la gente iniziava a uscire
dal'auditorium.
- Sono bravissimi,
devo ammetterlo. - Disse Jo con sincerità.
Da
quella distanza non era riuscita a vedere bene in faccia l'intero club,
anche se
era certa di conoscerli tutti: nei corridoi si distinguevano sempre,
erano quelli coperti di granita.
- Andiamo? - Propose
Kailey.
- Non vuoi scambiare
due parole con loro? Dovresti dirgli quanto ti sono piaciuti! -
Esclamò Jo.
Le sarebbe veramente
piaciuto stringere la mano a Kurt Hummel: Kailey le aveva detto che
aveva dichiarato di essere gay e aveva sostenuto la sua
omosessualità davanti a maleducati, prepotenti e bigotti. Lo
ammirava per quello, oltre che per la sua voce argentina.
- Credo che non sia
una grande idea. - Rispose Kailey. - Cosa faccio, vado lì e
gli chiedo un autografo? Sono i nostri compagni di classe, mica i
Queen! -
- A giudicare da
quello che ho visto non sono dei nostri compagni di classe a caso.
Hanno un talento che molti si sognano. -
"Cheerleader
comprese", completò mentalmente.
- Smettila, Jo.
Andiamocene. -
Jo seguì la
sua amica fuori dall'auditorium pensando che Kailey era dolce e
carina… ma accidenti se aveva la testa dura!
Uscirono
dall'auditorium, ma quando la pesante porta si chiuse dietro di loro e
i loro passi echeggiarono nei corridoi vuoti, Kailey si
voltò istintivamente indietro. Jo si accorse della sua
esitazione e in quel momento, mentre passava dall'emozione
dell'esibizione alla desolazione del corridoio, prese la sua decisione.
Jo non era una che le
cose le pensava.
No, lei usava il cuore
al posto del cervello, soprattutto quando si trattava delle amicizie...
e della musica.
- Vieni. - Disse
prendendola per mano.
Le ballerine di Kailey
facevano poco rumore sul pavimento di linoleum e Jo portava le scarpe
da ginnastica. Il silenzio che regnava attorno a loro era ancora
più inquietante quando arrivarono alla bacheca degli
studenti, lontanissima dall'auditorium.
- Jo, se ci beccano
finiamo nei casini. - Sussurrò Kailey.
Jo però non
la stava nemmeno ascoltando: rovistava furiosamente nella tracolla
sportiva e ad un certo punto tirò fuori una biro blu.
- Firma. - Disse.
Era la sua voce a
suonare trionfante o era solo l'eco del corridoio vuoto e buio?
- Che cosa? -
- Scrivi il tuo nome
su quel foglio. -
- Non credo che sia
una buona idea. - Disse Kailey.
- Io credo di
sì. - Rispose Jo, ficcandole la penna in mano. - Io firmo
dopo di te. -
Gli occhi di Kailey
scintillarono nell'oscurità.
- Tu? -
- Sì, io,
vedi altre me qui intorno? - Disse Jo.
Kailey strinse la
penna tra le mani per un altro lungo momento, poi sorrise a Jo e
scrisse il suo nome sul foglio del Glee Club con la sua calligrafia
ordinata e tondeggiante. Poi passò la penna a Jo, che
scarabocchiò il suo nome sulla riga sottostante.
Osservarono i loro
nomi su quel foglio e poi fu Kailey a parlare:
- Perché
hai cambiato idea? -
- Perché
era la cosa giusta da fare. Tu sei perfetta per il canto corale. E
perché, in fondo, anche io sono attirata da quel gruppo di
sfigati pieni di talento. -
Kailey la
abbracciò come si farebbe solo con una sorella e Jo la
strinse forte, ricambiando l'affetto che Kailey provava per lei.
Sapeva di avere fatto la cosa giusta.
- Adesso torniamo
indietro, che se ci beccano qui sono cavoli amari per tutte e due. Io
non voglio iniziare il liceo con una bella punizione! - Disse
allegramente Jo.
Le due ragazze
uscirono dalla scuola e si diressero verso la piccola auto di Kailey.
La ragazza si sentiva il cuore leggero come un uccellino, e come un
uccellino aveva una voglia incredibile di cantare. Aveva paura di
affrontare i talentuosi e fantastici ragazzi di quel gruppo di canto,
ma sapeva quanto volesse farne parte.
Il pensiero che Jo
sarebbe stata con lei la faceva sentire incredibilmente potente.
Già si
immaginava l'esibizione successiva: su quel palco, con quel vestito
luccicante che la faceva sembrare una stella, ci sarebbe stata anche
lei. Non le importava di essere in prima fila, non le importava di
ottenere un assolo… voleva solo far parte di un gruppo e
condividere con loro la passione che provava per la musica, il canto e
l'interpretazione.
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Capitolo 3 *** Tre ***
tre
venerdì
mattina, corridoi del McKinley
- Vi siete iscritte nel Glee
Club! - La voce di Gabrielle, acuta come quella di un fischietto,
trapanò letteralmente le orecchie di Jo mentre prendeva i
libri di letteratura dal suo armadietto.
- Siamo in un paese
libero. -
Gabrielle aveva le
guance così rosse da sembrare in tinta con la divisa delle
cheerleader nuova fiammante che indossava. La gonna era così
corta che le si poteva vedere l'orlo delle culottes scarlatte e Jo si
chiese come facesse a non sentire freddo.
- Voi siete
completamente pazze! -
- Voi siete
cheerleader e noi siamo nel Glee. Mi pare la stessa cosa. - Disse Jo,
tranquilla.
Sapeva bene che non
era la stessa cosa, ma detestava Gabrielle quando ingigantiva le cose.
- No! Noi siamo
Cheerios, voi siete delle sfigate! -
Jo scrollò
le spalle e chiuse l'armadietto senza rivolgere un altra parola alla
cheerleader ancora appoggiata al muro vicino a lei.
- Ciao Jo. Accidenti,
Ellie, sei bellissima con la divisa delle Cheerios! -
Esclamò Kailey, avvicinandosi in quel momento.
Gabrielle
alzò gli occhi al cielo e si voltò senza dire
altro, allontanandosi con aria irritata.
- Che ho detto di
male? -
Prima che Jo potesse
dire qualunque cosa, una voce alle loro spalle attirò la
loro attenzione.
- Ciao! -
Rachel Berry, con una
camicetta rosa con le maniche a sbuffo, un gilet a rombi viola e
azzurri e una gonna azzurra a pieghe le fissava da sotto la sua
frangetta scura. Jo e Kailey si guardarono per un attimo prima di
rivolgerle di nuovo l'attenzione.
- Io sono Rachel,
anche se credo mi conosciate già. - Disse la ragazza - Voi
siete Jo e Kailey, vero? Ho visto i vostri nomi sulla bacheca. Sapete,
la controllo ogni giorno per essere sicura di dare il mio personale
benvenuto nel club appena qualcuno decide di iscriversi, in modo da far
sentire accolti i nuovi membri fin dal primo momento. -
Jo era stordita dal
fiume di parole che la ragazza le aveva appena riversato addosso, ma fu
comunque la prima a riprendersi abbastanza da rispondere.
- Io sono Jo, lei
è Kailey. - Disse stringendo la mano della ragazza.
- Lunedì
pomeriggio abbiamo la prima riunione del nuovo anno e saremmo
contentissimi di avervi tra noi. - Disse Rachel entusiasta.
Come faceva ad essere
così esaltata, alle otto e cinque del venerdì
mattina, lo sapeva solo lei.
Kailey nel frattempo
sembrava essersi ripresa e annuì:
- Certamente, saremo
dei vostri. -
- Perfetto. Ci vediamo
a lezione, allora! - Rispose Rachel, allontanandosi veloce e silenziosa
com'era arrivata.
- Beh, a quanto pare
adesso non possiamo tirarci più indietro. - Disse Kailey.
Nonostante le sue parole, non aveva affatto l'aria di chi si era
pentita.
- Non che io avessi
intenzione di farlo. - Replicò Jo.
- Se è per
quello, nemmeno io. - Rispose Kailey con un sorriso.
A lezione di informatica
Kailey si era ritrovata in prima fila: si era fermata a chiacchierare
con Jo per un momento di troppo ed era arrivata in aula praticamente
insieme alla professoressa, perciò si era dovuta
accontentare degli ultimi posti rimasti.
- Ehi, ciao. - Disse
una voce sconosciuta.
Kailey si
voltò verso chi l'aveva salutata e incrociò gli
occhi castani di Artie Abrams, il cantante del Glee Club sulla sedia a
rotelle. Erano nello stesso corso di biologia e a volte le era capitato
di parlare con lui, ma niente più che un paio di commenti
sulla lezione o sui compiti da fare a casa.
- C-ciao. - Rispose
Kailey, che ancora non riusciva a capire perché stesse
parlando con lei.
- Ho incontrato
Rachel, mi ha detto che sei iscritta al Glee Club. -
Kailey per tutta
risposta sentì le guance colorarsi e sorrise, annuendo.
- Sei anche tu in
questo corso? Non mi ricordo di averti vista. - Disse.
- Da tre anni. - Disse
Kailey - Di solito sono all'ultimo banco. -
La faccia di Artie era
arrossita, quando Kailey aveva detto di essere nel suo corso da tre
anni, ma si era ripreso subito.
- Ecco
perché non ti ho visto. Ho qualche problema ad andare
più in là della prima fila. - Disse accennando
con la testa agli stretti corridoi tra una postazione e l'altra.
- Non è
male stare così davanti. - Disse Kailey.
- No, non è
male: la prof non tiene mai d'occhio i ragazzi al primo banco. - Disse
Artie con l'aria di chi stava condividendo un segreto.
Kailey rispose con un
sorriso: era la sua arma segreta, la tirava fuori ogni volta che era
troppo imbarazzata per rispondere.
Artie si sistemò al computer accanto al suo e le
scoccò un sorriso amichevole quando la professoressa
iniziò la lezione.
Se avessero detto a
Kailey che avrebbe passato la lezione di informatica più
divertente e insolita della sua carriera scolastica, la ragazza non ci
avrebbe creduto. Di
solito in quelle due ore sonnecchiava sulla tastiera o gironzolava
senza meta per il web, ma quella mattina, complice il ragazzo che le si
era seduto accanto, si era ritrovata a ridacchiare di continuo. Sia lei che Artie erano veloci
con il computer, tanto da potersi permettere due chiacchiere tra un
esercizio e l'altro, complice il fatto che la professoressa era
impegnata a controllare che i ragazzi dell'ultima fila non aprissero
Facebook, ma si applicassero sulle tabelle pivot.
Quando la campanella
suonò, Kailey non riusciva a credere alla bella lezione
appena trascorsa. In cuor suo ringraziò il cielo per il
piccolo miracolo che quel club di canto aveva appena reso possibile:
aveva trascorso un'ora a chiacchierare con un quasi-sconosciuto. Non
solo quasi sconosciuto, ma perfino appartenente all'altra
metà del cielo! Si sentiva veramente coraggiosa.
Raccolse le sue cose e uscì dall'aula con un gran sorriso,
fermandosi di botto, sorpresa: di fronte a lei, appoggiate agli
armadietti, stavano Tina Cohen-Chang, graziosa orientale dai gusti
gotici che faceva con lei lezione di storia dell'arte e Mercedes, la
diva più diva di tutto il Glee.
Una parte di Kailey
decise di essere spontanea e carina, così accennò
a un mezzo sorriso. Tina lo ricambiò subito, Mercedes la
soppesò per un momento, con un sopracciglio alzato. Kailey
sembrò superare il suo esame, perché anche il suo
viso si distese in un'espressione amichevole.
- Ehi, ragazze. -
Disse Artie uscendo con i libri posati sulle ginocchia. - Lei
è Kailey. -
Disse accennando alla
ragazza accanto a lui con il capo.
- Ah, sei tu Kailey. -
disse Mercedes. - Io sono Mercedes. -
Ma con quante cavolo
di persone aveva parlato Rachel quella mattina? Pareva che l'intera
scuola sapesse già che lei faceva parte del club di canto.
- P-piacere. -
- Ehi, non balbetterai
mica per l'emozione! - Disse Artie ridendo.
Kailey scosse
vigorosamente la testa, sapendo di aver appena fatto la figura della
completa imbranata.
- Senti, noi stiamo
andando a pranzo, ti fermi con noi? - Domandò Artie.
“Dev'essere
la giornata dei contrari” pensò Kailey.
- Io,
veramente… ho detto a una mia amica che pranzo con lei. -
- Oh. Beh, peccato.
Nel caso cambi idea, ci trovi in mensa. -
- Grazie. -
Tina, Mercedes e Artie
si allontanarono e Kailey rimase immobile ancora per un lungo momento
cercando di realizzare quello che era successo. Forse era l'unica
teenager della scuola a ritenersi lusingata dall'aver scambiato quattro
parole con quei ragazzi, ma si sentiva decisamente al settimo cielo.
Jo la
incontrò una mezz'ora più tardi davanti al suo
armadietto.
- Andiamo a pranzo? -
Kailey
annuì senza dire niente, ma il suo viso tradiva la sua
felicità.
- Siamo di buonumore? -
Kailey
annuì vigorosamente, lasciandosi andare ad un sorriso ancora
più largo e luminoso.
- Bene. Scommetto
dieci dollari che c'entra il Glee Club. -
- Sì, ma
non ti aspettare i dieci dollari, era troppo ovvio. -
- Mai una volta che
riesca a guadagnare qualcosa grazie al mio intuito eccezionale. -
Borbottò Jo con un mezzo sorriso.
Si erano appena sedute
all'estremità di un tavolo vuoto con i loro vassoi, quando
successe una cosa che le avrebbe lasciate entrambe a bocca aperta... se
non fosse stato che Kailey aveva avuto una mattina abbastanza fuori dal
comune da non stupirsi più di niente.
Perciò,
mentre Kurt Hummel - bellissimo con la camicia azzurro chiaro e il
cravattino color crema intonato al soprabito - le invitava al loro
tavolo, l'unica ad avere occhi grandi come piattini era Jo.
- Che cosa? - Disse Jo
guardando il sopranista con aria stupita.
- Ascoltate, capisco
che la mia eleganza possa mettervi a disagio e che forse alcuni membri
del Club non sono esattamente piacevoli, a volte. Però siete
parte del gruppo, ci piacerebbe se pranzaste con noi! -
Kailey
guardò Jo con aria supplichevole e quest'ultima
alzò gli occhi al Cielo: quella benedetta ragazza sarebbe
mai riuscita a fare una cosa di sua iniziativa?
Si alzò prendendo il suo vassoio tra le braccia
più per fare contenta Kailey che per proprio piacere
personale.
Il tavolino del Glee
Club era proprio in fondo alla mensa e c'erano Tina, Mercedes, Artie,
Finn e Rachel.
Kailey si sedette vicino a Tina, mentre Jo prese posto accanto a Kurt.
Rachel stava parlando
molto animatamente della gara canora che si sarebbe tenuta in centro
quel sabato. Finn la guardava con un sorriso, ma la sua espressione
tradiva il fatto che non ci stava capendo un accidente e che era solo
piuttosto affascinato dalla verve della sua ragazza. Quanto agli altri,
stavano tutti commentando le Cheerios, sedute sul primo tavolo verso le
finestre e tutte rigorosamente in divisa e coda di cavallo.
- Avete visto le new
entries? - Domandò Mercedes. - Ce ne sono un paio per cui la
Sylvester dovrà richiedere una liposuzione, visti i suoi
standard. -
- Parlate di Alice e
Serena? - Domandò Jo con innocenza, infilandosi in bocca le
ultime tre crocchette di patate.
- Le conosci? - Chiese
Kurt.
Jo fece un cenno vago
con la mano.
- Sono nostre amiche
d'infanzia. - Disse Kailey. - Io e Jo siamo cresciute assieme a loro e
a Gabrielle, anche lei è nei Cheerios. -
- Tre Cheerios e due
Gleek. C'è da chiedersi che cosa vi teneva insieme. - Disse
Kurt.
- Mi risulta che la ex
capocheerleader Quinn Fabray l'anno scorso facesse parte del Glee Club.
- Ribatté Jo.
Un momento di silenzio
seguì le parole di Jo, e ad alleggerire la tensione ci
pensò Kurt.
- Ok, ok, hai ragione:
ho parlato senza pensare. Mi arrendo - Ammise alzando le mani in segno
di resa.
Il resto della pausa
pranzo trascorse serenamente, tra chiacchiere spontanee, commenti e
risate. Kailey si chiedeva come potesse sentirsi a suo agio con gente
che conosceva da così poco tempo, ma si diede come risposta
il fatto che ci teneva talmente tanto a fare parte del loro team che -
almeno psicologicamente - era una di loro da tempo. E poi c'era Jo, che
le dava sicurezza.
La sua amica, infatti,
non sembrava avere avuto nessun problema a trovare argomenti di
conversazione con gli altri: Kurt era quello con cui sembrava andare
più d'accordo, forse per la sua indole un po' trasgressiva e
alternativa.
Certo era che
sembravano il giorno e la notte, mentre camminavano insieme per tornare
agli armadietti: Kurt camminava elegante e disinvolto per i corridoi,
fiero dei suoi capelli perfetti e della sua mise impeccabile. Jo invece
aveva i capelli disordinati, una salopette di jeans e una felpa rossa
che la facevano sembrare un vero maschiaccio e lo zaino appeso su una
spalla sola. Rideva e chiacchierava con Kurt come se lo conoscesse da
una vita e Kailey sorrise: era stata una sua idea, certo, ma era sicura
che anche Jo si sarebbe divertita in quel club di canto. Forse per
altri motivi, forse si sarebbe trovata meglio con persone con cui lei
non avrebbe mai osato parlare - al momento Tina e Artie erano quelli
che preferiva - ma sarebbe stata una bella esperienza per entrambe.
All'angolo che portava
all'aula video si separarono dagli altri. Kailey e Jo svoltarono
l'angolo dirette ai loro armadietti e due passi dopo credettero di
essere stati assaliti da un'onda anomala con la stessa consistenza e la
stessa temperatura di un iceberg.
Rimasero immobili per un momento, nella pozza della granita che
scivolava dalla loro faccia e dai loro capelli sul pavimento.
- Benvenute nel Glee
Club, perdenti! -
La voce di un ragazzo
che echeggiava nel corridoio semivuoto fece tornare Jo al presente.
Senza aprire gli occhi, che bruciavano come se la granita fosse stata
fatta con schegge di vetro, la ragazza si voltò verso la
direzione da cui proveniva la voce e si mise le mani sui fianchi.
- Animali! -
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Si asciugò
la faccia con una mano e lasciò che la granita alla fragola
gocciolasse sul linoleum del corridoio. La sua felpa rossa era
completamente ricoperta di ghiaccio, sentiva un freddo incredibile fin
nelle ossa dato che la granita doveva aver raggiunto la biancheria e i
suoi capelli erano in uno stato incredibile. Guardò Kailey
con gli occhi che lanciavano fulmini, piena di rabbia per l'umiliazione
subita e per le condizioni in cui si era ritrovata.
Kailey aveva la faccia
rossa per il freddo e macchiata di granita. I capelli le si erano
incollati addosso e il suo golfino di cotone lilla aveva una scia rossa
sul davanti.
Era così
buffa, con i libri ancora stretti al petto e ricoperti di granita alla
fragola, che Jo non poté fare a meno che scoppiare a ridere.
Kailey la imitò.
- Beh, benvenuta nel
Glee Club, Kailey. -
- Benvenuta a te, Jo. -
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Capitolo 4 *** Quattro ***
quattro
sabato sera,
campo da football
Quella di quel pomeriggio era
stata la prima granita di una lunga serie. Nel giro di un paio di
giorni, tutta la scuola sembrava aver saputo l'identità
delle nuove canterine del McKinley e tutti i ragazzi popolari volevano
provare l'ebbrezza di umiliare qualcuno che non strillasse come Rachel
Berry o si ritoccasse il ciuffo con aria noncurante come Kurt Hummel.
Quando si ritrovarono
sedute sugli spalti per assistere alla partita, Kailey e Jo furono
molto felici di non vedere distributori di granita nei dintorni.
Erano sedute in alto,
sull'ultima fila, per poter seguire meglio il gioco: a Jo il football
piaceva e Kailey adorava più o meno tutti gli sport
di squadra. Se poi poteva pure tifare per i suoi compagni di scuola,
tanto meglio.
In campo c'erano anche
tutte le Cheerios, pronte per il loro debutto. Gabrielle, Serena e
Alice non parlavano con loro da quel giorno in cui Gabrielle si era
presentata al loro armadietto con indosso la divisa bianca e rossa. Non
che fosse un grande cambiamento, in fondo si ignoravano convivendo
pacificamente anche prima, ma Kailey in cuor suo sperava di non doverle
mai veder scegliere tra le cheerleader e le amiche d'infanzia,
perché temeva di aver perso in partenza.
L'inizio della partita
le assorbì entrambe al cento per cento: Finn Hudson, lo
statuario quarterback, era di certo il migliore in campo... ma Puck, il
suo secondo, non era niente male. Ogni volta che partecipava a
un'azione, una serie di urletti isterici dagli spalti indicava la
percentuale femminile presente sulle gradinate solo per potersi beare
della sua presenza.
Con un sorrisetto,
Kailey pensò che il più bello e dannato del
McKinley faceva parte del Club di canto. L'avrebbe conosciuto,
pensò guardando un paio di primine che si aggrappavano l'una
all'altra sospirando mentre Puck toglieva il casco e si avvicinava alla
coach Beiste per un sorso d'acqua.
Lei l'avrebbe conosciuto, mentre loro no: ecco cosa si ottiene ad avere
coraggio.
La partita
terminò in parità, ma effettivamente i ragazzi
del McKinley non avevano giocato molto bene. La coach non
dispensò sorrisi e pacche amichevoli sulle spalle quando i
ragazzi tornarono indietro e metà del pubblico la pensava
allo stesso modo.
Jo, invece, era
euforica come sempre. Si stiracchiò allegramente e poi
scoccò un sorriso a Kailey.
- Bella partita. Non
abbiamo giocato al meglio, ma è stata una bella partita
comunque. -
- Jo! Kailey! -
Esclamò Kurt, camminando lungo una delle prime gradinate per
raggiungerle.
Dietro di lui stava Mercedes, con una luccicante fascia dorata tra i
capelli.
- Mercedes, Kurt! Ci
siete anche voi! - Esclamò Jo allegramente.
- Anche Rachel, ma
è troppo impegnata al momento per venirvi a salutare. - Disse
Mercedes, indicando
alle sue spalle la ragazza, intenta a tirare su di morale un
quarterback piuttosto
demoralizzato.
- Stavamo andando a
prendere un frozen yogurt, vi unite a noi? -
- E ce lo chiedi? -
Esclamò Jo allegramente.
Mezz'ora dopo erano
tutti e quattro seduti attorno a uno degli alti tavolini rotondi della yogurteria fuori
città, con quattro gigantesche coppe di yogurt gelato
davanti a loro.
- Allora, diteci. -
disse Kurt con gli occhi azzurri pieni di euforia - Cosa c'è
da sapere su Jo e
Kailey, nuovi membri del nostro Club? -
- Niente di
importante. - disse Kailey.
- Oh,
impossibile. Tutti i membri del Glee Club hanno qualcosa di
particolare. Io sono quello a cui piacciono i maschietti,
Mercedes è la diva, Rachel la prima della classe... poi
abbiamo Santana
la bomba sexy, Brittany l'ingenua, Artie che è il cervello,
Finn che è quello col cuore d'oro... - Elencò
Kurt contando sulla punta delle dita con aria ispirata.
- Kailey è
il coniglietto. - disse Jo con un sorriso, guardando l'amica di
sottecchi.
Quella del coniglietto
era una storia vecchia, ma ogni volta che la si tirava fuori Kailey diventava rossa come un
peperone e tentava di scappare. Quella volta, però, le
guance della
ragazza si colorarono, ma lei rimase al suo posto. Tentò un sorriso
imbarazzato e poi guardò Jo con aria di rimprovero.
- Il coniglietto? -
- Perché
sono tenera e carina. - Disse Kailey in fretta.
Jo scoppiò
a ridere con tale enfasi che lo yogurt che aveva appena messo in bocca
rischiò di uscirle dal naso. Kurt
sogghignò.
- Qualcosa mi dice che
non ce la racconti giusta, Kailey. -
Se lo sguardo di
Kailey avesse potuto incenerire, Jo si sarebbe trasformata in un
mucchietto
di cenere un nanosecondo più tardi.
Ma, purtroppo per
Kailey, non erano cose che capitavano.
- Prima o poi vi
racconteremo anche la storiella di Kailey il coniglietto. - Disse Jo comprensiva. - Ma è
una storia lunga e credo che non sia né il momento
né il luogo. -
- Ecco, brava. - Disse
Kailey sollevata. - E comunque di Jo non sapete che suona il pianoforte da quando aveva
quattro anni. Cioè, a quattro anni prendeva a martellate il
mio pianoforte
giocattolo. A sei ha iniziato a prendere lezioni e a suonarlo come Dio
comanda. -
- Ma dai? E sei brava?
-
- Mediocre. - disse Jo.
- È brava.
- Puntualizzò Kailey.
Jo scrollò
le spalle, come faceva sempre quando qualcuno le faceva un complimento:
non le piaceva
sentirsi dire che era brava, simpatica o carina... la faceva sentire
troppo importante.
- Oh, finalmente! -
Esclamò Mercedes quando Puck comparve tra la folla. - Ce ne
avete messo
di tempo! -
- Rachel continuava a
farci cambiare stazione radio. A un certo punto ho accostato e le ho detto che se non la piantava
la facevo scendere. Non mi ha rivolto la parola per il resto del viaggio, il che è
stato un bene per le mie orecchie. Ora Romeo e Giulietta sono al
bancone per ordinare.
- Disse Puck, passandosi una mano sulla cresta e accennando ai due
ragazzi mano nella
mano appoggiati al bancone. Poi gettò un'occhiata a Kailey e
Jo.
Si diede il tempo di
pensare se poteva essere uscito con loro per poi piantarle subito dopo
il primo
appuntamento, ma si rese conto di non averle mai viste prima.
- Puck. - Si
presentò.
- Jo. -
- Kailey. Siamo nella
stessa classe di letteratura inglese. - Disse la ragazza con un sorriso.
Puck alzò
un sopracciglio.
- Non ti ho mai vista,
ma forse è perché non trovo niente di
affascinante nella letteratura, quindi tendo a dedicarmi ad
altre cose durante quell'ora della mattinata. Cose più interessanti. Cose da duri. -
Kailey sorrise e Jo
alzò gli occhi al cielo ridacchiando: quante arie si dava
quel ragazzo! Finn
e Rachel arrivarono in quel momento con due birre e un frullato.
- Ciao ragazze. -
Disse Rachel con un sorriso.
Puck doveva averla
rimproverata per bene, si leggeva dall'espressione che la ragazza aveva
dipinta sul viso:
era sorridente come sempre, ma sembrava infastidita. Puck e Finn si
abbandonarono sulle
sedie e sorseggiarono le loro birre con poco entusiasmo.
A risollevare la
situazione fu Kurt, che battendo le mani annunciò a tutti
che aveva scoperto la
sede delle nazionali per quell'anno.
-
È troppo sperare che sia di nuovo New York, vero? - Chiese
Rachel.
- Temo proprio di
sì, Rachel. - Disse Mercedes con aria leggermente irritata.
- E poi non vorremmo
fare il bis della volta scorsa. -
Rachel
abbassò gli occhi sul suo frullato, ma le sue labbra attorno
alla cannuccia si piegarono comunque in un vago sorriso.
- No, non sono a New
York. Voci di corridoio, comunque ben confermate, danno come favorita... la
città di smeraldo, Seattle! -
- Seattle? -
domandò Puck senza particolare entusiasmo. - Non so nemmeno
di preciso dove
sia. Non fosse per i Seattle Seahawks non avrei saputo nemmeno che
fosse una città.-
- Io so solo che ci
è nato Jimi Hendrix. - Disse Finn.
- Perché di
smeraldo? - Chiese Kailey finendo il suo yogurt.
- È la
patria della musica grunge, ci sono gli Starbucks migliori del paese ed
è famosa per lo Space Needle! - Disse Kurt,
stentando a credere alla loro ignoranza.
Certo, non poteva
competere sotto nessun aspetto con la Grande Mela... ma insomma, qualunque città era
più interessante di Lima!
Proprio non capiva la loro reazione tiepida.
- Comunque speriamo
solo di arrivarci, poi potrebbero essere anche nel retro del McDonald sulla statale e sarebbe lo
stesso. - Bofonchiò Puck.
- Oh dannazione, ma
tutto questo pessimismo? - Esclamò Jo spazientita. - Io e
Key non siamo
neanche entrate nel Club e già dobbiamo sentirci dire
"speriamo di arrivarci"? -
- E poi solo per aver
pareggiato la prima partita del campionato vi buttate così
giù? Quando abbiamo iniziato il liceo era
difficile vedervi fare più di quattro punti! -
Esclamò Mercedes ridendo.
Puck e Finn si
guardarono e poi guardarono le loro birre.
Quando la
conversazione ricominciò, però, sembravano un po'
più partecipi. Se non altro, non nominarono "sconfitte" e
"sfortune" per il resto della serata.
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Capitolo 5 *** Cinque ***
Come in ogni episodio di
Glee che si rispetti, la musica è parte integrante della
storia.
Da questo capitolo in poi, cliccando sulle prime parole delle canzoni
potrete per ascoltarle interamente e leggere le parole,
in modo da poter immaginare meglio la scena e sapere cosa volevo dire... perchè nessuna canzone
è stata scelta a caso, davvero!
Buona lettura, e buon ascolto!
cinque
lunedì
pomeriggio, fuori dall'aula di canto
Era lunedì
pomeriggio e Kailey e Jo erano ferme nel corridoio davanti all'aula di
musica: da dentro provenivano voci e risate, ma nessuna delle due aveva
il coraggio di entrare.
Kailey si stava
rifacendo le trecce per la quarta volta quel giorno, dato che
continuava a tormentarle per scrollarsi di dosso l'agitazione.
Che Kailey fosse
spaventata da una nuova esperienza era una cosa perfettamente normale,
Jo invece non si sarebbe mai aspettata di avere le mani sudaticce e le
gambe un po' tremanti prima di fare una cosa semplice e sciocca come
aprire una porta, salutare e sedersi su una sedia di plastica.
Rabbrividì.
La granita che prima di pranzo un suo simpatico compagno di scuola le
aveva versato nel cappuccio della felpa era ancora un ricordo molto
recente e non era servito a molto cambiare t-shirt. Il cappuccio grigio
diventato blu testimoniava a tutti la sua disavventura.
Il professor Schuester
comparve in quel momento dal fondo del corridoio, alto ed elegante come
sempre e con il consueto sorriso amichevole sul viso.
- Kailey, sono felice
di vederti qui. Il concerto ha avuto il successo che speravamo, a
quanto pare. - disse facendole un sorriso complice. - Sono contento che
ci sia anche tu, Jo. -
Un momento dopo si
accorse che l'aula era piena.
- Ma cosa fate ancora
qui fuori? Credevo non fosse arrivato nessuno! -
Posò una
mano sulla spalla di Kailey e l'altra su quella di Jo e le spinse
nell'aula davanti a sé.
Al suo ingresso, in un
coro di saluti, tutti i ragazzi si sedettero sulle gradinate. Il
professore continuò a tenere una mano sulla spalla delle due
ragazze mentre ricambiava i saluti.
- Come vedete, abbiamo
due nuovi membri per rimpiazzare Sam e Quinn. Un caloroso benvenuto a
Kailey e Jo! -
Le due ragazze
sorrisero agli altri studenti con sollievo, sperando di fare una buona
prima impressione su quelli che ancora non conoscevano.
Finn era seduto su una
sedia in prima fila, con le lunghe gambe allungate davanti a
sé e un braccio sulla spalliera della sedia di Rachel.
Dietro di lui c'erano Mercedes, Tina e Mike. Più in
là c'era Brittany, con un'espressione strana sul viso - di
certo stava per fare una domanda a cui nessuno avrebbe saputo
rispondere - e Santana, che le guardava con un
sopracciglio alzato e l'aria di chi si stava chiedendo che ci
faceva in un covo di sfigati come quello.
Puck era seduto a
cavalcioni di una sedia messa alla rovescia vicino ad Artie, Kurt era
in cima alle gradinate accanto a un ragazzo sconosciuto, seduto
elegantemente sulla sua sedia come se fosse stata una chaise longue e
non uno scomodo modello di plastica economica, con i pantaloni di
velluto a coste verde muschio e le scarpe incredibilmente lucide. Aveva
degli incredibili occhi chiari, luminosi e profondi al tempo stesso,
con lunghe ciglia brune. Un sorriso disarmante ed enigmatico aleggiava
sul suo viso mentre si passava una mano tra i riccioli bruni
disordinati sulla testa e si aggiustava il gilet scuro, che staccava
contro la sua camicia, dello stesso colore dei suoi occhi.
Kailey si chiese chi
fosse. Non l'aveva mai visto in giro, ed era certa che se avesse fatto
parte del Glee Club da tempo l'avrebbe di certo saputo. Si
sforzò di pensare se qualche altro nome era comparso sulla
lista di iscrizione, ma non riusciva proprio a ricordarsene.
Gettò uno
sguardo alla sua migliore amica e sorrise: dalla sua espressione
sembrava perfettamente padrona di sé stessa, ma Kailey si
era resa conto che aveva notato il bel ragazzo in ultima fila e che
dentro di sé stava pensando solamente "ommioddio ommioddio
ommioddio".
- Bene ragazze,
prendete pure un paio di sedie e prendete posto in mezzo a noi. Da
questo momento siete a tutti gli effetti parte della squadra! - Disse
il professor Schuester, interrompendo i loro pensieri.
- La sua felpa lo
annunciava già da prima che entrasse da quella porta. -
Sentenziò cupamente Artie, adocchiando le macchie di granita
al mirtillo sulla felpa di Jo.
- Già, ci
mancavano un maschiaccio e Anna dai capelli rossi. Adesso siamo proprio
al completo. - Disse Santana, dando voce ai suoi pensieri a un volume
sufficientemente alto da beccarsi un'occhiata di rimprovero da
Schuester.
- Bene ragazzi. -
Disse il professore, appoggiandosi al pianoforte a coda. - Spero che
abbiate passato delle ottime vacanze, perché avremo
parecchio da fare quest'anno. Anche se Sam è andato a Boston
e Quinn l'ha seguito, sono felice di vedere che siamo ancora dentro il
numero sufficiente per dimostrare cosa sappiamo fare nelle competizioni
nazionali. Molti di voi si diplomeranno e sono certo che non avranno
intenzione di lasciare il McKinley senza aver dimostrato a tutti quanto
le Nuove Direzioni sono capaci di fare. -
Gli occhi gli
brillavano di entusiasmo mentre scorreva con lo sguardo i visi dei
ragazzi davanti a lui. Kailey si riempì di ammirazione per
lui e mentalmente lo piazzò al primo posto nella top ten dei
suoi professori preferiti.
- Dunque, oggi... -
Iniziò il professore, girandosi per recuperare dei fogli
dalla sua tracolla.
- Prof. Schue. - Disse
Rachel alzando la mano
- Dimmi, Rachel. -
- Noi avevamo pensato
a un piccolo... regalo di benvenuto per Kailey e Jo. - Disse raggiante.
Il golfino color corallo che portava era delizioso, ma un po' troppo
chiassoso sopra quella gonna a quadri fucsia e gialla... e il suo
sorriso non faceva che aumentare la luminosità dei colori
che portava addosso.
- Oh, fantastico. -
Disse Schuester, spostandosi sulle gradinate con un sorriso. - Prego. -
Tutti i ragazzi
scesero dalle gradinate e il suono delle percussioni e della batteria
anticipò la voce di Finn, che iniziò a cantare
tenendo il tempo con il piede.
We were running through the
town
Our senses had been drowned
A place we hadn't been before
Finn fece uno dei suoi
sorrisi a metà quando Rachel gli comparve vicino assieme a
Kurt. La musica si alzò vertiginosamente e tutti i ragazzi
unirono le loro voci a quella del loro leader per esplodere in un
ritornello pieno di energia. Le parole erano proprio quelle giuste,
chiunque avesse scelto quella canzone ci aveva preso al cento per cento:
Ready,
set, go it's time to run
The sky is changing we are one
"Pronti, partenza via,
è ora di iniziare. Le cose stanno cambiando, noi siamo una
cosa sola."
Kailey strinse le mani
al cuore come faceva sempre quando era molto coinvolta. Rachel la vide
così emozionata, con gli occhi che brillavano e le
lanciò un sorriso sincero.
Il ragazzo sconosciuto
in ultima fila fece un passo avanti mentre il resto del gruppo
scivolava sullo sfondo per permettergli di cantare da solista la strofa
seguente.
Oltre ad avere occhi
bellissimi, aveva anche una voce niente male, pensò Jo.
- Chi è
quello? - Domandò a Kailey chinandosi verso di lei.
Kailey si strinse
nelle spalle: non ne aveva idea nemmeno lei e poi era troppo presa
dalla canzone per parlare.
Ready, set, go it's time to run
The sky is changing we are one
Together we can make it while the world
is crashing down
Don't turn around
Quando la canzone
terminò, il professore di spagnolo si alzò in
piedi battendo le mani, mentre Kailey e Jo applaudivano entusiaste e
tutti i ragazzi che si erano esibiti si lasciavano andare a pacche
sulle spalle e abbracci soddisfatti.
- Uao, è
stata una cosa... uao! - Esclamò Kailey, senza parole per lo
stupore.
- Avete avuto una idea
bellissima! Chi ha scelto la canzone? - Domandò Schuester.
- Oh, è
stata una cosa condivisa, chi ha dato un'idea, chi un'altra... - Disse
Rachel vaga.
- Fa così
perchè non l'ha proposta lei, professor Schue. La canzone
l'ha proposta Blaine, l'ha trovata sull'Ipod di Brittany. -
- Pensavo che se
scaricavo tutte le canzoni dei Tokio Hotel avrei vinto un soggiorno
gratis in un albergo di Tokyo. Ho sempre voluto vedere i
Pokèmon dal vivo. - Disse la ragazza mentre il suo viso
tradiva la delusione che aveva provato.
Santana sorrise,
abbracciando affettuosamente la sua amica e qualcuno
ridacchiò. Kailey e Jo si scambiarono uno sguardo e si
sorrisero.
- Grazie mille per
questa canzone. - Disse Jo. - Ma soprattutto per il pensiero. -
- Bene! - Disse il
professore mentre tutti tornavano al loro posto. - Incominciamo! -
La riunione del Glee Club era
stata piuttosto tranquilla e della settimana seguente si sarebbe potuto
dire lo stesso: lezioni, compiti, chiacchiere e risate, in mensa con
gli amici, qualche granita schivata per un pelo e un paio prese in
faccia. Tutto come al solito.
Il venerdì
a pranzo, Jo si ritrovò a pranzo da sola. Kailey l'aveva
avvertita all'ultimo minuto che non si sarebbe fermata per le lezioni
del pomeriggio e ora la ragazza era ferma in piedi alla mensa con il
vassoio in mano e il problema di non sapere dove sedersi. Il tavolo
dove erano seduti i suoi compagni di classe era al completo, Gabrielle,
Alice e Serena erano assieme alle altre cheerleader, quindi fuori
portata... pochi metri più in là,
però, vide Kurt. Si avvicinò a lui con il
migliore dei suoi sorrisi.
- Posso? -
- Speravo proprio di
avere un po' di compagnia! - Disse lui con un sorriso, spostando il suo
trench grigio chiaro per fare spazio alla ragazza.
Jo si sedette di
fronte a lui e addentò l'hamburger.
- Veramente bella
l'esibizione di ieri. - disse tra un boccone e l'altro. - Blaine... si
chiama Blaine, vero? Ha scelto una canzone stupenda. -
- Anche se i Tokio
Hotel non rientrano nella rosa delle star degne di questo nome non
posso fare a meno di dire che sì, è stata una
scelta azzeccata. -
- Non l'ho mai visto
in giro. -
- Chi, Blaine? Oh,
è nuovo qui. Andava alla Dalton. -
- Alla Dalton?
Quell'accademia di damerini? -
Le riusciva difficile
credere che un ragazzo che le aveva dato l'idea di essere
così espansivo e maturo venisse da un'accademia privata a
cui andavi solo se i tuoi genitori avevano un conto in banca da far
invidia al Primo Ministro inglese.
- Non sono damerini. -
Disse Kurt, punto sul vivo. Si raddrizzò sulla sedia e
infilzò una carota come se fosse stata lei a dire qualcosa
di sbagliato - E sono certamente un liceo molto più aperto e
stimolante del McKinley. -
Jo si rese conto di
aver involontariamente offeso Kurt e si scusò rapidamente.
- Non intendevo
offendere. È solo che mi danno quell'idea. -
- È
perché non li conosci. Tutto quello che non conosciamo
suscita disprezzo... o paura. -
- Quindi Blaine si
è trasferito qui quest'anno. Come mai il suo nome non
è sulla lista degli iscritti della bacheca? - disse Jo
tentando di risollevare la situazione.
Il suo tentativo fu
ripagato da un sorriso luminoso del sopranista, che le rivolse uno
sguardo pieno di orgoglio e felicità.
- Blaine non doveva
firmare quel foglio per far parte del Glee... ne ha fatto parte
dall'istante in cui ha varcato la soglia di questa scuola. Faceva parte
degli Usignoli, alla Dalton. -
Jo pensò
che se avesse ascoltato con un po' più di attenzione le
infinite chiacchiere di Kailey sul Glee club non sarebbe sembrata
così ebete in quel momento.
- Gli Usignoli? -
- Il Glee Club della
Dalton, naturalmente! - Esclamò Kurt. - Ne ho fatto parte
anche io... ovviamente per un periodo breve, l'anno scorso. Cause di
forza maggiore... comunque, è stato in quella occasione che
ho conosciuto Blaine. -
Il sesto senso di Jo
si era attivato all'inizio di quella conversazione, ma solo in quel
momento si era resa conto di come Kurt pronunciasse il nome di Blaine
in un modo tutto particolare.
- Quindi, quando tu
sei tornato qui, poi è stato lui a seguire te. -
Completò la ragazza.
- L'ho desiderato
così tanto, ma non ho avuto il coraggio di chiederglielo
esplicitamente... per quanto un ragazzo ti ami, non puoi certo
chiedergli di piantare scuola e amici per trasferirsi in un liceo
chiuso e primordiale come il McKinley, non trovi? -
Jo ci mise qualche
secondo ad elaborare l'informazione ricevuta... e anche quando lo ebbe
fatto ancora non riusciva a crederci.
- Quindi tu e
Blaine... - Disse con finta noncuranza, tentando di non far trasparire
la sorpresa e il disappunto che la riempivano.
D'altronde ci doveva
pur essere una pecca in quel ragazzo dagli occhi belli.
Gli occhi di Kurt si
illuminarono tutti e il ragazzo non si accorse nemmeno che il suo
ciuffo si era leggermente scomposto mentre annuiva vigorosamente.
- Esattamente. Lui
è il mio ragazzo. - disse.
Jo non pote fare a
meno di sospirare. Che Blaine fosse molto carino era innegabile, ma si
vedeva lontano un miglio quanto Kurt fosse innamorato di lui: anche
superando il piccolo problema della preferenza di Blaine per il genere
maschile, lei non avrebbe avuto speranza.
- Uao! E da molto? -
Disse con un sorriso.
Kurt le
raccontò dell'anno precedente, di come lui si fosse trovato
nel profondo baratro di disperazione quando era dovuto letteralmente
fuggire da scuola per colpa di Karofsky...
- Karofsky? Quel
Karofsky? Quello che gioca nella squadra di football? E non l'hanno
sbattuto fuori dalla scuola? -
Kurt si strinse nelle
spalle, dicendo che il suo cervello aveva finalmente incominciato a
funzionare. O almeno così pareva.
- Sta di fatto che
quando poi sono tornato ad iscrivermi al McKinley, niente mi
è mancato più di Blaine. Lui mi ha insegnato un
sacco di cose... se sono quello che sono adesso, è merito
anche suo. -
- Ehi ragazzi, che si
dice? - Domandò Blaine, avvicinandosi in quel momento.
Si chinò su
Kurt e gli posò un bacio sulle labbra prima di sedersi
vicino a lui per pranzare.
- Stavamo parlando di
te. - Disse Kurt.
Blaine
sembrò sorpreso e un po' intimorito da quella rivelazione.
- Mi stava dicendo
quanto tu sia eccezionale. - Disse Jo con un sorriso.
- Kurt... -
Iniziò Blaine, vagamente imbarazzato.
- È solo la
verità. -
Blaine lo
guardò negli occhi per un istante e poi gli sorrise. C'era
talmente tanto amore in quel sorriso che Jo si sentì
improvvisamente di troppo. Raccolse le sue cose sul vassoio e si
alzò.
- Vai già
via? - Domandò Blaine.
- Ho finito... e poi
non voglio arrivare tardi alla lezione di spagnolo. - Disse
allegramente.
Si
allontanò con un sorriso, pensando che non aveva mai visto
nessuna coppia più innamorata di quei due, nemmeno tra le
infinite coppie etero che si potevano beccare tra i corridoi del
McKinley. Tutti si tenevano per mano, si baciavano e sbaciucchiavano
nei cambi dell'ora... ma nessuno riusciva a trasmettere amore con un
sorriso, uno sguardo o col tono della voce. Lei li aveva visti insieme
cinque minuti ed era stata una vera e propria rivelazione. Kurt e
Blaine erano proprio una coppia perfetta e Jo si diede della stupida
per aver pensato, anche solo per un momento, di mettersi in mezzo.
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Capitolo 6 *** Sei ***
sei
lunedì
pomeriggio, aula di canto
Il lunedì
successivo Kailey e Jo erano arrivate presto alla riunione del Glee.
Nell'aula del club di canto c'erano solo Tina, Mike e
Mercedes... la quale fu felice di vederle arrivare, dato che Mike e Tina non sembravano avere
voglia di fare conversazione, impegnati com'erano a baciarsi.
Lentamente l'aula si
riempì di vita e quando il professor Schuester
entrò erano tutti intenti a chiacchierare. Perfino Kailey
stava parlando fitto fitto con Artie, il quale sembrava molto interessato a quello che la
ragazza stava dicendo. Kurt e Blaine si erano seduti al loro posto sull'ultimo gradino e adesso
che Jo
sapeva che cosa c'era tra loro le sembrava impossibile non averlo
notato subito.
- Bene ragazzi. -
Disse il professore - Settimana scorsa ci siamo
lasciati prendere dall'entusiasmo per l'arrivo di Kailey e Jo, ma da oggi dobbiamo assolutamente
metterci a lavorare. -
Si voltò e prese dalla borsa un blocco di fogli di
pentagramma.
- Questi sono alcuni spartiti su cui vorrei che lavoraste, i pezzi
migliori finiranno
direttamente nella rosa delle canzoni per le provinciali. Sono sei
brani diversi, in modo
da provare nuove combinazioni. -
Rachel si mosse appena
sulla sedia. Non disse niente, ma alla parola "nuove combinazioni" sul
suo viso si era dipinto chiaramente il disappunto.
Il professor Schuester non sembrò farci caso, divise i
ragazzi in gruppi
o coppie e distribuì loro gli spartiti su cui lavorare.
- Lunedì
prossimo ci ritroveremo qui e sentiremo le vostre esibizioni per
decidere quali meritano
di finire tra quelle da portare alle provinciali. - Spiegò.
Kailey guardava
spaventata lo spartito tra le mani.
Cantava nel coro della
chiesa da quando era piccolina, ma un conto era intonare assieme ad altre venti persone una
canzone con cui sei cresciuta, un'altra era quella di impararne una da zero e far sentire a tutti la
sua voce.
- Kailey. -
Una voce la riscosse
dai suoi pensieri. Tina, sorridente e gentile nella sua
camicetta di pizzo nero,
le si era seduta vicino. Il solo pensiero di dover duettare con lei e
non con una come Mercedes
o Rachel la fece sospirare di sollievo. Non che Tina non fosse brava,
affatto, ma le pareva
un po' meno agguerrita. Per fortuna il professor Schuester aveva messo
le due primedonne
del gruppo nella stessa squadra, in modo da impedire che si sabotassero
a vicenda.
- Conosci questa
canzone? - Domandò Kailey.
Tina scosse la testa.
- Nemmeno io. -
- Vorrà
dire che la impareremo assieme, non credi? - Disse la ragazza con un
altro sorriso.
Kailey si
ritrovò a sorridere e ad annuire, sentendosi un po'
più ottimista.
Quando fu in macchina
con Jo e le raccontò il suo timore, Jo fece esattamente la
cosa che Kailey
si aspettava da lei: le disse che non c'era nessun motivo di
preoccuparsi.
- Io invece ho
intenzione di strozzarti per avermi costretto ad iscrivermi al Glee
Club. Non solo
dovrò cantare con Kurt, ma per di più ho una
canzone difficilissima! Accidenti a te,Kailey McDaniels! -
Esclamò Jo irritata.
- Ehi, non ti ho mica
costretto io a iscriverti! - Sbottò Kailey, inserendo la
terza con tanta foga
che la frizione grattò in modo molto sgraziato.
- Lo so, lo so... -
Disse Jo cupamente. - Ma con qualcuno me la devo pur prendere, no? -
Kailey non rispose,
limitandosi a guardare la strada.
- Key, non te la
prendere, è solo che... che... -
- Che non credevi di
doverti esibire davanti a tutti? Benvenuta nel mio mondo. -
- Beh, pare che sia
venuto il momento per noi due di tirare fuori il talento che abbiamo lasciato dormire sotto strati
di compiti in classe e reggiseni sportivi, amica mia. Un tempo eravamo le dive dello Starlike
Club, ora è il momento di risplendere tra le fila delle
Nuove Direzioni.
- Disse Jo con convinzione un attimo dopo.
- Tu credi davvero che
ne saremmo in grado? -
- Non ho il
benché minimo dubbio. - Disse stampandole un bacio a
schiocco sulla guancia prima di scendere dall'auto
davanti al cancelletto di casa.
Era
mercoledì pomeriggio, le lezioni erano terminate e Kailey
era seduta al pianoforte dell'aula di canto. Lo stereo
con il cd della canzone che doveva preparare si era fermato dopo l'ennesima riproduzione e
lei stava fissando lo spartito cercando di riprodurre - almeno mentalmente - la sequenza di
note della strofa.
Dopo averle ripetute
mentalmente per la centesima volta decise che era giunto il momento di aprire la bocca ed emettere
un qualunque suono.
The word is changing,
and
time is spinning fast
It's
so amazing how you came
into
my life.
Il rumore di qualcuno che apriva la porta la fece sussultare e Kailey
si girò.
Artie era comparso nel
riquadro della porta e la stava tenendo aperta con una mano mentre con l'altra si dava la spinta
sufficiente per passare. Kailey si precipitò a tenergli la
porta aperta
e arrossì appena al pensiero che il ragazzo l'avesse sentita
cantare.
Non
poteva averlo fatto... o forse sì?
- Oh, Kailey, non
sapevo fossi qui. Ti ho disturbata? -
- Stavo solo... beh,
tentavo di mettere insieme qualcosa per il compito di Schuester. -
Kailey si sedette
sullo sgabello del pianoforte e Artie le si avvicinò. Seduta
su quello sgabello Kailey
aveva l'altezza giusta per guardarlo dritto negli occhi e appena se ne
rese conto abbassò
lo sguardo. Artie era molto carino... oltre al fatto che era veramente
adorabile con lei,
a differenza del resto dei ragazzi della scuola, che tendevano
principalmente ad ignorarla.
- E Tina? Non dovete
cantare insieme? -
- Ci siamo messe
d'accordo per provare insieme domani... per questo oggi sono qui, domani
vorrei
avere una sicurezza sufficiente per non balbettare alla prima nota. -
Artie sorrise con
dolcezza.
- Non preoccuparti,
Tina sa cosa vuol dire essere imbarazzati. -
- Lo so, è
che non avevo mai pensato di dover fare... beh, fare un assolo. Pensavo
che sarei arrivata,
mi sarei messa in ultima fila e avrei unito la mia voce al coro. Non
è questo che si fa nel Glee club? Non sono
capace di cantare da sola! -
Nel secondo di
silenzio che seguì, Artie continuò a guardare
Kailey, la quale sembrava molto attirata dalle proprie dita
intrecciate sui jeans. Il ragazzo le fece scivolare una ciocca di
capelli ramati
dietro l'orecchio e quando Kailey alzò gli occhi verso di
lui sorrise.
- Io non ho dubbi che
tu sia capace di cantare da sola. - Disse.
- Come fai a saperlo?
Ci conosciamo da così poco! -
- Ci sono cose che si
capiscono senza conoscersi. E sono sicura che tu saresti un'ottima solista, anche nascosta
nell'ultima fila del coro. -
Il cuore di Kailey si
era spostato da qualche parte vicino alla gola e batteva
così forte da impedirle di parlare: la voce
sarebbe sembrata solo un suono strozzato.
Gli occhi di Artie
erano fermi nei suoi con una sicurezza e una sincerità
immensa. Le sue parole
avevano superato in un momento tutte le sue difese fatte di timore e
imbarazzo ed erano
arrivate a toccarle il cuore.
Kailey
deglutì nervosa e distolse lo sguardo mentre le sue guance
arrossivano.
Artie rimase immobile
ancora per un solo momento e poi si allontanò.
- Ti lascio sola,
vorrai provare ancora. Ci vediamo in giro. Buon pomeriggio, Kailey. -
Uscì dalla
porta rimasta aperta senza fare nessun rumore e non appena fu certa che
fosse uscito,
Kailey lasciò andare il respiro che aveva trattenuto fino a
quel momento. Nascose il viso tra le mani cercando di
dominare il battito del cuore e poi prese un bel respiro.
Non poteva deludere
Jo... e non poteva deludere Artie.
Avrebbe dimostrato che
la piccola Kailey che si esibiva davanti a tutti non era scomparsa.
Nello stesso momento a casa
Hummel Jo era seduta sul divano del salotto e si sentiva piacevolmente a suo agio. Lei
e Kurt avevano avuto un duetto particolarmente difficile, ma Kurt non si era minimamente
spaventato all'idea di dover cantare una vecchia canzone degli Abba: l'aveva raggiunta il
martedì dopo le lezioni e le aveva detto che potevano andare
da lei a
provare, suo padre e Carole non ci sarebbero stati.
Così si
erano ritrovati a mangiare popcorn seduti sul divano mentre guardavano Mamma Mia! per
entrare nello "spirito" della canzone. Il risultato era che
alle cinque del pomeriggio le loro ugole non si erano
ancora messe alla prova.
- Forse dovremmo
provare, almeno un po'. - Disse Jo.
- Ho tutto sotto
controllo. - Disse Kurt con calma, riponendo il dvd e infilando un cd
nello stereo.
Le note della base musicale della canzone che avevano ricevuto come
compito riempirono
il soggiorno. - Ecco qui, come vedi, non resta che provare. -
- Non
è che io conosca questa canzone proprio a memoria. -
- Non è
necessario che tu canti tutto... nel senso, potresti anche limitarti al
controcanto e unirti
a me per il ritornello. - Disse Kurt, facendo ripartire daccapo la
traccia.
La sua voce era
così chiara e cristallina che Jo rimaneva a bocca aperta
ogni volta che lui iniziava
a cantare, sbagliando praticamente ogni attacco.
Kurt sospirava e
faceva ripartire la traccia, mentre Jo rideva.
- Non ci riusciremo
mai! - disse allegramente.
- Oh, no invece. Noi
ci riusciremo e canteremo questa canzone davanti a tutta la contea. -
Un occhiata stupita di
Jo lo fece correggere:
- Ok, ok, alle
cinquecento persone che verranno a sentirci alle provinciali, va bene.
Adesso però
mettiamoci d'impegno. Anche perché alle sette passa Blaine e
non ho intenzione di
dargli
picche. - Disse con aria di divertito rimprovero.
- Ah, beh, se
è per non farti perdere l'appuntamento con il tuo innamorato
allora sì che mi impegno. - Lo
punzecchiò Jo.
Kurt non accolse la
frecciatina, limitandosi a sorridere.
Alle sette in punto il
suono del campanello interruppe una prova decisamente fantastica.
- Giuro che se
è di nuovo Finn che non sa dove ha messo le chiavi di
casa... - Sbottò Kurt, infastidito per l'interruzione.
Quando sulla porta
però comparvero i riccioli bruni di Blaine, la sua
espressione e il suo tono di voce cambiarono
radicalmente.
- Vieni, Blaine,
entra. Io e Jo non abbiamo ancora finito di provare. -
- Ehi, Blaine. -
- Jo. Allora, come
vanno le prove? -
- È
difficile stare dietro al tuo ragazzo. -
- Lo so. - Disse
Blaine, scoccando a Kurt un sorriso pieno d'amore.
Jo, suo malgrado,
alzò gli occhi al cielo.
Perché lei
finiva sempre a reggere la candela a quei due? Per fortuna non le erano
capitati anche come
compagni per il compito di canto!
- A voi ragazzi come
sta andando? - Domandò.
- Oh, beh, non
c'è male. Escluso il fatto che Puck si annoia dopo mezz'ora
di prove e che Finn
non riesce proprio a muoversi a tempo. - Rispose Blaine con un
sorrisetto.
- Ehi, che c'entro io?
- Esclamò Finn entrando in salotto in quel momento con lo
zaino su una
spalla sola e i capelli tutti spettinati.
- Ok, adesso
c'è decisamente troppo cromosoma Y in questa stanza. Io me
ne vado. - Disse
Jo prendendo il suo
zainetto e la giacca.
Finn aveva l'aria di
chi non aveva assolutamente capito la battuta, mentre Blaine e Kurt sorridevano divertiti. Kurt la
accompagnò alla porta e le fece un occhiolino, alzando il
pollice nella
sua direzione.
- Lunedì
faremo un figurone. Fidati di me. -
Per tutta risposta Jo
gli fece un occhiolino e inforcò la bicicletta diretta a
casa sua.
Sì,
sperava proprio di fare un figurone... e con Kurt partiva certamente
avvantaggiata.
- Allora, dimmi tutto.
- Disse Jo, sedendosi davanti a Kailey.
Le
passò la tazza di latte e cacao che aveva ordinato e si
apprestò a bere il suo cappuccino.
Non incrociava la sua
migliore amica dal mercoledì pomeriggio e si erano messe
d'accordo per
uscire quel venerdì sera in modo da potersi raccontare gli
ultimi pettegolezzi.
- Beh, non che ci sia
molto da raccontare... -
- Quando dici
così c'è sempre qualcosa di grosso da raccontare.
-.
- Ma niente... la
canzone non è andata poi così male, Tina
è fantastica ed è stata così gentile... e anche Artie
è stato molto carino. -
Al nome del ragazzo
tutti i sensori di Jo si drizzarono all'improvviso. Artie Abrams
ricorreva un
po' troppo spesso nelle chiacchiere di Kailey, ultimamente.
- Ah sì? -
disse con falsa noncuranza.
- Sì,
è passato martedì in aula canto mentre provavo ed
è stato molto carino, mi ha rassicurata. Mi ha detto che
sarei stata molto brava. -
- Cosa che io ti dico
da anni, ma che non viene presa in considerazione... aha, continua. -
Kailey la
fulminò, detestava quando Jo la punzecchiava in quel modo.
- Jo, ti prego. -
- No, no, dico sul
serio. La tua cara vecchia Jo ti ripete da anni quanto tu sottovaluti
le tue capacità
e poi... puf, un ragazzo ti dice le stesse cose e diventa il tuo amore
segreto? -
Le guance di Kailey
avvamparono.
- Non è il
mio amore segreto! -
- Le tue guance dicono
il contrario, coniglietto. - Disse Jo con un sorrisetto.
Kailey mise il broncio
e incrociò le braccia sul petto con aria molto offesa. Le
sue guance sembrava
avessero appena preso fuoco. Jo rise di cuore e le scoccò un
sorriso.
- E dai, Kailey. Non
c'è niente di male ad essersi presa una cotta per Artie, non
è niente male...
e poi fareste una bella coppia. - Si fermò non appena Kailey
aprì la bocca e Jo continuò
correggendosi in fretta. - Ma a te non piace, ho capito, ho capito. -
Kailey si
tranquillizzò e tornò a girare il suo latte e
cacao senza dire una parola.
Poi, all'improvviso,
ruppe il silenzio.
- Mi ha messo
terribilmente in imbarazzo. A dirmi quelle cose carine, intendo. -
Alzò gli
occhi verso Jo e appoggiò il capo sulle mani intrecciate.
- Ma adesso voglio che
tu mi racconti il tuo pomeriggio a casa Hummel. Ieri in mensa Kurt non faceva che ripetere quanto
vi siete divertiti... credo che Mercedes sia un po' gelosa. -
Jo scrollò
le spalle come suo solito prima di rispondere:
- È vero,
ci siamo divertiti. Abbiamo guardato Mamma Mia! e poi ci siamo dedicati
a provare
la canzone. Credevo che avremmo fatto schifo, invece ci viene proprio
bene. Poi sono arrivati Blaine e Finn e
sono scappata: troppi maschi in una sola stanza! Sono proprio curiosa di sapere
chi vincerà la gara di lunedì. -
- Mercedes e Rachel,
ovviamente. -
Jo scosse la testa,
dicendo che secondo lei si sbagliava: la loro canzone era bellissima,
ma non
sarebbe mai stata adatta a un concorso.
- Secondo me vincono i
ragazzi. Anche tu e Kurt avete ottime possibilità,
però. - Replicò.
Poi rimase in silenzio
un momento, facendo mente locale sulle varie canzoni che erano state loro assegnate. Al conto gli
mancava una canzone, non riusciva proprio a ricordare chi avesse lasciato fuori.
- E Artie, cosa canta?
- Domandò all'improvviso.
- Jason Mraz. - Disse
Kailey con un sorriso dolce. - Una canzone perfetta per lui, secondo
me. -
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Capitolo 7 *** Sette ***
sette
lunedì,
liceo McKinley
Il
lunedì mattina si rivelò limpido e ventoso.
Non era
però quel piacevole vento fresco che portava le
novità: era il tipico vento gelato di metà
ottobre, quello che fa pensare a freddo, neve e inverno imminente.
Kailey guardava fuori
dalla finestra durante la lezione di arte, per nulla interessata al
discorso sugli
stili architettonici dell'antichità. Mentalmente si stava
immaginando come sarebbe andata la gara canora del
pomeriggio: era fermamente convinta che "pensare che una cosa andrà bene era
già un buon modo per affrontarla" e lei voleva affrontarla
bene.
Aveva superato (almeno
parzialmente) la paura del palcoscenico, più che altro
perché sapeva
che nessuno l'avrebbe giudicata per la sua esibizione. Nel peggiore dei
casi sarebbe finita
a ballare nell'ultima fila del coro... che poi non era quello che
voleva fare?
Sorrise
tra sé, rivolta al cielo turchese fuori dalla finestra.
- Le fa piacere che
l'ordine corinzio sia il più elaborato, miss McDaniels? -
Una voce lontanissima interruppe i suoi pensieri.
- Cosa? -
Domandò tornando improvvisamente alla realtà.
- Credo che le farebbe
piacere ripetere l'ultima parte della lezione al resto della classe. -
Gli occhi di tutti
erano posati su di lei e Kailey si sentì morire la voce.
Tina era seduta un paio
di banchi alla sua sinistra e la guardava con aria comprensiva.
- Temo... temo di
essermi distratta. - Ammise Kailey con un filo di voce.
Il professore di arte
era tutto tranne che dolce e comprensivo e la ragazza sapeva di essere sul punto di beccarsi una
bella punizione.
- Mi dispiace. -
Aggiunse timidamente, tentando di addolcire il professore.
- Per la prossima
lezione mi piacerebbe avere un'accurata ricerca sull'argomento di
questa lezione...
sempre che la cosa non la annoi troppo, ovviamente. -
- C-certamente. -
Il professore le
scagliò un'occhiataccia e tornò a spiegare,
lasciando una Kailey piuttosto affranta all'arduo compito di
rimanere attenta.
Il rischio di dover
saltare il Glee per pulire le lavagne o qualcosa del genere le aveva
fatto capire
quanto in realtà avesse voglia di esibirsi su quel
palcoscenico mettendosi alla prova. Jo aveva ragione: avrebbe
dovuto mandare al diavolo la sua timidezza una volta per tutte.
Alle quattro in punto l'intero
gruppo del Glee club era in auditorium: mancava solo il professor Schuester. Puck era
seduto sulla spalliera di una delle poltroncine con i piedi sulsedile, Rachel era sul palco a
scaldare la voce con qualche vocalizzo particolarmente elaborato mentre Mercedes e
Tina erano impegnate a scambiarsi pareri sull'ultimo negozio che aveva aperto in centro.
Un'affettuosa
spintarella raggiunse Jo, ferma vicino alle scalette del palco.
- Emozionata? - Disse
una voce alle sue spalle.
Gli occhi chiari di
Blaine sorridevano ancora di più delle sue labbra.
- Beh, un po'. -
- Sarai eccezionale.
Kurt non ha fatto altro che ripetermi quanta personalità tu
abbia. - Disse
Blaine facendole un occhiolino.
Jo rimase per un
momento impietrita vicino alle scalette: un occhiolino non le faceva
mai quell'effetto,
ma forse era solo colpa dell'eleganza del giovane Anderson.
Si
andò a sedere vicino a Kailey, in seconda fila davanti al
palco. La
sua migliore amica si stava tormentando una ciocca di capelli sfuggita
alla crocchia sulla nuca
e sembrava molto nervosa.
- Bene ragazzi. Chi
vuole cominciare? - Disse il professore, abbandonando le sue cose su una poltroncina e
accomodandosi in prima fila.
- Se per gli altri va
bene, iniziamo noi. - Disse Rachel, alzandosi in piedi.
- Non avevamo dubbi. -
Disse una voce dall'accento ispanico proveniente dalla seconda fila.
- Prego. - disse
Schuester, facendo cenno alle ragazze di salire sul palco.
La musica di una
canzone di Mariah Carey e Withney Houston riempì
l'auditorium. I faretti bianchi scivolavano con la
loro luce candida sulle sue ragazze sul palco, strappando riflessi argentati alla maglietta di
Mercedes e alle ballerine dorate di Rachel.
La
canzone, la musica e l'abbigliamento delle due ragazze (una sinfonia di
azzurri e bianchi) rendeva
l'atmosfera delicata e celestiale. La voce dolce di Rachel si univa a
quella calda ed energica
di Mercedes in un'armonia incredibile.
There can be miracles when you
believe.
Though hope is frail
it's hard to kill
Who knows what
miracles you can achieve
When you believe
Quando la
canzone terminò ci fu uno scroscio di applausi e Rachel sorrise, perfettamente
consapevole del fatto che avevano fatto un figurone. Finn si era alzato in piedi
per applaudire e con lui anche Kurt (era una impressione di Kailey o era vagamente commosso?),
Blaine, Jo e la stessa Kailey.
Mentre Rachel e
Mercedes tornavano al loro posto, Santana si alzò in piedi.
- Oh, andiamo, era la
canzone perfetta per una funzione in chiesa! - Sbottò.
Scoccò un sorriso a Brittany e poi
guardò dritta verso Rachel, la quale sembrava leggermente
irritata dal commento
della cheerleader.
- Adesso vi facciamo vedere cos'è una esibizione. - Disse la
cheerleader, prendendo Brittany per mano.
Le due ragazze
salirono sul palco e le luci si abbassarono. I faretti bianchi si
spensero e una sfera
stroboscopica che rifletteva le luci di mille lampadine colorate scese
sul palco. La
canzone di Beyoncé che Schuester aveva scelto per loro due
era ritmata e veloce: Santana ci avrebbe messo la
voce, mentre Brittany principalmente avrebbe ballato. L'accoppiata tra le due
sarebbe risultata letteralmente esplosiva.
Baby it's you, you're the one
I love
You're the one I need,
You're the only one I see
When I need you make
everything stop
Finally
you put my love on top
Puck era
mollemente adagiato su una poltroncina, con i piedi sullo schienale
della poltroncina
davanti e sembrava annoiarsi molto. I suoi occhi calamitati dalla
divisa svolazzante
di Santana però tradivano tutto il suo interesse.
Rachel
guardava con le braccia incrociate e un'espressione di disappunto sul
viso la bocca semiaperta
di Finn, praticamente ipnotizzato dalle piroette di Brittany.
Gli unici che parevano
non troppo attirati dall'esibizione erano Kurt, Blaine e la parte femminile del Glee Club. La
canzone non era niente male e la voce di Santana era assolutamente perfetta per
quello stile, ma non si poteva negare che gran parte dell'esibizione puntava sulla
coreografia.
Quando la canzone
terminò, perfino Puck batte le mani, nonostante la sua aria
falsamente annoiata.
Santana
scese con eleganza dalla scaletta del palco e tornò al suo
posto.
- Ecco come si fa a
fare scena, nanetta. - Disse a Rachel con orgoglio.
- Io almeno non ho
bisogno di mostrare la biancheria per ricevere gli applausi. -
Santana si
voltò verso di lei con gli occhi neri fiammeggianti.
- Scusa? Non credo di
aver sentito bene. - Disse.
- Bene, bene. - Disse
Schuester, affrettandosi a troncare il discorso sul nascere - Tina e Kailey, volete farci vedere
che sapete fare? -
Kailey scoccò
un'occhiata a Tina, la quale annuì vigorosamente.
Mentre salivano sul
palco, Tina le sussurrò di non pensare a nessuno: avrebbero
fatto un figurone.
Kailey le sorrise, stupita del fatto che la ragazza avesse indovinato i
suoi pensieri. Probabilmente
la sua preoccupazione era dipinta a chiare lettere sul suo viso.
Salita sul palco,
Kailey tirò un inaspettato sospiro di sollievo: con i
faretti puntati negli occhi non si vedeva un accidente al
di là del parquet chiaro del palcoscenico.
L'auditorium sembrava
completamente vuoto... un po' come la sua testa nel momento in cui partì la musica.
Note, parole, intonazione... sembrava tutto scomparso dalla sua mente.
"Oh, accidenti!"
Chiuse gli occhi per
un nanosecondo e le parve che qualcuno, dalla platea, avesse timidamente applaudito. Era
stata sicuramente Jo, non aveva nessun dubbio.
La melodiosa voce da
contralto di Tina echeggiava alta e argentina nell'auditorium, perfetta
per
interpretare quella canzone di Anastacia.
Quando fu il suo turno
di cantare, Kailey sentì la propria voce alzarsi chiara e
sicura, più chiara e sicura di quanto non
fosse mai stata, come se fosse stata richiamata fuori dalla musica e non comandata dalla
propria volontà. Tina le lanciò un
sorriso e Kailey le scoccò un sorriso di rimando... e in
quel momento perse
l'attacco della strofa
successiva. Incespicò sulle parole, arrossendo, e poi si
fermò imbarazzata.
Tina ebbe la presenza di spirito di continuare da dove Kailey aveva
lasciato, ma era
bastato quel momento per spezzare la magica atmosfera che si era creata.
Hold on, we can make it
throught the fire
and my love I'm
forever by your side
and you know if you
should ever call my name
I'll be
right there, you'll never be alone
La musica
sfumò e Tina strinse il braccio di Kailey in una stretta di
conforto e comprensione. Kailey non rispose, ma strinse
le mani una dentro l'altra cercando di dominare l'imbarazzo. Il momento di silenzio che
seguì la loro esibizione fu un momento decisamente lungo.
Kailey avrebbe
voluto che il palco si aprisse e la inghiottisse: le dispiaceva
così tanto per Tina, che era stata paziente e
comprensiva con lei... all'improvviso qualcuno iniziò a
battere le mani.
Uno, due, poi tutti
stavano applaudendo.
Kailey alzò
gli occhi verso Tina e poi verso il pubblico. Il professor Schuester si
avvicino al palco,
uscendo dall'ombra della platea.
- L'emozione gioca
brutti scherzi, a volte. - Disse comprensivo. - Ma è stata
veramente una bella
prova. Complimenti di cuore. A entrambe. -
I suoi occhi si posarono con
un sorriso sulle guance rosse di Kailey e poi si voltò di
nuovo verso
il pubblico, invitando qualcun altro ad esibirsi.
- Scusami davvero,
Tina. - Mormorò Kailey mentre scendevano dal palco.
La ragazza si strinse
nelle spalle, sorridendole con gentilezza.
Una parte di Kailey
sapeva che avrebbe dovuto ringraziare il cielo: Rachel probabilmente l'avrebbe strozzata, se avesse
fatto una figura del genere cantando con lei.
Mentre Tina e Kailey
tornavano al loro posto salirono sul palco Puck, Mike, Blaine e Finn.
Le luci erano basse,
un occhio di bue era puntato su Blaine, al centro del palco. Vestito con jeans e camicia
nera come tutti gli altri, le uniche cose che riflettevano la luce erano la fibbia argentata
della cintura e i suoi occhi luccicanti. Finn e poi Puck presero il suo
posto come cantante, mentre l'occhio di bue si spostava avanti e indietro sul palco,
illuminando a tratti i passi di danza di Mike Chang.
Erano tutti così
seri e concentrati che il pubblico - e Jo in particolare - quasi
tratteneva il fiato.
Erano bravissimi, non
c'era che dire.
Non erano angelici
come Rachel e Mercedes, né provocanti come le due Cheerios,
ma erano di
certo i migliori visti su quel palco fino a quel momento.
La canzone di certo
faceva la sua parte, i Queen erano una specie di istituzione della
musica, ma
l'esibizione che stavano facendo era indescrivibile: Blaine aveva una
voce fantastica e il coro alle sue spalle, con le
voci roche di Finn, Puck e Mike, non faceva altro che migliorarla.
L'insieme
era intenso e potente, energico e sentito al tempo stesso.
My soul is painted like the
wings of butterflies,
Fairy tales of
yesterday, will grow but never die,
I can fly, my friends
The show must go on
Quando la musica terminò, non c'era un solo spettatore che
non fosse in piedi a battere le mani. Il professor Schuester
applaudiva energeticamente e rideva nel frattempo, dicendo tra sé che non si
sarebbe mai aspettato uno spettacolo del genere. Puck tornò al suo
posto e lanciò uno sguardo languido a Santana.
- Questa era una
esibizione, bellezza. - Disse con la sua migliore aria da duro.
Kailey non
riuscì a trattenere un sorriso: se c'era uno che riusciva ad
avere l'ultima parola con Santana, quello era
sicuramente Puck.
- Con il suo permesso,
professor Schuester, vorrei avere l'onore della prossima esibizione. -
Disse Kurt alzandosi
in piedi. Indossava una camicia grigio chiaro a righe e un paio di pantaloni neri aderenti, ed
era più serio ed elegante che mai.
- Ma certo. -
- Jo. - disse con aria
complice, prendendola sottobraccio. - Non sanno a cosa stanno per assistere. -
Kurt era un vero divo,
pensò Jo quando furono sul palco.
Drizzò
la schiena, posò con eleganza la mano sul proprio fianco e
si ravviò il ciuffo. Quando la musica
iniziò, Kurt e Jo iniziarono a tenere il tempo schioccando
le dita. La voce di
Kurt sembrava fatta per quella canzone, la sua camicia a righe
richiamava la felpa con il cappuccio di Jo. Su quel
palco, mentre cantavano e si muovevano a tempo, sembravano proprio fratello e sorella.
Jo, dal canto suo, si
stava divertendo come non le era capitato praticamente mai. Quando si esibiva al pianoforte era
emozionatissima o talmente catturata dalla musica da dimenticare tempo e spazio. Lì,
invece, si sentiva veramente bene.
La sua voce si univa e
si separava a quella di Kurt e i loro occhi si incrociavano mentre si muovevano con i passi che
avevano preparato nel giro di poche ore.
Money, money, money
Always sunny, in the
rich man's world
All the things I could
do if I had a little money
It's
a rich man's world
Quando la
musica si fermò e Jo si ritrovò con le braccia
alzate e il viso rivolto verso i faretti argentati che facevano piovere
la loro luce su di lei, accanto a Kurt con il fiato corto e gli occhi scintillanti di
emozione, non poté fare altro che sentirsi al settimo cielo.
Mentre
tornavano al loro posto tra gli applausi - le esibizioni di Kurt
facevano sempre alzare in piedi sia Rachel che
Mercedes - Kurt le scoccò un sorriso.
- Devo ammettere che
non pensavo che saresti stata una partner tanto brava. -
- Devo ammettere che
non lo pensavo nemmeno io. - Rispose lei con una sonora risata, lasciandosi cadere sulla sua
poltroncina sollevando una nuvoletta di polvere.
- Mille punti per te,
Jo! Hai fatto faville! - Esclamò Kailey.
Nei suoi occhi si
leggeva tutta l'ammirazione che provava per Jo... e in quel momento la
sua migliore amica si sporse per stamparle un bacio
sulla guancia. Kailey la guardò con gli occhi verdi
spalancati.
- Non mi chiedere
perché, sai? Se non lo capisci da sola ti tolgo il saluto! -
disse Jo ridendo.
- Kailey, Jo. - Le
richiamò il professor Schuester.
Le due ragazze
alzarono gli occhi e sul palco c'era Artie. Aveva un gilet rosso su una
camicia blu profilata di scarlatto e un paio di pantaloni scuri. Era immobile al centro del palco
sulla sua sedia a rotelle, ma sorrideva con uno sguardo intenso e divertito dietro la
montatura sottile.
La jazz band, in un
angolo del palco, iniziò a suonare. Il ritmo di quella
canzone era coinvolgente
e ben presto Kailey si ritrovò a tenere il tempo con il
piede, mentre un sorriso si allargava sul suo viso.
Artie si muoveva con scioltezza sul palco, con tanta eleganza da non far notare a nessuno il fatto
che non si stava muovendo con le sue gambe.
So, I
won't hesitate no more,
No
more, it cannot wait I’m sure
There’s
no need to complicate our time is short
This is our fate, I’m
yours
La voce
di Artie era veramente dolce, pensò Kailey. E quella canzone
era adorabile.
Jo seguiva
l'esibizione con solo metà cervello. L'altra metà
era attirata da una cosa che aveva colto per caso: poco
prima dell'esibizione di Kailey Artie le aveva scoccato un sorriso a cui la ragazza aveva
risposto. E in quel momento le sembrava che Artie si stesse rivolgendo alla sua amica dai capelli
rossi, mentre cantava.
- Niente male, non
è vero? -
Kailey
annuì vigorosamente, sorridendo luminosa al ragazzo sul
palco, che continuava a cantare con una voce che
tradiva il suo sorriso. Quando la canzone si concluse, Artie fece un piccolo inchino con il capo al
pubblico che lo applaudiva. Le luci si alzarono e mentre
Artie scendeva dal palco - con qualche difficoltà dovuta
alle barriere
architettoniche, in effetti - il professor Schuester si
complimentò con tutti loro.
- Davvero, non pensavo
che sarebbe stato così difficile scegliere! -
- Beh, non ci dice chi
ha vinto? - Disse Rachel emozionata.
- Adesso
dirà che ha bisogno di qualche giorno per decidere. -
Bisbigliò Kurt.
- Avrei bisogno di
qualche giorno per decidere... - Iniziò Schuester.
- Prevedibile. -
Mormorò il sopranista, deluso.
- Ma credo di potervi
sollevare dall'ansia annunciando subito il vincitore. -
Kurt si
irrigidì sulla poltroncina, Rachel ravviò i
capelli e si mise composta sulla poltrona, attendendo che il professor
Schuester annunciasse il suo nome. Santana la ignorò deliberatamente e
scoccò occhiate colme di autostima in giro per l'auditorium
deserto.
- Il numero che
finisce diretto nella rosa delle provinciali è... - il
professore si fermò, gustando l'attimo di attesa
palpabile che avrebbe preceduto l'annuncio del vincitore. Riusciva quasi a leggere la
fibrillazione negli occhi dei suoi studenti - The Show Must Go On!
-
Puck, Finn, Mike e
Blaine si alzarono in piedi, scambiandosi sonore pacche sulle spalle e abbracci fraterni. Santana
aveva la stessa espressione di quando una Cheerios imbranata le pestava i piedi durante le
prove e Kurt sospirò sonoramente. Rachel invece ancora non aveva
cambiato espressione, forse il suo cervello non voleva accettare l'idea
di aver
appena perso una gara di canto.
- Ci siamo andate
vicino, principessa. - Le disse Mercedes. - Ma loro sono stati
strepitosi, dobbiamo
ammetterlo. -
Rachel
scrollò i capelli e le sue labbra si stesero in un sorriso
metà sincero e metà forzato. Finn si girò verso
di lei radioso di felicità, la abbracciò e le
stampò un bacio sulle labbra, del tutto indifferente alla
delusione che riempiva gli occhi della sua ragazza.
Mentre tutti battevano
sportivamente le mani al gruppo vincitore, Kailey incrociò
lo sguardo di
Artie. Il ragazzo le sorrise, continuando ad applaudire e Kailey si
rese conto di essere arrossita. Abbassò
gli occhi per un momento, prima di rialzarli e notare che Artie ancora
la guardava.
Gli sorrise di rimando, in una muta conversazione di cui nemmeno lei
stava capendo
il contenuto.
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Capitolo 8 *** Otto ***
otto
giovedì
mattina, sulla strada verso la scuola
- Allora,
raccontami. - Disse Jo salendo in macchina.
Kailey era passata a
prenderla prima di andare a scuola come ogni mattina, ma quel giorno Jo
si aspettava grandi rivelazioni: il pomeriggio precedente la sua
migliore amica - la stessa timidissima ragazza dai capelli rossi di
sempre - aveva deciso di rimanere a scuola per "dare una mano ad Artie
con il giornalino scolastico" e Jo si aspettava qualche pettegolezzo.
- È
stato... abbastanza noioso. - disse Kailey tenendo gli occhi fissi
sulla strada.
- Come "abbastanza
noioso"? E Artie? -
- Beh, era
lì, ma per la maggior parte del tempo ha dovuto andare di
qua e di là tra i bambini del primo anno... ok, ok, tra i
ragazzi del primo anno. - Disse correggendosi dato che Jo, in quanto
"bambina del primo anno" le aveva appena lanciato un'occhiata di fuoco.
- Che non avevano idea
di come si mettevano insieme quattro parole. -
- Quindi niente
scenette romantiche o paroline dolci? -
- Jo! -
Esclamò Kailey, inchiodando davanti a un semaforo rosso.
Quando si voltò verso Jo, le sue guance erano più
scarlatte della luce del semaforo.
- Era solo per
chiedere! - Disse Jo stringendosi nelle spalle. - E poi ammettilo,
è proprio carino. Ed è il tipo giusto per te,
Key. -
Kailey rimase
immobile, con lo sguardo fisso sulla leva del cambio.
- Non lo so. -
- Ma ti piace. -
- Ho detto che non lo
so! - Sbottò Kailey, ingranando la prima e ripartendo.
- Kailey, ascoltami,
non c'è niente di male ad avere una cotta per un ragazzo.
Non è che se esci con Artie o diventi la sua ragazza poi lo
devi sposare, capisci? -
Con tutti i sogni
romantici che la sua amica faceva, poteva essere uno dei motivi per cui
Kailey ci stava andando piano con Artie.
- Non è
quello, Jo. È che manca... manca qualcosa, tra noi. Stiamo
bene insieme, chiacchieriamo, ridiamo... e con lui ho iniziato ad
essere anche meno timida. -
- Ottima cosa, non
trovi? -
- Oh, sì,
splendida, ma penso anche che... che non sia scoccata la scintilla. -
- Dai tempo al tempo.
E magari dagli un'occasione: se ti invita fuori, evita di rispondere
con la solita scusa "non posso, non ho la macchina, non ho il
permesso, non ho il cervello". -
- Jo! - La riprese
Kailey, ridendo.
- Dico sul serio. Le
occasioni se ne vanno e i rimpianti restano, amica mia! -
- Da quando sei
saggia? Ero rimasta a quando le cose intelligenti le diceva Gabrielle. -
Jo le fece una
linguaccia, mentre Kailey spegneva la macchina davanti al McKinley. Il
caso volle che in quel preciso istante Artie, Mercedes e Kurt
passassero proprio di fronte al loro parcheggio.
- Ah, quando si dice
Cupido... - sospirò Jo in un sussurro, ricevendo una
violenta gomitata nelle costole da Kailey, che aveva già le
guance colorite, che sembravano ancora più rosse dato il contrasto con i delicati
lilla e rosa dell'abito arricciato che indossava.
- Ciao ragazze. -
Disse Kurt con un sorriso.
Era bellissimo, con
quei pantaloni di velluto blu e la camicia beige: sembrava uscito da
qualche vecchio film americano.
- Ciao. - Disse Jo
allegramente.
In quel preciso
istante Alice, Serena e Gabrielle si materializzarono nel parcheggio.
Nonostante il freddo e la pioggerellina ghiacciata che minacciava di
cadere da un momento all'altro, camminavano a testa alta nelle loro
divise da Cheerios assieme ad altre del gruppo.
- Ciao ragazze! - Le
salutò allegramente Kailey.
Le tre ragazze si
voltarono verso di lei, la soppesarono con lo sguardo e poi si
sforzarono di sorridere a tutti.
- Bella pettinatura,
Kailey. - Disse Gabrielle.
Kailey le sorrise
luminosa: andava molto fiera delle sue trecce decorate con i fiori e i
nastri. Si sentiva sempre una principessa quando si metteva quel
vestito e si pettinava in quel modo... e a volte sentirsi una
principessa era necessario, a Lima. Non era facile essere una teenager
semplice e infantile in mezzo a coetanei che usano unghie e denti per
diventare popolari.
- Sì, molto
carina. - Disse Artie con un sorriso.
Kailey
arrossì ancora di più e i suoi occhi si
illuminarono. Accarezzò le trecce e rispose:
- Ogni volta che mi
pettino così mi sento una principessa. - Spiegò.
Mercedes
alzò le sopracciglia con aria incredula.
- Kailey, per
favore... - Disse Jo in un sussurro.
Non voleva che la sua
migliore amica si rendesse ridicola, lei la conosceva bene, ma per loro
era ancora una sconosciuta. Non voleva che la ritenessero pazza, dato
che Kailey proprio non lo era. Era solo un po' fantasiosa, tutto qui.
- Mi piace vestirmi
come i personaggi che preferisco. Questo vestito l'ho comprato
perché mi ricordava Rapunzel, ragion per cui ci abbino le
trecce. - Disse con leggerezza. - La divisa da Cheerios ti fa sentire
importante, certo, ma io oggi sono una principessa. Non c'è
paragone. -
Le sopracciglia di
Mercedes minacciarono di superarle l'attaccatura dei capelli, tanto le
aveva sollevate, mentre Artie sorrideva con dolcezza.
"Se sorride a una cosa
del genere o è impazzito o è cotto al cento per
cento." Pensò Jo.
Gabrielle, Serena e
Alice si allontanarono sospirando e alzando gli occhi al cielo. Le loro
amiche Cheerios non sembravano aver capito una parola del discorso di
Kailey e Jo ringraziò il Cielo per questo.
- Andiamo. - Disse
trascinando la sua amica principessa verso l'ingresso della scuola.
Quando Kailey si
vestiva in quel modo parte della sua timidezza spariva. Forse
perché non si sentiva sé stessa, ma una
principessa, una eroina, una star... ogni volta che decideva di
"vestirsi da" le sembrava di avere un coraggio esagerato: andava in
giro a testa alta, sorridendo e salutando tutti con entusiasmo. Non
aveva paura delle reazioni degli altri, o forse semplicemente sapeva
che non potevano fare niente a Kagome, Rapunzel, Lucy Pevensie o
chiunque lei fosse in quel momento. Kailey aveva paura dei bulli, dei
giocatori di football e delle lingue taglienti delle Cheerios, ma a
Rapunzel e a tutte le altre non importava.
Sapeva che a Jo non
piaceva quando si comportava così: la sua migliore amica le
aveva detto cento volte che sembrava star recitando una parte che non
le apparteneva e che la preferiva timida e riservata.
Dopo pranzo Jo stava uscendo
dall'aula di letteratura inglese quando il cellulare vibrò
nella tasca
della felpa color prugna.
"Chi accidenti
è a quest'ora del pomeriggio?"
Kailey e gli altri li
aveva visti all'ora di pranzo, i suoi genitori non avrebbero saputo nemmeno da che parte prendere
in mano un telefonino e i suoi compagni di classe li aveva appena salutati.
Il numero
era quello di Kurt.
“Raggiungici
in aula canto. Emergenza granita.”
Jo alzò gli
occhi al cielo, sospirando.
Quando entrò in
aula di canto, Kurt la raggiunse. Nei grandi occhi azzurri aveva
dipinta un'espressione
esasperata e preoccupata insieme.
- Che è
successo? -
- Diciamo che Kailey
ha avuto una piccola... disavventura fuori dalla torre. - Disse il
ragazzo.
Kailey infatti era
completamente ricoperta di granita al mirtillo, tanto che attorno alle ballerine bianche si stava
formando un piccolo lago blu. Tina, Mercedes e Rachel la stavano aiutando a levarsi di dosso un
po' di quella gelida poltiglia, ma senza grandi risultati. Finn, Puck e Mike osservavano
la scena con irritazione.
Jo si
avvicinò a Kailey e tolse la granita che si era aggrappata
alle sue sopracciglia ramate.
- Ti senti bene? -
- Ho... un po' freddo,
ma sto bene. - Disse Kailey, sorridendole e cercando di aprire gli occhi irritati dal gelo della
granita per tranquillizzarla.
- Che diavolo
è successo? Ti ha assalito l'intera squadra di football? -
- Ehi! -
Esclamò Puck, alle sue spalle, sentendosi chiamato in causa.
Jo nemmeno si
girò, ma Kailey scosse la testa.
- Tutte le Cheerios. -
- Le... le Cheerios? -
Esclamò Tina.
Di solito le
cheerleader non facevano quelle cose.
Erano i
maschi a comprare i bicchieroni di granita per versarli sulla testa dei
malcapitati canterini
che passavano loro davanti.
- Mi hanno.. mi hanno
fatto un inchino e mi hanno tirato le granite dicendo... dicendo "Buon pomeriggio, Vostra
Altezza". -
Jo sentì la
rabbia montarle dentro.
- Se riesco ad
acchiappare una di quelle squinzie con la gonnellina inguinale giuro
che le faccio
il sederino a strisce. - Sbottò Jo.
Kailey sapeva
benissimo che non l'avrebbe fatto, ma sorrise al pensiero che la sua
amica avrebbe
fatto una cosa del genere per lei. Si strinse le braccia al corpo e
rabbrividì: il vestito era impregnato di granita e i
capelli bagnati le gelavano la schiena.
In quel
momento essere Rapunzel non la faceva sentire affatto meglio.
Mercedes stava
cercando di salvare dall'onda anomala di granita i suoi libri, Tina
aveva steso su
una sedia il golfino bianco, irrimediabilmente macchiato di granita al
mirtillo e Rachel le aveva prestato un asciugamano.
Era bello sapere di avere persone su cui contare... anche se non era davvero Rapunzel ma
solamente Kailey.
- Che succede qui? -
Esclamò il professor Schuester entrando nella sala con
un'espressione
preoccupata
sul viso.
- Le Cheerios hanno
cercato di annegare Kailey nella granita. - Disse Puck.
- Stai bene? -
Domandò il professore rivolto a Kailey.
La sua mano sulla sua
spalla sembrava ancora più calda, dopo aver sentito addosso
solo il gelo
della granita. Kailey annuì, rabbrividendo.
- Come mai tutto
questo? Di solito le Cheerios lasciano il lavoro sporco ai ragazzi. -
- Stamattina Kailey ha
detto che con quel vestito si sentiva Rapunzel e che essere una principessa era meglio che
essere una Cheerios. Abbiamo pensato che sia quello il motivo. - Disse Kurt, serio.
- O è il
solito modo per umiliare una ingenua ragazza del Glee. -
Ribatté Jo.
- E da quando essere
ingenui e fantasiosi è un motivo per beccarsi una granita? -
- Professor Schuester,
siamo cresciuti... è... ridicolo che una ragazza all'ultimo
anno vada in giro
facendo finta di essere una principessa. È come se dicesse
di non sedersi al suo fianco perché
lì di solito sta seduta la sua fata! - Rispose Finn.
- O come credere a
Babbo Natale, ma Brittany non ha mai ricevuto una granita in faccia. - Ribattè il
professore.
- Lei di solito
è protetta dalla divisa delle Cheerios. Con quella divisa
addosso potrebbe attaccarti
uno sciame di vespe, ma se sono cresciute al McKinley ne usciresti
senza nemmeno
un graffio. - Disse Rachel.
- Io invece ho solo il
mio vestito da Rapunzel. - Disse Kailey togliendo un ultimo fiore di stoffa dai capelli,
guardandolo zuppo e macchiato con dispiacere. - Che a quanto pare mi ha
fatto
meritare tutto questo. -
- Beh, Kailey, non
puoi negare che eri piuttosto ridicola, con tutti quei fiori e nastri
nei capelli.
- Disse Puck con sincerità - E anche se "facevano molto
Rapunzel" dovevi pensare che ti sarebbero costati una
granita. -
Gli occhi di Kailey si
riempirono di dispiacere: sperava che almeno i ragazzi
del Glee Club avrebbero apprezzato la sua mania di "vestirsi da". La fantasia le permetteva
di essere quello che lei non era e che non sarebbe mai stata, ma che sognava di diventare.
- Puck ha ragione. La
fantasia serve solo a farti prendere in giro... dobbiamo crescere, dobbiamo lasciarci alle spalle
favole, fate e principesse. - Disse Mercedes con gentilezza.
- Io non voglio
diventare grande e pensare solo a soldi e popolarità! Mi
piace aprire la finestra
e riordinare cantando "I sogni son desideri". Mi piace fare finta di
essere in un telefilm
ogni volta che ascolto l'Ipod camminando per strada! Non sarei riuscita
ad arrivare fin qui se non avessi vissuto
nella mia fantasia! - Esclamò Kailey, ferita.
Tutti i ragazzi del
Glee però parevano d'accordo con Mercedes. Nessuno prese le
sue difese, anzi.
Più di una voce espresse il suo assenso per le parole della
ragazza.
Ma a far traboccare il
vaso fu Jo.
- Kailey, Mercedes ha
ragione. Ascoltami... - Disse.
- No! Non voglio
ascoltare! Io voglio continuare a credere alle fate e fare finta di
saper parlare
con gli animali, voglio continuare a inventare rime per far accadere le
cose come se fossi
una strega! Non mi importa se voi mi ritenete una mocciosa! -
Gridò Kailey.
Ficcò
l'asciugamano tra le mani di Rachel, prese i libri e il golfino e
uscì a passo di marcia dall'aula di canto, lasciando
tutti sconvolti.
- Ma che diavolo le
è preso? - Esclamò Puck.
- Credo che si
aspettava una reazione diversa, da voi... da noi. - Disse Jo,
rammaricata.
Sapeva che prima o poi
l'immagine del Glee club che Kailey si era creata nella sua fantasia si sarebbe rovinata, ma era
molto dispiaciuta nel vedere avverarsi la sua nefasta previsione.
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Capitolo 9 *** Nove ***
nove
lunedì
pomeriggio, aula del Glee Club
Era lunedì
pomeriggio e l'aula del coro era ancora semivuota.
Kailey
sbirciò dal vetro della porta e vide che Jo, Mercedes, Tina
e Rachel erano già arrivati. Con loro c'erano anche Blaine
e Kurt.
I ragazzi e le Cheerios avevano avuto una riunione straordinaria per la partita
del giovedì successivo, dato che il sabato sarebbe stato
Halloween e non ci sarebbe
stato nessun incontro, e sarebbero arrivati un po' in ritardo.
Kailey prese un bel
respiro e aprì la porta.
Quel giorno indossava
i suoi jeans slavati, le scarpe da ginnastica e un golfino blu su una camicetta scozzese rossa e
blu. Era lei, nessun altro.
Non parlava con i
ragazzi del Glee da quando era stata aggredita dalla granita al
mirtillo e aveva
anche metodicamente evitato Jo. Sapendo quanto la sua migliore amica
fosse orgogliosa... e sapendo che in fondo era stato molto immaturo da
parte sua comportarsi in quel modo, Kailey sapeva che il primo passo
verso la riconciliazione spettava a lei.
- Ciao a tutti. -
disse con un sorriso, aprendo la porta ed entrando nell'aula.
Jo le sorrise e
così tutti gli altri.
Mercedes la
tirò dentro nel discorso come se non fosse successo nulla e
Kailey tirò un sospiro di sollievo. Erano gli
stessi ragazzi di sempre, non erano cambiati: non li aveva fatti arrabbiare con la sua sciocca
sfuriata della settimana precedente, dovuta più che altro all'umiliazione e alla rabbia.
Scoccò un sorriso a Jo, la quale la prese sottobraccio e la
strinse affettuosamente
al suo fianco, a sancire la pace fatta.
Jo era sollevata, nel vedere Kailey di nuovo tra loro con il sorriso di
sempre. Aveva
spiegato a Mercedes e Kurt quanto Kailey si sarebbe sentita in
imbarazzo se avessero tirato fuori di nuovo la
faccenda della fantasia, anche solo per scusarsi, e i due si erano
trovati d'accordo con lei sul metterci una pietra sopra.
Avevano fatto passaparola con tutti gli altri e il clima nell'aula rimase allegro e disteso per
il resto del tempo.
Il professor Schuester
entrò nell'aula di canto poco prima di Brittany, Santana e
della parte maschile
del coro.
- Molto bene, ragazzi.
- Disse il professore, sedendosi a cavalcioni di uno sgabello e
fissando uno
dopo l'altro i volti dei ragazzi davanti a lui. - Come sapete
sabato è Halloween. -
- Certo che lo
sappiamo. Stiamo già organizzando serata horror e
pettegolezzi a casa mia. - Disse Kurt, prendendo Blaine
per mano e ammiccando a Mercedes e Rachel.
- Mi dispiace per la
tua serata, Kurt, ma ho altri piani per l'Halloween del Glee club. -
Tredici paia di occhi lo
fissarono, chi stupiti chi sconvolti, ma tutti sbarrati per la sorpresa.
- Non vorrà
che andiamo in giro a fare dolcetto o scherzetto! - Esclamò
Kurt.
- No. Molto meglio. -
Disse il professor Schuester.
I suoi occhi
brillavano, e quando avevano quella luce i ragazzi del Glee avevano
imparato che significava
una sola cosa: una bomba stava per essere sganciata. Se avesse fatto
vincere loro una
guerra o li avrebbe distrutti, nessuno lo avrebbe potuto sapere.
Il professore assaporò per un momento la tensione e
l'attesa che aleggiava nell'aria dell'aula di canto, poi
spiegò.
- Una piccola scuola
elementare fuori città ha organizzato una festa di Halloween
per raccogliere
fondi. Hanno bisogno di ristrutturare le palestre, di rampe per i
disabili e cose del genere.
Il preside Figgins è in contatto con il preside di quella
scuola e ha pensato che mandare loro delle guest star
avrebbe potuto aumentare il pubblico della serata. -
Un brusio di
approvazione serpeggiò tra le file dei ragazzi seduti sui
gradini.
- Ma professore, lei
crede che siamo abbastanza famosi da... beh, da attirare pubblico? - Disse Finn, senza nascondere
il sorriso lusingato che gli si stava allargando sul viso.
Già, non
potevano essere così famosi da poter portare dei fan,
pensò Jo.
- Le Nuove Direzioni
no di certo. Ma i personaggi della Disney possono. - Replicò
il professore.
La bomba
era stata sganciata. E prometteva distruzione.
- Lei... lei ci sta
chiedendo di vestirci da personaggi della Disney per andare ad animare
una festa
di ragazzini? E tutto completamente gratis? - Disse Puck, con un
sopracciglio alzato.
Santana era talmente
inorridita da avere la faccia bloccata in un'espressione di disgusto, mentre Kailey aveva gli occhi
che brillavano. Un vago disagio si era impadronito di lei al pensiero di travestimenti,
principi e fantasia... ma "fare finta" era la cosa che le riusciva meglio fin da quando
era una bimbetta e non si sarebbe mai fatta sfuggire un'occasione del
genere.
- E poi penso che
abbiamo tutti bisogno di mettere le ali alla nostra fantasia. Quello
che è successo
a Kailey settimana scorsa mi ha fatto capire che siamo tutti con i
piedi troppo piantati
a terra. Appassionarci a un film, a un telefilm, a un cartone animato o
a un libro può aiutarci a capire noi stessi e
quello che vogliamo dalla vita. - Disse il professore.
Kailey lo guardava
ammirata e commossa. Adorava il professor Schuester. Si ripromise di uscire dal
McKinley con il massimo dei voti in spagnolo.
- Ecco quello che
vorrei da voi. - disse alzandosi in piedi e avvicinandosi a loro per
poter parlare
a voce più bassa ed essere più convincente. -
Vorrei che vi organizzaste e che ognuno di voi trovi un
personaggio. Cercate quello che vi somiglia di più, ma
soprattutto quello
che sentite più simile a voi, quello con cui vi sentite
più in sintonia. Procuratevi il costume e presentatevi qui
sabato sera per andare a quella festa. -
Kailey si guardò
intorno. Le facce erano ancora bloccate sulla stessa espressione
scandalizzata e orripilata.
- Professore, la
prego, non può parlare sul serio. - disse Artie.
- Non voglio
obbligarvi. Mi rendo conto che sia sabato sera e che sia una serata di
impegno assolutamente
gratis... però pensateci. Potrebbe essere un'esperienza
interessante. Guardate i cartoni che hanno segnato la
vostra infanzia, riscoprite i personaggi che hanno riempito i vostri sogni quando eravate
dei bambini... e per lunedì prossimo voglio che portiate una
canzone
da un cartone della Disney, magari proprio dal vostro preferito. -
Disse.
Gli occhi del
professore brillavano e vedeva che una scintilla di
curiosità si era accesa negli occhi di molti altri, sebbene
fosse ancora sepolta da una montagna di scetticismo. Il modo migliore
per capire una persona è calarsi nei suoi panni, no? Sperava di poter dare modo a
tutti di capire cosa provava Kailey: non gli sembrava giusto che
lei fosse l'unica esclusa dalla politica del Glee club basata
sull'accettare gli altri - e sè stessi - esattamente come si
è.
Una mail perentoria di Rachel
aveva obbligato tutti i membri del Glee a presenziare a una riunione straordinaria il
giorno successivo, a pranzo.
Erano tutti seduti
attorno a uno dei tavoli della mensa, con i vassoi ancora mezzi pieni e
stavano
ascoltando Rachel che pontificava su quanto poteva essere interessante quell'iniziativa proposta da
Schuester.
- Io poi ho
già pensato al mio personaggio. - Disse con sussiego.
- E ti pareva. -
Bofonchiò Mercedes.
- È stata
una specie di illuminazione. - continuò Rachel imperterrita.
- Ieri sera stavo ascoltando
le canzoni della Disney su YouTube per cercare di entrare nel "mood"
della situazione
e mi è parso di sentire me stessa. Una piccola
città, un posto tranquillo... pieno di piccola gente. -
Nella mente di Rachel
si vide camminare verso la scuola con una musica di sottofondo.
Little town, it's a quiet
village
everyday like the day
before
Little town, full of
little people
waking up to say...
La gente attorno a lei parlava, parlava alle sue spalle e diceva quanto
lei fosse strana, sopra le righe, buffa e anormale.
Non sapevano che lei voleva "molto più di quella vita
provinciale."
Quando
nella sua mente l'immagine della folla intera del McKinley che cantava
"she really is a
funny girl, Rachel" si spense, si rese conto di aver lasciato l'intera
tavola sbigottita.
- Oh, insomma... penso che
possa essere una cosa interessante e poi noi del Glee abbiamo sempre avuto un sacco di
problemi a trovare dei soldi. Il minimo che possiamo fare è cercare di aiutare chi ha gli
stessi problemi, ma meno mezzi per risolverli! -
- Rachel ha ragione. -
Disse Blaine.
- Le dai ragione? -
disse Kurt stupito. - Non hai sempre detto che trovavi i personaggi della Disney terribilmente
noiosi? -
- Sì, ma
è anche vero che lo stiamo facendo per una giusta causa. E
credo di aver già pensato a un buon personaggio.
- Disse Blaine con un sorriso luminoso.
Era seduto accanto a
Kurt e gli teneva un braccio attorno alle spalle con aria protettiva.
Ogni volta
che Kurt parlava con lui, Blaine sorrideva e gli occhi gli brillavano.
Jo non riusciva a smettere
di pensare quanto fosse carino... e quanto fosse innamorato di Kurt.
- E cioè? -
- Hai presente il
principe Filippo? - Disse con un sorriso dolce.
Jo si
immaginò Blaine con una casacca, un paio di calzoni aderenti
e un mantello rosso e sorrise. Sì,
sarebbe stato un principe Filippo perfetto.
- E mi spieghi per
quale assurdo motivo hai deciso di fare quel bellimbusto? -
- Perché la
canzone che canta mi piace molto... e poi perché lo trovo
molto sexy. -
Aggiunse con un
sorriso, scoccando un sorriso malizioso a Kurt.
Suo malgrado, il
sopranista dagli occhi azzurri arrossì e sorrise.
- Non ti aspetterai
che io mi vesta da Aurora, spero. - Replicò. - Il suo abito
è terribile. -
Blaine rise, di una
risata limpida e argentina che contagiò praticamente
l'intero tavolo. Diede
un bacio sulla guancia a Kurt e poi rispose:
- No, certo. Anche se
saresti un ottimo compagno per Once
Upon a Dream. - Disse Blaine. - Sempre che tu non voglia
esimerti da questa iniziativa. -
Kurt distolse gli
occhi, prendendo una fetta di mela dal vassoio e masticandola
pensieroso.
Jo sorrise tra
sé: sapeva che Kurt avrebbe ceduto, glielo si leggeva in
faccia.
- Io non ho idea di
chi potrei interpretare. - Disse Finn cupamente. - Non ho mai guardato i cartoni della Disney, non ho
nemmeno idea di chi siano i personaggi! -
- Se Rachel fa Belle a
te tocca la Bestia. - Propose Puck.
- La Bestia? -
Domandò Finn, per nulla convinto.
- Una grossa parrucca,
una bella maschera di Halloween... - Propose Puck - E hai risolto. E nessuno ti potrà
riconoscere, il che è anche la parte migliore. -
- Non è
questo lo spirito. - Intervenne all'improvviso Kailey - Il professor
Schuester vuole che
ci vestiamo da un personaggio che ci rappresenta, da qualcuno che ci...
somiglia. Come
Rachel
che vuole più della mediocre vita di Lima o Blaine che si
innamora di una persona dalla voce stupenda. -
Kurt si
sentì chiamato in causa e si aggiustò il ciuffo,
cercando di non far notare quanto si sentisse in piacevole
imbarazzo.
- Quindi cosa proponi?
Hai un personaggio per tutti noi, immagino. - Disse Mercedes.
- Oh, no. - Rispose
Kailey, arrossendo. - No, affatto. Non ho intenzione di imporvi nessun personaggio. Volevo solo
che... che capiste il senso della proposta del professor Schue. -
Attorno al tavolo
scese il silenzio, mentre tutti si dedicavano al pranzo.
Rachel però
non aveva intenzione di mollare e verso la fine della pausa pranzo
disse a tutti che
si sarebbero ritrovati venerdì pomeriggio in aula canto per
organizzarsi per bene.
- Ho di
meglio da fare che vestirmi da cretino e andare a intrattenere una
trentina di pupattoli,
Rachel. - Disse Puck. - Ho la partita, la palestra, un paio di
appuntamenti con ragazze
mozzafiato e un sacco di altri impegni. -
- Mi trovate d'accordo
con Puck. - Disse Kurt. - Anche se con altre motivazioni. Trovo terribilmente fastidiosi i
personaggi della Disney e non ho nessuna voglia di spacciarmi per un bellimbusto etero
dall'aspetto mozzafiato e i muscoli guizzanti. Nessun personaggio della
Disney mi
somiglia, né dentro né fuori. -
Blaine aprì
la bocca per dire qualcosa, ma fu interrotto da Artie: fino a quel
momento aveva assistito
alla discussione senza dire niente.
- Anche io non penso
di venire. -
- Oh.
Perché? - Disse Kailey, sinceramente dispiaciuta.
"Uno a uno, palla al
centro." Pensò Jo. Anche la sua amica pareva cotta di Artie.
- Non esistono
personaggi della Disney in sedia a rotelle. Non sarei credibile. -
Disse il ragazzo
guardandola negli occhi con un'espressione colma di dispiacere.
Prima di ricevere una
qualunque risposta, Artie aveva voltato la sua sedia a rotelle e si era
allontanato
verso le aule, lasciando tutti - e Kailey soprattutto - dispiaciuti e
immobili sulla porta
della mensa.
- Ci vediamo
venerdì pomeriggio. - Ribadì Rachel, sorridendo
solare. - Per quel giorno avremo tutti un personaggio,
vedrete. Basta pensarci un po' su. -
Finn si
voltò verso di lei, rivolgendole uno dei suoi dolcissimi
mezzi sorrisi. Quel
mezzo sorriso fece accendere una lampadina nel cervello di Kailey.
Una lampadina... era
proprio la parola giusta.
- Ho trovato! -
Esclamò allegramente.
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Capitolo 10 *** Dieci ***
dieci
sabato
sera, scuola elementare Wyatt
Davanti alla scuola elementare
c'erano decine di macchine parcheggiate e la pioggia che era caduta per
tutto il giorno sembrava aver deciso di concedere una tregua ai ragazzi
di Lima.
Dall'interno della
palestra, addobbata con carta crespa nera e arancione e decine di
zucche di plastica illuminate in ogni angolo, venivano le voci dei
bambini e un sottofondo di inquietanti effetti speciali musicali.
Kailey era ferma sulla
porta nel suo vaporoso abito rosa e batteva con impazienza un piede a
terra: Jo si era allontanata per recuperare gli altri che aveva visto
arrivare in macchina e ancora non era tornata. Kailey pensava con
rabbia che non era possibile che si sentisse a disagio: per tutta la
vita faceva finta di essere una principessa e in quel momento si
sentiva terribilmente ridicola. Aveva deciso di vestirsi da Ariel -
l'unica principessa che condivideva con lei i capelli rossi - anche
se senza troppo entusiasmo. Il vestito rosa, cucito a mano da
lei e con sotto decine di strati di tulle, era ampio e bellissimo... ma
lei si sentiva una completa imbecille. Era certamente meglio che
presentarsi in mezzo ai bambini con un costumino lilla e una coda da
sirena, certo, ma si sentiva comunque un pesce fuor d'acqua.
Ridacchiò tra sé al pessimo gioco di parole.
- Mi sbagliavo,
ragazzi, si sta divertendo. - Disse la voce allegra di Jo alle sue
spalle. - Avevo detto loro che saresti stata a disagio, ma vedo che sei
di ottimo umore. -
La sua migliore amica
portava un paio di pantaloni azzurri, un top dello stesso colore e una
fascia con un gioiello tra i capelli neri. Jasmine in confronto sarebbe
sembrata leziosa e patetica, Jo invece era di una energia e una
personalità incredibile.
Accanto a Jo c'era un
principe Filippo veramente niente male, con un gilet marrone e i
capelli ordinati in una elegante riga laterale: Blaine teneva in mano
il cappello con la piuma e il mantello rosso era drappeggiato sulle sue
spalle con charme incredibile. Al suo fianco c'era Kurt. Portava una
camicia bianca, un paio di pantaloni scuri e una fascia rossa in vita e
con i suoi occhioni azzurri era inconfondibile. Kailey
arrossì al pensiero di essere la controparte femminile dello
stesso film. Sperava solo che i bambini non avrebbero urlato "bacio,
bacio" o qualcosa del genere: sarebbe stato molto imbarazzante.
Finn e Rachel, invece,
erano incredibilmente belli: Rachel portava uno scamiciato azzurro, una
camicetta bianca e un grembiule dello stesso colore; i capelli castani
erano raccolti in una coda di cavallo ornata da un fiocco turchese ed
era davvero molto simile a Belle. La ragazza teneva per mano Finn, il
più alto Aladdin che la storia della Disney avesse mai
conosciuto. Il quarterback si muoveva con evidente imbarazzo, togliendo
di continuo il grosso cappello con la piuma e guardandosi i calzoni
bianchi come se temesse di vederli sparire da un momento all'altro. Era
inutile che Rachel continuasse a ripetergli quanto fosse bello: Finn
aveva scritto in faccia quanto si sentiva a disagio.
Mercedes invece era
bellissima, con quel vestito verde pallido e i capelli raccolti con un
fiore di stoffa... e sembrava anche stranamente a suo agio. Ma la
sorpresa più grande per Kailey fu vedere anche Puck, Santana
e Brittany con loro. Santana aveva un vestito da Pocahontas veramente
meraviglioso e i suoi lunghi capelli neri le ondeggiavano, lisci e
lucenti, sulla schiena. Se c'era una persona che poteva rendere la Pocahontas dei cartoni
una persona reale, quella era sicuramente Santana Lopez. Esclusa
l'espressione di vago disappunto che le si leggeva negli occhi (forse
dovuta al fatto di aver dimostrato di non avere niente di meglio da
fare quel sabato sera) era veramente perfetta. Brittany aveva un
vestitino verde minuscolo, un paio di ballerine dorate e un paio di
grandi ali sulla schiena. Con i capelli raccolti nello chignon sulla
testa sembrava veramente Trilli, merito anche dei suoi occhi azzurri a
mandorla, che la rendevano molto simile a un folletto. A completare il
quadretto c'era Puck: maglia, giacca larga, calzoni e stivali.
- Mmm.. e tu chi
saresti? - Domandò Kailey dubbiosa.
Puck si fece avanti
con la sua aria da duro, afferrando i lembi della giacca e guardandola
dall'alto in basso.
- Sono il simbolo
della gioventù ribelle che non accetta i limiti imposti
dagli adulti, carina. Il mio nome è Jim Hawkins. -
L'immagine del
protagonista del Pianeta del Tesoro si materializzò nella
mente di Kailey e sul suo viso si allargò un sorriso
luminoso. Sì, Jim era proprio il personaggio perfetto per
Puck: un duro dal cuore d'oro.
- Beh, che fate qui
sulla porta? Entriamo! - Esclamò Jo allegramente, spingendo
la porta della scuola e facendo strada a tutti gli altri.
Il professor Schuester
li raggiunse con indosso un paio di jeans, un cappello da cowboy, un
foulard rosso al collo e un paio di stivaloni.
- Non è
riuscito a rinunciare al gilet neanche a stasera, eh, professor Schue?
- Disse Mercedes sorridendo, alludendo all'orribile gilet muccato che
il professore sfoggiava sopra la camicia a quadri.
- Fa parte del
costume. - Rispose Schuester ammiccando. - Allora. Vedo che siete
tanti... e che siete tutti bellissimi. Bene. Entriamo. -
Si voltò
per entrare, poi si girò e disse con un sorriso imbarazzato:
- Una sola cosa...
stasera non siete voi, mai vostri personaggi. Cercate di... "stare sul
pezzo", ok? E divertitevi. - Disse poi, voltandosi per aprire la porta
della palestra.
Non erano passati
nemmeno cinque secondi da quando Kailey e Jo avevano messo piede nella
palestra che si videro assalite da una dozzina di bambine vocianti.
Chi voleva una foto,
chi un abbraccio o chi un sorriso. Una bambina chiese a Kailey se
poteva vedere le sue branchie, un'altra invece le disse con aria di
disappunto che "la vera Ariel aveva gli occhi azzurri, non
verdi”. Ben presto Kailey si ritrovò a parlare di
Atlantica con aria ispirata assieme a gruppetto di piccine vestite da
fate e principesse. Jo, vedendola nel suo elemento, si
allontanò. Puck stava esibendosi in un duello
con Finn con le spade
fatte di palloncini e un gruppetto di bambini li stava imitando, mentre
Rachel cantava assieme a un gruppo di bambine più grandi.
Jo si
avvicinò a Blaine, fermo accanto al buffet.
- Stai molto bene con
i capelli sciolti, Jo. - Le disse con un sorriso.
- E tu hai proprio
l'aria da damerino delle Dalton con quella pettinatura. - Rispose Jo,
impedendosi di emozionarsi per il complimento appena ricevuto.
- La mia natura da
qualche parte doveva pur venire fuori. Canterai con Finn
lunedì? -
Jo scosse la testa.
- Non credo proprio...
penso che cederò il mio posto a Rachel. -
- Ma lei è
Belle. -
Jo si strinse nelle
spalle.
- Perché
non c'è Aurora? - disse un bambino, tirando la casacca beige
di Blaine.
Doveva avere al
massimo sette anni, portava un vestito da zombie con tanto di
trucco cadente sul viso e aveva due grandissimi occhi color cioccolata.
- Oh, beh... -
- Perché
lui è innamorato del principe Eric. - Disse Jo con innocenza.
I grandi occhi del
bambino si dilatarono e soppesarono Jasmine per un momento.
- Mi prendi in giro? -
Disse.
Blaine rideva talmente
all'espressione stupita del bambino che non riuscì nemmeno a
rispondere. Fu Jo a sorridere, a chinarsi verso il bimbo e a dirgli:
- Certo, scherzavo.
Aurora è a casa... sai, a una certa ora le viene sonno. -
Il bambino la
squadrò con aria non convinta, si vedeva che non aveva
capito la battuta.
- Però
abbiamo Trilli, l'hai vista? - Disse Jo, indicando Brittany.
La ragazza stava
facendo la fila per avere anche lei un palloncino colorato assieme a un
gruppetto di bambini sui sei anni.
- Non è
Trilli per davvero. -
- Ah no? -
- Trilli è
piccola. - Sbottò il bambino con aria seria.
- Noi l'abbiamo
ingrandita così la potete vedere tutti. - Intervenne Blaine.
- Ma il cervello
è rimasto alle dimensioni iniziali. - Continuò Jo.
Il bambino li
guardò ridere e sorrise anche lui, anche se non aveva capito
la battuta.
- E tu
perché non sei con Aladdin? Avete litigato? - Disse a
Jasmine.
- Purtroppo
sì. - Disse Jo con un sospiro. - Lui si è
innamorato di Belle. -
Il bambino
alzò un sopracciglio.
- Di Belle? -
- Già.
Vedi, è lì vicino a lei. - Disse indicando
Rachel, seduta a cantare. Tra i bambini che la ascoltavano c'era anche
Finn, che sembrava ancora più grande tra tutti quelle teste
piccoline.
- Secondo me sei
più bella tu. - disse il bambino.
- Nessuno ne ha dubbi.
- Intervenne Blaine - Ma Aladdin non è molto intelligente. -
Il bambino
annuì vigorosamente.
Ben presto attorno a
Blaine e Jo si creò un gruppetto di ragazzini, tutti pronti
a sentire i commenti buffi e pungenti che la principessa Jasmine e il
principe Filippo avevano per tutti i loro amici Disneyani. Blaine
cercava di addolcire i toni, ma Jo era talmente creativa che finivano
sempre per ridere e per far ridere tutti i bambini. Verso le dieci i
bambini iniziarono a diminuire e ben presto il professor Schuester
radunò tutti i suoi ragazzi. Jo aveva le guance rosse e gli
occhi luccicanti per il gran ridere, Kailey sembrava al settimo cielo
(un paio di bambine le avevano fatto i complimenti per il vestito rosa
e vaporoso che la metteva tanto in imbarazzo) e tutti gli altri si
erano divertiti molto. Brittany sfoggiava un cappello buffo fatto con
un palloncino azzurro e Finn e Puck avevano entrambi un gran fascio di
disegni sottobraccio.
Erano tutti seduti
sulle minuscole panche della palestra e Schuester si
avvicinò a loro ancora nel suo completo da Woody,
accompagnato da un uomo sulla sessantina.
- Ragazzi, lui
è il signor Trapp, il preside della scuola. -
- Volevo ringraziarvi.
- disse. Aveva un'aria paterna e molto dimessa... o forse era solo
il completo di tweed marrone scuro con i gomiti lisi a dare
quell'impressione. - Avete reso questa festa divertente e piacevole, i
bambini erano tutti entusiasti e abbiamo ricevuto molte più
offerte di quanto speravamo. Grazie, grazie di cuore. -
Mentre uscivano, Puck
sembrava piuttosto irritato.
- Sì,
certo, grazie. Poteva darci qualcosa di più consistente di
una stretta di mano. - Disse.
- Avanti, Puck,
ammettilo: ti sei divertito anche tu. - Disse Finn.
Teneva per mano Rachel
e si era finalmente liberato dello scomodo cappello con la piuma,
quindi era decisamente di ottimo umore. Puck scrollò le
spalle, forse non riusciva a trovare un modo abbastanza da duro per
rispondere a quella piccola verità. Brittany, vagamente
insonnolita e con le ali tutte storte sulla schiena, camminava
abbracciata a Santana mentre Mercedes e Kurt erano in coda al gruppo.
Jo e Kailey erano a braccetto e camminavano svelte davanti a tutti.
Blaine era vicino a Jo e rideva con lei delle cose successe durante la
serata.
Jo stava salendo sulla
macchina di Kailey quando fu attirata da delle voci nella via
silenziosa.
Un paio di macchine
più indietro, dall'altra parte della strada, c'erano Blaine
e Kurt.
- Io non mi sono
divertito affatto! - Stava dicendo Kurt con foga.
- Kurt, calmati... -
- Non mi calmo,
Blaine! Sono venuto a questa dannatissima festa per stare con te, mi
sono vestito da questo stupidissimo principe per passare una bella
serata in tua compagnia e tu non mi hai degnato di uno sguardo! -
- Amore... -
- Non chiamarmi amore!
Non mi hai trattato come il tuo innamorato per l'intera sera! -
La voce di Kurt era
stridula e alterata dalla rabbia. Il ragazzo aprì la
portiera della macchina e salì sbattendola con tutta la
forza che aveva. Jo sussultò e vide Blaine salire al posto
di guida e chiudersi la porta alle spalle.
- Jo? - Disse Kailey -
Ti sei pietrificata? O per caso hai visto un tappeto volante? -
Jo scosse la testa e
salì in macchina. Vedere la discussione tra i due ragazzi
l'aveva turbata, si sentiva vagamente in colpa: aveva passato tutta la
sera con Blaine senza nemmeno pensare a Kurt. Già,
chissà dov'era stato per tutta la sera.
- Tutto a posto? -
Domandò Kailey, armeggiando con il vaporoso abito rosa per
tentare di riuscire a vedere cambio e pedali.
- Sì,
sì, certo. -
- Cosa c'è
che non va? -
- Hai visto cos'ha
fatto Kurt tutta la sera? -
- L'ho visto assieme a
Mercedes per un po', poi mi sono messa a chiacchierare con delle
bambine e non ci ho più fatto caso. Perché? -
- Niente,
così. -
- Perché tu
hai passato tutta la serata con Blaine e ti senti in colpa? -
Jo la
guardò in silenzio e poi annuì.
- Kurt è
grande e Blaine lo ama davvero. Vedrai che lunedì mattina
sarà tutto a posto. -
- Spero che tu abbia
ragione. - Mormorò Jo.
Ma la cosa che le
dispiaceva di più era il fatto di aver sentito una vera
alchimia tra lei e Blaine: si erano divertiti e nessuno dei due aveva
pensato ad altro per tutta la sera. Ma voleva troppo bene a Kurt per
esserne veramente contenta.
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Capitolo 11 *** Undici ***
undici
lunedì
pomeriggio, aula di canto
Quel lunedì
pomeriggio il Glee club si era ritrovato in aula in perfetto orario.
Tutti parlavano concitati
della serata di sabato e a sentire i commenti di tutti pareva che si
erano divertiti moltissimo.
Tina e Mike erano letteralmente sommersi dai racconti e dalle risate e sembravano dispiaciuti al
pensiero di non essere stati presenti. Kailey era seduta al suo posto
ed era veramente agitata: aveva deciso di cantare anche lei, ma non era sicura di farcela.
In più aveva una voglia matta di vedere Artie e di parlarci:
era rimasta
così male quando non l'aveva visto alla festa.
Quando il ragazzo
arrivò in aula, Kailey gli andò incontro con un
sorriso dolce e imbarazzato
insieme.
- Ehi. -
- Ehi. -
- Mi è
dispiaciuto non averti visto sabato. È stata una bella
serata. -
- Sì, ho
visto le foto su MySpace. Il tuo vestito era molto bello. - Disse
Artie, piatto.
- Sei arrabbiato con
me? -
- Con te? No di certo.
Sono arrabbiato con il fatto di essere su questa sedia, che mi ha impedito di venire alla festa.
-
- Ma potevi venire lo
stesso! -
- Per fare chi? Non
esiste nessuno che io possa impersonare, Kailey. Escluso Wall-e, forse,
ma non
è esattamente chi aspiro di diventare. Non conosco nessun
personaggio per bambini che sia in sedia a rotelle. -
Il ragazzo la
superò lasciandola senza parole e raggiungendo gli altri
seduti in prima fila.
- Bene,
chi inizia oggi? - Disse il professor Schuester, appoggiando la borsa
sul pianoforte a
coda e sfregandosi le mani con aria emozionata.
- Niente gilet muccato
stamattina? - domandò Santana.
- Anche tu hai
abbandonato i mocassini, Santana. - Disse il professore con un
sorrisetto.
- Iniziamo noi. -
Disse Finn, alzandosi in piedi e prendendo Rachel per mano.
La ragazza
annuì, mettendosi i capelli dietro le orecchie.
- Ma... Belle e
Aladdin non c'entrano niente l'uno con l'altra. - Intervenne Mercedes.
- Io avevo
capito che dovevamo cantare una canzone dal cartone che avevamo scelto!
Voi due non potete cantare insieme! -
- Aspetta e vedrai. -
disse Finn.
Iniziò
Rachel, cantando la ripresa di Bonjour con tutta la passione e il
sentimento che aveva: si sentiva veramente simile a
Belle, incastrata in una vita che non le piaceva, in mezzo a gente che non si rendeva conto
di quanto noiosa fosse la vita in quella città.
I want
adventure in the great, wide somewhere
I want it more than I
can tell
And for once it may be
grand to have someone understand
I want so much more
than they've got planned
In quel momento vicino all'ispiratissima Rachel apparve Finn con una
mano tesa.
- Ti fidi
di me? - Disse con il suo mezzo sorriso.
Kailey sorrise. Quando
aveva visto quell'espressione la settimana prima aveva subito pensato ad Aladdin, al "diamante allo
stato grezzo", al ragazzo dal cuore d'oro che si vergogna un po' di chi è
davvero e pensa di essere meglio sotto mentite spoglie. Era un personaggio perfetto
per Finn.
Rachel prese la mano
che Finn le tendeva con uno dei sorrisi luminosi che riservava solo a
lui e Finn iniziò a cantare:
I can show you a world,
shining, shimmering
and splendid
tell me princess now,
when did
you last
let your heart decide?
Il duetto
forse non aveva centrato in pieno la consegna del professore, ma le
voci di Finn e Rachel,
unite, erano meravigliose come sempre. Quando la canzone
terminò, Finn abbracciò Rachel con tanto trasporto da
strappare un altro applauso al resto del Glee club.
Dopo di loro
cantò Mercedes e la sua energia non ebbe bisogno di nessun
costume e di nessun
partner per far rimanere tutti senza fiato.
People
down here think I'm crazy, but I don't care
Trials
and tribulations, I’ve had my share
There
ain't nothing gonna stop me now
‘Cause I'm almost there
Le
parole, la musicalità... Mercedes era una Tiana perfetta.
Come lei aveva l'energia, l'entusiasmo e la voglia di
lavorare sodo per sfondare, sapeva di avere tutte le carte in regola per realizzare i suoi sogni. E
poi la sua voce era l'ideale per quella canzone un po' jazz, anche se
forse era diversa da tutte quelle che Mercedes aveva cantato fino a
quel momento. In
uno scroscio di applausi la ragazza concluse la sua canzone, sorrise e
disse:
- Sono contenta che ci
abbia dato questo compito, professor Schue. - Disse con dolcezza - Non pensavo di avere
così tante cose in comune con una principessa Disney. -
- Ringrazia Kailey e
la sua fissazione per le favole. - Disse il professore con un sorriso.
Santana scese dopo di
lei al centro dell'aula per cantare.
I look once more
Just around the
riverbend
Beyond the
shore, where the gulls fly free
Aveva
cantato con lo stesso spirito di Pocahontas, sentendosi confusa e
irrequieta come la principessa
indiana di cui aveva vestito i panni il sabato precedente. I suoi occhi
sfuggivano di continuo verso la bionda Cheerios in terza fila, pieni di
qualcosa che nessuno dei presenti riusciva a decifrare.
Puck si
esibì in una superba e aggressiva versione di I'm Still
here" dei Goo Goo Dolls, colonna sonora del Pianeta del
Tesoro.
And how
can the world want me to change
They're
the ones they stay the same
They
can't see me, but I'm still here
Terminò l'esibizione lanciando uno dei suoi sguardi da bello
e dannato alle ragazze sedute sugli spalti, ma la canzone che aveva
scelto era così bella da strappare comunque un applauso a
tutti.
"È un bravo cantante - pensò Kailey - se si desse
un po' meno arie sarebbe un ragazzo veramente in gamba."
La voce del professor Schuester interruppe i suoi pensieri:
-
C'è qualcun altro? -
- Io avevo preparato
una canzone. - Disse Blaine. - Ma non ho un partner per cantarla, perciò per stavolta
credo che lascerò perdere. - Aggiunse amaramente.
Jo lo
guardò, ancora più bello con quell'aria triste,
seduto vicino a Tina e Mike. Kurt non lo stava nemmeno guardando,
seduto vicino a Mercedes e con gli occhi fissi sul pianoforte.
"Non
hanno ancora fatto pace." Pensò con tristezza. Non riusciva a smettere di
sentirsi in colpa per quello che era successo.
- Professor Schue, se
nessuno deve cantare... vorrei cantare io. - Disse Kailey.
- Ma certo, Kailey. -
Disse il professore di spagnolo, leggermente stupito
dall'intraprendenza della
più timida delle sue studentesse.
Kailey scese i due
gradini e si voltò verso i ragazzi del Glee Club. Riusciva
quasi a vederli ancora
nei costumi di Halloween, divertiti e perfettamente calati nella loro
parte di principi e principesse.
- Non ero sicura di
voler fare Ariel. - disse Kailey - Ma poi ho pensato a questa canzone. L'anno scorso l'ho cantata
così tante volte... che ho capito che era il pezzo giusto.
Ariel non aveva
paura di cantare davanti agli altri e in questo momento io non sono
Kailey, sono Ariel. Per
questo non ho paura di cantare davanti a tutti voi. -
I don't know when, I don't
know how
But something's
starting right now
Watch and you'll se,
someday I'll be
Part of your world
Le note della canzone
si spensero in sottofondo e Kailey ricevette gli applausi arrossendo.
Per terminare il
pomeriggio, il professor Schuester aveva preparato una piccola
sorpresa. Fece
cenno alla band di iniziare e poi chiamò tutti i ragazzi
attorno a sé. La versione corale di una bella canzone dei
Cranberries riempì l'aula di canto e ricordò a
tutti quanto poteva essere
bello cantare in compagnia, senza competizioni, limiti e problemi.
We used to
be so free
We
were living for the love we had and
Living
not for reality
It was just my imagination
Quando la
riunione terminò e tutti stavano uscendo dall'aula, Kailey
si sentì chiamare.
- Vorrei dirti due
parole. - Disse il professor Schuester.
- Ti aspetto nel
parcheggio. - Disse Jo, capendo che il professore voleva parlarle in
privato.
- Siediti. - Disse
Schuester a Kailey, accennando allo sgabello del pianoforte.
Kailey si sedette e il
professore spostò lo sgabello rotondo vicino a lei.
- Spero che tu ti sia
divertita, sabato sera. - Esordì il professore.
- Moltissimo. -
- Ascolta, Kailey. Con
questo compito volevo che tutti capissero quanto può essere
bello riscoprire
la fantasia e la parte "bambina" che c'è dentro di noi.
Però ci ho pensato molto e credo che Mercedes avesse
ragione quando ti ha detto che è ora di crescere. -
Kailey si
irrigidì e il suo viso mutò espressione.
- Non devi perdere la
tua fantasia, è bello avere un modo per non annoiarsi mai o
per... migliorare
una giornata storta. Può essere bello fare i doveri di casa
se canti come Cenerentola,
non lo metto in dubbio, ma non devi mai fare finta di essere qualcuno
che non sei.
Usa la tua fantasia per creare cose nuove, non per trasformare te
stessa in qualcun altro. È una cosa che va
bene la sera di Halloween o sopra un palcoscenico, ma nella vita reale devi essere solo tu. Non
importa se sei timida o estroversa, se sei una diva come Rachel o Mercedes o timida e
impacciata. Se sarai te stessa non sarai mai ridicola. -
Kailey
abbassò gli occhi, cogliendo quanta verità e
sincerità ci fosse in quelle parole.
Il professore di
spagnolo le posò una mano sulla spalla con fare paterno.
- Hai una grande
immaginazione, Kailey. Usala come un'arma, non come uno scudo. Crea, inventa e sperimenta, metti a
frutto la tua fantasia per fare qualcosa di nuovo, ma non usarla per diventare qualcun altro
solo perché hai un vestito diverso addosso. -
Kailey
annuì, sorridendo timidamente.
Nel frattempo Jo stava
aspettando Kailey vicino alla sua macchina. Vide Blaine avvicinarsi: camminava con aria mesta e le
mani affondate nelle tasche del cappotto grigio. Sembrava veramente a terra.
- Ehi, Blaine. - Disse
quando lui le passò vicino.
Blaine alzò
gli occhi e tentò un sorriso spento.
- Che succede? Speravo
di sentirti cantare. - Disse Jo, senza fargli capire che aveva assistito alla discussione tra
lui e Kurt.
- Io e Kurt abbiamo litigato. Perché ha detto che non gli ho
dato nemmeno cinque minuti della mia attenzione, sabato
sera. Tutto perché ho passato l'intera serata con te. Ho
cercato di
dirgli che mi stavo solo divertendo... ma lui è
così geloso! -
- Geloso? Di me? Ma se
sono una ragazza! - Rispose Jo ridendo.
Blaine rimase in
silenzio per un momento, poi disse:
-
Infatti. Gliel'ho detto, ma non ha voluto sentire ragioni. -
- Magari dovresti
farlo sentire importante. Organizza una serata solo per voi. -
- Ma se nemmeno mi
parla! -
- Kurt è
innamoratissimo di te ed è terribilmente ostinato... vai a
casa sua con delle belle parole... o magari con una
bella canzone. Dopotutto è così che Eric si
innamora della Sirenetta.
-
Blaine alzò
gli occhi verso Jo e la ragazza notò che avevano ripreso la
luce di sempre.
- Hai ragione. - Disse
con rinnovato entusiasmo.
Si
raddrizzò, sistemò la sciarpa attorno al collo e
fece per allontanarsi. Poi si voltò e si fermò davanti a Jo, guardandola
negli occhi con tanta intensità da farle girare la testa. Le posò una mano
sulla spalla e la strinse con affetto.
- Grazie, Jo. - Disse
con un sorriso dolcissimo.
Un momento dopo era
lontano nel parcheggio, lasciando una Jo senza fiato e con le ginocchia molli dietro di
sé. Kailey
la trovò così, con le guance rosse e confusa,
quando arrivò nel parcheggio.
- Sembra che hai
appena visto un fantasma! -
- Magari. -
Borbottò Jo.
- Che ti è
successo? -
- N-niente. - Disse Jo.
- Quando dici niente
in quel modo è sempre "qualcosa". - Disse Kailey.
- Ehi, quella
è la mia battuta! - Esclamò Jo ridendo.
Kailey la prese
sottobraccio e si avviò alla macchina, ripensando a quello
che le aveva detto il professor Schuester. La parte
di Kailey era certamente il ruolo che le veniva meglio.
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Capitolo 12 *** Dodici ***
dodici
venerdì
mattina,
liceo McKinley
Il vento
fischiava attorno al McKinley, in quel buio pomeriggio di
metà novembre. Il cielo era basso, grigio, nuvoloso e
minacciava di nuovo pioggia.
Kailey
sospirò: non aveva fatto altro che piovere, nelle ultime due
settimane.
I giorni passavano
rapidamente, le provinciali erano alle porte e il Glee club era in
fermento: Rachel
continuava a proporre nuovi pezzi ogni lunedì mattina, tanto
che il professor Schuester
aveva serie difficoltà nel proporre nuovi spunti e nuovi
temi per farli cantare. Quella settimana aveva
proposto di fare una ricerca sulla musica di Andrew Lloyd Webber, ma Kailey aveva la testa da
un'altra parte: quel lunedì pomeriggio, subito dopo le
prove, Artie
le si era avvicinato e le aveva chiesto di uscire.
Lei non era riuscita a
fare altro che balbettare qualcosa di incomprensibile cercando una risposta, poi aveva detto che
gli avrebbe fatto sapere.
Mentre il professor
Rosenberg spiegava, continuava a guardare il cellulare posato nell'astuccio. Doveva
rispondergli? Doveva accettare il suo invito? Non aveva niente da fare quel
sabato sera e uscire con Artie le avrebbe fatto decisamente piacere... se non avesse
temuto di essere ancora più timida e imbranata del solito.
Senza Jo,
senza nessuno vicino a parte Artie, come avrebbe potuto cavarsela?
Il cellulare
vibrò e Kailey sussultò, temendo che qualcuno
l'avesse sentito. Nessuno aveva fatto caso a lei,
però, nel suo banco in ultima fila. Un paio di giocatori di
football stavano giocando
con i loro smartphone mentre il professore declamava dei versi in
inglese arcaico.
Tutto come al solito.
Kailey fece scivolare
il cellulare sotto il banco e lo sbirciò: il messaggio era
di Jo.
“Mi
hanno detto che sabato sera esci con Artie. In bocca al lupo.”
"Cara Jo, che capisce
le cose senza nemmeno che gliele si dica." Pensò Kailey.
Le aveva appena
accennato che Artie le aveva proposto di uscire insieme e le era parso
che Jo
l'avesse ignorata. Sorrise al pensiero di essersi sbagliata e tra le
righe si disse anche le aveva detto di andare
all'appuntamento. Alzò
gli occhi verso il professor Rosenberg, che però stava
scrivendo alla lavagna e scrisse velocissima un messaggino sul
cellulare.
“Ci
vediamo a pranzo.”
Un istante dopo il messaggio
era arrivato sul telefonino di Artie, che vibrò nel bel
mezzo della
lezione di matematica analitica e lo mise decisamente in imbarazzo.
A pranzo,
seduti attorno al solito tavolo dei perdenti, c'erano solo Artie,
Kailey, Jo e Blaine. Rachel stava provando una
canzone per le provinciali assieme a Finn, Kurt e Mercedes.
- Hanno intenzione di
rompersi le corde vocali? Praticamente non dormono più, sono
sempre in
quell'aula di canto! Non ci sono per nessuno! - Sbottò Jo.
- Quanto hai ragione.
- Mormorò Blaine.
Era incredibilmente
bello, con quella luce triste negli occhi. Jo gli posò
istintivamente una mano
sulla spalla, stringendo la giacca di velluto beige a coste. Blaine si
voltò verso di lei e le sorrise con dolcezza,
scuotendo la testa. Non
aveva ancora parlato con Kurt, eppure erano passate quasi due settimane.
Jo si sentiva in
dovere di fare qualcosa: lei li aveva fatti litigare, anche se
involontariamente, ed
era suo compito almeno provare a far fare loro pace.
Artie sembrava di
ottimo umore ed era seduto accanto a Kailey con un sorriso che gli andava da un orecchio
all'altro. Portava un gilet bordeaux su una camicia a maniche corte dello stesso grigio dei mezzi
guanti con cui girava le ruote della sedia a rotelle.
Jo
ingoiò l'ultimo boccone del suo toast e poi si
alzò in piedi.
- Via già
via? - Domandò Kailey, guardando il suo piatto ancora mezzo
pieno.
- Devo fare una cosa.
- Disse.
Ammiccò a
Blaine e gli fece cenno di seguirla.
Kailey
arrossì, pensando che Jo la stava lasciando sola con Artie
per permetterle di parlare con lui in santa pace. Quando
i due ragazzi uscirono dalla mensa, Kailey si voltò verso
Artie.
- A quanto pare ci
hanno lasciati soli. - Disse Artie con un sorriso, spingendo con
l'indice gli
occhiali sul naso. - Dovevi dirmi qualcosa? -
Kailey
abbassò gli occhi e strinse i pugni sulle ginocchia,
imbarazzata come non mai.
- Prenoto al Bel
Grissino? - Domandò Artie.
- Cosa? -
- Beh, credevo che
stessi per dirmi che saresti venuta con me a cena, sabato sera. Mi chiedevo se andasse bene il
Bel Grissino. - Rispose lui con un sorriso dolce.
- Va... va benissimo.
- Disse Kailey sollevata, sorridendo nonostante le guance rosse.
- Ci vediamo
lì alle otto? - Domandò Artie.
Kailey rimase
interdetta per un momento, pensava che Artie sarebbe andato a prenderla
a casa,
ma forse non avevano la macchina adatta per far guidare lui e iniziare
un appuntamento
con il signor Abrams come terzo incomodo non era l'ideale.
Annuì soddisfatta,
scoccando un sorriso ad Artie. Un sorriso che forse era più
sincero e
solare del normale, perché Artie arrossì
bruscamente nonostante il suo self-control.
Jo nel frattempo stava
camminando verso l'aula di canto, tanto velocemente che Blaine faceva fatica a starle dietro.
- Jo! Dove diavolo
stai andando? -
- A parlare con quella
testa dura del tuo fidanzato. -
Blaine la
afferrò per una mano e la costrinse a fermarsi.
- Jo, non ficcare il
naso in cose che non ti riguardano. - Disse Blaine, severo. - L'ultima cosa di cui ho bisogno
è che tu intervenga in questa situazione. -
- Voglio solo esserti
utile! Mi sento responsabile di questo pasticcio! -
Blaine sorrise, il
cielo grigio al di là delle finestre si specchiava nei suoi
begli occhi e Jo sentiva
il cuore leggero leggero come un palloncino, intrappolato nel suo corpo
e salito verso l'alto
a tal punto da mozzarle il fiato. La mano stretta nella mano di Blaine,
i suoi occhi luminosi
nei suoi e il sorriso di Blaine tra i suoi pensieri: un mix letale per
la sua mente.
- Non è
colpa tua. - disse Blaine con dolcezza. - La serata è stata
splendida e con te mi sono divertito da impazzire.
Io mi devo scusare con lui per averlo ignorato, tu non c'entri. -
Jo sbatte le palpebre
un momento, cercando di snebbiare i pensieri.
- Apprezzo lo sforzo,
Jo, ma davvero. Non c'entri niente. -
Jo annuì,
abbassando gli occhi. Blaine le strinse le spalle con le mani e le
scoccò un ultimo intenso sorriso prima di
sparire lungo il corridoio verso l'aula di canto.
La ragazza rimase
immobile ancora per un minuto, con la mano sul cuore che batteva forte e i pensieri completamente
confusi nella mente. Se ci fosse stata Kailey, probabilmente le avrebbe detto che cosa le
stava succedendo e cosa fare, ma la sua amica lì non c'era.
Chiuse gli occhi e
cercò di ritrovare la calma nel cuore e nei pensieri,
interrotta solo dal suono
della campanella che annunciava l'inizio delle lezioni del pomeriggio.
Kailey era in piedi davanti al
Bel Grissino con l'aria di chi avrebbe voluto essere da tutt'altra parte. Portava un vestito
bianco con le maniche arricciate, una giacca di jeans e un paio di scarpette di vernice azzurro
scuro. Jo le aveva mandato un messaggino con uno smile sorridente verso le sette,
incoraggiandola a dimostrare quanto valeva, ma in quel momento Kailey avrebbe solo voluto
scappare urlando per la paura.
- Ehi. - Una voce alle
sue spalle la distrasse dai suoi pensieri.
- Artie. - Disse
Kailey, vedendo Artie poco più in là sul
marciapiede.
- Sei bellissima. -
Disse lui ammirato, osservando il vestito e la lunga treccia rossa che
le scivolava
su un lato del viso.
- Anche tu. - Rispose
Kailey, avvampando.
Forse era la magia
della serata appena iniziata, ma Kailey trovava Artie più
carino che mai.
- Entriamo? Ho una
fame da lupi. - Disse Artie.
Kailey
annuì, lasciandolo passare per primo.
La serata si
rivelò inaspettatamente piacevole. Artie era spiritoso e
spigliato, non sembrava affatto intimidito.
Raccontò un sacco di storielle divertenti sui ragazzi del
Glee, su come Kurt gorgheggiasse
per tutto il tempo in camerino prima di una esibizione e di come Rachel
si lavasse
in modo maniacale i denti prima di salire sul palco. Pettegolezzi e
chiacchiere innocenti,
battute e commenti spiritosi segnarono l'intera serata, fino al dolce.
Quando la cameriera
posò il conto sul tavolo, Kailey lo guardò con
aria delusa. La serata era stata molto carina e le
dispiaceva moltissimo che fosse già finita.
Allungò una
mano verso il biglietto, ma Artie la bloccò, posandoci sopra
la propria. Aveva delle
belle dita lunghe, perfette per suonare la chitarra... forse le
sembravano tanto eleganti perché non portava
i mezzi guanti, pensò Kailey, confusa.
- Pago io. - Disse
Artie con serietà, sfilando con l'altra mano il conto da
sotto la mano della ragazza
e lasciando la propria sopra quella di lei.
Posò un
paio di banconote sul conto e poi vuotò la propria lattina
di Panachè nei due bicchieri. Alzò il
proprio e guardò con intensità Kailey negli occhi.
- Al nostro
appuntamento. - Disse con serietà, mentre un sorriso si
disegnava sulle sue labbra.
- Che spero possa essere il primo di una lunga serie. -
Kailey sorrise con
dolcezza e non arrossì, mentre il suo bicchiere tintinnava
con quello di Artie
e ne vuotava il contenuto: anche lei avrebbe voluto altre serate con
lui, a ridere e scherzare
senza sentirsi a disagio e senza avere bisogno di nessuno che le desse
una spintarella
per fare la cosa giusta.
Mentre usciva dal Bel
Grissino con Artie e lui l'accompagnava alla macchina pensava che era stata una delle più
belle serate della sua vita.
- Beh, ci vediamo
lunedì a scuola. - disse Artie.
- Grazie della bella
serata. - Disse Kailey.
Ci fu un momento di
intenso imbarazzo, in cui nessuno dei due riuscì a dire
né fare niente.
All'improvviso
Artie prese la mano di Kailey e la strattonò verso di
sé, posandole un bacio sulla guancia. Kailey si
risollevò imbarazzatissima, con le guance ancor
più rosse dei capelli.
- Non
volevo spaventarti. - Disse Artie. - Avrei evitato lo strattone... se
avessi potuto. -
Kailey lo
guardò con un mezzo sorriso.
- Non preoccuparti. Ho
capito. -
Non doveva essere
facile baciare sulla guancia una ragazza quando la cosa che vedi alla
tua altezza
è il suo ombelico. Poi si chinò verso di lui e
gli posò un bacio su una guancia.
- Buonanotte. -
Sussurrò, prima di salire in macchina e ripartire a tempo di
record.
Non
sapeva se aveva scioccato più Artie o sé stessa
con quel gesto inaspettato.
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Capitolo 13 *** Tredici ***
tredici
lunedì
mattina, nei corridoi
Il
lunedì mattina successivo il cielo era turchino e
limpidissimo, nessuna nuvola all'orizzonte. Fischiava però
un vento così gelido e tagliente che tutte le cheerleader
avevano indossato la divisa sul dolcevita e i leggins bianchi. I
ragazzi si stringevano nelle sciarpe e nei cappotti mentre entravano a
scuola: solo Kailey era ferma stoicamente nel cortile e fissava chi
entrava.
- Bu! -
Esclamò una voce dietro di lei, facendola sobbalzare.
Mentre Kailey la
guardava con aria di rimprovero, Jo le gettò le braccia al
collo, abbracciandola forte con tutto il suo entusiasmo.
- Allora, raccontami
tutto. - Disse allegramente, prendendola sottobraccio per entrare.
- È stata
una bella serata. -
- Tutto qui? Non farti
cavare le parole di bocca! Ti ha baciato? -
- Sì. E io
ho baciato lui. - Disse Kailey arrossendo e sorridendo.
Jo si fermò
all'improvviso nel mezzo del corridoio, tanto che un paio di ragazzi si
scontrarono contro di lei e si allontanarono borbottando.
- Tu che cosa? -
- Sulla guancia. -
- Potevi dirlo subito.
- Disse Jo tranquillizzata, riprendendo a camminare. - Mi stavo
già chiedendo come far uscire la ragazza che aveva preso
possesso del tuo corpo. -
- Sono davvero
così imbranata? -
- Sì, ma
è quello che ti rende adorabile. Ci vediamo a pranzo? -
- Come no? Ci
sarà il Glee Club al completo, il professor Schuester ha
detto che oggi pomeriggio ci dirà contro chi dobbiamo
scontrarci alle provinciali. -
- Preparati al
tormento Rachel Berry allora. -
- Ciao ragazze. Che si
dice? -
Rachel, con una gonna
a pieghe color melanzana e un golfino dello stesso colore con disegnato
un cerbiatto si era avvicinata con il suo solito gran sorriso.
- Ci stavamo chiedendo
se fossi agitata per oggi pomeriggio, dato che scopriremo i nostri
avversari alle provinciali. - Disse Jo.
Rachel
raddrizzò la schiena e guardò le due ragazze con
condiscendenza.
- Mi rendo conto che
per voi sarà la prima esibizione davanti a un vero pubblico,
ma vi assicuro che non c'è alcun motivo per essere
agitati; non avremo problemi a superare le provinciali,
finché ci sarò io a tenere alto il livello. -
Disse Rachel con convinzione.
- E nel caso tu non ci
fossi? - Domandò Jo con un sorrisetto.
- Niente potrebbe
tenermi lontano dalle provinciali. Sono nata per stare sul
palcoscenico, è l'unico posto dove mi sento veramente me
stessa.
All'ora di
pranzo, al tavolino del Glee in fondo alla mensa erano seduti proprio
tutti. Kailey si avvicinò con il suo vassoio, ma si
fermò prima di entrare nel loro campo visivo: il suo animo
romantico, più rosa della felpa che portava quel giorno, non
riusciva a non lasciarsi toccare dalla scenetta che stava avendo luogo
davanti ai suoi occhi.
Rachel era seduta sulle ginocchia di Finn e sembrava ancora
più piccola tra le braccia del quarterback. Stavano
ascoltando una storiella di Mercedes che doveva essere molto buffa, a
giudicare dalle loro espressioni divertite. Anche Tina e Mike avevano
dato un momento di tregua alle loro effusioni per seguire la storia di
Mercedes. Santana e Brittany, invece fissavano con aria sconsolata il
bicchierone davanti a loro con l'aria di chi non avrebbe avuto altro
per pranzo. Anche Puck pareva del tutto indifferente al pettegolezzo di
Mercedes: aveva la testa da un'altra parte e un'aria corrucciata sul
bel viso da duro. Kailey l'aveva visto entrare in presidenza con il
professore di matematica e probabilmente era quella, la cosa che
turbava il ragazzo: non era mai comparso a una lezione di calcolo
dall'inizio del semestre e per un tipo come lui essere beccati era un
vero smacco. Jo era seduta vicino a lui e seguiva il discorso di
Mercedes con quella che Kailey individuò subito come un'aria
decisamente sollevata.
"E bravo Anderson" Pensò Kailey avvicinandosi al tavolo.
Il ragazzo dagli occhi belli, infatti, teneva un braccio attorno alle
spalle di Kurt e la testa appoggiata a quella di lui, sorridendogli e
guardandolo con una tale intensa dolcezza che avrebbe fatto sciogliere
un cubetto di ghiaccio al Polo Nord.
Un atteggiamento del genere non lasciava spazio a dubbi: i due avevano
finalmente fatto pace.
- Ehi ragazzi. - Disse Kailey, avvicinandosi a loro con il vassoio
pieno.
- Kailey, ciao. - Disse Artie con un sorriso.
Quello che non le aveva detto era molto più di quello che
aveva detto e Kailey arrossì senza nemmeno saperne il motivo.
- Ti sei appena persa una storiella niente male - Disse Jo allegramente.
- Mercedes ha beccato delle Cheerios coperte di granita alla fragola e
l'intera schiera dei giocatori di football che rideva di loro. -
- Chi di granita ferisce... - Disse Kailey con un sorrisetto: ancora
non dimenticava la tonnellata di granita gelida che le era arrivata
addosso quando si era vestita da Rapunzel.
- Hanno avuto quello che si meritavano. Essere le Cheerios non ti rende
immune dalla legge della giungla del McKinley. - Disse Finn con
convinzione. - Finora nessuna cheerleader aveva ricevuto una granita in
faccia... se escludiamo quelle che sono passate per il Glee. -
- Non voglio illudermi che stia cambiando qualcosa, in questa scuola di
provincia. - Disse Kurt - Ma sarebbe la migliore delle notizie. -
Il professor Schuester
arrivò nell'aula di canto in ritardo come al solito.
Sottobraccio aveva una cartelletta rossa che calamitò gli
sguardi di tutti i ragazzi presenti.
- Buongiorno, ragazzi. - Esordì con un sorriso allegro. -
Indovinate che cosa ho qui? -
Dalla cartelletta rossa scivolarono fuori alcuni fogli e Kailey
sentì distintamente il proprio cuore aumentare il ritmo. Jo
era seduta accanto a lei e dai suoi occhi luccicanti poteva
intuire che fosse curiosa quanto lei.
- Avanti, professor Schue, non ci lasci sulle spine! -
Esclamò Finn, impaziente.
- La scaletta per le provinciali! -
Un attimo di profondo sgomento riempì l'aria.
- La cosa? - Domandò Kurt alzando le sopracciglia, stupito.
- La scaletta per le provinciali. - Ripeté il professor
Schuester. - E vorrei che faceste un bell'applauso a... Mercedes Jones,
che conquista il primo assolo! -
Un timido applauso serpeggiò tra il pubblico, mentre
Mercedes si guardava intorno commossa e molto stupita.
- Io? -
- La tua esibizione su Almost
There è stata... beh, indescrivibile! Ed
è la canzone che ci farà volare dritti verso il
primo posto alle provinciali. Originale e bellissima, nessuno se la
aspetterà e faremo sicuramente colpo sulla giuria. - Disse
il professor Schuester.
Rachel sembrava sull'orlo di un infarto. Finn le aveva preso una mano
tra le sue, ma la ragazza sembrava talmente sconvolta da non essersene
neanche resa conto. Guardava il professore senza vederlo e quasi non
respirava. Finn si stava preoccupando e il professor Schuester
spostò su loro la sua attenzione.
- Tutto bene, Rachel? -
La ragazza sbatté le ciglia un paio di volte.
- Mi... mi chiedevo solo... beh, perché lei? Ho sempre
cantato io la prima canzone. Al massimo un duetto insieme a Finn.
Pensavo che... potevamo farlo anche questa volta. -
Strinse la mano del suo innamorato, che si tranquillizzò
immediatamente, vedendola in grado di battersi per il primo posto.
Tutto normale.
- Vorrei ricordarti, carina, che ogni volta che tu e lui cantate un
appassionato duetto su quel palco finiamo per perdere. -
Sbottò Santana.
Una innegabile verità, a cui nessuno trovò parole
per ribattere. Rachel compresa.
- Mercedes è una cantante straordinaria e saprà
tenere alto il nome delle Nuove Direzioni, lo sai anche tu. - Disse
Schuester con serietà.
Il resto della scaletta comprendeva The Show Must Go On,
l'esibizione dei ragazzi che aveva fatto furore ai primi di ottobre e
una versione riarrangiata di We
Believe dei Good Charlotte.
- Volevo che questa scaletta riproducesse la nostra voglia di andare
avanti. Perché se crediamo di potercela fare, allora
sì che lo potremo fare! - Esclamò il professor
Schuester.
Vedeva negli occhi della maggior parte dei suoi studenti la luce
dell'entusiasmo. Kailey e Jo si scoccarono un sorriso, entrambe
consapevoli della loro voglia di cominciare.
Il rumore delle ballerine rosa di Rachel sul linoleum dell'aula di
canto interruppe il momento di silenzio che si era creato. La ragazza
uscì dalla porta lasciando tutti ammutoliti.
- Ma che le è preso? - Chiese Kailey.
- Vuole solo tranquillizzarci facendoci sapere che è sempre
Rachel Berry. - Rispose Artie.
- Ogni volta fa sempre meno effetto. - Disse Santana.
- Soprattutto dato che stavolta nessuno dovrà sostituire la
sua voce solista. - Disse Kurt con orgoglio, guardando prima Mercedes e
poi Blaine.
- Magari però qualcuno dovrebbe andare da lei... - Propose
Kailey timidamente.
- È proprio quello che si aspetta! - Sbottò
Mercedes.
Non le era mai capitato un assolo, fuori dalle mura del McKinley, e la
irritava il fatto che la plateale reazione di Rachel le stesse rubando
la scena.
- Beh, però... - Continuò Kailey.
- Vacci tu, se ci tieni tanto a sentirla sbraitare su quanto lei
è fantastica e meravigliosa rispetto a tutti noi feccia
dell'umanità! - Esclamò Santana.
- Ci vado io. - Disse Finn alzandosi e uscendo.
Kailey abbassò gli occhi, ferita dalla risposta di Santana.
Il professor Schuester interruppe il
momento di imbarazzo proponendo di iniziare a lavorare sulle
coreografie.
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Capitolo 14 *** Quattordici ***
gleefanfic
quattordici
venerdì
mattina, aula di spagnolo
Kailey era arrivata presto:
l'aula era ancora semivuota. Tutti sapevano che il professor
Schuester era perennemente in ritardo e nessuno si disturbava
più di
arrivare in classe al suono della campanella.
Era seduta al solito
posto, terzo banco vicino alla finestra e stava scarabocchiando parole
su un foglio
strappato dal quaderno, persa completamente nei suoi pensieri.
- Non ti dispiace se
mi siedo qui, vero? -
Kailey
trasalì, alzò gli occhi e vide Rachel, con il suo
smagliante sorriso, accennare al posto vuoto accanto a lei. Era
strano vederla lì, lei che di solito si sedeva in prima fila
per poter far vedere
meglio al professore quanto era attenta e partecipe.
Passato il momento di
iniziale stupore, Kailey annuì, leggermente imbarazzata.
Rachel si
accomodò e poi si voltò verso di lei posando sul
banco il suo astuccio rosa e il raccoglitore decorato da
decine di stelle di glitter dorato che brillava in modo quasi
fastidioso. Probabilmente
aveva letto in faccia a Kailey la domanda che le era sorta spontanea
nella mente,
perchè disse, seria:
- Non mi va di stare
troppo vicino a un professore che non mi apprezza come dovrebbe. Speravo che dopo tre anni
avesse capito che senza la mia voce le Nuove Direzioni sarebbero ancora ferme a farsi prendere
a granite in faccia nei corridoi di questa scuola. -
Kailey le sorrise,
cercando di trovare qualcosa di carino per rispondere. Era una ricerca difficile, dato che le Nuove
Direzioni erano effettivamente ancora ferme nei corridoi del McKinley coperte di granita.
- Anche Mercedes
è bravissima. - Disse alla fine.
- Lo so. Non ce l'ho
con lei e lei lo sa... però sono io la punta di diamante del
Glee, non posso
accettare di fare la corista sullo sfondo come... -
- Come me. -
- Non prenderla male,
Kailey. -
- Io non ho la voce
per fare la solista. Lo so e non mi importa. Amo cantare, amo ballare e
amo fare
parte di un gruppo. Non siamo tutti star come te. -
- Infatti, sono io la
star, sono io che dovrei stare davanti a quel microfono...
già l'anno scorso sono dovuta restare
nelle retrovie, non mi capiterà di nuovo! -
- La tua voce ci
serve. - Disse Kailey all'improvviso: aveva letto tra le righe che
Rachel stava
pensando di dare loro buca per lo spettacolo.
- E perchè?
Siete in tredici, se manco io non succederà niente. -
- Ma perchè
siamo un gruppo! Se manca qualcuno c'è una voce in meno. -
- Una voce nel mucchio
non fa molta differenza. - Disse Rachel cupamente, aprendo il suo raccoglitore con aria pensosa
e rimase in silenzio.
Kailey si
fermò a guardarla, un po' dispiaciuta per la piega che aveva
preso il discorso. Tentò di risollevare il tono della
discussione cambiando argomento.
- Bel vestito. - Disse.
Rachel indossava uno
scamiciato scozzese lungo fino alle ginocchia, una camicetta bianca con il colletto rotondo e le
maniche a sbuffo, gli immancabili calzettoni bianchi e un paio di scarpe nere con il cinturino. Rachel sorrise, di un sorriso
sincero e luminoso, diverso dai soliti a quarantaduemila denti, privi
completamente di sentimento.
- Di
solito non apprezzano il mio modo di vestire. -
- A me piace. Vorrei
avere il coraggio di mettere la gonna e le ballerine con la tua naturalezza. - Disse Kailey,
accennando all'accoppiata jeans e t-shirt con cui andava a scuola praticamente ogni
giorno da quando aveva messo da parte il vestito da Rapunzel, la gonna da Kagome e tutto il
resto delle sue cose 'da personaggio'.
Rachel riusciva ad
essere sé stessa, ad essere speciale e ad essere carina, e
il tutto contemporaneamente:
Kailey le invidiava anche quello, oltre alla voce meravigliosa, al
talento e
all'indubbia autostima che la ragazza doveva possedere.
Il professor Schuester
entrò in classe in quell'istante, scontrandosi con i due
ragazzi che si stavano
lanciando il cancellino vicino alla cattedra e ricevendo uno stampo di
gesso sul gilet blu
scuro. Il professore si spazzolò la camicia borbottando
qualcosa mentre i due ragazzi si affrettavano a mimetizzarsi
con il resto della classe, sedendosi al loro posto.
Alla fine
della lezione, Rachel si voltò verso Kailey.
- Grazie per avermi
ascoltata senza dirmi che sono una primadonna vanitosa. -
Kailey si strinse
nelle spalle. Rachel le stava simpatica e non capiva come mai fosse
così sola:
sembrava non avere molti amici, eppure era solare e brillante.
- L'ho fatto
volentieri. - Rispose con un sorriso.
Uscirono insieme
dall'aula e stavano dirigendosi verso gli armadietti quando Kailey vide
la testa
di Finn svettare su tutte le altre nel corridoio. Si dirigeva verso lei
e Rachel, ma sembrava
vedere solo la ragazza che le camminava accanto. Con una scusa si
allontanò per non sentirsi di troppo e nel corridoio
successivo incrociò Jo.
- Kailey! Per fortuna
ti ho trovato, dove diavolo è il tuo cellulare? Ti ho
chiamato! -
- Il cellulare? Mmm..
devo averlo lasciato nell'armadietto. O forse è a casa. -
- Il professor
Schuester ci vuole alle cinque in aula di canto, sono usciti i nomi dei
nostri concorrenti
alle provinciali. -
- Non può
dircelo lunedì? -
- E tu pensi che
Rachel, Kurt, Mercedes e tutti gli altri riuscirebbero a vivere fino a
lunedì senza
saperlo? Andiamo, Kailey, dovresti conoscerli a questo punto! -
- Uff. E va bene,
andiamo a mensa. - Disse Kailey rassegnata.
Mentre andavano verso
la mensa, incrociarono Alice, Serena e Gabrielle.
- Ciao ragazze. -
Disse allegramente Kailey, mentre Jo sorrideva loro.
Le tre ragazze le
ignorarono categoricamente, superandole.
- Dici che non mi
hanno sentito? -
- Ti hanno sentito
benissimo. A meno che insieme alle divise le cheerleader non diano anche tappi per le orecchie.
Ehi, voi tre! - Esclamò a voce più alta.
Alice fu l'unica che
gettò uno sguardo indietro, tirando dritto assieme alle
altre due sculettando
nelle loro corte divise bianche e rosse.
- Lo sapevo che
sarebbe successo. Lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo! -
Esclamò Jo.
- Jo, calmati. Era da
tanto tempo che non eravamo più amiche come prima. -
- Ma questa non
è amicizia! È rispetto! È comune
cortesia! La Sylvester insegna loro anche la maleducazione, insieme al
triplo salto mortale? -
- Temo proprio di
sì. - Intervenne Kurt, comparendo alle loro spalle con la
cintura del trench
nero annodata elegantemente su un fianco e il cappello di velluto scuro
calcato sui capelli
perfettamente in piega.
Al suo fianco c'era
Artie, che scoccò un sorriso a Kailey, la quale
ricambiò arrossendo. Stava incredibilmente bene con
quella t-shirt blu scuro. Si avvicinò a lei e disse:
- Noi non abbiamo
bisogno del rispetto delle Cheerios. Molte di loro hanno il cervello
delle stesse
dimensioni della loro taglia: decisamente piccolo. -
Jo scoccò
un sorriso a Kurt, mentre Kailey sorrideva ad Artie con una spiacevole
sensazione addosso:
non pensava che la bella amicizia di vecchia data che la legava ad
Alice, Serena e Gabrielle
sarebbe potuta finire in quel modo.
- E poi non avete
bisogno di quelle tre quando avete gente come noi del Glee attorno. - Disse Kurt con un sorriso
divertito, prendendo sottobraccio Jo e sorridendo complice.
- Poco, ma sicuro. -
Disse Jo, ricambiando la sua stretta e il suo sorriso.
- È una tragedia! -
Stava ripetendo Kurt da dieci minuti.
Erano al Bel Grissino,
in una riunione straordinaria indetta da lui e Rachel per affrontare la
sciagura
che si stava per abbattere su di loro. Il bicchiere di diet coke col
limone che il ragazzo
aveva ordinato era ancora intatto davanti a lui: le sue labbra non
facevano altro che dire
quanto erano disperati e non avevano intenzione di avvicinarsi al drink.
- Tesoro, per piacere,
potresti calmarti? - Domandò Blaine con dolcezza.
- Non mi posso
calmare, Blaine! È una tragedia di dimensioni colossali! -
Disse Kurt, sistemando
il ciuffo in quello che era diventato un tic.
Blaine gli prese la
mano con la propria e intrecciò le sue dita a quelle del
ragazzo, cercando di
farlo sbollire un po'. Da quando il professore aveva annunciato i loro
rivali alle provinciali il suo ragazzo non era
riuscito a calmarsi un momento.
- Che diavolo,
è solo un Glee Club! - Sbottò Puck.
- Solo un Glee Club?
Solo un Glee Club? - Disse Kurt con la voce stridula per l'ansia. - Rachel, per piacere, puoi
spiegare a questo ignorante cos'è la Meighton High School? -
- La Meighton High
School - iniziò Rachel, con lo stesso tono che avrebbe usato
con un bambino
di tre anni - È il miglior liceo di arte, musica e
spettacolo dei dintorni. Ha una retta a dir poco astronomica e fanno
più danza, canto e recitazione di quanto facciano
ginnastica, matematica
e letteratura. -
- Io ho sentito dire
che hanno messo le materie curricolari nel programma solo per poter fare lezione sia mattina che
pomeriggio, ma che in realtà non studiano niente di tutto
quello che
c'è scritto su quei programmi. - Disse Mercedes - Fanno
tutto il giorno solo materie artistiche. -
- Non sono mai finiti
più in basso della quinta posizione in classifica, alle
nazionali. E ci sono andati tutti gli anni! -
Ribadì Kurt.
- Ok. È una
tragedia. - Disse Finn, sconfortato.
Un momento di silenzio
seguì le parole del ragazzo, un momento in cui tutti
abbassarono gli occhi
sui loro drink (eccetto Puck, che stava cercando di attirare
l'attenzione della donna sulla trentina del tavolo
vicino).
Kailey giocherellava
con la ciliegina del suo frullato e Artie la guardava, cercando
qualcosa di intelligente
da dire. Perfino Rachel sembravano a corto di parole.
Jo si alzò
in piedi, sbattendo le mani sul tavolo e guardando negli occhi tutti i
presenti.
- Non è una
tragedia! -
Lanciò uno
sguardo di fuoco a tutti i presenti: avrebbe voluto dirne quattro a
tutti, ma si limitò
ad affrontare quelli che le sembravano più bisognosi di una
bella scrollata
- Tu vai in giro tutto
il giorno dicendo quanto tu sia splendida e piena di talento e in un momento come questo ti dai
all'autocommiserazione? - Sbottò rivolta a Rachel. - E tu - disse rivolgendosi a Finn -
sei il leader maschile, vuoi dare la carica al resto del gruppo? -
Si rivolse a Kurt e
Mercedes per terminare la sua sfuriata:
- Voi due avete le
voci più belle che io conosca, volete vedere quello che
avete e non quello che
vi manca? Non facciamo solo canto tutto il giorno e allora? Sappiamo
coniugare un verbo
irregolare e cantiamo le canzoni capendo quello che dicono! E la musica
non è un po' anche matematica? Piagnucolare
nei nostri tè freddi non ci farà certo battere
quella scuola! -
Jo si sentiva addosso
gli sguardi di tutti. Scioccati, furenti, irritati... ma tutti toccati
dalle sue parole.
Non si vergognava di nessuna cosa che aveva detto, era certa di aver
fatto solo quello che
era necessario. Fu solo quando si voltò verso Blaine e
notò il suo sguardo ammirato che si sentì le guance
rosse e le ginocchia molli. Si lasciò cadere sul divanetto e
afferrò il suo bicchiere, affondando occhi e
pensieri nel suo analcolico alla frutta.
-
Sì, Jo ha ragione. - Disse Finn. - Abbiamo battuto i Vocal
Adrenaline, non può essere poi così diverso. -
- Non li abbiamo mai
battuti. - Disse Rachel, mogia.
- Non abbiamo mai
puntato sulla tecnica o sulla vocalità. - Disse ancora Finn,
ispirato dalle parole
di Jo - Noi abbiamo vinto perchè facciamo presa sul pubblico
con l'entusiasmo. Ricordate
Loser like me?
Una delle più belle esibizioni che abbiamo mai fatto, una
vittoria meritatissima
perfino sugli Usignoli. Perché ci avevamo messo il cuore e
non solo la voce. - Si
voltò verso Rachel e le rivolse uno dei suoi adorabili mezzi
sorrisi. -
È quello che ci rende speciali. Il fatto che ci mettiamo il
cuore. -
Rachel
abbassò gli occhi, arrossendo vagamente, e Kurt si
voltò verso Blaine.
Kailey alzò
gli occhi verso Artie e si accorse che lui la stava guardando. Le tese
una mano e la
ragazza intrecciò le proprie dita alle sue. Jo notò quel gesto
illuminandosi tutta: niente sotterfugi, messaggini, occhiatine... mano
nella mano,
davanti a tutti. Avrebbe voluto abbracciare Kailey e stamparle uno dei
suoi bacioni a schiocco
sulla guancia per complimentarsi per la sua dimostrazione di coraggio,
ma si trattenne
con tutte le sue forze.
Finn prese il suo
bicchiere, pieno solo a metà, e lo alzò.
- Alle Nuove
Direzioni. - Disse.
Kurt guardò
Blaine ed entrambi alzarono il bicchiere contemporaneamente. Mercedes,
Puck, Artie e Kailey unirono il loro
bicchiere al centro del tavolo.
- A noi. -
Ribadì Jo, alzando anche il suo.
Mancava solo Rachel.
Finn la
guardò dubbioso, ma Rachel sorrise, guardandolo negli occhi.
- Perché
noi ci mettiamo il cuore. -
E alzando il suo
bicchiere lo fece tintinnare contro tutti gli altri.
Il suono chiaro e
argentino del vetro risuonò nel ristorante pieno di gente. Nessuna nota avrebbe potuto
interpretare meglio il ritmo unisono che in quel momento
faceva battere tutti i
loro cuori.
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Capitolo 15 *** Quindici - Le provinciali ***
gleefanfic
quindici
sabato
pomeriggio, teatro provinciale della contea di Allen
Il tempo
era splendido, se non fosse stato per il freddo incredibile.
Il sole era dorato, il
cielo azzurro e meraviglioso risplendeva limpido sopra i pini
sempreverdi del
cortile dell'auditorium. Le ampie finestre riempivano la hall di luce,
disegnando rettangoli d'oro liquido sul pavimento
lucido.
La filodiffusione
portava le note di un pezzo di musica classica - le quattro stagioni di
Vivaldi -
cristalline nel profondo silenzio della hall deserta anche se al di
là delle spesse porte insonorizzate e delle tende di
velluto rosso il Glee Club della Riverside High School si stava esibendo a tutto volume.
Kailey era stata in
camerino fino a quel momento, ma Artie aveva ragione: Kurt gorgheggiava, Rachel andava
avanti e indietro lungo il corridoio, Santana si stava
preoccupando del fatto
che il verde le stava terribilmente male addosso e Mercedes aveva un completo vuoto di memoria e
non ricordava metà delle parole della sua canzone. Kailey era una ragazza
terribilmente ansiosa: quando la gente attorno a lei non solo non riusciva a calmarsi, ma
aumentava in ansia ogni minuto di più, la sua agitazione saliva a livelli incredibili.
Così era letteralmente scappata dai camerini per poter ritrovare un po' di pace.
Si era rifugiata nella
hall, attirata dalla sua luce e dal suo silenzio, rotto solo dalla
musica classica
che si diffondeva dagli altoparlanti come i cerchi sull'acqua
increspata. Aveva
la fronte appoggiata al vetro freddo della finestra, gli occhi chiusi e
il respiro corto: nel
giro di qualche minuto sarebbe stata su un palcoscenico - un vero
palcoscenico - a cantare e ballare con quel gruppo di ragazzi che
aveva guardato solo da lontano, fino a quel momento.
Si sentiva come se
l'avessero letteralmente sparata tra le stelle, in un posto
però che non era bello e luccicante come nei
suoi pensieri, ma buio, vuoto e completamente privo di aria.
Indossava il vestito
dell'esibizione: verde chiaro, in stile impero, di una stoffa leggera e
lucente
che scivolava in onde e pieghe fino alle ginocchia. Tutte le ragazze si
erano arricciate
i capelli e li avevano raccolti su un lato con un nastro, argentato
come le scarpine da
charleston che portavano ai piedi. I ragazzi portavano jeans neri, una
camicia verde chiaro
e una cravatta argentata. Mercedes era veramente
bellissima con quel vestito che ricordava tanto quello che aveva indossato quando ad Halloween
si era vestita da Tiana e Artie aveva riempito Kailey di complimenti, quando l'aveva
vista con quel vestito e i riccioli rossi scintillanti che le scivolavano sulla schiena.
Già, Artie.
Sulle labbra di Kailey si dipinse un sorriso.
Ormai facevano coppia
fissa. Erano sempre assieme, a pranzo, alle prove, il sabato sera e durante le pause tra le
lezioni. Parlavano tantissimo, facevano discorsi divertenti o seri a seconda delle volte e Kailey
si sentiva incredibilmente a suo agio con lui, come non pensava di potersi sentire con nessun
ragazzo nella sua vita.
- Oh. Pensavo non ci
fosse nessuno. - Disse una voce alle sue spalle.
Agitata e assorta
com'era, Kailey sobbalzò e si voltò, posandosi
entrambe le mani sul cuore.
Davanti a lei stava un
ragazzo più o meno della sua età, con i capelli
color miele spettinati e due intensi, incredibili,
luminosi occhi verdi. Portava una camicia a maniche corte bianca e un paio di blue jeans del
tutto anonimi.
- Non volevo
spaventarti. - Le disse, sorridendo.
Si fermò a
guardare il suo abbigliamento, ignorando l'espressione terrorizzata e
stupita del viso
di Kailey. Sorrise ancora di più e disse:
- Fammi indovinare.
Sei una delle canterine del McKinley, vero? -
Kailey rimase
immobile, sbattendo le ciglia. Poi annuì.
- Scommetto che sei
terribilmente agitata. E sei qui per non pensarci. - disse.
Poi alzò
gli occhi verso l'altoparlante sopra le loro teste: la musica era
cambiata, Vivaldi aveva
lasciato il posto a un altro pezzo di musica classica che Kailey non
conosceva.
- La conosci?
È il Valzer dei
fiori di Ciajkovskij. - Disse.
Una luce si accese nei
suoi occhi verdi e fece un passo avanti, prendendo la mano di Kailey. La ragazza fece un passo
indietro, istintivamente, e il ragazzo rise.
- Non ti mordo mica!
Voglio solo ballare... ti assicuro che funziona, contro l'ansia. -
Disse.
Tese la mano e prese
quella di Kailey, tirandola vicino a sé. Aveva un buon profumo di
agrumi e, anche se Kailey avesse voluto rifiutare, era rimasta calamitata dai suoi occhi
verdi e dal suo magnetico sorriso.
- Chiudi gli occhi.
Non pensare. - Disse in un sussurro, trascinandola con sé in
una danza lenta
ed elegante.
Kailey non sapeva cosa
dire o fare, trascinata in un sogno come Clara dello Schiaccianoci: ballava lasciandosi portare
dalla musica e dal tocco gentile della mano del ragazzo posata sulla sua schiena, che la
portava con sé nelle piroette e nei passi di danza. La hall
luccicava, riflettendo
i raggi del sole che scivolavano verso il basso, la musica riempiva la
sala e a Kailey sembrava di non avere
né mente né corpo, di essere solo una parte della
musica e della magia
di quella sala.
Uno scroscio di
applausi nella sala spezzò l'incantesimo.
Qualcuno iniziava a
uscire dalla sala approfittando dei pochi minuti di intervallo tra un'esibizione e l'altra per
sgranchirsi le gambe.
Il
ragazzo sciolse Kailey dall'abbraccio e fece un passo indietro.
- Credo che tu ora
debba andare. Probabilmente ti stanno cercando. -
Con un inchino e un
baciamano si dileguò, sparendo tra la folla con un ultimo
sorriso e un luccichio
dei suoi occhi verdi.
Improvvisamente la
sala era tornata ad essere il foyer di un teatro di provincia, il sole
era il solito
sole di Lima e la musica non si sentiva più, coperta dalle
voci del pubblico. Kailey
ritornò verso i camerini e incrociò Jo e Tina,
preoccupate.
- Ti abbiamo cercato
ovunque, dov'eri finita? - Esclamò Jo.
- Adesso tocca ai
ragazzi della Meighton. - Disse Tina. - Poi ci siamo noi. -
Kailey
sentì la morsa allo stomaco tornare prepotentemente: non si
era nemmeno accorta che
era sparita.
Il
sipario era chiuso, le luci ancora spente. Un microfono solitario al
centro del palco attendeva
Mercedes, la quale era letteralmente in iperventilazione.
Kurt le strinse una
mano nella sua, sorridendole luminoso.
- Sarai meravigliosa.
- Le disse con sentimento.
La ragazza prese un
gran respiro e scivolò sul parquet, arrivando leggera al
centro del palco. Tutti
gli altri si disposero ordinatamente alle sue spalle, alternati un
ragazzo e una ragazza e rivolti verso il fondo del
palco. Avrebbero fatto parte della scenografia fino alla fine del pezzo
di
Mercedes, quando la musica sarebbe diventata quella dei Queen e Blaine,
Puck e Finn si sarebbero
lanciati nella loro esibizione.
Kailey
sentì il sipario aprirsi con il suo rumore di corde che
grattavano e la luce invase il palcoscenico: un occhio di bue
argentato risplendeva su Mercedes, mentre le note di Almost There riempivano
l'aria immobile della sala.
People down here think I'm
crazy, but I don't care
Trials and
tribulations, I’ve had my share
There ain't nothing
gonna stop me now
‘Cause
I'm almost there
Kailey
poteva vedere la luce riflettersi sul nastro d'argento intrecciato ai
capelli di Brittany, al suo fianco, e la voce limpida
di Mercedes fondersi alle note della base musicale.
Ringraziò il cielo di non doversi muovere,
perchè sapeva che le sue ginocchia stavano tremando. Aveva i
palmi
delle mani coperti di sudore freddo e il terrore di sbagliare qualcosa,
un passo, una nota
che avrebbe fatto notare quanto era imbranata e che sarebbe costata la
vittoria al resto della
squadra.
Cercò con
gli occhi Jo, all'estremità opposta della fila. La sua
migliore amica la stava guardando e le
lanciò un occhiolino: sarebbe andato tutto bene, bastava
stare tranquilli.
"E metterci il cuore",
pensò Kailey.
La musica
sfumò, Mercedes indietreggiò per confondersi con
le altre ragazze e le note di The show must go on
irruppero nella sala, mentre i ragazzi avanzavano nel proscenio.
My soul is painted like the
wings of butterflies,
Fairy tales of
yesterday, will grow but never die,
I can fly, my friends
The show
must go on
Kailey si
sentì letteralmente trascinare dalla musica quando fu il
momento di ballare: aveva provato quei passi
così tante volte, da sola e in compagnia, che i suoi piedi e
le sue mani si muovevano
quasi automaticamente. La sua voce doveva essere sottile come quella di
un topolino,
ma non era poi così importante: solo essere lì -
con la luce che le splendeva negli occhi e che le impediva di
vedere la sala piena di gente - la faceva sentire forte, coraggiosa e incredibilmente orgogliosa di
sé stessa.
La musica
diminuì di volume e poi si alzò di nuovo, ma
stavolta con il ritmo trascinante dei Good Charlotte. La versione
che avevano scelto era leggermente più lenta e melodica dell'originale, ma era sempre
piena di quella energia e di quell'entusiasmo che la band metteva nei suoi pezzi e che
le Nuove Direzioni sapevano di avere in grandi quantità.
So this world is too much for
you to take
Just lay it down and
follow me
I'll be everything you
need, in every way
We believe
in this love
Il
controcanto del pezzo finale fu un autentico spettacolo: le voci roche
e piene dei ragazzi si intrecciavano a quelle delle
ragazze, che rispondevano con tutto il sentimento e l'entusiasmo che erano riuscite a trovare
nella loro concentrazione e nel loro cuore.
Quando la
musica si fermò e le Nuove Direzioni smisero di cantare, uno
scroscio di applausi
riempì
la sala, il suono più bello che poteva rispondere alla loro
esibizione.
Kailey alzò
gli occhi, stretta tra Mike e Santana e sorrise, con il fiato corto per
la fatica dell'esibizione
e per l'emozione che le impediva di respirare liberamente.
I suoi occhi abituati
alla luce intensa dei riflettori non le permettevano di vedere
l'espressione del
pubblico, ma quell'inteso applauso la diceva molto, molto lunga.
Si sporse un po' per
guardare l'espressione di Rachel, poco lontano e notò che
sorrideva.
Mezz'ora più tardi
erano di nuovo sullo stesso palco.
Il gruppo
delle Grandi Voci del Riverside High erano accanto a loro, mentre il
nutrito gruppo dei
Diamanti del liceo Meighton era dall'altro lato del palco.
Il presentatore aveva
superato le lungaggini di ringraziamenti, saluti a chi aveva reso
possibile tutto
quello, aveva ripetuto non so quante volte che erano stati tutti
bravissimi e bla, bla bla...
Jo era impaziente e
stringeva la mano di Kailey fino quasi a farle bloccare il sangue. L'altra mano di Kailey
stringeva la spalla di Artie. L'intero gruppo delle Nuove Direzioni era
stretto
attorno al professore Schuester e sperava di vedersi consegnare quel
premio che erano
consapevoli di meritare.
Finalmente il presentatore si decise ad annunciare il vincitore, nel
silenzio generale.
- E, a
dispetto di tutti i pronostici, a superare la selezione provinciale di
canto coreografato... sono le Nuove Direzioni! -
Al sentir pronunciare
il loro nome, i ragazzi del McKinley si ritrovarono a gridare e abbracciarsi, sollevati e
fieri della loro vittoria. Rachel si gettò tra le braccia di
Finn, Blaine abbracciò
con trasporto Kurt e Jo e Kailey si scambiarono un abbraccio euforico.
Kailey poi si
voltò e gettò le braccia al collo di Artie,
stampandogli un bacio sulla guancia.
Tutta l'ansia, la
tensione e la paura di qualche minuto prima erano letteralmente
scivolati via, lasciando
il posto a una sensazione leggera che era molto meglio della vittoria:
Kailey era fiera
di sé stessa, felice di essere riuscita ad entrare in quel
gruppo e di aver avuto il coraggio di salire su quel palco. C'era
voluta tanta pazienza e tanta fatica, ma nessuna vittoria alle nazionali di Seattle avrebbe
potuto essere per lei un regalo più bello.
Si voltò di
nuovo verso Jo e le strinse entrambe le mani, guardandola negli occhi.
- Grazie. - Le disse
con trasporto.
- Di niente, Key. -
Disse Jo con un sorriso.
Il professor Schuester
tornò da loro con la coppa d'argento del vincitore e la
alzò in alto mentre tutti battevano
furiosamente le mani, ragazzi e pubblico.
Kailey
lanciò un'occhiata ai ragazzi della Meighton High, tutti con
indosso degli abiti d'oro e d'argento, abbaglianti sotto
le luci dei riflettori: non aveva sentito la loro esibizione (il professor Schuester l'aveva
categoricamente proibito a tutti loro), ma si chiedeva proprio cosa era successo. Forse non
erano poi così eccezionali come si diceva.
Il lunedì
successivo, visto l'eccezionale risultato alle provinciali, il
professor Schuester aveva annullato la riunione del Glee
club, dando ai ragazzi un pomeriggio di vacanza.
-
Vorrà festeggiare con la signorina Pillsbury. - Aveva
commentato Puck con un tono che tradiva il doppio senso della
sua frase.
Kailey aveva
incontrato Rachel durante un cambio d'ora e la ragazza le aveva
confessato di essere molto indispettita da quel cambio di
programma.
- Non dobbiamo dormire
sugli allori! - Aveva esclamato la ragazza. - Una vittoria alle provinciali non vuol dire
assolutamente niente, dovremmo iniziare a lavorare ancora
più duramente
e non prenderci un pomeriggio di vacanza! -
- Rachel, mancano due
settimane alle vacanze di Natale, ce la meritiamo una pausa! Non eri tu che dicevi quanto erano
bravi quelli della Meighton? Siamo riusciti a batterli! -
Rachel non aveva
argomenti per risponderle, così aveva solo stretto
più forte i libri al petto e aveva fatto per allontanarsi.
- Sono contenta che
alla fine hai deciso di venire lo stesso, anche solo per fare "la voce
nel mucchio".
- Disse Kailey prima che Rachel si allontanasse definitivamente.
La ragazza si
voltò, leggermente imbarazzata. Mentre rispondeva, i suoi
occhi fissavano il linoleum del pavimento del corridoio.
- Anche se ero solo
nel coro, avevate bisogno della mia voce per vincere. -
- Certo. Se manca una
voce è pur sempre una voce in meno. -
Non era certa che
Rachel intendesse quello che intendeva lei, ma Kailey era certa che la
primadonna del Glee Club non fosse poi così
egoista ed egocentrica come voleva far credere. Rachel
alzò gli occhi e le scoccò un sorriso prima di
allontanarsi nel corridoio. Il pomeriggio libero che si
prospettava davanti era un vero piacere per Jo, che già pregustava un a serata a base
di film e chiacchiere con Kailey.
Si erano
date appuntamento davanti all'armadietto di Jo e lei era lì
ad aspettare da un pezzo senza che la sua amica dai
capelli rossi fosse comparsa all'orizzonte.
- Ehi. - disse una
voce, facendola sobbalzare.
Blaine, in t-shirt
nera aderente sotto una giacca grigio chiaro, le era comparso vicino
con uno
dei suoi indescrivibili dolci sorrisi.
Il cervello di Jo si
mise in stand-by in una frazione di secondo.
- B... Blaine. -
- Volevo dirti che
credo che buona parte della vittoria di sabato sia merito tuo. -
Le posò una
mano su una spalla e Jo sentì il cuore fare una tripla
capriola all'indietro.
- Oh, non credo
proprio. - Disse cercando di dimostrare la calma e la freddezza che non
possedeva
affatto in quel momento. Nella sua mente l'unico pensiero che si
formava senza sparire
dopo un istante era il solito "ommioddio".
- Le tue parole al Bel
Grissino. - Spiegò Blaine, guardandola negli occhi con una
intensità incredibile. - E anche quelle
con cui mi hai convinto ad andare a parlare con Kurt. -
L'intensità
dei suoi occhi castano chiaro stordiva Jo ogni momento di
più e dovette distogliere lo sguardo per
poter formulare un pensiero logico senza balbettare.
- Per così
poco? - Disse lei, stringendosi nelle spalle con finta noncuranza.
La mano di Blaine
sulla sua spalla aumentò la stretta e Jo si sentì
di nuovo costretta a guardarlo negli occhi.
- Sei veramente una
persona eccezionale, Jolanda Laura Marie Darren. - Disse con un sorriso divertito. - Non ti
accorgi delle cose stupende che fai per gli altri... Soprattutto per una certa ragazzina con i
capelli rossi. -
Dal fondo del
corridoio infatti era appena apparsa Kailey, con la sua camicetta
azzurra con le
maniche a palloncino e le trecce decorate da due nastri di seta
turchese. La
mano di Blaine lasciò la spalla di Jo non appena Kailey fu
abbastanza vicina da salutare.
- Ciao Jo, ciao
Blaine. -
Jo le rispose,
cercando di ignorare la sensazione di freddo che le aveva lasciato
l'assenza della
mano di Blaine sulla sua spalla.
- Andiamo? - disse
ancora Kailey, quando si rese conto che nè Jo nè
Blaine avevano intenzione
di ricambiare il saluto.
- Certo. - disse Jo,
incamminandosi verso l'uscita.
- Jo? Non prendi la
giacca? - Domandò Kailey, vedendola uscire con la felpa
verde scuro e i
libri sottobraccio, così com'era uscita dall'aula.
Jo tornò
indietro meccanicamente, ignorò il ragazzo appoggiato
all'armadietto accanto al suo e prese la giacca, lasciando i
libri. Chiuse l'anta con un botto e alzò gli occhi verso
Blaine.
- Noi andiamo, buon
pomeriggio. -
Blaine non aveva
smesso di sorridere nemmeno per un istante, così
chinò appena la testa per augurare anche a loro un
buon pomeriggio.
Kailey prese Jo
sottobraccio e la guardò con un sorrisetto che non prevedeva
nulla di buono.
- Allora... adesso
voglio che mi racconti tutto nei minimissimi dettagli. -
- Tutto cosa? -
- Tutto quello che
è successo vicino al tuo armadietto, quello che ti ha
impedito di collegare il corpo al cervello e che ti
ha fatto avvampare quando hai salutato Blaine. C'è qualcosa
che dovrei
sapere? -
- Assolutamente
niente. -
- Sicura? -
- Che diamine, Kailey,
è il ragazzo di Kurt! - Esclamò Jo spazientita. -
Sono come il latte e il caffè:
fantastici da soli, ma insuperabili insieme. -
- E hanno anche la
schiuma? - Domandò seria Kailey.
Jo la
guardò senza capire per un momento e poi le diede una
spintarella, mandandola al diavolo con una risata.
- E io che pensavo tu
fossi seria! -
- Eppure dovresti
saperlo che mi riesce difficile essere una persona seria... da quando
passo tanto
tempo con te, Jo. Chi va con lo zoppo... - Ammise Kailey ridendo.
- Mi stai dicendo di
non essere una persona seria? -
- Sei la persona
più buffa, divertente, simpatica e spiritosa del mondo. Sai
anche essere seria,
ma è un tuo lato che conosco solo io. -
- Davvero? -
Kailey
annuì con una espressione buffa sul viso e Jo la
abbracciò sorridendo.
"Forse non solo tu,
Key." Pensò mentre la stringeva. "Forse non sei l'unica che
l'ha notato."
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Capitolo 16 *** Sedici ***
gleefanfic
sedici
martedì
sera, quartiere residenziale di Lima
- Ancora
non so come avete fatto a convincermi. - Disse Puck, sfregandosi le
mani l'una contro
l'altra prima di accordare la chitarra.
- Perché
non possiamo smettere di esercitarci, Noah. - Disse Rachel con
dolcezza, sorridendo
da sotto la sua frangetta castana. Portava un grazioso cappotto bianco
e un cappello
dello stesso colore, un paio di guanti rosa e una sciarpa coordinata.
Si trovavano sul
marciapiede di una bella via alberata, fiancheggiata da villette dai
giardini ben
curati e coperti di lucine di Natale. Il cielo coperto minacciava
neve da un momento all'altro e Kailey la desiderava con tutte le sue forze: se avesse iniziato
a cadere non avrebbe che potuto rendere perfetta quella serata, fatta di amici,
bontà e carole di Natale.
Kailey amava le
canzoni di Natale, erano in assoluto quelle che preferiva: quando era
una bimba
lei e Jo si univano alle loro mamme e a un gruppetto di altre donne di
ogni età del loro quartiere e andavano a
cantare casa per casa, raccogliendo offerte per i senzatetto di Lima e accettando biscotti e
tè bollente come ricompensa per quei due minuti di piacevole
intrattenimento
che offrivano a tutti; da qualche anno però la consuetudine
si era interrotta, dato
il sempre minore entusiasmo delle ragazze del quartiere. A Kailey era dispiaciuto un
sacco e quando aveva raccontato la cosa a Rachel, a lezione di spagnolo, la ragazza si era
illuminata tutta, proponendole di rispolverare la tradizione e dipingendo la cosa con toni
così semplici che Kailey si era subito lanciata nei
preparativi.
Nessuno
aveva creduto che la più estroversa e la più
timida delle ragazze del Glee Club avrebbero davvero organizzato
davvero qualcosa insieme, ma quando si erano ritrovati con un itinerario deciso e con una
dozzina di libretti di canti di Natale già pronti e pinzati avevano dovuto ricredersi
tutti, il professor Schuester per primo.
Quella sera aveva
però messo davanti a tutti il primo inconveniente che le due
ragazze non avevano
minimamente calcolato: il freddo polare.
- Mi si
staccherà il naso da un momento all'altro. -
Brontolò Kurt.
- Sarebbe un vero
peccato, dato quant'è carino. - Disse Blaine con un sorriso,
prendendo il suo
ragazzo per mano e dandogli un bacio sulla punta del naso.
Kurt gli sorrise a sua
volta, sentendosi sciogliere il cuore nonostante il gelo.
- Bene, direi che
è il momento di cominciare. - Disse Rachel, sistemando il
cappello e dando
una spazzolata all'immacolato cappotto bianco.
Per un momento nella
via deserta ci fu solo silenzio.
Poi Mercedes fece un
passo avanti e la sua voce argentina ruppe l'aria immobile:
Silent
Night, Holy night.
All
is calm, all is bright
Round
yon virgin, mother and child
Holy infant so tender and mild
La voce
di Santana e Tina si unirono a quella di Mercedes in una melodia
delicata e dolce alla
quale diverse finestre si aprirono, mentre le prime persone comparivano
sull'uscio di casa:
bambini già in pigiama, signore avvolte negli scialli e
signori in vestaglia e pipa.
Jo
sorrise, guardandosi intorno: sembrava uno di quei film che davano il
pomeriggio di Natale,
pieni di lacrime e di buoni sentimenti. Si stupiva sempre di come la
realtà potesse improvvisamente avvicinarsi al
più inverosimile dei melensi film americani.
Qualche timido
applauso ricompensò le tre ragazze per la loro fatica e la
chitarra di Puck iniziò
a battere il ritmo di un'altra canzone, accompagnata dai campanelli che
Jo e Kailey avevano appena fatto comparire dalle tasche dei cappotti.
What a
bright time, it's the right time
To
rock the night away
Jingle
bell time is a swell time
To go glidin' in a one-horse
sleigh
Una
sferzata d'allegria, grazie alla chitarra di Puck e alla sua voce unita
a quella di Artie riempì
il quartiere: qualche bambino batteva le mani a tempo e ormai quasi
tutte le finestre erano
illuminate. Agli applausi per la fine di quella divertente performance
di Jingle Bells Rock si
unì di nuovo la chitarra di Puck, ma stavolta per una
canzone completamente diversa: grazie all'aiuto del
professor Schuester, alle classiche carole di Natale che tanto piacevano a Kailey i ragazzi
del Glee avevano aggiunto un sacco di nuovi pezzi natalizi.
Quello che Puck aveva
appena iniziato a suonare era degli Owl City ed era il brano che Finn e Rachel avevano cantato
all'ultimo lunedì di lezione prima delle vacanze di Natale, strappando un applauso perfino
alla sempre scettica Santana: era la canzone perfetta per loro, melodiosa e
orecchiabile, un duetto di Natale veramente dolcissimo.
It's
Christmas, and we are in love
With
the way that soft snowflakes kiss us from far above
The
blustery breeze, trudging onward,
Braving
a harsh winter storm
Quando la canzone
terminò, Rachel si gettò tra le braccia di Finn e
qualcuna delle signore alle finestre
raddoppiò l'entusiasmo nell'applauso.
"Queste cose fanno
sempre presa sui cuori romantici", pensò Kailey, lasciandosi
irretire dalla dolcezza
della scena.
A Kurt e Blaine
toccò il duetto successivo:
Later on,
we'll conspire
As
we dream by the fire
To
face unafraid, the plans that we've made
Walking in a winter wonderland
Era un
altro grande classico, ma il loro duetto era qualcosa di veramente
originale. Kailey era sicura che nessuno avrebbe
puntualizzato che erano due ragazzi a cantare: quella canzone era talmente bella che non
potevano esserci recriminazioni di nessun genere.
Terminato il pezzo le Nuove Direzioni si inchinarono, annunciando il
termine dell'esibizione.
Ma se si
erano aspettati soldi, tè e biscotti, si erano di gran lunga
sbagliati: qualcuno rimase sulla porta a fare loro i
complimenti, ma nel giro di cinque minuti i ragazzi del Glee erano rimasti da soli, al freddo,
con dieci dollari e un pacchetto di cookies agli anacardi.
- Bella idea, Berry. -
Disse Santana irritata, sfregandosi le gambe con le mani e cercando di riattivare la circolazione
nelle cosce congelate. - Farci stare sottozero per una serata con come ricompensa dieci dollari
e un pacco di biscotti agli anacardi pieni di calorie. -
Rachel
aveva il broncio, ma non avrebbe ammesso di avere torto nemmeno se
fosse stata costretta
con le maniere forti.
- La settimana
prossima andrà meglio. - Disse poi, con convinzione.
Kailey non era
d'accordo: quella doccia fredda aveva appena raggelato le sue
intenzioni più di quanto il freddo avesse
fatto con le sue mani.
- Ah no, la settimana
prossima preferisco andare a fare la babysitter a una vecchia sorda e tetraplegica piuttosto che
stare qui a congelarmi con gente come voi. Andiamo, Brit. - Disse Santana, prendendo
sottobraccio la sua amica e trascinandola via con aria offesa.
Finn passò
un braccio attorno alle spalle di Rachel, cercando di tirarle su il
morale, mala ragazza
non sembrava incline alle coccole.
- Troveremo un modo per far
funzionare la cosa. - Disse Artie all'improvviso, stringendo la mano guantata di Kailey nella
sua. - È un'idea molto carina e sono sicuro che troveremo
chi la
saprà apprezzare. -
- Grazie, Artie. -
Disse Kailey con un sorriso.
Il ragazzo strinse
più forte la mano di Kailey e la ragazza ricambiò
la sua stretta.
I ragazzi del Glee
rimasero ancora per un po' fermi a scambiarsi impressioni e consigli
sulla serata,
poi si separarono, pieni di disappunto e di brividi di freddo. Kurt e
Blaine avevano parcheggiato
vicino a Jo e Kailey, perciò fecero un pezzo di strada
assieme.
- Forse l'idea di fare
una sorpresa non è il massimo. - Disse Kailey, pensierosa. -
Eppure quando
eravamo piccole era così bello, Jo, te lo ricordi? -
- Come no? Io dovevo
sempre portare la lanterna con la candela e finivo sempre per avere gli stivali coperti di cera. -
Esclamò la ragazza, facendoli ridere tutti.
- Potremmo
reintrodurre anche la lanterna... - Disse Kailey con aria sognante.
- Key, ti prego, no.
Vorrei non dover scrostare le scarpe da ginnastica. -
- A me è
piaciuto. - Disse Blaine con un sorriso. - E credo che sarebbe
un'iniziativa fantastica,
se fosse organizzata un po' meglio. -
Kailey
sospirò.
- Non sono proprio
brava, come organizzatrice di eventi. -
Un
paio di giorni più tardi, Kailey e Artie stavano infilando
volantini in tutte le cassette della posta del quartiere della
ragazza: avevano deciso di “giocare in casa”,
sperando che le anziane signore con cui aveva cantato
da bambina manifestassero un po' più di entusiasmo rispetto agli snob del quartiere
residenziale della volta precedente.
Con l'aiuto di Artie -
durante un meraviglioso pomeriggio a casa sua - avevano ideato un bel volantino pieno di
agrifoglio e vischio, che richiamava l'attenzione di tutti al gruppo di
ragazzi
che avrebbero cantato in quella stessa via il venerdì
successivo. Speravano così di avere un po' più di
pubblico e magari qualcosa di meglio come ricompensa.
- Grazie per essere
venuto. - disse Kailey. - Fare questo volantinaggio da sola sarebbe
stata una
vera noia. -
- Non c'è
problema. - Disse Artie stringendosi nelle spalle. Aveva il pacco di
volantini sulle ginocchia
e seguiva Kailey con la sua sedia a rotelle passandole i foglietti.
- Siamo proprio una
bella squadra, io e te. - Disse Kailey scoccandogli un sorriso.
Artie
però sembrava piuttosto mogio.
- Tutto a posto? -
Domandò la ragazza preoccupata.
- È solo
che... è terribilmente frustrante. - Disse lui.
- Cosa? -
- Non poter guardare
la ragazza che ti piace negli occhi, non poterla abbracciare e sorprendere con un bacio
quando dice qualcosa di carino. - Disse Artie, superandola e avvicinandosi alla cassetta
della posta successiva.
- Ehi, non dire
sciocchezze! -
- Non sono
sciocchezze, Kailey! Hai visto come Rachel ha abbracciato Finn, l'altra
sera. E Kurt
e Blaine, che si fanno le coccole tutto il tempo. Mike e Tina che sono
incollati per le labbra...
perfino Brittany e Santana non fanno altro che guardarsi negli occhi!
Io e te stiamo insieme
eppure non sono ancora riuscito a baciarti! -
Kailey
avvampò bruscamente.
Era vero, ogni volta
che Artie si avvicinava troppo lei rimetteva una certa distanza tra i
loro visi...
ma cosa importava? Loro due stavano così bene assieme, non
era certo un incontro di labbra a rendere migliore o
peggiore la loro relazione.
Artie la guardava con
tutta l'intensità dei suoi occhi castani, aspettando da lei
qualcosa che Kailey
davvero non capiva. Stringeva i volantini che aveva in mano con tanta
forza che le sue
nocche erano bianche e le iniziavano a far male le dita.
All'improvviso Artie
si voltò e proseguì lungo il marciapiede senza
rallentare minimamente.
- Artie, aspetta! -
Esclamò Kailey, avvicinandosi a lui. - Cosa c'è
che non va nel modo in cui stiamo adesso? -
- C'è che
mi sembra che non ti interesso! -
- Ma non è
vero! -
- Ti allontani ogni
volta che cerco di baciarti, non ti lasci abbracciare... già
solo stringerti la mano
sembra un'impresa epocale! Evidentemente non ti piaccio abbastanza! -
- Io sto benissimo con
te, Artie, dico davvero. - Disse Kailey.
- Non è la
stessa cosa che provo io. - Sbottò il ragazzo.
Kailey proprio non
riusciva a vedere la differenza, ma a quanto pare per il suo ragazzo il
fatto di
non averla ancora baciata era una cosa importante. Fece qualche metro e
si sedette su
una panchina arrugginita sotto un albero. Artie la guardò
dubbioso e le si avvicinò.
- Che cosa significa? -
- Adesso siamo alla
stessa altezza. Puoi baciarmi, se vuoi. - Disse Kailey con un filo di
voce.
- Non è un
gioco, Kailey. E io non sono stupido. -
- E a me tu piaci! -
Artie
sembrò scettico, ma poi sorrise. Kailey era veramente
adorabile, e con quelle guance rosse era ancora
più carina, con le trecce rosse sotto il suo basco di lana color verde
smeraldo.
Kailey sentiva il
cuore da qualche parte vicino alla gola e le sembrava che stesse
battendo così
forte che Artie avrebbe potuto usarlo per tenere il tempo di una
canzone. Il
ragazzo le si avvicinò lentamente, con un paio di giri delle
ruote della sua carrozzina.
Era così
vicino che Kailey poteva vedere che i suoi occhi castani erano sfumati
d'ambra. Artie
si avvicinò ancora e Kailey chiuse gli occhi, stringendoli
forte. Obbligò ogni cellula del suo corpo a rimanere immobile,
finché le labbra di Artie non si posarono sulle sue, calde e
morbide
in quella serata fredda di dicembre.
Era strano.
Si era immaginata una
serie di emozioni infinite, ma non quella strana sensazione di gioia e disagio. Ma le cose non sono
mai quelle che ti immagini, quando si tratta di sentimenti. Artie si allontanò
e Kailey aprì gli occhi. Il ragazzo le posò una
mano su una guancia rossa, sorridendo, e Kailey si
ritrasse imbarazzata.
- Adesso sì
che sei la mia ragazza. - Disse Artie con un sussurro, sorridendo con
dolcezza.
Si
avvicinò alla casella postale più vicina e si
voltò verso Kailey, guardandola allegramente.
- Allora, finiamo
questo giro di volantini? -
Kailey
annuì, saltando su dalla panchina e avviandosi verso il
cancelletto per infilare uno dei foglietti nella casella della
posta. Stavano camminando lungo il marciapiede in uno strano silenzio, quando Artie
iniziò a cantare.
Go tell it
on the mountain
over
the hills and everywhere
Kailey esitò un momento, ma un istante più tardi
la sua voce si era unita a quella del ragazzo per cantare con lui mentre
infilavano i volantini nelle cassette delle lettere.
- Ce l'ho io una
canzone! - Disse all'improvviso Kailey.
La sua voce era
incerta, ma quella era una delle sue canzoni di Natale preferite, no?
Far more
precious than silver and more splendid than gold
Is
something to treasure, but is something we can't hold.
- Cartoni animati, eh? - disse il ragazzo con un sorrisetto,
interrompendo l'esibizione improvvisata di Kailey. - La
Bella e La Bestia, un magico Natale. Non ti smentisci mai. -
Lei si strinse nelle
spalle, sorridendo.
La voce di Artie
intonò il verso successivo e Kailey continuò a
cantare assieme a lui: quel momento l'aveva resa la
miglior canzone di Natale del mondo.
As
we all pray together it's the time to rejoice
And
though we may look different, we are singing with one voice.
Quando la canzone finì, Kailey si chinò e
abbracciò Artie stretto stretto.
- Ti voglio bene,
Artie. - Disse in un sussurro, con la voce rotta dalla contentezza.
- Il freddo ti ha dato
alla testa, Kailey? - Domandò il ragazzo, ricambiando
l'abbraccio con una
risata. - Ti voglio bene anche io. -
Mi dispiace che i due capitoli
natalizi capitino a metà luglio, ma la storia va avanti
così...
Ad ogni modo, potete sempre
ripassare da qui quando l'atmosfera sarà più
adatta, no?
Grazie di esservi fermati a
leggere!
Flora
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Capitolo 17 *** Diciassette ***
gleefanfic
diciassette
venerdì
sera, davanti a casa di Kailey
Kailey
stava aspettando tutti sulla porta: Jo abitava nella casa al di
là della siepe e sarebbe arrivata a momenti,
gli altri avrebbero parcheggiato nei dintorni per poi andare a cantare
tutti insieme.
Finn e Rachel
arrivarono subito, Mike, Tina e Mercedes dopo di loro, poi Artie e
Blaine.
- Kurt? -
Domandò Rachel.
- A casa con quaranta
di febbre. -
- Potevi rimanere con
lui! - Esclamò Kailey dispiaciuta.
- Sono stato con lui
tutto il pomeriggio, mi ha praticamente obbligato a venire qui... non
so se
per liberarsi di me o perchè io potessi cantare per
entrambi. Jo è già arrivata? -
- No, ancora no. -
- Siete ancora qui,
voi? - Disse Puck, apparendo sul portico. - Non vorrete fare i geloni prima ancora di cantare. -
- Puck! Pensavamo ci
avresti dato buca come Santana e Brittany. -
- Quando Puckerman
dà la sua parola, non si tira indietro. - Disse il ragazzo
con serietà, mettendosi la chitarra a
tracolla. - E se non ci sono io a suonare, voi sfigati non sapreste
fare nemmeno
metà delle esibizioni che abbiamo preparato. -
Finn gli
batté fraternamente una pacca sulla spalla e Kailey gli
sorrise riconoscente: era vero, senza chitarra metà
delle canzoni non avrebbero avuto lo stesso fascino.
- Aspetta a parlare,
Mohicano dei miei stivali. - Esclamò Jo, comparendo
nell'atrio con un'enorme custodia appesa alla spalla.
- Cosa porti con te? -
- Un'idea mia e dei
due piccioncini. - disse accennando con il capo a Blaine. - Kurt? -
- Malato. Sono
contento che tu abbia deciso di portare a termine il piano! -
Blaine le
lanciò un occhiolino complice e Jo rispose con un sorriso
orgoglioso: era stato difficile, imparare tutti quei
pezzi in meno di una settimana... ma lei era un'ottima pianista e ce l'aveva fatta senza troppi
problemi.
Si avviarono lungo la
via per qualche isolato e si fermarono davanti a casa della zia di
Kailey, una
villetta bianca coperta di luminarie di natale rosse e oro.
Jo sistemò
la tastiera sul sostegno portatile e la accese, provando un accordo che
echeggiò nel
silenzio della strada. I ragazzi del Glee club si guardavano: nessuno
di loro era
particolarmente
convinto che la serata sarebbe andata bene (esclusa Rachel, forse), ma nessuno di loro aveva
intenzione di non provarci.
La chitarra di Puck
diede il via e l'intero gruppo dei ragazzi del Glee Club
attaccò a cantare.
Bells on
bob-tail ring making spirits bright,
What
fun it is to ride and sing
A
sleighing song tonight
All'inizio le finestre rimasero chiuse e la gente si limitò
a sbirciare da dietro i vetri, con grande disappunto di tutti i
cantanti. Jo prese il posto di Puck alla musica per accompagnare la meravigliosa voce solista
di Mercedes.
Oh happy day - oh happy day
When Jesus washed -
when Jesus washed
He washed my sins away
Mentre la canzone continuava, con i cori del gruppo intero e i
vocalizzi della potente voce di Mercedes, le porte iniziarono
a schiudersi. La zia di Kailey uscì sul portico avvolta in
una orribile
vestaglia di ciniglia color ecru e con una sciarpona marrone avvolta
attorno al collo. Qualche
adulto accompagnava per mano i bambini più piccoli, gli
anziani si affacciarono ai portici e la gente spegneva le
luci delle case per poter uscire e sentire più da vicino.
Un bambino chiese di
poter sentire Go Tell e i ragazzi lo accontentarono, mentre anche dalle villette vicine la gente
usciva, con i bambini infagottati in sciarpe e cappelli e i genitori stretti nei loro cappotti.
Dopo un momento di
silenzio in cui gli applausi echeggiarono nella via fino al basso cielo
fitto di
nuvole, Rachel fece un passo avanti. Ravviò i capelli bruni
sul cappotto bianco e scoccò un'occhiata
d'intesa a Jo, che trasse un dolcissimo accordo dalla tastiera.
Lullaby
and good night
In
the sky stars are bright
'Round
your head flowers gay
Set
you slumbers till day
La ninna nanna di Brahms cantata da Rachel era ancora più
bella di quella di Celine Dion da cui aveva tratto ispirazione:
una cascata di applausi ricoprì la solista, quando le note
della canzone
si estinsero. Rachel si voltò e si rifugiò al
fianco di Finn cercando di mascherare gli occhi lucidi: pur con tutta la
sua verve da star, si commuoveva ancora quando cantava.
La canzone successiva
ridiede entusiasmo alla situazione, addolcita forse un po' troppo dalla
ninna
nanna cantata da Rachel.
Deck the halls
- He's up on the rooftop
Deck the halls
-
He's up on the rooftop
A quel
vivace mash-up tra Deck the halls e There's something on the rooftop i
bambini presenti
si scatenarono letteralmente, mentre i genitori sorridevano e
commentavano tra loro.
Qualcuno rientrò in casa per poi riuscirne con vassoi pieni
di squisitezze. Kailey
e Rachel si scambiarono un'occhiata e poi Kailey si voltò
verso Artie, interrompendo la canzone il tempo necessario
a lanciargli un bacio: era merito suo e della fantastica idea dei volantini, se quella serata
stava avendo quel successo insperato.
Per terminare usarono
una bellissima canzone dei Goo Goo Dolls cantata da Finn e Blaine insieme, strappando batticuori
e sospiri a tutte le ragazzine presenti.
So take these words and sing
out loud
Cuz everyone is
forgiven now
Cuz tonight's the
night the world begins again
Terminata la canzone l'ex-usignolo si inchinò con eleganza e
con un ampio gesto del braccio mostrò
tutti i ragazzi alle sue spalle.
Aveva le guance rosse
e gli occhi accesi per l'entusiasmo messo nella canzone, il suo fiato
si condensava
ad ogni parola ed ancora più carino con quel lungo cappotto
scuro e la sciarpa rossa
e blu attorno al collo, ricordo di quando frequentava la Dalton.
- Noah alla chitarra e
Jo alla tastiera. Poi ci sono Tina e Mike, Mercedes, Artie, Kailey e Rachel. Io sono Blaine, lui
è Finn e questo è il Glee Club del liceo
McKinley, qui per augurarvi un felice Natale. -
Un paio di signore
offrirono cioccolatini, biscotti al panpepato e cookies al cioccolato.
La zia di
Kailey aveva preparato una pentola di cioccolata calda così
grossa che sembrava una di quelle pignatte dove
l'esercito cuoceva il rancio.
- Sono così
felice che abbiate ripreso questa iniziativa. - Disse con calore,
riempiendo il bicchiere
di Artie così tanto che la cioccolata gocciolò
sul marciapiede.
Il ragazzo
imprecò senza farsi sentire, scottandosi con la cioccolata.
Fu prontamente aiutato da Kailey, che corse in suo
aiuto recuperando il bicchiere colmo e dando retta alla svampita zia. Poi si
avvicinò a Jo con un bicchiere colmo di cioccolata e le
scoccò un sorriso triste.
- L'unica nota stonata
è che Gabrielle, Alice e Serena non sono qui a festeggiare
con noi. -
- Hai ragione. -
La casa di Alice e
Serena era giusto al di là della strada: i loro genitori si
erano avvicinati per salutare, ma delle due sorelle
non c'era traccia. Quanto a Gabrielle, abitava in fondo alla via e della sua famiglia non si
era visto nessuno.
Kailey
fissò la sua cioccolata tristemente: la loro amicizia era
proprio finita, se non parlavano con loro nemmeno fuori dalla
scuola.
Jo le strinse il
braccio con un sorriso, facendole cenno di non pensarci.
- Chiusa una porta, si
apre un portone! - Disse accennando con il capo ad Artie, che rideva con Blaine e Mercedes poco
lontano.
Lentamente, la serata
si avviò verso la conclusione: tè e cioccolata
erano finiti, il panpepato riposava negli stomaci di Finn e Puck e i
bambini erano
stati mandati tutti a letto. Gli ultimi adulti temporeggiavano sul
portico della casa della zia di Kailey chiacchierando
con i ragazzi che avevano allietato la loro serata.
Quando anche l'ultimo
spettatore fu tornato a casa e la zia fu rientrata nella sua villetta, Kailey sospirò di
sollievo: la serata era stata un successo e tutto grazie all'impegno
che ognuno
di loro ci aveva messo. Istintivamente,
gettò le braccia al collo di Jo e le stampò un
bacione su una guancia.
- Ehi, ehi, calma! -
Disse Jo, divertita.
- L'idea della
tastiera è stata eccezionale. - Disse Kailey.
Poi si
voltò e si chinò per posare un bacio sulla bocca
di Artie.
- Così come
quella dei volantini. - Concluse, aspettando un momento a rialzarsi per
non vedere
le facce sconvolte di tutto il resto del gruppo.
Già dare
testimonianza del suo affetto era una cosa difficile, ma farlo e
rendersi conto che tutti
la stavano guardando sbigottiti era molto peggio.
- Beh, credo sia ora
di andare a dormire. - Disse improvvisamente Mercedes, sollevando dall'imbarazzo il resto del
gruppo.
Si divisero davanti a
casa della zia di Kailey: lei avrebbe aspettato con Artie che suo padre
lo andasse a
recuperare, gli altri si diressero verso le rispettive macchine.
Jo aveva fatto appena
due passi verso casa sua quando sentì che qualcuno le
toglieva la tastiera
dalla spalla.
- La porto io, vuoi? -
Disse Blaine, mentre i suoi begli occhi chiari scintillavano nel buio.
- Non farti problemi,
non è molto pesante. -
- La cavalleria non
è ancora morta. - Rispose lui, caricandola sulla propria
spalla.
Era strano, camminare
accanto a Blaine lungo il marciapiede vuoto e silenzioso. Jo non era una che si perdeva
in fantasie maschili: quella a sognare il principe azzurro e la colonna sonora da film
romantico era Kailey. Lei, ai ragazzi, non ci aveva nemmeno mai pensato.
Eppure le
sembrava che il lato del suo corpo rivolto verso Blaine fosse esposto a
una fonte di
luce e di calore quasi tangibile.
I lampioni disegnavano
coni di luce argentata sul selciato e il silenzio profondissimo non era
rotto da
nessun fruscio e rumore. Né un passante né una
macchina rovinavano la completa immobilità della
via. Era tardi, faceva decisamente freddo ed era quasi Natale: era
normale che
per strada di non ci fosse nessuno, eccetto due cantanti infreddoliti e
ancora emozionati per
la serata appena terminata.
Per rompere
l'inquietante silenzio, Blaine si mise a raccontare dei suoi Natali in
famiglia: rumorosi,
chiassosi, ma con l'immancabile eleganza degli Anderson. Aveva decine
di parenti strampalati
e tradizioni di famiglia decisamente assurde.
- Mia
nonna insiste sempre perchè la torta di panpepato venga
tagliata dal più piccolo di casa. Quando è nato
mio cugino Joshua abbiamo dovuto insistere perchè non fosse
lui a prendere
in mano il coltello... per Giove, aveva solo tre giorni! -
Esclamò Blaine.
Jo fu come sempre
catturata dalla sua parlantina divertente e intelligente e stavano
ancora ridendo
quando la ragazza si ritrovò appoggiata al cancelletto di
casa.
- Sono arrivata. -
Disse, con una vena di dispiacere nascosta nella voce.
Blaine fece scivolare
la tastiera dalla spalla e la posò contro il cancelletto
accanto a Jo.
Affondò le
mani nelle tasche e sorrise, di un sorriso più luminoso dei
lampioni e delle decorazioni
natalizie che risplendevano su ogni casa.
Nei suoi occhi
scintillava ancora la risata che aveva echeggiato nella via fino a un
momento prima
e Jo si ritrovò a sorridere a sua volta, cercando qualcosa
di spiritoso per concludere la serata. Proprio mentre stava
per dire una delle sue battute un po' sciocche, un granello argentato ondeggiò
davanti ai suoi occhi, danzando fino a posarsi sul marciapiede.
Jo sbatté
gli occhi. Non poteva essere.
Alzò
il viso verso il cielo, per essere certa di aver visto bene: sopra di
lei il cielo nuvoloso, basso e scuro, si stava
lentamente riempiendo di minuscoli fiocchi di neve argentata, che si lasciavano trasportare
dall'aria fredda prima di posarsi sul suo viso.
Jo rimase per un
momento in quella posizione, come per essere certa di non stare sognando, poi
abbassò lo sguardo per annunciare al giovane che
l'accompagnava quello che di certo lui aveva
già notato.
Ma non appena
tornò a guardare davanti a sé si
ritrovò con le mani calde di Blaine sulle sue guance e le labbra del ragazzo
posate sulle proprie.
Un'onda del mare la
travolse, calda come l'estate e morbida e dolce come i croissant
alla crema con cui amava fare
colazione. Senza che la coscienza di Jo potesse ribellarsi, le sue mani erano scivolate attorno
al collo di Blaine e lei aveva risposto al bacio con tutto il sentimento e il calore che
sapeva di avere conservato dentro di sé dal primo momento in
cui avevano
parlato. In quel momento non c'era niente che le importasse, eccetto
quella sensazione
di calda protezione di cui era stata riempita nel momento in cui Blaine
aveva annullato
la distanza tra loro.
-
Tu che cosa? -
Jo aveva sentito
distintamente cadere qualcosa dall'altra parte dell'apparecchio
telefonico e si era
chiesta se non fosse per caso il mento di Kailey, caduto a terra a
causa dello stupore della
proprietaria.
- Ti prego, non
farmelo ripetere. -
- Ma... ma Jo! Non mi
puoi dare una notizia così e non dirmi nient'altro! -
Jo sospirò
sollevata: se Kailey parlava, il mento era ancora al suo posto.
Probabilmente a cadere
era stato solo il cellulare.
- Non c'è
niente da raccontare. E poi non sono stata io. A cominciare, intendo. -
- È stato
lui a baciare te? -
- Esattamente. Un
momento prima stavo guardando il cielo, un momento dopo avevo le sue labbra sulle mie. Fine della
storia. -
- Fine della storia un
corno! Ora vengo da te e mi racconti tutto nei dettagli! -
- No, Kailey! Kailey! -
Ma dall'altra parte
della cornetta non si sentiva più nessun rumore. Jo
sospirò, riattaccando.
Doveva
immaginarselo: non poteva dire a Kailey di aver baciato Blaine senza
aspettarsi di vedersela
sul portone di casa avida di dettagli. Era la prima volta che Jo
baciava un ragazzo. Anzi,
era la prima volta che Jo si interessava
ad un ragazzo: era
naturale che Kailey fosse sbalordita.
Aveva sbalordito anche
sé stessa, quando aveva ricambiato il bacio di Blaine come
se fosse stata
creata solo per quello. Era stata una delle sensazioni più
perfette e più complete che avesse mai provato. Era come
la musica, solo... più reale. E più dolce.
Il suono dei passi di
Kailey sul parquet la riportò bruscamente alla
realtà.
- Jo? -
- Sono qui. - Disse
affacciandosi.
La porta sul retro era
sempre aperta e Kailey era una di famiglia, quindi era normale che entrasse senza annunciarsi. In
più era la vigilia di Natale e i genitori di entrambe erano
spariti in
chissà quale grande magazzino per gli ultimi acquisti,
quindi in casa non cera nessun altro.
Kailey le
arrivò davanti e si fermò un momento, come a
voler notare il minimo segno di cambiamento nella sua migliore
amica.
Con suo grande
sollievo, Jo era la solita: con una tuta da ginnastica un po' lisa
sulle ginocchia,
una matita a tenere i capelli raccolti sulla nuca e un paio di
pantofole rosse ai piedi.
Disordinata, sportiva e semplice come sempre.
Istintivamente Kailey
le si avvicinò e l'abbracciò con trasporto.
- Adesso ci sediamo e
mi racconti tutto, per filo e per segno. - Disse poi.
Jo non aveva nessuna
voglia di approfondire sentimenti e sensazioni riguardo alla sera precedente, soprattutto
perchè significava affrontare quello che sarebbe successo. Dopo averla baciata con tutta
quella dolcezza, Blaine le aveva augurato la buonanotte con uno dei suoi bellissimi
sorrisi e si era avviato verso la sua automobile, in fondo alla strada.
Jo era
rimasta immobile davanti al cancelletto tra la neve che scendeva per
quella che le era sembrata
una eternità e poi era rientrata, infilandosi sotto le
coperte per addormentarsi. Il sonno, però, non
era arrivato: le sensazioni di magica poesia che avevano riempito la
sua mente
si erano trasformate in incubi.
Cosa avrebbe detto Kurt se l'avesse scoperto? Cosa sarebbe successo della
più bella coppia del McKinley, quella che poteva dare
lezioni di romanticismo
perfino a Finn e Rachel? Se si fossero lasciati a causa
sua, non se lo sarebbe mai perdonata: voleva un bene infinito a Kurt e sapeva quanto fosse
felice con Blaine. Se - solo una settimana prima - le avessero detto che avrebbe rovinato la
loro storia d'amore probabilmente avrebbe riso, perchè una cosa del genere non poteva
accadere. Semplicemente non sarebbe mai potuta succedere.
Di solito era Jo ad
ascoltare le fantasie e i problemi di cuore di Kailey, ma quel
pomeriggio scoprì
un lato della sua migliore amica che non conosceva: Kailey l'aveva
ascoltata con comprensione
e pazienza, senza interromperla, lasciando che quelle parole che
all'inizio non volevano
uscire rompessero gli argini e tirassero fuori tutta la sua incertezza
e il suo disagio.
-
Però non mi hai detto la cosa più importante. -
Disse Kailey alla fine, con un sorriso.
- E cioè? -
- Ti è
piaciuto? -
Jo avvampò,
rubando per l'ennesima volta il copione alla sua amica.
- Beh, allora
è tutto chiaro. - Disse Kailey soddisfatta.
- Tutto chiaro cosa? -
- Tu e Blaine vi siete
innamorati. Dovreste stare insieme. -
- Insieme? Kailey, sei
impazzita? Lui ama Kurt! -
- Ma tu gli piaci. Se
non fosse così non ti avrebbe mai baciato. -
- Sì, ma
è stata la follia di un momento. Tutta quella cioccolata che
ci circolava nelle vene, la neve che iniziava a cadere,
le carole di Natale, la serata andata a meraviglia... Siamo stati presi dall'emozione, non
è stata una cosa reale. -
- E quindi cosa hai
intenzione di fare, adesso? -
- Assolutamente
niente. -
Kailey
sollevò le sopracciglia.
- Niente? -
- Aspetterò
una sua decisione. Se mi cerca affronteremo l'argomento. Se no
lascerò che tutto passi in sordina. -
- Cioè mi
vuoi dire che non te ne importa assolutamente niente se Blaine ti ha
baciata. Blaine
Anderson, quello che canta nel Glee Club e che ha gli occhi dello
stesso colore del cioccolato
al latte che ami tanto... quello che mette sempre quegli adorabili
golfini e le camicie
intonate ai suoi occhi... quello che si illumina tutto quando sorride? -
- Tieniti
le tue parole poetiche per parlare di Artie, coniglietto. - Disse Jo,
cercando di mimetizzare
con il suo tono acido il fatto che Kailey l'aveva appena colpita dritta
al cuore.
- Lo vedi che ti
piace? - La stuzzicò Kailey.
- Adesso basta,
Kailey! Blaine è il ragazzo di Kurt e io non mi
metterò mai in mezzo, capito? Mai, mai e poi mai!
Voglio loro troppo bene per pensare a me stessa! -
Jo nascose il viso tra
le mani, cercando di capire cos'era quella sensazione strana che le stava riempiendo gli occhi di
lacrime. Le braccia di Kailey scivolarono attorno a lei e Jo ricambiò
l'abbraccio con tutta la fraternità che le legava da sempre.
- A volte le cose si
sistemano da sole. - Le sussurrò Kailey - Ma dai retta a una
diciottenne sfigata:
non bisogna mai pensare di sapere cos'è meglio per gli
altri. -
Come ogni serie di Glee
che si rispetti, anche la mia avrà il suo "hiatus". La seconda metà
della storia,
ricca di colpi di scena, cuori spezzati e canzoni bellissime, sarà su questi
schermi dopo l'estate!
Perciò non disperate, se non vedete aggiornamenti
è solo che settimana prossima parto e non so se e quando
avrò la connessione.
Un grazie enorme
e doveroso va alla mia fantastica Faith,
che mi ha dato una mano
e commenta ogni
singolo capitolo aiutandomi a migliorare.
Un grazie va
anche ad Emma che segue con passione le
vicende di Jo e Kailey...
e a tutti gli altri che hanno letto e recensito!
Spero di rivedervi a
settembre! (:
Flora
|
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Capitolo 18 *** Diciotto ***
gleefanfic
- negli episodi precedenti -
Kailey, timida sognatrice all'ultimo anno, sogna di far parte del Glee
club da sempre.
Grazie a Jo, intraprendente quindicenne al primo anno,
riesce ad affrontare le sue paure ed entra a far parte del gruppo.
Tra la competizione per gli assoli alle provinciali e i battibecchi tra
Santana e Rachel, tutto scorre come sempre.
Ma mentre tra Artie e Kailey nasce qualcosa, Jo sente una strana
chimica con Blaine.
Kurt, geloso delle attenzioni del suo ragazzo per la nuova arrivata, si
ritrova più di una volta a litigare con il giovane.
Dopo una serata di canzoni natalizie tra le case, Blaine accompagna Jo
a casa e, inaspettatamente, la bacia.
diciotto
lunedì
mattina, liceo McKinley
Il primo giorno di scuola dopo
le vacanze natalizie era sempre un
trauma, per Kailey: lei che amava così tanto il Natale da
aspettarlo
tutto l'anno proprio non sopportava di dover riporre decorazioni,
pacchetti e lucine per tirare fuori i libri.
La mattina si era
rivelata grigia e gelida, premonitrice di quella terribile
pioggerellina sottile che negli ultimi giorni aveva provveduto a
sciogliere la candida neve che aveva ammantato Lima per tutte le
vacanze di Natale. Kailey si stava dirigendo in palestra a passi
pesanti: non c'era lezione che detestasse più di educazione
fisica,
figuriamoci quando era la prima lezione del lunedì che
seguiva le
vacanze di Natale.
L'unica
nota positiva del dirigersi verso la
palestra era passare vicino all'auditorium: una sola occhiata a quel
posto buio e silenzioso le metteva addosso la sensazione di poter fare
tutto quello che desiderava, anche se solo con la sua fantasia.
Jo,
dal canto suo, era immobile davanti al portone del McKinley,
completamente priva della voglia di entrare: farlo avrebbe
significato non solo ricominciare con i compiti e le interrogazioni, ma
anche affrontare Blaine, Kurt e tutti gli altri del Glee club. Non
parlava con Blaine da quella magica sera e aveva sinceramente paura di
sapere cosa sarebbe successo. Aveva già parlato con Kurt?
Non lo
sentiva da prima di Natale e non sapeva se fosse arrabbiato con lei...
E se gli aveva parlato, cosa avevano deciso di fare? Stavano ancora
insieme? Sperava tanto di sì, perchè si sarebbe
sentita terribilmente
in colpa se si fossero lasciati per causa sua... ma se Blaine l'aveva
lasciato era perchè provava qualcosa per lei, magari. Forse.
E lei, cosa provava
per lui? Avrebbe voluto stare con lui?
- Temo che dovrai
superare quella porta. - Disse una voce alle sue spalle, facendola
sussultare.
Kurt
Hummel era un passo dietro di lei e Jo lo guardò
preoccupata, sperando
di capire cosa stava pensando. Era vagamente accigliato e la guardava
immobile.
- Anche io non ne ho
affatto voglia. - Disse con un
sospiro, avvicinandosi a lei e prendendola sottobraccio. - Ho dormito
poco, l'umidità mi ha già disfatto la piega e ho
due ore di storia
americana prima di pranzo. Quel che si dice un pessimo inizio. -
Si avviò
verso l'ingresso trascinandosi dietro una Jo completamente inebetita.
Quando
furono in mezzo alla folla di studenti vocianti e in ritardo, tra una
Cheerleader già in minigonna e un giocatore di football
dall'aria
completamente tonta, Jo tirò un sospiro di sollievo: era
tutto come al
solito. Anche
se aveva baciato Blaine, era tutto come al solito.
-
Passate bene le vacanze? - domandò Kurt, fermandosi
all'armadietto.
- Blaine mi ha detto che la serata di canti di Natale nel tuo quartiere
è stata meravigliosa. -
- Meravigliosa...
già. -
- Mi è
proprio
dispiaciuto non esserci, ma mio padre avrebbe probabilmente murato
porte e finestre a casa mia se mi avesse beccato ad uscire
febbricitante. -
- È
perchè ti vuole bene. -
- Sì,
Blaine mi ha detto la stessa cosa. -
- Quale cosa? -
Jo
e Kurt si girarono contemporaneamente verso Blaine, sopraggiunto in
quel momento sorridente e per nulla infreddolito. Portava la solita
sciarpa rossa e blu attorno al collo e sembrava sereno e rilassato.
Tutto il contrario di Jo che si sentiva sui carboni ardenti.
- Blaine! - Disse
Kurt, illuminandosi come sempre quando il suo ragazzo era nei paraggi.
I
suoi occhi scintillavano e Jo si sentì letteralmente morire.
Avrebbe
dovuto sottrarsi al bacio di Blaine, non cedergli come una quindicenne
innamorata.
Cosa che lei era. Una
quindicenne, non una innamorata, specificò a sé
stessa.
Kurt
scivolò accanto a Blaine e lo prese per mano. Il ragazzo gli
rivolse
uno dei suoi dolcissimi sorrisi e poi si voltò verso Jo. I
loro occhi
si incontrarono e Jo ebbe la netta sensazione di stare per annegare,
tanto il respiro le si era bloccato in gola.
- Ci vediamo a mensa?
- Chiese Blaine con aria innocente.
Ma
come diavolo faceva ad essere così tranquillo? Jo
annuì, sapendo che se
avesse tentato di parlare dalla sua gola secca sarebbe uscito solo un
sottile rantolo.
- A dopo allora. -
I due ragazzi si
avviarono
lungo il corridoio, mentre Jo riprendeva lentamente fiato.
Istintivamente pestò i piedi a terra, guadagnandosi
un'occhiataccia da
parte della professoressa di economia domestica che le stava passando
vicino.
"Accidenti a te,
Blaine Anderson!" Gridò mentalmente,
lanciando immaginarie saette verso la figura elegante del ragazzo che
camminava in fondo al corridoio.
Se aveva sperato di
essere ignorata
da lui per non creare casini con Kurt, si era sbagliata di grosso.
L'idea che quel bacio fosse una cosa da nulla la tormentava.
Non era
stata una cosa da nulla, l'aveva catturata anima e corpo. Non poteva
semplicemente fare finta di niente: non ci sarebbe riuscita.
Strascicando i piedi,
si avviò a lezione di matematica, priva di qualsivoglia
interesse.
Seduti
attorno al tavolino
della mensa c'erano solo Blaine, Kailey e Finn. Pareva che il resto del
Glee Club si fosse volatilizzato. Jo posò il suo vassoio di
fianco a
Kailey e addentò il cheeseburger domandando dove fossero
finiti tutti
gli altri. Finn si strinse nelle spalle.
-
Sembrano tutti particolarmente eccitati al pensiero che le regionali
sono alle porte. Saranno in aula canto o in auditorium a cantare. Anche
Rach è lì, mi ha detto di non aspettarla a
pranzo. -
- Sì, anche
Kurt mi ha detto qualcosa del genere. - Disse Blaine con noncuranza.
Jo
si era sentita i suoi occhi addosso da quando aveva messo piede nella
mensa e cominciava a sentirsi irrequieta. Solo perchè non
c'era la sua
dolce metà quel ragazzo si sentiva in dovere di farle gli
occhi dolci?
Che volgare doppiogiochista!
In quel momento tre
figure ben note entrarono nel campo visivo di Jo, tre belle ragazze con
la divisa delle Cheerios.
- Ehi, voi tre! -
sbottò Jo, alzandosi in piedi e inseguendole.
- Jo, che stai
facendo? - Domandò Kailey, allarmata.
Jo
afferrò il braccio di Serena e la obbligò a
voltarsi. La ragazza la
squadrò da capo a piedi con aria di inviperita sufficienza.
- Che diavolo vuoi,
Darren? -
- Darren? -
- Sì, che
diavolo vuoi? Noi non ci abbassiamo a parlare con le sfigate. - disse
Gabrielle.
- Sfigate? Siamo
amiche da quando avevamo i denti da latte e adesso mi chiamate per
cognome e mi date della sfigata? -
Se Jo cercava qualcuno
su cui sfogare frustrazione e disagio, l'aveva appena trovato.
- Per tua
informazione, carina, non siamo più amiche da quando avete
deciso di far parte di quella banda di ritardati. -
- Banda... banda di
cosa? - La voce di Jo stava diventando decisamente alta.
Qualcuno dei tavoli
più vicini aveva smesso di parlare e mangiare per seguire la
scena.
-
Banda di ritardati, hai capito bene, Darren. E poi una con un nome ridicolo
come il tuo, Jolanda Laura Marie, dovrebbe essere felice di essere
chiamata per cognome. -
Quella
fu la goccia che fece traboccare il vaso. Era vero, a Jo non piaceva
molto il suo nome lungo e ricercato, ma non sopportava che la gente
glielo sbattesse in faccia. Fece un passo avanti con aria minacciosa e
Kailey non fece in tempo ad alzarsi per fermarla prima che desse una
spinta a Gabrielle.
Jo
però non aveva calcolato Alice e Serena, che stavano ai lati
della
Cheerios come due guardie del corpo: Serena le diede uno spintone di
rimando e Alice le versò addosso il contenuto del suo
thermos. Il
beverone proteico era grumoso e appiccicaticcio e accecò Jo
prima che
lei potesse dire qualunque altra cosa.
-
Perché vi comportate in questo modo? - Esclamò
Kailey raggiungendo Jo
inciampando e scivolando sul beverone colato sul pavimento. Sembrava
sull'orlo delle lacrime.
-
Perché siamo meglio di voi. Lo siamo sempre state e adesso
è ora che ve
lo ficchiate in quelle teste piene di canzoncine idiote. - Disse Serena
con serietà, guardandola negli occhi.
Kailey non disse
niente, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
-
Ti porti in giro una vera mocciosa, Darren. - Disse Gabrielle. - E
pensare che una come te sarebbe potuta rimanere nostra amica. Ma no, tu
devi stare assieme agli sfigati. Perché una come te, in
mezzo agli
sfigati, si deve sentire incredibilmente popolare. Non è
questo il
motivo per cui una con la tua personalità e il tuo carattere
fa parte
di quella squadra di perdenti? Per sentirti meglio di loro, per sapere
che vali cento volte tutti gli altri membri. -
-
Adesso basta! - La voce di Blaine risuonò chiara e sicura
nella mensa
affollata, attirando l'attenzione di ancora non stava seguendo la scena.
Jo
tolse il beverone dagli occhi quel tanto che bastava per vedere Blaine
in piedi, furente per la prima volta da quando lo conosceva. Stringeva
i pugni e fissava le tre cheerleader davanti a lui come se fosse sul
punto di usare le mani. Finn era un passo dietro di lui, con l'aria di
chi non sapeva che pesci prendere, ma che era comunque pronto a
qualunque evenienza.
- Se non avete di
meglio da fare che prenderla per il culo vi conviene levarvi dai piedi.
-
Se
avesse gridato o detto qualcosa di veramente offensivo, probabilmente
avrebbe spaventato di meno la gente che stava ascoltando. Kailey
fissava Blaine sbattendo le ciglia, senza riuscire a formulare un
pensiero. Jo lo guardava da sotto la poltiglia che iniziava a
rapprendersi sulla sua faccia senza sapere bene cosa pensare.
- Infatti. Non abbiamo
intenzione di perdere altro tempo con voi. - Disse Serena.
-
E comunque, impara a farti gli affari tuoi, femminuccia. -
Sbottò
Gabrielle, prima di voltarsi e proseguire con uno svolazzo della
minigonna a pieghe verso il tavolo a cui le Cheerios e alcuni giocatori
di football seguivano la scena. Il loro arrivo fu accolto da fischi di
approvazione, risate e pacche sulle spalle.
Blaine posò
una mano sulla spalla di Jo e le rivolse un sorriso.
- Tutto a posto? -
- Secondo te? -
Afferrò
la giacca e la borsa e uscì dalla mensa senza dire altro.
Blaine,
Kailey e Finn rimasero per un minuto ancora fermi in mezzo al
corridoio, ma quando il resto del corpo studenti tornò ai
loro vassoi e
alle loro chiacchiere si guardarono l'un l'altro senza sapere cosa dire.
- Che le è
preso? - domandò Finn, confuso.
- Jo è un
po'... agitata, oggi. -
Kailey
scoccò uno sguardo a Blaine, sperando che il ragazzo capisse
cosa
cercava di dirgli. Blaine sostenne il suo sguardo senza dare segno di
aver capito.
- Dite che dobbiamo
andare a vedere come sta? - disse di nuovo Finn.
- Ci vado io. - Disse
Kailey, recuperando le sue cose e uscendo dalla mensa.
Come poteva un ragazzo
così intelligente essere allo stesso tempo così
poco perspicace?
Jo
si era rifugiata nel bagno delle ragazze più vicino alla
mensa e si era
lavata la faccia cercando di cancellare ogni traccia del bibitone e
delle lacrime. Lei non era una ragazza aggressiva, solo... solo si era
lasciata prendere dal nervosismo che le aveva messo addosso quella
atroce giornata di scuola.
Alzò
gli occhi, fissando il proprio riflesso allo specchio: aveva i capelli
ancora sporchi, quell'orribile brodaglia era molto peggio della solita
granita. Gli occhi lucidi e il naso rosso rendevano ancora
più patetica
la sua espressione. Sospirò, appoggiandosi al lavandino.
- Jo? -
Domandò una voce sommessa dalla porta.
- Entra, Kailey. -
- Ti senti bene? -
- Sono stata troppo
cattiva, vero? -
-
No. - Disse Kailey con dolcezza, raggiungendola e togliendole un po' di
sporco dai capelli bruni. - Non più di quanto non si
meritassero. -
- È che
sono così arrabbiata... -
- Lo so. -
-
Non capisco, Key. Non capisco. Mi tratta come sempre, ma non mi toglie
gli occhi di dosso. Non accenna a quello che è successo, ma
quasi
prende a pugni tre stupide che mi hanno trattato male. Che cosa devo
fare? -
- Credo che la
risposta giusta sia: dipende. -
- Dipende? -
-
Dipende. Se ti sta bene così, come mi hai detto una volta,
devi solo
ignorarlo. Fa' finta che non sia successo niente e lascia che le cose
continuino ad andare come sono sempre andate. Se però
così non ti va,
allora affrontalo e chiedigli spiegazioni. -
Jo rimase in silenzio
per un attimo, valutando entrambe le possibilità. Poi
sospirò.
- Credo che
dovrò accettare che le cose stanno così e farmene
una ragione. -
- Jo... -
Iniziò Kailey.
Sapeva
che non era quello che Jo voleva per davvero. Era innegabile che ci
fosse qualcosa, tra l'usignolo dagli occhi belli e la sua migliore
amica... ma lei sembrava troppo interessata alla felicità di
Kurt per
poterlo ammettere.
- Non si vive... -
-
... Per accontentare gli altri, sì, lo so. Ma è
giusto così. Non ho mai
voluto stare con Blaine, in realtà. Il mio orgoglio ferito
ha parlato
per me. Le cose mi stanno bene così. -
Kailey alzò
un sopracciglio, con gli occhi pieni di disappunto: sapeva che non era
vero.
- Ti prego, Kailey,
credici. -
"Almeno tu."
Kailey
sospirò e poi sorrise.
-
D'accordo. Adesso ti aiuto a togliere questa robaccia dai capelli, poi
usciamo di qui e andiamo a prenderci una granita. Da bere, non in
faccia. - Aggiunse con un sorriso.
Jo annuì,
sorridendo e riaprendo l'acqua del rubinetto.
Saltò
la riunione del Glee club con la scusa di avere una montagna di compiti
delle vacanze in arretrato e si ficcò in biblioteca, dove
era certa che
non avrebbe incrociato né canterini né
cheerleader e infilò il naso in
un libro cercando disperatamente di estraniarsi dalla realtà.
Uscendo
da scuola, però, non riuscì ad evitare di
vederli: Blaine e Kurt erano
appoggiati al pick-up nero dell'ex usignolo, intenti a scambiarsi
tenere effusioni.
Jo
distolse lo sguardo un momento troppo tardi: la sensazione del bacio di
Blaine, dolce e morbido come un croissant alla crema - ricordava di
averlo pensato così - ritornò vivida e feroce nei
suoi pensieri. Quando
salì sull'automobile di Kailey, sbatté la porta
con tanta violenza che
il finestrino tremò.
- Jo! -
- Non ho fatto
apposta! -
Kailey la
guardò con disapprovazione, poi le ficcò tra le
mani il suo Ipod.
- Sai cosa dice sempre
Rachel? -
- No, sentiamo. Quale
perla di saggezza è riuscita a tirar fuori dai suoi lunghi
monologhi basati su sé stessa? -
- In questi casi la
musica è un vero toccasana. - Rispose Kailey.
Jo
sbuffò. Ci mancavano le lezioni di vita di Rachel e Kailey,
per rendere
la giornata uno schifo completo. Accese l'Ipod e scorse la lista di
canzoni senza troppo entusiasmo. E poi, proprio mentre Kailey metteva
in moto e superava i due ragazzi intenti a coccolarsi contro la
portiera del pick-up, Jo scelse la canzone che voleva sentire.
I will not
break
the
way you did, you fell so hard.
Alzò
il volume in modo quasi assordante, costringendo Kailey ad abbassare il
finestrino per non perdere completamente la funzionalità dei
timpani.
La sua voce si alzava decisa nell'abitacolo dell'automobile di Kailey,
mentre la ragazza guidava silenziosamente.
I've
learned the hard way
To
never let it get that far
Kelly
Clarkson portò via la frustrazione, la delusione e il
disappunto che si
erano aggrappati a Jo da quella mattina e, quando scese, le
sembrò di
essere più leggera.
Il
lunedì successivo Jo e Kailey arrivarono alla riunione del
Glee club leggermente in ritardo.
Quando
entrarono, erano tutti accalcati attorno al pianoforte a coda,
parlandosi sopra e intenti a discutere animatamente di qualcosa.
Nonostante avessero cercato di attirare la loro attenzione, sembrava
che nessuno volesse spiegare alle due ragazze che stava succedendo,
così alla fine Jo si ritrovò suo malgrado a
gridare:
- Qualcuno ci vuole spiegare cosa diavolo sta succedendo? -
Puck strappò dalle mani di Rachel un foglio di giornale,
allungandolo verso di lei.
-
Succede che quei bastardi della Meighton High si sono riconquistati un
posto nella competizione. Hanno usato una non so che clausola per cui
la loro esclusione dalle regionali non stava in piedi. -
- Non hanno messo in discussione la nostra vittoria, spero. -
Domandò Kailey allarmata.
- No, per fortuna. Hanno solo chiesto di essere riammessi in gara. -
Spiegò Kurt.
- Grazie al Cielo. - Disse Kailey.
Jo
era intenta a guardare il giornale tra le mani: era uno dei tanti
snobbatissimi settimanali locali della contea e in prima pagina
campeggiava a otto colonne il titolo: "I Diamanti della Meighton High
School tornano a brillare".
Nell'articolo un giornalista
tremendamente di parte descriveva come la mancanza di
un membro di età
superiore ai quarant'anni - o qualcosa del genere - nella giuria
invalidava la recensione. Non una parola su di loro, sui vincitori, ma
uno sproloquio di una pagina intera su quanto erano stati bravi i
ragazzi della scuola d'arte.
- Bah, li abbiamo battuti una volta, non ci vorrà molto per
batterli di nuovo. -
- Sì, ma se ogni volta che vengono sbattuti fuori dalla
porta rientrano dalla finestra... - Rispose Artie mestamente.
-
Vuol dire che ci siamo spiegati come fanno sempre ad arrivare tra i
finalisti senza vincere. Un posto lo compri, la vittoria è
più
difficile. - Disse Kailey con un luminoso sorriso.
Il professor Schuester entrò in aula in quel preciso
istante, chiedendo cosa stava succedendo.
- Succede che quelli della Meighton sono di nuovo in competizione! -
Esclamò Rachel.
-
Non c'è ragione di preoccuparsi: i nostri due avversari alle
regionali
sono stati estratti stamattina e i Diamanti non sono tra loro. - Disse
il professore.
- Davvero? - domandò Kurt, con gli occhi pieni di
curiosità.
-
Sì, ma prima di parlare dei nostri avversari, voglio che
pensiate
seriamente a quello che abbiamo davanti. Le regionali sono un passaggio
obbligato, ci metteranno alla prova per vedere quanto veramente ci
importa di arrivare fino in fondo. - Si fermò un momento,
guardando in
volto tutti i presenti. - So che per molti di voi i prossimi sei mesi
saranno pieni di novità e di domande. Dovrete scegliere il
college e
cosa vorrete diventare... vi chiedo solo di non lasciare il Glee come
l'ultima delle vostre preoccupazioni. Abbiamo bisogno di tutti... e per
tutti intendo ognuno di voi, per vincere. -
- Professor Schue, credo
di parlare a nome di tutti se diciamo che per noi il Glee è
importante
quanto per lei. - Disse Finn, serio.
Rachel annuì e così fecero molti altri nell'aula.
Sollevato, il professore di spagnolo si alzò in piedi e
stappò il pennarello.
- Speravo proprio di sentirvelo dire. Quindi, ecco il compito per la
prossima settimana. -
Si voltò e scrisse a lettere cubitali sulla lavagna alle sue
spalle: "vita".
-
Quest'anno verrete chiamati a decidere della vostra vita, ragazzi.
Voglio che vi prendiate questa settimana per pensare cosa volete fare
nella vostra vita, cosa ne volete ricavare e dove volete andare a
spenderla. Su cosa volete puntare il vostro futuro o cosa volete
dimenticare, lasciandovelo alle spalle assieme all'adolescenza, alle
granite e al McKinley. -
Puck sbuffò.
- Non è un argomento
noioso, Puck e se, come spero, verrai promosso, è una cosa
che toccherà
anche te. Quindi vi chiedo di pensarci bene. Quando avrete trovato una
canzone che rispecchia quello che pensate della vostra vita... beh,
venite qui e cantatela davanti a tutti. Magari qualcuna di queste
potrà
finire tra i numeri per le regionali. -
Alla frase "numeri per le
regionali" Rachel si mise subito più dritta sulla sedia. Si
voltò verso
Finn, lo prese per mano e tutti la udirono distintamente udire mentre
diceva:
- Non ci faremo soffiare il numero di apertura, stavolta. -
Mercedes sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e
scoccò un sorrisetto a Kurt.
- Io invece farei volentieri il bis. -
- Ho già in mente un paio di pezzi meravigliosi. Tu che ne
pensi, amore? - Disse Kurt, voltandosi verso Blaine.
- Non so, Kurt... se cantiamo noi non c'è partita per gli
altri, sei sicuro di volerlo fare? -
- Non starai parlando sul serio, spero! -
- Ovviamente no. - Disse Blaine, sorridendogli complice.
Jo
era seduta accanto a Kailey e pareva del tutto indifferente alla
scenetta zuccherina che si stava tenendo alle sue spalle. Stava
pensando che l'anno successivo tre quarti di quel Glee Club - anzi,
tutti, se si escludevano lei, Tina e Mike... e Puck, nella malaugurata
eventualità che con la sua condotta non fosse promosso -
sarebbero
stati al college.
"L'anno prossimo non farò più parte di questo
club." Pensò cupamente.
Ok
che amava la musica, ma senza Kailey e gli altri attorno a lei si
sarebbe sentita tremendamente sola. Istintivamente si voltò
verso
Kailey.
- Prepariamo insieme la canzone? -
Kailey la guardò per un momento in silenzio, poi si
voltò verso Artie.
- Veramente io avevo dato la mia parola... -
-
Capisco. - Disse Jo con un sorrisetto. - Allora farò da me.
Chissà,
magari troverò qualcosa di bello da cantare anche da sola. -
- Mi spiace, Jo. -
- Tranquilla. Il mio coniglietto preferito e il più carino
dei nerd saranno felici di esibirsi insieme. -
Kailey
arrossì e sorrise timidamente, scoccando un'occhiata ad
Artie, il quale
pareva non riuscire a staccarle gli occhi di dosso.
Jo alzò lo
sguardo senza farsi notare e vide Blaine che la stava fissando. Quando
i loro occhi si incrociarono e una scarica elettrica si
impadronì di Jo
facendola arrossire, Blaine strinse le labbra in un'espressione
indecifrabile. Jo si voltò di scatto per evitare di cedere
alla strana
espressione di Blaine.
Se l'avesse guardato ancora per un momento,
gli avrebbe sorriso... e lei non voleva sorridergli. Lo trattava con
gentilezza, gli parlava e a volte rideva alle sue battute, ma cercava
di essere più fredda di prima: gli impediva di stare da solo
con lei,
evitava qualunque situazione in cui avrebbero potuto rimanere da soli.
Ma un conto era dire di non volere niente da lui, un conto era provarlo
coi fatti.
Mentre uscivano, Jo si ritrovò accanto Kurt.
- Canti con Kailey? -
- No, lei è già impegnata con Artie. In tutti i
sensi, stavolta. - Disse Jo.
- Vuoi cantare con me e Blaine? -
- No! -
- O-ok. Scusa se te l'ho chiesto... - Disse Kurt, sorpreso dalla
veemenza della risposta di Jo.
- Scusami tu. Sono un po' stanca. - Rispose Jo con un mezzo sorriso
Quella sera, gettata di traverso sul suo letto, Jo sperava di avere
l'ispirazione giusta per la canzone di compito per il Glee.
Aveva
acceso la radio e stava contemporaneamente girando su iTunes senza una
meta precisa, totalmente distratta: stava pensando a Blaine. Stava
pensando al bacio che si erano scambiati sotto la neve che cadeva,
prima di Natale, in una via che sembrava una cartolina natalizia.
Sospirò, consapevole dell'aria sognante che si era dipinta
sul viso.
Ogni
volta che la sua mente le sfuggiva di mano finiva per fantasticare su
quel momento: un momento perfetto. In tutta la sua vita non avrebbe mai
più vissuto un momento come quello.
Grazie a tutti quelli che
sono passati di qui durante la mia assenza!
Come vedete, la storia non rimarrà a metà:
detesto chi lascia le cose incompiute.
Ho scoperto che mentre ero in vacanza (e priva di Tv) hanno dato la
terza stagione di Glee..
mi metterò in pari col tempo, perciò vi prego di
non farmi avere spoiler,
al momento non so ancora niente e non voglio togliermi nessuna
sorpresa! (:
Grazie di aver letto la
mia storia! Bacibaci a tutti, alla prossima!
Flora
|
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Capitolo 19 *** Diciannove ***
gleefanfic
diciannove
lunedì
mattina, prima delle lezioni
Kailey era passata a prendere
la sua migliore amica alla solita ora. Jo salì in macchina,
stampò il
solito bacio a schiocco sulla guancia di Kailey e si sedette comoda al
suo posto.
- Ho trovato la
canzone per il Glee. - Annunciò trionfante, sventolando un
fascio di spartiti.
- Davvero? -
- Sì. Come
mai non sento nessun entusiasmo nella tua voce? Che c'è che
non va? -
- Ma niente. -
- Il solito niente che
è qualcosa o niente per davvero? -
Il
silenzio nella macchina si fece pesante, mentre Kailey guidava con gli
occhi fissi sulla strada e un'aria seria sul viso che proprio non le si
addiceva.
- Non esiste una
canzone che vada bene sia per me che per Artie. -
Jo
non chiese altro: probabilmente Kailey sarebbe scoppiata in lacrime e
non era mai bene stare al volante con gli occhi appannati. Prese l'iPod
di Kailey e lo accese: c'era una nuova playlist, intitolata "Glee", che
conteneva una sola canzone: la voce di Steven Curtis Chapman si
allargò
nell'abitacolo e Kailey strinse più forte il volante tra le
mani,
mentre univa la sua voce dolce a quella del cantante.
Dream your
dreams tomorrow because today
Life
must go on
But
there's more to this life living than dying
More
than just trying to make it through the day
More
to this life, more than these eyes alone can see
And
there's more than this life alone can be
Quando
la canzone terminò e le note di una delle canzoni celtiche
che tanto
piacevano a Kailey presero a fischiettare dalle casse, Jo
abbassò il
volume.
- Immagino che avevi
in mente di cantare questa canzone. -
-
Dice perfettamente cosa penso della vita: c'è molto
più che il dovere e
il necessario. La vita non è solo quello che separa la
nascita dalla
morte. C'è l'amicizia, la musica, la fantasia...
È la canzone perfetta
per parlare della vita, ma quando l'ho detto ad Artie, lui ha
commentato dicendo che ascolto della musica terribile. - Disse Kailey
con un filo di voce.
Jo
si trattenne in silenzio per tutto il tragitto fino a scuola. Nel
momento in cui Kailey spense la macchina, però, non
riuscì più a tenere
la bocca chiusa.
- Che sciocchezze vai
dicendo? Artie non ti avrebbe mai detto una cosa del genere! -
-
No... non all'inizio, almeno. Però ci siamo resi conto che
non esiste
una canzone che vada bene per entrambi, Jo. Lui voleva cantare Michael
Jackson, io gli ho proposto Steven Curtis Chapman. Allora lui ha detto
che non gli importava l'artista se facevamo un pezzo hip hop e io gli
ho risposto che un pezzo hip hop non l'avrei fatto per niente al mondo.
Così abbiamo finito per litigare e lui mi ha detto che la
musica che
ascolto è terribile. Non abbiamo gli stessi gusti su nulla,
Jo, ora che
lo conosco meglio. Io leggo fantasy e lui libri storici, io vado matta
per i cartoni animati e lui passa la serata a guardare polizieschi...
io adoro la musica romantica e lui ascolta solo quelle tremende cose
elettroniche da maschi! - Esclamò Kailey tutto d'un fiato,
con gli
occhi pieni di lacrime.
- Non siete riusciti a
fare pace? -
-
No. Siamo finiti su quegli stupidi luoghi comuni in cui si dice: se mi
volessi bene davvero, allora... e lui mi ha pregato di andarmene. Non
ci parliamo da allora. -
-
Vedrai che vi incrocerete a lezione, ti sorriderà come solo
lui sa fare
e per l'ora della riunione del Glee andrete di nuovo d'amore e
d'accordo. - Disse Jo con un sorriso.
- Non credo proprio.
Tu non sai come ci siamo lasciati. - Borbottò cupamente
Kailey.
Quando
Jo arrivò nell'aula del Glee, pensava di trovare Kailey
seduta sulle ginocchia di Artie a ridacchiare con lui, ma la
vide seduta dalla parte opposta della stanza, accanto a una Rachel molto agitata che
parlava a raffica con un Finn del tutto assente.
Sospirò
dispiaciuta, poi strinse più forte al petto i suoi spartiti
e sorrise nervosa al pensiero di quello che avrebbe cantato
di lì a qualche minuto.
- Pare che miss Darren
abbia trovato cosa cantare. - Disse Kurt allegramente.
- Eccome. - Disse con
un sorrisetto che la diceva lunga.
Gettò
un'occhiata a Blaine, seduto accanto a Kurt: il sopranista
probabilmente non avrebbe capito niente, così
come tutti gli altri del Glee... ma Blaine avrebbe capito. Oh sì, che avrebbe
capito.
- Buongiorno ragazzi.
- Disse il professor Schuester entrando nell'aula e posando come al solito le sue cose sul
pianoforte. - Vi avevo lasciato con un compito sulla vita, qualcuno ha qualcosa da proporre? -
Jo alzò la
mano, ma Rachel si alzò in piedi per prima.
- Io, professor
Schuester. - Disse con sussiego.
Il professore le
lasciò spazio al centro dell'aula con un cenno della mano e
Rachel prese il suo
posto. La ragazza si guardò intorno per un attimo, con gli
occhi che luccicavano per il piacere di essere al centro
dell'attenzione.
- Ho scelto questa
canzone perchè nella mia vita futura ogni giorno
varrà una vita intera, piena di talento, fama ed
emozioni. - Spiegò Rachel. - Ho deciso di iscrivermi a una prestigiosa Accademia di
perfezionamento di canto, danza e recitazione a Broadway e non ho intenzione di arrendermi
davanti a niente: ogni giorno varrà davvero una vita intera.
-
I dreamed
I was swimming, fighting the undertow
Drifting
in circles, no place to go
And
when I woke up, I was wringing wet
So much stronger than before
La
ragazza ricevette gli applausi per la sua canzone e tornò al
suo posto a testa alta: era certa di aver conquistato il
primo pezzo delle regionali.
- A me non
è piaciuta per niente. - Sussurrò Jo all'orecchio
di Kailey.
- In effetti non era
un granché. -
Eccetto la melodiosa
voce di Rachel e il suo modo di rendere sempre un po'
“Broadway” le canzoni che interpretava, non
era stata proprio niente di speciale.
Dopo di lei si
esibirono Kurt e Blaine: la canzone che avevano scelto era molto
più nelle corde di Blaine che in quelle
del suo ragazzo, ma Kurt diede ancora una volta prova della sua bravura e della sua
versatilità stupendo tutti con un pezzo ritmato che nessuno
avrebbe mai pensato
di sentirgli cantare.
Life is a highway
I wanna ride it all
night long
If you're going my way
I wanna
drive it all night long
L'intero
Glee club teneva il tempo con le mani, Santana e Brittany si alzarono a
ballare trascinandosi
dietro Mike, Tina, Mercedes e poi anche tutti gli altri: Kailey si
ritrovò a ballare con Jo e poi con Puck,
divertendosi come mai nella sua vita. Era un pezzo pieno di energia,
pieno di entusiasmo e di speranza, che ti ricordava nella vita c'è sempre qualcosa
di cui godere, qualcosa da scoprire e qualcosa di nuovo da vivere: era veramente una canzone
meravigliosa.
I due avevano spiegato
di aver pensato al loro futuro e avevano deciso di andare a cercare fortuna a Broadway, buttandosi
nel giro dei musical insieme. Volevano vivere quell'avventura fianco a fianco, per farsi
coraggio a vicenda e arrivare fino in fondo.
Quando l'adrenalina
del pezzo di Kurt e Blaine si fu un po' ridimensionata e il professor Schuester ebbe fatto tutti i
suoi complimenti ai due, Finn alzò timidamente la mano.
- Anche io avrei
preparato una canzone, professor Schue. -
- Bene, Finn. Vuoi
farci sapere cosa hai scelto? -
Finn si
alzò e andò al centro della sala. Si
voltò verso i suoi compagni e, guardando in un punto imprecisato come faceva
sempre, spiegò il perchè della sua canzone:
- Ho pensato al
futuro, ho pensato a quello che voglio fare e quello che voglio
diventare... non
so ancora con precisione cosa succederà, non so se
diventerò un giocatore professionista o se
finirò ad aggiustare motori nell'officina di Burt Hummel...
ma una cosa la so
già: la vita è troppo breve per sprecarla. -
Disse.
Si fermò
per un momento, come se avesse voluto andare avanti a parlare, ma si
era ritrovato
privo del coraggio o delle parole giuste.
Fece un cenno alla
band e la musica riempì la sala. Finn intonò -
impacciato e timido come sempre - un pezzo in cui si
parlava di un bimbo che parlava con suo padre.
Jo notò che
Kurt aveva gli occhi lucidi e una mano posata davanti alle labbra per nasconderne il tremito. Una
canzone di un padre che diceva al figlio di vivere prima di morire per un ragazzo che
aveva perso il padre quando ancora era in fasce: non c'era niente di più toccante,
bisognava ammetterlo.
Sit down, son, take my hand
Look me in the eyes
Take these words,
promise me
You'll live before you
die
Nessuno notava la sua goffaggine, il fatto che era immobile,
imbarazzato, in mezzo alla sala. Cantava con lo sguardo fisso,
lasciandosi trasportare dalla canzone e dalle emozioni che di certo gli aveva suscitato
dentro. Nemmeno la più esplosiva esibizione di danza di
Santana avrebbe
potuto toccare l'intera platea con la stessa profondità
della timida canzone di Finn.
La seconda strofa
parlava dello stesso ragazzo, diciassettenne, che si innamorava. Finn
fece un
passo avanti e si fermò davanti a Rachel, posando il suo
sguardo su di lei: era strano vederlo cantare senza sguardo
fisso nel vuoto.
She
laid me down, she took my hand
And
looked me in the eyes
And
just before she kissed me she said
We've
got to live before we die
Rachel -
per la prima volta da quando Kailey e Jo la conoscevano - sembrava
imbarazzata: lasciò
che i capelli castani le scivolassero sul viso, nascondendo la sua
espressione al resto del pubblico e alzò gli
occhi per ricambiare il sorriso di Finn, in modo che lui fosse l'unico
a poter
vedere le sue emozioni. Quando la canzone terminò, Finn si
lasciò andare in un timido sorriso e poi si
rifugiò al suo posto. Rachel si voltò verso di
lui e lo prese per mano, posando per un momento la fronte
contro la spalla del suo ragazzo senza dire niente.
Jo strinse al petto i
suoi spartiti con una vaga irrequietezza addosso. Dopo un momento romantico come quello, una
qualunque canzone sarebbe sembrata fredda e banale.
-
C'è qualcun altro che vuole cantare? Mercedes? Artie?
Kailey? -
"Oh, al diavolo."
Pensò poi alzandosi in piedi.
- Io, professore. -
Disse a voce alta. Forse più alta del dovuto.
- Jo, prego. - Disse
stupito il professore, facendole posto.
Tutti la seguirono
mentre si avvicinava al pianoforte e lo apriva. Nell'aula non volava
una mosca
mentre Jo posava gli spartiti sul leggio e sfiorava i tasti bianchi e
neri. Un
momento prima di iniziare a cantare posò lo sguardo sul
pubblico... fermandosi solo un momento su Blaine. Il ragazzo
la stava guardando con gli occhi spalancati e un'espressione dolcissima sul bel viso. Jo si
riscosse, scrollò la testa e fece un bel respiro: non era il
momento
di lasciarsi prendere dalle emozioni.
Le sue dita trassero
il primo accordo dalla tastiera e la sua voce riempì la sala
con una naturalezza
che non si era mai sognata di poter possedere.
Aveva scelto quella
canzone perchè si era resa conto che sono i momenti intensi,
quelli che sembrano
"pieni di vita" a dare un senso a tutti gli altri. Avrebbe voluto riempire il suo
futuro con tanti momenti come quello che aveva condiviso con Blaine, in quella fredda
notte prima di Natale.
Some
people wait a lifetime,
For
a moment like this
Some
people search forever,
For
that one special kiss
Quando la canzone terminò, Jo rimase per un momento ferma
con le mani sulla tastiera, ancora premute sull'ultimo
accordo. Le sembrava impossibile averlo fatto davvero. Alzò gli occhi e
l'unica persona che vide davvero fu Blaine. Aveva gli occhi fissi su di
lei e l'aria
di chi si sentiva molto stupido e molto triste al tempo stesso.
I loro occhi si
incontrarono e fu come se nella stanza fossero spariti tutti gli altri:
Blaine
voleva parlarle, glielo leggeva in faccia. Voleva parlarle
perchè lei gli aveva appena toccato il cuore.
Jo non
riuscì a trattenersi e gli sorrise.
- Jo, sei stata...
eccezionale! Io... non ho parole! Uao! - Esclamò il
professor Schuester, scendendo verso di lei e
complimentandosi con tutto l'entusiasmo che possedeva.
Jo non rispose nemmeno
e abbassò gli occhi stringendo le mani una nell'altra,
sapendo che Blaine
la stava guardando. E che anche Kurt la stava guardando, senza capire
perchè tra lei e il suo ragazzo ci fosse
stato uno scambio di sguardi così intenso.
Quando
tornò al suo posto, Kailey la abbracciò con
trasporto.
-
Perché non mi hai detto che avresti cantato? -
- Te l'ho detto
stamattina, ma eri un po'... distratta. -
- Hai ragione.
Scusami. -
Jo si strinse nelle
spalle: non era importante.
- Per concludere, ho
una canzone in serbo per voi. - Disse il professore tirando fuori delle
fotocopie
dalla borsa. - È la canzone con cui vorrei chiudere il
numero delle regionali... e credo che sia perfetta per il
tema che vi ho assegnato questa settimana. -
Distribuì
le fotocopie e Kailey si illuminò tutta, mostrando a Jo il
sottotitolo della fotocopia.
- È di
Steven Curtis Chapman! - Esclamò guardando il professore con
gli occhi spalancati.
- Sì. -
Disse Schuester con un sorriso.
- Io lo adoro! -
Esclamò Kailey, abbracciando le fotocopie come se avesse
potuto abbracciare
il cantante stesso e tutta la sua musica.
Il professore diede il
via alla base e tutti si unirono a lui in una canzone che univa vita, musica ed entusiasmo come solo
il Glee club sapeva fare.
Kailey
era tra Brittany e Rachel, teneva il tempo con loro mentre la sua voce
cantava quella canzone
che aveva colorato tanti dei suoi pomeriggi: pensare di poterla cantare
sul palco delle
regionali la elettrizzava letteralmente. Vide Jo poco lontano, tra Puck
e Blaine e la vide sorridere
come non sorrideva da tempo.
Wake the neighbors, get the
word out
Come on, crank up the
music, climb a mountain and shout
This is life we've
been given, made to be lived out
So la la
la la la la, live out loud
Nella
confusione seguita al bellissimo pezzo di chiusura, Jo si
ritrovò davanti a Blaine. Tutti si scambiavano commenti
e pacche sulle spalle e Jo gli sorrise. Si ritrovò stretta
nel suo abbraccio senza nemmeno sapere come.
- Voglio parlarti.
Qui, domani prima delle lezioni. - Le sussurrò.
Blaine la sciolse
dall'abbraccio e si voltò per abbracciare Kurt lasciando una
Jo completamente
impietrita alle sue spalle.
La mattina dopo, Jo era
stranamente agitata. Portava la felpa del McKinley ereditata da suo padre, la salopette di jeans e
una t-shirt bianca. Si tormentava una ciocca di capelli guardando a destra e a
sinistra, temendo di vedere Kurt sopraggiungere da un momento all'altro. Era ferma davanti
alla porta dell'aula del Glee club e sapeva di avere le ginocchia molli. Stava guardando la
porta in fondo al corridoio quando si sentì avvolgere dal
buon profumo
di Blaine prima ancora di sentirne la voce.
- Buongiorno. - Disse
il ragazzo con dolcezza.
- Blaine. -
Il ragazzo
aprì la porta e scivolò dentro, trascinandosi
dietro Jo.
- Cosa mi devi dire? -
- So cosa volevi dirmi
con quella canzone. -
Gli occhi di Blaine
erano dello stesso colore del caramello, dolcissimi e profondi, tanto
da poterci
annegare dentro. Se si fermava a guardarli troppo a lungo - come stava
facendo in quel
momento - Jo si sentiva letteralmente privare della forza di
volontà. Le
mani di Blaine, calde e morbide, si posarono di nuovo sulle sue guance
e il suo profumo la
avvolse per una seconda volta, stordendola.
- Il nostro potrebbe
essere l'amore più grande di tutti? - Le disse in un
sussurro, citando le parole della canzone di Kelly
Clarkson che lei aveva cantato - Intanto lasciami dire che ci sono persone che cercano per
tutta la vita un momento come questo. -
Jo chiamò a
raccolta tutta la sua forza di volontà per allontanare le
mani di Blaine dal proprio
viso, facendo un passo indietro.
- Come puoi fare
questo a Kurt? -
- Jo, non lo so. Io lo
amo, ma provo qualcosa anche per te. Lo provo dal primo momento che sei entrata in questa
stanza, con la felpa grigia e i jeans slavati. Ma se all'inizio era
solo attrazione,
poi ho riso con te. Abbiamo parlato e scherzato, quella sera in cui eri
la più bella Jasmine che le favole
ricordino... e non sono riuscito a smettere di pensarti. Vorrei passare
più
tempo insieme, quando sono con te è... è tutta
un'altra musica. -
- Mi hai baciato. Ma
stai con Kurt. Non credi di dovere delle scuse ad entrambi? -
- Ti ho baciato e sto
con Kurt per lo stesso motivo: perchè provo qualcosa per
voi. -
- Non si possono amare
due persone. Se ti innamori della seconda è
perchè non ami davvero la prima.
Perciò, Blaine, non puoi amarci entrambi. O stai prendendo
in giro me o stai
prendendo in giro lui. In ogni caso, devi essere onesto. -
Blaine si sedette
sullo sgabello del pianoforte e si prese il capo tra le mani. Sembrava completamente distrutto da
quella situazione.
- Non credevo che mi
sarei mai innamorato di una ragazza. - Mormorò. - Potrei
spiegare a Kurt
che mi sono innamorato di un altro, ma non so come reagirebbe se gli
dicessi che sono diventato
improvvisamente dell'altra sponda. Non voglio spezzargli il cuore. Kurt
è come il cristallo, Jo: è
puro e fragile... e gli voglio bene come non ho mai voluto bene a
nessuno. Ero
certo di amarlo, ma da quando conosco te provo qualcosa di
così diverso e mi chiedo cosa sia amore e cosa affetto.
-
Istintivamente, Jo gli
si avvicinò. Gli passò un braccio attorno alle
spalle e posò la testa contro quella di lui,
abbracciandolo stretto. Era strano, per lei, essere così
affettuosa: Kailey era
l'unica che riusciva a strapparle abbracci e baci.
Blaine
ricambiò l'abbraccio stringendola così forte da
mozzarle il respiro.
- Tu credi che
potrà capire? Non lo distruggerò? -
Mormorò, con il viso nascosto tra i capelli bruni della ragazza.
Jo poteva sentire il
suo cuore e quello di Blaine uno contro l'altro andare allo stesso
ritmo, accelerato
dalla vicinanza e dal contatto tra loro.
Fino a quel momento
aveva creduto che Blaine fosse solo un egoista: in quel momento
capì che
temeva di spezzare irrimediabilmente il cuore di Kurt, se l'avesse
lasciato. Stava con lui perchè preferiva
soffrire sapendolo felice, che essere felice sapendo di averlo fatto
soffrire. Non
era un doppiogiochista.
- Non lo so. - Rispose
Jo alla fine.
Blaine la sciolse
dall'abbraccio e le mise i capelli dietro le orecchie con un dolce
sorriso.
-
Riuscirò a dirglielo, Jo. Te lo prometto. Glielo
dirò e non dovremo più limitarci a un abbraccio nell'aula di canto
quando non c'è nessuno. -
- Me lo prometti? -
- Te lo giuro. Dammi
solo un po' di tempo. -
Jo lo
guardò ancora per un momento nei suoi bellissimi occhi
castani e sorrise, annuendo. Blaine le prese il viso tra le
mani e la baciò di nuovo. Jo si lasciò
trasportare da quel bacio dolcissimo e intenso sapendo
che, stavolta, era perfettamente consapevole di cosa stava succedendo.
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Capitolo 20 *** Venti - le regionali ***
gleefanfic
venti
mercoledì
pomeriggio, liceo McKinley
I giorni
erano passati in fretta e le regionali erano alle porte.
La
scaletta era pronta, i ragazzi del Glee decisamente meno: Artie e
Kailey non si parlavano da quasi due settimane, evitandosi ogni volta
che potevano e ignorandosi quando erano costretti a dividere la stessa
stanza.
Kailey aveva perfino ripreso a sedersi in ultima fila durante
le lezioni di informatica, per poterlo evitare meglio.
Avrebbe
voluto fare pace, da un parte, ma il suo orgoglio la tratteneva: amava
la musica che ascoltava e non sopportava chi la tacciava di essere una
ragazzina. In più detestava cordialmente i cantanti
preferiti di Artie:
non aveva nessuna intenzione di sottomettersi ai suoi gusti discutibili.
Kailey
era a lezione di spagnolo e il golfino azzurro e verde di Rachel,
seduta
come al solito vicino a lei, era così chiassoso che le
impediva di
seguire al cento per cento il discorso sui verbi ausiliari che il
professor Schuester stava tenendo alla lavagna. Il suono del cellulare
che riceveva un messaggio distolse definitivamente la sua attenzione
dal quaderno. Era Artie:
“Appena
finisce la lezione vieni in auditorium.”
Kailey
avvampò, sperando che il professore non lo notasse: nella
coniugazione
del verbo essere non c'era niente di così scabroso da
giustificare le
sue guance rosse.
Quando
la campanella annunciò trillando la fine della lezione,
Kailey mise le
sue cose alla rinfusa nella tracolla e fece per schizzare fuori
dall'aula di spagnolo.
- Kailey? -
Suo
malgrado, la voce del professor Schuester la trattenne nell'aula. Si
voltò lentamente, sperando che non notasse la sua
impazienza. O forse
aveva notato che non era stata attenta un momento? Sperava proprio che
non avrebbe subito una bella ramanzina, altrimenti Artie avrebbe
pensato che non lo voleva vedere...
-
Non mi hai lasciato sulla cattedra il tuo compito. - Disse il
professore con un sorriso, indicando la pila di fogli protocollo posata
davanti a lui.
- Oh, è
vero. Mi scusi. Sono un po'... -
- Distratta?
Sì, me ne sono accorto. Tutto a posto? -
Kailey
rovistò nella borsa, tirò fuori il compito e lo
posò sugli altri.
- Tutto a posto,
certo. - Disse prima di uscire.
Una
volta sicura di essere uscita dalla visuale del professore,
spiccò la
corsa. Era arrabbiata, sì, ma se Artie si voleva scusare
avrebbe
accolto le sue scuse a braccia aperte, si sarebbe scusata anche lei e
sarebbe tornato tutto come prima. Aprì piano la porta
dell'auditorium e
vide Artie, fermo sul palco con la jazz band alle spalle.
- Kailey? -
- Sono qui. -
- Vieni più
vicino? -
Kailey scese le scale
e salì sul palco.
- Volevi parlarmi? -
- Volevo cantare per
te. - Disse Artie, facendole cenno di sedersi in prima fila.
- Ti ascolto. - disse
Kailey, lasciando cadere le sue cose sul palco e sedendosi a gambe
incrociate sul proscenio.
Artie
si voltò e fece un cenno alla jazz band alle sue spalle. Un
accordo
riempì l'auditorium, poi la voce calda del ragazzo si
unì alla musica
By the way
didn't I break your heart?
Please
excuse me, I never meant to break your heart
So
sorry, I never meant to break your heart
But
you broke mine
Com'erano
vere, quelle parole. In una storia d'amore non esistono vincitori o
vinti: si perde e si vince insieme, sempre, senza eccezioni. Avevano
litigato, è vero, ferendosi a vicenda.. Ma non è quello,
ciò che cementa una coppia? L'andare avanti nonostante le
difficoltà?
Kailey sorrise,
sperando che Artie notasse che non era più arrabbiata con
lui.
Kayleigh,
is it too late to say I'm sorry?
And
Kayleigh, could we get it together again?
Kailey era rimasta
letteralmente a bocca aperta. Quando la canzone finì, Artie
le
si avvicinò con un timido sorriso disegnato sulle labbra.
- Ma... l'hai scritta
tu? -
- No, è una
vecchia canzone dei Marillion, ma quando l'ho sentita ho pensato subito
a te. -
- È una
canzone bellissima. -
- Ho una cosa per te.
- Disse Artie, scivolando sulla sedia a rotelle dietro le quinte.
Un
momento dopo Kailey, attonita, si era vista scivolare tra le mani una
cartelletta di cartone con su scritto solo "Kailey" con un indelebile
dorato.
La ragazza guardava la
cartelletta senza capire.
- È
difficile vedere quello che ti ho preso, se non la apri. - Disse Artie.
Riscuotendosi,
Kailey aprì il lembo di cartone con su il suo nome: la
cartelletta
conteneva una bellissima stampa. Disegnata nell'inconfondibile stile
Disney, ritraeva una bellissima fata rannicchiata su sé
stessa: si
abbracciava le ginocchia e aveva il capo chinato rivolto verso lo
spettatore. Indossava un lungo abito verde chiaro, leggero, che le
sfiorava i piedi. Sulla sua schiena luccicavano delle ali argentate,
leggere e trasparenti, che brillavano come la rosa d'argento che le
raccoglieva i capelli, facendoli scivolare sulla schiena in
una coda di
lucenti riccioli color tramonto. Era seduta sul polline di una grande
margherita dai petali rosa e mille altre margherite dai colori pastello
riempivano lo sfondo dietro di lei.
-
L'ho visto l'altro ieri su un sito e ho chiesto all'autore se potevo
avere una copia dell'originale: ti somiglia da morire. -
- È
bellissima. -
- È come
sei tu. - Disse Artie con un sorriso.
Kailey
avvampò e ricambiò il sorriso, sapendo di essere
in tremendo imbarazzo e nello stesso tempo molto lusingata.
- Allora, Kailey?
È troppo tardi per dire mi dispiace? Possiamo tornare
insieme? -
Kailey si mise in
piedi e poi si chinò su Artie, posando le mani sui braccioli
della sua sedia.
-
Siamo già tornati insieme. Anzi, non ci siamo mai lasciati.
- disse in
un sussurro, chiudendo gli occhi per posare un bacio sulla bocca di
Artie.
La
pioggia batteva sui tetti e sulle strade di Lima, in quella domenica di
metà febbraio.
Le
Nuove Direzioni al completo erano ferme nel camerino dell'auditorium in
cui si teneva la competizione regionale dei gruppi di canto
coreografato. Le due squadre che dovevano affrontare erano decisamente
brave e avevano letteralmente riempito la sala con i loro sostenitori.
Finn era
seduto su una poltrona e guardava Rachel scaldare la voce facendo le
scale
assieme a Mercedes e Kurt. Era seduta vicino alla finestra
avvolta nella sua sciarpa rosa: da quando erano arrivati non aveva
fatto altro che ripetere che tenere la gola al caldo
aiutava la voce.
- C'è
qualcosa che non va? - Domandò Kailey con dolcezza,
vedendolo pensieroso.
- Rachel mi evita da
stamattina. - Rispose Finn cupamente. - Ed è strana. -
- Sarà solo
agitata per l'esibizione. -
- Tu dici? -
-
Oppure si sta solo dando un po' di arie da primadonna. -
Bofonchiò
Santana, seduta vicino a lui con le lunghe gambe snelle allungate.
Brittany era seduta sul bracciolo al suo fianco e
sembrava persa come al solito nei suoi pensieri.
Kailey posò
una mano sulla spalla del quarterback e si alzò,
avvicinandosi a Jo e lasciando Finn solo con i suoi cupi pensieri.
- Emozionata? - Le
domandò.
-
Non più di tanto. Devo stare in terza fila e ondeggiare a
tempo, niente
a che vedere con quando ho cantato davanti a tutti al Glee. -
La
sua esibizione con voce e pianoforte era passata alla storia, tanto che
il professore aveva tentato di metterla nei numeri delle regionali. Jo teneva alla propria salute
- Rachel l'avrebbe uccisa - e non se la
sentiva proprio di cantare e suonare una cosa così personale
davanti a tutti, perciò aveva rifiutato.
L'assolo
iniziale se l'era aggiudicato Rachel, dopo aver letteralmente assillato
il professor Schuester con continue proposte: per disperazione il
professor Schuester le aveva detto che sì, avrebbe cantato
lei la ballad
iniziale e che sì, poteva anche sceglierla da sola. Bastava
che lo lasciasse
respirare, di tanto in tanto.
Finn
non era stato affatto dispiaciuto di non dividere la scena con la sua
ragazza: la coach Beiste li stava mettendo decisamente sotto pressione
data l'imminente riapertura della stagione di football e non aveva il
tempo nemmeno per vederla, figurarsi per provare un duetto.
Mentre Kailey si dirigeva verso Artie, Jo scoccò
uno sguardo complice a Blaine, appoggiato a una specchiera all'altro
capo della sala: le piaceva
quell'intesa fatti di sguardi e di sorrisi, le ricordava che Blaine
teneva a lei e le voleva veramente bene.
Negli
ultimi tempi era anche meno affettuoso con Kurt, forse lo stava
preparando alla notizia del suo "cambiamento di vedute"... tanto che
Kurt si lamentava spesso con lei e Mercedes:
-
Non usciamo più da soli da due settimane! Ci sono sempre i
suoi amici
usignoli, oppure Celine Dion e Bryan Adams. - diceva, riferendosi a
Rachel e Finn. - Dice che è più bello fare le
cose con gli amici, ma io
voglio stare un po' da solo con lui! -
Blaine
le si avvicinò e le posò una mano sul braccio. Un
gesto completamente
innocente, ma che fece passare una scarica elettrica nel braccio di Jo.
- Emozionata? -
-
Anche tu? Ma cosa c'è, per caso ho scritto in fronte "ho le
ginocchia
che tremano, per fortuna oggi porto la gonna e non si nota troppo"? -
disse Jo ridendo.
Blaine rise con lei e
le strinse affettuosamente il braccio.
-
Certo che è strano vederti vestita da signorina. - Disse,
accennando al
semplice abito blu con cintura e ballerine rosse che tutte le ragazze
portavano.
- Tanto quanto
è strano non vederti con i tuoi papillon orrendi, Anderson. -
- Touchè. -
Disse Blaine ridacchiando, sistemando la cravatta rossa sulla camicia
blu.
- Ragazzi, tocca a
noi. - Disse il professor Schuester entrando in sala.
Portava
uno dei suoi gilet marroni sulla camicia bianca ed era accompagnato da
una elegantissima Emma Pillsbury in abito di taffetà color
panna.
-
State tranquilli, rilassatevi e date il meglio di voi come sempre.
Faremo un figurone. - Disse incoraggiante. - Tutti bene? Rachel, tutto
a posto? -
-
Certo, professor Schue. Non vedo l'ora di cominciare. - Disse Rachel,
abbandonando la sciarpa sulla sedia e ravviandosi la frangetta bruna
con un dito.
- Perfetto. Si va in
scena! -
Un
momento prima che si aprisse il sipario, Kailey ebbe un deja-vu:
l'ansia che stava provando era la stessa che aveva provato mesi prima,
in un freddo pomeriggio di fine autunno, quando aveva dovuto cantare
con il resto del gruppo per le provinciali. Ricordava l'ansia tremenda
che l'aveva stretto lo stomaco per l'intero pomeriggio prima
dell'entrata in
scena, ricordava il cielo azzurro e il sole dorato sopra i pini
dell'auditorium, la musica classica, il valzer dei fiori e gli occhi
verdi del ragazzo che l'aveva presa tra le braccia e l'aveva fatta
ballare.
Nessuno
sapeva di quell'episodio, nemmeno Artie e Jo. Ogni
volta che ci ripensava le sembrava un sogno, uno di quelli impossibili
che vengono archiviati subito dopo averli fatti, perchè
tanto non
potranno mai essere veri. Da allora, però, di tanto in tanto
ascoltava
il valzer dei fiori e lo ballava da sola, in camera, sentendosi molto
sciocca e molto felice. Chissà se avrebbe mai rivisto
quell'affascinante ballerino.
Il
rumore del sipario che si apriva e la musica che iniziava riportarono
Kailey alla realtà, facendola come sempre volare alto,
altissimo, come le capitava sempre quando i riflettori la accecavano e
il suo cuore batteva allo stesso ritmo della canzone che stava cantando.
La
voce chiara e argentina di Rachel riempì la sala un attimo
dopo e Kailey pensò che sì, Mercedes era
una cantante eccezionale... ma la voce
di Rachel non aveva eguali.
I feel
closer to the clouds
I'm
touching all the highest leaves
on
top of the trees
It's
my desire's release
L'auditorium
sembrava in preda a un incantesimo.
Non volava una mosca, sembrava che
perfino l'aria avesse smesso di riempire la sala: Rachel aveva
incantato tutti.
La
musica sfumò e le note di Run Away di Avril Lavigne
esplosero dagli
altoparlanti. La band alle loro spalle diede prova del suo
talento con
i bassi e le chitarre, tanto che qualcuno, tra il pubblico,
iniziò ad
alzarsi in piedi. Kailey incrociò lo sguardo di Mercedes e
la vide
raggiante: sebbene fosse rimasta piuttosto male davanti alla scelta
delle canzoni si era appena resa conto che avevano fatto centro, ancora
una volta.
I just
wanna scream and lose control
Throw
my hands up and let it go
Forget
about everything and run away, yeah
La
musica era veramente trascinante e Kailey piroettò attorno
ad Artie per
poi fermarsi accanto a lui all'estremità destra della fila.
Vide Rachel
e Finn, al centro, tenere il tempo e scambiarsi uno sguardo mentre
si appoggiavano
l'uno all'altra sul finale della canzone. Finn non sorrideva.
"Ma che diavolo sta
succedendo?"
Il tempo di un
pensiero, poi la musica mutò ancora e Live Out Loud
chiuse l'esibizione.
Wake the
neighbors, get the word out
Come
on, crank up the music, climb a mountain and shout
This
is life we've been given, made to be lived out
Come
nel migliore spettacolo di Broadway, le Nuove Direzioni rimasero
immobili, a testa china, assorbendo ogni singolo applauso che il
pubblico stava riversando
su di loro: era musica per le loro orecchie, il degno coronamento di
due mesi di impegno, fatica, prove e borbottii di Rachel su quanto
fossero mediocri il loro impegno e la loro preparazione.
Il
sipario stava ancora ondeggiando davanti a loro, chiuso da meno di un
istante, quando Kailey sollevò la testa per sorridere ad
Artie.
In quel momento un
tonfo attirò l'attenzione di tutti facendoli voltare
verso il centro del palco, dove Rachel era stesa, priva di sensi.
|
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Capitolo 21 *** Ventuno ***
gleefanfic
ventuno
più
tardi, nei camerini del teatro
Quando
Rachel rinvenne, si
ritrovò letteralmente accerchiata dal resto del gruppo.
Dodici paia di
occhi la fissavano, chi agitato e chi sollevato... e qualcuno veramente
furente.
Finn
l'aveva trasportata in camerino in braccio, preoccupato e arrabbiato al
tempo stesso. Gli era bastato sfiorarla per capire che la sua sciocca
ed egocentrica ragazza aveva la febbre alta.
- Che è
successo? - Domandò in un sussurro, cercando di mettersi
seduta.
- Sei svenuta! -
Esclamò Kurt. - In mezzo al palco! -
- Ma... ma
l'esibizione era finita, no? Il sipario... si era chiuso. -
- Non me ne frega
un... niente del sipario! - Sbottò Finn.
Quando
si era accorto che Rachel stava bene, la parte arrabbiata aveva avuto
la meglio su quella preoccupata e ora era sul punto di esplodere.
- Finn... -
Tentò di calmarlo Kurt, ricevendo
solamente un'occhiataccia.
- Sto bene. - Disse
Rachel stancamente.
-
Non stai bene, e sei una maledetta egoista! - Gridò Finn. -
Pur di
salire su quel palco e ottenere l'attenzione di un migliaio di ottusi
abitanti dell'Ohio hai fatto
finta di
stare bene. -
- L'ho fatto per voi! -
- Per noi? -
- Senza di me non
potevate vincere! -
- Non ci chiamiamo
Rachel Berry Club, gnomo. È ora che lo impari. -
Sbottò Santana.
-
Tu l'hai fatto solo perchè volevi cantare il tuo assolo di
apertura!
Non riuscivi a sopportare l'idea che Mercedes, Kurt, Santana o chiunque
altro lo facesse al posto tuo, ecco perchè non hai detto che
stavi
male, stamattina! E se fossi svenuta durante il tuo preziosissimo
assolo? Che figura avremmo fatto? Avremmo perso le regionali solo per
colpa tua, altro che "senza di me non potevate vincere"! -
Replicò Finn.
Sembrava
letteralmente fuori dai gangheri, e vederlo furioso era così
strano che
perfino Puck lo guardava con aria esterrefatta e non aveva il coraggio
di intervenire.
Il
resto del Glee club non aveva idea di cosa dire o fare per ammorbidire
la situazione: l'arrivo del professor Schuester, avvertito da Mike, fu
a dir poco provvidenziale.
- Rachel, ti senti
bene? - Domandò preoccupato.
- Non lo vede,
professor Schue? Una favola. - Rispose Finn, polemico.
- Ascoltate, ragazzi,
non possiamo stare tutti qui. In sala vi aspettano per annunciare il
vincitore: dobbiamo presenziare. -
Rachel si
aggrappò al bracciolo della poltrona per alzarsi.
- No, tu no. - Disse
il professore. - Resta qui. -
- Non possiamo
lasciarla da sola. - Disse Mercedes.
- Posso venire. Sto
bene. - Tentò Rachel.
- Kailey? - Intervenne
Jo.
Sapeva
che la sua migliore amica detestava l'ansia del momento della
premiazione e sapeva anche che in quel momento era l'unica che sarebbe
rimasta con Rachel senza farla sentire un verme. Kailey, come previsto,
annuì sorridendo.
- Resto io volentieri.
-
Finn
gettò un'occhiata gelida a Rachel e uscì dietro
al resto del Glee club,
lasciando Rachel e Kailey nel camerino deserto e silenzioso. Rachel si
distese di nuovo sul divanetto, chiudendo gli occhi.
- Potevi dire che non
ti sentivi bene. -
- Avevo un pezzo da
cantare. Nemmeno in punto di morte sarei rimasta a casa. -
-
Ci credo. - Sentenziò Kailey. - Devo ammettere che
con una febbre così
alta non sarei nemmeno riuscita a scendere dal letto. Altro che cantare
davanti a una platea piena con la tua freddezza e la tua precisione. Ti
ammiro, davvero. -
Rachel
sospirò.
-
Sei gentile, ma la verità è che Finn ha ragione:
sono un'egoista. Non
avrei ceduto il mio posto a nessuno, anche se sapevo che potevo
rovinare tutto a tutti. -
Un
boato arrivò dalla sala e Rachel e Kailey si scambiarono
un'occhiata
spaventata. Rachel si passò le mani gelide sulla fronte che
scottava e
poi le intrecciò tra loro.
- Spero solo che sia
andato tutto bene. -
La
porta si spalancò un minuto dopo: il primo che
entrò nel camerino fu
Kurt, con il viso rigato dalle lacrime. Dietro di lui veniva Blaine,
con un'espressione affranta sul bel viso.
- Kurt, io... -
- Stai lontano da me!
- Gridò Kurt voltandosi verso di lui.
Corse
in bagno singhiozzando rumorosamente e sbattendosi la porta alle
spalle. Kailey e Rachel guardavano le Nuove Direzioni, ferme al di
là
della porta, con aria interrogativa. Blaine sospirò e si
avviò verso il
bagno, cercando di far ragionare un Kurt decisamente sconvolto.
Lentamente entrarono tutti, in silenzio. Quando entrò Jo,
Kailey capì
cos'era successo dall'espressione dipinta sul volto della sua migliore
amica: Kurt aveva capito cosa c'era tra lei e Blaine.
- Allora? -
Domandò Kailey.
- Abbiamo vinto. -
Disse Artie con molto poco entusiasmo.
- E... -
- E quando hanno detto
il nostro nome Blaine si è voltato e ha stampato un bacio
sulla bocca di Jo - Disse Puck.
- Davanti a tutti? -
- Davanti a tutti. -
- Accidenti. -
- Maledizione,
è questa la parola giusta. Maledizione. -
Borbottò Jo, sedendosi sul bracciolo della poltroncina di
Kailey.
Il
presentatore non aveva ancora finito di sputacchiare nel microfono per
fare loro i complimenti, quando si era sentita stringere le spalle in
un abbraccio e aveva sentito la bocca di Blaine sulla propria.
All'inizio era stato come al solito: la sensazione che il resto del
mondo sparisse... poi le urla e gli abbracci del resto del gruppo
l'avevano riportata con i piedi per terra.
La prima cosa che
aveva visto erano stati gli occhi belli di Blaine guardarla con un
sorriso.
La seconda quelli
azzurri di Kurt riempirsi di lacrime.
- Come diavolo ti
è venuto in mente? - Gridò Jo quando Blaine
tornò verso di loro.
Di Kurt nessuna
traccia, probabilmente era ancora chiuso in qualche gabinetto a dar
fondo a tutta la sua disperazione.
- Non lo so, Jo, te lo
giuro. Ero solo... felice. - Disse Blaine.
- Con tutte le
reazioni che potevi avere dovevi proprio baciarmi davanti a tutti? -
- Cioè voi
vi eravate già baciati? - Si intromise Mercedes.
- N-non abbiamo detto
questo. - Tentò Jo.
-
Il fatto che tu non sia sconvolta dal fatto che ti ha baciata, ma solo
dal fatto che è stato davanti a tutti ti tradisce, sai? -
Disse Santana
con un sorrisetto.
- Da quanto va avanti?
- Disse Mercedes.
- Da mai! -
Esclamò Jo.
Blaine
non rispose, ma guardò prima Jo e poi Mercedes con uno
sguardo talmente
eloquente che se avesse detto "dal primo istante che l'ho vista"
sarebbe stato più sibillino. La sua innocenza era
così disarmante che
impedì qualunque commento maligno ai presenti.
- Vado a tirare fuori
Kurt da lì. - Borbottò Mercedes, avviandosi verso
il bagno.
Kailey
si precipitò verso la sua migliore amica e le
gettò le braccia al
collo, ma la ragazza ricambiò l'abbraccio senza trasporto.
Era successo
quello che aveva sempre temuto: aveva spezzato il cuore del miglior
cantante del Glee club. Si sentiva veramente a terra.
Rachel,
seduta sulla sua poltrona con le mani tremanti e un cerchio alla testa,
pareva aver capito solo la metà di quello che era successo e
guardava
tutti con aria confusa.
Qualcuno
le posò una giacca sulle spalle, strappandole un sorriso di
ringraziamento. Finn era appoggiato allo schienale della sua poltrona e
la guardava senza dire niente.
- Oh, avanti, cosa
sono questi musi lunghi? Abbiamo un posto alle nazionali! -
Tentò Tina.
Jo la
fulminò con lo sguardo, azzittendola all'istante.
Il
viaggio di ritorno fu estremamente silenzioso. Dai racconti di Kurt
anche quando erano tornati a casa dopo aver perso le nazionali non era
volata una mosca, ma Kailey sperava che non ci fosse stata quella
terribile aria opprimente che impediva a tutti di parlare. Era seduta
vicino a Jo, la quale non apriva bocca da quando erano usciti
dall'auditorium. Jo guardava il trofeo, posato sul sedile
dall'altra
parte del corridoio dell'autobus, e poi guardava Kurt, seduto vicino a
Mercedes con gli occhi lucidi. Di tanto in tanto tirava su col naso, ma
dalla sua espressione si capiva che non era sofferente: era arrabbiato
e deluso.
Blaine era seduto
vicino ad Artie, dalla parte diametralmente opposta dell'autobus.
Santana
e Brittany sembravano le uniche che non soffrivano dell'aria opprimente
del mezzo: si erano appisolate l'una sulla spalla dell'altra, mano
nella mano come spesso venivano beccate in giro.
Finn
e Rachel, seduti davanti assieme al professor Schuester e alla
signorina Pillsbury, non si parlavano ancora, anche se Rachel aveva
ancora sulle spalle la giacca di Finn.
Kailey
sospirò.
- Mi dispiace tanto,
Jo. - Sussurrò.
- Non ti dispiacere.
Sono io quella che ha combinato tutto questo casino. Avrei dovuto
immaginarlo. - Mormorò Jo in risposta.
Si
stava rosicchiando un'unghia, lei che non l'aveva mai fatto nella sua
vita. Era Kailey quella timorosa, quella spaventata, quella da
consolare.
Da quando erano nel
Glee club, però, le parti si erano invertite più
di una volta.
In
un sussurro le raccontò per filo e per segno della
discussione avuta
con Blaine nell'aula di canto, discussione che Kailey conosceva solo
per sommi capi.
- Quindi, adesso...
potrete stare insieme? -
- Temo proprio di no. -
- Come no? Lui non sta
più con Kurt! -
-
Ma non credo che voglia passeggiare mano nella mano con me
già da
domani, Key. Vorrà di sicuro un po' di tempo da solo, per
capire. -
- Capire cosa? L'amore
non è una cosa che si può capire! -
- Amore. Parola
grossa. A me Blaine piace, fine della storia. -
- Stai dicendo una
bugia e lo sai. -
- Se lo dici tu. -
Kailey
la guardò con aria di disapprovazione e Jo tornò
a evitare il suo
sguardo, stringendo forte le mani l'una contro l'altra. La mano di
Kailey si insinuò tra le sue e sentì la sua amica
stringerle forte.
- Si
aggiusterà tutto. - Disse in un sussurro.
Era
mercoledì sera e il Bel
Grissino era praticamente vuoto: Artie e Kailey erano seduti ad un
tavolino in un angolo assieme a Finn e Rachel.
I
due leader del Glee club erano tornati a filare d'amore e d'accordo:
Finn aveva accompagnato a casa Rachel, la sera delle regionali e aveva
scoperto che Hiram e Leroy Berry erano fuori città. Per
quanto fosse
tremendamente arrabbiato, non l'avrebbe lasciata a casa da sola con
quaranta di febbre. Così si era addormentato con lei sul
divano,
facendole compagnia per tutta la notte. Rachel era Rachel, e lui la
amava con tutto il cuore.
Davanti a loro c'era
la torta al cioccolato a forma di cuore fatta da Carole per l'occasione.
- Un San Valentino in
ritardo è pur sempre San Valentino, no? - Aveva detto Finn,
mettendola in tavola.
Erano
passati quasi dieci giorni dal 14 febbraio, ma tra litigate e prove
né
Artie né Finn erano riusciti a festeggiarlo con le loro
ragazze, così
avevano organizzato quella uscita a quattro al ristorante
più famoso di
Lima. Rachel e Kailey erano rimaste molto sorprese dall'iniziativa
romantica dei due ragazzi, ma se Kailey era terribilmente a disagio e
imbarazzata, Rachel sembrava come sempre perfettamente padrona della
situazione.
Stava
raccontando del concorso di canto che aveva vinto a quattro anni quando
all'improvviso una voce attirò l'attenzione di tutti.
- Finn? Finn Hudson! -
Gridò un ragazzo.
Finn
si voltò da una parte e dall'altra, incrociando poi lo
sguardo di un
ragazzo in t-shirt bianca, giubbino di jeans e pantaloni blu. Finn si
alzò per guardarlo meglio, ma sembrava non riconoscerlo.
-
Non ti ricordi di me? La casa sull'albero, mia sorella che piangeva
perchè non la facevamo mai salire... - Disse il ragazzo,
avvicinandosi.
- Ma certo! Jamie
Woods! -
Finn
si alzò e abbracciò il ragazzo come si abbraccia
un fratello che non si
vede da tanto tempo. Finn si voltò e presentò il
giovane al resto dei
presenti.
-
Ragazzi, lui è Jamie, abbiamo giocato insieme per anni, da
bambini.
Jamie, loro sono Artie e Kailey... e lei è la mia ragazza,
Rachel. -
Disse con un sorriso che tradiva il suo amore per lei.
Rachel
gli tese la mano con uno dei suoi smaglianti sorrisi, Artie lo
salutò
con un cenno cortese del capo e Kailey non trovò un momento
migliore
per far cadere il tovagliolo a terra.
Aveva
riconosciuto gli occhi di quel ragazzo nello stesso momento in cui lui
aveva attirato l'attenzione di Finn: occhi verdi, capelli color miele e
sorriso dolcissimo.
Jamie Woods era lo
stesso ragazzo con cui aveva ballato il Valzer dei Fiori.
In
quel momento diverse stranezze conquistarono un senso: la stampa che
Artie le aveva regalato, quella con la fata dai capelli rossi, si
chiamava il Valzer dei Fiori ed era firmata dall'elfo dei boschi.
Wood's elf. Woods, Jamie Woods. Eco perchè quella fata le
somigliava
tanto! Perchè non le somigliava: era proprio lei!
Sentì le
guance incandescenti nel buio sotto il tavolo.
- Kailey? -
Domandò Artie, affacciandosi. - Ti senti bene? -
- S-sì.
Be-benissimo. -
Si
rimise diritta, senza nemmeno recuperare il tovagliolo e tese la mano a
Jamie, che le strinse la mano con un sorriso adorabile.
- Piacere di
conoscerti. -
- P-piacere mio. -
- Non balbetta. Non di
solito, almeno. - Disse Artie ridendo.
- Ah davvero? -
Il
sorriso di Jamie e i suoi occhi incredibilmente verdi mandavano
così in
confusione i poveri neuroni di Kailey che la ragazza non
riuscì a
rispondere nulla.
- Sei qui da solo? -
Domandò Rachel.
- I miei amici mi
hanno dato buca. - Disse Jamie stringendosi nelle spalle.
- Perché
non ti fermi con noi? - Chiese Finn.
"Oh no. No, no, ti
prego." Pensò Kailey.
- Mi sembra di essere
di troppo. -
"Grazie al Cielo."
- No, resta pure. -
Disse Artie.
- E poi non ci vediamo
da dieci anni, vuoi andare via così? - Replicò
Finn.
- C'è una
fetta di torta avanzata. - Replicò Rachel, spingendo la
torta verso di lui.
Jamie
scoccò un sorriso imbarazzato a tutti e poi si sedette
accanto ad Artie.
- Accetto volentieri
un po' di compagnia. - Disse con gentilezza.
"Dannazione."
Jamie
era un ragazzo loquace e spiritoso ed era divertente stare in sua
compagnia. Perfino Kailey, timida e imbarazzata come non era mai stata,
si sorprese a ridere alle sue battute.
Lui
e Finn erano cresciuti insieme: le loro case confinavano e un grosso
pero divideva i due giardini. Avevano costruito una casetta sull'albero
e la usavano per i loro giochi, escludendo la sorella gemella di Jamie,
Jane, la quale correva a piagnucolare dalla mamma tutte le volte. Poi
la famiglia di Jamie si era trasferita e Finn pensava che non l'avrebbe
mai più rivisto.
- Sei qui da tanto? -
- Settembre. Purtroppo
però sono iscritto in una scuola fuori città che
mi impegna per la maggior parte del tempo. -
Il
telefono di Jamie suonò, interrompendo la discussione, e il
ragazzo
guardò il display aggrottando la fronte, con un'aria
vagamente
preoccupata.
- Devo scappare.
Quanto vi devo per la torta? -
- Niente, offriamo
noi. -
-
Grazie... e grazie della serata. Sono felice di averti rivisto, Finn.
Piacere di averti conosciuto, Artie. Rachel, Kailey: è stato
incantevole conoscervi. -
Sorrise
alle due ragazze, posando i suoi occhi color smeraldo in quelli di
Kailey per un solo momento di più, un momento sufficiente a
farla
arrossire.
- Ehi, aspetta, Jamie!
Non puoi sparire di nuovo! - Protestò Finn.
- Ci vedremo di sicuro
in giro. A presto. -
Con un ultimo sorriso,
si confuse tra la folla e sparì.
- Che tipo! -
Esclamò Artie.
Kailey
annuì, ancora senza parole.
"È stato
incantevole conoscervi."
Ripeté
nella sua mente, lasciandosi avvolgere dalla bellezza di quella parola.
Incantevole. Chi più usava quel termine, nel ventunesimo
secolo?
|
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Capitolo 22 *** Ventidue ***
gleefanfic
ventidue
lunedì
mattina, corridoi del McKinley
Il
lunedì mattina, il McKinley
era sonnacchioso quanto i suoi studenti: le cheerleader sculettavano di
meno, i giocatori di football andavano in giro con un'aria
più tonta e
addormentata del solito e lo studente medio aveva troppo sonno per
chiacchierare nei corridoi. Kailey non era da meno: guardava l'interno
del suo armadietto senza vederlo, con gli occhi vacui di chi non aveva
dormito granché.
- Buongiorno! -
Trillò Jo comparendo alle sue spalle.
Kailey fece un
sobbalzo tale che il suo zaino sbattè contro l'antina di
metallo ancora aperta facendo un fracasso infernale.
- Jo! - La
rimproverò Kailey, vedendola ridere di gusto.
- Scusami, stavi
dormendo nell'armadietto e non ho resistito. -
- Passato un buon
weekend? -
Kailey
annuì.
- Notte di fuoco tra
te e Artie, sabato sera? - Le domandò ammiccante.
Kailey la
guardò senza capire.
-
Key, quando sei addormentata sei più silenziosa del solito,
il che è
tutto dire! Ti ho chiesto se tu e Artie avete fatto faville, dopo la
festicciola di San Valentino. -
- Ah, quello. No,
niente. Finn ha accompagnato a casa prima me e poi lui. Niente di che. -
- Uff, mai un po' di
pepe nei tuoi racconti... -
-
Quella che ha qualcosa da raccontarmi sei tu. - Disse Kailey, chiudendo
l'armadietto con un botto e scoccando un'occhiata incuriosita alla sua
migliore amica: era abbastanza sveglia da ricordarsi che lei e Blaine
avevano avuto una settimana per chiarire.
- Niente da segnalare,
capitano. - Disse Jo, mettendosi sull'attenti.
- Mi stai davvero
dicendo che non hai parlato né con Blaine né con
Kurt? -
- Abilmente evitati. -
-
Stai diventando un genio a sparire nelle ombre, allora. Non puoi
evitarli ancora, Jo, oggi pomeriggio abbiamo la riunione del Glee club!
-
-
Confido di ricevere una botta in testa per l'ora di pranzo. Oppure di
subire una improvvisa metamorfosi e perdere le sembianze di Jo Darren. -
- Non sei divertente. -
- Trovi? -
Kailey
le lanciò uno sguardo di disapprovazione e Jo
sospirò: non aveva la
minima voglia di parlare con Blaine e meno che mai di affrontare Kurt.
Il sopranista le sarebbe saltato addosso per prenderla a pugni,
l'ex-usignolo probabilmente le avrebbe sorriso e l'avrebbe mandata in
confusione, rendendola come al solito completamente accondiscendente.
Preferiva evitarli, punto e basta.
-
L'ultima volta che li hai evitati sei finita a cantare una canzone
davanti all'intero Glee club, vuoi fare lo stesso questa settimana? -
- Assolutamente no! -
- Allora forse
è il caso che ci parli. Oh, guarda chi arriva. Ciao, Ellie. -
Gabrielle le
superò come se fossero state invisibili.
- Hai dimenticato
l'educazione a casa, acciughina! - Le gridò dietro Jo.
Nel momento in cui si
voltò, una granita al mirtillo la travolse facendole
bruciare gli occhi.
- Modera i termini,
sfigata. - Sbottò una cheerleader dai lunghi capelli dorati.
Alle
sue spalle Alice e Serena ridevano divertite. Non appena si furono
allontanate, lasciando cadere molto platealmente il bicchiere vuoto sul
pavimento scivoloso, Kailey corse in aiuto di Jo aiutandola a ripulirsi
dalla granita.
-
Io le odio. Giuro che una di queste sere mi intrufolo in camera loro e
tingo i loro capelli di verde. Anzi li riempio di gomme da masticare. O
le rapo a zero, sarebbe una buona idea. -
- Fare i dispetti non
è mai una buona idea. -
Jo
sbuffò. Kailey era sempre la solita: quella di non fare i
dispetti era
una cosa che ripeteva sempre, annoiando terribilmente le altre quattro.
- Certo, mammina. -
Quel pomeriggio, Quando il professor Schuester
arrivò nell'aula di canto, si stupì nel vedere il
gruppo decimato.
Rachel era seduta come sempre in prima fila, con uno sgargiante vestito
giallo e azzurro e un paio di ballerine dorate che attiravano fin
troppo l'attenzione. Accanto a lei perfino Kailey, con la sua camicetta
di pizzo sangallo rosa con le maniche a sbuffo, sembrava sobria e
discreta. Oltre a loro due e a Jo - in jeans e t-shirt come sempre e
con la sua solita faccia: nonostante le sue speranze, non aveva subito
nessuna metamorfosi -
c'erano solo Tina, Mercedes e Blaine.
Jo
e Blaine si erano scambiati uno sguardo di una frazione di
secondo, tempo sufficiente ad entrambi per arrossire,
sorridere e
distogliere lo sguardo.
- Che è
successo? -
- Allenamenti delle
Cheerios e dei Titans. - Spiegò Rachel.
- E Kurt? -
- Lui credo che non
verrà per un po' di tempo. - Disse amaramente Blaine.
Il professore rimase
in silenzio per un momento, poi alzò gli occhi con rinnovata
energia.
- Bene, pochi ma
buoni, dunque. Dopo la vittoria alle regionali, meritatissima... -
- E sofferta. - Lo
interruppe Jo.
-
E sofferta, d'accordo, non possiamo mollare il colpo. In più
domenica
ho capito che avete un disperato bisogno di esprimervi. -
- Ripetiamo
l'esperimento di Madonna? - Domandò Mercedes illuminandosi.
- No, ho deciso di
proporvi una settimana basata sul country. - Disse il professore.
Se
si era aspettato urletti di gioia e sorrisi impazienti, si era
sbagliato di grosso: non ci fu un solo studente che non storse il naso.
- Country? -
-
Lo so che vi fa pensare a cappelli da cowboy e camicie a scacchi, mail
country è molto più di questo. È
musica melodica, orecchiabile, che
parla di storie di vita vera e vissuta: un modo come un altro per
parlare di sé stessi con la musica. -
- Io non mi metto in
stivaloni e camicia, sia chiaro. - Sbottò Mercedes.
- Mercedes ha
ragione... chi potrebbe sentirsi rappresentato da una musica
così ridicola? - Intervenne Tina
- Il country non
è ridicolo, - rispose il professore. - E ve lo voglio
dimostrare. -
Baby, I've
been waiting all my life to find you
Always
been one step behind you
Your
love, babe, I've been waiting
All
my life
Quella
canzone non era affatto male: era semplice e orecchiabile, piacevole da
ascoltare e molto vera, dolce e romantica... e poi il professor
Schuester aveva un indubbio fascino, quando si esibiva per i suoi
studenti: tirava fuori quella passione e quell'amore per il suo
mestiere che aveva insegnato loro ad esprimere nella musica. Quando
il professore ebbe terminato la canzone, Kailey si sorprese a battere
vigorosamente le mani. Forse era l'unica a trovare particolarmente
interessante quel compito, ma anche Mercedes e Rachel non erano
più
così scettiche come prima.
-
Il compito per la settimana è questo: le ragazze dovranno
preparare un
pezzo di Taylor Swift, i ragazzi dei Rascal Flatts. Vi aspetto
lunedì
prossimo con le vostre esibizioni. -
-
Che cosa dobbiamo fare? -
- Te l'ho
già detto tre volte, Puck: dobbiamo cantare una canzone
country. - Rispose Jo.
Erano fermi in aula di
canto durante la ricreazione di metà mattina, in un tiepido
mercoledì di marzo.
- Vi prego, ditemi che
sta vaneggiando. - Replicò Finn.
-
No, non sta vaneggiando. - Rise Kailey. - È la pura e
sincera verità:
per lunedì il professor Schuester vuole una canzone country.
Voi maschi
dei Rascal Flatts e noi ragazze di Taylor Swift. -
- Cosa che non ti
disturba affatto, visto che la adori. - Disse Artie.
Kailey
annuì e sorrise allegramente.
-
Siamo sicuri che non ci sia una storia, tra Mr Gilet ed Anna dai
capelli rossi? Continua a proporre temi orrendi che piacciono solo a
loro due. - Propose Santana.
- Santana! -
Esclamò Artie.
-
No, sono seria. Prima le favole, poi questa tizia sconosciuta... Io
proprio non so come fate a sopportare questa musica atroce. -
Nessuno
si premurò di ricordarle che aveva presenziato alla festa di
Halloween
vestita da Pocahontas e poi si era anche esibita in Just across the
riverbend.
- Ad ogni modo,
è un compito assurdo. - Disse Puck, irritato. - E io non lo
faccio. -
- Nemmeno io. - Disse
Finn.
Aveva
una spalla slogata dopo la partita del weekend precedente e non aveva
nessuna voglia di ballare e cantare in pubblico. Rachel era seduta
vicino a lui e gli teneva con delicatezza una mano sulla spalla
dolorante, cercando di trasmettergli un po' di entusiasmo.
-
Siamo tutti d'accordo? Beh, andiamo dal professore e diciamogli che
boicottiamo la cosa. - Propose Santana, alzandosi in piedi.
- Dove vai? -
Domandò Jo quando la vide uscire.
- Affari miei. Ho una
vita, a differenza di voi. - Disse Santana, uscendo dall'aula.
- Boicottiamo davvero
il compito? - Disse Rachel, guardando gli altri.
- No. -
La
voce di Kurt fece trasalire tutti. Entrò nell'aula con la
tracolla appesa ad una spalla e la camicia color perla sotto il
cardigan
di rete nera. Ignorò Jo e Blaine, posando gli occhi su Finn
e Rachel.
-
L'anno prossimo dovremo fare quello che ci dicono, non potremo
permetterci di dire di no. Dovremo cantare canzoni che non ci
piacciono, fare cose in cui non brilliamo e recitare in ruoli in cui
non siamo a nostro agio... ma lo dovremo fare lo stesso. Il liceo
è
finito, è ora di abituarsi alla vita. -
I
suoi occhi saettarono un momento verso Blaine, per poi tornare,
inespressivi, su Rachel. Sapeva di aver toccato il tasto giusto, con
lei: la ragazza infatti si raddrizzò e guardò
tutti con il suo sguardo
deciso e luminoso.
- Kurt ha ragione. Non
possiamo fare solo quello che ci piace. -
- Ma quella musica fa
schifo! - Piagnucolò Mercedes.
-
Vorrà dire che troveremo un modo per farla diventare meno
orribile. -
Disse Blaine, positivo. - Faremo un numero tutti insieme, un numero con
i fiocchi. Rivaluteremo il country! E poi noi abbiamo già
interpretato
i Rascal Flatts, non sarà difficile! -
Blaine
scoccò un sorriso a Kurt, il quale lo ignorò con
una naturalezza che Jo
gli invidiò: quando era lei a dover ignorare Blaine, non ci
riusciva
mai in quel modo spontaneo.
- Sarai dei nostri,
Kurt? - Domandò Finn timidamente.
Il ragazzo rivolse il
suo sguardo azzurro verso il suo fratello acquisito e scosse la testa.
- Kurt... - Intervenne
Rachel.
- No. Non ancora. -
Disse Kurt, facendo un passo indietro.
Un momento dopo era
uscito dall'aula. Mercedes sospirò.
- Che possiamo fare? -
- Dargli tempo. -
Disse Finn, guardando la porta da cui Kurt era uscito, immerso nei
ricordi. - So come ci si sente. -
Più
tardi quel pomeriggio, mentre Jo e Kailey stavano tornando a casa in
macchina, Jo ascoltava critica ogni singola canzone di Taylor Swift che
la sua migliore amica aveva nell'Ipod.
-
Ma perchè ogni canzone di questa biondina parla di
nuvolette,
farfalline e principi azzurri? - Sbottò abbandonando l'Ipod
sul
cruscotto. - È proprio una cantante adatta a te,
coniglietto. -
-
Chiamami un'altra volta coniglietto davanti al resto del Glee e mi
trasformo in un coniglietto mannaro che ti stacca la testa. - Disse
Kailey con un sorrisetto.
- E questo
perchè... -
- Perché
Artie non fa altro che chiedermi perchè mi chiami
coniglietto! -
- Beh, che problema
c'è? - Disse Jo - Diglielo e basta! -
Kailey le
lanciò un'occhiata di sbieco e Jo scoppiò a
ridere.
- È una
storia divertente! -
- No, non lo
è. -
Jo stava cercando di
trattenersi, ma Kailey la conosceva troppo bene.
- E non ridere! -
Ma
un momento dopo si era contraddetta clamorosamente, unendosi alla
risata argentina che era sfuggita alle labbra della sua migliore amica.
Quella
del "coniglietto" era una storia che risaliva a circa tre anni prima,
quando Serena aveva dato una festa per i suoi sedici anni. Nell'invito,
arrivato anche a Kailey, c'era scritto espressamente di presentarsi in
completo elegante per i ragazzi e da coniglietta per le femmine. Nella
sua innocenza, Kailey aveva tirato fuori la tuta di peluche bianca e
rosa che usava quando portava i bambini della scuola materna a fare la
caccia alle uova il weekend di Pasqua. Un tutone completo di
copriscarpe, guanti in tinta e cuffietta bianca con le orecchie pelose.
Quando aveva suonato il campanello e Serena le aveva aperto in calze a
rete, body nero e
orecchie
da coniglietta coperte di strass rossi, in perfetto stile coniglietta
di Playboy, Kailey aveva capito di aver completamente travisato
l'invito; era corsa a casa senza nemmeno rispondere al saluto di Serena
e non era più uscita per il resto del weekend, sapendo che
tutta la
scuola stava ridendo alle sue spalle.
Quando
aveva raccontato la cosa a Jo - che aveva tredici anni e non era stata
invitata - la sua amica si era sbellicata dalle risate al punto da
farle passare vergogna, imbarazzo e voglia di piangere e strappandole
un sorriso. Da quel momento Jo la chiamava "coniglietto" ogni volta che
voleva ricordarle che era una ragazza sdolcinata, infantile e
tremendamente ingenua... e che lei le voleva bene nonostante quello. O
forse proprio per quello.
La
primavera era arrivata a
Lima quasi senza preavviso: l'aria era calda e fresca al tempo stesso,
gli alberi avevano rimesso fiori e foglie e finalmente giacche e
sciarpe erano riposte nella naftalina.
Quella
mattina Kailey aveva scelto una camicetta giallo chiaro che
testimoniava l'amore per quella splendida stagione, ma non solo: Kailey
si sentiva felice, leggera e luminosa, dato che la sera prima aveva
trovato una
canzone country perfetta per il compito di Schuester. Se solo avesse
avuto il coraggio di cantarla davanti a tutti! L'aveva ascoltata per
caso, mentre la riproduzione casuale del suo iPod faceva da sottofondo
alla sua doccia, e ne era rimasta colpita: non aveva mai fatto molta
attenzione alle parole di quella canzone, ma adesso avevano tutto un
altro significato.
Era ferma contro il muretto del liceo, con il sole mattutino che le
scaldava le guance, e aspettava il momento di entrare con le cuffiette
nelle orecchie. Con gli occhi chiusi, immaginava di mettere delle
immagini sulla canzone di Taylor Swift che avrebbe voluto cantare,
stupendosi ogni momento di più di quanto fosse perfetta per
la sua situazione:
il solito, vecchio ristorante con gli amici di sempre... e
all'improvviso compare lui. Jamie Woods, con i suoi occhi che
sapevano di averla già vista e la sua parlantina
intelligente e
spiritosa. I loro sguardi che si incrociavano ogni volta che si parlava
di danza, anche se Kailey cercava disperatamente di trattenersi dal
guardarlo e il
sorriso spontaneo che le si dipingeva sul viso quando pensava a quel
valzer che avevano condiviso.
This night
is sparkling, don't you let it go
I'm
wonderstruck, blushing all the way home
I'll
spend forever wondering if you knew
I
was enchanted to meet you
Aveva
passato la notte in bianco, dopo aver conosciuto Jamie: conoscerlo
l'aveva colpita in profondità che non sapeva nemmeno di
avere. Aveva
fantasticato tutta la notte su come sarebbe stato parlargli, chiedergli
perchè aveva ballato con lei e perchè l'aveva
ritratta come una
fata.... avrebbe voluto dirgli che anche per lei era stato incantevole
incontrarsi.
Quella mattina si era svegliata con Enchanted tra i
pensieri e l'idea fissa di volergli parlare ancora. Sapeva che dietro
il disegno della fata c'erano i contatti dell'autore, ma l'idea la
spaventava a morte. Cosa gli avrebbe detto? Sarebbe sembrata una
bambina, una liceale sciocca e infantile.
- Buongiorno, Kailey.
- Disse Artie, comparendole davanti con un sorriso.
Kailey
sobbalzò, arrossendo.
"Per
fortuna non può sentire i miei pensieri." Pensò
sollevata, chinandosi a
baciarlo a fior di labbra per augurargli il buongiorno.
Jo,
invece, era ancora nell'abisso dell'indecisione: aveva provato ad
ascoltare le canzoni della bionda cantante country pop con tutta la
buona volontà che Madre Natura le aveva consegnato, ma non
era riuscita
ad ottenere nessun risultato.
Stava andando in palestra, quando fu
attirata da una voce proveniente dall'auditorium. Socchiuse la porta
quel tanto che bastava per ficcanasare senza essere vista e vide Kurt
sul palco: portava una camicia di seta bianca con una ruche sul davanti
e stava cantando con la sua voce cristallina e perfetta.
The words that you whispered
For just us to know
You told me you loved
me
So why did you go away?
Cantava
per sé stesso, si vedeva: sembrava di vedere qualcuno che
rifletteva
davanti allo specchio. Kurt guardava fisso davanti a sé,
nella platea
deserta, con l'aria di chi sapeva di essere da solo. Jo rimase
incantata ad ascoltarlo,
dimenticando la lezione, la scuola e tutto il resto. Le parole di Kurt
e il suo modo triste di farle echeggiare nella sala l'avevano catturata.
So
I'll go sit on the floor
Wearing
your clothes
Never
thought we'd have a last kiss
Never
imagined we'd end like this
Kurt
si inginocchiò sul palco, raccogliendo le ginocchia in un
abbraccio e
Jo fece un passo avanti. La porta antipanico corse sui cardini e
sbatté, facendo trasalire sia la ragazza che il cantante sul
palco.
- Che cosa ci fai qui?
- Sbottò Kurt, ritrovando un contegno.
- S-scusami. Non sono
riuscita a stare fuori. - Disse Jo.
Kurt la
soppesò con lo sguardo, decidendo se voleva parlarle o no.
- È una
canzone meravigliosa. Ho sentito la versione originale, ma la tua era
così... - Iniziò Jo.
- Vera? -
Replicò Kurt.
- Sì. -
- Perché è vera.
Ogni singola parola di quella canzone è vera, per me. -
- Kurt, ascolta, io...
- Disse Jo, facendo un passo avanti.
Kurt
era stato il primo con cui aveva stretto amicizia, il primo del Glee a
farla sentire a suo agio. Erano così simili, loro due, anche
se
parevano l'uno l'opposto dell'altra... e a testimoniare la loro
somiglianza c'era il fatto che Blaine si era innamorato di entrambi.
Adesso si sentiva malissimo al pensiero di aver fatto soffrire un
ragazzo così speciale e ancora di più al pensiero
di essere innamorata
e ricambiata del ragazzo di cui lui era così invaghito.
Kurt
rimase immobile a guardarla per un lunghissimo momento, poi si
voltò,
prese le sue cose e uscì dall'auditorium senza dire nulla.
La porta che sbatteva
fece sussultare Jo con la stessa intensità di uno sparo.
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Capitolo 23 *** Ventitrè ***
gleefanfic
ventitrè
mercoledì
mattina, liceo McKinley
Jo era
seduta nell'aula di scienze col morale sotto i piedi: l'aveva fatta
proprio grossa.
- Ohi. -
La
voce di Blaine la fece trasalire.
I suoi dolcissimi occhi color miele
la guardavano con una tale tenerezza che sul viso di Jo si dipinse un
involontario sorriso. Blaine si appoggiò al suo banco e le
sfiorò la
guancia con una carezza, facendole scivolare una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
- Ti ho vista qui
tutta sola. Stai bene? -
- Certo. -
Blaine
la guardò con aria eloquente e Jo sospirò. Blaine
le faceva più o meno
l'effetto che le faceva Kailey: pur con tutta la sua buona
volontà, non
riusciva a mentire.
- È per
Kurt. Non mi parla più. - Continuò la ragazza.
- Non parla
più nemmeno con me. -
- E non ti senti
morire? -
- Sì. -
- Cosa facciamo,
Blaine? -
Per
tutta risposta, Blaine accorciò la distanza che c'era tra
loro
posandole un bacio sulla bocca. Jo rimase immobile, con le labbra di
Blaine sulle proprie e i mille pensieri e problemi che svanivano
lentamente dalla sua mente.
Nel frattempo i
compagni di Jo iniziavano ad entrare nell'aula e gettavano un'occhiata
dubbiosa ai due ragazzi al primo banco: era già strano
vedere qualcuno
dell'ultimo anno nella loro aula... e vederlo assieme a quel
maschiaccio di Jo
Darren, poi, era proprio una cosa assurda. Blaine si
allontanò e Jo
ricambiò il suo sguardo con gli stessi occhi innamorati,
sorridendo, tanto che anche Blaine sorrise, sollevato.
- Ci vediamo dopo. -
Disse uscendo, scoccandole un altro dei suoi sguardi intensi prima di
svanire al di là della porta.
Prima di andare a
mensa, Jo trovò Blaine appoggiato al proprio armadietto.
- Sto andando a
parlare con Kurt. - Disse il giovane, serio.
- Cosa? -
-
Fa sempre qualche esercizio di canto, prima della pausa pranzo, e so
che è nell'aula del Glee. Devo parlargli, devo dirgli quello
che penso
e che provo sia per te che per lui. La sincerità
è sempre la cosa
migliore, in questi casi. -
- E io? -
- Tu sei libera domani
sera? -
Per
tutta risposta, Jo lo guardò con gli occhi castani sgranati:
le stava
chiedendo di uscire?
Con tutta la naturalezza che lo
contraddistingueva, Blaine continuò:
- Al cinema il
giovedì danno dei film vecchi e mi piacerebbe andare
a vedere Il
fantasma dell'Opera
con te... se ti va. -
Davanti
al sorriso di Blaine, Jo andò come al solito in confusione e
si ritrovò
a sorridere e annuire come una sciocca, più felice di quanto
potesse
ammettere.
-
Bene, allora. Passo a prenderti io alle nove... e so perfettamente a
quale cancelletto fermarmi. - Disse con una suadente occhiata allusiva.
Jo
era sul punto di morire, di sciogliersi lì contro il suo
armadietto, ma
si limitò a trattenere il fiato mentre Blaine si chinava a
posarle un
bacio su una guancia prima di allontanarsi. Kailey la sorprese mentre
andava a mensa con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
- Oho... e che cosa ti
ha reso così gioiosa? Stamattina eri di umore nero! -
- Blaine. -
- Hai ragione, era una
domanda stupida. -
- Andiamo a vedere un
film, domani sera. -
-
Un appuntamento? - la voce di Kailey era stridula per l'emozione - Il
tuo primo vero appuntamento, Jo? Oddio e cosa ti metterai? Che
bellezza! -
Jo sospirò:
come sempre, Kailey tendeva ad andare su di giri senza motivo.
- Jeans e T-shirt,
come sempre, o Blaine penserà che ho problemi di
personalità. -
Kailey
sembrava delusa, probabilmente sperava di poter giocare con lei come da
piccola giocava con le bambole, riempiendole di volant, nastrini e
perline tra i capelli.
Jeans
o non jeans, la
sera successiva Kailey si era presentata a casa di Jo un'ora prima di
Blaine per
farle un enorme in bocca al lupo e per tenerle compagnia. Si erano
sedute sulle poltroncine di vimini della veranda di Jo nell'aria fresca
della primavera e avevano chiacchierato come facevano sempre.
Nonostante la situazione fosse piuttosto comune, Kailey aveva notato
quanto la sua migliore amica fosse emozionata: Jo non smetteva di
tormentarsi le mani e continuava a guardare la curva in fondo alla
strada da cui da un momento all'altro sarebbe apparsa l'automobile di
Blaine.
Quando
un pick-up blu si fermò vicino al cancelletto e il
finestrino
abbassato rivelò i luminosi occhi castani di Blaine, Jo
saltò in piedi
all'improvviso.
- Ok, vado. -
Kailey le
gettò le braccia al collo e la strinse forte, fortissimo.
- Sei fantastica, Jo.
Rimani sempre te stessa e non ci sarà mai nessuno migliore
di te. - Le sussurrò.
Jo
ricambiò l'abbraccio con lo stesso affetto e poi si
precipitò giù per
il vialetto nella sua mise di tutti i giorni: scarpe da ginnastica di
tela blu, jeans chiari e felpa turchese. L'unica frivolezza che si era
concessa era il fermacapelli a forma di conchiglia con cui Kailey le
aveva raccolto i capelli.
- Sei bellissima. -
Disse Blaine, ammirato.
- Quando faccio
ginnastica sono più elegante. -
- Non mi riferisco ai
vestiti. -
Le guance di Jo
risposero per lei, avvampando.
Quando arrivarono al
cinema, Jo constatò di quanto le sembrasse strano andare al
cinema con un ragazzo. Le era capitato di andare in
compagnia, con i ragazzi della sua classe alle medie o con Kailey,
Gabrielle, Serena e Alice... ma mai da sola con un ragazzo. Anche
perchè, a ben vedere, le sue
storie d'amore fino a quel momento erano sbocciate e sfiorite nel
giro di un paio di giorni, tra i banchi di scuola.
Si
sedettero a metà sala, tra una coppia di vecchietti e un
gruppo di
adolescenti chiassosi, e si ritrovarono a chiacchierare del
più e del
meno ridendo e scherzando come facevano sempre. Se Blaine faceva troppo
il
galante Jo rispondeva con una delle sue battutine sarcastiche, ma alla
fine era
sempre lui ad avere l'ultima parola, dicendo qualcosa di
così dolce da
farla ammutolire.
Jo non era una grande
fan dei musical e non aveva mai visto Il
fantasma dell'Opera,
ma non lo trovò niente male: era una storia intensa e
romantica di amore e
solitudine... molto simile al Gobbo di Notre-Dame, in effetti.
Quando
la proiezione terminò, erano appena le undici e Jo propose
di andare a
mangiare un gelato al Frozen per chiudere in dolcezza la serata.
Mentre
erano seduti ad uno dei tavolini rotondi vicino alla veranda con i loro
giganteschi yogurt con salsa al cioccolato sopra, Jo chiese a Blaine
com'era andata con Kurt.
- Non saprei. -
- In che senso? -
-
Mi ha lasciato parlare e io gli ho detto le stesse cose che ho detto a
te tante volte: che provo per voi due cose diverse, ma che non capisco
quale delle due sia amore e quale amicizia... o se siano entrambi
amore. È difficile pensare di essere etero quando hai
passato tanto
tempo ad accettare di essere gay... ma non ho dubbi su quello che provo
per te, Jo. - disse scoccandole un sorriso meraviglioso - Gli ho detto
che avevo sbagliato a non parlargliene prima e che non avrei dovuto
ingannarlo così, ma che sono stati il dubbio e l'incertezza
a
trattenermi. Lui mi ha lasciato parlare senza dire niente... ma alla
fine mi ha detto che
non vuole avere più niente a che fare con me, ha preso le
sue cose e se
n'è andato. -
Blaine
abbassò gli occhi e Jo allungò una mano per
prendere la sua.
- Mi è
capitato lo stesso qualche giorno fa in auditorium. -
Replicò la ragazza.
- Ci ha lasciati soli.
-
- Sì, ma
insieme. -
"Oh,
Jo, quanto zucchero." Disse disgustata una vocina nella sua testa,
vocina subito fatta sparire dall'occhiata rincuorata che Blaine le
rivolse in risposta.
Più
tardi, la macchina di Blaine scivolava silenziosa nelle vie di Lima
riportando a casa Jo: era quasi l'una e sua madre la stava sicuramente
aspettando alzata, così Jo si era costretta a dire a Blaine
di
riaccompagnarla, sebbene lei non volesse far finire la serata.
Quando l'automobile si fermò davanti al suo cancelletto, Jo
sospirò.
- Grazie della
splendida serata, Blaine. Buonanotte. -
Dopo
una breve lotta interiore, gli posò un rapido bacio sulla
guancia -
constatando per l'ennesima volta quanto fosse buono il suo profumo - e
poi scese dalla macchina.
Aveva
appena messo la mano sul cancelletto, quando sentì Blaine
chiamarla. Il
giovane scese dalla macchina e le si avvicinò, baciandola
teneramente
sulla bocca.
- Questo è
chiudere in dolcezza la serata. - Le disse in un sussurro. -
Buonanotte. -
Jo
rientrò e ignorò gli strilli di una madre
preoccupata a pianterreno per
correre in camera sua: gettò la borsa ai piedi del letto e
si ritrovò a
piroettare di gioia nella stanza, felice come non era mai stata nella
sua vita.
La
mattina dopo Jo era ferma al suo armadietto quando vide Kailey
comparire dal nulla come fosse stata la fatina disegnata sulla sua
t-shirt.
- Allora, allora.
Raccontami tutto. -
Jo chiuse l'antina con
un sorrisetto sornione.
- Non c'è
molto da raccontare. Abbiamo visto il film, mangiato un gelato e fatto
quattro chiacchiere. Da buoni amici. -
- Aha. E i buoni amici
si sciolgono come la neve al sole quando si vedono? -
-
Certo. Non ti ho mai detto che faccio gli occhi dolci anche a
Robertson, il capitano della squadra di lacrosse? Sai, siamo amici dal
primo giorno di scuola. -
Kailey le diede
un'affettuosa spintarella e Jo le rivolse un sorriso divertito.
-
È stata una serata magica, Kailey. Non pensavo che si
potesse stare
così bene con una persona, dico sul serio. Blaine
è divertente, è
intelligente, è maturo... è... -
- Un sogno? -
- No, è
reale. È perfetto ed è reale, è
proprio questo il punto! -
Kailey
evitò lo sguardo appassionato di Jo, dirigendo il suo
altrove.
Si
sentiva in colpa, terribilmente in colpa. Vedere la sua migliore amica
così innamorata le
ricordava come lei, invece, fosse piuttosto freddina con il suo
ragazzo,
ultimamente. Forse perchè non faceva altro che pensare a un
ragazzo
sfuggente con gli occhi verdi come gli smeraldi.
- Key? -
- Scusami, mi sono
distratta. Stavi dicendo? -
- Ti stavo chiedendo
perchè hai l'aria di uno Snorlax addormentato, stamattina.
Tutto ok? -
- Sì. -
Mentì Kailey - È solo che... -
- Che cosa? -
- Che non trovo
più una cosa. Un... racconto. -
- Un racconto? -
-
Sì, una scemenza. La scrivo durante le ore di lezione,
quando mi
annoio. È solo una favola, una sciocchezza. Però
ci tenevo e adesso non
la trovo più. -
- Con il tuo disordine
ci credo che non riesci a ritrovarla. - Disse Jo con un sorriso.
-
Hai ragione. Salterà fuori mentre cerco il compito di
aritmetica che
devo consegnare la settimana prossima e che non mi ricordo dove
è
finito. -
Si
separarono davanti all'aula di letteratura inglese, prendendo ognuna la
propria strada: Jo si sedette al suo banco con ancora le farfalle nello
stomaco per le emozioni della sera prima,
Kailey raggiunse l'aula di arte con una pietra sulla coscienza che le
ricordava in ogni momento che, almeno in teoria, stava tradendo il suo
ragazzo.
Il
lunedì pomeriggio, l'aula di canto era al completo.
A
differenza della settimana precedente, quando i quattro membri
superstiti del Glee si erano ritrovati a storcere il naso davanti alla
proposta del professor Schuester di fare il compito sul country,
stavolta sembravano tutti impazienti: i ragazzi erano affascinanti
nelle
loro mise - jeans slavati, camicia estiva e sandali ai piedi - e
avevano addosso la piacevole fibrillazione che precede un'esibizione,
le ragazze li guardavano pieni di curiosità.
Quando
il professor Schuester entrò nell'aula di canto, Blaine e
Finn gli si
precipitarono incontro per avere il permesso di iniziare. Il professore
guardò i loro piedi nudi e le camicie dai colori vivaci e
sorrise, a
metà tra l'incuriosito e l'imbarazzato.
- Prego. - Disse
sorridendo e andando a prendere il posto di Puck in ultima fila.
Era
veramente molto buffo vedere cinque ragazzi in infradito nell'aula di
canto in un tiepido pomeriggio primaverile, ma quando la canzone
iniziò, il clima della stanza si rivoluzionò.
The sun is
getting low
There
it goes, here we go
Here
comes the moon, yeah
Things
start getting heated up
When it starts getting cool, yeah
Ogni
volta che Blaine diceva "I'm feeling sexy" Kailey riusciva a percepire
il brivido che correva lungo la schiena della sua migliore amica e
sorrideva. Dal canto suo, trovava davvero molto carina l'esibizione di
Artie, che era veramente bello con la camicia hawaiana azzurra e
bianca, così diversa dai suoi noiosi gilet di cotone.
Aspetta, ma stava
davvero pensando che trovava noiosi i gilet di Artie?
Scrollò
impercettibilmente i capelli sperando che le sue idee si snebbiassero:
dov'era finita la ragazza che avvampava e balbettava quando Artie le
rivolgeva la parola? Quella che si era ritrovata a tremare quando lui
le aveva messo i capelli dietro le orecchie e le aveva detto che
sarebbe stata bravissima?
La
canzone terminò e le Nuove Direzioni rivolsero alla loro
metà maschile
un dovuto scroscio di applausi: erano stati veramente eccezionali.
- Adesso ho voglia
d'estate. - Si lamentò Kailey quando Artie le
tornò vicino.
- Era quella l'idea. -
Rispose lui con un sorriso complice.
- Bene, molto bene.
Voi ragazze avete preparato un pezzo tutti insieme? -
Domandò il professore di Spagnolo.
-
Veramente no. - Disse Santana. - Io e Brit nemmeno ci muoviamo da qui.
Non sprechiamo la voce per questa musica arcaica. -
- E poi sull'arca di
Noè suonavano per gli animali, non per le persone. - Disse
Brittany.
Il consueto momento di
silenzio seguì le parole della bionda Cheerios, poi fu
Rachel ad alzare la mano.
- Io ho preparato una
canzone. -
- E ti pareva. -
Esclamò Santana, alzando gli occhi al cielo.
Rachel la
ignorò con un invidiabile autocontrollo e
continuò:
-
Ho cercato a lungo una canzone di Taylor Swift che potesse sposare la
mia tonalità e le mie doti vocali, ma purtroppo non l'ho
trovata. Così
ho ripiegato su quello che la canzone dice. Il mio talento
compenserà
quello che Madre Natura non ha donato all'autrice. -
Fece un cenno col capo
alla band e loro attaccarono con un jingle di bassi.
I'm only me when I'm with you
When I'm with anybody
else it's so hard to be myself
And only you can tell
I'm only
me when I'm with you
"È
indubbiamente la canzone giusta per lei", pensò Kailey con
un mezzo sorriso: anche
se gli occhi di Rachel saettavano da un viso all'altro, avidi di
sorrisi e sguardi ammirati, sapeva benissimo a chi era rivolta
quella canzone.
Subito dopo Rachel, fu
Jo ad alzarsi in piedi tra lo sbigottimento generale.
- Anche io ho
preparato qualcosa. -
- Jo Darren che si
dà al country. Questa non me la voglio perdere. - Disse
Puck, incrociando le braccia e allungandosi sulla sedia con un
sorrisetto.
Jo gli rivolse
un'occhiata assassina e poi fece un delizioso sorriso al resto della
platea prima di dare l'attacco alla band.
Aveva sentito quella
canzone nell'Ipod di Kailey, in quel pomeriggio della
settimana precedente, e l'aveva scartata senza nemmeno ascoltarla fino
alla fine... ma
quella bellissima serata passata con Blaine sembrava essere stata
raccontata nei dettagli da Taylor Swift, così aveva cambiato
idea:
l'aveva scaricata, ascoltata a ripetizione e imparata a memoria. Le
note non sarebbero state precise, ma cosa importava? Lei voleva solo
dire al mondo quanto era felice e - anche se odiava ammetterlo - Rachel
aveva ragione: in certi casi potevi solo affidarti alla musica.
I
suoi occhi si spostavano da un viso all'altro mentre cantava,
modificò la canzone quando diceva "a redhead Abigail" con "a
redhead
Kailey" e sogghignò vedendo la sua migliore amica arrossire
e
sorridere, poi posò i suoi occhi su Blaine.
And then
you're on you're very first date
And
he's got a car and you're feeling like flying
And
you're mamma's waiting up and you're thinking he's the one
And you're dancing 'round your
room when the night ends
Blaine,
sorpreso e ammirato per quella scelta così azzeccata, aveva
un'espressione che Jo non gli aveva mai visto addosso: solitamente l'ex
usignolo era così calmo e sicuro di sé che era
difficile coglierlo
impreparato... vedere quel sorriso incerto sul suo viso era una
novità.
"Beccati questo,
signor self-control." Pensò Jo mentre le ultime note della
canzone sparivano nell'aria, sostituite dagli applausi.
- Allora... mi pare di
capire che tu abbia cambiato idea riguardo a Taylor Swift. - Disse Kailey, ancora con le guance
rosse per l'emozione e l'imbarazzo.
- Sì,
diciamo che non è esattamente atroce come pensavo. -
- Beh, se non
c'è nessun altro che si vuole esibire possiamo anche... -
Iniziò il professore.
- Ci sono io. - Disse
una voce.
Non
ci fu bisogno di sentire il rumore delle scarpe eleganti sul linoleum o
vedere la perfetta onda dei capelli bruni che ombreggiava gli occhi
azzurri per riconoscere Kurt Hummel. Avanzava a testa alta,
più bello ed elegante che mai nel suo trench firmato.
- Kurt. - Disse il
professore, senza sapere cosa dire o fare.
-
Ci ho pensato a lungo e credo di aver trovato la canzone giusta per
annunciare il mio ritorno nel Glee club. Questo gruppo di canto mi
piace e, anche se ho cambiato idea riguardo alcuni di voi, credo che
non farne parte sia una punizione più per me che per chi mi
ha ferito. - Disse Kurt con calma, posando la borsa sul pianoforte e
voltandosi verso gli altri per iniziare a cantare.
So watch
me strike a match
On
all my wasted time
As
far as I’m concerned,
You’re just another
picture to burn
Non
c'erano dubbi sul soggetto a cui Kurt stava dedicando quel pezzo, anche
se il cantante non aveva nemmeno guardato Blaine nel momento in cui
diceva "tu sei solo un'altra foto
da bruciare". L'ex usignolo, da parte sua, stava dimostrando una
freddezza incredibile... anche se Jo aveva notato le nocche bianche
delle sue
mani intrecciate l'una nell'altra e il vago tremare dell'angolo delle
sue labbra, distese in un'espressione indecifrabile.
Alla
fine della canzone Kurt era senza fiato e il pubblico non sapeva se
battere le mani o meno per paura di ferire una parte o l'altra.
Il
professor Schuester cavò tutti dagli impicci scendendo i
gradini e
posando una mano sulla spalla di Kurt.
- Siamo
così felici che tu sia tornato tra noi, Kurt. Sei
più in forma che mai! -
-
D'ora in poi niente mi potrà distrarre dal mio obiettivo:
vincere le
nazionali, andarmene da questa scuola di ipocriti e diventare una
stella del palcoscenico. -
- E ci riuscirai
sicuramente. - Gli disse Mercedes con un sorriso gentile, scendendo ad
abbracciarlo.
L'unica a replicare
con uno sbuffo annoiato fu Santana, ma nessuno diede peso alla sua
scontata manifestazione di dissenso.
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Capitolo 24 *** Ventiquattro ***
gleefanfic
ventiquattro
giovedì
mattina, corridoi del McKinley
Jo
incrociò Kailey per caso, davanti all'aula di economia
domestica. La sua migliore amica aveva l'aria di chi era
sull'orlo della disperazione e non aveva idea di cosa le fosse
successo: quando
erano arrivate a scuola la Kailey era frizzante come al solito.
- Tutto bene? - Le
domandò prendendola a braccetto.
Gli occhi verdi di
Kailey la guardarono pieni d'ansia:
- Il professor
Schuester vuole che vada nel suo ufficio subito dopo la pausa pranzo,
ha detto che
è una questione molto importante. -
- Ehi, non
sarà di certo niente di male! Hai idea di quello che ti
vuole dire? -
- Per niente. -
Jo strinse il braccio
di Kailey contro il suo e le scoccò un sorriso complice.
- Vedrai che ti stai
facendo tante paranoie senza motivo. -
- Speriamo... -
- Kailey, ciao! -
Disse Artie, comparendo davanti a loro due all'improvviso.
A Jo non
sfuggì che la sua migliore amica sussultò, quando
lo vide. Perché era così tesa?
- Andiamo assieme a
lezione di informatica? -
Kailey
annuì e lasciò il braccio di Jo per avviarsi con
il suo ragazzo verso l'aula multimediale.
Il braccio di Blaine
che le circondava le spalle riscosse Jo dai suoi pensieri.
- Buongiorno. - Le
disse stampandole un bacio sui capelli.
- Ciao, Blaine. -
- Tutto a posto? -
- C'è
qualcosa che tormenta Kailey, ma non capisco cosa. - Disse amaramente.
Subito
dopo la pausa pranzo, Kailey si diresse verso l'ufficio del professor
Schuester. Stringeva
al petto i libri per le lezioni del pomeriggio come se fossero
un'ancora di salvezza, un appiglio a cui aggrapparsi
nel caso in cui il professore le avesse dato una brutta notizia.
E se le
avesse detto che non poteva più stare nel Glee club?
Era un pensiero assurdo, certo, non c'era nessun motivo per
cui avrebbe dovuto andarsene, ma era il suo più grande
timore.
Quando il
professore la vide al di là del vetro della porta, le fece
cenno di entrare con un sorriso. Kailey mise piede
nell'ufficio guardandosi intorno imbarazzata.
- Siediti, Kailey.
Mettiti comoda. - La invitò il professore.
Kailey
sprofondò nella poltroncina di fronte alla cattedra
dell'insegnante di spagnolo e ci mise un po' a trovare il
coraggio di alzare lo sguardo verso di lui.
- Ho... ho fatto
qualcosa di male? -
- Lo riconosci questo?
- Le disse, facendole scivolare davanti un foglio protocollo.
- Sì,
è... è il compito di spagnolo che le ho
consegnato qualche tempo fa. -
Era solo un saggio
sull'uso dei cellulari a scuola, uno sciocco tema per mettersi alla
prova con
lo spagnolo, non poteva essere quello il motivo per cui era
lì. O sì?
- E questo, lo
riconosci? -
Schuester
aprì il foglio protocollo: dentro c'erano tre fogli verde
menta scritti fitti fitti. Gli occhi di Kailey si dilatarono
per lo stupore, poi avvampò bruscamente e tutte le parole
che le erano
salite in gola morirono all'istante.
Aprì e
chiuse la bocca un paio di volte, poi abbassò gli occhi e
nascose il viso tra le mani.
- Non sono riuscito a
non leggerlo, Kailey. Avevo pensato che fosse la brutta del tema, ma quando ho iniziato... beh,
l'ho letto tutto d'un fiato. So che non avrei dovuto, senza il tuo permesso, ma non sono riuscito
a fermarmi prima della fine. -
Kailey non stava
nemmeno ascoltando. Avrebbe voluto vedere il pavimento aprirsi e inghiottirla intera, facendo
sparire dalla faccia della terra il suo imbarazzo e quella sciocca distrazione che la metteva
continuamente nei pasticci.
Aveva
cercato quella storia in ogni posto che le era venuto in mente, ma non
avrebbe mai immaginato
di averla consegnata al professor Schuester assieme al compito di
spagnolo. Tremò
al pensiero del professore che leggeva quella favola per bambini,
quella sciocca storia di una ragazzina come lei che
sognava fate, castelli e principi azzurri. Gli occhi le si riempirono di
lacrime e strinse più forte al petto i libri, sperando di
potersi trasformare
in una fata minuscola per volar via attraverso il buco della serratura.
La mano calda
del professore sulla sua spalla la riscosse dai suoi pensieri e Kailey
alzò gli occhi.
- È una
storia bellissima, Kailey. Questo è quello che intendevo con
"fai della fantasia un'arma".
Hai tirato fuori tutta la magia che c'è in te e l'hai messa
nero su bianco. Voglio farti i complimenti: hai un
talento che nemmeno una stella come Rachel può sognare. I cantanti di Broadway non
sarebbero nessuno se non ci fosse chi scrive le storie per loro. -
Gli occhi del
professor Schuester traboccavano ammirazione e fiducia e Kailey si
ritrovò ad asciugarsi le guance e tirare
su col naso, tentando un sorriso.
Era difficile sapere
che un'altra persona ha letto senza il tuo permesso qualcosa in cui hai
messo il
tuo cuore e la tua anima, dove hai riversato tutto quello che pensi del
mondo e delle persone
che lo abitano... anche se sotto mentite spoglie.
Kailey aveva paura di
mostrare quello che era davvero perchè temeva che la gente
avrebbe usato
quello che avrebbe scoperto per ferirla e umiliarla.
Il professor
Schuester, però, fino a quel momento aveva sempre cercato di
tirare fuori il meglio
di lei... e lo stava facendo anche in quel momento, mentre la guardava
con un sorriso gentile
e una mano posata sulla sua spalla.
- Ora però
devi mostrare questo tuo talento al mondo. Una voce come la tua non
può rimanere
nascosta in ultima fila. - Disse ammiccando. - Voglio che il tuo
racconto sia la trama
del musical del Glee di quest'anno. -
Se avessero detto a
Kailey che l'avevano appena eletta miss Ohio, probabilmente l'avrebbero
stupita e
spaventata di meno.
- C-cosa? - disse,
trovando un filo di voce.
- Voglio
che trasformi il tuo racconto in un copione. Artie ti darà
una mano con la regia e io ti aiuterò a
scrivere le canzoni. Trasformeremo la tua favola nel più bel
musical che il McKinley
abbia mai visto. D'altronde i personaggi li hai già decisi,
no? -
Kailey
annuì, arrossendo per la seconda volta. I personaggi di quella storia
erano quasi tutti ricalcati sulla vita reale: non aveva idea di come si potesse fare a inventare
dei personaggi nuovi, così aveva trasformato chi conosceva
nei protagonisti
della sua favola.
- Allora, Kailey, cosa
ne pensi? -
Kailey
appoggiò i libri sulle ginocchia e prese i suoi fogli tra le
mani.
- Lei... lei crede
davvero che funzionerà? -
- Ne sono sicuro. -
Disse il professor Schuester, sapendo che Kailey avrebbe accettato prima ancora che la ragazza
alzasse gli occhi verso di lui per annuire.
Era venerdì mattina
e Kailey si teneva dentro dal giorno prima quello che il professor Schuester le aveva detto.
Aveva evitato l'argomento con Jo, ma la sua amica era più
acuta di un
falco e presto si sarebbe accorta che Kailey le stava tenendo nascosto
qualcosa.
Era ferma davanti al
suo armadietto, quando la sua migliore amica comparve vicino a lei con il suo solito travolgente
entusiasmo.
- Stasera usciamo di
nuovo! - Esclamò Jo.
- Tu e Blaine? -
Jo annuì
allegramente.
- Aha... quindi
è una cosa seria. -
- Abbastanza. -
- Mi sembri molto
dispiaciuta! -
- Da morire, non si
vede? -
Gli occhi di Jo
brillavano, gesticolava in modo esagerato e le sue guance rosse
tradivano la sua
emozione. Kailey le sorrise.
- Volete venire anche
tu e Artie? Andiamo al Bel Grissino e poi forse al bowling. -
- Oh, no,
assolutamente. -
- A me non
dispiacerebbe: sarebbe la prima volta che usciamo insieme a due
ragazzi! -
- No, davvero. -
- Non farti pregare,
Key! -
- Non voglio! -
Sbottò Kailey, chiudendo con violenza l'armadietto.
Jo rimase impietrita
davanti alla reazione della sua migliore amica e la guardò
sbattendo le ciglia
per qualche istante, senza sapere esattamente cosa dire.
- C'è
qualcosa che non so? - Domandò.
"Tante cose."
Pensò Kailey, stupendosi del fatto di avere segreti per Jo:
non era mai successo
da quando erano amiche... cioè da sempre. Kailey non rispose, immersa
nei pensieri, ma come sempre Jo sapeva cosa stava pensando.
- Oddio, il professor
Schuester ti ha dato una brutta notizia? - Domandò
spaventata.
- No, per niente. -
Disse Kailey.
Un involontario
sorriso le affiorò sulle labbra, sorriso che non
sfuggì agli occhi vigili di Jo.
- Perché ti
ha detto che... - Iniziò Jo.
- Ho ritrovato il
racconto. Sai quello che mi ero dimenticata dove l'avevo messo? -
- Sì, bene,
sono contenta. Ma stavamo parlando del professor Schue. -
- L'ha trovato lui. -
- Bene. Mi sfugge un
passaggio, però. Perché i tuoi occhi scintillano?
Non ti sarai presa una cotta per il professore! -
- No, no. Anche se gli
sono immensamente debitrice... - Le parole di Kailey diventarono un borbottio confuso e Jo
sospirò spazientita.
- Mi vuoi dire che
cosa ti ha detto o mi tieni sulle spine per il resto del giorno? -
- Ha detto che vuole
usare la mia storia per il musical di primavera. -
Jo spalancò
occhi e bocca come se Kailey le avesse appena detto che si era proposta
per diventare
capo-cheerleader. Rimase immobile così a lungo che Kailey le
diede un colpetto sul braccio per accertarsi che
la sua migliore amica stesse bene.
Jo si riprese qualche
secondo più tardi, gridando e gettando le braccia al collo
di Kailey.
- Oh, io l'ho sempre
saputo, Kailey! L'ho sempre saputo! -
Kailey
scoppiò a ridere, chiedendosi che cosa avesse sempre saputo,
ma si trattenne dal chiederlo.
Jo era così emozionata che non sarebbe riuscita a mettere
insieme tre parole.
- Che succede? -
Domandò Tina, avvicinandosi.
- Kailey ha appena... -
- Scoperto che non ho
lezione di matematica alle ultime due ore. Non avevo studiato. -
Disse Kailey in
fretta, lanciando un'occhiata eloquente alla sua amica. Tina le guardò una
dopo l'altra, scettica, ma non disse niente.
- Andiamo in classe? -
Domandò poi.
- Certo. Ciao Jo, a
dopo. - Le disse Kailey, salutandola con la mano.
Jo rimase ferma
immobile in mezzo al corridoio, pensando che conosceva Kailey meglio di
chiunque
altro... ma che ancora non riusciva a capire sempre cosa le passava per
la testa.
Il sabato sera successivo, le
Nuove Direzioni si ritrovarono al Lima Bean per una riunione preventiva in vista delle
nazionali e per qualche pettegolezzo dell'ultimo minuto. Il locale sarebbe stato
pienissimo, così avevano mandato in avanscoperta Kailey,
Tina, Kurt e Mercedes
in modo da avere posto per tutti alla fine della partita dei Titans.
- Come mai Artie non
è venuto? - Domandò Kurt sorseggiando la sua Diet
Coke.
- Aveva da fare. A
quanto pare i novellini che si sono iscritti al club del giornalino
scolastico sono
veramente degli imbranati e gli tocca fare il quadruplo del lavoro. -
Rispose Kailey.
- Capisco. Ecco
perchè non sei stata con lui, ti saresti solo annoiata. -
- Jo non
viene? - Domandò Tina con innocenza.
La domanda era
scottante e aleggiava nell'aria da quel pomeriggio, quando in un giro
di messaggi
su Twitter si erano messi d'accordo. Nessuno aveva parlato di Blaine e
Jo, tranne
Rachel che aveva sottolineato che ci sarebbero dovuti essere proprio tutti.
- Aveva una non so che
esibizione di pianoforte fuori città, una competizione
regionale o qualcosa
del genere. - Spiegò Kailey. Non specificò che ci
era andata accompagna da Blaine, ma sperò di
non doverlo dire ad alta voce.
L'arrivo di Santana e
Brittany assieme a Puck e Mike aumentò il vocio al tavolo,
ma l'arrivo di
Rachel e Finn assieme a Jamie riportò la calma, facendo
scendere il silenzio.
- Ehi,
ragazzi, cosa sono quelle facce? Lui è Jamie, siamo amici da
sempre. Ho pensato che poteva uscire con noi,
stasera. - Disse Finn facendo le presentazioni.
Quando gli occhi di
Jamie si posarono su di lei, Kailey si sentì come se
qualcuno le avesse appena
puntato addosso un riflettore. Era uno sguardo intenso, luminoso e
caldo... e le dava la stessa sensazione di
terrore e piacere che le dava stare sul palcoscenico.
- Posso sedermi qui? -
Domandò Jamie, indicando il posto vuoto accanto a lei.
Kailey aprì
la bocca un paio di volte senza riuscire ad articolare nessun suono e inaspettatamente fu Rachel ad
andare in suo aiuto: si sedette accanto a lei, di fronte a Finn, lasciando a Jamie il posto
accanto al quarterback.
La conversazione si
avviò a fatica, tutti sembravano guardare Jamie prima di
dire qualunque cosa.
Il giovane, da parte sua, non aveva nessun problema a inserirsi nella
conversazione e strappava
sorrisi e battute dalle labbra di tutti, tanto che Santana pareva
letteralmente calamitata dai suoi occhi verdi. Gli unici
scettici sembravano essere Kurt e Mercedes.
- Bene. - Disse a un
certo punto Rachel con sussiego, ravviandosi i capelli e spostando il bicchiere vuoto per avere
più spazio davanti a sé. - Ci perdonerai, Jamie,
ma dobbiamo parlare
delle nazionali di canto corale. -
Jamie aveva rivolto un
sorriso di scuse alla ragazza, ma la voce di Kurt proveniente dalla parte opposta del tavolo
attirò l'attenzione di tutti.
- Non ci posso
credere! -
- Kurt, che succede? -
Domandò Finn preoccupato.
- Non solo
è qui come se fosse uno di noi, ma volete anche parlare
delle Nazionali con un membro della concorrenza al
nostro tavolo? -
Si guardarono tutti
sgomenti, senza capire cosa intendesse.
- Lui fa parte del
Glee club della Meighton High! - Esclamò Kurt.
Le Nuove Direzioni al
completo si voltarono verso Jamie, il quale era rimasto impassibile, con un'aria indecifrabile sul
bel viso.
- Tu che cosa? -
Esclamò Finn. - Perché non me l'hai detto? -
- Perché
non me ne frega niente di quel gruppo di canterini! -
- No, certo, cosa te
ne può importare di un Glee club che si piazza sempre in
alto alle nazionali
e che ha le migliori recensioni in ogni rivista di settore? -
Sbottò Santana.
- Dico davvero! -
- Kurt però
ha ragione: io non parlo di niente, se c'è lui al nostro
tavolo. - Disse Puck. - Con tutto il rispetto, amico...
sei comunque un nostro rivale. -
Jamie si
alzò di scatto, tirò fuori una manciata di
spiccioli dalla tasca e li lasciò vicino alla sua birra
ancora a metà, afferrò la giacca e
salutò tutti con un'intonazione terribilmente amara nella
voce.
- Grazie della
compagnia, allora. -
Si
allontanò tra la folla nel silenzio generale.
- Giuro che non lo
sapevo. - Disse Finn, sentendosi addosso gli occhi di metà
del gruppo.
- È la
verità, non ne avevamo idea! - Lo difese Rachel.
- L'avresti saputo, se
ti fossi interessata alla competizione invece che solo alle tue
faccende amorose.
- Disse Kurt con più cattiveria di quanto avesse voluto. -
Non ti riconosco più! -
Rachel strinse i pugni
e aprì la bocca per rispondere a tono, ma non
riuscì a trovare niente di intelligente da dire,
così tacque.
- Va bene, parliamo
delle nazionali, adesso, siamo qui per questo, no? - Disse Mercedes con un sorriso mesto, tentando
di riportare tutti a più miti consigli.
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Capitolo 25 *** Venticinque ***
gleefanfic
venticinque
lunedì
mattina, liceo McKinley
Era
lunedì e Kailey si sentiva sull'orlo di un precipizio.
Era come in quella
canzone di Celine Dion, Taking
Chances:
aveva messo un piede nel buio senza sapere se sarebbe stato il primo
passo verso la felicità o l'ultimo prima di cadere in un
baratro.
A
sommarsi alla sua agitazione per quello che sarebbe successo quel
pomeriggio al Glee, Kailey si sentiva in fibrillazione per un altro
motivo: aveva mandato una mail a Jamie. Aveva passato l'intera domenica
a pensare a lui, al suo viso triste e amareggiato quando era stato
ritenuto solo una spia dei Diamanti, quando aveva buttato i soldi per
la birra sul tavolo e se n'era andato senza nemmeno salutare... Vederlo
così triste le era dispiaciuto a tal punto che aveva trovato
il
coraggio di mandargli una mail usando i contatti dietro al disegno
della fata. Anche se non aveva la matematica certezza che fosse proprio
lui l'autore, ormai non riusciva a pensare a nessun altro: le
coincidenze erano troppe e nel suo cuore sapeva di non stare sbagliando.
Ogni
volta i suoi occhi si posavano sulla stampa incorniciata nella sua
stanza non pensava ad Artie e al suo sorriso mentre glielo donava, ma a
Jamie mentre la disegnava. Avvampava al pensiero di quanto doveva
averla pensata, mentre la ritraeva con quegli occhioni verdi
dall'espressione trasognata, con i riccioli color tramonto sulla
schiena, il corpo minuto di una fata e il sorriso leggero dipinto sulle
labbra.
Gli
aveva scritto una mail vaga, tanto che quando l'aveva riletta sembrava
uno di quei branetti che si trovavano sui libri per bambini per
insegnare loro le regole formali di una lettera: niente di personale,
in effetti, ma aveva cliccato su "invia" con una tale agitazione in
corpo che le tremavano le mani, neanche fosse stata una proposta di
matrimonio.
Jo
non sapeva niente di quello che era successo: era rientrata tardissimo
sabato, la domenica non si erano viste e Kailey sapeva che avrebbe
dovuto raccontare tutta la storia a qualcuno prima di svenire per
l'agitazione.
A
lezione di spagnolo, Rachel si sedette come sempre vicino a lei e
chiacchierò a sufficienza per tutte e due, chiassosa e
squillante come
il suo vestito rosa acceso. Kailey la ascoltava parlare di scuole,
licei, università e corsi senza replicare: la stella del
Glee aveva
bisogno solamente di sentire la propria voce, a volte, e Kailey era
perfetta per quel ruolo di ascoltatrice silenziosa, soprattutto quando
i suoi pensieri erano tutti altrove.
Incrociò
Jo all'intervallo, demoralizzata per non essere riuscita a vincere il
concorso di pianoforte, ma felice per aver avuto Blaine tra gli
spettatori.
- Tutto a posto,
Kailey? - Le chiese dopo averle raccontato della sconfitta.
- Ti devo dire una
cosa. - Rispose Kailey seria.
Erano
fermi nel corridoio pieno di gente, tra cheerleader che scodinzolavano
dietro la Sylvester e ragazzi che scodinzolavano dietro le cheerleader.
- Sei la testimone di
un omicidio? -
- No, io.. -
- Sei stata tu a
commettere un omicidio? -
- Jo! -
-
Se non è questo, allora qualunque cosa dirai sai di avermi
dalla tua
parte. - Disse con un sorriso. - Oh, guarda, arriva Artie. -
- Buongiorno, Kailey.
- Disse il ragazzo con dolcezza. - Tutto bene? Non ti ho vista per
tutta la mattina. -
- Tutto bene, sono
solo un po' presa... sai, le ultime lezioni, il diploma che si
avvicina... -
- Bene.
Perché avevo l'impressione che tu mi stessi evitando. -
Kailey
sorrise sapendo di avere gli occhi di Jo piantati addosso, cercando di
capire che cosa stava succedendo alla sua migliore amica, la quale si
stava chiedendo da quando il coniglietto si era trasformato in un
serpentello dalla lingua biforcuta.
- Ti offro una
granita, ti va? - Disse Artie. - È un pezzo che non stiamo
un po' insieme. -
- Veramente io... -
- No, Kailey, vai
tranquilla. - Disse Jo con un sorriso. - Possiamo parlare dopo. -
"Ora salva le
apparenze, dopo mi dici cosa stai combinando."
Kailey
poté sentire i pensieri di Jo come se li avesse pronunciati
e le scoccò
un sorriso. Si avviò con Artie al ristoro cercando di essere
spontanea,
anche se era terribilmente difficile.
Il
professor Schuester entrò
nell'aula di canto con l'aria di chi stava per sganciare l'ennesima
bomba. Si fermò davanti a loro dicendo:
- Ragazzi, tra meno di un mese ci sarà il consueto festival
di primavera e voglio che il Glee club partecipi con un musical. -
- Ma... professor Schue... e le nazionali? - Disse Finn.
- Non ci possiamo permettere distrazioni! - Ribadì Kurt.
-
Avete ragione, ma per arrivare a Seattle avremo bisogno di fondi. E
quale modo conoscete per ricavare un po' di soldi, se non un fantastico
spettacolo a pagamento? -
- Rimarremo senza pubblico. - disse Mercedes sconfortata.
-
Avanti, ragazzi, se non ci credete nemmeno voi non sarà mai
un
successo! - disse il professore con il suo solito travolgente
entusiasmo.
- E sentiamo, quale favoletta di Broadway metteremo in scena? -
Sbottò Santana.
Kailey vide Rachel giungere le mani e mormorare qualcosa che
assomigliava terribilmente a I
miserabili, mentre alle sue spalle sentiva Kurt
ripetere Gypsy.
Il pensiero che sarebbe stata la sua sciocca fiaba la metteva in ansia
a tal punto da farle sembrare il cuore un sasso piazzato
all'imboccatura dello stomaco.
Jo le posò una mano sulla spalla
senza nemmeno rivolgersi verso di lei e la strinse forte: sapeva quanto
Kailey fosse agitata e sapeva anche quanto fosse emotiva. Aveva paura
di vederla stramazzare sul linoleum sporco prima ancora che il
professor Schuester avesse finito di consegnare i copioni.
Durante
l'ultima settimana Kailey aveva sottratto tempo al sonno, allo studio e
ad Artie per convertire la sua favola in una sceneggiatura, poi l'aveva
portata dal professore e assieme avevano assegnato le parti. Non che
fosse stata un'impresa difficile: Kailey aveva cucito assieme dei
personaggi così simili ai suoi compagni di scuola che
praticamente le
parti erano già scritte nella storia. Jo aveva insistito per
sapere
qualcosa, ma Kailey non si era sbottonata minimamente... in
più le
aveva fatto promettere di non dire niente a nessuno per nessunissima
ragione. Ovviamente Blaine aveva saputo tutto nel giro di un'ora - Jo
non era riuscita a trattenersi, i suoi occhi color caramello dovevano
avere qualche effetto chimico sui suoi neuroni - ma il giovane aveva
giurato con un sorriso adorabile che avrebbe tenuto la cosa per
sé.
I
copioni volarono di mano in mano, e per un lunghissimo momento Kailey
fissò senza vederlo il foglio davanti a sé.
Sapeva che in alto, sotto
il titolo Il segreto
della Gemma Rossa, c'era la lista dei nomi con accanto gli
interpreti.
- Io sono una guerriera? - La voce di Santana fu la prima ad alzarsi,
piena di stupore.
- Io sono un damerino impomatato! -
- Non ti lamentare, a me è toccata la parte del principe
imbranato. -
- Quella ti calza a pennello, io devo fare la fatina! -
- Io sono una principessa? Ma che diavolo... -
-
Professor Schuester, questa storia sembra uscita da un film della
Disney, ci può dire dove ha pescato una cosa così
sconosciuta? -
- È l'opera di debutto di una futura stella, non mi stupisco
che non la conosciate. - Disse Schuester con un sorrisetto.
Più di una persona aprì la bocca per parlare,
mail professore li fermò.
-
Non voglio sentire nessun commento. Voglio che stasera portiate a casa
il copione e che lo leggiate da cima a fondo. Domani pomeriggio ci
ritroveremo qui a quest'ora e potrete dirmi tutto quello che vorrete. A
patto che - e solo a patto che - abbiate letto l'intera storia,
specialmente la parte che vi riguarda. -
- Ma perchè non ci siamo tutti? Manca Mike! E anche Artie,
Kailey... - Iniziò Tina.
-
Ognuno di voi avrà un ruolo, non preoccuparti. Artie
farà il regista,
Kailey lo aiuterà. Ho parlato con loro prima e sono stati
entusiasti di
ricevere questo ruolo. -
Artie sorrise ai suoi compagni, fiero di essere il regista e Kailey
fece lo stesso con un'aria molto imbarazzata.
-
Mike e Brittany si occuperanno delle coreografie. - Spiegò
il
professore. - Ognuno di voi ha il posto giusto per lui,
perciò non
parlate prima di aver letto tutto, ok? -
Mentre uscivano dall'aula
del Glee, Kailey si era ritrovata in mezzo a un gruppo di persone che
borbottavano e brontolavano dicendo che era veramente vergognoso che
dei liceali quasi diplomati dovessero mettersi mantello, spada e
calzamaglia per fare i deficienti sul palco. Puck era parecchio
irritato, Finn non si pronunciava e Kurt era piuttosto scettico.
Santana sbraitava che non sarebbe mai messa una parrucca bionda
boccoluta.
- Che se la mettano Anna dai Capelli rossi e mr Gilet: i
loro capelli sono abbastanza ridicoli da aver bisogno di una
rinfrescata. I miei no. - Aveva sbottato con acidità.
Rachel
piagnucolava che, con tutti i ruoli eccezionali di Broadway che avrebbe
potuto ricoprire, le era toccata una parte da bambina dell'asilo.
L'unica che non aveva detto niente era Jo.
- Tu non commenti? -
- Prima leggo, poi parlo. -
- Da quando sei così matura? -
-
Da quando tu fai leggere al mondo ciò che pensi. - Rispose
Jo con un
sorriso. - A quanto pare il coniglietto ha lasciato il posto a una
leonessa. -
Kailey avvampò bruscamente e si strinse al braccio della sua
migliore amica.
- Posso rubarti la tua migliore amica? La vorrei accompagnare a casa. -
Chiese Blaine.
Kailey
annuì, sciogliendo Jo dalla sua stretta. Le posò
un bacio sulla guancia
e si allontanò assieme a Tina, Mike, Mercedes e Kurt.
Blaine passò un braccio attorno alle spalle di Jo e la
tirò più vicino prima di incamminarsi con lei
verso il parcheggio.
- Come ti sembra? - Domandò Jo accennando al copione.
-
Credo che sia interessante... Non vedo l'ora di leggerlo
approfonditamente. Mi incuriosisce soprattutto la parte dell'aitante
cavaliere, che poi sarei io. -
Jo alzò un sopracciglio.
- Kailey
ti ha dato la parte dell'aitante cavaliere? Quella ragazza non deve
aver letto le favole spesso quanto crede se toppa anche nella scelta
dei protagonisti. -
Blaine si lasciò andare a un sorrisetto molto
seducente e Jo sentì le ginocchia farsi di gelatina. Si
sforzò di
ignorare il tremolio delle gambe mentre Blaine replicava.
- Quindi tu credi che io non sarei all'altezza di fare il principe. -
- Assolutamente. -
- E quindi dove mi avresti messo? -
- Forse nella parte della fatina... -
Blaine
scoppiò a ridere e Jo lo seguì. La loro risata,
argentina e divertita,
echeggiò nei corridoi vuoti facendo trasalire le inservienti
intente a
pulire le aule.
- Sei veramente tremenda. - Disse Blaine.
- Lo so. - Disse Jo, mettendo in mostra una vanità che non
le apparteneva affatto.
- Ed è per questo che sono così pazzamente
innamorato di te. -
Le stampò un bacio sulla tempia, confondendola a tal punto
da non farle trovare le parole per rispondere.
Dopo la confusione del giorno
precedente, Kailey non capiva se il silenzio che regnava nell'aula del
Glee club in quel martedì pomeriggio era un segno negativo o
positivo.
- Allora. - Disse il
professor Schuester sedendosi a cavalcioni di una sedia - Che ne dite? -
I
ragazzi del Glee club si guardarono l'un l'altro senza il coraggio di
iniziare a parlare. La prima a voltarsi verso il professore di spagnolo
fu Mercedes.
- Ne abbiamo parlato,
professore. - Disse - E abbiamo deciso... -
Kailey trattenne il
fiato per quello che le sembrò il più lungo
istante della sua vita.
- Che non è
niente male. -
-
Ci piace che ognuno di noi sia sé stesso. - Disse Finn con
un
sorriso, scambiando con Rachel un sorriso dolce.
- Anche se il bello
della recitazione è essere qualcun altro. - Concluse Kurt
con un sospiro.
Il
professor Schuester lanciò un sorriso con la coda
dell'occhio a Kailey: non aveva mai avuto dubbi che la storia
di Kailey sarebbe piaciuta ai ragazzi del Glee, a tutti piaceva leggere
un racconto con sé stessi tra i protagonisti.
- Adesso
però ci deve dire dove ha trovato questa storia. - Disse
Puck.
-
Dica la verità, l'ha scritta lei. - Tentò Artie
con un sorrisetto. - I
personaggi ci somigliano troppo perchè sia una coincidenza. -
- Non è una
coincidenza. - disse Schuester sorridendo - Ma non è farina
del mio sacco. -
Si
fermò per dare un po' di pathos alla rivelazione,
posò gli occhi su
Kailey e la vide arrossire mentre lo pregava con gli occhi di non
andare avanti.
-
L'autrice della storia si chiama Aine McDaniels. Kailey Aine McDaniels.
-
disse il professore, allungando una mano verso la ragazza.
Gli
occhi di tutti si posarono su di lei con la pesantezza di un macigno e
la ragazza abbassò gli occhi sulle sue mani intrecciate in
grembo.
Il
silenzio cadde nella stanza e sembrava dire molto più di
qualunque espressione di sconcerto.
-
Beh, non perdiamoci in chiacchiere, no? Iniziamo! - L'allegra voce di
Jo si fece sentire un momento dopo, interrompendo il momento di stupore.
Il
professore battè le mani e richiamò tutti
all'ordine, dicendo di tirare
fuori i copioni e di iniziare a buttare giù le prime idee.
Gli occhi di Kailey si
alzarono verso Jo pieni di riconoscenza.
"Grazie." Le disse
senza parlare e Jo le fece un occhiolino complice.
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Capitolo 26 *** Ventisei ***
gleefanfic
ventisei
sabato
sera, casa di Jo
Era un
piacevole serata di primavera. Jo
era seduta sul retro della villa e si godeva il profumo dell'aria
tiepida: quel periodo dell'anno la faceva sempre pensare a quando, da
bambine, mettevano in scena spettacoli e balletti per il vicinato. Di
solito era il primo alito di brezza calda che metteva in moto le loro
testoline.
Sospirò
pensando che non sarebbero più tornati, quei momenti.
In quell'istante una
figura vestita di bianco comparve nella veranda della casa vicina.
- Ehi, Kailey! - La
chiamò Jo.
Kailey
si avvicinò alla siepe che divideva i due giardini.
Indossava un
vestito bianco profilato di stoffa a quadrettini bianchi e rossi e i
suoi capelli ramati le si inanellavano sulle spalle, lucenti nella
penombra della sera.
- Come sei bella! -
Esclamò Jo ammirata. - Esci? -
- Non lo so. -
- Beh, con una mise
così è difficile crederti. -
- È che non
ho ancora deciso. -
- Mi vuoi spiegare
cosa sta succedendo tra te e Artie? Sei così strana! -
- È una
storia lunga. - Disse Kailey abbassando gli occhi.
Il suono di un clacson
in lontananza attirò la loro attenzione.
- È Blaine?
-
- Se vuoi parlare gli
dico di andare a farsi un giro e resto con te. - Propose Jo.
Kailey scosse la
testa, sorridendo.
- No, vai. Anche io
uscirò. Credo. -
Jo si sporse per
abbracciarla affettuosamente sopra la siepe e poi la guardò,
seria.
- Domani sera dormi da
me, ok? Così non ci sarà nessuno ad
interromperci. -
Il clacson
suonò di nuovo, in lontananza.
- Il tuo usignolo
cinguetta. - Disse Kailey con un sorriso divertito.
- Vado. A domani. -
Jo si
allontanò lungo il giardino e raggiunse Blaine in macchina. Il ragazzo le posò
un bacio sulla guancia per salutarla e poi le chiese dove voleva andare.
- Magari una
passeggiata in centro? È una serata così bella! -
Propose Jo.
Blaine
annuì, avviandosi verso il centro di Lima: non era una
città
particolarmente verde, ma il nucleo attorno a cui si era espansa era
fatto di viali alberati e case dai graziosi giardini ben curati.
Camminare mano nella mano con Blaine in quei viali illuminati dai
lampioncini faceva sentire Jo come la protagonista di uno dei
romanzetti rosa che sua nonna leggeva continuamente.
Blaine
era loquace e interessante come sempre, sapeva sempre cosa dire e aveva
la battuta pronta. Stavano camminando in silenzio nelle vie
semideserte, quando Blaine la tirò più vicina e
affondò il viso nei
suoi capelli per cantarle una canzone all'orecchio.
When
it's black
Take a little time to hold yourself
Take a little time to feel around
Before it's gone
Jo
si lasciò trascinare dalla musica e ben presto nella via si
sentirono
le loro voci, diverse, ma unite dalla stessa melodia, che si univano e
si allontanavano allo stesso ritmo delle loro mani, intrecciate nella
danza. Da fuori dovevano sembrare due ubriachi, mentre ballavano e
cantavano nella via deserta in quel dolce sabato sera di fine marzo,
ma, se avessero guardato meglio, tutti avrebbero potuto notare che
l'unica ebbrezza che si leggeva nei loro occhi era quella di due cuori
innamorati.
If there's love just
feel it
If there's life we'll live it
This is no time to be alone
I won't let you go
Alla
fine della canzone Blaine tirò Jo contro di sé e
la abbracciò stretta,
con il fiato mozzo dalla fatica e dall'emozione. Jo ricambiò
l'abbraccio togliendo a Blaine il poco fiato che era riuscito a
conquistare, alzò il viso e lo baciò sulla bocca,
complice
il fatto che Blaine non era di molto più alto di lei.
La
lunga passeggiata conclusasi in modo tanto musicale aveva come meta il
caro vecchio Lima Bean, più vuoto che mai in quelle sere in
cui stare
fuori era così piacevole.
Jo
si stava facendo strada dietro a Blaine fino alla cassa, quando la sua
attenzione fu attirata da una cascata di lucenti riccioli color
tramonto.
Rimase ferma
finché Blaine non la strattonò.
- Che succede? -
-
Blaine... quella è Kailey. - Disse accennando alla ragazza
dai capelli
rossi seduta ad un tavolo in fondo alla sala.
- Sì, beh,
le somiglia molto. -
-
Ti dico che è lei! La conosco così bene che la
riconoscerei anche se
fosse pelata, di spalle e completamente coperta da un'armatura. Quella
è Kailey McDaniels, la mia migliore amica. La vera domanda
è: chi è il
ragazzo che è con lei? -
Jo
e Blaine cercarono di scavare nella loro memoria alla ricerca di un
ragazzo con i capelli color miele e il sorriso affascinante, ma al
McKinley non c'erano ragazzi come quello.
- Non l'ho mai visto
prima. - Dissero all'unisono.
Si avviarono al
bancone, sperando che Kailey non li avesse notati.
- Quello che
è certo è che non è Artie. - Disse Jo
cupamente.
Le
sue parole "il coniglietto si è trasformato in una leonessa"
erano
terribilmente vere, allora. Kailey non era più la fanciulla
dolcissima
e ingenua di sempre? Chi era diventata la sua migliore amica se non le
raccontava più cosa provava e usciva con diversi ragazzi
contemporaneamente? Con ragazzi sconosciuti, per di più!
Blaine
lesse sul viso di Jo tutta la sua amarezza e le passò un
braccio
attorno alle spalle, tirandola contro il suo fianco e posandole un
bacio sui capelli.
- Sono sicuro che
Kailey ha una spiegazione per tutto. -
Jo
non rispose, rifugiandosi nell'abbraccio di Blaine come se fosse stata
l'unica cosa ferma in un mondo che continuava a cambiarle sotto i piedi.
La sera successiva Jo
aspettava Kailey con malcelata impazienza: andava
avanti e indietro lungo il corridoio davanti alla sua camera dato che
qualunque stanza le sembrava troppo piccola per i suoi lunghi passi
nervosi. Aveva passato una serata deliziosa con Blaine, ma non riusciva
a non pensare a Kailey, seduta al Lima Bean con quello sconosciuto: la
sua amica rideva, gli occhi le scintillavano e sembrava imbarazzata e
felice al
tempo stesso. Erano già lì prima del suo arrivo e
quando lei e Blaine
erano usciti per tornare a casa loro non si erano mossi.
Il campanello
trillò e Jo sobbalzò, scese
le scale a quattro a quattro e sorrise a Kailey, in piedi al di
là
della porta, in jeans e t-shirt e con una borsa di tela sulle spalle:
sembrava la Kailey di sempre.
- Eccomi qui, in
perfetto orario. - Disse Kailey sorridente.
Jo si sporse per
guardare il cielo al di là della veranda.
- Che fai? -
- Controllo che non
stia per piovere. Sei puntuale per la prima volta nella tua vita. -
Kailey
le fece una linguaccia e la seguì in camera.
Buttò le proprie cose sul
divano letto turchese nell'angolo e si lanciò sul letto con
un saltello.
- Come è
andata la tua serata, ieri? - Disse con innocenza.
Jo non sapeva come
iniziare, ma le parole le uscirono dalle labbra senza nemmeno averle
richiamate alla coscienza.
- Benissimo, siamo
stati anche noi al Lima Bean. -
Se
anche Jo non fosse stata in grado di capire cosa stava accadendo nella
mente di Kailey, la ragazza cambiò improvvisamente
espressione: prima
distesa, poi sorpresa e infine preoccupata e imbarazzata insieme.
- Era...
stranamente... vuoto, non è vero? - Disse Kailey.
Jo le si sedette
vicino e si appoggiò alla testiera del letto, incrociando le
gambe.
- Adesso voglio
sentire tutta la storia, dal principio. -
Kailey
abbassò gli occhi e sospirò.
- È una
storia lunga. -
- Abbiamo tutta la
notte, stavolta per davvero. -
Kailey
prese un bel respiro e raccontò a Jo del valzer nella hall
dell'auditorium di Lima, quasi un anno prima. Del disegno che Artie le
aveva regalato, dell'incontro al Bel Grissino e dell'occhiata complice
che
si erano scambiati.
-
Sapevo che non si era dimenticato di me, l'ho capito subito da come mi
ha guardata. Era come se noi due ci fossimo incontrati
perchè eravamo
destinati a conoscerci. - Disse Kailey con sentimento.
Jo
non rispose, continuando a guardare Kailey per leggere in lei qualcosa
che forse nemmeno la sua amica stava capendo. Poi Kailey le
raccontò di
quando l'avevano incontrato al Lima Bean e di come se n'era andato
piccato... e della sua decisione di scrivergli.
-
Da quella mia mail ci siamo scritti quasi tutti i giorni. Ogni
pomeriggio smaniavo per tornare a casa e aprire la posta elettronica
per trovare la sua mail. Mi raccontava di cosa succedeva a scuola,
delle prove del Glee a cui non sopporta di dover partecipare, di quando
decideva di fingersi malato o infortunato per non dover seguire i corsi
di canto e di danza. Mi raccontava cose buffissime e cose molto serie,
abbiamo scoperto di avere la stessa passione per il fantasy e di amare
le colonne sonore dei nostri film preferiti, che sono quasi gli stessi.
-
- Praticamente una
Kailey al maschile. -
-
Oh, lui è molto più di me al maschile.
È spiritoso, a volte
irriverente, non ha paura di niente e di nessuno e sa di piacere alle
persone. Dopo tante mail e tanta conversazione, mi ha chiesto di
uscire. Se fosse stato me avrebbe balbettato e aspettato... ma lui mi
ha chiesto di uscire con naturalezza: nell'ultima mail mi ha chiesto se
avevo voglia di passare il sabato sera con lui. -
- E hai accettato? -
-
Sono stata disperata per qualche giorno, ma ogni volta che il mio
pensiero vagava libero mi ritrovavo a pensare a lui. Vedevo Finn che
accompagnava a casa Rachel e pensavo che sarebbe stato bellissimo se
Jamie mi avesse portato a casa. Vedevo Brittany e Santana mano nella
mano e sognavo di poter anche io andare da una lezione all'altra mano
nella mano con lui. Quando Artie mi ha detto che avrebbe dovuto
lavorare con i tecnici dell'audio per tutto il sabato pomeriggio, gli
ho detto che avrei anche io avuto da fare e non ci siamo organizzati
per la serata... così ho scritto a Jamie che andava bene. -
- Ti rendi conto,
sì, che sei uscita con un ragazzo che non è il
tuo fidanzato. -
Kailey
abbassò gli occhi e poi li alzò di nuovo verso Jo.
- Lo so, ma sono
innamorata di Jamie più di quanto io sia mai stata
innamorata di Artie. -
Jo
sorrise. Aveva capito che la sua migliore amica si era innamorata di
quel ragazzo con gli occhi verdi: l'aveva capito la sera prima, quando
l'aveva vista mettersi i capelli dietro le orecchie e sorridere
sbattendo le ciglia. Era la prima volta che la vedeva sfoderare la sua
dolcezza come arma di seduzione e, almeno a giudicare dal sorriso del
ragazzo che le teneva compagnia, aveva decisamente fatto centro.
Sentire
Kailey ammettere di essere innamorata di Jamie era un po' un sollievo:
almeno non avrebbe dovuto combattere per vederla con lui
così come aveva dovuto fare per vederla con Artie.
-
So che devo lasciarlo, Jo, ma è complicato. Non so con che
parole farlo
e ho paura di non averne il coraggio... Lui è
così tenero, io non lo
voglio ferire... La Kailey che ero non si ficcava in queste situazioni.
La Kailey che ero non avrebbe mai spezzato il cuore a un ragazzo...
pensavo che mi sarei messa solo col ragazzo giusto per me... E
invece... -
Jo
le si avvicinò e la abbracciò stretta, dandole un
affettuoso pizzicotto
come faceva sempre quando erano piccole: Kailey era rimasta la stessa
ragazza, solo che forse si era decisa a comportarsi come una
donna e non come una bambina dell'asilo.
La sciolse
dall'abbraccio e la guardò, felice di avere accanto la sua
cara, vecchia Kailey.
-
Troverai il coraggio e le parole, ne sono sicura. E poi una che scrive
storie così belle non può non avere le parole
giuste per dire ad Artie
come stanno le cose, no? -
Kailey
arrossì e sorrise.
-
A proposito, volevo chiederti una cosa. Mi spieghi perchè la
sottoscritta è finita nei panni di una principessa di seta e
velluto e
Santana in quelle della guerriera? Mi sarebbe piaciuto molto di
più
andare in giro a menare le mani! - Esclamò Jo divertita.
- So che in fondo ti
piace sentirti una principessa. -
- Ma per favore. -
- In fondo, Jo. Molto
in fondo. - Disse Kailey suadente.
Jo
scrollò le spalle, imbarazzata: non avrebbe ammesso con
nessuno che si
sentiva veramente un personaggio delle favole, quando Blaine faceva il
romantico con lei. Sì, forse non proprio Biancaneve,
qualcuno di più
simile ad Anastasia, una che non si faceva mettere i piedi in testa
facilmente... ma dopotutto era la verità.
Kailey conosceva bene
Jo tanto quanto Jo conosceva bene Kailey. Era poco ma sicuro.
- Beh, direi che
è il momento di iniziare il pigiama party. -
Dalla scatola di
scarpe sotto al letto, Jo tirò fuori una montagna di dolci,
dolcetti e dolcini.
- Qualcuno ha fatto un
giro a Mielandia, ultimamente? - Disse Kailey ridendo.
- Non hai idea come la
Polvere Volante funzioni bene col barbecue del giardino! -
Un'allegra risata
riempì la stanza, un momento prima che il miele e la
cioccolata riempissero le loro bocche.
- Ho una canzone per
te. - Disse Kailey all'improvviso, avvicinandosi al computer.
-
Oh, ti prego, dimmi che non ti stai trasformando in una miss Berry che
ha una canzone anche per quando si sta tagliando le unghie. -
- Ascolta la canzone e
smettila di brontolare. -
Cercò
su YouTube la canzone che voleva e scelse un video con le parole. Gli
accordi di una chitarra riempirono la stanza e la voce di Kailey, dolce
come al solito, si sovrappose a quella gracchiante che usciva dalle
casse del portatile di Jo.
I was like you and yes you were like me
We were so much alike but unique as can be
Friends 'till the end and we were quite the right team
Like those two men Aristotle and Averroes
Si
svegliarono la mattina dopo
col suono della sveglia di Jo, un potente gallo che gridava il suo
chicchirichì in ogni direzione.
Kailey,
con la testa pesante per i troppi dolci e la bocca impastata,
aprì gli
occhi ritrovandosi di traverso sulla poltrona con il pigiama pieno di
briciole.
Jo aveva aperto un
occhio solo e si era messa seduta esclamando.
- Tirate il collo a
quella bestia! -
- Jo, è la
tua sveglia! -
- Tirale il collo lo
stesso! -
Un cuscino del divano
le arrivò in testa.
- Jo! Facciamo tardi,
torna in te! - Poi sogghignò. - Per quanto poco tu sia in te
solitamente. -
- Bada a come parli,
coniglietto. La mattina sono una belva. -
- Un leone, direi. -
Disse, accennando ai capelli.
Jo
si alzò sbuffando e infilò una spazzola tra i
capelli arruffati
cercando di domarli senza la minima voglia.
Le due ragazze assonnate e
confuse che si facevano strada tra i ragazzi del McKinley si sentirono
letteralmente travolgere dal vocio mattutino degli studenti.
- Io mi do malata. -
Disse Jo, abbandonandosi contro il suo armadietto.
Per tutta risposta, Kailey sbadigliò sonoramente.
- Buongiorno, Kailey. -
La voce di Artie fece
sobbalzare la ragazza a tal punto che perse l'equilibrio andando a
sbattere contro il muro. Sorrise al ragazzo
massaggiandosi il gomito dolorante.
- Ci vediamo
più tardi. - Bofonchiò Jo, avviandosi verso
l'aula di arte priva di entusiasmo.
- Sono arrivati i
costumi per lo spettacolo. - Disse Artie accompagnando Kailey in classe.
- Davvero? - Disse
Kailey, risvegliandosi un po': non vedeva l'ora di averli tra le mani
dal momento in cui il professor Schuester aveva annunciato di essere
riuscito a recuperarne un po' a costo zero.
-
Sabato pomeriggio, mentre ero qui con i fonici, hanno scaricato tre
scatoloni. Li ho fatti lasciare in auditorium, ti va se durante la
pausa pranzo andiamo a dargli un'occhiata io e te? Se lo facciamo alla
presenza degli altri finisce che ci accapigliamo e non caviamo un
ragno dal buco. -
- Ci sto. Ci vediamo
dopo pranzo? -
- A dopo. - Disse
Artie, lanciandole un sorriso prima di sparire nell'aula di matematica.
Kailey
entrò nell'aula di arte e si sedette nel posto che Tina
aveva tenuto
per lei, salutandola con un sorriso. Kailey sapeva benissimo che il suo
pensiero sarebbe stato fisso per tutta la mattina sull'incontro con
Artie del dopopranzo: aopo la serata con Jo si sentiva carica e
coraggiosa, piena di entusiasmo e di voglia di farcela: avrebbe detto
la verità ad Artie. Dopotutto lei non era quella
che diceva sempre che "la verità sta bene dovunque"? Avrebbe
dovuto mantenere fede al suo pensiero e dire la semplice
verità ad
Artie: che aveva conosciuto un altro ragazzo e che non se la sentiva di
andare avanti nella storia con lui.
Niente di
più semplice, almeno in teoria.
Tina
notò la sua distrazione e per tutta la lezione non fece
altro che darle
discrete gomitate quando il professore guardava dalla loro parte.
Teneva il segno sul libro con un dito, in modo che Kailey non perdesse
il filo tra un pensiero e l'altro.
- Che ti è
successo? Sei più distratta del solito. - Le chiese alla
fine della lezione.
- Sono distratta. -
- Sì, l'ho
appena detto io. - Disse Tina, scettica.
- Colpa del musical. -
Mentì Kailey.
Tina
la guardò con un sopracciglio alzato e Kailey
pensò che probabilmente
una timida avrebbe scoperto con facilità un'altra timida che
diceva una
bugia. La giovane orientale però diede ancora una volta
prova della sua
riservatezza non facendo altre domande.
L'ora di pranzo
arrivò in un baleno.
"Dovrei
avere più cose difficili da fare nella pausa,
così le mattinate di
scuola passerebbero più in fretta." Pensò
cupamente Kailey mentre
entrava in auditorium.
Il suo coraggio
viaggiava parallelamente al tempo che mancava al suo incontro con
Artie: diminuiva ogni minuto di più.
Un
panino al volo allo snack bar - non aveva voglia di incontrare gli
altri in mensa e soprattutto non se la sentiva di mangiare niente di
più solido di un toast, tanto il suo stomaco era chiuso - e
poi corse
in auditorium sperando di avere cinque minuti da sola prima della
grande impresa.
Socchiuse
la porta e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che il
palco era
deserto. I faretti del proscenio erano accesi e Kailey raggiunse in un
attimo gli scatoloni chiusi posati sul parquet.
Due
lunghe aste di alluminio piene di appendiabiti attendevano solo di
essere riempite con i vestiti procurati dal professore di spagnolo.
Kailey
aprì il primo scatolone con la stessa espressione di una
bambina che
apre i regali la mattina di Natale e fece scivolare rapita le mani
sulla stoffa di mantelli, casacche, calzoni e tuniche. C'erano dei
bellissimi vestiti sui toni del blu e del viola, perfetti per gli
stregoni, una tunica di seta cangiante rossa e arancione, adatta allo
Spirito della Pietra... chissà se Tina aveva delle
extensions rosse da
abbinarci?
I
vestiti passavano velocemente dallo scatolone al pavimento, posati alla
rinfusa uno sull'altro, e all'improvviso Kailey si ritrovò
tra le mani
un vestito da principessa. Centomila volte più bello
dell'abito da
Ariel che aveva messo ad Halloween, milioni di volte più
elegante di
qualunque suo scamiciato e infinite volte più incantevole di
qualunque
altro abito in quello scatolone.
Era
di un rosa delicato, ricamato di perline bianche e decorato da nastri
color panna. Kailey si alzò in piedi tenendolo tra le mani e
se lo posò
sul corpo. Era un po' lungo, in effetti, ma quale vestito sarebbe stato
bene a una piccolina come lei? Le
sarebbe piaciuto avere uno specchio per guardarsi, ma non c'erano
specchi sul palco. Con una mano allargò la gonna ondulata,
facendo una
piroetta su sé stessa e lasciando che tulle e velluto si
allargassero
attorno a lei.
Sarebbe
stato così bello indossare quel vestito e andare a un ballo
da fiaba, ballare un
valzer tra le braccia di un bel cavaliere... magari dagli occhi verdi.
Involontariamente, Kailey arrossì.
Piroettò
al centro del palco intonando il ritmo di un valzer e volteggiando tra
le braccia di un cavaliere immaginario. Aveva ancora l'abito rosa
poggiato addosso e più ballava più le tornava in
mente una canzone che
aveva sentito la sera che era uscita con Jamie.
Take my hand, I'll teach you to
dance.
I'll spin you around, won't let you fall down.
Erano saliti in
macchina da pochi minuti e quando Jamie aveva acceso la radio lo
speaker stava lanciando una nuova canzone. Le prime note avevano
riempito l'abitacolo e all'improvviso Jamie aveva accostato, fermandosi
nel parcheggio di un supermercato.
- Scendi! - Le aveva
detto con gli occhi che luccicavano.
Kailey,
sbigottita, non si era mossa finché Jamie non l'aveva
raggiunta,
spalancando la portiera e prendendola per mano per farla scendere. Poi
aveva alzato il volume e mentre la canzone si allargava nel parcheggio
deserto Jamie l'aveva tirata vicino a sé, posandole la sua
mano calda
sulla schiena e facendola ballare. Alla fine della canzone Jamie era
rimasto immobile, sorridendole con quei suoi incredibili occhi verdi.
Per un lungo momento Kailey aveva trattenuto il fiato, aspettando il
suo bacio sulle labbra, ma Jamie si era limitato a baciarla su una
guancia, facendole poi cenno di salire in macchina.
Suddenly, I'm
feeling brave.
Don't know what's got into me, why I feel this way.
Can we dance real slow?
Can I hold you? Can I hold you close?
Non
aveva più sentito quella canzone, ma le era rimasta nella
mente e nel
cuore: sentì la sua voce cantarla e i suoi piedi ballarla
come se la
ragazza sul palco non fosse stata lei, con una sicurezza e una
spontaneità che non appartenevano alla Kailey adolescente,
ma alla
Kailey bambina che recitava con passione il suo ruolo di principessa
sfortunata sul palco improvvisato nel cortile di Jo.
Alla fine della
canzone, Kailey si fermò al centro del palco, abbracciando
il vestito come se fosse stato Jamie in persona.
Come
l'avrebbe voluto lì con lei, a ballare su quel palco sotto i
riflettori! Avrebbe ballato con lui anche senza musica, anche a costo
di cantare lei per tutti e due.
- Allora è
la verità. -
Kailey si
voltò verso le quinte e vide Artie, nel suo golf a righe
bianche e grigie, che la guardava fisso con aria affranta.
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Capitolo 27 *** Ventisette ***
gleefanfic
ventisette
lunedì
pomeriggio, auditorium del liceo McKinley
Il silenzio
dell'auditorium
era perfetto e Kailey era immobile, con le mani gelate e gli occhi
fissi su Artie. Il ragazzo non si era mosso e la stava guardando con
gli occhi pieni di amarezza e dispiacere.
- C-che cosa? - Balbettò Kailey in un sussurro.
- Mi avevano detto che
avevi un altro, ma io ti ho difeso. Che stupido. -
La sensazione di avere un baratro sotto i piedi rese stridula la voce
di Kailey mentre rispondeva con un sorriso forzato.
- N...
No, Artie. Che stai dicendo? -
- Eri così
ispirata, mentre cantavi quella canzone, che non ho avuto il coraggio
di interromperti.
Non ti ho mai sentito cantare così. -
- Era solo una
canzone! -
- Non puoi piroettare,
dire "i ragazzi ballano quando si sentono innamorati" con tutto quel
sentimento e farmi credere che stai pensando a me. -
Kailey non sapeva cosa
dire, così si limitò ad abbassare gli occhi.
Artie le si avvicinò.
- Perché
non me l'hai detto, Kailey? Pensavi che fossi stupido? Che non l'avrei
capito? -
- No, Artie, non
è questo. Non avevo il coraggio... -
- Hai il coraggio di
tradirmi e non di dirmi che lo stai facendo? -
Kailey aprì
la bocca per rispondere, ma non riuscì a trovare niente di
intelligente per rispondere.
- Da una parte sono
contento che tra noi sia finita. - Disse Artie all'improvviso, con una voce fredda e tagliente quanto
una lama. - Perché a quanto pare ero fidanzato con una ragazza che non esisteva. -
Il rumore delle ruote
della sedia a rotelle di Artie sul linoleum e poi il suono della porta antipanico sul retro che
sbatteva accompagnarono i pesanti battiti del cuore di Kailey, ancora ferma in mezzo al palco con il
bellissimo abito rosa tra le mani e il senso di colpa che le mozzava il respiro.
Fu così che
trovò Rachel, dieci minuti più tardi, quando
arrivò in auditorium leggera e splendente nelle sue ballerine dorate.
- Kailey! - Disse
sorpresa, avvicinandosi.
- Rachel. Che... che
ci fai qui? -
"Come se fosse strano
vedere la primadonna del Glee in auditorium." Pensò Kailey un attimo dopo.
- Vengo sempre qui per
cantare prima delle lezioni del pomeriggio. L'acustica mi piace di più rispetto a
quella dell'aula di canto. Che succede? -
- Stavo... mettendo a
posto i costumi per lo spettacolo. - Disse Kailey, accennando alla confusione che regnava sul
palcoscenico.
- Questo lo vedo. -
Rachel la fissò per un momento e poi le si
avvicinò. - Mi riferivo a te. Tutto a posto? -
Kailey
annuì, fingendo un sorriso, poi le tese il vestito rosa che
aveva tra le mani.
- Ti piace? Penso che
sia perfetto per lady Viola. - Disse.
Rachel lo prese tra le
mani e lo sollevò con aria critica. Quando lo
riabbassò, i suoi occhi erano fermi su Kailey.
- Sei sicura che vada
tutto bene? - Disse Rachel.
- È tutto a
posto. Ora scusami, ma devo andare. -
Afferrò la
borsa e la felpa e uscì dall'auditorium. Riuscì a
chiudersi la porta alle spalle un istante prima di scoppiare
miseramente in lacrime.
Dopo le lezioni del pomeriggio, Kailey si ritrovò affranta e
disperata davanti alla porta dell'aula di canto.
"Non
riuscirò mai a mettere piede in questa stanza."
Pensò Kailey cupamente, fissando il resto delle Nuove Direzioni
schiamazzare sui gradini attraverso il vetro e sentendosi come la prima volta che si era
trovata su quella porta. Anzi, peggio.
Come avrebbe potuto entrare e passare l'intero pomeriggio con il
ragazzo che aveva tradito e con cui aveva appena rotto?
Kailey si sentiva un verme e avrebbe voluto fare qualcosa per
risolvere la situazione, ma non riusciva a dimenticare l'occhiata di
freddo disprezzo con cui Artie l'aveva fissata per l'ultima volta: ogni
volta che ci ripensava si sentiva gelare il cuore.
- Non entri? -
Jo era dietro di lei,
con i capelli raccolti sulla nuca da una matita rossa e lo zaino appeso
a una
spalla sola. La t-shirt azzurra a righe era spiegazzata e scomposta e
Jo aveva il viso più luminoso e sorridente che il
McKinley avesse mai conosciuto, dovuto di certo al fatto che la aspettava un intenso
pomeriggio di prove con il suo bell'usignolo dagli occhi color miele.
- Non ce la posso
fare. -
- Oh, sì
che ce la farai. Ce la faccio io tutti i lunedì, sotto gli
occhi del mio ex migliore amico a cui ho soffiato il
fidanzato e tu non ce la fai perchè hai paura di rivedere il
tuo ex troppo
da vicino? -
Kailey
abbassò gli occhi e Jo la prese sottobraccio aprendo la
porta con l'altra mano.
- Non
succederà proprio niente. Vi ignorerete, magari qualche
commento acido...
ma finirà lì. Niente che la mia leonessa non
possa sopportare. -
Jo le
stampò un bacio sulla guancia e Kailey sorrise, sedendosi
tra lei e Mercedes.
Mentre si guardava
intorno si accorse che di Artie non c'era traccia: e se avesse deciso
di dare un taglio al Glee? Lo spettacolo si sarebbe ritrovato senza
regista.
Kailey
iniziò a sudare freddo: era troppo timida e imbranata per
dare ordini, non avrebbe mai saputo cosa dire e come
farsi ascoltare! Fissò la porta desiderando intensamente di vederlo arrivare anche se
moriva di paura a quel pensiero.
Qualche minuto dopo, come richiamato dalle occhiate
ansiose di Kailey, Artie arrivò alla riunione. Ignorò Kailey come
se lei fosse stata parte dell'arredamento e raggiunse Tina e Mike per scambiarsi i commenti
sull'ultimo episodio di CSI come se nulla fosse successo.
Kailey
tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi andare un po'
più rilassata sulla sedia.
Le dispiaceva aver rotto con Artie, le dispiaceva davvero. Ma non
riusciva a non rendersi conto che, in un angolino del suo cuore, era
sollevata. Finalmente poteva rispondere alle mail di Jamie senza sensi
di colpa. Al pensiero dell'elfo dei boschi con cui scambiava una fitta
corrispondenza telematica, Kailey si sentì leggera come al
solito e le sue labbra abbozzarono un sorriso: tutta quella sofferenza
era valsa a qualcosa, dopotutto.
Il professor Schuester
arrivò, trafelato e in disordine, borbottando qualcosa su un
procione chiuso
nell'abitacolo della sua automobile.
- Ok, ragazzi, non
perdiamo tempo e iniziamo. Finn, Puck, Blaine: partiamo con la prima scena. Sì, Artie? -
Disse, accorgendosi della mano alzata del ragazzo.
- Prima di iniziare
vorrei cantare una canzone. -
Il professore
sbatté le ciglia, stupito.
- Beh, Artie, abbiamo
molto da fare... -
- Ci tengo molto. -
- In tal caso... Va...
va bene. -
Lasciò ad
Artie il posto al centro dell'aula e il giovane guardò tutti
con aria seria sistemandosi
gli occhiali sul naso. I suoi occhi si posarono su Kailey e la ragazza
si sentì colpita da un pugno nello stomaco: mentre cercava
di restare impassibile sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Artie diede
il "la" all'orchestra e una recente canzone del suo stile preferito si
allargò nella stanza. Bastarono le prime parole per
far desiderare a Kailey che un baratro si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse viva
prima ancora della fine del ritornello.
I came to talk about this girl
that had my love it seems
I went away for a
while and she gave my love away
Gli occhi di tutti andavano da Artie a Kailey.
Lui
era perfetto, la canzone era interpretata in maniera
magistrale e tutti
sembravano indecisi su come comportarsi.
She,
she used to be a really special lady
I
guess she's feeling kinda freaky lately
It's
such a shame cause now the love's changed
La
canzone finì e Artie non diede a nessuno il tempo di
commentare. Nel
silenzio sbigottito dell'aula di canto, il ragazzo si rivolse al
professore:
- Professor Schue, ci
tengo a dire che non lascio il mio posto di regista. Quel ruolo mi
piace e
non ho intenzione di farne a meno. -
- C-certo, Artie. -
Disse il professore, confuso.
Jo vide Kurt fare un
cenno di solidarietà ad Artie e sospirò.
Cinque minuti prima
aveva detto a Kailey che non sarebbe successo niente di male. Proprio non si aspettava una scena
simile.
Le prove del musical andavano
avanti nonostante la rottura tra Kailey ed Artie: i due avevano deciso di trattarsi
con fredda professionalità e si rivolgevano l'uno all'altra
il minimo indispensabile.
Gli attori erano quasi
tutti contenti della loro parte: Kurt e Mercedes, entrambi stregoni, avevano delle canzoni stupende
e perfette per la loro vocalità; Tina, che interpretava lo Spirito della Gemma, aveva una
lunga aria in cui raccontava della Gemma Rossa con la sua bellissima voce da contralto.
Chi non era entusiasta della sua parte era Rachel, che arricciava le labbra ogni volta che
pensava al fatto che lei - la primadonna e la miglior cantante del gruppo - aveva solo due
canzoni, di cui una in coppia con l'imbranato principe interpretato da Finn. Già non le
piaceva il suo personaggio, lady Viola, una principessa timida e insicura... quando aveva
scoperto di avere anche pochissimo da cantare aveva minacciato di piantare tutto e andarsene.
Finn l'aveva fatta ragionare dicendole che una piccola parte era sempre meglio di niente e che
in fondo era solo un musical per il festival delle arti del McKinley: Rachel si era
temporaneamente tranquillizzata, ma di tanto in tanto borbottava ancora che non capiva come
Kailey avesse potuto scrivere per lei una parte così
patetica.
Chi
invece era felicissimo del suo ruolo era Puck: il suo personaggio,
arrogante e valoroso, gli piaceva da impazzire e adorava
infastidire Santana dentro e fuori dallo spettacolo.
La trama
era, secondo Santana, "una storiella terribilmente banale, zuccherosa e
piena di buoni sentimenti";
in realtà era poco più che una favola in cui tre
fratelli di sangue blu si mettono in
cerca di una magica Gemma in grado di portare felicità a chi
la
possiede. Il loro viaggio si sarebbe districato tra principesse gemelle
dai poteri misteriosi, guerriere ribelli insofferenti alle regole,
stregoni, prove da superare e inganni di ogni genere per giungere
all'ambito premio: un gigantesco rubino dai poteri magici. Le cose si
sarebbero ribaltate proprio alla fine, in un rocambolesco colpo di
scena in cui si scopriva che il rubino non esisteva affatto, ma in
effetti era proprio una storia semplice e romantica.
Ogni volta che Kailey
si ritrovava a seguire una scena si stupiva sempre di come fosse esattamente come se l'era
immaginata. Ok, lei immaginava boschi sterminati e non l'auditorium di una scuola
superiore dell'Ohio... ma i personaggi erano perfetti: la goffaggine di Finn, Rachel
che sorrideva timidamente, Santana che sbottava e sbuffava, Puck che la indispettiva,
Blaine e Jo che si punzecchiavano amorevolmente a vicenda... la loro
interpretazione era così perfetta che Kailey riusciva quasi
a vedere i boschi, i palazzi e le immense sale da ballo sullo sfondo.
A
sentirle recitate ad alta voce, poi, le parole del suo copione non
sembravano nemmeno così
sciocche: parevano importanti e scelte con cura, non le casuali
espressioni di una
ragazza che mette nero su bianco le sue fantasie. Ogni tanto Kailey si
chiedeva se le avesse effettivamente scritte lei, quelle battute.
Le Nuove Direzioni al
completo avevano imparato ad apprezzare quella storia e Kailey se ne
rendeva conto
dal modo diverso in cui tutti - specialmente Santana, Mercedes e Kurt -
la trattavano: ora non
era più la timidissima ragazza dai capelli rossi che
ondeggiava sullo sfondo quando si esibivano.
Kailey aveva acquistato un talento, qualcosa per cui il suo posto al
Glee non solo era
meritato, ma era suo di diritto: c'era chi ballava, chi
cantava, chi era bello e chi sapeva suonare. C'era Jo e la sua destrezza
con il pianoforte e c'era lei con la sua bravura con le parole.
Kailey si
era scoperta molto più fiera di sé di quanto non
fosse mai stata e andava in giro a testa alta nei
corridoi, anche se questo le costava molte più granite negli
occhi. Un
paio di giocatori di basket ripetenti le avevano riempito lo zaino di
avanzi del pranzo dopo che lei, durante la lezione di
letteratura inglese, aveva parlato di quanto Romeo e Giulietta fosse ancora una storia
attuale alzando la mano e intervenendo con una loquacità a
lei del tutto
sconosciuta.
Ma quando sai di valere qualcosa, quelle bambinate non hanno peso. Aveva imparato a capire Rachel
e Kurt, che si toglievano la granita dagli occhi e non si preoccupavano se avrebbero
passato la ricreazione in bagno a togliersi ghiaccio dai vestiti. Jo era ammirata e felice:
Kailey sembrava aver scoperto una luce dentro di sé che aveva tenuto nascosta fino ad
allora, forse per timore di essere notata e presa in giro.
Un pomeriggio, le due
ragazze stavano uscendo da scuola dopo le lezioni chiacchierando
allegramente come al solito.
- Allora, riesci a
vedere il tuo principe azzurro stasera? - Domandò Jo.
- È ancora
incastrato con gli esami di dizione. - Spiegò Kailey con
dolcezza - Ma stiamo al telefono tutte le sere fino a
tardi. -
- Modera il tono
zuccheroso, Key, non voglio avere il diabete già alla mia
età. - Disse Jo storcendo la bocca in una
buffa smorfia di disgusto.
In quel preciso
momento Gabrielle, Serena e Alice comparvero davanti a loro e meno di
un momento
dopo Jo e Kailey si ritrovarono ricoperte di tempera rossa.
Le risate delle
Cheerios, nascoste dietro la porta dell'aula di economia domestica,
svelarono la
loro posizione e Jo si tolse la tempera dagli occhi quel tanto che
bastava per fulminarle.
- Questo è
il peggior scherzo che potevate farci! - Gridò Jo.
- Siccome non vi
vergognate per quello che fate ci abbiamo pensato noi a darvi il colore
giusto
alla faccia. - Disse Serena con un sorrisetto.
- E poi il color
Cheerios dona a tutti. - Cinguettò Alice.
Jo fece due passi
avanti e le si piazzò di fronte, occhi negli occhi.
- Siete terribili. La
peggior specie di persone che esista a questo mondo. Noi saremo degli sfigati, ma conosciamo il
significato dell'amicizia e della lealtà. Quando eravamo
piccole cantavamo
e ballavamo assieme, ci coprivamo a vicenda quando facevamo qualche
stupidaggine, ci volevamo
bene. Quella divisa è così stretta che non
c'è posto né per la ciccia né per
ricordi e
sentimenti. Qui le vere perdenti siete solo voi. Kailey, andiamocene. -
Kailey aprì
la bocca per dire qualcosa, ma Gabrielle la interruppe:
- Non dire niente.
Sparisci, coniglietto. - Disse, calcando la parola "coniglietto" con
tutto il disprezzo che provava per quella ragazza così
infantile.
Kailey
sentì gli occhi colmarsi di lacrime e rincorse Jo fino
all'uscita, lasciandosi alle spalle le sue ex amiche e i suoi
sentimenti calpestati.
Jo si
allontanò verso il parcheggio senza curarsi della tempera
che gocciolava dal suo zaino e di quella che le dipingeva
capelli e viso: continuò a camminare come se nessuno si
fosse preoccupato
di interromperla.
Nella sua mente si era
presentata una canzone dei Simple Plan perfetta per quel momento... se solo avesse avuto il tempo
di sfogarsi!
So thank you for showing me,
That best friends can
not be trusted,
And thank you for
lying to me,
Your friendship and
good times we had you can have them back
Immaginava di cantarla davanti a quelle tre arroganti traditrici per
sbattere loro in faccia che non aveva nessun bisogno della
loro insipida e tiepida amicizia da quattro soldi. Potevano tenersi tutti i loro
momenti insieme, se valevano poco quanto sembrava.
Quella sera Jo si
ritrovò a dire tutte le parolacce che conosceva davanti allo
specchio, fissando
la tempera rossa incrostata sulle sopracciglia e all'attaccatura dei
capelli come se avesse
dello scotch a fermare una parrucca. Aveva dovuto buttare via felpa e
jeans, macchiati irrimediabilmente,
e sua madre le aveva sequestrato le All Star per ficcarle in lavatrice.
Mancavano
dieci minuti al suo appuntamento con Blaine e sembrava ancora una
specie di mostro
in fase di muta.
Quando il ragazzo rispose al telefono, Jo sbottò:
- Non venirmi a
prendere, sto vedendo rosso dalla rabbia. -
- Cosa? -
Domandò Blaine, avvertendo la rabbia nella voce di Jo.
- Quelle dannatissime
Cheerios. -
Era difficile parlare
a denti stretti e Jo non riusciva nemmeno a esprimere l'irritazione, il
disappunto
e il dolore che le dava quella situazione. Riusciva a stento a
immaginare il dispiacere
che probabilmente stava provando la sensibile Kailey, se lei stava
soffrendo così tanto.
- Sono da te tra dieci
minuti. - disse Blaine all'improvviso.
- No, Blaine,
aspett... -
Ma Blaine aveva
riattaccato, comparendo dieci minuti più tardi sulla soglia
della sua stanza.
- Jo... - Disse
precipitandosi verso di lei e prendendole il viso tra le mani.
Jo fece la cosa che
quasi nessuno si sarebbe aspettato da lei: scoppiò a
piangere.
Si gettò
tra le braccia di Blaine e singhiozzò come non faceva da
quando aveva finito le scuole materne, riversando il
suo dispiacere e la sua rabbia contro la camicia a righe del ragazzo, felice di averlo vicino e
commossa dal fatto che avesse capito che aveva bisogno di lui senza nemmeno che lei
glielo dicesse.
La
mattina successiva Jo si ritrovò nei corridoi del McKinley
più agguerrita che mai: dopo il fiume di lacrime che aveva
versato aveva parlato con Blaine quasi tutta la notte, tanto che quando
sua madre era andata
a darle la buonanotte le era preso un colpo nel trovarla seduta sul
letto ancora
in compagnia del ragazzo.
Jo era morta di vergogna, ma Blaine aveva riso.
- È rimasta
scioccata dal vederci assieme a chiacchierare, figurati se ci beccava
mentre facevamo
altro! - Aveva detto ridendo.
Jo era avvampata e
l'aveva minacciato di non farlo più entrare in camera
propria.
La lunga discussione
era finita con una Jo coraggiosa e un Blaine sollevato dal vederla di nuovo travolgente e vitale
com'era sempre: l'aveva baciata a lungo per augurarle la buonanotte e Jo era scivolata
sotto le coperte vestita, con il buonissimo odore di Blaine ancora addosso.
Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi era stato che avrebbe
parlato con le tre Cheerios la mattina dopo per chiedere loro
spiegazioni.
Neanche a
farlo apposta, mentre si avviava verso l'aula di matematica vide
Gabrielle venirle incontro.
Le si parò davanti, pronta ad afferrarla e a trattenerla con
la forza se necessario, ma la bruna cheerleader le si
fermò proprio di fronte.
- Devo parlarti. -
Disse.
- Anche io. - Rispose
Jo, determinata e stupita insieme.
- Non qui, andiamo nel
bagno delle ragazze. - Disse Gabrielle trascinandola dietro la porta
dei servizi.
- Non vuoi nemmeno
farti vedere che parli con me? - Domandò Jo amaramente.
Gabrielle era da
sempre quella con cui andava meno d'accordo: la riteneva tutto quello
che lei
non era. Era intelligentissima, elegante, affascinante, esile e
bellissima. I suoi lunghi capelli neri erano lisci e lucenti e
non una massa priva di forma trattenuta sulla nuca da una biro, i vestiti su di lei sembravano
sempre di gran moda, grazie alle sue gambe lunghe e snelle e al suo passo aggraziato.
Gabrielle ricordava continuamente a Jo il fatto che lei non sarebbe mai
- mai -
stata una signorina: sarebbe rimasta un maschiaccio per tutta la vita.
- Non sai cosa si
prova, Jo. - disse Gabrielle con la voce piena di irritazione. - Non
sai cosa vuol
dire essere prese di mira solo perchè eravamo amiche. Le
altre Cheerios ci nascondono la biancheria quando andiamo a
fare la doccia, svuotano le nostre borracce di nascosto costringendoci a fare tutte e
sei le ore di allenamento senza un goccio d'acqua perchè la coach Sylvester non ci fa
lasciare il campo, ci riempiono di dispetti, ridono alle nostre spalle... e tutto
perchè noi siamo state vostre amiche. -
- Ed
è per questo che siete così tremende con noi? Per
ripicca? -
La tempera rossa
ancora non se n'era andata da sotto le sue unghie ed era terribilmente simile al colore della sua
mente in quel momento.
-
Siamo vittime degli stessi scherzi! - Sbottò Gabrielle - Ma
se io
ricevessi una granita in faccia perchè faccio qualcosa che
amo sarebbe
diverso! Voi venite presi di mira per qualcosa che amate, per qualcosa
di cui andate orgogliosi. Quella Berry è il bersaglio di un
paio di
granite alla settimana, ma chi l'ha mai vista piangere? Sa di riceverle
perchè lei canta, sa cantare e lo fa col cuore. Per Kailey
è lo stesso:
viene presa di mira per quello che lei è, che lei
è davvero! Noi
riceviamo lo stesso trattamento, ma non abbiamo quello che avete voi!
Noi ci facciamo spezzare la schiena dalla Sylvester, dobbiamo
preoccuparci ogni minuto di ogni giorno delle calorie, della cellulite
e delle smagliature pur di essere popolari e riceviamo lo stesso
scherzi e battutine. Non credi che sia peggio? -
Jo rimase senza
parole: non ci aveva minimamente pensato.
- È vero,
non ci obbligano a fare quello che facciamo per mettervi in ridicolo.
L'idea della tempera
era di Alice, sperava che dopo una cosa del genere avrebbero capito che
non siamo come
voi, che siamo Cheerios al cento per cento... che devono smetterla di
buttarci le calze nello
scarico della doccia. - Continuò Gabrielle. - Voi ricevete i
dispetti perchè siete voi stesse. Noi ci impegniamo ad
abbandonare la nostra personalità e ad essere solo "le cheerleader" e riceviamo il
vostro stesso trattamento. Non ti pare ingiusto? -
Jo, per
una volta, non aveva parole per risponderle.
- Perciò la
prossima volta che ci vedrai con una granita in mano sappi che non
serve dirci in
faccia che siamo delle perdenti. Lo sappiamo benissimo. -
Gabrielle
uscì dal bagno lasciando Jo stupita e imbarazzata: si era
preparata un discorso aggressivo e furioso per
ricordare a lei e a quelle due galline delle sue amiche che non si trattano in quel modo gli
amici, ma all'improvviso la situazione si era ridimensionata.
Alice, Serena e
Gabrielle erano le sfigate, lei e Kailey quelle fortunate.
E chi poteva capire
tre sfigate che cercavano di farsi strada nel mondo del liceo meglio di
una
ragazza che veniva etichettata come una dei loser più loser
della scuola? Improvvisamente
si rese conto che tutta la sua rabbia era sparita, sostituita da un
senso di orgoglio
che la faceva sentire ebbra: ogni granita sarebbe stata una doccia
fredda che le avrebbe
ricordato quanto sia fantastico essere sé stessi.
Uscì dal bagno scrivendo uno sms a Kailey.
Quel pomeriggio, Kailey
raggiunse Jo in aula canto.
La sua migliore amica
le aveva mandato uno sms breve e sibillino in cui le diceva di non sparire, dopo le lezioni del
pomeriggio, e che si sarebbero viste nell'aula del Glee. Kailey aveva fatto duecento
supposizioni, arrivando a pensare che la sua amica aveva fatto a botte con Gabrielle, Alice e
Serena... ma quando le ebbe incontrate in corridoio, altezzose e bellissime come sempre,
capì che loro non c'entravano.
- Dimmi tutto. -
Disse, curiosa.
Jo le mise in mano uno
spartito.
- Voglio cantare
questa canzone con te. - Disse Jo.
- Ma...
è... difficile. -
- Cantala e basta, ok?
-
They can
try hard to make me feel
That
I don't matter at all
But
I refuse to falter
In
what I believe
Le porte dell'aula di canto erano aperte e le loro voci sovrapposte
alla colonna sonora richiamarono
chi amava passare davanti a quell'aula tra una lezione e l'altra:
Rachel, Kurt, Mercedes,
Finn e Blaine le raggiunsero nel giro di mezzo brano. Le loro voci si
unirsi a quelle delle due ragazze per terminare quella
splendida canzone di Mariah Carey in un abbraccio di gruppo.
'Cause
there's a light in me that shines brightly
They
can try
But
they can't take that away from me
|
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Capitolo 28 *** Ventotto ***
gleefanfic
Questo capitolo
è dedicato a Faith. Lei
sa perchè.
ventotto
mercoledì
pomeriggio, auditorium del McKinley
Lo
spettacolo si avvicinava:
mancava meno di una settimana al debutto e ormai c'era bisogno solo di
qualche ultimo ritocco. Con un cast talentuoso come le Nuove Direzioni
mettere in piedi un musical a partire da zero era stata una vera
passeggiata: gli attori si sentivano così bene nei panni dei
loro
personaggi da aver bisogno di pochissime prove, le canzoni scritte per
l'occasione erano una più bella dell'altra e i coreografi
erano
eccezionali.
Ogni
volta che varcava la soglia dell'auditorium e sentiva i suoi amici
recitare le battute del suo copione, Kailey sentiva il cuore gonfiarsi
di orgoglio.
Era
seduta di traverso su una poltroncina in prima fila assieme ad Artie
per seguire la prima prova generale con i costumi; Jacob Israel aveva
insistito per occuparsi delle luci, ma avevano dovuto spedire uno dei
ragazzi delle scenografie con lui per impedirgli di seguire Rachel con
l'occhio di bue fin nei camerini.
In
quel momento sul palco c'era proprio lei, Rachel, nell'abito rosa che
Kailey aveva ammirato tanto in quel fatidico pomeriggio: stava cantando
un'aria molto triste in cui il suo personaggio, lady Viola, spiegava al
principe Damian - interpretato da un Finn piuttosto a disagio negli
aderenti pantacollant marrone scuro - che era stata maledetta da
bambina e che non avrebbe mai potuto avere le attenzioni di un ragazzo.
Era la
canzone più toccante
dell'intero musical e Rachel sembrava sguazzare in quella situazione:
un pezzo difficile e intenso, perfetto per la sua anima da star del
palcoscenico.
Kailey
seguiva l'esibizione con occhi sognanti, seduta accanto a Jo. La
ragazza indossava l'abito blu con cui avrebbe dovuto recitare
e non
faceva altro che tirarlo e spostarlo da una parte all'altra, litigando
con ogni singola cucitura.
Blaine la guardava
paziente e divertito, bello come il sole nella sua mise principesca
marrone chiaro.
- Non guardarmi
così! - Sbottò Jo.
- Così
come? -
- Con quell'aria di
compatimento. -
- Non ti sto
compatendo. -
- Non sono fatta per
gonne, abiti e merletti e allora? Sono fatta così, prendere
o lasciare. -
- Smettila di
agitarti. Sei la più bella di tutte. - Disse Blaine.
Jo
arricciò le labbra, incerta, guardando Santana poco lontano:
nella sua
mise ricordava più Lara Croft che Antea, guerriera
fantasy, ma la
Cheerios era veramente bellissima in ogni senso.
Rachel
terminò la sua canzone e Finn fece per avvicinarsi a lei e
dire la sua
battuta, quando un singolo applauso ruppe il silenzio dell'auditorium.
Tutti
si voltarono verso la cima delle scale, dove stava un folto gruppo di
ragazzi e ragazze più o meno della loro età;
quello che stava battendo
le mani era un ragazzo sui vent'anni dal viso sfrontato e affascinante.
Portava una giacca scura aperta su una t-shirt azzurro chiaro, una
sciarpa bluette al collo e un paio di jeans aderenti dall'aria molto
costosa.
Rachel si
irrigidì e Finn le si precipitò vicino, toccando
la mano di lei con la propria.
Gli occhi di tutti
rimasero fermi sul sorriso bellissimo e arrogante del ragazzo che stava
scendendo le scale.
Il
giovane si avvicinò al palco guardando uno ad uno i ragazzi
sul palco e
sulle poltroncine e quando fu sufficientemente vicino si
fermò.
-
Un'ottima esibizione, Rachel. Peccato per il vestito, sembri appena
uscita da uno show di Disneyland e ti fa ancora più ingenua
e sciocca
di quanto tu già non sembri nei tuoi soliti panni... E anche
il
testo... bah, era veramente patetico. Peccato davvero, poteva essere
una buona prova. - Disse con sufficienza. - E anche tu, Finn, dovresti
chiedere i danni: quel modo di andare in giro ti rende più
ridicolo di
quanto tu non sia già. Ed è tutto dire. -
Lasciò
cadere lo sguardo su Tina, con indosso l'abito di seta rosso fuoco dal
taglio orientale e represse un sorrisetto divertito, poi
notò Mercedes
e Kurt con gli abiti di scena e scosse la testa.
-
Mi aspettavo un po' di più da voi. Sinceramente? Sono
deluso. Una
sciocca favola, costumi patetici, una schiera di cliché e
personaggi
veramente improbabili. Una scuola elementare per ritardati avrebbe
messo in piedi uno spettacolo migliore. -
- Se sei qui per farci
paura, Jesse, stai solo perdendo tempo. - Disse Finn.
-
Paura? Oh, no. Eravamo venuti per questo, per dirvi che perderete, ma
quanto pare non avete bisogno di essere spaventati: vi siete
già messi
in condizione di perdere. Chi mai si metterebbe a fare uno sciocco
spettacolo teatrale a un mese e mezzo dalle Nazionali? -
- Raccogliamo fondi
per andare a Seattle. - Disse Tina ingenuamente.
-
Già, dimenticavo che in questo liceo di morti di fame dovete
chiedere
l'elemosina se volete uscire da Lima. Bah. Lasciatevelo dire, davvero,
siete patetici. Una schiera di mocciosi vestiti da personaggi Disney
che si agitano su un palco senza musicalità, eleganza o
interpretazione. Finn è un ballerino terribile e la sua
vocalità è così
mediocre che non potrà mai compensare la sua inettitudine.
Kurt ha la
voce di una ragazza, mi auguro che quello sia il vestito di una delle
fatine, in qualunque altra veste risulterebbe terribilmente fuori
luogo. Mercedes è veramente ridicola... le avete dato anche
una parte?
Non riuscirà nemmeno a salire le scale, pesante
com'è. Tutti
guarderanno come la stoffa si tira sul suo sedere e nessuno
ascolterà
le sue parole, per quanto possa cantare bene. La pateticità
di Tina
vestita da... da cosa? Sembra una brutta bambolina giapponese, la sua
pateticità è qualcosa di indescrivibile. -
Uno
ad uno, i membri del Glee Club venivano falcidiati dalle parole
taglienti di Jesse. Il ragazzo parlava come se stesse semplicemente
dicendo la verità - cosa che magari stava anche facendo
- ma con una
ferocia, una cattiveria e una maleducazione assolutamente gratuite.
Kailey
strinse i pugni vedendo gli occhi dei suoi amici riempirsi di vergogna
e i loro visi diventare maschere di imbarazzo. Quel tizio, chiunque lui
fosse, era piombato tra loro e pensava di poter distruggere
quell'atmosfera idilliaca che avevano costruito in un anno intero
Si sbagliava. Oh, se si sbagliava.
-
Tu con quel vestito blu - Disse il giovane rivolgendosi a Jo - Spero
che metterai a posto quei capelli, sembri un manichino con in testa un
nido. E potevate prendere qualcosa di meglio come principesse: a te il
vestito cade addosso malissimo, lasciatelo dire, e Rachel sembra una
bambina di sei anni. Un po' mi dispiace per lei, non
diventerà mai una
stella se continua a stare in mezzo a questi buchi neri di
inettitudine. È la pura verità, Rachel. - disse
con intensità,
guardandola dritta negli occhi. - Stare con questo gruppo di perdenti
è
come un'ancora: ti impedisce di sfrecciare tra le stelle. -
Rachel
non disse nulla, evitando lo sguardo di Jesse e alzando gli occhi su
Finn in cerca di un supporto, ma il quarterback era troppo turbato per
poter rispondere a tono.
Jesse fece un
sorrisetto e si voltò verso i ragazzi rimasti fermi in cima
ai gradini.
-
Beh, ce ne possiamo anche andare, ragazzi... - Poi rivolse ai ragazzi
del McKinley con un sorrisetto compiaciuto. - Ah, giusto, nel caso non
lo sappiate ancora, e dubito che sia così dato che non si
parla d'altro
in questo periodo, sono il nuovo coach dei Vocal Adrenaline. Il Carmel
High ha pensato che l'unico in grado di riportare il loro Glee club
agli antichi fasti, quelli a cui siamo arrivati quando il sottoscritto
cantava, sia proprio io. -
Fece per allontanarsi,
poi si fermò e sorrise con garbo.
-
Voglio darvi un consiglio, per dimostrarvi che non temo affatto la
vostra concorrenza e che sono superiore a tutti voi: rispedite chi ha
scritto questo ridicolo spettacolo fatto di fiorellini, nuvolette e
buoni sentimenti all'asilo da cui è scappato. Chiunque sia
dovrebbe
vergognarsi di perdere il suo tempo nello scrivere stupide storie
adatte a un pubblico di minorat... -
- Adesso basta! -
Gridò Kailey alzandosi in piedi.
Gli
occhi di tutti si voltarono su di lei, con i riccioli rossi scomposti
attorno al viso e le guance scarlatte. Gli occhi le luccicavano mentre
avanzava a passo di marcia verso Jesse.
-
Sei solo un maleducato. Un arrogante, un presuntuoso e un maleducato.
Ti hanno cresciuto a pane e complimenti, vero? Credi di essere il
migliore di tutti solo perchè nessuno ti ha mai detto il
contrario,
vero? Beh, te lo dico io il contrario. Sei solo un pallone gonfiato.
Uno che parla solo perchè ama il suono della sua voce. Uno
che è capace
solo di smontare i sogni degli altri, perchè si sente
così perfetto e
arrivato da poter fare il giudice. -
Lo guardava negli
occhi, noncurante del fatto che lui fosse trenta centimetri
più alto di lei.
Si
sentiva coraggiosa, forte e sicura di sé. Si sentiva come
uno dei
personaggi del suo musical, che dopo aver trovato la Gemma Rossa
riusciva a superare paure e ostacoli e ad abbattere tutti i pregiudizi
che gli altri gli avevano disegnato addosso.
In
quell'anno aveva scoperto di essere una persona interessante, di
riuscire anche ad essere carina, se lo voleva, di meritare l'amicizia e
l'appoggio non solo di Jo, ma di tante altre persone che le volevano
bene. Aveva incontrato un ragazzo che la faceva sognare ad occhi aperti
e chiusi e aveva scoperto di avere un talento che lei nemmeno sognava
di possedere. Quel
musical
aveva aperto una porta di lei che di solito teneva sigillata, una porta
che aveva fatto entrare aria, sole e luce nella sua vita. Non avrebbe
permesso a un deficiente qualunque di arrivare e far crollare tutto
quello che aveva costruito.
Fece un passo avanti,
costringendo Jesse ad indietreggiare.
-
Dovresti guardarti dall'esterno, Jesse. Sei la persona più
terribile
che io conosca. Sei uno spocchioso sputasentenze, un insopportabile
so-tutto-io che parla senza essere interpellato. Esci da quella porta
con tutti i tuoi ragazzi e non farti più vedere qui dentro:
non abbiamo
bisogno della tua pochezza per ricordarci quanto siamo fantastici. -
Jesse sorrise, di un
sorrisetto amaro, forse incerto, forse imbarazzato.
-
La frustrazione di una perdente. Sapevo di averci azzeccato: sei tu
quella che ha scritto questa patetica storia di amore e amicizia.
Dovevo capirlo dalla tua stupida felpa con Ariel. - Disse Jesse
accennando alla felpa rosa che la ragazza portava addosso.
Kailey alzò
il mento con aria di sfida.
-
Ne vado orgogliosa. - Disse a voce alta. - E non ho intenzione di
dividere la stanza con un essere superbo e arrogante come te per un
minuto di più. -
Fece
un ultimo passo verso di lui prima di allontanarsi su per i gradini e
Jesse si ritrovò ad indietreggiare ancora una volta. I suoi
piedi
cozzarono contro gli scatoloni dei costumi e il ragazzo cadde
all'indietro sui cartoni vuoti, finendo per terra nel silenzio generale
mentre la porta sbatteva alle spalle di Kailey.
Nel
silenzio del corridoio, la ragazza riprese fiato e si rese conto di
aver appena dato completamente di matto.
Confusa, nascose il
viso tra le mani cercando di dominare i sentimenti: che
cosa le era preso? La Kailey che conosceva non avrebbe mai fatto una
scenata del genere. Alzare la voce, poi, proprio non le si addiceva...
e con uno sconosciuto!
Sentì
le guance bruciare e seppe di essere arrossita. Lacrime di sconosciuta
provenienza le punsero gli occhi e Kailey si chiese per un momento
perchè le stesse venendo da piangere.
Il
tocco della mano di qualcuno sulla sua spalla le fece allargare le dita
e in quello spiraglio vide il sorriso di Jo e quello di Blaine.
Sentì
sulla spalla la mano di Kurt e il dolce cigolio della sedia a rotelle
di Artie. Finn li raggiunse tenendo per mano Rachel e nel giro di un
minuto l'intero Glee club del McKinley era in corridoio.
Nessuno aveva il
coraggio di parlare per primo, così fu Blaine a rompere il
silenzio.
- A qualcuno va un
frappè? Offro io. - Disse.
Kailey si
guardò alle spalle mentre la comitiva si dirigeva al bar
della scuola con ancora indosso gli abiti di scena.
Dall'auditorium
stavano uscendo i cantanti del Carmel, Jesse chiudeva la fila. I suoi
occhi si alzarono per un istante e incrociarono quelli di Kailey. La
ragazza si affrettò a distogliere lo sguardo e a raggiungere
gli altri,
ma non riusciva a togliersi di dosso la strana sensazione di aver
incrinato qualcosa di molto prezioso.
-
È quasi pieno! - Trillò Kailey arrivando nei
camerini.
-
Cioè è mezzo vuoto. - Sentenziò Kurt
con un sospiro, dando un ultimo
tocco di lacca alla complicata pettinatura orientale di Tina.
- No, è
quasi pieno! - Ribadì la ragazza.
Non
avendo una parte nello spettacolo era l'unica in jeans e camicetta:
tutti gli altri sfoggiavano gli abiti di scena ed erano già
passati
sotto le mani di Santana e Kurt per il trucco e acconciatura.
-
Se sei ancora convinto di poterla spuntare con miss ottimismo, vuol
dire che non la conosci abbastanza. - Disse Jo cercando di non
calpestare il vestito ad ogni passo: era così strano portare
delle
ballerine e non le sue solite scarpe da tennis!
Il
professor Schuester entrò nei camerini per dare a tutti l'in
bocca al
lupo più grande che conosceva, anche se era certo che si
sarebbero
fatti onore.
- Noi andiamo. Ci
vediamo all'intervallo. - Disse poi, facendo cenno a Kailey di scendere.
Uscirono
da dietro le quinte e Kailey stava per raggiungere il suo posto in
prima fila, dietro alla consolle dei fonici, quando si sentì
chiamare:
non aveva fatto in tempo a voltarsi che un paio di occhi verdi le
avevano dipinto un sorriso dolcissimo e stupito sul volto.
- Ja-Jamie! - Disse
con un sorriso. - Cosa ci fai qui? -
-
Finn mi ha detto che lo spettacolo era stasera... ed eccomi qui. Ancora
non mi spiego perchè tu non mi abbia voluto dire con
precisione la data
del debutto. -
- È che non
credevo ti interessasse. -
- Sai che mi piacciono
le favole. -
- E poi pensavo che
avresti avuto le prove con i Diamanti. -
- Le avevo, infatti. -
- E come hai fatto a
liberarti? -
-
Sono scappato. - Disse Jamie con sufficienza. - Ho finto di andare
nello spogliatoio prima delle prove e me la sono filata dall'uscita
d'emergenza. -
Kailey
allargò gli occhi stupita.
- E... e cosa ti
faranno quando lo scopriranno? -
-
Bah, lezioni extra la settimana prossima, suppongo. E un richiamo, che
si aggiungerà a tutti gli altri sulla scrivania del preside.
Vado
troppo bene a scuola per avere davvero fifa... e uno spettacolo come
questo non me lo sarei perso per niente al mondo. -
Il
suo sorriso dolcissimo e sincero fece fare un saltello al cuore di
Kaile, che si sorprese a desiderare di baciarlo. Si poteva avere un
desiderio del genere?
- Tu, piuttosto. Mi
aspettavo di vederti su quel palco con i tuoi bei riccioli sciolti e un
abito di velluto rosa pastello. -
- No, io non recito. -
Disse Kailey, turbata da come Jamie la conoscesse bene.
- E cosa hai fatto per
questo musical? -
- Regia. -
Mentì Kailey, sperando che i suoi occhi non dicessero a
Jamie che non stava dicendo la verità.
- Mi sarebbe piaciuto
sentirti cantare. So già che balli divinamente. -
Le luci in sala si
abbassarono un paio di volte, segno che lo spettacolo stava per
cominciare.
- Devo andare. - Disse
Jamie. - Ci vediamo dopo lo spettacolo? -
- Mi trovi qui. -
Disse Kailey con il più dolce dei suoi sorrisi.
Jamie
si chinò e le posò un rapido bacio sulla guancia,
poi corse su per le
scale per raggiungere il suo posto. Kailey si avviò in
fretta verso il
suo posto, trattenendo il respiro per l'emozione mentre le luci
già si
abbassavano e lasciandosi cadere sulla sua poltroncina tra Artie e la
signorina Pillsbury con il cuore così gonfio di tenerezza da
sembrarle
fatto di panna montana. Non notò l'occhiata amara di Artie,
che aveva
seguito l'intera scena, e non sentì nemmeno le parole di
presentazione
del professore di spagnolo, in piedi sul palco ad annunciare lo
spettacolo.
A
riportarla alla realtà furono solo le prime battute di
Blaine, che le
fecero tornare in mente le parole che aveva buttato giù in
una fredda
mattina di gennaio in cui non aveva nessuna voglia di ascoltare la
lezione sull'art nouveau: quello era un sogno che diventava
realtà.
Lo
scroscio di applausi per il cast schierato sul proscenio sembrava
provenire direttamente dalle più rosee fantasie dei membri
del Glee
club.
Rachel lanciò un sorriso a Kailey, ferma al suo posto in
prima
fila, e la ragazza le sorrise di rimando, spellandosi le mani a furia
di applausi.
Puck
era stato eccezionale, Tina aveva interpretato alla perfezione la sua
parte, Santana aveva strappato qualche risata divertita e tutti avevano
sospirato di romanticismo quando Blaine e Jo si erano baciati per
davvero. Finn era stato adorabile, il suo duetto con lady Viola era
stata la cosa più dolce e appassionante dell'intero musical
e Mercedes
e Kurt avevano preso valanghe di applausi dopo i loro assoli: erano
stati tutti superlativi, ma la migliore era stata senza dubbio Rachel. Se
tutti si aspettavano che avrebbe fatto una interpretazione mediocre
solo perchè il suo personaggio non la rispecchiava al cento
per cento e
perchè non era la protagonista dello spettacolo... beh, si
erano
sbagliati: era stata così perfetta nella sua parte,
così convincente
nelle sue lacrime e dolce nei suoi sorrisi che la sua lady Viola aveva
toccato il cuore di tutti. Kailey poteva giurare di aver visto la
Beiste asciugarsi gli occhi dopo il suo malinconico assolo tanto
criticato da Jesse.
Quando
i personaggi erano entrati in scena uno a uno per prendere gli
applausi, alla fine, quello di Rachel era stato senza dubbio il
più
lungo e rumoroso: niente fischi, niente pomodori... una standing
ovation generale per la stella più scintillante dello
spettacolo.
Sebbene non fosse la protagonista, tutt'altro, era stata quella che
aveva brillato di più. Anche in quel momento, mentre era
stretta tra
Finn e Kurt, la si poteva vedere vibrare d'emozione durante l'intero
applauso finale.
Kailey si
sentì stringere in un affettuoso abbraccio.
- Li senti, Kailey?
Metà di questi applausi sono per te! - Le disse il professor
Schuester.
- Io... beh, non ho
fatto molto. Sono stati loro quelli bravi. -
- Oh, Kailey! - Il
professore di spagnolo alzò gli occhi al cielo ridendo.
- Raggiungiamo gli
altri? - Disse Artie, interrompendoli.
-
Sì, giusto. - Disse il professore. - Dio, quanti complimenti
si
prenderanno lunedì a scuola! Possono dire addio alle
granite! -
Kailey
li seguì verso le quinte, ma si voltò a guardare
le gradinate. Jamie
stava correndo verso di lei con le guance rosse e gli occhi che
luccicavano per l'emozione: Kailey si ritrovò stretta tra le
sue
braccia un minuto più tardi.
- Kailey, Kailey...
è stato meraviglioso! -
- Sì, sono
stati bravissimi. -
- La storia era
così... così perfetta e commovente e incalzante,
e... e Kailey, perchè non mi hai detto di averla scritta tu?
-
Kailey si
sentì immediatamente avvampare e si sciolse dall'abbraccio.
- Chi... chi diavolo
te l'ha detto? -
-
Ma il professor Schuester! L'ha detto a tutti, poco prima dello
spettacolo. Certo, non tutti hanno capito a chi si riferiva con "una
delle nostre studentesse", ma io l'ho capito subito. C'è
così tanto di
te, in questa storia! -
Kailey
si strinse immediatamente in un abbraccio: sapere che Jamie aveva
capito che lei era l'autrice di quella storia la faceva sentire come se
fosse nuda.
- Ehi, non
è una cosa brutta! -
La
ragazza non rispose, con gli occhi fissi sulla moquette
dell'auditorium: si chiedeva perchè aveva permesso al mondo
di leggere
nel suo cuore ascoltando quella favola. Jamie le posò le
mani sulle guance e la obbligò ad alzare gli occhi verso di
lui.
- Non vergognarti mai
di quello che sei: poche persone possono vantare un animo cristallino
come il tuo. -
Le sorrise
accarezzandole i capelli con una mano e Kailey tentò un
timido sorriso.
- Non ho mai
conosciuto nessuno come te. Tu sei una fata, Kailey. Sei una stella. -
Fu
a quelle parole che Kailey decise di lasciar perdere autocontrollo e
timidezza: si alzò in punta di piedi e premette le proprie
labbra su
quelle di Jamie, che non attese un solo momento per ricambiare quel
bacio.
Fu
come se Kailey non fosse mai stata baciata prima: quella sensazione di
essere circondata solo da luce e profumo data dalle mani calde di Jamie
sulla schiena, dalle sue labbra che sapevano di menta, del suo shampoo
agli agrumi... era come girare precipitosamente in tondo e sfrecciare
verso l'alto al tempo stesso. Era come galleggiare sulle nuvole e
sentirsi parte della Terra e di tutto ciò che vive e abita
su di essa.
- Ti staranno
aspettando. - Disse Jamie con dolcezza, ravviandole i riccioli
scomposti dietro le orecchie e sorridendole.
- Ci vediamo domani?
Dopo la replica andiamo a mangiare al Bel Grissino. -
-
Non credo che i tuoi compagni mi vedrebbero di buon occhio, a
così poco
dalle Nazionali. E credo che mi toccherà stare chiuso in
casa per il
resto della settimana, dopo la bravata di stasera. -
Kailey si
rabbuiò.
-
Ne è valsa la pena, credimi. Preferisco passare una sola
sera con te
che tutte le ere del mondo chiuso in casa da solo. - Disse con un
sorrisetto ammiccante.
- La citazione non
è proprio così. - Disse Kailey, riconoscendo il
film da cui l'aveva tratta. Non per niente, era uno dei
loro preferiti.
- Hai capito il senso.
- Rispose Jamie. - Ora va'. Buonanotte. -
Le posò un
bacio sulla guancia e si confuse in mezzo alla folla che usciva
dall'auditorium.
|
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Capitolo 29 *** Ventinove ***
gleefanfic
ventinove
lunedì
mattina, liceo McKinley
Kailey si
presentò a scuola con la
netta sensazione che sarebbe stata una giornata assolutamente stupenda:
lo spettacolo era stato strepitoso, alla domenica l'auditorium aveva
fatto il tutto esaurito, forse per la prima volta dopo gli anni d'oro
del Glee club del McKinley.
Tra il pubblico della domenica sera
c'era anche il signor Trapp, il preside della scuola elementare dove
avevano presenziato alla festa di Halloween.
- Ho detto ai genitori
della scuola della favola che avete messo in musica e sono venuti quasi
tutti assieme ai loro bambini. - Aveva spiegato al professor Schuester
durante l'intervallo. - Abbiamo pensato che era un buon modo per
ricambiare la vostra gentilezza. -
Dopo la replica erano andati
tutti insieme al Bel Grissino e avevano brindato a loro stessi, al
talento e alle Nuove Direzioni. Erano stati benissimo per l'intera sera
e avevano riso e scherzato tutti insieme; l'euforia della loro
meravigliosa esibizione aveva riscaldato i rapporti tra Artie e Kailey,
Santana non aveva detto una sola cosa offensiva per tutta la sera e
Kurt aveva parlato con Jo e Blaine per circa due minuti di fila.
Kailey
aprì la porta per entrare a scuola sentendosi al sicuro da
qualunque
dispetto le avrebbero potuto fare: si sentiva forte, si sentiva in
gamba, si sentiva in grado di tenere testa a chiunque. Una parte di lei
- nemmeno troppo piccola - pensava che tutti l'avrebbero guardata con
rispetto, se non con ammirazione.
Finalmente aveva un motivo per andare avanti a testa alta.
Aveva
fatto solo quattro passi nella scuola, quando una granita in faccia
gelò la sua pelle assieme a tutti i suoi buoni pensieri.
- Buona
giornata, raccontafavole! - La voce dei soliti giocatori di football la
raggiunse da sotto la cortina di ghiaccio che le copriva il viso.
"Non
basterà una cosa così stupida per rovinarmi la
giornata." Pensò Kailey,
scrollandosi un po' di granita di dosso e avviandosi verso il bagno
delle ragazze per ripulirsi del tutto. "Come dice sempre Jo, ricevere
una granita in faccia non fa altro che ricordarti quanto sia figo
essere speciali." Pensò allegramente.
Posò lo zaino per terra e si chinò per lavarsi
via la granita dalla faccia.
Aveva
appena chiuso l'acqua per asciugarsi la faccia, sperando di fare in
tempo ad arrivare a lezione in orario, quando il suono dei singhiozzi
la fermò.
Nel bagno non c'era nessuno, a parte lei, ma il rumore
veniva da uno dei gabinetti in fondo alla stanza. Cosa doveva fare?
Intromettersi nelle vicende personali di qualcuno o ignorarlo e
continuare per la sua strada? Sulle prime Kailey decise che, se fosse
stata lei quella che piangeva, non avrebbe gradito l'intromissione di
una persona sconosciuta. Stava già per avviarsi fuori quando
si rese
conto di non avere il cuore di ignorare la ragazza che piangeva. E se
fosse stata Jo? Non se lo sarebbe mai perdonata!
Tornò indietro e
spinse lentamente la porta del gabinetto da cui venivano i singhiozzi,
sbirciando all'interno con riserbo. Se chi c'era dentro non l'avesse
voluta, non avrebbe fatto altro che gridarle di levarsi dai piedi.
Ma
se si era aspettata di consolare una perfetta sconosciuta, Kailey si
era sbagliata: seduta sulla tazza chiusa, con il viso nascosto tra le
mani e le sue inconfondibili ballerine dorate ai piedi c'era Rachel. E
stava piangendo disperatamente.
- Rachel? - Disse Kailey in un sussurro.
La
ragazza alzò gli occhi e si asciugò le guance con
una mano. Lei che era
sempre così sorridente, ottimista e piena di
vitalità sembrava
terribilmente fragile con le guance bagnate. Istintivamente, Kailey le
si avvicinò.
- Che succede? -
Rachel tirò su col naso e nascose di nuovo il viso tra le
mani.
-
Mi ha lasciata. - Disse con voce rotta, tra un singhiozzo e l'altro,
completamente indifferente al fatto che la sua aria da donna di mondo
perfetta e sempre impeccabile era miseramente crollata davanti alle sue
lacrime e ai suoi singhiozzi. - Mi è venuto a prendere
stamattina, come
sempre e prima di scendere dall'automobile mi ha detto che non voleva
più stare con me. "Le nostre strade vanno in direzioni
diverse, non
posso più ignorarlo. E non voglio più stare con
te, Rachel." Ero così
scioccata da non aver versato nemmeno una lacrima. Poi l'ho incontrato
in corridoio, gli ho sorriso istintivamente, lui mi ha ignorata e io...
non sono riuscita a resistere. -
Affondò di nuovo il viso tra le
mani, scoppiando di nuovo in lacrime, e Kailey fece un passo avanti.
Come si consolava una ragazza come Rachel, forte e coraggiosa fuori, ma
così sensibile dentro? Cosa si dice a una persona a cui
hanno appena
spezzato il cuore?
Se fosse stata una sua storia avrebbe saputo cosa
far dire ai personaggi, ma quella era la vita vera. Kailey tese una
mano e prese una mano di Rachel, costringendola ad alzarsi. Uscirono
dal gabinetto e Kailey le passò un fazzolettino, facendole
un mezzo
sorriso.
- Una stella non smette di splendere se non c'è nessuno che
la guarda, no? -
Le
parole le uscirono dalle labbra senza averle nemmeno pensate.
Capì che
erano quelle giuste quando Rachel sorrise, almeno con le labbra. Aveva
ancora gli
occhi lucidi e le guance umide e rosse, ma se non altro aveva smesso di
piangere.
- Che ti è successo? - Domandò Rachel accennando
ai vestiti di Kailey macchiati di granita.
-
Sono stata aggredita da un paio di giocatori di football armati di
granita. Niente di nuovo. - disse Kailey stringendosi nelle spalle. -
Ti senti meglio? -
Rachel annuì, asciugandosi le ciglia brune.
-
Ora devo andare in palestra, o il professore di ginnastica
penserà che
ho voluto saltare le sue ultime lezioni. Non voglio dargli un pretesto
per fargli dire che non amo la sua materia... anche se è la
verità. -
Disse Kailey, allontanandosi.
Aveva quasi messo la mano sulla porta quando Rachel la trattenne.
- Grazie, Kailey. - Disse con un sorriso triste.- Le amiche ci sono per
questo, no? -
-
Hai ragione. Sono contenta di averti conosciuta, Kailey. Sei.. sei
l'unica a non essere abbagliata dal mio modo di essere. - Rachel si
fermò un istante, poi
fece un mezzo sorriso. - E ora ho intenzione di abbracciarti. -
Kailey ricambiò l'abbraccio di Rachel con tutto l'affetto
che provava per lei.
- Ci vediamo oggi pomeriggio? -
- Certo. -
Kailey
uscì dal bagno, mentre la porta si chiudeva alle sue spalle
poté
sentire Rachel intonare una malinconica canzone che anche lei conosceva.
And it's’
your time to walk your way
You'’re a dreamer, you'r’e a rebel
And you will suffer and you will fight
And you will sacrifice yourself
Si
appoggiò alla porta chiusa pensando che Rachel aveva
ragione: c'erano
volte in cui non potevi fare altro che cantare. Se un altro ha scritto
parole adatte al momento in cui ti trovi vuol dire che, in fondo, non
stai soffrendo da sola.
Life goes on
Here and beyond that
horizon
It goes on and it changes
And it changes you too
Se Kailey
si era immaginata il lunedì più bello di sempre,
si era di gran lunga sbagliata.
A
parte la granita, il brutto voto in arte (proprio non ce l'aveva fatta
a studiare l'architettura di Gaudì con il musical e Jamie
sempre nei
suoi pensieri) e il fatto che aveva scordato a casa sia il pranzo che i
soldi, ci si metteva anche il fatto che Rachel e Finn avessero rotto.
Kailey sapeva benissimo che non poteva proprio farci niente e che in
fondo non erano affari suoi se le due star del Glee avevano deciso di
mettere la parola fine alla loro storia, ma proprio non poteva non
starci male: era fatta così, era troppo emotiva ed empatica.
Quando
Jo, da piccola, veniva messa in castigo per aver fatto qualche
marachella, lei non riusciva ad uscire a giocare e si inventava
qualunque scusa per stare a casa anche lei, riordinando la camera o
dando una mano alla mamma.
Jo si era accorta del fatto che la sua migliore amica era
giù di morale e le comparve davanti durante la ricreazione
con un
cono al fiordilatte e un bel sorriso.
- Due chiacchiere in cambio di un gelato? - Le propose.
- Pensavo che sarebbe stato il miglior lunedì della mia
vita... invece è un lunedì come gli altri. Anzi,
peggio. -
- Ehi, che succede? -
- Brutti voti, granite, dispetti... -
- Questa è la parte "un lunedì come gli altri".
È la parte del peggio che mi sfugge. -
- Finn ha lasciato Rachel. -
-
Ah-ha. E a noi questo cosa cambia? Il fatto che miss stellina
farà
ancora di più i salti mortali per farsi notare al Glee club?
Avanti,
Kailey, non puoi essere giù di morale per tutti i mali del
mondo! -
-
Ero così di cattivo umore anche quando tu hai combinato
tutto quel
casino con Kurt, solo che non potevo fartelo notare perchè
eri già
abbastanza a terra da sola! -
Jo non rispose: molto probabilmente era la verità, anche se
lei non se ne era minimamente accorta.
- Raccontami di Jamie, piuttosto. Riuscite a vedervi oppure no, questa
settimana? -
- Chiuso in casa fino alle nazionali. Hanno minacciato di espellerlo
per le troppe assenze alle prove. -
- Che diamine, è solo un Club pomeridiano! Nel peggiore dei
casi non prendi il credito, ma arrivare a espellerlo... -
-
Non è il McKinley, alla Meighton sono terribilmente severi.
Jamie
vorrebbe essere espulso per quello che gli importa, significherebbe
poter andare in una scuola normale. -
- Non gli piace? -
- Lui la
odia. È sua madre, ex stella della danza americana, a
volerlo lì. Sia
lui che sua sorella sono molto dotati, ma a differenza di Jane, a lui
non gliene importa un fico secco di danza, musica e spettacolo. Lui ama
cantare, ma non gli piace che la gente lo guardi. -
- Mmm... diciamo che elementi così, nel nostro Glee, non ce
ne sono molti. Va' avanti. -
-
Sua madre l'ha iscritto lì e pretende di vederlo brillare
nello
spettacolo... a lui non importa, ma lei non sente ragioni. Se
però
viene espulso non potrà mai finire il liceo e fare
finalmente quello
che vuole. Ragion per cui cerca di tirare avanti per finire l'anno. -
- Capisco. Ribelle e irriverente, eh? Sì, decisamente non
è te al maschile. -
- Te l'avevo detto. -
-
Però ha proprio fatto breccia nel tuo cuore. - Disse Jo,
sollevata nel
vedere Kailey parlare di lui con gli occhi che luccicavano e un sorriso
sereno dipinto sul volto.
- Che ci vuoi fare? Lui è un elfo dei boschi e io una fata.
Siamo destinati a stare insieme. -
- Se hai trovato un ragazzo che sta dietro alle tue fantasie, siamo
proprio a posto. -
- A proposito di ragazzi... parliamo di un certo usignolo a cui hai
giurato amore eterno. -
- Io non ho giurato proprio niente a nessuno! -
-
Cos'è che avresti giurato? - La voce di Blaine alle loro
spalle fece
sussultare Jo, che quasi cadde dallo sgabello su cui era seduta.
- B-blaine! -
- Felice di vederti, ma
Jolie. - Disse Blaine, sfoggiando un accento francese
niente male.
Jo storse le labbra.
- Jolie? -
- Vuol dire graziosa. - Le disse Kailey.
-
So cosa vuol dire. Ma io sono Jo. Jo il maschiaccio, quella in
salopette, quella che non sa portare i tacchi e ha sempre i capelli in
disordine. Ti ricordi di Jo, la ragazza con cui stai? -
Blaine sorrise, mandando completamente in pappa il cervello di Jo.
- Certo che me ne ricordo. - Disse avvicinandosi a lei.
I
suoi bellissimi occhi erano così vicini ai suoi che ci si
poteva
specchiare dentro, vedendo se stessa in mille sfumature oro, ambra e
cioccolata. Il suo cervello smise immediatamente di funzionare e non
sarebbe riuscita a parlare nemmeno se Blaine non le avesse chiuso la
bocca con un bacio. Kailey scese dallo sgabello con un saltello e
sorrise a Jo.
- Ci vediamo alla riunione del Glee. - Disse con una
voce zuccherosa che tradiva la sua tenerezza per quel momento dolce tra
la sua migliore amica e il suo ragazzo.
- L'hai fatta scappare. - Si lamentò Jo quando Blaine si
decise a renderla padrona dei suoi pensieri, allontanandosi un po'.
- Mi dispiace. - Disse lui con un sorrisetto.
- No, non è vero. -
- Infatti no. - Rispose Blaine in un sussurro, prima di baciarla ancora.
Più tardi, quel pomeriggio, il professor Schuester non
sembrava
aver notato la mancanza di alchimia delle Nuove Direzioni. Oppure stava
diplomaticamente facendo finta di ignorare il
fatto che Finn fosse seduto tra Puck e Mike e che Rachel fosse da sola,
al suo solito posto in prima fila.
- Bene, ragazzi. Dopo la nostra performance della settimana scorsa ho
delle novità. Mercedes, Kurt, potete venire qui? -
I
due ragazzi si guardarono negli occhi, per poi scendere accanto al
professore, che mise tra le mani di Kurt una busta bianca del tutto
anonima.
- Andate a comprare tutto quello che serve per la performance
più esplosiva di tutte. -
Kurt
aprì la busta e i suoi grandi occhi azzurri si spalancarono
ancora di
più nel vederne il contenuto. La sua voce era stridula per
l'euforia
mentre diceva.
- P-professor Schue ma... ma sono tantissimi soldi! -
-
E pensate che è solo una parte di quello che abbiamo
ricavato! -
Esclamò il professore. - A differenza di chi tra voi era
scettico, il
musical ha avuto un grande successo. Abbiamo i soldi per i biglietti,
qualche cosa per il rinnovo degli strumenti musicali della band e una
discreta somma per i costumi. Il duro lavoro viene sempre ben ripagato.
-
Mercedes sbirciò nella busta bianca e si rivolse al
professore con
un sorriso così luminoso da far sparire il medaglione con la
M di
strass che le pendeva al collo.
- Faremo un figurone, glielo assicuriamo. -
Scambiò
un'occhiata di intesa con Kurt, che la prese sottobraccio e
tornò al
suo posto già confabulando dei posti in cui sarebbero potuti
andare a
sperperare le loro sostanze. Kailey sorrise a Jo e le fece un
occhiolino, a cui Jo rispose con un pizzicotto.
- Bene. Lo
spettacolo di sabato vi ha dimostrato che possiamo essere veramente
fantastici. Per questo motivo ho deciso di assegnarvi un compito per la
settimana prossima. -
Guardò ad uno ad uno i suoi ragazzi, in attesa di sapere
cosa avrebbero dovuto preparare per la settimana successiva.
-
Voglio che ognuno di voi porti una canzone a sua scelta. Voglio
qualcosa di esagerato, di... esplosivo. Qualcosa che lasci a bocca
aperta chi vi ascolta. Perché la più bella
sarà uno dei numeri che
porteremo alle Nazionali. -
Alla parola Nazionali gli occhi di Kurt,
Mercedes, Blaine e Rachel si accesero immediatamente: la sola parola
faceva scorrere in loro un'ondata di entusiasmo ed energia.
- Tutto chiaro? Ci vediamo lunedì, allora. - Disse battendo
le mani con aria eccitata.
- Ti ho
detto che non canto! - Esclamò Jo spazientita, chiudendo di
botto il suo armadietto e avviandosi a lezione di geometria.
- Ma perché? Quando abbiamo cantato insieme è
stato... spettacolare! - Esclamò Blaine.
-
Perché primo, non c'era nessuno ad ascoltarci, secondo, la
canzone mi
piaceva e terzo... beh, terzo perché mi hai preso alla
sprovvista! -
Sbottò Jo.
- Troviamo una canzone che piaccia ad entrambi. Ti prego,
Jo, mi piacerebbe così tanto cantare con te! Non abbiamo mai
cantato
insieme! -
- Ci sarà un motivo, non credi? -
Blaine le prese il
viso tra le mani. Probabilmente sapeva che effetto avevano i suoi occhi
su di lei, perchè ogni volta che voleva farle fare o dire
qualcosa di
scomodo la riusciva a convincere solo sorridendole con quei suoi
bellissimi occhi castani.
- Mi prometti almeno che ci penserai? -
- Ci penserò. -
Blaine le posò un bacio al volo sulla bocca e poi si
allontanò con un sorriso dipinto sul volto.
- Mannaggia a te, Blaine Anderson! - Sbraitò Jo.
- Se proprio ti disturba stare con lui, noi siamo disponibili per darti
il cambio. - Disse una voce nota alle sue spalle.
Serena,
Alice e Gabrielle erano dietro di lei, a braccetto e con le code di
cavallo perfettamente in ordine. Anche se provava un odio
più contenuto
nei loro confronti, Jo non riusciva ancora a sopportare la loro aria di
superiorità.
- Credo che Blaine preferisca qualcosa di più consistente di
pelle, ossa e divisa di lycra. -
- Vogliamo scommettere? - Disse Serena.
Il
luccichio dei suoi occhi azzurri e i suoi capelli dorati che
ondeggiavano, ondulati e lucenti alle luci al neon del corridoio non
promettevano niente di buono.
- Lui è il mio ragazzo, chiaro? Stategli lontano. -
-
Oho, ma che paura. - Disse Gabrielle ridendo. - Non ce ne importa
niente di quel damerino dai capelli impomatati che porta continuamente
orrendi farfallini, Jo, tranquilla. -
Con una risata, le tre Cheerios si allontanarono nel corridoio.
-
Blaine non è un damerino! - Gridò Jo in risposta,
contraddicendo
miseramente le prime parole che aveva rivolto a Kurt quell'anno, quando
si era riferita all'ex usignolo come uno dei "damerini della Dalton".
Incrociò Kailey a metà del corridoio successivo,
mentre lei si avviava a lezione di spagnolo.
- Ehi, Jo, che faccia scura! -
- Le tre dell'Ave Maria mi rovinano sempre la giornata. -
Borbottò lei.
- Non ci pensare. Piuttosto, canti con Blaine, lunedì? -
- Ma perchè diavolo devo cantare con Blaine, me lo spieghi? -
- Ehi, calmati! Era solo una domanda! -
-
È da lunedì che mi tormenta perchè
vuole fare un duetto con me. Io non
canto con lui, non mi va. Non sono abbastanza brava. Non ho la voce
giusta. Non ce la posso fare. -
- Hai cantato Kelly Clarkson da sola, suonando il pianoforte e mi dici
che non puoi farcela a duettare con Blaine? -
Jo sospirò. A quanto pare Kailey sapeva che Jo stava dicendo
solo metà della verità.
-
Ogni volta che mi guarda vado completamente in confusione, come pensi
che riuscirei a cantare una canzone romantica con lui che mi dice "ti
amo" guardandomi negli occhi? Farei la figura della perfetta idiota e
lui la farebbe con me. Non mi va, davvero. Mi chiedo come Finn e Rachel
facciano a... -
- Facessero. -
- È lo stesso. Facessero a cantare
insieme. Perché non andavano in confusione e non girava loro
la testa?
Sembravano così padroni di sé stessi! -
Kailey si strinse nelle spalle.
-
Dai a Blaine una possibilità. Provate a cantare insieme e
poi, se
proprio non ti riesce, lui avrà la dimostrazione che
è meglio
rinunciare. -
Jo rimase interdetta: non ci aveva proprio pensato. Stampò
un bacio sulla guancia di Kailey e si allontanò sventolando
la mano.
- Hai avuto un'idea eccezionale! - Gridò.
Kailey
si avviò verso l'aula di spagnolo contenta di aver aiutato
la sua
migliore amica. Era sicura che lei e Blaine avrebbero fatto una figura
splendida insieme.
Si sedette al suo solito posto, accanto a Rachel. La ragazza le sorrise.
- Canterai, lunedì? - Le domandò Kailey.
- Certamente. Ho in mente la canzone perfetta per lasciare tutti a
bocca aperta e conquistare il mio assolo alle nazionali. -
Kailey
non rispose, guardandola però con uno sguardo talmente
eloquente che
Rachel rispose alla muta domanda che la ragazza le avrebbe voluto fare.
-
La cosa più importante adesso è pensare al mio
futuro, a quello che
voglio diventare. Da adesso in poi tutte le mie energie saranno
riversate nel canto, non avrò distrazioni che mi possano
allontanare
dalla strada che voglio per me. -
"Tradotto: adesso che non ho più l'amore, l'unica cosa a cui
posso pensare è la carriera." Pensò Kailey.
- E tu? Canti lunedì? - Le domandò Rachel.
- No, io no. Non me la sento. - disse Kailey.
-
Beh, ti capisco. Non è facile cantare davanti ad altre
persone se non
ti senti all'altezza della situazione. - Disse Rachel con aria
comprensiva. - Non siamo tutti allo stesso livello. -
- Già. - Ammise Kailey con un sospiro.
Alla fine della lezione Rachel si affrettò a raccogliere le
sue cose.
- Devo andare a provare in auditorium e voglio arrivare prima che Kurt
e Mercedes possano soffiarmi il posto. - disse.
Prima
di uscire in fretta dall'aula, però, Rachel fece cadere un biglietto piegato in quattro sul banco di Kailey. La ragazza lo guardò dubbiosa,
chiedendosi
se era un messaggio per lei o se era un foglietto caduto per caso dai
quaderni della sua compagna di banco. Si alzò per raggiungerla, ma Rachel
era già sparita.
La
curiosità la spuntò sulla riservatezza e Kailey rimase
stupita quando capì che
cosa c'era scritto su quel biglietto: era una canzone che non aveva mai sentito, ma che
era assolutamente perfetta per lei. In fondo al foglio
Rachel firmava con uno smile e
con la sua solita stellina dorata.
Kailey infilò il foglio nell'agenda
ripromettendosi di ascoltare appena possibile la canzone che Rachel le aveva silenziosamente consigliato - ne era sicura, era quello il senso di quello smile - lasciandole cadere quel foglietto sul banco.
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Capitolo 30 *** Trenta ***
trenta
sabato
sera, camera di Jo
Jo fissò le luci
accese nella stanza di Kailey al di là del giardino sospirando:
a quanto pare Jamie Woods non aveva ancora terminato la sua prigionia.
Riusciva quasi a
vedere il profilo di Kailey, un'ombra al di là delle tende
verde chiaro, seduta alla scrivania davanti al computer.
Chissà, forse stava scrivendo una nuova storia, o parlava
con Jamie via Skype. In ogni caso, non sarebbe stata la sola a stare a
casa.
- Tesoro, è
arrivato Blaine! - La avvertì sua madre dal piano di sotto.
Aveva deciso di dare a
Blaine una possibilità e avevano deciso di provare a casa
Darren, sperando che l'ambiente familiare aiutasse Jo a dare il meglio
di sé.
- Ciao, Jolie. - Disse
Blaine con un sorriso, conscio del fatto che Jo andava in imbarazzo
ogni volta che la chiamava in quel modo.
- Smettila di
chiamarmi come una bambolina, usignolo dei miei stivali. -
Replicò sorridendo.
- Ho portato basi,
spartiti, proposte... e un sacco di voglia di cantare con te. Vuoi
anche suonare? - disse accennando al pianoforte.
- Mi faccio
accompagnare solo da una cosa che amo alla volta. O te o il pianoforte.
-
- Ok, allora lasciamo
perdere le tastiere. Ecco qui, questa è la canzone che
vorrei cantare con te da quando ti ho sentita la prima volta. -
Le passò un
paio di fogli scritti fitti fitti, una marea di note e pause.
- Oddio. -
- Vedrai che ti
riuscirà naturale. - disse Blaine, infilando il cd con le
basi nello stereo.
Jo cercava di stare
dietro alle note e alle pause, ignorando Blaine e i suoi begli occhi,
ma proprio non riusciva a cantarla bene. La sua voce era chiara,
intonata, a tempo... ma non era per niente coinvolgente. Alla terza
prova mediocre, Blaine le tolse i fogli dalle mani.
- Questi non servono
più. - Disse con dolcezza.
La base
ricominciò daccapo e Blaine iniziò a cantare.
I really
hate to let this moment go
Touching your skin, and your hair falling slow
When a goodbye kiss, feels like this
Mentre
cantava, le sue mani scivolarono sulle spalle di Jo, accarezzandole
teneramente le braccia. Un brivido scivolò giù
per la spina dorsale della ragazza, mentre lei cercava disperatamente
il sangue freddo per cantare con professionalità. La sua voce uscì
sottile, quando toccò a lei cantare. Blaine la guardava
negli occhi e la teneva per mano: la sua stretta calda e solida attorno
alle sue mani gelate era l'unico riferimento alla realtà che
Jo riusciva ad avere.
Don't you
wanna stay here a little while?
Don't you wanna hold each other tight?
Don't you wanna fall asleep with me tonight?
Proprio
durante il ritornello, la voce di Jo si spense in un sussurro: quella
canzone era troppo bella, troppo vera, troppo forte. La musica diceva
quello che provava in modo troppo diretto e intenso perchè
lei potesse cantarla con naturalezza.
Jo smise di cantare e
si lasciò cadere sul letto.
- Che succede? Eravamo
perfetti! -
- Non ce la posso
fare, Blaine, davvero. -
- Ma... -
- Non posso farcela
perchè non riesco a pensare di dire quanto ti amo davanti al
resto della gente. Credevo che la timida fosse Kailey, ma a quanto pare
sono io, quella che non riesce a dire al mondo i suoi sentimenti. Sono
innamorata di te più di quanto io potessi immaginare, ma il
solo pensiero di dire al mondo quanto i miei sentimenti per te siano
profondi e intensi mi fa paura. - Disse Jo con intensità,
guardando Blaine negli occhi. - Non è perchè non
provo davvero quello che provo... è solo che... che dirlo
agli altri... lo rende alla portata di tutti. Questo è una
cosa che provo io, che voglio tenermi stretta e condividere... solo con
te. -
Istintivamente, Blaine
la abbracciò stretta, affondando il viso nei suoi capelli.
Jo si aggrappò al suo gilet color blu oltremare, sperando
che lui avesse capito cosa lei intendesse.
- Canterò
da solo, lunedì. - Disse poi in un sussurro, sciogliendola
dall'abbraccio, baciandola e ravviandole i capelli attorno al viso. - E
canterò per te. - disse con dolcezza.
Era lunedì
pomeriggio e nell'aula del Glee si respirava un'atmosfera tesa ed
emozionata: Rachel
lisciava le pieghe della gonna grigia con una precisione quasi
maniacale, Kurt non faceva altro che controllarsi il ciuffo e Mercedes
si rivolgeva a tutti con l'appellativo "carina".
Il professore
arrivò con una mezz'ora abbondante di ritardo, dopo
l'ennesima battaglia col preside Figgins per ottenere più
tempo in auditorium per le prove.
- Bene, ragazzi.
Miglioriamo questo pomeriggio, fatemi vedere cosa sapete fare. -
- Se posso
permettermi. - disse Kurt con sussiego, alzandosi in piedi. - Apro io
le danze. -
- Certamente, Kurt. -
Disse il professore con un sorriso, lasciando a Kurt il centro
dell'aula.
Il sopranista scese dalle scale e fece cenno a Tina e Brittany di
seguirlo. Le due ragazze si misero una accanto all'altra vicino al
pianoforte e iniziarono a cantare sottovoce, facendo il controcanto a
Kurt in una bellissima canzone di Mika. Anche se vagamente triste,
aveva tutta l'emozione e la vitalità che le canzoni di Mika
e che lo stesso Kurt avevano in larga misura.
This is
the way you left me
I'm not pretending
No hope, no love, no glory,
No happy ending
La sua
esibizione fu salutata da uno scroscio di applausi e Kurt sorrise,
consapevole di aver fatto una splendida figura. I suoi occhi si
posarono per un istante sul viso di Blaine mentre il ragazzo
applaudiva, fissandolo con una espressione indecifrabile.
Dopo di lui si
esibì Mercedes, in una versione impareggiabile di Happy di
Leona Lewis che strappò un applauso accorta a tutti, Rachel
per prima. La voce di Mercedes era qualcosa di veramente eccezionale.
I gotta find my place
I wanna hear myself
Don't care about all the pain in front of me
Cause I'm just trying to be happy
Quando
Mercedes fu tornata al suo posto salutata da un'ovazione generale,
nessuno si aspettava di sentire la voce di Santana alzarsi per prendere
la parola. La bellissima ispanica scese i gradini e fissò
tutti con aria di sfida prima di iniziare a cantare.
- Aprite bene le
orecchie, gente. - disse solamente.
Some people want diamond rings
Some just want everything
But everything means nothing
If I ain't got you.
Kailey si
rammaricò di non aver preso in considerazione Santana tra i
cantanti per il suo musical: la cheerleader aveva una voce splendida e
calda, piena di emozione. Forse non aveva l'estensione o la
tonalità cristallina di Rachel, ma era comunque una cantante
meravigliosa.
La sua esibizione
sulle note di Alicia Keys ricordò a tutti che Santana Lopez
non era solo un bel viso e due lunghe gambe abbronzate sotto la divisa
delle Cheerios: avrebbe potuto fare neri molti dei membri del Glee, se
solo l'avesse voluto.
- Spero, professor
Schue, che non cadrà nei soliti cliché di cui
tutti siamo stufi, per queste nazionali. - Disse Santana con aria seria.
- Terrò
presente il tuo suggerimento, Santana. - Disse il professore.
- E per
cliché intendo quarterback con l'aria addormentata e hobbit
dall'ego sproporzionato rispetto alla loro altezza. -
Continuò Santana, tornando al suo posto.
- Santana, mi dispiace
sapere che la tua invidia per me non ti permette di vedere che io sono
a tutti gli effetti l'elemento migliore di questo gruppo. - disse
Rachel.
Santana
alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa di poco
educato, ma Rachel non si fece minimamente sfiorare dal suo malcelato
scontento:
- A questo proposito,
ho preparato la canzone perfetta per farvi capire che, se io sono la
stella del Glee, un motivo c'è. Brad, musica. - Disse
facendo un cenno al pianista.
We never said our love was evergreen,
or as unchanging as the sea
but if you can still remember
stop and think of me
Jo
riconobbe subito quella canzone: era di Christine, la protagonista del
fantasma dell'Opera! A differenza della cantante ufficiale,
però, Rachel non gorgheggiava in quel modo che lei trovava
insopportabile: la canzone era delicata e dolcissima, le note si
susseguivano come le onde del mare e tutti erano letteralmente
incantati dalla voce melodiosa della stella del gruppo. Santana stessa
non aveva la sua solita smorfia di disappunto dipinta sul viso.
La canzone
finì e nessuno del Glee si mosse, tanto erano rimasti
coinvolti da quell'aria meravigliosa. Rachel si godette per un momento
le espressioni di commossa ammirazione dipinte sui volti di tutti, poi
ammiccò a Santana.
- Come vedi, un posto
come il mio si merita. - Disse orgogliosa, tornando a sedersi accanto a
un Kurt dagli occhi lucidi che cercava disperatamente le parole per
dire quello che pensava della canzone.
Santana
sbuffò, adombrandosi, ma Brittany tese una mano per
intrecciare le proprie dita a quelle della cheerleader.
- Tu sei
più brava. - Le sussurrò.
In quel momento Blaine scese dalle scale con
la sua solita eleganza e sorrise luminoso a tutti gli altri.
- Anche io vorrei
cantare una canzone. -
I suoi occhi si
posarono su Jo e le ricordarono che era una canzone per lei. Poteva
cantarla al mondo intero, ma entrambi sapevano che era solo per lei:
aveva perfino deciso di modificare leggermente il testo per farle
capire quanto fosse perfetta per loro due.
Blaine
cantava con sentimento e con talento innato, la canzone era bellissima
e Jo si sentiva piena d'orgoglio, di commozione e d'amore. Non avrebbe
ammesso di sentirsi piena di zucchero filato nemmeno sotto tortura, ma
Kailey - che la fissava di sottecchi e la conosceva davvero bene - se
n'era accorta.
Now I've
got nothing left to lose
I take my time to choose
I can tell you now without a trace of fear
That my love will be forever
La
canzone terminò e Blaine sorrise, facendo un occhiolino a
Jo. La ragazza sorrise a sua volta, arrossendo bruscamente, e Kailey le
diede di gomito.
- Sei arrossita,
coniglietto. - La prese in giro.
- Qui il coniglietto
sei solo tu, Kailey, non fartelo ricordare. - Le disse Jo a denti
stretti.
- Certo, certo. -
Replicò Kailey con un sorrisetto.
Alla fine della
riunione il professor Schuester disse loro che il lunedì
successivo avrebbero saputo i pezzi con cui sarebbero andati alle
nazionali e di riposarsi un po' prima delle grandi prove delle
settimane successive.
Puck e Finn
borbottarono che la stagione del football era al suo apice, quindi di
riposo non se ne parlava, ma nessuno li aveva calcolati più
di tanto.
Blaine e Jo erano
andati via insieme, come sempre al lunedì pomeriggio, e
Kailey era rimasta a chiacchierare con gli altri nell'aula di canto
finché non erano rimasti solo lei, Rachel, Kurt e Mercedes.
- Noi andiamo in
centro a fare shopping per il Glee, volete venire? - Domandò
Mercedes.
- Abbiamo bisogno di
una mano a portare i pacchetti. - disse Kurt.
Rachel e Kailey
rifiutarono: fare un giro per negozi con quei due fashion victims
sarebbe stato la cosa più frustrante e complicata del
mondo... senza contare che probabilmente avrebbero fatto veramente solo
da facchine: né Rachel né Kailey avevano
esattamente lo stile adatto a decidere come vestire un Glee Club per
ottenere la vittoria alle nazionali. Quando i due personal shopper
del gruppo furono usciti, Rachel colse Kailey alla sprovvista:
- Come mai non hai
cantato? - Le chiese.
Kailey aprì
la bocca un paio di volte senza parlare prima di capire cosa Rachel le
stava chiedendo.
- Io... beh, io non me
la sono... sentita. La... la cantante di quella canzone ha davvero...
beh, una voce stupenda. -
- Anche tu. Certamente
non è a livello della mia - Aggiunse Rachel con sussiego -
ma è comunque una bella voce. -
- La canzone
è stupenda, comunque. Grazie. -
In quel momento Rachel
la prese sottobraccio, stringendola con decisione, e
attraversò a passo di marcia l'aula di musica, trascinando
Kailey lungo i corridoi deserti.
- Rachel! Dove
stiamo... -
In quel momento Kailey
riconobbe il corridoio che portava alla palestra e capì dove
erano dirette: vide Rachel aprire la porta dell'auditorium ed entrare,
lasciando il braccio di Kailey e avviandosi a passo di marcia sul
palcoscenico. Accese i faretti dorati, si fermò al centro
del parquet e guardò Kailey, ancora ferma a metà
della platea.
- Cosa fai ancora
lì? -
- Non credo che sia
una buona idea. -
- Io sì.
Solo cantando con chi è migliore di noi possiamo migliorare.
Io sto ancora cercando qualcuno per migliorare, ma nel frattempo posso
aiutare te. Forza. - Disse, facendole cenno di raggiungerla.
Kailey non sarebbe mai
riuscita a spiegare come avesse fatto Rachel a convincerla, ma un
minuto dopo era anche lei sul palco.
Lo stereo coperto di
stelline di glitter di Rachel era sempre da qualche parte dietro il
sipario per farle da spalla nei momenti neri in cui aveva bisogno di
una buona esibizione per tornare in forma, Rachel aveva scelto la
traccia e stava per fare play quando Kailey fece un passo avanti.
- Io non credo che... -
- Sei anche tu una
stella, Kailey: devi solo trovare il coraggio per brillare. Puoi farlo
adesso... anche se non c'è nessuno a guardarti. - Disse
Rachel con un sorriso.
Schiacciò
il pulsante play sullo stereo e le note della base di This Is Me si
alzarono nell'auditorium.
I've
always been the kind of girl
That hide my face
So afraid to tell the world
What I've got to say
Rachel fu la prima a iniziare, ma i suoi occhi color cioccolata
fissavano Kailey con tanta intensità che la ragazza si
unì a lei in quella esibizione in meno di un momento. E
più la canzone andava avanti più Kailey si faceva
coraggio: la sua voce diventava più sicura mentre diceva la
pura e semplice verità. Rachel abbassò la voce e
fece un passo indietro mentre smetteva di cantare e lasciava che la
voce di Kailey - forse non perfettamente intonata, forse non
perfettamente a tempo - dicesse tutta la sua gioia di aver scoperto la
sua vera anima.
Now I've found
who I am
There's no way to hold it in
No more hiding who I want to be
This is me
Alla fine
della canzone Kailey e Rachel si scambiarono uno sguardo eloquente:
erano tanto simili quanto opposte... e forse era per quello che si
capivano così bene.
Kailey
gettò istintivamente le braccia al collo di Rachel e
l'abbracciò.
- Grazie, grazie di
cuore. -
- Grazie a te. -
|
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Capitolo 31 *** Trentuno ***
gleefanfic
trentuno
mercoledì
pomeriggio, auditorium del McKinley
Era
l'ultimo giorno di prove
prima delle nazionali: il venerdì successivo un aereo
avrebbe portato
le direzioni nella città di smeraldo perchè
potessero dimostrare a
tutti, Diamanti e Vocal Adrenaline per primi, quanto valevano.
Jo
arrivò in ritardissimo alle prove, ma sul palco c'erano solo
Rachel e
il professor Schuester che discutevano animatamente: il resto del Glee
club era seduto più o meno scompostamente sulle poltroncine
mentre Puck
e Finn, a metà della sala, si passavano un pallone da
football senza
curarsi della discussione che si stava tenendo sul palcoscenico.
- Che succede? -
Domandò lasciandosi cadere sulla poltroncina accanto a
quella di Kailey, seduta in prima fila.
-
Finn ha detto che non ha nessuna intenzione di duettare con Rachel e
Rachel ha detto che nessun altro è all'altezza di cantare
con lei. -
- Che sciocchezza.
Blaine batte Finn di diversi touchdown. Quella ragazza è
veramente un caso disperato. -
Si guardò
intorno alla ricerca di Blaine, ma non lo vide da nessuna parte.
- Il tuo fringuello
non si è ancora visto, oggi. - disse Santana, sfilandole
davanti mano nella mano con Brittany.
Sul
blog di Jacob si diceva che stessero insieme, anche se Kailey e Jo non
vedevano nessuna differenza tra loro da prima: che tra le due ci fosse
qualcosa di più dell'amicizia era chiaro a tutti quelli che
avevano un
paio di occhi e qualche neurone ad essi collegato, non ci voleva
quell'ebreo con i capelli da afro perchè si sapesse.
- Eccoli. - Disse
Mercedes all'improvviso, indicando Blaine e Kurt sulla cima dei gradini.
- Oh, grazie a Dio.
Blaine, per piacere, vieni qui. - disse il professor Schuester,
sollevato.
Rachel
era ancora ferma sul palco, con le braccia conserte sopra la camicetta
lilla e una evidente aria di disappunto stampata sul viso: non sembrava entusiasta
all'idea di cantare con Blaine.
- Eccomi. Che succede?
-
Il professor Schuester
spiegò la situazione a Blaine, il quale sorrise con la sua
consueta eleganza e annuì.
- Per me non
c'è problema. - Disse.
-
È il numero di apertura delle nazionali, ci credo che "non
c'è
problema". - Borbottò Mercedes rivolta a Kurt, il quale fece
solo un
mezzo sorriso di risposta.
Jo
non riusciva a levarsi dalla mente l'immagine di lui e Blaine che
entravano in auditorium insieme; non si parlavano da mesi e ora
arrivavano assieme alle prove?
"Sei
gelosa, Jo. Ammettilo." La solita insistente vocina venne ricacciata
nelle profondità della sua mente un momento dopo che si fu
fatta
sentire, ma la verità nascosta nelle sue parole era come uno
spillo
infilato a fondo nella coscienza di Jo.
- Jo? - La
chiamò Kailey.
Jo
la guardò con sguardo interrogativo e Kailey le
accennò di alzare gli
occhi verso il palco. Blaine era lì, con il faretto che
strappava
riflessi dorati ai suoi capelli e le sorrideva.
- Suoneresti per me?
Per noi. - Le domandò con uno dei suoi seducenti sorrisi.
Jo sbatté
le ciglia.
- Suonare? -
-
Il pianoforte. Sarebbe bellissimo vedere tutte le doti del nostro Glee
sfoggiate in un'unica esibizione. Se riusciamo ad avere un pianoforte a
coda possiamo fare un pezzo stupendo. -
- Io non credo... -
- Io invece
sì. - Disse Blaine.
Jo
non seppe mai come Blaine la convinse: forse erano i suoi occhi, che
diventavano di quella particolare sfumatura tra l'oro e il nocciola
quando sorrideva. Forse era il suo magnetico sorriso, o quel modo tutto
suo che aveva di farle sentire che era dalla sua parte. Si ritrovò davanti
a una tastiera con degli spartiti in mano prima ancora di averlo deciso.
- Sarà
l'esibizione più romantica di sempre. - Disse il professor
Schuester.
Rachel
arricciò le labbra in una smorfia di disappunto, mentre
Blaine lanciò un sorriso a Jo.
Alla
fine delle prove i ragazzi del Glee sembravano animati solo
dall'entusiasmo e dall'emozione: non vedevano l'ora di sfoggiare tutto
il loro talento al resto della nazione. Blaine raggiunse Jo e la prese
per mano.
- Non so
perchè non mi sia mai venuto in mente prima di cantare con
te al pianoforte. -
Jo
avrebbe voluto chiedergli come gli era venuto in mente di farla suonare
alle nazionali, mettendole sulle spalle la responsabilità
dell'intero
gruppo, ma la domanda che sfuggì dalle sue labbra fu:
- Hai fatto pace con
Kurt? -
Blaine
ammutolì, abbassando gli occhi e sciogliendo la mano di Jo
dalla propria.
- Abbiamo parlato. -
- E? -
- Jo, è una
questione tra me e lui... -
- È un modo
carino per dirmi di farmi gli affari miei? -
Blaine non rispose,
limitandosi a sospirare.
- Se c'entro, non
è il caso che tu me lo dica, magari? - Sbottò Jo
con più acidità di quanta ne avrebbe voluta
usare: come
sempre, quando si sentiva insicura, Jo tirava fuori le unghie e
diventava antipatica.
Blaine la
guardò di sbieco.
- Se c'entro io, non
c'entri per forza anche tu. - Disse con calma.
- Se sei ancora il mio
ragazzo, magari sì. -
- Dammi un po' di
tempo. Te ne parlerò. - Disse Blaine con un sorriso mesto.
Dall'aereo,
Seattle meritava
davvero il suo soprannome di "città di smeraldo": il verde
intenso
degli alberi e dei parchi dominava il grigio freddo e anonimo delle
strade e dei palazzi. Lo Space Needle, alto e affusolato, spiccava
contro la linea continua di palazzi e grattacieli.
Kailey
aveva il naso schiacciato contro il vetro e sembrava volersi lanciare
giù dall'aereo attraverso il finestrino. Jo, che soffriva di
mal d'aria
nonostante non lo desse minimamente a vedere, iniziava a non sopportare
più l'eccitazione della sua migliore amica.
- Tra poco siamo a
terra, non puoi stare tranquilla per altri dieci minuti? -
- Oh, Jo, come fai a
non apprezzare? Guarda, è bellissimo! Meraviglioso!
Stupendo! -
Jo
sospirò. Blaine, seduto vicino a lei dall'altra parte,
sorrise
comprensivo alla sua ragazza che aveva appena alzato gli occhi al cielo.
Quando
toccarono terra, Kailey sembrava emozionata quanto tutti gli altri.
C'era chi non vedeva l'ora di andare a vedere la casa natale di Jimi
Hendrix, chi voleva correre a vedere questo o quel teatro, chi al museo
di arte asiatica, chi alla casa dei Seahawks... Rachel e Kurt non
facevano altro che cantare le canzoni di Wicked, dicendo che non c'era
città più adatta di Seattle per cantarle e
ignorando i passanti che non
capivano cos'avessero da cantare tanto.
Il
professor Schuester ci mise una mezz'ora buona a convincere tutti ad
andare in albero a riposarsi, dato che i tre giorni successivi
sarebbero stati veramente intensi; sbuffando e borbottando, i
ragazzi lo seguirono all'hotel e si sistemarono nelle camere.
Kailey,
Jo e Tina dividevano una stanza, Mercedes, Rachel, Santana e Brittany
l'altra. Dall'altra parte del corridoio c'erano le due stanze, quella
di Finn, Blaine e Puck e l'altra, dove avevano trovato posto Artie,
Mike e Kurt. Il professor Schuester aveva trovato solo una camera
singola al piano inferiore, abbastanza lontano da lasciare - suo
malgrado - i ragazzi liberi di fare quello che volevano.
Era
da poco passata l'ora di cena e le Nuove Direzioni si erano ritrovate,
tutte insieme, nella stanza delle Cheerios: stavano ridendo e
scherzando come sempre, quando Jo notò che Kailey era
silenziosa,
confinata dietro il suo telefonino.
- Messaggi d'amore dal
tuo folletto dei boschi? -
- È un
elfo. -
- È lo
stesso. Che ti scrive? -
- Che l'elfo e la fata
si dovrebbero incontrare in uno dei boschi di smeraldo di Seattle. -
- Aha. A che ora? -
- Jo, non ci vado! -
- E perchè?
-
- Perché
non abbiamo il permesso di uscire. -
- Il professor
Schuester ha potere su di noi solo al McKinley, se qui lo ascoltiamo
è solo per gentilezza! - Intervenne Puck.
- Non sono sicuro che
sia così. - Replicò Finn.
- Chi devi vedere? -
Domandò Rachel incuriosita.
- Nessuno. - Rispose
in fretta Kailey, arrossendo.
Sentiva
gli occhi di Artie su di lei e lo pregò di non dire niente.
Gli unici a
sapere che lei e Jamie - quello dei Diamanti - si frequentavano erano
Blaine e Jo, ma Artie li aveva visti che si baciavano... e non contava
troppo sulla sua discrezione.
Il
ragazzo però dimostrò la sua
superiorità cambiando discorso, facendo
tirare un sospiro di sollievo a Kailey e lasciando tutti con la
curiosità.
I
tre giorni a Seattle furono
indimenticabili. Ogni mattina (tra le sei e le dieci, dato che il
professor Schuester non era riuscito a prenotare un orario migliore)
avevano le prove nel teatro dove si sarebbero esibiti. Poi le prove
continuavano in un teatrino di terz'ordine in un quartiere fuori
città
per il resto della mattina e per tutto il pomeriggio, fino alle quattro
del pomeriggio. Dopo
la cena era difficile non crollare addormentati, ancora vestiti, sui
letti dell'albergo.
Le prove erano
andavano decisamente bene, per fortuna.
Jo era eccezionale: quando si sedeva al pianoforte non era
più irruente e ribelle, ma diventava aggraziata e gentile. Suonava
quasi sempre ad occhi chiusi e sembrava non avere notato gli occhi
innamorati con cui Blaine la guardava ogni volta che si sedeva davanti
alla tastiera... o forse l'aveva notato, ma le faceva troppo piacere
per dividere quella sensazione con qualcun altro.
Era
venerdì e il giorno dopo avrebbero avuto prove solo per
mezza giornata:
alle due e mezza, infatti, erano attesi all'Emerald Auditorium per la
competizione. Per ricompensarli del duro lavoro dell'ultima settimana,
il professor Schuester aveva lasciato loro il pomeriggio libero e le
Nuove Direzioni si erano dirette ad uno dei numerosi giardini pubblici
per cui la città era tanto famosa. Sopra
i tigli svettava il disco rotante dello Space Needle e la luce
lattiginosa di quel tardo pomeriggio di primavera inoltrata rendeva
strana l'aria del parco. Mercedes si stava occupando della manicure
nera e argento di Tina, Kailey era sdraiata sul prato e guardava le
fronde degli alberi piegarsi alla brezza di maggio, Jo e Blaine si
erano allontanati per fare una passeggiata assieme e non erano ancora
tornati.
Rachel,
seduta vicino a Kailey su una panchina, guardava il campo da basket
poco lontano, dove Puck e Finn giocavano con un gruppetto di ragazzi di
Seattle. Nei suoi occhi color cioccolata era dipinta la
tristezza di
chi guarda qualcosa che vorrebbe avere, ma che sa di non poter nemmeno
desiderare.
- Oh, Rachel, levati
quell'espressione affranta dalla faccia. - Disse Kurt, spazientito.
- Non ho nessuna
espressione affranta. -
- Raccontalo a qualcun
altro, principessa. - Disse Mercedes, alzando gli occhi per un momento
dall'indice sinistro di Tina.
-
Forza, alzati. Ho guardato sul cellulare e siamo a solo due passi dal
The Moore. Merita una capatina. - Disse alzandosi in piedi e tendendole
una mano.
Rachel
si alzò, gettò un ultimo sguardo al campo da
basket - Puck aveva appena
fatto un canestro stupendo - e poi seguì Kurt fuori dai
giardini
pubblici.
Più
in là, nello stesso parco, Jo era seduta sul muretto di
mattoni che
delimitava il laghetto artificiale al centro del parco e guardava i
pesci fare cascate di bollicine sulla superficie. Avevano
passato tre giorni faticosi e bellissimi, Jo non riusciva a credere che
presto sarebbero tornati a casa... e che presto avrebbe dovuto salutare
Blaine. La
loro passeggiata
era stata per lo più silenziosa, intervallata di tanto in
tanto da una
battuta priva di umorismo o da un commento del tutto inutile, come se
entrambi sapessero che qualcosa stava per finire.
- Devo dirti una cosa,
Jo. - Disse Blaine all'improvviso.
Jo
alzò lo sguardo su di lui con le pupille dilatate dallo
spavento.
Sperava di cuore che, se qualcosa stava per finire, quel qualcosa non
sarebbe stata la loro storia.
-
Prima di partire ho parlato con Kurt. - Disse il giovane, avvicinandosi
a lei e appoggiandosi con i gomiti al parapetto. I suoi occhi erano
fissi sull'acqua increspata e la sua voce era sottile, ma decisa.
-
Ho sempre saputo cosa avrei fatto dopo il liceo. Avrei lasciato Lima,
la sua mediocrità e le sue scuole ipocrite e avrei preso un
aereo per
New York. Avrei preso un appartamento in periferia e avrei cercato
lavoro a Broadway. Un passo alla volta, lentamente, verso la fama e la
celebrità. L'anno scorso ho conosciuto Kurt e il mio futuro
è cambiato
solo in una cosa: tutto quello che avrei fatto, l'avrei fatto con lui. -
Alzò
gli occhi verso Jo, quegli occhi dorati e magnetici che sembravano
cambiare colore a seconda delle emozioni del loro proprietario. Jo
sapeva cosa stava per succedere: Blaine l'avrebbe lasciata per poter
essere libero di andare a New York e diventare la persona stupenda che
meritava di essere.
- Blaine, io... -
- Lasciami finire, Jo.
- Disse Blaine.
Si
sollevò e si mise davanti a lei. La ragazza, seduta sul
muretto, era
esattamente alla sua stessa altezza. I loro occhi si incrociarono e
rimasero immobili.
Blaine le prese le
mani e le strinse nelle proprie.
-
Adesso che ho conosciuto te, però, non sono più
sicuro di voler seguire
il mio sogno di ragazzino. Volevo fuggire da Lima e risplendere a New
York per far vedere a tutti che non ero solo il ragazzino gay dai
riccioli scomposti che tutti credevano io fossi. Volevo dire al mondo
quello che io sono, quello che sono davvero, ma poi sei arrivata tu...
e io con te mi sento me stesso. Non devo proteggerti, perchè
sai badare
a te stessa, non devo combattere per te o sostenerti. Posso appoggiarmi
a te se ne ho bisogno e so di poter essere la spalla su cui tu puoi
piangere. - Disse con intensità.
Jo
sentiva la bocca secca e sapeva che, se non fosse stata seduta sul
muretto, sarebbe finita a terra a causa delle ginocchia tremanti.
- Quel pomeriggio, a
scuola, Kurt e io abbiamo parlato tanto e lui mi ha chiesto di partire
con lui. -
Jo
deglutì, spaventata da quello che stava per succedere:
allora ci aveva
visto giusto. Kurt e Blaine non solo avevano fatto pace, ma Kurt
pensava di avere ancora una speranza con il suo ragazzo. Si
sforzò di
non permettere alle lacrime di riempirle gli occhi.
Blaine le strinse più forte le mani e continu:
-
All'inizio non gli ho risposto, perchè non ero sicuro di
quello che
volevo fare, ma ieri sera l'ho preso da parte e... e gli ho detto che
non partirò. -
Jo aprì la
bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse. Le sue corde vocali erano
paralizzate.
- Vicino alla Dalton
c'era una scuola di musica, ho intenzione di andare lì e
insegnare canto per i prossimi tre anni. -
Jo abbassò
gli occhi e sciolse le mani dalla stretta di Blaine.
- Che c'è? -
-
Non mi sembra giusto. Non devi aspettare tre anni per realizzare i tuoi
sogni. Non devi stare a Lima solo perchè io non ho ancora
finito il
liceo. Se deciderai di partire, ti capirò. -
- Non voglio andare
subito a New York, non se significa lasciare te. -
-
Blaine, ti prego. Mi sentirei terribilmente egoista se tu dovessi
bloccare la tua carriera solo perchè io sono una mediocre
quindicenne. -
-
Tu non sei mediocre, Jo. - Disse Blaine, mettendole i capelli dietro le
orecchie e voltandole il viso verso di lui, obbligandola a guardarlo
negli occhi. - E quello che ho scelto di fare è il risultato
di una
scelta lenta e ponderata. Quando hai un sogno, a volte lo dai talmente
per scontato da non chiederti più se è quello che
ti importa davvero
oppure no. In questo momento, non mi importa di andare così
lontano da
casa. E un po' di soldi mi farebbero comodo, vorrei potermi
mantenere... se sarò ammesso alla Juilliard. -
- Vuoi andare alla
Juilliard? Pensavo che ti saresti intrufolato in qualche compagnia per
fare gavetta nei musical. - Disse Jo.
- Te l'ho detto, ci ho
ripensato. Voglio studiare, studiare per bene. Perché mi
guardi in quel modo? - Disse Blaine, divertito.
Gli occhi di Jo si
erano messi a brillare e le sue guance si erano colorate. Sul
suo viso si era dipinta una gioia talmente intensa da renderle
difficile perfino di parlare. Gettò le braccia al collo di
Blaine e gli
stampò un bacio a schiocco sulla bocca.
Il
suo sogno segreto, quello che non avrebbe mai confessato a nessuno, era
quello di andare a studiare pianoforte alla Juilliard, per diventare la
pianista più brava di tutte. Sapere
che Blaine voleva un futuro così vicino al suo non solo la
faceva
sperare di poter continuare a stare con lui, ma la consapevolezza di
non essere la sola a voler frequentare quella scuola rendeva molto
più
reale il suo sogno di andare là, sogno che fino a quel
momento
apparteneva più alle fantasie che ai desideri da realizzare.
- Ti adoro, Blaine. -
- Ti adoro anche io,
Jo. -
La
abbracciò stretta, accarezzandole teneramente i capelli. La
sua ragazza
ricambiò l'abbraccio con la stessa intensità,
sapendo che tutte le sue
paure erano appena sparite nel nulla.
Tornarono dal resto del gruppo
e Blaine si sedette sullo schienale della panchina dove fino a mezz'ora
prima erano seduti Kurt e Rachel.
- Sapete, ho in mente
una canzone. - Disse all'improvviso, rompendo il silenzio che regnava
nel gruppo.
Tutti si voltarono
verso di lui e la sua bella voce, perfetta e armoniosa, si
alzò nel parco semivuoto.
If you take a good look all around now
All you see is you and me
When I look at myself in the mirror
I
see you standing there smiling at me
Puck
e Finn tornarono verso di loro, Mercedes teneva il tempo con il piede e
ben presto anche Jo unì la sua voce a quella di Blaine. Era
la canzone
della colonna sonora di uno dei suoi film preferiti di quando era
ragazzina e a quanto pare lei e Kailey non erano le sole ad averlo
visto e rivisto fino a sapere tutte le battute a memoria. Santana,
Brittany, Tina e Mercedes si misero a cantare con loro, lasciando a
Puck, Mike, Finn e Artie il compito di tenere il tempo con i piedi e le
mani.
Sometimes it's hard
to learn to let go
Life always knows the right moments to show you what you
needed
And we belong together
Blaine
e Jo si scambiarono uno sguardo e Jo si strinse a Blaine, posando il
capo sulla sua spalla; una cosa così romantica non era
proprio da lei,
ma forse era l'emozione per quella circostanza a farla sentire
così
zuccherosa. Kailey le fece un occhiolino complice e Jo le fece una
linguaccia di risposta.
Mentre tornava a casa dal
parco, Tina fece notare a Kailey che non aveva la giacca.
- Oh, accidenti, devo averla dimenticata al teatro! -
Esclamò la ragazza.
Jo scosse la testa.
-
Dimenticheresti anche la testa, se non fosse attaccata al collo,
coniglietto. Vuoi che t'accompagno a recuperarla? - Le
domandò.
-
No, non preoccuparti. - disse Kailey. Si era accorta che tra Jo e
Blaine era successo qualcosa e non aveva intenzione di rompere il raro
clima zuccheroso che si era creato tra loro a causa della sua
distrazione. - È qui dietro, ci metto un momento. -
Si allontanò
dagli altri diretta verso il teatro di periferia dove avevano provato
pensando che era proprio felice per come le cose si erano evolute tra
la sua esuberante migliore amica e il bel cantante del Glee. Spinse con
delicatezza la porta del teatro e sgusciò all'interno.
Era tutto buio e
spento, non c'era nessuno.
"Naturale,
è sempre deserto qui." Pensò Kailey, sentendo una
vaga sensazione di inquietudine annodarle lo stomaco.
A
pranzo aveva mandato giù a forza un paio di foglie di
insalata - Rachel
teneva tutti a dieta ferrea, prima di un'esibizione - consapevole che
non sarebbe riuscita comunque a mangiare molto: aveva lo stomaco
contratto per l'emozione nonostante mancassero ancora più di
ventiquattr'ore all'esibizione. Per
fortuna lei era in ultima fila e doveva cantare solo nei pezzi corali,
non riusciva a immaginare la sensazione di dover cantare da sola, come
Rachel, oppure a dover suonare... come Jo. La sua migliore amica, a
prima vista, poteva sembrare perfettamente calma, ma Kailey sapeva
benissimo che dentro di sé stava morendo di paura all'idea
di quello
che avrebbe dovuto fare il giorno successivo.
Kailey raggiunse il
pannello delle luci e lo guardò dubbiosa: cosa doveva
schiacciare per avere un po' di luce dietro le quinte?
Accese
un paio di bottoni e i faretti illuminarono il palco di una luce
dorata. La sua giacca era abbandonata su uno sgabello dall'altra parte
del palco, proprio dietro il sipario: sarebbero bastati pochi passi per
raggiungerla e tornare all'albero con gli altri.
Attraversando il
palco, però, Kailey si fermò e si
voltò verso la platea.
Mentre si avvicinava al proscenio, le sue ballerine rosa non facevano
il minimo rumore sul parquet lucido.
Illuminata
solo dalle luci abbaglianti dei fari, con il silenzio intenso
dell'auditorium attorno a lei, le sembrava di essere nel posto giusto
al momento giusto.
Era quello, il luogo a
cui apparteneva.
Ogni
volta che era salita su quel palcoscenico si era sentita speciale, si
era sentita amata e capita. Grazie alle luci del palcoscenico e alla
gente splendida che aveva incontrato là sopra imparato a
vedere sotto
le maschere degli altri, ma soprattutto sotto la propria: sotto la
timidezza e il timore che la contraddistinguevano da sempre ora sapeva
che si nascondeva una ragazza che aveva voglia di sognare e di far
sognare gli altri.
L'esperienza
di vedere i propri sogni diventare realtà, di vedere i
propri
personaggi muoversi, parlare, cantare, vivere e morire sul palco era
stata la più forte emozione mai provata. Sapere
che quello che lei aveva sognato era diventato realtà e
aveva strappato
lacrime e sorrisi anche ad altre persone era una sensazione
meravigliosa: avrebbe potuto donare un momento di gioia, una
riflessione o una lacrima di commozione a tutti, se solo avesse voluto.
Kailey
fece un passo avanti sul palco, la luce dei riflettori
scivolò sui suoi
riccioli ramati, sulla camicetta con le maniche arricciate rosa e sui
suoi anonimi jeans blu.
Aveva
capito cosa voleva fare, finito il McKinley. Aveva capito cosa voleva
fare per tutti i giorni della sua vita: voleva scrivere storie
bellissime, favole e racconti tanto belli da convincere tutti che
l'amore, l'amicizia e la speranza sono valori veri, vivi e immortali.
Che sono cose per cui vale veramente la pena vivere... e magari anche
morire. Voleva scrivere un musical così bello e profondo da
far amare
il teatro anche a quelli che lo ritenevano solo una noia mortale.
L'emozione
per quella consapevolezza era così grande, che Kailey
sentì gli occhi
riempirsi di lacrime e la sua voce riempire da sola l'auditorium.
Now I'm here blinking
in the starlight
Now I'm here suddenly I see
Standing here it's all so clear
I'm where I'm meant to be
La
canzone perfetta per quel momento, per quella scoperta, per quella
sensazione di vedere, finalmente, la luce. Si sentiva una stella, in
quel momento.
Come
le aveva detto Rachel, come le aveva detto Jamie, come Jo le diceva da
sempre: aveva dentro di sé una grande luce e finalmente
aveva trovato
il coraggio di farla brillare.
Si interruppe quando
una voce maschile si unì a lei per cantare la strofa
successiva.
Now she's here
shining in the starlight
Now she's here suddenly I know
If she's here it's crystal clear
I'm where I'm meant to go
Kailey
cercò di vedere nel buio, ma nel buio della platea non
riusciva a vederlo.
Un
momento più tardi un paio di occhi verdi scintillanti sotto
un ciuffo
di capelli color miele era comparso accanto a lei sul palco.
- Jamie?
- Mormorò Kailey, felice e sorpresa al momento stesso.
Il ragazzo le si
avvicinò e le posò un dito sulle labbra,
continuando a cantare.
All at once everything looks different
Now that I see you
Quando
le ultime note della canzone si furono spente nell'auditorium, Jamie si
lasciò andare a un sorriso dolcissimo. Kailey
arrossì, appoggiandosi a
lui e nascondendo il viso nella camicia color sabbia del giovane.
- Come hai fatto a
trovarmi? - Chiese in un sussurro.
- Sono andato a
trovare Finn in albergo, volevo salutarti ma... -
- Hai chiesto a Finn?
- Domandò allarmata Kailey, sciogliendosi dall'abbraccio. -
Ma lui... loro... io non... -
-
Sta' tranquilla, Finn non mi ha detto niente. Sono state la tua
inseparabile amica Jo e la tua lady Viola a dirmi dov'eri. Mi hanno
raggiunto fuori dall'albergo e mi hanno mandato qui. Chissà,
forse si
erano rese conto di quanto c'ero rimasto male a non averti trovata. -
Disse Jamie con un sorriso mozzafiato.
- Sono felice che tu
sia venuto. - Disse Kailey, abbracciandolo di nuovo.
-
Io sono felice di averti sentito cantare, finalmente. - Rispose Jamie,
posandole un bacio sui capelli. - Flynn Rider è
sicuramente uno dei
miei personaggi preferiti, sono stato fiero di poterlo interpretare in
questo duetto con te. -
Kailey
alzò gli occhi verso di lui con uno sguardo incerto: non
riusciva a
capire se parlava sul serio o se la stava solo prendendo in giro.
-
Sono sincero! - Esclamò Jamie con una risata divertita. - E
ti dirò di
più, Kailey: cantare in un film d'animazione è il
mio sogno più grande.
-
Kailey
batté le ciglia, stupita.
- Pensavo... pensavo
che tu odiassi canto, musica e recitazione. -
-
Non mi piace stare sul palcoscenico e detesto vedere la gente che mi
guarda, ma adoro cantare. Canto da quando ero piccolissimo, quando
doppiavo Aladdin in Il
mondo è mio. Mia sorella Jane faceva Jasmine,
ma io ero di gran lunga il più bravo. -
- E il più
modesto. -
- Ovviamente. -
Il cellulare della
tasca della giacca di Jamie vibrò, costringendolo a
sciogliere Kailey dall'abbraccio per rispondere.
- Erano i miei
compagni del gruppo di canterini. Devo tornare da loro. -
- Anche io devo
tornare indietro. -
Si
fermò a recuperare la sua giacca, spensero le luci e
uscirono
dall'auditorium, avviandosi verso l'albergo di Kailey mano nella mano.
Fermi ad un incrocio
vicino all'hotel, Jamie si chinò per salutarla.
- Ci vediamo domani,
allora. -
- Certo. In bocca al
lupo, Kailey. Spero di cuore che vinciate voi. -
Si
chinò a baciarla teneramente sulle labbra, per un
lunghissimo,
incantevole momento, poi attraversò la strada e
sparì tra la folla.
Kailey
tornò in albergo leggera e rosea come una nuvoletta
primaverile. Entrò
nella stanza che divideva con Jo e Tina e le abbracciò
strette
entrambe, prima ancora che loro due potessero chiederle dov'era finita.
- Ehi ehi ehi, cosa ti
è successo? Hai incontrato Glinda ed Elphaba? -
Domandò Jo.
- Meglio: un elfo dei
boschi. -
- Ah. Allora
è tutto chiaro. -
- Mi volete spiegare
perchè avete tutti questi segreti, voi due? -
Domandò Tina.
- Non sono segreti.
Kailey è pazza, bisogna assecondarla, a volte. -
Tina annuì,
con le sopracciglia alzate e l'aria di chi pensava che le pazze,
lì, erano due.
--***--
Sì, lo so,
è un po' che non aggiorno... ma ho una buona ragione: sono
stata a Londra!
La città
è bellissima, così originale, strana, diversa da
tutto quello che ho sempre conosciuto,
ma sapete
cos'è stata la cosa più
bellissima che ho visto?
Wicked.
Non posso crederci,
ancora adesso mi chiedo se ci sono andata effettivamente oppure no...
ma è stato
così. Avevo le lacrime agli occhi, la pelle d'oca e i
brividi.
Il mio sogno di
vedere i musical di Broadway dal vivo si stava - seppur parzialmente -
realizzando.
Per questo oggi ho
pubblicato e ho fatto un piccolo omaggio a questo musical assolutamente
meraviglioso,
a cui appartengono i
più bei duetti Hummelberry Defying Gravity
e For Good.
Spero che il capitolo abbia compensato l'attesa e che, come al solito,
le canzoni siano state di vostro gradimento.
La storia sta lentamente finendo, grazie a tutti voi per averla seguita
con me.
Flora
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Capitolo 32 *** Trentadue - Le nazionali ***
gleefanfic
trentadue
sabato
pomeriggio, Emerald Auditorium di Seattle
Erano le
due e mezza precise.
L'Emerald
Auditorium di Seattle era immenso e spazioso, con una spessa moquette
verde e poltrone così larghe e comode da sembrare quelle di
un salotto
di gran classe. La platea era zeppa di gente e Mercedes aveva infilato
la testa al di là delle tende per guardarla, era tornata
indietro con
il volto luminoso e raggiante, ridente di gioia per la
quantità di
persone sedute nella sala. Rachel era aggrappata al braccio di Kurt e
continuava a dire cose completamente superficiali e inutili, forse solo
per accertarsi che la sua voce fosse ancora al suo posto; Kurt tentava
inutilmente di tranquillizzarla, ascoltando solo a metà le
sue
chiacchiere inutili e specchiandosi di continuo nelle finestre della
hall per controllare di avere i capelli a posto e la camicia in ordine.
La
loro mise per quelle Nazionali era la cosa più bella che
Kailey avesse
mai visto: abiti neri semplicissimi con le spalline sottili, che
arrivavano in morbide onde sopra al ginocchio e il cui orlo era
cosparso di strass, fitti all'estremità e sempre
più radi via via che
si alzavano. Ogni volta che venivano colpiti dalla luce lanciavano
riflessi di un colore diverso, tanto da avere la sensazione di avere
adosso uno spicchio di arcobaleno. I ragazzi, in jeans scuri, camicia
nera, gilet di seta e cravatta bianca, erano tutti incredibilmente
eleganti: Puck soprattutto sembrava esserne consapevole, tanto che si
passava la mano sulla cresta di continuo e ammiccava a tutte le ragazze
sopra e sotto i vent'anni che passavano nei dintorni. Kailey, agitata,
teneva per mano Jo e la stringeva con una foga tale che la sua migliore
amica fu costretta a sottrarla alla sua stretta.
- Se mi sloghi le
dita, come faccio a suonare, domani? - Le disse con più
cattiveria di quanta non fosse necessaria.
- Scusami. - Disse
Kailey, mogia, lasciandosi cadere su uno dei divanetti della hall.
Uno
ad uno, i Glee club che sostavano nella hall vennero chiamati sul palco
a presentarsi, poi sarebbero andati nei loro camerini e avrebbero
atteso lì il momento della loro esibizione.
Kailey
tentava di vedeere Jamie, ma sapeva che la folla era talmente numerosa
che non sarebbe riuscita a vederlo nemmeno se si fosse messa in piedi
sulle spalle di Finn.
Chi
invece vide comparire all'improvviso fu Jesse, il ragazzo che aveva
preso a male parole quel pomeriggio a scuola. Istintivamente
avvampò e
si nascose dietro Puck, sperando di apssare inosservata.
-
Chi si rivede. - disse Jesse con freddezza, avvicinandosi a loro col
suo sorriso affascinante e sfrontato dipinto sul volto. - Siete pronti
a mangiare la polvere per il secondo anno di fila? -
- Cosa vuoi, Jesse? -
Sbottò Finn.
-
Ricordarvi che non siete riusciti a batterci l'anno scorso, con me come
coach, non riuscirete nemmeno quest'anno, soprattutto visto che
stavolta mi avete come rivale. Sempre ammesso che tu e il tuo patetico
fidanzato riusciate a stare lontani per più di dieci secondi
di
canzone, Rachel. -
Gli occhi di Rachel
saettarono verso Finn, incrociando il suo sguardo. Il quarterback
distolse gli occhi un istante più tardi.
- Fatti gli affari
tuoi, St.James. - Sbottò Puck, facendosi avanti.
- Ah sì? E
per quale motivo? Sennò mi spacchi il naso? - Disse Jesse.
- Noah, ti prego. -
Intervenne Rachel, imbarazzata. - Lascia perdere. Va' via, Jesse, non
abbiamo voglia di litigare. -
L'inserviente
uscì dalla tenda per chiamare a raccolta i Vocal Adrenaline
del Carmel
High e Jesse si allontanò tenendo gli occhi castani, colmi
di sfida,
fissi su Rachel. Quando Jesse e i suoi ragazzi furono entrati
nell'auditorium in uno scroscio di applausi, Puck guardò
Rachel con
aria di sufficienza.
- Avrei potuto
dimostrargli con chi aveva a che fare. - Disse con rabbia.
-
L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di farci buttare
fuori per aver
messo le mani addosso a un nostro rivale. - Disse Rachel con voce
insopportabilmente acuta. - Ma se non hai abbastanza cervello per
arrivarci, per me è lo stesso! -
Il
rumore dei tacchi di Rachel che si allontanavano lungo la hall piena di
gente riempirono il silenzio che seguì le sue parole e
Kailey la
raggiunse dall'altra parte della sala. Rachel era ferma vicino a una
finestra e fissava il giardino con le braccia conserte con l'aria di
chi stava per scoppiare in lacrime.
- Rachel. -
- Sono terribilmente
agitata. - Disse lei. - E ferita. E... -
Kailey le sorrise.
- Andrà
tutto bene. Ne sono sicura. Si aggiusterà tutto. -
- Ne sei sicura? -
- Al cento per cento. -
In
realtà Kailey stava morendo di paura: era sicura che sarebbe
caduta dai
tacchi delle sue scarpette da charleston facendo fare una pessima
figura a tutto il gruppo, temeva di fare le figuracce peggiori, di
sbagliare gli attacchi, di andare in scena con il vestito incastrato
nella biancheria e tutta un'altra serie di terribili sventure... ma si
rendeva conto che la cosa migliore, in quel momento, era dire che
sarebbe andato tutto bene.
-
Non piangere, o Kurt ti maledirà per aver fatto sbavare il
suo trucco
perfetto. - Disse poi con un sorriso. - Torniamo dagli altri, dai. -
Rachel
annuì, con un sorriso tutt'altro che convinto, e tornarono
verso il
resto del gruppo. Il professor Schuester era con loro e, quando le vide
arrivare, sorrise sollevato.
-
Allora, ragazzi. Questa è la nostra occasione. Dobbiamo fare
vedere a
tutti loro, ad ognuno di loro, quanto noi valiamo. - I suoi occhi
scivolarono su tredici visi, su tredici paia di occhi pieni di sogni e
di speranze.
Occhi
verdi, occhi castani, azzurri e dorati. Occhi a mandorla, da cerbiatto,
grandi e tondi come quelli di un bambino e scuri e intensi, da duro.
Dietro ogni paio di quegli occhi stava un sogno, grande o piccolo,
lontanissimo o a portata di mano. Il professore pensò che
avrebbe
voluto poterli realizzare tutti.
I suoi occhi si
riempirono di lacrime di commozione e fu Mercedes a levarlo
dall'imbarazzo.
- Abbraccio di gruppo,
ragazzi? - Disse con un sorriso.
Il
sipario era ancora chiuso.
Per
la terza volta, Kailey si sentiva sull'orlo di un precipizio, ma
stavolta aveva la convinzione che, se avesse messo un piede nel buio,
avrebbe imparato a volare.
Lentamente,
nel silenzio, il sipario si aprì. I loro abiti,
completamente neri ora
che erano di spalle, si confondevano con il fondale scuro e davanti a
tutti, solo sul proscenio vuoto, c'era Blaine.
Jo
sorrise tra sé, con gli occhi chiusi. Voleva immaginare il
suo ragazzo
cantare quella canzone in tutta la sua bellezza, come faceva quando la
riaccompagnava a casa in macchina: si fermavano davanti al cancello e
lui le cantava sempre qualcosa. Lei tornava in casa cullata dal suono
della sua bellissima voce e dai suoi occhi dorati.
La
voce di Blaine, dolce ed elegante come tutto in lui, si allargava in
onde perfette che investivano il pubblico con grande
intensità.
Knowing that hate is wrong
And love is right, for us tonight
When I look into your Spanish eyes
I know the reason why I am alive
Al
termine del suo assolo, Blaine si posò una mano sul cuore e
si inchinò
al pubblico, che applaudiva commosso e ammaliato dalla sua bellissima
esibizione.
L'applauso
venne smorzato dall'alzarsi della musica di una famosissima canzone
degli U2. La voce di Puck si alzò assieme alla musica,
accompagnata da
quella di Finn. Un applauso serpeggiò per la platea,
fomentato
probabilmente dalla porzione femminile del pubblico, su cui il fascino
da bello e dannato di Puck faceva sempre presa.
And I miss you when you're not around
I'm getting ready to leave the ground
Oh you look so beautiful tonight
In the city of blinding lights
L'applauso
alla fine dell'esibizione fu deciso e insistente: pareva non dovesse
finire mai e Puck ammiccò al pubblico con aria volutamente
sexy.
"Non
cambierà mai." Pensò Kailey con un sorrisetto.
Finn
e Puck tornarono in fila assieme agli altri, la musica
cambiò
completamente registro e un'orchestra di chitarre e percussioni
riempì
l'aria. Tina iniziò a cantare facendo un passo avanti
dall'estremità
destra della fila.
It's a sad picture, the final blow hits you
Somebody else gets what you wanted and you can't win.
Poi fu il turno di
Mercedes, che fece un passo avanti dall'estremo opposto della fila.
You know it's all the same, another time and place,
Repeating history and you're getting sick of it
Infine
fu il turno di Rachel, che si voltò verso il pubblico con
una mezza
piroetta. Il suo abito lanciò schegge di luce in ogni angolo
dell'auditorium e per un attimo la fece risplendere come una stella.
But I believe in whatever you do,
And I'll do anything to see it through
Because these things will change.
L'esibizione
andava avanti con l'intensità di un'onda del mare: potente,
invincibile, inarrestabile. Le Nuove Direzioni si esibirono nella
coreografia che avevano scelto per accompagnare il pezzo e unirono le
loro voci a quelle delle loro compagne per il grande, potente,
intensissimo brano finale.
It was the night things changed, can you see it now?
These walls that they put up to hold us back fell down,
It's a revolution, throw your hands up,
'cause we never gave in.
Quando la musica si
fermò, l'intero gruppo era schierato alle spalle delle tre
voci soliste di quel pezzo finale.
Kailey,
ferma nel suo angolino all'estrema sinistra, riuscì a vedere
nel buio
della sala un paio di occhi castani, una cascata di ricci scuri e una
sciarpetta legata attorno al collo.
"Le cosa cambieranno,
stavolta." Pensò Kailey.
E stavolta non lo
diceva per convincere qualcun altro: ci credeva davvero.
Cinque minuti più
tardi stavano tornando verso il loro camerino.
- Siamo stati
eccezionali! - Esclamò Rachel piena di entusiasmo.
- Di più!
Siamo stati strepitosi! - Ribadì Tina, gettandosi al collo
di Mike.
- Stavolta la
finalissima non ce la toglie nessuno. - Disse Mercedes, con gli occhi
che brillavano.
Quel
terzetto al femminile in cui solo il professor Schuester aveva creduto
fino in fondo si era rivelato veramente esplosivo. La voce argentina di
Rachel, quella intensa di Mercedes e quella morbida di Tina si erano
unite in un'esibizione assolutamente impeccabile.
- Siete state
fantastiche, sì, è vero. Non si potrebbe mai dire
il contrario. - Disse Kurt con un sospiro e un sorriso.
Finn
non disse nulla, limitandosi a guardare Rachel con più
insistenza che
mai. La ragazza gli rivolse un timido sorriso, ma Finn si
affrettò ad
alzarsi e avvicinarsi alla finestra, ignorandola. Era più
silenzioso
che mai, da quando erano arrivati a Seattle ed erano costretti a quella
convivenza forzata: evitava Rachel con metodo, fermandosi a
chiacchierare solo con Santana e Brittany oppure uscendo con Puck e
Artie.
In
fibrillazione per l'esibizione appena fatta e per l'imminente
pubblicazione dei risultati, nessuno riusciva a stare fermo, in
camerino: Jo si era liberata dell'abito dell'esibizione un momento dopo
essere scesa dal palco e adesso era l'unica a indossare felpa e
salopette, mentre gli altri erano ancora in abito di scena.
- Ragazzi. - Disse il
professor Schuester aprendo la porta.
- Sono usciti? -
Domandò Kurt con voce stridula, scattando come se fosse
stato a molla.
- Volete venire anche
voi o vado io e torno a riferire? -
I ragazzi si
guardarono.
- Vada lei, professor
Schue. Ritorni con buone notizie. - Disse Rachel.
Il professore si
chiuse la porta alle spalle, lasciando il camerino nel silenzio
più completo.
Kailey
poteva sentire il proprio cuore battere nelle orecchie, Jo si
appoggiò
al bracciolo della poltrona di Blaine per cercare un po' di appoggio e
il giovane le posò una mano sul ginocchio in un gesto
affettuoso e
protettivo al tempo stesso. Il respiro corto di Kurt, Mercedes e Rachel
si sarebbe potuto avvertire a distanza di miglia.
Gli occhi di tutti
erano fissi sulla maniglia argentata della porta del camerino.
Quando il professor
Schuester la abbassò, era passata un'eternità.
O forse era stato solo
un lunghissimo, infinito momento.
Il professore
entrò e si chiuse la porta alle spalle.
- Allora? -
Domandò Kurt, facendo un passo avanti.
Il professore
alzò gli occhi, il viso impassibile. Sul volto di tutti
passò un'ombra.
- Siamo passati! -
Gridò Schuester, con la voce rotta per l'emozione.
- Davvero? -
Domandò Rachel, con le mani davanti alla bocca spalancata.
Il professore
aprì la porta e fece loro cenno di uscire.
- Andate a vedere voi
stessi, ragazzi. Correte a leggere il nome delle Nuove Direzioni su
quel cartellone! - Disse.
Non
se lo fecero ripetere due volte: in una confusa corsa di tacchi, scarpe
da ginnastica, gonne e jeans, le Nuove Direzioni si precipitarono nella
Hall.
Su
un treppiedi argentato stava un cartellone verde cupo su cui erano
scritti, in bell'ordine, i dieci Glee club che avrebbero avuto accesso
alla finalissima del giorno successivo; accalcandosi gli uni sugli
altri, sgomitando per riuscire a vedere meglio e scacciando i gruppi
più o meno felici che si abbracciavano nell'ingresso,
riuscirono a
leggere la lista.
Il primo gruppo, i
Vocal Adrenaline, erano la lettura più scontata del
cartellone.
- I Diamanti! -
Esclamò Kailey, indicandoli lì, alla posizione
numero tre.
- Eccoci! -
Gridò Tina.
Le Nuove Direzioni
erano lì, su quel cartellone, oro su verde, insieme ai nove
migliori Glee club della nazione.
Jo
si gettò tra le braccia di Blaine, Tina e Mike si baciarono
sulla
bocca. Santana baciò Brittany e Mercedes e Kurt si strinsero
in un
abbraccio. Rachel si voltò verso Finn, ma lui aveva gettato
le braccia
al collo del professor Schuester e aveva nascosto il viso contro la sua
spalla. Il disappunto sul viso della ragazza fu cancellato
dall'abbraccio affettuoso e travolgente di Kailey.
-
La battaglia per quello per cui abbiamo lavorato in tutti questi anni
è
diventata la battaglia per le nostre vite, stasera che ci alziamo in
piedi da campioni. - Le disse.
Rachel
rise, riconoscendo le parole della canzone di Taylor Swift che avevano
appena cantato, la canzone che lei aveva aggiunto al suo blog di
MySpace in un lontano primo giorno di scuola.
Le Nuove Direzioni
erano arrivate fino a lì: ora le Nazionali erano davvero a
portata di voce.
Per
festeggiare la vittoria
alla prima fase delle Nazionali, il professor Schuester decise di
portare tutti a cena fuori: aveva detto loro di vestirsi bene e di non
farsi grandi programmi, perchè sarebbero tornati a casa
presto:
l'indomani sarebbe stata la giornata più importante delle
loro vite,
almeno fino a quel momento.
Con
la giacca nera sui jeans aderenti e la camicia bianca, Finn era
decisamente il più bello del gruppo. Blaine era sempre
elegante, anche
se la sua mise di giacca, golf e pantaloni classici non era una
novità;
Kurt portava una camicia con vistose ruches color mattone e una sciarpa
in cachemire color sabbia che lo rendeva incredibilmente affascinante.
Camminava con eleganza al braccio di Mercedes, in bustino color
vinaccia e gonna nera, intonata agli stivali bassi di pelle nera, e
sembrava decisamente fiero di sè stesso, della sua sostanza
e della sua
apparenza.
Jo lo fissava con un
sorriso sereno: sperava davvero che Kurt avesse trovato il suo
equilibrio.
- Sei bellissima,
Jolie. - Le sussurrò Blaine all'orecchio, passandole un
braccio attorno alla vita.
- Non tirare troppo la
corda, carino. - Disse lei con un sorriso divertito, cercando di
ignorare il fatto di essere arrossita.
Si era rifiutata fino
all'ultimo di indossare una gonna, così aveva
dovuto scendere a compromessi con Kailey, mettendosi una camicetta
della sua migliore amica: a quadretti bianchi e azzurri con i risvolti
bianchi e i bottoni color perla. Quando Blaine l'aveva vista le era
andato incontro con uno dei suoi
indimenticabili sorrisi e l'aveva guardata con gli occhi colmi di amore
e meraviglia, tanto che Jo si era quasi sentita morire.
Si
appoggiò al fianco di Blaine e gli sorrise, mentre Santana e
Puck si
avvicinavano al gruppo: Santana aveva un vestitino nero che lasciava
ben poco all'immaginazione, ma quando Puck aveva tentato di dire
qualcosa sulle sue curve, Santana gli aveva detto che nessun Mohicano
dalla testa pelata avrebbe potuto posare occhi o mani sulle sue grazie.
-
Ci sta portando al Bel Grissino, professor Schue? - lo prese in giro
Finn, mentre uscivano dalla metropolitana e riaffioravano in superficie.
- Direi qualcosa di
più adatto all'occasione. - Disse il professore, alzando gli
occhi.
Sopra
di loro la sagoma luccicante dello Space Needle si stagliava nel cielo
buio di Seattle. Il silenzio attonito dei ragazzi alle sue spalle fece
capire al professore che era la scelta giusta.
Anche
se avrebbero dovuto stare seduti attorno al grande tavolo rotondo
prenotato per loro, i ragazzi non riuscivano a stare lontani dalle
finestre. Il ristorante, rotondo, girava piano su sé stesso,
dando la
possibilità di vedere l'infinita distesa di luci della
città sotto di
loro.
- C'è una
vista incedibile! - Esclamò Tina.
- Non si vedono le
stelle, però. - Disse Finn in un sussurro.
- È
nuvoloso, genio. - Disse Santana.
Lo
schiarirsi della voce del cameriere, arrivato al loro tavolo con i
primi, richiamò tutti attorno al tavolo. La cena era
deliziosa e il
professore insistette per pagare personalmente.
- È
l'ultima cena delle Nuove Direzioni, mi sembra giusto offrire io. Non
sarei qui se non fosse per merito vostro. -
- Saremmo noi a non
essere qui, se non ci fosse stato lei. - Disse Rachel, commossa.
-
E non sarà l'ultima cena delle Nuove Direzioni. - Disse
Mercedes. -
Abbiamo ancora gli esami, il ballo, la consegna dei diplomi.
C'è tempo
per dirsi addio. -
-
Hai ragione, come sempre, 'Cedes. - disse Kurt facendole un occhiolino.
- E il nostro gruppo non si scioglierà con la fine dell'anno
scolastico. Questa è una promessa. -
Finn prese il
bicchiere ancora mezzo pieno di vino e lo alzò.
Tutti alzarono il loro
bicchiere.
Il brindisi
uscì all'unisono dalle labbra di ognuno, senza nemmeno
essersi dovuti guardare.
- A noi. -
Stavano tornando in albergo e
i passanti non sembravano minimamente interessati a quell'allegra
combriccola di ragazzi vocianti e divertiti, tutti a braccetto o
mano nella mano, che ridevano e scherzavano tutti insieme. Lungo la strada si erano
fermati davanti al The
Moore, il più noto dei teatri di Seattle: Kurt
aveva voluto portarci il professor Schuester a tutti i costi, per
fargli vedere l'allestimento che avevano fatto per la recente
rappresentazione de Les
Miserables.
- Siete in vacanza? -
Esclamò la voce di Jesse alle loro spalle.
- Dannazione, Jesse,
ma non puoi farti gli affari tuoi e girare al largo, per una volta? -
Domandò Finn spazientito, sospirando.
- La mia vena
caritatevole sente il bisogno di mettervi in guardia. - Disse il
ragazzo. - Dalla figuraccia che farete domani. -
-
Noi non faremo nessuna figuraccia. - Disse Mercedes sorridendo
divertita. - Sei tu che dovresti pensare a come evitare di scendere dal
podio in malo modo rischiando di dare un altra botta al tuo bel
sederino. -
La
scena di Jesse che inciampava e rovinava sugli scatoloni, in
auditorium, era rimasta impressa a tutti e un vago sorriso si fece
strada su molti visi.
- Ride bene chi ride
ultimo. - Sentenziò il ragazzo, serio.
I suoi occhi si
posarono su Rachel, la quale abbassò gli occhi e
guardò altrove per evitare il suo sguardo inquisitorio.
-
Pensate di poter splendere come delle stelle, ma vi sbagliate.
È facile
spiccare tra gli sfigati di quel liceo in cui vi trovate, è
facile
strappare gli applausi a un pubblico di ragazzine che pensano che
Andrew
Lloyd Webber sia un altro nome di Yves Saint Laurent. - Le parole di Jesse, sincere
come sempre, avevano azzittito l'intero gruppo. -
Provate a fare bella figura in mezzo a ragazzi che hanno la vostra
stessa voce, che hanno studiato il doppio di voi e che, pur con il
vostro stesso estro artistico, hanno il triplo della voglia di
sfondare. Hanno gli agganci giusti, sono cresciuti nelle migliori
scuole e hanno studiato fin da bambini con i migliori maestri. Non
siete abbastanza speciali. Non siete abbastanza dotati o abbastanza in
gamba per sfondare. -
I suoi occhi tornarono
su Rachel.
- Non siete stelle.
Non lo sarete mai. -
La sua voce era
fredda, scostante, ma non solo. Sembrava ferita.
Kailey
si chiese se non fossero state le parole di un ragazzo che aveva
affrontato quella situazione e ne era uscito sconfitto... e
sentì un
istintivo moto di compassione per i sogni infranti del presuntuoso
leader dei Vocal Adrenaline.
Il
professor Schuester e Kurt uscirono ridendo dal teatro e trovarono
Jesse e gli altri ragazzi in completo silenzio; si fermarono
interdetti guardandosi intorno.
- Che succede? -
Domandò il professore.
- Niente. Me ne stavo
andando. Auguri per domani. - Rispose Jesse.
Senza muoversi, le
Nuove Direzioni lo videro allontanarsi sul marciapiede con il suo passo
elegante e dinoccolato.
- Che cosa vi ha
detto? - Domandò di nuovo il professore.
- Le solite
sciocchezze. - Tagliò corto Jo.
- Torniamo indietro?
Sento freddo. - Disse Rachel, stringendosi nella giacca azzurra.
Arrivati all'hotel,
trovarono un gruppo di ragazzi fermi nella hall.
- Finn! -
Jamie
comparve tra la folla, abbracciando il suo amico. Gli occhi di Kurt,
Artie e Mike lo guardarono di traverso, ma Jamie sorrise.
-
Forza, ragazzi, mettiamo da parte la rivalità e godiamoci
questa
serata. - Disse allegramente. - Vi offro da bere, vi va? Non faremo
parola di musica, Glee Club o cose del genere per tutta la sera. Solo
quattro chiacchiere tra amici. -
- Io sono
stanchissima, vado in camera. - Disse Rachel in un sussurro.
Mercedes le diede una
gomitata.
- Non credo che la
nostra camera sia... disponibile. - Disse in un sussurro.
Rachel
la guardò senza capire e Mercedes le fece cenno di guardarsi
intorno: non c'era traccia di Cheerios, nei paraggi. Rachel
sospirò.
- Vado in camera anche
io. - Disse Kailey.
Jamie
la guardò con una espressione palesemente delusa, ma Kailey
gli lanciò un sorriso di scuse: tutti pensavano che fossero
due sconosciuti, non sarebbe riuscita a comportarsi come tutti si
sarebbero aspettati... non se ogni volta che gli stava vicino moriva
dalla voglia di rifugiarsi tra le sue braccia e baciarlo sulla bocca.
Jamie sembrò capire, perchè le sorrise a sua
volta con uno sguardo così dolce negli occhi verdi da farla
avvampare.
Il
professor Schuester si fece promettere che non avrebbero bevuto niente
di alcolico - ben sapendo che metà di quelli che stavano
promettendo
avrebbero ordinato un Cosmopolitan nel giro di cinque minuti - e poi se
ne andò.
Kailey
e Rachel si salutarono in corridoio e Kailey si infilò nella
sua stanza
liberandosi delle ballerine di vernice e della giacca; stava pensando
di farsi una bella doccia tiepida prima di mettere il pigiama, quando
sentì bussare alla porta.
- Posso? - La testa
bruna di Rachel fece capolino dalla porta.
- Certo. - Disse
Kailey con un sorriso.
-
Brittany e Santana non mi hanno aperto, probabilmente stanno
già
dormendo... non le volevo svegliare. - Disse Rachel, sedendosi sul
letto.
Kailey
annuì, sapendo benissimo che le due cheerleader non stavano
esattamente dormendo.
Erano sedute sul letto
a chiacchierare da nemmeno un'ora quando le voci
degli altri risuonarono nel corridoio, aprirono la porta e invasero la
stanza. Blaine
aveva rubato metà dei cioccolatini da caffè del
bar dell'hotel e Mercedes aveva preso lattine di 7up per tutti.
- Non vi avremmo
lasciate qui da sole tutta la sera! - Esclamò Jo, stampando
un bacio sulla guancia di Kailey.
- E Finn? -
-
Lui e Jamie stavano parlando di noiosi ricordi d'infanzia. - Disse Kurt
con sufficienza. - Li abbiamo lasciati da soli mentre parlavano di
quando avevano riempito di sassi i cuscini del dondolo della veranda di
Carole davanti a due birre rosse. Non si sono nemmeno accorti che ce
n'eravamo andati. -
Tra risate, battute e
scherzi, la serata volò: Blaine
imitò il professor Schuester quando ballava, Kurt e Rachel
fecero una
gara di canto (dichiarata pari per evitare che durasse tutta la sera);
Tina e Mike si sbizzarrirono in traduzioni in cinese delle canzoni
più
famose e Artie, Puck e Blaine improvvisarono una air band. Era quasi
mattino quando i ragazzi salutarono per andare nella loro stanza.
Mercedes si
stiracchiò, allungandosi sul cuscino di Tina.
- Vi spiace se
dormiamo qui? Non ce la posso fare a trascinarmi nella nostra stanza. -
-
Un posto in più c'è, nel letto a castello sopra
Tina, ma se Rachel
vuole dormire qui anche lei, dobbiamo stringerci nel matrimoniale. -
Disse Jo, pratica.
- Per me va bene. -
Disse Tina.
- Non c'è
problema. - Disse Kailey allegra: le
sembrava di essere tornata alle medie, quando la parte migliore delle
gite era andare a dormire gli uni nelle camere degli altri. Ci fu una
confusione di prestiti quando Jo e Kailey diedero a Rachel e Mercedes
qualcosa come
pigiama e poi si infilarono sbadigliando sotto le coperte.
Avevano appena spento
la luce quando il cellulare di qualcuno vibrò e si
illuminò nel buio.
- Chi diavolo
è, a quest'ora? - Sbottò Mercedes.
- Rachel? È
il tuo. - Disse Jo, passandole il telefonino coperto di strass rosa.
La ragazza lo
aprì, illuminando a giorno la stanza. Jo si coprì
la faccia col cuscino.
- Chi è? -
Domandò Kailey.
- Un numero che non
conosco. - Disse.
Kailey le si
avvicinò: aveva il terrore di telefonate e messaggi in piena
notte.
- Brutte notizie? -
Domandò in un sussurro.
- Guarda tu stessa. -
“Non
c'è nessuno luminoso quanto te, Rach. Continua a
brillare.”
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Capitolo 33 *** Trentatré - la finalissima ***
gleefanfic
trentatrè
domenica
sera, Emerald Auditorium di Seattle
Alle otto
in punto, i dieci
migliori Glee club della nazione erano all'Emerald Auditorium di
Seattle per contendersi il trofeo più ambito dai club di
canto corale
degli Stati Uniti. Kurt
era fermo davanti alla vetrina che lo conteneva e lo guardava con aria
adorante.
-
Quando avrò vinto tre Emmy e un Golden Globe
sembrerà una sciocchezza.
- Disse - Ma al momento... caspita, se mi sembra un trofeo! -
-
Forza, sognatore, ci aspettano in camerino. Dobbiamo fare faville, sul
quel palcoscenico, stasera! - Esclamò Mercedes divertita,
trascinandoselo dietro.
La
mise sarebbe stata la stessa del giorno precedente, ma le ragazze
avevano deciso di comune accordo di aggiungere un po' di polvere
scintillante alla loro cipria.
Poco prima di salire
sul palcoscenico, il professor Schuester li volle tutti attorno a
sé:
-
Volevo dirvi solo qualche parola, ragazzi. I discorsi li voglio tenere
per dopo, qualunque cosa accada. - Disse con un sorriso. - Vi ho visto
diventare grandi, affrontare le vostre paure e uscirne vittoriosi e a
volte sconfitti. Vorrei che tutta quella gente in sala sapesse cosa
abbiamo passato prima di arrivare fin qui per darvi il giusto tributo
per le vostre fatiche, ma non posso farlo. Potete solo andare
lì voi e
dimostrare loro quanto valete. Perché quello che siete oggi
lo dovete a
quello che avete vissuto. Il futuro si può affrontare solo
consapevoli
del proprio passato. -
Kurt
e Blaine si scambiarono uno sguardo eloquente, Jo diede un affettuoso
pizzicotto a Kailey, Finn e Rachel non poterono evitare di guardarsi
negli occhi per un istante e Brittany e Santana si strinsero
più forte
l'una all'altra.
- Adesso andate su
quel palco e brillate come solo voi sapete fare. -
A Jo il pianoforte non
era mai sembrato così immenso.
Il
rumore delle sue scarpine nere sul parquet echeggiava nel silenzio
mentre si avvicinava allo sgabello. Spostò lo sgabello e si
sedette al
suo posto, con i capelli neri lisci e lucenti che le accarezzavano le
spalle. La
solita distesa
di tasti bianchi e neri, semplici ed eleganti, era davanti a lei come
spesso era capitato negli ultimi dieci anni. Se si escludeva che
avrebbe dovuto suonare per una competizione nazionale, che altre dodici
persone - tredici, contando il professor Schuester - contavano su di
lei e che c'era mezza nazione a guardarla… per il resto era
tutto
normale.
I
passi sul palco e il timido applauso del pubblico le dissero che Blaine
e Rachel erano entrati nella sala e si erano fermati al centro del
palco con i microfoni in mano. Jo alzò gli occhi
per un solo istante e vide gli occhi bellissimi di Blaine guardare
verso di lei.
"Sarai
meravigliosa. Tu sei sempre meravigliosa." Le aveva detto la sera
prima, prima di baciarla per augurarle la buonanotte, e Jo si era
addormentata cullata da quelle parole. Le sembrava di risentirle
echeggiare nel silenzio dell'auditorium, in quel momento.
Con
un sorriso, posò le dita sui tasti traendo il primo accordo.
Passò al
secondo, al terzo… e poi la voce di Blaine la
portò lontano da
quell'auditorium, in quel mondo perfetto fatto solo di musica, note e
poesia in cui volava ogni volta che le sue dita si posavano sulla
tastiera di un pianoforte.
Era un mondo perfetto, che la faceva sentire bene. Sorrise tra sé,
pensando che non avrebbe mai immaginato che un mondo perfetto potesse
migliorare ancora.
Ma, in effetti, la voce di Blaine avrebbe migliorato qualunque cosa.
Don't tell me it's not worth
tryin' for
You can't tell me it's not worth dyin' for
You know it's true
Everything I do I do it for you
Rachel duettò con lui con tutto il suo talento, la sua
bravura e la sua voce meravigliosa.
Ma
Kailey e tutti i ragazzi dietro le quinte sapevano benissimo che quella
canzone sarebbe stata molto più intensa, se a cantare con
lei ci fosse
stata un'altra persona: era impossibile non notare che
lo sguardo di Rachel continuava a sfuggire dietro le quinte per cercare
gli occhi di Finn.
- Sei un idiota. -
Disse Puck in un sibilo, lanciando un'occhiata al suo migliore amico.
Kailey
guardò prima Finn e poi Puck, con aria dubbiosa.
- L'ha piantata
perchè “non voleva che lei dovesse scegliere tra
lui e Broadway!” - Spiegò Puck.
Kailey
guardò Finn con la bocca aperta. Il quarterback non aveva
nemmeno
sentito le parole di Puck, perso com'era nell'esibizione che aveva
davanti.
- Quindi... -
Iniziò Kailey, con gli occhi spalancati per lo stupore.
- Non mi sembra il
momento. - Intervenne Kurt bruscamente.
Il duetto di Blaine e
Rachel era terminato e il pianoforte era scivolato dietro le quinte.
Le
Nuove Direzioni entrarono in scena in una energica melodia di bassi,
chitarre e percussioni, impedendo a Kailey di andare avanti con il
discorso. Nel frattempo Mercedes
e Santana, le voci più calde del gruppo, avevano preso le
redini
dell'esibizione sfoderando la loro grinta graffiante.
Why should I care?
Cuz you weren't there when I was scared, I was so alone
You, you need to listen I'm starting to trip,
I'm losing my grip and I'm in this thing alone
La
sala esplose letteralmente: dopo la romantica ballad al pianoforte, le
Nuove Direzioni sembravano ancora più esplosive e piene di
energia, in
quella canzone che gridava al mondo che ce l'avrebbero fatta anche da
soli. Ma il pubblico non aveva ancora visto il pezzo forte.
Quando
la musica sfumò e il silenzio calò nella sala
Kurt uscì dalle fila
delle Nuove Direzioni e i suoi occhi azzurri saettarono qua e
là sul
palco, assaporando l'attesa che si respirava dalla platea.
Sapeva
che tutti i presenti si stavano chiedendo cosa ci faceva un ragazzo dal
visetto angelico lì, da solo in mezzo a quel palcoscenico.
Il sorriso
compiaciuto che si disegnò sul viso di Kurt aumentava
assieme al volume
della musica-
Le Nuove Direzioni al completo avrebbero fatto da coro
alla sua meravigliosa voce da soprano. Nessuno avrebbe saputo
interpretare quella canzone meglio di lui e lui non avrebbe desiderato
un gruppo migliore per accompagnare la sua voce.
Teenage dreams in a teenage
circus
Running around like a clown on purpose
Who gives a damn about the family you come from?
No givin' up when you're young and you want some
Non
era più l'esibizione finale di un gruppo di canto corale:
era l'inno di
un gruppo di ragazzi che avevano capito che non importava quello che ti
dicevano, non importava cosa sei stato costretto a lasciarti alle
spalle. Cio chè conta e non arrendersi, quando si
è giovani e si ha un
sogno.
La
verità di quelle parole si leggeva negli occhi di Kurt,
pieni di
emozione. Negli occhi di Blaine e Jo, ogni volta che i loro sguardi si
incrociavano. Negli occhi verdi di Kailey, che brillavano nella
consapevolezza di aver capito che cosa voleva dalla vita. Lo si leggeva
negli occhi di tutti, da Rachel a Finn, da Brittany a Santana.
I'm still wondering
why
Had to let the world let it bleed me dry
Artie
piroettava sulla sua sedia a rotelle e a un certo punto lui e Kailey
quasi si scontrarono. E in un momento Artie le sorrise, facendole
capire che tra loro le cose erano tornate alla normalità.
We are not what you think we are
We are golden, we are golden
Le
Nuove Direzioni si strinsero in un unico abbraccio per cantare il coro
finale, terminando all'unisono l'esibizione e abbassando le teste. Gli
applausi piovvero sopra le loro teste come una cascata d'oro,
ricoprendoli di quel metallo prezioso di cui sapevano di essere fatti.
I
pensieri dei tredici componenti del gruppo erano tutti diversi, ma una
cosa accomunava tutti i visi sorridenti che fissavano il parquet
lucente sotto le loro scapre da ballo: avevano tutti gli
occhi lucidi.
La
tensione era altissima, nei camerini, ma le Nuove Direzioni cercavano
di non pensarci. Erano già le undici passate ma mancava ancora qualche gruppo
per la fine delle esibizioni: si rischiava di tirare tardi per
conoscere il nome del vincitore.
-
Basta che non vincano i Vocal Adrenaline. - Disse Puck irritato. - E
comunque, se Jesse si azzarda a passare di qui per un qualunque motivo
dopo che hanno dichiarato il vincitore, il mio pugno vuole far
conoscenza con il suo naso. -
- E dai, Puck, lo sai
che lo fa solo per farci arrabbiare. - Intervenne Mercedes.
- E ci riesce alla
grande. -
Il
professor Schuester si sedette tra loro, cercando di distrarli e
raccontando di cose assolutamente futili: Jacob sorpreso a forzare
l'armadietto di Rachel, la Sylvester che aveva rapato a zero una
ragazza dai capelli verdi dicendo che temeva di restare accecata da
quell'orribile tinta, il preside Figgins che aveva tagliato i fondi al
club di dibattito e Emma Pillsbury che faceva un grosso in bocca al
lupo a tutti loro.
- Si
sposerà con la signorina Pillsbury, professor Schue? -
Chiese Kailey.
Il professore
arrossì e rise, aggiustandosi la cravatta imbarazzato.
- C'è tempo
per queste cose, Kailey. - disse poi.
- Si sposeranno. -
Sentenziò Artie sottovoce, dicendo quello che tutti stavano
pensando.
Kurt
era appoggiato alle specchiere e seguiva la scena senza parlare. Jo gli
si avvicinò arricciando una ciocca di capelli attorno a un
dito,
stranamente imbarazzata.
- Ehi. Sei stato
eccezionale, si quel palco. Sei il migliore di noi. - Disse.
- Lo so. -
Replicò Kurt con distacco. - Ma fa sempre piacere sentirselo
dire. - Aggiunse con un sorriso.
- Senti, io... io
volevo dirti... - Jo abbassò gli occhi, distogliendo lo
sguardo.
-
È tutto a posto, Jo. Chi può capire
meglio di me perchè ti sei innamorata di Blaine? E capisco
perfettamente anche perchè
lui si è innamorato di te. -
Jo sentì le
guance arrossire e gli fece un timido sorriso.
- Siete fatti l'uno
per l'altra, è palese. Me ne sono fatto una ragione anche
io. -
Jo sollevò
la mano destra, con il mignolo alzato.
- Amici? -
- Amici. -
Replicò Kurt, agganciando il suo mignolo a quello di Jo.
L'avere fatto pace con Kurt risollevò dall'animo di Jo un
macigno di cui non si era nemmeno accorta. Blaine li vide ridere
assieme e sollevò un sopracciglio, scioccato, ma il sorriso
che entrambi gli rivolsero fu di un tale calore da farlo sentire
rasserenato senza nemmeno bisogno di ulteriori spiegazioni.
Un'ora di chiacchiere inutili più tardi l'altoparlante
fischiò, grattò e poi una voce metallica
chiamò tutti i Glee Club sul palco.
Mentre uscivano dal camerino,
Kailey strinse la mano di Jo.
- Ho una paura folle.
Se mi cedono le ginocchia devi tenermi in piedi. - Le
sussurrò.
- La paura ti doveva
venire prima, adesso quello che è fatto è fatto.
- Le rispose Jo.
- Non sei consolante. -
- Sempre lieta di
esserti utile, amica mia. -
I
Glee club erano tutti stipati sul palco: le Nuove Direzioni si
ritrovarono in un angolino sul fondo, stretti stretti tra un Glee club
di ragazze poco vestite e un gruppo di ragazzi orientali in sgargianti
abiti tradizionali.
Il
presentatore stava parlando a raffica, con un registro affettato e
pomposo del tutto fuori luogo, mentre il pubblico scalpitava per sapere
chi
avrebbe vinto: l'adrenalina scorreva in dosi così
massicce sul palco
che Kailey si sentiva girare la testa.
Finalmente, il
presentatore tirò fuori la busta dorata dal suo soprabito
nero.
I
soliti lunghissimi convenevoli, le solite belle parole... Kailey vide
Puck scalpitare e scrocchiarsi le articolazioni delle dita e
pensò con
un sorrisetto che, se si fosse fatto avanti per strappare quella busta
dalle mani del prolisso presentatore, gli avrebbe volentieri dato una
mano.
-
Ma passiamo a quello che tutti voi state aspettando. - Disse,
strappando il lembo della busta e tirando fuori il cartoncino dorato. -
L'ambito primo posto, che si aggiudicherà un trofeo
meraviglioso e un
assegno da cinquemila dollari. -
Kailey
era quasi sicura di essere in apnea da quando era salita sul palco. Jo
le stringeva la mano con tutta la sua forza, ma la poteva sentire
tremare: anche se aveva un sorriso sereno stampato in faccia Kailey
sapeva
che dentro di sé stava morendo di agitazione.
- La classifica
generale la potrete trovare appesa nella hall. -
- Dicci chi ha vinto e
falla finita! - Gridò qualcuno tra il pubblico, azzittendolo.
"Chiunque tu sia,
grazie." Pensò Kailey.
- E la vittoria delle
nazionali di canto corale degli Stati Uniti del duemiladodici va... -
Il
rombo delle orecchie era l'unico suono che Kailey riusciva a sentire.
La mano di Jo nella sua, il braccio di Kurt dall'altra parte e il
respiro mozzo di Rachel, appena più in là.
Sapeva che i cuori di
tutti stavano andando allo stesso ritmo.
Non riusciva nemmeno a
pensare a cosa sarebbe successo se non avessero vinto.
Dovevano vincere.
Dovevano.
- Alle Nuove
Direzioni, dal liceo McKinley, Ohio! -
Fu in quel momento che
Kailey scoppiò miseramente a piangere. Mentre
i suoi compagni si abbracciavano, gioivano, ridevano e gridavano tutta
la loro felicità, lei era riuscita solo a scoppiare in
lacrime.
Il
presentatore chiese a un rappresentante di andare a prendere il trofeo
e Rachel si ravviò i capelli in fretta, avviandosi verso il
proscenio
con il migliore dei suoi sorrisi a quarantacinque denti. Il resto delle
Nuove Direzioni spinse Finn verso di lei, obbligandolo a raggiungerla:
i leader delle Nuove Direzioni erano due, che stessero insieme o meno.
Nella
confusione del momento di gioia, Kailey si asciugò gli occhi
in tempo
per ricevere il bacio di Jo e l'abbraccio di Tina. Gettò le
braccia al
collo di tutti i membri del suo amato Glee club, dando e ricevendo baci
e abbracci, del tutto dimentica della sua timidezza.
All'improvviso
si ritrovò tra le braccia di Jamie, che la
sollevò con l'agilità di un
ballerino esperto in prese elaborate e la fece volteggiare, piroettando
su sé stesso.
- Sono così
felice che abbiate vinto! - Esclamò.
Poi
le prese il viso tra le mani e la baciò intensamente sulla
bocca. Lì,
in mezzo al palco, sotto i riflettori, in mezzo ai volti delusi, umidi
di lacrime o accesi dall'emozione.
Finn
e Rachel tornarono indietro con il trofeo: Finn lo teneva con entrambe
le braccia, risparmiando a Rachel il faticoso compito di dover
trasportare un premio alto più di lei. La
gente stava lasciando il palco, la platea si stava pian piano svuotando
e sul palcoscenico erano rimasti in pochi.
Vicino all'ingresso delle
quinte, stava fermo Jesse St. James. Li guardava con occhi pieni di
qualcosa di indescrivibile.
- Posso andare a
spaccargli la faccia, adesso? - Disse Puck con un sorriso compiaciuto.
Inaspettatamente, fu
Kailey a intervenire, posandogli una mano sul braccio.
- Credo che ne abbia
prese abbastanza, di batoste, per oggi. - Disse con un sorriso.
Tutto il suo astio e
tutta la sua rabbia per Jesse erano svaniti come neve al sole: non era più
arrabbiata con lui per i suoi modi grezzi e le sue parole
offensive. Probabilmente era il suo modo per dire a tutti di non
montarsi la testa, perchè le cose vanno raramente come te lo
aspettavi.
Aveva gli occhi pieni di delusione. E di invidia.
Kailey gli sorrise
amichevolmente, Jesse abbassò gli occhi e scese dal
palcoscenico.
-
Non accettiamo un no come risposta! - Esclamò Kurt,
emozionato.
I
suoi occhi brillavano luminosi e chiari come il cielo di quel mattino
di
maggio e guardava tutti i ragazzi davanti a lui pieno di entusiasmo.
Lui e Finn erano in
piedi davanti al resto del gruppo e aspettavano la loro reazione.
- Siete sicuri? -
Domandò Mercedes.
-
Mio padre doveva fare una consegna vicino a Lake Geneva e ha deciso di
portare Carole con sé per trascorrere un weekend romantico. -
- E poi tra gli ultimi
esami, il ballo e l'estate... chissà quando riusciremo a
passare una serata tutti insieme. - Disse Finn.
- E non abbiamo ancora
festeggiato a dovere la nostra vittoria alle nazionali! -
-
Se passare una notte in bianco a cantare a squarciagola sul bancone
dell'albergo fino a ricevere una secchiata d'acqua in testa non
è
festeggiare... - Disse Puck con un sorrisetto.
Una risatina
serpeggiò per l'intero gruppo, seduto attorno al tavolo
della mensa.
Era
mercoledì e dal loro rientro a scuola non avevano ricevuto
una sola
granita in faccia. Kurt non riusciva a credere di aver potuto mettere
per due giorni di fila la stessa sciarpa senza doverla smacchiare dallo
sciroppo al mirtillo, Santana e Brittany si vantavano di essere due
volte campionesse nazionali e le Cheerios avevano smesso di guardarli
tutti
dall'alto in basso. Perfino la Sylvester si limitava ad ignorare sia
loro che Schuester, quando si incrociavano in corridoio.
Forse non
sarebbe durata, ma nessuno di loro voleva accettare che potesse essere
solo una parentesi perfetta nella loro difficile vita da liceo.
- Beh, credo che
festeggiare sia d'obbligo. - Convenne Artie.
- Allora ci state?
Tutti? -
- Contate su di noi. -
Disse Tina.
- D'accordo, ma alle
bevande ci penso io. - Intervenne Puck.
La riunione fu sciolta
e Kailey si avvicinò a Kurt prima che il ragazzo sparisse
nei corridoi.
- Kurt, volevo
chiederti una cosa. -
- Ne ho parlato con
Finn e mi ha convinto: puoi portare il tuo innamorato. -
- Sc-scusa? -
-
Il ragazzo con gli occhi verdi, quello della Meighton High. Non ero
molto dell'idea, all'inizio, ma Finn mi ha detto che non è
un nostro
rivale... e sì, in effetti, visto come ti ha baciato sul
palco dopo la
nostra vittoria devo dire che sembrava proprio sincero. -
La sua voce era seria,
ma gli occhi gli ridevano.
-
Grazie! - Esclamò Kailey gioiosa, abbracciandolo di slancio
prima di
precipitarsi verso l'aula di arte per l'ultima lezione dell'anno.
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Capitolo 34 *** Trentaquattro ***
gleefanfic
trentaquattro
sabato
sera, casa di Finn e Kurt
Quella
sera, casa Hummel pulsava di luce e di musica a volume altissimo.
Santana
e Brittany ballavano abbracciate al centro del salotto, illuminate dai
faretti ricoperti di carta colorata che rendevano soffusa la luce della
stanza; Mike e Tina le imitavano, tra un bacio e una carezza,
volteggiando assieme sulla pista da ballo con la loro grazia leggera.
Artie stava ridendo con Mercedes, Jo e Blaine, raccontando qualcosa di
molto buffo reso ancora più spassoso dalla birra semivuota
che aveva in
mano. Anche Puck e Finn stavano bevendo una birra rossa, seduti sugli
sgabelli della penisola della cucina e commentando l'ultima azione
della finale del campionato di football. Rachel e Kurt cantavano, in
buffi assoli spezzati dalle risate, seduti sul dondolo della veranda di
casa Hummel.
Kailey
era ferma vicino al tavolo pieno di torte dolci e salate, pizzette,
salatini e cose alcoliche e non, ancora con il suo bicchiere di birra e
gazzosa mezzo pieno in mano, e guardava i suoi compagni con
un misto di gioia e di dispiacere: non osava pensare che, nel
giro di due settimane, avrebbe salutato tutti.
Il
weekend successivo ci sarebbe stato il ballo e il lunedì
mattina
seguente la consegna dei diplomi. Dopodiché, avrebbe detto
addio per
sempre al McKinley e ai bellissimi momenti passati lì.
È buffo che,
quando ti volti indietro, sono solo le cose belle a tornarti alla mente.
- Sei pensierosa? - Le
domandò Jamie, comparendole vicino con una grossa margherita
in mano.
- Jamie. -
Le infilò
la margherita tra i capelli rossi e si chinò a baciarla
sulla guancia.
-
Ho sempre pensato che la margherita fosse il fiore che più
ti si
addiceva. - Disse. - Per questo ti ho disegnato tra le margherite, per
quel concorso. -
- Significa innocenza.
- Disse Kailey, sfilandola dai capelli per poterla ammirare.
- Allora è
davvero il fiore perfetto per te. -
Kailey
sorrise, sapendo che anche il suo scamiciato azzurro, quella sera, era
decorato da minuscole margherite tono su tono.
Kurt
entrò in quel momento nella sala e spense lo stereo (con
grande disappunto dei quattro
ballerini) per dividere il gruppo e lanciarsi in una sfida canora
maschi contro femmine. Su di giri per il divertimento, la musica e la
birra, tutti accettarono la sfida.
Bisogna
indovinare motivetti, mimare titoli e rispondere a domande
difficilissime sulla cultura musicale, dal country al rock e dal
musical alla musica classica.
Kurt e Rachel si erano
chiamati fuori dalla competizione.
- Altrimenti avremmo
già la vittoria in tasca! - Aveva detto Rachel con sussiego.
Jo
si rivelò una vera cima in rock, pop e canzoni degli anni
ottanta.
Blaine sapeva più o meno ogni cosa del panorama musicale dei
loro tempi
e Kailey amava i musical tanto quanto Kurt e Rachel. Puck
e Finn rimasero per lo più zitti, mentre Santana,
agguerrita, aveva
deciso di vincere ad ogni costo, nonostante il suo gruppo non fosse
particolarmente attivo. La
sfida si concluse nel momento in cui Santana, brilla, aveva minacciato
Blaine di fargli qualcosa di orribile per aver conquistato l'ennesimo
punto sulla discografia di Katy Perry: Kurt
e Rachel avevano deciso di smettere prima che le cose
precipitassero.
La competizione sfociò in una sarabanda di canzoni,
interpretate da tutti a turno. Blaine si esibì con Artie,
Finn e Kurt
in una versione a cappella di "Swing Swing" veramente meravigliosa.
Did you think that I would cry on the phone?
Do you know what it feels like being alone?
I'll find someone new
Mercedes
e Santana conquistarono il pezzo successivo, lanciandosi in una cover
di Avril Lavigne suscitando una ilarità non indifferente per
la loro
versione molto più "black".
She calls up her friends, they already know
And they've all got tickets to see his show.
She tags along, stands in the crowd.
Looks up at the man that she turned down.
Poi fu il turno di Jamie.
- Vieni. - Disse
tendendo una mano a Kailey, seduta sui cuscini sul tappeto.
- Oh, no, io non
canto. -
- Già,
scusa. Stavo dimenticando che tu non hai mai cantato davanti a
centinaia di persone. -
- Ma era diverso...
non ero da sola! -
- Nemmeno adesso sei
da sola! - Le disse Jamie, sollevandola con entrambe le mani e
obbligandola a schierarsi vicino a lui.
Kailey lo guardava con le guance rosse e un'espressione terrorizzata
negli occhi verdi.
- Cosa vorresti cantare? - Domandò.
Jamie la guardò con aria divertita e le prese le
mani nelle sue, sorridendo in modo adorabile.
- Chiamami Garrett, Kailey. E canta con me. -
Look at the sky, tell me what do you see,
just close your eyes and describe it to me.
Kailey non aveva mai duettato con qualcuno davanti ad altre persone e i
loro occhi su di lei la rendevano terribilmente nervosa. Le mani di
Jamie erano calde e forti attorno alle sue e quella canzone le piaceva
da morire. Quando era bambina passava ore e ore a rivivere le avventure
della sua omonima, eroina di Camelot.
Abbassò gli occhi, imbarazzata, quando toccò a
lei. Jamie le strinse più forte le mani e con un nodo
attorno allo stomaco dovuto all'emozione, la voce di Kailey si
alzò davanti a tutti, colma di quell'amore che tutti
potevano leggerle negli occhi.
Here in the night, I see the sun
Here in the dark, our two hearts are one
It's out of our hands
We can't stop what we've begun
Alla
fine, nessuno osò parlare: vedere la timida, insicura Kailey
cantare davanti a tutti con quella passione e quella dolcezza li aveva
toccati. Fu Rachel la prima a riprendersi, battendo timidamente le mani
e tirando su col naso. Kailey si riscosse dall'ipnosi della musica,
vide Rachel applaudire e avvampò bruscamente, nascondendo il
viso nella felpa di Jamie. Il ragazzo la abbracciò ridendo
di cuore, intenerito come sempre dall'emotività della sua
innamorata.
-
La principessa e il suo cavaliere potevano cantare solo questa canzone.
- Commentò aspra Santana.
Il mezzo sorriso che le si era dipinto sul volto mentre lo diceva,
però, rendeva molto meno aspre le sue parole.
Il resto della serata
trascorse serena e rilassata, finchè lentamente
il silenzio scese sulla casa, la musica fu spenta e la festa
terminò.
A casa Hummel erano rimasti sono i proprietari, Blaine con Jo, Kailey e
Jamie e Rachel, la quale non sembrava avere granchè voglia
di lasciare la casa di Finn, almeno a giudicare il modo in cui lo
guardava ogni volta che il quarterback non era rivolto verso di lei.
- Devo fare un
annuncio. - Disse Kurt all'improvviso, alzandosi in piedi
all'improvviso e fermandosi al centro della stanza
Gli occhi di tutti
erano fermi su di lui. Kurt si godette quell'istante di suspense
accertandosi che tutti fossero attenti prima di dire:
- Vi annuncio che Kurt
Hummel si trasferisce ufficialmente a New York. -
- Davvero? -
Esclamò Rachel, con gli occhi che scintillavano. - Vai
davvero? -
- Certo. Non ho
intenzione di restare in questo covo di sfigati un momento
più del necessario. -
- E con covo di
sfigati non intende il Glee club. - Precisò Finn con un
sorriso.
- L'avevamo capito,
grazie Finn. - Sentenziò Jo.
-
E così, un altro di noi che lascia Lima. - Disse Rachel -
Santana e Brittany vanno a
Palm Springs, hanno una borsa di studio per meriti sportivi e si
trasferiscono insieme. -
- Artie va a Hollywood
a studiare cinema, vuole diventare regista. - Disse Kailey.
- Beh, io non mi muovo
da qui, questo e poco ma sicuro. - Intervenne Jo. - Ho ancora tre anni
di liceo davanti. -
-
Oh, la nostra primina. - Disse Blaine, atteggiando la voce come se
stesse parlando con una bambina.
Jo gli diede una gomitata nelle
costole così forte che Blaine si ritrovò a
tossire.
- Hai la mano pesante,
per essere così piccina! - Disse ridendo.
- Felice di averti
testimoniato il mio affetto, messer usignolo. - Disse Jo con una
linguaccia.
-
Anche io non vado lontano. - Disse Kailey, interrompendo l'ennesima
schermaglia amorosa dell'ex usignolo e della sua migliore amica. - Mi
sono iscritta alla Central State University. Hanno i migliori corsi di
scrittura creativa dello stato. - Il suo sorriso lasciò
intendere tutti
i sogni nascosti in quella iscrizione all'apparenza così
innocua. - E
hanno corsi di arte e spettacolo, oltre che un auditorium. Nel caso
sentissi troppo la vostra mancanza. -
Finn,
Rachel e tutti gli altri sorrisero a loro volta: si trattava pur sempre
di Kailey, quella che solo qualche mese prima aveva saltellato nei
corridoi del liceo sentendosi Rapunzel; che sentisse la mancanza del
Glee club e di tutto quello che comportava
era decisamente possibile.
- Io
resterò alla Meighton High. - Intervenne Jamie.
- Pensi di non essere
promosso? - domandò Kailey, incredula.
Sapeva
che Jamie, nonostante la sua allergia ai club di canto corale e alle
regole in generale, era un ragazzo brillante e sapeva quanto voleva
andarsene da quel liceo che gli aveva messo le catene ai piedi,
obbligandolo a ballare e cantare contro la sua volontà.
-
No, affatto, ma hanno ottimi corsi di canto per il dopo diploma, penso
di andare lì. Lascio perdere balletti e costumi e mi
specializzo nel
canto. Così poi potrò realizzare il mio vero
sogno. - I suoi occhi
brillavano e Kailey sorrise: le piaceva vederlo felice e determinato,
soprattutto dopo che per un anno intero lo aveva visto sofferente e
schiacciato da quella scuola che tanto non sopportava.
Finn,
invece, disse che non aveva idea di cosa voleva fare della sua vita:
-
Al momento credo che rimarrò qui, a lavorare da Burt.
L'officina non mi
dispiace e non provo così tanto odio per questa
città. Magari
un giorno me ne andrò anche io... ma non subito, almeno. -
Blaine
raccontò dei suoi progetti per andare alla Juilliard e il
discorso
scivolò sulle persone che sarebbero rimaste a Lima.
Tina e Mike, la
signorina Pillsbury, il professor Schuester...
La discussione aveva
preso toni più lenti, le voci si erano abbassate e le teste
ciondolavano. Ben
presto il silenzio del sonno avvolse la stanza.
Jo dormiva con la
testa posata sul torace di Blaine, disteso sul divano con un braccio
attorno alle spalle della sua ragazza.
Kurt si era addormentato sulla
poltrona, con ancora le gambe accavallate e le braccia incrociate sulla
sua Fred Perry color amaranto, la sua posa abituale di quando stava
discutendo di qualcosa di
importante.
Kailey
dormiva acciambellata su un pouf sul tappeto e Jamie si era
addormentato
vicino a lei, fronte contro fronte, tenendola per mano. La margherita
era caduta dai capelli di Kailey e ora riposava, appassita, tra le
pieghe della sua gonna.
Il
silenzio ovattato della notte fonda fu rotto da una canzone, intonata
sottovoce da una dolce voce maschile.
Finn, con il capo posato contro
la finestra, cantava tra sé e sé, con gli occhi
chiusi e la sola luce argentata dei lampioni ad illuminare il suo
profilo serio.
I want a girl who'll be all mine,
the one to say I'm her guy
some are sweet, that's for sure
I wanna be the boy she's looking for
Si voltò e guardò i suoi compagni illuminati
dalla luce fredda dei lampioni. Si
avvicinò a loro con una grazia che non gli era abituale,
senza fare
rumore, e si inginocchiò vicino al divano. Rachel dormiva
con i capelli
bruni in disordine e un'espressione seria dipinta sul volto. Finn le
scostò i capelli dal viso, ravviandoli con una carezza, e le
fece
scivolare addosso una coperta.
Twinkle twinkle little star
do you know how loved you are?
Rimase
fermo ancora per un istante, poi si alzò in piedi e
andò nella sua
stanza, gettandosi sul letto ancora vestito e addormentandosi un
momento più tardi.
So
di non aver aggiornato per giorni, ma l'università
è iniziata e pretende le mie attenzioni.
So
anche che questo capitolo è breve, ma ci tenevo a non
spezzare il successivo, dato che è uno dei miei preferiti.
Ancora
non sono riuscita a vedere la terza stagione (al momento sono ferma a
Yes/No) e ovviamente la quarta non è nemmeno
lontanamente
all'orizzonte, quindi vi ringrazio in anticipo per gli spoiler che
eviterete di farmi.
Grazie
a tutti voi, un abbraccio e al prossimo capitolo - il penultimo.
Bacini,
Flora
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Capitolo 35 *** Trentacinque ***
gleefanfic
trentacinque
venerdì
sera, palestra del McKinley
La palestra
era colma di palloncini argento e oro, per il ballo dei ragazzi
dell'ultimo anno: gli addobbi bianchi, panna e grigio perla facevano
risaltare i colori di tutti i vestiti e le decorazioni, sobrie e
scintillanti, facevano sembrare il soffitto della palestra un cielo
pieno di stelle. La sera era calda e serena e nell'aria si
sentiva già il profumo dell'estate imminente. Kailey e Jo
erano ferme appena fuori dalla palestra e stavano aspettando tutti gli
altri.
- Ancora non so come hai fatto a convincermi. - Disse Jo, stringendo la
borsetta di velluto tra le mani per impedirsi di toccare ancora i
capelli o il vestito.
- Io non ho fatto niente. Le spiegazioni devi chiederle a Blaine. -
- Lo farei, se non diventassi afona ogni volta che mi sorride. -
- Potere dell'amore. - Rise Kailey.
Jo sospirò, guardando il proprio riflesso nella porta a
vetri della palestra: aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo
sul lato del viso, una cascata di lucenti ciocche scure come l'ebano
che accarezzavano le spalline turchesi dell'abito che portava. Era il
vestito più aderente che avesse mai indossato, di un colore
che ricordava il cielo dell'estate, abbinato a un paio di scarpe
argentate dal tacco basso. Quando era uscita da Macy's dopo aver
comprato quelle cose si era chiesta perchè avesse speso
tutti quei soldi. Mentre lei navigava nel dubbio e temeva di aver fatto
un acquisto che l'avrebbe fatta sembrare un salame o, peggio ancora, un
manico di scopa vestito a festa, Kailey trillava e cinguettava come un
uccellino, felice all'idea di vedere la sua migliore amica in una mise
più elegante e femminile del solito.
Invece - nonostante tutte le sue funeste previsioni - quel vestito era
veramente perfetto, Jo doveva ammetterlo: era esattamente della sua
misura e rendeva onore ai suoi quindici anni con una eleganza veramente
impareggiabile. Kailey le aveva passato il mascara con i
glitter sulle ciglia, più lunghe e brune che mai ora che
erano accompagnate da una semplice linea di matita nera e come tocco
finale le aveva spolverato la sua cipria coi brillantini sulle spalle
scoperte.
Per la prima volta nella sua vita, Jo si sentiva una giovane donna.
- Non farti illusioni, Kailey. Domani shorts e t-shirt, come al solito.
- Esclamò all'improvviso, imbarazzata dal suo stesso sguardo
ammirato.
- Certo, anche io. Ma perchè rinunciare ad essere
principesse per una sera? - Replicò Kailey con una piroetta.
La gonna di chiffon verde pastello le ondeggiò intorno per
un momento, poi ricadde con onde morbide sul tulle bianco della
sottogonna. Con quell'abito leggero, le scarpine da charleston color
panna e i riccioli color tramonto decorati qua e là da delle
minuscole roselline bianche Kailey sembrava una fatina uscita da una
delle opere di Cicely Mary Barker.
- Jo, sei stupenda! - Esclamò Mercedes all'improvviso,
comparendo alle loro spalle.
- Merito di Kailey, è lei la mano dietro a tutto questo. -
Si schermì lei.
- La base è tutta sua però. - Disse Kailey con
un'occhiata complice.
- Il brutto anatroccolo è diventato un cigno, allora! - La
voce di Puck intervenne nella discussione e il ragazzo comparve,
elegantissimo nel suo smoking bianco e nero.
- Parla per te, micetto spelacchiato. - Lo rimbeccò Jo.
- Il lupo perde il pelo ma non il vizio! - Esclamò Mercedes
ridendo.
- Arrivano gli altri. - Disse Kailey, indicando Kurt e Rachel in fondo
alla via.
La macchina di Finn si era fermata nel parcheggio e anche Santana,
Brittany e Blaine si stavano avvicinando.
Mezz'ora più tardi, l'allegro chiasso della palestra
circondava Jo, al suo primo ballo della scuola. Ragazzi più
o meno noti le giravano intorno e qualcuno doveva aver già
attinto abbondantemente dal punch perchè la Sylvester stava
cacciando un paio di ragazzi dall'aria alticcia.
- Prendiamo qualcosa? - Propose Blaine sfiorandole l'orecchio con le
labbra per farsi sentire al di sopra della rock band sul palco.
Jo scosse la testa, stupita per l'ennesima volta di quanto Blaine fosse
bello: quella sera poi era più raggiante che mai,
sorrideva con gli occhi e con le labbra e sembrava essere troppo su di
giri per parlare.
Nel taschino della sua cravatta era infilato un iris azzurro: aveva
portato a Jo un piccolissimo bouquet da mettere al polso fatto di
fiordalisi, iris e non-ti-scordar-di-me. Aveva detto che non aveva
avuto dubbi sul colore: qualunque cosa la sua ragazza avesse indossato,
sarebbe stata blu.
Kailey e Jamie invece si erano fermati vicino alla pista da ballo e
parlavano con Tina (in total black anche quella sera, con una vellutata
rosa rosso scuro appuntata al vestito) e Mike. Tra i capelli di Kailey
spiccavano il bianco e il rosa del fermacapelli fatto di margherite che
Jamie le aveva appuntato tra i riccioli dopo averla salutata con un
bacio. Jo tirò Blaine da quella parte, sperando di poter
scambiare quattro chiacchiere con gli altri, ma Blaine la
fermò.
- Vuoi ballare? - Domandò Blaine all'improvviso.
- Che io porti la gonna o la salopette, dentro sono sempre io, Blaine.
Ti sembra che posso voler ballare? -
- D'accordo, magari più tardi. Andiamo a fare la foto per
l'annuario? -
- Questa è sicuramente una proposta migliore. - Disse Jo.
La band sul palco stava suonando una divertente canzone di Katy Perry e
l'atmosfera era accogliente e festosa, tanto piena d'emozione da far
sentire Jo leggera come se avesse bevuto. Si misero in coda con il
resto delle coppie ferme ad attendere il loro turno, e Jo si rese conto
di non capire nulla, confusa dalla situazione e dalla musica alta: era
consapevole solo della calda stretta del braccio di Blaine attorno alla
vita e del suo delizioso profumo attorno a lei.
La coppia di ragazzi sul palchetto delle foto si avvinghiò
in un bacio pieno di passione e Jo scoccò uno sguardo a
Blaine, che la stava fissando con gli occhi dolci come il caramello di
cui sembravano fatti.
- Non farti strane idee: niente bacetti, nella foto, ok? Ho anche io
una dignità. - Disse Jo, cercando di non fare caso al fatto
che era arrossita.
Già era strano essere lì, una delle poche primine
in mezzo ai ragazzi dell'ultimo anno... se poi avesse anche fatto la
foto in atteggiamento sdolcinato non si sarebbe più sentita
lei. Blaine annuì, tranquillizzandola con un sorriso.
- Non c'è problema. -
Quando fu il loro turno, il fotografo li invitò a mettersi
in posa. Blaine passò un braccio attorno alle spalle di Jo
per stringerla a sé e il fotografo scattò.
Blaine fece per scendere, ma Jo lo trattenne per una mano, senza
muoversi di un passo.
Si era resa conto di desiderare che quell'amore che l'aveva fatta
sentire così speciale fosse sotto gli occhi di tutti.
Voleva dire a tutte le ragazzine del primo anno che potevano avere il
ragazzo di cui erano innamorate semplicemente rimanendo sé
stesse, senza dover mettere tacchi, etti di mascara o minigonna. Voleva
dire al mondo che l'amore vero va oltre quelle sciocchezze.
E che si può conquistare anche se sembra una cosa veramente
impossibile.
- Ci ho ripensato. - Disse, stringendo più forte la sua mano
e guardandolo con intensità negli occhi. Poi si
voltò verso il fotografo. - Può rifare la foto? -
Il fotografò sbuffò.
- Una sola. Guarda quanta fila. - Disse, accennando ai ragazzi che
aspettavano e borbottavano per quella perdita di tempo.
- Oh, loro aspetteranno. - Disse Jo.
Tirò Blaine di nuovo vicino a sé e gli sorrise.
- Ehi, ma... -
- Ho cambiato idea. - Disse lei con un sorriso, posandogli una mano
sulla guancia per voltare il suo viso verso di lei.
Si alzò appena sulle punte dei piedi, Blaine le
posò le mani sulla schiena e chiuse gli occhi per posarle un
tenero un bacio sulle labbra nell'istante esatto in cui il flash
scattava di nuovo.
Kailey
e Rachel erano ferme vicino al buffet e chiacchieravano bevendo punch
alla frutta: Jamie si era fermato a parlare con Finn, qualche metro
più in là, ma la musica alta copriva del tutto le
loro parole. Kailey aveva raggiunto Rachel nel momento in cui si era
accorta che la ragazza stava fissando il palcoscenico senza vederlo con
l'aria di chi era immersa in cupi pensieri e si era messa a
chiacchierare con lei con il solo scopo di rasserenarla.
Stavano ricordando i primi anni al McKinley quando, all'improvviso, il
fischio di riverbero dei microfoni anticipò uno strano
silenzio. Blaine e Puck comparvero sul palco suscitando sussurri e
mormorii tra tutti i ragazzi, ma la band attaccò a suonare e
la voce dei due ragazzi riempì la sala impedendo qualunque
commento.
No one else could take your
place
I will always see your face
When I'm awake and when I'm dreaming
- Adoro questa canzone! - Disse Kailey
- Allora vieni a ballare! - Esclamò Jamie, comparendo dal
nulla al suo fianco.
- Jamie! No! -
- Scusaci, Rachel. - Disse Jamie con un sorriso, sfilando il bicchiere
dalla mano di Kailey e abbandonandolo sul tavolo del buffet.
Prese Kailey per entrambe le mani e se la trascinò dietro
sulla pista da ballo, abbracciandola per impedirle di scappare e
ridendo assieme a lei del suo imbarazzo.
Rachel si voltò per appoggiare il bicchiere vuoto sul tavolo
e in quel momento vide Finn, ancora appoggiato al buffet e solo qualche
metro più in là.
- Ehi. - Gli disse, avvicinandosi.
- Ehi. -
- Tutto ok? -
- Detesto i balli della scuola. Tutti questi nastri, questa eleganza e
quella sciocca questione dell'elezione del re e della reginetta. -
Replicò Finn.
Come back to me, I'll be here waiting
Cause I'm on my knees and my love's not fading
- Sai, alla Meighton High ci sono dei fantastici corsi di
perfezionamento per i diplomati. - Esordì Rachel
all'improvviso.
Finn la guardò senza dire niente, con una intensa aria
interrogativa negli occhi nocciola: perché gli stava dicendo
quella cosa? Sapeva benissimo che alla Meighton facevano i corsi per i
diplomati, Jamie sarebbe andato lì dopo il liceo, Kailey non
faceva che parlarne...
- Certo, la selezione all'ingresso è durissima, per chi non
ha studiato alla loro scuola, ma io non avrò
sicuramente problemi. Ho un'estensione vocale e una capacità
di interpretazione doppia rispetto a molte delle mie coetanee, anche
rispetto a quelle presuntuose di quella scuola privata. -
Continuò con sicurezza Rachel, guardando un punto fisso
dall'altra parte della sala con l'aria fiera e determinata che tirava
sempre fuori quando si parlava del suo talento.
Il senso di quella frase colpì Finn con la violenza di un
pugno nello stomaco.
- E... e Broadway? - Domandò Finn, stupito.
All'improvviso Rachel mutò tono di voce, abbassando lo
sguardo e parlando quasi in un sussurro:
- La settimana scorsa ho capito una cosa. Mentre tornavamo a casa mi
sono resa conto che non ero felice. Non quanto avevo immaginato. -
Gli occhi color cioccolata di Rachel si alzarono incrociarono quelli
nocciola di Finn, costringendo il suo cuore a fare una capriola.
- L'anno siamo tornati a mani vuote, è vero, ero delusa
perchè non avevamo vinto... ma non posso negare che dentro
di me ero felice. Quest'anno sono tornata con un premio favoloso tra le
mani, ho davanti a me gli anni migliori della mia vita, ho ricevuto la
risposta positiva alla mia domanda di ammissione a un'accademia a New
York... ma improvvisamente tutte queste cose non hanno più
tutta l'importanza che davo loro fino a qualche mese fa. -
Si fermò, abbassando gli occhi e stringendo le mani l'una
nell'altra.
- Potrò diventare qualcuno, ma non sarò mai
nessuno se non avrò vicino qualcuno che mi ama per quello
che sono davvero. Qualcuno che mi ama così come sono, anche
quando sono chiacchierona, anche quando faccio una tragedia di una cosa
che non importa a nessuno fuorchè la sottoscritta, anche
quando sono egoista ed egocentrica. Qualcuno che mi ami anche se non
diventerò mai una star, perchè per lui
sarò comunque una stella. -
Finn rimase immobile per un momento, dandosi il tempo di comprendere la
frase della ragazza nel frastuono della palestra gremita, in mezzo alle
grida dei ragazzi che ballavano e si divertivano attorno a loro.
Cause I believe there's a place for you and me
in this crazy world
Rachel si mise una ciocca di capelli ribelle dietro un orecchio,
sbattè le ciglia due o tre volte e poi alzò lo
sguardo verso Finn, con il sorriso fiero e luminoso di sempre.
- Allora... ammetti che è strano che il quarterback non
abbia una dama, per il suo ultimo ballo. - Disse all'improvviso Rachel,
cambiando tono di voce e cancellando con quella constatazione del tutto
superflua l'atmosfera che si era creata tra loro fino a un momento
prima.
Finn si avvicinò di un passo, togliendo un mazzolino di
fiori bianchi dal centrotavola del buffet e porgendolo a Rachel con uno
dei suoi adorabili mezzi sorrisi.
- Ti basta come bouquet? -
Rachel non si rese conto di quello che stava succedendo
finchè Finn non le infilò i fiori tra i riccioli
castani raccolti sulla nuca e le sfiorò la guancia con le
dita.
- Ragazzi, che pezzo! - Esclamarono Puck e Blaine, raggiungendoli.
- Da quando voi due siete così amici da cantare insieme? -
Domandò Artie, scivolando vicino a loro con un sorriso
divertito.
- Da quando Finn ha deciso che preferiva stare qui a fare compagnia
alle pizzette e ai salatini. - Replicò Puck.
- Avete fatto una figura strepitosa, ragazzi. - Disse Finn. - Non
avevate bisogno di me. -
I suoi occhi saettarono, scintillando, verso Rachel. La ragazza
ricambiò il suo sguardo con un mezzo sorriso: tra loro non
c'era mai stato il bisogno di parlare, per capirsi.
Qualche minuto più tardi, Kailey rincontrò Rachel
vicino alla postazione per le fotografie: ai suoi occhi non
sfuggì lo sguardo acceso dei suoi occhi color cioccolata e
le si avvicinò con un sorriso, sollevata nel vederla di
umore migliore.
- Detesto gli annuari. - Esordì - Ogni volta devo trovare
qualcosa da scrivere su quelli che mi rifilano davanti. È
veramente difficile scrivere qualcosa più di "Buone vacanze"
a persone con cui hai parlato solo quando si dimenticavano quali erano
i compiti di storia! -
- I miei sono tutti intonsi. - Rispose Rachel.
- Davvero? - Domandò Kailey, pensando che era proprio triste
che nessuno avesse mai fatto una dedica sull'annuario di Rachel... ma
d'altronde la primadonna del Glee non era esattamente nota per la sua
gremita cerchia di amici.
- Certo, ma ne sono felice. - Replicò Rachel con
convinzione. -Perché quando sarò famosa, gli
annuari con il mio volto di adolescente andranno a ruba, soprattutto se
non sono scarabocchiati da qualche sedicenne con problemi a coniugare i
verbi irregolari. -
- Sì, certo... Ehi, ma chi ti ha regalato quelle dafne? -
Esclamò Kailey all'improvviso, notando i fiori tra i suoi
capelli.
- Cosa? - Domandò Rachel, guardandosi confusa le mani e poi
le scarpe.
- I fiori. -
- Oh... erano di un centrotavola. - Disse Rachel, sfiorandoli con una
mano.
- Sono fiori bellissimi, sai che significano “non ti vorrei
in nessun altro modo"? -
La musica cessò proprio in quel momento, lasciando la
palestra in silenzio per un istante. Kailey vide Rachel addolcirsi
all'improvviso e poi sfilare il mazzolino di dafne dai capelli.
- Ehi, ma dove stai andando? - Esclamò, quando la vide
allontanarsi rapida tra la folla.
Finn stava parlando con Jamie vicino al palcoscenico. Rachel gli si
avvicinò senza dire niente, divise il mazzolino di fiori e
gliene infilò metà nel taschino della giacca. Poi
si alzò in punta di piedi e lo baciò teneramente
sulle labbra.
Kailey la raggiunse in quel momento, ancora stupita dal comportamento
della sua amica.
- Andiamo via, Kailey, credo che vogliano restare un po' da soli. -
Disse Jamie con un sorriso, prendendo sottobraccio la sua ragazza e
allontanandosi.
La
serata era quasi terminata: la band stava smontando, gli studenti se
n'erano andati quasi tutti. Jo era seduta sulle ginocchia di Blaine e
teneva i tacchi in mano: i suoi piedi, abituati alle scarpe da
ginnastica, non avrebbero tollerato quella tortura un minuto di
più.
- Finalmente sei tornata alla tua altezza normale. - Disse Blaine,
scostandole una ciocca di capelli dal viso. - Mi piace dovermi chinare
per baciarti. -
- Ehi, sono alta solo dieci centimetri meno di te. E posso crescere
ancora, io.
-
Blaine rise allegramente.
- Adoro farti arrabbiare. -
- Ci riesci benissimo. - Rispose Jo, mettendo il broncio.
- Perché poi adoro fare pace. - Disse Blaine in un sussurro,
nascondendo il suo viso nell'incavo del collo di Jo e baciandola
teneramente sotto l'orecchio.
Nella sala erano rimaste solo le ultime coppiette di innamorati e
quelli del comitato degli studenti che si occupavano della sistemazione
della palestra.
All'improvviso, il rumore di tacchi sull'impiantito di assi del
palcoscenico attirò l'attenzione delle ultime persone
rimaste in sala. Gli occhi di tutti si posarono sulla graziosa ragazza
bruna vestita di bianco e sul quarterback che le stava accanto,
sorridente e un po' impacciato.
Rachel prese per mano Finn, intrecciando le proprie dita alle sue, e
iniziò a cantare con la sua dolce voce argentina, riempiendo
la sala con tanta intensità da far ammutolire tutti. Cantava
per sè stessa, cantava per Finn e per il loro amore
ritrovato. Cantava con la passione che avrebbe voluto avere sul
palcoscenico dell'auditorium di Seattle, per dimostrare al mondo che
niente - niente
- poteva valere quanto un amore come il loro.
Never knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
Want to vanish inside your kiss
Every day I love you more and more
Non c'era la musica ad accompagnarli, non c'erano i microfoni ad
amplificare le loro voci. Il silenzio però sembrava
adattarsi ancora meglio a quel duetto spontaneo e appassionato,
improvvisato quando ormai la festa era terminata. Jamie tese a Kailey
una mano e la guidò al centro della palestra, Jo scese
scalza dalle ginocchia di Blaine e lo trascinò in pista per
ballare abbracciata a lui quell'ultimo, romanticissimo lento.
And there's no mountain too high, no river too wide
Sing out this song and I'll be there by your side
Storm clouds may gather, and stars may collide
But I'll love you until the end of time.
Questo capitolo mi
lascia sempre con le lacrime agli occhi,
ogni
volta che lo rileggo mi commuovo...
come se non fossi
stata io stessa a scriverlo!
Spero di non essere
uscita troppo dal carattere di Rachel,
nel suo discorso con
Finn, ma volevo a tutti i costi mettere in luce questo lato di lei
che secondo me
esiste, anche se quasi nessuno lo vede:
come tutti, anche lei
cerca qualcuno da
amare. [cit. necessaria!]
Grazie a tutti per
aver seguito la storia fino a qui.
Non so come
finirà la terza stagione, dato che non l'ho ancora vista...
ma so come finisce
questa, e mi dispiace annunciare che il prossimo sarà
l'ultimo capitolo.
Alla prossima.
Bacibaci.
Flora
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Capitolo 36 *** Trentasei ***
gleefanfic
trentasei
sabato
mattina, cortile del liceo McKinley
Era una
stupenda mattina di giugno e il sole splendeva, dorato e caldo, al
centro di un cielo così azzurro che sembrava dipinto.
Il
palchetto per la consegna dei diplomi era stato allestito all'aperto,
tra la palestra e la mensa, nell'unico ritaglio di prato del giardino
del McKinley. La folla di amici e parenti si era già
sistemata sulle
panche, mentre sul palco stava la tavolata piena di diplomi arrotolati,
i cui nastri rosso scuro scintillavano al sole.
Mentre i diplomati aspettavano il momento della consegna chiacchierando
qua e là nel cortile, Jo era ferma, imbronciata,
sotto la tettoia vicino alla mensa.
- Non posso venire. - Continuava a dire. - Se rimango troppo tempo al
sole mi spuntano le lentiggini. -
Blaine
era appoggiato accanto a lei, bellissimo nella sua camicia marrone
abbinata a un farfallino color caramello che richiamava il colore dei
suoi occhi.
- Non sapevo che tu
avessi le lentiggini. - Disse Blaine, con un sorriso suadente.
-
Perché dopo le vacanze mi chiudo in casa il tempo necessario
per farle
sparire! Le detesto! - Esclamò Jo, incrociando le braccia
sulla t-shirt
azzurro chiaro e lanciandogli uno sguardo obliquo.
-
Avanti, non ti vorrai perdere la consegna dei diplomi per un motivo
così stupido! E poi vuoi perderti l'attimo in cui finalmente
metà delle
Cheerios lasceranno la scuola? -
Jo sospirò, guardando i ragazzi che
iniziavano a raccogliersi ai piedi dei gradini che portavano sul palco
e iniziare ad indossare le toghe rosse da diplomati sopra i loro
vestiti di tutti i giorni. Riconobbe Kailey, nel suo vestito bianco e
rosa a quadretti e con i riccioli rossi sciolti sulle spalle; Rachel
era dietro di lei, portava una camicetta gialla, era aggrappata al
braccio di Finn e sorrideva, più splendente e luminosa del
sole di quel
mattino d'estate.
Alle loro
spalle c'erano Santana e Brittany, elegantissime e complementari -
Santana era vestita di rosso, Brittany di verde scuro. Sembravano
più
grandi e più serie, senza la divisa da cheerleader.
"Chissà
come si sentono strane, sapendo che non la indosseranno mai
più." Pensò
Jo, guardandole indossare i colori del McKinley per l'ultima
volta.
- Avanti, andiamo. - Le disse Blaine, passandole un braccio attorno
alle spalle e trascinandola verso le panchine; la baciò
rapidamente sulla bocca e poi raggiunse gli altri.
Jo trovò
posto vicino ai genitori di Kailey nel momento esatto in cui la
cerimonia iniziò.
Jacob
ruzzolò sulle scale quando toccò a lui, Rachel si
esibì in un sorriso
esageratamente plateale e Finn si affrettò a sparire dal
centro del
palco. Puck si voltò verso la folla e lanciò un
sorriso suadente a
tutte le mamme che stavano assistendo, rimediandosi il solito brusio di
approvazione femminile. Blaine si voltò un
solo istante, sufficiente
per lanciarle un'occhiolino e farla arrossire. Per consegnare il
diploma ad Artie invece il preside Figgins dovette scendere a terra,
dato che nessuno aveva pensato a un modo per far salire sul palco un
ragazzo in sedia a rotelle; se Artie si era sentito in imbarazzo, non
l'aveva dato minimamente a vedere e si era limitato a sorridere con
superiorità e ad annuire ai balbettii di scuse del preside.
La cerimonia si era
quasi conclusa, quando Jo si sentì urtare.
Jamie, con le guance rosse e i capelli dorati incollati alla fronte, si
era fatto spazio a forza tra lei e la fine della panca.
- Sono in ritardo? -
Domandò.
- Non ti sei perso
niente, tranquillo. - Replicò Jo.
Il
sole che ardeva di fronte a lui e a tutti i diplomati era impietoso e
la fronte del preside era imperlata di sudore, quando finalmente la
cerimonia di consegna dei diplomi terminò.
-
Grazie, grazie. Siamo desolati, ma non siamo riusciti ad organizzare il
buffet come previsto, dati gli ingenti tagli alle risorse scolastiche. -
Un brusio
serpeggiò tra il pubblico, ma i ragazzi non parevano
sorpresi: la loro vita scolastica aveva subito perdite peggiori.
-
Rinnovo i complimenti ai nostri ragazzi appena diplomati e auguro loro
tutta la fortuna che meritano. Grazie ancora, arrivederci all'anno
prossimo. -
Il microfono
fischiò, costringendo il preside a spegnerlo, e i ragazzi
scesero dal palco.
In
un'onda di entusiasmo, i loro cappelli volarono tutti in aria, una
nuvola di promesse e speranza che oscurò per un istante il
sole e il
cielo turchese.
Poi la folla si
dileguò e i ragazzi si dispersero.
Kailey
camminava nei corridoi
deserti del McKinley con l'aria di chi stava dicendo addio alla propria
casa. Ed era assurdo, perchè fino a un anno prima non vedeva
l'ora di
tagliare la corda e smetterla di vedere quei corridoi anonimi pieni di
gente ipocrita e arrogante capace solo di ignorarla o prenderla in giro.
E adesso le veniva da piangere solo all'idea di non tornare
più lì.
Jamie
l'aveva abbracciata e baciata dopo la consegna dei diplomi, dicendole
che era felice di avere davanti una intera estate per stare con lei, ma
Kailey era troppo triste per la fine del liceo per poter apprezzare
quello che stava iniziando.
- Devo ancora svuotare l'armadietto. - Aveva detto in un sussurro.
- Allora vai. Ti aspetto nel parcheggio. - Aveva risposto Jamie,
baciandola su una guancia.
Il
suo buon profumo di agrumi l'aveva fatta sorridere, ricordandole il
momento in cui l'aveva conosciuto, e Kailey si era detta che doveva
smetterla con la tristezza: la sua vita era ai blocchi di partenza e
non poteva lasciarsi trattenere dai ricordi stupendi che la legavano a
quel liceo.
Svuotò il suo armadietto nel minor tempo possibile e si
avviò verso l'uscita stringendo tra le braccia un paio di
quaderni,
qualche foglio scarabocchiato con storie a metà e l'annuario
del suo
ultimo anno.
Aveva messo la mano sulla maniglia del portone, quando
si sentì costretta a guardarsi alle spalle.
Lasciò andare la maniglia e
tornò indietro, svelta, lasciandosi portare dal cuore senza
domandarsi
perchè avesse preso quella decisione.
Aveva
bisogno di rivedere quell'aula un'ultima volta, di sedersi sulle
sedioline di plastica un'ultima volta, di cantare lì
un'ultima volta.
Raggiunse
l'aula di canto con le lacrime agli occhi... e rimase di sasso quando
vide che attorno al pianoforte c'erano tutti gli altri membri del Glee
club.
- Kailey! -
Esclamò Tina sorridente.
- Abbiamo appena
mandato Jo a cercarti! - Esclamò Kurt.
- Cosa... cosa ci
fate, qui? - Esclamò Kailey, stupita.
-
Quello che ci fai tu. - Disse Mercedes con un sorriso. - All'inizio
eravamo solo io e Kurt, poi è arrivata Rachel, poi Tina e
Artie... e
piano piano sono arrivati anche tutti gli altri. -
Kailey fece un passo
avanti e notò che sul pianoforte erano aperti gli annuari di
tutti.
Tina
aveva messo a disposizione i suoi pennarelli colorati e ogni annuario
era un arcobaleno di frasi, firme e commenti divertenti.
- Volevamo che ci
fossi anche tu, all'ultima riunione delle Nuove Direzioni. - Disse Kurt.
- Non l'ho trovata da
nessuna parte! - Esclamò Jo, entrando col fiatone nell'aula.
- L'abbiamo trovata
noi. - Disse Artie con un sorriso.
Kailey
posò il proprio annuario insieme a quello degli altri,
pensando che non
poteva esserci un finale diverso, per l'anno scolastico che aveva
appena passato.
Il
professor Schuester passò davanti all'aula di canto in quel
momento.
- Ragazzi, cosa ci
fate qui? - Domandò stupito.
- Firmiamo gli
annuari. - Disse Finn con innocenza.
-
Ma... dobbiamo andare, non possiamo stare qui. Non vedevate l'ora di
andarvene e adesso non riuscite a lasciare questo posto? - Disse con un
sorriso.
Nessuno ebbe il
coraggio di rispondere e il
professore tornò serio per un attimo, guardando gli occhi
bassi e i
visi mesti. Poi si tolse la tracolla e la posò sul
pianoforte.
- Sapete cosa
facciamo? -
Gli occhi di tutti si
alzarono verso di lui.
- Facciamo in modo che
quest'ultimo momento qui resti per sempre nei nostri ricordi.. -
Andò
in mezzo a loro, mettendo un braccio attorno alle spalle di Finn e uno
attorno a quelle di Rachel. I due alzarono gli occhi verso di lui,
mentre il professore sorrideva, commosso.
Remember the moment of change
is it all straight ahead or behind you?
well maybe if you look around
you’ll see everything’s perfectly clear
Nessuno
riuscì più a tenere gli occhi bassi e a fare
finta di non essere
presente; il professore si voltò, portando con sé
Finn, Rachel e il
resto del gruppo al centro della sala. I loro occhi si posarono
sull'angolo dove di solito stava la band, sulle gradinate, sulle sedie
di plastica.
Su quei posti così noti, così banali eppure
così pieni di emozioni e di ricordi.
Picture it all in your mind
La
voce da contralto di Tina continuò la canzone, con gli occhi
pieni di
ricordi lontani e vicini. Forse con la consapevolezza che, quando aveva
messo piede in quell'aula per la prima volta, era una adolescente
timidissima. Balbettava, perfino. Un sorriso le comparve sul volto
mentre guardava Artie e poi Mike.
Le
voci di tutti si unirono nel ritornello, stringendosi gli uni agli
altri, mentre già alcuni occhi si riempivano di lacrime di
commozione.
Jo e Blaine presero la
parola per le battute successive.
You feel like you’re lost in the crowd
watching life go on without you
La
voce di Kailey, dolce e cristallina, si alzò improvvisamente
nell'auditorium, spiazzando tutti e continuando la canzone con
naturalezza, nel silenzio che regnava nell'aula vuota. Sapeva che tutti
si sarebbero voltati verso di lei, così Kailey chiuse gli
occhi: non
voleva che le sue emozioni le impedissero di mettere anche la sua voce
in quell'ultima esibizione del Glee Club.
Well baby it’s your turn to shine
Everything’s starting right here
Ad un certo punto, Kurt prese Mercedes per mano, stringendola forte. La
ragazza ricambiò la stretta con un sorriso sincero e
determinato. Le
parole che si alzarono nella sala ricordarono loro che un aereo li
attendeva: nel giro di una settimana avrebbero fatto le valigie e
sarebbero andati a cercare fortuna a New York insieme.
Don’t look away
It’s the life that you choose, now believe it
Per
tutta la canzone Finn era sembrato sovrappensiero, preso in qualche
ricordo o qualche memoria che nessuno avrebbe mai potuto comprendere. I
suoi occhi avevano lanciato uno sguardo verso Puck, poi verso Santana.
E alla fine si erano posati su Rachel, la quale gli aveva sorriso con
dolcezza. Finn le aveva sorriso a sua volta, un sorriso intenso e
luminoso.
There’ll come a day
when you look up and see how good you are with me
Le loro voci si unirono in due versi pieni di significato, e nessuno
cantò con loro: era come se tutti sapessero perfettamente
quando
cantare e quando lasciare la voce solista a un altra persona.
Era la migliore delle
loro esibizioni, e non avevano avuto nemmeno bisogno di prove.
Non
avevano avuto bisogno di spiegarsi prima come comportarsi,
perchè erano diventati un vero gruppo.
Il
ritornello esplose con tutta la potenza e l'energia delle Nuove
Direzioni, dei Campioni Nazionali, di quegli "sfigati pieni di talento"
che avevano trovato sé stessi in quell'aula. Non avrebbero mai dimenticato
il Glee club e le persone che ne avevano fatto parte: ognuno di loro
sapeva che era grazie a quel gruppo se avevano scoperto chi erano
davvero, i veri sogni e i veri desideri nascosti in tutti i loro cuori.
Non avrebbero mai
dimenticato quel gruppo, quel posto e quel momento: la loro vita
iniziava da lì.
Remember where we are now
open your eyes and take it all in
Remember where we are now
this is where your life begins.
Uscirono
dall'aula tutti insieme, in uno strano silenzio. Brittany e Santana
erano abbracciate, Kurt teneva Mercedes a braccetto. Jo teneva per mano
Kailey e Blaine e le stringeva con la stessa intensità. Finn
aveva un
braccio attorno alle spalle di Rachel e la teneva stretta contro il suo
fianco.
Dietro tutti loro veniva il professor Schuester. Si chiuse
la porta alle spalle ma decise di non fermarsi a guardare l'aula vuota
e in penombra. Preferiva tornare a casa con nella mente l'immagine dei
suoi ragazzi che si allontanavano insieme lungo il corridoio, diretti
verso il loro futuro.
Ebbene
sì, la storia si conclude qui.
Faccio
veramente fatica a scrivere i finali, quindi vi chiedo venia se non vi
è piaciuto.
Volevo
dargli un tocco di malinconia, ma anche l'energia di chi sa che per
ogni cosa che finisce ne inizia una nuova.
Spero
abbiate apprezzato la storia e l'abbiate trovata in "Glee style",
io
ho sognato e pianto con Kailey, Jo e tutti gli altri. Spero che anche
per voi sia stato così.
Grazie
per averla seguita con me. Grazie a Rea
e DarkViolet,
che l'hanno seguita passo passo
e
grazie a Faith,
che mi ha aiutato con la colonna sonora e con i suoi indispensabili
consigli.
E
ovviamente grazie a Jo,
senza di lei questa storia non sarebbe mai nata.
Di
una cosa sono veramente contenta: qualunque cosa accada nella terza
stagione ufficiale,
questa
rimarrà sempre la mia versione preferita della storia.
Grazie
a tutti, davvero, di cuore.
Flora
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