Due anni dopo

di BalthierMid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'uscita dal college ***
Capitolo 3: *** La casa di Sheldon ***
Capitolo 4: *** Ritorno al college ***
Capitolo 5: *** La chiaccherata ***
Capitolo 6: *** Hannele ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


QUI ELENCHERO’ I PROTAGONISTI PRINCIPALI CON QUALCHE INFORMAZIONE:


NOME: Allyson
ETA’: 19 anni
STORIA: Allyson aveva 17 anni quando scoppiò l’epidemia. Vide sua mamma letteralmente sbranare suo padre, poi la uccise con un coltello quando cercò di sbranare lei. Da allora si è rifugiata come tanti altri nel campus del college di Collinwood, e da lì non è mai più uscita. Ha una gran forza d’animo, ma è molto insicura e spaventata per fare qualsiasi cosa.
 














NOME: Sheldon
ETA’: 32 anni
STORIA: Non si sa molto su di lui prima della Catastrofe. Si dice facesse il commesso in un negozio d’armi al porto di Collinwood, ma nessuno ne è sicuro. Si sa solo che dopo la Catastrofe si è barricato nel suo appartamento ed è uscito solo per fare dei raid contro gli “zombie”, indossando sempre il suo cappello portafortuna.
 















NOME: Emmett
ETA’: 55 anni
STORIA: Emmett è il colonnello a capo del rifugio del campus, che cerca disperatamente di eliminare gli “zombie” dalla città, ed è anche, con i suoi soldati, l’unico ad essere sopravvissuto tanto a lungo dopo l’attacco militare alla città, rimanendovi bloccato dentro come un civile.
 













NOME: Alice
ETA’: 20 anni
STORIA: Alice è la migliore amica di Allyson, che considera come una sorella. Hanno sempre fatto tutto insieme, senza mai separarsi. Neanche dopo la Catastrofe. Alice è molto furba e brava negli sport, ed ha anche una minima esperienza con le armi.
 













 


NOME: Roger
ETA’: 20 anni
STORIA: Roger è l’unico amico maschio di Alice ed Allyson. Si è fidanzato sia con Alice che con Allyson, anche se la cosa non è durata molto con nessuna delle due. Roger è un ragazzo simpatico e divertente, anche se forse un po’ troppo con la testa fra le nuvole.
 















NOME: Jason
ETA’: 38 anni
STORIA: Jason faceva il buttafuori nella discoteca “The Rising Star” prima della Catastrofe. Da allora si è rifugiato nella stazione della metropolitana vicino alla discoteca con il suo amico Juan e altre persone. Jason è molto narcisista, ma sa
anche aiutare chi lo aiuta.
 
  














NOME: Juan
ETA’: 40 anni
STORIA : Juan e Jason sono grandi amici dai tempi dell’università. I suoi genitori erano andati negli Stati Uniti dal Messico per fare fortuna, che a poco a poco fecero. Juan è rude, ma molto simpatico.
 


















NOME: Kassandra
ETA’: 35 anni
STORIA: Cassandra era andata a Collinwood per frequentare l’università, ma poi ci si era trasferita perché era andata a vivere dal fidanzato. Avevano in progetto di sposarsi, ma poi è scoppiata l’epidemia, e lei lo ha dovuto uccidere perché contagiato. Da allora non è più la stessa.
 
















NOME: Rose
ETA’:  37 anni
STORIA: Rose viveva nella Grande Mela ma, stufa della vita caotica e stressante di New York, si è trasferita in una città grande uguale ma meno caotica, in una graziosa casa di periferia con il marito, scomparso dopo la Catastrofe.
 


















NOME: Sarah
ETA’: 42 anni
STORIA: Sarah è a capo delle Amazzoni, un’organizzazione che ha preso il controllo della parte orientale della città, ed è in perenne guerra con i Razziatori, gente senza scrupoli che uccide per poter sopravvivere. Sarah è fredda e poco espansiva, ma molto forte.
 

















NOME: Themistocles
ETA’: 45 anni
STORIA: Themistocles è andato negli Stati Uniti quando l’azienda per cui lavorava gli fece la proposta, che accettò senza indugi. Dopo la Catastrofe, ridotto alla fame ed allo stremo, diventò un Razziatore, uccidendo molta gente per rubare loro il cibo. Si è sempre pentito di questa scelta ed ha sempre cercato di redimersi, senza successo.
 

















NOME: Yuko
ETA’: 26 anni
STORIA: Yuko è figlia di Keisuke, capo della Yakuza di Collinwood. Ha sempre odiato il padre per ciò che faceva e, all’età di 20 anni, scappò dalla città, ma suo padre la ritrovò. Dopo la Catastrofe riuscì a scappare di nuovo, e si nascose tra le Amazzoni di Sarah, dove ebbe la sua protezione. Porta sempre con sé due katane rubate al padre. Yuko è dolce e gentile, ma molto vendicativa.
 
















NOME: Hannele
ETA’: 29 anni
STORIA: Hannele, la svedese dagli occhi di ghiaccio, faceva parte dell’esercito come caporale quando scoppiò l’epidemia. Vedendo i metodi usati in quelle occasioni, litigò animatamente con il suo colonnello, fino ad arrivare ad una colluttazione. Per questo fu mandata in prigione, ma riuscì a scappare, rimanendo però rinchiusa in città con gli altri prigionieri. Da allora lei e gli altri si sono barricati all’hotel Alexander, uscendo il minimo necessario.
 















NOME: Leilani
ETA’: 31 anni
STORIA: Leilani era in vacanza a Collinwood con i suoi genitori quando è scoppiata l’epidemia. Sua madre si era trasformata, suo padre invece è scomparso. Da allora è sempre alla disperata sua disperata ricerca, ma non lo ha mai ritrovato. Leilani è molto espansiva e solare, anche se li alterna a momenti di depressione.
 


















NOME: Valentin
ETA’: 40 anni
STORIA: Valentin era andato a Collinwood dalla Russia per trovare il marito di Rose, suo grande amico di infanzia. Scoppiata l’epidemia, si è barricato con Rose nella casa di lei, sperando un giorno di ritrovare l’amico. Valentin è molto forte ed alto, ma non sa molto l’americano.






 







PROLOGO
 
Allyson entrò come al solito dalla porta sul retro, dopo aver lasciato in garage la bicicletta. In quei giorni al telegiornale si sentivano strane notizie di gente morta in modo violento, ma lei non ci faceva caso. Era quasi il primo Aprile.
"Mamma, sono a casa !"
Nessuno rispose. Solo uno strano mugolio proveniente dal salotto. Chiuse la porta e si fermò.
"Mamma ?"
Allyson lasciò la cartella vicino al frigorifero, poi camminò lentamente verso il salotto. “E se ci fosse un assassino in casa ?” pensò, ma rise tra sé e sé per la stupidità della domanda.
"Mamma !" urlò più forte. Niente. "Haha, bello scherzo, ora però esci da dovunque tu ti sia nascosta !" Un altro mugolio. Poi un urlo strozzato.
Si appoggiò al muro e guardò in salotto. A terra c’erano macchie di sangue. Il suo cuore cominciò a battere più forte, non riusciva più a pensare, le girava la testa alla vista del sangue.
"A … Al … Ally …"
"Papà ?!"
Si staccò dal muro e corse in salotto, dove dietro al divano era disteso suo padre, in una pozza di sangue, con la pancia aperta e le budella di fuori. Allyson cominciò a piangere. Le veniva anche da vomitare. Si accasciò a terra e pianse, urlando.
"Papà, che cosa ti … Hanno fatto ?! Perché … Aiuto !" Si alzò e si guardò intorno.
"Chi … Chi è stato ?!"
"La … M … Mam … Ma …"
"Dov’è ? L’hanno … L’hanno portata via ?!" Urlò singhiozzando. Gli strinse la mano insanguinata.
"L … Lei …"
QUALCUNO stava scendendo le scale. Allyson si alzò e si nascose dietro al divano. Aspettò, mentre lo scricchiolio delle scale aumentava. Trattenne il respiro, poi calò il silenzio in casa. Allyson si alzò quanto bastava per vedere oltre il divano, ma non vide nessuno. Stava per riabbassarsi quando sua madre saltò verso di lei urlando e rovesciando il divano, che schiacciò suo padre. Allyson urlò più forte e corse via piangendo, verso la cucina e la porta sul retro.
"Mamma ! Cosa … Aiuto !"
La madre continuava ad inseguirla, senza fermarsi. Quella non era sua madre. Era tutta coperta di sangue, aveva gli occhi bianchi ed inespressivi. Allyson arrivò alla porta, ma si dimenticò che l’aveva chiusa quando era entrata. Tremante cercò di aprirla, quando la madre le tirò la gamba . Lei si tenne ad un cassetto, ma la madre la trascinò più forte facendola cadere a terra e portandosi dietro il cassetto. In casa ci fu un tintinnio di forchette, coltelli, cucchiai e altri oggetti metallici. Allyson continuava ad urlare ed a dimenarsi, quando cercò di prendere un coltello. Riuscì a prenderlo. Con le ultime forze che aveva, conficcò il coltello nel cuore di sua madre. Schizzi di sangue sporcarono i candidi mobili della cucina ed i vestiti di Allyson. La madre continuava ad urlare, fino a quando Allyson non penetrò il coltello in profondità. Allora smise di urlare, accasciandosi a terra. Allyson si alzò tremante, appoggiandosi al muro. Cominciò a piangere, a piangere sempre più forte. Poi estrasse con fatica il coltello e scappò via, verso una meta non precisata.

 
 
 
Buondì a tutti !!!!
Questa è la mia seconda storia che scrivo ^.^
Quest’idea mi frullava in testa già da un po’, poi alla fine l’ho fatto :D
Le immagini le ho prese da un gioco, Zombie Pandemic, che vi consiglio calorosamente di provare.
Mi sono ispirato a questo browser game per alcune cose, ma la storia (così come i nomi e la città) è TUUUUUTTA mia invenzione
SPERO VI PIACCIA E CHE RECENSITE IN MOLTI
 
P.s. Nel prossimo capitolo metterò altri personaggi :-)

 

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Capitolo 2
*** L'uscita dal college ***


CAPITOLO 1


Allyson si svegliò quando un soldato la buttò giù dal letto. Anche se dicevano di proteggere la popolazione, quei soldati non erano gentili con loro. Ma lei lo sopportava. Bastava che non la lasciassero in mezzo a LORO. Barcollò un poco con gli occhi socchiusi, coprendoli per la luce accecante del giorno. La giornata era stranamente limpida. Scese le scale che dal dormitorio andavano all’edificio principale, dove una volta c’erano le aule. Arrivata, entrò nella vecchia aula di chimica, dove vide Alice. Come ogni mattina lei era lì, alla finestra, che guardava oltre il recinto di filo spinato, come in attesa di qualcuno. Allyson si avvicinò lentamente.
“Un giorno forse capirò perché sei sempre lì” disse Allyson sorridendo.
Alice scese dal davanzale e si girò, mettendosi a posto i capelli.
“Oh, niente di che, non ti preoccupare …”
Allyson fece spallucce e si avvicinò.
“Hai già visto Roger ?”
“No, non ancora, ma …”
In quel preciso istante entrò correndo un ragazzo sui vent’anni. Le due amiche si girarono.
“Mi sono perso qualcosa ?”
“Roger !” disse Allyson, abbracciandolo.
“Ehi, non è che non mi vedi da millenni !”
“Lo sai che è così, Roger. E poi non ha tutti i torti. Potevi essere morto …”
“Ehi ! Non portare sfiga !”
Alice, girandosi dall’altra parte, rise. Roger la spintonò ridendo anche lui.
“Ehm … Ora andiamo a mangiare qualcosa ?” chiese Allyson. I due si girarono.
“Uhm, per me va bene. Andiamo” disse Roger, incamminandosi. Le altre lo seguirono.
Percorsero il corridoio delle aule e si diressero verso le vecchie cantine, ora adibite a mensa comune. Nel tragitto videro molte persone malate che urlavano di aver bisogno di medicine, ma nessuno le ascoltava. Dopotutto, di medicine non ce n’erano per nessuno. Erano finite da secoli. Ma nessuno aveva il coraggio di allontanarsi troppo dal College. Anche il cibo cominciava a scarseggiare. Le porzioni erano sempre meno. La gente dimagriva. Ed erano passati solo due anni. Entrati nella mensa, furono colpiti dal forte puzzo di muffa e cibo andato a male. Ad Alice venne un conato, ma si trattenne.
“Su muovetevi, c’è altra gente dopo di voi” disse un soldato, porgendo ai tre dei vassoi di plastica malconci.
Allyson si avvicinò al bancone e l’infermiera le diede una tazza di latte e dei biscotti forse scaduti, ma non ci fece caso.
“Vuoi altro ?” chiese la giovane infermiera, che aveva un vistoso taglio sulla faccia.
“No … Grazie” rispose Allyson. Aspettò i suoi amici e poi si diresse ad un tavolo.
Non parlarono per tutto il tempo, ognuno era immerso nei propri pensieri. Quando arrivò un soldato che si fermò davanti al loro tavolo.
“Chi di voi è Allyson …”
“Ehm, io. Che succede ?”
“Il colonnello ha bisogno di lei”
“Il … C … Colonnello ?!” disse Roger.
“Sì” il soldato si rigirò verso Allyson “Allora ?”
“Arrivo subito” disse con voce tremolante. Che cosa volevano da lei ?
Con passo spedito seguì il soldato che si apriva un varco tra la folla. Uscirono nel Campus ed entrarono nella tenda adibita a quartier generale.
“Aspetta fuori un attimo” il soldato entrò nella tenda. Allyson si avvicinò all’entrata e tese l’orecchio.
“Signore, è arrivata quella che ha chiesto”
“Bene”
“Ma, siamo sicuri accetterà ?”
“Se non lo fa, la obbligheremo. O la sfratteremo da qui”
Allyson si bloccò con gli occhi sbarrati. Che cosa volevano facesse ? Il suo cuore cominciò a battere più forte. Pensò di scappare, ma sapeva che avrebbe peggiorato la situazione. Si allontanò un po’ dalla tenda ed aspettò. Poi il soldato uscì e le fece cenno di entrare. La tenda era grande e buia, illuminata solo da una lampada al centro. Sotto c’era un lungo tavolo coperto di cartine della città e documenti. Si avvicinò titubante ad un uomo molto più alto di lei, sulla cinquantina. Indossava un’uniforme mimetica che sarebbe andata bene in una zona desertica, non in una città. Lui si girò e tolse il cappello, appoggiandolo sul tavolo. Squadrò Allyson con aria interrogativa, poi fece spallucce. Allyson si sentiva strana. Oltre ad aver paura, si sentiva stranamente felice, perché in pochi avevano visto in faccia il colonnello Emmett. Doveva essere qualcosa di seriamente importante.
“Bene. Eccoti qui. Avevo proprio bisogno di te. Ultimamente siamo a corto di persone che ci aiutino e …” fece una pausa. Allyson lo fissò. “Lasciamo perdere. Non sono bravo a girare intorno ad un discorso. Andiamo subito al punto. Ti dobbiamo mandare fuori dal College per prendere del cibo in un posto qui vicino. Non vai da sola, ovviamente. Accetti ?”
“Ehm … Non so così su due …”
“SI O NO ?!” disse alzando la voce. Allyson si spaventò.
“Uhm … Credo di sì …”
“Credi di sì ? Te la pongo in un altro modo: vuoi o no aiutare LA TUA COMUNITÀ ?!” alzò la voce sulle ultime tre parole. “La mia comunità ? Crede che io sia stupida ?” pensò Allyson, fissando la lampada che ormai emanava una debole luce.
“Allora ?”
“Ehm … Sì, accetto. Non credo di avere altra scelta. Giusto ?” lo disse in un tono sarcastico, che fece visibilmente arrabbiare il colonnello. Le si avvicinò e si abbassò alla sua altezza.
“Credi di essere divertente ragazzina ? Se potevo di certo ora non ero qui ad elemosinare l’aiuto di una ragazza che ha paura della sua ombra, non credi ?” la prese per il colletto dell’uniforme “Accetti o no ?” Allyson si liberò dalla presa
“Ho già risposto sì …”
Il colonnello si rialzò e si ricompose. Prese il cappello e se lo rimise in testa.
“Bene, hai un’arma ?”
“Ehm, no … Signore”
Il colonnello rimase allibito a quel “signore”, ma fece finta di non averci fatto caso.
“Bene. Edward, portala a prendere una pistola, credo possa bastare”
“Sì colonnello. Tu, andiamo”
Allyson seguì Edward per tutto il Campus fino alla sezione distaccata dove c’era la palestra. Ora era il magazzino dove l’esercito aveva messo medicine, armi, munizioni, viveri. Ma ormai era quasi vuota. Edward si nascose dietro a delle alte pile di casse, poi uscì con una scatola dove c’era scritto “pistole”.
“Scegli”
Allyson aprì la scatola e fissò le varie armi. Per lei erano tutte uguali, non ne aveva mai impugnata una.
“Ma io non so … Non so usarle”
“Imparerai sul campo” Edward ridacchiò, facendo spaventare la ragazza.
Allyson frugò nella scatola quando prese una pistola, piccola e maneggevole. Il freddo ferro portatore di morte luccicava alla luce del sole.
“Questa”
“Vuoi sapere cos’è ?”
“Ok …”
“Una Snub Nose 9mm. Piccola ma maneggevole e veloce”
Allyson fu sollevata dalle sue parole. “maneggevole e veloce”. Ma sapeva che dipendeva tutto da lei. Se lei non fosse stata veloce, LORO l’avrebbero sbranata. Ma cercò di non pensare a queste cose, doveva essere un poco positiva almeno. Edward prese la pistola, la caricò e la ridiede ad Allyson.
“Ora che hai scelto, andiamo ai cancelli”
Allyson seguì ancora una volta Edward. Alla fine arrivarono ai cancelli. Sempre se si potevano chiamare così. Erano delle grandi lamiere sovrapposte prese da una fabbrica lì vicino, coperte di filo spinato e circondate da sacchi pieni di sabbia come prima linea di difesa. Edward fece un cenno ad uno dei due soldati addetti alle porte. Questo con fatica aprì la pesante porta quanto bastava per far uscire una persona. Però non fecero uscire Allyson.
“C … Cosa aspettiamo ?”
“Che arrivino gli altri” rispose Edward. Dopo poco arrivarono un ragazzo ed una ragazza, probabilmente fratelli.
“ORA FUORI !” urlò il soldato della porta.
“Aspetta un attimo, John. Devo dargli le istruzioni” Edward si avvicinò “Allora, ascoltatemi bene. Appena usciti di qui, girate a sinistra verso l’ospedale. Poi girate dopo circa 500 metri, cioè la quarta a destra, e andate fino in fondo. Poi ancora a sinistra. Lì troverete un supermercato. Entrateci e prendete quanto più cibo potete. Capito ?” tutti e tre annuirono. Edward gli diede degli zaini. Poi uscirono. Dietro di loro si chiuse la porta. Ora erano fuori. Il silenzio dominava la città. In lontananza si sentiva solo il canto degli uccelli. Un tempo si sarebbe sentito molto di più, pensò Allyson. Macchine che si muovevano, gente che parlava, il suono dei clacson …
“MUOVETEVI !” urlò il soldato della porta
“Io ho … Ho paura” disse il ragazzino.
“Quanti anni hai ?” chiese Allyson, abbassandosi.
“15 …” rispose il ragazzino.
“Credo … Sia meglio andare” disse la ragazza.
I tre, in silenzio, si incamminarono seguendo le istruzioni di Edward. Per ora andava tutto liscio come l’olio. Poi, vicino al supermercato, sentirono dei mugolii. La ragazza deglutì.
“D … Dobbiamo muoverci” disse tremando.
Corsero a perdifiato ed entrarono in velocità nel supermercato. Chiusero dietro di loro la porta dalla quale entrarono. Il supermercato era buio e silenzioso. A terra c’era cibo e grandi pozze d’acqua che probabilmente venivano dai freezer ormai spenti. Le luci di emergenza saltavano, dando un’atmosfera spaventosa al luogo.
“E ora ?” chiese il ragazzino, continuando a guardarsi intorno.
“Prendiamo quello che possiamo” disse Allyson, prendendo un sacchetto di patatine.
Dopo circa un’ora avevano preso tutto quello che potevano. I loro zaini erano pieni così tanto che non si chiudevano. Con cautela si diressero verso l’uscita. Allyson pensò che era stato tutto troppo facile in fondo. Se era questo che doveva fare, lo avrebbe fatto altre volte. Dei passi. Sentì dei passi mentre pensava.
“MUOVIAMOCI !” urlò. In risposta ricevette un urlo disumano. Era uno di LORO.
Il ragazzo urlò e corse verso la porta, le altre lo seguirono. Dopo poco apparve l’essere. Doveva essere il commesso del negozio. I suoi grandi e bianchi occhi inespressivi seguivano i fuggitivi senza perderli. Urlò di nuovo, poi si mise a correre, o almeno ci provò. Comunque aumentò la velocità. Allyson istintivamente tirò fuori la pistola e sparò. Colpì l’essere su una gamba, che si accasciò ed urlò. Arrivarono alla porta. Spaventati la aprirono. Ma fuori la situazione era peggiorata. Probabilmente attirati dalle urla, altri esseri erano giunti al supermercato.
“ODDIO, MORIREMO !” urlò la ragazza, correndo via.
“ASPETTA !” ma ormai era troppo tardi. LORO le erano saltati addosso e l’avevano placcata. Lei urlava di dolore e paura. Allyson si fece forza e sparò un altro colpo, che colpì uno di loro in testa. Questo non li fermò, anzi, ora gli altri puntavano lei.
“MARGARET ! MARGARET !” urlò il ragazzo, singhiozzando.
“DOBBIAMO ANDARE ! Mi dispiace, mi dispiace …” disse Allyson piangendo. Prese per mano il ragazzo e cominciò a correre. Ma LORO la seguivano ancora.
“Non voglio abbandonare mia sorella ! Torniamo indietro !” il ragazzo si liberò dalla presa di Allyson e si fermò.
“CHE FAI ?! DOBBIAMO SCAPPARE !” il ragazzo estrasse la pistola e cominciò a sparare a LORO. Ne uccise alcuni, ma alla fine uno arrivò da sinistra e gli saltò addosso. Ora le urla strazianti del ragazzino riempivano il precedente silenzio. Allyson rimase bloccata ad osservare quegli esseri che si cibavano del povero ragazzo, che continuava ad urlare. Schizzi di sangue ricoprivano gli esseri, mentre una pozza si estendeva sotto di loro. Allyson allora corse via cercando di fermare i conati. Dopo alcuni metri si accorse che aveva imboccato una strada sbagliata. Dov’era ? ora li sentiva. LORO le erano alle costole. Cosa fare ?
“Se … Se devo morire, morirò combattendo. Non avrei mai pensato di dirlo nella mia vita …” asciugandosi le lacrime, prese la pistola. Ancora 4 colpi, pensò. Quando arrivarono, mirò alle loro teste e sparò. Ne caddero 4. alla fine rimise in tasca la pistola ed aspettò la fine. Ma non arrivò. Sentì un forte sparo provenire dalla sua destra. Aprì gli occhi, e vide un uomo, che indossava un cappello da cowboy, sparare agli esseri. Tutti quelli che colpiva cadevano come steli di un fiore tagliati. Rimase lì, bloccata e coperta di sangue. Alla fine l’uomo lanciò una granata, che smembrò gli esseri restanti. Ora era salva. Tutto grazie a lui. Si lasciò andare ad un pianto. Aveva visto troppa gente morire in un solo giorno.
“Tutto bene ?” chiese l’uomo, porgendo la mano. Allyson la prese e si rialzò.
“G … Grazie. Grazie mille”
“Di niente. Non avrei potuto fare altro. Sono tempi duri questi, ci si da una mano l’un l’altro”
“Grazie. Sono viva grazie a te. Chi sei ?”
“Sheldon e  ... Basta. Piacere …”
“Allyson. Vengo dal college”
“Che ci fai qui ?” chiese con sguardo interrogativo Sheldon.
“Dovevo prendere viveri per …”
“Il colonnello giusto ? Quell’uomo ama mandare a morire la gente. Oggi ha ucciso due ragazzi, quel porco …”
“Devo tornare lì”
“Oggi no. Magari domani, oggi vieni da me. Non ti mando a morire pure a te. Si sta facendo sera …”
“Ma …”
“Niente ma. Vieni con me”
”Ma i miei amici …”
“I tuoi amici capiranno”
“Credo di non avere altre possibilità” disse sorridendo.
“Allora andiamo. Stammi vicino, Allyson”
Allyson annuì e si incamminò in silenzio con lui, diretta verso casa sua, probabilmente.

 
 
 
 
Buondì a tutti !!!!
Dopo varie peripezie, ecco il primo capitolo :D
Bello no ??
Ho deciso di non mettere personaggi oggi, li metterò ogni volta che ne appariranno di nuovi nella storia :-)
Quindi, che dire ?? Spero vi piaccia e … BUONA LETTURA !!!! :-)

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Capitolo 3
*** La casa di Sheldon ***


CAPITOLO 2
 
Dopo forse un’ora arrivarono davanti ad una vecchia palazzina. Tutto era sbarrato: porte, finestre, perfino i condotti dell’aria. Sopra la porta c’era un cartello scritto a grandi lettere: “SE AVETE BISOGNO D’AIUTO BUSSATE A QUESTA PORTA”. Da un buco in una finestra si intravedeva un volto che scrutava l’esterno.
“Che posto è ?” chiese Allyson fissando l’entrata.
“Consideralo come … Una specie di casa famiglia … Se ti serve aiuto vieni qui. Questo è il principio di questo posto”
“Ah, capisco … E tu perché sei qui ?”
“Io vivevo qui già da prima di tutto questo casino … Io e altri inquilini …”
Di colpo sbucò fuori dall’angolo del palazzo uno di LORO. Allyson urlò e si rifugiò dietro a Sheldon, che tirò fuori il suo fucile e sparò all’essere; questo cadde urlando in modo disumano, come tutti gli altri.
“Jacob, apri !”
“Tutto bene là fuori ?” rispose l’uomo all’interno.
“Apri e non fare domande !”
“Ok, ok, calmo Sheldon …”
L’uomo dopo aver spostato molti sacchi di sabbia e travi aprì la porta. Era un uomo sulla trentina, con grandi tagli sul braccio sinistro. Fece cenno ai due di entrare, che ubbidirono senza esitazioni; poco dopo essere entrati, Jacob barricò di nuovo l’entrata. Girandosi, notò Allyson. La squadrò con sguardo interrogativo, poi chiese:
“E questa … Chi sarebbe ?”
“L’ho trovata per strada a pochi isolati da qui. Viene dal college”
“Ehi ! Sembra che stai parlando di un’animale o di una prostituta !” disse Allyson guardando storto Sheldon.
“Calma, calma … Non intendevo …”
“Mi ritieni una ragazza di quel tipo ?!”
“Calma ! Ho detto che non intendevo niente di tutto ciò !”
Jacob rise. I due si girarono verso di lui.
“Ahah, sembrate padre e figlia !”
“Zitto Jacob” Jacob smise subito di ridere “Tornando a noi, mi scuso per qualunque cosa tu abbia capito, va bene ?” Sheldon tese la mano. Allyson la strinse, abbassando il capo.
“Scusa, è che …”
“Ti capisco. Non deve essere bello vedere i tuoi amici morire …”
“Non erano miei amici. Emmett ci ha mandati fuori così, non eravamo amici … Neanche ci conoscevamo”
“Oh … Ehm … Spero di …”
“No, non preoccuparti, è tutto a posto” disse sorridendo
“Ehm, possiamo andare ora ?” chiese intromettendosi Jacob
Sheldon sbuffò e rispose a Jacob: “Va bene lagna. Andiamo”
Salirono le scale che scricchiolavano ad ogni passo che facevano. Grandi infiltrazioni creavano pozze d’acqua sul soffitto ed anche sul pavimento. Ai piani superiori si sentivano delle voci. Senza neanche che Allyson se ne accorgesse, erano arrivati al quarto piano.
“Bene, siamo arrivati … Ehm …” disse Jacob
“Allyson” rispose lei “Piacere” i due si strinsero la mano. Jacob notò che Allyson continuava a fissare i tagli sul suo braccio.
“Vuoi sapere come me li sono fatti ?”
“Uhm, ok”
“Una donna vogliosa delle mie carni … Letteralmente !” disse ridendo.
“Ok. Ora ciao Jacob” disse sorridendo Sheldon. Poi lo spintonò verso le scale.
“Ehi ! Ho tante cose da chiederle !”
“Sì certo, tu vuoi portartela a letto, vero ? Sei in astinenza da quanto … Due anni ?”
“Brutto …” disse digrignando i denti.
“Ciao ciao !” Sheldon aprì la porta del suo appartamento e trascinò dentro Allyson. Poi la richiuse appena in tempo per lasciare fuori Jacob.
“Ehi ! Bastardo !” urlò Jacob da fuori, battendo i pugni sulla porta.
“Non ti sento …” rispose fischiettando Sheldon.
“Quando esci di lì io ti uccido !”
Poi tornò il silenzio. Jacob deve essere andato, pensò Allyson. Appoggiò lo zaino a terra e gironzolò per l’appartamento: era grande ma molto buio, illuminato solo da alcune candele, con grandi vetrate nel salotto quasi tutte sbarrate, due camere ed un bagno con una bellissima vasca. Utile, se ci fosse ancora l’acqua corrente. Dopo aver ispezionato l’appartamento, si lanciò letteralmente sul divano e sospirò. La giornata era stata fin troppo movimentata. Cercò di non pensarci, ma continuavano a tornarle in mente quel ragazzino: lui è morto per colpa tua Allyson, è tutta colpa tua, dovevi avere più polso, portarlo via, scappare con lui, non stare ferma a guardarlo morire. La sorella ormai non aveva più speranze, ma lui sì, lo hai lasciato morire, sei un mostro. “Non è vero !” urlò tra sé e sé. Ma sapeva che non lo era. Poteva salvarlo. DOVEVA SALVARLO. A poco a poco le lacrime le solcarono il viso, cominciò a piangere come non aveva mai fatto, si liberò di un grosso peso in questo modo. Non riusciva a smettere, era più forte di lei.
“Stai ancora pensando … A quei ragazzi ?” chiese premuroso Sheldon, sedendosi vicino a lei sul divano.
“P … Potevo … salvarlo … A … Almeno lui … Ma …” disse tra i singhiozzi Allyson.
“Non potevi fare niente. Era la prima volta che uscivi dal college, non sapevi cosa avresti dovuto fare …”
“S … Sono … Un … incapace … Non … M … Merito di … Vivere …”
“Non fare la stupida ! Tu DEVI vivere ! Sei giovane, hai una vita davanti ! Devi tornare dai tuoi amici !”
“F … Forse … Hai ragione …”
“Non forse. Io HO ragione” rispose sorridendo. Poi si alzò e disse: “Ora basta piangere sul latte versato. Hai bisogno di lavarti, non credi ?”
“Con … Cosa ?” disse asciugandosi le lacrime Allyson.
“Abbiamo una cisterna d’acqua sul tetto. Non sarà molto calda, ma almeno ci si può lavare”
“Grazie mille … Ancora. Non credi di stare facendo troppo per una sconosciuta trovata per strada ?”
“Ancora con quella storia ?”
“No, sto dicendo la verità … Non è troppo ? Potevi benissimo riportarmi da dove sono venuta”
“Lo farò. Ma non oggi, come ho già detto. Ormai è sera, non è sicuro andare in giro. Oltre a LORO, ci sono anche i Razziatori e …”
“E cosa ?”
“… La Yakuza”
“La Yakuza ?! A Collinwood ?!”
“Prima della catastrofe si mimetizzavano benissimo per non farsi beccare dalla polizia, ma ora la città è loro. Possono fare ciò che vogliono. Non c’è autorità”
“E l’esercito ?”
Sheldon rise di gusto a questa domanda. Allyson lo guardò con aria interrogativa e si allontanò di qualche passo. Vedendo questo, Sheldon si bloccò e rispose: “Ti sembra che l’esercito ci stia dando una mano ?! Non capisci, il tuo colonnello è bloccato in questa città come tutti noi ! Ecco perché non se ne va dal college, lo avrebbe già fatto se poteva ! Credi che al Presidente noi interessiamo ?! Ci avrebbe già aiutati se poteva !”
“Tu dici ? Io ho ancora fiducia in lui …”
“Ahah ! La perderai ben presto ragazza mia, bene presto …” fece una pausa, poi continuò “Bene, tornando a noi … Ora porterò dell’acqua per poterti lavare, ok ?”
“Va bene”
Sheldon aprì la porta e la richiuse subito dietro di sé. Allyson si rifondò sul divano e stette in silenzio con la testa appoggiata alle ginocchia. Cosa sarebbe successo tornata al college ? Mentre pensava, sentì la porta aprirsi. Si girò aspettandosi Sheldon, ma si trovò davanti Jacob. Sbarrò gli occhi e deglutì, poi si alzò in velocità dal divano e si allontanò da lui.
“Che fai ? Non credere a tutto quello che ti dice Sheldon, sarà lui il primo ad abusare di te” disse sorridendo Jacob.
“Cosa … Cosa stai dicendo ?!” Allyson continuava ad allontanarsi, fino a quando non arrivò alla parete. Che fare ? Ormai era in trappola.
“Su, non fare la difficile, ormai sei mia” si avvicinò a lei e le annusò i capelli. Subito Allyson gli tirò un calcio negli stinchi, facendolo urlare dal dolore mentre si inginocchiava.
“Non … Non ci provare nemmeno !”
“Brutta puttanella !”
“Jacob ! Come ti permetti ! Esci subito da questa casa ! VERGOGNATI !” urlò una donna dalla porta. Allyson alzò lo sguardo verso di lei e vide i suoi capelli riccioluti e la sua espressione arrabbiata. Prese Jacob per un braccio e lo trascinò fuori, tirandogli un calcio. Poi chiuse la porta e si girò verso Allyson.
“NON È FINITA QUI !” urlò Jacob ancora una volta da fuori la porta.
“Sono veramente desolata per tutto questo. Lascialo perdere, è un ragazzo impulsivo, tutto qui” poi, come illuminata da una geniale idea, riprese a parlare “Oh scusa, non mi sono nemmeno presentata. Sono Cornelia, la vicina di casa di Sheldon. Tutto bene ?”
“Sì sì, non si preoccupi. Sono Allyson, Sheldon mi ha salvata questo pomeriggio”
“Oh, è un ragazzo dal cuore d’oro, forse un po’ troppo violento in certi casi …”
Allyson sbarrò gli occhi. C’era qualcuno di normale in quel palazzo ?
“Oh, non ti preoccupare cara. Forse non avrei dovuto dirlo …”
In quel preciso istante entrò Sheldon con una grande bacinella piena di acqua. Fissò Cornelia come fosse un alieno, poi guardò Allyson.
“Non ti preoccupare Sheldon. Sono solo venuta ad aiutare questa ragazza, ora se vuoi me ne vado …”
“Non ti preoccupare, resta pure se vuoi. Per quale motivo dovresti aiutarla ?”
“Oh, il solito problema con tutte le ragazze … Jacob”
“COSA ?! CI HA PROVATO ANCORA ?!” Sheldon lasciò a terra la bacinella e si avviò per scendere le scale, ma Allyson lo fermò.
“Non ce ne bisogno …”
“INVECE SI !”
“Non farlo, ti prego. Se succederà un’altra volta, te lo dirò”
“Sei sicura ?”
“Sì. Ora, vogliate scusarmi, vado a lavarmi un po’” sorrise, trascinò in bagno la bacinella, la svuotò nella vasca e poi, quasi fosse una novità per lei, entrò nell’acqua. Erano anni che non si faceva più un bagno decente. Si sentiva felice. Forse non sarebbe dovuta tornare al college, qui era perfetto. Ma non poteva. Aveva degli amici lì. Con tristezza, decise di tornarci. Ma lo avrebbe fatto il giorno successivo, ora poteva godersi questo bagno. Stette immobile nell’acqua per almeno un’ora, poi, quando ritenne di essersi lavata abbastanza, si asciugò e si rivestì. Quando uscì dal bagno, trovò la tavola apparecchiata con delle candele al centro. Si avvicinò e guardò la tavola. Le faceva venire in mente molti ricordi: I pranzi della domenica, le cene di Natale, la mamma … Già. La mamma. Tutt’ad un tratto le ritornò alla mente quel giorno in cui la uccise. Ma quella non era sua mamma. O almeno, non lo era più. Aveva fatto bene, si ripeteva ormai da due anni. Ed era vero. Ormai era un mostro. Fu riscossa dai suoi pensieri vedendo arrivare Cornelia con dei piatti vecchi e sbeccati, ma riempiti di fumante pasta. Non pensò se potesse essere scaduta o meno, si sedette a tavole e, arrivato anche Sheldon, cominciò a mangiare. Finì per prima, da quanto era affamata. Finito il pasto, si sedette sul divano con Cornelia a parlare del più e del meno, come se tutto fosse normale. Come se il mondo là fuori fosse normale. Parlando con lei, capì che anche se tutto quello che c’è intorno a te cade a pezzi, puoi essere positivo. Cornelia ne era la prova. Viveva nel suo appartamento con i suoi due gatti, Piggy e Rocky. Viveva felice. Beata lei, pensò Allyson. Passato del tempo, quando ormai la luna era già alta in cielo, Cornelia si congedò e tornò a casa sua. Così Sheldon le mostrò dove era la sua camera. Bella, molto bella.
“Cerca di dormire stanotte. Domani si torna al college, ragazza mia”
“Farò del mio meglio” disse sorridendo. Poi Sheldon uscì e chiuse la porta.
Allyson rimase sola in quella stanza, andò sotto le coperte e, cullata dal rumore del vento, si addormentò.

 
NUOVI PERSONAGGI PRESENTI NEL CAPITOLO:
 
 
NOME: Jacob
ETA’: 33 anni
STORIA: Jacob è il guardiano del palazzo. Arrivò lì poco dopo la catastrofe, ben accolto da tutti. Jacob è un uomo simpatico e ligio al dovere, ma molto impulsivo
 




















NOME: Cornelia
ETA’: 48 anni
STORIA: Cornelia è la vicina di casa di Sheldon. Vive felice con i suoi due gatti siamesi Piggy e Rocky. Anche se impicciona, Cornelia aiuta chiunque ha bisogno e non si tira mai indietro; infatti è stata sua l’idea di adibire il palazzo a rifugio.
 
 
 
 
















Buondì a tutti !!!!
SECONDO CAPITOLO !!!! Ok, magari non è il capitolo che vi aspettavate, ma in questo ho deciso di far respirare un po’ la povera Allyson. Spero vi piaccia e … BUONA LETTURA !!!! :D 

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Capitolo 4
*** Ritorno al college ***


CAPITOLO 3

Allyson si risvegliò il mattino seguente nel silenzio più totale. Pensando che Sheldon stesse ancora dormendo, camminò con passi felpati verso la sua camera. Aprì con cautela la porta, guardò dentro, ma non vide nessuno. Il cuore le cominciò a battere più forte. L’aveva abbandonata lì da sola ? Impossibile. Magari era andato a prendere dell’acqua sul tetto.
“Mantieni la calma, Allyson. Non sta succedendo niente …” continuava a ripetere ad alta voce.
Poi le venne in mente un’orribile pensiero: e se LORO erano riusciti ad entrare ? Impossibile. Avrebbe sentito urlare. L’avrebbe almeno chiamata. Doveva essere sul tetto e basta. Quindi si incamminò verso la cucina per cercare qualcosa da mangiare. Quando sentì un rumore. Sembravano passi.
“S … Sheldon ? Cornelia ?” poi si bloccò “J … Jacob ?!”
Poteva essere tornato a finire ciò che non era riuscito a fare ieri ? Alla fine si avvicinò al fornello tremante e cercò nei cassetti vicini qualcosa di utile. Trovò un grosso coltello da cucina. Era la seconda volta che ne impugnava uno. Girandosi di scatto e facendosi forza, si allontanò dal mobile e si guardò attorno. Nessuno. Però sentì ancora un rumore. Passi. Tremava sempre di più. Le girava anche la testa. Sentiva che il cuore le stava per uscire dal petto. Lentamente andò in salotto e si appoggiò al muro. Sentì ancora dei passi. Provenivano dal bagno. Deglutì ed andò davanti alla porta del bagno, che era chiusa. Girò la maniglia ed aprì con un colpo secco la porta. Nessuno. Forse stava impazzendo. Sospirò ed abbassò la guardia, quando sentì QUALCUNO dietro di lei. Sbarrò gli occhi e rimase immobile. Poi, di colpo, si girò. Ancora nessuno. Abbassò la testa e cominciò a ridere. Una risata isterica.
“Sono … Pazza” disse ridendo. Poi qualcuno le toccò la spalla. Saltò dalla paura ed urlò così forte che fece tremare i bicchieri di cristallo nella vetrinetta in salotto.
“Ehi ! Ma sei impazzita ?” era Sheldon. Allyson si inginocchiò a terra “Tutto bene ?”
“Volevi farmi avere un infarto ?!”
“Perché ?”
“Questi stupidi scherzi !”
“Ma che …”
“Tu ti nascondi e poi sbuchi fuori di colpo !”
“Ma cosa … Io ero andato a prendere dell’acqua”
“Quindi … Non c’eri ?”
“No che non c’ero”
“Sto seriamente impazzendo allora. Ho sentito qualcuno qui”
“Avrai sentito qualcuno del piano di sopra. Non sono molto spessi i soffitti …” disse ridacchiando.
“Sicuro ?”
“Certo”
Allyson sospirò e si rialzò. Prese un po’ d’acqua e si lavò la faccia. Devo prendere una vacanza, pensò. Ai Carabi, magari. Sorrise per la stupidità della cosa. Non si poteva uscire da Collinwood. O almeno, non più. Dopo la catastrofe, il Governo decise di erigere un muro intorno alla città, chiamato semplicemente “Il Recinto”, affinché LORO non uscissero. Ma non avevano tenuto conto che c’erano anche delle persone. Era diventato una prigione quel muro. Una prigione per tutti e due. Finito di lavarsi la faccia, tornò in cucina e mangiò dei biscotti al cioccolato. Li assaporò uno ad uno, non ne mangiava da secoli.
“Sei pronta a tornare al college ?”
“Non so … Qui è molto meglio”
“Ormai ho fatto una promessa. Tu tornerai al college senza se e senza ma”
“Oh, ok. Non pensavo fossi così tanto di parola”
“Ora lo sai” rispose sorridendo. Si alzò dal tavolo ed andò in cucina. Allyson sentì che apriva dei cassetti e rovistava in cerca di qualcosa. Poi tornò con delle pallottole.
“Sono per la tua pistola. 9 mm. Ti serviranno in futuro”
“G … Grazie” Allyson le prese e le infilò in tasca.
“Allora, sei pronta ?”
“Sì. Mi preparo e possiamo partire”
Allyson andò in camera e prese le sue cose: lo zaino stracolmo, la giacca, gli stivali e la pistola. Con fatica ricaricò l’arma e la mise nella tasca della giacca, che poi indossò. Cosa avrebbe detto al colonnello ? Perché non era tornata subito ? Avrebbe pensato a delle scuse durante il viaggio. Poteva dire che si era rifugiata in un negozio per la notte, magari. Alla fine prese lo zaino ed andò da Sheldon con l’intenzione di dargli del cibo.
“Volevo che tu prendessi metà di questo per avermi salvata. Non credo interesserà quanto ho riportato indietro”
“No, non devi”
“Sì invece. Prendi e basta” disse mettendo sul tavolo alcune scatole di tonno.
“Oh, grazie. Possiamo andare ora ?”
“Va bene”
Allyson seguì Sheldon, che aprì e richiuse dietro di loro la porta. Mentre scendevano le scale, Cornelia aprì la porta del suo appartamento e fermò Allyson.
“Cara, vai via senza salutare ?”
“No … Sheldon aveva detto …”
“Non ti preoccupare. Ecco, prendi questo …” Cornelia mise nella mano di Allyson una collana con una piccola pietra come ciondolo.
“Quello è un diamante”
“Oh, non deve, non posso accettare”
“Invece sì. Questo ti servirà a ricordarti di noi” rispose sorridendo Cornelia e mettendo al collo di Allyson la collana.
“È … Bellissima”
“Lo so. Per questo l’ho data a te”
“Non so che dire …”
“Mi basta un arrivederci”
“Allora … Arrivederci”
“Ciao cara. Abbi cura di te”
Allyson scese le scale continuando a guardare la collana. Una fantastica collana. Quando sbatté contro Sheldon, che si era fermato di colpo. Alzò lo sguardo e vide Jacob. Le si avvicinò con la testa bassa e disse: “Mi … Mi dispiace per ieri. Non volevo …”
“Non preoccuparti. Credo avessi le tue buone ragioni per fare così. Credo …”
“Sono desolato”
“Niente”
“Possiamo andare ora, Jacob ?” chiese scocciato Sheldon. Jacob ubbidì senza dire niente:  in poco tempo aveva liberato la porta ed aperto il passaggio. Allyson guardò fuori: il cielo era coperto, si preannunciava pioggia. Sheldon uscì per primo con il fucile spianato, pronto a sparare. Allyson lo seguì con la pistola in mano. La strada era deserta. LORO non c’erano. Per fortuna, pensò Allyson.
“Stammi vicina e non allontanarti troppo, ok ?”
“Ok”
Sheldon camminava lentamente e continuava guardarsi intorno, mentre Allyson lo seguiva da vicino con la pistola davanti a sé. Il silenzio dominava ancora una volta la strada. Quando, di colpo, sentirono uno di LORO arrivare. Sheldon si mise davanti ad Allyson aspettando il suo arrivo. Quando apparve, si sentì uno sparo e l’essere cadde urlando. Videro che dalla finestra barricata della palazzina Jacob aveva sparato. Guardandolo, Allyson notò che le stava facendo l’occhiolino. Sorrise, ma Sheldon la prese per il braccio e la trascinò avanti.
“Dobbiamo muoverci, capito ?”
“Scusa …”
“Smettila di scusarti sempre. Mica ti sto rimproverando”
Allyson annuì e continuò a seguirlo. A poco a poco sentiva che si stava avvicinando al college. Vedeva anche. Infatti intorno al college, per qualche isolato, sono abbandonati molti carri armati e veicoli militari: tutti abbandonati dai soldati spaventati. Sheldon corse verso una delle jeep ed aprì una portiera.
“Vediamo se c’è qualcosa di utile …” Sheldon entrò nella macchina e cominciò a rovistare dappertutto: sotto i sedili, nei cassetti, nel bagagliaio. Lì trovò molti proiettili per il suo fucile a pompa (uno che aveva rubato dove lavorava, come aveva detto ad Allyson) e per la 9 mm di Allyson, che le mise in tasca. Poi continuarono a camminare. Quando intravidero la torre del college, Allyson cominciò a pensare alle cose da dire al colonnello. Sì, avrebbe detto di essersi rifugiata in un negozio per la notte.
“ATTENTA !”
Allyson si bloccò e vide Sheldon davanti a lei. Spostò la testa e le si mozzò il respiro. C’erano una ventina di LORO, proprio lì davanti. Prese la pistola e la puntò verso di loro. Sheldon abbassò l’arma e la guardò.
“Meglio di no. Sarebbe un suicidio”
Sheldon le fece cenno di seguirlo. Allyson ubbidì senza esitazioni: dopotutto, era lui l’esperto sulle uscite. Mentre prendevano una via laterale, Sheldon inciampò in una lattina. Il rumore li attirò.
“Ora siamo in guai seri” disse Sheldon sparando ad uno di LORO, la cui gamba fu sbalzata lontano. Quello si accasciò a terra urlando in una pozza di sangue.
“Questo li rallenterà un po’, credo”
Sheldon aveva ragione. Alcuni si fermarono a sbranare il loro compagno morente. Le loro urla disumane risuonavano per le strade. Ma gli altri velocizzarono il passo verso i due. Così, avendo un lampo di genio, Allyson prese per mano Sheldon e corse attraverso la stradina. Lo stesso fecero gli esseri.
“Che cosa stai facendo ?!”
“Ti salvo la pelle, o almeno spero”
Li avevano alle calcagna. Sheldon, quando poteva, sparava ad alcuni di loro. A poco a poco diminuivano. Usciti dalla stradina laterale, si pentirono di ciò che avevano fatto: ora erano accerchiati. Anche lì c’erano LORO. Che fare ? Allyson corse a sinistra per evitarli, ma LORO si accorsero dei due fuggitivi. Ora erano ancora una ventina. Non ce l’avrebbero fatta. Ora che pensava di salvarsi, sarebbe morta. “Ma anche no” pensò. Poi, bloccandosi, estrasse la pistola e cominciò a sparare. Lo stesso fece Sheldon, colpito da quell’atto di coraggio della compagna.
“Coprimi ! Devo ricaricare !” urlò Allyson. Sheldon ubbidì pensando che la ragazza non era inutile, dopotutto.
Ma quando pensavano di aver vinto, ne sbucarono altri da dietro un negozio, attirati dal rumore e dall’odore del sangue.
“Non ce la faremo !” urlò Sheldon.
“Dietro quella macchina !” Allyson lo prese e lo portò dietro ad una macchina bruciata. Nascosta, ricaricò l’arma.
“Come mai questo … Salto di qualità ?” chiese stupito Sheldon.
“Ho capito che non devo sempre contare sugli altri. Quindi mi sto dando da fare” disse sorridendo.
LORO però non erano stupidi. Li avevano visti nascondersi. Allyson riprese il fiato e si preparò a sparare, ma, come un fulmine, arrivò una ragazza armata di due katane, che cominciò ad affettarli. Sembrava divertirsi. Sheldon la aiutò, uccidendo gli ultimi rimasti. La ragazza gli si avvicinò rimettendo a posto le katane.
“Tutto bene ?” chiese con un accento giapponese.
“Sì … Grazie. Chi sei ?” chiese Allyson.
“Non è affar vostro. Dovunque stavate andando, muovetevi. Ne stanno arrivando altri. Sono attirati da qualcosa qui intorno”
I due non poterono vedere la faccia della ragazza perché era coperta da una sciarpa, che lasciava scoperti solo i grandi occhi a mandorla. Come era arrivata, la ragazza sparì. I due si guardarono con sguardo interrogativo, poi si alzarono e corsero verso il college. Ormai c’erano quasi. Si vedeva il muro di cinta. Allyson allora si fermò a pensare.
“A sinistra !”
“Sicura ?”
“Certo !”
Sheldon seguì la ragazza verso la porta d’entrata.
“Eccola !” disse indicandola. Sheldon la fermò.
“Bene. Ora sei arrivata”
“Non vuoi entrare ?”
“E perché dovrei ?! Io ODIO l’uomo a capo di questo posto !”
“Sicuro ?”
“Certo” sospirò e riprese “Ora le nostre strade si allontanano, allora”
“Credo … Credo di sì. Spero di rivederti un giorno di questi”
“Anche io. Ricordati che se hai problemi …”
“… Posso venire lì da te” disse sorridendo. Poi si incamminò verso la porta continuando a guardare indietro. Alla fine, Sheldon le fece l’occhiolino e sparì. Facendosi forza, arrivò davanti alla porta. Vide che una guardia strizzò gli occhi per vedere meglio.
“CHI SEI ?!” urlò la guardia puntandola con il fucile.
“Sono Allyson Cooper ! Ieri sono uscita a cercare del cibo per il colonnello, ma ci hanno attaccati e sono sopravvissuta solo io ! Mi sono rifugiata in un negozio per la notte”
“APRITE IL CANCELLO !” urlò la guardia abbassando il fucile.
Allyson entrò nascondendo la pistola. Sapeva che l’avrebbero rivoluta indietro. Subito si ammassò intorno alla porta una folla di gente a vedere l’unica sopravvissuta della spedizione. Allyson continuava a guardarsi intorno per vedere se c’erano anche Alice e Roger, ma non li vide.
“Guarda, solo lei c’è !”
“Come avrà fatto ?”
“Secondo me li ha abbandonati !”
“Ma cosa dici ! Non è mica un mostro !”
“Però non sembra aver passato la notte in un rifugio di fortuna …”
“Si sarà nascosta”
Allyson si sentiva un verme ad essere tornata solo lei. Tutti la pensavano un mostro. Ma lei non lo era.
“I MIEI BAMBINI !”
Da dietro la folla sbucò una donna con la faccia coperta dalle lacrime. Prese Allyson per le spalle e la scrollò.
“DOVE SONO I MIEI BAMBINI ?!”
“Non … Non ce l’hanno …”
“NOOOOOOOOOOO !” la donna si accasciò a terra e cominciò a piangere. Allyson non sapeva cosa fare. Quindi andò avanti.
“Oh mio Dio ! Allyson !”
“Alice !”
Le due amiche si abbracciarono e scoppiarono a piangere.
“Pensavo non saresti più tornata !”
“Anche io l’ho pensato … Ma … Sono qui”
“Grazie al cielo !” Alice strinse ancora più forte l’amica.
“Ma … Dov’è Roger ?”
Alice si asciugò le lacrime e si guardò intorno.
“Non lo so. Era qui prima …”
Allyson sentì una mano sulla spalla, ma si accorse che era una mano di Roger.
“Roger !”
Allyson abbracciò l’amico, che ricambiò. Ora tutti e tre erano tornati insieme. Tutti e tre erano felici. Niente poteva più dividerli, pensavano. Ma da un’aula apparve Edward, che puntò subito su Allyson.
“Puoi venire con me ? Il colonnello ti aspetta”
“Mi … Aspetta ?”
Edward prese per il polso la ragazza e la trascinò verso la tenda, non pensando di farle male. Arrivati, la spintonò dentro.
“Eccoti qui, l’unica sopravvissuta”
“Purtroppo sì”
“E dimmi … Come hai fatto a rimanere viva ?”
“Mi sono barricata in un negozio di dolci non lontano da qui. Ho mangiato quelli, anche se scaduti”
“Bene … Tutto qui ?”
“Perché scusi ?”
“Non hai … Ricevuto degli aiuti ?”
“Cosa ? Anche se mi avessero aiutato, cosa cambia ? L’importante è che io sia qui, no ?”
Emmett cominciò a picchiettare l’indice sul tavolo. Sembrava arrabbiato.
“Mi serve saperlo per …” fece una lunga pausa “… Per ringraziarlo. Senza di lui/lei, non ti avremmo qui. Allora ?”
Allyson sentiva puzza di bruciato in tutto questo. Perché dovrebbe sapere se l’hanno aiutata ? Non bevevo la scusa dei ringraziamenti, qui c’era qualcosa sotto.
“Allora ?”
“No, nessuno”
“Bene. Puoi andare allora” le fece cenno di uscire.
Uscita, vide Edward ridacchiare di nascosto, che smise subito quando lei uscì. Che succedeva ? Tornò dai suoi amici.
“Cosa ti hanno detto ora ?” chiese preoccupata Alice.
“Se ho avuto degli aiuti”
“Degli aiuti ?” chiese Roger piegando la testa.
“Sì. È strana la cosa, vero ?”
“Molto” rispose Alice.
“Sembrava quasi che fosse scocciato nel vedermi ancora … Viva”
“Eh ?!” disse Roger sgranando gli occhi.
“Sì, proprio così. Qui c’è qualcosa sotto. Non mi piace”
“E se ci fosse un collegamento con gli altri che non sono più tornati ?” chiese ancor più preoccupata Alice.
“Potrebbe essere” rispose Roger “Molta gente dice che ci vogliono uccidere tutti”
“Davvero ?!” urlò Allyson.
Roger prese le amiche per mano e si nascose con loro nella ex aula di chimica.
“Shh ! Sono solo supposizioni. Dicono che ormai non possono fare più niente e vogliono distruggere la città”
“Cosa ?!” urlò Alice.
“Zitte ! Non dite niente in giro, capito ?”
Le ragazze annuirono insieme. Poi uscirono dall’aula e si diressero nella mensa per pranzare. Mangiarono cose orribili, che fecero pensare ad Allyson il pasto della sera prima. Perché sono tornata ? Continuava a chiedersi Allyson. Sarei potuta tornare solo per prendere Alice e Roger. Ma ormai non posso più fare niente, lì fuori non ci torno.
La giornata trascorse lentamente e noiosamente. Allyson rimise le sue cose nella stanza dove dormiva con Alice. Passò il pomeriggio a parlare con loro dei tempi andati, di come sembrava tutto più bello una volta. Alla fine arrivò l’ora di cena, più orribile del pranzo. Ma ormai Allyson e gli altri erano abituati. Mentre cenavano, sentirono alcuni che parlavano di voler fare una rivoluzione e far smettere al colonnello di uccidere persone, ma non ci fecero molto caso. Erano giorni che c’era aria di rivolta ormai. Finito di mangiare, andarono subito a letto. Non avevano voglia di fare altro. Domani li aspettava un nuovo giorno.

 
 
 
 
Buondì a tutti !!!!
Che bello, sono arrivato al terzo capitolo :D
Che ne pensate ?? Secondo me questa storia è molto bella XD
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito fino ad ora, è solo grazie a voi se ho continuato la storia :D

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Capitolo 5
*** La chiaccherata ***


CAPITOLO 4
 
Allyson dormì male quella notte: continuava a pensare a ciò che aveva detto Roger. Davvero il Governo voleva distruggere la città ? Lei sperava di no, perché riponeva ancora delle speranze nel suo Presidente. E la rivolta ? Davvero la gente voleva rivoltarsi ad Emmett, che li aveva salvati e protetti ? Non riusciva a darsi una risposta. Forse era lei che aveva troppa fiducia in loro. Forse Roger e gli altri avevano ragione. Si alzò quando il sole spuntò all’orizzonte, colorando il cielo di rosa. Andò sul tetto dell’edificio per ammirare quell’incredibile spettacolo, a cui non aveva mai fatto molto caso. L’aria fresca mattutina le pungeva la faccia, e questa sensazione le piaceva. Avrebbe voluto rimanere per sempre lì ad osservare il sole. Nessun pensiero, nessun problema. ma ciò non era possibile, lo sapeva. In lontananza vedeva alcuni di LORO camminare per le strade. Ormai erano LORO i padroni. Noi siamo i parassiti, pensò Allyson. Noi siamo i diversi qui. Siamo in minoranza. Ma la città era nostra prima, è nostro dovere riprenderla. Ma LORO non sono dei mostri: erano come noi, prima. Erano persone. Ma i sali da bagno li hanno trasformati: esseri che vogliono solo le nostre carni, cannibali. Non si potrebbe semplicemente farli tornare normali, invece di sterminarli ? Non esiste una cura ? Mentre pensava a tutto ciò, una donna in uniforme salì sul tetto, rimanendo stupita nel vedere un civile lì sopra.
“Che ci fai qui ? Non si può salire senza permesso” disse in tono perentorio.
Allyson si girò e si alzò da terra, lasciando cadere la coperta.
“Oh, non lo sapevo … Credevo si potesse salire senza problemi”
“Beh, in realtà si potrebbe, ma il colonnello non vuole …”
“Vado subito se creo dei problemi …” disse Allyson avviandosi verso la scala con la coperta in spalla. La donna la prese per un braccio.
“Non ti preoccupare. Non credo tu stessi sabotando o distruggendo qualcosa, non sembri il tipo” lasciò andare il braccio di Allyson e riprese “Stai pure, se viene qualcuno dico che hai il mio permesso”
“Sei sicura che non creo problemi ?”
“Rilassati un attimo ! Ti ho detto che non c’è nessun problema !”
Allyson si sedette di nuovo a terra ed aprì la coperta per tutte e due. La donna si sedette vicino a lei e tirò fuori un pacchetto di sigarette.
“Sigaretta ?”
“Oh no, grazie comunque”
La donna ne tirò fuori una e la mise in bocca, poi prese l’accendino e la accese. Inspirò profondamente, poi fece uscire il fumo dal naso. Allyson rise nascosta dalle coperte mentre faceva uscire il fumo dal naso. Lo trovava strano.
“Che scema. Non mi sono neanche presentata. Caporale Hannele, piacere” Allyson le strinse la mano.
“Allyson Cooper … Sopravvissuta”
“Ahah, ritieniti molto fortunata per questo”
“Lo sono. Lei invece ?”
“Dammi pure del tu, non ti uccido se non lo fai. Comunque no. Sono bloccata qui come un qualsiasi cittadino …”
“Ti credi superiore a me ed agli altri solo perché sai usare un fucile ?!”
“Ehi calmati ragazzina, non scaldarti per queste stupide cose”
“Stupide cose ?!”
“Sì, molto stupide”
“Voi qui ci trattate come persone inferiori, ci deridete, ci lasciate morire senza alcun aiuto !”
“Questo non è vero ! Ormai non c’è più niente per nessuno ! Stiamo morendo tutti a poco a poco ! Il cibo scarseggia, le medicine sono finite, le munizioni sono il minimo indispensabile. Ma nessuno ha il coraggio di uscire là fuori, preferiscono morire qui al sicuro” disse indicando oltre il muro di cinta.
Hannele non aveva tutti i torti: nessuno voleva uscire da lì. Fuori era come l’inferno: potevi morire ad ogni passo. Ma se nessuno faceva niente, non sarebbero durati molto.
“Io uscirei per cercare risorse, ma il colonnello non vuole …”
“E perché mai non vorrebbe ?”
“Non ne ho la minima idea. Ci ho provato molte volte, e lui sempre mi ha fermata”
“Tutto ciò è strano …”
Hannele, che aveva finito la sigaretta, gettò il mozzicone davanti a loro. A poco a poco si spense, lasciando una nuvola di fumo. Hannele si appoggiò sui gomiti e guardò il cielo, pensierosa.
“Chissà come staranno i miei genitori in Svezia …”
“I tuoi abitano in Svezia ?”
“Sì, perché ?”
“Niente, pensavo abitassi in America con i tuoi genitori …”
“No, mi sono trasferita qui anni fa. All’inizio era per studiare, ma alla fine decisi di entrare nell’esercito. Era una dei migliori della mia leva. Infatti mi hanno mandato qui …”
“Era una missione così importante questa ?”
“Vedi tu, un’intera città è invasa da mostri !”
“Oh, hai ragione. E perché non siete riusciti a fare niente ?”
“Il piano dell’esercito era di far evacuare tutta la popolazione e poi eliminare gli esseri, in caso drastico distruggere la città. Ma voi ci avete dato problemi …”
“Noi ?!”
“Sì. Alcuni non volevano abbandonare le loro case, altri i loro ricordi, altri ancora i loro parenti … Ed ecco come è andata a finire. Popolazione decimata, zombie aumentati a dismisura, città isolata e migliaia di soldati morti”
“Non credo tu capisca come ci si senta in questa situazione. NESSUNO vuole abbandonare il luogo in cui è vissuto. Questo disastro ha distrutto le nostre vite. Io ho visto mio padre morire, e …”
“E cosa ?”
Ad Allyson scese una lacrima. “… Ucciso mia madre …” sospirò come liberata da un’enorme peso.
“Cosa ?!”
“Era diventata … Una di LORO. Ho dovuto farlo”
“Oh, non … Non lo sapevo”
“Poi non abbiamo neanche potuto evacuare da qui. Pensavate di metterci qualche ora ? Il giorno dopo l’evacuazione la città era già nel Recinto”
“Oh, ehm … Io non … Sapevo questo … Ho solo eseguito gli ordini”
“Non sai pensare con la tua testa ? Avresti potuto fare di più, probabilmente”
Hannele fu colpita da quelle parole. Fare di più ? Aveva fatto tutto il possibile. E se non fosse vero ? Se avrebbe potuto fare veramente di più ? Ma lei doveva eseguire degli ordini. Non poteva fare ciò che voleva. Ma l’esercito dice di proteggere la gente. Perché allora li aveva abbandonati lì ?
“Tutto bene ?” chiese Allyson fissandola.
“Sì, tutto a posto”
“Mi sembri … Sconvolta”
“No no, ho solo … Bisogno di un’altra sigaretta” Hannele ne prese un’altra e la fumò.
“Non credi … Che non dovresti ?”
Hannele rise di gusto a questa domanda. “La solita cavolata che il fumo uccide ! Bene, io ti risponderò con la solita frase da copione: DOBBIAMO MORIRE TUTTI ! Poi guarda dove siamo: dentro un recinto con dei mostri. Ormai ho imparato che bisogna provare tutto nella vita”
“Se sei contenta tu …”
Hannele si alzò e gironzolò per il tetto fumando la sigaretta. Guardando giù, vide un uomo camminare in modo sospetto per il campus.
“C’è un’aria strana ultimamente …”
“Cosa intendi ?”
“La gente. Si comporta in modo strano …”
Allyson fece finta di non saperne niente. Non voleva avere problemi con il colonnello o la gente.
“Davvero ?”
“Come se … Ah, lasciamo perdere”
Allyson fu sollevata da questo: non le avrebbe chiesto niente sull’argomento. Dalla scala si sentirono dei passi, quando arrivò un soldato. Si mise sull’attenti.
“Caporale ! Il colonnello deve parlarle !”
“Su cosa ?”
“Non lo so, ha detto solo di andare la, signore !”
“Puoi anche evitare tutto questo, mi faresti un piacere”
“Uhm, ok … Caporale”
“Comincia ad andare, arrivo tra poco” il soldato si rimise sull’attenti e se ne andò.
“Bene, sembra che il dovere mi chiama. È stato bello conoscerti, Allyson Cooper”
“Anche per me, caporale” disse ridendo Allyson.
Hannele lanciò il mozzicone e corse verso le scale, chiudendo dietro di sé la porta.

 
 
 
 
Buondì a tutti !!!!
Quarto capitolo !!!! Questo era un po’ un capitolo così, ma il prossimo vi prometto di farlo più … più … Lerdammer (sì, l’ho scritto sbagliato u.u)  XD
E poi … Aspettate il capitolo 7/8 *suspance*

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Capitolo 6
*** Hannele ***


CAPITOLO 5
 
Hannele scese velocemente le scale, recuperando la distanza dal soldato.
“Quanto è importante questa cosa ?” chiese schiarendosi la voce.
“Non lo so, ma, a quanto ho potuto vedere, lo sembra molto” rispose il soldato guardandosi intorno.
Hannele sospirò e sollevò lo sguardo al cielo: vedeva in lontananza degli aerei. Molta gente non sapeva praticamente nulla di tutto questo. Vivevano felici ed ignari la loro vita. Beati loro, pensò Hannele. Quasi malediva il giorno in cui era entrata nell’esercito. Percorse a lunghi passi il Campus vuoto e silenzioso, seguita dal soldato, assorto nei suoi pensieri. Arrivarono infine davanti alla tenda. Si sentivano degli urli soffocati. Il caporale fissò con sguardo interrogativo il soldato, che abbassò lo sguardo ed entrò nella tenda.
“Il … Il caporale è qui, signore”
“Bene … Non abbiamo tempo da perdere … Falla entrare”
Il soldato scostò la tenda e si guardò intorno sospettoso: poi le fece cenno di entrare. Hannele guardò dentro, e vide un uomo legato ad una sedia, imbavagliato e con il volto completamente tumefatto: fece per chiedere cosa succedesse, ma il soldato la trascinò dentro. Come al solito, ad illuminare la stanza c’era una fioca luce proveniente da una lampada, che gettava lunghe ombre sulle pareti della tenda. Il colonnello si girò verso di lei ed incrociò le braccia.
“La prego di saltare tutte le cerimonie, caporale. Abbiamo cose ben più importanti da fare”
“Sì … Signore” disse confusa Hannele. Si avvicinò all’uomo e lo osservò: dovevano averlo picchiato molto, ma per quale motivo ? “Chi … Chi è lui ??” chiese indicandolo.
“Questa è una bella storia” disse ridendo il colonnello “Questi pezzenti schifosi si vogliono ribellare ! Ribellare a quelli che li hanno salvati !” urlò colpendo l’uomo con un pugno allo stomaco. L’uomo cercò di divincolarsi ed urlare ma, essendo imbavagliato, l’urlo fu attutito ad un fioco rumore di sottofondo.
“S … Si calmi signore, la prego” disse avvicinandosi un soldato.
“Io non mi calmo ! Non accetto queste cose sotto la MIA giurisdizione !” urlò colpendolo di nuovo.
“Signore !” il soldato prese il colonnello per un braccio e lo trascinò il più possibile lontano dall’uomo imbavagliato, che però fu colpito da vari calci.
Hannele osservò sbigottita la scena: l’uomo si divincolava, urlava, ma non poteva fare nulla. Il sangue usciva dalle ferite, gli occhi erano viola, quasi socchiusi e pieni di lacrime. Poi si girò verso Emmett, che era fuori di sé. Non lo aveva mai visto così. Aspettò paziente che il colonnello tornasse in sé, poi chiese:
“Quindi per quale motivo mi avete fatta chiamare ?”
“Oh, mi stavo dimenticando la cosa più importante: tutto per colpa di quel sudicio topo di fogna. Tu hai sempre svolto gli ordini senza esitare, sei diligente nel tuo lavoro”
“Arrivi al punto”
“Ho bisogno che oggi tu faccia un’esecuzione pubblica a questo …” disse indicandolo.
“Cosa ?!” disse arretrando di poco.
“Non mi dica che ora non se la sente …” disse ridacchiando Emmett.
“Non … Non è questo … Cioè …”
“Caporale, mi sta dicendo che non vuole farlo ?” chiese alzando la voce il colonnello.
Hannele si ricordò delle parole di Allyson: “Non sai pensare con la tua testa ?”. questa domanda le rimbombò nella testa: cosa avrebbe dovuto fare ? Cos’era giusto fare in quella circostanza ? Fissò con sguardo vacuo il colonnello, pensando a mille cose. Doveva eseguire gli ordini. L’esercito non ammetteva insubordinazione o decisioni personali. Ma lei lo voleva fare ?
“Ma … Cosa ha fatto esattamente ?” chiese per saperne di più.
“Lo hanno beccato mentre portava dei biglietti riguardanti una rivolta … A chi non lo sappiamo ancora … Non lo ha voluto dire …” disse sputando addosso all’uomo.
“Dove sono questi biglietti ?”
“Sta cercando di tirarla lunga ?!” sospirò “Eccoli qui …” le tese dei biglietti stracciati, ma ancora leggibili. Li prese in mano e cominciò a leggere:
“Sono quasi tutti pronti. Abbiamo preso il necessario di nascosto dal magazzino, tanto non si accorgeranno. Stiamo spargendo la voce, così da avere più gente possibile quando ne avremo bisogno. Ci manca soltanto un tuo ordine. Dicci appena puoi il giorno e l’ora esatti. Riusciremo a cambiare questo schifo di posto in meglio, ne sono certo. Tutto questo grazie a te.
 
Zeta”
“Usano dei nomi in codice, questi bastardi” disse digrignando i denti Emmett.
“Signore … Questo è solo un portalettere. Non crede sia un po’ eccessivo … Ucciderlo ?”
“Eccessivo ?! Trovi eccessivo tutto questo ?!” urlò sbattendo le mani sul tavolo.
“Non … Intendevo …”
“Decidi immediatamente ! Lo farai o no ?!”
Hannele rimase qualche secondo in silenzio. Allyson poteva aspettare. Prima c’era il dovere.
“Lo … Lo farò, signore”
“Bene. Non avrei mai dubitato di lei, caporale”
“G … Grazie signore” rispose abbassando lo sguardo.
“Tra qualche ora farò radunare tutta la popolazione del Campus e … Sa cosa deve fare”
“C … Certo signore”
“Puoi andare ora … Verrai chiamata quando sarà ora”
Hannele fece il saluto militare ed uscì dalla tenda, visibilmente sconvolta. Cosa stava facendo ? Il suo dovere, continuava a ripetersi.
“Questo è solo il mio dovere …” ripeté a bassa voce.
Camminò velocemente verso il dormitorio dei soldati, con la testa bassa. Arrivata, decise di non entrare: non voleva parlare con nessuno. Si nascose in un boschetto poco lontano e si sedette a terra, appoggiandosi ad un albero. Sospirò. Si accese nuovamente una sigaretta, e la fumò con molta calma. Arrivata a metà, la fissò qualche secondo, poi la buttò lontano, imprecando sottovoce.
“Forse è meglio riposarsi un po’ prima del fatidico momento …”
Si rialzò e si diresse verso la sua camera, una stanzetta di pochi metri quadrati con una branda sul lato destro ed un piccolo armadietto su quello sinistro. Si buttò letteralmente sulla branda e si addormentò di lì a poco, smettendo per un attimo di assillare la sua mente.
Fu svegliata da uno spintone. Era lo stesso soldato della mattina. Si mise a sedere sul letto e si stiracchiò un po’. Poi prese una pistola dall’armadietto, non guardò quale, prese la prima che le capitò tra le mani. La caricò e la mise nella fondina: era pronta.
“Andiamo” disse al soldato con voce calma, senza esitare.
Il soldato non disse nulla ed uscì dalla stanza, dirigendosi verso il cortile interno.
“Attenzione per favore, attenzione. Tutti gli abitanti del College si rechino nel cortile interno. Ripeto, tutti gli abitanti del College si rechino nel cortile interno”disse una voce metallica dagli altoparlanti, probabilmente Emmett in persona.
“Che succede ?”
“Tutti ?”
“Ma perché dobbiamo andare lì ?”
“Cosa sta succedendo ?”
“Deve essere importante …”
“Secondo me sarà soltanto un altro dei noiosi discorsi del vecchio …”
Hannele percorse i corridoi scansando la gente che si dirigeva verso il cortile. Tutti si chiedevano il perché e facevano supposizioni, ma nessuno sapeva cosa li aspettava veramente. Alla fine arrivò quando il cortile era già quasi pieno, e la gente si accalcava per entrarci. Le voci si sovrapponevano, si confondevano, si spegnevano nella confusione più totale. Il colonnello aveva anche montato un piccolo palco, così che tutti potessero vedere bene ciò che toccava ai traditori. Ma dov’era l’uomo ? Lo cercò guardandosi attorno, ma non lo vide.
“Caporale, di qua” disse il soldato prendendola per un braccio e portandola dietro il palco. Lì vide l’uomo, ancora imbavagliato e legato alla sedia.
“Eccola qui, è pronta ?” chiese con un sorriso Emmett, girandosi.
“Sono pronta, signore”
“Ottimo. Ora comincio io” salì sul palco da una scaletta e si schiarì la voce, attirando l’attenzione di tutti, che si zittirono “Cittadini, la convivenza tra noi è molto difficile, lo so. Ma non credevo lo fosse così tanto” schioccò le dita e due soldati portarono sul palco la sedia con l’uomo. In quel momento dalla folla si levò un grido unico.
“Oh mio Dio ! Cosa succede ?!”
“Ma quello non è John ?!”
“Cosa gli avete fatto ?!”
“Sono impazziti ?!”
“Perché lo hanno picchiato così tanto ?!”
“Cosa ha fatto per finire così ?!”
“Non posso guardare …”
“Oddio !”
“SILENZIO !” urlò il colonnello, battendo a terra un piede “Non fate i finti tonti, lo so che siete tutti coinvolti ! Volevate ribellarvi, eh ? Ma ora vi farò vedere cosa succede a chi si ribella al colonnello Emmett ! Qui non si accettano insubordinazioni !” continuò ad urlare. La folla era visibilmente spaventata “Caporale, lo mostri al nostro pubblico …”
Hannele salì le scale lentamente ed a testa bassa, cercando di non mostrare la sua faccia. Sapeva che tra la folla c’era Allyson, ma non pensava fosse proprio in prima fila. Appena alzò lo sguardo, la vide lì, che la fissava con uno sguardo tra lo spaventato e il disorientato. Si bloccò.
“Vada avanti, si muova !” disse dietro di lei un soldato.
Alla fine salì sul palco ed osservò la folla: tutti la guardavano. Deglutì e si avvicinò al colonnello, che le fece segno di estrarre la pistola. Esitante, la estrasse. Deglutì ancora, poi la puntò contro la testa dell’uomo, mentre le tremava la mano. Lo guardò negli occhi. Piangeva. Si capiva anche se aveva gli occhi gonfi e viola. L’uomo tentò di dire qualcosa, ma non si capì, a causa del bavaglio.
“Cosa sta aspettando ?! Faccia vedere cosa succede ai traditori !” urlò spazientito Emmett.
Si girò un’ultima volta verso Allyson, che abbassò lo sguardo. Stava solo facendo il suo dovere. Niente di più. Si devono sempre eseguire gli ordini. SEMPRE. Prese la mira, cercò di tremare il meno possibile e si preparò. Era il suo dovere, continuava a ripetersi. Anche se andava contro ciò che pensava lei. Ciò che pensavano tutti, eccetto quel pazzo del colonnello. Sparò. Ma non sparò all’uomo: sparò in aria, girandosi verso la folla, che osservò tutto senza battere ciglio.
“Non … Non posso farlo. Uccidere degli innocenti … Non è ciò che faccio” disse buttando a terra la pistola.
“I … INNOCENTI ?!” urlò il colonnello, diventando rosso.
“Guardi ciò che sta facendo ! Eravamo venuti qui per proteggerli, non per ucciderli !” urlò a sua volta Hannele.
“NESSUNO DI LORO PUO’ ESSERE DEFINITO INNOCENTE !” urlò più forte.
“Tutto questo … Tutto questo è solo causa sua ! Lei ha fatto in modo che cercassero di ribellarsi ! Lei è solo un pazzo desideroso di gloria !” urlò avvicinandosi al colonnello, e puntando i piedi a terra. La folla cominciò a rumoreggiare in sottofondo.
“QUESTI SCHIFOSI TOPI DI FOGNA ! A COSA SERVE PROTEGGERLI SE CI VOLIONO UCCIDERE ?!” detto questo, prese la pistola e la puntò alla testa dell’uomo. Sparò, colpendolo in pieno. La testa esplose in migliaia di pezzi, ed il sangue schizzò dappertutto, colpendo la gente in prima fila, che urlò ed arretrò.
La folla cominciò a correre via ed a ripararsi dove poteva dalla cieca furia del colonnello, che si mise a sparare alla folla, colpendo molta gente. Allyson ed i suoi amici si nascosero sotto il palco. I soldati cercarono di fermare il colonnello impazzito, che riuscì a liberarsi e continuò a sparare, ricaricando la pistola. Alla fine fu Hannele a fermarlo definitivamente, assestandogli un pungo in piena faccia. Emmett si accasciò a terra e si tenne tra le mani il naso sanguinante, urlando.
“BRUTTA SGUALDRINA ! COME HAI POTUTO ?!”
“Questo è ciò che ti meriti !”
“PORTATELA VIA ! SUBITO !” urlò fuori di sé il colonnello, rialzandosi. I soldati accerchiarono Hannele. Lei non oppose resistenza e si lasciò prendere “IN PRIGIONE ! IN ISOLAMENTO !”
I soldati presero il caporale e la ammanettarono con ciò che avevano tra le mani. Lei non fece nulla, si lasciò ammanettare.
“Ne è valsa la pena” disse sputando addosso al colonnello.
“Via dalla mia vista … Immediatamente” disse digrignando i denti e girandosi dall’altra parte.
I soldati la spintonarono e la trascinarono verso la zona sotterranea adibita a prigione, sotto lo sguardo incredulo di Allyson, Alice e Roger.




 
*sbuca fuori dall’inferno* BUONGIORNO !!!!
Lo so che sono stato assente per un casino di tempo, ma ultimamente non avevo inspirazione né voglia, poi con la scuola … Comunque siamo al quinto capitolo !!!!
Che ne pensate ?? :D

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