Afferrare una stella

di LyraB
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***
Capitolo 7: *** Sette ***
Capitolo 8: *** Otto ***
Capitolo 9: *** Nove ***
Capitolo 10: *** Dieci ***
Capitolo 11: *** Undici ***
Capitolo 12: *** Dodici ***
Capitolo 13: *** Tredici ***
Capitolo 14: *** Quattordici ***
Capitolo 15: *** Quindici - Le provinciali ***
Capitolo 16: *** Sedici ***
Capitolo 17: *** Diciassette ***
Capitolo 18: *** Diciotto ***
Capitolo 19: *** Diciannove ***
Capitolo 20: *** Venti - le regionali ***
Capitolo 21: *** Ventuno ***
Capitolo 22: *** Ventidue ***
Capitolo 23: *** Ventitrè ***
Capitolo 24: *** Ventiquattro ***
Capitolo 25: *** Venticinque ***
Capitolo 26: *** Ventisei ***
Capitolo 27: *** Ventisette ***
Capitolo 28: *** Ventotto ***
Capitolo 29: *** Ventinove ***
Capitolo 30: *** Trenta ***
Capitolo 31: *** Trentuno ***
Capitolo 32: *** Trentadue - Le nazionali ***
Capitolo 33: *** Trentatré - la finalissima ***
Capitolo 34: *** Trentaquattro ***
Capitolo 35: *** Trentacinque ***
Capitolo 36: *** Trentasei ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Qualche anno fa, sul circuito di Forumfree, ho conosciuto una persona fantastica.
Ha qualche anno meno di me, ma non conosco nessuno che si meriti il termine "ragazzina" meno di lei.
È spassosa, intelligente, artistica e... e un tantino folle, sì.
Abbiamo fatto amicizia e abbiamo scoperto di avere mille cose in comune. Tra tutte, la passione per Glee.
Ho scritto questa storia per lei, ma credo di essere stata io la prima ad essermi emozionata mentre la scrivevo...
quindi credo di doverla ringraziare anche per questa ennesima cosa.
E siccome ho tremato, pianto e sorriso con i protagonisti di questo lungo racconto, ho pensto di condividerlo con gli altri.
Per questo eccola qui, per tutti voi ma dedicata solo a lei:
a Iole, l'unica e vera Jo



uno


lunedì mattina, corridoi del McKinley




Era un tiepido lunedì mattina di settembre, un lunedì come tutti gli altri per gli studenti del liceo di Lima.
Nei corridoi si respirava la solita aria: cheerleader che camminavano a testa alta, giocatori di football che si scambiavano fraterne pacche sulle spalle e studenti più o meno invidiosi che li guardavano sognando di diventare come loro.
Ferma ad uno degli armadietti vicino all'aula di scienze c'era una ragazza con un paio di jeans larghi, un paio di scarpe da ginnastica e una camicetta a quadri sotto un golfino azzurro. I capelli di un intenso color rosso rame legati in due codini e la totale mancanza di trucco sul suo viso la facevano sembrare una matricola nonostante fosse all'ultimo anno. Stava rovistando nel disordine del suo armadietto quando una ragazza con una folta chioma di capelli neri le saltò letteralmente al collo esclamando con entusiasmo:
- Buongiorno Kailey! -
Kailey ricambiò l'abbraccio rinunciando all'intento di trovare i compiti di spagnolo nel mucchio di vecchi fogli sul ripiano più alto dell'armadietto.
- Anche io sono contenta di vederti, Jo. Com'è andato il tuo concorso di musica? -
Jo la sciolse dall'abbraccio e si sistemò lo zainetto sulla spalla sinistra, scrollando le spalle come se non fosse un argomento così importante da dover essere tirato fuori.
Alta più di Kailey nonostante avesse tre anni meno di lei, sempre vestita sportiva (in jeans e felpa o addirittura in tuta da ginnastica) Jo era la persona più semplice e sincera che Kailey conoscesse.
- Così così, sono arrivata decima. Però eravamo in cinquanta, quindi tutto sommato bene. -
- Te lo dico da quando prendevi a martellate il mio pianoforte giocattolo che sei portata per la musica. - Disse Kailey.
Jo e Kailey erano amiche fin dalla nascita. Anzi, anche da prima, visto che i loro genitori erano amici dai tempi del liceo. Le due ragazze erano contentissime di trovarsi bene insieme, dato che la loro era un'amicizia più o meno forzata: avevano passato insieme tutte le estati da quando riuscivano a ricordare e lo stesso valeva per il giorno del Ringraziamento e il giorno di Natale. Jo rispose con un sorriso all'amica e la prese sottobraccio.
- Ho lezione di spagnolo, ma non trovo i compiti delle vacanze. -Disse Kailey chiudendo lo sportello dell'armadietto con un botto.
- Figurati se Schuester ti fa storie. Io ho lezione di matematica e di sicuro mi interrogherà, quella sì che è una tragedia. -
- Ma smettila, se sei un genio in matematica! -
- Non se si tratta di calcolo a mente. -
- Oh, guarda, hanno aperto le iscrizioni ai club pomeridiani. - Disse Kailey con finta noncuranza, fermandosi davanti alla bacheca degli studenti. Come sempre la sezione riguardante la squadra di football e il gruppo delle cheerleader erano piene di firme. La Sylvester aveva dovuto addirittura aggiungere altri fogli per permettere a tutte le aspiranti cheerleader di tentare un provino: la bacheca era invasa di firme sui fogli rossi e neri delle Cheerios.
Tra il club dei fumetti e quello per il cinema c'era il foglio del club di canto. Gli occhi di Kailey si posarono sulla lista ancora vuota e provò l'intenso desiderio di prendere la penna e aggiungere il proprio nome.
- Ci stai pensando di nuovo. - Disse Jo.
- Sarebbe così strano? -
- Key, sono tre anni che mi parli di quel club, di quanto sono fantastici e meravigliosi anche se vengono ritenuti degli sfigati. -
- Beh, è la verità. -
- E allora spiegami perché diavolo non hai ancora messo il tuo nome su quel foglio! -
Jo sapeva benissimo perché Kailey non si era mai iscritta, chiederglielo era solo un modo per farglielo ammettere ad alta voce, un primo passo per farle vincere quella sua sciocca paura del giudizio altrui.
- Perché mi vergogno, ecco perché. Perché io canto in macchina quando sono da sola o con i video di Mtv davanti alla televisione. E perché quei ragazzi sono tutti incredibilmente bravi, non sarei mai alla loro altezza. -
Jo le sorrise.
- Motivi che non stanno in piedi, te lo dico da tre anni. Ma, a quanto pare, l'orecchio verso di me è sempre quello più sordo. - Le stampò un bacio a schiocco sulla guancia e si infilò nell'aula di matematica sventolando la mano in cenno di saluto, mentre Kailey proseguiva nel corridoio fino all'aula di spagnolo.
La ragazza si lasciò cadere al suo banco, in terza fila vicino alle finestre, completamente priva della voglia di seguire la lezione.
Il passaggio vacanze - scuola era stato traumatico, per fortuna quell'anno avrebbe avuto Jo nei paraggi per un cappuccino o una Coca d'emergenza tra una lezione e l'altra.
Nonostante fosse all'ultimo anno, Kailey non aveva molti amici a scuola: era timida e faceva fatica a stringere amicizia con qualcuno. Soprattutto non attaccava mai bottone per prima: preferiva rimanere sola che cercare di fare conversazione con uno sconosciuto. La voce del professore che entrava augurando agli studenti "Buenas dias" riportò quasi tutta la sua attenzione alla lezione che stava per cominciare.
Nello stesso istante Jo, seduta all'ultimo banco nell'aula di matematica, pensava che si trovava davvero benissimo in quella scuola: sebbene avesse iniziato il suo primo anno solo da qualche settimana, aveva già conosciuto un sacco di ragazzi e ragazze simpatiche che l'avevano invitata a studiare con loro.
Le amicizie che aveva stretto le avevano messo sotto gli occhi la piramide sociale del McKinley che Kailey le aveva descritto nei due anni precedenti: in cima a tutto c'erano loro, le cheerleader. I giocatori di football, di basket e di tutto il resto del mondo sportivo venivano subito sotto, essendo di per sè molto popolari, ma pendendo letteralmente dalle labbra coperte di lucidalabbra alla fragola delle ragazze pon-pon. Poi c'erano i ragazzi impegnati nel consiglio d'istituto, i rappresentanti e tutti gli altri "socialmente utili". La massa grigia e uniforme del resto del liceo veniva dopo di loro, un mucchio di ragazzi poco importanti e poco considerati.
Infine, sull'ultimo gradino c'erano quelli che venivano solo presi in giro, talmente in basso nella piramide da essere ritenuti inferiori persino da quelli che nei corridoi non alzavano nemmeno gli occhi: erano quelli che erano sfigati e non se ne vergognavano.
Nerd, patiti di fumetti, videogiochi, giochi di ruolo... e canterini. Non quelli che si dilettavano di chitarre elettriche, no, le future rockstar erano ancora considerate degne di un minimo di rispetto.
No, i veri sfigati erano quelli che andavano sul palco a cantare canzoni di altri facendo girotondi come alle scuole materne.
Jo si accigliò al pensiero di quanto potevano essere meschini gli adolescenti: lei e Kailey avevano passato la loro infanzia a fare spettacolini ballati e cantati e non si erano mai sentite sfigate, nemmeno lontanamente. Lei era sempre stata brava a suonare e Kailey aveva una bella voce, anche se da una decina di anni aveva smesso di farla sentire in pubblico: le loro tre amiche del cuore si occupavano della coreografia ed erano così brave che i loro spettacoli erano un evento per tutti i ragazzini del vicinato.
Jo aprì il quaderno di matematica chiedendosi perché quando si diventa grandi tutto diventa tremendamente complicato.


☆☆☆



La lezione del professor Rosenberg era finita prima - doveva essersi accorto che a nessuno importava un fico secco delle opere di Chaucer quando fuori era una giornata così bella - e Jo si era fermata un momento davanti alla bacheca degli studenti: altri fogli si erano aggiunti al blocco delle Cheerios e la ragazza sospirò nel vedere l'elenco del Glee Club ancora vuoto.
Quella testa dura di Kailey non aveva ancora capito che il suo nome, su quel foglio, ci sarebbe stato a meraviglia.
- Jo! - Esclamarono due voci alle sue spalle.
Jo si voltò e si trovò davanti a una coppia di avvenenti ragazze dell'ultimo anno: una alta, bionda, con le curve al posto giusto e penetranti occhi azzurri. L'altra esile e sottile come un giunco, con una cascata di capelli scuri e ondulati che le scivolava sulla schiena.
- Serena. Gabrielle. - Disse con un mezzo sorriso.
Era difficile pensare che quelle due giovani donne che la guardavano da sotto uno strato di matita e mascara fossero le stesse che cantavano "Mary aveva un agnellino" con lei e Kailey nel cortile di casa sua. Eppure erano proprio loro. All'appello mancava solo Alice, sua coetanea e sorella minore di Serena.
- Che fai qui? Ti iscrivi a qualche club studentesco? -
Jo scrollò le spalle con noncuranza: non c'era niente che la attirasse particolarmente… e poi non ci aveva ancora pensato.
- Perché, voi sì? -
Per un solo, stupidissimo istante, Jo pensò che avrebbero potuto far parte del Glee club. Erano ottime ballerine e quanto a spettacoli avevano un pedigree pari a quello suo e di Kailey.
- E ce lo chiedi? - Esclamò Serena.
- Proviamo per la terza volta di entrare nelle Cheerios. - Disse Gabrielle, rovistando nella borsa alla ricerca di una penna.
- Nelle... che cosa? -
Non potevano davvero desiderare di far parte di quel gruppo di biondine smorfiose e superficiali!
Ok, ok, forse non erano tutte smorfiose e superficiali e di certo non erano tutte bionde ma... che diavolo era saltato loro in mente?
- Alice si è iscritta stamattina. - Rispose Serena con leggerezza. - Speriamo che questa sia la volta buona per tutte e tre... anche se la invidierei, se passasse il provino al primo colpo. -
- Ciao ragazze. -
Kailey sopraggiunse in quel momento, con una improbabile felpa della Disney con Ariel disegnata sul davanti e un cerchietto di velluto bianco tra i capelli sciolti.
- Kailey, ciao. Bella felpa. - Disse Gabrielle con un sorrisetto.
- Grazie! - Rispose Kailey raggiante.
Jo alzò gli occhi al cielo: ma la sua migliore amica proprio non lo voleva capire che metà delle parole che uscivano dalla bocca di Gabrielle erano ironiche?
- Si sono appena iscritte alle selezioni per le Cheerios. - La informò Jo un momento dopo.
- Oh. - Disse solo Kailey, senza dare voce allo stupore che le si leggeva negli occhi. - Beh, in bocca... in bocca al lupo. Speriamo che questo sia l'anno giusto. -
- Già, speriamo davvero. - Disse Serena, firmando con uno svolazzo e poi ripassando la penna a Gabrielle. - Ci vediamo! -
Le due ragazze si allontanarono ancheggiando lungo il corridoio, consapevoli di aver appena messo la firma sul loro lasciapassare per la popolarità.
- E io che speravo di convincerle a venire al Glee Club con me almeno quest'anno... -
Jo mise un braccio attorno alle spalle di Kailey scuotendo la testa.
- Credo che sia stata una fantasia, Key. Non cantiamo più nella tua taverna come quando avevamo sette anni. -
- Già... ma perché? -
Jo sospirò: non aveva una risposta, per quella domanda.

☆☆☆

Il giorno delle selezioni dei Cheerios, Kailey si sorbì le chiacchiere di Serena e Gabrielle per l'intera pausa pranzo.
Le due aspiranti cheerleader si erano volute sedere a tutti costi con lei - evento più unico che raro - e pareva non riuscissero neanche a stare ferme, tanto erano agitate. Non riuscivano a smettere di parlare della canzone scelta, dei passi preparati, del timore reverenziale che la Sylvester incuteva loro e tutto il resto.
Kailey scuoteva la testa ogni volta che le sentiva: proprio non capiva come si potesse desiderare di infilare una gonna striminzita e agitare dei brutti pon-pon di carta luccicante per la durata di una partita. Jo avrebbe sicuramente detto che preferiva vedere le partite dagli spalti, dove non rischiava di prendersi un'accidente a causa della divisa ridottissima, dove poteva strillare e scatenarsi quanto voleva con parole sue e dove non rischiava di cadere dalla cima di una piramide umana rompendosi il collo.
Kailey avrebbe voluto dire loro che era solo una stupidissima selezione per un gruppo di stupide ragazze che volevano quella divisa solo per sentirsi gli occhi addosso, ma in fondo sapeva perché loro volevano fare parte delle Cheerios: per lo stesso motivo per cui lei avrebbe voluto iscriversi al Glee Club.
Solo che loro avevano avuto il coraggio di provarci e per di più per tre anni di seguito. Non solo, di provarci e di rischiare di sentirsi rispondere "picche" (anche se Sue Sylvester avrebbe usato un'espressione decisamente meno delicata).
Se lei avesse scritto il suo nome su quel foglio, probabilmente al Glee Club l'avrebbero accolta tutti a braccia aperte senza chiederle nemmeno di intonare una filastrocca. Sentirle così determinate e combattive la faceva sentire ancor di più una ragazzina timorosa.
Mentre Gabrielle e Serena ancora discutevano, il gracchiare dell'altoparlante fece fermare il brusio che riempiva la mensa.
Il fischio dell'eco del microfono anticipò la voce del preside Figgins:
- La partita di apertura della stagione di football si terrà sabato alle otto nel campo del McKinley, aspettiamo un grande tifo per la nostra squadra da parte di tutti gli studenti! - Aveva la voce storpiata dal microfono e a tutte le 't' l'altoparlante scoppiettava - Giovedì sera invece avremo un'esibizione delle Nuove Direzioni, alle nove in auditorium. -
Quell'annuncio fece trasalire Kailey.
Nello stesso momento Jo, affrettandosi verso la mensa, si era tanto distratta ad ascoltare gli annunci da aver travolto un paio di piccole studentesse del suo anno. Non appena Jo riconobbe la testa rossa di Kailey nella folla degli studenti radunati per pranzo, la raggiunse.
- Proprio te cercavo! - Esclamarono in coro, quando furono a portata di voce.
- Hai impegni per questo fine settimana? - Domandò Jo.
- Solo se tu sei libera giovedì. - Disse Kailey.
- Andata! - Rispose Jo, battendole il cinque.

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Capitolo 2
*** Due ***


due

giovedì sera, auditorium del McKinley




Il giovedì sera Lima non aveva molto da offrire.
In realtà quella città non aveva da offrire in nessuna sera della settimana, ma il giovedì meno degli altri giorni: era giorno di riposo per il Frozen e non c'era uno straccio di posto aperto per i ragazzi, se si faceva eccezione del McDonald sulla statale, un posto comunque immerso nel nulla più assoluto.
Kailey pensò che era quello il motivo per cui l'auditorium era quasi pieno, quella sera.
Le bastò un momento, però, per rendersi conto che la maggior parte degli spettatori superavano abbondantemente l'età da liceo: le prime file ospitavano quasi tutti i professori, alcuni accompagnati e alcuni genitori.
Passando tra le file per cercare un posto vuoto per sé e Jo, Kailey incrociò il professore di spagnolo.

- Ciao Kailey. - La salutò con uno dei suoi sorrisi contagiosi. - Sei venuta a sentirci cantare? -
- Adoro le esibizioni del Glee club, professor Schuester. -
- Davvero? Non ti ho mai vista agli spettacoli. -
- Di solito sono in ultima fila... sa, si vede meglio in cima ai gradini. - Rispose Kailey, accennando al suo metro e sessanta scarso con un sorriso di scuse.
Il professore le posò una mano sulla spalla con un sorriso comprensivo e Kailey pensò che non c'era da stupirsi se aveva vinto per tre anni di fila il premio per l'insegnante dell'anno.
- Goditi la nostra esibizione, allora! -
Kailey lo vide raggiungere la consulente scolastica e posarle un bacio sulle labbra prima di sedersi in centro alla fila a metà degli spalti, da dove si aveva senza dubbio la visuale migliore.
Pochi minuti più tardi Kailey aveva trovato un posto a metà della terzultima fila: un momento dopo Jo era comparsa al suo fianco con addosso un golfino di ciniglia turchese e un paio di jeans blu aderenti. Aveva raccolto i capelli sulla nuca ed era molto carina.

- Siamo eleganti, stasera! - Disse Kailey ridendo.
- I jeans me li hanno regalati al compleanno e non li ho mai tirati fuori dall'armadio... così per far star zitta mia madre che dice che sono sempre vestita in qualche modo me li sono messi, tanto sono seduta ed è buio: anche se sono orrendi non li vede nessuno. -
Kailey rise alla logica dell'amica, mentre le luci si abbassavano.
- Inizia! - Disse emozionata, stringendo le mani una dentro l'altra.
Una dozzina di ragazzi, maschi e femmine, entrò sul palco con indosso dei jeans scuri e una t-shirt rossa, intonando una vecchia canzone dei Journey: il programma riportava che lo spettacolo sarebbe iniziato con i pezzi migliori degli anni passati.
Kailey conosceva quasi tutte le canzoni ed era andata a tutte le esibizioni che avevano fatto a scuola, Jo invece amava così tanto la musica in ogni suo genere da conoscere quasi tutti i pezzi di cui i ragazzi sul palco stavano facendo la cover, anche quelli erano un po' datati: l'amore per la musica, nella sua famiglia, si trasmetteva assieme agli occhi scuri e alla totale indifferenza al giudizio altrui.
Dopo un breve intermezzo musicale della jazz band, i ragazzi del Glee Club ricomparvero in un'altra mise: le ragazze portavano degli abiti argentati pieni di lustrini e i ragazzi dei completi neri con dei gilet scintillanti che specchiavano la luce dei riflettori.
I quattro brani originali con cui avevano gareggiato alle regionali e alle nazionali erano uno più bello dell'altro e Jo si ritrovò completamente attirata nel ritmo travolgente di quelle canzoni, piene di entusiasmo o commoventi fino alle lacrime.
Sull'esplosione di energia del finale di Light up the world, Jo si voltò verso Kailey. La sua migliore amica seguiva l'esibizione con gli occhi spalancati e le mani intrecciate strette al petto, come sempre quando era particolarmente presa.
La ragazza si accorse di essere osservata e distolse l'attenzione dal palco per un solo momento, guardando Jo con gli occhi luccicanti.
- Sembrano delle stelle, non trovi? - Esclamò Kailey, emozionata.
Jo sorrise.
Del loro gruppetto di bambine, Kailey era sempre stata quella più dolce e più responsabile.
Era quella che veniva mandata avanti a dire le bugie, anche se non era per niente brava a mentire, perché tanto di lei gli adulti si fidavano sempre; era quella che, nei loro spettacolini, faceva sempre la parte della principessa, della bambina sfortunata o della fata. Era anche quella più ingenua e infantile... oltre ad essere quella più timorosa, che si spaventava ogni volta che lei o Serena proponevano di fare qualcosa di nuovo.

Kailey non aveva mai preso l'iniziativa... e nonostante fossero passati tanti anni non era affatto cambiata: non si sarebbe mai iscritta a quel gruppo di canto corale da sola.

☆☆☆




- Allora, ti è piaciuto? - Domandò Kailey alla fine dello spettacolo, mentre le luci si alzavano e la gente iniziava a uscire dal'auditorium.
- Sono bravissimi, devo ammetterlo. - Disse Jo con sincerità.
Da quella distanza non era riuscita a vedere bene in faccia l'intero club, anche se era certa di conoscerli tutti: nei corridoi si distinguevano sempre, erano quelli coperti di granita.

- Andiamo? - Propose Kailey.
- Non vuoi scambiare due parole con loro? Dovresti dirgli quanto ti sono piaciuti! - Esclamò Jo.
Le sarebbe veramente piaciuto stringere la mano a Kurt Hummel: Kailey le aveva detto che aveva dichiarato di essere gay e aveva sostenuto la sua omosessualità davanti a maleducati, prepotenti e bigotti. Lo ammirava per quello, oltre che per la sua voce argentina.
- Credo che non sia una grande idea. - Rispose Kailey. - Cosa faccio, vado lì e gli chiedo un autografo? Sono i nostri compagni di classe, mica i Queen! -
- A giudicare da quello che ho visto non sono dei nostri compagni di classe a caso. Hanno un talento che molti si sognano. -
"Cheerleader comprese", completò mentalmente.
- Smettila, Jo. Andiamocene. -
Jo seguì la sua amica fuori dall'auditorium pensando che Kailey era dolce e carina… ma accidenti se aveva la testa dura!
Uscirono dall'auditorium, ma quando la pesante porta si chiuse dietro di loro e i loro passi echeggiarono nei corridoi vuoti, Kailey si voltò istintivamente indietro. Jo si accorse della sua esitazione e in quel momento, mentre passava dall'emozione dell'esibizione alla desolazione del corridoio, prese la sua decisione.
Jo non era una che le cose le pensava.
No, lei usava il cuore al posto del cervello, soprattutto quando si trattava delle amicizie... e della musica.
- Vieni. - Disse prendendola per mano.
Le ballerine di Kailey facevano poco rumore sul pavimento di linoleum e Jo portava le scarpe da ginnastica. Il silenzio che regnava attorno a loro era ancora più inquietante quando arrivarono alla bacheca degli studenti, lontanissima dall'auditorium.
- Jo, se ci beccano finiamo nei casini. - Sussurrò Kailey.
Jo però non la stava nemmeno ascoltando: rovistava furiosamente nella tracolla sportiva e ad un certo punto tirò fuori una biro blu.
- Firma. - Disse.
Era la sua voce a suonare trionfante o era solo l'eco del corridoio vuoto e buio?
- Che cosa? -
- Scrivi il tuo nome su quel foglio. -
- Non credo che sia una buona idea. - Disse Kailey.
- Io credo di sì. - Rispose Jo, ficcandole la penna in mano. - Io firmo dopo di te. -
Gli occhi di Kailey scintillarono nell'oscurità.
- Tu? -
- Sì, io, vedi altre me qui intorno? - Disse Jo.
Kailey strinse la penna tra le mani per un altro lungo momento, poi sorrise a Jo e scrisse il suo nome sul foglio del Glee Club con la sua calligrafia ordinata e tondeggiante. Poi passò la penna a Jo, che scarabocchiò il suo nome sulla riga sottostante.
Osservarono i loro nomi su quel foglio e poi fu Kailey a parlare:
- Perché hai cambiato idea? -
- Perché era la cosa giusta da fare. Tu sei perfetta per il canto corale. E perché, in fondo, anche io sono attirata da quel gruppo di sfigati pieni di talento. -
Kailey la abbracciò come si farebbe solo con una sorella e Jo la strinse forte, ricambiando l'affetto che Kailey provava per lei.
Sapeva di avere fatto la cosa giusta.

- Adesso torniamo indietro, che se ci beccano qui sono cavoli amari per tutte e due. Io non voglio iniziare il liceo con una bella punizione! - Disse allegramente Jo.
Le due ragazze uscirono dalla scuola e si diressero verso la piccola auto di Kailey.
La ragazza si sentiva il cuore leggero come un uccellino, e come un uccellino aveva una voglia incredibile di cantare. Aveva paura di affrontare i talentuosi e fantastici ragazzi di quel gruppo di canto, ma sapeva quanto volesse farne parte.

Il pensiero che Jo sarebbe stata con lei la faceva sentire incredibilmente potente.
Già si immaginava l'esibizione successiva: su quel palco, con quel vestito luccicante che la faceva sembrare una stella, ci sarebbe stata anche lei. Non le importava di essere in prima fila, non le importava di ottenere un assolo… voleva solo far parte di un gruppo e condividere con loro la passione che provava per la musica, il canto e l'interpretazione.

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Capitolo 3
*** Tre ***


tre

venerdì mattina, corridoi del McKinley




- Vi siete iscritte nel Glee Club! - La voce di Gabrielle, acuta come quella di un fischietto, trapanò letteralmente le orecchie di Jo mentre prendeva i libri di letteratura dal suo armadietto.
- Siamo in un paese libero. -
Gabrielle aveva le guance così rosse da sembrare in tinta con la divisa delle cheerleader nuova fiammante che indossava. La gonna era così corta che le si poteva vedere l'orlo delle culottes scarlatte e Jo si chiese come facesse a non sentire freddo.
- Voi siete completamente pazze! -
- Voi siete cheerleader e noi siamo nel Glee. Mi pare la stessa cosa. - Disse Jo, tranquilla.
Sapeva bene che non era la stessa cosa, ma detestava Gabrielle quando ingigantiva le cose.
- No! Noi siamo Cheerios, voi siete delle sfigate! -
Jo scrollò le spalle e chiuse l'armadietto senza rivolgere un altra parola alla cheerleader ancora appoggiata al muro vicino a lei.
- Ciao Jo. Accidenti, Ellie, sei bellissima con la divisa delle Cheerios! - Esclamò Kailey, avvicinandosi in quel momento.
Gabrielle alzò gli occhi al cielo e si voltò senza dire altro, allontanandosi con aria irritata.
- Che ho detto di male? -
Prima che Jo potesse dire qualunque cosa, una voce alle loro spalle attirò la loro attenzione.
- Ciao! -
Rachel Berry, con una camicetta rosa con le maniche a sbuffo, un gilet a rombi viola e azzurri e una gonna azzurra a pieghe le fissava da sotto la sua frangetta scura. Jo e Kailey si guardarono per un attimo prima di rivolgerle di nuovo l'attenzione.
- Io sono Rachel, anche se credo mi conosciate già. - Disse la ragazza - Voi siete Jo e Kailey, vero? Ho visto i vostri nomi sulla bacheca. Sapete, la controllo ogni giorno per essere sicura di dare il mio personale benvenuto nel club appena qualcuno decide di iscriversi, in modo da far sentire accolti i nuovi membri fin dal primo momento. -
Jo era stordita dal fiume di parole che la ragazza le aveva appena riversato addosso, ma fu comunque la prima a riprendersi abbastanza da rispondere.
- Io sono Jo, lei è Kailey. - Disse stringendo la mano della ragazza.
- Lunedì pomeriggio abbiamo la prima riunione del nuovo anno e saremmo contentissimi di avervi tra noi. - Disse Rachel entusiasta.
Come faceva ad essere così esaltata, alle otto e cinque del venerdì mattina, lo sapeva solo lei.
Kailey nel frattempo sembrava essersi ripresa e annuì:
- Certamente, saremo dei vostri. -
- Perfetto. Ci vediamo a lezione, allora! - Rispose Rachel, allontanandosi veloce e silenziosa com'era arrivata.
- Beh, a quanto pare adesso non possiamo tirarci più indietro. - Disse Kailey.
Nonostante le sue parole, non aveva affatto l'aria di chi si era pentita.

- Non che io avessi intenzione di farlo. - Replicò Jo.
- Se è per quello, nemmeno io. - Rispose Kailey con un sorriso.

☆☆☆




A lezione di informatica Kailey si era ritrovata in prima fila: si era fermata a chiacchierare con Jo per un momento di troppo ed era arrivata in aula praticamente insieme alla professoressa, perciò si era dovuta accontentare degli ultimi posti rimasti.
- Ehi, ciao. - Disse una voce sconosciuta.
Kailey si voltò verso chi l'aveva salutata e incrociò gli occhi castani di Artie Abrams, il cantante del Glee Club sulla sedia a rotelle. Erano nello stesso corso di biologia e a volte le era capitato di parlare con lui, ma niente più che un paio di commenti sulla lezione o sui compiti da fare a casa.
- C-ciao. - Rispose Kailey, che ancora non riusciva a capire perché stesse parlando con lei.
- Ho incontrato Rachel, mi ha detto che sei iscritta al Glee Club. -
Kailey per tutta risposta sentì le guance colorarsi e sorrise, annuendo.
- Sei anche tu in questo corso? Non mi ricordo di averti vista. - Disse.
- Da tre anni. - Disse Kailey - Di solito sono all'ultimo banco. -
La faccia di Artie era arrossita, quando Kailey aveva detto di essere nel suo corso da tre anni, ma si era ripreso subito.
- Ecco perché non ti ho visto. Ho qualche problema ad andare più in là della prima fila. - Disse accennando con la testa agli stretti corridoi tra una postazione e l'altra.
- Non è male stare così davanti. - Disse Kailey.
- No, non è male: la prof non tiene mai d'occhio i ragazzi al primo banco. - Disse Artie con l'aria di chi stava condividendo un segreto.
Kailey rispose con un sorriso: era la sua arma segreta, la tirava fuori ogni volta che era troppo imbarazzata per rispondere.
Artie si sistemò al computer accanto al suo e le scoccò un sorriso amichevole quando la professoressa iniziò la lezione.

Se avessero detto a Kailey che avrebbe passato la lezione di informatica più divertente e insolita della sua carriera scolastica, la ragazza non ci avrebbe creduto. Di solito in quelle due ore sonnecchiava sulla tastiera o gironzolava senza meta per il web, ma quella mattina, complice il ragazzo che le si era seduto accanto, si era ritrovata a ridacchiare di continuo. Sia lei che Artie erano veloci con il computer, tanto da potersi permettere due chiacchiere tra un esercizio e l'altro, complice il fatto che la professoressa era impegnata a controllare che i ragazzi dell'ultima fila non aprissero Facebook, ma si applicassero sulle tabelle pivot.
Quando la campanella suonò, Kailey non riusciva a credere alla bella lezione appena trascorsa. In cuor suo ringraziò il cielo per il piccolo miracolo che quel club di canto aveva appena reso possibile: aveva trascorso un'ora a chiacchierare con un quasi-sconosciuto. Non solo quasi sconosciuto, ma perfino appartenente all'altra metà del cielo! Si sentiva veramente coraggiosa.
Raccolse le sue cose e uscì dall'aula con un gran sorriso, fermandosi di botto, sorpresa: di fronte a lei, appoggiate agli armadietti, stavano Tina Cohen-Chang, graziosa orientale dai gusti gotici che faceva con lei lezione di storia dell'arte e Mercedes, la diva più diva di tutto il Glee.

Una parte di Kailey decise di essere spontanea e carina, così accennò a un mezzo sorriso. Tina lo ricambiò subito, Mercedes la soppesò per un momento, con un sopracciglio alzato. Kailey sembrò superare il suo esame, perché anche il suo viso si distese in un'espressione amichevole.
- Ehi, ragazze. - Disse Artie uscendo con i libri posati sulle ginocchia. - Lei è Kailey. -
Disse accennando alla ragazza accanto a lui con il capo.
- Ah, sei tu Kailey. - disse Mercedes. - Io sono Mercedes. -
Ma con quante cavolo di persone aveva parlato Rachel quella mattina? Pareva che l'intera scuola sapesse già che lei faceva parte del club di canto.
- P-piacere. -
- Ehi, non balbetterai mica per l'emozione! - Disse Artie ridendo.
Kailey scosse vigorosamente la testa, sapendo di aver appena fatto la figura della completa imbranata.
- Senti, noi stiamo andando a pranzo, ti fermi con noi? - Domandò Artie.
“Dev'essere la giornata dei contrari” pensò Kailey.
- Io, veramente… ho detto a una mia amica che pranzo con lei. -
- Oh. Beh, peccato. Nel caso cambi idea, ci trovi in mensa. -
- Grazie. -
Tina, Mercedes e Artie si allontanarono e Kailey rimase immobile ancora per un lungo momento cercando di realizzare quello che era successo. Forse era l'unica teenager della scuola a ritenersi lusingata dall'aver scambiato quattro parole con quei ragazzi, ma si sentiva decisamente al settimo cielo.
Jo la incontrò una mezz'ora più tardi davanti al suo armadietto.
- Andiamo a pranzo? -
Kailey annuì senza dire niente, ma il suo viso tradiva la sua felicità.
- Siamo di buonumore? -
Kailey annuì vigorosamente, lasciandosi andare ad un sorriso ancora più largo e luminoso.
- Bene. Scommetto dieci dollari che c'entra il Glee Club. -
- Sì, ma non ti aspettare i dieci dollari, era troppo ovvio. -
- Mai una volta che riesca a guadagnare qualcosa grazie al mio intuito eccezionale. - Borbottò Jo con un mezzo sorriso.
Si erano appena sedute all'estremità di un tavolo vuoto con i loro vassoi, quando successe una cosa che le avrebbe lasciate entrambe a bocca aperta... se non fosse stato che Kailey aveva avuto una mattina abbastanza fuori dal comune da non stupirsi più di niente.
Perciò, mentre Kurt Hummel - bellissimo con la camicia azzurro chiaro e il cravattino color crema intonato al soprabito - le invitava al loro tavolo, l'unica ad avere occhi grandi come piattini era Jo.
- Che cosa? - Disse Jo guardando il sopranista con aria stupita.
- Ascoltate, capisco che la mia eleganza possa mettervi a disagio e che forse alcuni membri del Club non sono esattamente piacevoli, a volte. Però siete parte del gruppo, ci piacerebbe se pranzaste con noi! -
Kailey guardò Jo con aria supplichevole e quest'ultima alzò gli occhi al Cielo: quella benedetta ragazza sarebbe mai riuscita a fare una cosa di sua iniziativa?
Si alzò prendendo il suo vassoio tra le braccia più per fare contenta Kailey che per proprio piacere personale.

Il tavolino del Glee Club era proprio in fondo alla mensa e c'erano Tina, Mercedes, Artie, Finn e Rachel.
Kailey si sedette vicino a Tina, mentre Jo prese posto accanto a Kurt.

Rachel stava parlando molto animatamente della gara canora che si sarebbe tenuta in centro quel sabato. Finn la guardava con un sorriso, ma la sua espressione tradiva il fatto che non ci stava capendo un accidente e che era solo piuttosto affascinato dalla verve della sua ragazza. Quanto agli altri, stavano tutti commentando le Cheerios, sedute sul primo tavolo verso le finestre e tutte rigorosamente in divisa e coda di cavallo.
- Avete visto le new entries? - Domandò Mercedes. - Ce ne sono un paio per cui la Sylvester dovrà richiedere una liposuzione, visti i suoi standard. -
- Parlate di Alice e Serena? - Domandò Jo con innocenza, infilandosi in bocca le ultime tre crocchette di patate.
- Le conosci? - Chiese Kurt.
Jo fece un cenno vago con la mano.
- Sono nostre amiche d'infanzia. - Disse Kailey. - Io e Jo siamo cresciute assieme a loro e a Gabrielle, anche lei è nei Cheerios. -
- Tre Cheerios e due Gleek. C'è da chiedersi che cosa vi teneva insieme. - Disse Kurt.
- Mi risulta che la ex capocheerleader Quinn Fabray l'anno scorso facesse parte del Glee Club. - Ribatté Jo.
Un momento di silenzio seguì le parole di Jo, e ad alleggerire la tensione ci pensò Kurt.
- Ok, ok, hai ragione: ho parlato senza pensare. Mi arrendo - Ammise alzando le mani in segno di resa.
Il resto della pausa pranzo trascorse serenamente, tra chiacchiere spontanee, commenti e risate. Kailey si chiedeva come potesse sentirsi a suo agio con gente che conosceva da così poco tempo, ma si diede come risposta il fatto che ci teneva talmente tanto a fare parte del loro team che - almeno psicologicamente - era una di loro da tempo. E poi c'era Jo, che le dava sicurezza.
La sua amica, infatti, non sembrava avere avuto nessun problema a trovare argomenti di conversazione con gli altri: Kurt era quello con cui sembrava andare più d'accordo, forse per la sua indole un po' trasgressiva e alternativa.
Certo era che sembravano il giorno e la notte, mentre camminavano insieme per tornare agli armadietti: Kurt camminava elegante e disinvolto per i corridoi, fiero dei suoi capelli perfetti e della sua mise impeccabile. Jo invece aveva i capelli disordinati, una salopette di jeans e una felpa rossa che la facevano sembrare un vero maschiaccio e lo zaino appeso su una spalla sola. Rideva e chiacchierava con Kurt come se lo conoscesse da una vita e Kailey sorrise: era stata una sua idea, certo, ma era sicura che anche Jo si sarebbe divertita in quel club di canto. Forse per altri motivi, forse si sarebbe trovata meglio con persone con cui lei non avrebbe mai osato parlare - al momento Tina e Artie erano quelli che preferiva - ma sarebbe stata una bella esperienza per entrambe.
All'angolo che portava all'aula video si separarono dagli altri. Kailey e Jo svoltarono l'angolo dirette ai loro armadietti e due passi dopo credettero di essere stati assaliti da un'onda anomala con la stessa consistenza e la stessa temperatura di un iceberg.
Rimasero immobili per un momento, nella pozza della granita che scivolava dalla loro faccia e dai loro capelli sul pavimento.

- Benvenute nel Glee Club, perdenti! -
La voce di un ragazzo che echeggiava nel corridoio semivuoto fece tornare Jo al presente. Senza aprire gli occhi, che bruciavano come se la granita fosse stata fatta con schegge di vetro, la ragazza si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce e si mise le mani sui fianchi.
- Animali! - Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Si asciugò la faccia con una mano e lasciò che la granita alla fragola gocciolasse sul linoleum del corridoio. La sua felpa rossa era completamente ricoperta di ghiaccio, sentiva un freddo incredibile fin nelle ossa dato che la granita doveva aver raggiunto la biancheria e i suoi capelli erano in uno stato incredibile. Guardò Kailey con gli occhi che lanciavano fulmini, piena di rabbia per l'umiliazione subita e per le condizioni in cui si era ritrovata.
Kailey aveva la faccia rossa per il freddo e macchiata di granita. I capelli le si erano incollati addosso e il suo golfino di cotone lilla aveva una scia rossa sul davanti.
Era così buffa, con i libri ancora stretti al petto e ricoperti di granita alla fragola, che Jo non poté fare a meno che scoppiare a ridere. Kailey la imitò.
- Beh, benvenuta nel Glee Club, Kailey. -
- Benvenuta a te, Jo. -

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Capitolo 4
*** Quattro ***


quattro

sabato sera, campo da football




Quella di quel pomeriggio era stata la prima granita di una lunga serie. Nel giro di un paio di giorni, tutta la scuola sembrava aver saputo l'identità delle nuove canterine del McKinley e tutti i ragazzi popolari volevano provare l'ebbrezza di umiliare qualcuno che non strillasse come Rachel Berry o si ritoccasse il ciuffo con aria noncurante come Kurt Hummel.
Quando si ritrovarono sedute sugli spalti per assistere alla partita, Kailey e Jo furono molto felici di non vedere distributori di granita nei dintorni.
Erano sedute in alto, sull'ultima fila, per poter seguire meglio il gioco: a Jo il football piaceva e Kailey adorava più o meno tutti gli sport di squadra. Se poi poteva pure tifare per i suoi compagni di scuola, tanto meglio.
In campo c'erano anche tutte le Cheerios, pronte per il loro debutto. Gabrielle, Serena e Alice non parlavano con loro da quel giorno in cui Gabrielle si era presentata al loro armadietto con indosso la divisa bianca e rossa. Non che fosse un grande cambiamento, in fondo si ignoravano convivendo pacificamente anche prima, ma Kailey in cuor suo sperava di non doverle mai veder scegliere tra le cheerleader e le amiche d'infanzia, perché temeva di aver perso in partenza.
L'inizio della partita le assorbì entrambe al cento per cento: Finn Hudson, lo statuario quarterback, era di certo il migliore in campo... ma Puck, il suo secondo, non era niente male. Ogni volta che partecipava a un'azione, una serie di urletti isterici dagli spalti indicava la percentuale femminile presente sulle gradinate solo per potersi beare della sua presenza.
Con un sorrisetto, Kailey pensò che il più bello e dannato del McKinley faceva parte del Club di canto. L'avrebbe conosciuto, pensò guardando un paio di primine che si aggrappavano l'una all'altra sospirando mentre Puck toglieva il casco e si avvicinava alla coach Beiste per un sorso d'acqua.
Lei l'avrebbe conosciuto, mentre loro no: ecco cosa si ottiene ad avere coraggio.

La partita terminò in parità, ma effettivamente i ragazzi del McKinley non avevano giocato molto bene. La coach non dispensò sorrisi e pacche amichevoli sulle spalle quando i ragazzi tornarono indietro e metà del pubblico la pensava allo stesso modo.
Jo, invece, era euforica come sempre. Si stiracchiò allegramente e poi scoccò un sorriso a Kailey.
- Bella partita. Non abbiamo giocato al meglio, ma è stata una bella partita comunque. -
- Jo! Kailey! - Esclamò Kurt, camminando lungo una delle prime gradinate per raggiungerle.
Dietro di lui stava Mercedes, con una luccicante fascia dorata tra i capelli.

- Mercedes, Kurt! Ci siete anche voi! - Esclamò Jo allegramente.
- Anche Rachel, ma è troppo impegnata al momento per venirvi a salutare. - Disse
Mercedes, indicando alle sue spalle la ragazza, intenta a tirare su di morale un quarterback piuttosto demoralizzato.
- Stavamo andando a prendere un frozen yogurt, vi unite a noi? -
- E ce lo chiedi? - Esclamò Jo allegramente.
Mezz'ora dopo erano tutti e quattro seduti attorno a uno degli alti tavolini rotondi della yogurteria fuori città, con quattro gigantesche coppe di yogurt gelato davanti a loro.
- Allora, diteci. - disse Kurt con gli occhi azzurri pieni di euforia - Cosa c'è da sapere su Jo e Kailey, nuovi membri del nostro Club? -
- Niente di importante. - disse Kailey.
- Oh, impossibile. Tutti i membri del Glee Club hanno qualcosa di particolare. Io sono quello a cui piacciono i maschietti, Mercedes è la diva, Rachel la prima della classe... poi abbiamo Santana la bomba sexy, Brittany l'ingenua, Artie che è il cervello, Finn che è quello col cuore d'oro... - Elencò Kurt contando sulla punta delle dita con aria ispirata.
- Kailey è il coniglietto. - disse Jo con un sorriso, guardando l'amica di sottecchi.
Quella del coniglietto era una storia vecchia, ma ogni volta che la si tirava fuori Kailey diventava rossa come un peperone e tentava di scappare. Quella volta, però, le guance della ragazza si colorarono, ma lei rimase al suo posto. Tentò un sorriso imbarazzato e poi guardò Jo con aria di rimprovero.
- Il coniglietto? -
- Perché sono tenera e carina. - Disse Kailey in fretta.
Jo scoppiò a ridere con tale enfasi che lo yogurt che aveva appena messo in bocca rischiò di uscirle dal naso. Kurt sogghignò.
- Qualcosa mi dice che non ce la racconti giusta, Kailey. -
Se lo sguardo di Kailey avesse potuto incenerire, Jo si sarebbe trasformata in un mucchietto di cenere un nanosecondo più tardi.
Ma, purtroppo per Kailey, non erano cose che capitavano.
- Prima o poi vi racconteremo anche la storiella di Kailey il coniglietto. - Disse Jo comprensiva. - Ma è una storia lunga e credo che non sia né il momento né il luogo. -
- Ecco, brava. - Disse Kailey sollevata. - E comunque di Jo non sapete che suona il pianoforte da quando aveva quattro anni. Cioè, a quattro anni prendeva a martellate il mio pianoforte giocattolo. A sei ha iniziato a prendere lezioni e a suonarlo come Dio comanda. -
- Ma dai? E sei brava? -
- Mediocre. - disse Jo.
- È brava. - Puntualizzò Kailey.
Jo scrollò le spalle, come faceva sempre quando qualcuno le faceva un complimento: non le piaceva sentirsi dire che era brava, simpatica o carina... la faceva sentire troppo importante.
- Oh, finalmente! - Esclamò Mercedes quando Puck comparve tra la folla. - Ce ne avete messo di tempo! -
- Rachel continuava a farci cambiare stazione radio. A un certo punto ho accostato e le ho detto che se non la piantava la facevo scendere. Non mi ha rivolto la parola per il resto del viaggio, il che è stato un bene per le mie orecchie. Ora Romeo e Giulietta sono al bancone per ordinare. - Disse Puck, passandosi una mano sulla cresta e accennando ai due ragazzi mano nella mano appoggiati al bancone. Poi gettò un'occhiata a Kailey e Jo.
Si diede il tempo di pensare se poteva essere uscito con loro per poi piantarle subito dopo il primo appuntamento, ma si rese conto di non averle mai viste prima.
- Puck. - Si presentò.
- Jo. -
- Kailey. Siamo nella stessa classe di letteratura inglese. - Disse la ragazza con un sorriso.
Puck alzò un sopracciglio.
- Non ti ho mai vista, ma forse è perché non trovo niente di affascinante nella letteratura, quindi tendo a dedicarmi ad altre cose durante quell'ora della mattinata. Cose più interessanti. Cose da duri. -
Kailey sorrise e Jo alzò gli occhi al cielo ridacchiando: quante arie si dava quel ragazzo! Finn e Rachel arrivarono in quel momento con due birre e un frullato.
- Ciao ragazze. - Disse Rachel con un sorriso.
Puck doveva averla rimproverata per bene, si leggeva dall'espressione che la ragazza aveva dipinta sul viso: era sorridente come sempre, ma sembrava infastidita. Puck e Finn si abbandonarono sulle sedie e sorseggiarono le loro birre con poco entusiasmo.
A risollevare la situazione fu Kurt, che battendo le mani annunciò a tutti che aveva scoperto la sede delle nazionali per quell'anno.
- È troppo sperare che sia di nuovo New York, vero? - Chiese Rachel.
- Temo proprio di sì, Rachel. - Disse Mercedes con aria leggermente irritata. - E poi non vorremmo fare il bis della volta scorsa. -
Rachel abbassò gli occhi sul suo frullato, ma le sue labbra attorno alla cannuccia si piegarono comunque in un vago sorriso.
- No, non sono a New York. Voci di corridoio, comunque ben confermate, danno come favorita... la città di smeraldo, Seattle! -
- Seattle? - domandò Puck senza particolare entusiasmo. - Non so nemmeno di preciso dove sia. Non fosse per i Seattle Seahawks non avrei saputo nemmeno che fosse una città.-
- Io so solo che ci è nato Jimi Hendrix. - Disse Finn.
- Perché di smeraldo? - Chiese Kailey finendo il suo yogurt.
- È la patria della musica grunge, ci sono gli Starbucks migliori del paese ed è famosa per lo Space Needle! - Disse Kurt, stentando a credere alla loro ignoranza.
Certo, non poteva competere sotto nessun aspetto con la Grande Mela... ma insomma, qualunque città era più interessante di Lima!
Proprio non capiva la loro reazione tiepida.

- Comunque speriamo solo di arrivarci, poi potrebbero essere anche nel retro del McDonald sulla statale e sarebbe lo stesso. - Bofonchiò Puck.
- Oh dannazione, ma tutto questo pessimismo? - Esclamò Jo spazientita. - Io e Key non siamo neanche entrate nel Club e già dobbiamo sentirci dire "speriamo di arrivarci"? -
- E poi solo per aver pareggiato la prima partita del campionato vi buttate così giù? Quando abbiamo iniziato il liceo era difficile vedervi fare più di quattro punti! - Esclamò Mercedes ridendo.
Puck e Finn si guardarono e poi guardarono le loro birre.
Quando la conversazione ricominciò, però, sembravano un po' più partecipi. Se non altro, non nominarono "sconfitte" e "sfortune" per il resto della serata.

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Capitolo 5
*** Cinque ***


Come in ogni episodio di Glee che si rispetti, la musica è parte integrante della storia.
Da questo capitolo in poi, cliccando sulle prime parole delle canzoni potrete per ascoltarle interamente e leggere le parole,
in modo da poter immaginare meglio la scena e sapere cosa volevo dire... perchè nessuna canzone è stata scelta a caso, davvero!
Buona lettura, e buon ascolto!






cinque

lunedì pomeriggio, fuori dall'aula di canto




Era lunedì pomeriggio e Kailey e Jo erano ferme nel corridoio davanti all'aula di musica: da dentro provenivano voci e risate, ma nessuna delle due aveva il coraggio di entrare.
Kailey si stava rifacendo le trecce per la quarta volta quel giorno, dato che continuava a tormentarle per scrollarsi di dosso l'agitazione.
Che Kailey fosse spaventata da una nuova esperienza era una cosa perfettamente normale, Jo invece non si sarebbe mai aspettata di avere le mani sudaticce e le gambe un po' tremanti prima di fare una cosa semplice e sciocca come aprire una porta, salutare e sedersi su una sedia di plastica.
Rabbrividì. La granita che prima di pranzo un suo simpatico compagno di scuola le aveva versato nel cappuccio della felpa era ancora un ricordo molto recente e non era servito a molto cambiare t-shirt. Il cappuccio grigio diventato blu testimoniava a tutti la sua disavventura.
Il professor Schuester comparve in quel momento dal fondo del corridoio, alto ed elegante come sempre e con il consueto sorriso amichevole sul viso.
- Kailey, sono felice di vederti qui. Il concerto ha avuto il successo che speravamo, a quanto pare. - disse facendole un sorriso complice. - Sono contento che ci sia anche tu, Jo. -
Un momento dopo si accorse che l'aula era piena.
- Ma cosa fate ancora qui fuori? Credevo non fosse arrivato nessuno! -
Posò una mano sulla spalla di Kailey e l'altra su quella di Jo e le spinse nell'aula davanti a sé.
Al suo ingresso, in un coro di saluti, tutti i ragazzi si sedettero sulle gradinate. Il professore continuò a tenere una mano sulla spalla delle due ragazze mentre ricambiava i saluti.
- Come vedete, abbiamo due nuovi membri per rimpiazzare Sam e Quinn. Un caloroso benvenuto a Kailey e Jo! -
Le due ragazze sorrisero agli altri studenti con sollievo, sperando di fare una buona prima impressione su quelli che ancora non conoscevano.
Finn era seduto su una sedia in prima fila, con le lunghe gambe allungate davanti a sé e un braccio sulla spalliera della sedia di Rachel. Dietro di lui c'erano Mercedes, Tina e Mike. Più in là c'era Brittany, con un'espressione strana sul viso - di certo stava per fare una domanda a cui nessuno avrebbe saputo rispondere - e Santana, che le guardava con un sopracciglio alzato e l'aria di chi si stava chiedendo che ci faceva in un covo di sfigati come quello.
Puck era seduto a cavalcioni di una sedia messa alla rovescia vicino ad Artie, Kurt era in cima alle gradinate accanto a un ragazzo sconosciuto, seduto elegantemente sulla sua sedia come se fosse stata una chaise longue e non uno scomodo modello di plastica economica, con i pantaloni di velluto a coste verde muschio e le scarpe incredibilmente lucide. Aveva degli incredibili occhi chiari, luminosi e profondi al tempo stesso, con lunghe ciglia brune. Un sorriso disarmante ed enigmatico aleggiava sul suo viso mentre si passava una mano tra i riccioli bruni disordinati sulla testa e si aggiustava il gilet scuro, che staccava contro la sua camicia, dello stesso colore dei suoi occhi.
Kailey si chiese chi fosse. Non l'aveva mai visto in giro, ed era certa che se avesse fatto parte del Glee Club da tempo l'avrebbe di certo saputo. Si sforzò di pensare se qualche altro nome era comparso sulla lista di iscrizione, ma non riusciva proprio a ricordarsene.
Gettò uno sguardo alla sua migliore amica e sorrise: dalla sua espressione sembrava perfettamente padrona di sé stessa, ma Kailey si era resa conto che aveva notato il bel ragazzo in ultima fila e che dentro di sé stava pensando solamente "ommioddio ommioddio ommioddio".
- Bene ragazze, prendete pure un paio di sedie e prendete posto in mezzo a noi. Da questo momento siete a tutti gli effetti parte della squadra! - Disse il professor Schuester, interrompendo i loro pensieri.
- La sua felpa lo annunciava già da prima che entrasse da quella porta. - Sentenziò cupamente Artie, adocchiando le macchie di granita al mirtillo sulla felpa di Jo.
- Già, ci mancavano un maschiaccio e Anna dai capelli rossi. Adesso siamo proprio al completo. - Disse Santana, dando voce ai suoi pensieri a un volume sufficientemente alto da beccarsi un'occhiata di rimprovero da Schuester.
- Bene ragazzi. - Disse il professore, appoggiandosi al pianoforte a coda. - Spero che abbiate passato delle ottime vacanze, perché avremo parecchio da fare quest'anno. Anche se Sam è andato a Boston e Quinn l'ha seguito, sono felice di vedere che siamo ancora dentro il numero sufficiente per dimostrare cosa sappiamo fare nelle competizioni nazionali. Molti di voi si diplomeranno e sono certo che non avranno intenzione di lasciare il McKinley senza aver dimostrato a tutti quanto le Nuove Direzioni sono capaci di fare. -
Gli occhi gli brillavano di entusiasmo mentre scorreva con lo sguardo i visi dei ragazzi davanti a lui. Kailey si riempì di ammirazione per lui e mentalmente lo piazzò al primo posto nella top ten dei suoi professori preferiti.
- Dunque, oggi... - Iniziò il professore, girandosi per recuperare dei fogli dalla sua tracolla.
- Prof. Schue. - Disse Rachel alzando la mano
- Dimmi, Rachel. -
- Noi avevamo pensato a un piccolo... regalo di benvenuto per Kailey e Jo. - Disse raggiante. Il golfino color corallo che portava era delizioso, ma un po' troppo chiassoso sopra quella gonna a quadri fucsia e gialla... e il suo sorriso non faceva che aumentare la luminosità dei colori che portava addosso.
- Oh, fantastico. - Disse Schuester, spostandosi sulle gradinate con un sorriso. - Prego. -
Tutti i ragazzi scesero dalle gradinate e il suono delle percussioni e della batteria anticipò la voce di Finn, che iniziò a cantare tenendo il tempo con il piede.

        We were running through the town
        Our senses had been drowned
        A place we hadn't been before


Finn fece uno dei suoi sorrisi a metà quando Rachel gli comparve vicino assieme a Kurt. La musica si alzò vertiginosamente e tutti i ragazzi unirono le loro voci a quella del loro leader per esplodere in un ritornello pieno di energia. Le parole erano proprio quelle giuste, chiunque avesse scelto quella canzone ci aveva preso al cento per cento:

        Ready, set, go it's time to run
        The sky is changing we are one

"Pronti, partenza via, è ora di iniziare. Le cose stanno cambiando, noi siamo una cosa sola."
Kailey strinse le mani al cuore come faceva sempre quando era molto coinvolta. Rachel la vide così emozionata, con gli occhi che brillavano e le lanciò un sorriso sincero.
Il ragazzo sconosciuto in ultima fila fece un passo avanti mentre il resto del gruppo scivolava sullo sfondo per permettergli di cantare da solista la strofa seguente.
Oltre ad avere occhi bellissimi, aveva anche una voce niente male, pensò Jo.
- Chi è quello? - Domandò a Kailey chinandosi verso di lei.
Kailey si strinse nelle spalle: non ne aveva idea nemmeno lei e poi era troppo presa dalla canzone per parlare.

        Ready, set, go it's time to run
        The sky is changing we are one
        Together we can make it while the world is crashing down
        Don't turn around

Quando la canzone terminò, il professore di spagnolo si alzò in piedi battendo le mani, mentre Kailey e Jo applaudivano entusiaste e tutti i ragazzi che si erano esibiti si lasciavano andare a pacche sulle spalle e abbracci soddisfatti.
- Uao, è stata una cosa... uao! - Esclamò Kailey, senza parole per lo stupore.
- Avete avuto una idea bellissima! Chi ha scelto la canzone? - Domandò Schuester.
- Oh, è stata una cosa condivisa, chi ha dato un'idea, chi un'altra... - Disse Rachel vaga.
- Fa così perchè non l'ha proposta lei, professor Schue. La canzone l'ha proposta Blaine, l'ha trovata sull'Ipod di Brittany. -
- Pensavo che se scaricavo tutte le canzoni dei Tokio Hotel avrei vinto un soggiorno gratis in un albergo di Tokyo. Ho sempre voluto vedere i Pokèmon dal vivo. - Disse la ragazza mentre il suo viso tradiva la delusione che aveva provato.
Santana sorrise, abbracciando affettuosamente la sua amica e qualcuno ridacchiò. Kailey e Jo si scambiarono uno sguardo e si sorrisero.
- Grazie mille per questa canzone. - Disse Jo. - Ma soprattutto per il pensiero. -
- Bene! - Disse il professore mentre tutti tornavano al loro posto. - Incominciamo! -



☆☆☆



La riunione del Glee Club era stata piuttosto tranquilla e della settimana seguente si sarebbe potuto dire lo stesso: lezioni, compiti, chiacchiere e risate, in mensa con gli amici, qualche granita schivata per un pelo e un paio prese in faccia. Tutto come al solito.
Il venerdì a pranzo, Jo si ritrovò a pranzo da sola. Kailey l'aveva avvertita all'ultimo minuto che non si sarebbe fermata per le lezioni del pomeriggio e ora la ragazza era ferma in piedi alla mensa con il vassoio in mano e il problema di non sapere dove sedersi. Il tavolo dove erano seduti i suoi compagni di classe era al completo, Gabrielle, Alice e Serena erano assieme alle altre cheerleader, quindi fuori portata... pochi metri più in là, però, vide Kurt. Si avvicinò a lui con il migliore dei suoi sorrisi.
- Posso? -
- Speravo proprio di avere un po' di compagnia! - Disse lui con un sorriso, spostando il suo trench grigio chiaro per fare spazio alla ragazza.
Jo si sedette di fronte a lui e addentò l'hamburger.
- Veramente bella l'esibizione di ieri. - disse tra un boccone e l'altro. - Blaine... si chiama Blaine, vero? Ha scelto una canzone stupenda. -
- Anche se i Tokio Hotel non rientrano nella rosa delle star degne di questo nome non posso fare a meno di dire che sì, è stata una scelta azzeccata. -
- Non l'ho mai visto in giro. -
- Chi, Blaine? Oh, è nuovo qui. Andava alla Dalton. -
- Alla Dalton? Quell'accademia di damerini? -
Le riusciva difficile credere che un ragazzo che le aveva dato l'idea di essere così espansivo e maturo venisse da un'accademia privata a cui andavi solo se i tuoi genitori avevano un conto in banca da far invidia al Primo Ministro inglese.
- Non sono damerini. - Disse Kurt, punto sul vivo. Si raddrizzò sulla sedia e infilzò una carota come se fosse stata lei a dire qualcosa di sbagliato - E sono certamente un liceo molto più aperto e stimolante del McKinley. -
Jo si rese conto di aver involontariamente offeso Kurt e si scusò rapidamente.
- Non intendevo offendere. È solo che mi danno quell'idea. -
- È perché non li conosci. Tutto quello che non conosciamo suscita disprezzo... o paura. -
- Quindi Blaine si è trasferito qui quest'anno. Come mai il suo nome non è sulla lista degli iscritti della bacheca? - disse Jo tentando di risollevare la situazione.
Il suo tentativo fu ripagato da un sorriso luminoso del sopranista, che le rivolse uno sguardo pieno di orgoglio e felicità.
- Blaine non doveva firmare quel foglio per far parte del Glee... ne ha fatto parte dall'istante in cui ha varcato la soglia di questa scuola. Faceva parte degli Usignoli, alla Dalton. -
Jo pensò che se avesse ascoltato con un po' più di attenzione le infinite chiacchiere di Kailey sul Glee club non sarebbe sembrata così ebete in quel momento.
- Gli Usignoli? -
- Il Glee Club della Dalton, naturalmente! - Esclamò Kurt. - Ne ho fatto parte anche io... ovviamente per un periodo breve, l'anno scorso. Cause di forza maggiore... comunque, è stato in quella occasione che ho conosciuto Blaine. -
Il sesto senso di Jo si era attivato all'inizio di quella conversazione, ma solo in quel momento si era resa conto di come Kurt pronunciasse il nome di Blaine in un modo tutto particolare.
- Quindi, quando tu sei tornato qui, poi è stato lui a seguire te. - Completò la ragazza.
- L'ho desiderato così tanto, ma non ho avuto il coraggio di chiederglielo esplicitamente... per quanto un ragazzo ti ami, non puoi certo chiedergli di piantare scuola e amici per trasferirsi in un liceo chiuso e primordiale come il McKinley, non trovi? -
Jo ci mise qualche secondo ad elaborare l'informazione ricevuta... e anche quando lo ebbe fatto ancora non riusciva a crederci.
- Quindi tu e Blaine... - Disse con finta noncuranza, tentando di non far trasparire la sorpresa e il disappunto che la riempivano.
D'altronde ci doveva pur essere una pecca in quel ragazzo dagli occhi belli.
Gli occhi di Kurt si illuminarono tutti e il ragazzo non si accorse nemmeno che il suo ciuffo si era leggermente scomposto mentre annuiva vigorosamente.
- Esattamente. Lui è il mio ragazzo. - disse.
Jo non pote fare a meno di sospirare. Che Blaine fosse molto carino era innegabile, ma si vedeva lontano un miglio quanto Kurt fosse innamorato di lui: anche superando il piccolo problema della preferenza di Blaine per il genere maschile, lei non avrebbe avuto speranza.
- Uao! E da molto? - Disse con un sorriso.
Kurt le raccontò dell'anno precedente, di come lui si fosse trovato nel profondo baratro di disperazione quando era dovuto letteralmente fuggire da scuola per colpa di Karofsky...
- Karofsky? Quel Karofsky? Quello che gioca nella squadra di football? E non l'hanno sbattuto fuori dalla scuola? -
Kurt si strinse nelle spalle, dicendo che il suo cervello aveva finalmente incominciato a funzionare. O almeno così pareva.
- Sta di fatto che quando poi sono tornato ad iscrivermi al McKinley, niente mi è mancato più di Blaine. Lui mi ha insegnato un sacco di cose... se sono quello che sono adesso, è merito anche suo. -
- Ehi ragazzi, che si dice? - Domandò Blaine, avvicinandosi in quel momento.
Si chinò su Kurt e gli posò un bacio sulle labbra prima di sedersi vicino a lui per pranzare.
- Stavamo parlando di te. - Disse Kurt.
Blaine sembrò sorpreso e un po' intimorito da quella rivelazione.
- Mi stava dicendo quanto tu sia eccezionale. - Disse Jo con un sorriso.
- Kurt... - Iniziò Blaine, vagamente imbarazzato.
- È solo la verità. -
Blaine lo guardò negli occhi per un istante e poi gli sorrise. C'era talmente tanto amore in quel sorriso che Jo si sentì improvvisamente di troppo. Raccolse le sue cose sul vassoio e si alzò.
- Vai già via? - Domandò Blaine.
- Ho finito... e poi non voglio arrivare tardi alla lezione di spagnolo. - Disse allegramente.
Si allontanò con un sorriso, pensando che non aveva mai visto nessuna coppia più innamorata di quei due, nemmeno tra le infinite coppie etero che si potevano beccare tra i corridoi del McKinley. Tutti si tenevano per mano, si baciavano e sbaciucchiavano nei cambi dell'ora... ma nessuno riusciva a trasmettere amore con un sorriso, uno sguardo o col tono della voce. Lei li aveva visti insieme cinque minuti ed era stata una vera e propria rivelazione. Kurt e Blaine erano proprio una coppia perfetta e Jo si diede della stupida per aver pensato, anche solo per un momento, di mettersi in mezzo.

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Capitolo 6
*** Sei ***


sei

lunedì pomeriggio, aula di canto




Il lunedì successivo Kailey e Jo erano arrivate presto alla riunione del Glee. Nell'aula del club di canto c'erano solo Tina, Mike e Mercedes... la quale fu felice di vederle arrivare, dato che Mike e Tina non sembravano avere voglia di fare conversazione, impegnati com'erano a baciarsi.
Lentamente l'aula si riempì di vita e quando il professor Schuester entrò erano tutti intenti a chiacchierare. Perfino Kailey stava parlando fitto fitto con Artie, il quale sembrava molto interessato a quello che la ragazza stava dicendo. Kurt e Blaine si erano seduti al loro posto sull'ultimo gradino e adesso che Jo sapeva che cosa c'era tra loro le sembrava impossibile non averlo notato subito.
- Bene ragazzi. - Disse il professore - Settimana scorsa ci siamo lasciati prendere dall'entusiasmo per l'arrivo di Kailey e Jo, ma da oggi dobbiamo assolutamente metterci a lavorare. -
Si voltò e prese dalla borsa un blocco di fogli di pentagramma.

- Questi sono alcuni spartiti su cui vorrei che lavoraste, i pezzi migliori
finiranno direttamente nella rosa delle canzoni per le provinciali. Sono sei brani diversi, in modo da provare nuove combinazioni. -
Rachel si mosse appena sulla sedia. Non disse niente, ma alla parola "nuove combinazioni" sul suo viso si era dipinto chiaramente il disappunto.
Il professor Schuester non sembrò farci caso, divise i ragazzi in
gruppi o coppie e distribuì loro gli spartiti su cui lavorare.
- Lunedì prossimo ci ritroveremo qui e sentiremo le vostre esibizioni per decidere quali meritano di finire tra quelle da portare alle provinciali. - Spiegò.
Kailey guardava spaventata lo spartito tra le mani.
Cantava nel coro della chiesa da quando era piccolina, ma un conto era intonare assieme ad altre venti persone una canzone con cui sei cresciuta, un'altra era quella di impararne una da zero e far sentire a tutti la sua voce.
- Kailey. -
Una voce la riscosse dai suoi pensieri. Tina, sorridente e gentile nella sua camicetta di pizzo nero, le si era seduta vicino. Il solo pensiero di dover duettare con lei e non con una come Mercedes o Rachel la fece sospirare di sollievo. Non che Tina non fosse brava, affatto, ma le pareva un po' meno agguerrita. Per fortuna il professor Schuester aveva messo le due primedonne del gruppo nella stessa squadra, in modo da impedire che si sabotassero a vicenda.
- Conosci questa canzone? - Domandò Kailey.
Tina scosse la testa.
- Nemmeno io. -
- Vorrà dire che la impareremo assieme, non credi? - Disse la ragazza con un altro sorriso.
Kailey si ritrovò a sorridere e ad annuire, sentendosi un po' più ottimista.
Quando fu in macchina con Jo e le raccontò il suo timore, Jo fece esattamente la cosa che Kailey si aspettava da lei: le disse che non c'era nessun motivo di preoccuparsi.
- Io invece ho intenzione di strozzarti per avermi costretto ad iscrivermi al Glee Club. Non solo dovrò cantare con Kurt, ma per di più ho una canzone difficilissima! Accidenti a te,Kailey McDaniels! - Esclamò Jo irritata.
- Ehi, non ti ho mica costretto io a iscriverti! - Sbottò Kailey, inserendo la terza con tanta foga che la frizione grattò in modo molto sgraziato.
- Lo so, lo so... - Disse Jo cupamente. - Ma con qualcuno me la devo pur prendere, no? -
Kailey non rispose, limitandosi a guardare la strada.
- Key, non te la prendere, è solo che... che... -
- Che non credevi di doverti esibire davanti a tutti? Benvenuta nel mio mondo. -
- Beh, pare che sia venuto il momento per noi due di tirare fuori il talento che abbiamo lasciato dormire sotto strati di compiti in classe e reggiseni sportivi, amica mia. Un tempo eravamo le dive dello Starlike Club, ora è il momento di risplendere tra le fila delle Nuove Direzioni. - Disse Jo con convinzione un attimo dopo.
- Tu credi davvero che ne saremmo in grado? -
- Non ho il benché minimo dubbio. - Disse stampandole un bacio a schiocco sulla guancia prima di scendere dall'auto davanti al cancelletto di casa.



☆☆☆




Era mercoledì pomeriggio, le lezioni erano terminate e Kailey era seduta al pianoforte dell'aula di canto. Lo stereo con il cd della canzone che doveva preparare si era fermato dopo l'ennesima riproduzione e lei stava fissando lo spartito cercando di riprodurre - almeno mentalmente - la sequenza di note della strofa.
Dopo averle ripetute mentalmente per la centesima volta decise che era giunto il momento di aprire la bocca ed emettere un qualunque suono.

The word is changing,

and time is spinning fast
It's so amazing how you came
into my life.

Il rumore di qualcuno che apriva la porta la fece sussultare e Kailey si girò.

Artie era comparso nel riquadro della porta e la stava tenendo aperta con una mano mentre con l'altra si dava la spinta sufficiente per passare. Kailey si precipitò a tenergli la porta aperta e arrossì appena al pensiero che il ragazzo l'avesse sentita cantare.
Non poteva averlo fatto... o forse sì?
- Oh, Kailey, non sapevo fossi qui. Ti ho disturbata? -
- Stavo solo... beh, tentavo di mettere insieme qualcosa per il compito di Schuester. -
Kailey si sedette sullo sgabello del pianoforte e Artie le si avvicinò. Seduta su quello sgabello Kailey aveva l'altezza giusta per guardarlo dritto negli occhi e appena se ne rese conto abbassò lo sguardo. Artie era molto carino... oltre al fatto che era veramente adorabile con lei, a differenza del resto dei ragazzi della scuola, che tendevano principalmente ad ignorarla.
- E Tina? Non dovete cantare insieme? -
- Ci siamo messe d'accordo per provare insieme domani... per questo oggi sono qui, domani vorrei avere una sicurezza sufficiente per non balbettare alla prima nota. -
Artie sorrise con dolcezza.
- Non preoccuparti, Tina sa cosa vuol dire essere imbarazzati. -
- Lo so, è che non avevo mai pensato di dover fare... beh, fare un assolo. Pensavo che sarei arrivata, mi sarei messa in ultima fila e avrei unito la mia voce al coro. Non è questo che si fa nel Glee club? Non sono capace di cantare da sola! -
Nel secondo di silenzio che seguì, Artie continuò a guardare Kailey, la quale sembrava molto attirata dalle proprie dita intrecciate sui jeans. Il ragazzo le fece scivolare una ciocca di capelli ramati dietro l'orecchio e quando Kailey alzò gli occhi verso di lui sorrise.
- Io non ho dubbi che tu sia capace di cantare da sola. - Disse.
- Come fai a saperlo? Ci conosciamo da così poco! -
- Ci sono cose che si capiscono senza conoscersi. E sono sicura che tu saresti un'ottima solista, anche nascosta nell'ultima fila del coro. -
Il cuore di Kailey si era spostato da qualche parte vicino alla gola e batteva così forte da impedirle di parlare: la voce sarebbe sembrata solo un suono strozzato.
Gli occhi di Artie erano fermi nei suoi con una sicurezza e una sincerità immensa. Le sue parole avevano superato in un momento tutte le sue difese fatte di timore e imbarazzo ed erano arrivate a toccarle il cuore.
Kailey deglutì nervosa e distolse lo sguardo mentre le sue guance arrossivano.
Artie rimase immobile ancora per un solo momento e poi si allontanò.
- Ti lascio sola, vorrai provare ancora. Ci vediamo in giro. Buon pomeriggio, Kailey. -
Uscì dalla porta rimasta aperta senza fare nessun rumore e non appena fu certa che fosse uscito, Kailey lasciò andare il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento. Nascose il viso tra le mani cercando di dominare il battito del cuore e poi prese un bel respiro.
Non poteva deludere Jo... e non poteva deludere Artie.
Avrebbe dimostrato che la piccola Kailey che si esibiva davanti a tutti non era scomparsa.



☆☆☆



Nello stesso momento a casa Hummel Jo era seduta sul divano del salotto e si sentiva piacevolmente a suo agio. Lei e Kurt avevano avuto un duetto particolarmente difficile, ma Kurt non si era minimamente spaventato all'idea di dover cantare una vecchia canzone degli Abba: l'aveva raggiunta il martedì dopo le lezioni e le aveva detto che potevano andare da lei a provare, suo padre e Carole non ci sarebbero stati.
Così si erano ritrovati a mangiare popcorn seduti sul divano mentre guardavano Mamma Mia! per entrare nello "spirito" della canzone. Il risultato era che alle cinque del pomeriggio le loro ugole non si erano ancora messe alla prova.
- Forse dovremmo provare, almeno un po'. - Disse Jo.
- Ho tutto sotto controllo. - Disse Kurt con calma, riponendo il dvd e infilando un cd nello stereo. Le note della base musicale della canzone che avevano ricevuto come compito riempirono il soggiorno. - Ecco qui, come vedi, non resta che provare. -
- Non è che io conosca questa canzone proprio a memoria. -
- Non è necessario che tu canti tutto... nel senso, potresti anche limitarti al controcanto e unirti a me per il ritornello. - Disse Kurt, facendo ripartire daccapo la traccia.
La sua voce era così chiara e cristallina che Jo rimaneva a bocca aperta ogni volta che lui iniziava a cantare, sbagliando praticamente ogni attacco.
Kurt sospirava e faceva ripartire la traccia, mentre Jo rideva.
- Non ci riusciremo mai! - disse allegramente.
- Oh, no invece. Noi ci riusciremo e canteremo questa canzone davanti a tutta la contea. -
Un occhiata stupita di Jo lo fece correggere:
- Ok, ok, alle cinquecento persone che verranno a sentirci alle provinciali, va bene. Adesso però mettiamoci d'impegno. Anche perché alle sette passa Blaine e non ho intenzione di dargli picche. - Disse con aria di divertito rimprovero.
- Ah, beh, se è per non farti perdere l'appuntamento con il tuo innamorato allora sì che mi impegno. - Lo punzecchiò Jo.
Kurt non accolse la frecciatina, limitandosi a sorridere.
Alle sette in punto il suono del campanello interruppe una prova decisamente fantastica.
- Giuro che se è di nuovo Finn che non sa dove ha messo le chiavi di casa... - Sbottò Kurt, infastidito per l'interruzione.
Quando sulla porta però comparvero i riccioli bruni di Blaine, la sua espressione e il suo tono di voce cambiarono radicalmente.
- Vieni, Blaine, entra. Io e Jo non abbiamo ancora finito di provare. -
- Ehi, Blaine. -
- Jo. Allora, come vanno le prove? -
- È difficile stare dietro al tuo ragazzo. -
- Lo so. - Disse Blaine, scoccando a Kurt un sorriso pieno d'amore.
Jo, suo malgrado, alzò gli occhi al cielo.
Perché lei finiva sempre a reggere la candela a quei due? Per fortuna non le erano capitati anche come compagni per il compito di canto!
- A voi ragazzi come sta andando? - Domandò.
- Oh, beh, non c'è male. Escluso il fatto che Puck si annoia dopo mezz'ora di prove e che Finn non riesce proprio a muoversi a tempo. - Rispose Blaine con un sorrisetto.
- Ehi, che c'entro io? - Esclamò Finn entrando in salotto in quel momento con lo zaino su una spalla sola e i capelli tutti spettinati.
- Ok, adesso c'è decisamente troppo cromosoma Y in questa stanza. Io me ne vado. - Disse
Jo prendendo il suo zainetto e la giacca.
Finn aveva l'aria di chi non aveva assolutamente capito la battuta, mentre Blaine e Kurt sorridevano divertiti. Kurt la accompagnò alla porta e le fece un occhiolino, alzando il pollice nella sua direzione.
- Lunedì faremo un figurone. Fidati di me. -
Per tutta risposta Jo gli fece un occhiolino e inforcò la bicicletta diretta a casa sua.
Sì, sperava proprio di fare un figurone... e con Kurt partiva certamente avvantaggiata.



☆☆☆



- Allora, dimmi tutto. - Disse Jo, sedendosi davanti a Kailey.
Le passò la tazza di latte e cacao che aveva ordinato e si apprestò a bere il suo cappuccino.
Non incrociava la sua migliore amica dal mercoledì pomeriggio e si erano messe d'accordo per uscire quel venerdì sera in modo da potersi raccontare gli ultimi pettegolezzi.
- Beh, non che ci sia molto da raccontare... -
- Quando dici così c'è sempre qualcosa di grosso da raccontare. -.
- Ma niente... la canzone non è andata poi così male, Tina è fantastica ed è stata così gentile... e anche Artie è stato molto carino. -
Al nome del ragazzo tutti i sensori di Jo si drizzarono all'improvviso. Artie Abrams ricorreva un po' troppo spesso nelle chiacchiere di Kailey, ultimamente.
- Ah sì? - disse con falsa noncuranza.
- Sì, è passato martedì in aula canto mentre provavo ed è stato molto carino, mi ha rassicurata. Mi ha detto che sarei stata molto brava. -
- Cosa che io ti dico da anni, ma che non viene presa in considerazione... aha, continua. -
Kailey la fulminò, detestava quando Jo la punzecchiava in quel modo.
- Jo, ti prego. -
- No, no, dico sul serio. La tua cara vecchia Jo ti ripete da anni quanto tu sottovaluti le tue capacità e poi... puf, un ragazzo ti dice le stesse cose e diventa il tuo amore segreto? -
Le guance di Kailey avvamparono.
- Non è il mio amore segreto! -
- Le tue guance dicono il contrario, coniglietto. - Disse Jo con un sorrisetto.
Kailey mise il broncio e incrociò le braccia sul petto con aria molto offesa. Le sue guance sembrava avessero appena preso fuoco. Jo rise di cuore e le scoccò un sorriso.
- E dai, Kailey. Non c'è niente di male ad essersi presa una cotta per Artie, non è niente male... e poi fareste una bella coppia. - Si fermò non appena Kailey aprì la bocca e Jo continuò correggendosi in fretta. - Ma a te non piace, ho capito, ho capito. -
Kailey si tranquillizzò e tornò a girare il suo latte e cacao senza dire una parola.
Poi, all'improvviso, ruppe il silenzio.
- Mi ha messo terribilmente in imbarazzo. A dirmi quelle cose carine, intendo. -
Alzò gli occhi verso Jo e appoggiò il capo sulle mani intrecciate.
- Ma adesso voglio che tu mi racconti il tuo pomeriggio a casa Hummel. Ieri in mensa Kurt non faceva che ripetere quanto vi siete divertiti... credo che Mercedes sia un po' gelosa. -
Jo scrollò le spalle come suo solito prima di rispondere:
- È vero, ci siamo divertiti. Abbiamo guardato Mamma Mia! e poi ci siamo dedicati a provare la canzone. Credevo che avremmo fatto schifo, invece ci viene proprio bene. Poi sono arrivati Blaine e Finn e sono scappata: troppi maschi in una sola stanza! Sono proprio curiosa di sapere chi vincerà la gara di lunedì. -
- Mercedes e Rachel, ovviamente. -
Jo scosse la testa, dicendo che secondo lei si sbagliava: la loro canzone era bellissima, ma non sarebbe mai stata adatta a un concorso.
- Secondo me vincono i ragazzi. Anche tu e Kurt avete ottime possibilità, però. - Replicò.
Poi rimase in silenzio un momento, facendo mente locale sulle varie canzoni che erano state loro assegnate. Al conto gli mancava una canzone, non riusciva proprio a ricordare chi avesse lasciato fuori.
- E Artie, cosa canta? - Domandò all'improvviso.
- Jason Mraz. - Disse Kailey con un sorriso dolce. - Una canzone perfetta per lui, secondo me. -

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Capitolo 7
*** Sette ***


sette

lunedì, liceo McKinley





Il lunedì mattina si rivelò limpido e ventoso.
Non era però quel piacevole vento fresco che portava le novità: era il tipico vento gelato di metà ottobre, quello che fa pensare a freddo, neve e inverno imminente.
Kailey guardava fuori dalla finestra durante la lezione di arte, per nulla interessata al discorso sugli stili architettonici dell'antichità. Mentalmente si stava immaginando come sarebbe andata la gara canora del pomeriggio: era fermamente convinta che "pensare che una cosa andrà bene era già un buon modo per affrontarla" e lei voleva affrontarla bene.
Aveva superato (almeno parzialmente) la paura del palcoscenico, più che altro perché sapeva che nessuno l'avrebbe giudicata per la sua esibizione. Nel peggiore dei casi sarebbe finita a ballare nell'ultima fila del coro... che poi non era quello che voleva fare?
Sorrise tra sé, rivolta al cielo turchese fuori dalla finestra.
- Le fa piacere che l'ordine corinzio sia il più elaborato, miss McDaniels? - Una voce lontanissima interruppe i suoi pensieri.
- Cosa? - Domandò tornando improvvisamente alla realtà.
- Credo che le farebbe piacere ripetere l'ultima parte della lezione al resto della classe. -
Gli occhi di tutti erano posati su di lei e Kailey si sentì morire la voce. Tina era seduta un paio di banchi alla sua sinistra e la guardava con aria comprensiva.
- Temo... temo di essermi distratta. - Ammise Kailey con un filo di voce.
Il professore di arte era tutto tranne che dolce e comprensivo e la ragazza sapeva di essere sul punto di beccarsi una bella punizione.
- Mi dispiace. - Aggiunse timidamente, tentando di addolcire il professore.
- Per la prossima lezione mi piacerebbe avere un'accurata ricerca sull'argomento di questa lezione... sempre che la cosa non la annoi troppo, ovviamente. -
- C-certamente. -
Il professore le scagliò un'occhiataccia e tornò a spiegare, lasciando una Kailey piuttosto affranta all'arduo compito di rimanere attenta.
Il rischio di dover saltare il Glee per pulire le lavagne o qualcosa del genere le aveva fatto capire quanto in realtà avesse voglia di esibirsi su quel palcoscenico mettendosi alla prova. Jo aveva ragione: avrebbe dovuto mandare al diavolo la sua timidezza una volta per tutte
.

☆☆☆



Alle quattro in punto l'intero gruppo del Glee club era in auditorium: mancava solo il professor Schuester. Puck era seduto sulla spalliera di una delle poltroncine con i piedi sulsedile, Rachel era sul palco a scaldare la voce con qualche vocalizzo particolarmente elaborato mentre Mercedes e Tina erano impegnate a scambiarsi pareri sull'ultimo negozio che aveva aperto in centro.
Un'affettuosa spintarella raggiunse Jo, ferma vicino alle scalette del palco.
- Emozionata? - Disse una voce alle sue spalle.
Gli occhi chiari di Blaine sorridevano ancora di più delle sue labbra.
- Beh, un po'. -
- Sarai eccezionale. Kurt non ha fatto altro che ripetermi quanta personalità tu abbia. - Disse Blaine facendole un occhiolino.
Jo rimase per un momento impietrita vicino alle scalette: un occhiolino non le faceva mai quell'effetto, ma forse era solo colpa dell'eleganza del giovane Anderson.
Si andò a sedere vicino a Kailey, in seconda fila davanti al palco. La sua migliore amica si stava tormentando una ciocca di capelli sfuggita alla crocchia sulla nuca e sembrava molto nervosa.
- Bene ragazzi. Chi vuole cominciare? - Disse il professore, abbandonando le sue cose su una poltroncina e accomodandosi in prima fila.
- Se per gli altri va bene, iniziamo noi. - Disse Rachel, alzandosi in piedi.
- Non avevamo dubbi. - Disse una voce dall'accento ispanico proveniente dalla seconda fila.
- Prego. - disse Schuester, facendo cenno alle ragazze di salire sul palco.
La musica di una canzone di Mariah Carey e Withney Houston riempì l'auditorium. I faretti bianchi scivolavano con la loro luce candida sulle sue ragazze sul palco, strappando riflessi argentati alla maglietta di Mercedes e alle ballerine dorate di Rachel.
La canzone, la musica e l'abbigliamento delle due ragazze (una sinfonia di azzurri e bianchi) rendeva l'atmosfera delicata e celestiale. La voce dolce di Rachel si univa a quella calda ed energica di Mercedes in un'armonia incredibile.

There can be miracles when you believe.
Though hope is frail it's hard to kill
Who knows what miracles you can achieve
When you believe


Quando la canzone terminò ci fu uno scroscio di applausi e Rachel sorrise, perfettamente consapevole del fatto che avevano fatto un figurone. Finn si era alzato in piedi per applaudire e con lui anche Kurt (era una impressione di Kailey o era vagamente commosso?), Blaine, Jo e la stessa Kailey.
Mentre Rachel e Mercedes tornavano al loro posto, Santana si alzò in piedi.
- Oh, andiamo, era la canzone perfetta per una funzione in chiesa! - Sbottò.
Scoccò un
sorriso a Brittany e poi guardò dritta verso Rachel, la quale sembrava leggermente irritata dal commento della cheerleader.
- Adesso vi facciamo vedere cos'è una esibizione. - Disse la cheerleader, prendendo Brittany per mano.

Le due ragazze salirono sul palco e le luci si abbassarono. I faretti bianchi si spensero e una sfera stroboscopica che rifletteva le luci di mille lampadine colorate scese sul palco. La canzone di Beyoncé che Schuester aveva scelto per loro due era ritmata e veloce: Santana ci avrebbe messo la voce, mentre Brittany principalmente avrebbe ballato. L'accoppiata tra le due sarebbe risultata letteralmente esplosiva.

Baby it's you, you're the one I love
You're the one I need, You're the only one I see
When I need you make everything stop
Finally you put my love on top

Puck era mollemente adagiato su una poltroncina, con i piedi sullo schienale della poltroncina davanti e sembrava annoiarsi molto. I suoi occhi calamitati dalla divisa svolazzante di Santana però tradivano tutto il suo interesse.
Rachel guardava con le braccia incrociate e un'espressione di disappunto sul viso la bocca semiaperta di Finn, praticamente ipnotizzato dalle piroette di Brittany.
Gli unici che parevano non troppo attirati dall'esibizione erano Kurt, Blaine e la parte femminile del Glee Club. La canzone non era niente male e la voce di Santana era assolutamente perfetta per quello stile, ma non si poteva negare che gran parte dell'esibizione puntava sulla coreografia.
Quando la canzone terminò, perfino Puck batte le mani, nonostante la sua aria falsamente annoiata.
Santana scese con eleganza dalla scaletta del palco e tornò al suo posto.
- Ecco come si fa a fare scena, nanetta. - Disse a Rachel con orgoglio.
- Io almeno non ho bisogno di mostrare la biancheria per ricevere gli applausi. -
Santana si voltò verso di lei con gli occhi neri fiammeggianti.
- Scusa? Non credo di aver sentito bene. - Disse.
- Bene, bene. - Disse Schuester, affrettandosi a troncare il discorso sul nascere - Tina e Kailey, volete farci vedere che sapete fare? -
Kailey scoccò un'occhiata a Tina, la quale annuì vigorosamente.
Mentre salivano sul palco, Tina le sussurrò di non pensare a nessuno: avrebbero fatto un figurone. Kailey le sorrise, stupita del fatto che la ragazza avesse indovinato i suoi pensieri. Probabilmente la sua preoccupazione era dipinta a chiare lettere sul suo viso.
Salita sul palco, Kailey tirò un inaspettato sospiro di sollievo: con i faretti puntati negli occhi non si vedeva un accidente al di là del parquet chiaro del palcoscenico.
L'auditorium sembrava completamente vuoto... un po' come la sua testa nel momento in cui partì la musica.
Note, parole, intonazione... sembrava tutto scomparso dalla sua mente.

"Oh, accidenti!"
Chiuse gli occhi per un nanosecondo e le parve che qualcuno, dalla platea, avesse timidamente applaudito. Era stata sicuramente Jo, non aveva nessun dubbio.
La melodiosa voce da contralto di Tina echeggiava alta e argentina nell'auditorium, perfetta per interpretare quella canzone di Anastacia.
Quando fu il suo turno di cantare, Kailey sentì la propria voce alzarsi chiara e sicura, più chiara e sicura di quanto non fosse mai stata, come se fosse stata richiamata fuori dalla musica e non comandata dalla propria volontà. Tina le lanciò un sorriso e Kailey le scoccò un sorriso di rimando... e in quel momento perse
l'attacco della strofa successiva. Incespicò sulle parole, arrossendo, e poi si fermò imbarazzata. Tina ebbe la presenza di spirito di continuare da dove Kailey aveva lasciato, ma era bastato quel momento per spezzare la magica atmosfera che si era creata.

Hold on, we can make it throught the fire
and my love I'm forever by your side
and you know if you should ever call my name
I'll be right there, you'll never be alone

La musica sfumò e Tina strinse il braccio di Kailey in una stretta di conforto e comprensione. Kailey non rispose, ma strinse le mani una dentro l'altra cercando di dominare l'imbarazzo. Il momento di silenzio che seguì la loro esibizione fu un momento decisamente lungo. Kailey avrebbe voluto che il palco si aprisse e la inghiottisse: le dispiaceva così tanto per Tina, che era stata paziente e comprensiva con lei... all'improvviso qualcuno iniziò a battere le mani.
Uno, due, poi tutti stavano applaudendo.
Kailey alzò gli occhi verso Tina e poi verso il pubblico. Il professor Schuester si avvicino al palco, uscendo dall'ombra della platea.
- L'emozione gioca brutti scherzi, a volte. - Disse comprensivo. - Ma è stata veramente una bella prova. Complimenti di cuore. A entrambe. -
I suoi occhi si posarono con un sorriso sulle guance rosse di Kailey e poi si voltò di nuovo verso il pubblico, invitando qualcun altro ad esibirsi.
- Scusami davvero, Tina. - Mormorò Kailey mentre scendevano dal palco.
La ragazza si strinse nelle spalle, sorridendole con gentilezza.
Una parte di Kailey sapeva che avrebbe dovuto ringraziare il cielo: Rachel probabilmente l'avrebbe strozzata, se avesse fatto una figura del genere cantando con lei.
Mentre Tina e Kailey tornavano al loro posto salirono sul palco Puck, Mike, Blaine e Finn.
Le luci erano basse, un occhio di bue era puntato su Blaine, al centro del palco. Vestito con jeans e camicia nera come tutti gli altri, le uniche cose che riflettevano la luce erano la fibbia argentata della cintura e i suoi occhi luccicanti. Finn e poi Puck presero il suo posto come cantante, mentre l'occhio di bue si spostava avanti e indietro sul palco, illuminando a tratti i passi di danza di Mike Chang.
Erano tutti
così seri e concentrati che il pubblico - e Jo in particolare - quasi tratteneva il fiato.
Erano bravissimi, non c'era che dire.
Non erano angelici come Rachel e Mercedes, né provocanti come le due Cheerios, ma erano di certo i migliori visti su quel palco fino a quel momento.
La canzone di certo faceva la sua parte, i Queen erano una specie di istituzione della musica, ma l'esibizione che stavano facendo era indescrivibile: Blaine aveva una voce fantastica e il coro alle sue spalle, con le voci roche di Finn, Puck e Mike, non faceva altro che migliorarla.
L'insieme era intenso e potente, energico e sentito al tempo stesso.

My soul is painted like the wings of butterflies,
Fairy tales of yesterday, will grow but never die,
I can fly, my friends
The show must go on


Quando la musica terminò, non c'era un solo spettatore che non fosse in piedi a battere le
mani. Il professor Schuester applaudiva energeticamente e rideva nel frattempo, dicendo tra sé che non si sarebbe mai aspettato uno spettacolo del genere. Puck tornò al suo posto e lanciò uno sguardo languido a Santana.
- Questa era una esibizione, bellezza. - Disse con la sua migliore aria da duro.
Kailey non riuscì a trattenere un sorriso: se c'era uno che riusciva ad avere l'ultima parola con Santana, quello era sicuramente Puck.
- Con il suo permesso, professor Schuester, vorrei avere l'onore della prossima esibizione. -
Disse Kurt alzandosi in piedi. Indossava una camicia grigio chiaro a righe e un paio di pantaloni neri aderenti, ed era più serio ed elegante che mai.
- Ma certo. -
- Jo. - disse con aria complice, prendendola sottobraccio. - Non sanno a cosa stanno per assistere. -
Kurt era un vero divo, pensò Jo quando furono sul palco.
Drizzò la schiena, posò con eleganza la mano sul proprio fianco e si ravviò il ciuffo. Quando la musica iniziò, Kurt e Jo iniziarono a tenere il tempo schioccando le dita. La voce di Kurt sembrava fatta per quella canzone, la sua camicia a righe richiamava la felpa con il cappuccio di Jo. Su quel palco, mentre cantavano e si muovevano a tempo, sembravano proprio fratello e sorella.
Jo, dal canto suo, si stava divertendo come non le era capitato praticamente mai. Quando si esibiva al pianoforte era emozionatissima o talmente catturata dalla musica da dimenticare tempo e spazio. Lì, invece, si sentiva veramente bene.
La sua voce si univa e si separava a quella di Kurt e i loro occhi si incrociavano mentre si muovevano con i passi che avevano preparato nel giro di poche ore.

Money, money, money
Always sunny, in the rich man's world
All the things I could do if I had a little money
It's a rich man's world

Quando la musica si fermò e Jo si ritrovò con le braccia alzate e il viso rivolto verso i faretti argentati che facevano piovere la loro luce su di lei, accanto a Kurt con il fiato corto e gli occhi scintillanti di emozione, non poté fare altro che sentirsi al settimo cielo.
Mentre tornavano al loro posto tra gli applausi - le esibizioni di Kurt facevano sempre alzare in piedi sia Rachel che Mercedes - Kurt le scoccò un sorriso.
- Devo ammettere che non pensavo che saresti stata una partner tanto brava. -
- Devo ammettere che non lo pensavo nemmeno io. - Rispose lei con una sonora risata, lasciandosi cadere sulla sua poltroncina sollevando una nuvoletta di polvere.
- Mille punti per te, Jo! Hai fatto faville! - Esclamò Kailey.
Nei suoi occhi si leggeva tutta l'ammirazione che provava per Jo... e in quel momento la sua migliore amica si sporse per stamparle un bacio sulla guancia. Kailey la guardò con gli occhi verdi spalancati.
- Non mi chiedere perché, sai? Se non lo capisci da sola ti tolgo il saluto! - disse Jo ridendo.
- Kailey, Jo. - Le richiamò il professor Schuester.
Le due ragazze alzarono gli occhi e sul palco c'era Artie. Aveva un gilet rosso su una camicia blu profilata di scarlatto e un paio di pantaloni scuri. Era immobile al centro del palco sulla sua sedia a rotelle, ma sorrideva con uno sguardo intenso e divertito dietro la montatura sottile.
La jazz band, in un angolo del palco, iniziò a suonare. Il ritmo di quella canzone era coinvolgente e ben presto Kailey si ritrovò a tenere il tempo con il piede, mentre un sorriso si allargava sul suo viso. Artie si muoveva con scioltezza sul palco, con tanta eleganza da non far notare a nessuno il fatto che non si stava muovendo con le sue gambe.

So, I won't hesitate no more,
No more, it cannot wait I’m sure
There’s no need to complicate our time is short
This is our fate, I’m yours

La voce di Artie era veramente dolce, pensò Kailey. E quella canzone era adorabile.
Jo seguiva l'esibizione con solo metà cervello. L'altra metà era attirata da una cosa che aveva colto per caso: poco prima dell'esibizione di Kailey Artie le aveva scoccato un sorriso a cui la ragazza aveva risposto. E in quel momento le sembrava che Artie si stesse rivolgendo alla sua amica dai capelli rossi, mentre cantava.
- Niente male, non è vero? -
Kailey annuì vigorosamente, sorridendo luminosa al ragazzo sul palco, che continuava a cantare con una voce che tradiva il suo sorriso. Quando la canzone si concluse, Artie fece un piccolo inchino con il capo al pubblico che lo applaudiva. Le luci si alzarono e mentre Artie scendeva dal palco - con qualche difficoltà dovuta alle barriere architettoniche, in effetti - il professor Schuester si complimentò con tutti loro.
- Davvero, non pensavo che sarebbe stato così difficile scegliere! -
- Beh, non ci dice chi ha vinto? - Disse Rachel emozionata.
- Adesso dirà che ha bisogno di qualche giorno per decidere. - Bisbigliò Kurt.
- Avrei bisogno di qualche giorno per decidere... - Iniziò Schuester.
- Prevedibile. - Mormorò il sopranista, deluso.
- Ma credo di potervi sollevare dall'ansia annunciando subito il vincitore. -
Kurt si irrigidì sulla poltroncina, Rachel ravviò i capelli e si mise composta sulla poltrona, attendendo che il professor Schuester annunciasse il suo nome. Santana la ignorò deliberatamente e scoccò occhiate colme di autostima in giro per l'auditorium deserto.
- Il numero che finisce diretto nella rosa delle provinciali è... - il professore si fermò, gustando l'attimo di attesa palpabile che avrebbe preceduto l'annuncio del vincitore. Riusciva quasi a leggere la fibrillazione negli occhi dei suoi studenti - The Show Must Go On! -
Puck, Finn, Mike e Blaine si alzarono in piedi, scambiandosi sonore pacche sulle spalle e abbracci fraterni. Santana aveva la stessa espressione di quando una Cheerios imbranata le pestava i piedi durante le prove e Kurt sospirò sonoramente. Rachel invece ancora non aveva cambiato espressione, forse il suo cervello non voleva accettare l'idea di aver appena perso una gara di canto.
- Ci siamo andate vicino, principessa. - Le disse Mercedes. - Ma loro sono stati strepitosi, dobbiamo ammetterlo. -
Rachel scrollò i capelli e le sue labbra si stesero in un sorriso metà sincero e metà forzato. Finn si girò verso di lei radioso di felicità, la abbracciò e le stampò un bacio sulle labbra, del tutto indifferente alla delusione che riempiva gli occhi della sua ragazza.
Mentre tutti battevano sportivamente le mani al gruppo vincitore, Kailey incrociò lo sguardo di Artie. Il ragazzo le sorrise, continuando ad applaudire e Kailey si rese conto di essere arrossita. Abbassò gli occhi per un momento, prima di rialzarli e notare che Artie ancora la guardava. Gli sorrise di rimando, in una muta conversazione di cui nemmeno lei stava capendo il contenuto.

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Capitolo 8
*** Otto ***


otto

giovedì mattina, sulla strada verso la scuola






- Allora, raccontami. - Disse Jo salendo in macchina.
Kailey era passata a prenderla prima di andare a scuola come ogni mattina, ma quel giorno Jo si aspettava grandi rivelazioni: il pomeriggio precedente la sua migliore amica - la stessa timidissima ragazza dai capelli rossi di sempre - aveva deciso di rimanere a scuola per "dare una mano ad Artie con il giornalino scolastico" e Jo si aspettava qualche pettegolezzo.
- È stato... abbastanza noioso. - disse Kailey tenendo gli occhi fissi sulla strada.
- Come "abbastanza noioso"? E Artie? -
- Beh, era lì, ma per la maggior parte del tempo ha dovuto andare di qua e di là tra i bambini del primo anno... ok, ok, tra i ragazzi del primo anno. - Disse correggendosi dato che Jo, in quanto "bambina del primo anno" le aveva appena lanciato un'occhiata di fuoco.
- Che non avevano idea di come si mettevano insieme quattro parole. -
- Quindi niente scenette romantiche o paroline dolci? -
- Jo! - Esclamò Kailey, inchiodando davanti a un semaforo rosso. Quando si voltò verso Jo, le sue guance erano più scarlatte della luce del semaforo.
- Era solo per chiedere! - Disse Jo stringendosi nelle spalle. - E poi ammettilo, è proprio carino. Ed è il tipo giusto per te, Key. -
Kailey rimase immobile, con lo sguardo fisso sulla leva del cambio.
- Non lo so. -
- Ma ti piace. -
- Ho detto che non lo so! - Sbottò Kailey, ingranando la prima e ripartendo.
- Kailey, ascoltami, non c'è niente di male ad avere una cotta per un ragazzo. Non è che se esci con Artie o diventi la sua ragazza poi lo devi sposare, capisci? -
Con tutti i sogni romantici che la sua amica faceva, poteva essere uno dei motivi per cui Kailey ci stava andando piano con Artie.
- Non è quello, Jo. È che manca... manca qualcosa, tra noi. Stiamo bene insieme, chiacchieriamo, ridiamo... e con lui ho iniziato ad essere anche meno timida. -
- Ottima cosa, non trovi? -
- Oh, sì, splendida, ma penso anche che... che non sia scoccata la scintilla. -
- Dai tempo al tempo. E magari dagli un'occasione: se ti invita fuori, evita di rispondere con la solita scusa "non posso, non ho la macchina, non ho il permesso, non ho il cervello". -
- Jo! - La riprese Kailey, ridendo.
- Dico sul serio. Le occasioni se ne vanno e i rimpianti restano, amica mia! -
- Da quando sei saggia? Ero rimasta a quando le cose intelligenti le diceva Gabrielle. -
Jo le fece una linguaccia, mentre Kailey spegneva la macchina davanti al McKinley. Il caso volle che in quel preciso istante Artie, Mercedes e Kurt passassero proprio di fronte al loro parcheggio.
- Ah, quando si dice Cupido... - sospirò Jo in un sussurro, ricevendo una violenta gomitata nelle costole da Kailey, che aveva già le guance colorite, che sembravano ancora più rosse dato il contrasto con i delicati lilla e rosa dell'abito arricciato che indossava.
- Ciao ragazze. - Disse Kurt con un sorriso.
Era bellissimo, con quei pantaloni di velluto blu e la camicia beige: sembrava uscito da qualche vecchio film americano.
- Ciao. - Disse Jo allegramente.
In quel preciso istante Alice, Serena e Gabrielle si materializzarono nel parcheggio. Nonostante il freddo e la pioggerellina ghiacciata che minacciava di cadere da un momento all'altro, camminavano a testa alta nelle loro divise da Cheerios assieme ad altre del gruppo.
- Ciao ragazze! - Le salutò allegramente Kailey.
Le tre ragazze si voltarono verso di lei, la soppesarono con lo sguardo e poi si sforzarono di sorridere a tutti.
- Bella pettinatura, Kailey. - Disse Gabrielle.
Kailey le sorrise luminosa: andava molto fiera delle sue trecce decorate con i fiori e i nastri. Si sentiva sempre una principessa quando si metteva quel vestito e si pettinava in quel modo... e a volte sentirsi una principessa era necessario, a Lima. Non era facile essere una teenager semplice e infantile in mezzo a coetanei che usano unghie e denti per diventare popolari.
- Sì, molto carina. - Disse Artie con un sorriso.
Kailey arrossì ancora di più e i suoi occhi si illuminarono. Accarezzò le trecce e rispose:
- Ogni volta che mi pettino così mi sento una principessa. - Spiegò.
Mercedes alzò le sopracciglia con aria incredula.
- Kailey, per favore... - Disse Jo in un sussurro.
Non voleva che la sua migliore amica si rendesse ridicola, lei la conosceva bene, ma per loro era ancora una sconosciuta. Non voleva che la ritenessero pazza, dato che Kailey proprio non lo era. Era solo un po' fantasiosa, tutto qui.
- Mi piace vestirmi come i personaggi che preferisco. Questo vestito l'ho comprato perché mi ricordava Rapunzel, ragion per cui ci abbino le trecce. - Disse con leggerezza. - La divisa da Cheerios ti fa sentire importante, certo, ma io oggi sono una principessa. Non c'è paragone. -
Le sopracciglia di Mercedes minacciarono di superarle l'attaccatura dei capelli, tanto le aveva sollevate, mentre Artie sorrideva con dolcezza.
"Se sorride a una cosa del genere o è impazzito o è cotto al cento per cento." Pensò Jo.
Gabrielle, Serena e Alice si allontanarono sospirando e alzando gli occhi al cielo. Le loro amiche Cheerios non sembravano aver capito una parola del discorso di Kailey e Jo ringraziò il Cielo per questo.
- Andiamo. - Disse trascinando la sua amica principessa verso l'ingresso della scuola.
Quando Kailey si vestiva in quel modo parte della sua timidezza spariva. Forse perché non si sentiva sé stessa, ma una principessa, una eroina, una star... ogni volta che decideva di "vestirsi da" le sembrava di avere un coraggio esagerato: andava in giro a testa alta, sorridendo e salutando tutti con entusiasmo. Non aveva paura delle reazioni degli altri, o forse semplicemente sapeva che non potevano fare niente a Kagome, Rapunzel, Lucy Pevensie o chiunque lei fosse in quel momento. Kailey aveva paura dei bulli, dei giocatori di football e delle lingue taglienti delle Cheerios, ma a Rapunzel e a tutte le altre non importava.
Sapeva che a Jo non piaceva quando si comportava così: la sua migliore amica le aveva detto cento volte che sembrava star recitando una parte che non le apparteneva e che la preferiva timida e riservata.


☆☆☆



Dopo pranzo Jo stava uscendo dall'aula di letteratura inglese quando il cellulare vibrò nella tasca della felpa color prugna.
"Chi accidenti è a quest'ora del pomeriggio?"
Kailey e gli altri li aveva visti all'ora di pranzo, i suoi genitori non avrebbero saputo nemmeno da che parte prendere in mano un telefonino e i suoi compagni di classe li aveva appena salutati.
Il numero era quello di Kurt.
“Raggiungici in aula canto. Emergenza granita.”
Jo alzò gli occhi al cielo, sospirando.
Quando entrò in aula di canto, Kurt la raggiunse. Nei grandi occhi azzurri aveva dipinta un'espressione esasperata e preoccupata insieme.
- Che è successo? -
- Diciamo che Kailey ha avuto una piccola... disavventura fuori dalla torre. - Disse il ragazzo.
Kailey infatti era completamente ricoperta di granita al mirtillo, tanto che attorno alle ballerine bianche si stava formando un piccolo lago blu. Tina, Mercedes e Rachel la stavano aiutando a levarsi di dosso un po' di quella gelida poltiglia, ma senza grandi risultati. Finn, Puck e Mike osservavano la scena con irritazione.
Jo si avvicinò a Kailey e tolse la granita che si era aggrappata alle sue sopracciglia ramate.
- Ti senti bene? -
- Ho... un po' freddo, ma sto bene. - Disse Kailey, sorridendole e cercando di aprire gli occhi irritati dal gelo della granita per tranquillizzarla.
- Che diavolo è successo? Ti ha assalito l'intera squadra di football? -
- Ehi! - Esclamò Puck, alle sue spalle, sentendosi chiamato in causa.
Jo nemmeno si girò, ma Kailey scosse la testa.
- Tutte le Cheerios. -
- Le... le Cheerios? - Esclamò Tina.
Di solito le cheerleader non facevano quelle cose.
Erano i maschi a comprare i bicchieroni di granita per versarli sulla testa dei malcapitati canterini che passavano loro davanti.
- Mi hanno.. mi hanno fatto un inchino e mi hanno tirato le granite dicendo... dicendo "Buon pomeriggio, Vostra Altezza". -
Jo sentì la rabbia montarle dentro.
- Se riesco ad acchiappare una di quelle squinzie con la gonnellina inguinale giuro che le faccio il sederino a strisce. - Sbottò Jo.
Kailey sapeva benissimo che non l'avrebbe fatto, ma sorrise al pensiero che la sua amica avrebbe fatto una cosa del genere per lei. Si strinse le braccia al corpo e rabbrividì: il vestito era impregnato di granita e i capelli bagnati le gelavano la schiena.
In quel momento essere Rapunzel non la faceva sentire affatto meglio.
Mercedes stava cercando di salvare dall'onda anomala di granita i suoi libri, Tina aveva steso su una sedia il golfino bianco, irrimediabilmente macchiato di granita al mirtillo e Rachel le aveva prestato un asciugamano. Era bello sapere di avere persone su cui contare... anche se non era davvero Rapunzel ma solamente Kailey.
- Che succede qui? - Esclamò il professor Schuester entrando nella sala con un'espressione preoccupata sul viso.
- Le Cheerios hanno cercato di annegare Kailey nella granita. - Disse Puck.
- Stai bene? - Domandò il professore rivolto a Kailey.
La sua mano sulla sua spalla sembrava ancora più calda, dopo aver sentito addosso solo il gelo della granita. Kailey annuì, rabbrividendo.
- Come mai tutto questo? Di solito le Cheerios lasciano il lavoro sporco ai ragazzi. -
- Stamattina Kailey ha detto che con quel vestito si sentiva Rapunzel e che essere una principessa era meglio che essere una Cheerios. Abbiamo pensato che sia quello il motivo. - Disse Kurt, serio.
- O è il solito modo per umiliare una ingenua ragazza del Glee. - Ribatté Jo.
- E da quando essere ingenui e fantasiosi è un motivo per beccarsi una granita? -
- Professor Schuester, siamo cresciuti... è... ridicolo che una ragazza all'ultimo anno vada in giro facendo finta di essere una principessa. È come se dicesse di non sedersi al suo fianco perché lì di solito sta seduta la sua fata! - Rispose Finn.
- O come credere a Babbo Natale, ma Brittany non ha mai ricevuto una granita in faccia. - Ribattè il professore.
- Lei di solito è protetta dalla divisa delle Cheerios. Con quella divisa addosso potrebbe attaccarti uno sciame di vespe, ma se sono cresciute al McKinley ne usciresti senza nemmeno un graffio. - Disse Rachel.
- Io invece ho solo il mio vestito da Rapunzel. - Disse Kailey togliendo un ultimo fiore di stoffa dai capelli, guardandolo zuppo e macchiato con dispiacere. - Che a quanto pare mi ha fatto meritare tutto questo. -
- Beh, Kailey, non puoi negare che eri piuttosto ridicola, con tutti quei fiori e nastri nei capelli. - Disse Puck con sincerità - E anche se "facevano molto Rapunzel" dovevi pensare che ti sarebbero costati una granita. -
Gli occhi di Kailey si riempirono di dispiacere: sperava che almeno i ragazzi del Glee Club avrebbero apprezzato la sua mania di "vestirsi da". La fantasia le permetteva di essere quello che lei non era e che non sarebbe mai stata, ma che sognava di diventare.
- Puck ha ragione. La fantasia serve solo a farti prendere in giro... dobbiamo crescere, dobbiamo lasciarci alle spalle favole, fate e principesse. - Disse Mercedes con gentilezza.
- Io non voglio diventare grande e pensare solo a soldi e popolarità! Mi piace aprire la finestra e riordinare cantando "I sogni son desideri". Mi piace fare finta di essere in un telefilm ogni volta che ascolto l'Ipod camminando per strada! Non sarei riuscita ad arrivare fin qui se non avessi vissuto nella mia fantasia! - Esclamò Kailey, ferita.
Tutti i ragazzi del Glee però parevano d'accordo con Mercedes. Nessuno prese le sue difese, anzi. Più di una voce espresse il suo assenso per le parole della ragazza.
Ma a far traboccare il vaso fu Jo.
- Kailey, Mercedes ha ragione. Ascoltami... - Disse.
- No! Non voglio ascoltare! Io voglio continuare a credere alle fate e fare finta di saper parlare con gli animali, voglio continuare a inventare rime per far accadere le cose come se fossi una strega! Non mi importa se voi mi ritenete una mocciosa! - Gridò Kailey.
Ficcò l'asciugamano tra le mani di Rachel, prese i libri e il golfino e uscì a passo di marcia dall'aula di canto, lasciando tutti sconvolti.
- Ma che diavolo le è preso? - Esclamò Puck.
- Credo che si aspettava una reazione diversa, da voi... da noi. - Disse Jo, rammaricata.
Sapeva che prima o poi l'immagine del Glee club che Kailey si era creata nella sua fantasia si sarebbe rovinata, ma era molto dispiaciuta nel vedere avverarsi la sua nefasta previsione.

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Capitolo 9
*** Nove ***


nove

lunedì pomeriggio, aula del Glee Club






Era lunedì pomeriggio e l'aula del coro era ancora semivuota.
Kailey sbirciò dal vetro della porta e vide che Jo, Mercedes, Tina e Rachel erano già arrivati. Con loro c'erano anche Blaine e Kurt.
I ragazzi e le Cheerios avevano avuto una riunione
straordinaria per la partita del giovedì successivo, dato che il sabato sarebbe stato Halloween e non ci sarebbe stato nessun incontro, e sarebbero arrivati un po' in ritardo.
Kailey prese un bel respiro e aprì la porta.
Quel giorno indossava i suoi jeans slavati, le scarpe da ginnastica e un golfino blu su una camicetta scozzese rossa e blu. Era lei, nessun altro.
Non parlava con i ragazzi del Glee da quando era stata aggredita dalla granita al mirtillo e aveva anche metodicamente evitato Jo. Sapendo quanto la sua migliore amica fosse orgogliosa... e sapendo che in fondo era stato molto immaturo da parte sua comportarsi in quel modo, Kailey sapeva che il primo passo verso la riconciliazione spettava a lei.
- Ciao a tutti. - disse con un sorriso, aprendo la porta ed entrando nell'aula.
Jo le sorrise e così tutti gli altri.
Mercedes la tirò dentro nel discorso come se non fosse successo nulla e Kailey tirò un sospiro di sollievo. Erano gli stessi ragazzi di sempre, non erano cambiati: non li aveva fatti arrabbiare con la sua sciocca sfuriata della settimana precedente, dovuta più che altro all'umiliazione e alla rabbia. Scoccò un sorriso a Jo, la quale la prese sottobraccio e la strinse affettuosamente al suo fianco, a sancire la pace fatta.
Jo era sollevata, nel vedere Kailey di nuovo tra loro con il sorriso di sempre. 
Aveva spiegato a Mercedes e Kurt quanto Kailey si sarebbe sentita in imbarazzo se avessero tirato fuori di nuovo la faccenda della fantasia, anche solo per scusarsi, e i due si erano trovati d'accordo con lei sul metterci una pietra sopra. Avevano fatto passaparola con tutti gli altri e il clima nell'aula rimase allegro e disteso per il resto del tempo.
Il professor Schuester entrò nell'aula di canto poco prima di Brittany, Santana e della parte maschile del coro.
- Molto bene, ragazzi. - Disse il professore, sedendosi a cavalcioni di uno sgabello e fissando uno dopo l'altro i volti dei ragazzi davanti a lui. - Come sapete sabato è Halloween. -
- Certo che lo sappiamo. Stiamo già organizzando serata horror e pettegolezzi a casa mia. - Disse Kurt, prendendo Blaine per mano e ammiccando a Mercedes e Rachel.
- Mi dispiace per la tua serata, Kurt, ma ho altri piani per l'Halloween del Glee club. -
Tredici paia di occhi lo fissarono, chi stupiti chi sconvolti, ma tutti sbarrati per la sorpresa.
- Non vorrà che andiamo in giro a fare dolcetto o scherzetto! - Esclamò Kurt.
- No. Molto meglio. - Disse il professor Schuester.
I suoi occhi brillavano, e quando avevano quella luce i ragazzi del Glee avevano imparato che significava una sola cosa: una bomba stava per essere sganciata. Se avesse fatto vincere loro una guerra o li avrebbe distrutti, nessuno lo avrebbe potuto sapere.
Il professore assaporò
per un momento la tensione e l'attesa che aleggiava nell'aria dell'aula di canto, poi spiegò.
- Una piccola scuola elementare fuori città ha organizzato una festa di Halloween per raccogliere fondi. Hanno bisogno di ristrutturare le palestre, di rampe per i disabili e cose del genere. Il preside Figgins è in contatto con il preside di quella scuola e ha pensato che mandare loro delle guest star avrebbe potuto aumentare il pubblico della serata. -
Un brusio di approvazione serpeggiò tra le file dei ragazzi seduti sui gradini.
- Ma professore, lei crede che siamo abbastanza famosi da... beh, da attirare pubblico? - Disse Finn, senza nascondere il sorriso lusingato che gli si stava allargando sul viso.
Già, non potevano essere così famosi da poter portare dei fan, pensò Jo.
- Le Nuove Direzioni no di certo. Ma i personaggi della Disney possono. - Replicò il professore.
La bomba era stata sganciata. E prometteva distruzione.
- Lei... lei ci sta chiedendo di vestirci da personaggi della Disney per andare ad animare una festa di ragazzini? E tutto completamente gratis? - Disse Puck, con un sopracciglio alzato.
Santana era talmente inorridita da avere la faccia bloccata in un'espressione di disgusto, mentre Kailey aveva gli occhi che brillavano. Un vago disagio si era impadronito di lei al pensiero di travestimenti, principi e fantasia... ma "fare finta" era la cosa che le riusciva meglio fin da quando era una bimbetta e non si sarebbe mai fatta sfuggire un'occasione del genere.
- E poi penso che abbiamo tutti bisogno di mettere le ali alla nostra fantasia. Quello che è successo a Kailey settimana scorsa mi ha fatto capire che siamo tutti con i piedi troppo piantati a terra. Appassionarci a un film, a un telefilm, a un cartone animato o a un libro può aiutarci a capire noi stessi e quello che vogliamo dalla vita. - Disse il professore.
Kailey lo guardava ammirata e commossa. Adorava il professor Schuester. Si ripromise di uscire dal McKinley con il massimo dei voti in spagnolo.
- Ecco quello che vorrei da voi. - disse alzandosi in piedi e avvicinandosi a loro per poter parlare a voce più bassa ed essere più convincente. - Vorrei che vi organizzaste e che ognuno di voi trovi un personaggio. Cercate quello che vi somiglia di più, ma soprattutto quello che sentite più simile a voi, quello con cui vi sentite più in sintonia. Procuratevi il costume e presentatevi qui sabato sera per andare a quella festa. -
Kailey si guardò intorno. Le facce erano ancora bloccate sulla stessa espressione scandalizzata e orripilata.
- Professore, la prego, non può parlare sul serio. - disse Artie.
- Non voglio obbligarvi. Mi rendo conto che sia sabato sera e che sia una serata di impegno assolutamente gratis... però pensateci. Potrebbe essere un'esperienza interessante. Guardate i cartoni che hanno segnato la vostra infanzia, riscoprite i personaggi che hanno riempito i vostri sogni quando eravate dei bambini... e per lunedì prossimo voglio che portiate una canzone da un cartone della Disney, magari proprio dal vostro preferito. - Disse.
Gli occhi del professore brillavano e vedeva che una scintilla di curiosità si era accesa negli occhi di molti altri, sebbene fosse ancora sepolta da una montagna di scetticismo. Il modo migliore per capire una persona è calarsi nei suoi panni, no? Sperava di poter dare modo a tutti di capire cosa provava Kailey
: non gli sembrava giusto che lei fosse l'unica esclusa dalla politica del Glee club basata sull'accettare gli altri - e sè stessi - esattamente come si è.

☆☆☆



U
na mail perentoria di Rachel aveva obbligato tutti i membri del Glee a presenziare a una riunione straordinaria il giorno successivo, a pranzo.
Erano tutti seduti attorno a uno dei tavoli della mensa, con i vassoi ancora mezzi pieni e stavano ascoltando Rachel che pontificava su quanto poteva essere interessante quell'iniziativa proposta da Schuester.
- Io poi ho già pensato al mio personaggio. - Disse con sussiego.
- E ti pareva. - Bofonchiò Mercedes.
- È stata una specie di illuminazione. - continuò Rachel imperterrita. - Ieri sera stavo ascoltando le canzoni della Disney su YouTube per cercare di entrare nel "mood" della situazione e mi è parso di sentire me stessa. Una piccola città, un posto tranquillo... pieno di piccola gente. -
Nella mente di Rachel si vide camminare verso la scuola con una musica di sottofondo.

Little town, it's a quiet village
everyday like the day before
Little town, full of little people
waking up to say...


La gente attorno a lei parlava, parlava alle sue spalle e diceva quanto lei fosse strana, sopra
le righe, buffa e anormale.
Non sapevano che lei voleva "molto più di quella vita provinciale."
Quando nella sua mente l'immagine della folla intera del McKinley che cantava "she really is a funny girl, Rachel" si spense, si rese conto di aver lasciato l'intera tavola sbigottita.
- Oh, insomma... penso che possa essere una cosa interessante e poi noi del Glee abbiamo sempre avuto un sacco di problemi a trovare dei soldi. Il minimo che possiamo fare è cercare di aiutare chi ha gli stessi problemi, ma meno mezzi per risolverli! -
- Rachel ha ragione. - Disse Blaine.
- Le dai ragione? - disse Kurt stupito. - Non hai sempre detto che trovavi i personaggi della Disney terribilmente noiosi? -
- Sì, ma è anche vero che lo stiamo facendo per una giusta causa. E credo di aver già pensato a un buon personaggio. - Disse Blaine con un sorriso luminoso.
Era seduto accanto a Kurt e gli teneva un braccio attorno alle spalle con aria protettiva. Ogni volta che Kurt parlava con lui, Blaine sorrideva e gli occhi gli brillavano. Jo non riusciva a smettere di pensare quanto fosse carino... e quanto fosse innamorato di Kurt.
- E cioè? -
- Hai presente il principe Filippo? - Disse con un sorriso dolce.
Jo si immaginò Blaine con una casacca, un paio di calzoni aderenti e un mantello rosso e sorrise. Sì, sarebbe stato un principe Filippo perfetto.
- E mi spieghi per quale assurdo motivo hai deciso di fare quel bellimbusto? -
- Perché la canzone che canta mi piace molto... e poi perché lo trovo molto sexy. -
Aggiunse con un sorriso, scoccando un sorriso malizioso a Kurt.
Suo malgrado, il sopranista dagli occhi azzurri arrossì e sorrise.
- Non ti aspetterai che io mi vesta da Aurora, spero. - Replicò. - Il suo abito è terribile. -
Blaine rise, di una risata limpida e argentina che contagiò praticamente l'intero tavolo. Diede un bacio sulla guancia a Kurt e poi rispose:
- No, certo. Anche se saresti un ottimo compagno per Once Upon a Dream. - Disse Blaine. - Sempre che tu non voglia esimerti da questa iniziativa. -
Kurt distolse gli occhi, prendendo una fetta di mela dal vassoio e masticandola pensieroso.
Jo sorrise tra sé: sapeva che Kurt avrebbe ceduto, glielo si leggeva in faccia.
- Io non ho idea di chi potrei interpretare. - Disse Finn cupamente. - Non ho mai guardato i cartoni della Disney, non ho nemmeno idea di chi siano i personaggi! -
- Se Rachel fa Belle a te tocca la Bestia. - Propose Puck.
- La Bestia? - Domandò Finn, per nulla convinto.
- Una grossa parrucca, una bella maschera di Halloween... - Propose Puck - E hai risolto. E nessuno ti potrà riconoscere, il che è anche la parte migliore. -
- Non è questo lo spirito. - Intervenne all'improvviso Kailey - Il professor Schuester vuole che ci vestiamo da un personaggio che ci rappresenta, da qualcuno che ci... somiglia. Come Rachel che vuole più della mediocre vita di Lima o Blaine che si innamora di una persona dalla voce stupenda. -
Kurt si sentì chiamato in causa e si aggiustò il ciuffo, cercando di non far notare quanto si sentisse in piacevole imbarazzo.
- Quindi cosa proponi? Hai un personaggio per tutti noi, immagino. - Disse Mercedes.
- Oh, no. - Rispose Kailey, arrossendo. - No, affatto. Non ho intenzione di imporvi nessun personaggio. Volevo solo che... che capiste il senso della proposta del professor Schue. -
Attorno al tavolo scese il silenzio, mentre tutti si dedicavano al pranzo.
Rachel però non aveva intenzione di mollare e verso la fine della pausa pranzo disse a tutti che si sarebbero ritrovati venerdì pomeriggio in aula canto per organizzarsi per bene.
- Ho di meglio da fare che vestirmi da cretino e andare a intrattenere una trentina di pupattoli, Rachel. - Disse Puck. - Ho la partita, la palestra, un paio di appuntamenti con ragazze mozzafiato e un sacco di altri impegni. -
- Mi trovate d'accordo con Puck. - Disse Kurt. - Anche se con altre motivazioni. Trovo terribilmente fastidiosi i personaggi della Disney e non ho nessuna voglia di spacciarmi per un bellimbusto etero dall'aspetto mozzafiato e i muscoli guizzanti. Nessun personaggio della Disney mi somiglia, né dentro né fuori. -
Blaine aprì la bocca per dire qualcosa, ma fu interrotto da Artie: fino a quel momento aveva assistito alla discussione senza dire niente.
- Anche io non penso di venire. -
- Oh. Perché? - Disse Kailey, sinceramente dispiaciuta.
"Uno a uno, palla al centro." Pensò Jo. Anche la sua amica pareva cotta di Artie.
- Non esistono personaggi della Disney in sedia a rotelle. Non sarei credibile. - Disse il ragazzo guardandola negli occhi con un'espressione colma di dispiacere.
Prima di ricevere una qualunque risposta, Artie aveva voltato la sua sedia a rotelle e si era allontanato verso le aule, lasciando tutti - e Kailey soprattutto - dispiaciuti e immobili sulla porta della mensa.
- Ci vediamo venerdì pomeriggio. - Ribadì Rachel, sorridendo solare. - Per quel giorno avremo tutti un personaggio, vedrete. Basta pensarci un po' su. -
Finn si voltò verso di lei, rivolgendole uno dei suoi dolcissimi mezzi sorrisi. Quel mezzo sorriso fece accendere una lampadina nel cervello di Kailey.
Una lampadina... era proprio la parola giusta.
- Ho trovato! - Esclamò allegramente.

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Capitolo 10
*** Dieci ***


dieci

sabato sera, scuola elementare Wyatt






Davanti alla scuola elementare c'erano decine di macchine parcheggiate e la pioggia che era caduta per tutto il giorno sembrava aver deciso di concedere una tregua ai ragazzi di Lima.
Dall'interno della palestra, addobbata con carta crespa nera e arancione e decine di zucche di plastica illuminate in ogni angolo, venivano le voci dei bambini e un sottofondo di inquietanti effetti speciali musicali.
Kailey era ferma sulla porta nel suo vaporoso abito rosa e batteva con impazienza un piede a terra: Jo si era allontanata per recuperare gli altri che aveva visto arrivare in macchina e ancora non era tornata. Kailey pensava con rabbia che non era possibile che si sentisse a disagio: per tutta la vita faceva finta di essere una principessa e in quel momento si sentiva terribilmente ridicola. Aveva deciso di vestirsi da Ariel - l'unica principessa che condivideva con lei i capelli rossi - anche se senza troppo entusiasmo. Il vestito rosa, cucito a mano da lei e con sotto decine di strati di tulle, era ampio e bellissimo... ma lei si sentiva una completa imbecille. Era certamente meglio che presentarsi in mezzo ai bambini con un costumino lilla e una coda da sirena, certo, ma si sentiva comunque un pesce fuor d'acqua. Ridacchiò tra sé al pessimo gioco di parole.
- Mi sbagliavo, ragazzi, si sta divertendo. - Disse la voce allegra di Jo alle sue spalle. - Avevo detto loro che saresti stata a disagio, ma vedo che sei di ottimo umore. -
La sua migliore amica portava un paio di pantaloni azzurri, un top dello stesso colore e una fascia con un gioiello tra i capelli neri. Jasmine in confronto sarebbe sembrata leziosa e patetica, Jo invece era di una energia e una personalità incredibile.
Accanto a Jo c'era un principe Filippo veramente niente male, con un gilet marrone e i capelli ordinati in una elegante riga laterale: Blaine teneva in mano il cappello con la piuma e il mantello rosso era drappeggiato sulle sue spalle con charme incredibile. Al suo fianco c'era Kurt. Portava una camicia bianca, un paio di pantaloni scuri e una fascia rossa in vita e con i suoi occhioni azzurri era inconfondibile. Kailey arrossì al pensiero di essere la controparte femminile dello stesso film. Sperava solo che i bambini non avrebbero urlato "bacio, bacio" o qualcosa del genere: sarebbe stato molto imbarazzante.
Finn e Rachel, invece, erano incredibilmente belli: Rachel portava uno scamiciato azzurro, una camicetta bianca e un grembiule dello stesso colore; i capelli castani erano raccolti in una coda di cavallo ornata da un fiocco turchese ed era davvero molto simile a Belle. La ragazza teneva per mano Finn, il più alto Aladdin che la storia della Disney avesse mai conosciuto. Il quarterback si muoveva con evidente imbarazzo, togliendo di continuo il grosso cappello con la piuma e guardandosi i calzoni bianchi come se temesse di vederli sparire da un momento all'altro. Era inutile che Rachel continuasse a ripetergli quanto fosse bello: Finn aveva scritto in faccia quanto si sentiva a disagio.
Mercedes invece era bellissima, con quel vestito verde pallido e i capelli raccolti con un fiore di stoffa... e sembrava anche stranamente a suo agio. Ma la sorpresa più grande per Kailey fu vedere anche Puck, Santana e Brittany con loro. Santana aveva un vestito da Pocahontas veramente meraviglioso e i suoi lunghi capelli neri le ondeggiavano, lisci e lucenti, sulla schiena. Se c'era una persona che poteva rendere la Pocahontas dei cartoni una persona reale, quella era sicuramente Santana Lopez. Esclusa l'espressione di vago disappunto che le si leggeva negli occhi (forse dovuta al fatto di aver dimostrato di non avere niente di meglio da fare quel sabato sera) era veramente perfetta. Brittany aveva un vestitino verde minuscolo, un paio di ballerine dorate e un paio di grandi ali sulla schiena. Con i capelli raccolti nello chignon sulla testa sembrava veramente Trilli, merito anche dei suoi occhi azzurri a mandorla, che la rendevano molto simile a un folletto. A completare il quadretto c'era Puck: maglia, giacca larga, calzoni e stivali.
- Mmm.. e tu chi saresti? - Domandò Kailey dubbiosa.
Puck si fece avanti con la sua aria da duro, afferrando i lembi della giacca e guardandola dall'alto in basso.
- Sono il simbolo della gioventù ribelle che non accetta i limiti imposti dagli adulti, carina. Il mio nome è Jim Hawkins. -
L'immagine del protagonista del Pianeta del Tesoro si materializzò nella mente di Kailey e sul suo viso si allargò un sorriso luminoso. Sì, Jim era proprio il personaggio perfetto per Puck: un duro dal cuore d'oro.
- Beh, che fate qui sulla porta? Entriamo! - Esclamò Jo allegramente, spingendo la porta della scuola e facendo strada a tutti gli altri.
Il professor Schuester li raggiunse con indosso un paio di jeans, un cappello da cowboy, un foulard rosso al collo e un paio di stivaloni.
- Non è riuscito a rinunciare al gilet neanche a stasera, eh, professor Schue? - Disse Mercedes sorridendo, alludendo all'orribile gilet muccato che il professore sfoggiava sopra la camicia a quadri.
- Fa parte del costume. - Rispose Schuester ammiccando. - Allora. Vedo che siete tanti... e che siete tutti bellissimi. Bene. Entriamo. -
Si voltò per entrare, poi si girò e disse con un sorriso imbarazzato:
- Una sola cosa... stasera non siete voi, mai vostri personaggi. Cercate di... "stare sul pezzo", ok? E divertitevi. - Disse poi, voltandosi per aprire la porta della palestra.
Non erano passati nemmeno cinque secondi da quando Kailey e Jo avevano messo piede nella palestra che si videro assalite da una dozzina di bambine vocianti.
Chi voleva una foto, chi un abbraccio o chi un sorriso. Una bambina chiese a Kailey se poteva vedere le sue branchie, un'altra invece le disse con aria di disappunto che "la vera Ariel aveva gli occhi azzurri, non verdi”. Ben presto Kailey si ritrovò a parlare di Atlantica con aria ispirata assieme a gruppetto di piccine vestite da fate e principesse. Jo, vedendola nel suo elemento, si allontanò. Puck stava esibendosi in un duello
con Finn con le spade fatte di palloncini e un gruppetto di bambini li stava imitando, mentre Rachel cantava assieme a un gruppo di bambine più grandi.
Jo si avvicinò a Blaine, fermo accanto al buffet.
- Stai molto bene con i capelli sciolti, Jo. - Le disse con un sorriso.
- E tu hai proprio l'aria da damerino delle Dalton con quella pettinatura. - Rispose Jo, impedendosi di emozionarsi per il complimento appena ricevuto.
- La mia natura da qualche parte doveva pur venire fuori. Canterai con Finn lunedì? -
Jo scosse la testa.
- Non credo proprio... penso che cederò il mio posto a Rachel. -
- Ma lei è Belle. -
Jo si strinse nelle spalle.
- Perché non c'è Aurora? - disse un bambino, tirando la casacca beige di Blaine.
Doveva avere al massimo sette anni, portava un vestito da zombie con tanto di trucco cadente sul viso e aveva due grandissimi occhi color cioccolata.
- Oh, beh... -
- Perché lui è innamorato del principe Eric. - Disse Jo con innocenza.
I grandi occhi del bambino si dilatarono e soppesarono Jasmine per un momento.
- Mi prendi in giro? - Disse.
Blaine rideva talmente all'espressione stupita del bambino che non riuscì nemmeno a rispondere. Fu Jo a sorridere, a chinarsi verso il bimbo e a dirgli:
- Certo, scherzavo. Aurora è a casa... sai, a una certa ora le viene sonno. -
Il bambino la squadrò con aria non convinta, si vedeva che non aveva capito la battuta.
- Però abbiamo Trilli, l'hai vista? - Disse Jo, indicando Brittany.
La ragazza stava facendo la fila per avere anche lei un palloncino colorato assieme a un gruppetto di bambini sui sei anni.
- Non è Trilli per davvero. -
- Ah no? -
- Trilli è piccola. - Sbottò il bambino con aria seria.
- Noi l'abbiamo ingrandita così la potete vedere tutti. - Intervenne Blaine.
- Ma il cervello è rimasto alle dimensioni iniziali. - Continuò Jo.
Il bambino li guardò ridere e sorrise anche lui, anche se non aveva capito la battuta.
- E tu perché non sei con Aladdin? Avete litigato? - Disse a Jasmine.
- Purtroppo sì. - Disse Jo con un sospiro. - Lui si è innamorato di Belle. -
Il bambino alzò un sopracciglio.
- Di Belle? -
- Già. Vedi, è lì vicino a lei. - Disse indicando Rachel, seduta a cantare. Tra i bambini che la ascoltavano c'era anche Finn, che sembrava ancora più grande tra tutti quelle teste piccoline.
- Secondo me sei più bella tu. - disse il bambino.
- Nessuno ne ha dubbi. - Intervenne Blaine - Ma Aladdin non è molto intelligente. -
Il bambino annuì vigorosamente.
Ben presto attorno a Blaine e Jo si creò un gruppetto di ragazzini, tutti pronti a sentire i commenti buffi e pungenti che la principessa Jasmine e il principe Filippo avevano per tutti i loro amici Disneyani. Blaine cercava di addolcire i toni, ma Jo era talmente creativa che finivano sempre per ridere e per far ridere tutti i bambini. Verso le dieci i bambini iniziarono a diminuire e ben presto il professor Schuester radunò tutti i suoi ragazzi. Jo aveva le guance rosse e gli occhi luccicanti per il gran ridere, Kailey sembrava al settimo cielo (un paio di bambine le avevano fatto i complimenti per il vestito rosa e vaporoso che la metteva tanto in imbarazzo) e tutti gli altri si erano divertiti molto. Brittany sfoggiava un cappello buffo fatto con un palloncino azzurro e Finn e Puck avevano entrambi un gran fascio di disegni sottobraccio.
Erano tutti seduti sulle minuscole panche della palestra e Schuester si avvicinò a loro ancora nel suo completo da Woody, accompagnato da un uomo sulla sessantina.
- Ragazzi, lui è il signor Trapp, il preside della scuola. -
- Volevo ringraziarvi. - disse. Aveva un'aria paterna e molto dimessa... o forse era solo il completo di tweed marrone scuro con i gomiti lisi a dare quell'impressione. - Avete reso questa festa divertente e piacevole, i bambini erano tutti entusiasti e abbiamo ricevuto molte più offerte di quanto speravamo. Grazie, grazie di cuore. -
Mentre uscivano, Puck sembrava piuttosto irritato.
- Sì, certo, grazie. Poteva darci qualcosa di più consistente di una stretta di mano. - Disse.
- Avanti, Puck, ammettilo: ti sei divertito anche tu. - Disse Finn.
Teneva per mano Rachel e si era finalmente liberato dello scomodo cappello con la piuma, quindi era decisamente di ottimo umore. Puck scrollò le spalle, forse non riusciva a trovare un modo abbastanza da duro per rispondere a quella piccola verità. Brittany, vagamente insonnolita e con le ali tutte storte sulla schiena, camminava abbracciata a Santana mentre Mercedes e Kurt erano in coda al gruppo. Jo e Kailey erano a braccetto e camminavano svelte davanti a tutti. Blaine era vicino a Jo e rideva con lei delle cose successe durante la serata.
Jo stava salendo sulla macchina di Kailey quando fu attirata da delle voci nella via silenziosa.
Un paio di macchine più indietro, dall'altra parte della strada, c'erano Blaine e Kurt.
- Io non mi sono divertito affatto! - Stava dicendo Kurt con foga.
- Kurt, calmati... -
- Non mi calmo, Blaine! Sono venuto a questa dannatissima festa per stare con te, mi sono vestito da questo stupidissimo principe per passare una bella serata in tua compagnia e tu non mi hai degnato di uno sguardo! -
- Amore... -
- Non chiamarmi amore! Non mi hai trattato come il tuo innamorato per l'intera sera! -
La voce di Kurt era stridula e alterata dalla rabbia. Il ragazzo aprì la portiera della macchina e salì sbattendola con tutta la forza che aveva. Jo sussultò e vide Blaine salire al posto di guida e chiudersi la porta alle spalle.
- Jo? - Disse Kailey - Ti sei pietrificata? O per caso hai visto un tappeto volante? -
Jo scosse la testa e salì in macchina. Vedere la discussione tra i due ragazzi l'aveva turbata, si sentiva vagamente in colpa: aveva passato tutta la sera con Blaine senza nemmeno pensare a Kurt. Già, chissà dov'era stato per tutta la sera.
- Tutto a posto? - Domandò Kailey, armeggiando con il vaporoso abito rosa per tentare di riuscire a vedere cambio e pedali.
- Sì, sì, certo. -
- Cosa c'è che non va? -
- Hai visto cos'ha fatto Kurt tutta la sera? -
- L'ho visto assieme a Mercedes per un po', poi mi sono messa a chiacchierare con delle bambine e non ci ho più fatto caso. Perché? -
- Niente, così. -
- Perché tu hai passato tutta la serata con Blaine e ti senti in colpa? -
Jo la guardò in silenzio e poi annuì.
- Kurt è grande e Blaine lo ama davvero. Vedrai che lunedì mattina sarà tutto a posto. -
- Spero che tu abbia ragione. - Mormorò Jo.
Ma la cosa che le dispiaceva di più era il fatto di aver sentito una vera alchimia tra lei e Blaine: si erano divertiti e nessuno dei due aveva pensato ad altro per tutta la sera. Ma voleva troppo bene a Kurt per esserne veramente contenta.

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Capitolo 11
*** Undici ***


undici

lunedì pomeriggio, aula di canto






Quel lunedì pomeriggio il Glee club si era ritrovato in aula in perfetto orario. Tutti parlavano concitati della serata di sabato e a sentire i commenti di tutti pareva che si erano divertiti moltissimo. Tina e Mike erano letteralmente sommersi dai racconti e dalle risate e sembravano dispiaciuti al pensiero di non essere stati presenti. Kailey era seduta al suo posto ed era veramente agitata: aveva deciso di cantare anche lei, ma non era sicura di farcela. In più aveva una voglia matta di vedere Artie e di parlarci: era rimasta così male quando non l'aveva visto alla festa.
Quando il ragazzo arrivò in aula, Kailey gli andò incontro con un sorriso dolce e imbarazzato insieme.
- Ehi. -
- Ehi. -
- Mi è dispiaciuto non averti visto sabato. È stata una bella serata. -
- Sì, ho visto le foto su MySpace. Il tuo vestito era molto bello. - Disse Artie, piatto.
- Sei arrabbiato con me? -
- Con te? No di certo. Sono arrabbiato con il fatto di essere su questa sedia, che mi ha impedito di venire alla festa. -
- Ma potevi venire lo stesso! -
- Per fare chi? Non esiste nessuno che io possa impersonare, Kailey. Escluso Wall-e, forse, ma non è esattamente chi aspiro di diventare. Non conosco nessun personaggio per bambini che sia in sedia a rotelle. -
Il ragazzo la superò lasciandola senza parole e raggiungendo gli altri seduti in prima fila.
- Bene, chi inizia oggi? - Disse il professor Schuester, appoggiando la borsa sul pianoforte a coda e sfregandosi le mani con aria emozionata.
- Niente gilet muccato stamattina? - domandò Santana.
- Anche tu hai abbandonato i mocassini, Santana. - Disse il professore con un sorrisetto.
- Iniziamo noi. - Disse Finn, alzandosi in piedi e prendendo Rachel per mano.
La ragazza annuì, mettendosi i capelli dietro le orecchie.
- Ma... Belle e Aladdin non c'entrano niente l'uno con l'altra. - Intervenne Mercedes. - Io avevo capito che dovevamo cantare una canzone dal cartone che avevamo scelto! Voi due non potete cantare insieme! -
- Aspetta e vedrai. - disse Finn.
Iniziò Rachel, cantando la ripresa di Bonjour con tutta la passione e il sentimento che aveva: si sentiva veramente simile a Belle, incastrata in una vita che non le piaceva, in mezzo a gente che non si rendeva conto di quanto noiosa fosse la vita in quella città.

I want adventure in the great, wide somewhere

I want it more than I can tell
And for once it may be grand to have someone understand
I want so much more than they've got planned


In quel momento vicino all'ispiratissima Rachel apparve Finn con una mano tesa.
- Ti fidi di me? - Disse con il suo mezzo sorriso.
Kailey sorrise. Quando aveva visto quell'espressione la settimana prima aveva subito pensato ad Aladdin, al "diamante allo stato grezzo", al ragazzo dal cuore d'oro che si vergogna un po' di chi è davvero e pensa di essere meglio sotto mentite spoglie. Era un personaggio perfetto per Finn.
Rachel prese la mano che Finn le tendeva con uno dei sorrisi luminosi che riservava solo a lui e Finn iniziò a cantare:

I can show you a world,
shining, shimmering and splendid
tell me princess now, when did
you last let your heart decide?

Il duetto forse non aveva centrato in pieno la consegna del professore, ma le voci di Finn e Rachel, unite, erano meravigliose come sempre. Quando la canzone terminò, Finn abbracciò Rachel con tanto trasporto da strappare un altro applauso al resto del Glee club.
Dopo di loro cantò Mercedes e la sua energia non ebbe bisogno di nessun costume e di nessun partner per far rimanere tutti senza fiato.

People down here think I'm crazy, but I don't care
Trials and tribulations, I’ve had my share
There ain't nothing gonna stop me now
‘Cause I'm almost there

Le parole, la musicalità... Mercedes era una Tiana perfetta. Come lei aveva l'energia, l'entusiasmo e la voglia di lavorare sodo per sfondare, sapeva di avere tutte le carte in regola per realizzare i suoi sogni. E poi la sua voce era l'ideale per quella canzone un po' jazz, anche se forse era diversa da tutte quelle che Mercedes aveva cantato fino a quel momento. In uno scroscio di applausi la ragazza concluse la sua canzone, sorrise e disse:
- Sono contenta che ci abbia dato questo compito, professor Schue. - Disse con dolcezza - Non pensavo di avere così tante cose in comune con una principessa Disney. -
- Ringrazia Kailey e la sua fissazione per le favole. - Disse il professore con un sorriso.
Santana scese dopo di lei al centro dell'aula per cantare.

I look once more
Just around the riverbend
Beyond the shore, where the gulls fly free

Aveva cantato con lo stesso spirito di Pocahontas, sentendosi confusa e irrequieta come la principessa indiana di cui aveva vestito i panni il sabato precedente. I suoi occhi sfuggivano di continuo verso la bionda Cheerios in terza fila, pieni di qualcosa che nessuno dei presenti riusciva a decifrare.
Puck si esibì in una superba e aggressiva versione di I'm Still here" dei Goo Goo Dolls, colonna sonora del Pianeta del Tesoro.

And how can the world want me to change
They're the ones they stay the same
They can't see me, but I'm still here


Terminò l'esibizione lanciando uno dei suoi sguardi da bello e dannato alle ragazze sedute sugli spalti, ma la canzone che aveva scelto era così bella da strappare comunque un applauso a tutti.
"È un bravo cantante - pensò Kailey - se si desse un po' meno arie sarebbe un ragazzo veramente in gamba."
La voce del professor Schuester interruppe i suoi pensieri:
- C'è qualcun altro? -
- Io avevo preparato una canzone. - Disse Blaine. - Ma non ho un partner per cantarla, perciò per stavolta credo che lascerò perdere. - Aggiunse amaramente.
Jo lo guardò, ancora più bello con quell'aria triste, seduto vicino a Tina e Mike. Kurt non lo stava nemmeno guardando, seduto vicino a Mercedes e con gli occhi fissi sul pianoforte.
"Non hanno ancora fatto pace." Pensò con tristezza. Non riusciva a smettere di sentirsi in colpa per quello che era successo.
- Professor Schue, se nessuno deve cantare... vorrei cantare io. - Disse Kailey.
- Ma certo, Kailey. - Disse il professore di spagnolo, leggermente stupito dall'intraprendenza della più timida delle sue studentesse.
Kailey scese i due gradini e si voltò verso i ragazzi del Glee Club. Riusciva quasi a vederli ancora nei costumi di Halloween, divertiti e perfettamente calati nella loro parte di principi e principesse.
- Non ero sicura di voler fare Ariel. - disse Kailey - Ma poi ho pensato a questa canzone. L'anno scorso l'ho cantata così tante volte... che ho capito che era il pezzo giusto. Ariel non aveva paura di cantare davanti agli altri e in questo momento io non sono Kailey, sono Ariel. Per questo non ho paura di cantare davanti a tutti voi. -

I don't know when, I don't know how
But something's starting right now
Watch and you'll se, someday I'll be
Part of your world


Le note della canzone si spensero in sottofondo e Kailey ricevette gli applausi arrossendo.
Per terminare il pomeriggio, il professor Schuester aveva preparato una piccola sorpresa. Fece cenno alla band di iniziare e poi chiamò tutti i ragazzi attorno a sé. La versione corale di una bella canzone dei Cranberries riempì l'aula di canto e ricordò a tutti quanto poteva essere bello cantare in compagnia, senza competizioni, limiti e problemi.

We used to be so free
We were living for the love we had and
Living not for reality
It was just my imagination

Quando la riunione terminò e tutti stavano uscendo dall'aula, Kailey si sentì chiamare.
- Vorrei dirti due parole. - Disse il professor Schuester.
- Ti aspetto nel parcheggio. - Disse Jo, capendo che il professore voleva parlarle in privato.
- Siediti. - Disse Schuester a Kailey, accennando allo sgabello del pianoforte.
Kailey si sedette e il professore spostò lo sgabello rotondo vicino a lei.
- Spero che tu ti sia divertita, sabato sera. - Esordì il professore.
- Moltissimo. -
- Ascolta, Kailey. Con questo compito volevo che tutti capissero quanto può essere bello riscoprire la fantasia e la parte "bambina" che c'è dentro di noi. Però ci ho pensato molto e credo che Mercedes avesse ragione quando ti ha detto che è ora di crescere. -
Kailey si irrigidì e il suo viso mutò espressione.
- Non devi perdere la tua fantasia, è bello avere un modo per non annoiarsi mai o per... migliorare una giornata storta. Può essere bello fare i doveri di casa se canti come Cenerentola, non lo metto in dubbio, ma non devi mai fare finta di essere qualcuno che non sei. Usa la tua fantasia per creare cose nuove, non per trasformare te stessa in qualcun altro. È una cosa che va bene la sera di Halloween o sopra un palcoscenico, ma nella vita reale devi essere solo tu. Non importa se sei timida o estroversa, se sei una diva come Rachel o Mercedes o timida e impacciata. Se sarai te stessa non sarai mai ridicola. -
Kailey abbassò gli occhi, cogliendo quanta verità e sincerità ci fosse in quelle parole.
Il professore di spagnolo le posò una mano sulla spalla con fare paterno.
- Hai una grande immaginazione, Kailey. Usala come un'arma, non come uno scudo. Crea, inventa e sperimenta, metti a frutto la tua fantasia per fare qualcosa di nuovo, ma non usarla per diventare qualcun altro solo perché hai un vestito diverso addosso. -
Kailey annuì, sorridendo timidamente.
Nel frattempo Jo stava aspettando Kailey vicino alla sua macchina. Vide Blaine avvicinarsi: camminava con aria mesta e le mani affondate nelle tasche del cappotto grigio. Sembrava veramente a terra.
- Ehi, Blaine. - Disse quando lui le passò vicino.
Blaine alzò gli occhi e tentò un sorriso spento.
- Che succede? Speravo di sentirti cantare. - Disse Jo, senza fargli capire che aveva assistito alla discussione tra lui e Kurt.
- Io e Kurt abbiamo litigato. Perché ha detto che non gli ho dato nemmeno cinque minuti
della mia attenzione, sabato sera. Tutto perché ho passato l'intera serata con te. Ho cercato di dirgli che mi stavo solo divertendo... ma lui è così geloso! -
- Geloso? Di me? Ma se sono una ragazza! - Rispose Jo ridendo.
Blaine rimase in silenzio per un momento, poi disse:
- Infatti. Gliel'ho detto, ma non ha voluto sentire ragioni. -
- Magari dovresti farlo sentire importante. Organizza una serata solo per voi. -
- Ma se nemmeno mi parla! -
- Kurt è innamoratissimo di te ed è terribilmente ostinato... vai a casa sua con delle belle parole... o magari con una bella canzone. Dopotutto è così che Eric si innamora della Sirenetta. -
Blaine alzò gli occhi verso Jo e la ragazza notò che avevano ripreso la luce di sempre.
- Hai ragione. - Disse con rinnovato entusiasmo.
Si raddrizzò, sistemò la sciarpa attorno al collo e fece per allontanarsi. Poi si voltò e si fermò davanti a Jo, guardandola negli occhi con tanta intensità da farle girare la testa. Le posò una mano sulla spalla e la strinse con affetto.
- Grazie, Jo. - Disse con un sorriso dolcissimo.
Un momento dopo era lontano nel parcheggio, lasciando una Jo senza fiato e con le ginocchia molli dietro di sé. Kailey la trovò così, con le guance rosse e confusa, quando arrivò nel parcheggio.
- Sembra che hai appena visto un fantasma! -
- Magari. - Borbottò Jo.
- Che ti è successo? -
- N-niente. - Disse Jo.
- Quando dici niente in quel modo è sempre "qualcosa". - Disse Kailey.
- Ehi, quella è la mia battuta! - Esclamò Jo ridendo.
Kailey la prese sottobraccio e si avviò alla macchina, ripensando a quello che le aveva detto il professor Schuester. La parte di Kailey era certamente il ruolo che le veniva meglio.

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Capitolo 12
*** Dodici ***


dodici

venerdì mattina, liceo McKinley





Il vento fischiava attorno al McKinley, in quel buio pomeriggio di metà novembre. Il cielo era basso, grigio, nuvoloso e minacciava di nuovo pioggia.
Kailey sospirò: non aveva fatto altro che piovere, nelle ultime due settimane.
I giorni passavano rapidamente, le provinciali erano alle porte e il Glee club era in fermento: Rachel continuava a proporre nuovi pezzi ogni lunedì mattina, tanto che il professor Schuester aveva serie difficoltà nel proporre nuovi spunti e nuovi temi per farli cantare. Quella settimana aveva proposto di fare una ricerca sulla musica di Andrew Lloyd Webber, ma Kailey aveva la testa da un'altra parte: quel lunedì pomeriggio, subito dopo le prove, Artie le si era avvicinato e le aveva chiesto di uscire.
Lei non era riuscita a fare altro che balbettare qualcosa di incomprensibile cercando una risposta, poi aveva detto che gli avrebbe fatto sapere.
Mentre il professor Rosenberg spiegava, continuava a guardare il cellulare posato nell'astuccio. Doveva rispondergli? Doveva accettare il suo invito? Non aveva niente da fare quel sabato sera e uscire con Artie le avrebbe fatto decisamente piacere... se non avesse temuto di essere ancora più timida e imbranata del solito.
Senza Jo, senza nessuno vicino a parte Artie, come avrebbe potuto cavarsela?
Il cellulare vibrò e Kailey sussultò, temendo che qualcuno l'avesse sentito. Nessuno aveva fatto caso a lei, però, nel suo banco in ultima fila. Un paio di giocatori di football stavano giocando con i loro smartphone mentre il professore declamava dei versi in inglese arcaico.
Tutto come al solito.
Kailey fece scivolare il cellulare sotto il banco e lo sbirciò: il messaggio era di Jo.
“Mi hanno detto che sabato sera esci con Artie. In bocca al lupo.”
"Cara Jo, che capisce le cose senza nemmeno che gliele si dica." Pensò Kailey.
Le aveva appena accennato che Artie le aveva proposto di uscire insieme e le era parso che Jo l'avesse ignorata. Sorrise al pensiero di essersi sbagliata e tra le righe si disse anche le aveva detto di andare all'appuntamento. Alzò gli occhi verso il professor Rosenberg, che però stava scrivendo alla lavagna e scrisse velocissima un messaggino sul cellulare.
“Ci vediamo a pranzo.”
Un istante dopo il messaggio era arrivato sul telefonino di Artie, che vibrò nel bel mezzo della lezione di matematica analitica e lo mise decisamente in imbarazzo.
A pranzo, seduti attorno al solito tavolo dei perdenti, c'erano solo Artie, Kailey, Jo e Blaine. Rachel stava provando una canzone per le provinciali assieme a Finn, Kurt e Mercedes.
- Hanno intenzione di rompersi le corde vocali? Praticamente non dormono più, sono sempre in quell'aula di canto! Non ci sono per nessuno! - Sbottò Jo.
- Quanto hai ragione. - Mormorò Blaine.
Era incredibilmente bello, con quella luce triste negli occhi. Jo gli posò istintivamente una mano sulla spalla, stringendo la giacca di velluto beige a coste. Blaine si voltò verso di lei e le sorrise con dolcezza, scuotendo la testa. Non aveva ancora parlato con Kurt, eppure erano passate quasi due settimane.
Jo si sentiva in dovere di fare qualcosa: lei li aveva fatti litigare, anche se involontariamente, ed era suo compito almeno provare a far fare loro pace.
Artie sembrava di ottimo umore ed era seduto accanto a Kailey con un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro. Portava un gilet bordeaux su una camicia a maniche corte dello stesso grigio dei mezzi guanti con cui girava le ruote della sedia a rotelle.
Jo ingoiò l'ultimo boccone del suo toast e poi si alzò in piedi.
- Via già via? - Domandò Kailey, guardando il suo piatto ancora mezzo pieno.
- Devo fare una cosa. - Disse.
Ammiccò a Blaine e gli fece cenno di seguirla.
Kailey arrossì, pensando che Jo la stava lasciando sola con Artie per permetterle di parlare con lui in santa pace. Quando i due ragazzi uscirono dalla mensa, Kailey si voltò verso Artie.
- A quanto pare ci hanno lasciati soli. - Disse Artie con un sorriso, spingendo con l'indice gli occhiali sul naso. - Dovevi dirmi qualcosa? -
Kailey abbassò gli occhi e strinse i pugni sulle ginocchia, imbarazzata come non mai.
- Prenoto al Bel Grissino? - Domandò Artie.
- Cosa? -
- Beh, credevo che stessi per dirmi che saresti venuta con me a cena, sabato sera. Mi chiedevo se andasse bene il Bel Grissino. - Rispose lui con un sorriso dolce.
- Va... va benissimo. - Disse Kailey sollevata, sorridendo nonostante le guance rosse.
- Ci vediamo lì alle otto? - Domandò Artie.
Kailey rimase interdetta per un momento, pensava che Artie sarebbe andato a prenderla a casa, ma forse non avevano la macchina adatta per far guidare lui e iniziare un appuntamento con il signor Abrams come terzo incomodo non era l'ideale.
Annuì soddisfatta, scoccando un sorriso ad Artie. Un sorriso che forse era più sincero e solare del normale, perché Artie arrossì bruscamente nonostante il suo self-control.
Jo nel frattempo stava camminando verso l'aula di canto, tanto velocemente che Blaine faceva fatica a starle dietro.
- Jo! Dove diavolo stai andando? -
- A parlare con quella testa dura del tuo fidanzato. -
Blaine la afferrò per una mano e la costrinse a fermarsi.
- Jo, non ficcare il naso in cose che non ti riguardano. - Disse Blaine, severo. - L'ultima cosa di cui ho bisogno è che tu intervenga in questa situazione. -
- Voglio solo esserti utile! Mi sento responsabile di questo pasticcio! -
Blaine sorrise, il cielo grigio al di là delle finestre si specchiava nei suoi begli occhi e Jo sentiva il cuore leggero leggero come un palloncino, intrappolato nel suo corpo e salito verso l'alto a tal punto da mozzarle il fiato. La mano stretta nella mano di Blaine, i suoi occhi luminosi nei suoi e il sorriso di Blaine tra i suoi pensieri: un mix letale per la sua mente.
- Non è colpa tua. - disse Blaine con dolcezza. - La serata è stata splendida e con te mi sono divertito da impazzire. Io mi devo scusare con lui per averlo ignorato, tu non c'entri. -
Jo sbatte le palpebre un momento, cercando di snebbiare i pensieri.
- Apprezzo lo sforzo, Jo, ma davvero. Non c'entri niente. -
Jo annuì, abbassando gli occhi. Blaine le strinse le spalle con le mani e le scoccò un ultimo intenso sorriso prima di sparire lungo il corridoio verso l'aula di canto.
La ragazza rimase immobile ancora per un minuto, con la mano sul cuore che batteva forte e i pensieri completamente confusi nella mente. Se ci fosse stata Kailey, probabilmente le avrebbe detto che cosa le stava succedendo e cosa fare, ma la sua amica lì non c'era.
Chiuse gli occhi e cercò di ritrovare la calma nel cuore e nei pensieri, interrotta solo dal suono della campanella che annunciava l'inizio delle lezioni del pomeriggio.


☆☆☆



Kailey era in piedi davanti al Bel Grissino con l'aria di chi avrebbe voluto essere da tutt'altra parte. Portava un vestito bianco con le maniche arricciate, una giacca di jeans e un paio di scarpette di vernice azzurro scuro. Jo le aveva mandato un messaggino con uno smile sorridente verso le sette, incoraggiandola a dimostrare quanto valeva, ma in quel momento Kailey avrebbe solo voluto scappare urlando per la paura.
- Ehi. - Una voce alle sue spalle la distrasse dai suoi pensieri.
- Artie. - Disse Kailey, vedendo Artie poco più in là sul marciapiede.
- Sei bellissima. - Disse lui ammirato, osservando il vestito e la lunga treccia rossa che le scivolava su un lato del viso.
- Anche tu. - Rispose Kailey, avvampando.
Forse era la magia della serata appena iniziata, ma Kailey trovava Artie più carino che mai.
- Entriamo? Ho una fame da lupi. - Disse Artie.
Kailey annuì, lasciandolo passare per primo.
La serata si rivelò inaspettatamente piacevole. Artie era spiritoso e spigliato, non sembrava affatto intimidito. Raccontò un sacco di storielle divertenti sui ragazzi del Glee, su come Kurt gorgheggiasse per tutto il tempo in camerino prima di una esibizione e di come Rachel si lavasse in modo maniacale i denti prima di salire sul palco. Pettegolezzi e chiacchiere innocenti, battute e commenti spiritosi segnarono l'intera serata, fino al dolce.
Quando la cameriera posò il conto sul tavolo, Kailey lo guardò con aria delusa. La serata era stata molto carina e le dispiaceva moltissimo che fosse già finita.
Allungò una mano verso il biglietto, ma Artie la bloccò, posandoci sopra la propria. Aveva delle belle dita lunghe, perfette per suonare la chitarra... forse le sembravano tanto eleganti perché non portava i mezzi guanti, pensò Kailey, confusa.
- Pago io. - Disse Artie con serietà, sfilando con l'altra mano il conto da sotto la mano della ragazza e lasciando la propria sopra quella di lei.
Posò un paio di banconote sul conto e poi vuotò la propria lattina di Panachè nei due bicchieri. Alzò il proprio e guardò con intensità Kailey negli occhi.
- Al nostro appuntamento. - Disse con serietà, mentre un sorriso si disegnava sulle sue labbra. - Che spero possa essere il primo di una lunga serie. -
Kailey sorrise con dolcezza e non arrossì, mentre il suo bicchiere tintinnava con quello di Artie e ne vuotava il contenuto: anche lei avrebbe voluto altre serate con lui, a ridere e scherzare senza sentirsi a disagio e senza avere bisogno di nessuno che le desse una spintarella per fare la cosa giusta.
Mentre usciva dal Bel Grissino con Artie e lui l'accompagnava alla macchina pensava che era stata una delle più belle serate della sua vita.
- Beh, ci vediamo lunedì a scuola. - disse Artie.
- Grazie della bella serata. - Disse Kailey.
Ci fu un momento di intenso imbarazzo, in cui nessuno dei due riuscì a dire né fare niente.
All'improvviso Artie prese la mano di Kailey e la strattonò verso di sé, posandole un bacio sulla guancia. Kailey si risollevò imbarazzatissima, con le guance ancor più rosse dei capelli.
- Non volevo spaventarti. - Disse Artie. - Avrei evitato lo strattone... se avessi potuto. -
Kailey lo guardò con un mezzo sorriso.
- Non preoccuparti. Ho capito. -
Non doveva essere facile baciare sulla guancia una ragazza quando la cosa che vedi alla tua altezza è il suo ombelico. Poi si chinò verso di lui e gli posò un bacio su una guancia.
- Buonanotte. - Sussurrò, prima di salire in macchina e ripartire a tempo di record.
Non sapeva se aveva scioccato più Artie o sé stessa con quel gesto inaspettato.

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Capitolo 13
*** Tredici ***


tredici

lunedì mattina, nei corridoi






Il lunedì mattina successivo il cielo era turchino e limpidissimo, nessuna nuvola all'orizzonte. Fischiava però un vento così gelido e tagliente che tutte le cheerleader avevano indossato la divisa sul dolcevita e i leggins bianchi. I ragazzi si stringevano nelle sciarpe e nei cappotti mentre entravano a scuola: solo Kailey era ferma stoicamente nel cortile e fissava chi entrava.
- Bu! - Esclamò una voce dietro di lei, facendola sobbalzare.
Mentre Kailey la guardava con aria di rimprovero, Jo le gettò le braccia al collo, abbracciandola forte con tutto il suo entusiasmo.
- Allora, raccontami tutto. - Disse allegramente, prendendola sottobraccio per entrare.
- È stata una bella serata. -
- Tutto qui? Non farti cavare le parole di bocca! Ti ha baciato? -
- Sì. E io ho baciato lui. - Disse Kailey arrossendo e sorridendo.
Jo si fermò all'improvviso nel mezzo del corridoio, tanto che un paio di ragazzi si scontrarono contro di lei e si allontanarono borbottando.
- Tu che cosa? -
- Sulla guancia. -
- Potevi dirlo subito. - Disse Jo tranquillizzata, riprendendo a camminare. - Mi stavo già chiedendo come far uscire la ragazza che aveva preso possesso del tuo corpo. -
- Sono davvero così imbranata? -
- Sì, ma è quello che ti rende adorabile. Ci vediamo a pranzo? -
- Come no? Ci sarà il Glee Club al completo, il professor Schuester ha detto che oggi pomeriggio ci dirà contro chi dobbiamo scontrarci alle provinciali. -
- Preparati al tormento Rachel Berry allora. -
- Ciao ragazze. Che si dice? -
Rachel, con una gonna a pieghe color melanzana e un golfino dello stesso colore con disegnato un cerbiatto si era avvicinata con il suo solito gran sorriso.
- Ci stavamo chiedendo se fossi agitata per oggi pomeriggio, dato che scopriremo i nostri avversari alle provinciali. - Disse Jo.
Rachel raddrizzò la schiena e guardò le due ragazze con condiscendenza.
- Mi rendo conto che per voi sarà la prima esibizione davanti a un vero pubblico, ma vi assicuro che non c'è alcun motivo per essere agitati; non avremo problemi a superare le provinciali, finché ci sarò io a tenere alto il livello. - Disse Rachel con convinzione.
- E nel caso tu non ci fossi? - Domandò Jo con un sorrisetto.
- Niente potrebbe tenermi lontano dalle provinciali. Sono nata per stare sul palcoscenico, è l'unico posto dove mi sento veramente me stessa
.

☆☆☆



All'ora di pranzo, al tavolino del Glee in fondo alla mensa erano seduti proprio tutti. Kailey si avvicinò con il suo vassoio, ma si fermò prima di entrare nel loro campo visivo: il suo animo romantico, più rosa della felpa che portava quel giorno, non riusciva a non lasciarsi toccare dalla scenetta che stava avendo luogo davanti ai suoi occhi.
Rachel era seduta sulle ginocchia di Finn e sembrava ancora più piccola tra le braccia del quarterback. Stavano ascoltando una storiella di Mercedes che doveva essere molto buffa, a giudicare dalle loro espressioni divertite. Anche Tina e Mike avevano dato un momento di tregua alle loro effusioni per seguire la storia di Mercedes. Santana e Brittany, invece fissavano con aria sconsolata il bicchierone davanti a loro con l'aria di chi non avrebbe avuto altro per pranzo. Anche Puck pareva del tutto indifferente al pettegolezzo di Mercedes: aveva la testa da un'altra parte e un'aria corrucciata sul bel viso da duro. Kailey l'aveva visto entrare in presidenza con il professore di matematica e probabilmente era quella, la cosa che turbava il ragazzo: non era mai comparso a una lezione di calcolo dall'inizio del semestre e per un tipo come lui essere beccati era un vero smacco. Jo era seduta vicino a lui e seguiva il discorso di Mercedes con quella che Kailey individuò subito come un'aria decisamente sollevata.
"E bravo Anderson" Pensò Kailey avvicinandosi al tavolo.
Il ragazzo dagli occhi belli, infatti, teneva un braccio attorno alle spalle di Kurt e la testa appoggiata a quella di lui, sorridendogli e guardandolo con una tale intensa dolcezza che avrebbe fatto sciogliere un cubetto di ghiaccio al Polo Nord.
Un atteggiamento del genere non lasciava spazio a dubbi: i due avevano finalmente fatto pace.
- Ehi ragazzi. - Disse Kailey, avvicinandosi a loro con il vassoio pieno.
- Kailey, ciao. - Disse Artie con un sorriso.
Quello che non le aveva detto era molto più di quello che aveva detto e Kailey arrossì senza nemmeno saperne il motivo.
- Ti sei appena persa una storiella niente male - Disse Jo allegramente.
- Mercedes ha beccato delle Cheerios coperte di granita alla fragola e l'intera schiera dei giocatori di football che rideva di loro. -
- Chi di granita ferisce... - Disse Kailey con un sorrisetto: ancora non dimenticava la tonnellata di granita gelida che le era arrivata addosso quando si era vestita da Rapunzel.
- Hanno avuto quello che si meritavano. Essere le Cheerios non ti rende immune dalla legge della giungla del McKinley. - Disse Finn con convinzione. - Finora nessuna cheerleader aveva ricevuto una granita in faccia... se escludiamo quelle che sono passate per il Glee. -
- Non voglio illudermi che stia cambiando qualcosa, in questa scuola di provincia. - Disse Kurt - Ma sarebbe la migliore delle notizie
. -

☆☆☆



Il professor Schuester arrivò nell'aula di canto in ritardo come al solito. Sottobraccio aveva una cartelletta rossa che calamitò gli sguardi di tutti i ragazzi presenti.
- Buongiorno, ragazzi. - Esordì con un sorriso allegro. - Indovinate che cosa ho qui? -
Dalla cartelletta rossa scivolarono fuori alcuni fogli e Kailey sentì distintamente il proprio cuore aumentare il ritmo. Jo era seduta accanto a lei e dai suoi occhi luccicanti poteva
intuire che fosse curiosa quanto lei.
- Avanti, professor Schue, non ci lasci sulle spine! - Esclamò Finn, impaziente.
- La scaletta per le provinciali! -
Un attimo di profondo sgomento riempì l'aria.
- La cosa? - Domandò Kurt alzando le sopracciglia, stupito.
- La scaletta per le provinciali. - Ripeté il professor Schuester. - E vorrei che faceste un bell'applauso a... Mercedes Jones, che conquista il primo assolo! -
Un timido applauso serpeggiò tra il pubblico, mentre Mercedes si guardava intorno commossa e molto stupita.
- Io? -
- La tua esibizione su Almost There è stata... beh, indescrivibile! Ed è la canzone che ci farà volare dritti verso il primo posto alle provinciali. Originale e bellissima, nessuno se la aspetterà e faremo sicuramente colpo sulla giuria. - Disse il professor Schuester.
Rachel sembrava sull'orlo di un infarto. Finn le aveva preso una mano tra le sue, ma la ragazza sembrava talmente sconvolta da non essersene neanche resa conto. Guardava il professore senza vederlo e quasi non respirava. Finn si stava preoccupando e il professor Schuester spostò su loro la sua attenzione.
- Tutto bene, Rachel? -
La ragazza sbatté le ciglia un paio di volte.
- Mi... mi chiedevo solo... beh, perché lei? Ho sempre cantato io la prima canzone. Al massimo un duetto insieme a Finn. Pensavo che... potevamo farlo anche questa volta. -
Strinse la mano del suo innamorato, che si tranquillizzò immediatamente, vedendola in grado di battersi per il primo posto. Tutto normale.
- Vorrei ricordarti, carina, che ogni volta che tu e lui cantate un appassionato duetto su quel palco finiamo per perdere. - Sbottò Santana.
Una innegabile verità, a cui nessuno trovò parole per ribattere. Rachel compresa.
- Mercedes è una cantante straordinaria e saprà tenere alto il nome delle Nuove Direzioni, lo sai anche tu. - Disse Schuester con serietà.
Il resto della scaletta comprendeva The Show Must Go On, l'esibizione dei ragazzi che aveva fatto furore ai primi di ottobre e una versione riarrangiata di We Believe dei Good Charlotte.
- Volevo che questa scaletta riproducesse la nostra voglia di andare avanti. Perché se crediamo di potercela fare, allora sì che lo potremo fare! - Esclamò il professor Schuester.
Vedeva negli occhi della maggior parte dei suoi studenti la luce dell'entusiasmo. Kailey e Jo si scoccarono un sorriso, entrambe consapevoli della loro voglia di cominciare.
Il rumore delle ballerine rosa di Rachel sul linoleum dell'aula di canto interruppe il momento di silenzio che si era creato. La ragazza uscì dalla porta lasciando tutti ammutoliti.
- Ma che le è preso? - Chiese Kailey.
- Vuole solo tranquillizzarci facendoci sapere che è sempre Rachel Berry. - Rispose Artie.
- Ogni volta fa sempre meno effetto. - Disse Santana.
- Soprattutto dato che stavolta nessuno dovrà sostituire la sua voce solista. - Disse Kurt con orgoglio, guardando prima Mercedes e poi Blaine.
- Magari però qualcuno dovrebbe andare da lei... - Propose Kailey timidamente.
- È proprio quello che si aspetta! - Sbottò Mercedes.
Non le era mai capitato un assolo, fuori dalle mura del McKinley, e la irritava il fatto che la plateale reazione di Rachel le stesse rubando la scena.
- Beh, però... - Continuò Kailey.
- Vacci tu, se ci tieni tanto a sentirla sbraitare su quanto lei è fantastica e meravigliosa rispetto a tutti noi feccia dell'umanità! - Esclamò Santana.
- Ci vado io. - Disse Finn alzandosi e uscendo.
Kailey abbassò gli occhi, ferita dalla risposta di Santana. Il professor Schuester interruppe il
momento di imbarazzo proponendo di iniziare a lavorare sulle coreografie.

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Capitolo 14
*** Quattordici ***


gleefanfic
quattordici

venerdì mattina, aula di spagnolo






Kailey era arrivata presto: l'aula era ancora semivuota. Tutti sapevano che il professor Schuester era perennemente in ritardo e nessuno si disturbava più di arrivare in classe al suono della campanella.
Era seduta al solito posto, terzo banco vicino alla finestra e stava scarabocchiando parole su un foglio strappato dal quaderno, persa completamente nei suoi pensieri.
- Non ti dispiace se mi siedo qui, vero? -
Kailey trasalì, alzò gli occhi e vide Rachel, con il suo smagliante sorriso, accennare al posto vuoto accanto a lei. Era strano vederla lì, lei che di solito si sedeva in prima fila per poter far vedere meglio al professore quanto era attenta e partecipe.
Passato il momento di iniziale stupore, Kailey annuì, leggermente imbarazzata.
Rachel si accomodò e poi si voltò verso di lei posando sul banco il suo astuccio rosa e il raccoglitore decorato da decine di stelle di glitter dorato che brillava in modo quasi fastidioso. Probabilmente aveva letto in faccia a Kailey la domanda che le era sorta spontanea nella mente, perchè disse, seria:
- Non mi va di stare troppo vicino a un professore che non mi apprezza come dovrebbe. Speravo che dopo tre anni avesse capito che senza la mia voce le Nuove Direzioni sarebbero ancora ferme a farsi prendere a granite in faccia nei corridoi di questa scuola. -
Kailey le sorrise, cercando di trovare qualcosa di carino per rispondere. Era una ricerca difficile, dato che le Nuove Direzioni erano effettivamente ancora ferme nei corridoi del McKinley coperte di granita.
- Anche Mercedes è bravissima. - Disse alla fine.
- Lo so. Non ce l'ho con lei e lei lo sa... però sono io la punta di diamante del Glee, non posso accettare di fare la corista sullo sfondo come... -
- Come me. -
- Non prenderla male, Kailey. -
- Io non ho la voce per fare la solista. Lo so e non mi importa. Amo cantare, amo ballare e amo fare parte di un gruppo. Non siamo tutti star come te. -
- Infatti, sono io la star, sono io che dovrei stare davanti a quel microfono... già l'anno scorso sono dovuta restare nelle retrovie, non mi capiterà di nuovo! -
- La tua voce ci serve. - Disse Kailey all'improvviso: aveva letto tra le righe che Rachel stava pensando di dare loro buca per lo spettacolo.
- E perchè? Siete in tredici, se manco io non succederà niente. -
- Ma perchè siamo un gruppo! Se manca qualcuno c'è una voce in meno. -
- Una voce nel mucchio non fa molta differenza. - Disse Rachel cupamente, aprendo il suo raccoglitore con aria pensosa e rimase in silenzio.
Kailey si fermò a guardarla, un po' dispiaciuta per la piega che aveva preso il discorso. Tentò di risollevare il tono della discussione cambiando argomento.
- Bel vestito. - Disse.
Rachel indossava uno scamiciato scozzese lungo fino alle ginocchia, una camicetta bianca con il colletto rotondo e le maniche a sbuffo, gli immancabili calzettoni bianchi e un paio di scarpe nere con il cinturino. Rachel sorrise, di un sorriso sincero e luminoso, diverso dai soliti a quarantaduemila denti, privi completamente di sentimento.
- Di solito non apprezzano il mio modo di vestire. -
- A me piace. Vorrei avere il coraggio di mettere la gonna e le ballerine con la tua naturalezza. - Disse Kailey, accennando all'accoppiata jeans e t-shirt con cui andava a scuola praticamente ogni giorno da quando aveva messo da parte il vestito da Rapunzel, la gonna da Kagome e tutto il resto delle sue cose 'da personaggio'.
Rachel riusciva ad essere sé stessa, ad essere speciale e ad essere carina, e il tutto contemporaneamente: Kailey le invidiava anche quello, oltre alla voce meravigliosa, al talento e all'indubbia autostima che la ragazza doveva possedere.
Il professor Schuester entrò in classe in quell'istante, scontrandosi con i due ragazzi che si stavano lanciando il cancellino vicino alla cattedra e ricevendo uno stampo di gesso sul gilet blu scuro. Il professore si spazzolò la camicia borbottando qualcosa mentre i due ragazzi si affrettavano a mimetizzarsi con il resto della classe, sedendosi al loro posto.
Alla fine della lezione, Rachel si voltò verso Kailey.
- Grazie per avermi ascoltata senza dirmi che sono una primadonna vanitosa. -
Kailey si strinse nelle spalle. Rachel le stava simpatica e non capiva come mai fosse così sola: sembrava non avere molti amici, eppure era solare e brillante.
- L'ho fatto volentieri. - Rispose con un sorriso.
Uscirono insieme dall'aula e stavano dirigendosi verso gli armadietti quando Kailey vide la testa di Finn svettare su tutte le altre nel corridoio. Si dirigeva verso lei e Rachel, ma sembrava vedere solo la ragazza che le camminava accanto. Con una scusa si allontanò per non sentirsi di troppo e nel corridoio successivo incrociò Jo.
- Kailey! Per fortuna ti ho trovato, dove diavolo è il tuo cellulare? Ti ho chiamato! -
- Il cellulare? Mmm.. devo averlo lasciato nell'armadietto. O forse è a casa. -
- Il professor Schuester ci vuole alle cinque in aula di canto, sono usciti i nomi dei nostri concorrenti alle provinciali. -
- Non può dircelo lunedì? -
- E tu pensi che Rachel, Kurt, Mercedes e tutti gli altri riuscirebbero a vivere fino a lunedì senza saperlo? Andiamo, Kailey, dovresti conoscerli a questo punto! -
- Uff. E va bene, andiamo a mensa. - Disse Kailey rassegnata.
Mentre andavano verso la mensa, incrociarono Alice, Serena e Gabrielle.
- Ciao ragazze. - Disse allegramente Kailey, mentre Jo sorrideva loro.
Le tre ragazze le ignorarono categoricamente, superandole.
- Dici che non mi hanno sentito? -
- Ti hanno sentito benissimo. A meno che insieme alle divise le cheerleader non diano anche tappi per le orecchie. Ehi, voi tre! - Esclamò a voce più alta.
Alice fu l'unica che gettò uno sguardo indietro, tirando dritto assieme alle altre due sculettando nelle loro corte divise bianche e rosse.
- Lo sapevo che sarebbe successo. Lo sapevo, lo sapevo e lo sapevo! - Esclamò Jo.
- Jo, calmati. Era da tanto tempo che non eravamo più amiche come prima. -
- Ma questa non è amicizia! È rispetto! È comune cortesia! La Sylvester insegna loro anche la maleducazione, insieme al triplo salto mortale? -
- Temo proprio di sì. - Intervenne Kurt, comparendo alle loro spalle con la cintura del trench nero annodata elegantemente su un fianco e il cappello di velluto scuro calcato sui capelli perfettamente in piega.
Al suo fianco c'era Artie, che scoccò un sorriso a Kailey, la quale ricambiò arrossendo. Stava incredibilmente bene con quella t-shirt blu scuro. Si avvicinò a lei e disse:
- Noi non abbiamo bisogno del rispetto delle Cheerios. Molte di loro hanno il cervello delle stesse dimensioni della loro taglia: decisamente piccolo. -
Jo scoccò un sorriso a Kurt, mentre Kailey sorrideva ad Artie con una spiacevole sensazione addosso: non pensava che la bella amicizia di vecchia data che la legava ad Alice, Serena e Gabrielle sarebbe potuta finire in quel modo.
- E poi non avete bisogno di quelle tre quando avete gente come noi del Glee attorno. - Disse Kurt con un sorriso divertito, prendendo sottobraccio Jo e sorridendo complice.
- Poco, ma sicuro. - Disse Jo, ricambiando la sua stretta e il suo sorriso
.

☆☆☆



- È una tragedia! - Stava ripetendo Kurt da dieci minuti.
Erano al Bel Grissino, in una riunione straordinaria indetta da lui e Rachel per affrontare la sciagura che si stava per abbattere su di loro. Il bicchiere di diet coke col limone che il ragazzo aveva ordinato era ancora intatto davanti a lui: le sue labbra non facevano altro che dire quanto erano disperati e non avevano intenzione di avvicinarsi al drink.
- Tesoro, per piacere, potresti calmarti? - Domandò Blaine con dolcezza.
- Non mi posso calmare, Blaine! È una tragedia di dimensioni colossali! - Disse Kurt, sistemando il ciuffo in quello che era diventato un tic.
Blaine gli prese la mano con la propria e intrecciò le sue dita a quelle del ragazzo, cercando di farlo sbollire un po'. Da quando il professore aveva annunciato i loro rivali alle provinciali il suo ragazzo non era riuscito a calmarsi un momento.
- Che diavolo, è solo un Glee Club! - Sbottò Puck.
- Solo un Glee Club? Solo un Glee Club? - Disse Kurt con la voce stridula per l'ansia. - Rachel, per piacere, puoi spiegare a questo ignorante cos'è la Meighton High School? -
- La Meighton High School - iniziò Rachel, con lo stesso tono che avrebbe usato con un bambino di tre anni - È il miglior liceo di arte, musica e spettacolo dei dintorni. Ha una retta a dir poco astronomica e fanno più danza, canto e recitazione di quanto facciano ginnastica, matematica e letteratura. -
- Io ho sentito dire che hanno messo le materie curricolari nel programma solo per poter fare lezione sia mattina che pomeriggio, ma che in realtà non studiano niente di tutto quello che c'è scritto su quei programmi. - Disse Mercedes - Fanno tutto il giorno solo materie artistiche. -
- Non sono mai finiti più in basso della quinta posizione in classifica, alle nazionali. E ci sono andati tutti gli anni! - Ribadì Kurt.
- Ok. È una tragedia. - Disse Finn, sconfortato.
Un momento di silenzio seguì le parole del ragazzo, un momento in cui tutti abbassarono gli occhi sui loro drink (eccetto Puck, che stava cercando di attirare l'attenzione della donna sulla trentina del tavolo vicino).
Kailey giocherellava con la ciliegina del suo frullato e Artie la guardava, cercando qualcosa di intelligente da dire. Perfino Rachel sembravano a corto di parole.
Jo si alzò in piedi, sbattendo le mani sul tavolo e guardando negli occhi tutti i presenti.
- Non è una tragedia! -
Lanciò uno sguardo di fuoco a tutti i presenti: avrebbe voluto dirne quattro a tutti, ma si limitò ad affrontare quelli che le sembravano più bisognosi di una bella scrollata
- Tu vai in giro tutto il giorno dicendo quanto tu sia splendida e piena di talento e in un momento come questo ti dai all'autocommiserazione? - Sbottò rivolta a Rachel. - E tu - disse rivolgendosi a Finn - sei il leader maschile, vuoi dare la carica al resto del gruppo? -
Si rivolse a Kurt e Mercedes per terminare la sua sfuriata:
- Voi due avete le voci più belle che io conosca, volete vedere quello che avete e non quello che vi manca? Non facciamo solo canto tutto il giorno e allora? Sappiamo coniugare un verbo irregolare e cantiamo le canzoni capendo quello che dicono! E la musica non è un po' anche matematica? Piagnucolare nei nostri tè freddi non ci farà certo battere quella scuola! -
Jo si sentiva addosso gli sguardi di tutti. Scioccati, furenti, irritati... ma tutti toccati dalle sue parole. Non si vergognava di nessuna cosa che aveva detto, era certa di aver fatto solo quello che era necessario. Fu solo quando si voltò verso Blaine e notò il suo sguardo ammirato che si sentì le guance rosse e le ginocchia molli. Si lasciò cadere sul divanetto e afferrò il suo bicchiere, affondando occhi e pensieri nel suo analcolico alla frutta.
- Sì, Jo ha ragione. - Disse Finn. - Abbiamo battuto i Vocal Adrenaline, non può essere poi così diverso. -
- Non li abbiamo mai battuti. - Disse Rachel, mogia.
- Non abbiamo mai puntato sulla tecnica o sulla vocalità. - Disse ancora Finn, ispirato dalle parole di Jo - Noi abbiamo vinto perchè facciamo presa sul pubblico con l'entusiasmo. Ricordate Loser like me? Una delle più belle esibizioni che abbiamo mai fatto, una vittoria meritatissima perfino sugli Usignoli. Perché ci avevamo messo il cuore e non solo la voce. - Si voltò verso Rachel e le rivolse uno dei suoi adorabili mezzi sorrisi. - È quello che ci rende speciali. Il fatto che ci mettiamo il cuore. -
Rachel abbassò gli occhi, arrossendo vagamente, e Kurt si voltò verso Blaine.
Kailey alzò gli occhi verso Artie e si accorse che lui la stava guardando. Le tese una mano e la ragazza intrecciò le proprie dita alle sue. Jo notò quel gesto illuminandosi tutta: niente sotterfugi, messaggini, occhiatine... mano nella mano, davanti a tutti. Avrebbe voluto abbracciare Kailey e stamparle uno dei suoi bacioni a schiocco sulla guancia per complimentarsi per la sua dimostrazione di coraggio, ma si trattenne con tutte le sue forze.
Finn prese il suo bicchiere, pieno solo a metà, e lo alzò.
- Alle Nuove Direzioni. - Disse.
Kurt guardò Blaine ed entrambi alzarono il bicchiere contemporaneamente. Mercedes, Puck, Artie e Kailey unirono il loro bicchiere al centro del tavolo.
- A noi. - Ribadì Jo, alzando anche il suo.
Mancava solo Rachel.
Finn la guardò dubbioso, ma Rachel sorrise, guardandolo negli occhi.
- Perché noi ci mettiamo il cuore. -
E alzando il suo bicchiere lo fece tintinnare contro tutti gli altri.
Il suono chiaro e argentino del vetro risuonò nel ristorante pieno di gente. Nessuna nota avrebbe potuto interpretare meglio il ritmo unisono che in quel momento
faceva battere tutti i loro cuori.

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Capitolo 15
*** Quindici - Le provinciali ***


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quindici

sabato pomeriggio, teatro provinciale della contea di Allen






Il tempo era splendido, se non fosse stato per il freddo incredibile.
Il sole era dorato, il cielo azzurro e meraviglioso risplendeva limpido sopra i pini sempreverdi del cortile dell'auditorium. Le ampie finestre riempivano la hall di luce, disegnando rettangoli d'oro liquido sul pavimento lucido.
La filodiffusione portava le note di un pezzo di musica classica - le quattro stagioni di Vivaldi - cristalline nel profondo silenzio della hall deserta anche se al di là delle spesse porte insonorizzate e delle tende di velluto rosso il Glee Club della Riverside High School si stava esibendo a tutto volume.
Kailey era stata in camerino fino a quel momento, ma Artie aveva ragione: Kurt gorgheggiava, Rachel andava avanti e indietro lungo il corridoio, Santana si stava
preoccupando del fatto che il verde le stava terribilmente male addosso e Mercedes aveva un completo vuoto di memoria e non ricordava metà delle parole della sua canzone. Kailey era una ragazza terribilmente ansiosa: quando la gente attorno a lei non solo non riusciva a calmarsi, ma aumentava in ansia ogni minuto di più, la sua agitazione saliva a livelli incredibili. Così era letteralmente scappata dai camerini per poter ritrovare un po' di pace.
Si era rifugiata nella hall, attirata dalla sua luce e dal suo silenzio, rotto solo dalla musica classica che si diffondeva dagli altoparlanti come i cerchi sull'acqua increspata. Aveva la fronte appoggiata al vetro freddo della finestra, gli occhi chiusi e il respiro corto: nel giro di qualche minuto sarebbe stata su un palcoscenico - un vero palcoscenico - a cantare e ballare con quel gruppo di ragazzi che aveva guardato solo da lontano, fino a quel momento.
Si sentiva come se l'avessero letteralmente sparata tra le stelle, in un posto però che non era bello e luccicante come nei suoi pensieri, ma buio, vuoto e completamente privo di aria.
Indossava il vestito dell'esibizione: verde chiaro, in stile impero, di una stoffa leggera e lucente che scivolava in onde e pieghe fino alle ginocchia. Tutte le ragazze si erano arricciate i capelli e li avevano raccolti su un lato con un nastro, argentato come le scarpine da charleston che portavano ai piedi. I ragazzi portavano jeans neri, una camicia verde chiaro e una cravatta argentata. Mercedes era veramente bellissima con quel vestito che ricordava tanto quello che aveva indossato quando ad Halloween si era vestita da Tiana e Artie aveva riempito Kailey di complimenti, quando l'aveva vista con quel vestito e i riccioli rossi scintillanti che le scivolavano sulla schiena.
Già, Artie. Sulle labbra di Kailey si dipinse un sorriso.
Ormai facevano coppia fissa. Erano sempre assieme, a pranzo, alle prove, il sabato sera e durante le pause tra le lezioni. Parlavano tantissimo, facevano discorsi divertenti o seri a seconda delle volte e Kailey si sentiva incredibilmente a suo agio con lui, come non pensava di potersi sentire con nessun ragazzo nella sua vita.
- Oh. Pensavo non ci fosse nessuno. - Disse una voce alle sue spalle.
Agitata e assorta com'era, Kailey sobbalzò e si voltò, posandosi entrambe le mani sul cuore.
Davanti a lei stava un ragazzo più o meno della sua età, con i capelli color miele spettinati e due intensi, incredibili, luminosi occhi verdi. Portava una camicia a maniche corte bianca e un paio di blue jeans del tutto anonimi.
- Non volevo spaventarti. - Le disse, sorridendo.
Si fermò a guardare il suo abbigliamento, ignorando l'espressione terrorizzata e stupita del viso di Kailey. Sorrise ancora di più e disse:
- Fammi indovinare. Sei una delle canterine del McKinley, vero? -
Kailey rimase immobile, sbattendo le ciglia. Poi annuì.
- Scommetto che sei terribilmente agitata. E sei qui per non pensarci. - disse.
Poi alzò gli occhi verso l'altoparlante sopra le loro teste: la musica era cambiata, Vivaldi aveva lasciato il posto a un altro pezzo di musica classica che Kailey non conosceva.
- La conosci? È il Valzer dei fiori di Ciajkovskij. - Disse.
Una luce si accese nei suoi occhi verdi e fece un passo avanti, prendendo la mano di Kailey. La ragazza fece un passo indietro, istintivamente, e il ragazzo rise.
- Non ti mordo mica! Voglio solo ballare... ti assicuro che funziona, contro l'ansia. - Disse.
Tese la mano e prese quella di Kailey, tirandola vicino a sé. Aveva un buon profumo di agrumi e, anche se Kailey avesse voluto rifiutare, era rimasta calamitata dai suoi occhi verdi e dal suo magnetico sorriso.
- Chiudi gli occhi. Non pensare. - Disse in un sussurro, trascinandola con sé in una danza lenta ed elegante.
Kailey non sapeva cosa dire o fare, trascinata in un sogno come Clara dello Schiaccianoci: ballava lasciandosi portare dalla musica e dal tocco gentile della mano del ragazzo posata sulla sua schiena, che la portava con sé nelle piroette e nei passi di danza. La hall luccicava, riflettendo i raggi del sole che scivolavano verso il basso, la musica riempiva la sala e a Kailey sembrava di non avere né mente né corpo, di essere solo una parte della musica e della magia di quella sala.
Uno scroscio di applausi nella sala spezzò l'incantesimo.
Qualcuno iniziava a uscire dalla sala approfittando dei pochi minuti di intervallo tra un'esibizione e l'altra per sgranchirsi le gambe.
Il ragazzo sciolse Kailey dall'abbraccio e fece un passo indietro.
- Credo che tu ora debba andare. Probabilmente ti stanno cercando. -
Con un inchino e un baciamano si dileguò, sparendo tra la folla con un ultimo sorriso e un luccichio dei suoi occhi verdi.
Improvvisamente la sala era tornata ad essere il foyer di un teatro di provincia, il sole era il solito sole di Lima e la musica non si sentiva più, coperta dalle voci del pubblico. Kailey ritornò verso i camerini e incrociò Jo e Tina, preoccupate.
- Ti abbiamo cercato ovunque, dov'eri finita? - Esclamò Jo.
- Adesso tocca ai ragazzi della Meighton. - Disse Tina. - Poi ci siamo noi. -
Kailey sentì la morsa allo stomaco tornare prepotentemente: non si era nemmeno accorta che era sparita.


☆☆☆



Il sipario era chiuso, le luci ancora spente. Un microfono solitario al centro del palco attendeva Mercedes, la quale era letteralmente in iperventilazione.
Kurt le strinse una mano nella sua, sorridendole luminoso.
- Sarai meravigliosa. - Le disse con sentimento.
La ragazza prese un gran respiro e scivolò sul parquet, arrivando leggera al centro del palco. Tutti gli altri si disposero ordinatamente alle sue spalle, alternati un ragazzo e una ragazza e rivolti verso il fondo del palco. Avrebbero fatto parte della scenografia fino alla fine del pezzo di Mercedes, quando la musica sarebbe diventata quella dei Queen e Blaine, Puck e Finn si sarebbero lanciati nella loro esibizione.
Kailey sentì il sipario aprirsi con il suo rumore di corde che grattavano e la luce invase il palcoscenico: un occhio di bue argentato risplendeva su Mercedes, mentre le note di Almost There riempivano l'aria immobile della sala.

People down here think I'm crazy, but I don't care
Trials and tribulations, I’ve had my share
There ain't nothing gonna stop me now
‘Cause I'm almost there

Kailey poteva vedere la luce riflettersi sul nastro d'argento intrecciato ai capelli di Brittany, al suo fianco, e la voce limpida di Mercedes fondersi alle note della base musicale. Ringraziò il cielo di non doversi muovere, perchè sapeva che le sue ginocchia stavano tremando. Aveva i palmi delle mani coperti di sudore freddo e il terrore di sbagliare qualcosa, un passo, una nota che avrebbe fatto notare quanto era imbranata e che sarebbe costata la vittoria al resto della squadra.
Cercò con gli occhi Jo, all'estremità opposta della fila. La sua migliore amica la stava guardando e le lanciò un occhiolino: sarebbe andato tutto bene, bastava stare tranquilli.
"E metterci il cuore", pensò Kailey.
La musica sfumò, Mercedes indietreggiò per confondersi con le altre ragazze e le note di The show must go on irruppero nella sala, mentre i ragazzi avanzavano nel proscenio.

My soul is painted like the wings of butterflies,
Fairy tales of yesterday, will grow but never die,
I can fly, my friends
The show must go on

Kailey si sentì letteralmente trascinare dalla musica quando fu il momento di ballare: aveva provato quei passi così tante volte, da sola e in compagnia, che i suoi piedi e le sue mani si muovevano quasi automaticamente. La sua voce doveva essere sottile come quella di un topolino, ma non era poi così importante: solo essere lì - con la luce che le splendeva negli occhi e che le impediva di vedere la sala piena di gente - la faceva sentire forte, coraggiosa e incredibilmente orgogliosa di sé stessa.
La musica diminuì di volume e poi si alzò di nuovo, ma stavolta con il ritmo trascinante dei Good Charlotte. La versione che avevano scelto era leggermente più lenta e melodica dell'originale, ma era sempre piena di quella energia e di quell'entusiasmo che la band metteva nei suoi pezzi e che le Nuove Direzioni sapevano di avere in grandi quantità.

So this world is too much for you to take
Just lay it down and follow me
I'll be everything you need, in every way
We believe in this love

Il controcanto del pezzo finale fu un autentico spettacolo: le voci roche e piene dei ragazzi si intrecciavano a quelle delle ragazze, che rispondevano con tutto il sentimento e l'entusiasmo che erano riuscite a trovare nella loro concentrazione e nel loro cuore.
Quando la musica si fermò e le Nuove Direzioni smisero di cantare, uno scroscio di applausi riempì la sala, il suono più bello che poteva rispondere alla loro esibizione.
Kailey alzò gli occhi, stretta tra Mike e Santana e sorrise, con il fiato corto per la fatica dell'esibizione e per l'emozione che le impediva di respirare liberamente.
I suoi occhi abituati alla luce intensa dei riflettori non le permettevano di vedere l'espressione del pubblico, ma quell'inteso applauso la diceva molto, molto lunga.
Si sporse un po' per guardare l'espressione di Rachel, poco lontano e notò che sorrideva.
Mezz'ora più tardi erano di nuovo sullo stesso palco.
Il gruppo delle Grandi Voci del Riverside High erano accanto a loro, mentre il nutrito gruppo dei Diamanti del liceo Meighton era dall'altro lato del palco.
Il presentatore aveva superato le lungaggini di ringraziamenti, saluti a chi aveva reso possibile tutto quello, aveva ripetuto non so quante volte che erano stati tutti bravissimi e bla, bla bla...
Jo era impaziente e stringeva la mano di Kailey fino quasi a farle bloccare il sangue. L'altra mano di Kailey stringeva la spalla di Artie. L'intero gruppo delle Nuove Direzioni era stretto attorno al professore Schuester e sperava di vedersi consegnare quel premio che erano consapevoli di meritare.
Finalmente il presentatore si decise ad annunciare il vincitore, nel silenzio generale.
- E, a dispetto di tutti i pronostici, a superare la selezione provinciale di canto coreografato... sono le Nuove Direzioni! -
Al sentir pronunciare il loro nome, i ragazzi del McKinley si ritrovarono a gridare e abbracciarsi, sollevati e fieri della loro vittoria. Rachel si gettò tra le braccia di Finn, Blaine abbracciò con trasporto Kurt e Jo e Kailey si scambiarono un abbraccio euforico. Kailey poi si voltò e gettò le braccia al collo di Artie, stampandogli un bacio sulla guancia.
Tutta l'ansia, la tensione e la paura di qualche minuto prima erano letteralmente scivolati via, lasciando il posto a una sensazione leggera che era molto meglio della vittoria: Kailey era fiera di sé stessa, felice di essere riuscita ad entrare in quel gruppo e di aver avuto il coraggio di salire su quel palco. C'era voluta tanta pazienza e tanta fatica, ma nessuna vittoria alle nazionali di Seattle avrebbe potuto essere per lei un regalo più bello.
Si voltò di nuovo verso Jo e le strinse entrambe le mani, guardandola negli occhi.
- Grazie. - Le disse con trasporto.
- Di niente, Key. - Disse Jo con un sorriso.
Il professor Schuester tornò da loro con la coppa d'argento del vincitore e la alzò in alto mentre tutti battevano furiosamente le mani, ragazzi e pubblico.
Kailey lanciò un'occhiata ai ragazzi della Meighton High, tutti con indosso degli abiti d'oro e d'argento, abbaglianti sotto le luci dei riflettori: non aveva sentito la loro esibizione (il professor Schuester l'aveva categoricamente proibito a tutti loro), ma si chiedeva proprio cosa era successo. Forse non erano poi così eccezionali come si diceva.


☆☆☆



Il lunedì successivo, visto l'eccezionale risultato alle provinciali, il professor Schuester aveva annullato la riunione del Glee club, dando ai ragazzi un pomeriggio di vacanza.
- Vorrà festeggiare con la signorina Pillsbury. - Aveva commentato Puck con un tono che tradiva il doppio senso della sua frase.
Kailey aveva incontrato Rachel durante un cambio d'ora e la ragazza le aveva confessato di essere molto indispettita da quel cambio di programma.
- Non dobbiamo dormire sugli allori! - Aveva esclamato la ragazza. - Una vittoria alle provinciali non vuol dire assolutamente niente, dovremmo iniziare a lavorare ancora più duramente e non prenderci un pomeriggio di vacanza! -
- Rachel, mancano due settimane alle vacanze di Natale, ce la meritiamo una pausa! Non eri tu che dicevi quanto erano bravi quelli della Meighton? Siamo riusciti a batterli! -
Rachel non aveva argomenti per risponderle, così aveva solo stretto più forte i libri al petto e aveva fatto per allontanarsi.
- Sono contenta che alla fine hai deciso di venire lo stesso, anche solo per fare "la voce nel mucchio". - Disse Kailey prima che Rachel si allontanasse definitivamente.
La ragazza si voltò, leggermente imbarazzata. Mentre rispondeva, i suoi occhi fissavano il linoleum del pavimento del corridoio.
- Anche se ero solo nel coro, avevate bisogno della mia voce per vincere. -
- Certo. Se manca una voce è pur sempre una voce in meno. -
Non era certa che Rachel intendesse quello che intendeva lei, ma Kailey era certa che la primadonna del Glee Club non fosse poi così egoista ed egocentrica come voleva far credere. Rachel alzò gli occhi e le scoccò un sorriso prima di allontanarsi nel corridoio. Il pomeriggio libero che si prospettava davanti era un vero piacere per Jo, che già pregustava un a serata a base di film e chiacchiere con Kailey.
Si erano date appuntamento davanti all'armadietto di Jo e lei era lì ad aspettare da un pezzo senza che la sua amica dai capelli rossi fosse comparsa all'orizzonte.
- Ehi. - disse una voce, facendola sobbalzare.
Blaine, in t-shirt nera aderente sotto una giacca grigio chiaro, le era comparso vicino con uno dei suoi indescrivibili dolci sorrisi.
Il cervello di Jo si mise in stand-by in una frazione di secondo.
- B... Blaine. -
- Volevo dirti che credo che buona parte della vittoria di sabato sia merito tuo. -
Le posò una mano su una spalla e Jo sentì il cuore fare una tripla capriola all'indietro.
- Oh, non credo proprio. - Disse cercando di dimostrare la calma e la freddezza che non possedeva affatto in quel momento. Nella sua mente l'unico pensiero che si formava senza sparire dopo un istante era il solito "ommioddio".
- Le tue parole al Bel Grissino. - Spiegò Blaine, guardandola negli occhi con una intensità incredibile. - E anche quelle con cui mi hai convinto ad andare a parlare con Kurt. -
L'intensità dei suoi occhi castano chiaro stordiva Jo ogni momento di più e dovette distogliere lo sguardo per poter formulare un pensiero logico senza balbettare.
- Per così poco? - Disse lei, stringendosi nelle spalle con finta noncuranza.
La mano di Blaine sulla sua spalla aumentò la stretta e Jo si sentì di nuovo costretta a guardarlo negli occhi.
- Sei veramente una persona eccezionale, Jolanda Laura Marie Darren. - Disse con un sorriso divertito. - Non ti accorgi delle cose stupende che fai per gli altri... Soprattutto per una certa ragazzina con i capelli rossi. -
Dal fondo del corridoio infatti era appena apparsa Kailey, con la sua camicetta azzurra con le maniche a palloncino e le trecce decorate da due nastri di seta turchese. La mano di Blaine lasciò la spalla di Jo non appena Kailey fu abbastanza vicina da salutare.
- Ciao Jo, ciao Blaine. -
Jo le rispose, cercando di ignorare la sensazione di freddo che le aveva lasciato l'assenza della mano di Blaine sulla sua spalla.
- Andiamo? - disse ancora Kailey, quando si rese conto che nè Jo nè Blaine avevano intenzione di ricambiare il saluto.
- Certo. - disse Jo, incamminandosi verso l'uscita.
- Jo? Non prendi la giacca? - Domandò Kailey, vedendola uscire con la felpa verde scuro e i libri sottobraccio, così com'era uscita dall'aula.
Jo tornò indietro meccanicamente, ignorò il ragazzo appoggiato all'armadietto accanto al suo e prese la giacca, lasciando i libri. Chiuse l'anta con un botto e alzò gli occhi verso Blaine.
- Noi andiamo, buon pomeriggio. -
Blaine non aveva smesso di sorridere nemmeno per un istante, così chinò appena la testa per augurare anche a loro un buon pomeriggio.
Kailey prese Jo sottobraccio e la guardò con un sorrisetto che non prevedeva nulla di buono.
- Allora... adesso voglio che mi racconti tutto nei minimissimi dettagli. -
- Tutto cosa? -
- Tutto quello che è successo vicino al tuo armadietto, quello che ti ha impedito di collegare il corpo al cervello e che ti ha fatto avvampare quando hai salutato Blaine. C'è qualcosa che dovrei sapere? -
- Assolutamente niente. -
- Sicura? -
- Che diamine, Kailey, è il ragazzo di Kurt! - Esclamò Jo spazientita. - Sono come il latte e il caffè: fantastici da soli, ma insuperabili insieme. -
- E hanno anche la schiuma? - Domandò seria Kailey.
Jo la guardò senza capire per un momento e poi le diede una spintarella, mandandola al diavolo con una risata.
- E io che pensavo tu fossi seria! -
- Eppure dovresti saperlo che mi riesce difficile essere una persona seria... da quando passo tanto tempo con te, Jo. Chi va con lo zoppo... - Ammise Kailey ridendo.
- Mi stai dicendo di non essere una persona seria? -
- Sei la persona più buffa, divertente, simpatica e spiritosa del mondo. Sai anche essere seria, ma è un tuo lato che conosco solo io. -
- Davvero? -
Kailey annuì con una espressione buffa sul viso e Jo la abbracciò sorridendo.
"Forse non solo tu, Key." Pensò mentre la stringeva. "Forse non sei l'unica che l'ha notato."

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Capitolo 16
*** Sedici ***


gleefanfic
sedici

martedì sera, quartiere residenziale di Lima






- Ancora non so come avete fatto a convincermi. - Disse Puck, sfregandosi le mani l'una contro l'altra prima di accordare la chitarra.
- Perché non possiamo smettere di esercitarci, Noah. - Disse Rachel con dolcezza, sorridendo da sotto la sua frangetta castana. Portava un grazioso cappotto bianco e un cappello dello stesso colore, un paio di guanti rosa e una sciarpa coordinata.
Si trovavano sul marciapiede di una bella via alberata, fiancheggiata da villette dai giardini ben curati e coperti di lucine di Natale. Il cielo coperto minacciava neve da un momento all'altro e Kailey la desiderava con tutte le sue forze: se avesse iniziato a cadere non avrebbe che potuto rendere perfetta quella serata, fatta di amici, bontà e carole di Natale.
Kailey amava le canzoni di Natale, erano in assoluto quelle che preferiva: quando era una bimba lei e Jo si univano alle loro mamme e a un gruppetto di altre donne di ogni età del loro quartiere e andavano a cantare casa per casa, raccogliendo offerte per i senzatetto di Lima e accettando biscotti e tè bollente come ricompensa per quei due minuti di piacevole intrattenimento che offrivano a tutti; da qualche anno però la consuetudine si era interrotta, dato il sempre minore entusiasmo delle ragazze del quartiere. A Kailey era dispiaciuto un sacco e quando aveva raccontato la cosa a Rachel, a lezione di spagnolo, la ragazza si era illuminata tutta, proponendole di rispolverare la tradizione e dipingendo la cosa con toni così semplici che Kailey si era subito lanciata nei preparativi.
Nessuno aveva creduto che la più estroversa e la più timida delle ragazze del Glee Club avrebbero davvero organizzato davvero qualcosa insieme, ma quando si erano ritrovati con un itinerario deciso e con una dozzina di libretti di canti di Natale già pronti e pinzati avevano dovuto ricredersi tutti, il professor Schuester per primo.
Quella sera aveva però messo davanti a tutti il primo inconveniente che le due ragazze non avevano minimamente calcolato: il freddo polare.
- Mi si staccherà il naso da un momento all'altro. - Brontolò Kurt.
- Sarebbe un vero peccato, dato quant'è carino. - Disse Blaine con un sorriso, prendendo il suo ragazzo per mano e dandogli un bacio sulla punta del naso.
Kurt gli sorrise a sua volta, sentendosi sciogliere il cuore nonostante il gelo.
- Bene, direi che è il momento di cominciare. - Disse Rachel, sistemando il cappello e dando una spazzolata all'immacolato cappotto bianco.
Per un momento nella via deserta ci fu solo silenzio.
Poi Mercedes fece un passo avanti e la sua voce argentina ruppe l'aria immobile:

Silent Night, Holy night.
All is calm, all is bright
Round yon virgin, mother and child
Holy infant so tender and mild

La voce di Santana e Tina si unirono a quella di Mercedes in una melodia delicata e dolce alla quale diverse finestre si aprirono, mentre le prime persone comparivano sull'uscio di casa: bambini già in pigiama, signore avvolte negli scialli e signori in vestaglia e pipa.
Jo sorrise, guardandosi intorno: sembrava uno di quei film che davano il pomeriggio di Natale, pieni di lacrime e di buoni sentimenti. Si stupiva sempre di come la realtà potesse improvvisamente avvicinarsi al più inverosimile dei melensi film americani.
Qualche timido applauso ricompensò le tre ragazze per la loro fatica e la chitarra di Puck iniziò a battere il ritmo di un'altra canzone, accompagnata dai campanelli che Jo e Kailey avevano appena fatto comparire dalle tasche dei cappotti.

What a bright time, it's the right time
To rock the night away
Jingle bell time is a swell time
To go glidin' in a one-horse sleigh

Una sferzata d'allegria, grazie alla chitarra di Puck e alla sua voce unita a quella di Artie riempì il quartiere: qualche bambino batteva le mani a tempo e ormai quasi tutte le finestre erano illuminate. Agli applausi per la fine di quella divertente performance di Jingle Bells Rock si unì di nuovo la chitarra di Puck, ma stavolta per una canzone completamente diversa: grazie all'aiuto del professor Schuester, alle classiche carole di Natale che tanto piacevano a Kailey i ragazzi del Glee avevano aggiunto un sacco di nuovi pezzi natalizi.
Quello che Puck aveva appena iniziato a suonare era degli Owl City ed era il brano che Finn e Rachel avevano cantato all'ultimo lunedì di lezione prima delle vacanze di Natale, strappando un applauso perfino alla sempre scettica Santana: era la canzone perfetta per loro, melodiosa e orecchiabile, un duetto di Natale veramente dolcissimo.

It's Christmas, and we are in love
With the way that soft snowflakes kiss us from far above
The blustery breeze, trudging onward,
Braving a harsh winter storm


Quando la canzone terminò, Rachel si gettò tra le braccia di Finn e qualcuna delle signore alle finestre raddoppiò l'entusiasmo nell'applauso.
"Queste cose fanno sempre presa sui cuori romantici", pensò Kailey, lasciandosi irretire dalla dolcezza della scena.
A Kurt e Blaine toccò il duetto successivo:

Later on, we'll conspire
As we dream by the fire
To face unafraid, the plans that we've made
Walking in a winter wonderland

Era un altro grande classico, ma il loro duetto era qualcosa di veramente originale. Kailey era sicura che nessuno avrebbe puntualizzato che erano due ragazzi a cantare: quella canzone era talmente bella che non potevano esserci recriminazioni di nessun genere.
Terminato il pezzo le Nuove Direzioni si 
inchinarono, annunciando il termine dell'esibizione.
Ma se si erano aspettati soldi, tè e biscotti, si erano di gran lunga sbagliati: qualcuno rimase sulla porta a fare loro i complimenti, ma nel giro di cinque minuti i ragazzi del Glee erano rimasti da soli, al freddo, con dieci dollari e un pacchetto di cookies agli anacardi.
- Bella idea, Berry. - Disse Santana irritata, sfregandosi le gambe con le mani e cercando di riattivare la circolazione nelle cosce congelate. - Farci stare sottozero per una serata con come ricompensa dieci dollari e un pacco di biscotti agli anacardi pieni di calorie. -
Rachel aveva il broncio, ma non avrebbe ammesso di avere torto nemmeno se fosse stata costretta con le maniere forti.
- La settimana prossima andrà meglio. - Disse poi, con convinzione.
Kailey non era d'accordo: quella doccia fredda aveva appena raggelato le sue intenzioni più di quanto il freddo avesse fatto con le sue mani.
- Ah no, la settimana prossima preferisco andare a fare la babysitter a una vecchia sorda e tetraplegica piuttosto che stare qui a congelarmi con gente come voi. Andiamo, Brit. - Disse Santana, prendendo sottobraccio la sua amica e trascinandola via con aria offesa.
Finn passò un braccio attorno alle spalle di Rachel, cercando di tirarle su il morale, mala ragazza non sembrava incline alle coccole.
- Troveremo un modo per far funzionare la cosa. - Disse Artie all'improvviso, stringendo la mano guantata di Kailey nella sua. - È un'idea molto carina e sono sicuro che troveremo chi la saprà apprezzare. -
- Grazie, Artie. - Disse Kailey con un sorriso.
Il ragazzo strinse più forte la mano di Kailey e la ragazza ricambiò la sua stretta.
I ragazzi del Glee rimasero ancora per un po' fermi a scambiarsi impressioni e consigli sulla serata, poi si separarono, pieni di disappunto e di brividi di freddo. Kurt e Blaine avevano parcheggiato vicino a Jo e Kailey, perciò fecero un pezzo di strada assieme.
- Forse l'idea di fare una sorpresa non è il massimo. - Disse Kailey, pensierosa. - Eppure quando eravamo piccole era così bello, Jo, te lo ricordi? -
- Come no? Io dovevo sempre portare la lanterna con la candela e finivo sempre per avere gli stivali coperti di cera. - Esclamò la ragazza, facendoli ridere tutti.
- Potremmo reintrodurre anche la lanterna... - Disse Kailey con aria sognante.
- Key, ti prego, no. Vorrei non dover scrostare le scarpe da ginnastica. -
- A me è piaciuto. - Disse Blaine con un sorriso. - E credo che sarebbe un'iniziativa fantastica, se fosse organizzata un po' meglio. -
Kailey sospirò.
- Non sono proprio brava, come organizzatrice di eventi. -

☆☆☆



Un paio di giorni più tardi, Kailey e Artie stavano infilando volantini in tutte le cassette della posta del quartiere della ragazza: avevano deciso di “giocare in casa”, sperando che le anziane signore con cui aveva cantato da bambina manifestassero un po' più di entusiasmo rispetto agli snob del quartiere residenziale della volta precedente.
Con l'aiuto di Artie - durante un meraviglioso pomeriggio a casa sua - avevano ideato un bel volantino pieno di agrifoglio e vischio, che richiamava l'attenzione di tutti al gruppo di ragazzi che avrebbero cantato in quella stessa via il venerdì successivo. Speravano così di avere un po' più di pubblico e magari qualcosa di meglio come ricompensa.
- Grazie per essere venuto. - disse Kailey. - Fare questo volantinaggio da sola sarebbe stata una vera noia. -
- Non c'è problema. - Disse Artie stringendosi nelle spalle. Aveva il pacco di volantini sulle ginocchia e seguiva Kailey con la sua sedia a rotelle passandole i foglietti.
- Siamo proprio una bella squadra, io e te. - Disse Kailey scoccandogli un sorriso.
Artie però sembrava piuttosto mogio.
- Tutto a posto? - Domandò la ragazza preoccupata.
- È solo che... è terribilmente frustrante. - Disse lui.
- Cosa? -
- Non poter guardare la ragazza che ti piace negli occhi, non poterla abbracciare e sorprendere con un bacio quando dice qualcosa di carino. - Disse Artie, superandola e avvicinandosi alla cassetta della posta successiva.
- Ehi, non dire sciocchezze! -
- Non sono sciocchezze, Kailey! Hai visto come Rachel ha abbracciato Finn, l'altra sera. E Kurt e Blaine, che si fanno le coccole tutto il tempo. Mike e Tina che sono incollati per le labbra... perfino Brittany e Santana non fanno altro che guardarsi negli occhi! Io e te stiamo insieme eppure non sono ancora riuscito a baciarti! -
Kailey avvampò bruscamente.
Era vero, ogni volta che Artie si avvicinava troppo lei rimetteva una certa distanza tra i loro visi... ma cosa importava? Loro due stavano così bene assieme, non era certo un incontro di labbra a rendere migliore o peggiore la loro relazione.
Artie la guardava con tutta l'intensità dei suoi occhi castani, aspettando da lei qualcosa che Kailey davvero non capiva. Stringeva i volantini che aveva in mano con tanta forza che le sue nocche erano bianche e le iniziavano a far male le dita.
All'improvviso Artie si voltò e proseguì lungo il marciapiede senza rallentare minimamente.
- Artie, aspetta! - Esclamò Kailey, avvicinandosi a lui. - Cosa c'è che non va nel modo in cui stiamo adesso? -
- C'è che mi sembra che non ti interesso! -
- Ma non è vero! -
- Ti allontani ogni volta che cerco di baciarti, non ti lasci abbracciare... già solo stringerti la mano sembra un'impresa epocale! Evidentemente non ti piaccio abbastanza! -
- Io sto benissimo con te, Artie, dico davvero. - Disse Kailey.
- Non è la stessa cosa che provo io. - Sbottò il ragazzo.
Kailey proprio non riusciva a vedere la differenza, ma a quanto pare per il suo ragazzo il fatto di non averla ancora baciata era una cosa importante. Fece qualche metro e si sedette su una panchina arrugginita sotto un albero. Artie la guardò dubbioso e le si avvicinò.
- Che cosa significa? -
- Adesso siamo alla stessa altezza. Puoi baciarmi, se vuoi. - Disse Kailey con un filo di voce.
- Non è un gioco, Kailey. E io non sono stupido. -
- E a me tu piaci! -
Artie sembrò scettico, ma poi sorrise. Kailey era veramente adorabile, e con quelle guance rosse era ancora più carina, con le trecce rosse sotto il suo basco di lana color verde smeraldo.
Kailey sentiva il cuore da qualche parte vicino alla gola e le sembrava che stesse battendo così forte che Artie avrebbe potuto usarlo per tenere il tempo di una canzone. Il ragazzo le si avvicinò lentamente, con un paio di giri delle ruote della sua carrozzina.
Era così vicino che Kailey poteva vedere che i suoi occhi castani erano sfumati d'ambra. Artie si avvicinò ancora e Kailey chiuse gli occhi, stringendoli forte. Obbligò ogni cellula del suo corpo a rimanere immobile, finché le labbra di Artie non si posarono sulle sue, calde e morbide in quella serata fredda di dicembre.
Era strano.
Si era immaginata una serie di emozioni infinite, ma non quella strana sensazione di gioia e disagio. Ma le cose non sono mai quelle che ti immagini, quando si tratta di sentimenti. Artie si allontanò e Kailey aprì gli occhi. Il ragazzo le posò una mano su una guancia rossa, sorridendo, e Kailey si ritrasse imbarazzata.
- Adesso sì che sei la mia ragazza. - Disse Artie con un sussurro, sorridendo con dolcezza.
Si avvicinò alla casella postale più vicina e si voltò verso Kailey, guardandola allegramente.
- Allora, finiamo questo giro di volantini? -
Kailey annuì, saltando su dalla panchina e avviandosi verso il cancelletto per infilare uno dei foglietti nella casella della posta. Stavano camminando lungo il marciapiede in uno strano silenzio, quando Artie iniziò a cantare.

Go tell it on the mountain
over the hills and everywhere


Kailey esitò un momento, ma un istante più tardi la sua voce si era unita a quella del ragazzo
per cantare con lui mentre infilavano i volantini nelle cassette delle lettere.
- Ce l'ho io una canzone! - Disse all'improvviso Kailey.
La sua voce era incerta, ma quella era una delle sue canzoni di Natale preferite, no?

Far more precious than silver and more splendid than gold
Is something to treasure, but is something we can't hold.


- Cartoni animati, eh? - disse il ragazzo con un sorrisetto, interrompendo l'esibizione
improvvisata di Kailey. - La Bella e La Bestia, un magico Natale. Non ti smentisci mai. -
Lei si strinse nelle spalle, sorridendo.
La voce di Artie intonò il verso successivo e Kailey continuò a cantare assieme a lui: quel momento l'aveva resa la miglior canzone di Natale del mondo.

As we all pray together it's the time to rejoice
And though we may look different, we are singing with one voice.

Quando la canzone finì, Kailey si chinò e abbracciò Artie stretto stretto.

- Ti voglio bene, Artie. - Disse in un sussurro, con la voce rotta dalla contentezza.
- Il freddo ti ha dato alla testa, Kailey? - Domandò il ragazzo, ricambiando l'abbraccio con una risata. - Ti voglio bene anche io. -






Mi dispiace che i due capitoli natalizi capitino a metà luglio, ma la storia va avanti così...
Ad ogni modo, potete sempre ripassare da qui quando l'atmosfera sarà più adatta, no?
Grazie di esservi fermati a leggere!
Flora

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Capitolo 17
*** Diciassette ***


gleefanfic
diciassette

venerdì sera, davanti a casa di Kailey






Kailey stava aspettando tutti sulla porta: Jo abitava nella casa al di là della siepe e sarebbe arrivata a momenti, gli altri avrebbero parcheggiato nei dintorni per poi andare a cantare tutti insieme.
Finn e Rachel arrivarono subito, Mike, Tina e Mercedes dopo di loro, poi Artie e Blaine.
- Kurt? - Domandò Rachel.
- A casa con quaranta di febbre. -
- Potevi rimanere con lui! - Esclamò Kailey dispiaciuta.
- Sono stato con lui tutto il pomeriggio, mi ha praticamente obbligato a venire qui... non so se per liberarsi di me o perchè io potessi cantare per entrambi. Jo è già arrivata? -
- No, ancora no. -
- Siete ancora qui, voi? - Disse Puck, apparendo sul portico. - Non vorrete fare i geloni prima ancora di cantare. -
- Puck! Pensavamo ci avresti dato buca come Santana e Brittany. -
- Quando Puckerman dà la sua parola, non si tira indietro. - Disse il ragazzo con serietà, mettendosi la chitarra a tracolla. - E se non ci sono io a suonare, voi sfigati non sapreste fare nemmeno metà delle esibizioni che abbiamo preparato. -
Finn gli batté fraternamente una pacca sulla spalla e Kailey gli sorrise riconoscente: era vero, senza chitarra metà delle canzoni non avrebbero avuto lo stesso fascino.
- Aspetta a parlare, Mohicano dei miei stivali. - Esclamò Jo, comparendo nell'atrio con un'enorme custodia appesa alla spalla.
- Cosa porti con te? -
- Un'idea mia e dei due piccioncini. - disse accennando con il capo a Blaine. - Kurt? -
- Malato. Sono contento che tu abbia deciso di portare a termine il piano! -
Blaine le lanciò un occhiolino complice e Jo rispose con un sorriso orgoglioso: era stato difficile, imparare tutti quei pezzi in meno di una settimana... ma lei era un'ottima pianista e ce l'aveva fatta senza troppi problemi.
Si avviarono lungo la via per qualche isolato e si fermarono davanti a casa della zia di Kailey, una villetta bianca coperta di luminarie di natale rosse e oro.
Jo sistemò la tastiera sul sostegno portatile e la accese, provando un accordo che echeggiò nel silenzio della strada. I ragazzi del Glee club si guardavano: nessuno di loro era particolarmente convinto che la serata sarebbe andata bene (esclusa Rachel, forse), ma nessuno di loro aveva intenzione di non provarci.
La chitarra di Puck diede il via e l'intero gruppo dei ragazzi del Glee Club attaccò a cantare.

Bells on bob-tail ring making spirits bright,
What fun it is to ride and sing
A sleighing song tonight


All'inizio le finestre rimasero chiuse e la gente si limitò a sbirciare da dietro i vetri, con
grande disappunto di tutti i cantanti. Jo prese il posto di Puck alla musica per accompagnare la meravigliosa voce solista di Mercedes.

Oh happy day - oh happy day
When Jesus washed - when Jesus washed
He washed my sins away


Mentre la canzone continuava, con i cori del gruppo intero e i vocalizzi della potente voce di
Mercedes, le porte iniziarono a schiudersi. La zia di Kailey uscì sul portico avvolta in una orribile vestaglia di ciniglia color ecru e con una sciarpona marrone avvolta attorno al collo. Qualche adulto accompagnava per mano i bambini più piccoli, gli anziani si affacciarono ai portici e la gente spegneva le luci delle case per poter uscire e sentire più da vicino.
Un bambino chiese di poter sentire Go Tell e i ragazzi lo accontentarono, mentre anche dalle villette vicine la gente usciva, con i bambini infagottati in sciarpe e cappelli e i genitori stretti nei loro cappotti.
Dopo un momento di silenzio in cui gli applausi echeggiarono nella via fino al basso cielo fitto di nuvole, Rachel fece un passo avanti. Ravviò i capelli bruni sul cappotto bianco e scoccò un'occhiata d'intesa a Jo, che trasse un dolcissimo accordo dalla tastiera.

Lullaby and good night
In the sky stars are bright
'Round your head flowers gay
Set you slumbers till day


La ninna nanna di Brahms cantata da Rachel era ancora più bella di quella di Celine Dion da
cui aveva tratto ispirazione: una cascata di applausi ricoprì la solista, quando le note della canzone si estinsero. Rachel si voltò e si rifugiò al fianco di Finn cercando di mascherare gli occhi lucidi: pur con tutta la sua verve da star, si commuoveva ancora quando cantava.
La canzone successiva ridiede entusiasmo alla situazione, addolcita forse un po' troppo dalla ninna nanna cantata da Rachel.

Deck the halls
- He's up on the rooftop
Deck the halls
- He's up on the rooftop

A quel vivace mash-up tra Deck the halls e There's something on the rooftop i bambini presenti si scatenarono letteralmente, mentre i genitori sorridevano e commentavano tra loro. Qualcuno rientrò in casa per poi riuscirne con vassoi pieni di squisitezze. Kailey e Rachel si scambiarono un'occhiata e poi Kailey si voltò verso Artie, interrompendo la canzone il tempo necessario a lanciargli un bacio: era merito suo e della fantastica idea dei volantini, se quella serata stava avendo quel successo insperato.
Per terminare usarono una bellissima canzone dei Goo Goo Dolls cantata da Finn e Blaine insieme, strappando batticuori e sospiri a tutte le ragazzine presenti.

So take these words and sing out loud
Cuz everyone is forgiven now
Cuz tonight's the night the world begins again


Terminata la canzone l'ex-usignolo si inchinò con eleganza e con un ampio gesto del
braccio mostrò tutti i ragazzi alle sue spalle.
Aveva le guance rosse e gli occhi accesi per l'entusiasmo messo nella canzone, il suo fiato si condensava ad ogni parola ed ancora più carino con quel lungo cappotto scuro e la sciarpa rossa e blu attorno al collo, ricordo di quando frequentava la Dalton.
- Noah alla chitarra e Jo alla tastiera. Poi ci sono Tina e Mike, Mercedes, Artie, Kailey e Rachel. Io sono Blaine, lui è Finn e questo è il Glee Club del liceo McKinley, qui per augurarvi un felice Natale. -
Un paio di signore offrirono cioccolatini, biscotti al panpepato e cookies al cioccolato. La zia di Kailey aveva preparato una pentola di cioccolata calda così grossa che sembrava una di quelle pignatte dove l'esercito cuoceva il rancio.
- Sono così felice che abbiate ripreso questa iniziativa. - Disse con calore, riempiendo il bicchiere di Artie così tanto che la cioccolata gocciolò sul marciapiede.
Il ragazzo imprecò senza farsi sentire, scottandosi con la cioccolata. Fu prontamente aiutato da Kailey, che corse in suo aiuto recuperando il bicchiere colmo e dando retta alla svampita zia. Poi si avvicinò a Jo con un bicchiere colmo di cioccolata e le scoccò un sorriso triste.
- L'unica nota stonata è che Gabrielle, Alice e Serena non sono qui a festeggiare con noi. -
- Hai ragione. -
La casa di Alice e Serena era giusto al di là della strada: i loro genitori si erano avvicinati per salutare, ma delle due sorelle non c'era traccia. Quanto a Gabrielle, abitava in fondo alla via e della sua famiglia non si era visto nessuno.
Kailey fissò la sua cioccolata tristemente: la loro amicizia era proprio finita, se non parlavano con loro nemmeno fuori dalla scuola.
Jo le strinse il braccio con un sorriso, facendole cenno di non pensarci.
- Chiusa una porta, si apre un portone! - Disse accennando con il capo ad Artie, che rideva con Blaine e Mercedes poco lontano.
Lentamente, la serata si avviò verso la conclusione: tè e cioccolata erano finiti, il panpepato riposava negli stomaci di Finn e Puck e i bambini erano stati mandati tutti a letto. Gli ultimi adulti temporeggiavano sul portico della casa della zia di Kailey chiacchierando con i ragazzi che avevano allietato la loro serata.
Quando anche l'ultimo spettatore fu tornato a casa e la zia fu rientrata nella sua villetta, Kailey sospirò di sollievo: la serata era stata un successo e tutto grazie all'impegno che ognuno di loro ci aveva messo. Istintivamente, gettò le braccia al collo di Jo e le stampò un bacione su una guancia.
- Ehi, ehi, calma! - Disse Jo, divertita.
- L'idea della tastiera è stata eccezionale. - Disse Kailey.
Poi si voltò e si chinò per posare un bacio sulla bocca di Artie.
- Così come quella dei volantini. - Concluse, aspettando un momento a rialzarsi per non vedere le facce sconvolte di tutto il resto del gruppo.
Già dare testimonianza del suo affetto era una cosa difficile, ma farlo e rendersi conto che tutti la stavano guardando sbigottiti era molto peggio.
- Beh, credo sia ora di andare a dormire. - Disse improvvisamente Mercedes, sollevando dall'imbarazzo il resto del gruppo.
Si divisero davanti a casa della zia di Kailey: lei avrebbe aspettato con Artie che suo padre lo andasse a recuperare, gli altri si diressero verso le rispettive macchine.
Jo aveva fatto appena due passi verso casa sua quando sentì che qualcuno le toglieva la tastiera dalla spalla.
- La porto io, vuoi? - Disse Blaine, mentre i suoi begli occhi chiari scintillavano nel buio.
- Non farti problemi, non è molto pesante. -
- La cavalleria non è ancora morta. - Rispose lui, caricandola sulla propria spalla.
Era strano, camminare accanto a Blaine lungo il marciapiede vuoto e silenzioso. Jo non era una che si perdeva in fantasie maschili: quella a sognare il principe azzurro e la colonna sonora da film romantico era Kailey. Lei, ai ragazzi, non ci aveva nemmeno mai pensato.
Eppure le sembrava che il lato del suo corpo rivolto verso Blaine fosse esposto a una fonte di luce e di calore quasi tangibile.
I lampioni disegnavano coni di luce argentata sul selciato e il silenzio profondissimo non era rotto da nessun fruscio e rumore. Né un passante né una macchina rovinavano la completa immobilità della via. Era tardi, faceva decisamente freddo ed era quasi Natale: era normale che per strada di non ci fosse nessuno, eccetto due cantanti infreddoliti e ancora emozionati per la serata appena terminata.
Per rompere l'inquietante silenzio, Blaine si mise a raccontare dei suoi Natali in famiglia: rumorosi, chiassosi, ma con l'immancabile eleganza degli Anderson. Aveva decine di parenti strampalati e tradizioni di famiglia decisamente assurde.
- Mia nonna insiste sempre perchè la torta di panpepato venga tagliata dal più piccolo di casa. Quando è nato mio cugino Joshua abbiamo dovuto insistere perchè non fosse lui a prendere in mano il coltello... per Giove, aveva solo tre giorni! - Esclamò Blaine.
Jo fu come sempre catturata dalla sua parlantina divertente e intelligente e stavano ancora ridendo quando la ragazza si ritrovò appoggiata al cancelletto di casa.
- Sono arrivata. - Disse, con una vena di dispiacere nascosta nella voce.
Blaine fece scivolare la tastiera dalla spalla e la posò contro il cancelletto accanto a Jo.
Affondò le mani nelle tasche e sorrise, di un sorriso più luminoso dei lampioni e delle decorazioni natalizie che risplendevano su ogni casa.
Nei suoi occhi scintillava ancora la risata che aveva echeggiato nella via fino a un momento prima e Jo si ritrovò a sorridere a sua volta, cercando qualcosa di spiritoso per concludere la serata. Proprio mentre stava per dire una delle sue battute un po' sciocche, un granello argentato ondeggiò davanti ai suoi occhi, danzando fino a posarsi sul marciapiede.
Jo sbatté gli occhi. Non poteva essere.
Alzò il viso verso il cielo, per essere certa di aver visto bene: sopra di lei il cielo nuvoloso, basso e scuro, si stava lentamente riempiendo di minuscoli fiocchi di neve argentata, che si lasciavano trasportare dall'aria fredda prima di posarsi sul suo viso.
Jo rimase per un momento in quella posizione, come per essere certa di non stare sognando, poi abbassò lo sguardo per annunciare al giovane che l'accompagnava quello che di certo lui aveva già notato.
Ma non appena tornò a guardare davanti a sé si ritrovò con le mani calde di Blaine sulle sue guance e le labbra del ragazzo posate sulle proprie.
Un'onda del mare la travolse, calda come l'estate e morbida e dolce come i croissant alla crema con cui amava fare colazione. Senza che la coscienza di Jo potesse ribellarsi, le sue mani erano scivolate attorno al collo di Blaine e lei aveva risposto al bacio con tutto il sentimento e il calore che sapeva di avere conservato dentro di sé dal primo momento in cui avevano parlato. In quel momento non c'era niente che le importasse, eccetto quella sensazione di calda protezione di cui era stata riempita nel momento in cui Blaine aveva annullato la distanza tra loro.


☆☆☆



- Tu che cosa? -
Jo aveva sentito distintamente cadere qualcosa dall'altra parte dell'apparecchio telefonico e si era chiesta se non fosse per caso il mento di Kailey, caduto a terra a causa dello stupore della proprietaria.
- Ti prego, non farmelo ripetere. -
- Ma... ma Jo! Non mi puoi dare una notizia così e non dirmi nient'altro! -
Jo sospirò sollevata: se Kailey parlava, il mento era ancora al suo posto. Probabilmente a cadere era stato solo il cellulare.
- Non c'è niente da raccontare. E poi non sono stata io. A cominciare, intendo. -
- È stato lui a baciare te? -
- Esattamente. Un momento prima stavo guardando il cielo, un momento dopo avevo le sue labbra sulle mie. Fine della storia. -
- Fine della storia un corno! Ora vengo da te e mi racconti tutto nei dettagli! -
- No, Kailey! Kailey! -
Ma dall'altra parte della cornetta non si sentiva più nessun rumore. Jo sospirò, riattaccando.
Doveva immaginarselo: non poteva dire a Kailey di aver baciato Blaine senza aspettarsi di vedersela sul portone di casa avida di dettagli. Era la prima volta che Jo baciava un ragazzo. Anzi, era la prima volta che Jo si interessava ad un ragazzo: era naturale che Kailey fosse sbalordita.
Aveva sbalordito anche sé stessa, quando aveva ricambiato il bacio di Blaine come se fosse stata creata solo per quello. Era stata una delle sensazioni più perfette e più complete che avesse mai provato. Era come la musica, solo... più reale. E più dolce.
Il suono dei passi di Kailey sul parquet la riportò bruscamente alla realtà.
- Jo? -
- Sono qui. - Disse affacciandosi.
La porta sul retro era sempre aperta e Kailey era una di famiglia, quindi era normale che entrasse senza annunciarsi. In più era la vigilia di Natale e i genitori di entrambe erano spariti in chissà quale grande magazzino per gli ultimi acquisti, quindi in casa non cera nessun altro.
Kailey le arrivò davanti e si fermò un momento, come a voler notare il minimo segno di cambiamento nella sua migliore amica.
Con suo grande sollievo, Jo era la solita: con una tuta da ginnastica un po' lisa sulle ginocchia, una matita a tenere i capelli raccolti sulla nuca e un paio di pantofole rosse ai piedi. Disordinata, sportiva e semplice come sempre.
Istintivamente Kailey le si avvicinò e l'abbracciò con trasporto.
- Adesso ci sediamo e mi racconti tutto, per filo e per segno. - Disse poi.
Jo non aveva nessuna voglia di approfondire sentimenti e sensazioni riguardo alla sera precedente, soprattutto perchè significava affrontare quello che sarebbe successo. Dopo averla baciata con tutta quella dolcezza, Blaine le aveva augurato la buonanotte con uno dei suoi bellissimi sorrisi e si era avviato verso la sua automobile, in fondo alla strada.
Jo era rimasta immobile davanti al cancelletto tra la neve che scendeva per quella che le era sembrata una eternità e poi era rientrata, infilandosi sotto le coperte per addormentarsi. Il sonno, però, non era arrivato: le sensazioni di magica poesia che avevano riempito la sua mente si erano trasformate in incubi.
Cosa avrebbe detto Kurt se l'avesse scoperto?
Cosa sarebbe successo della più bella coppia del McKinley, quella che poteva dare lezioni di romanticismo perfino a Finn e Rachel? Se si fossero lasciati a causa sua, non se lo sarebbe mai perdonata: voleva un bene infinito a Kurt e sapeva quanto fosse felice con Blaine. Se - solo una settimana prima - le avessero detto che avrebbe rovinato la loro storia d'amore probabilmente avrebbe riso, perchè una cosa del genere non poteva accadere. Semplicemente non sarebbe mai potuta succedere.
Di solito era Jo ad ascoltare le fantasie e i problemi di cuore di Kailey, ma quel pomeriggio scoprì un lato della sua migliore amica che non conosceva: Kailey l'aveva ascoltata con comprensione e pazienza, senza interromperla, lasciando che quelle parole che all'inizio non volevano uscire rompessero gli argini e tirassero fuori tutta la sua incertezza e il suo disagio.
- Però non mi hai detto la cosa più importante. - Disse Kailey alla fine, con un sorriso.
- E cioè? -
- Ti è piaciuto? -
Jo avvampò, rubando per l'ennesima volta il copione alla sua amica.
- Beh, allora è tutto chiaro. - Disse Kailey soddisfatta.
- Tutto chiaro cosa? -
- Tu e Blaine vi siete innamorati. Dovreste stare insieme. -
- Insieme? Kailey, sei impazzita? Lui ama Kurt! -
- Ma tu gli piaci. Se non fosse così non ti avrebbe mai baciato. -
- Sì, ma è stata la follia di un momento. Tutta quella cioccolata che ci circolava nelle vene, la neve che iniziava a cadere, le carole di Natale, la serata andata a meraviglia... Siamo stati presi dall'emozione, non è stata una cosa reale. -
- E quindi cosa hai intenzione di fare, adesso? -
- Assolutamente niente. -
Kailey sollevò le sopracciglia.
- Niente? -
- Aspetterò una sua decisione. Se mi cerca affronteremo l'argomento. Se no lascerò che tutto passi in sordina. -
- Cioè mi vuoi dire che non te ne importa assolutamente niente se Blaine ti ha baciata. Blaine Anderson, quello che canta nel Glee Club e che ha gli occhi dello stesso colore del cioccolato al latte che ami tanto... quello che mette sempre quegli adorabili golfini e le camicie intonate ai suoi occhi... quello che si illumina tutto quando sorride? -
- Tieniti le tue parole poetiche per parlare di Artie, coniglietto. - Disse Jo, cercando di mimetizzare con il suo tono acido il fatto che Kailey l'aveva appena colpita dritta al cuore.
- Lo vedi che ti piace? - La stuzzicò Kailey.
- Adesso basta, Kailey! Blaine è il ragazzo di Kurt e io non mi metterò mai in mezzo, capito? Mai, mai e poi mai! Voglio loro troppo bene per pensare a me stessa! -
Jo nascose il viso tra le mani, cercando di capire cos'era quella sensazione strana che le stava riempiendo gli occhi di lacrime. Le braccia di Kailey scivolarono attorno a lei e Jo ricambiò l'abbraccio con tutta la fraternità che le legava da sempre.
- A volte le cose si sistemano da sole. - Le sussurrò Kailey - Ma dai retta a una diciottenne sfigata: non bisogna mai pensare di sapere cos'è meglio per gli altri. -








Come ogni serie di Glee che si rispetti, anche la mia avrà il suo "hiatus". La seconda metà della storia,
ricca di colpi di scena, cuori spezzati e canzoni bellissime,
sarà su questi schermi dopo l'estate!
Perciò non disperate, se non vedete aggiornamenti
è solo che settimana prossima parto e non so se e quando avrò la connessione.

Un grazie enorme e doveroso va alla mia fantastica Faith, che mi ha dato una mano
e commenta ogni singolo capitolo aiutandomi a migliorare.
Un grazie va anche ad
Emma che segue con passione le vicende di Jo e Kailey...
e a tutti gli altri che hanno letto e recensito!
Spero di rivedervi a settembre! (:
Flora

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Capitolo 18
*** Diciotto ***


gleefanfic
- negli episodi precedenti -
Kailey, timida sognatrice all'ultimo anno, sogna di far parte del Glee club da sempre.
Grazie a Jo, intraprendente quindicenne al primo anno,
riesce ad affrontare le sue paure ed entra a far parte del gruppo.
Tra la competizione per gli assoli alle provinciali e i battibecchi tra Santana e Rachel, tutto scorre come sempre.
Ma mentre tra Artie e Kailey nasce qualcosa, Jo sente una strana chimica con Blaine.
Kurt, geloso delle attenzioni del suo ragazzo per la nuova arrivata, si ritrova più di una volta a litigare con il giovane.
Dopo una serata di canzoni natalizie tra le case, Blaine accompagna Jo a casa e, inaspettatamente, la bacia.




diciotto

lunedì mattina, liceo McKinley





Il primo giorno di scuola dopo le vacanze natalizie era sempre un trauma, per Kailey: lei che amava così tanto il Natale da aspettarlo tutto l'anno proprio non sopportava di dover riporre decorazioni, pacchetti e lucine per tirare fuori i libri.
La mattina si era rivelata grigia e gelida, premonitrice di quella terribile pioggerellina sottile che negli ultimi giorni aveva provveduto a sciogliere la candida neve che aveva ammantato Lima per tutte le vacanze di Natale. Kailey si stava dirigendo in palestra a passi pesanti: non c'era lezione che detestasse più di educazione fisica, figuriamoci quando era la prima lezione del lunedì che seguiva le vacanze di Natale.
L'unica nota positiva del dirigersi verso la palestra era passare vicino all'auditorium: una sola occhiata a quel posto buio e silenzioso le metteva addosso la sensazione di poter fare tutto quello che desiderava, anche se solo con la sua fantasia.
Jo, dal canto suo, era immobile davanti al portone del McKinley, completamente priva della voglia di entrare: farlo avrebbe significato non solo ricominciare con i compiti e le interrogazioni, ma anche affrontare Blaine, Kurt e tutti gli altri del Glee club. Non parlava con Blaine da quella magica sera e aveva sinceramente paura di sapere cosa sarebbe successo. Aveva già parlato con Kurt? Non lo sentiva da prima di Natale e non sapeva se fosse arrabbiato con lei...
E se gli aveva parlato, cosa avevano deciso di fare? Stavano ancora insieme? Sperava tanto di sì, perchè si sarebbe sentita terribilmente in colpa se si fossero lasciati per causa sua... ma se Blaine l'aveva lasciato era perchè provava qualcosa per lei, magari. Forse.

E lei, cosa provava per lui? Avrebbe voluto stare con lui?
- Temo che dovrai superare quella porta. - Disse una voce alle sue spalle, facendola sussultare.
Kurt Hummel era un passo dietro di lei e Jo lo guardò preoccupata, sperando di capire cosa stava pensando. Era vagamente accigliato e la guardava immobile.
- Anche io non ne ho affatto voglia. - Disse con un sospiro, avvicinandosi a lei e prendendola sottobraccio. - Ho dormito poco, l'umidità mi ha già disfatto la piega e ho due ore di storia americana prima di pranzo. Quel che si dice un pessimo inizio. -
Si avviò verso l'ingresso trascinandosi dietro una Jo completamente inebetita.
Quando furono in mezzo alla folla di studenti vocianti e in ritardo, tra una Cheerleader già in minigonna e un giocatore di football dall'aria completamente tonta, Jo tirò un sospiro di sollievo: era tutto come al solito. Anche se aveva baciato Blaine, era tutto come al solito.
- Passate bene le vacanze? - domandò Kurt, fermandosi all'armadietto. - Blaine mi ha detto che la serata di canti di Natale nel tuo quartiere è stata meravigliosa. -
- Meravigliosa... già. -
- Mi è proprio dispiaciuto non esserci, ma mio padre avrebbe probabilmente murato porte e finestre a casa mia se mi avesse beccato ad uscire febbricitante. -
- È perchè ti vuole bene. -
- Sì, Blaine mi ha detto la stessa cosa. -
- Quale cosa? -
Jo e Kurt si girarono contemporaneamente verso Blaine, sopraggiunto in quel momento sorridente e per nulla infreddolito. Portava la solita sciarpa rossa e blu attorno al collo e sembrava sereno e rilassato. Tutto il contrario di Jo che si sentiva sui carboni ardenti.
- Blaine! - Disse Kurt, illuminandosi come sempre quando il suo ragazzo era nei paraggi.
I suoi occhi scintillavano e Jo si sentì letteralmente morire. Avrebbe dovuto sottrarsi al bacio di Blaine, non cedergli come una quindicenne innamorata.
Cosa che lei era. Una quindicenne, non una innamorata, specificò a sé stessa.
Kurt scivolò accanto a Blaine e lo prese per mano. Il ragazzo gli rivolse uno dei suoi dolcissimi sorrisi e poi si voltò verso Jo. I loro occhi si incontrarono e Jo ebbe la netta sensazione di stare per annegare, tanto il respiro le si era bloccato in gola.
- Ci vediamo a mensa? - Chiese Blaine con aria innocente.
Ma come diavolo faceva ad essere così tranquillo? Jo annuì, sapendo che se avesse tentato di parlare dalla sua gola secca sarebbe uscito solo un sottile rantolo.
- A dopo allora. -
I due ragazzi si avviarono lungo il corridoio, mentre Jo riprendeva lentamente fiato. Istintivamente pestò i piedi a terra, guadagnandosi un'occhiataccia da parte della professoressa di economia domestica che le stava passando vicino.
"Accidenti a te, Blaine Anderson!" Gridò mentalmente, lanciando immaginarie saette verso la figura elegante del ragazzo che camminava in fondo al corridoio.
Se aveva sperato di essere ignorata da lui per non creare casini con Kurt, si era sbagliata di grosso. L'idea che quel bacio fosse una cosa da nulla la tormentava.
Non era stata una cosa da nulla, l'aveva catturata anima e corpo. Non poteva semplicemente fare finta di niente: non ci sarebbe riuscita.

Strascicando i piedi, si avviò a lezione di matematica, priva di qualsivoglia interesse
.

☆☆☆



Seduti attorno al tavolino della mensa c'erano solo Blaine, Kailey e Finn. Pareva che il resto del Glee Club si fosse volatilizzato. Jo posò il suo vassoio di fianco a Kailey e addentò il cheeseburger domandando dove fossero finiti tutti gli altri. Finn si strinse nelle spalle.
- Sembrano tutti particolarmente eccitati al pensiero che le regionali sono alle porte. Saranno in aula canto o in auditorium a cantare. Anche Rach è lì, mi ha detto di non aspettarla a pranzo. -
- Sì, anche Kurt mi ha detto qualcosa del genere. - Disse Blaine con noncuranza.
Jo si era sentita i suoi occhi addosso da quando aveva messo piede nella mensa e cominciava a sentirsi irrequieta. Solo perchè non c'era la sua dolce metà quel ragazzo si sentiva in dovere di farle gli occhi dolci? Che volgare doppiogiochista!
In quel momento tre figure ben note entrarono nel campo visivo di Jo, tre belle ragazze con la divisa delle Cheerios.
- Ehi, voi tre! - sbottò Jo, alzandosi in piedi e inseguendole.
- Jo, che stai facendo? - Domandò Kailey, allarmata.
Jo afferrò il braccio di Serena e la obbligò a voltarsi. La ragazza la squadrò da capo a piedi con aria di inviperita sufficienza.
- Che diavolo vuoi, Darren? -
- Darren? -
- Sì, che diavolo vuoi? Noi non ci abbassiamo a parlare con le sfigate. - disse Gabrielle.
- Sfigate? Siamo amiche da quando avevamo i denti da latte e adesso mi chiamate per cognome e mi date della sfigata? -
Se Jo cercava qualcuno su cui sfogare frustrazione e disagio, l'aveva appena trovato.
- Per tua informazione, carina, non siamo più amiche da quando avete deciso di far parte di quella banda di ritardati. -
- Banda... banda di cosa? - La voce di Jo stava diventando decisamente alta.
Qualcuno dei tavoli più vicini aveva smesso di parlare e mangiare per seguire la scena.
- Banda di ritardati, hai capito bene, Darren. E poi una con un nome ridicolo come il tuo, Jolanda Laura Marie, dovrebbe essere felice di essere chiamata per cognome. -
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Era vero, a Jo non piaceva molto il suo nome lungo e ricercato, ma non sopportava che la gente glielo sbattesse in faccia. Fece un passo avanti con aria minacciosa e Kailey non fece in tempo ad alzarsi per fermarla prima che desse una spinta a Gabrielle.
Jo però non aveva calcolato Alice e Serena, che stavano ai lati della Cheerios come due guardie del corpo: Serena le diede uno spintone di rimando e Alice le versò addosso il contenuto del suo thermos. Il beverone proteico era grumoso e appiccicaticcio e accecò Jo prima che lei potesse dire qualunque altra cosa.
- Perché vi comportate in questo modo? - Esclamò Kailey raggiungendo Jo inciampando e scivolando sul beverone colato sul pavimento. Sembrava sull'orlo delle lacrime.
- Perché siamo meglio di voi. Lo siamo sempre state e adesso è ora che ve lo ficchiate in quelle teste piene di canzoncine idiote. - Disse Serena con serietà, guardandola negli occhi.
Kailey non disse niente, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
- Ti porti in giro una vera mocciosa, Darren. - Disse Gabrielle. - E pensare che una come te sarebbe potuta rimanere nostra amica. Ma no, tu devi stare assieme agli sfigati. Perché una come te, in mezzo agli sfigati, si deve sentire incredibilmente popolare. Non è questo il motivo per cui una con la tua personalità e il tuo carattere fa parte di quella squadra di perdenti? Per sentirti meglio di loro, per sapere che vali cento volte tutti gli altri membri. -
- Adesso basta! - La voce di Blaine risuonò chiara e sicura nella mensa affollata, attirando l'attenzione di ancora non stava seguendo la scena.
Jo tolse il beverone dagli occhi quel tanto che bastava per vedere Blaine in piedi, furente per la prima volta da quando lo conosceva. Stringeva i pugni e fissava le tre cheerleader davanti a lui come se fosse sul punto di usare le mani. Finn era un passo dietro di lui, con l'aria di chi non sapeva che pesci prendere, ma che era comunque pronto a qualunque evenienza.
- Se non avete di meglio da fare che prenderla per il culo vi conviene levarvi dai piedi. -
Se avesse gridato o detto qualcosa di veramente offensivo, probabilmente avrebbe spaventato di meno la gente che stava ascoltando. Kailey fissava Blaine sbattendo le ciglia, senza riuscire a formulare un pensiero. Jo lo guardava da sotto la poltiglia che iniziava a rapprendersi sulla sua faccia senza sapere bene cosa pensare.
- Infatti. Non abbiamo intenzione di perdere altro tempo con voi. - Disse Serena.
- E comunque, impara a farti gli affari tuoi, femminuccia. - Sbottò Gabrielle, prima di voltarsi e proseguire con uno svolazzo della minigonna a pieghe verso il tavolo a cui le Cheerios e alcuni giocatori di football seguivano la scena. Il loro arrivo fu accolto da fischi di approvazione, risate e pacche sulle spalle.
Blaine posò una mano sulla spalla di Jo e le rivolse un sorriso.
- Tutto a posto? -
- Secondo te? -
Afferrò la giacca e la borsa e uscì dalla mensa senza dire altro. Blaine, Kailey e Finn rimasero per un minuto ancora fermi in mezzo al corridoio, ma quando il resto del corpo studenti tornò ai loro vassoi e alle loro chiacchiere si guardarono l'un l'altro senza sapere cosa dire.
- Che le è preso? - domandò Finn, confuso.
- Jo è un po'... agitata, oggi. -
Kailey scoccò uno sguardo a Blaine, sperando che il ragazzo capisse cosa cercava di dirgli. Blaine sostenne il suo sguardo senza dare segno di aver capito.
- Dite che dobbiamo andare a vedere come sta? - disse di nuovo Finn.
- Ci vado io. - Disse Kailey, recuperando le sue cose e uscendo dalla mensa.
Come poteva un ragazzo così intelligente essere allo stesso tempo così poco perspicace?
Jo si era rifugiata nel bagno delle ragazze più vicino alla mensa e si era lavata la faccia cercando di cancellare ogni traccia del bibitone e delle lacrime. Lei non era una ragazza aggressiva, solo... solo si era lasciata prendere dal nervosismo che le aveva messo addosso quella atroce giornata di scuola.
Alzò gli occhi, fissando il proprio riflesso allo specchio: aveva i capelli ancora sporchi, quell'orribile brodaglia era molto peggio della solita granita. Gli occhi lucidi e il naso rosso rendevano ancora più patetica la sua espressione. Sospirò, appoggiandosi al lavandino.
- Jo? - Domandò una voce sommessa dalla porta.
- Entra, Kailey. -
- Ti senti bene? -
- Sono stata troppo cattiva, vero? -
- No. - Disse Kailey con dolcezza, raggiungendola e togliendole un po' di sporco dai capelli bruni. - Non più di quanto non si meritassero. -
- È che sono così arrabbiata... -
- Lo so. -
- Non capisco, Key. Non capisco. Mi tratta come sempre, ma non mi toglie gli occhi di dosso. Non accenna a quello che è successo, ma quasi prende a pugni tre stupide che mi hanno trattato male. Che cosa devo fare? -
- Credo che la risposta giusta sia: dipende. -
- Dipende? -
- Dipende. Se ti sta bene così, come mi hai detto una volta, devi solo ignorarlo. Fa' finta che non sia successo niente e lascia che le cose continuino ad andare come sono sempre andate. Se però così non ti va, allora affrontalo e chiedigli spiegazioni. -
Jo rimase in silenzio per un attimo, valutando entrambe le possibilità. Poi sospirò.
- Credo che dovrò accettare che le cose stanno così e farmene una ragione. -
- Jo... - Iniziò Kailey.
Sapeva che non era quello che Jo voleva per davvero. Era innegabile che ci fosse qualcosa, tra l'usignolo dagli occhi belli e la sua migliore amica... ma lei sembrava troppo interessata alla felicità di Kurt per poterlo ammettere.
- Non si vive... -
- ... Per accontentare gli altri, sì, lo so. Ma è giusto così. Non ho mai voluto stare con Blaine, in realtà. Il mio orgoglio ferito ha parlato per me. Le cose mi stanno bene così. -
Kailey alzò un sopracciglio, con gli occhi pieni di disappunto: sapeva che non era vero.
- Ti prego, Kailey, credici. -
"Almeno tu."
Kailey sospirò e poi sorrise.
- D'accordo. Adesso ti aiuto a togliere questa robaccia dai capelli, poi usciamo di qui e andiamo a prenderci una granita. Da bere, non in faccia. - Aggiunse con un sorriso.
Jo annuì, sorridendo e riaprendo l'acqua del rubinetto.
Saltò la riunione del Glee club con la scusa di avere una montagna di compiti delle vacanze in arretrato e si ficcò in biblioteca, dove era certa che non avrebbe incrociato né canterini né cheerleader e infilò il naso in un libro cercando disperatamente di estraniarsi dalla realtà.
Uscendo da scuola, però, non riuscì ad evitare di vederli: Blaine e Kurt erano appoggiati al pick-up nero dell'ex usignolo, intenti a scambiarsi tenere effusioni.
Jo distolse lo sguardo un momento troppo tardi: la sensazione del bacio di Blaine, dolce e morbido come un croissant alla crema - ricordava di averlo pensato così - ritornò vivida e feroce nei suoi pensieri. Quando salì sull'automobile di Kailey, sbatté la porta con tanta violenza che il finestrino tremò.
- Jo! -
- Non ho fatto apposta! -
Kailey la guardò con disapprovazione, poi le ficcò tra le mani il suo Ipod.
- Sai cosa dice sempre Rachel? -
- No, sentiamo. Quale perla di saggezza è riuscita a tirar fuori dai suoi lunghi monologhi basati su sé stessa? -
- In questi casi la musica è un vero toccasana. - Rispose Kailey.
Jo sbuffò. Ci mancavano le lezioni di vita di Rachel e Kailey, per rendere la giornata uno schifo completo. Accese l'Ipod e scorse la lista di canzoni senza troppo entusiasmo. E poi, proprio mentre Kailey metteva in moto e superava i due ragazzi intenti a coccolarsi contro la portiera del pick-up, Jo scelse la canzone che voleva sentire.

I will not break
the way you did, you fell so hard.


Alzò il volume in modo quasi assordante, costringendo Kailey ad abbassare il finestrino per non perdere completamente la funzionalità dei timpani. La sua voce si alzava decisa nell'abitacolo dell'automobile di Kailey, mentre la ragazza guidava silenziosamente.

I've learned the hard way
To never let it get that far

Kelly Clarkson portò via la frustrazione, la delusione e il disappunto che si erano aggrappati a Jo da quella mattina e, quando scese, le sembrò di essere più leggera
.

☆☆☆



Il lunedì successivo Jo e Kailey arrivarono alla riunione del Glee club leggermente in ritardo.
Quando entrarono, erano tutti accalcati attorno al pianoforte a coda, parlandosi sopra e intenti a discutere animatamente di qualcosa. Nonostante avessero cercato di attirare la loro attenzione, sembrava che nessuno volesse spiegare alle due ragazze che stava succedendo, così alla fine Jo si ritrovò suo malgrado a gridare:
- Qualcuno ci vuole spiegare cosa diavolo sta succedendo? -
Puck strappò dalle mani di Rachel un foglio di giornale, allungandolo verso di lei.
- Succede che quei bastardi della Meighton High si sono riconquistati un posto nella competizione. Hanno usato una non so che clausola per cui la loro esclusione dalle regionali non stava in piedi. -
- Non hanno messo in discussione la nostra vittoria, spero. - Domandò Kailey allarmata.
- No, per fortuna. Hanno solo chiesto di essere riammessi in gara. - Spiegò Kurt.
- Grazie al Cielo. - Disse Kailey.
Jo era intenta a guardare il giornale tra le mani: era uno dei tanti snobbatissimi settimanali locali della contea e in prima pagina campeggiava a otto colonne il titolo: "I Diamanti della Meighton High School tornano a brillare".
Nell'articolo un giornalista tremendamente di parte descriveva come la mancanza di un membro di età superiore ai quarant'anni - o qualcosa del genere - nella giuria invalidava la recensione. Non una parola su di loro, sui vincitori, ma uno sproloquio di una pagina intera su quanto erano stati bravi i ragazzi della scuola d'arte.
- Bah, li abbiamo battuti una volta, non ci vorrà molto per batterli di nuovo. -
- Sì, ma se ogni volta che vengono sbattuti fuori dalla porta rientrano dalla finestra... - Rispose Artie mestamente.
- Vuol dire che ci siamo spiegati come fanno sempre ad arrivare tra i finalisti senza vincere. Un posto lo compri, la vittoria è più difficile. - Disse Kailey con un luminoso sorriso.
Il professor Schuester entrò in aula in quel preciso istante, chiedendo cosa stava succedendo.
- Succede che quelli della Meighton sono di nuovo in competizione! - Esclamò Rachel.
- Non c'è ragione di preoccuparsi: i nostri due avversari alle regionali sono stati estratti stamattina e i Diamanti non sono tra loro. - Disse il professore.
- Davvero? - domandò Kurt, con gli occhi pieni di curiosità.
- Sì, ma prima di parlare dei nostri avversari, voglio che pensiate seriamente a quello che abbiamo davanti. Le regionali sono un passaggio obbligato, ci metteranno alla prova per vedere quanto veramente ci importa di arrivare fino in fondo. - Si fermò un momento, guardando in volto tutti i presenti. - So che per molti di voi i prossimi sei mesi saranno pieni di novità e di domande. Dovrete scegliere il college e cosa vorrete diventare... vi chiedo solo di non lasciare il Glee come l'ultima delle vostre preoccupazioni. Abbiamo bisogno di tutti... e per tutti intendo ognuno di voi, per vincere. -
- Professor Schue, credo di parlare a nome di tutti se diciamo che per noi il Glee è importante quanto per lei. - Disse Finn, serio.
Rachel annuì e così fecero molti altri nell'aula.
Sollevato, il professore di spagnolo si alzò in piedi e stappò il pennarello.
- Speravo proprio di sentirvelo dire. Quindi, ecco il compito per la prossima settimana. -
Si voltò e scrisse a lettere cubitali sulla lavagna alle sue spalle: "vita".
- Quest'anno verrete chiamati a decidere della vostra vita, ragazzi. Voglio che vi prendiate questa settimana per pensare cosa volete fare nella vostra vita, cosa ne volete ricavare e dove volete andare a spenderla. Su cosa volete puntare il vostro futuro o cosa volete dimenticare, lasciandovelo alle spalle assieme all'adolescenza, alle granite e al McKinley. -
Puck sbuffò.
- Non è un argomento noioso, Puck e se, come spero, verrai promosso, è una cosa che toccherà anche te. Quindi vi chiedo di pensarci bene. Quando avrete trovato una canzone che rispecchia quello che pensate della vostra vita... beh, venite qui e cantatela davanti a tutti. Magari qualcuna di queste potrà finire tra i numeri per le regionali. -
Alla frase "numeri per le regionali" Rachel si mise subito più dritta sulla sedia. Si voltò verso Finn, lo prese per mano e tutti la udirono distintamente udire mentre diceva:
- Non ci faremo soffiare il numero di apertura, stavolta. -
Mercedes sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e scoccò un sorrisetto a Kurt.
- Io invece farei volentieri il bis. -
- Ho già in mente un paio di pezzi meravigliosi. Tu che ne pensi, amore? - Disse Kurt, voltandosi verso Blaine.
- Non so, Kurt... se cantiamo noi non c'è partita per gli altri, sei sicuro di volerlo fare? -
- Non starai parlando sul serio, spero! -
- Ovviamente no. - Disse Blaine, sorridendogli complice.
Jo era seduta accanto a Kailey e pareva del tutto indifferente alla scenetta zuccherina che si stava tenendo alle sue spalle. Stava pensando che l'anno successivo tre quarti di quel Glee Club - anzi, tutti, se si escludevano lei, Tina e Mike... e Puck, nella malaugurata eventualità che con la sua condotta non fosse promosso - sarebbero stati al college.
"L'anno prossimo non farò più parte di questo club." Pensò cupamente.
Ok che amava la musica, ma senza Kailey e gli altri attorno a lei si sarebbe sentita tremendamente sola. Istintivamente si voltò verso Kailey.
- Prepariamo insieme la canzone? -
Kailey la guardò per un momento in silenzio, poi si voltò verso Artie.
- Veramente io avevo dato la mia parola... -
- Capisco. - Disse Jo con un sorrisetto. - Allora farò da me. Chissà, magari troverò qualcosa di bello da cantare anche da sola. -
- Mi spiace, Jo. -
- Tranquilla. Il mio coniglietto preferito e il più carino dei nerd saranno felici di esibirsi insieme. -
Kailey arrossì e sorrise timidamente, scoccando un'occhiata ad Artie, il quale pareva non riuscire a staccarle gli occhi di dosso.
Jo alzò lo sguardo senza farsi notare e vide Blaine che la stava fissando. Quando i loro occhi si incrociarono e una scarica elettrica si impadronì di Jo facendola arrossire, Blaine strinse le labbra in un'espressione indecifrabile. Jo si voltò di scatto per evitare di cedere alla strana espressione di Blaine.
Se l'avesse guardato ancora per un momento, gli avrebbe sorriso... e lei non voleva sorridergli. Lo trattava con gentilezza, gli parlava e a volte rideva alle sue battute, ma cercava di essere più fredda di prima: gli impediva di stare da solo con lei, evitava qualunque situazione in cui avrebbero potuto rimanere da soli. Ma un conto era dire di non volere niente da lui, un conto era provarlo coi fatti.
Mentre uscivano, Jo si ritrovò accanto Kurt.
- Canti con Kailey? -
- No, lei è già impegnata con Artie. In tutti i sensi, stavolta. - Disse Jo.
- Vuoi cantare con me e Blaine? -
- No! -
- O-ok. Scusa se te l'ho chiesto... - Disse Kurt, sorpreso dalla veemenza della risposta di Jo.
- Scusami tu. Sono un po' stanca. - Rispose Jo con un mezzo sorriso
Quella sera, gettata di traverso sul suo letto, Jo sperava di avere l'ispirazione giusta per la canzone di compito per il Glee.
Aveva acceso la radio e stava contemporaneamente girando su iTunes senza una meta precisa, totalmente distratta: stava pensando a Blaine. Stava pensando al bacio che si erano scambiati sotto la neve che cadeva, prima di Natale, in una via che sembrava una cartolina natalizia. Sospirò, consapevole dell'aria sognante che si era dipinta sul viso.
Ogni volta che la sua mente le sfuggiva di mano finiva per fantasticare su quel momento: un momento perfetto. In tutta la sua vita non avrebbe mai più vissuto un momento come quello.









Grazie a tutti quelli che sono passati di qui durante la mia assenza!
Come vedete, la storia non rimarrà a metà: detesto chi lascia le cose incompiute.
Ho scoperto che mentre ero in vacanza (e priva di Tv) hanno dato la terza stagione di Glee..
mi metterò in pari col tempo, perciò vi prego di non farmi avere spoiler,
al momento non so ancora niente e non voglio togliermi nessuna sorpresa! (:
Grazie di aver letto la mia storia! Bacibaci a tutti, alla prossima!
Flora

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Capitolo 19
*** Diciannove ***


gleefanfic
diciannove

lunedì mattina, prima delle lezioni






Kailey era passata a prendere la sua migliore amica alla solita ora. Jo salì in macchina, stampò il solito bacio a schiocco sulla guancia di Kailey e si sedette comoda al suo posto.
- Ho trovato la canzone per il Glee. - Annunciò trionfante, sventolando un fascio di spartiti.
- Davvero? -
- Sì. Come mai non sento nessun entusiasmo nella tua voce? Che c'è che non va? -
- Ma niente. -
- Il solito niente che è qualcosa o niente per davvero? -
Il silenzio nella macchina si fece pesante, mentre Kailey guidava con gli occhi fissi sulla strada e un'aria seria sul viso che proprio non le si addiceva.
- Non esiste una canzone che vada bene sia per me che per Artie. -
Jo non chiese altro: probabilmente Kailey sarebbe scoppiata in lacrime e non era mai bene stare al volante con gli occhi appannati. Prese l'iPod di Kailey e lo accese: c'era una nuova playlist, intitolata "Glee", che conteneva una sola canzone: la voce di Steven Curtis Chapman si allargò nell'abitacolo e Kailey strinse più forte il volante tra le mani, mentre univa la sua voce dolce a quella del cantante.

Dream your dreams tomorrow because today
Life must go on
But there's more to this life living than dying
More than just trying to make it through the day
More to this life, more than these eyes alone can see
And there's more than this life alone can be


Quando la canzone terminò e le note di una delle canzoni celtiche che tanto piacevano a Kailey presero a fischiettare dalle casse, Jo abbassò il volume.
- Immagino che avevi in mente di cantare questa canzone. -
- Dice perfettamente cosa penso della vita: c'è molto più che il dovere e il necessario. La vita non è solo quello che separa la nascita dalla morte. C'è l'amicizia, la musica, la fantasia... È la canzone perfetta per parlare della vita, ma quando l'ho detto ad Artie, lui ha commentato dicendo che ascolto della musica terribile. - Disse Kailey con un filo di voce.
Jo si trattenne in silenzio per tutto il tragitto fino a scuola. Nel momento in cui Kailey spense la macchina, però, non riuscì più a tenere la bocca chiusa.
- Che sciocchezze vai dicendo? Artie non ti avrebbe mai detto una cosa del genere! -
- No... non all'inizio, almeno. Però ci siamo resi conto che non esiste una canzone che vada bene per entrambi, Jo. Lui voleva cantare Michael Jackson, io gli ho proposto Steven Curtis Chapman. Allora lui ha detto che non gli importava l'artista se facevamo un pezzo hip hop e io gli ho risposto che un pezzo hip hop non l'avrei fatto per niente al mondo. Così abbiamo finito per litigare e lui mi ha detto che la musica che ascolto è terribile. Non abbiamo gli stessi gusti su nulla, Jo, ora che lo conosco meglio. Io leggo fantasy e lui libri storici, io vado matta per i cartoni animati e lui passa la serata a guardare polizieschi... io adoro la musica romantica e lui ascolta solo quelle tremende cose elettroniche da maschi! - Esclamò Kailey tutto d'un fiato, con gli occhi pieni di lacrime.
- Non siete riusciti a fare pace? -
- No. Siamo finiti su quegli stupidi luoghi comuni in cui si dice: se mi volessi bene davvero, allora... e lui mi ha pregato di andarmene. Non ci parliamo da allora. -
- Vedrai che vi incrocerete a lezione, ti sorriderà come solo lui sa fare e per l'ora della riunione del Glee andrete di nuovo d'amore e d'accordo. - Disse Jo con un sorriso.
- Non credo proprio. Tu non sai come ci siamo lasciati. - Borbottò cupamente Kailey
.

☆☆☆



Quando Jo arrivò nell'aula del Glee, pensava di trovare Kailey seduta sulle ginocchia di Artie a ridacchiare con lui, ma la vide seduta dalla parte opposta della stanza, accanto a una Rachel molto agitata che parlava a raffica con un Finn del tutto assente.
Sospirò dispiaciuta, poi strinse più forte al petto i suoi spartiti e sorrise nervosa al pensiero di quello che avrebbe cantato di lì a qualche minuto.
- Pare che miss Darren abbia trovato cosa cantare. - Disse Kurt allegramente.
- Eccome. - Disse con un sorrisetto che la diceva lunga.
Gettò un'occhiata a Blaine, seduto accanto a Kurt: il sopranista probabilmente non avrebbe capito niente, così come tutti gli altri del Glee... ma Blaine avrebbe capito. Oh sì, che avrebbe capito.
- Buongiorno ragazzi. - Disse il professor Schuester entrando nell'aula e posando come al solito le sue cose sul pianoforte. - Vi avevo lasciato con un compito sulla vita, qualcuno ha qualcosa da proporre? -
Jo alzò la mano, ma Rachel si alzò in piedi per prima.
- Io, professor Schuester. - Disse con sussiego.
Il professore le lasciò spazio al centro dell'aula con un cenno della mano e Rachel prese il suo posto. La ragazza si guardò intorno per un attimo, con gli occhi che luccicavano per il piacere di essere al centro dell'attenzione.
- Ho scelto questa canzone perchè nella mia vita futura ogni giorno varrà una vita intera, piena di talento, fama ed emozioni. - Spiegò Rachel. - Ho deciso di iscrivermi a una prestigiosa Accademia di perfezionamento di canto, danza e recitazione a Broadway e non ho intenzione di arrendermi davanti a niente: ogni giorno varrà davvero una vita intera. -

I dreamed I was swimming, fighting the undertow
Drifting in circles, no place to go
And when I woke up, I was wringing wet
So much stronger than before

La ragazza ricevette gli applausi per la sua canzone e tornò al suo posto a testa alta: era certa di aver conquistato il primo pezzo delle regionali.
- A me non è piaciuta per niente. - Sussurrò Jo all'orecchio di Kailey.
- In effetti non era un granché. -
Eccetto la melodiosa voce di Rachel e il suo modo di rendere sempre un po' “Broadway” le canzoni che interpretava, non era stata proprio niente di speciale.
Dopo di lei si esibirono Kurt e Blaine: la canzone che avevano scelto era molto più nelle corde di Blaine che in quelle del suo ragazzo, ma Kurt diede ancora una volta prova della sua bravura e della sua versatilità stupendo tutti con un pezzo ritmato che nessuno avrebbe mai pensato di sentirgli cantare.

Life is a highway
I wanna ride it all night long
If you're going my way
I wanna drive it all night long

L'intero Glee club teneva il tempo con le mani, Santana e Brittany si alzarono a ballare trascinandosi dietro Mike, Tina, Mercedes e poi anche tutti gli altri: Kailey si ritrovò a ballare con Jo e poi con Puck, divertendosi come mai nella sua vita. Era un pezzo pieno di energia, pieno di entusiasmo e di speranza, che ti ricordava nella vita c'è sempre qualcosa di cui godere, qualcosa da scoprire e qualcosa di nuovo da vivere: era veramente una canzone meravigliosa.
I due avevano spiegato di aver pensato al loro futuro e avevano deciso di andare a cercare fortuna a Broadway, buttandosi nel giro dei musical insieme. Volevano vivere quell'avventura fianco a fianco, per farsi coraggio a vicenda e arrivare fino in fondo.
Quando l'adrenalina del pezzo di Kurt e Blaine si fu un po' ridimensionata e il professor Schuester ebbe fatto tutti i suoi complimenti ai due, Finn alzò timidamente la mano.
- Anche io avrei preparato una canzone, professor Schue. -
- Bene, Finn. Vuoi farci sapere cosa hai scelto? -
Finn si alzò e andò al centro della sala. Si voltò verso i suoi compagni e, guardando in un punto imprecisato come faceva sempre, spiegò il perchè della sua canzone:
- Ho pensato al futuro, ho pensato a quello che voglio fare e quello che voglio diventare... non so ancora con precisione cosa succederà, non so se diventerò un giocatore professionista o se finirò ad aggiustare motori nell'officina di Burt Hummel... ma una cosa la so già: la vita è troppo breve per sprecarla. - Disse.
Si fermò per un momento, come se avesse voluto andare avanti a parlare, ma si era ritrovato privo del coraggio o delle parole giuste.
Fece un cenno alla band e la musica riempì la sala. Finn intonò - impacciato e timido come sempre - un pezzo in cui si parlava di un bimbo che parlava con suo padre.
Jo notò che Kurt aveva gli occhi lucidi e una mano posata davanti alle labbra per nasconderne il tremito. Una canzone di un padre che diceva al figlio di vivere prima di morire per un ragazzo che aveva perso il padre quando ancora era in fasce: non c'era niente di più toccante, bisognava ammetterlo.

Sit down, son, take my hand
Look me in the eyes
Take these words, promise me
You'll live before you die


Nessuno notava la sua goffaggine, il fatto che era immobile, imbarazzato, in mezzo alla sala.
Cantava con lo sguardo fisso, lasciandosi trasportare dalla canzone e dalle emozioni che di certo gli aveva suscitato dentro. Nemmeno la più esplosiva esibizione di danza di Santana avrebbe potuto toccare l'intera platea con la stessa profondità della timida canzone di Finn.
La seconda strofa parlava dello stesso ragazzo, diciassettenne, che si innamorava. Finn fece un passo avanti e si fermò davanti a Rachel, posando il suo sguardo su di lei: era strano vederlo cantare senza sguardo fisso nel vuoto.

She laid me down, she took my hand
And looked me in the eyes
And just before she kissed me she said
We've got to live before we die

Rachel - per la prima volta da quando Kailey e Jo la conoscevano - sembrava imbarazzata: lasciò che i capelli castani le scivolassero sul viso, nascondendo la sua espressione al resto del pubblico e alzò gli occhi per ricambiare il sorriso di Finn, in modo che lui fosse l'unico a poter vedere le sue emozioni. Quando la canzone terminò, Finn si lasciò andare in un timido sorriso e poi si rifugiò al suo posto. Rachel si voltò verso di lui e lo prese per mano, posando per un momento la fronte contro la spalla del suo ragazzo senza dire niente.
Jo strinse al petto i suoi spartiti con una vaga irrequietezza addosso. Dopo un momento romantico come quello, una qualunque canzone sarebbe sembrata fredda e banale.
- C'è qualcun altro che vuole cantare? Mercedes? Artie? Kailey? -
"Oh, al diavolo." Pensò poi alzandosi in piedi.
- Io, professore. - Disse a voce alta. Forse più alta del dovuto.
- Jo, prego. - Disse stupito il professore, facendole posto.
Tutti la seguirono mentre si avvicinava al pianoforte e lo apriva. Nell'aula non volava una mosca mentre Jo posava gli spartiti sul leggio e sfiorava i tasti bianchi e neri. Un momento prima di iniziare a cantare posò lo sguardo sul pubblico... fermandosi solo un momento su Blaine. Il ragazzo la stava guardando con gli occhi spalancati e un'espressione dolcissima sul bel viso. Jo si riscosse, scrollò la testa e fece un bel respiro: non era il momento di lasciarsi prendere dalle emozioni.
Le sue dita trassero il primo accordo dalla tastiera e la sua voce riempì la sala con una naturalezza che non si era mai sognata di poter possedere.
Aveva scelto quella canzone perchè si era resa conto che sono i momenti intensi, quelli che sembrano "pieni di vita" a dare un senso a tutti gli altri. Avrebbe voluto riempire il suo futuro con tanti momenti come quello che aveva condiviso con Blaine, in quella fredda notte prima di Natale.

Some people wait a lifetime,
For a moment like this
Some people search forever,
For that one special kiss


Quando la canzone terminò, Jo rimase per un momento ferma con le mani sulla tastiera,
ancora premute sull'ultimo accordo. Le sembrava impossibile averlo fatto davvero. Alzò gli occhi e l'unica persona che vide davvero fu Blaine. Aveva gli occhi fissi su di lei e l'aria di chi si sentiva molto stupido e molto triste al tempo stesso.
I loro occhi si incontrarono e fu come se nella stanza fossero spariti tutti gli altri: Blaine voleva parlarle, glielo leggeva in faccia. Voleva parlarle perchè lei gli aveva appena toccato il cuore.
Jo non riuscì a trattenersi e gli sorrise.
- Jo, sei stata... eccezionale! Io... non ho parole! Uao! - Esclamò il professor Schuester, scendendo verso di lei e complimentandosi con tutto l'entusiasmo che possedeva.
Jo non rispose nemmeno e abbassò gli occhi stringendo le mani una nell'altra, sapendo che Blaine la stava guardando. E che anche Kurt la stava guardando, senza capire perchè tra lei e il suo ragazzo ci fosse stato uno scambio di sguardi così intenso.
Quando tornò al suo posto, Kailey la abbracciò con trasporto.
- Perché non mi hai detto che avresti cantato? -
- Te l'ho detto stamattina, ma eri un po'... distratta. -
- Hai ragione. Scusami. -
Jo si strinse nelle spalle: non era importante.
- Per concludere, ho una canzone in serbo per voi. - Disse il professore tirando fuori delle fotocopie dalla borsa. - È la canzone con cui vorrei chiudere il numero delle regionali... e credo che sia perfetta per il tema che vi ho assegnato questa settimana. -
Distribuì le fotocopie e Kailey si illuminò tutta, mostrando a Jo il sottotitolo della fotocopia.
- È di Steven Curtis Chapman! - Esclamò guardando il professore con gli occhi spalancati.
- Sì. - Disse Schuester con un sorriso.
- Io lo adoro! - Esclamò Kailey, abbracciando le fotocopie come se avesse potuto abbracciare il cantante stesso e tutta la sua musica.
Il professore diede il via alla base e tutti si unirono a lui in una canzone che univa vita, musica ed entusiasmo come solo il Glee club sapeva fare.
Kailey era tra Brittany e Rachel, teneva il tempo con loro mentre la sua voce cantava quella canzone che aveva colorato tanti dei suoi pomeriggi: pensare di poterla cantare sul palco delle regionali la elettrizzava letteralmente. Vide Jo poco lontano, tra Puck e Blaine e la vide sorridere come non sorrideva da tempo.

Wake the neighbors, get the word out
Come on, crank up the music, climb a mountain and shout
This is life we've been given, made to be lived out
So la la la la la la, live out loud

Nella confusione seguita al bellissimo pezzo di chiusura, Jo si ritrovò davanti a Blaine. Tutti si scambiavano commenti e pacche sulle spalle e Jo gli sorrise. Si ritrovò stretta nel suo abbraccio senza nemmeno sapere come.
- Voglio parlarti. Qui, domani prima delle lezioni. - Le sussurrò.
Blaine la sciolse dall'abbraccio e si voltò per abbracciare Kurt lasciando una Jo completamente impietrita alle sue spalle
.

☆☆☆



La mattina dopo, Jo era stranamente agitata. Portava la felpa del McKinley ereditata da suo padre, la salopette di jeans e una t-shirt bianca. Si tormentava una ciocca di capelli guardando a destra e a sinistra, temendo di vedere Kurt sopraggiungere da un momento all'altro. Era ferma davanti alla porta dell'aula del Glee club e sapeva di avere le ginocchia molli. Stava guardando la porta in fondo al corridoio quando si sentì avvolgere dal buon profumo di Blaine prima ancora di sentirne la voce.
- Buongiorno. - Disse il ragazzo con dolcezza.
- Blaine. -
Il ragazzo aprì la porta e scivolò dentro, trascinandosi dietro Jo.
- Cosa mi devi dire? -
- So cosa volevi dirmi con quella canzone. -
Gli occhi di Blaine erano dello stesso colore del caramello, dolcissimi e profondi, tanto da poterci annegare dentro. Se si fermava a guardarli troppo a lungo - come stava facendo in quel momento - Jo si sentiva letteralmente privare della forza di volontà. Le mani di Blaine, calde e morbide, si posarono di nuovo sulle sue guance e il suo profumo la avvolse per una seconda volta, stordendola.
- Il nostro potrebbe essere l'amore più grande di tutti? - Le disse in un sussurro, citando le parole della canzone di Kelly Clarkson che lei aveva cantato - Intanto lasciami dire che ci sono persone che cercano per tutta la vita un momento come questo. -
Jo chiamò a raccolta tutta la sua forza di volontà per allontanare le mani di Blaine dal proprio viso, facendo un passo indietro.
- Come puoi fare questo a Kurt? -
- Jo, non lo so. Io lo amo, ma provo qualcosa anche per te. Lo provo dal primo momento che sei entrata in questa stanza, con la felpa grigia e i jeans slavati. Ma se all'inizio era solo attrazione, poi ho riso con te. Abbiamo parlato e scherzato, quella sera in cui eri la più bella Jasmine che le favole ricordino... e non sono riuscito a smettere di pensarti. Vorrei passare più tempo insieme, quando sono con te è... è tutta un'altra musica. -
- Mi hai baciato. Ma stai con Kurt. Non credi di dovere delle scuse ad entrambi? -
- Ti ho baciato e sto con Kurt per lo stesso motivo: perchè provo qualcosa per voi. -
- Non si possono amare due persone. Se ti innamori della seconda è perchè non ami davvero la prima. Perciò, Blaine, non puoi amarci entrambi. O stai prendendo in giro me o stai prendendo in giro lui. In ogni caso, devi essere onesto. -
Blaine si sedette sullo sgabello del pianoforte e si prese il capo tra le mani. Sembrava completamente distrutto da quella situazione.
- Non credevo che mi sarei mai innamorato di una ragazza. - Mormorò. - Potrei spiegare a Kurt che mi sono innamorato di un altro, ma non so come reagirebbe se gli dicessi che sono diventato improvvisamente dell'altra sponda. Non voglio spezzargli il cuore. Kurt è come il cristallo, Jo: è puro e fragile... e gli voglio bene come non ho mai voluto bene a nessuno. Ero certo di amarlo, ma da quando conosco te provo qualcosa di così diverso e mi chiedo cosa sia amore e cosa affetto. -
Istintivamente, Jo gli si avvicinò. Gli passò un braccio attorno alle spalle e posò la testa contro quella di lui, abbracciandolo stretto. Era strano, per lei, essere così affettuosa: Kailey era l'unica che riusciva a strapparle abbracci e baci.
Blaine ricambiò l'abbraccio stringendola così forte da mozzarle il respiro.
- Tu credi che potrà capire? Non lo distruggerò? - Mormorò, con il viso nascosto tra i capelli bruni della ragazza.
Jo poteva sentire il suo cuore e quello di Blaine uno contro l'altro andare allo stesso ritmo, accelerato dalla vicinanza e dal contatto tra loro.
Fino a quel momento aveva creduto che Blaine fosse solo un egoista: in quel momento capì che temeva di spezzare irrimediabilmente il cuore di Kurt, se l'avesse lasciato. Stava con lui perchè preferiva soffrire sapendolo felice, che essere felice sapendo di averlo fatto soffrire. Non era un doppiogiochista.
- Non lo so. - Rispose Jo alla fine.
Blaine la sciolse dall'abbraccio e le mise i capelli dietro le orecchie con un dolce sorriso.
- Riuscirò a dirglielo, Jo. Te lo prometto. Glielo dirò e non dovremo più limitarci a un abbraccio nell'aula di canto quando non c'è nessuno. -
- Me lo prometti? -
- Te lo giuro. Dammi solo un po' di tempo. -
Jo lo guardò ancora per un momento nei suoi bellissimi occhi castani e sorrise, annuendo. Blaine le prese il viso tra le mani e la baciò di nuovo. Jo si lasciò trasportare da quel bacio dolcissimo e intenso sapendo che, stavolta, era perfettamente consapevole di cosa stava succedendo.

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Capitolo 20
*** Venti - le regionali ***


gleefanfic
venti

mercoledì pomeriggio, liceo McKinley






I giorni erano passati in fretta e le regionali erano alle porte.
La scaletta era pronta, i ragazzi del Glee decisamente meno: Artie e Kailey non si parlavano da quasi due settimane, evitandosi ogni volta che potevano e ignorandosi quando erano costretti a dividere la stessa stanza.
Kailey aveva perfino ripreso a sedersi in ultima fila durante le lezioni di informatica, per poterlo evitare meglio.

Avrebbe voluto fare pace, da un parte, ma il suo orgoglio la tratteneva: amava la musica che ascoltava e non sopportava chi la tacciava di essere una ragazzina. In più detestava cordialmente i cantanti preferiti di Artie: non aveva nessuna intenzione di sottomettersi ai suoi gusti discutibili.
Kailey era a lezione di spagnolo e il golfino azzurro e verde di Rachel, seduta come al solito vicino a lei, era così chiassoso che le impediva di seguire al cento per cento il discorso sui verbi ausiliari che il professor Schuester stava tenendo alla lavagna. Il suono del cellulare che riceveva un messaggio distolse definitivamente la sua attenzione dal quaderno. Era Artie:
“Appena finisce la lezione vieni in auditorium.”
Kailey avvampò, sperando che il professore non lo notasse: nella coniugazione del verbo essere non c'era niente di così scabroso da giustificare le sue guance rosse.
Quando la campanella annunciò trillando la fine della lezione, Kailey mise le sue cose alla rinfusa nella tracolla e fece per schizzare fuori dall'aula di spagnolo.
- Kailey? -
Suo malgrado, la voce del professor Schuester la trattenne nell'aula. Si voltò lentamente, sperando che non notasse la sua impazienza. O forse aveva notato che non era stata attenta un momento? Sperava proprio che non avrebbe subito una bella ramanzina, altrimenti Artie avrebbe pensato che non lo voleva vedere...
- Non mi hai lasciato sulla cattedra il tuo compito. - Disse il professore con un sorriso, indicando la pila di fogli protocollo posata davanti a lui.
- Oh, è vero. Mi scusi. Sono un po'... -
- Distratta? Sì, me ne sono accorto. Tutto a posto? -
Kailey rovistò nella borsa, tirò fuori il compito e lo posò sugli altri.
- Tutto a posto, certo. - Disse prima di uscire.
Una volta sicura di essere uscita dalla visuale del professore, spiccò la corsa. Era arrabbiata, sì, ma se Artie si voleva scusare avrebbe accolto le sue scuse a braccia aperte, si sarebbe scusata anche lei e sarebbe tornato tutto come prima. Aprì piano la porta dell'auditorium e vide Artie, fermo sul palco con la jazz band alle spalle.
- Kailey? -
- Sono qui. -
- Vieni più vicino? -
Kailey scese le scale e salì sul palco.
- Volevi parlarmi? -
- Volevo cantare per te. - Disse Artie, facendole cenno di sedersi in prima fila.
- Ti ascolto. - disse Kailey, lasciando cadere le sue cose sul palco e sedendosi a gambe incrociate sul proscenio.
Artie si voltò e fece un cenno alla jazz band alle sue spalle. Un accordo riempì l'auditorium, poi la voce calda del ragazzo si unì alla musica

By the way didn't I break your heart?
Please excuse me, I never meant to break your heart
So sorry, I never meant to break your heart
But you broke mine


Com'erano vere, quelle parole. In una storia d'amore non esistono vincitori o vinti: si perde e si vince insieme, sempre, senza eccezioni. Avevano litigato, è vero, ferendosi a vicenda.. Ma non è quello, ciò che cementa una coppia? L'andare avanti nonostante le difficoltà?
Kailey sorrise, sperando che Artie notasse che non era più arrabbiata con lui.

Kayleigh, is it too late to say I'm sorry?
And Kayleigh, could we get it together again?

Kailey era rimasta letteralmente a bocca aperta. Quando la canzone finì, Artie le si avvicinò con un timido sorriso disegnato sulle labbra.
- Ma... l'hai scritta tu? -
- No, è una vecchia canzone dei Marillion, ma quando l'ho sentita ho pensato subito a te. -
- È una canzone bellissima. -
- Ho una cosa per te. - Disse Artie, scivolando sulla sedia a rotelle dietro le quinte.
Un momento dopo Kailey, attonita, si era vista scivolare tra le mani una cartelletta di cartone con su scritto solo "Kailey" con un indelebile dorato.
La ragazza guardava la cartelletta senza capire.
- È difficile vedere quello che ti ho preso, se non la apri. - Disse Artie.
Riscuotendosi, Kailey aprì il lembo di cartone con su il suo nome: la cartelletta conteneva una bellissima stampa. Disegnata nell'inconfondibile stile Disney, ritraeva una bellissima fata rannicchiata su sé stessa: si abbracciava le ginocchia e aveva il capo chinato rivolto verso lo spettatore. Indossava un lungo abito verde chiaro, leggero, che le sfiorava i piedi. Sulla sua schiena luccicavano delle ali argentate, leggere e trasparenti, che brillavano come la rosa d'argento che le raccoglieva i capelli, facendoli scivolare sulla schiena in una coda di lucenti riccioli color tramonto. Era seduta sul polline di una grande margherita dai petali rosa e mille altre margherite dai colori pastello riempivano lo sfondo dietro di lei.
- L'ho visto l'altro ieri su un sito e ho chiesto all'autore se potevo avere una copia dell'originale: ti somiglia da morire. -
- È bellissima. -
- È come sei tu. - Disse Artie con un sorriso.
Kailey avvampò e ricambiò il sorriso, sapendo di essere in tremendo imbarazzo e nello stesso tempo molto lusingata.
- Allora, Kailey? È troppo tardi per dire mi dispiace? Possiamo tornare insieme? -
Kailey si mise in piedi e poi si chinò su Artie, posando le mani sui braccioli della sua sedia.
- Siamo già tornati insieme. Anzi, non ci siamo mai lasciati. - disse in un sussurro, chiudendo gli occhi per posare un bacio sulla bocca di Artie
.

☆☆☆



La pioggia batteva sui tetti e sulle strade di Lima, in quella domenica di metà febbraio.
Le Nuove Direzioni al completo erano ferme nel camerino dell'auditorium in cui si teneva la competizione regionale dei gruppi di canto coreografato. Le due squadre che dovevano affrontare erano decisamente brave e avevano letteralmente riempito la sala con i loro sostenitori. Finn era seduto su una poltrona e guardava Rachel scaldare la voce facendo le scale assieme a Mercedes e Kurt. Era seduta vicino alla finestra avvolta nella sua sciarpa rosa: da quando erano arrivati non aveva fatto altro che ripetere che tenere la gola al caldo aiutava la voce.
- C'è qualcosa che non va? - Domandò Kailey con dolcezza, vedendolo pensieroso.
- Rachel mi evita da stamattina. - Rispose Finn cupamente. - Ed è strana. -
- Sarà solo agitata per l'esibizione. -
- Tu dici? -
- Oppure si sta solo dando un po' di arie da primadonna. - Bofonchiò Santana, seduta vicino a lui con le lunghe gambe snelle allungate. Brittany era seduta sul bracciolo al suo fianco e sembrava persa come al solito nei suoi pensieri.
Kailey posò una mano sulla spalla del quarterback e si alzò, avvicinandosi a Jo e lasciando Finn solo con i suoi cupi pensieri.
- Emozionata? - Le domandò.
- Non più di tanto. Devo stare in terza fila e ondeggiare a tempo, niente a che vedere con quando ho cantato davanti a tutti al Glee. -
La sua esibizione con voce e pianoforte era passata alla storia, tanto che il professore aveva tentato di metterla nei numeri delle regionali. Jo teneva alla propria salute - Rachel l'avrebbe uccisa - e non se la sentiva proprio di cantare e suonare una cosa così personale davanti a tutti, perciò aveva rifiutato.
L'assolo iniziale se l'era aggiudicato Rachel, dopo aver letteralmente assillato il professor Schuester con continue proposte: per disperazione il professor Schuester le aveva detto che sì, avrebbe cantato lei la ballad iniziale e che sì, poteva anche sceglierla da sola. Bastava che lo lasciasse respirare, di tanto in tanto.
Finn non era stato affatto dispiaciuto di non dividere la scena con la sua ragazza: la coach Beiste li stava mettendo decisamente sotto pressione data l'imminente riapertura della stagione di football e non aveva il tempo nemmeno per vederla, figurarsi per provare un duetto.
Mentre Kailey si dirigeva verso Artie, Jo scoccò uno sguardo complice a Blaine, appoggiato a una specchiera all'altro capo della sala: le piaceva quell'intesa fatti di sguardi e di sorrisi, le ricordava che Blaine teneva a lei e le voleva veramente bene.
Negli ultimi tempi era anche meno affettuoso con Kurt, forse lo stava preparando alla notizia del suo "cambiamento di vedute"... tanto che Kurt si lamentava spesso con lei e Mercedes:
- Non usciamo più da soli da due settimane! Ci sono sempre i suoi amici usignoli, oppure Celine Dion e Bryan Adams. - diceva, riferendosi a Rachel e Finn. - Dice che è più bello fare le cose con gli amici, ma io voglio stare un po' da solo con lui! -
Blaine le si avvicinò e le posò una mano sul braccio. Un gesto completamente innocente, ma che fece passare una scarica elettrica nel braccio di Jo.
- Emozionata? -
- Anche tu? Ma cosa c'è, per caso ho scritto in fronte "ho le ginocchia che tremano, per fortuna oggi porto la gonna e non si nota troppo"? - disse Jo ridendo.
Blaine rise con lei e le strinse affettuosamente il braccio.
- Certo che è strano vederti vestita da signorina. - Disse, accennando al semplice abito blu con cintura e ballerine rosse che tutte le ragazze portavano.
- Tanto quanto è strano non vederti con i tuoi papillon orrendi, Anderson. -
- Touchè. - Disse Blaine ridacchiando, sistemando la cravatta rossa sulla camicia blu.
- Ragazzi, tocca a noi. - Disse il professor Schuester entrando in sala.
Portava uno dei suoi gilet marroni sulla camicia bianca ed era accompagnato da una elegantissima Emma Pillsbury in abito di taffetà color panna.
- State tranquilli, rilassatevi e date il meglio di voi come sempre. Faremo un figurone. - Disse incoraggiante. - Tutti bene? Rachel, tutto a posto? -
- Certo, professor Schue. Non vedo l'ora di cominciare. - Disse Rachel, abbandonando la sciarpa sulla sedia e ravviandosi la frangetta bruna con un dito.
- Perfetto. Si va in scena! -
Un momento prima che si aprisse il sipario, Kailey ebbe un deja-vu: l'ansia che stava provando era la stessa che aveva provato mesi prima, in un freddo pomeriggio di fine autunno, quando aveva dovuto cantare con il resto del gruppo per le provinciali. Ricordava l'ansia tremenda che l'aveva stretto lo stomaco per l'intero pomeriggio prima dell'entrata in scena, ricordava il cielo azzurro e il sole dorato sopra i pini dell'auditorium, la musica classica, il valzer dei fiori e gli occhi verdi del ragazzo che l'aveva presa tra le braccia e l'aveva fatta ballare.
Nessuno sapeva di quell'episodio, nemmeno Artie e Jo. Ogni volta che ci ripensava le sembrava un sogno, uno di quelli impossibili che vengono archiviati subito dopo averli fatti, perchè tanto non potranno mai essere veri. Da allora, però, di tanto in tanto ascoltava il valzer dei fiori e lo ballava da sola, in camera, sentendosi molto sciocca e molto felice. Chissà se avrebbe mai rivisto quell'affascinante ballerino.
Il rumore del sipario che si apriva e la musica che iniziava riportarono Kailey alla realtà, facendola come sempre volare alto, altissimo, come le capitava sempre quando i riflettori la accecavano e il suo cuore batteva allo stesso ritmo della canzone che stava cantando.
La voce chiara e argentina di Rachel riempì la sala un attimo dopo e Kailey pensò che sì, Mercedes era una cantante eccezionale... ma la voce di Rachel non aveva eguali.

I feel closer to the clouds
I'm touching all the highest leaves
on top of the trees
It's my desire's release


L'auditorium sembrava in preda a un incantesimo.
Non volava una mosca, sembrava che perfino l'aria avesse smesso di riempire la sala: Rachel aveva incantato tutti.

La musica sfumò e le note di Run Away di Avril Lavigne esplosero dagli altoparlanti. La band alle loro spalle diede prova del suo talento con i bassi e le chitarre, tanto che qualcuno, tra il pubblico, iniziò ad alzarsi in piedi. Kailey incrociò lo sguardo di Mercedes e la vide raggiante: sebbene fosse rimasta piuttosto male davanti alla scelta delle canzoni si era appena resa conto che avevano fatto centro, ancora una volta.

I just wanna scream and lose control
Throw my hands up and let it go
Forget about everything and run away, yeah


La musica era veramente trascinante e Kailey piroettò attorno ad Artie per poi fermarsi accanto a lui all'estremità destra della fila. Vide Rachel e Finn, al centro, tenere il tempo e scambiarsi uno sguardo mentre si appoggiavano l'uno all'altra sul finale della canzone. Finn non sorrideva.
"Ma che diavolo sta succedendo?"
Il tempo di un pensiero, poi la musica mutò ancora e Live Out Loud chiuse l'esibizione.

Wake the neighbors, get the word out
Come on, crank up the music, climb a mountain and shout
This is life we've been given, made to be lived out


Come nel migliore spettacolo di Broadway, le Nuove Direzioni rimasero immobili, a testa china, assorbendo ogni singolo applauso che il pubblico stava riversando su di loro: era musica per le loro orecchie, il degno coronamento di due mesi di impegno, fatica, prove e borbottii di Rachel su quanto fossero mediocri il loro impegno e la loro preparazione.
Il sipario stava ancora ondeggiando davanti a loro, chiuso da meno di un istante, quando Kailey sollevò la testa per sorridere ad Artie.
In quel momento un tonfo attirò l'attenzione di tutti facendoli voltare verso il centro del palco, dove Rachel era stesa, priva di sensi.

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Capitolo 21
*** Ventuno ***


gleefanfic
ventuno

più tardi, nei camerini del teatro






Quando Rachel rinvenne, si ritrovò letteralmente accerchiata dal resto del gruppo. Dodici paia di occhi la fissavano, chi agitato e chi sollevato... e qualcuno veramente furente.
Finn l'aveva trasportata in camerino in braccio, preoccupato e arrabbiato al tempo stesso. Gli era bastato sfiorarla per capire che la sua sciocca ed egocentrica ragazza aveva la febbre alta.
- Che è successo? - Domandò in un sussurro, cercando di mettersi seduta.
- Sei svenuta! - Esclamò Kurt. - In mezzo al palco! -
- Ma... ma l'esibizione era finita, no? Il sipario... si era chiuso. -
- Non me ne frega un... niente del sipario! - Sbottò Finn.
Quando si era accorto che Rachel stava bene, la parte arrabbiata aveva avuto la meglio su quella preoccupata e ora era sul punto di esplodere.
- Finn... - Tentò di calmarlo Kurt, ricevendo solamente un'occhiataccia.
- Sto bene. - Disse Rachel stancamente.
- Non stai bene, e sei una maledetta egoista! - Gridò Finn. - Pur di salire su quel palco e ottenere l'attenzione di un migliaio di ottusi abitanti dell'Ohio hai fatto finta di stare bene. -
- L'ho fatto per voi! -
- Per noi? -
- Senza di me non potevate vincere! -
- Non ci chiamiamo Rachel Berry Club, gnomo. È ora che lo impari. - Sbottò Santana.
- Tu l'hai fatto solo perchè volevi cantare il tuo assolo di apertura! Non riuscivi a sopportare l'idea che Mercedes, Kurt, Santana o chiunque altro lo facesse al posto tuo, ecco perchè non hai detto che stavi male, stamattina! E se fossi svenuta durante il tuo preziosissimo assolo? Che figura avremmo fatto? Avremmo perso le regionali solo per colpa tua, altro che "senza di me non potevate vincere"! - Replicò Finn.
Sembrava letteralmente fuori dai gangheri, e vederlo furioso era così strano che perfino Puck lo guardava con aria esterrefatta e non aveva il coraggio di intervenire.
Il resto del Glee club non aveva idea di cosa dire o fare per ammorbidire la situazione: l'arrivo del professor Schuester, avvertito da Mike, fu a dir poco provvidenziale.
- Rachel, ti senti bene? - Domandò preoccupato.
- Non lo vede, professor Schue? Una favola. - Rispose Finn, polemico.
- Ascoltate, ragazzi, non possiamo stare tutti qui. In sala vi aspettano per annunciare il vincitore: dobbiamo presenziare. - 
Rachel si aggrappò al bracciolo della poltrona per alzarsi.
- No, tu no. - Disse il professore. - Resta qui. -
- Non possiamo lasciarla da sola. - Disse Mercedes.
- Posso venire. Sto bene. - Tentò Rachel.
- Kailey? - Intervenne Jo.
Sapeva che la sua migliore amica detestava l'ansia del momento della premiazione e sapeva anche che in quel momento era l'unica che sarebbe rimasta con Rachel senza farla sentire un verme. Kailey, come previsto, annuì sorridendo.
- Resto io volentieri. -
Finn gettò un'occhiata gelida a Rachel e uscì dietro al resto del Glee club, lasciando Rachel e Kailey nel camerino deserto e silenzioso. Rachel si distese di nuovo sul divanetto, chiudendo gli occhi.
- Potevi dire che non ti sentivi bene. -
- Avevo un pezzo da cantare. Nemmeno in punto di morte sarei rimasta a casa. -
- Ci credo. - Sentenziò Kailey. - Devo ammettere che con una febbre così alta non sarei nemmeno riuscita a scendere dal letto. Altro che cantare davanti a una platea piena con la tua freddezza e la tua precisione. Ti ammiro, davvero. -
Rachel sospirò.
- Sei gentile, ma la verità è che Finn ha ragione: sono un'egoista. Non avrei ceduto il mio posto a nessuno, anche se sapevo che potevo rovinare tutto a tutti. -
Un boato arrivò dalla sala e Rachel e Kailey si scambiarono un'occhiata spaventata. Rachel si passò le mani gelide sulla fronte che scottava e poi le intrecciò tra loro.
- Spero solo che sia andato tutto bene. -
La porta si spalancò un minuto dopo: il primo che entrò nel camerino fu Kurt, con il viso rigato dalle lacrime. Dietro di lui veniva Blaine, con un'espressione affranta sul bel viso.
- Kurt, io... -
- Stai lontano da me! - Gridò Kurt voltandosi verso di lui.
Corse in bagno singhiozzando rumorosamente e sbattendosi la porta alle spalle. Kailey e Rachel guardavano le Nuove Direzioni, ferme al di là della porta, con aria interrogativa. Blaine sospirò e si avviò verso il bagno, cercando di far ragionare un Kurt decisamente sconvolto. Lentamente entrarono tutti, in silenzio. Quando entrò Jo, Kailey capì cos'era successo dall'espressione dipinta sul volto della sua migliore amica: Kurt aveva capito cosa c'era tra lei e Blaine.
- Allora? - Domandò Kailey.
- Abbiamo vinto. - Disse Artie con molto poco entusiasmo.
- E... -
- E quando hanno detto il nostro nome Blaine si è voltato e ha stampato un bacio sulla bocca di Jo - Disse Puck.
- Davanti a tutti? -
- Davanti a tutti. -
- Accidenti. -
- Maledizione, è questa la parola giusta. Maledizione. - Borbottò Jo, sedendosi sul bracciolo della poltroncina di Kailey.
Il presentatore non aveva ancora finito di sputacchiare nel microfono per fare loro i complimenti, quando si era sentita stringere le spalle in un abbraccio e aveva sentito la bocca di Blaine sulla propria. All'inizio era stato come al solito: la sensazione che il resto del mondo sparisse... poi le urla e gli abbracci del resto del gruppo l'avevano riportata con i piedi per terra.
La prima cosa che aveva visto erano stati gli occhi belli di Blaine guardarla con un sorriso.
La seconda quelli azzurri di Kurt riempirsi di lacrime.
- Come diavolo ti è venuto in mente? - Gridò Jo quando Blaine tornò verso di loro.
Di Kurt nessuna traccia, probabilmente era ancora chiuso in qualche gabinetto a dar fondo a tutta la sua disperazione.
- Non lo so, Jo, te lo giuro. Ero solo... felice. - Disse Blaine.
- Con tutte le reazioni che potevi avere dovevi proprio baciarmi davanti a tutti? -
- Cioè voi vi eravate già baciati? - Si intromise Mercedes.
- N-non abbiamo detto questo. - Tentò Jo.
- Il fatto che tu non sia sconvolta dal fatto che ti ha baciata, ma solo dal fatto che è stato davanti a tutti ti tradisce, sai? - Disse Santana con un sorrisetto.
- Da quanto va avanti? - Disse Mercedes.
- Da mai! - Esclamò Jo.
Blaine non rispose, ma guardò prima Jo e poi Mercedes con uno sguardo talmente eloquente che se avesse detto "dal primo istante che l'ho vista" sarebbe stato più sibillino. La sua innocenza era così disarmante che impedì qualunque commento maligno ai presenti.
- Vado a tirare fuori Kurt da lì. - Borbottò Mercedes, avviandosi verso il bagno.
Kailey si precipitò verso la sua migliore amica e le gettò le braccia al collo, ma la ragazza ricambiò l'abbraccio senza trasporto. Era successo quello che aveva sempre temuto: aveva spezzato il cuore del miglior cantante del Glee club. Si sentiva veramente a terra.
Rachel, seduta sulla sua poltrona con le mani tremanti e un cerchio alla testa, pareva aver capito solo la metà di quello che era successo e guardava tutti con aria confusa.
Qualcuno le posò una giacca sulle spalle, strappandole un sorriso di ringraziamento. Finn era appoggiato allo schienale della sua poltrona e la guardava senza dire niente.
- Oh, avanti, cosa sono questi musi lunghi? Abbiamo un posto alle nazionali! - Tentò Tina.
Jo la fulminò con lo sguardo, azzittendola all'istante.
Il viaggio di ritorno fu estremamente silenzioso. Dai racconti di Kurt anche quando erano tornati a casa dopo aver perso le nazionali non era volata una mosca, ma Kailey sperava che non ci fosse stata quella terribile aria opprimente che impediva a tutti di parlare. Era seduta vicino a Jo, la quale non apriva bocca da quando erano usciti dall'auditorium. Jo guardava il trofeo, posato sul sedile dall'altra parte del corridoio dell'autobus, e poi guardava Kurt, seduto vicino a Mercedes con gli occhi lucidi. Di tanto in tanto tirava su col naso, ma dalla sua espressione si capiva che non era sofferente: era arrabbiato e deluso.
Blaine era seduto vicino ad Artie, dalla parte diametralmente opposta dell'autobus.
Santana e Brittany sembravano le uniche che non soffrivano dell'aria opprimente del mezzo: si erano appisolate l'una sulla spalla dell'altra, mano nella mano come spesso venivano beccate in giro.
Finn e Rachel, seduti davanti assieme al professor Schuester e alla signorina Pillsbury, non si parlavano ancora, anche se Rachel aveva ancora sulle spalle la giacca di Finn.
Kailey sospirò.
- Mi dispiace tanto, Jo. - Sussurrò.
- Non ti dispiacere. Sono io quella che ha combinato tutto questo casino. Avrei dovuto immaginarlo. - Mormorò Jo in risposta.
Si stava rosicchiando un'unghia, lei che non l'aveva mai fatto nella sua vita. Era Kailey quella timorosa, quella spaventata, quella da consolare.
Da quando erano nel Glee club, però, le parti si erano invertite più di una volta.
In un sussurro le raccontò per filo e per segno della discussione avuta con Blaine nell'aula di canto, discussione che Kailey conosceva solo per sommi capi.
- Quindi, adesso... potrete stare insieme? -
- Temo proprio di no. -
- Come no? Lui non sta più con Kurt! -
- Ma non credo che voglia passeggiare mano nella mano con me già da domani, Key. Vorrà di sicuro un po' di tempo da solo, per capire. -
- Capire cosa? L'amore non è una cosa che si può capire! -
- Amore. Parola grossa. A me Blaine piace, fine della storia. -
- Stai dicendo una bugia e lo sai. -
- Se lo dici tu. -
Kailey la guardò con aria di disapprovazione e Jo tornò a evitare il suo sguardo, stringendo forte le mani l'una contro l'altra. La mano di Kailey si insinuò tra le sue e sentì la sua amica stringerle forte.
- Si aggiusterà tutto. - Disse in un sussurro.


☆☆☆



Era mercoledì sera e il Bel Grissino era praticamente vuoto: Artie e Kailey erano seduti ad un tavolino in un angolo assieme a Finn e Rachel.
I due leader del Glee club erano tornati a filare d'amore e d'accordo: Finn aveva accompagnato a casa Rachel, la sera delle regionali e aveva scoperto che Hiram e Leroy Berry erano fuori città. Per quanto fosse tremendamente arrabbiato, non l'avrebbe lasciata a casa da sola con quaranta di febbre. Così si era addormentato con lei sul divano, facendole compagnia per tutta la notte. Rachel era Rachel, e lui la amava con tutto il cuore.
Davanti a loro c'era la torta al cioccolato a forma di cuore fatta da Carole per l'occasione.
- Un San Valentino in ritardo è pur sempre San Valentino, no? - Aveva detto Finn, mettendola in tavola.
Erano passati quasi dieci giorni dal 14 febbraio, ma tra litigate e prove né Artie né Finn erano riusciti a festeggiarlo con le loro ragazze, così avevano organizzato quella uscita a quattro al ristorante più famoso di Lima. Rachel e Kailey erano rimaste molto sorprese dall'iniziativa romantica dei due ragazzi, ma se Kailey era terribilmente a disagio e imbarazzata, Rachel sembrava come sempre perfettamente padrona della situazione.
Stava raccontando del concorso di canto che aveva vinto a quattro anni quando all'improvviso una voce attirò l'attenzione di tutti.
- Finn? Finn Hudson! - Gridò un ragazzo.
Finn si voltò da una parte e dall'altra, incrociando poi lo sguardo di un ragazzo in t-shirt bianca, giubbino di jeans e pantaloni blu. Finn si alzò per guardarlo meglio, ma sembrava non riconoscerlo.
- Non ti ricordi di me? La casa sull'albero, mia sorella che piangeva perchè non la facevamo mai salire... - Disse il ragazzo, avvicinandosi.
- Ma certo! Jamie Woods! -
Finn si alzò e abbracciò il ragazzo come si abbraccia un fratello che non si vede da tanto tempo. Finn si voltò e presentò il giovane al resto dei presenti.
- Ragazzi, lui è Jamie, abbiamo giocato insieme per anni, da bambini. Jamie, loro sono Artie e Kailey... e lei è la mia ragazza, Rachel. - Disse con un sorriso che tradiva il suo amore per lei.
Rachel gli tese la mano con uno dei suoi smaglianti sorrisi, Artie lo salutò con un cenno cortese del capo e Kailey non trovò un momento migliore per far cadere il tovagliolo a terra.
Aveva riconosciuto gli occhi di quel ragazzo nello stesso momento in cui lui aveva attirato l'attenzione di Finn: occhi verdi, capelli color miele e sorriso dolcissimo.
Jamie Woods era lo stesso ragazzo con cui aveva ballato il Valzer dei Fiori.
In quel momento diverse stranezze conquistarono un senso: la stampa che Artie le aveva regalato, quella con la fata dai capelli rossi, si chiamava il Valzer dei Fiori ed era firmata dall'elfo dei boschi. Wood's elf. Woods, Jamie Woods. Eco perchè quella fata le somigliava tanto! Perchè non le somigliava: era proprio lei!
Sentì le guance incandescenti nel buio sotto il tavolo.
- Kailey? - Domandò Artie, affacciandosi. - Ti senti bene? -
- S-sì. Be-benissimo. -
Si rimise diritta, senza nemmeno recuperare il tovagliolo e tese la mano a Jamie, che le strinse la mano con un sorriso adorabile.
- Piacere di conoscerti. -
- P-piacere mio. -
- Non balbetta. Non di solito, almeno. - Disse Artie ridendo.
- Ah davvero? -
Il sorriso di Jamie e i suoi occhi incredibilmente verdi mandavano così in confusione i poveri neuroni di Kailey che la ragazza non riuscì a rispondere nulla.
- Sei qui da solo? - Domandò Rachel.
- I miei amici mi hanno dato buca. - Disse Jamie stringendosi nelle spalle.
- Perché non ti fermi con noi? - Chiese Finn.
"Oh no. No, no, ti prego." Pensò Kailey.
- Mi sembra di essere di troppo. -
"Grazie al Cielo."
- No, resta pure. - Disse Artie.
- E poi non ci vediamo da dieci anni, vuoi andare via così? - Replicò Finn.
- C'è una fetta di torta avanzata. - Replicò Rachel, spingendo la torta verso di lui.
Jamie scoccò un sorriso imbarazzato a tutti e poi si sedette accanto ad Artie.
- Accetto volentieri un po' di compagnia. - Disse con gentilezza.
"Dannazione."
Jamie era un ragazzo loquace e spiritoso ed era divertente stare in sua compagnia. Perfino Kailey, timida e imbarazzata come non era mai stata, si sorprese a ridere alle sue battute.
Lui e Finn erano cresciuti insieme: le loro case confinavano e un grosso pero divideva i due giardini. Avevano costruito una casetta sull'albero e la usavano per i loro giochi, escludendo la sorella gemella di Jamie, Jane, la quale correva a piagnucolare dalla mamma tutte le volte. Poi la famiglia di Jamie si era trasferita e Finn pensava che non l'avrebbe mai più rivisto.
- Sei qui da tanto? -
- Settembre. Purtroppo però sono iscritto in una scuola fuori città che mi impegna per la maggior parte del tempo. -
Il telefono di Jamie suonò, interrompendo la discussione, e il ragazzo guardò il display aggrottando la fronte, con un'aria vagamente preoccupata.
- Devo scappare. Quanto vi devo per la torta? -
- Niente, offriamo noi. -
- Grazie... e grazie della serata. Sono felice di averti rivisto, Finn. Piacere di averti conosciuto, Artie. Rachel, Kailey: è stato incantevole conoscervi. -
Sorrise alle due ragazze, posando i suoi occhi color smeraldo in quelli di Kailey per un solo momento di più, un momento sufficiente a farla arrossire.
- Ehi, aspetta, Jamie! Non puoi sparire di nuovo! - Protestò Finn.
- Ci vedremo di sicuro in giro. A presto. -
Con un ultimo sorriso, si confuse tra la folla e sparì.
- Che tipo! - Esclamò Artie.
Kailey annuì, ancora senza parole.
"È stato incantevole conoscervi."
Ripeté nella sua mente, lasciandosi avvolgere dalla bellezza di quella parola. Incantevole. Chi più usava quel termine, nel ventunesimo secolo?

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Capitolo 22
*** Ventidue ***


gleefanfic
ventidue

lunedì mattina, corridoi del McKinley






Il lunedì mattina, il McKinley era sonnacchioso quanto i suoi studenti: le cheerleader sculettavano di meno, i giocatori di football andavano in giro con un'aria più tonta e addormentata del solito e lo studente medio aveva troppo sonno per chiacchierare nei corridoi. Kailey non era da meno: guardava l'interno del suo armadietto senza vederlo, con gli occhi vacui di chi non aveva dormito granché.
- Buongiorno! - Trillò Jo comparendo alle sue spalle.
Kailey fece un sobbalzo tale che il suo zaino sbattè contro l'antina di metallo ancora aperta facendo un fracasso infernale.
- Jo! - La rimproverò Kailey, vedendola ridere di gusto.
- Scusami, stavi dormendo nell'armadietto e non ho resistito. -
- Passato un buon weekend? -
Kailey annuì.
- Notte di fuoco tra te e Artie, sabato sera? - Le domandò ammiccante.
Kailey la guardò senza capire.
- Key, quando sei addormentata sei più silenziosa del solito, il che è tutto dire! Ti ho chiesto se tu e Artie avete fatto faville, dopo la festicciola di San Valentino. -
- Ah, quello. No, niente. Finn ha accompagnato a casa prima me e poi lui. Niente di che. -
- Uff, mai un po' di pepe nei tuoi racconti... -
- Quella che ha qualcosa da raccontarmi sei tu. - Disse Kailey, chiudendo l'armadietto con un botto e scoccando un'occhiata incuriosita alla sua migliore amica: era abbastanza sveglia da ricordarsi che lei e Blaine avevano avuto una settimana per chiarire.
- Niente da segnalare, capitano. - Disse Jo, mettendosi sull'attenti.
- Mi stai davvero dicendo che non hai parlato né con Blaine né con Kurt? -
- Abilmente evitati. -
- Stai diventando un genio a sparire nelle ombre, allora. Non puoi evitarli ancora, Jo, oggi pomeriggio abbiamo la riunione del Glee club! -
- Confido di ricevere una botta in testa per l'ora di pranzo. Oppure di subire una improvvisa metamorfosi e perdere le sembianze di Jo Darren. -
- Non sei divertente. -
- Trovi? -
Kailey le lanciò uno sguardo di disapprovazione e Jo sospirò: non aveva la minima voglia di parlare con Blaine e meno che mai di affrontare Kurt. Il sopranista le sarebbe saltato addosso per prenderla a pugni, l'ex-usignolo probabilmente le avrebbe sorriso e l'avrebbe mandata in confusione, rendendola come al solito completamente accondiscendente. Preferiva evitarli, punto e basta.
- L'ultima volta che li hai evitati sei finita a cantare una canzone davanti all'intero Glee club, vuoi fare lo stesso questa settimana? -
- Assolutamente no! -
- Allora forse è il caso che ci parli. Oh, guarda chi arriva. Ciao, Ellie. -
Gabrielle le superò come se fossero state invisibili.
- Hai dimenticato l'educazione a casa, acciughina! - Le gridò dietro Jo.
Nel momento in cui si voltò, una granita al mirtillo la travolse facendole bruciare gli occhi.
- Modera i termini, sfigata. - Sbottò una cheerleader dai lunghi capelli dorati.
Alle sue spalle Alice e Serena ridevano divertite. Non appena si furono allontanate, lasciando cadere molto platealmente il bicchiere vuoto sul pavimento scivoloso, Kailey corse in aiuto di Jo aiutandola a ripulirsi dalla granita.
- Io le odio. Giuro che una di queste sere mi intrufolo in camera loro e tingo i loro capelli di verde. Anzi li riempio di gomme da masticare. O le rapo a zero, sarebbe una buona idea. -
- Fare i dispetti non è mai una buona idea. -
Jo sbuffò. Kailey era sempre la solita: quella di non fare i dispetti era una cosa che ripeteva sempre, annoiando terribilmente le altre quattro.
- Certo, mammina. -
Quel pomeriggio,
Quando il professor Schuester arrivò nell'aula di canto, si stupì nel vedere il gruppo decimato. Rachel era seduta come sempre in prima fila, con uno sgargiante vestito giallo e azzurro e un paio di ballerine dorate che attiravano fin troppo l'attenzione. Accanto a lei perfino Kailey, con la sua camicetta di pizzo sangallo rosa con le maniche a sbuffo, sembrava sobria e discreta. Oltre a loro due e a Jo - in jeans e t-shirt come sempre e con la sua solita faccia: nonostante le sue speranze, non aveva subito nessuna metamorfosi - c'erano solo Tina, Mercedes e Blaine.
Jo e Blaine si erano scambiati uno sguardo di una frazione di secondo, tempo sufficiente ad entrambi per arrossire, sorridere e distogliere lo sguardo.
- Che è successo? -
- Allenamenti delle Cheerios e dei Titans. - Spiegò Rachel.
- E Kurt? -
- Lui credo che non verrà per un po' di tempo. - Disse amaramente Blaine.
Il professore rimase in silenzio per un momento, poi alzò gli occhi con rinnovata energia.
- Bene, pochi ma buoni, dunque. Dopo la vittoria alle regionali, meritatissima... -
- E sofferta. - Lo interruppe Jo.
- E sofferta, d'accordo, non possiamo mollare il colpo. In più domenica ho capito che avete un disperato bisogno di esprimervi. -
- Ripetiamo l'esperimento di Madonna? - Domandò Mercedes illuminandosi.
- No, ho deciso di proporvi una settimana basata sul country. - Disse il professore.
Se si era aspettato urletti di gioia e sorrisi impazienti, si era sbagliato di grosso: non ci fu un solo studente che non storse il naso.
- Country? -
- Lo so che vi fa pensare a cappelli da cowboy e camicie a scacchi, mail country è molto più di questo. È musica melodica, orecchiabile, che parla di storie di vita vera e vissuta: un modo come un altro per parlare di sé stessi con la musica. -
- Io non mi metto in stivaloni e camicia, sia chiaro. - Sbottò Mercedes.
- Mercedes ha ragione... chi potrebbe sentirsi rappresentato da una musica così ridicola? - Intervenne Tina
- Il country non è ridicolo, - rispose il professore. - E ve lo voglio dimostrare. -

Baby, I've been waiting all my life to find you
Always been one step behind you
Your love, babe, I've been waiting
All my life


Quella canzone non era affatto male: era semplice e orecchiabile, piacevole da ascoltare e molto vera, dolce e romantica... e poi il professor Schuester aveva un indubbio fascino, quando si esibiva per i suoi studenti: tirava fuori quella passione e quell'amore per il suo mestiere che aveva insegnato loro ad esprimere nella musica. Quando il professore ebbe terminato la canzone, Kailey si sorprese a battere vigorosamente le mani. Forse era l'unica a trovare particolarmente interessante quel compito, ma anche Mercedes e Rachel non erano più così scettiche come prima.
- Il compito per la settimana è questo: le ragazze dovranno preparare un pezzo di Taylor Swift, i ragazzi dei Rascal Flatts. Vi aspetto lunedì prossimo con le vostre esibizioni. -


☆☆☆



- Che cosa dobbiamo fare? -
- Te l'ho già detto tre volte, Puck: dobbiamo cantare una canzone country. - Rispose Jo.
Erano fermi in aula di canto durante la ricreazione di metà mattina, in un tiepido mercoledì di marzo.
- Vi prego, ditemi che sta vaneggiando. - Replicò Finn.
- No, non sta vaneggiando. - Rise Kailey. - È la pura e sincera verità: per lunedì il professor Schuester vuole una canzone country. Voi maschi dei Rascal Flatts e noi ragazze di Taylor Swift. -
- Cosa che non ti disturba affatto, visto che la adori. - Disse Artie.
Kailey annuì e sorrise allegramente.
- Siamo sicuri che non ci sia una storia, tra Mr Gilet ed Anna dai capelli rossi? Continua a proporre temi orrendi che piacciono solo a loro due. - Propose Santana.
- Santana! - Esclamò Artie.
- No, sono seria. Prima le favole, poi questa tizia sconosciuta... Io proprio non so come fate a sopportare questa musica atroce. -
Nessuno si premurò di ricordarle che aveva presenziato alla festa di Halloween vestita da Pocahontas e poi si era anche esibita in Just across the riverbend.
- Ad ogni modo, è un compito assurdo. - Disse Puck, irritato. - E io non lo faccio. -
- Nemmeno io. - Disse Finn.
Aveva una spalla slogata dopo la partita del weekend precedente e non aveva nessuna voglia di ballare e cantare in pubblico. Rachel era seduta vicino a lui e gli teneva con delicatezza una mano sulla spalla dolorante, cercando di trasmettergli un po' di entusiasmo.
- Siamo tutti d'accordo? Beh, andiamo dal professore e diciamogli che boicottiamo la cosa. - Propose Santana, alzandosi in piedi.
- Dove vai? - Domandò Jo quando la vide uscire.
- Affari miei. Ho una vita, a differenza di voi. - Disse Santana, uscendo dall'aula.
- Boicottiamo davvero il compito? - Disse Rachel, guardando gli altri.
- No. -
La voce di Kurt fece trasalire tutti. Entrò nell'aula con la tracolla appesa ad una spalla e la camicia color perla sotto il cardigan di rete nera. Ignorò Jo e Blaine, posando gli occhi su Finn e Rachel.
- L'anno prossimo dovremo fare quello che ci dicono, non potremo permetterci di dire di no. Dovremo cantare canzoni che non ci piacciono, fare cose in cui non brilliamo e recitare in ruoli in cui non siamo a nostro agio... ma lo dovremo fare lo stesso. Il liceo è finito, è ora di abituarsi alla vita. -
I suoi occhi saettarono un momento verso Blaine, per poi tornare, inespressivi, su Rachel. Sapeva di aver toccato il tasto giusto, con lei: la ragazza infatti si raddrizzò e guardò tutti con il suo sguardo deciso e luminoso.
- Kurt ha ragione. Non possiamo fare solo quello che ci piace. -
- Ma quella musica fa schifo! - Piagnucolò Mercedes.
- Vorrà dire che troveremo un modo per farla diventare meno orribile. - Disse Blaine, positivo. - Faremo un numero tutti insieme, un numero con i fiocchi. Rivaluteremo il country! E poi noi abbiamo già interpretato i Rascal Flatts, non sarà difficile! -
Blaine scoccò un sorriso a Kurt, il quale lo ignorò con una naturalezza che Jo gli invidiò: quando era lei a dover ignorare Blaine, non ci riusciva mai in quel modo spontaneo.
- Sarai dei nostri, Kurt? - Domandò Finn timidamente.
Il ragazzo rivolse il suo sguardo azzurro verso il suo fratello acquisito e scosse la testa.
- Kurt... - Intervenne Rachel.
- No. Non ancora. - Disse Kurt, facendo un passo indietro.
Un momento dopo era uscito dall'aula. Mercedes sospirò.
- Che possiamo fare? -
- Dargli tempo. - Disse Finn, guardando la porta da cui Kurt era uscito, immerso nei ricordi. - So come ci si sente. -
Più tardi quel pomeriggio, mentre Jo e Kailey stavano tornando a casa in macchina, Jo ascoltava critica ogni singola canzone di Taylor Swift che la sua migliore amica aveva nell'Ipod.
- Ma perchè ogni canzone di questa biondina parla di nuvolette, farfalline e principi azzurri? - Sbottò abbandonando l'Ipod sul cruscotto. - È proprio una cantante adatta a te, coniglietto. -
- Chiamami un'altra volta coniglietto davanti al resto del Glee e mi trasformo in un coniglietto mannaro che ti stacca la testa. - Disse Kailey con un sorrisetto.
- E questo perchè... -
- Perché Artie non fa altro che chiedermi perchè mi chiami coniglietto! -
- Beh, che problema c'è? - Disse Jo - Diglielo e basta! -
Kailey le lanciò un'occhiata di sbieco e Jo scoppiò a ridere.
- È una storia divertente! -
- No, non lo è. -
Jo stava cercando di trattenersi, ma Kailey la conosceva troppo bene.
- E non ridere! -
Ma un momento dopo si era contraddetta clamorosamente, unendosi alla risata argentina che era sfuggita alle labbra della sua migliore amica.
Quella del "coniglietto" era una storia che risaliva a circa tre anni prima, quando Serena aveva dato una festa per i suoi sedici anni. Nell'invito, arrivato anche a Kailey, c'era scritto espressamente di presentarsi in completo elegante per i ragazzi e da coniglietta per le femmine. Nella sua innocenza, Kailey aveva tirato fuori la tuta di peluche bianca e rosa che usava quando portava i bambini della scuola materna a fare la caccia alle uova il weekend di Pasqua. Un tutone completo di copriscarpe, guanti in tinta e cuffietta bianca con le orecchie pelose. Quando aveva suonato il campanello e Serena le aveva aperto in calze a rete, body nero e
orecchie da coniglietta coperte di strass rossi, in perfetto stile coniglietta di Playboy, Kailey aveva capito di aver completamente travisato l'invito; era corsa a casa senza nemmeno rispondere al saluto di Serena e non era più uscita per il resto del weekend, sapendo che tutta la scuola stava ridendo alle sue spalle.
Quando aveva raccontato la cosa a Jo - che aveva tredici anni e non era stata invitata - la sua amica si era sbellicata dalle risate al punto da farle passare vergogna, imbarazzo e voglia di piangere e strappandole un sorriso. Da quel momento Jo la chiamava "coniglietto" ogni volta che voleva ricordarle che era una ragazza sdolcinata, infantile e tremendamente ingenua... e che lei le voleva bene nonostante quello. O forse proprio per quello.


☆☆☆



La primavera era arrivata a Lima quasi senza preavviso: l'aria era calda e fresca al tempo stesso, gli alberi avevano rimesso fiori e foglie e finalmente giacche e sciarpe erano riposte nella naftalina.
Quella mattina Kailey aveva scelto una camicetta giallo chiaro che testimoniava l'amore per quella splendida stagione, ma non solo: Kailey si sentiva felice, leggera e luminosa, dato che la sera prima aveva trovato una canzone country perfetta per il compito di Schuester. Se solo avesse avuto il coraggio di cantarla davanti a tutti! L'aveva ascoltata per caso, mentre la riproduzione casuale del suo iPod faceva da sottofondo alla sua doccia, e ne era rimasta colpita: non aveva mai fatto molta attenzione alle parole di quella canzone, ma adesso avevano tutto un altro significato.
Era ferma contro il muretto del liceo, con il sole mattutino che le scaldava le guance, e aspettava il momento di entrare con le cuffiette nelle orecchie. Con gli occhi chiusi, immaginava di mettere delle immagini sulla canzone di Taylor Swift che avrebbe voluto cantare, stupendosi ogni momento di più di quanto fosse perfetta per la sua situazione:
il solito, vecchio ristorante con gli amici di sempre... e all'improvviso compare lui. Jamie Woods, con i suoi occhi che sapevano di averla già vista e la sua parlantina intelligente e spiritosa. I loro sguardi che si incrociavano ogni volta che si parlava di danza, anche se Kailey cercava disperatamente di trattenersi dal guardarlo e il sorriso spontaneo che le si dipingeva sul viso quando pensava a quel valzer che avevano condiviso.

This night is sparkling, don't you let it go
I'm wonderstruck, blushing all the way home
I'll spend forever wondering if you knew
I was enchanted to meet you


Aveva passato la notte in bianco, dopo aver conosciuto Jamie: conoscerlo l'aveva colpita in profondità che non sapeva nemmeno di avere. Aveva fantasticato tutta la notte su come sarebbe stato parlargli, chiedergli perchè aveva ballato con lei e perchè l'aveva ritratta come una fata.... avrebbe voluto dirgli che anche per lei era stato incantevole incontrarsi.
Quella mattina si era svegliata con Enchanted tra i pensieri e l'idea fissa di volergli parlare ancora. Sapeva che dietro il disegno della fata c'erano i contatti dell'autore, ma l'idea la spaventava a morte. Cosa gli avrebbe detto? Sarebbe sembrata una bambina, una liceale sciocca e infantile.

- Buongiorno, Kailey. - Disse Artie, comparendole davanti con un sorriso.
Kailey sobbalzò, arrossendo.
"Per fortuna non può sentire i miei pensieri." Pensò sollevata, chinandosi a baciarlo a fior di labbra per augurargli il buongiorno.
Jo, invece, era ancora nell'abisso dell'indecisione: aveva provato ad ascoltare le canzoni della bionda cantante country pop con tutta la buona volontà che Madre Natura le aveva consegnato, ma non era riuscita ad ottenere nessun risultato.
Stava andando in palestra, quando fu attirata da una voce proveniente dall'auditorium. Socchiuse la porta quel tanto che bastava per ficcanasare senza essere vista e vide Kurt sul palco: portava una camicia di seta bianca con una ruche sul davanti e stava cantando con la sua voce cristallina e perfetta.


The words that you whispered
For just us to know
You told me you loved me
So why did you go away?


Cantava per sé stesso, si vedeva: sembrava di vedere qualcuno che rifletteva davanti allo specchio. Kurt guardava fisso davanti a sé, nella platea deserta, con l'aria di chi sapeva di essere da solo. Jo rimase incantata ad ascoltarlo, dimenticando la lezione, la scuola e tutto il resto. Le parole di Kurt e il suo modo triste di farle echeggiare nella sala l'avevano catturata.

So I'll go sit on the floor
Wearing your clothes
Never thought we'd have a last kiss
Never imagined we'd end like this

Kurt si inginocchiò sul palco, raccogliendo le ginocchia in un abbraccio e Jo fece un passo avanti. La porta antipanico corse sui cardini e sbatté, facendo trasalire sia la ragazza che il cantante sul palco.
- Che cosa ci fai qui? - Sbottò Kurt, ritrovando un contegno.
- S-scusami. Non sono riuscita a stare fuori. - Disse Jo.
Kurt la soppesò con lo sguardo, decidendo se voleva parlarle o no.
- È una canzone meravigliosa. Ho sentito la versione originale, ma la tua era così... - Iniziò Jo.
- Vera? - Replicò Kurt.
- Sì. -
- Perché è vera. Ogni singola parola di quella canzone è vera, per me. -
- Kurt, ascolta, io... - Disse Jo, facendo un passo avanti.
Kurt era stato il primo con cui aveva stretto amicizia, il primo del Glee a farla sentire a suo agio. Erano così simili, loro due, anche se parevano l'uno l'opposto dell'altra... e a testimoniare la loro somiglianza c'era il fatto che Blaine si era innamorato di entrambi. Adesso si sentiva malissimo al pensiero di aver fatto soffrire un ragazzo così speciale e ancora di più al pensiero di essere innamorata e ricambiata del ragazzo di cui lui era così invaghito.
Kurt rimase immobile a guardarla per un lunghissimo momento, poi si voltò, prese le sue cose e uscì dall'auditorium senza dire nulla.
La porta che sbatteva fece sussultare Jo con la stessa intensità di uno sparo.

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Capitolo 23
*** Ventitrè ***


gleefanfic
ventitrè

mercoledì mattina, liceo McKinley






Jo era seduta nell'aula di scienze col morale sotto i piedi: l'aveva fatta proprio grossa.
- Ohi. -
La voce di Blaine la fece trasalire.
I suoi dolcissimi occhi color miele la guardavano con una tale tenerezza che sul viso di Jo si dipinse un involontario sorriso. Blaine si appoggiò al suo banco e le sfiorò la guancia con una carezza, facendole scivolare una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- Ti ho vista qui tutta sola. Stai bene? -
- Certo. -
Blaine la guardò con aria eloquente e Jo sospirò. Blaine le faceva più o meno l'effetto che le faceva Kailey: pur con tutta la sua buona volontà, non riusciva a mentire.
- È per Kurt. Non mi parla più. - Continuò la ragazza.
- Non parla più nemmeno con me. -
- E non ti senti morire? -
- Sì. -
- Cosa facciamo, Blaine? -
Per tutta risposta, Blaine accorciò la distanza che c'era tra loro posandole un bacio sulla bocca. Jo rimase immobile, con le labbra di Blaine sulle proprie e i mille pensieri e problemi che svanivano lentamente dalla sua mente.
Nel frattempo i compagni di Jo iniziavano ad entrare nell'aula e gettavano un'occhiata dubbiosa ai due ragazzi al primo banco: era già strano vedere qualcuno dell'ultimo anno nella loro aula... e vederlo assieme a quel maschiaccio di Jo Darren, poi, era proprio una cosa assurda. Blaine si allontanò e Jo ricambiò il suo sguardo con gli stessi occhi innamorati, sorridendo, tanto che anche Blaine sorrise, sollevato.
- Ci vediamo dopo. - Disse uscendo, scoccandole un altro dei suoi sguardi intensi prima di svanire al di là della porta.
Prima di andare a mensa, Jo trovò Blaine appoggiato al proprio armadietto.
- Sto andando a parlare con Kurt. - Disse il giovane, serio.
- Cosa? -
- Fa sempre qualche esercizio di canto, prima della pausa pranzo, e so che è nell'aula del Glee. Devo parlargli, devo dirgli quello che penso e che provo sia per te che per lui. La sincerità è sempre la cosa migliore, in questi casi. -
- E io? -
- Tu sei libera domani sera? -
Per tutta risposta, Jo lo guardò con gli occhi castani sgranati: le stava chiedendo di uscire?
Con tutta la naturalezza che lo contraddistingueva, Blaine continuò:

- Al cinema il giovedì danno dei film vecchi e mi piacerebbe andare a vedere Il fantasma dell'Opera con te... se ti va. -
Davanti al sorriso di Blaine, Jo andò come al solito in confusione e si ritrovò a sorridere e annuire come una sciocca, più felice di quanto potesse ammettere.
- Bene, allora. Passo a prenderti io alle nove... e so perfettamente a quale cancelletto fermarmi. - Disse con una suadente occhiata allusiva.
Jo era sul punto di morire, di sciogliersi lì contro il suo armadietto, ma si limitò a trattenere il fiato mentre Blaine si chinava a posarle un bacio su una guancia prima di allontanarsi. Kailey la sorprese mentre andava a mensa con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
- Oho... e che cosa ti ha reso così gioiosa? Stamattina eri di umore nero! -
- Blaine. -
- Hai ragione, era una domanda stupida. -
- Andiamo a vedere un film, domani sera. -
- Un appuntamento? - la voce di Kailey era stridula per l'emozione - Il tuo primo vero appuntamento, Jo? Oddio e cosa ti metterai? Che bellezza! -
Jo sospirò: come sempre, Kailey tendeva ad andare su di giri senza motivo.
- Jeans e T-shirt, come sempre, o Blaine penserà che ho problemi di personalità. -
Kailey sembrava delusa, probabilmente sperava di poter giocare con lei come da piccola giocava con le bambole, riempiendole di volant, nastrini e perline tra i capelli.


☆☆☆



Jeans o non jeans, la sera successiva Kailey si era presentata a casa di Jo un'ora prima di Blaine per farle un enorme in bocca al lupo e per tenerle compagnia. Si erano sedute sulle poltroncine di vimini della veranda di Jo nell'aria fresca della primavera e avevano chiacchierato come facevano sempre. Nonostante la situazione fosse piuttosto comune, Kailey aveva notato quanto la sua migliore amica fosse emozionata: Jo non smetteva di tormentarsi le mani e continuava a guardare la curva in fondo alla strada da cui da un momento all'altro sarebbe apparsa l'automobile di Blaine.
Quando un pick-up blu si fermò vicino al cancelletto e il finestrino abbassato rivelò i luminosi occhi castani di Blaine, Jo saltò in piedi all'improvviso.
- Ok, vado. -
Kailey le gettò le braccia al collo e la strinse forte, fortissimo.
- Sei fantastica, Jo. Rimani sempre te stessa e non ci sarà mai nessuno migliore di te. - Le sussurrò.
Jo ricambiò l'abbraccio con lo stesso affetto e poi si precipitò giù per il vialetto nella sua mise di tutti i giorni: scarpe da ginnastica di tela blu, jeans chiari e felpa turchese. L'unica frivolezza che si era concessa era il fermacapelli a forma di conchiglia con cui Kailey le aveva raccolto i capelli.
- Sei bellissima. - Disse Blaine, ammirato.
- Quando faccio ginnastica sono più elegante. -
- Non mi riferisco ai vestiti. -
Le guance di Jo risposero per lei, avvampando.
Quando arrivarono al cinema, Jo constatò di quanto le sembrasse strano andare al cinema con un ragazzo. Le era capitato di andare in compagnia, con i ragazzi della sua classe alle medie o con Kailey, Gabrielle, Serena e Alice... ma mai da sola con un ragazzo. Anche perchè, a ben vedere, le sue storie d'amore fino a quel momento erano sbocciate e sfiorite nel giro di un paio di giorni, tra i banchi di scuola.
Si sedettero a metà sala, tra una coppia di vecchietti e un gruppo di adolescenti chiassosi, e si ritrovarono a chiacchierare del più e del meno ridendo e scherzando come facevano sempre. Se Blaine faceva troppo il galante Jo rispondeva con una delle sue battutine sarcastiche, ma alla fine era sempre lui ad avere l'ultima parola, dicendo qualcosa di così dolce da farla ammutolire.
Jo non era una grande fan dei musical e non aveva mai visto Il fantasma dell'Opera, ma non lo trovò niente male: era una storia intensa e romantica di amore e solitudine... molto simile al Gobbo di Notre-Dame, in effetti.
Quando la proiezione terminò, erano appena le undici e Jo propose di andare a mangiare un gelato al Frozen per chiudere in dolcezza la serata.
Mentre erano seduti ad uno dei tavolini rotondi vicino alla veranda con i loro giganteschi yogurt con salsa al cioccolato sopra, Jo chiese a Blaine com'era andata con Kurt.

- Non saprei. -
- In che senso? -
- Mi ha lasciato parlare e io gli ho detto le stesse cose che ho detto a te tante volte: che provo per voi due cose diverse, ma che non capisco quale delle due sia amore e quale amicizia... o se siano entrambi amore. È difficile pensare di essere etero quando hai passato tanto tempo ad accettare di essere gay... ma non ho dubbi su quello che provo per te, Jo. - disse scoccandole un sorriso meraviglioso - Gli ho detto che avevo sbagliato a non parlargliene prima e che non avrei dovuto ingannarlo così, ma che sono stati il dubbio e l'incertezza a trattenermi. Lui mi ha lasciato parlare senza dire niente... ma alla fine mi ha detto che non vuole avere più niente a che fare con me, ha preso le sue cose e se n'è andato. -
Blaine abbassò gli occhi e Jo allungò una mano per prendere la sua.
- Mi è capitato lo stesso qualche giorno fa in auditorium. - Replicò la ragazza.
- Ci ha lasciati soli. -
- Sì, ma insieme. -
"Oh, Jo, quanto zucchero." Disse disgustata una vocina nella sua testa, vocina subito fatta sparire dall'occhiata rincuorata che Blaine le rivolse in risposta.
Più tardi, la macchina di Blaine scivolava silenziosa nelle vie di Lima riportando a casa Jo: era quasi l'una e sua madre la stava sicuramente aspettando alzata, così Jo si era costretta a dire a Blaine di riaccompagnarla, sebbene lei non volesse far finire la serata. Quando l'automobile si fermò davanti al suo cancelletto, Jo sospirò.
- Grazie della splendida serata, Blaine. Buonanotte. -
Dopo una breve lotta interiore, gli posò un rapido bacio sulla guancia - constatando per l'ennesima volta quanto fosse buono il suo profumo - e poi scese dalla macchina.
Aveva appena messo la mano sul cancelletto, quando sentì Blaine chiamarla. Il giovane scese dalla macchina e le si avvicinò, baciandola teneramente sulla bocca.
- Questo è chiudere in dolcezza la serata. - Le disse in un sussurro. - Buonanotte. -
Jo rientrò e ignorò gli strilli di una madre preoccupata a pianterreno per correre in camera sua: gettò la borsa ai piedi del letto e si ritrovò a piroettare di gioia nella stanza, felice come non era mai stata nella sua vita.
La mattina dopo Jo era ferma al suo armadietto quando vide Kailey comparire dal nulla come fosse stata la fatina disegnata sulla sua t-shirt.
- Allora, allora. Raccontami tutto. -
Jo chiuse l'antina con un sorrisetto sornione.
- Non c'è molto da raccontare. Abbiamo visto il film, mangiato un gelato e fatto quattro chiacchiere. Da buoni amici. -
- Aha. E i buoni amici si sciolgono come la neve al sole quando si vedono? -
- Certo. Non ti ho mai detto che faccio gli occhi dolci anche a Robertson, il capitano della squadra di lacrosse? Sai, siamo amici dal primo giorno di scuola. -
Kailey le diede un'affettuosa spintarella e Jo le rivolse un sorriso divertito.
- È stata una serata magica, Kailey. Non pensavo che si potesse stare così bene con una persona, dico sul serio. Blaine è divertente, è intelligente, è maturo... è... -
- Un sogno? -
- No, è reale. È perfetto ed è reale, è proprio questo il punto! -
Kailey evitò lo sguardo appassionato di Jo, dirigendo il suo altrove.
Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa. Vedere la sua migliore amica così innamorata le ricordava come lei, invece, fosse piuttosto freddina con il suo ragazzo, ultimamente. Forse perchè non faceva altro che pensare a un ragazzo sfuggente con gli occhi verdi come gli smeraldi.

- Key? -
- Scusami, mi sono distratta. Stavi dicendo? -
- Ti stavo chiedendo perchè hai l'aria di uno Snorlax addormentato, stamattina. Tutto ok? -
- Sì. - Mentì Kailey - È solo che... -
- Che cosa? -
- Che non trovo più una cosa. Un... racconto. -
- Un racconto? -
- Sì, una scemenza. La scrivo durante le ore di lezione, quando mi annoio. È solo una favola, una sciocchezza. Però ci tenevo e adesso non la trovo più. -
- Con il tuo disordine ci credo che non riesci a ritrovarla. - Disse Jo con un sorriso.
- Hai ragione. Salterà fuori mentre cerco il compito di aritmetica che devo consegnare la settimana prossima e che non mi ricordo dove è finito. -
Si separarono davanti all'aula di letteratura inglese, prendendo ognuna la propria strada: Jo si sedette al suo banco con ancora le farfalle nello stomaco per le emozioni della sera prima, Kailey raggiunse l'aula di arte con una pietra sulla coscienza che le ricordava in ogni momento che, almeno in teoria, stava tradendo il suo ragazzo
.

☆☆☆



Il lunedì pomeriggio, l'aula di canto era al completo.
A differenza della settimana precedente, quando i quattro membri superstiti del Glee si erano ritrovati a storcere il naso davanti alla proposta del professor Schuester di fare il compito sul country, stavolta sembravano tutti impazienti: i ragazzi erano affascinanti nelle loro mise - jeans slavati, camicia estiva e sandali ai piedi - e avevano addosso la piacevole fibrillazione che precede un'esibizione, le ragazze li guardavano pieni di curiosità.
Quando il professor Schuester entrò nell'aula di canto, Blaine e Finn gli si precipitarono incontro per avere il permesso di iniziare. Il professore guardò i loro piedi nudi e le camicie dai colori vivaci e sorrise, a metà tra l'incuriosito e l'imbarazzato.
- Prego. - Disse sorridendo e andando a prendere il posto di Puck in ultima fila.
Era veramente molto buffo vedere cinque ragazzi in infradito nell'aula di canto in un tiepido pomeriggio primaverile, ma quando la canzone iniziò, il clima della stanza si rivoluzionò.

The sun is getting low
There it goes, here we go
Here comes the moon, yeah
Things start getting heated up
When it starts getting cool, yeah

Ogni volta che Blaine diceva "I'm feeling sexy" Kailey riusciva a percepire il brivido che correva lungo la schiena della sua migliore amica e sorrideva. Dal canto suo, trovava davvero molto carina l'esibizione di Artie, che era veramente bello con la camicia hawaiana azzurra e bianca, così diversa dai suoi noiosi gilet di cotone.
Aspetta, ma stava davvero pensando che trovava noiosi i gilet di Artie?
Scrollò impercettibilmente i capelli sperando che le sue idee si snebbiassero: dov'era finita la ragazza che avvampava e balbettava quando Artie le rivolgeva la parola? Quella che si era ritrovata a tremare quando lui le aveva messo i capelli dietro le orecchie e le aveva detto che sarebbe stata bravissima?
La canzone terminò e le Nuove Direzioni rivolsero alla loro metà maschile un dovuto scroscio di applausi: erano stati veramente eccezionali.
- Adesso ho voglia d'estate. - Si lamentò Kailey quando Artie le tornò vicino.
- Era quella l'idea. - Rispose lui con un sorriso complice.
- Bene, molto bene. Voi ragazze avete preparato un pezzo tutti insieme? - Domandò il professore di Spagnolo.
- Veramente no. - Disse Santana. - Io e Brit nemmeno ci muoviamo da qui. Non sprechiamo la voce per questa musica arcaica. -
- E poi sull'arca di Noè suonavano per gli animali, non per le persone. - Disse Brittany.
Il consueto momento di silenzio seguì le parole della bionda Cheerios, poi fu Rachel ad alzare la mano.
- Io ho preparato una canzone. -
- E ti pareva. - Esclamò Santana, alzando gli occhi al cielo.
Rachel la ignorò con un invidiabile autocontrollo e continuò:
- Ho cercato a lungo una canzone di Taylor Swift che potesse sposare la mia tonalità e le mie doti vocali, ma purtroppo non l'ho trovata. Così ho ripiegato su quello che la canzone dice. Il mio talento compenserà quello che Madre Natura non ha donato all'autrice. -
Fece un cenno col capo alla band e loro attaccarono con un jingle di bassi.

I'm only me when I'm with you
When I'm with anybody else it's so hard to be myself
And only you can tell
I'm only me when I'm with you

"È indubbiamente la canzone giusta per lei", pensò Kailey con un mezzo sorriso: anche se gli occhi di Rachel saettavano da un viso all'altro, avidi di sorrisi e sguardi ammirati, sapeva benissimo a chi era rivolta quella canzone.
Subito dopo Rachel, fu Jo ad alzarsi in piedi tra lo sbigottimento generale.
- Anche io ho preparato qualcosa. -
- Jo Darren che si dà al country. Questa non me la voglio perdere. - Disse Puck, incrociando le braccia e allungandosi sulla sedia con un sorrisetto.
Jo gli rivolse un'occhiata assassina e poi fece un delizioso sorriso al resto della platea prima di dare l'attacco alla band.
Aveva sentito quella canzone nell'Ipod di Kailey, in quel pomeriggio della settimana precedente, e l'aveva scartata senza nemmeno ascoltarla fino alla fine... ma quella bellissima serata passata con Blaine sembrava essere stata raccontata nei dettagli da Taylor Swift, così aveva cambiato idea: l'aveva scaricata, ascoltata a ripetizione e imparata a memoria. Le note non sarebbero state precise, ma cosa importava? Lei voleva solo dire al mondo quanto era felice e - anche se odiava ammetterlo - Rachel aveva ragione: in certi casi potevi solo affidarti alla musica.
I suoi occhi si spostavano da un viso all'altro mentre cantava, modificò la canzone quando diceva "a redhead Abigail" con "a redhead Kailey" e sogghignò vedendo la sua migliore amica arrossire e sorridere, poi posò i suoi occhi su Blaine.

And then you're on you're very first date
And he's got a car and you're feeling like flying
And you're mamma's waiting up and you're thinking he's the one
And you're dancing 'round your room when the night ends

Blaine, sorpreso e ammirato per quella scelta così azzeccata, aveva un'espressione che Jo non gli aveva mai visto addosso: solitamente l'ex usignolo era così calmo e sicuro di sé che era difficile coglierlo impreparato... vedere quel sorriso incerto sul suo viso era una novità.
"Beccati questo, signor self-control." Pensò Jo mentre le ultime note della canzone sparivano nell'aria, sostituite dagli applausi.
- Allora... mi pare di capire che tu abbia cambiato idea riguardo a Taylor Swift. - Disse Kailey, ancora con le guance rosse per l'emozione e l'imbarazzo.
- Sì, diciamo che non è esattamente atroce come pensavo. -
- Beh, se non c'è nessun altro che si vuole esibire possiamo anche... - Iniziò il professore.
- Ci sono io. - Disse una voce.
Non ci fu bisogno di sentire il rumore delle scarpe eleganti sul linoleum o vedere la perfetta onda dei capelli bruni che ombreggiava gli occhi azzurri per riconoscere Kurt Hummel. Avanzava a testa alta, più bello ed elegante che mai nel suo trench firmato.
- Kurt. - Disse il professore, senza sapere cosa dire o fare.
- Ci ho pensato a lungo e credo di aver trovato la canzone giusta per annunciare il mio ritorno nel Glee club. Questo gruppo di canto mi piace e, anche se ho cambiato idea riguardo alcuni di voi, credo che non farne parte sia una punizione più per me che per chi mi ha ferito. - Disse Kurt con calma, posando la borsa sul pianoforte e voltandosi verso gli altri per iniziare a cantare.

So watch me strike a match
On all my wasted time
As far as I’m concerned,
You’re just another picture to burn

Non c'erano dubbi sul soggetto a cui Kurt stava dedicando quel pezzo, anche se il cantante non aveva nemmeno guardato Blaine nel momento in cui diceva "tu sei solo un'altra foto da bruciare". L'ex usignolo, da parte sua, stava dimostrando una freddezza incredibile... anche se Jo aveva notato le nocche bianche delle sue mani intrecciate l'una nell'altra e il vago tremare dell'angolo delle sue labbra, distese in un'espressione indecifrabile.
Alla fine della canzone Kurt era senza fiato e il pubblico non sapeva se battere le mani o meno per paura di ferire una parte o l'altra.
Il professor Schuester cavò tutti dagli impicci scendendo i gradini e posando una mano sulla spalla di Kurt.

- Siamo così felici che tu sia tornato tra noi, Kurt. Sei più in forma che mai! -
- D'ora in poi niente mi potrà distrarre dal mio obiettivo: vincere le nazionali, andarmene da questa scuola di ipocriti e diventare una stella del palcoscenico. -
- E ci riuscirai sicuramente. - Gli disse Mercedes con un sorriso gentile, scendendo ad abbracciarlo.
L'unica a replicare con uno sbuffo annoiato fu Santana, ma nessuno diede peso alla sua scontata manifestazione di dissenso.

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Capitolo 24
*** Ventiquattro ***


gleefanfic
ventiquattro

giovedì mattina, corridoi del McKinley






Jo incrociò Kailey per caso, davanti all'aula di economia domestica. La sua migliore amica aveva l'aria di chi era sull'orlo della disperazione e non aveva idea di cosa le fosse successo: quando erano arrivate a scuola la Kailey era frizzante come al solito.
- Tutto bene? - Le domandò prendendola a braccetto.
Gli occhi verdi di Kailey la guardarono pieni d'ansia:
- Il professor Schuester vuole che vada nel suo ufficio subito dopo la pausa pranzo, ha detto che è una questione molto importante. -
- Ehi, non sarà di certo niente di male! Hai idea di quello che ti vuole dire? -
- Per niente. -
Jo strinse il braccio di Kailey contro il suo e le scoccò un sorriso complice.
- Vedrai che ti stai facendo tante paranoie senza motivo. -
- Speriamo... -
- Kailey, ciao! - Disse Artie, comparendo davanti a loro due all'improvviso.
A Jo non sfuggì che la sua migliore amica sussultò, quando lo vide. Perché era così tesa?
- Andiamo assieme a lezione di informatica? -
Kailey annuì e lasciò il braccio di Jo per avviarsi con il suo ragazzo verso l'aula multimediale.
Il braccio di Blaine che le circondava le spalle riscosse Jo dai suoi pensieri.
- Buongiorno. - Le disse stampandole un bacio sui capelli.
- Ciao, Blaine. -
- Tutto a posto? -
- C'è qualcosa che tormenta Kailey, ma non capisco cosa. - Disse amaramente.
Subito dopo la pausa pranzo, Kailey si diresse verso l'ufficio del professor Schuester. Stringeva al petto i libri per le lezioni del pomeriggio come se fossero un'ancora di salvezza, un appiglio a cui aggrapparsi nel caso in cui il professore le avesse dato una brutta notizia.
E se le avesse detto che non poteva più stare nel Glee club?
Era un pensiero assurdo, certo,
non c'era nessun motivo per cui avrebbe dovuto andarsene, ma era il suo più grande timore.
Quando il professore la vide al di là del vetro della porta, le fece cenno di entrare con un sorriso. Kailey mise piede nell'ufficio guardandosi intorno imbarazzata.
- Siediti, Kailey. Mettiti comoda. - La invitò il professore.
Kailey sprofondò nella poltroncina di fronte alla cattedra dell'insegnante di spagnolo e ci mise un po' a trovare il coraggio di alzare lo sguardo verso di lui.
- Ho... ho fatto qualcosa di male? -
- Lo riconosci questo? - Le disse, facendole scivolare davanti un foglio protocollo.
- Sì, è... è il compito di spagnolo che le ho consegnato qualche tempo fa. -
Era solo un saggio sull'uso dei cellulari a scuola, uno sciocco tema per mettersi alla prova con lo spagnolo, non poteva essere quello il motivo per cui era lì. O sì?
- E questo, lo riconosci? -
Schuester aprì il foglio protocollo: dentro c'erano tre fogli verde menta scritti fitti fitti. Gli occhi di Kailey si dilatarono per lo stupore, poi avvampò bruscamente e tutte le parole che le erano salite in gola morirono all'istante.
Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, poi abbassò gli occhi e nascose il viso tra le mani.
- Non sono riuscito a non leggerlo, Kailey. Avevo pensato che fosse la brutta del tema, ma quando ho iniziato... beh, l'ho letto tutto d'un fiato. So che non avrei dovuto, senza il tuo permesso, ma non sono riuscito a fermarmi prima della fine. -
Kailey non stava nemmeno ascoltando. Avrebbe voluto vedere il pavimento aprirsi e inghiottirla intera, facendo sparire dalla faccia della terra il suo imbarazzo e quella sciocca distrazione che la metteva continuamente nei pasticci.
Aveva cercato quella storia in ogni posto che le era venuto in mente, ma non avrebbe mai immaginato di averla consegnata al professor Schuester assieme al compito di spagnolo. Tremò al pensiero del professore che leggeva quella favola per bambini, quella sciocca storia di una ragazzina come lei che sognava fate, castelli e principi azzurri. Gli occhi le si riempirono di lacrime e strinse più forte al petto i libri, sperando di potersi trasformare in una fata minuscola per volar via attraverso il buco della serratura. La mano calda del professore sulla sua spalla la riscosse dai suoi pensieri e Kailey alzò gli occhi.
- È una storia bellissima, Kailey. Questo è quello che intendevo con "fai della fantasia un'arma". Hai tirato fuori tutta la magia che c'è in te e l'hai messa nero su bianco. Voglio farti i complimenti: hai un talento che nemmeno una stella come Rachel può sognare. I cantanti di Broadway non sarebbero nessuno se non ci fosse chi scrive le storie per loro. -
Gli occhi del professor Schuester traboccavano ammirazione e fiducia e Kailey si ritrovò ad asciugarsi le guance e tirare su col naso, tentando un sorriso.
Era difficile sapere che un'altra persona ha letto senza il tuo permesso qualcosa in cui hai messo il tuo cuore e la tua anima, dove hai riversato tutto quello che pensi del mondo e delle persone che lo abitano... anche se sotto mentite spoglie.
Kailey aveva paura di mostrare quello che era davvero perchè temeva che la gente avrebbe usato quello che avrebbe scoperto per ferirla e umiliarla.
Il professor Schuester, però, fino a quel momento aveva sempre cercato di tirare fuori il meglio di lei... e lo stava facendo anche in quel momento, mentre la guardava con un sorriso gentile e una mano posata sulla sua spalla.
- Ora però devi mostrare questo tuo talento al mondo. Una voce come la tua non può rimanere nascosta in ultima fila. - Disse ammiccando. - Voglio che il tuo racconto sia la trama del musical del Glee di quest'anno. -
Se avessero detto a Kailey che l'avevano appena eletta miss Ohio, probabilmente l'avrebbero stupita e spaventata di meno.
- C-cosa? - disse, trovando un filo di voce.
- Voglio che trasformi il tuo racconto in un copione. Artie ti darà una mano con la regia e io ti aiuterò a scrivere le canzoni. Trasformeremo la tua favola nel più bel musical che il McKinley abbia mai visto. D'altronde i personaggi li hai già decisi, no? -
Kailey annuì, arrossendo per la seconda volta. I personaggi di quella storia erano quasi tutti ricalcati sulla vita reale: non aveva idea di come si potesse fare a inventare dei personaggi nuovi, così aveva trasformato chi conosceva nei protagonisti della sua favola.
- Allora, Kailey, cosa ne pensi? -
Kailey appoggiò i libri sulle ginocchia e prese i suoi fogli tra le mani.
- Lei... lei crede davvero che funzionerà? -
- Ne sono sicuro. - Disse il professor Schuester, sapendo che Kailey avrebbe accettato prima ancora che la ragazza alzasse gli occhi verso di lui per annuire
.



☆☆☆



Era venerdì mattina e Kailey si teneva dentro dal giorno prima quello che il professor Schuester le aveva detto. Aveva evitato l'argomento con Jo, ma la sua amica era più acuta di un falco e presto si sarebbe accorta che Kailey le stava tenendo nascosto qualcosa.
Era ferma davanti al suo armadietto, quando la sua migliore amica comparve vicino a lei con il suo solito travolgente entusiasmo.
- Stasera usciamo di nuovo! - Esclamò Jo.
- Tu e Blaine? -
Jo annuì allegramente.
- Aha... quindi è una cosa seria. -
- Abbastanza. -
- Mi sembri molto dispiaciuta! -
- Da morire, non si vede? -
Gli occhi di Jo brillavano, gesticolava in modo esagerato e le sue guance rosse tradivano la sua emozione. Kailey le sorrise.
- Volete venire anche tu e Artie? Andiamo al Bel Grissino e poi forse al bowling. -
- Oh, no, assolutamente. -
- A me non dispiacerebbe: sarebbe la prima volta che usciamo insieme a due ragazzi! -
- No, davvero. -
- Non farti pregare, Key! -
- Non voglio! - Sbottò Kailey, chiudendo con violenza l'armadietto.
Jo rimase impietrita davanti alla reazione della sua migliore amica e la guardò sbattendo le ciglia per qualche istante, senza sapere esattamente cosa dire.
- C'è qualcosa che non so? - Domandò.
"Tante cose." Pensò Kailey, stupendosi del fatto di avere segreti per Jo: non era mai successo da quando erano amiche... cioè da sempre. Kailey non rispose, immersa nei pensieri, ma come sempre Jo sapeva cosa stava pensando.
- Oddio, il professor Schuester ti ha dato una brutta notizia? - Domandò spaventata.
- No, per niente. - Disse Kailey.
Un involontario sorriso le affiorò sulle labbra, sorriso che non sfuggì agli occhi vigili di Jo.
- Perché ti ha detto che... - Iniziò Jo.
- Ho ritrovato il racconto. Sai quello che mi ero dimenticata dove l'avevo messo? -
- Sì, bene, sono contenta. Ma stavamo parlando del professor Schue. -
- L'ha trovato lui. -
- Bene. Mi sfugge un passaggio, però. Perché i tuoi occhi scintillano? Non ti sarai presa una cotta per il professore! -
- No, no. Anche se gli sono immensamente debitrice... - Le parole di Kailey diventarono un borbottio confuso e Jo sospirò spazientita.
- Mi vuoi dire che cosa ti ha detto o mi tieni sulle spine per il resto del giorno? -
- Ha detto che vuole usare la mia storia per il musical di primavera. -
Jo spalancò occhi e bocca come se Kailey le avesse appena detto che si era proposta per diventare capo-cheerleader. Rimase immobile così a lungo che Kailey le diede un colpetto sul braccio per accertarsi che la sua migliore amica stesse bene.
Jo si riprese qualche secondo più tardi, gridando e gettando le braccia al collo di Kailey.
- Oh, io l'ho sempre saputo, Kailey! L'ho sempre saputo! -
Kailey scoppiò a ridere, chiedendosi che cosa avesse sempre saputo, ma si trattenne dal chiederlo. Jo era così emozionata che non sarebbe riuscita a mettere insieme tre parole.
- Che succede? - Domandò Tina, avvicinandosi.
- Kailey ha appena... -
- Scoperto che non ho lezione di matematica alle ultime due ore. Non avevo studiato. -
Disse Kailey in fretta, lanciando un'occhiata eloquente alla sua amica. Tina le guardò una dopo l'altra, scettica, ma non disse niente.
- Andiamo in classe? - Domandò poi.
- Certo. Ciao Jo, a dopo. - Le disse Kailey, salutandola con la mano.
Jo rimase ferma immobile in mezzo al corridoio, pensando che conosceva Kailey meglio di chiunque altro... ma che ancora non riusciva a capire sempre cosa le passava per la testa.




☆☆☆



Il sabato sera successivo, le Nuove Direzioni si ritrovarono al Lima Bean per una riunione preventiva in vista delle nazionali e per qualche pettegolezzo dell'ultimo minuto. Il locale sarebbe stato pienissimo, così avevano mandato in avanscoperta Kailey, Tina, Kurt e Mercedes in modo da avere posto per tutti alla fine della partita dei Titans.
- Come mai Artie non è venuto? - Domandò Kurt sorseggiando la sua Diet Coke.
- Aveva da fare. A quanto pare i novellini che si sono iscritti al club del giornalino scolastico sono veramente degli imbranati e gli tocca fare il quadruplo del lavoro. - Rispose Kailey.
- Capisco. Ecco perchè non sei stata con lui, ti saresti solo annoiata. -
- Jo non viene? - Domandò Tina con innocenza.
La domanda era scottante e aleggiava nell'aria da quel pomeriggio, quando in un giro di messaggi su Twitter si erano messi d'accordo. Nessuno aveva parlato di Blaine e Jo, tranne Rachel che aveva sottolineato che ci sarebbero dovuti essere proprio tutti.
- Aveva una non so che esibizione di pianoforte fuori città, una competizione regionale o qualcosa del genere. - Spiegò Kailey. Non specificò che ci era andata accompagna da Blaine, ma sperò di non doverlo dire ad alta voce.
L'arrivo di Santana e Brittany assieme a Puck e Mike aumentò il vocio al tavolo, ma l'arrivo di Rachel e Finn assieme a Jamie riportò la calma, facendo scendere il silenzio.
- Ehi, ragazzi, cosa sono quelle facce? Lui è Jamie, siamo amici da sempre. Ho pensato che poteva uscire con noi, stasera. - Disse Finn facendo le presentazioni.
Quando gli occhi di Jamie si posarono su di lei, Kailey si sentì come se qualcuno le avesse appena puntato addosso un riflettore. Era uno sguardo intenso, luminoso e caldo... e le dava la stessa sensazione di terrore e piacere che le dava stare sul palcoscenico.
- Posso sedermi qui? - Domandò Jamie, indicando il posto vuoto accanto a lei.
Kailey aprì la bocca un paio di volte senza riuscire ad articolare nessun suono e inaspettatamente fu Rachel ad andare in suo aiuto: si sedette accanto a lei, di fronte a Finn, lasciando a Jamie il posto accanto al quarterback.
La conversazione si avviò a fatica, tutti sembravano guardare Jamie prima di dire qualunque cosa. Il giovane, da parte sua, non aveva nessun problema a inserirsi nella conversazione e strappava sorrisi e battute dalle labbra di tutti, tanto che Santana pareva letteralmente calamitata dai suoi occhi verdi. Gli unici scettici sembravano essere Kurt e Mercedes.
- Bene. - Disse a un certo punto Rachel con sussiego, ravviandosi i capelli e spostando il bicchiere vuoto per avere più spazio davanti a sé. - Ci perdonerai, Jamie, ma dobbiamo parlare delle nazionali di canto corale. -
Jamie aveva rivolto un sorriso di scuse alla ragazza, ma la voce di Kurt proveniente dalla parte opposta del tavolo attirò l'attenzione di tutti.
- Non ci posso credere! -
- Kurt, che succede? - Domandò Finn preoccupato.
- Non solo è qui come se fosse uno di noi, ma volete anche parlare delle Nazionali con un membro della concorrenza al nostro tavolo? -
Si guardarono tutti sgomenti, senza capire cosa intendesse.
- Lui fa parte del Glee club della Meighton High! - Esclamò Kurt.
Le Nuove Direzioni al completo si voltarono verso Jamie, il quale era rimasto impassibile, con un'aria indecifrabile sul bel viso.
- Tu che cosa? - Esclamò Finn. - Perché non me l'hai detto? -
- Perché non me ne frega niente di quel gruppo di canterini! -
- No, certo, cosa te ne può importare di un Glee club che si piazza sempre in alto alle nazionali e che ha le migliori recensioni in ogni rivista di settore? - Sbottò Santana.
- Dico davvero! -
- Kurt però ha ragione: io non parlo di niente, se c'è lui al nostro tavolo. - Disse Puck. - Con tutto il rispetto, amico... sei comunque un nostro rivale. -
Jamie si alzò di scatto, tirò fuori una manciata di spiccioli dalla tasca e li lasciò vicino alla sua birra ancora a metà, afferrò la giacca e salutò tutti con un'intonazione terribilmente amara nella voce.
- Grazie della compagnia, allora. -
Si allontanò tra la folla nel silenzio generale.
- Giuro che non lo sapevo. - Disse Finn, sentendosi addosso gli occhi di metà del gruppo.
- È la verità, non ne avevamo idea! - Lo difese Rachel.
- L'avresti saputo, se ti fossi interessata alla competizione invece che solo alle tue faccende amorose. - Disse Kurt con più cattiveria di quanto avesse voluto. - Non ti riconosco più! -
Rachel strinse i pugni e aprì la bocca per rispondere a tono, ma non riuscì a trovare niente di intelligente da dire, così tacque.
- Va bene, parliamo delle nazionali, adesso, siamo qui per questo, no? - Disse Mercedes con un sorriso mesto, tentando di riportare tutti a più miti consigli.

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Capitolo 25
*** Venticinque ***


gleefanfic
venticinque

lunedì mattina, liceo McKinley






Era lunedì e Kailey si sentiva sull'orlo di un precipizio.
Era come in quella canzone di Celine Dion, Taking Chances: aveva messo un piede nel buio senza sapere se sarebbe stato il primo passo verso la felicità o l'ultimo prima di cadere in un baratro.
A sommarsi alla sua agitazione per quello che sarebbe successo quel pomeriggio al Glee, Kailey si sentiva in fibrillazione per un altro motivo: aveva mandato una mail a Jamie. Aveva passato l'intera domenica a pensare a lui, al suo viso triste e amareggiato quando era stato ritenuto solo una spia dei Diamanti, quando aveva buttato i soldi per la birra sul tavolo e se n'era andato senza nemmeno salutare... Vederlo così triste le era dispiaciuto a tal punto che aveva trovato il coraggio di mandargli una mail usando i contatti dietro al disegno della fata. Anche se non aveva la matematica certezza che fosse proprio lui l'autore, ormai non riusciva a pensare a nessun altro: le coincidenze erano troppe e nel suo cuore sapeva di non stare sbagliando.
Ogni volta i suoi occhi si posavano sulla stampa incorniciata nella sua stanza non pensava ad Artie e al suo sorriso mentre glielo donava, ma a Jamie mentre la disegnava. Avvampava al pensiero di quanto doveva averla pensata, mentre la ritraeva con quegli occhioni verdi dall'espressione trasognata, con i riccioli color tramonto sulla schiena, il corpo minuto di una fata e il sorriso leggero dipinto sulle labbra.
Gli aveva scritto una mail vaga, tanto che quando l'aveva riletta sembrava uno di quei branetti che si trovavano sui libri per bambini per insegnare loro le regole formali di una lettera: niente di personale, in effetti, ma aveva cliccato su "invia" con una tale agitazione in corpo che le tremavano le mani, neanche fosse stata una proposta di matrimonio.
Jo non sapeva niente di quello che era successo: era rientrata tardissimo sabato, la domenica non si erano viste e Kailey sapeva che avrebbe dovuto raccontare tutta la storia a qualcuno prima di svenire per l'agitazione.
A lezione di spagnolo, Rachel si sedette come sempre vicino a lei e chiacchierò a sufficienza per tutte e due, chiassosa e squillante come il suo vestito rosa acceso. Kailey la ascoltava parlare di scuole, licei, università e corsi senza replicare: la stella del Glee aveva bisogno solamente di sentire la propria voce, a volte, e Kailey era perfetta per quel ruolo di ascoltatrice silenziosa, soprattutto quando i suoi pensieri erano tutti altrove.
Incrociò Jo all'intervallo, demoralizzata per non essere riuscita a vincere il concorso di pianoforte, ma felice per aver avuto Blaine tra gli spettatori.
- Tutto a posto, Kailey? - Le chiese dopo averle raccontato della sconfitta.
- Ti devo dire una cosa. - Rispose Kailey seria.
Erano fermi nel corridoio pieno di gente, tra cheerleader che scodinzolavano dietro la Sylvester e ragazzi che scodinzolavano dietro le cheerleader.
- Sei la testimone di un omicidio? -
- No, io.. -
- Sei stata tu a commettere un omicidio? -
- Jo! -
- Se non è questo, allora qualunque cosa dirai sai di avermi dalla tua parte. - Disse con un sorriso. - Oh, guarda, arriva Artie. -
- Buongiorno, Kailey. - Disse il ragazzo con dolcezza. - Tutto bene? Non ti ho vista per tutta la mattina. -
- Tutto bene, sono solo un po' presa... sai, le ultime lezioni, il diploma che si avvicina... -
- Bene. Perché avevo l'impressione che tu mi stessi evitando. -
Kailey sorrise sapendo di avere gli occhi di Jo piantati addosso, cercando di capire che cosa stava succedendo alla sua migliore amica, la quale si stava chiedendo da quando il coniglietto si era trasformato in un serpentello dalla lingua biforcuta.
- Ti offro una granita, ti va? - Disse Artie. - È un pezzo che non stiamo un po' insieme. -
- Veramente io... -
- No, Kailey, vai tranquilla. - Disse Jo con un sorriso. - Possiamo parlare dopo. -
"Ora salva le apparenze, dopo mi dici cosa stai combinando."
Kailey poté sentire i pensieri di Jo come se li avesse pronunciati e le scoccò un sorriso. Si avviò con Artie al ristoro cercando di essere spontanea, anche se era terribilmente difficile.

☆☆☆



Il professor Schuester entrò nell'aula di canto con l'aria di chi stava per sganciare l'ennesima bomba. Si fermò davanti a loro dicendo:
- Ragazzi, tra meno di un mese ci sarà il consueto festival di primavera e voglio che il Glee club partecipi con un musical. -
- Ma... professor Schue... e le nazionali? - Disse Finn.
- Non ci possiamo permettere distrazioni! - Ribadì Kurt.
- Avete ragione, ma per arrivare a Seattle avremo bisogno di fondi. E quale modo conoscete per ricavare un po' di soldi, se non un fantastico spettacolo a pagamento? -
- Rimarremo senza pubblico. - disse Mercedes sconfortata.
- Avanti, ragazzi, se non ci credete nemmeno voi non sarà mai un successo! - disse il professore con il suo solito travolgente entusiasmo.
- E sentiamo, quale favoletta di Broadway metteremo in scena? - Sbottò Santana.
Kailey vide Rachel giungere le mani e mormorare qualcosa che assomigliava terribilmente a I miserabili, mentre alle sue spalle sentiva Kurt ripetere Gypsy. Il pensiero che sarebbe stata la sua sciocca fiaba la metteva in ansia a tal punto da farle sembrare il cuore un sasso piazzato all'imboccatura dello stomaco.
Jo le posò una mano sulla spalla senza nemmeno rivolgersi verso di lei e la strinse forte: sapeva quanto Kailey fosse agitata e sapeva anche quanto fosse emotiva. Aveva paura di vederla stramazzare sul linoleum sporco prima ancora che il professor Schuester avesse finito di consegnare i copioni.
Durante l'ultima settimana Kailey aveva sottratto tempo al sonno, allo studio e ad Artie per convertire la sua favola in una sceneggiatura, poi l'aveva portata dal professore e assieme avevano assegnato le parti. Non che fosse stata un'impresa difficile: Kailey aveva cucito assieme dei personaggi così simili ai suoi compagni di scuola che praticamente le parti erano già scritte nella storia. Jo aveva insistito per sapere qualcosa, ma Kailey non si era sbottonata minimamente...  in più le aveva fatto promettere di non dire niente a nessuno per nessunissima ragione. Ovviamente Blaine aveva saputo tutto nel giro di un'ora - Jo non era riuscita a trattenersi, i suoi occhi color caramello dovevano avere qualche effetto chimico sui suoi neuroni - ma il giovane aveva giurato con un sorriso adorabile che avrebbe tenuto la cosa per sé.
I copioni volarono di mano in mano, e per un lunghissimo momento Kailey fissò senza vederlo il foglio davanti a sé. Sapeva che in alto, sotto il titolo Il segreto della Gemma Rossa, c'era la lista dei nomi con accanto gli interpreti.
- Io sono una guerriera? - La voce di Santana fu la prima ad alzarsi, piena di stupore.
- Io sono un damerino impomatato! -
- Non ti lamentare, a me è toccata la parte del principe imbranato. -
- Quella ti calza a pennello, io devo fare la fatina! -
- Io sono una principessa? Ma che diavolo... -
- Professor Schuester, questa storia sembra uscita da un film della Disney, ci può dire dove ha pescato una cosa così sconosciuta? -
- È l'opera di debutto di una futura stella, non mi stupisco che non la conosciate. - Disse Schuester con un sorrisetto.
Più di una persona aprì la bocca per parlare, mail professore li fermò.
- Non voglio sentire nessun commento. Voglio che stasera portiate a casa il copione e che lo leggiate da cima a fondo. Domani pomeriggio ci ritroveremo qui a quest'ora e potrete dirmi tutto quello che vorrete. A patto che - e solo a patto che - abbiate letto l'intera storia, specialmente la parte che vi riguarda. -
- Ma perchè non ci siamo tutti? Manca Mike! E anche Artie, Kailey... - Iniziò Tina.
- Ognuno di voi avrà un ruolo, non preoccuparti. Artie farà il regista, Kailey lo aiuterà. Ho parlato con loro prima e sono stati entusiasti di ricevere questo ruolo. -
Artie sorrise ai suoi compagni, fiero di essere il regista e Kailey fece lo stesso con un'aria molto imbarazzata.
- Mike e Brittany si occuperanno delle coreografie. - Spiegò il professore. - Ognuno di voi ha il posto giusto per lui, perciò non parlate prima di aver letto tutto, ok? -
Mentre uscivano dall'aula del Glee, Kailey si era ritrovata in mezzo a un gruppo di persone che borbottavano e brontolavano dicendo che era veramente vergognoso che dei liceali quasi diplomati dovessero mettersi mantello, spada e calzamaglia per fare i deficienti sul palco. Puck era parecchio irritato, Finn non si pronunciava e Kurt era piuttosto scettico. Santana sbraitava che non sarebbe mai messa una parrucca bionda boccoluta.
- Che se la mettano Anna dai Capelli rossi e mr Gilet: i loro capelli sono abbastanza ridicoli da aver bisogno di una rinfrescata. I miei no. - Aveva sbottato con acidità.
Rachel piagnucolava che, con tutti i ruoli eccezionali di Broadway che avrebbe potuto ricoprire, le era toccata una parte da bambina dell'asilo.
L'unica che non aveva detto niente era Jo.
- Tu non commenti? -
- Prima leggo, poi parlo. -
- Da quando sei così matura? -
- Da quando tu fai leggere al mondo ciò che pensi. - Rispose Jo con un sorriso. - A quanto pare il coniglietto ha lasciato il posto a una leonessa. -
Kailey avvampò bruscamente e si strinse al braccio della sua migliore amica.
- Posso rubarti la tua migliore amica? La vorrei accompagnare a casa. - Chiese Blaine.
Kailey annuì, sciogliendo Jo dalla sua stretta. Le posò un bacio sulla guancia e si allontanò assieme a Tina, Mike, Mercedes e Kurt.
Blaine passò un braccio attorno alle spalle di Jo e la tirò più vicino prima di incamminarsi con lei verso il parcheggio.
- Come ti sembra? - Domandò Jo accennando al copione.
- Credo che sia interessante... Non vedo l'ora di leggerlo approfonditamente. Mi incuriosisce soprattutto la parte dell'aitante cavaliere, che poi sarei io. -
Jo alzò un sopracciglio.
- Kailey ti ha dato la parte dell'aitante cavaliere? Quella ragazza non deve aver letto le favole spesso quanto crede se toppa anche nella scelta dei protagonisti. -
Blaine si lasciò andare a un sorrisetto molto seducente e Jo sentì le ginocchia farsi di gelatina. Si sforzò di ignorare il tremolio delle gambe mentre Blaine replicava.
- Quindi tu credi che io non sarei all'altezza di fare il principe. -
- Assolutamente. -
- E quindi dove mi avresti messo? -
- Forse nella parte della fatina... -
Blaine scoppiò a ridere e Jo lo seguì. La loro risata, argentina e divertita, echeggiò nei corridoi vuoti facendo trasalire le inservienti intente a pulire le aule.
- Sei veramente tremenda. - Disse Blaine.
- Lo so. - Disse Jo, mettendo in mostra una vanità che non le apparteneva affatto.
- Ed è per questo che sono così pazzamente innamorato di te. -
Le stampò un bacio sulla tempia, confondendola a tal punto da non farle trovare le parole per rispondere
.

☆☆☆



Dopo la confusione del giorno precedente, Kailey non capiva se il silenzio che regnava nell'aula del Glee club in quel martedì pomeriggio era un segno negativo o positivo.
- Allora. - Disse il professor Schuester sedendosi a cavalcioni di una sedia - Che ne dite? -
I ragazzi del Glee club si guardarono l'un l'altro senza il coraggio di iniziare a parlare. La prima a voltarsi verso il professore di spagnolo fu Mercedes.
- Ne abbiamo parlato, professore. - Disse - E abbiamo deciso... -
Kailey trattenne il fiato per quello che le sembrò il più lungo istante della sua vita.
- Che non è niente male. -
- Ci piace che ognuno di noi sia sé stesso. - Disse Finn con un sorriso, scambiando con Rachel un sorriso dolce.
- Anche se il bello della recitazione è essere qualcun altro. - Concluse Kurt con un sospiro.
Il professor Schuester lanciò un sorriso con la coda dell'occhio a Kailey: non aveva mai avuto dubbi che la storia di Kailey sarebbe piaciuta ai ragazzi del Glee, a tutti piaceva leggere un racconto con sé stessi tra i protagonisti.
- Adesso però ci deve dire dove ha trovato questa storia. - Disse Puck.
- Dica la verità, l'ha scritta lei. - Tentò Artie con un sorrisetto. - I personaggi ci somigliano troppo perchè sia una coincidenza. -
- Non è una coincidenza. - disse Schuester sorridendo - Ma non è farina del mio sacco. -
Si fermò per dare un po' di pathos alla rivelazione, posò gli occhi su Kailey e la vide arrossire mentre lo pregava con gli occhi di non andare avanti.
- L'autrice della storia si chiama Aine McDaniels. Kailey Aine McDaniels. - disse il professore, allungando una mano verso la ragazza.
Gli occhi di tutti si posarono su di lei con la pesantezza di un macigno e la ragazza abbassò gli occhi sulle sue mani intrecciate in grembo.
Il silenzio cadde nella stanza e sembrava dire molto più di qualunque espressione di sconcerto.

- Beh, non perdiamoci in chiacchiere, no? Iniziamo! - L'allegra voce di Jo si fece sentire un momento dopo, interrompendo il momento di stupore.
Il professore battè le mani e richiamò tutti all'ordine, dicendo di tirare fuori i copioni e di iniziare a buttare giù le prime idee.
Gli occhi di Kailey si alzarono verso Jo pieni di riconoscenza.
"Grazie." Le disse senza parlare e Jo le fece un occhiolino complice.

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Capitolo 26
*** Ventisei ***


gleefanfic
ventisei

sabato sera, casa di Jo






Era un piacevole serata di primavera. Jo era seduta sul retro della villa e si godeva il profumo dell'aria tiepida: quel periodo dell'anno la faceva sempre pensare a quando, da bambine, mettevano in scena spettacoli e balletti per il vicinato. Di solito era il primo alito di brezza calda che metteva in moto le loro testoline.
Sospirò pensando che non sarebbero più tornati, quei momenti.
In quell'istante una figura vestita di bianco comparve nella veranda della casa vicina.
- Ehi, Kailey! - La chiamò Jo.
Kailey si avvicinò alla siepe che divideva i due giardini. Indossava un vestito bianco profilato di stoffa a quadrettini bianchi e rossi e i suoi capelli ramati le si inanellavano sulle spalle, lucenti nella penombra della sera.
- Come sei bella! - Esclamò Jo ammirata. - Esci? -
- Non lo so. -
- Beh, con una mise così è difficile crederti. -
- È che non ho ancora deciso. -
- Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo tra te e Artie? Sei così strana! -
- È una storia lunga. - Disse Kailey abbassando gli occhi.
Il suono di un clacson in lontananza attirò la loro attenzione.
- È Blaine? -
- Se vuoi parlare gli dico di andare a farsi un giro e resto con te. - Propose Jo.
Kailey scosse la testa, sorridendo.
- No, vai. Anche io uscirò. Credo. -
Jo si sporse per abbracciarla affettuosamente sopra la siepe e poi la guardò, seria.
- Domani sera dormi da me, ok? Così non ci sarà nessuno ad interromperci. -
Il clacson suonò di nuovo, in lontananza.
- Il tuo usignolo cinguetta. - Disse Kailey con un sorriso divertito.
- Vado. A domani. -
Jo si allontanò lungo il giardino e raggiunse Blaine in macchina. Il ragazzo le posò un bacio sulla guancia per salutarla e poi le chiese dove voleva andare.
- Magari una passeggiata in centro? È una serata così bella! - Propose Jo.
Blaine annuì, avviandosi verso il centro di Lima: non era una città particolarmente verde, ma il nucleo attorno a cui si era espansa era fatto di viali alberati e case dai graziosi giardini ben curati. Camminare mano nella mano con Blaine in quei viali illuminati dai lampioncini faceva sentire Jo come la protagonista di uno dei romanzetti rosa che sua nonna leggeva continuamente.
Blaine era loquace e interessante come sempre, sapeva sempre cosa dire e aveva la battuta pronta. Stavano camminando in silenzio nelle vie semideserte, quando Blaine la tirò più vicina e affondò il viso nei suoi capelli per cantarle una canzone all'orecchio.

    When it's black
    Take a little time to hold yourself
    Take a little time to feel around
    Before it's gone


Jo si lasciò trascinare dalla musica e ben presto nella via si sentirono le loro voci, diverse, ma unite dalla stessa melodia, che si univano e si allontanavano allo stesso ritmo delle loro mani, intrecciate nella danza. Da fuori dovevano sembrare due ubriachi, mentre ballavano e cantavano nella via deserta in quel dolce sabato sera di fine marzo, ma, se avessero guardato meglio, tutti avrebbero potuto notare che l'unica ebbrezza che si leggeva nei loro occhi era quella di due cuori innamorati.

    If there's love just feel it
    If there's life we'll live it
    This is no time to be alone
    I won't let you go

Alla fine della canzone Blaine tirò Jo contro di sé e la abbracciò stretta, con il fiato mozzo dalla fatica e dall'emozione. Jo ricambiò l'abbraccio togliendo a Blaine il poco fiato che era riuscito a conquistare, alzò il viso e lo baciò sulla bocca, complice il fatto che Blaine non era di molto più alto di lei.
La lunga passeggiata conclusasi in modo tanto musicale aveva come meta il caro vecchio Lima Bean, più vuoto che mai in quelle sere in cui stare fuori era così piacevole.
Jo si stava facendo strada dietro a Blaine fino alla cassa, quando la sua attenzione fu attirata da una cascata di lucenti riccioli color tramonto.
Rimase ferma finché Blaine non la strattonò.
- Che succede? -
- Blaine... quella è Kailey. - Disse accennando alla ragazza dai capelli rossi seduta ad un tavolo in fondo alla sala.
- Sì, beh, le somiglia molto. -
- Ti dico che è lei! La conosco così bene che la riconoscerei anche se fosse pelata, di spalle e completamente coperta da un'armatura. Quella è Kailey McDaniels, la mia migliore amica. La vera domanda è: chi è il ragazzo che è con lei? -
Jo e Blaine cercarono di scavare nella loro memoria alla ricerca di un ragazzo con i capelli color miele e il sorriso affascinante, ma al McKinley non c'erano ragazzi come quello.
- Non l'ho mai visto prima. - Dissero all'unisono.
Si avviarono al bancone, sperando che Kailey non li avesse notati.
- Quello che è certo è che non è Artie. - Disse Jo cupamente.
Le sue parole "il coniglietto si è trasformato in una leonessa" erano terribilmente vere, allora. Kailey non era più la fanciulla dolcissima e ingenua di sempre? Chi era diventata la sua migliore amica se non le raccontava più cosa provava e usciva con diversi ragazzi contemporaneamente? Con ragazzi sconosciuti, per di più!
Blaine lesse sul viso di Jo tutta la sua amarezza e le passò un braccio attorno alle spalle, tirandola contro il suo fianco e posandole un bacio sui capelli.
- Sono sicuro che Kailey ha una spiegazione per tutto. -
Jo non rispose, rifugiandosi nell'abbraccio di Blaine come se fosse stata l'unica cosa ferma in un mondo che continuava a cambiarle sotto i piedi.

La sera successiva Jo aspettava Kailey con malcelata impazienza: andava avanti e indietro lungo il corridoio davanti alla sua camera dato che qualunque stanza le sembrava troppo piccola per i suoi lunghi passi nervosi. Aveva passato una serata deliziosa con Blaine, ma non riusciva a non pensare a Kailey, seduta al Lima Bean con quello sconosciuto: la sua amica rideva, gli occhi le scintillavano e sembrava imbarazzata e felice al tempo stesso. Erano già lì prima del suo arrivo e quando lei e Blaine erano usciti per tornare a casa loro non si erano mossi.
Il campanello trillò e Jo sobbalzò, scese le scale a quattro a quattro e sorrise a Kailey, in piedi al di là della porta, in jeans e t-shirt e con una borsa di tela sulle spalle: sembrava la Kailey di sempre.
- Eccomi qui, in perfetto orario. - Disse Kailey sorridente.
Jo si sporse per guardare il cielo al di là della veranda.
- Che fai? -
- Controllo che non stia per piovere. Sei puntuale per la prima volta nella tua vita. -
Kailey le fece una linguaccia e la seguì in camera. Buttò le proprie cose sul divano letto turchese nell'angolo e si lanciò sul letto con un saltello.
- Come è andata la tua serata, ieri? - Disse con innocenza.
Jo non sapeva come iniziare, ma le parole le uscirono dalle labbra senza nemmeno averle richiamate alla coscienza.
- Benissimo, siamo stati anche noi al Lima Bean. -
Se anche Jo non fosse stata in grado di capire cosa stava accadendo nella mente di Kailey, la ragazza cambiò improvvisamente espressione: prima distesa, poi sorpresa e infine preoccupata e imbarazzata insieme.
- Era... stranamente... vuoto, non è vero? - Disse Kailey.
Jo le si sedette vicino e si appoggiò alla testiera del letto, incrociando le gambe.
- Adesso voglio sentire tutta la storia, dal principio. -
Kailey abbassò gli occhi e sospirò.
- È una storia lunga. -
- Abbiamo tutta la notte, stavolta per davvero. -
Kailey prese un bel respiro e raccontò a Jo del valzer nella hall dell'auditorium di Lima, quasi un anno prima. Del disegno che Artie le aveva regalato, dell'incontro al Bel Grissino e dell'occhiata complice che si erano scambiati.
- Sapevo che non si era dimenticato di me, l'ho capito subito da come mi ha guardata. Era come se noi due ci fossimo incontrati perchè eravamo destinati a conoscerci. - Disse Kailey con sentimento.
Jo non rispose, continuando a guardare Kailey per leggere in lei qualcosa che forse nemmeno la sua amica stava capendo. Poi Kailey le raccontò di quando l'avevano incontrato al Lima Bean e di come se n'era andato piccato... e della sua decisione di scrivergli.
- Da quella mia mail ci siamo scritti quasi tutti i giorni. Ogni pomeriggio smaniavo per tornare a casa e aprire la posta elettronica per trovare la sua mail. Mi raccontava di cosa succedeva a scuola, delle prove del Glee a cui non sopporta di dover partecipare, di quando decideva di fingersi malato o infortunato per non dover seguire i corsi di canto e di danza. Mi raccontava cose buffissime e cose molto serie, abbiamo scoperto di avere la stessa passione per il fantasy e di amare le colonne sonore dei nostri film preferiti, che sono quasi gli stessi. -
- Praticamente una Kailey al maschile. -
- Oh, lui è molto più di me al maschile. È spiritoso, a volte irriverente, non ha paura di niente e di nessuno e sa di piacere alle persone. Dopo tante mail e tanta conversazione, mi ha chiesto di uscire. Se fosse stato me avrebbe balbettato e aspettato... ma lui mi ha chiesto di uscire con naturalezza: nell'ultima mail mi ha chiesto se avevo voglia di passare il sabato sera con lui. -
- E hai accettato? -
- Sono stata disperata per qualche giorno, ma ogni volta che il mio pensiero vagava libero mi ritrovavo a pensare a lui. Vedevo Finn che accompagnava a casa Rachel e pensavo che sarebbe stato bellissimo se Jamie mi avesse portato a casa. Vedevo Brittany e Santana mano nella mano e sognavo di poter anche io andare da una lezione all'altra mano nella mano con lui. Quando Artie mi ha detto che avrebbe dovuto lavorare con i tecnici dell'audio per tutto il sabato pomeriggio, gli ho detto che avrei anche io avuto da fare e non ci siamo organizzati per la serata... così ho scritto a Jamie che andava bene. -
- Ti rendi conto, sì, che sei uscita con un ragazzo che non è il tuo fidanzato. -
Kailey abbassò gli occhi e poi li alzò di nuovo verso Jo.
- Lo so, ma sono innamorata di Jamie più di quanto io sia mai stata innamorata di Artie. -
Jo sorrise. Aveva capito che la sua migliore amica si era innamorata di quel ragazzo con gli occhi verdi: l'aveva capito la sera prima, quando l'aveva vista mettersi i capelli dietro le orecchie e sorridere sbattendo le ciglia. Era la prima volta che la vedeva sfoderare la sua dolcezza come arma di seduzione e, almeno a giudicare dal sorriso del ragazzo che le teneva compagnia, aveva decisamente fatto centro.
Sentire Kailey ammettere di essere innamorata di Jamie era un po' un sollievo: almeno non avrebbe dovuto combattere per vederla con lui così come aveva dovuto fare per vederla con Artie.
- So che devo lasciarlo, Jo, ma è complicato. Non so con che parole farlo e ho paura di non averne il coraggio... Lui è così tenero, io non lo voglio ferire... La Kailey che ero non si ficcava in queste situazioni. La Kailey che ero non avrebbe mai spezzato il cuore a un ragazzo... pensavo che mi sarei messa solo col ragazzo giusto per me... E invece... -
Jo le si avvicinò e la abbracciò stretta, dandole un affettuoso pizzicotto come faceva sempre quando erano piccole: Kailey era rimasta la stessa ragazza, solo che forse si era decisa a comportarsi come una donna e non come una bambina dell'asilo.
La sciolse dall'abbraccio e la guardò, felice di avere accanto la sua cara, vecchia Kailey.
- Troverai il coraggio e le parole, ne sono sicura. E poi una che scrive storie così belle non può non avere le parole giuste per dire ad Artie come stanno le cose, no? -
Kailey arrossì e sorrise.
- A proposito, volevo chiederti una cosa. Mi spieghi perchè la sottoscritta è finita nei panni di una principessa di seta e velluto e Santana in quelle della guerriera? Mi sarebbe piaciuto molto di più andare in giro a menare le mani! - Esclamò Jo divertita.
- So che in fondo ti piace sentirti una principessa. -
- Ma per favore. -
- In fondo, Jo. Molto in fondo. - Disse Kailey suadente.
Jo scrollò le spalle, imbarazzata: non avrebbe ammesso con nessuno che si sentiva veramente un personaggio delle favole, quando Blaine faceva il romantico con lei. Sì, forse non proprio Biancaneve, qualcuno di più simile ad Anastasia, una che non si faceva mettere i piedi in testa facilmente... ma dopotutto era la verità.
Kailey conosceva bene Jo tanto quanto Jo conosceva bene Kailey. Era poco ma sicuro.
- Beh, direi che è il momento di iniziare il pigiama party. -
Dalla scatola di scarpe sotto al letto, Jo tirò fuori una montagna di dolci, dolcetti e dolcini.
- Qualcuno ha fatto un giro a Mielandia, ultimamente? - Disse Kailey ridendo.
- Non hai idea come la Polvere Volante funzioni bene col barbecue del giardino! -
Un'allegra risata riempì la stanza, un momento prima che il miele e la cioccolata riempissero le loro bocche.
- Ho una canzone per te. - Disse Kailey all'improvviso, avvicinandosi al computer.
- Oh, ti prego, dimmi che non ti stai trasformando in una miss Berry che ha una canzone anche per quando si sta tagliando le unghie. -
- Ascolta la canzone e smettila di brontolare. -
Cercò su YouTube la canzone che voleva e scelse un video con le parole. Gli accordi di una chitarra riempirono la stanza e la voce di Kailey, dolce come al solito, si sovrappose a quella gracchiante che usciva dalle casse del portatile di Jo.

    I was like you and yes you were like me
    We were so much alike but unique as can be
    Friends 'till the end and we were quite the right team
    Like those two men Aristotle and Averroes


☆☆☆



Si svegliarono la mattina dopo col suono della sveglia di Jo, un potente gallo che gridava il suo chicchirichì in ogni direzione.
Kailey, con la testa pesante per i troppi dolci e la bocca impastata, aprì gli occhi ritrovandosi di traverso sulla poltrona con il pigiama pieno di briciole.
Jo aveva aperto un occhio solo e si era messa seduta esclamando.
- Tirate il collo a quella bestia! -
- Jo, è la tua sveglia! -
- Tirale il collo lo stesso! -
Un cuscino del divano le arrivò in testa.
- Jo! Facciamo tardi, torna in te! - Poi sogghignò. - Per quanto poco tu sia in te solitamente. -
- Bada a come parli, coniglietto. La mattina sono una belva. -
- Un leone, direi. - Disse, accennando ai capelli.
Jo si alzò sbuffando e infilò una spazzola tra i capelli arruffati cercando di domarli senza la minima voglia.
Le due ragazze assonnate e confuse che si facevano strada tra i ragazzi del McKinley si sentirono letteralmente travolgere dal vocio mattutino degli studenti.

- Io mi do malata. - Disse Jo, abbandonandosi contro il suo armadietto.
Per tutta risposta, Kailey sbadigliò sonoramente.

- Buongiorno, Kailey. -
La voce di Artie fece sobbalzare la ragazza a tal punto che perse l'equilibrio andando a sbattere contro il muro. Sorrise al ragazzo massaggiandosi il gomito dolorante.
- Ci vediamo più tardi. - Bofonchiò Jo, avviandosi verso l'aula di arte priva di entusiasmo.
- Sono arrivati i costumi per lo spettacolo. - Disse Artie accompagnando Kailey in classe.
- Davvero? - Disse Kailey, risvegliandosi un po': non vedeva l'ora di averli tra le mani dal momento in cui il professor Schuester aveva annunciato di essere riuscito a recuperarne un po' a costo zero.
- Sabato pomeriggio, mentre ero qui con i fonici, hanno scaricato tre scatoloni. Li ho fatti lasciare in auditorium, ti va se durante la pausa pranzo andiamo a dargli un'occhiata io e te? Se lo facciamo alla presenza degli altri finisce che ci accapigliamo e non caviamo un ragno dal buco. -
- Ci sto. Ci vediamo dopo pranzo? -
- A dopo. - Disse Artie, lanciandole un sorriso prima di sparire nell'aula di matematica.
Kailey entrò nell'aula di arte e si sedette nel posto che Tina aveva tenuto per lei, salutandola con un sorriso. Kailey sapeva benissimo che il suo pensiero sarebbe stato fisso per tutta la mattina sull'incontro con Artie del dopopranzo: aopo la serata con Jo si sentiva carica e coraggiosa, piena di entusiasmo e di voglia di farcela: avrebbe detto la verità ad Artie. Dopotutto lei non era quella che diceva sempre che "la verità sta bene dovunque"? Avrebbe dovuto mantenere fede al suo pensiero e dire la semplice verità ad Artie: che aveva conosciuto un altro ragazzo e che non se la sentiva di andare avanti nella storia con lui.
Niente di più semplice, almeno in teoria.
Tina notò la sua distrazione e per tutta la lezione non fece altro che darle discrete gomitate quando il professore guardava dalla loro parte. Teneva il segno sul libro con un dito, in modo che Kailey non perdesse il filo tra un pensiero e l'altro.
- Che ti è successo? Sei più distratta del solito. - Le chiese alla fine della lezione.
- Sono distratta. -
- Sì, l'ho appena detto io. - Disse Tina, scettica.
- Colpa del musical. - Mentì Kailey.
Tina la guardò con un sopracciglio alzato e Kailey pensò che probabilmente una timida avrebbe scoperto con facilità un'altra timida che diceva una bugia. La giovane orientale però diede ancora una volta prova della sua riservatezza non facendo altre domande.
L'ora di pranzo arrivò in un baleno.
"Dovrei avere più cose difficili da fare nella pausa, così le mattinate di scuola passerebbero più in fretta." Pensò cupamente Kailey mentre entrava in auditorium.
Il suo coraggio viaggiava parallelamente al tempo che mancava al suo incontro con Artie: diminuiva ogni minuto di più.
Un panino al volo allo snack bar - non aveva voglia di incontrare gli altri in mensa e soprattutto non se la sentiva di mangiare niente di più solido di un toast, tanto il suo stomaco era chiuso - e poi corse in auditorium sperando di avere cinque minuti da sola prima della grande impresa.
Socchiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che il palco era deserto. I faretti del proscenio erano accesi e Kailey raggiunse in un attimo gli scatoloni chiusi posati sul parquet.
Due lunghe aste di alluminio piene di appendiabiti attendevano solo di essere riempite con i vestiti procurati dal professore di spagnolo.
Kailey aprì il primo scatolone con la stessa espressione di una bambina che apre i regali la mattina di Natale e fece scivolare rapita le mani sulla stoffa di mantelli, casacche, calzoni e tuniche. C'erano dei bellissimi vestiti sui toni del blu e del viola, perfetti per gli stregoni, una tunica di seta cangiante rossa e arancione, adatta allo Spirito della Pietra... chissà se Tina aveva delle extensions rosse da abbinarci?
I vestiti passavano velocemente dallo scatolone al pavimento, posati alla rinfusa uno sull'altro, e all'improvviso Kailey si ritrovò tra le mani un vestito da principessa. Centomila volte più bello dell'abito da Ariel che aveva messo ad Halloween, milioni di volte più elegante di qualunque suo scamiciato e infinite volte più incantevole di qualunque altro abito in quello scatolone.
Era di un rosa delicato, ricamato di perline bianche e decorato da nastri color panna. Kailey si alzò in piedi tenendolo tra le mani e se lo posò sul corpo. Era un po' lungo, in effetti, ma quale vestito sarebbe stato bene a una piccolina come lei? Le sarebbe piaciuto avere uno specchio per guardarsi, ma non c'erano specchi sul palco. Con una mano allargò la gonna ondulata, facendo una piroetta su sé stessa e lasciando che tulle e velluto si allargassero attorno a lei.
Sarebbe stato così bello indossare quel vestito e andare a un ballo da fiaba, ballare un valzer tra le braccia di un bel cavaliere... magari dagli occhi verdi. Involontariamente, Kailey arrossì.
Piroettò al centro del palco intonando il ritmo di un valzer e volteggiando tra le braccia di un cavaliere immaginario. Aveva ancora l'abito rosa poggiato addosso e più ballava più le tornava in mente una canzone che aveva sentito la sera che era uscita con Jamie.

    Take my hand, I'll teach you to dance.
    I'll spin you around, won't let you fall down.


Erano saliti in macchina da pochi minuti e quando Jamie aveva acceso la radio lo speaker stava lanciando una nuova canzone. Le prime note avevano riempito l'abitacolo e all'improvviso Jamie aveva accostato, fermandosi nel parcheggio di un supermercato.
- Scendi! - Le aveva detto con gli occhi che luccicavano.
Kailey, sbigottita, non si era mossa finché Jamie non l'aveva raggiunta, spalancando la portiera e prendendola per mano per farla scendere. Poi aveva alzato il volume e mentre la canzone si allargava nel parcheggio deserto Jamie l'aveva tirata vicino a sé, posandole la sua mano calda sulla schiena e facendola ballare. Alla fine della canzone Jamie era rimasto immobile, sorridendole con quei suoi incredibili occhi verdi. Per un lungo momento Kailey aveva trattenuto il fiato, aspettando il suo bacio sulle labbra, ma Jamie si era limitato a baciarla su una guancia, facendole poi cenno di salire in macchina.

    Suddenly, I'm feeling brave.
    Don't know what's got into me, why I feel this way.
    Can we dance real slow?
    Can I hold you? Can I hold you close?

Non aveva più sentito quella canzone, ma le era rimasta nella mente e nel cuore: sentì la sua voce cantarla e i suoi piedi ballarla come se la ragazza sul palco non fosse stata lei, con una sicurezza e una spontaneità che non appartenevano alla Kailey adolescente, ma alla Kailey bambina che recitava con passione il suo ruolo di principessa sfortunata sul palco improvvisato nel cortile di Jo.
Alla fine della canzone, Kailey si fermò al centro del palco, abbracciando il vestito come se fosse stato Jamie in persona.
Come l'avrebbe voluto lì con lei, a ballare su quel palco sotto i riflettori! Avrebbe ballato con lui anche senza musica, anche a costo di cantare lei per tutti e due.
- Allora è la verità. -
Kailey si voltò verso le quinte e vide Artie, nel suo golf a righe bianche e grigie, che la guardava fisso con aria affranta.

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Capitolo 27
*** Ventisette ***


gleefanfic
ventisette

lunedì pomeriggio, auditorium del liceo McKinley






Il silenzio dell'auditorium era perfetto e Kailey era immobile, con le mani gelate e gli occhi fissi su Artie. Il ragazzo non si era mosso e la stava guardando con gli occhi pieni di amarezza e dispiacere.
- C-che cosa? - Balbettò Kailey in un sussurro.

- Mi avevano detto che avevi un altro, ma io ti ho difeso. Che stupido. -
La sensazione di avere un baratro sotto i piedi rese stridula la voce di Kailey mentre rispondeva con un sorriso forzato.
- N... No, Artie. Che stai dicendo? -
- Eri così ispirata, mentre cantavi quella canzone, che non ho avuto il coraggio di interromperti. Non ti ho mai sentito cantare così. -
- Era solo una canzone! -
- Non puoi piroettare, dire "i ragazzi ballano quando si sentono innamorati" con tutto quel sentimento e farmi credere che stai pensando a me. -
Kailey non sapeva cosa dire, così si limitò ad abbassare gli occhi. Artie le si avvicinò.
- Perché non me l'hai detto, Kailey? Pensavi che fossi stupido? Che non l'avrei capito? -
- No, Artie, non è questo. Non avevo il coraggio... -
- Hai il coraggio di tradirmi e non di dirmi che lo stai facendo? -
Kailey aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a trovare niente di intelligente per rispondere.
- Da una parte sono contento che tra noi sia finita. - Disse Artie all'improvviso, con una voce fredda e tagliente quanto una lama. - Perché a quanto pare ero fidanzato con una ragazza che non esisteva. -
Il rumore delle ruote della sedia a rotelle di Artie sul linoleum e poi il suono della porta antipanico sul retro che sbatteva accompagnarono i pesanti battiti del cuore di Kailey, ancora ferma in mezzo al palco con il bellissimo abito rosa tra le mani e il senso di colpa che le mozzava il respiro.
Fu così che trovò Rachel, dieci minuti più tardi, quando arrivò in auditorium leggera e splendente nelle sue ballerine dorate.
- Kailey! - Disse sorpresa, avvicinandosi.
- Rachel. Che... che ci fai qui? -
"Come se fosse strano vedere la primadonna del Glee in auditorium." Pensò Kailey un attimo dopo.
- Vengo sempre qui per cantare prima delle lezioni del pomeriggio. L'acustica mi piace di più rispetto a quella dell'aula di canto. Che succede? -
- Stavo... mettendo a posto i costumi per lo spettacolo. - Disse Kailey, accennando alla confusione che regnava sul palcoscenico.
- Questo lo vedo. - Rachel la fissò per un momento e poi le si avvicinò. - Mi riferivo a te. Tutto a posto? -
Kailey annuì, fingendo un sorriso, poi le tese il vestito rosa che aveva tra le mani.
- Ti piace? Penso che sia perfetto per lady Viola. - Disse.
Rachel lo prese tra le mani e lo sollevò con aria critica. Quando lo riabbassò, i suoi occhi erano fermi su Kailey.
- Sei sicura che vada tutto bene? - Disse Rachel.
- È tutto a posto. Ora scusami, ma devo andare. -
Afferrò la borsa e la felpa e uscì dall'auditorium. Riuscì a chiudersi la porta alle spalle un istante prima di scoppiare miseramente in lacrime.
Dopo le lezioni del pomeriggio, Kailey si ritrovò affranta e disperata davanti alla porta dell'aula di canto.

"Non riuscirò mai a mettere piede in questa stanza." Pensò Kailey cupamente, fissando il resto delle Nuove Direzioni schiamazzare sui gradini attraverso il vetro e sentendosi come la prima volta che si era trovata su quella porta. Anzi, peggio.
Come avrebbe potuto entrare e passare l'intero pomeriggio con il ragazzo che aveva tradito e con cui aveva appena rotto?
Kailey si sentiva un verme e avrebbe voluto fare qualcosa
per risolvere la situazione, ma non riusciva a dimenticare l'occhiata di freddo disprezzo con cui Artie l'aveva fissata per l'ultima volta: ogni volta che ci ripensava si sentiva gelare il cuore.
- Non entri? -
Jo era dietro di lei, con i capelli raccolti sulla nuca da una matita rossa e lo zaino appeso a una spalla sola. La t-shirt azzurra a righe era spiegazzata e scomposta e Jo aveva il viso più luminoso e sorridente che il McKinley avesse mai conosciuto, dovuto di certo al fatto che la aspettava un intenso pomeriggio di prove con il suo bell'usignolo dagli occhi color miele.
- Non ce la posso fare. -
- Oh, sì che ce la farai. Ce la faccio io tutti i lunedì, sotto gli occhi del mio ex migliore amico a cui ho soffiato il fidanzato e tu non ce la fai perchè hai paura di rivedere il tuo ex troppo da vicino? -
Kailey abbassò gli occhi e Jo la prese sottobraccio aprendo la porta con l'altra mano.
- Non succederà proprio niente. Vi ignorerete, magari qualche commento acido... ma finirà lì. Niente che la mia leonessa non possa sopportare. -
Jo le stampò un bacio sulla guancia e Kailey sorrise, sedendosi tra lei e Mercedes.
Mentre si guardava intorno si accorse che di Artie non c'era traccia: e se avesse deciso di dare un taglio al Glee? Lo spettacolo si sarebbe ritrovato senza regista.
Kailey iniziò a sudare freddo: era troppo timida e imbranata per dare ordini, non avrebbe mai saputo cosa dire e come farsi ascoltare! Fissò la porta desiderando intensamente di vederlo arrivare anche se moriva di paura a quel pensiero.
Qualche minuto dopo, come
richiamato dalle occhiate ansiose di Kailey, Artie arrivò alla riunione. Ignorò Kailey come se lei fosse stata parte dell'arredamento e raggiunse Tina e Mike per scambiarsi i commenti sull'ultimo episodio di CSI come se nulla fosse successo.
Kailey tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi andare un po' più rilassata sulla sedia.
Le dispiaceva aver rotto con Artie, le dispiaceva davvero. Ma non riusciva a non rendersi conto che, in un angolino del suo cuore, era sollevata. Finalmente poteva rispondere alle mail di Jamie senza sensi di colpa. Al pensiero dell'elfo dei boschi con cui scambiava una fitta corrispondenza telematica, Kailey si sentì leggera come al solito e le sue labbra abbozzarono un sorriso: tutta quella sofferenza era valsa a qualcosa, dopotutto.

Il professor Schuester arrivò, trafelato e in disordine, borbottando qualcosa su un procione chiuso nell'abitacolo della sua automobile.
- Ok, ragazzi, non perdiamo tempo e iniziamo. Finn, Puck, Blaine: partiamo con la prima scena. Sì, Artie? - Disse, accorgendosi della mano alzata del ragazzo.
- Prima di iniziare vorrei cantare una canzone. -
Il professore sbatté le ciglia, stupito.
- Beh, Artie, abbiamo molto da fare... -
- Ci tengo molto. -
- In tal caso... Va... va bene. -
Lasciò ad Artie il posto al centro dell'aula e il giovane guardò tutti con aria seria sistemandosi gli occhiali sul naso. I suoi occhi si posarono su Kailey e la ragazza si sentì colpita da un pugno nello stomaco: mentre cercava di restare impassibile sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Artie d
iede il "la" all'orchestra e una recente canzone del suo stile preferito si allargò nella stanza. Bastarono le prime parole per far desiderare a Kailey che un baratro si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse viva prima ancora della fine del ritornello.

I came to talk about this girl that had my love it seems
I went away for a while and she gave my love away


Gli occhi di tutti andavano da Artie a Kailey.

Lui era perfetto, la canzone era interpretata in maniera magistrale e tutti sembravano indecisi su come comportarsi.

She, she used to be a really special lady
I guess she's feeling kinda freaky lately
It's such a shame cause now the love's changed

La canzone finì e Artie non diede a nessuno il tempo di commentare. Nel silenzio sbigottito dell'aula di canto, il ragazzo si rivolse al professore:

- Professor Schue, ci tengo a dire che non lascio il mio posto di regista. Quel ruolo mi piace e non ho intenzione di farne a meno. -
- C-certo, Artie. - Disse il professore, confuso.
Jo vide Kurt fare un cenno di solidarietà ad Artie e sospirò.
Cinque minuti prima aveva detto a Kailey che non sarebbe successo niente di male. Proprio non si aspettava una scena simile.


☆☆☆



Le prove del musical andavano avanti nonostante la rottura tra Kailey ed Artie: i due avevano deciso di trattarsi con fredda professionalità e si rivolgevano l'uno all'altra il minimo indispensabile.
Gli attori erano quasi tutti contenti della loro parte: Kurt e Mercedes, entrambi stregoni, avevano delle canzoni stupende e perfette per la loro vocalità; Tina, che interpretava lo Spirito della Gemma, aveva una lunga aria in cui raccontava della Gemma Rossa con la sua bellissima voce da contralto.
Chi non era entusiasta della sua parte era Rachel, che arricciava
le labbra ogni volta che pensava al fatto che lei - la primadonna e la miglior cantante del gruppo - aveva solo due canzoni, di cui una in coppia con l'imbranato principe interpretato da Finn. Già non le piaceva il suo personaggio, lady Viola, una principessa timida e insicura... quando aveva scoperto di avere anche pochissimo da cantare aveva minacciato di piantare tutto e andarsene. Finn l'aveva fatta ragionare dicendole che una piccola parte era sempre meglio di niente e che in fondo era solo un musical per il festival delle arti del McKinley: Rachel si era temporaneamente tranquillizzata, ma di tanto in tanto borbottava ancora che non capiva come Kailey avesse potuto scrivere per lei una parte così patetica.
Chi invece era felicissimo del suo ruolo era Puck: il suo personaggio, arrogante e valoroso, gli piaceva da impazzire e adorava infastidire Santana dentro e fuori dallo spettacolo.
La trama era, secondo Santana, "una storiella terribilmente banale, zuccherosa e piena di buoni sentimenti"; in realtà era poco più che una favola in cui tre fratelli di sangue blu si mettono in cerca di una magica Gemma in grado di portare felicità a chi la possiede. Il loro viaggio si sarebbe districato tra principesse gemelle dai poteri misteriosi, guerriere ribelli insofferenti alle regole, stregoni, prove da superare e inganni di ogni genere per giungere all'ambito premio: un gigantesco rubino dai poteri magici. Le cose si sarebbero ribaltate proprio alla fine, in un rocambolesco colpo di scena in cui si scopriva che il rubino non esisteva affatto, ma in effetti era proprio una storia semplice e romantica.
Ogni volta che Kailey si ritrovava a seguire una scena si stupiva sempre di come fosse esattamente come se l'era immaginata. Ok, lei immaginava boschi sterminati e non l'auditorium di una scuola superiore dell'Ohio... ma i personaggi erano perfetti: la goffaggine di Finn, Rachel che sorrideva timidamente, Santana che sbottava e sbuffava, Puck che la indispettiva, Blaine e Jo che si punzecchiavano amorevolmente a vicenda... la loro interpretazione era così perfetta che Kailey riusciva quasi a vedere i boschi, i palazzi e le immense sale da ballo sullo sfondo.
A
sentirle recitate ad alta voce, poi, le parole del suo copione non sembravano nemmeno così sciocche: parevano importanti e scelte con cura, non le casuali espressioni di una ragazza che mette nero su bianco le sue fantasie. Ogni tanto Kailey si chiedeva se le avesse effettivamente scritte lei, quelle battute.
Le Nuove Direzioni al completo avevano imparato ad apprezzare quella storia e Kailey se ne rendeva conto dal modo diverso in cui tutti - specialmente Santana, Mercedes e Kurt - la trattavano: ora non era più la timidissima ragazza dai capelli rossi che ondeggiava sullo sfondo quando si esibivano.
Kailey aveva acquistato un talento, qualcosa per cui il suo posto al Glee non solo
era meritato, ma era suo di diritto: c'era chi ballava, chi cantava, chi era bello e chi sapeva suonare. C'era Jo e la sua destrezza con il pianoforte e c'era lei con la sua bravura con le parole.
Kailey si era scoperta molto più fiera di sé di quanto non fosse mai stata e andava in giro a testa alta nei corridoi, anche se questo le costava molte più granite negli occhi. Un paio di giocatori di basket ripetenti le avevano riempito lo zaino di avanzi del pranzo dopo che lei, durante la lezione di letteratura inglese, aveva parlato di quanto Romeo e Giulietta fosse ancora una storia attuale alzando la mano e intervenendo con una loquacità a lei del tutto sconosciuta.
Ma quando sai di valere qualcosa, quelle bambinate non hanno peso.
Aveva imparato a capire Rachel e Kurt, che si toglievano la granita dagli occhi e non si preoccupavano se avrebbero passato la ricreazione in bagno a togliersi ghiaccio dai vestiti. Jo era ammirata e felice: Kailey sembrava aver scoperto una luce dentro di sé che aveva tenuto nascosta fino ad allora, forse per timore di essere notata e presa in giro.
Un pomeriggio, le due ragazze stavano uscendo da scuola dopo le lezioni chiacchierando allegramente come al solito.
- Allora, riesci a vedere il tuo principe azzurro stasera? - Domandò Jo.
- È ancora incastrato con gli esami di dizione. - Spiegò Kailey con dolcezza - Ma stiamo al telefono tutte le sere fino a tardi. -
- Modera il tono zuccheroso, Key, non voglio avere il diabete già alla mia età. - Disse Jo storcendo la bocca in una buffa smorfia di disgusto.
In quel preciso momento Gabrielle, Serena e Alice comparvero davanti a loro e meno di un momento dopo Jo e Kailey si ritrovarono ricoperte di tempera rossa.
Le risate delle Cheerios, nascoste dietro la porta dell'aula di economia domestica, svelarono la loro posizione e Jo si tolse la tempera dagli occhi quel tanto che bastava per fulminarle.
- Questo è il peggior scherzo che potevate farci! - Gridò Jo.
- Siccome non vi vergognate per quello che fate ci abbiamo pensato noi a darvi il colore giusto alla faccia. - Disse Serena con un sorrisetto.
- E poi il color Cheerios dona a tutti. - Cinguettò Alice.
Jo fece due passi avanti e le si piazzò di fronte, occhi negli occhi.
- Siete terribili. La peggior specie di persone che esista a questo mondo. Noi saremo degli sfigati, ma conosciamo il significato dell'amicizia e della lealtà. Quando eravamo piccole cantavamo e ballavamo assieme, ci coprivamo a vicenda quando facevamo qualche stupidaggine, ci volevamo bene. Quella divisa è così stretta che non c'è posto né per la ciccia né per ricordi e sentimenti. Qui le vere perdenti siete solo voi. Kailey, andiamocene. -
Kailey aprì la bocca per dire qualcosa, ma Gabrielle la interruppe:
- Non dire niente. Sparisci, coniglietto. - Disse, calcando la parola "coniglietto" con tutto il disprezzo che provava per quella ragazza così infantile.
Kailey sentì gli occhi colmarsi di lacrime e rincorse Jo fino all'uscita, lasciandosi alle spalle le sue ex amiche e i suoi sentimenti calpestati.
Jo si allontanò verso il parcheggio senza curarsi della tempera che gocciolava dal suo zaino e di quella che le dipingeva capelli e viso: continuò a camminare come se nessuno si fosse preoccupato di interromperla.
Nella sua mente si era presentata una canzone dei Simple Plan perfetta per quel momento... se solo avesse avuto il tempo di sfogarsi!

So thank you for showing me,
That best friends can not be trusted,
And thank you for lying to me,
Your friendship and good times we had you can have them back


Immaginava di cantarla davanti a quelle tre arroganti traditrici per sbattere loro in faccia che
non aveva nessun bisogno della loro insipida e tiepida amicizia da quattro soldi. Potevano tenersi tutti i loro momenti insieme, se valevano poco quanto sembrava.
Quella sera Jo si ritrovò a dire tutte le parolacce che conosceva davanti allo specchio, fissando la tempera rossa incrostata sulle sopracciglia e all'attaccatura dei capelli come se avesse dello scotch a fermare una parrucca. Aveva dovuto buttare via felpa e jeans, macchiati irrimediabilmente, e sua madre le aveva sequestrato le All Star per ficcarle in lavatrice. Mancavano dieci minuti al suo appuntamento con Blaine e sembrava ancora una specie di mostro in fase di muta.
Quando il ragazzo rispose al telefono, Jo sbottò:

- Non venirmi a prendere, sto vedendo rosso dalla rabbia. -
- Cosa? - Domandò Blaine, avvertendo la rabbia nella voce di Jo.
- Quelle dannatissime Cheerios. -
Era difficile parlare a denti stretti e Jo non riusciva nemmeno a esprimere l'irritazione, il disappunto e il dolore che le dava quella situazione. Riusciva a stento a immaginare il dispiacere che probabilmente stava provando la sensibile Kailey, se lei stava soffrendo così tanto.
- Sono da te tra dieci minuti. - disse Blaine all'improvviso.
- No, Blaine, aspett... -
Ma Blaine aveva riattaccato, comparendo dieci minuti più tardi sulla soglia della sua stanza.
- Jo... - Disse precipitandosi verso di lei e prendendole il viso tra le mani.
Jo fece la cosa che quasi nessuno si sarebbe aspettato da lei: scoppiò a piangere.
Si gettò tra le braccia di Blaine e singhiozzò come non faceva da quando aveva finito le scuole materne, riversando il suo dispiacere e la sua rabbia contro la camicia a righe del ragazzo, felice di averlo vicino e commossa dal fatto che avesse capito che aveva bisogno di lui senza nemmeno che lei glielo dicesse.

La mattina successiva Jo si ritrovò nei corridoi del McKinley più agguerrita che mai: dopo il fiume di lacrime che aveva versato aveva parlato con Blaine quasi tutta la notte, tanto che quando sua madre era andata a darle la buonanotte le era preso un colpo nel trovarla seduta sul letto ancora in compagnia del ragazzo.
Jo era morta di vergogna, ma Blaine aveva riso.

- È rimasta scioccata dal vederci assieme a chiacchierare, figurati se ci beccava mentre facevamo altro! - Aveva detto ridendo.
Jo era avvampata e l'aveva minacciato di non farlo più entrare in camera propria.
La lunga discussione era finita con una Jo coraggiosa e un Blaine sollevato dal vederla di nuovo travolgente e vitale com'era sempre: l'aveva baciata a lungo per augurarle la buonanotte e Jo era scivolata sotto le coperte vestita, con il buonissimo odore di Blaine ancora addosso.
Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi era stato che avrebbe parlato con le tre Cheerios la
mattina dopo per chiedere loro spiegazioni.
Neanche a farlo apposta, mentre si avviava verso l'aula di matematica vide Gabrielle venirle incontro. Le si parò davanti, pronta ad afferrarla e a trattenerla con la forza se necessario, ma la bruna cheerleader le si fermò proprio di fronte.
- Devo parlarti. - Disse.
- Anche io. - Rispose Jo, determinata e stupita insieme.
- Non qui, andiamo nel bagno delle ragazze. - Disse Gabrielle trascinandola dietro la porta dei servizi.
- Non vuoi nemmeno farti vedere che parli con me? - Domandò Jo amaramente.
Gabrielle era da sempre quella con cui andava meno d'accordo: la riteneva tutto quello che lei non era. Era intelligentissima, elegante, affascinante, esile e bellissima. I suoi lunghi capelli neri erano lisci e lucenti e non una massa priva di forma trattenuta sulla nuca da una biro, i vestiti su di lei sembravano sempre di gran moda, grazie alle sue gambe lunghe e snelle e al suo passo aggraziato.
Gabrielle ricordava continuamente a Jo il fatto che lei non sarebbe mai
- mai - stata una signorina: sarebbe rimasta un maschiaccio per tutta la vita.
- Non sai cosa si prova, Jo. - disse Gabrielle con la voce piena di irritazione. - Non sai cosa vuol dire essere prese di mira solo perchè eravamo amiche. Le altre Cheerios ci nascondono la biancheria quando andiamo a fare la doccia, svuotano le nostre borracce di nascosto costringendoci a fare tutte e sei le ore di allenamento senza un goccio d'acqua perchè la coach Sylvester non ci fa lasciare il campo, ci riempiono di dispetti, ridono alle nostre spalle... e tutto perchè noi siamo state vostre amiche. -
- Ed è per questo che siete così tremende con noi? Per ripicca? -
La tempera rossa ancora non se n'era andata da sotto le sue unghie ed era terribilmente simile al colore della sua mente in quel momento.
- Siamo vittime degli stessi scherzi! - Sbottò Gabrielle - Ma se io ricevessi una granita in faccia perchè faccio qualcosa che amo sarebbe diverso! Voi venite presi di mira per qualcosa che amate, per qualcosa di cui andate orgogliosi. Quella Berry è il bersaglio di un paio di granite alla settimana, ma chi l'ha mai vista piangere? Sa di riceverle perchè lei canta, sa cantare e lo fa col cuore. Per Kailey è lo stesso: viene presa di mira per quello che lei è, che lei è davvero! Noi riceviamo lo stesso trattamento, ma non abbiamo quello che avete voi! Noi ci facciamo spezzare la schiena dalla Sylvester, dobbiamo preoccuparci ogni minuto di ogni giorno delle calorie, della cellulite e delle smagliature pur di essere popolari e riceviamo lo stesso scherzi e battutine. Non credi che sia peggio? -
Jo rimase senza parole: non ci aveva minimamente pensato.
- È vero, non ci obbligano a fare quello che facciamo per mettervi in ridicolo. L'idea della tempera era di Alice, sperava che dopo una cosa del genere avrebbero capito che non siamo come voi, che siamo Cheerios al cento per cento... che devono smetterla di buttarci le calze nello scarico della doccia. - Continuò Gabrielle. - Voi ricevete i dispetti perchè siete voi stesse. Noi ci impegniamo ad abbandonare la nostra personalità e ad essere solo "le cheerleader" e riceviamo il vostro stesso trattamento. Non ti pare ingiusto? -
Jo, per una volta, non aveva parole per risponderle.
- Perciò la prossima volta che ci vedrai con una granita in mano sappi che non serve dirci in faccia che siamo delle perdenti. Lo sappiamo benissimo. -
Gabrielle uscì dal bagno lasciando Jo stupita e imbarazzata: si era preparata un discorso aggressivo e furioso per ricordare a lei e a quelle due galline delle sue amiche che non si trattano in quel modo gli amici, ma all'improvviso la situazione si era ridimensionata.
Alice, Serena e Gabrielle erano le sfigate, lei e Kailey quelle fortunate.
E chi poteva capire tre sfigate che cercavano di farsi strada nel mondo del liceo meglio di una ragazza che veniva etichettata come una dei loser più loser della scuola? Improvvisamente si rese conto che tutta la sua rabbia era sparita, sostituita da un senso di orgoglio che la faceva sentire ebbra: ogni granita sarebbe stata una doccia fredda che le avrebbe ricordato quanto sia fantastico essere sé stessi. Uscì dal bagno scrivendo uno sms a Kailey.


☆☆☆



Quel pomeriggio, Kailey raggiunse Jo in aula canto.
La sua migliore amica le aveva mandato uno sms breve e sibillino in cui le diceva di non sparire, dopo le lezioni del pomeriggio, e che si sarebbero viste nell'aula del Glee. Kailey aveva fatto duecento supposizioni, arrivando a pensare che la sua amica aveva fatto a botte con Gabrielle, Alice e Serena... ma quando le ebbe incontrate in corridoio, altezzose e bellissime come sempre, capì che loro non c'entravano.
- Dimmi tutto. - Disse, curiosa.
Jo le mise in mano uno spartito.
- Voglio cantare questa canzone con te. - Disse Jo.
- Ma... è... difficile. -
- Cantala e basta, ok? -

They can try hard to make me feel
That I don't matter at all
But I refuse to falter
In what I believe


Le porte dell'aula di canto erano aperte e le loro voci sovrapposte alla colonna sonora
richiamarono chi amava passare davanti a quell'aula tra una lezione e l'altra: Rachel, Kurt, Mercedes, Finn e Blaine le raggiunsero nel giro di mezzo brano. Le loro voci si unirsi a quelle delle due ragazze per terminare quella splendida canzone di Mariah Carey in un abbraccio di gruppo.

'Cause there's a light in me that shines brightly
They can try
But they can't take that away from me

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Capitolo 28
*** Ventotto ***


gleefanfic
Questo capitolo è dedicato a Faith.  Lei sa perchè.




ventotto

mercoledì pomeriggio, auditorium del McKinley





Lo spettacolo si avvicinava: mancava meno di una settimana al debutto e ormai c'era bisogno solo di qualche ultimo ritocco. Con un cast talentuoso come le Nuove Direzioni mettere in piedi un musical a partire da zero era stata una vera passeggiata: gli attori si sentivano così bene nei panni dei loro personaggi da aver bisogno di pochissime prove, le canzoni scritte per l'occasione erano una più bella dell'altra e i coreografi erano eccezionali.
Ogni volta che varcava la soglia dell'auditorium e sentiva i suoi amici recitare le battute del suo copione, Kailey sentiva il cuore gonfiarsi di orgoglio.
Era seduta di traverso su una poltroncina in prima fila assieme ad Artie per seguire la prima prova generale con i costumi; Jacob Israel aveva insistito per occuparsi delle luci, ma avevano dovuto spedire uno dei ragazzi delle scenografie con lui per impedirgli di seguire Rachel con l'occhio di bue fin nei camerini.
In quel momento sul palco c'era proprio lei, Rachel, nell'abito rosa che Kailey aveva ammirato tanto in quel fatidico pomeriggio: stava cantando un'aria molto triste in cui il suo personaggio, lady Viola, spiegava al principe Damian - interpretato da un Finn piuttosto a disagio negli aderenti pantacollant marrone scuro - che era stata maledetta da bambina e che non avrebbe mai potuto avere le attenzioni di un ragazzo. Era la canzone più toccante dell'intero musical e Rachel sembrava sguazzare in quella situazione: un pezzo difficile e intenso, perfetto per la sua anima da star del palcoscenico.
Kailey seguiva l'esibizione con occhi sognanti, seduta accanto a Jo. La ragazza indossava l'abito blu con cui avrebbe dovuto recitare e non faceva altro che tirarlo e spostarlo da una parte all'altra, litigando con ogni singola cucitura.
Blaine la guardava paziente e divertito, bello come il sole nella sua mise principesca marrone chiaro.
- Non guardarmi così! - Sbottò Jo.
- Così come? -
- Con quell'aria di compatimento. -
- Non ti sto compatendo. -
- Non sono fatta per gonne, abiti e merletti e allora? Sono fatta così, prendere o lasciare. -
- Smettila di agitarti. Sei la più bella di tutte. - Disse Blaine.
Jo arricciò le labbra, incerta, guardando Santana poco lontano: nella sua mise ricordava più Lara Croft che Antea, guerriera fantasy, ma la Cheerios era veramente bellissima in ogni senso.
Rachel terminò la sua canzone e Finn fece per avvicinarsi a lei e dire la sua battuta, quando un singolo applauso ruppe il silenzio dell'auditorium.
Tutti si voltarono verso la cima delle scale, dove stava un folto gruppo di ragazzi e ragazze più o meno della loro età; quello che stava battendo le mani era un ragazzo sui vent'anni dal viso sfrontato e affascinante. Portava una giacca scura aperta su una t-shirt azzurro chiaro, una sciarpa bluette al collo e un paio di jeans aderenti dall'aria molto costosa.
Rachel si irrigidì e Finn le si precipitò vicino, toccando la mano di lei con la propria.
Gli occhi di tutti rimasero fermi sul sorriso bellissimo e arrogante del ragazzo che stava scendendo le scale.
Il giovane si avvicinò al palco guardando uno ad uno i ragazzi sul palco e sulle poltroncine e quando fu sufficientemente vicino si fermò.

- Un'ottima esibizione, Rachel. Peccato per il vestito, sembri appena uscita da uno show di Disneyland e ti fa ancora più ingenua e sciocca di quanto tu già non sembri nei tuoi soliti panni... E anche il testo... bah, era veramente patetico. Peccato davvero, poteva essere una buona prova. - Disse con sufficienza. - E anche tu, Finn, dovresti chiedere i danni: quel modo di andare in giro ti rende più ridicolo di quanto tu non sia già. Ed è tutto dire. -
Lasciò cadere lo sguardo su Tina, con indosso l'abito di seta rosso fuoco dal taglio orientale e represse un sorrisetto divertito, poi notò Mercedes e Kurt con gli abiti di scena e scosse la testa.
- Mi aspettavo un po' di più da voi. Sinceramente? Sono deluso. Una sciocca favola, costumi patetici, una schiera di cliché e personaggi veramente improbabili. Una scuola elementare per ritardati avrebbe messo in piedi uno spettacolo migliore. -
- Se sei qui per farci paura, Jesse, stai solo perdendo tempo. - Disse Finn.
- Paura? Oh, no. Eravamo venuti per questo, per dirvi che perderete, ma quanto pare non avete bisogno di essere spaventati: vi siete già messi in condizione di perdere. Chi mai si metterebbe a fare uno sciocco spettacolo teatrale a un mese e mezzo dalle Nazionali? -
- Raccogliamo fondi per andare a Seattle. - Disse Tina ingenuamente.
- Già, dimenticavo che in questo liceo di morti di fame dovete chiedere l'elemosina se volete uscire da Lima. Bah. Lasciatevelo dire, davvero, siete patetici. Una schiera di mocciosi vestiti da personaggi Disney che si agitano su un palco senza musicalità, eleganza o interpretazione. Finn è un ballerino terribile e la sua vocalità è così mediocre che non potrà mai compensare la sua inettitudine. Kurt ha la voce di una ragazza, mi auguro che quello sia il vestito di una delle fatine, in qualunque altra veste risulterebbe terribilmente fuori luogo. Mercedes è veramente ridicola... le avete dato anche una parte? Non riuscirà nemmeno a salire le scale, pesante com'è. Tutti guarderanno come la stoffa si tira sul suo sedere e nessuno ascolterà le sue parole, per quanto possa cantare bene. La pateticità di Tina vestita da... da cosa? Sembra una brutta bambolina giapponese, la sua pateticità è qualcosa di indescrivibile. -
Uno ad uno, i membri del Glee Club venivano falcidiati dalle parole taglienti di Jesse. Il ragazzo parlava come se stesse semplicemente dicendo la verità - cosa che magari stava anche facendo - ma con una ferocia, una cattiveria e una maleducazione assolutamente gratuite.
Kailey strinse i pugni vedendo gli occhi dei suoi amici riempirsi di vergogna e i loro visi diventare maschere di imbarazzo. Quel tizio, chiunque lui fosse, era piombato tra loro e pensava di poter distruggere quell'atmosfera idilliaca che avevano costruito in un anno intero
Si sbagliava. Oh, se si sbagliava.

- Tu con quel vestito blu - Disse il giovane rivolgendosi a Jo - Spero che metterai a posto quei capelli, sembri un manichino con in testa un nido. E potevate prendere qualcosa di meglio come principesse: a te il vestito cade addosso malissimo, lasciatelo dire, e Rachel sembra una bambina di sei anni. Un po' mi dispiace per lei, non diventerà mai una stella se continua a stare in mezzo a questi buchi neri di inettitudine. È la pura verità, Rachel. - disse con intensità, guardandola dritta negli occhi. - Stare con questo gruppo di perdenti è come un'ancora: ti impedisce di sfrecciare tra le stelle. -
Rachel non disse nulla, evitando lo sguardo di Jesse e alzando gli occhi su Finn in cerca di un supporto, ma il quarterback era troppo turbato per poter rispondere a tono.
Jesse fece un sorrisetto e si voltò verso i ragazzi rimasti fermi in cima ai gradini.
- Beh, ce ne possiamo anche andare, ragazzi... - Poi rivolse ai ragazzi del McKinley con un sorrisetto compiaciuto. - Ah, giusto, nel caso non lo sappiate ancora, e dubito che sia così dato che non si parla d'altro in questo periodo, sono il nuovo coach dei Vocal Adrenaline. Il Carmel High ha pensato che l'unico in grado di riportare il loro Glee club agli antichi fasti, quelli a cui siamo arrivati quando il sottoscritto cantava, sia proprio io. -
Fece per allontanarsi, poi si fermò e sorrise con garbo.
- Voglio darvi un consiglio, per dimostrarvi che non temo affatto la vostra concorrenza e che sono superiore a tutti voi: rispedite chi ha scritto questo ridicolo spettacolo fatto di fiorellini, nuvolette e buoni sentimenti all'asilo da cui è scappato. Chiunque sia dovrebbe vergognarsi di perdere il suo tempo nello scrivere stupide storie adatte a un pubblico di minorat... -
- Adesso basta! - Gridò Kailey alzandosi in piedi.
Gli occhi di tutti si voltarono su di lei, con i riccioli rossi scomposti attorno al viso e le guance scarlatte. Gli occhi le luccicavano mentre avanzava a passo di marcia verso Jesse.
- Sei solo un maleducato. Un arrogante, un presuntuoso e un maleducato. Ti hanno cresciuto a pane e complimenti, vero? Credi di essere il migliore di tutti solo perchè nessuno ti ha mai detto il contrario, vero? Beh, te lo dico io il contrario. Sei solo un pallone gonfiato. Uno che parla solo perchè ama il suono della sua voce. Uno che è capace solo di smontare i sogni degli altri, perchè si sente così perfetto e arrivato da poter fare il giudice. -
Lo guardava negli occhi, noncurante del fatto che lui fosse trenta centimetri più alto di lei.
Si sentiva coraggiosa, forte e sicura di sé. Si sentiva come uno dei personaggi del suo musical, che dopo aver trovato la Gemma Rossa riusciva a superare paure e ostacoli e ad abbattere tutti i pregiudizi che gli altri gli avevano disegnato addosso.
In quell'anno aveva scoperto di essere una persona interessante, di riuscire anche ad essere carina, se lo voleva, di meritare l'amicizia e l'appoggio non solo di Jo, ma di tante altre persone che le volevano bene. Aveva incontrato un ragazzo che la faceva sognare ad occhi aperti e chiusi e aveva scoperto di avere un talento che lei nemmeno sognava di possedere. Quel musical aveva aperto una porta di lei che di solito teneva sigillata, una porta che aveva fatto entrare aria, sole e luce nella sua vita. Non avrebbe permesso a un deficiente qualunque di arrivare e far crollare tutto quello che aveva costruito.
Fece un passo avanti, costringendo Jesse ad indietreggiare.
- Dovresti guardarti dall'esterno, Jesse. Sei la persona più terribile che io conosca. Sei uno spocchioso sputasentenze, un insopportabile so-tutto-io che parla senza essere interpellato. Esci da quella porta con tutti i tuoi ragazzi e non farti più vedere qui dentro: non abbiamo bisogno della tua pochezza per ricordarci quanto siamo fantastici. -
Jesse sorrise, di un sorrisetto amaro, forse incerto, forse imbarazzato.
- La frustrazione di una perdente. Sapevo di averci azzeccato: sei tu quella che ha scritto questa patetica storia di amore e amicizia. Dovevo capirlo dalla tua stupida felpa con Ariel. - Disse Jesse accennando alla felpa rosa che la ragazza portava addosso.
Kailey alzò il mento con aria di sfida.
- Ne vado orgogliosa. - Disse a voce alta. - E non ho intenzione di dividere la stanza con un essere superbo e arrogante come te per un minuto di più. -
Fece un ultimo passo verso di lui prima di allontanarsi su per i gradini e Jesse si ritrovò ad indietreggiare ancora una volta. I suoi piedi cozzarono contro gli scatoloni dei costumi e il ragazzo cadde all'indietro sui cartoni vuoti, finendo per terra nel silenzio generale mentre la porta sbatteva alle spalle di Kailey.
Nel silenzio del corridoio, la ragazza riprese fiato e si rese conto di aver appena dato completamente di matto.
Confusa, nascose il viso tra le mani cercando di dominare i sentimenti: che cosa le era preso? La Kailey che conosceva non avrebbe mai fatto una scenata del genere. Alzare la voce, poi, proprio non le si addiceva... e con uno sconosciuto!
Sentì le guance bruciare e seppe di essere arrossita. Lacrime di sconosciuta provenienza le punsero gli occhi e Kailey si chiese per un momento perchè le stesse venendo da piangere.
Il tocco della mano di qualcuno sulla sua spalla le fece allargare le dita e in quello spiraglio vide il sorriso di Jo e quello di Blaine. Sentì sulla spalla la mano di Kurt e il dolce cigolio della sedia a rotelle di Artie. Finn li raggiunse tenendo per mano Rachel e nel giro di un minuto l'intero Glee club del McKinley era in corridoio.
Nessuno aveva il coraggio di parlare per primo, così fu Blaine a rompere il silenzio.
- A qualcuno va un frappè? Offro io. - Disse.
Kailey si guardò alle spalle mentre la comitiva si dirigeva al bar della scuola con ancora indosso gli abiti di scena.
Dall'auditorium stavano uscendo i cantanti del Carmel, Jesse chiudeva la fila. I suoi occhi si alzarono per un istante e incrociarono quelli di Kailey. La ragazza si affrettò a distogliere lo sguardo e a raggiungere gli altri, ma non riusciva a togliersi di dosso la strana sensazione di aver incrinato qualcosa di molto prezioso.


☆☆☆



- È quasi pieno! - Trillò Kailey arrivando nei camerini.
- Cioè è mezzo vuoto. - Sentenziò Kurt con un sospiro, dando un ultimo tocco di lacca alla complicata pettinatura orientale di Tina.
- No, è quasi pieno! - Ribadì la ragazza.
Non avendo una parte nello spettacolo era l'unica in jeans e camicetta: tutti gli altri sfoggiavano gli abiti di scena ed erano già passati sotto le mani di Santana e Kurt per il trucco e acconciatura.
- Se sei ancora convinto di poterla spuntare con miss ottimismo, vuol dire che non la conosci abbastanza. - Disse Jo cercando di non calpestare il vestito ad ogni passo: era così strano portare delle ballerine e non le sue solite scarpe da tennis!
Il professor Schuester entrò nei camerini per dare a tutti l'in bocca al lupo più grande che conosceva, anche se era certo che si sarebbero fatti onore.
- Noi andiamo. Ci vediamo all'intervallo. - Disse poi, facendo cenno a Kailey di scendere.
Uscirono da dietro le quinte e Kailey stava per raggiungere il suo posto in prima fila, dietro alla consolle dei fonici, quando si sentì chiamare: non aveva fatto in tempo a voltarsi che un paio di occhi verdi le avevano dipinto un sorriso dolcissimo e stupito sul volto.
- Ja-Jamie! - Disse con un sorriso. - Cosa ci fai qui? -
- Finn mi ha detto che lo spettacolo era stasera... ed eccomi qui. Ancora non mi spiego perchè tu non mi abbia voluto dire con precisione la data del debutto. -
- È che non credevo ti interessasse. -
- Sai che mi piacciono le favole. -
- E poi pensavo che avresti avuto le prove con i Diamanti. -
- Le avevo, infatti. -
- E come hai fatto a liberarti? -
- Sono scappato. - Disse Jamie con sufficienza. - Ho finto di andare nello spogliatoio prima delle prove e me la sono filata dall'uscita d'emergenza. -
Kailey allargò gli occhi stupita.
- E... e cosa ti faranno quando lo scopriranno? -
- Bah, lezioni extra la settimana prossima, suppongo. E un richiamo, che si aggiungerà a tutti gli altri sulla scrivania del preside. Vado troppo bene a scuola per avere davvero fifa... e uno spettacolo come questo non me lo sarei perso per niente al mondo. -
Il suo sorriso dolcissimo e sincero fece fare un saltello al cuore di Kaile, che si sorprese a desiderare di baciarlo. Si poteva avere un desiderio del genere?
- Tu, piuttosto. Mi aspettavo di vederti su quel palco con i tuoi bei riccioli sciolti e un abito di velluto rosa pastello. -
- No, io non recito. - Disse Kailey, turbata da come Jamie la conoscesse bene.
- E cosa hai fatto per questo musical? -
- Regia. - Mentì Kailey, sperando che i suoi occhi non dicessero a Jamie che non stava dicendo la verità.
- Mi sarebbe piaciuto sentirti cantare. So già che balli divinamente. -
Le luci in sala si abbassarono un paio di volte, segno che lo spettacolo stava per cominciare.
- Devo andare. - Disse Jamie. - Ci vediamo dopo lo spettacolo? -
- Mi trovi qui. - Disse Kailey con il più dolce dei suoi sorrisi.
Jamie si chinò e le posò un rapido bacio sulla guancia, poi corse su per le scale per raggiungere il suo posto. Kailey si avviò in fretta verso il suo posto, trattenendo il respiro per l'emozione mentre le luci già si abbassavano e lasciandosi cadere sulla sua poltroncina tra Artie e la signorina Pillsbury con il cuore così gonfio di tenerezza da sembrarle fatto di panna montana. Non notò l'occhiata amara di Artie, che aveva seguito l'intera scena, e non sentì nemmeno le parole di presentazione del professore di spagnolo, in piedi sul palco ad annunciare lo spettacolo.
A riportarla alla realtà furono solo le prime battute di Blaine, che le fecero tornare in mente le parole che aveva buttato giù in una fredda mattina di gennaio in cui non aveva nessuna voglia di ascoltare la lezione sull'art nouveau: quello era un sogno che diventava realtà.

Lo scroscio di applausi per il cast schierato sul proscenio sembrava provenire direttamente dalle più rosee fantasie dei membri del Glee club.
Rachel lanciò un sorriso a Kailey, ferma al suo posto in prima fila, e la ragazza le sorrise di rimando, spellandosi le mani a furia di applausi.

Puck era stato eccezionale, Tina aveva interpretato alla perfezione la sua parte, Santana aveva strappato qualche risata divertita e tutti avevano sospirato di romanticismo quando Blaine e Jo si erano baciati per davvero. Finn era stato adorabile, il suo duetto con lady Viola era stata la cosa più dolce e appassionante dell'intero musical e Mercedes e Kurt avevano preso valanghe di applausi dopo i loro assoli: erano stati tutti superlativi, ma la migliore era stata senza dubbio Rachel. Se tutti si aspettavano che avrebbe fatto una interpretazione mediocre solo perchè il suo personaggio non la rispecchiava al cento per cento e perchè non era la protagonista dello spettacolo... beh, si erano sbagliati: era stata così perfetta nella sua parte, così convincente nelle sue lacrime e dolce nei suoi sorrisi che la sua lady Viola aveva toccato il cuore di tutti. Kailey poteva giurare di aver visto la Beiste asciugarsi gli occhi dopo il suo malinconico assolo tanto criticato da Jesse.
Quando i personaggi erano entrati in scena uno a uno per prendere gli applausi, alla fine, quello di Rachel era stato senza dubbio il più lungo e rumoroso: niente fischi, niente pomodori... una standing ovation generale per la stella più scintillante dello spettacolo. Sebbene non fosse la protagonista, tutt'altro, era stata quella che aveva brillato di più. Anche in quel momento, mentre era stretta tra Finn e Kurt, la si poteva vedere vibrare d'emozione durante l'intero applauso finale.
Kailey si sentì stringere in un affettuoso abbraccio.
- Li senti, Kailey? Metà di questi applausi sono per te! - Le disse il professor Schuester.
- Io... beh, non ho fatto molto. Sono stati loro quelli bravi. -
- Oh, Kailey! - Il professore di spagnolo alzò gli occhi al cielo ridendo.
- Raggiungiamo gli altri? - Disse Artie, interrompendoli.
- Sì, giusto. - Disse il professore. - Dio, quanti complimenti si prenderanno lunedì a scuola! Possono dire addio alle granite! -
Kailey li seguì verso le quinte, ma si voltò a guardare le gradinate. Jamie stava correndo verso di lei con le guance rosse e gli occhi che luccicavano per l'emozione: Kailey si ritrovò stretta tra le sue braccia un minuto più tardi.
- Kailey, Kailey... è stato meraviglioso! -
- Sì, sono stati bravissimi. -
- La storia era così... così perfetta e commovente e incalzante, e... e Kailey, perchè non mi hai detto di averla scritta tu? -
Kailey si sentì immediatamente avvampare e si sciolse dall'abbraccio.
- Chi... chi diavolo te l'ha detto? -
- Ma il professor Schuester! L'ha detto a tutti, poco prima dello spettacolo. Certo, non tutti hanno capito a chi si riferiva con "una delle nostre studentesse", ma io l'ho capito subito. C'è così tanto di te, in questa storia! -
Kailey si strinse immediatamente in un abbraccio: sapere che Jamie aveva capito che lei era l'autrice di quella storia la faceva sentire come se fosse nuda.
- Ehi, non è una cosa brutta! -
La ragazza non rispose, con gli occhi fissi sulla moquette dell'auditorium: si chiedeva perchè aveva permesso al mondo di leggere nel suo cuore ascoltando quella favola. Jamie le posò le mani sulle guance e la obbligò ad alzare gli occhi verso di lui.
- Non vergognarti mai di quello che sei: poche persone possono vantare un animo cristallino come il tuo. -
Le sorrise accarezzandole i capelli con una mano e Kailey tentò un timido sorriso.
- Non ho mai conosciuto nessuno come te. Tu sei una fata, Kailey. Sei una stella. -
Fu a quelle parole che Kailey decise di lasciar perdere autocontrollo e timidezza: si alzò in punta di piedi e premette le proprie labbra su quelle di Jamie, che non attese un solo momento per ricambiare quel bacio.
Fu come se Kailey non fosse mai stata baciata prima: quella sensazione di essere circondata solo da luce e profumo data dalle mani calde di Jamie sulla schiena, dalle sue labbra che sapevano di menta, del suo shampoo agli agrumi... era come girare precipitosamente in tondo e sfrecciare verso l'alto al tempo stesso. Era come galleggiare sulle nuvole e sentirsi parte della Terra e di tutto ciò che vive e abita su di essa.
- Ti staranno aspettando. - Disse Jamie con dolcezza, ravviandole i riccioli scomposti dietro le orecchie e sorridendole.
- Ci vediamo domani? Dopo la replica andiamo a mangiare al Bel Grissino. -
- Non credo che i tuoi compagni mi vedrebbero di buon occhio, a così poco dalle Nazionali. E credo che mi toccherà stare chiuso in casa per il resto della settimana, dopo la bravata di stasera. -
Kailey si rabbuiò.
- Ne è valsa la pena, credimi. Preferisco passare una sola sera con te che tutte le ere del mondo chiuso in casa da solo. - Disse con un sorrisetto ammiccante.
- La citazione non è proprio così. - Disse Kailey, riconoscendo il film da cui l'aveva tratta. Non per niente, era uno dei loro preferiti.
- Hai capito il senso. - Rispose Jamie. - Ora va'. Buonanotte. -
Le posò un bacio sulla guancia e si confuse in mezzo alla folla che usciva dall'auditorium.

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Capitolo 29
*** Ventinove ***


gleefanfic
ventinove

lunedì mattina, liceo McKinley





Kailey si presentò a scuola con la netta sensazione che sarebbe stata una giornata assolutamente stupenda: lo spettacolo era stato strepitoso, alla domenica l'auditorium aveva fatto il tutto esaurito, forse per la prima volta dopo gli anni d'oro del Glee club del McKinley.
Tra il pubblico della domenica sera c'era anche il signor Trapp, il preside della scuola elementare dove avevano presenziato alla festa di Halloween.
- Ho detto ai genitori della scuola della favola che avete messo in musica e sono venuti quasi tutti assieme ai loro bambini. - Aveva spiegato al professor Schuester durante l'intervallo. - Abbiamo pensato che era un buon modo per ricambiare la vostra gentilezza. -
Dopo la replica erano andati tutti insieme al Bel Grissino e avevano brindato a loro stessi, al talento e alle Nuove Direzioni. Erano stati benissimo per l'intera sera e avevano riso e scherzato tutti insieme; l'euforia della loro meravigliosa esibizione aveva riscaldato i rapporti tra Artie e Kailey, Santana non aveva detto una sola cosa offensiva per tutta la sera e Kurt aveva parlato con Jo e Blaine per circa due minuti di fila.
Kailey aprì la porta per entrare a scuola sentendosi al sicuro da qualunque dispetto le avrebbero potuto fare: si sentiva forte, si sentiva in gamba, si sentiva in grado di tenere testa a chiunque. Una parte di lei - nemmeno troppo piccola - pensava che tutti l'avrebbero guardata con rispetto, se non con ammirazione.
Finalmente aveva un motivo per andare avanti a testa alta.
Aveva fatto solo quattro passi nella scuola, quando una granita in faccia gelò la sua pelle assieme a tutti i suoi buoni pensieri.
- Buona giornata, raccontafavole! - La voce dei soliti giocatori di football la raggiunse da sotto la cortina di ghiaccio che le copriva il viso.
"Non basterà una cosa così stupida per rovinarmi la giornata." Pensò Kailey, scrollandosi un po' di granita di dosso e avviandosi verso il bagno delle ragazze per ripulirsi del tutto. "Come dice sempre Jo, ricevere una granita in faccia non fa altro che ricordarti quanto sia figo essere speciali." Pensò allegramente.
Posò lo zaino per terra e si chinò per lavarsi via la granita dalla faccia.
Aveva appena chiuso l'acqua per asciugarsi la faccia, sperando di fare in tempo ad arrivare a lezione in orario, quando il suono dei singhiozzi la fermò.
Nel bagno non c'era nessuno, a parte lei, ma il rumore veniva da uno dei gabinetti in fondo alla stanza. Cosa doveva fare? Intromettersi nelle vicende personali di qualcuno o ignorarlo e continuare per la sua strada? Sulle prime Kailey decise che, se fosse stata lei quella che piangeva, non avrebbe gradito l'intromissione di una persona sconosciuta. Stava già per avviarsi fuori quando si rese conto di non avere il cuore di ignorare la ragazza che piangeva. E se fosse stata Jo? Non se lo sarebbe mai perdonata!
Tornò indietro e spinse lentamente la porta del gabinetto da cui venivano i singhiozzi, sbirciando all'interno con riserbo. Se chi c'era dentro non l'avesse voluta, non avrebbe fatto altro che gridarle di levarsi dai piedi.
Ma se si era aspettata di consolare una perfetta sconosciuta, Kailey si era sbagliata: seduta sulla tazza chiusa, con il viso nascosto tra le mani e le sue inconfondibili ballerine dorate ai piedi c'era Rachel. E stava piangendo disperatamente.
- Rachel? - Disse Kailey in un sussurro.
La ragazza alzò gli occhi e si asciugò le guance con una mano. Lei che era sempre così sorridente, ottimista e piena di vitalità sembrava terribilmente fragile con le guance bagnate. Istintivamente, Kailey le si avvicinò.
- Che succede? -
Rachel tirò su col naso e nascose di nuovo il viso tra le mani.
- Mi ha lasciata. - Disse con voce rotta, tra un singhiozzo e l'altro, completamente indifferente al fatto che la sua aria da donna di mondo perfetta e sempre impeccabile era miseramente crollata davanti alle sue lacrime e ai suoi singhiozzi. - Mi è venuto a prendere stamattina, come sempre e prima di scendere dall'automobile mi ha detto che non voleva più stare con me. "Le nostre strade vanno in direzioni diverse, non posso più ignorarlo. E non voglio più stare con te, Rachel." Ero così scioccata da non aver versato nemmeno una lacrima. Poi l'ho incontrato in corridoio, gli ho sorriso istintivamente, lui mi ha ignorata e io... non sono riuscita a resistere. -
Affondò di nuovo il viso tra le mani, scoppiando di nuovo in lacrime, e Kailey fece un passo avanti. Come si consolava una ragazza come Rachel, forte e coraggiosa fuori, ma così sensibile dentro? Cosa si dice a una persona a cui hanno appena spezzato il cuore?
Se fosse stata una sua storia avrebbe saputo cosa far dire ai personaggi, ma quella era la vita vera. Kailey tese una mano e prese una mano di Rachel, costringendola ad alzarsi. Uscirono dal gabinetto e Kailey le passò un fazzolettino, facendole un mezzo sorriso.
- Una stella non smette di splendere se non c'è nessuno che la guarda, no? -
Le parole le uscirono dalle labbra senza averle nemmeno pensate. Capì che erano quelle giuste quando Rachel sorrise, almeno con le labbra. Aveva ancora gli
occhi lucidi e le guance umide e rosse, ma se non altro aveva smesso di piangere.
- Che ti è successo? - Domandò Rachel accennando ai vestiti di Kailey macchiati di granita.
- Sono stata aggredita da un paio di giocatori di football armati di granita. Niente di nuovo. - disse Kailey stringendosi nelle spalle. - Ti senti meglio? -
Rachel annuì, asciugandosi le ciglia brune.
- Ora devo andare in palestra, o il professore di ginnastica penserà che ho voluto saltare le sue ultime lezioni. Non voglio dargli un pretesto per fargli dire che non amo la sua materia... anche se è la verità. - Disse Kailey, allontanandosi.
Aveva quasi messo la mano sulla porta quando Rachel la trattenne.
- Grazie, Kailey. - Disse con un sorriso triste.- Le amiche ci sono per questo, no? -
- Hai ragione. Sono contenta di averti conosciuta, Kailey. Sei.. sei l'unica a non essere abbagliata dal mio modo di essere. - Rachel si fermò un istante, poi
fece un mezzo sorriso. - E ora ho intenzione di abbracciarti. -
Kailey ricambiò l'abbraccio di Rachel con tutto l'affetto che provava per lei.
- Ci vediamo oggi pomeriggio? -
- Certo. -
Kailey uscì dal bagno, mentre la porta si chiudeva alle sue spalle poté sentire Rachel intonare una malinconica canzone che anche lei conosceva.

And it's’ your time to walk your way
You'’re a dreamer, you'r’e a rebel
And you will suffer and you will fight
And you will sacrifice yourself


Si appoggiò alla porta chiusa pensando che Rachel aveva ragione: c'erano volte in cui non potevi fare altro che cantare. Se un altro ha scritto parole adatte al momento in cui ti trovi vuol dire che, in fondo, non stai soffrendo da sola.

Life goes on
Here and beyond that horizon
It goes on and it changes
And it changes you too


☆☆☆



Se Kailey si era immaginata il lunedì più bello di sempre, si era di gran lunga sbagliata.
A parte la granita, il brutto voto in arte (proprio non ce l'aveva fatta a studiare l'architettura di Gaudì con il musical e Jamie sempre nei suoi pensieri) e il fatto che aveva scordato a casa sia il pranzo che i soldi, ci si metteva anche il fatto che Rachel e Finn avessero rotto. Kailey sapeva benissimo che non poteva proprio farci niente e che in fondo non erano affari suoi se le due star del Glee avevano deciso di mettere la parola fine alla loro storia, ma proprio non poteva non starci male: era fatta così, era troppo emotiva ed empatica.
Quando Jo, da piccola, veniva messa in castigo per aver fatto qualche marachella, lei non riusciva ad uscire a giocare e si inventava qualunque scusa per stare a casa anche lei, riordinando la camera o dando una mano alla mamma.
Jo si era accorta del fatto che la sua migliore amica era giù di morale e le comparve davanti durante la ricreazione con un cono al fiordilatte e un bel sorriso.
- Due chiacchiere in cambio di un gelato? - Le propose.
- Pensavo che sarebbe stato il miglior lunedì della mia vita... invece è un lunedì come gli altri. Anzi, peggio. -
- Ehi, che succede? -
- Brutti voti, granite, dispetti... -
- Questa è la parte "un lunedì come gli altri". È la parte del peggio che mi sfugge. -
- Finn ha lasciato Rachel. -
- Ah-ha. E a noi questo cosa cambia? Il fatto che miss stellina farà ancora di più i salti mortali per farsi notare al Glee club? Avanti, Kailey, non puoi essere giù di morale per tutti i mali del mondo! -
- Ero così di cattivo umore anche quando tu hai combinato tutto quel casino con Kurt, solo che non potevo fartelo notare perchè eri già abbastanza a terra da sola! -
Jo non rispose: molto probabilmente era la verità, anche se lei non se ne era minimamente accorta.
- Raccontami di Jamie, piuttosto. Riuscite a vedervi oppure no, questa settimana? -
- Chiuso in casa fino alle nazionali. Hanno minacciato di espellerlo per le troppe assenze alle prove. -
- Che diamine, è solo un Club pomeridiano! Nel peggiore dei casi non prendi il credito, ma arrivare a espellerlo... -
- Non è il McKinley, alla Meighton sono terribilmente severi. Jamie vorrebbe essere espulso per quello che gli importa, significherebbe poter andare in una scuola normale. -
- Non gli piace? -
- Lui la odia. È sua madre, ex stella della danza americana, a volerlo lì. Sia lui che sua sorella sono molto dotati, ma a differenza di Jane, a lui non gliene importa un fico secco di danza, musica e spettacolo. Lui ama cantare, ma non gli piace che la gente lo guardi. -
- Mmm... diciamo che elementi così, nel nostro Glee, non ce ne sono molti. Va' avanti. -
- Sua madre l'ha iscritto lì e pretende di vederlo brillare nello spettacolo... a lui non importa, ma lei non sente ragioni. Se però viene espulso non potrà mai finire il liceo e fare finalmente quello che vuole. Ragion per cui cerca di tirare avanti per finire l'anno. -
- Capisco. Ribelle e irriverente, eh? Sì, decisamente non è te al maschile. -
- Te l'avevo detto. -
- Però ha proprio fatto breccia nel tuo cuore. - Disse Jo, sollevata nel vedere Kailey parlare di lui con gli occhi che luccicavano e un sorriso sereno dipinto sul volto.
- Che ci vuoi fare? Lui è un elfo dei boschi e io una fata. Siamo destinati a stare insieme. -
- Se hai trovato un ragazzo che sta dietro alle tue fantasie, siamo proprio a posto. -
- A proposito di ragazzi... parliamo di un certo usignolo a cui hai giurato amore eterno. -
- Io non ho giurato proprio niente a nessuno! -
- Cos'è che avresti giurato? - La voce di Blaine alle loro spalle fece sussultare Jo, che quasi cadde dallo sgabello su cui era seduta.
- B-blaine! -
- Felice di vederti, ma Jolie. - Disse Blaine, sfoggiando un accento francese niente male.
Jo storse le labbra.
- Jolie? -
- Vuol dire graziosa. - Le disse Kailey.
- So cosa vuol dire. Ma io sono Jo. Jo il maschiaccio, quella in salopette, quella che non sa portare i tacchi e ha sempre i capelli in disordine. Ti ricordi di Jo, la ragazza con cui stai? -
Blaine sorrise, mandando completamente in pappa il cervello di Jo.
- Certo che me ne ricordo. - Disse avvicinandosi a lei.
I suoi bellissimi occhi erano così vicini ai suoi che ci si poteva specchiare dentro, vedendo se stessa in mille sfumature oro, ambra e cioccolata. Il suo cervello smise immediatamente di funzionare e non sarebbe riuscita a parlare nemmeno se Blaine non le avesse chiuso la bocca con un bacio. Kailey scese dallo sgabello con un saltello e sorrise a Jo.
- Ci vediamo alla riunione del Glee. - Disse con una voce zuccherosa che tradiva la sua tenerezza per quel momento dolce tra la sua migliore amica e il suo ragazzo.
- L'hai fatta scappare. - Si lamentò Jo quando Blaine si decise a renderla padrona dei suoi pensieri, allontanandosi un po'.
- Mi dispiace. - Disse lui con un sorrisetto.
- No, non è vero. -
- Infatti no. - Rispose Blaine in un sussurro, prima di baciarla ancora.

Più tardi, quel pomeriggio,
il professor Schuester non sembrava aver notato la mancanza di alchimia delle Nuove Direzioni. Oppure stava diplomaticamente facendo finta di ignorare il fatto che Finn fosse seduto tra Puck e Mike e che Rachel fosse da sola, al suo solito posto in prima fila.
- Bene, ragazzi. Dopo la nostra performance della settimana scorsa ho delle novità. Mercedes, Kurt, potete venire qui? -
I due ragazzi si guardarono negli occhi, per poi scendere accanto al professore, che mise tra le mani di Kurt una busta bianca del tutto anonima.
- Andate a comprare tutto quello che serve per la performance più esplosiva di tutte. -
Kurt aprì la busta e i suoi grandi occhi azzurri si spalancarono ancora di più nel vederne il contenuto. La sua voce era stridula per l'euforia mentre diceva.
- P-professor Schue ma... ma sono tantissimi soldi! -
- E pensate che è solo una parte di quello che abbiamo ricavato! - Esclamò il professore. - A differenza di chi tra voi era scettico, il musical ha avuto un grande successo. Abbiamo i soldi per i biglietti, qualche cosa per il rinnovo degli strumenti musicali della band e una discreta somma per i costumi. Il duro lavoro viene sempre ben ripagato. -
Mercedes sbirciò nella busta bianca e si rivolse al professore con un sorriso così luminoso da far sparire il medaglione con la M di strass che le pendeva al collo.
- Faremo un figurone, glielo assicuriamo. -
Scambiò un'occhiata di intesa con Kurt, che la prese sottobraccio e tornò al suo posto già confabulando dei posti in cui sarebbero potuti andare a sperperare le loro sostanze. Kailey sorrise a Jo e le fece un occhiolino, a cui Jo rispose con un pizzicotto.
- Bene. Lo spettacolo di sabato vi ha dimostrato che possiamo essere veramente fantastici. Per questo motivo ho deciso di assegnarvi un compito per la settimana prossima. -
Guardò ad uno ad uno i suoi ragazzi, in attesa di sapere cosa avrebbero dovuto preparare per la settimana successiva.
- Voglio che ognuno di voi porti una canzone a sua scelta. Voglio qualcosa di esagerato, di... esplosivo. Qualcosa che lasci a bocca aperta chi vi ascolta. Perché la più bella sarà uno dei numeri che porteremo alle Nazionali. -
Alla parola Nazionali gli occhi di Kurt, Mercedes, Blaine e Rachel si accesero immediatamente: la sola parola faceva scorrere in loro un'ondata di entusiasmo ed energia.
- Tutto chiaro? Ci vediamo lunedì, allora. - Disse battendo le mani con aria eccitata.


☆☆☆



- Ti ho detto che non canto! - Esclamò Jo spazientita, chiudendo di botto il suo armadietto e avviandosi a lezione di geometria.
- Ma perché? Quando abbiamo cantato insieme è stato... spettacolare! - Esclamò Blaine.
- Perché primo, non c'era nessuno ad ascoltarci, secondo, la canzone mi piaceva e terzo... beh, terzo perché mi hai preso alla sprovvista! - Sbottò Jo.
- Troviamo una canzone che piaccia ad entrambi. Ti prego, Jo, mi piacerebbe così tanto cantare con te! Non abbiamo mai cantato insieme! -
- Ci sarà un motivo, non credi? -
Blaine le prese il viso tra le mani. Probabilmente sapeva che effetto avevano i suoi occhi su di lei, perchè ogni volta che voleva farle fare o dire qualcosa di scomodo la riusciva a convincere solo sorridendole con quei suoi bellissimi occhi castani.
- Mi prometti almeno che ci penserai? -
- Ci penserò. -
Blaine le posò un bacio al volo sulla bocca e poi si allontanò con un sorriso dipinto sul volto.
- Mannaggia a te, Blaine Anderson! - Sbraitò Jo.
- Se proprio ti disturba stare con lui, noi siamo disponibili per darti il cambio. - Disse una voce nota alle sue spalle.
Serena, Alice e Gabrielle erano dietro di lei, a braccetto e con le code di cavallo perfettamente in ordine. Anche se provava un odio più contenuto nei loro confronti, Jo non riusciva ancora a sopportare la loro aria di superiorità.
- Credo che Blaine preferisca qualcosa di più consistente di pelle, ossa e divisa di lycra. -
- Vogliamo scommettere? - Disse Serena.
Il luccichio dei suoi occhi azzurri e i suoi capelli dorati che ondeggiavano, ondulati e lucenti alle luci al neon del corridoio non promettevano niente di buono.
- Lui è il mio ragazzo, chiaro? Stategli lontano. -
- Oho, ma che paura. - Disse Gabrielle ridendo. - Non ce ne importa niente di quel damerino dai capelli impomatati che porta continuamente orrendi farfallini, Jo, tranquilla. -
Con una risata, le tre Cheerios si allontanarono nel corridoio.
- Blaine non è un damerino! - Gridò Jo in risposta, contraddicendo miseramente le prime parole che aveva rivolto a Kurt quell'anno, quando si era riferita all'ex usignolo come uno dei "damerini della Dalton".
Incrociò Kailey a metà del corridoio successivo, mentre lei si avviava a lezione di spagnolo.
- Ehi, Jo, che faccia scura! -
- Le tre dell'Ave Maria mi rovinano sempre la giornata. - Borbottò lei.
- Non ci pensare. Piuttosto, canti con Blaine, lunedì? -
- Ma perchè diavolo devo cantare con Blaine, me lo spieghi? -
- Ehi, calmati! Era solo una domanda! -
- È da lunedì che mi tormenta perchè vuole fare un duetto con me. Io non canto con lui, non mi va. Non sono abbastanza brava. Non ho la voce giusta. Non ce la posso fare. -
- Hai cantato Kelly Clarkson da sola, suonando il pianoforte e mi dici che non puoi farcela a duettare con Blaine? -
Jo sospirò. A quanto pare Kailey sapeva che Jo stava dicendo solo metà della verità.
- Ogni volta che mi guarda vado completamente in confusione, come pensi che riuscirei a cantare una canzone romantica con lui che mi dice "ti amo" guardandomi negli occhi? Farei la figura della perfetta idiota e lui la farebbe con me. Non mi va, davvero. Mi chiedo come Finn e Rachel facciano a... -
- Facessero. -
- È lo stesso. Facessero a cantare insieme. Perché non andavano in confusione e non girava loro la testa? Sembravano così padroni di sé stessi! -
Kailey si strinse nelle spalle.
- Dai a Blaine una possibilità. Provate a cantare insieme e poi, se proprio non ti riesce, lui avrà la dimostrazione che è meglio rinunciare. -
Jo rimase interdetta: non ci aveva proprio pensato. Stampò un bacio sulla guancia di Kailey e si allontanò sventolando la mano.
- Hai avuto un'idea eccezionale! - Gridò.
Kailey si avviò verso l'aula di spagnolo contenta di aver aiutato la sua migliore amica. Era sicura che lei e Blaine avrebbero fatto una figura splendida insieme.
Si sedette al suo solito posto, accanto a Rachel. La ragazza le sorrise.
- Canterai, lunedì? - Le domandò Kailey.
- Certamente. Ho in mente la canzone perfetta per lasciare tutti a bocca aperta e conquistare il mio assolo alle nazionali. -
Kailey non rispose, guardandola però con uno sguardo talmente eloquente che Rachel rispose alla muta domanda che la ragazza le avrebbe voluto fare.
- La cosa più importante adesso è pensare al mio futuro, a quello che voglio diventare. Da adesso in poi tutte le mie energie saranno riversate nel canto, non avrò distrazioni che mi possano allontanare dalla strada che voglio per me. -
"Tradotto: adesso che non ho più l'amore, l'unica cosa a cui posso pensare è la carriera." Pensò Kailey.
- E tu? Canti lunedì? - Le domandò Rachel.
- No, io no. Non me la sento. - disse Kailey.
- Beh, ti capisco. Non è facile cantare davanti ad altre persone se non ti senti all'altezza della situazione. - Disse Rachel con aria comprensiva. - Non siamo tutti allo stesso livello. -
- Già. - Ammise Kailey con un sospiro.
Alla fine della lezione Rachel si affrettò a raccogliere le sue cose.
- Devo andare a provare in auditorium e voglio arrivare prima che Kurt e Mercedes possano soffiarmi il posto. - disse.
Prima di uscire in fretta dall'aula, però, Rachel fece cadere un biglietto piegato in quattro sul banco di Kailey. La ragazza lo guardò dubbiosa, chiedendosi se era un messaggio per lei o se era un foglietto caduto per caso dai quaderni della sua compagna di banco. Si alzò per raggiungerla, ma Rachel era già sparita.
La curiosità la spuntò sulla riservatezza e Kailey rimase stupita quando capì che cosa c'era scritto su quel biglietto: era una canzone che non aveva mai sentito, ma che era assolutamente perfetta per lei. In fondo al foglio Rachel firmava con uno smile e con la sua solita stellina dorata.
Kailey infilò il foglio nell'agenda ripromettendosi di ascoltare appena possibile la canzone che Rachel le aveva silenziosamente consigliato - ne era sicura, era quello il senso di quello smile - lasciandole cadere quel foglietto sul banco.

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Capitolo 30
*** Trenta ***


trenta

sabato sera, camera di Jo




Jo fissò le luci accese nella stanza di Kailey al di là del giardino sospirando: a quanto pare Jamie Woods non aveva ancora terminato la sua prigionia.
Riusciva quasi a vedere il profilo di Kailey, un'ombra al di là delle tende verde chiaro, seduta alla scrivania davanti al computer. Chissà, forse stava scrivendo una nuova storia, o parlava con Jamie via Skype. In ogni caso, non sarebbe stata la sola a stare a casa.
- Tesoro, è arrivato Blaine! - La avvertì sua madre dal piano di sotto.
Aveva deciso di dare a Blaine una possibilità e avevano deciso di provare a casa Darren, sperando che l'ambiente familiare aiutasse Jo a dare il meglio di sé.
- Ciao, Jolie. - Disse Blaine con un sorriso, conscio del fatto che Jo andava in imbarazzo ogni volta che la chiamava in quel modo.
- Smettila di chiamarmi come una bambolina, usignolo dei miei stivali. - Replicò sorridendo.
- Ho portato basi, spartiti, proposte... e un sacco di voglia di cantare con te. Vuoi anche suonare? - disse accennando al pianoforte.
- Mi faccio accompagnare solo da una cosa che amo alla volta. O te o il pianoforte. -
- Ok, allora lasciamo perdere le tastiere. Ecco qui, questa è la canzone che vorrei cantare con te da quando ti ho sentita la prima volta. -
Le passò un paio di fogli scritti fitti fitti, una marea di note e pause.
- Oddio. -
- Vedrai che ti riuscirà naturale. - disse Blaine, infilando il cd con le basi nello stereo.
Jo cercava di stare dietro alle note e alle pause, ignorando Blaine e i suoi begli occhi, ma proprio non riusciva a cantarla bene. La sua voce era chiara, intonata, a tempo... ma non era per niente coinvolgente. Alla terza prova mediocre, Blaine le tolse i fogli dalle mani.
- Questi non servono più. - Disse con dolcezza.
La base ricominciò daccapo e Blaine iniziò a cantare.

    I really hate to let this moment go
    Touching your skin, and your hair falling slow
    When a goodbye kiss, feels like this

Mentre cantava, le sue mani scivolarono sulle spalle di Jo, accarezzandole teneramente le braccia. Un brivido scivolò giù per la spina dorsale della ragazza, mentre lei cercava disperatamente il sangue freddo per cantare con professionalità. La sua voce uscì sottile, quando toccò a lei cantare. Blaine la guardava negli occhi e la teneva per mano: la sua stretta calda e solida attorno alle sue mani gelate era l'unico riferimento alla realtà che Jo riusciva ad avere.

    Don't you wanna stay here a little while?
    Don't you wanna hold each other tight?
    Don't you wanna fall asleep with me tonight?

Proprio durante il ritornello, la voce di Jo si spense in un sussurro: quella canzone era troppo bella, troppo vera, troppo forte. La musica diceva quello che provava in modo troppo diretto e intenso perchè lei potesse cantarla con naturalezza.
Jo smise di cantare e si lasciò cadere sul letto.
- Che succede? Eravamo perfetti! -
- Non ce la posso fare, Blaine, davvero. -
- Ma... -
- Non posso farcela perchè non riesco a pensare di dire quanto ti amo davanti al resto della gente. Credevo che la timida fosse Kailey, ma a quanto pare sono io, quella che non riesce a dire al mondo i suoi sentimenti. Sono innamorata di te più di quanto io potessi immaginare, ma il solo pensiero di dire al mondo quanto i miei sentimenti per te siano profondi e intensi mi fa paura. - Disse Jo con intensità, guardando Blaine negli occhi. - Non è perchè non provo davvero quello che provo... è solo che... che dirlo agli altri... lo rende alla portata di tutti. Questo è una cosa che provo io, che voglio tenermi stretta e condividere... solo con te. -
Istintivamente, Blaine la abbracciò stretta, affondando il viso nei suoi capelli. Jo si aggrappò al suo gilet color blu oltremare, sperando che lui avesse capito cosa lei intendesse.
- Canterò da solo, lunedì. - Disse poi in un sussurro, sciogliendola dall'abbraccio, baciandola e ravviandole i capelli attorno al viso. - E canterò per te. - disse con dolcezza.


☆☆☆



Era lunedì pomeriggio e nell'aula del Glee si respirava un'atmosfera tesa ed emozionata: Rachel lisciava le pieghe della gonna grigia con una precisione quasi maniacale, Kurt non faceva altro che controllarsi il ciuffo e Mercedes si rivolgeva a tutti con l'appellativo "carina".
Il professore arrivò con una mezz'ora abbondante di ritardo, dopo l'ennesima battaglia col preside Figgins per ottenere più tempo in auditorium per le prove.
- Bene, ragazzi. Miglioriamo questo pomeriggio, fatemi vedere cosa sapete fare. -
- Se posso permettermi. - disse Kurt con sussiego, alzandosi in piedi. - Apro io le danze. -
- Certamente, Kurt. - Disse il professore con un sorriso, lasciando a Kurt il centro dell'aula.
Il sopranista scese dalle scale e fece cenno a Tina e Brittany di seguirlo. Le due ragazze si misero una accanto all'altra vicino al pianoforte e iniziarono a cantare sottovoce, facendo il controcanto a Kurt in una bellissima canzone di Mika.
Anche se vagamente triste, aveva tutta l'emozione e la vitalità che le canzoni di Mika e che lo stesso Kurt avevano in larga misura.

    This is the way you left me
    I'm not pretending
    No hope, no love, no glory,
    No happy ending

La sua esibizione fu salutata da uno scroscio di applausi e Kurt sorrise, consapevole di aver fatto una splendida figura. I suoi occhi si posarono per un istante sul viso di Blaine mentre il ragazzo applaudiva, fissandolo con una espressione indecifrabile.
Dopo di lui si esibì Mercedes, in una versione impareggiabile di Happy di Leona Lewis che strappò un applauso accorta a tutti, Rachel per prima. La voce di Mercedes era qualcosa di veramente eccezionale.

    I gotta find my place
    I wanna hear myself
    Don't care about all the pain in front of me
    Cause I'm just trying to be happy

Quando Mercedes fu tornata al suo posto salutata da un'ovazione generale, nessuno si aspettava di sentire la voce di Santana alzarsi per prendere la parola. La bellissima ispanica scese i gradini e fissò tutti con aria di sfida prima di iniziare a cantare.
- Aprite bene le orecchie, gente. - disse solamente.

    Some people want diamond rings
    Some just want everything
    But everything means nothing
    If I ain't got you.

Kailey si rammaricò di non aver preso in considerazione Santana tra i cantanti per il suo musical: la cheerleader aveva una voce splendida e calda, piena di emozione. Forse non aveva l'estensione o la tonalità cristallina di Rachel, ma era comunque una cantante meravigliosa.
La sua esibizione sulle note di Alicia Keys ricordò a tutti che Santana Lopez non era solo un bel viso e due lunghe gambe abbronzate sotto la divisa delle Cheerios: avrebbe potuto fare neri molti dei membri del Glee, se solo l'avesse voluto.
- Spero, professor Schue, che non cadrà nei soliti cliché di cui tutti siamo stufi, per queste nazionali. - Disse Santana con aria seria.
- Terrò presente il tuo suggerimento, Santana. - Disse il professore.
- E per cliché intendo quarterback con l'aria addormentata e hobbit dall'ego sproporzionato rispetto alla loro altezza. - Continuò Santana, tornando al suo posto.
- Santana, mi dispiace sapere che la tua invidia per me non ti permette di vedere che io sono a tutti gli effetti l'elemento migliore di questo gruppo. - disse Rachel.
Santana alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa di poco educato, ma Rachel non si fece minimamente sfiorare dal suo malcelato scontento:
- A questo proposito, ho preparato la canzone perfetta per farvi capire che, se io sono la stella del Glee, un motivo c'è. Brad, musica. - Disse facendo un cenno al pianista.

    We never said our love was evergreen,
    or as unchanging as the sea
    but if you can still remember
    stop and think of me

Jo riconobbe subito quella canzone: era di Christine, la protagonista del fantasma dell'Opera! A differenza della cantante ufficiale, però, Rachel non gorgheggiava in quel modo che lei trovava insopportabile: la canzone era delicata e dolcissima, le note si susseguivano come le onde del mare e tutti erano letteralmente incantati dalla voce melodiosa della stella del gruppo. Santana stessa non aveva la sua solita smorfia di disappunto dipinta sul viso.
La canzone finì e nessuno del Glee si mosse, tanto erano rimasti coinvolti da quell'aria meravigliosa. Rachel si godette per un momento le espressioni di commossa ammirazione dipinte sui volti di tutti, poi ammiccò a Santana.
- Come vedi, un posto come il mio si merita. - Disse orgogliosa, tornando a sedersi accanto a un Kurt dagli occhi lucidi che cercava disperatamente le parole per dire quello che pensava della canzone.
Santana sbuffò, adombrandosi, ma Brittany tese una mano per intrecciare le proprie dita a quelle della cheerleader.
- Tu sei più brava. - Le sussurrò.
In quel momento Blaine scese dalle scale con la sua solita eleganza e sorrise luminoso a tutti gli altri.
- Anche io vorrei cantare una canzone. -
I suoi occhi si posarono su Jo e le ricordarono che era una canzone per lei. Poteva cantarla al mondo intero, ma entrambi sapevano che era solo per lei: aveva perfino deciso di modificare leggermente il testo per farle capire quanto fosse perfetta per loro due.
Blaine cantava con sentimento e con talento innato, la canzone era bellissima e Jo si sentiva piena d'orgoglio, di commozione e d'amore. Non avrebbe ammesso di sentirsi piena di zucchero filato nemmeno sotto tortura, ma Kailey - che la fissava di sottecchi e la conosceva davvero bene - se n'era accorta.

    Now I've got nothing left to lose
    I take my time to choose
    I can tell you now without a trace of fear
    That my love will be forever

La canzone terminò e Blaine sorrise, facendo un occhiolino a Jo. La ragazza sorrise a sua volta, arrossendo bruscamente, e Kailey le diede di gomito.
- Sei arrossita, coniglietto. - La prese in giro.
- Qui il coniglietto sei solo tu, Kailey, non fartelo ricordare. - Le disse Jo a denti stretti.
- Certo, certo. - Replicò Kailey con un sorrisetto.
Alla fine della riunione il professor Schuester disse loro che il lunedì successivo avrebbero saputo i pezzi con cui sarebbero andati alle nazionali e di riposarsi un po' prima delle grandi prove delle settimane successive.
Puck e Finn borbottarono che la stagione del football era al suo apice, quindi di riposo non se ne parlava, ma nessuno li aveva calcolati più di tanto.
Blaine e Jo erano andati via insieme, come sempre al lunedì pomeriggio, e Kailey era rimasta a chiacchierare con gli altri nell'aula di canto finché non erano rimasti solo lei, Rachel, Kurt e Mercedes.
- Noi andiamo in centro a fare shopping per il Glee, volete venire? - Domandò Mercedes.
- Abbiamo bisogno di una mano a portare i pacchetti. - disse Kurt.
Rachel e Kailey rifiutarono: fare un giro per negozi con quei due fashion victims sarebbe stato la cosa più frustrante e complicata del mondo... senza contare che probabilmente avrebbero fatto veramente solo da facchine: né Rachel né Kailey avevano esattamente lo stile adatto a decidere come vestire un Glee Club per ottenere la vittoria alle nazionali. Quando i due personal shopper del gruppo furono usciti, Rachel colse Kailey alla sprovvista:
- Come mai non hai cantato? - Le chiese.
Kailey aprì la bocca un paio di volte senza parlare prima di capire cosa Rachel le stava chiedendo.
- Io... beh, io non me la sono... sentita. La... la cantante di quella canzone ha davvero... beh, una voce stupenda. -
- Anche tu. Certamente non è a livello della mia - Aggiunse Rachel con sussiego - ma è comunque una bella voce. -
- La canzone è stupenda, comunque. Grazie. -
In quel momento Rachel la prese sottobraccio, stringendola con decisione, e attraversò a passo di marcia l'aula di musica, trascinando Kailey lungo i corridoi deserti.
- Rachel! Dove stiamo... -
In quel momento Kailey riconobbe il corridoio che portava alla palestra e capì dove erano dirette: vide Rachel aprire la porta dell'auditorium ed entrare, lasciando il braccio di Kailey e avviandosi a passo di marcia sul palcoscenico. Accese i faretti dorati, si fermò al centro del parquet e guardò Kailey, ancora ferma a metà della platea.
- Cosa fai ancora lì? -
- Non credo che sia una buona idea. -
- Io sì. Solo cantando con chi è migliore di noi possiamo migliorare. Io sto ancora cercando qualcuno per migliorare, ma nel frattempo posso aiutare te. Forza. - Disse, facendole cenno di raggiungerla.
Kailey non sarebbe mai riuscita a spiegare come avesse fatto Rachel a convincerla, ma un minuto dopo era anche lei sul palco.
Lo stereo coperto di stelline di glitter di Rachel era sempre da qualche parte dietro il sipario per farle da spalla nei momenti neri in cui aveva bisogno di una buona esibizione per tornare in forma, Rachel aveva scelto la traccia e stava per fare play quando Kailey fece un passo avanti.
- Io non credo che... -
- Sei anche tu una stella, Kailey: devi solo trovare il coraggio per brillare. Puoi farlo adesso... anche se non c'è nessuno a guardarti. - Disse Rachel con un sorriso.
Schiacciò il pulsante play sullo stereo e le note della base di This Is Me si alzarono nell'auditorium.

    I've always been the kind of girl
    That hide my face
    So afraid to tell the world
    What I've got to say

Rachel fu la prima a iniziare, ma i suoi occhi color cioccolata fissavano Kailey con tanta intensità che la ragazza si unì a lei in quella esibizione in meno di un momento. E più la canzone andava avanti più Kailey si faceva coraggio: la sua voce diventava più sicura mentre diceva la pura e semplice verità. Rachel abbassò la voce e fece un passo indietro mentre smetteva di cantare e lasciava che la voce di Kailey - forse non perfettamente intonata, forse non perfettamente a tempo - dicesse tutta la sua gioia di aver scoperto la sua vera anima.

    Now I've found who I am
    There's no way to hold it in
    No more hiding who I want to be
    This is me

Alla fine della canzone Kailey e Rachel si scambiarono uno sguardo eloquente: erano tanto simili quanto opposte... e forse era per quello che si capivano così bene.
Kailey gettò istintivamente le braccia al collo di Rachel e l'abbracciò.
- Grazie, grazie di cuore. -
- Grazie a te. -

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Capitolo 31
*** Trentuno ***


gleefanfic
trentuno

mercoledì pomeriggio, auditorium del McKinley





Era l'ultimo giorno di prove prima delle nazionali: il venerdì successivo un aereo avrebbe portato le direzioni nella città di smeraldo perchè potessero dimostrare a tutti, Diamanti e Vocal Adrenaline per primi, quanto valevano.
Jo arrivò in ritardissimo alle prove, ma sul palco c'erano solo Rachel e il professor Schuester che discutevano animatamente: il resto del Glee club era seduto più o meno scompostamente sulle poltroncine mentre Puck e Finn, a metà della sala, si passavano un pallone da football senza curarsi della discussione che si stava tenendo sul palcoscenico.
- Che succede? - Domandò lasciandosi cadere sulla poltroncina accanto a quella di Kailey, seduta in prima fila.
- Finn ha detto che non ha nessuna intenzione di duettare con Rachel e Rachel ha detto che nessun altro è all'altezza di cantare con lei. -
- Che sciocchezza. Blaine batte Finn di diversi touchdown. Quella ragazza è veramente un caso disperato. -
Si guardò intorno alla ricerca di Blaine, ma non lo vide da nessuna parte.
- Il tuo fringuello non si è ancora visto, oggi. - disse Santana, sfilandole davanti mano nella mano con Brittany.
Sul blog di Jacob si diceva che stessero insieme, anche se Kailey e Jo non vedevano nessuna differenza tra loro da prima: che tra le due ci fosse qualcosa di più dell'amicizia era chiaro a tutti quelli che avevano un paio di occhi e qualche neurone ad essi collegato, non ci voleva quell'ebreo con i capelli da afro perchè si sapesse.
- Eccoli. - Disse Mercedes all'improvviso, indicando Blaine e Kurt sulla cima dei gradini.
- Oh, grazie a Dio. Blaine, per piacere, vieni qui. - disse il professor Schuester, sollevato.
Rachel era ancora ferma sul palco, con le braccia conserte sopra la camicetta lilla e una evidente aria di disappunto stampata sul viso: non sembrava entusiasta all'idea di cantare con Blaine.
- Eccomi. Che succede? -
Il professor Schuester spiegò la situazione a Blaine, il quale sorrise con la sua consueta eleganza e annuì.
- Per me non c'è problema. - Disse.
- È il numero di apertura delle nazionali, ci credo che "non c'è problema". - Borbottò Mercedes rivolta a Kurt, il quale fece solo un mezzo sorriso di risposta.
Jo non riusciva a levarsi dalla mente l'immagine di lui e Blaine che entravano in auditorium insieme; non si parlavano da mesi e ora arrivavano assieme alle prove?
"Sei gelosa, Jo. Ammettilo." La solita insistente vocina venne ricacciata nelle profondità della sua mente un momento dopo che si fu fatta sentire, ma la verità nascosta nelle sue parole era come uno spillo infilato a fondo nella coscienza di Jo.
- Jo? - La chiamò Kailey.
Jo la guardò con sguardo interrogativo e Kailey le accennò di alzare gli occhi verso il palco. Blaine era lì, con il faretto che strappava riflessi dorati ai suoi capelli e le sorrideva.
- Suoneresti per me? Per noi. - Le domandò con uno dei suoi seducenti sorrisi.
Jo sbatté le ciglia.
- Suonare? -
- Il pianoforte. Sarebbe bellissimo vedere tutte le doti del nostro Glee sfoggiate in un'unica esibizione. Se riusciamo ad avere un pianoforte a coda possiamo fare un pezzo stupendo. -
- Io non credo... -
- Io invece sì. - Disse Blaine.
Jo non seppe mai come Blaine la convinse: forse erano i suoi occhi, che diventavano di quella particolare sfumatura tra l'oro e il nocciola quando sorrideva. Forse era il suo magnetico sorriso, o quel modo tutto suo che aveva di farle sentire che era dalla sua parte. Si ritrovò davanti a una tastiera con degli spartiti in mano prima ancora di averlo deciso.
- Sarà l'esibizione più romantica di sempre. - Disse il professor Schuester.
Rachel arricciò le labbra in una smorfia di disappunto, mentre Blaine lanciò un sorriso a Jo.
Alla fine delle prove i ragazzi del Glee sembravano animati solo dall'entusiasmo e dall'emozione: non vedevano l'ora di sfoggiare tutto il loro talento al resto della nazione. Blaine raggiunse Jo e la prese per mano.
- Non so perchè non mi sia mai venuto in mente prima di cantare con te al pianoforte. -
Jo avrebbe voluto chiedergli come gli era venuto in mente di farla suonare alle nazionali, mettendole sulle spalle la responsabilità dell'intero gruppo, ma la domanda che sfuggì dalle sue labbra fu:
- Hai fatto pace con Kurt? -
Blaine ammutolì, abbassando gli occhi e sciogliendo la mano di Jo dalla propria.
- Abbiamo parlato. -
- E? -
- Jo, è una questione tra me e lui... -
- È un modo carino per dirmi di farmi gli affari miei? -
Blaine non rispose, limitandosi a sospirare.
- Se c'entro, non è il caso che tu me lo dica, magari? - Sbottò Jo con più acidità di quanta ne avrebbe voluta usare: come sempre, quando si sentiva insicura, Jo tirava fuori le unghie e diventava antipatica.
Blaine la guardò di sbieco.
- Se c'entro io, non c'entri per forza anche tu. - Disse con calma.
- Se sei ancora il mio ragazzo, magari sì. -
- Dammi un po' di tempo. Te ne parlerò. - Disse Blaine con un sorriso mesto.


☆☆☆



Dall'aereo, Seattle meritava davvero il suo soprannome di "città di smeraldo": il verde intenso degli alberi e dei parchi dominava il grigio freddo e anonimo delle strade e dei palazzi. Lo Space Needle, alto e affusolato, spiccava contro la linea continua di palazzi e grattacieli.
Kailey aveva il naso schiacciato contro il vetro e sembrava volersi lanciare giù dall'aereo attraverso il finestrino. Jo, che soffriva di mal d'aria nonostante non lo desse minimamente a vedere, iniziava a non sopportare più l'eccitazione della sua migliore amica.
- Tra poco siamo a terra, non puoi stare tranquilla per altri dieci minuti? -
- Oh, Jo, come fai a non apprezzare? Guarda, è bellissimo! Meraviglioso! Stupendo! -
Jo sospirò. Blaine, seduto vicino a lei dall'altra parte, sorrise comprensivo alla sua ragazza che aveva appena alzato gli occhi al cielo.
Quando toccarono terra, Kailey sembrava emozionata quanto tutti gli altri. C'era chi non vedeva l'ora di andare a vedere la casa natale di Jimi Hendrix, chi voleva correre a vedere questo o quel teatro, chi al museo di arte asiatica, chi alla casa dei Seahawks... Rachel e Kurt non facevano altro che cantare le canzoni di Wicked, dicendo che non c'era città più adatta di Seattle per cantarle e ignorando i passanti che non capivano cos'avessero da cantare tanto.
Il professor Schuester ci mise una mezz'ora buona a convincere tutti ad andare in albero a riposarsi, dato che i tre giorni successivi sarebbero stati veramente intensi; sbuffando e borbottando, i ragazzi lo seguirono all'hotel e si sistemarono nelle camere.
Kailey, Jo e Tina dividevano una stanza, Mercedes, Rachel, Santana e Brittany l'altra. Dall'altra parte del corridoio c'erano le due stanze, quella di Finn, Blaine e Puck e l'altra, dove avevano trovato posto Artie, Mike e Kurt. Il professor Schuester aveva trovato solo una camera singola al piano inferiore, abbastanza lontano da lasciare - suo malgrado - i ragazzi liberi di fare quello che volevano.
Era da poco passata l'ora di cena e le Nuove Direzioni si erano ritrovate, tutte insieme, nella stanza delle Cheerios: stavano ridendo e scherzando come sempre, quando Jo notò che Kailey era silenziosa, confinata dietro il suo telefonino.
- Messaggi d'amore dal tuo folletto dei boschi? -
- È un elfo. -
- È lo stesso. Che ti scrive? -
- Che l'elfo e la fata si dovrebbero incontrare in uno dei boschi di smeraldo di Seattle. -
- Aha. A che ora? -
- Jo, non ci vado! -
- E perchè? -
- Perché non abbiamo il permesso di uscire. -
- Il professor Schuester ha potere su di noi solo al McKinley, se qui lo ascoltiamo è solo per gentilezza! - Intervenne Puck.
- Non sono sicuro che sia così. - Replicò Finn.
- Chi devi vedere? - Domandò Rachel incuriosita.
- Nessuno. - Rispose in fretta Kailey, arrossendo.
Sentiva gli occhi di Artie su di lei e lo pregò di non dire niente. Gli unici a sapere che lei e Jamie - quello dei Diamanti - si frequentavano erano Blaine e Jo, ma Artie li aveva visti che si baciavano... e non contava troppo sulla sua discrezione.
Il ragazzo però dimostrò la sua superiorità cambiando discorso, facendo tirare un sospiro di sollievo a Kailey e lasciando tutti con la curiosità.




☆☆☆



I tre giorni a Seattle furono indimenticabili. Ogni mattina (tra le sei e le dieci, dato che il professor Schuester non era riuscito a prenotare un orario migliore) avevano le prove nel teatro dove si sarebbero esibiti. Poi le prove continuavano in un teatrino di terz'ordine in un quartiere fuori città per il resto della mattina e per tutto il pomeriggio, fino alle quattro del pomeriggio. Dopo la cena era difficile non crollare addormentati, ancora vestiti, sui letti dell'albergo.
Le prove erano andavano decisamente bene, per fortuna.
Jo era eccezionale: quando si sedeva al pianoforte non era più irruente e ribelle, ma diventava aggraziata e gentile.
Suonava quasi sempre ad occhi chiusi e sembrava non avere notato gli occhi innamorati con cui Blaine la guardava ogni volta che si sedeva davanti alla tastiera... o forse l'aveva notato, ma le faceva troppo piacere per dividere quella sensazione con qualcun altro.
Era venerdì e il giorno dopo avrebbero avuto prove solo per mezza giornata: alle due e mezza, infatti, erano attesi all'Emerald Auditorium per la competizione. Per ricompensarli del duro lavoro dell'ultima settimana, il professor Schuester aveva lasciato loro il pomeriggio libero e le Nuove Direzioni si erano dirette ad uno dei numerosi giardini pubblici per cui la città era tanto famosa. Sopra i tigli svettava il disco rotante dello Space Needle e la luce lattiginosa di quel tardo pomeriggio di primavera inoltrata rendeva strana l'aria del parco. Mercedes si stava occupando della manicure nera e argento di Tina, Kailey era sdraiata sul prato e guardava le fronde degli alberi piegarsi alla brezza di maggio, Jo e Blaine si erano allontanati per fare una passeggiata assieme e non erano ancora tornati.
Rachel, seduta vicino a Kailey su una panchina, guardava il campo da basket poco lontano, dove Puck e Finn giocavano con un gruppetto di ragazzi di Seattle. Nei suoi occhi color cioccolata era dipinta la tristezza di chi guarda qualcosa che vorrebbe avere, ma che sa di non poter nemmeno desiderare.
- Oh, Rachel, levati quell'espressione affranta dalla faccia. - Disse Kurt, spazientito.
- Non ho nessuna espressione affranta. -
- Raccontalo a qualcun altro, principessa. - Disse Mercedes, alzando gli occhi per un momento dall'indice sinistro di Tina.
- Forza, alzati. Ho guardato sul cellulare e siamo a solo due passi dal The Moore. Merita una capatina. - Disse alzandosi in piedi e tendendole una mano.
Rachel si alzò, gettò un ultimo sguardo al campo da basket - Puck aveva appena fatto un canestro stupendo - e poi seguì Kurt fuori dai giardini pubblici.
Più in là, nello stesso parco, Jo era seduta sul muretto di mattoni che delimitava il laghetto artificiale al centro del parco e guardava i pesci fare cascate di bollicine sulla superficie. Avevano passato tre giorni faticosi e bellissimi, Jo non riusciva a credere che presto sarebbero tornati a casa... e che presto avrebbe dovuto salutare Blaine. La loro passeggiata era stata per lo più silenziosa, intervallata di tanto in tanto da una battuta priva di umorismo o da un commento del tutto inutile, come se entrambi sapessero che qualcosa stava per finire.
- Devo dirti una cosa, Jo. - Disse Blaine all'improvviso.
Jo alzò lo sguardo su di lui con le pupille dilatate dallo spavento. Sperava di cuore che, se qualcosa stava per finire, quel qualcosa non sarebbe stata la loro storia.
- Prima di partire ho parlato con Kurt. - Disse il giovane, avvicinandosi a lei e appoggiandosi con i gomiti al parapetto. I suoi occhi erano fissi sull'acqua increspata e la sua voce era sottile, ma decisa.
- Ho sempre saputo cosa avrei fatto dopo il liceo. Avrei lasciato Lima, la sua mediocrità e le sue scuole ipocrite e avrei preso un aereo per New York. Avrei preso un appartamento in periferia e avrei cercato lavoro a Broadway. Un passo alla volta, lentamente, verso la fama e la celebrità. L'anno scorso ho conosciuto Kurt e il mio futuro è cambiato solo in una cosa: tutto quello che avrei fatto, l'avrei fatto con lui. -
Alzò gli occhi verso Jo, quegli occhi dorati e magnetici che sembravano cambiare colore a seconda delle emozioni del loro proprietario. Jo sapeva cosa stava per succedere: Blaine l'avrebbe lasciata per poter essere libero di andare a New York e diventare la persona stupenda che meritava di essere.
- Blaine, io... -
- Lasciami finire, Jo. - Disse Blaine.
Si sollevò e si mise davanti a lei. La ragazza, seduta sul muretto, era esattamente alla sua stessa altezza. I loro occhi si incrociarono e rimasero immobili.
Blaine le prese le mani e le strinse nelle proprie.
- Adesso che ho conosciuto te, però, non sono più sicuro di voler seguire il mio sogno di ragazzino. Volevo fuggire da Lima e risplendere a New York per far vedere a tutti che non ero solo il ragazzino gay dai riccioli scomposti che tutti credevano io fossi. Volevo dire al mondo quello che io sono, quello che sono davvero, ma poi sei arrivata tu... e io con te mi sento me stesso. Non devo proteggerti, perchè sai badare a te stessa, non devo combattere per te o sostenerti. Posso appoggiarmi a te se ne ho bisogno e so di poter essere la spalla su cui tu puoi piangere. - Disse con intensità.
Jo sentiva la bocca secca e sapeva che, se non fosse stata seduta sul muretto, sarebbe finita a terra a causa delle ginocchia tremanti.
- Quel pomeriggio, a scuola, Kurt e io abbiamo parlato tanto e lui mi ha chiesto di partire con lui. -
Jo deglutì, spaventata da quello che stava per succedere: allora ci aveva visto giusto. Kurt e Blaine non solo avevano fatto pace, ma Kurt pensava di avere ancora una speranza con il suo ragazzo. Si sforzò di non permettere alle lacrime di riempirle gli occhi.
Blaine le strinse più forte le mani e continu:
- All'inizio non gli ho risposto, perchè non ero sicuro di quello che volevo fare, ma ieri sera l'ho preso da parte e... e gli ho detto che non partirò. -

Jo aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse. Le sue corde vocali erano paralizzate.
- Vicino alla Dalton c'era una scuola di musica, ho intenzione di andare lì e insegnare canto per i prossimi tre anni. -
Jo abbassò gli occhi e sciolse le mani dalla stretta di Blaine.
- Che c'è? -
- Non mi sembra giusto. Non devi aspettare tre anni per realizzare i tuoi sogni. Non devi stare a Lima solo perchè io non ho ancora finito il liceo. Se deciderai di partire, ti capirò. -
- Non voglio andare subito a New York, non se significa lasciare te. -
- Blaine, ti prego. Mi sentirei terribilmente egoista se tu dovessi bloccare la tua carriera solo perchè io sono una mediocre quindicenne. -
- Tu non sei mediocre, Jo. - Disse Blaine, mettendole i capelli dietro le orecchie e voltandole il viso verso di lui, obbligandola a guardarlo negli occhi. - E quello che ho scelto di fare è il risultato di una scelta lenta e ponderata. Quando hai un sogno, a volte lo dai talmente per scontato da non chiederti più se è quello che ti importa davvero oppure no. In questo momento, non mi importa di andare così lontano da casa. E un po' di soldi mi farebbero comodo, vorrei potermi mantenere... se sarò ammesso alla Juilliard. -
- Vuoi andare alla Juilliard? Pensavo che ti saresti intrufolato in qualche compagnia per fare gavetta nei musical. - Disse Jo.
- Te l'ho detto, ci ho ripensato. Voglio studiare, studiare per bene. Perché mi guardi in quel modo? - Disse Blaine, divertito.
Gli occhi di Jo si erano messi a brillare e le sue guance si erano colorate. Sul suo viso si era dipinta una gioia talmente intensa da renderle difficile perfino di parlare. Gettò le braccia al collo di Blaine e gli stampò un bacio a schiocco sulla bocca.
Il suo sogno segreto, quello che non avrebbe mai confessato a nessuno, era quello di andare a studiare pianoforte alla Juilliard, per diventare la pianista più brava di tutte. Sapere che Blaine voleva un futuro così vicino al suo non solo la faceva sperare di poter continuare a stare con lui, ma la consapevolezza di non essere la sola a voler frequentare quella scuola rendeva molto più reale il suo sogno di andare là, sogno che fino a quel momento apparteneva più alle fantasie che ai desideri da realizzare.
- Ti adoro, Blaine. -
- Ti adoro anche io, Jo. -
La abbracciò stretta, accarezzandole teneramente i capelli. La sua ragazza ricambiò l'abbraccio con la stessa intensità, sapendo che tutte le sue paure erano appena sparite nel nulla.
Tornarono dal resto del gruppo e Blaine si sedette sullo schienale della panchina dove fino a mezz'ora prima erano seduti Kurt e Rachel.

- Sapete, ho in mente una canzone. - Disse all'improvviso, rompendo il silenzio che regnava nel gruppo.
Tutti si voltarono verso di lui e la sua bella voce, perfetta e armoniosa, si alzò nel parco semivuoto.

    If you take a good look all around now
    All you see is you and me
    When I look at myself in the mirror
    I see you standing there smiling at me

Puck e Finn tornarono verso di loro, Mercedes teneva il tempo con il piede e ben presto anche Jo unì la sua voce a quella di Blaine. Era la canzone della colonna sonora di uno dei suoi film preferiti di quando era ragazzina e a quanto pare lei e Kailey non erano le sole ad averlo visto e rivisto fino a sapere tutte le battute a memoria. Santana, Brittany, Tina e Mercedes si misero a cantare con loro, lasciando a Puck, Mike, Finn e Artie il compito di tenere il tempo con i piedi e le mani.

    Sometimes it's hard to learn to let go
    Life always knows the right moments to show you what you needed
    And we belong together

Blaine e Jo si scambiarono uno sguardo e Jo si strinse a Blaine, posando il capo sulla sua spalla; una cosa così romantica non era proprio da lei, ma forse era l'emozione per quella circostanza a farla sentire così zuccherosa. Kailey le fece un occhiolino complice e Jo le fece una linguaccia di risposta.

Mentre tornava a casa dal parco, Tina fece notare a Kailey che non aveva la giacca.
- Oh, accidenti, devo averla dimenticata al teatro! - Esclamò la ragazza.
Jo scosse la testa.
- Dimenticheresti anche la testa, se non fosse attaccata al collo, coniglietto. Vuoi che t'accompagno a recuperarla? - Le domandò.
- No, non preoccuparti. - disse Kailey. Si era accorta che tra Jo e Blaine era successo qualcosa e non aveva intenzione di rompere il raro clima zuccheroso che si era creato tra loro a causa della sua distrazione.  - È qui dietro, ci metto un momento. -
Si allontanò dagli altri diretta verso il teatro di periferia dove avevano provato pensando che era proprio felice per come le cose si erano evolute tra la sua esuberante migliore amica e il bel cantante del Glee. Spinse con delicatezza la porta del teatro e sgusciò all'interno.

Era tutto buio e spento, non c'era nessuno.
"Naturale, è sempre deserto qui." Pensò Kailey, sentendo una vaga sensazione di inquietudine annodarle lo stomaco.
A pranzo aveva mandato giù a forza un paio di foglie di insalata - Rachel teneva tutti a dieta ferrea, prima di un'esibizione - consapevole che non sarebbe riuscita comunque a mangiare molto: aveva lo stomaco contratto per l'emozione nonostante mancassero ancora più di ventiquattr'ore all'esibizione. Per fortuna lei era in ultima fila e doveva cantare solo nei pezzi corali, non riusciva a immaginare la sensazione di dover cantare da sola, come Rachel, oppure a dover suonare... come Jo. La sua migliore amica, a prima vista, poteva sembrare perfettamente calma, ma Kailey sapeva benissimo che dentro di sé stava morendo di paura all'idea di quello che avrebbe dovuto fare il giorno successivo.
Kailey raggiunse il pannello delle luci e lo guardò dubbiosa: cosa doveva schiacciare per avere un po' di luce dietro le quinte?
Accese un paio di bottoni e i faretti illuminarono il palco di una luce dorata. La sua giacca era abbandonata su uno sgabello dall'altra parte del palco, proprio dietro il sipario: sarebbero bastati pochi passi per raggiungerla e tornare all'albero con gli altri.
Attraversando il palco, però, Kailey si fermò e si voltò verso la platea.
Mentre si avvicinava al proscenio, le sue ballerine rosa non facevano il minimo rumore sul parquet lucido.

Illuminata solo dalle luci abbaglianti dei fari, con il silenzio intenso dell'auditorium attorno a lei, le sembrava di essere nel posto giusto al momento giusto.
Era quello, il luogo a cui apparteneva.
Ogni volta che era salita su quel palcoscenico si era sentita speciale, si era sentita amata e capita. Grazie alle luci del palcoscenico e alla gente splendida che aveva incontrato là sopra imparato a vedere sotto le maschere degli altri, ma soprattutto sotto la propria: sotto la timidezza e il timore che la contraddistinguevano da sempre ora sapeva che si nascondeva una ragazza che aveva voglia di sognare e di far sognare gli altri.
L'esperienza di vedere i propri sogni diventare realtà, di vedere i propri personaggi muoversi, parlare, cantare, vivere e morire sul palco era stata la più forte emozione mai provata. Sapere che quello che lei aveva sognato era diventato realtà e aveva strappato lacrime e sorrisi anche ad altre persone era una sensazione meravigliosa: avrebbe potuto donare un momento di gioia, una riflessione o una lacrima di commozione a tutti, se solo avesse voluto.
Kailey fece un passo avanti sul palco, la luce dei riflettori scivolò sui suoi riccioli ramati, sulla camicetta con le maniche arricciate rosa e sui suoi anonimi jeans blu.
Aveva capito cosa voleva fare, finito il McKinley. Aveva capito cosa voleva fare per tutti i giorni della sua vita: voleva scrivere storie bellissime, favole e racconti tanto belli da convincere tutti che l'amore, l'amicizia e la speranza sono valori veri, vivi e immortali. Che sono cose per cui vale veramente la pena vivere... e magari anche morire. Voleva scrivere un musical così bello e profondo da far amare il teatro anche a quelli che lo ritenevano solo una noia mortale.
L'emozione per quella consapevolezza era così grande, che Kailey sentì gli occhi riempirsi di lacrime e la sua voce riempire da sola l'auditorium.

    Now I'm here blinking in the starlight
    Now I'm here suddenly I see
    Standing here it's all so clear
    I'm where I'm meant to be

La canzone perfetta per quel momento, per quella scoperta, per quella sensazione di vedere, finalmente, la luce. Si sentiva una stella, in quel momento.

Come le aveva detto Rachel, come le aveva detto Jamie, come Jo le diceva da sempre: aveva dentro di sé una grande luce e finalmente aveva trovato il coraggio di farla brillare.
Si interruppe quando una voce maschile si unì a lei per cantare la strofa successiva.

    Now she's here shining in the starlight
    Now she's here suddenly I know
    If she's here it's crystal clear
    I'm where I'm meant to go

Kailey cercò di vedere nel buio, ma nel buio della platea non riusciva a vederlo.
Un momento più tardi un paio di occhi verdi scintillanti sotto un ciuffo di capelli color miele era comparso accanto a lei sul palco.
- Jamie? - Mormorò Kailey, felice e sorpresa al momento stesso.
Il ragazzo le si avvicinò e le posò un dito sulle labbra, continuando a cantare.

    All at once everything looks different
    Now that I see you

Quando le ultime note della canzone si furono spente nell'auditorium, Jamie si lasciò andare a un sorriso dolcissimo. Kailey arrossì, appoggiandosi a lui e nascondendo il viso nella camicia color sabbia del giovane.

- Come hai fatto a trovarmi? - Chiese in un sussurro.
- Sono andato a trovare Finn in albergo, volevo salutarti ma... -
- Hai chiesto a Finn? - Domandò allarmata Kailey, sciogliendosi dall'abbraccio. - Ma lui... loro... io non... -
- Sta' tranquilla, Finn non mi ha detto niente. Sono state la tua inseparabile amica Jo e la tua lady Viola a dirmi dov'eri. Mi hanno raggiunto fuori dall'albergo e mi hanno mandato qui. Chissà, forse si erano rese conto di quanto c'ero rimasto male a non averti trovata. - Disse Jamie con un sorriso mozzafiato.
- Sono felice che tu sia venuto. - Disse Kailey, abbracciandolo di nuovo.
- Io sono felice di averti sentito cantare, finalmente. - Rispose Jamie, posandole un bacio sui capelli. - Flynn Rider è sicuramente uno dei miei personaggi preferiti, sono stato fiero di poterlo interpretare in questo duetto con te. -
Kailey alzò gli occhi verso di lui con uno sguardo incerto: non riusciva a capire se parlava sul serio o se la stava solo prendendo in giro.
- Sono sincero! - Esclamò Jamie con una risata divertita. - E ti dirò di più, Kailey: cantare in un film d'animazione è il mio sogno più grande. -
Kailey batté le ciglia, stupita.
- Pensavo... pensavo che tu odiassi canto, musica e recitazione. -
- Non mi piace stare sul palcoscenico e detesto vedere la gente che mi guarda, ma adoro cantare. Canto da quando ero piccolissimo, quando doppiavo Aladdin in Il mondo è mio. Mia sorella Jane faceva Jasmine, ma io ero di gran lunga il più bravo. -
- E il più modesto. -
- Ovviamente. -
Il cellulare della tasca della giacca di Jamie vibrò, costringendolo a sciogliere Kailey dall'abbraccio per rispondere.
- Erano i miei compagni del gruppo di canterini. Devo tornare da loro. -
- Anche io devo tornare indietro. -
Si fermò a recuperare la sua giacca, spensero le luci e uscirono dall'auditorium, avviandosi verso l'albergo di Kailey mano nella mano.
Fermi ad un incrocio vicino all'hotel, Jamie si chinò per salutarla.
- Ci vediamo domani, allora. -
- Certo. In bocca al lupo, Kailey. Spero di cuore che vinciate voi. -
Si chinò a baciarla teneramente sulle labbra, per un lunghissimo, incantevole momento, poi attraversò la strada e sparì tra la folla.
Kailey tornò in albergo leggera e rosea come una nuvoletta primaverile. Entrò nella stanza che divideva con Jo e Tina e le abbracciò strette entrambe, prima ancora che loro due potessero chiederle dov'era finita.
- Ehi ehi ehi, cosa ti è successo? Hai incontrato Glinda ed Elphaba? - Domandò Jo.
- Meglio: un elfo dei boschi. -
- Ah. Allora è tutto chiaro. -
- Mi volete spiegare perchè avete tutti questi segreti, voi due? - Domandò Tina.
- Non sono segreti. Kailey è pazza, bisogna assecondarla, a volte. -
Tina annuì, con le sopracciglia alzate e l'aria di chi pensava che le pazze, lì, erano due.

















--***--
Sì, lo so, è un po' che non aggiorno... ma ho una buona ragione: sono stata a Londra!
La città è bellissima, così originale, strana, diversa da tutto quello che ho sempre conosciuto,
ma sapete cos'è stata la cosa più bellissima che ho visto?
Wicked.
Non posso crederci, ancora adesso mi chiedo se ci sono andata effettivamente oppure no...
ma è stato così. Avevo le lacrime agli occhi, la pelle d'oca e i brividi.
Il mio sogno di vedere i musical di Broadway dal vivo si stava - seppur parzialmente - realizzando.
Per questo oggi ho pubblicato e ho fatto un piccolo omaggio a questo musical assolutamente meraviglioso,
a cui appartengono i più bei duetti Hummelberry Defying GravityFor Good.
Spero che il capitolo abbia compensato l'attesa e che, come al solito, le canzoni siano state di vostro gradimento.

La storia sta lentamente finendo, grazie a tutti voi per averla seguita con me.
Flora


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Capitolo 32
*** Trentadue - Le nazionali ***


gleefanfic
trentadue

sabato pomeriggio, Emerald Auditorium di Seattle





Erano le due e mezza precise.
L'Emerald Auditorium di Seattle era immenso e spazioso, con una spessa moquette verde e poltrone così larghe e comode da sembrare quelle di un salotto di gran classe. La platea era zeppa di gente e Mercedes aveva infilato la testa al di là delle tende per guardarla, era tornata indietro con il volto luminoso e raggiante, ridente di gioia per la quantità di persone sedute nella sala. Rachel era aggrappata al braccio di Kurt e continuava a dire cose completamente superficiali e inutili, forse solo per accertarsi che la sua voce fosse ancora al suo posto; Kurt tentava inutilmente di tranquillizzarla, ascoltando solo a metà le sue chiacchiere inutili e specchiandosi di continuo nelle finestre della hall per controllare di avere i capelli a posto e la camicia in ordine.
La loro mise per quelle Nazionali era la cosa più bella che Kailey avesse mai visto: abiti neri semplicissimi con le spalline sottili, che arrivavano in morbide onde sopra al ginocchio e il cui orlo era cosparso di strass, fitti all'estremità e sempre più radi via via che si alzavano. Ogni volta che venivano colpiti dalla luce lanciavano riflessi di un colore diverso, tanto da avere la sensazione di avere adosso uno spicchio di arcobaleno. I ragazzi, in jeans scuri, camicia nera, gilet di seta e cravatta bianca, erano tutti incredibilmente eleganti: Puck soprattutto sembrava esserne consapevole, tanto che si passava la mano sulla cresta di continuo e ammiccava a tutte le ragazze sopra e sotto i vent'anni che passavano nei dintorni. Kailey, agitata, teneva per mano Jo e la stringeva con una foga tale che la sua migliore amica fu costretta a sottrarla alla sua stretta.
- Se mi sloghi le dita, come faccio a suonare, domani? - Le disse con più cattiveria di quanta non fosse necessaria.
- Scusami. - Disse Kailey, mogia, lasciandosi cadere su uno dei divanetti della hall.
Uno ad uno, i Glee club che sostavano nella hall vennero chiamati sul palco a presentarsi, poi sarebbero andati nei loro camerini e avrebbero atteso lì il momento della loro esibizione.
Kailey tentava di vedeere Jamie, ma sapeva che la folla era talmente numerosa che non sarebbe riuscita a vederlo nemmeno se si fosse messa in piedi sulle spalle di Finn.
Chi invece vide comparire all'improvviso fu Jesse, il ragazzo che aveva preso a male parole quel pomeriggio a scuola. Istintivamente avvampò e si nascose dietro Puck, sperando di apssare inosservata.
- Chi si rivede. - disse Jesse con freddezza, avvicinandosi a loro col suo sorriso affascinante e sfrontato dipinto sul volto. - Siete pronti a mangiare la polvere per il secondo anno di fila? -
- Cosa vuoi, Jesse? - Sbottò Finn.
- Ricordarvi che non siete riusciti a batterci l'anno scorso, con me come coach, non riuscirete nemmeno quest'anno, soprattutto visto che stavolta mi avete come rivale. Sempre ammesso che tu e il tuo patetico fidanzato riusciate a stare lontani per più di dieci secondi di canzone, Rachel. -
Gli occhi di Rachel saettarono verso Finn, incrociando il suo sguardo. Il quarterback distolse gli occhi un istante più tardi.
- Fatti gli affari tuoi, St.James. - Sbottò Puck, facendosi avanti.
- Ah sì? E per quale motivo? Sennò mi spacchi il naso? - Disse Jesse.
- Noah, ti prego. - Intervenne Rachel, imbarazzata. - Lascia perdere. Va' via, Jesse, non abbiamo voglia di litigare. -
L'inserviente uscì dalla tenda per chiamare a raccolta i Vocal Adrenaline del Carmel High e Jesse si allontanò tenendo gli occhi castani, colmi di sfida, fissi su Rachel. Quando Jesse e i suoi ragazzi furono entrati nell'auditorium in uno scroscio di applausi, Puck guardò Rachel con aria di sufficienza.
- Avrei potuto dimostrargli con chi aveva a che fare. - Disse con rabbia.
- L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di farci buttare fuori per aver messo le mani addosso a un nostro rivale. - Disse Rachel con voce insopportabilmente acuta. - Ma se non hai abbastanza cervello per arrivarci, per me è lo stesso! -
Il rumore dei tacchi di Rachel che si allontanavano lungo la hall piena di gente riempirono il silenzio che seguì le sue parole e Kailey la raggiunse dall'altra parte della sala. Rachel era ferma vicino a una finestra e fissava il giardino con le braccia conserte con l'aria di chi stava per scoppiare in lacrime.
- Rachel. -
- Sono terribilmente agitata. - Disse lei. - E ferita. E... -
Kailey le sorrise.
- Andrà tutto bene. Ne sono sicura. Si aggiusterà tutto. -
- Ne sei sicura? -
- Al cento per cento. -
In realtà Kailey stava morendo di paura: era sicura che sarebbe caduta dai tacchi delle sue scarpette da charleston facendo fare una pessima figura a tutto il gruppo, temeva di fare le figuracce peggiori, di sbagliare gli attacchi, di andare in scena con il vestito incastrato nella biancheria e tutta un'altra serie di terribili sventure... ma si rendeva conto che la cosa migliore, in quel momento, era dire che sarebbe andato tutto bene.
- Non piangere, o Kurt ti maledirà per aver fatto sbavare il suo trucco perfetto. - Disse poi con un sorriso. - Torniamo dagli altri, dai. -
Rachel annuì, con un sorriso tutt'altro che convinto, e tornarono verso il resto del gruppo. Il professor Schuester era con loro e, quando le vide arrivare, sorrise sollevato.
- Allora, ragazzi. Questa è la nostra occasione. Dobbiamo fare vedere a tutti loro, ad ognuno di loro, quanto noi valiamo. - I suoi occhi scivolarono su tredici visi, su tredici paia di occhi pieni di sogni e di speranze.
Occhi verdi, occhi castani, azzurri e dorati. Occhi a mandorla, da cerbiatto, grandi e tondi come quelli di un bambino e scuri e intensi, da duro. Dietro ogni paio di quegli occhi stava un sogno, grande o piccolo, lontanissimo o a portata di mano. Il professore pensò che avrebbe voluto poterli realizzare tutti.
I suoi occhi si riempirono di lacrime di commozione e fu Mercedes a levarlo dall'imbarazzo.
- Abbraccio di gruppo, ragazzi? - Disse con un sorriso.


☆☆☆



Il sipario era ancora chiuso.
Per la terza volta, Kailey si sentiva sull'orlo di un precipizio, ma stavolta aveva la convinzione che, se avesse messo un piede nel buio, avrebbe imparato a volare.
Lentamente, nel silenzio, il sipario si aprì. I loro abiti, completamente neri ora che erano di spalle, si confondevano con il fondale scuro e davanti a tutti, solo sul proscenio vuoto, c'era Blaine.
Jo sorrise tra sé, con gli occhi chiusi. Voleva immaginare il suo ragazzo cantare quella canzone in tutta la sua bellezza, come faceva quando la riaccompagnava a casa in macchina: si fermavano davanti al cancello e lui le cantava sempre qualcosa. Lei tornava in casa cullata dal suono della sua bellissima voce e dai suoi occhi dorati.
La voce di Blaine, dolce ed elegante come tutto in lui, si allargava in onde perfette che investivano il pubblico con grande intensità.

    Knowing that hate is wrong
    And love is right, for us tonight
    When I look into your Spanish eyes
    I know the reason why I am alive


Al termine del suo assolo, Blaine si posò una mano sul cuore e si inchinò al pubblico, che applaudiva commosso e ammaliato dalla sua bellissima esibizione.
L'applauso venne smorzato dall'alzarsi della musica di una famosissima canzone degli U2. La voce di Puck si alzò assieme alla musica, accompagnata da quella di Finn. Un applauso serpeggiò per la platea, fomentato probabilmente dalla porzione femminile del pubblico, su cui il fascino da bello e dannato di Puck faceva sempre presa.

    And I miss you when you're not around
    I'm getting ready to leave the ground
    Oh you look so beautiful tonight
    In the city of blinding lights


L'applauso alla fine dell'esibizione fu deciso e insistente: pareva non dovesse finire mai e Puck ammiccò al pubblico con aria volutamente sexy.
"Non cambierà mai." Pensò Kailey con un sorrisetto.
Finn e Puck tornarono in fila assieme agli altri, la musica cambiò completamente registro e un'orchestra di chitarre e percussioni riempì l'aria. Tina iniziò a cantare facendo un passo avanti dall'estremità destra della fila.

    It's a sad picture, the final blow hits you
    Somebody else gets what you wanted and you can't win.


Poi fu il turno di Mercedes, che fece un passo avanti dall'estremo opposto della fila.

    You know it's all the same, another time and place,
    Repeating history and you're getting sick of it

Infine fu il turno di Rachel, che si voltò verso il pubblico con una mezza piroetta. Il suo abito lanciò schegge di luce in ogni angolo dell'auditorium e per un attimo la fece risplendere come una stella.

    But I believe in whatever you do,
    And I'll do anything to see it through
    Because these things will change.

L'esibizione andava avanti con l'intensità di un'onda del mare: potente, invincibile, inarrestabile. Le Nuove Direzioni si esibirono nella coreografia che avevano scelto per accompagnare il pezzo e unirono le loro voci a quelle delle loro compagne per il grande, potente, intensissimo brano finale.

    It was the night things changed, can you see it now?
    These walls that they put up to hold us back fell down,
    It's a revolution, throw your hands up,
    'cause we never gave in.

Quando la musica si fermò, l'intero gruppo era schierato alle spalle delle tre voci soliste di quel pezzo finale.
Kailey, ferma nel suo angolino all'estrema sinistra, riuscì a vedere nel buio della sala un paio di occhi castani, una cascata di ricci scuri e una sciarpetta legata attorno al collo.
"Le cosa cambieranno, stavolta." Pensò Kailey.
E stavolta non lo diceva per convincere qualcun altro: ci credeva davvero.

Cinque minuti più tardi stavano tornando verso il loro camerino.
- Siamo stati eccezionali! - Esclamò Rachel piena di entusiasmo.
- Di più! Siamo stati strepitosi! - Ribadì Tina, gettandosi al collo di Mike.
- Stavolta la finalissima non ce la toglie nessuno. - Disse Mercedes, con gli occhi che brillavano.
Quel terzetto al femminile in cui solo il professor Schuester aveva creduto fino in fondo si era rivelato veramente esplosivo. La voce argentina di Rachel, quella intensa di Mercedes e quella morbida di Tina si erano unite in un'esibizione assolutamente impeccabile.
- Siete state fantastiche, sì, è vero. Non si potrebbe mai dire il contrario. - Disse Kurt con un sospiro e un sorriso.
Finn non disse nulla, limitandosi a guardare Rachel con più insistenza che mai. La ragazza gli rivolse un timido sorriso, ma Finn si affrettò ad alzarsi e avvicinarsi alla finestra, ignorandola. Era più silenzioso che mai, da quando erano arrivati a Seattle ed erano costretti a quella convivenza forzata: evitava Rachel con metodo, fermandosi a chiacchierare solo con Santana e Brittany oppure uscendo con Puck e Artie.
In fibrillazione per l'esibizione appena fatta e per l'imminente pubblicazione dei risultati, nessuno riusciva a stare fermo, in camerino: Jo si era liberata dell'abito dell'esibizione un momento dopo essere scesa dal palco e adesso era l'unica a indossare felpa e salopette, mentre gli altri erano ancora in abito di scena.
- Ragazzi. - Disse il professor Schuester aprendo la porta.
- Sono usciti? - Domandò Kurt con voce stridula, scattando come se fosse stato a molla.
- Volete venire anche voi o vado io e torno a riferire? -
I ragazzi si guardarono.
- Vada lei, professor Schue. Ritorni con buone notizie. - Disse Rachel.
Il professore si chiuse la porta alle spalle, lasciando il camerino nel silenzio più completo.
Kailey poteva sentire il proprio cuore battere nelle orecchie, Jo si appoggiò al bracciolo della poltrona di Blaine per cercare un po' di appoggio e il giovane le posò una mano sul ginocchio in un gesto affettuoso e protettivo al tempo stesso. Il respiro corto di Kurt, Mercedes e Rachel si sarebbe potuto avvertire a distanza di miglia.
Gli occhi di tutti erano fissi sulla maniglia argentata della porta del camerino.
Quando il professor Schuester la abbassò, era passata un'eternità.
O forse era stato solo un lunghissimo, infinito momento.
Il professore entrò e si chiuse la porta alle spalle.
- Allora? - Domandò Kurt, facendo un passo avanti.
Il professore alzò gli occhi, il viso impassibile. Sul volto di tutti passò un'ombra.
- Siamo passati! - Gridò Schuester, con la voce rotta per l'emozione.
- Davvero? - Domandò Rachel, con le mani davanti alla bocca spalancata.
Il professore aprì la porta e fece loro cenno di uscire.
- Andate a vedere voi stessi, ragazzi. Correte a leggere il nome delle Nuove Direzioni su quel cartellone! - Disse.
Non se lo fecero ripetere due volte: in una confusa corsa di tacchi, scarpe da ginnastica, gonne e jeans, le Nuove Direzioni si precipitarono nella Hall.
Su un treppiedi argentato stava un cartellone verde cupo su cui erano scritti, in bell'ordine, i dieci Glee club che avrebbero avuto accesso alla finalissima del giorno successivo; accalcandosi gli uni sugli altri, sgomitando per riuscire a vedere meglio e scacciando i gruppi più o meno felici che si abbracciavano nell'ingresso, riuscirono a leggere la lista.
Il primo gruppo, i Vocal Adrenaline, erano la lettura più scontata del cartellone.
- I Diamanti! - Esclamò Kailey, indicandoli lì, alla posizione numero tre.
- Eccoci! - Gridò Tina.
Le Nuove Direzioni erano lì, su quel cartellone, oro su verde, insieme ai nove migliori Glee club della nazione.
Jo si gettò tra le braccia di Blaine, Tina e Mike si baciarono sulla bocca. Santana baciò Brittany e Mercedes e Kurt si strinsero in un abbraccio. Rachel si voltò verso Finn, ma lui aveva gettato le braccia al collo del professor Schuester e aveva nascosto il viso contro la sua spalla. Il disappunto sul viso della ragazza fu cancellato dall'abbraccio affettuoso e travolgente di Kailey.
- La battaglia per quello per cui abbiamo lavorato in tutti questi anni è diventata la battaglia per le nostre vite, stasera che ci alziamo in piedi da campioni. - Le disse.
Rachel rise, riconoscendo le parole della canzone di Taylor Swift che avevano appena cantato, la canzone che lei aveva aggiunto al suo blog di MySpace in un lontano primo giorno di scuola.
Le Nuove Direzioni erano arrivate fino a lì: ora le Nazionali erano davvero a portata di voce.


☆☆☆



Per festeggiare la vittoria alla prima fase delle Nazionali, il professor Schuester decise di portare tutti a cena fuori: aveva detto loro di vestirsi bene e di non farsi grandi programmi, perchè sarebbero tornati a casa presto: l'indomani sarebbe stata la giornata più importante delle loro vite, almeno fino a quel momento.
Con la giacca nera sui jeans aderenti e la camicia bianca, Finn era decisamente il più bello del gruppo. Blaine era sempre elegante, anche se la sua mise di giacca, golf e pantaloni classici non era una novità; Kurt portava una camicia con vistose ruches color mattone e una sciarpa in cachemire color sabbia che lo rendeva incredibilmente affascinante. Camminava con eleganza al braccio di Mercedes, in bustino color vinaccia e gonna nera, intonata agli stivali bassi di pelle nera, e sembrava decisamente fiero di sè stesso, della sua sostanza e della sua apparenza.
Jo lo fissava con un sorriso sereno: sperava davvero che Kurt avesse trovato il suo equilibrio.
- Sei bellissima, Jolie. - Le sussurrò Blaine all'orecchio, passandole un braccio attorno alla vita.
- Non tirare troppo la corda, carino. - Disse lei con un sorriso divertito, cercando di ignorare il fatto di essere arrossita.
Si era rifiutata fino all'ultimo di indossare una gonna, così aveva dovuto scendere a compromessi con Kailey, mettendosi una camicetta della sua migliore amica: a quadretti bianchi e azzurri con i risvolti bianchi e i bottoni color perla. Quando Blaine l'aveva vista le era andato incontro con uno dei suoi indimenticabili sorrisi e l'aveva guardata con gli occhi colmi di amore e meraviglia, tanto che Jo si era quasi sentita morire.
Si appoggiò al fianco di Blaine e gli sorrise, mentre Santana e Puck si avvicinavano al gruppo: Santana aveva un vestitino nero che lasciava ben poco all'immaginazione, ma quando Puck aveva tentato di dire qualcosa sulle sue curve, Santana gli aveva detto che nessun Mohicano dalla testa pelata avrebbe potuto posare occhi o mani sulle sue grazie.
- Ci sta portando al Bel Grissino, professor Schue? - lo prese in giro Finn, mentre uscivano dalla metropolitana e riaffioravano in superficie.
- Direi qualcosa di più adatto all'occasione. - Disse il professore, alzando gli occhi.
Sopra di loro la sagoma luccicante dello Space Needle si stagliava nel cielo buio di Seattle. Il silenzio attonito dei ragazzi alle sue spalle fece capire al professore che era la scelta giusta.
Anche se avrebbero dovuto stare seduti attorno al grande tavolo rotondo prenotato per loro, i ragazzi non riuscivano a stare lontani dalle finestre. Il ristorante, rotondo, girava piano su sé stesso, dando la possibilità di vedere l'infinita distesa di luci della città sotto di loro.
- C'è una vista incedibile! - Esclamò Tina.
- Non si vedono le stelle, però. - Disse Finn in un sussurro.
- È nuvoloso, genio. - Disse Santana.
Lo schiarirsi della voce del cameriere, arrivato al loro tavolo con i primi, richiamò tutti attorno al tavolo. La cena era deliziosa e il professore insistette per pagare personalmente.
- È l'ultima cena delle Nuove Direzioni, mi sembra giusto offrire io. Non sarei qui se non fosse per merito vostro. -
- Saremmo noi a non essere qui, se non ci fosse stato lei. - Disse Rachel, commossa.
- E non sarà l'ultima cena delle Nuove Direzioni. - Disse Mercedes. - Abbiamo ancora gli esami, il ballo, la consegna dei diplomi. C'è tempo per dirsi addio. -
- Hai ragione, come sempre, 'Cedes. - disse Kurt facendole un occhiolino. - E il nostro gruppo non si scioglierà con la fine dell'anno scolastico. Questa è una promessa. -
Finn prese il bicchiere ancora mezzo pieno di vino e lo alzò.
Tutti alzarono il loro bicchiere.
Il brindisi uscì all'unisono dalle labbra di ognuno, senza nemmeno essersi dovuti guardare.
- A noi. -

Stavano tornando in albergo e i passanti non sembravano minimamente interessati a quell'allegra combriccola di ragazzi vocianti e divertiti, tutti a braccetto o mano nella mano, che ridevano e scherzavano tutti insieme. Lungo la strada si erano fermati davanti al The Moore, il più noto dei teatri di Seattle: Kurt aveva voluto portarci il professor Schuester a tutti i costi, per fargli vedere l'allestimento che avevano fatto per la recente rappresentazione de Les Miserables.
- Siete in vacanza? - Esclamò la voce di Jesse alle loro spalle.
- Dannazione, Jesse, ma non puoi farti gli affari tuoi e girare al largo, per una volta? - Domandò Finn spazientito, sospirando.
- La mia vena caritatevole sente il bisogno di mettervi in guardia. - Disse il ragazzo. - Dalla figuraccia che farete domani. -
- Noi non faremo nessuna figuraccia. - Disse Mercedes sorridendo divertita. - Sei tu che dovresti pensare a come evitare di scendere dal podio in malo modo rischiando di dare un altra botta al tuo bel sederino. -
La scena di Jesse che inciampava e rovinava sugli scatoloni, in auditorium, era rimasta impressa a tutti e un vago sorriso si fece strada su molti visi.
- Ride bene chi ride ultimo. - Sentenziò il ragazzo, serio.
I suoi occhi si posarono su Rachel, la quale abbassò gli occhi e guardò altrove per evitare il suo sguardo inquisitorio.
- Pensate di poter splendere come delle stelle, ma vi sbagliate. È facile spiccare tra gli sfigati di quel liceo in cui vi trovate, è facile strappare gli applausi a un pubblico di ragazzine che pensano che Andrew Lloyd Webber sia un altro nome di Yves Saint Laurent. - Le parole di Jesse, sincere come sempre, avevano azzittito l'intero gruppo. - Provate a fare bella figura in mezzo a ragazzi che hanno la vostra stessa voce, che hanno studiato il doppio di voi e che, pur con il vostro stesso estro artistico, hanno il triplo della voglia di sfondare. Hanno gli agganci giusti, sono cresciuti nelle migliori scuole e hanno studiato fin da bambini con i migliori maestri. Non siete abbastanza speciali. Non siete abbastanza dotati o abbastanza in gamba per sfondare. -
I suoi occhi tornarono su Rachel.
- Non siete stelle. Non lo sarete mai. -
La sua voce era fredda, scostante, ma non solo. Sembrava ferita.
Kailey si chiese se non fossero state le parole di un ragazzo che aveva affrontato quella situazione e ne era uscito sconfitto... e sentì un istintivo moto di compassione per i sogni infranti del presuntuoso leader dei Vocal Adrenaline.
Il professor Schuester e Kurt uscirono ridendo dal teatro e trovarono Jesse e gli altri ragazzi in completo silenzio; si fermarono interdetti guardandosi intorno.
- Che succede? - Domandò il professore.
- Niente. Me ne stavo andando. Auguri per domani. - Rispose Jesse.
Senza muoversi, le Nuove Direzioni lo videro allontanarsi sul marciapiede con il suo passo elegante e dinoccolato.
- Che cosa vi ha detto? - Domandò di nuovo il professore.
- Le solite sciocchezze. - Tagliò corto Jo.
- Torniamo indietro? Sento freddo. - Disse Rachel, stringendosi nella giacca azzurra.
Arrivati all'hotel, trovarono un gruppo di ragazzi fermi nella hall.
- Finn! -
Jamie comparve tra la folla, abbracciando il suo amico. Gli occhi di Kurt, Artie e Mike lo guardarono di traverso, ma Jamie sorrise.
- Forza, ragazzi, mettiamo da parte la rivalità e godiamoci questa serata. - Disse allegramente. - Vi offro da bere, vi va? Non faremo parola di musica, Glee Club o cose del genere per tutta la sera. Solo quattro chiacchiere tra amici. -
- Io sono stanchissima, vado in camera. - Disse Rachel in un sussurro.
Mercedes le diede una gomitata.
- Non credo che la nostra camera sia... disponibile. - Disse in un sussurro.
Rachel la guardò senza capire e Mercedes le fece cenno di guardarsi intorno: non c'era traccia di Cheerios, nei paraggi. Rachel sospirò.
- Vado in camera anche io. - Disse Kailey.
Jamie la guardò con una espressione palesemente delusa, ma Kailey gli lanciò un sorriso di scuse: tutti pensavano che fossero due sconosciuti, non sarebbe riuscita a comportarsi come tutti si sarebbero aspettati... non se ogni volta che gli stava vicino moriva dalla voglia di rifugiarsi tra le sue braccia e baciarlo sulla bocca. Jamie sembrò capire, perchè le sorrise a sua volta con uno sguardo così dolce negli occhi verdi da farla avvampare.
Il professor Schuester si fece promettere che non avrebbero bevuto niente di alcolico - ben sapendo che metà di quelli che stavano promettendo avrebbero ordinato un Cosmopolitan nel giro di cinque minuti - e poi se ne andò.
Kailey e Rachel si salutarono in corridoio e Kailey si infilò nella sua stanza liberandosi delle ballerine di vernice e della giacca; stava pensando di farsi una bella doccia tiepida prima di mettere il pigiama, quando sentì bussare alla porta.
- Posso? - La testa bruna di Rachel fece capolino dalla porta.
- Certo. - Disse Kailey con un sorriso.
- Brittany e Santana non mi hanno aperto, probabilmente stanno già dormendo... non le volevo svegliare. - Disse Rachel, sedendosi sul letto.
Kailey annuì, sapendo benissimo che le due cheerleader non stavano esattamente dormendo.
Erano sedute sul letto a chiacchierare da nemmeno un'ora quando le voci degli altri risuonarono nel corridoio, aprirono la porta e invasero la stanza. Blaine aveva rubato metà dei cioccolatini da caffè del bar dell'hotel e Mercedes aveva preso lattine di 7up per tutti.
- Non vi avremmo lasciate qui da sole tutta la sera! - Esclamò Jo, stampando un bacio sulla guancia di Kailey.
- E Finn? -
- Lui e Jamie stavano parlando di noiosi ricordi d'infanzia. - Disse Kurt con sufficienza. - Li abbiamo lasciati da soli mentre parlavano di quando avevano riempito di sassi i cuscini del dondolo della veranda di Carole davanti a due birre rosse. Non si sono nemmeno accorti che ce n'eravamo andati. -
Tra risate, battute e scherzi, la serata volò: Blaine imitò il professor Schuester quando ballava, Kurt e Rachel fecero una gara di canto (dichiarata pari per evitare che durasse tutta la sera); Tina e Mike si sbizzarrirono in traduzioni in cinese delle canzoni più famose e Artie, Puck e Blaine improvvisarono una air band. Era quasi mattino quando i ragazzi salutarono per andare nella loro stanza.
Mercedes si stiracchiò, allungandosi sul cuscino di Tina.
- Vi spiace se dormiamo qui? Non ce la posso fare a trascinarmi nella nostra stanza. -
- Un posto in più c'è, nel letto a castello sopra Tina, ma se Rachel vuole dormire qui anche lei, dobbiamo stringerci nel matrimoniale. - Disse Jo, pratica.
- Per me va bene. - Disse Tina.
- Non c'è problema. - Disse Kailey allegra: le sembrava di essere tornata alle medie, quando la parte migliore delle gite era andare a dormire gli uni nelle camere degli altri. Ci fu una confusione di prestiti quando Jo e Kailey diedero a Rachel e Mercedes qualcosa come pigiama e poi si infilarono sbadigliando sotto le coperte.
Avevano appena spento la luce quando il cellulare di qualcuno vibrò e si illuminò nel buio.
- Chi diavolo è, a quest'ora? - Sbottò Mercedes.
- Rachel? È il tuo. - Disse Jo, passandole il telefonino coperto di strass rosa.
La ragazza lo aprì, illuminando a giorno la stanza. Jo si coprì la faccia col cuscino.
- Chi è? - Domandò Kailey.
- Un numero che non conosco. - Disse.
Kailey le si avvicinò: aveva il terrore di telefonate e messaggi in piena notte.
- Brutte notizie? - Domandò in un sussurro.
- Guarda tu stessa. -
“Non c'è nessuno luminoso quanto te, Rach. Continua a brillare.”

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Capitolo 33
*** Trentatré - la finalissima ***


gleefanfic
trentatrè

domenica sera, Emerald Auditorium di Seattle





Alle otto in punto, i dieci migliori Glee club della nazione erano all'Emerald Auditorium di Seattle per contendersi il trofeo più ambito dai club di canto corale degli Stati Uniti. Kurt era fermo davanti alla vetrina che lo conteneva e lo guardava con aria adorante.
- Quando avrò vinto tre Emmy e un Golden Globe sembrerà una sciocchezza. - Disse - Ma al momento... caspita, se mi sembra un trofeo! -
- Forza, sognatore, ci aspettano in camerino. Dobbiamo fare faville, sul quel palcoscenico, stasera! - Esclamò Mercedes divertita, trascinandoselo dietro.
La mise sarebbe stata la stessa del giorno precedente, ma le ragazze avevano deciso di comune accordo di aggiungere un po' di polvere scintillante alla loro cipria.
Poco prima di salire sul palcoscenico, il professor Schuester li volle tutti attorno a sé:
- Volevo dirvi solo qualche parola, ragazzi. I discorsi li voglio tenere per dopo, qualunque cosa accada. - Disse con un sorriso. - Vi ho visto diventare grandi, affrontare le vostre paure e uscirne vittoriosi e a volte sconfitti. Vorrei che tutta quella gente in sala sapesse cosa abbiamo passato prima di arrivare fin qui per darvi il giusto tributo per le vostre fatiche, ma non posso farlo. Potete solo andare lì voi e dimostrare loro quanto valete. Perché quello che siete oggi lo dovete a quello che avete vissuto. Il futuro si può affrontare solo consapevoli del proprio passato. -
Kurt e Blaine si scambiarono uno sguardo eloquente, Jo diede un affettuoso pizzicotto a Kailey, Finn e Rachel non poterono evitare di guardarsi negli occhi per un istante e Brittany e Santana si strinsero più forte l'una all'altra.
- Adesso andate su quel palco e brillate come solo voi sapete fare. -

A Jo il pianoforte non era mai sembrato così immenso.
Il rumore delle sue scarpine nere sul parquet echeggiava nel silenzio mentre si avvicinava allo sgabello. Spostò lo sgabello e si sedette al suo posto, con i capelli neri lisci e lucenti che le accarezzavano le spalle.
La solita distesa di tasti bianchi e neri, semplici ed eleganti, era davanti a lei come spesso era capitato negli ultimi dieci anni. Se si escludeva che avrebbe dovuto suonare per una competizione nazionale, che altre dodici persone - tredici, contando il professor Schuester - contavano su di lei e che c'era mezza nazione a guardarla… per il resto era tutto normale.
I passi sul palco e il timido applauso del pubblico le dissero che Blaine e Rachel erano entrati nella sala e si erano fermati al centro del palco con i microfoni in mano. Jo alzò gli occhi per un solo istante e vide gli occhi bellissimi di Blaine guardare verso di lei.
"Sarai meravigliosa. Tu sei sempre meravigliosa." Le aveva detto la sera prima, prima di baciarla per augurarle la buonanotte, e Jo si era addormentata cullata da quelle parole. Le sembrava di risentirle echeggiare nel silenzio dell'auditorium, in quel momento.
Con un sorriso, posò le dita sui tasti traendo il primo accordo. Passò al secondo, al terzo… e poi la voce di Blaine la portò lontano da quell'auditorium, in quel mondo perfetto fatto solo di musica, note e poesia in cui volava ogni volta che le sue dita si posavano sulla tastiera di un pianoforte.
Era un mondo perfetto, che la faceva sentire bene.
Sorrise tra sé, pensando che non avrebbe mai immaginato che un mondo perfetto potesse migliorare ancora.
Ma, in effetti, la voce di Blaine avrebbe migliorato qualunque cosa.

    Don't tell me it's not worth tryin' for
    You can't tell me it's not worth dyin' for
    You know it's true
    Everything I do I do it for you


Rachel duettò con lui con tutto il suo talento, la sua bravura e la sua voce meravigliosa.

Ma Kailey e tutti i ragazzi dietro le quinte sapevano benissimo che quella canzone sarebbe stata molto più intensa, se a cantare con lei ci fosse stata un'altra persona: era impossibile non notare che lo sguardo di Rachel continuava a sfuggire dietro le quinte per cercare gli occhi di Finn.
- Sei un idiota. - Disse Puck in un sibilo, lanciando un'occhiata al suo migliore amico.
Kailey guardò prima Finn e poi Puck, con aria dubbiosa.
- L'ha piantata perchè “non voleva che lei dovesse scegliere tra lui e Broadway!” - Spiegò Puck.
Kailey guardò Finn con la bocca aperta. Il quarterback non aveva nemmeno sentito le parole di Puck, perso com'era nell'esibizione che aveva davanti.
- Quindi... - Iniziò Kailey, con gli occhi spalancati per lo stupore.
- Non mi sembra il momento. - Intervenne Kurt bruscamente.
Il duetto di Blaine e Rachel era terminato e il pianoforte era scivolato dietro le quinte.
Le Nuove Direzioni entrarono in scena in una energica melodia di bassi, chitarre e percussioni, impedendo a Kailey di andare avanti con il discorso. Nel frattempo
Mercedes e Santana, le voci più calde del gruppo, avevano preso le redini dell'esibizione sfoderando la loro grinta graffiante.

    Why should I care?
    Cuz you weren't there when I was scared, I was so alone
    You, you need to listen I'm starting to trip,
    I'm losing my grip and I'm in this thing alone


La sala esplose letteralmente: dopo la romantica ballad al pianoforte, le Nuove Direzioni sembravano ancora più esplosive e piene di energia, in quella canzone che gridava al mondo che ce l'avrebbero fatta anche da soli. Ma il pubblico non aveva ancora visto il pezzo forte.

Quando la musica sfumò e il silenzio calò nella sala Kurt uscì dalle fila delle Nuove Direzioni e i suoi occhi azzurri saettarono qua e là sul palco, assaporando l'attesa che si respirava dalla platea.
Sapeva che tutti i presenti si stavano chiedendo cosa ci faceva un ragazzo dal visetto angelico lì, da solo in mezzo a quel palcoscenico. Il sorriso compiaciuto che si disegnò sul viso di Kurt aumentava assieme al volume della musica-
Le Nuove Direzioni al completo avrebbero fatto da coro alla sua meravigliosa voce da soprano. Nessuno avrebbe saputo interpretare quella canzone meglio di lui e lui non avrebbe desiderato un gruppo migliore per accompagnare la sua voce.

    Teenage dreams in a teenage circus
    Running around like a clown on purpose
    Who gives a damn about the family you come from?
    No givin' up when you're young and you want some

Non era più l'esibizione finale di un gruppo di canto corale: era l'inno di un gruppo di ragazzi che avevano capito che non importava quello che ti dicevano, non importava cosa sei stato costretto a lasciarti alle spalle. Cio chè conta e non arrendersi, quando si è giovani e si ha un sogno.

La verità di quelle parole si leggeva negli occhi di Kurt, pieni di emozione. Negli occhi di Blaine e Jo, ogni volta che i loro sguardi si incrociavano. Negli occhi verdi di Kailey, che brillavano nella consapevolezza di aver capito che cosa voleva dalla vita. Lo si leggeva negli occhi di tutti, da Rachel a Finn, da Brittany a Santana.

    I'm still wondering why
    Had to let the world let it bleed me dry

Artie piroettava sulla sua sedia a rotelle e a un certo punto lui e Kailey quasi si scontrarono. E in un momento Artie le sorrise, facendole capire che tra loro le cose erano tornate alla normalità.

    We are not what you think we are
    We are golden, we are golden

Le Nuove Direzioni si strinsero in un unico abbraccio per cantare il coro finale, terminando all'unisono l'esibizione e abbassando le teste. Gli applausi piovvero sopra le loro teste come una cascata d'oro, ricoprendoli di quel metallo prezioso di cui sapevano di essere fatti.
I pensieri dei tredici componenti del gruppo erano tutti diversi, ma una cosa accomunava tutti i visi sorridenti che fissavano il parquet lucente sotto le loro scapre da  ballo: avevano tutti gli occhi lucidi.


☆☆☆



La tensione era altissima, nei camerini, ma le Nuove Direzioni cercavano di non pensarci. Erano già le undici passate ma mancava ancora qualche gruppo per la fine delle esibizioni: si rischiava di tirare tardi per conoscere il nome del vincitore.
- Basta che non vincano i Vocal Adrenaline. - Disse Puck irritato. - E comunque, se Jesse si azzarda a passare di qui per un qualunque motivo dopo che hanno dichiarato il vincitore, il mio pugno vuole far conoscenza con il suo naso. -
- E dai, Puck, lo sai che lo fa solo per farci arrabbiare. - Intervenne Mercedes.
- E ci riesce alla grande. -
Il professor Schuester si sedette tra loro, cercando di distrarli e raccontando di cose assolutamente futili: Jacob sorpreso a forzare l'armadietto di Rachel, la Sylvester che aveva rapato a zero una ragazza dai capelli verdi dicendo che temeva di restare accecata da quell'orribile tinta, il preside Figgins che aveva tagliato i fondi al club di dibattito e Emma Pillsbury che faceva un grosso in bocca al lupo a tutti loro.
- Si sposerà con la signorina Pillsbury, professor Schue? - Chiese Kailey.
Il professore arrossì e rise, aggiustandosi la cravatta imbarazzato.
- C'è tempo per queste cose, Kailey. - disse poi.
- Si sposeranno. - Sentenziò Artie sottovoce, dicendo quello che tutti stavano pensando.
Kurt era appoggiato alle specchiere e seguiva la scena senza parlare. Jo gli si avvicinò arricciando una ciocca di capelli attorno a un dito, stranamente imbarazzata.
- Ehi. Sei stato eccezionale, si quel palco. Sei il migliore di noi. - Disse.
- Lo so. - Replicò Kurt con distacco. - Ma fa sempre piacere sentirselo dire. - Aggiunse con un sorriso.
- Senti, io... io volevo dirti... - Jo abbassò gli occhi, distogliendo lo sguardo.
- È tutto a posto, Jo. Chi può capire meglio di me perchè ti sei innamorata di Blaine? E capisco perfettamente anche perchè lui si è innamorato di te. -
Jo sentì le guance arrossire e gli fece un timido sorriso.
- Siete fatti l'uno per l'altra, è palese. Me ne sono fatto una ragione anche io. -
Jo sollevò la mano destra, con il mignolo alzato.
- Amici? -
- Amici. - Replicò Kurt, agganciando il suo mignolo a quello di Jo.
L'avere fatto pace con Kurt risollevò dall'animo di Jo un macigno di cui non si era nemmeno accorta. Blaine li vide ridere assieme e sollevò un sopracciglio, scioccato, ma il sorriso che entrambi gli rivolsero fu di un tale calore da farlo sentire rasserenato senza nemmeno bisogno di ulteriori spiegazioni.
Un'ora di chiacchiere inutili più tardi 
l'altoparlante fischiò, grattò e poi una voce metallica chiamò tutti i Glee Club sul palco.
Mentre uscivano dal camerino, Kailey strinse la mano di Jo.

- Ho una paura folle. Se mi cedono le ginocchia devi tenermi in piedi. - Le sussurrò.
- La paura ti doveva venire prima, adesso quello che è fatto è fatto. - Le rispose Jo.
- Non sei consolante. -
- Sempre lieta di esserti utile, amica mia. -
I Glee club erano tutti stipati sul palco: le Nuove Direzioni si ritrovarono in un angolino sul fondo, stretti stretti tra un Glee club di ragazze poco vestite e un gruppo di ragazzi orientali in sgargianti abiti tradizionali.
Il presentatore stava parlando a raffica, con un registro affettato e pomposo del tutto fuori luogo, mentre il pubblico scalpitava per sapere chi avrebbe vinto:  l'adrenalina scorreva in dosi così massicce sul palco che Kailey si sentiva girare la testa.
Finalmente, il presentatore tirò fuori la busta dorata dal suo soprabito nero.
I soliti lunghissimi convenevoli, le solite belle parole... Kailey vide Puck scalpitare e scrocchiarsi le articolazioni delle dita e pensò con un sorrisetto che, se si fosse fatto avanti per strappare quella busta dalle mani del prolisso presentatore, gli avrebbe volentieri dato una mano.
- Ma passiamo a quello che tutti voi state aspettando. - Disse, strappando il lembo della busta e tirando fuori il cartoncino dorato. - L'ambito primo posto, che si aggiudicherà un trofeo meraviglioso e un assegno da cinquemila dollari. -
Kailey era quasi sicura di essere in apnea da quando era salita sul palco. Jo le stringeva la mano con tutta la sua forza, ma la poteva sentire tremare: anche se aveva un sorriso sereno stampato in faccia Kailey sapeva che dentro di sé stava morendo di agitazione.
- La classifica generale la potrete trovare appesa nella hall. -
- Dicci chi ha vinto e falla finita! - Gridò qualcuno tra il pubblico, azzittendolo.
"Chiunque tu sia, grazie." Pensò Kailey.
- E la vittoria delle nazionali di canto corale degli Stati Uniti del duemiladodici va... -
Il rombo delle orecchie era l'unico suono che Kailey riusciva a sentire.
La mano di Jo nella sua, il braccio di Kurt dall'altra parte e il respiro mozzo di Rachel, appena più in là.

Sapeva che i cuori di tutti stavano andando allo stesso ritmo.
Non riusciva nemmeno a pensare a cosa sarebbe successo se non avessero vinto.
Dovevano vincere. Dovevano.
- Alle Nuove Direzioni, dal liceo McKinley, Ohio! -
Fu in quel momento che Kailey scoppiò miseramente a piangere. Mentre i suoi compagni si abbracciavano, gioivano, ridevano e gridavano tutta la loro felicità, lei era riuscita solo a scoppiare in lacrime.
Il presentatore chiese a un rappresentante di andare a prendere il trofeo e Rachel si ravviò i capelli in fretta, avviandosi verso il proscenio con il migliore dei suoi sorrisi a quarantacinque denti. Il resto delle Nuove Direzioni spinse Finn verso di lei, obbligandolo a raggiungerla: i leader delle Nuove Direzioni erano due, che stessero insieme o meno.
Nella confusione del momento di gioia, Kailey si asciugò gli occhi in tempo per ricevere il bacio di Jo e l'abbraccio di Tina. Gettò le braccia al collo di tutti i membri del suo amato Glee club, dando e ricevendo baci e abbracci, del tutto dimentica della sua timidezza.
All'improvviso si ritrovò tra le braccia di Jamie, che la sollevò con l'agilità di un ballerino esperto in prese elaborate e la fece volteggiare, piroettando su sé stesso.
- Sono così felice che abbiate vinto! - Esclamò.
Poi le prese il viso tra le mani e la baciò intensamente sulla bocca. Lì, in mezzo al palco, sotto i riflettori, in mezzo ai volti delusi, umidi di lacrime o accesi dall'emozione.
Finn e Rachel tornarono indietro con il trofeo: Finn lo teneva con entrambe le braccia, risparmiando a Rachel il faticoso compito di dover trasportare un premio alto più di lei. La gente stava lasciando il palco, la platea si stava pian piano svuotando e sul palcoscenico erano rimasti in pochi.
Vicino all'ingresso delle quinte, stava fermo Jesse St. James. Li
guardava con occhi pieni di qualcosa di indescrivibile.
- Posso andare a spaccargli la faccia, adesso? - Disse Puck con un sorriso compiaciuto.
Inaspettatamente, fu Kailey a intervenire, posandogli una mano sul braccio.
- Credo che ne abbia prese abbastanza, di batoste, per oggi. - Disse con un sorriso.
Tutto il suo astio e tutta la sua rabbia per Jesse erano svaniti come neve al sole: non era più arrabbiata con lui per i suoi modi grezzi e le sue parole offensive. Probabilmente era il suo modo per dire a tutti di non montarsi la testa, perchè le cose vanno raramente come te lo aspettavi.
Aveva gli occhi pieni di delusione. E di invidia.

Kailey gli sorrise amichevolmente, Jesse abbassò gli occhi e scese dal palcoscenico.


☆☆☆



- Non accettiamo un no come risposta! - Esclamò Kurt, emozionato.
I suoi occhi brillavano luminosi e chiari come il cielo di quel mattino di maggio e guardava tutti i ragazzi davanti a lui pieno di entusiasmo.
Lui e Finn erano in piedi davanti al resto del gruppo e aspettavano la loro reazione.
- Siete sicuri? - Domandò Mercedes.
- Mio padre doveva fare una consegna vicino a Lake Geneva e ha deciso di portare Carole con sé per trascorrere un weekend romantico. -
- E poi tra gli ultimi esami, il ballo e l'estate... chissà quando riusciremo a passare una serata tutti insieme. - Disse Finn.
- E non abbiamo ancora festeggiato a dovere la nostra vittoria alle nazionali! -
- Se passare una notte in bianco a cantare a squarciagola sul bancone dell'albergo fino a ricevere una secchiata d'acqua in testa non è festeggiare... - Disse Puck con un sorrisetto.
Una risatina serpeggiò per l'intero gruppo, seduto attorno al tavolo della mensa.
Era mercoledì e dal loro rientro a scuola non avevano ricevuto una sola granita in faccia. Kurt non riusciva a credere di aver potuto mettere per due giorni di fila la stessa sciarpa senza doverla smacchiare dallo sciroppo al mirtillo, Santana e Brittany si vantavano di essere due volte campionesse nazionali e le Cheerios avevano smesso di guardarli tutti dall'alto in basso. Perfino la Sylvester si limitava ad ignorare sia loro che Schuester, quando si incrociavano in corridoio.
Forse non sarebbe durata, ma nessuno di loro voleva accettare che potesse essere solo una parentesi perfetta nella loro difficile vita da liceo.

- Beh, credo che festeggiare sia d'obbligo. - Convenne Artie.
- Allora ci state? Tutti? -
- Contate su di noi. - Disse Tina.
- D'accordo, ma alle bevande ci penso io. - Intervenne Puck.
La riunione fu sciolta e Kailey si avvicinò a Kurt prima che il ragazzo sparisse nei corridoi.
- Kurt, volevo chiederti una cosa. -
- Ne ho parlato con Finn e mi ha convinto: puoi portare il tuo innamorato. -
- Sc-scusa? -
- Il ragazzo con gli occhi verdi, quello della Meighton High. Non ero molto dell'idea, all'inizio, ma Finn mi ha detto che non è un nostro rivale... e sì, in effetti, visto come ti ha baciato sul palco dopo la nostra vittoria devo dire che sembrava proprio sincero. -
La sua voce era seria, ma gli occhi gli ridevano.
- Grazie! - Esclamò Kailey gioiosa, abbracciandolo di slancio prima di precipitarsi verso l'aula di arte per l'ultima lezione dell'anno.

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Capitolo 34
*** Trentaquattro ***


gleefanfic
trentaquattro

sabato sera, casa di Finn e Kurt





Quella sera, casa Hummel pulsava di luce e di musica a volume altissimo.
Santana e Brittany ballavano abbracciate al centro del salotto, illuminate dai faretti ricoperti di carta colorata che rendevano soffusa la luce della stanza; Mike e Tina le imitavano, tra un bacio e una carezza, volteggiando assieme sulla pista da ballo con la loro grazia leggera. Artie stava ridendo con Mercedes, Jo e Blaine, raccontando qualcosa di molto buffo reso ancora più spassoso dalla birra semivuota che aveva in mano. Anche Puck e Finn stavano bevendo una birra rossa, seduti sugli sgabelli della penisola della cucina e commentando l'ultima azione della finale del campionato di football. Rachel e Kurt cantavano, in buffi assoli spezzati dalle risate, seduti sul dondolo della veranda di casa Hummel.
Kailey era ferma vicino al tavolo pieno di torte dolci e salate, pizzette, salatini e cose alcoliche e non, ancora con il suo bicchiere di birra e gazzosa mezzo pieno in mano, e guardava i suoi compagni con un misto di gioia e di dispiacere: non osava pensare che, nel giro di due settimane, avrebbe salutato tutti.
Il weekend successivo ci sarebbe stato il ballo e il lunedì mattina seguente la consegna dei diplomi. Dopodiché, avrebbe detto addio per sempre al McKinley e ai bellissimi momenti passati lì. È buffo che, quando ti volti indietro, sono solo le cose belle a tornarti alla mente.
- Sei pensierosa? - Le domandò Jamie, comparendole vicino con una grossa margherita in mano.
- Jamie. -
Le infilò la margherita tra i capelli rossi e si chinò a baciarla sulla guancia.
- Ho sempre pensato che la margherita fosse il fiore che più ti si addiceva. - Disse. - Per questo ti ho disegnato tra le margherite, per quel concorso. -
- Significa innocenza. - Disse Kailey, sfilandola dai capelli per poterla ammirare.
- Allora è davvero il fiore perfetto per te. -
Kailey sorrise, sapendo che anche il suo scamiciato azzurro, quella sera, era decorato da minuscole margherite tono su tono.
Kurt entrò in quel momento nella sala e spense lo stereo (con grande disappunto dei quattro ballerini) per dividere il gruppo e lanciarsi in una sfida canora maschi contro femmine. Su di giri per il divertimento, la musica e la birra, tutti accettarono la sfida.
Bisogna indovinare motivetti, mimare titoli e rispondere a domande difficilissime sulla cultura musicale, dal country al rock e dal musical alla musica classica.
Kurt e Rachel si erano chiamati fuori dalla competizione.
- Altrimenti avremmo già la vittoria in tasca! - Aveva detto Rachel con sussiego.
Jo si rivelò una vera cima in rock, pop e canzoni degli anni ottanta. Blaine sapeva più o meno ogni cosa del panorama musicale dei loro tempi e Kailey amava i musical tanto quanto Kurt e Rachel. Puck e Finn rimasero per lo più zitti, mentre Santana, agguerrita, aveva deciso di vincere ad ogni costo, nonostante il suo gruppo non fosse particolarmente attivo. La sfida si concluse nel momento in cui Santana, brilla, aveva minacciato Blaine di fargli qualcosa di orribile per aver conquistato l'ennesimo punto sulla discografia di Katy Perry: Kurt e Rachel avevano deciso di smettere prima che le cose precipitassero.
La competizione sfociò in una sarabanda di canzoni, interpretate da tutti a turno. Blaine si esibì con Artie, Finn e Kurt in una versione a cappella di "Swing Swing" veramente meravigliosa.

    Did you think that I would cry on the phone?
    Do you know what it feels like being alone?
    I'll find someone new


Mercedes e Santana conquistarono il pezzo successivo, lanciandosi in una cover di Avril Lavigne suscitando una ilarità non indifferente per la loro versione molto più "black".


    She calls up her friends, they already know

    And they've all got tickets to see his show.
    She tags along, stands in the crowd.
    Looks up at the man that she turned down.


Poi fu il turno di Jamie.

- Vieni. - Disse tendendo una mano a Kailey, seduta sui cuscini sul tappeto.
- Oh, no, io non canto. -
- Già, scusa. Stavo dimenticando che tu non hai mai cantato davanti a centinaia di persone. -
- Ma era diverso... non ero da sola! -
- Nemmeno adesso sei da sola! - Le disse Jamie, sollevandola con entrambe le mani e obbligandola a schierarsi vicino a lui.
Kailey lo guardava con le guance rosse e un'espressione terrorizzata negli occhi verdi.
- Cosa vorresti cantare? - Domandò.
Jamie la guardò con aria divertita e le prese le mani nelle sue, sorridendo in modo adorabile.
- Chiamami Garrett, Kailey. E canta con me. -

    Look at the sky, tell me what do you see,
    just close your eyes and describe it to me.


Kailey non aveva mai duettato con qualcuno davanti ad altre persone e i loro occhi su di lei la rendevano terribilmente nervosa. Le mani di Jamie erano calde e forti attorno alle sue e quella canzone le piaceva da morire. Quando era bambina passava ore e ore a rivivere le avventure della sua omonima, eroina di Camelot.
Abbassò gli occhi, imbarazzata, quando toccò a lei. Jamie le strinse più forte le mani e con un nodo attorno allo stomaco dovuto all'emozione, la voce di Kailey si alzò davanti a tutti, colma di quell'amore che tutti potevano leggerle negli occhi.

    Here in the night, I see the sun
    Here in the dark, our two hearts are one
    It's out of our hands
    We can't stop what we've begun

Alla fine, nessuno osò parlare: vedere la timida, insicura Kailey cantare davanti a tutti con quella passione e quella dolcezza li aveva toccati. Fu Rachel la prima a riprendersi, battendo timidamente le mani e tirando su col naso. Kailey si riscosse dall'ipnosi della musica, vide Rachel applaudire e avvampò bruscamente, nascondendo il viso nella felpa di Jamie. Il ragazzo la abbracciò ridendo di cuore, intenerito come sempre dall'emotività della sua innamorata.

- La principessa e il suo cavaliere potevano cantare solo questa canzone. - Commentò aspra Santana.
Il mezzo sorriso che le si era dipinto sul volto mentre lo diceva, però, rendeva molto meno aspre le sue parole.

Il resto della serata trascorse serena e rilassata, finchè lentamente il silenzio scese sulla casa, la musica fu  spenta e la festa terminò.
A casa Hummel erano rimasti sono i proprietari, Blaine con Jo, Kailey e Jamie e Rachel, la quale non sembrava avere granchè voglia di lasciare la casa di Finn, almeno a giudicare il modo in cui lo guardava ogni volta che il quarterback non era rivolto verso di lei.

- Devo fare un annuncio. - Disse Kurt all'improvviso, alzandosi in piedi all'improvviso e fermandosi al centro della stanza
Gli occhi di tutti erano fermi su di lui. Kurt si godette quell'istante di suspense accertandosi che tutti fossero attenti prima di dire:
- Vi annuncio che Kurt Hummel si trasferisce ufficialmente a New York. -
- Davvero? - Esclamò Rachel, con gli occhi che scintillavano. - Vai davvero? -
- Certo. Non ho intenzione di restare in questo covo di sfigati un momento più del necessario. -
- E con covo di sfigati non intende il Glee club. - Precisò Finn con un sorriso.
- L'avevamo capito, grazie Finn. - Sentenziò Jo.
- E così, un altro di noi che lascia Lima. - Disse Rachel - Santana e Brittany vanno a Palm Springs, hanno una borsa di studio per meriti sportivi e si trasferiscono insieme. -
- Artie va a Hollywood a studiare cinema, vuole diventare regista. - Disse Kailey.
- Beh, io non mi muovo da qui, questo e poco ma sicuro. - Intervenne Jo. - Ho ancora tre anni di liceo davanti. -
- Oh, la nostra primina. - Disse Blaine, atteggiando la voce come se stesse parlando con una bambina.
Jo gli diede una gomitata nelle costole così forte che Blaine si ritrovò a tossire.

- Hai la mano pesante, per essere così piccina! - Disse ridendo.
- Felice di averti testimoniato il mio affetto, messer usignolo. - Disse Jo con una linguaccia.
- Anche io non vado lontano. - Disse Kailey, interrompendo l'ennesima schermaglia amorosa dell'ex usignolo e della sua migliore amica. - Mi sono iscritta alla Central State University. Hanno i migliori corsi di scrittura creativa dello stato. - Il suo sorriso lasciò intendere tutti i sogni nascosti in quella iscrizione all'apparenza così innocua. - E hanno corsi di arte e spettacolo, oltre che un auditorium. Nel caso sentissi troppo la vostra mancanza. -
Finn, Rachel e tutti gli altri sorrisero a loro volta: si trattava pur sempre di Kailey, quella che solo qualche mese prima aveva saltellato nei corridoi del liceo sentendosi Rapunzel; che sentisse la mancanza del Glee club e di tutto quello che comportava era decisamente possibile.
- Io resterò alla Meighton High. - Intervenne Jamie.
- Pensi di non essere promosso? - domandò Kailey, incredula.
Sapeva che Jamie, nonostante la sua allergia ai club di canto corale e alle regole in generale, era un ragazzo brillante e sapeva quanto voleva andarsene da quel liceo che gli aveva messo le catene ai piedi, obbligandolo a ballare e cantare contro la sua volontà.
- No, affatto, ma hanno ottimi corsi di canto per il dopo diploma, penso di andare lì. Lascio perdere balletti e costumi e mi specializzo nel canto. Così poi potrò realizzare il mio vero sogno. - I suoi occhi brillavano e Kailey sorrise: le piaceva vederlo felice e determinato, soprattutto dopo che per un anno intero lo aveva visto sofferente e schiacciato da quella scuola che tanto non sopportava.
Finn, invece, disse che non aveva idea di cosa voleva fare della sua vita:
- Al momento credo che rimarrò qui, a lavorare da Burt. L'officina non mi dispiace e non provo così tanto odio per questa città. Magari un giorno me ne andrò anche io... ma non subito, almeno. -
Blaine raccontò dei suoi progetti per andare alla Juilliard e il discorso scivolò sulle persone che sarebbero rimaste a Lima.
Tina e Mike, la signorina Pillsbury, il professor Schuester...

La discussione aveva preso toni più lenti, le voci si erano abbassate e le teste ciondolavano. Ben presto il silenzio del sonno avvolse la stanza.
Jo dormiva con la testa posata sul torace di Blaine, disteso sul divano con un braccio attorno alle spalle della sua ragazza.
Kurt si era addormentato sulla poltrona, con ancora le gambe accavallate e le braccia incrociate sulla sua Fred Perry color amaranto, la sua posa abituale di quando stava discutendo di qualcosa di importante.

Kailey dormiva acciambellata su un pouf sul tappeto e Jamie si era addormentato vicino a lei, fronte contro fronte, tenendola per mano. La margherita era caduta dai capelli di Kailey e ora riposava, appassita, tra le pieghe della sua gonna.
Il silenzio ovattato della notte fonda fu rotto da una canzone, intonata sottovoce da una dolce voce maschile.
Finn, con il capo posato contro la finestra, cantava tra sé e sé, con gli occhi chiusi e la sola luce argentata dei lampioni ad illuminare il suo profilo serio.

    I want a girl who'll be all mine,
    the one to say I'm her guy
    some are sweet, that's for sure
    I wanna be the boy she's looking for


Si voltò e guardò i suoi compagni illuminati dalla luce fredda dei lampioni.
Si avvicinò a loro con una grazia che non gli era abituale, senza fare rumore, e si inginocchiò vicino al divano. Rachel dormiva con i capelli bruni in disordine e un'espressione seria dipinta sul volto. Finn le scostò i capelli dal viso, ravviandoli con una carezza, e le fece scivolare addosso una coperta.

     Twinkle twinkle little star
    do you know how loved you are?

Rimase fermo ancora per un istante, poi si alzò in piedi e andò nella sua stanza, gettandosi sul letto ancora vestito e addormentandosi un momento più tardi.
















So di non aver aggiornato per giorni, ma l'università è iniziata e pretende le mie attenzioni.
So anche che questo capitolo è breve, ma ci tenevo a non spezzare il successivo, dato che è uno dei miei preferiti.
Ancora non sono riuscita a vedere la terza stagione (al momento sono ferma a Yes/No) e ovviamente la quarta non è nemmeno
lontanamente all'orizzonte, quindi vi ringrazio in anticipo per gli spoiler che eviterete di farmi.
Grazie a tutti voi, un abbraccio e al prossimo capitolo - il penultimo.
Bacini,
Flora

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Capitolo 35
*** Trentacinque ***


gleefanfic
trentacinque

venerdì sera, palestra del McKinley





La palestra era colma di palloncini argento e oro, per il ballo dei ragazzi dell'ultimo anno: gli addobbi bianchi, panna e grigio perla facevano risaltare i colori di tutti i vestiti e le decorazioni, sobrie e scintillanti, facevano sembrare il soffitto della palestra un cielo pieno di stelle. La sera era calda e serena e nell'aria si sentiva già il profumo dell'estate imminente. Kailey e Jo erano ferme appena fuori dalla palestra e stavano aspettando tutti gli altri.
- Ancora non so come hai fatto a convincermi. - Disse Jo, stringendo la borsetta di velluto tra le mani per impedirsi di toccare ancora i capelli o il vestito.
- Io non ho fatto niente. Le spiegazioni devi chiederle a Blaine. -
- Lo farei, se non diventassi afona ogni volta che mi sorride. -
- Potere dell'amore. - Rise Kailey.
Jo sospirò, guardando il proprio riflesso nella porta a vetri della palestra: aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo sul lato del viso, una cascata di lucenti ciocche scure come l'ebano che accarezzavano le spalline turchesi dell'abito che portava. Era il vestito più aderente che avesse mai indossato, di un colore che ricordava il cielo dell'estate, abbinato a un paio di scarpe argentate dal tacco basso. Quando era uscita da Macy's dopo aver comprato quelle cose si era chiesta perchè avesse speso tutti quei soldi. Mentre lei navigava nel dubbio e temeva di aver fatto un acquisto che l'avrebbe fatta sembrare un salame o, peggio ancora, un manico di scopa vestito a festa, Kailey trillava e cinguettava come un uccellino, felice all'idea di vedere la sua migliore amica in una mise più elegante e femminile del solito.
Invece - nonostante tutte le sue funeste previsioni - quel vestito era veramente perfetto, Jo doveva ammetterlo: era esattamente della sua misura e rendeva onore ai suoi quindici anni con una eleganza veramente impareggiabile. Kailey le aveva passato il mascara con i glitter sulle ciglia, più lunghe e brune che mai ora che erano accompagnate da una semplice linea di matita nera e come tocco finale le aveva spolverato la sua cipria coi brillantini sulle spalle scoperte.
Per la prima volta nella sua vita, Jo si sentiva una giovane donna.
- Non farti illusioni, Kailey. Domani shorts e t-shirt, come al solito. - Esclamò all'improvviso, imbarazzata dal suo stesso sguardo ammirato.
- Certo, anche io. Ma perchè rinunciare ad essere principesse per una sera? - Replicò Kailey con una piroetta.
La gonna di chiffon verde pastello le ondeggiò intorno per un momento, poi ricadde con onde morbide sul tulle bianco della sottogonna. Con quell'abito leggero, le scarpine da charleston color panna e i riccioli color tramonto decorati qua e là da delle minuscole roselline bianche Kailey sembrava una fatina uscita da una delle opere di Cicely Mary Barker.
- Jo, sei stupenda! - Esclamò Mercedes all'improvviso, comparendo alle loro spalle.
- Merito di Kailey, è lei la mano dietro a tutto questo. - Si schermì lei.
- La base è tutta sua però. - Disse Kailey con un'occhiata complice.
- Il brutto anatroccolo è diventato un cigno, allora! - La voce di Puck intervenne nella discussione e il ragazzo comparve, elegantissimo nel suo smoking bianco e nero.
- Parla per te, micetto spelacchiato. - Lo rimbeccò Jo.
- Il lupo perde il pelo ma non il vizio! - Esclamò Mercedes ridendo.
- Arrivano gli altri. - Disse Kailey, indicando Kurt e Rachel in fondo alla via.
La macchina di Finn si era fermata nel parcheggio e anche Santana, Brittany e Blaine si stavano avvicinando.
Mezz'ora più tardi, l'allegro chiasso della palestra circondava Jo, al suo primo ballo della scuola. Ragazzi più o meno noti le giravano intorno e qualcuno doveva aver già attinto abbondantemente dal punch perchè la Sylvester stava cacciando un paio di ragazzi dall'aria alticcia.
- Prendiamo qualcosa? - Propose Blaine sfiorandole l'orecchio con le labbra per farsi sentire al di sopra della rock band sul palco.
Jo scosse la testa, stupita per l'ennesima volta di quanto Blaine fosse bello: quella sera poi era più raggiante che mai, sorrideva con gli occhi e con le labbra e sembrava essere troppo su di giri per parlare.
Nel taschino della sua cravatta era infilato un iris azzurro: aveva portato a Jo un piccolissimo bouquet da mettere al polso fatto di fiordalisi, iris e non-ti-scordar-di-me. Aveva detto che non aveva avuto dubbi sul colore: qualunque cosa la sua ragazza avesse indossato, sarebbe stata blu.
Kailey e Jamie invece si erano fermati vicino alla pista da ballo e parlavano con Tina (in total black anche quella sera, con una vellutata rosa rosso scuro appuntata al vestito) e Mike. Tra i capelli di Kailey spiccavano il bianco e il rosa del fermacapelli fatto di margherite che Jamie le aveva appuntato tra i riccioli dopo averla salutata con un bacio. Jo tirò Blaine da quella parte, sperando di poter scambiare quattro chiacchiere con gli altri, ma Blaine la fermò.
- Vuoi ballare? - Domandò Blaine all'improvviso.
- Che io porti la gonna o la salopette, dentro sono sempre io, Blaine. Ti sembra che posso voler ballare? -
- D'accordo, magari più tardi. Andiamo a fare la foto per l'annuario? -
- Questa è sicuramente una proposta migliore. - Disse Jo.
La band sul palco stava suonando una divertente canzone di Katy Perry e l'atmosfera era accogliente e festosa, tanto piena d'emozione da far sentire Jo leggera come se avesse bevuto. Si misero in coda con il resto delle coppie ferme ad attendere il loro turno, e Jo si rese conto di non capire nulla, confusa dalla situazione e dalla musica alta: era consapevole solo della calda stretta del braccio di Blaine attorno alla vita e del suo delizioso profumo attorno a lei.
La coppia di ragazzi sul palchetto delle foto si avvinghiò in un bacio pieno di passione e Jo scoccò uno sguardo a Blaine, che la stava fissando con gli occhi dolci come il caramello di cui sembravano fatti.
- Non farti strane idee: niente bacetti, nella foto, ok? Ho anche io una dignità. - Disse Jo, cercando di non fare caso al fatto che era arrossita.
Già era strano essere lì, una delle poche primine in mezzo ai ragazzi dell'ultimo anno... se poi avesse anche fatto la foto in atteggiamento sdolcinato non si sarebbe più sentita lei. Blaine annuì, tranquillizzandola con un sorriso.
- Non c'è problema. -
Quando fu il loro turno, il fotografo li invitò a mettersi in posa. Blaine passò un braccio attorno alle spalle di Jo per stringerla a sé e il fotografo scattò.
Blaine fece per scendere, ma Jo lo trattenne per una mano, senza muoversi di un passo.
Si era resa conto di desiderare che quell'amore che l'aveva fatta sentire così speciale fosse sotto gli occhi di tutti.
Voleva dire a tutte le ragazzine del primo anno che potevano avere il ragazzo di cui erano innamorate semplicemente rimanendo sé stesse, senza dover mettere tacchi, etti di mascara o minigonna. Voleva dire al mondo che l'amore vero va oltre quelle sciocchezze.
E che si può conquistare anche se sembra una cosa veramente impossibile.
- Ci ho ripensato. - Disse, stringendo più forte la sua mano e guardandolo con intensità negli occhi. Poi si voltò verso il fotografo. - Può rifare la foto? -
Il fotografò sbuffò.
- Una sola. Guarda quanta fila. - Disse, accennando ai ragazzi che aspettavano e borbottavano per quella perdita di tempo.
- Oh, loro aspetteranno. - Disse Jo.
Tirò Blaine di nuovo vicino a sé e gli sorrise.
- Ehi, ma... -
- Ho cambiato idea. - Disse lei con un sorriso, posandogli una mano sulla guancia per voltare il suo viso verso di lei.
Si alzò appena sulle punte dei piedi, Blaine le posò le mani sulla schiena e chiuse gli occhi per posarle un tenero un bacio sulle labbra nell'istante esatto in cui il flash scattava di nuovo.


☆☆☆



Kailey e Rachel erano ferme vicino al buffet e chiacchieravano bevendo punch alla frutta: Jamie si era fermato a parlare con Finn, qualche metro più in là, ma la musica alta copriva del tutto le loro parole. Kailey aveva raggiunto Rachel nel momento in cui si era accorta che la ragazza stava fissando il palcoscenico senza vederlo con l'aria di chi era immersa in cupi pensieri e si era messa a chiacchierare con lei con il solo scopo di rasserenarla.
Stavano ricordando i primi anni al McKinley quando, all'improvviso, il fischio di riverbero dei microfoni anticipò uno strano silenzio. Blaine e Puck comparvero sul palco suscitando sussurri e mormorii tra tutti i ragazzi, ma la band attaccò a suonare e la voce dei due ragazzi riempì la sala impedendo qualunque commento.

    No one else could take your place
    I will always see your face
    When I'm awake and when I'm dreaming


- Adoro questa canzone! - Disse Kailey
- Allora vieni a ballare! - Esclamò Jamie, comparendo dal nulla al suo fianco.
- Jamie! No! -
- Scusaci, Rachel. - Disse Jamie con un sorriso, sfilando il bicchiere dalla mano di Kailey e abbandonandolo sul tavolo del buffet.
Prese Kailey per entrambe le mani e se la trascinò dietro sulla pista da ballo, abbracciandola per impedirle di scappare e ridendo assieme a lei del suo imbarazzo.
Rachel si voltò per appoggiare il bicchiere vuoto sul tavolo e in quel momento vide Finn, ancora appoggiato al buffet e solo qualche metro più in là.
- Ehi. - Gli disse, avvicinandosi.
- Ehi. -
- Tutto ok? -
- Detesto i balli della scuola. Tutti questi nastri, questa eleganza e quella sciocca questione dell'elezione del re e della reginetta. - Replicò Finn.

    Come back to me, I'll be here waiting
    Cause I'm on my knees and my love's not fading

- Sai, alla Meighton High ci sono dei fantastici corsi di perfezionamento per i diplomati. - Esordì Rachel all'improvviso.
Finn la guardò senza dire niente, con una intensa aria interrogativa negli occhi nocciola: perché gli stava dicendo quella cosa? Sapeva benissimo che alla Meighton facevano i corsi per i diplomati, Jamie sarebbe andato lì dopo il liceo, Kailey non faceva che parlarne...
- Certo, la selezione all'ingresso è durissima, per chi non ha studiato alla loro scuola, ma io non avrò sicuramente problemi. Ho un'estensione vocale e una capacità di interpretazione doppia rispetto a molte delle mie coetanee, anche rispetto a quelle presuntuose di quella scuola privata. - Continuò con sicurezza Rachel, guardando un punto fisso dall'altra parte della sala con l'aria fiera e determinata che tirava sempre fuori quando si parlava del suo talento.
Il senso di quella frase colpì Finn con la violenza di un pugno nello stomaco.
- E... e Broadway? - Domandò Finn, stupito.
All'improvviso Rachel mutò tono di voce, abbassando lo sguardo e parlando quasi in un sussurro:
- La settimana scorsa ho capito una cosa. Mentre tornavamo a casa mi sono resa conto che non ero felice. Non quanto avevo immaginato. -
Gli occhi color cioccolata di Rachel si alzarono incrociarono quelli nocciola di Finn, costringendo il suo cuore a fare una capriola.
- L'anno siamo tornati a mani vuote, è vero, ero delusa perchè non avevamo vinto... ma non posso negare che dentro di me ero felice. Quest'anno sono tornata con un premio favoloso tra le mani, ho davanti a me gli anni migliori della mia vita, ho ricevuto la risposta positiva alla mia domanda di ammissione a un'accademia a New York... ma improvvisamente tutte queste cose non hanno più tutta l'importanza che davo loro fino a qualche mese fa. -
Si fermò, abbassando gli occhi e stringendo le mani l'una nell'altra.
- Potrò diventare qualcuno, ma non sarò mai nessuno se non avrò vicino qualcuno che mi ama per quello che sono davvero. Qualcuno che mi ama così come sono, anche quando sono chiacchierona, anche quando faccio una tragedia di una cosa che non importa a nessuno fuorchè la sottoscritta, anche quando sono egoista ed egocentrica. Qualcuno che mi ami anche se non diventerò mai una star, perchè per lui sarò comunque una stella. -
Finn rimase immobile per un momento, dandosi il tempo di comprendere la frase della ragazza nel frastuono della palestra gremita, in mezzo alle grida dei ragazzi che ballavano e si divertivano attorno a loro.

    Cause I believe there's a place for you and me
    in this crazy world

Rachel si mise una ciocca di capelli ribelle dietro un orecchio, sbattè le ciglia due o tre volte e poi alzò lo sguardo verso Finn, con il sorriso fiero e luminoso di sempre.
- Allora... ammetti che è strano che il quarterback non abbia una dama, per il suo ultimo ballo. - Disse all'improvviso Rachel, cambiando tono di voce e cancellando con quella constatazione del tutto superflua l'atmosfera che si era creata tra loro fino a un momento prima.
Finn si avvicinò di un passo, togliendo un mazzolino di fiori bianchi dal centrotavola del buffet e porgendolo a Rachel con uno dei suoi adorabili mezzi sorrisi.
- Ti basta come bouquet? -
Rachel non si rese conto di quello che stava succedendo finchè Finn non le infilò i fiori tra i riccioli castani raccolti sulla nuca e le sfiorò la guancia con le dita.
- Ragazzi, che pezzo! - Esclamarono Puck e Blaine, raggiungendoli.
- Da quando voi due siete così amici da cantare insieme? - Domandò Artie, scivolando vicino a loro con un sorriso divertito.
- Da quando Finn ha deciso che preferiva stare qui a fare compagnia alle pizzette e ai salatini. - Replicò Puck.
- Avete fatto una figura strepitosa, ragazzi. - Disse Finn. - Non avevate bisogno di me. -
I suoi occhi saettarono, scintillando, verso Rachel. La ragazza ricambiò il suo sguardo con un mezzo sorriso: tra loro non c'era mai stato il bisogno di parlare, per capirsi.
Qualche minuto più tardi, Kailey rincontrò Rachel vicino alla postazione per le fotografie: ai suoi occhi non sfuggì lo sguardo acceso dei suoi occhi color cioccolata e le si avvicinò con un sorriso, sollevata nel vederla di umore migliore.
- Detesto gli annuari. - Esordì - Ogni volta devo trovare qualcosa da scrivere su quelli che mi rifilano davanti. È veramente difficile scrivere qualcosa più di "Buone vacanze" a persone con cui hai parlato solo quando si dimenticavano quali erano i compiti di storia! -
- I miei sono tutti intonsi. - Rispose Rachel.
- Davvero? - Domandò Kailey, pensando che era proprio triste che nessuno avesse mai fatto una dedica sull'annuario di Rachel... ma d'altronde la primadonna del Glee non era esattamente nota per la sua gremita cerchia di amici.
- Certo, ma ne sono felice. - Replicò Rachel con convinzione. -Perché quando sarò famosa, gli annuari con il mio volto di adolescente andranno a ruba, soprattutto se non sono scarabocchiati da qualche sedicenne con problemi a coniugare i verbi irregolari. -
- Sì, certo... Ehi, ma chi ti ha regalato quelle dafne? - Esclamò Kailey all'improvviso, notando i fiori tra i suoi capelli.
- Cosa? - Domandò Rachel, guardandosi confusa le mani e poi le scarpe.
- I fiori. -
- Oh... erano di un centrotavola. - Disse Rachel, sfiorandoli con una mano.
- Sono fiori bellissimi, sai che significano “non ti vorrei in nessun altro modo"? -
La musica cessò proprio in quel momento, lasciando la palestra in silenzio per un istante. Kailey vide Rachel addolcirsi all'improvviso e poi sfilare il mazzolino di dafne dai capelli.
- Ehi, ma dove stai andando? - Esclamò, quando la vide allontanarsi rapida tra la folla.
Finn stava parlando con Jamie vicino al palcoscenico. Rachel gli si avvicinò senza dire niente, divise il mazzolino di fiori e gliene infilò metà nel taschino della giacca. Poi si alzò in punta di piedi e lo baciò teneramente sulle labbra.
Kailey la raggiunse in quel momento, ancora stupita dal comportamento della sua amica.
- Andiamo via, Kailey, credo che vogliano restare un po' da soli. - Disse Jamie con un sorriso, prendendo sottobraccio la sua ragazza e allontanandosi
.


☆☆☆



La serata era quasi terminata: la band stava smontando, gli studenti se n'erano andati quasi tutti. Jo era seduta sulle ginocchia di Blaine e teneva i tacchi in mano: i suoi piedi, abituati alle scarpe da ginnastica, non avrebbero tollerato quella tortura un minuto di più.
- Finalmente sei tornata alla tua altezza normale. - Disse Blaine, scostandole una ciocca di capelli dal viso. - Mi piace dovermi chinare per baciarti. -
- Ehi, sono alta solo dieci centimetri meno di te. E posso crescere ancora, io. -
Blaine rise allegramente.
- Adoro farti arrabbiare. -
- Ci riesci benissimo. - Rispose Jo, mettendo il broncio.
- Perché poi adoro fare pace. - Disse Blaine in un sussurro, nascondendo il suo viso nell'incavo del collo di Jo e baciandola teneramente sotto l'orecchio.
Nella sala erano rimaste solo le ultime coppiette di innamorati e quelli del comitato degli studenti che si occupavano della sistemazione della palestra.
All'improvviso, il rumore di tacchi sull'impiantito di assi del palcoscenico attirò l'attenzione delle ultime persone rimaste in sala. Gli occhi di tutti si posarono sulla graziosa ragazza bruna vestita di bianco e sul quarterback che le stava accanto, sorridente e un po' impacciato.
Rachel prese per mano Finn, intrecciando le proprie dita alle sue, e iniziò a cantare con la sua dolce voce argentina, riempiendo la sala con tanta intensità da far ammutolire tutti. Cantava per sè stessa, cantava per Finn e per il loro amore ritrovato. Cantava con la passione che avrebbe voluto avere sul palcoscenico dell'auditorium di Seattle, per dimostrare al mondo che niente - niente - poteva valere quanto un amore come il loro.

    Never knew I could feel like this
    Like I've never seen the sky before
    Want to vanish inside your kiss
    Every day I love you more and more

Non c'era la musica ad accompagnarli, non c'erano i microfoni ad amplificare le loro voci. Il silenzio però sembrava adattarsi ancora meglio a quel duetto spontaneo e appassionato, improvvisato quando ormai la festa era terminata. Jamie tese a Kailey una mano e la guidò al centro della palestra, Jo scese scalza dalle ginocchia di Blaine e lo trascinò in pista per ballare abbracciata a lui quell'ultimo, romanticissimo lento.

    And there's no mountain too high, no river too wide
    Sing out this song and I'll be there by your side
    Storm clouds may gather, and stars may collide
    But I'll love you until the end of time.















Questo capitolo mi lascia sempre con le lacrime agli occhi,
ogni volta che lo rileggo mi commuovo...
come se non fossi stata io stessa a scriverlo!

Spero di non essere uscita troppo dal carattere di Rachel,
nel suo discorso con Finn, ma volevo a tutti i costi mettere in luce questo lato di lei
che secondo me esiste, anche se quasi nessuno lo vede:
come tutti, anche lei cerca qualcuno da amare. [cit. necessaria!]

Grazie a tutti per aver seguito la storia fino a qui.
Non so come finirà la terza stagione, dato che non l'ho ancora vista...
ma so come finisce questa, e mi dispiace annunciare che il prossimo sarà l'ultimo capitolo.

Alla prossima. Bacibaci.
Flora



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Capitolo 36
*** Trentasei ***


gleefanfic
trentasei

sabato mattina, cortile del liceo McKinley





Era una stupenda mattina di giugno e il sole splendeva, dorato e caldo, al centro di un cielo così azzurro che sembrava dipinto.
Il palchetto per la consegna dei diplomi era stato allestito all'aperto, tra la palestra e la mensa, nell'unico ritaglio di prato del giardino del McKinley. La folla di amici e parenti si era già sistemata sulle panche, mentre sul palco stava la tavolata piena di diplomi arrotolati, i cui nastri rosso scuro scintillavano al sole.
Mentre i diplomati aspettavano il momento della consegna chiacchierando qua e là nel cortile,
Jo era ferma, imbronciata, sotto la tettoia vicino alla mensa.
- Non posso venire. - Continuava a dire. - Se rimango troppo tempo al sole mi spuntano le lentiggini. -
Blaine era appoggiato accanto a lei, bellissimo nella sua camicia marrone abbinata a un farfallino color caramello che richiamava il colore dei suoi occhi.

- Non sapevo che tu avessi le lentiggini. - Disse Blaine, con un sorriso suadente.
- Perché dopo le vacanze mi chiudo in casa il tempo necessario per farle sparire! Le detesto! - Esclamò Jo, incrociando le braccia sulla t-shirt azzurro chiaro e lanciandogli uno sguardo obliquo.
- Avanti, non ti vorrai perdere la consegna dei diplomi per un motivo così stupido! E poi vuoi perderti l'attimo in cui finalmente metà delle Cheerios lasceranno la scuola? -
Jo sospirò, guardando i ragazzi che iniziavano a raccogliersi ai piedi dei gradini che portavano sul palco e iniziare ad indossare le toghe rosse da diplomati sopra i loro vestiti di tutti i giorni. Riconobbe Kailey, nel suo vestito bianco e rosa a quadretti e con i riccioli rossi sciolti sulle spalle; Rachel era dietro di lei, portava una camicetta gialla, era aggrappata al braccio di Finn e sorrideva, più splendente e luminosa del sole di quel mattino d'estate.
Alle loro spalle c'erano Santana e Brittany, elegantissime e complementari - Santana era vestita di rosso, Brittany di verde scuro. Sembravano più grandi e più serie, senza la divisa da cheerleader.
"Chissà come si sentono strane, sapendo che non la indosseranno mai più." Pensò Jo, guardandole indossare i colori del McKinley per l'ultima volta.
- Avanti, andiamo. - Le disse Blaine, passandole un braccio attorno alle spalle e trascinandola verso le panchine;
la baciò rapidamente sulla bocca e poi raggiunse gli altri.
Jo trovò posto vicino ai genitori di Kailey nel momento esatto in cui la cerimonia iniziò.
Jacob ruzzolò sulle scale quando toccò a lui, Rachel si esibì in un sorriso esageratamente plateale e Finn si affrettò a sparire dal centro del palco. Puck si voltò verso la folla e lanciò un sorriso suadente a tutte le mamme che stavano assistendo, rimediandosi il solito brusio di approvazione femminile. Blaine si voltò un solo istante, sufficiente per lanciarle un'occhiolino e farla arrossire. Per consegnare il diploma ad Artie invece il preside Figgins dovette scendere a terra, dato che nessuno aveva pensato a un modo per far salire sul palco un ragazzo in sedia a rotelle; se Artie si era sentito in imbarazzo, non l'aveva dato minimamente a vedere e si era limitato a sorridere con superiorità e ad annuire ai balbettii di scuse del preside.
La cerimonia si era quasi conclusa, quando Jo si sentì urtare.
Jamie, con le guance rosse e i capelli dorati incollati alla fronte, si era fatto spazio a forza tra lei e la fine della panca.

- Sono in ritardo? - Domandò.
- Non ti sei perso niente, tranquillo. - Replicò Jo.
Il sole che ardeva di fronte a lui e a tutti i diplomati era impietoso e la fronte del preside era imperlata di sudore, quando finalmente la cerimonia di consegna dei diplomi terminò.
- Grazie, grazie. Siamo desolati, ma non siamo riusciti ad organizzare il buffet come previsto, dati gli ingenti tagli alle risorse scolastiche. -
Un brusio serpeggiò tra il pubblico, ma i ragazzi non parevano sorpresi: la loro vita scolastica aveva subito perdite peggiori.
- Rinnovo i complimenti ai nostri ragazzi appena diplomati e auguro loro tutta la fortuna che meritano. Grazie ancora, arrivederci all'anno prossimo. -
Il microfono fischiò, costringendo il preside a spegnerlo, e i ragazzi scesero dal palco.
In un'onda di entusiasmo, i loro cappelli volarono tutti in aria, una nuvola di promesse e speranza che oscurò per un istante il sole e il cielo turchese.
Poi la folla si dileguò e i ragazzi si dispersero.


☆☆☆



Kailey camminava nei corridoi deserti del McKinley con l'aria di chi stava dicendo addio alla propria casa. Ed era assurdo, perchè fino a un anno prima non vedeva l'ora di tagliare la corda e smetterla di vedere quei corridoi anonimi pieni di gente ipocrita e arrogante capace solo di ignorarla o prenderla in giro.
E adesso le veniva da piangere solo all'idea di non tornare più lì.
Jamie l'aveva abbracciata e baciata dopo la consegna dei diplomi, dicendole che era felice di avere davanti una intera estate per stare con lei, ma Kailey era troppo triste per la fine del liceo per poter apprezzare quello che stava iniziando.
- Devo ancora svuotare l'armadietto. - Aveva detto in un sussurro.
- Allora vai. Ti aspetto nel parcheggio. - Aveva risposto Jamie, baciandola su una guancia.
Il suo buon profumo di agrumi l'aveva fatta sorridere, ricordandole il momento in cui l'aveva conosciuto, e Kailey si era detta che doveva smetterla con la tristezza: la sua vita era ai blocchi di partenza e non poteva lasciarsi trattenere dai ricordi stupendi che la legavano a quel liceo.
Svuotò il suo armadietto nel minor tempo possibile e si avviò verso l'uscita stringendo tra le braccia un paio di quaderni, qualche foglio scarabocchiato con storie a metà e l'annuario del suo ultimo anno.
Aveva messo la mano sulla maniglia del portone, quando si sentì costretta a guardarsi alle spalle. Lasciò andare la maniglia e tornò indietro, svelta, lasciandosi portare dal cuore senza domandarsi perchè avesse preso quella decisione.

Aveva bisogno di rivedere quell'aula un'ultima volta, di sedersi sulle sedioline di plastica un'ultima volta, di cantare lì un'ultima volta.
Raggiunse l'aula di canto con le lacrime agli occhi... e rimase di sasso quando vide che attorno al pianoforte c'erano tutti gli altri membri del Glee club.
- Kailey! - Esclamò Tina sorridente.
- Abbiamo appena mandato Jo a cercarti! - Esclamò Kurt.
- Cosa... cosa ci fate, qui? - Esclamò Kailey, stupita.
- Quello che ci fai tu. - Disse Mercedes con un sorriso. - All'inizio eravamo solo io e Kurt, poi è arrivata Rachel, poi Tina e Artie... e piano piano sono arrivati anche tutti gli altri. -
Kailey fece un passo avanti e notò che sul pianoforte erano aperti gli annuari di tutti.
Tina aveva messo a disposizione i suoi pennarelli colorati e ogni annuario era un arcobaleno di frasi, firme e commenti divertenti.

- Volevamo che ci fossi anche tu, all'ultima riunione delle Nuove Direzioni. - Disse Kurt.
- Non l'ho trovata da nessuna parte! - Esclamò Jo, entrando col fiatone nell'aula.
- L'abbiamo trovata noi. - Disse Artie con un sorriso.
Kailey
posò il proprio annuario insieme a quello degli altri, pensando che non poteva esserci un finale diverso, per l'anno scolastico che aveva appena passato.
Il professor Schuester passò davanti all'aula di canto in quel momento.
- Ragazzi, cosa ci fate qui? - Domandò stupito.
- Firmiamo gli annuari. - Disse Finn con innocenza.
- Ma... dobbiamo andare, non possiamo stare qui. Non vedevate l'ora di andarvene e adesso non riuscite a lasciare questo posto? - Disse con un sorriso.
Nessuno ebbe il coraggio di rispondere e il professore tornò serio per un attimo, guardando gli occhi bassi e i visi mesti. Poi si tolse la tracolla e la posò sul pianoforte.
- Sapete cosa facciamo? -
Gli occhi di tutti si alzarono verso di lui.
- Facciamo in modo che quest'ultimo momento qui resti per sempre nei nostri ricordi.. -
Andò in mezzo a loro, mettendo un braccio attorno alle spalle di Finn e uno attorno a quelle di Rachel. I due alzarono gli occhi verso di lui, mentre il professore sorrideva, commosso.

    Remember the moment of change
    is it all straight ahead or behind you?
    well maybe if you look around
    you’ll see everything’s perfectly clear


Nessuno riuscì più a tenere gli occhi bassi e a fare finta di non essere presente; il professore si voltò, portando con sé Finn, Rachel e il resto del gruppo al centro della sala. I loro occhi si posarono sull'angolo dove di solito stava la band, sulle gradinate, sulle sedie di plastica.
Su quei posti così noti, così banali eppure così pieni di emozioni e di ricordi.

 
   Picture it all in your mind


La voce da contralto di Tina continuò la canzone, con gli occhi pieni di ricordi lontani e vicini. Forse con la consapevolezza che, quando aveva messo piede in quell'aula per la prima volta, era una adolescente timidissima. Balbettava, perfino. Un sorriso le comparve sul volto mentre guardava Artie e poi Mike.
Le voci di tutti si unirono nel ritornello, stringendosi gli uni agli altri, mentre già alcuni occhi si riempivano di lacrime di commozione.
Jo e Blaine presero la parola per le battute successive.

    You feel like you’re lost in the crowd
    watching life go on without you

La voce di Kailey, dolce e cristallina, si alzò improvvisamente nell'auditorium, spiazzando tutti e continuando la canzone con naturalezza, nel silenzio che regnava nell'aula vuota. Sapeva che tutti si sarebbero voltati verso di lei, così Kailey chiuse gli occhi: non voleva che le sue emozioni le impedissero di mettere anche la sua voce in quell'ultima esibizione del Glee Club.

    Well baby it’s your turn to shine
    Everything’s starting right here

Ad un certo punto, Kurt prese Mercedes per mano, stringendola forte. L
a ragazza ricambiò la stretta con un sorriso sincero e determinato. Le parole che si alzarono nella sala ricordarono loro che un aereo li attendeva: nel giro di una settimana avrebbero fatto le valigie e sarebbero andati a cercare fortuna a New York insieme.

    Don’t look away
    It’s the life that you choose, now believe it

Per tutta la canzone Finn era sembrato sovrappensiero, preso in qualche ricordo o qualche memoria che nessuno avrebbe mai potuto comprendere. I suoi occhi avevano lanciato uno sguardo verso Puck, poi verso Santana. E alla fine si erano posati su Rachel, la quale gli aveva sorriso con dolcezza. Finn le aveva sorriso a sua volta, un sorriso intenso e luminoso.


    There’ll come a day

    when you look up and see how good you are with me

Le loro voci si unirono in due versi pieni di significato, e ne
ssuno cantò con loro: era come se tutti sapessero perfettamente quando cantare e quando lasciare la voce solista a un altra persona.
Era la migliore delle loro esibizioni, e non avevano avuto nemmeno bisogno di prove. Non avevano avuto bisogno di spiegarsi prima come comportarsi, perchè erano diventati un vero gruppo.
Il ritornello esplose con tutta la potenza e l'energia delle Nuove Direzioni, dei Campioni Nazionali, di quegli "sfigati pieni di talento" che avevano trovato sé stessi in quell'aula. N
on avrebbero mai dimenticato il Glee club e le persone che ne avevano fatto parte: ognuno di loro sapeva che era grazie a quel gruppo se avevano scoperto chi erano davvero, i veri sogni e i veri desideri nascosti in tutti i loro cuori.
Non avrebbero mai dimenticato quel gruppo, quel posto e quel momento: la loro vita iniziava da lì.


    Remember where we are now

    open your eyes and take it all in
    Remember where we are now
    this is where your life begins.

Uscirono dall'aula tutti insieme, in uno strano silenzio. Brittany e Santana erano abbracciate, Kurt teneva Mercedes a braccetto. Jo teneva per mano Kailey e Blaine e le stringeva con la stessa intensità. Finn aveva un braccio attorno alle spalle di Rachel e la teneva stretta contro il suo fianco.
Dietro tutti loro veniva il professor Schuester. Si chiuse la porta alle spalle ma decise di non fermarsi a guardare l'aula vuota e in penombra. Preferiva tornare a casa con nella mente l'immagine dei suoi ragazzi che si allontanavano insieme lungo il corridoio, diretti verso il loro futuro.

















Ebbene sì, la storia si conclude qui.
Faccio veramente fatica a scrivere i finali, quindi vi chiedo venia se non vi è piaciuto.
Volevo dargli un tocco di malinconia, ma anche l'energia di chi sa che per ogni cosa che finisce ne inizia una nuova.
Spero abbiate apprezzato la storia e l'abbiate trovata in "Glee style",
io ho sognato e pianto con Kailey, Jo e tutti gli altri. Spero che anche per voi sia stato così.
Grazie per averla seguita con me. Grazie a Rea e DarkViolet, che l'hanno seguita passo passo
e grazie a Faith, che mi ha aiutato con la colonna sonora e con i suoi indispensabili consigli.
E ovviamente grazie a Jo, senza di lei questa storia non sarebbe mai nata.

Di una cosa sono veramente contenta: qualunque cosa accada nella terza stagione ufficiale,
questa rimarrà sempre la mia versione preferita della storia.

Grazie a tutti, davvero, di cuore.
Flora

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