Die in your arms.

di mstaylorswift
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12. ***



Capitolo 1
*** prologo. ***


Prologo.
 
 
 
 
 
Le scuole americane sono formate quasi sempre da gruppi di studenti: i secchioni, i popolari, le cheerleaders, gli atleti e gli insignificanti.
Tutti avevano un gruppo di appartenenza.
Tranne Justin Bieber.
Lui era molto meno di insignificante. Lui era… lo sfigato della “Danford High School” in New York.
Nessuno voleva essergli amico. Nessuno gli parlava. Nessuno voleva avvicinarsi a lui. Era la persona più sola che avessi mai visto in tutta la mia vita.
Diceva che sarebbe diventato un cantante famoso, che lui e Usher sarebbero diventati migliori amici, che avrebbe avuto tantissimi fan, chiamati “beliebers”.
Questo non faceva altro che peggiorare le cose.
Era normale, la mattina, vederlo da solo. Era normale vederlo isolato da tutti. Pranzava nel suo banchetto, infondo alla mensa.
Se un professore gli chiedeva: - Bieber, perché hai un occhio nero? -, lui era costretto a inventare cadute. Se avesse confessato che gli atleti, per divertimento, lo picchiavano quasi ogni giorno, sarebbero stati capaci di mandarlo all’ospedale.
Per due anni, facendo parte del gruppo dei ‘popolari’, avevo osservato ogni tipo di bullismo che gli veniva inferto contro. Ridevo, sbeffeggiavo. Ero partecipe del gioco giornaliero: “Umilia Justin Bieber e fallo sentire una nullità”.
Eppure sapevo che non era giusto. Sapevo che aveva dei sentimenti. Sapevo che lui soffriva a sentirsi dire che era un poveraccio senza soldi, che i suoi vestiti facevano schifo, che era un finocchio e che da grande sarebbe finito per strada a chiedere l’elemosina.
Come potevamo essere così cattivi, stronzi, meschini con lui?
Ma avrei immaginato che nei seguenti mesi, sarebbero capitate così tante cose, così velocemente, da farmi perdere il controllo della mia vita.
 



Sì, ok.
Diciamo che avevo una storia in corso, basata sulla “Bella e la Bestia”, ma poi l’ho eliminata. Semplicemente perché non avevo tempo per scrivere, e quello che scrivevo non mi soddisfaceva.
Poco fa, mi è venuta in mente questa idea, e ho voluto svilupparla.
Non so cosa ne uscirà, e non sarà una fan fiction molto impegnativa, però spero possa interessare a qualcuno.
E ovviamente, che non faccia schifo.
Grazie davvero tanto a chi si fermerà anche solo a leggere.♥ xx 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
 
 
 
 
 
 
Avete presente quelle ragazze gentili, generose, dolci, affettuose, sempre pronte ad aiutare il prossimo e che almeno una volta alla settimana vanno in Chiesa? Liz non era una di quelle.
Un metro e sessantacinque di pura vanità per cinquantacinque chili di stronzaggine. I capelli lunghi, rossicci, gli occhi neri e un sorriso maligno erano sempre dipinti sul suo volto.
Amava essere popolare. Amava comandare. Amava prendere in giro Justin Bieber. Era la sua preda preferita.
D’altra parte, Justin non poteva opporsi. Tutti sembravano avercela con lui, in quella scuola. Non aveva di certo abiti d’alta moda, ma faceva di tutto per apparire al meglio. I capelli color del grano sparati in alto, la pelle curata e gli occhi color nocciola. Eppure a nessuno importava se veniva sbattuto contro gli armadietti, o se lo picchiavano nel bagno dei maschi, per poi lasciarlo a terra con la scritta sulla fronte: “checca”.
Liz era una di quelli.
 
Sam apparve alle spalle di Liz, quella mattina di dicembre, e la afferrò per il polso, violentemente. – Liz, tesoro, devi venire a vedere! –
La ragazza aggrottò la fronte. – Cosa? –
- Bieber. –
Bastò quel cognome per farle capire che qualcuno stava infliggendo al tenero canadese un’altra umiliazione. Eleanor, accanto a lei, scosse la testa. – Perché sei così stronzo, Sam? Cosa vi ha fatto quel ragazzo, perché dovete sempre metterlo in ridicolo? – Eleanor era l’opposto di Liz, eppure erano migliori amiche. Capelli castani, sempre legati in uno chignon alto, abiti semplici e raffinati. Cercava sempre di far ragionare l’amica, senza ottenere molti risultati.
Sam sbuffò. – Andiamo, Liz. Non vorrai perderti lo spettacolo? –
- Liz. Pensa se ci fossi tu al suo posto. – mormorò Eleanor.
E lei ci pensò. Se ci fosse stata Liz, al posto di Justin Bieber? Come avrebbe reagito? Avrebbe voluto che qualcuno la aiutasse.
- Stronzate! – esclamò spazientito Sam. – Lei non potrebbe mai essere al suo posto. Bieber è uno sfigato, Liz è una dea. Andiamo, tesoro. Lascia santa Eleanor a recitare le sue preghiere. – e detto ciò, trascinò l’amica per i corridoi della scuola.
Tutta la squadra di football accerchiava Justin, poggiato con le spalle al suo armadietto, la mascella contratta. Gli altri studenti osservavano la scena, divertiti.
Liz e Sam si fermarono al lato, nella prima fila. Justin posò gli occhi in quelli di Liz, in una disperata richiesta di aiuto. Liz sussultò: perché chiedeva aiuto proprio a lei?
Un pugno colpì la guancia del canadese, facendolo gemere. – Allora, finocchietto? Come stai, oggi? – rise come una bestia Mark.
- B-bene, grazie. –
Un altro giocatore rise. – Davvero? – si allungò per spingerlo violentemente contro l’armadietto. – Adesso stai ancora bene? –
Mark lo afferrò per il collo, lo sollevò da terra e avvicinò pericolosamente il volto a quello del ragazzo indifeso. – Sei uno sfigato. Non meriti di vivere, Bieber –
Poi lo lasciò cadere rovinosamente a terra, con la faccia spalmata contro il pavimento e il respiro affannoso. Ma accadde qualcosa di diverso: Justin si rialzò e guardò con sfida tutti i ragazzi. – Sono uno sfigato, per voi. Sono una checca. Sono lo stupido canadese che vi divertite a prendere a botte ogni giorno. Ma sapete una cosa? Un giorno mi riscatterò. Diventerò un cantante famoso, avrò tantissime fan, che chiamerò “beliebers”. Usher sarà il mio migliore amico e il mio motto sarà “never say never”. E voi mi guarderete, seduti davanti alla tv, e pagherete i biglietti del mio concerto alle vostre ragazze! Allora sarete voi i perdenti, non io! –
Per un po’ aleggiò il silenzio.
Liz era stupita quanto Sam, Mark e gli altri studenti di quello che Justin aveva detto.
- Allora, Mark? Perché non mi butti la testa dentro il cesso e non mi fai quasi affogare? -
Mark ringhiò. – Non dovevi dirlo, Bieber. –
Lanciò un’occhiata d’intesa ai suoi amici, che sollevarono Bieber, tenendolo fermo. Mark afferrò la custodia con la sua chitarra dentro e aprì la cerniera, ghignando.
- No, la chitarra no! – gemette Bieber.
Tutti risero, imitandolo. -No, la chitarra no!-
Mark la tolse fuori e con un gesto rapido la spaccò in terra, riducendola a due pezzi di legno con le corde rotte. Una lacrima scivolò lungo il volto di Justin. I due atleti lo lasciarono cadere a terra, e Mark, prima di voltargli le spalle, lo onorò sputandogli addosso.
Sam spalancò la bocca. – Oggi ci sono andati giù pesanti. –
Liz annuì. – Già. Non è stato un bello spettacolo. –
Si rese conto tardi di quello che aveva detto. Il suo amico la fissava, preoccupato. – Vuoi scherzare? E’ stato epico! Non mi dire che sei dalla parte di Bieber? –
No, non poteva essere dalla sua parte. O lo prendeva in giro e lo odiava come tutti i suoi compagni di scuola, o avrebbero fatto passare anche a lei l’inferno che Justin passava ogni giorno da almeno quattro anni.
Era una codarda.
- Ovvio che no. – si sforzò di ridere. – Mi fa schifo. -
Sam sorrise, soddisfatto. – Vado da Santa Eleanor, ci vediamo dopo, bocciolo. – le diede un bacio sulla guancia e se ne andò saltellando.
Ormai nel corridoio non c’era nessuno. Tranne Justin. Era chino a terra, ansimante e con i lacrimoni che scorrevano lungo le sue guancie. Sfiorava la sua chitarra e piangeva.
- E’ solo una stupida chitarra, Bieber, falla finita. – disse Liz.
Lui sollevò gli occhi verso di lei. – Era l’unica chitarra che avevo. Mia madre ha risparmiato per tanti mesi, per potersela permettere. Sai, non tutti sono ricchi come te, Liz, o come Mark. Mia madre si alza alle cinque del mattino e torna a casa alle nove, per cento miseri dollari. Questa chitarra era tutto per me. E ancora una volta, vi siete sentiti in dovere di spezzare i miei sogni, di farmi sentire il nulla. –
Liz deglutì, infastidita. – Tu sei il nulla, Bieber. –
Lui scosse la testa. – E tu sei una codarda. –
- Come? -
Justin si asciugò una lacrima. – Hai paura di difendermi per il giudizio degli altri, Liz. Sei una fifona, senza palle e personalità. Come tutti gli altri in questa scuola. –
Liz sapeva che aveva ragione, ma non poteva ammetterlo. – Vai al diavolo, Bieber. Non ti difendo perché quello che ti fanno è giusto. Sfigato. – gli voltò le spalle e corse via.
 



Cos’è successo?
E’ successo che tutte le storie pubblicate/aggiornate dopo le 16.00, hanno avuto problemi riguardati ‘baco’ e roba varia.
Io ho aggiornato la storia dopo le 16, ovviamente. La mia fortuna non ha limiti!
Comunque sia, ho aggiornato presto perché il prologo è piuttosto corto, e volevo farvi capire meglio com’è la storia. Justin non è il solito figo, anzi, è uno sfigato e lei stavolta è la figa di turno.
Tratterà di una tematica molto importante, quale il bullismo.
Spero possa piacervi come ho impostato la storia, e se avete voglia, fatemelo sapere con una recensione aqswdefrgthyjukilop.
E grazie di cuore alle 4 anime che hanno recensito il prologo: non mi aspettavo nemmeno una recensione, grazie.♥ xx 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.
 
 
 
 
 
 
Liz alzò il volto per leggere l’insegna del negozio davanti a lei. Una raffica di vento le scompigliò i capelli rossicci, costringendola a chinare il capo e spostare una ciocca dietro l’orecchio.
Con un sospiro si avviò all’interno del negozio, spingendo la porta a vetri e producendo un fastidioso ding. – Stupida campanellina. – borbottò mentre camminava per gli scaffali.
Lanciò occhiate annoiate ai cd, per poi fermarsi davanti a una parete in particolare. Qui vi erano appesi diversi modelli di chitarre: classiche, elettriche e bassi.
- Posso esserle utile, signorina? – domandò un signore anziano a Liz.
Lei non rispose subito. Cosa stai facendo, Liz?, si chiese dentro di sé. Stai davvero comprando una chitarra a Bieber? – Ehm, una chitarra classica? –
L’uomo annuì e gliene porse una. – Questa è la più economica, adatta per principianti. –
Cosa direbbe Sam se sapesse che gli hai comprato una chitarra?, ancora la vocina nella sua testa. E Mark? E gli altri atleti sempre gentili con te? E le cheerleaders, che ti adorano così tanto? Liz scosse la testa. – No, voglio la più costosa che ha. Ne voglio una bella, per professionisti. –
Il signore anziano le lanciò un’occhiata preoccupata, per poi dirigersi verso lo sgabuzzino alle sue spalle con un: - Torno subito. –
Liz si appoggiò al muro, passandosi una mano tra i capelli e sospirando, incredula. Lei che comprava una chitarra a Justin Bieber.
Tirò fuori dalla borsa l’I-phone e scorse i messaggi, senza rispondere a nessuno di quelli. La sua mano si bloccò a un messaggio di Sam.
 
“Tesoro, dove sei?”
 
Nel mentre, il proprietario del negozio era tornato con una bellissima chitarra classica in legno color cappuccino. Si vedeva che era una chitarra che valeva tanto. Prese una custodia nera, in pelle, e aggiunse anche dei plettri. – A posto così? – si accertò.
- Sì, grazie. – mormorò Liz.
 
“A casa, passa tra un’ora.”
 
 
La mattina dopo, Liz era arrivata prestissimo a scuola. Ancora non c’era praticamente nessuno. Questo perché sapeva che Justin era il primo ad arrivare. Arrivava in anticipo, per poter stare tranquillo qualche minuto, prima che Mark, gli atleti o altri studenti potessero rendergli la giornata un inferno.
Si fermò davanti all’armadietto di Justin e osservò la scritta in rosso: “Sfigato”. Poggiò la chitarra a terra e rimase immobile lì. Ancora non era pronta a cancellare via quella scritta. Lui era uno sfigato, tentò di convincersi.
Ma uno sfigato comune, avrebbe avuto dei bellissimi occhi color nocciola, incorniciati da folte ciglia nere? Uno sfigato avrebbe tenuto duro quattro anni in una scuola simile? Con compagni simili?
- Cosa stai facendo? – chiese una voce alle sue spalle.
Liz sobbalzò, trovando Bieber a pochi passi da lei. Aveva i capelli color del grano spettinati, lo sguardo attento, come se temesse un brutto scherzo già di prima mattina. – Non sono affari tuoi, Bieber. – rispose imponendosi un tono duro.
Justin passò con lo sguardo da Liz alla custodia nera poggiata al suo armadietto. Lentamente poggiò quella che aveva già in mano e si sporse verso l’oggetto che non aveva ancora identificato.
Aprì la cerniera ed estrasse la chitarra nuova di zecca. I suoi occhi si illuminarono e le sue labbra si spalancarono in una “o”, per poi distendersi in un meraviglioso sorriso. Era la prima volta che Liz vedeva Justin sorridere così spontaneamente. Era la prima volta che Liz era la causa del sorriso di Justin.
- Cosa ci fa questa chitarra qui? – sussurrò lui girandosela tra le mani.
Liz non seppe che dire. – Non lo so. –
- L’hai messa tu? -
Silenzio.
- L’hai comprata tu questa chitarra? Per me? – domandò incredulo.
La rossa alzò gli occhi al cielo, infastidita da quelle domande. – E anche se fosse? Perché non la prendi e mi lasci in pace? –
- Siamo davanti al mio armadietto, Liz. – le fece notare. – E comunque sia, non posso accettarla. -
La ragazza sgranò gli occhi neri. – Perché?! –
- Chissà quanto ti è costata… - indietreggiò rimettendola dentro la custodia. – Non posso accettare un regalo simile. E poi sono sicuro che Mark me la romperebbe ancora. -
- Quanto mi è costata non sono affari tuoi. Se l’ho comprata, è perché volevo farlo. – disse con freddezza. – E Mark non te la toccherà. –
Ma nemmeno lei era completamente certa delle sue parole.
Vedendolo ancora incerto, si chinò sulla sua custodia rovinata, nera, e tirò fuori la chitarra vecchia di Justin. La osservò con aria critica. Era malamente riparata. Messa insieme con pezzi di nastro adesivo. Mancavano anche le corde, si accorse in un secondo momento. – Non puoi suonare questa cosa. Prendi la mia chitarra e non rompere le palle, Bieber. –
Justin annuì debolmente, le sfilò la chitarra dalle mani e la ripose nella custodia. – Gr… -
Liz sollevò la mano in aria. – Non dire quella parola. L’ho fatto solo perché… Perché… Vaffanculo, Bieber!
- L’ho sempre saputo che tu non eri come loro. -
- Io sono come loro. Solo perché ti ho comprato una chitarra, non vuol dire che sia dalla tua parte e che da oggi in poi saremo amici del cuore. –
Prima che Bieber potesse ribattere, Mark piombò alle loro spalle insieme alla squadra di football. Liz sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene e si allontanò di scatto.
- Liz, ciao piccola. – la salutò con un bacio sulla guancia. Poi fulminò la sua preda preferita con uno sguardo carico d’odio. – Allora? Perché stavi parlando con Liz? -
Justin non disse niente.
- Non stavamo parlando. – intervenne lei. – Ho solo notato che la scritta “sfigato” si sta sbiadendo. Io direi che è ora di rifarla. – fece l’occhiolino a Mark.
Lui ghignò soddisfatto e con uno spintone violento scostò Bieber dal suo armadietto. Il canadese cadde a terra, ancora una volta. Liz non rimase a guardare la scena, ma se ne andò via, diretta verso l’amica Eleanor.
 



Mi sto seriamente affezionando a questa storia. Non ancora come a ‘Shakespeare J. and the girl with the blonde hair.’, però mi ci sto affezionando e spero che a voi non faccia schifo ahaha.
Volevo precisare che nei ‘dati’ della storia, nel conteggio dei capitoli, ne risulta uno in più. Questo sarebbe il terzo, ma appaiono quattro. (?) In caso qualcuno si domandasse se un capitolo fosse invisibile e_e
Quindi niente, fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo o che ve ne pare della storia. Sempre se ne avete voglia, ovviamente. :)
Ci tengo tanto a un vostro parere.
Grazie a chi l’ha inserita tra le seguite/preferite/ricordate e chi ha recensito lo scorso capitolo. :)
Siete molto gentili.
Ciao, ragazze. ♥♥ xx
 
P.S. ho cambiato nick. Prima ero ‘ehihudgens’, adesso sono ‘ehijb’. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
 
 
 
 
 Liz affiancò l’amica Eleanor, proprio quando stava uscendo dall’aula di chimica. Erano tutti diretti alla mensa, per l’ora di pranzo. – El! – la salutò con un sorriso.
L’amica non rispose. Il solito chignon, un vestito bianco e delle ballerine. Lo sguardo fisso davanti a sé. – Eleanor? – la richiamò la rossa.
Ma lei non rispose ancora una volta.
- Eleanor. -
- Cosa vuoi, Liz? – domandò la mora scocciata.
- Cosa voglio? Sto cercando di parlarti e tu mi ignori. –
Eleanor si fermò di scatto nel corridoio e osservò seriamente l’amica. – Non mi piace come tu e Sam trattate Justin. –
Liz sbuffò. – Ancora con questa storia? –
- Sì! Sembra che Sam vada tutte le mattine a scuola solo per vedere Justin umiliato. E tu sei pronta a sostenerlo. Vi odio quando fate così. -
Sam sbucò dal nulla, tirando lo chignon di Eleanor con una risata. – Ellie, non si odiano le persone, lo sai? Non lo dice Gesù? “Non odiare il prossimo”. –
Eleanor roteò gli occhi al cielo e si slegò lo chignon per rifarselo. – Non esiste quel comandamento. –
- Però su una cosa hai ragione, El. Io vado a scuola solo per vedere Bieber umiliato. – si lasciò andare a una risata malefica puramente sarcastica, che non fece che irritare ancora di più la mora.
Liz sospirò, non dicendo nulla. Come poteva dire anche solo a Eleanor quello che aveva fatto la stessa mattina? – Sei uno stronzo, Sam. – mormorò El.
- Non si dicono le parolacce, tesoro. -
- Vaffanculo. –
- Liz, dopo l’accompagni tu a confessarsi? –
- Finiscila, Sam. – lo rimproverò Liz.
Eleanor era una persona dolce ed estremamente gentile. E queste sue ottime qualità non facevano che innervosire Sam, il suo esatto opposto. Una non avrebbe fatto mai male nemmeno a una mosca, l’altro godeva nel vedere le persone soffrire. Soprattutto se si chiamavano Justin Bieber.
Sam prese per mano Liz. – Comunque, sono qui per aggiornarti, Liz. –
- Su cosa? -
- Mark e i ragazzi hanno in programma di prendere i vestiti di Bieber all’ora di ginnastica e di dargli fuoco nel cortile, in modo da lasciarlo senza niente. Trovo sia un’idea fantastica. – batté le mani eccitato.
Eleanor scosse la testa, incredula. – Io me ne vado, non le sopporto queste cose. –
Liz osservò l’amica allontanarsi a grandi passi per la scuola, dopodiché fece un sorrisetto triste a Sam. – Spero solo che gli lascino almeno le mutande. Non voglio vedere le parti intime di quello sfigato. –
Sam la strinse in un abbraccio. – Tranquilla, principessa. Bieber probabilmente non le ha nemmeno le palle. –
 
Mezz’ora dopo Liz si era alzata dal tavolo della mensa, accerchiato da cheerleaders e atleti, e si era allontanata inventando la scusa del bagno, per poter correre via.
Quando si chiuse alle sue spalle la porta della mensa, si lasciò andare a un profondo sospiro.
Non poteva credere a quello che stava per fare. Prima la chitarra e dopo quello. Stai diventando una stupida perdente, pensò mentre camminava per i corridoi. Salì una rampa di scale e arrivò velocemente davanti all’armadietto di Justin. Lui non c’era.
Liz saltellò freneticamente sul posto. Aveva appena dieci minuti per trovarlo e avvisarlo. Si guardò intorno. Pensa, pensa: dove va all’ora di pranzo uno sfigato senza amici?
L’aula di musica!
Scese di nuovo le scale con il cuore a mille e il fiato corto. Più si avvicinava alla stanza, più le tornava in mente il sorriso di poche ore di prima che aveva dipinto sul volto Bieber.
Aveva dovuto ammettere che era bellissimo. Negli ultimi quattro anni aveva visto Justin come un bambino, invece ora si accorgeva di quanto fosse diverso da come lo ricordava. O forse, semplicemente, l’aveva guardato, ma non abbastanza bene.
Poggiò l’orecchio alla parete della porta e chiuse gli occhi, ascoltando le note della chitarra suonare.
 
So you love me
 As much as I love you yeah
Would you hurt me baby
Could you do that to me yeah
Would you lie to me baby
Cause the truth hurts so much more
Would you do the things that drive me crazy
Be my heart still at the door
Oh, I can't help it I'm just selfish
There's no way that I could share you
That would break my heart to pieces…
 
 
Aprì la porta di scatto, nonostante la canzone le piacesse. Lui si voltò di scatto, spaventato, per poi poggiarsi una mano sul cuore. – Credevo fossi Mark o uno degli altri. – sussurrò.
- All’ora di pranzo sono troppo impegnati a mangiare come porci. -
Justin si lasciò sfuggire un sorrisetto. – Cosa-cosa ci fai qua? –
- Non ti cambiare all’ora di ginnastica. -
Bieber aggrottò le sopracciglia e guardò avidamente Liz. Inutile dire che la trovasse bellissima. I capelli rossicci, lisci e lucenti, gli occhi neri, profondi e dolci. Le labbra rosse, carnose, le gote colorate di un rosa chiaro e un corpo perfetto. Ma come poteva una ragazza come lei interessarsi a uno come lui? – Perché? –
- Mark e gli altri vogliono prenderti i vestiti e bruciarli in cortile, non cambiarti. – spiegò.
Lui poggiò la chitarra sulla sedia, circospetto. – Perché dovrei fidarmi di quello che mi stai dicendo? Magari è una trappola. –
Liz alzò gli occhi al cielo. – Bieber, smettila. Semplicemente non voglio vederti girare nudo come un verme per la scuola. Soprattutto dopo pranzo. –
- Conosceresti Jerry. -
Jerry? – Jerry? –
Justin sorrise e scosse la testa. – Nessuno. – si morse il labbro. – Grazie, ancora. Non capisco perché, però. E’ già la seconda volta che mi aiuti, Liz. –
Nemmeno lei lo sapeva. Si strinse nelle spalle. – Non chiedermelo. –
Annuì. – Ok, grazie, Liz. –
 
Alla fine delle lezioni, Liz rimase davanti alla porta dell’aula di inglese, la materia che aveva Sam. Voleva chiedergli se erano riusciti nello scherzo o se Bieber le aveva dato ascolto.
Quando vide la chioma bionda dell’amico, lo afferrò per il polso. – Sammy. –
- Ciao, bellezza. - era un po’ scocciato.
- Che succede? – domandò prendendo a camminare.
Sam pestò un piede per terra. – Bieber non si è cambiato! Quello sfigato ha inventato un crampo alla caviglia ed è rimasto seduto. –
Liz si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. – Pazienza. –
- Mark era molto incazzato. Infatti lo stanno aspettando al suo armadietto. -
Lei strinse la presa sulla sua borsa. – Ah. Come mai? –
- Lo scherzo dei vestiti saltato, vogliono prenderlo un po’ a botte. Mark deve sfogare la rabbia per la F in algebra. -
Andava così, da quattro anni. Mark era arrabbiato per qualcosa di suo? Se la prendeva con Justin. Era come un sacco da boxe personale. Ed era orribile. Solo adesso Liz iniziava ad accorgersene. – Vado a vedere. Ci vediamo domani. –
Non diede il tempo a Sam di ribattere, che era volata per le scale, aprendo un varco tra gli studenti, che vedendola passare di furia avevano deciso di darle la precedenza. Era pur sempre Liz.
Voleva prendere in disparte Justin e chiuderlo dentro lo sgabuzzino, per poi inventare di averlo visto andare verso il parco vicino a scuola. Invece lo spettacolo era già iniziato.
Justin era a terra, Mark lo sovrastava, con un piede sopra il suo petto. – Ti fa male, Bieber? – lo provocava con un sorrisetto sinistro.
- Per favore, Mark. Lasciami in pace. – bofonchiò senza fiato Justin.
Gli altri giocatori di football risero. Fu in quel momento che Mark mi vide e mi fece cenno di avvicinarmi. – Liz, piccola. Tu che dici? –
- Eh? -
- Secondo te gli sto facendo male, o è troppo poco? –
Liz osservò Justin, ai suoi piedi, annaspare alla ricerca d’aria. – Sì, gli stai facendo male. Leva il piede, sei pazzo? – esclamò. Avrebbe finito per soffocarlo.
Mark la fissò confuso. – Come? –
Poi si rese conto dell’anomalia delle sue parole. – Se poi lo strozzi, con chi te la prenderai? – si corresse. – Non perderci tempo, dai. Andiamo, Mark. – lo afferrò per la mano e lanciandogli un’occhiata maliziosa lo tirò verso la fine del corridoio.
Mark la disgustava, ma era sempre meglio che permettergli di ammazzare Justin Bieber.
Il giochetto funzionò, perché mollò la presa sul petto del canadese e la seguì con il resto dei ragazzi, fuori dalla scuola.
Liz, per tutto il tragitto verso casa sua, fece finta di ascoltare quello che Mark le diceva. Ma la sua mente vagava altrove, verso una semplice domanda: perchè Justin Bieber iniziava ad interessarle?
 


 
Buonasssssssera:)
Come va, bellezze? Spero tutto bene.
L’ho già detto, ma mi ci sto affezionando a questa storia. Ho scritto quasi dieci capitoli, e niente. Dfghjhgf
Mi piace l’idea di Justin sfigato. Anche se per me rimarrebbe figo comunque, non so se mi spiego.
Mmh, non ho altro da dire. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e se avete voglia, lasciatemi un piccolo parere sulla storia :)
Al prossimo aggiornamento, e grazie mille a chi legge queste schifezzine che posto. ♥ xx 

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Capitolo 5
*** capitolo 4. ***


Capitolo 4.
 
 
 
 
Quella mattina Liz si era alzata alle sei, si era preparata velocemente ed era uscita di casa senza nemmeno fare colazione. Voleva arrivare a scuola prima di tutti.
Salì le rampe di scale e arrivò al secondo piano. Percorse il primo corridoio, svoltò a destra e raggiunge l’armadietto di Justin.
Si fermò a guardare la scritta in nero: “checca sfigata”. Storse la bocca e sospirò, tirando fuori un guanto di gomma, una spugnetta e del detersivo. Andò in bagno, passò la spugnetta sotto l’acqua e ci spruzzò il detersivo.
Tornò davanti all’armadietto e iniziò a strofinare la scritta, concentrata sul lavoro che stava facendo. Spruzzò altro detersivo e lavò con più rabbia, sempre più convinta che quello che Mark faceva a Justin era ingiusto.
Ignorando la fame, si allontanò per ammirare il lavoro che aveva fatto. La scritta non si vedeva più, e il grigio dell’armadietto quasi brillava. Si tolse il guanto e lasciò tutto in bagno, incurante.
Quanto tornò nel corridoio, però, Justin era lì. Guardava stupefatto il suo armadietto. Poi i suoi occhi color nocciola saettarono su quelli neri della ragazza. – Sei stata tu? –
Lei annuì e si lasciò cadere per terra, circondando le gambe con le proprie braccia. Non capiva cosa le stesse succedendo. Una settimana fa, sarebbe stata la prima a scrivere insulti sull’armadietto di Justin Bieber. Adesso si ritrovava ad aiutarlo. Perchè?
Justin si sedette accanto a lei, con la sua ciambella alla nutella ancora intatta. Un profumo fresco e leggero invase le sue narici e la fece rabbrividire. Il braccio di Justin sfiorava a malapena il suo, eppure sentiva delle piccole scosse sulla pelle.
Stai impazzendo, Liz, si disse fra sé e sé.
Il magico momento fu interrotto dallo stomaco della ragazza, che brontolò infastidito per la mancanza di cibo. – Non hai fatto colazione? –
- No. -
Justin le porse la sua ciambella, ma lei rifiutò con un’occhiata. – Non l’ho toccata, davvero. –
- Non, non è giusto. Mangiala tu. -
- Io non la voglio. –
Liz, con un sorrisetto sul volto, afferrò la ciambella e le diede un morso. Era buona. E lei non la meritava per quello che aveva fatto passare a Justin gli anni prima. – Grazie. – mormorò.
Lui scrollò le spalle. – Sai, quando mia mamma lavora bene e riesce a portare qualche dollaro in più, mi da qualcosa per prendermi un cappuccino o una pasta allo Starbucks. Ieri è stato uno dei giorni fortunati, dopo due mesi che non capitava. E’ bello vederla felice perché sa di potermi rendere felice. Ammiro la sua generosità, i gesti che fa. – stette in silenzio, facendo sentire in colpa ancora di più Liz. – Ma sono contento di averla data a te. Hai fatto un bel gesto anche tu che apprezzo tanto. Grazie, Liz. –
- Mi dispiace per come ti ho trattato negli scorsi anni. -
- Che ci puoi fare? E’ la legge di questa scuola. – sorrise amaramente. – O umili Bieber, o verrai umiliato insieme a lui. –
Liz non disse niente. Diede un altro morso alla pasta, fino ad arrivare a metà ciambella e gliela porse, con un sorriso rassicurante. – Sto bene così, davvero. –
- Sicura? -
- Voglio che mangi questa metà. – disse con tono fermo.
- Altrimenti che mi fai? – la provocò.
- Ti appendo per le mutande al lampadario dell’aula di musica. –
Justin prese la ciambella. – Tu non ci riusciresti mai. –
- Ma Mark sì. – sospirò.
Justin annuì. – Ho come l’impressione che sarebbe più che felice di farlo. –
- Anche io. -
Per un po’ aleggiò il silenzio, Justin finì la pasta e si pulì le mani con un fazzoletto. – Posso chiederti una cosa? – esordì.
- Dipende. -
- Perché mi pulisci l’armadietto, mi compri una chitarra costosissima e mi avverti di uno scherzo che Mark mi vuole fare, ma quando sei con lui mi tratti di merda? –
Liz si voltò verso Justin, scontrandosi con la potenza dei suoi occhi color nocciola. Per un po’ si perse ad osservare le lunghe ciglia nere, per perdersi nel nocciola caldo e dolce delle sue iridi. – Perché se ti difendessi, la mia vita sociale sarebbe finita, Justin. – disse in tono neutro. – Se ti difendessi, Mark inizierebbe a prendere di mira anche me. Sammy sarebbe deluso da me. Forse l’unica contenta sarebbe Eleanor. Ma per il resto della scuola diventerei una sfigata. Mi sono costruita una reputazione importante qui dentro, e ho paura di perderla. –
Justin rimase ad ascoltarla attentamente. – E tu sei contenta della reputazione che ti sei fatta? –
- No. – ammise. Non era contenta di dover trattare male un ragazzo.
- E secondo te, gli altri studenti, escluso Mark e il tuo amico Sam, sono contenti di dover umiliare una persona per essere accettati? –
- No. – ammise ancora una volta.
Lui si alzò in piedi, stringendosi nelle spalle. – Visto? –
 
Mark afferrò una carota dal suo vassoio e la lanciò a una cheerleader, che irritata prese a rincorrerlo per tutto il tavolo sotto le risatine delle compagne.
Una volta finito il giochetto, Mark si fece spazio tra Sam e Liz, per sedersi accanto a quest’ultima. Le posò un braccio intorno alle spalle e le sorrise. – Allora, piccola? –
- Ehi. -
- Va tutto bene? – domandò in realtà poco interessato al fatto che stesse bene o no.
Annuì.
- Ce la fai ad attirare Bieber all’uscita? Così noi da dietro possiamo dargli fuoco al cappuccio della felpa che ha oggi. – un compagno di squadra rise, sguaiato. – Fa schifo. Gli facciamo un favore, no? -
Liz si sentì a disagio. – Mark, seriamente, perché non lo lasci in pace Bieber? –
Sam sobbalzò ed Eleanor si lasciò scappare un sorrisetto, mentre leggeva il suo libro. Mark parve accigliato. Mollò la presa sulle spalle della ragazza. – Stai scherzando? –
- No. – ribatté decisa. – E’ da anni che lo tormentiamo. Cerchiamo qualcuno di prima più sfigato di lui. Ormai avete usato tutti gli scherzi e le umiliazioni possibili. -
Mark grugnì. – Nessuno è più sfigato di Bieber. All’uscita lo distrarrai, e non si discute. –
A Liz, e tanto meno a Eleanor e Sam piacque il tono di Mark, ma non ribatterono.
 
Liz intercettò Justin uscire dai cancelli della scuola, e senza pensarci troppo gli andò incontro, sorridente. – Ciao, Justin. –
Lui si guardò intorno, non capendo cosa stesse succedendo. – Liz? –
- Come va? -
- Ti senti bene, Liz? – chiese.
Lei rise e gli diede una spinta. – Sì, certo! Sto solo parlando con te, che c’è di strano? –
- Appunto. Perché mi stai parlando? -
La ragazza notò Mark avvicinarsi alle spalle di Justin. Fece scattare l’accendino e in pochi istanti il cappuccio della felpa di Justin prese fuoco. Il ragazzo lanciò un grido, agitandosi. Liz indietreggiò, mentre alcuni studenti scoppiavano a ridere e Mark si avvicinava alla ragazza, poggiando una mano sul suo fondoschiena.
Liz dovette trattenersi dal mettersi a urlare istericamente.
Justin riuscì a togliersi la felpa e la lanciò a terra, pestandola con i piedi per spegnere le fiamme, ma ormai il fuoco aveva rovinato completamente il cappuccino. – Scusa, Bieber, ma faceva troppo schifo per non bruciarla! – gridò Mark ridendo.
Ma Justin guardava Liz. Si era illuso di averle aperto gli occhi, invece aveva aiutato Mark a fargli quello scherzo. Aveva preso parte all’ennesima umiliazione. Si sentiva ferito, tanto che una lacrima scese lungo la sua guancia. – Sei contenta adesso? Eh, Liz? – urlò arrabbiato.
Mark non ci badò e raggiunge i suoi amici, scambiandosi il cinque con loro.
Liz chinò il capo in avanti e si allontanò, ancora più ferita di quanto non lo fosse Justin.
Per tutto il tragitto verso casa, gli occhi lucidi del ragazzo saettarono nella sua mente, facendola stare male.

 


 
Buona domenica a tuuuuutte. :)
Sono così veloce con gli aggiornamenti, solo perché i capitoli sono già pronti. Quando finirò la scorta, saranno uccelli senza zucccchero.
Vabbè, grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo.
Sette, sette, sette? Dfghjhgfdfghjgfdfghjgfdfghjkjhgfdfghjkjhgfd.
Sto benissimo, grazie ahaha
Spero che questo non faccia troppo schifo, in tal caso chiedo perdono.
Al prossimo aggiornamento. ♥ xx

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.
 
 
 
 
Quando Justin arrivò a scuola, in anticipo, la mattina dopo, trovò una sorpresa ad attenderlo. Ma non era la sorpresa che temeva lui, e cioè Mark e i suoi amici pronti a fargli male.
Questa sorpresa aveva i capelli rossi, gli occhi neri, un cappuccino fumante in mano e una pasta alla nutella nell’altra. Davanti al suo armadietto.
Spostò velocemente lo sguardo e aprì il suo armadietto, tirando fuori il libro di biologia, la materia che aveva alla prima ora quel giorno. – Cosa ci fai qui? – le chiese.
- Mi dispiace per la tua felpa. -
- Cosa ci fai qui? – chiese nuovamente.
Liz chiuse un istante gli occhi. – Non volevo. Mark me l’ha praticamente imposto. Davvero, credimi. Non volevo. –
- Ma l’hai fatto. -
Liz gli porse la colazione. – Ti ho preso questi, allo Starbucks. –
- Perché? -
- Ho pensato che potesse farti piacere. –
- Non mi piace essere comprato. –
- Non ti sto comprando, pezzo di idiota! – sibilò lei arrabbiata. – Sto cercando di porre rimedio all’errore fatto ieri! Sto cercando di… di… -
Justin la guardò. – Di? – la incoraggiò. – Cosa stai cercando di fare, Liz? –
- Sto cercando di esserti amica, ma tu non apprezzi i miei sforzi. -
- Un’amica non mi distrae per permettere al suo ragazzo di bruciarmi la felpa. Era un regalo di mia madre. C’è rimasta malissimo nel vederla bruciata. Sai, lei non caga soldi come i vostri genitori. –
Liz sapeva che aveva ragione, ma non riusciva a spiegargli bene come si era sentita. Mark aveva imposto la sua idea e lei non si era potuta ribellare. – Ti ripeto che mi dispiace. –
Justin scosse la testa. – Forse è meglio se smetti di tentare di essere mi amica. Se tentare significa che non mi sarai completamente fedele, come dovrebbe esserlo un amico, allora preferisco tornare ad essere solo. –
Liz stringe la presa sulla busta contenente la pasta calda. – E’ questo che vuoi? –
- E’ meglio. -
Lei annuì. Con un gesto improvviso lanciò il cartone di cappuccino per terra, formando una chiazza fumante. Sbatté la pasta contro il petto di Justin e lo sorpassò, arrabbiata.
In quel momento non capì perché le veniva naturale piangere per lui. Ma lo fece. Per la prima volta si sentì sola, ferita, indifesa.
 
Liz aveva chiesto al professore di andare in bagno, dopo aver ricevuto un messaggio da Mark.
“Vediamoci nei corridoi.”
 
Eleanor le aveva detto di non andare, ma lei, intestardita, era uscita comunque. Perché non andare? Per farlo irritare e sentirlo poi a mensa lamentarsi del fatto che a lei non importava nulla di lui? In parte era vero, ma era meglio non farselo nemico.
Il ragazzo, statura imponente, capelli castani sparati in aria e felpa le andò incontro. Si avventò, con grande sorpresa di Liz, sulle labbra della ragazza. La baciò rudemente, con maleducazione e prepotenza. Si fece spazio nella bocca della ragazza e la costringe ad aprirla, per poterci infilare la sua lingua.
Liz strinse le mani a pugno. Sentiva che da un momento all’altro avrebbe potuto vomitare dallo schifo.
Mark non la pensava così in quel momento. La trascinò con violenza dentro il bagno dei maschi e la sbatté contro il muro, baciandola sul collo.
- Mark, non mi sembra… il momento… - mormorò infastidita.
- A me sembra eccome. –
La ragazza tentò di liberarsi, inutilmente. Mark la tenne ferma incollata al muro gelido, tentando di sbottonarle i jeans.
- Andiamo, Mark, smettila! – gemette.
- Credevo di piacerti, Liz. – si lamentò lui.
- NO! Lasciami stare. –
Lui grugnì e intrappolò le labbra rosse candide della ragazza sulle sue, mordendole con forza e facendo uscire del sangue.
- Cosa sta succedendo qua dentro?! – irruppe una voce adulta. – Levale subito le mani di dosso! – abbaiò il vicepreside.
Mark si allontanò, alzando le mani al cielo, come in arresto. – Non sto facendo niente. –
Liz era spiaccicata contro il muro, tremante e con il sangue che colava dal labbro inferiore, morso violentemente da Mark. Il vicepreside allungò il braccio, indicando l’uscita. – Mark, in presidenza. Ora.– dopodiché si avvicinò a Liz. – Va tutto bene? –
Lei scosse la testa. – No. – sussurrò.
L’uomo poggiò la mano alla base della sua schiena, scollandola con delicatezza dal muro. La fece uscire dal bagno e si guardò intorno. – Dove diavolo è finito? … - mormorò tra sé.
Liz era come in trance, sconvolta da quello che Mark aveva tentato di fare. Poi vide due paia di scarpe familiari in lontananza. – Eccolo! Bieber, vieni qui e accompagnala in infermeria, forza. –
Oh, no, pensò lei. Le mani di Justin presero il posto di quelle del vicepreside. Il profumo del ragazzo la invase, facendola sentire protetta e al sicuro. Era più alto di lei, perciò la resse con fermezza tra le sue braccia e la aiutò a camminare.
- Ehi, giovanotto. – lo richiamò la voce del professore. Justin si voltò appena. – Grazie per avermi chiamato, hai fatto la cosa giusta. -
Bieber annuì. – Lo so, signore. –
- L’hai chiamato tu? – sussurrò Liz.
Justin annuì ancora una volta e la spronò con dolcezza a camminare. Scesero le scale lentamente e la condusse verso la porta dell’infermeria della scuola. – Ti ho sentita lamentarti, ho visto Mark e quello che ti stava facendo, ma sapevo che se fossi intervenuto io, mi avrebbe ammazzato di botte. Allora ho cercato qualcuno. – fece una pausa. – Ho temuto il peggio. Quel porco. –
Liz non disse niente. Poggiò la testa sul petto di Justin, e inaspettatamente lasciò che le braccia del canadese la avvolgessero e la facessero sentire bene. Nella sua vita non si era mai sentita così bene.
Eppure, se qualcuno li avesse visti, la sua popolarità e importanza sarebbe calata a picco.
Non le importava. Chiuse gli occhi e pianse silenziosamente, mentre Justin le accarezzava i capelli e le mormorava parole di conforto.
Un ultimo sussurro, prima di addormentarsi tra le braccia del ragazzo. – Grazie, Justin. –
 



Mi volete morta, per caso?
No, 11 recensioni allo scorso capitolo.
Sdfghjhgfdsfghjhgfd grazie mille.
Non sapete quanto ci tenga, accidenti.
Grazie davvero a chi segue questa storia, a chi la inserisce tra le preferite, seguite e ricordate.
grazie di cuore.
Spero che questo capitolo non faccia schifo, il prossimo è moolto importante.
Buon Halloween a tutte, ciao ragazze. xx ♥

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Capitolo 7
*** capitolo 6. ***


Capitolo 6.
 
 
 
 
 
 
Quando Liz aprì gli occhi, vide il soffitto bianco dell’infermeria sopra di sé. Era distesa sul lettino grigio, con una piccola coperta a coprirle il busto. C’era odore di disinfettate, misto ad alcool. Storse il naso e si mise a sedere, confusa. Voltò il capo alla sua destra, e con sorpresa vide Justin, seduto in una delle sedie di plastica.
- Ehi. – la salutò per primo.
Liz sospirò. – Io… -
- Non è successo niente. – la rassicurò. – Mark non è riuscito nel suo intento. Come ti ho già detto, ti ho sentita e ho chiamato il vicepreside. Mark verrà sospeso per una settimana, e se vorrai, potrai pure far partire la denuncia. – parlò piano. - Va tutto bene, Liz. -
E chissà perché, ma quando Justin pronunciò quella frase, Liz ne fu completamente convinta. Sì, andava tutto bene. Mark non aveva ottenuto quello che voleva, Justin l’aveva aiutata, adesso era lì con lei, e si sentiva tranquilla. Quasi bene.
Il ragazzo si avvicinò con la sedia al suo lettino. – Ti va di raccontarmi cosa è successo? – chiese.
Ma gli occhi neri di Liz erano fermi su un punto preciso del braccio del ragazzo. Era a maniche corte, indossava una maglietta bianca che lasciava risaltare gli accennati muscoli delle braccia. Infondo al braccio, proprio in prossimità del polso, dove si trovano le vene, Justin aveva dei punti blu cuciti nella pelle. – Cosa ti sei fatto al polso? –
Bieber abbassò lo sguardo, sfiorando con le dita la cucitura. Dovette stringere i denti per non scoppiare a piangere come un bambino, ma la ferita era ancora aperta, metaforicamente parlando. E faceva male. – Vuoi davvero saperlo? –
Liz, da una parte, intuiva cosa fosse, ma non voleva immaginarlo nemmeno. – Credo di sì. –
Il biondo sospirò, posando un secondo gli occhi in quelli di lei e sfuggendo subito. – Due settimane fa ho tentato il suicidio in uno dei modi più stupidi che possano esistere. –
Liz sapeva che c’era dell’altro, ma non parlò.
- Ero stanco delle offese. Stanco degli insulti. “Bieber, sei un povero morto di fame.”, “Bieber, i tuoi vestiti fanno schifo. Tu fai schifo.” Così mi sono chiuso nel bagno della scuola con un coltello affilato in mano. Speravo che facendolo a scuola, tutti avrebbero finalmente capito dove mi avevano portato, con le loro offese e le loro umiliazioni continue. Passai la lama lungo una vena, non sapevo nemmeno cosa stessi tagliando. In pochi secondi la ferità si aprì, facendo sgorgare sangue. Era profonda, e più la guardavo, più mi sembrava che le pareti del bagno girassero velocemente. Ero felice, da una parte. In pochi minuti sarei morto dissanguato: cosa potevo chiedere di più? -
La ragazza aveva i brividi lungo le braccia, lo sguardo accigliato e pieno di vergogna. – Ma sei qui. – trovò la forza di commentare.
Lui annuì. – Sono qui per un motivo stupido. – disse. – Sono qui non perché mi sono pentito di quello che ho fatto, e sono corso a chiedere aiuto. Sono qui perché non mi piaceva il modo in cui stavo rischiando di morire. Volevo qualcosa di più teatrale, capisci? –
Come poteva capire? Lei non aveva mai minimamente pensato al suicidio. Certo, la sua vita non era come quella di Justin. Lei aveva apparentemente tutto, e lui aveva apparentemente niente. Non era così.
- No, Justin, non capisco. -
- Se fossi morto dissanguato, cosa avrebbero pensato? Un incidente, l’ha fatto per sbaglio. Io volevo che sapessero che l’avevo fatto perché da quattro anni ormai la mia vita era un inferno. Ma nessuno ci sarebbe mai arrivato, o anche se fosse stato, non avrebbero avuto il coraggio di dirlo. Così ho trovato un altro modo, più efficace. –
Liz non sapeva se voleva sentirlo o meno, ma ormai era decisa ad ascoltarla tutta la storia. – Quale? –
- Il tetto della scuola. – sussurrò guardandola negli occhi per la prima volta dopo aver iniziato il racconto. Erano lucidi. – Basta salire, gridare con un megafono alla bocca le mie proteste, le mie accuse contro gli infami che ci sono in questa scuola, e poi mi sarei buttato. Così tutti avrebbero saputo il perché. -
La rossa chinò il capo e se lo prese tra le mani, trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire. - No.
- Sì, Liz. – mormorò lui con un sorriso amaro. – E’ l’unica soluzione. -
- Vuoi-vuoi davvero fare una cosa del genere? –
I due ragazzi si guardarono negli occhi. – Sì. Non so ancora quando, ma un giorno, non troppo lontano, troverò il coraggio e la stanchezza necessaria per farlo. –
Liz afferrò una sua mano, stringendola forte. – Ti prego, non farlo. –
Justin sentì la rabbia montare dentro e si liberò dalla presa. Si sollevò in piedi e con un calcio mandò lontano la sedia sulla quale era seduto solo pochi istanti prima. – Perché? Perché non dovrei farlo? Sei stata una dei primi, in questi quattro anni, ad avermi umiliato e fatto sentire il nulla! Non ne posso più della mia vita. Non ho amici, non ho niente. Niente. Certo, per te è difficile da immaginare, visto che tu hai tutto. Hai i soldi, una bella famiglia, la popolarità, tutti vogliono essere tuoi amici, una bella casa, una stanza enorme, un computer moderno, un cellulare da tanti soldi. Tu non hai motivi per toglierti la vita, io sì. –
Lei non seppe cosa dirgli. Era sconvolta dalla verità delle sue parole, ma dentro di sé serbava la consapevolezza che nessuna vita meritasse di essere stroncata in quel modo.
Te ne saresti dovuta accorgere quattro anni fa, Liz, la voce nella sua testa.
 
All’ora di pranzo, sembrava che tutti sapessero dell’accaduto. Liz aveva sempre amato avere gli occhi degli altri puntati addosso, ma adesso detestava vedere gli sguardi compassionevoli dei suoi compagni di scuola.
- Mark sta diventando pericoloso. – aveva detto Sam pochi istanti dopo aver abbracciato l’amica. – Non credevo potesse arrivare a tanto. -
Eleanor era scioccata, letteralmente. Continuava a scuotere la testa con gli occhi fissi per terra, mentre un braccio circondava i fianchi di Liz. – Nemmeno io. –
- Ok fino a quando picchi Bieber e ci fai divertire, ma arrivare a mettere le mani addosso a una ragazza nei bagni… -
El si indispettì subito. – Non è ok nessuna delle due cose, Sam! Possibile che anche in momenti del genere, devi cercare Justin? –
- Oh, andiamo. -
- Ha ragione. – parlò Liz. – Smettila, adesso inizi ad irritare pure me. –
Il ragazzo posò i suoi occhietti azzurri in quelli neri di Liz. – Parli sul serio? Ti stai alleando con Bieber? –
- Lasciami in pace con queste stronzate, Sam! – si lamentò.
- No, no. – protestò. – Devo saperlo. Rendiamoci conto: Elizabeth Jhonson che difende Justin Bieber. Cazzo! –
- Mi fai schifo, Sam. – borbottò Eleanor.
- A me fanno schifo Bieber, e le persone come te. –
Questo era troppo. Liz si liberò dalla presa dell’amica e si avviò nella direzione opposta alla loro. Quando Sam la richiamò, infastidito, lei gli mostrò il dito medio. – Me ne vado, altrimenti rischio di picchiarti sul serio, stavolta. –
Salì in fretta e furia le scale fino ad arrivare al secondo piano. Percorse il corridoio e arrivò davanti all’armadietto di Justin. Lui non c’era. Preoccupata, salì altre due rampe di scale fino ad arrivare alla terrazza della scuola. La porta era aperta.
Il cuore le martellò nel petto e avanzò lentamente.
Justin era seduto per terra, osservava il cielo, pensieroso.
Era bello.Questo si ritrovò a pensare Liz. Lo trovava bello. I capelli color del grano mossi da una leggera brezza, gli occhi nocciola caldi e dolci, la pelle candida e rosea con due labbra all’apparenza morbide.
- Justin. – lo chiamò.
Lui si girò. – Ciao. –
Silenzio. Come poteva dirglielo? Di certo, non erano le stesse parole che gli avrebbe detto una settimana prima.
- Cosa c’è? – la aiutò, allora, lui.
- Ha-hai presente in infermeria, stamattina, quando mi hai detto che non avevi amici? Che non avevi motivi per continuare la tua vita? –
Il ragazzo socchiuse gli occhi e annuì, non capendo dove volesse arrivare a parare.
- Io sono tua amica. – sussurrò. – Io sarò il tuo primo motivo per continuare a vivere. Non puoi abbandonare un amico, Justin. –
Il canadese sollevò lo sguardo di scatto, incredulo. – Cosa? –
- Ovviamente nessuno lo deve sapere, ma io sarò tua amica. Ti aiuterò se qualcuno vorrà infastidirti. Potremmo vederci le mattine, quando la scuola è deserta, ma anche nel pomeriggio. – fece una pausa. – Ti va? -
Justin si alzò in piedi, andandole incontro. – Perché lo fai? Per pietà? –
- No. – negò. – Lo faccio perché non desidero altro, davvero. -
Senza pensarci, lo sfigato che fino a pochi giorni prima veniva umiliato da tutti i suoi compagni di scuola, strinse in un abbraccio la stessa ragazza che fino a pochi giorni prima aveva contribuito a rendergli la vita un inferno.
 


 
Salve, bellezze, vi parlo dal paradiso.
Cioè, avere 4 recensioni per un prologo era incredibile, 7 dnfkdjfkd, ma adesso 18.
Davvero, grazie di cuore a tutte quante! Siete dolcissime. *w*
Mi dispiace scrivere di queste cose, soprattutto su Justin, ma è per far capire quanto possa far schifo la vita di una persona vittima di bullismo. Tutti dovrebbero rendersene conto.
Per non parlare del fatto che Justin viene insultato ogni giorno.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto asadsfsfre.
Vado a rispondere alle recensioni, au revoirrr xxx ♥

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.
 
 
 
 
- Ehi Sam. – salutò Liz il biondo, sedendosi accanto a lui.
Sam le lanciò un’occhiata e non rispose, impegnato a scrivere al cellulare, talmente veloce da stordire la ragazza. – Sam? –
Non rispose ancora.
- Perché non mi parli? -
Il ragazzo si voltò, e lei rabbrividii. Aveva uno sguardo duro, indifferente, noncurante. Come se avesse davanti una persona che odiava. – Liz, siediti in un altro banco. –
- Cosa ti ho fatto? -
- Te la fai con Bieber. – Per un istante pensò che l’avesse scoperta, o che l’avesse vista il giorno prima abbracciata a lui sul tetto della scuola. – Lo difendi sempre. –
- Non è vero. –
- Sì. Non voglio come amica una sfigata. –
Liz strinse i pugni e digrignò i denti. – Non sono sua amica, Sam, cazzo! Come puoi anche solo dire una cosa simile? Eppure dovresti conoscermi. –
Lui sospirò. – Sicura? –
No, Sam, lui è mio amico, avrebbe voluto dire. – Sì, Sammy. –
Il ragazzo rimase in silenzio qualche secondo, poi scrollò le spalle e fece un salto sul posto. – Guarda chi mi ha retweettato! – le mostrò lo schermo, sorridente.
- Uau. – disse lei imponendosi un tono allegro, mentre dentro stava morendo, per aver ancora una volta mentito.
 
 
Era l’ora di pranzo, e Liz e Justin erano seduti in aula di musica, per terra, con la schiena poggiata al muro e nascosti dietro gli amplificatori. La ragazza era silenziosa, e Bieber se n’era accorto. Poggiò una mano sulla sua, delicatamente. – Liz? Stai bene? –
- No. -
- Cos’è successo? – gli occhi nocciola si spalancarono, preoccupati.
- Ho mentito, ancora. – sussurrò. – Oggi ho detto a Sam che non eri mio amico. Odio questa situazione: vorrei fare qualcosa per cambiarla, ma non so cosa. –
Justin fece scivolare via la mano da quella dell’amica e sospirò. – Non c’è bisogno di fare niente. Devo solo reggere l’ultimo anno e poi sarà tutto finito. Sempre che ci arrivi. –
- Bello schifo. -
- Ti ho già detto che non puoi capire. –
Liz si sentì ferita dal tono di Justin, e si girò per guardare il suo profilo. – Ah no? Non posso capire? –
- Non puoi capire cosa si prova ad essere vittime di bullismo. Mark è stato sospeso, ok, ma le cose continuano ad andare avanti. Stamattina il suo amico mi ha dato un pugno nello stomaco: ho passato l’ora di biologia in bagno, vomitando. - Un tremolio appena percettibile nel tono della sua voce.
Liz si coprì il volto tra le mani. – Dio, mi dispiace. –
- E’ difficile, Liz. Non c’è secondo in cui non pensi a farla finita definitivamente. -
Non avrebbe mai voluto portare il discorso da quella parte, perciò tentò di rimediare. – Cantami una canzone, Justin, per favore. –
- Una canzone? -
- Sì. Una canzone. –
Il ragazzo si passò una mano sulla cresta dorata di capelli e si schiarì la gola. – If I could just die in your arms, I would in mine. ‘Cause everytime you touch me, I just die in your arms. Uh, It feels so right, so baby baby, please don’t stop girl.
Una volta finito, Liz gli puntò un dito contro. – Hai sentito che voce hai? Senti che talento Dio ti ha dato? Non sprecarlo. Io so che andrai lontano un giorno. –
- Non lo so. Non so più che pensare della mia vita. - Justin si chinò prendendosi il volto tra le mani.
Liz si avvicinò a lui accarezzandogli i capelli. – Ricordati quello che ti ho detto ieri, sul tetto. Io sono il tuo primo motivo per continuare a vivere. Non abbandonare un’amica. Il canto, la tua passione per la musica, sarà il secondo. So che milioni di ragazze sogneranno sentendo la tua voce, e ti ripagheranno di tutta questa sofferenza. –
Justin, a sentire quelle parole, scoppiò a piangere istericamente. Si sentiva un bambino. Singhiozzava, il volto era completamente rosso per lo sforzo, e il suo corpo era scosso da tremiti. Liz spostò le mani dal volto, e lo accolse tra le sue braccia, lasciando che si sfogasse.
- Ssh, va tutto bene, Justin. – mormorò.
- Non ce la faccio più. –
Liz passò la mano sui suoi capelli e la fece scendere sul suo volto, accarezzando la pelle liscia e morbida. – So che puoi farcela.
Prima che lui potesse anche solo provare a baciarla, la porta dell’aula di canto si spalancò improvvisamente. I due ragazzi raggelarono, sorpresi che qualcuno fosse in giro per la scuola e non in mensa. Justin si scansò dall’abbraccio e Liz si sporse di poco per vedere chi fosse.
Sam.
- C’è qualcuno? – chiese il ragazzo.
Silenzio. Justin poteva sentire il battito accelerato del cuore di Liz e si sentiva in colpa, perché lui le stava rovinando la vita.
Liz sperò con tutto il cuore che non sentendo risposta, Sam se ne andasse, ma la sfortuna era dalla sua parte, perché il biondo si avvicinò verso le casse e si sporse per vedere oltre.
I suoi occhi azzurri si spalancarono alla vista di Justin con gli occhi rossi e Liz con la faccia di una colta in flagrante.
- Liz… Bieber? – borbottò incredulo. Poi serrò la mascella e scosse la testa, come schifato. – Sei passata dalla sua parte, eh? Perdente. – voltò le spalle ai due e uscì dall’aula, incredulo e veloce come un fulmine.
Per un po’ rimasero in silenzio, che fu spezzato da Justin che disse: - Mi dispiace. – riempì le distanze che c’erano tra loro due e la abbracciò.
Liz sentì il calore del suo corpo a contatto con il suo, e il suo profumo invaderla dolcemente. Ma poi si scansò, facendo finta che andasse tutto bene. – Non è colpa tua. –
- Dove vai? – le chiese osservandola alzarsi e allontanarsi.
- A… a casa, sono stanca. - Bugia.
 
Quando il campanello di casa di Liz suonò, lei si precipitò giù dalle scale, sperando che fosse Justin. Non l’aveva trattato bene e per tutto il pomeriggio si era sentita in colpa.
Un tuono esplose nel cielo, mentre la pioggia scrosciava violentemente. Il campanello suonò ancora, con insistenza.
Senza pensarci, da vera stupida, aprì la porta senza nemmeno chiedere chi fosse o guardare dallo spioncino. Le gambe le tremarono dal terrore, e dovette reprimere un urlo spaventato, quando Mark si fece spazio in casa e la sbatté contro il muro, tappandole la bocca.
Liz diede un pugno al cemento, scalciando e tentando di colpirlo.
- Stammi a sentire, Elizabeth. – grugnì lui. – Non ho nessuna intenzione di toccarti, adesso. Ma vedi, Sam è venuto a raccontarmi cosa ha scoperto questa mattina a scuola. - La rossa aggrottò la fronte, incredula che Sam l’avesse fatto davvero. - E sappi che se non vuoi che il tuo piccolo segreto venga a conoscenza di tutti, dovrai fare delle piccole cose, dolcezza. -
Prima che lei potesse chiedergli “quali tipi di cose?”, la mano di Mark accarezzo la sua coscia e slacciò la cerniera dei jeans, per poi allontanarsi di scatto. Liberò la sua bocca. – P-perché mi fai questo?
- Perché sei una troia, Liz. Ma a quanto pare sono l’unico a cui non vuoi darla. -
- Non sono una troia! – gridò tentando di colpirlo.
Lui le bloccò i polsi, ringhiando come un animale. – Scegli tu. O domani pomeriggio vieni a casa mia, o farò sapere a tutti che te la fai con Bieber.-
Detto quello, uscì di casa con la stessa velocità con la quale era entrato. Liz chiuse la porta, tremante e terrorizzata. Osservò l’ora nell’orologio appeso al muro. Lei sei e un quarto.
Stava diluviando, aveva solo una maglietta bianca leggera e dei jeans, ed era sola in casa. Agì ancora una volta senza pensare e uscì di corsa, prendendo le chiavi. Si chiuse la porta alle spalle e si mise a correre sotto la pioggia incessante, mentre le gocce d’acqua le colpivano il volto e la facevano rabbrividire. La maglietta era ormai aderita al busto, diventando trasparente e lasciando vedere il reggiseno nero.
Corse sotto le strade, più veloce che poté, fino ad arrivare davanti a una casa piccola, modesta, ma carina.
Entrò nel vialetto e bussò alla porta, tremando, sia dal freddo che dalla paura. Gli occhi neri erano spalancati dal terrore e dallo chock di quello appena accaduto.
La porta si aprì, e Justin apparve davanti a lei, più bello che mai.
- Liz? Che ti è successo? C-che ci fai qui? -
Si buttò tra le sue braccia, piangendo.
 


 
Eeeeeeeeeeeccomi!
Scusate per l’enorme ritardo, ma non ho avuto tempo di scrivere. L’ispirazione c’era, ma ero troppo stanca per scrivere.
Perdonatemi ç_ç
Spero, però, che il capitolo vi sia piaciuto.
E vi ringrazio tantissimo per tutte le recensioni allo scorso. Sul serio, mi fate così contenta jdksjskjfcdskjfdkjfdksjdkjkdjdkjfdkjflksejfcklrjfslslkjdklsjfckljfcjcfkdl.
La finisco di sclerare come una pazza.
Il prossimo cercherò di postarlo il prima possibile, è quasi pronto. Ci sarà il continuo, quindi in parte avremmo Justin e Liz e.. jksjdks  
Non dico niente u.u
Ciao, bellezze xx ♥

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.
 
 
 
 
 
 
 Liz era seduta nel letto di Justin, con gli abiti bagnati e lo sguardo perso nel vuoto. Tremava, batteva i denti e muoveva ritmicamente un piede, come una specie di tic.
Justin, d’altra parte, non sapeva come fare per farla calmare o per farsi spiegare cosa fosse successo. – Liz, per favore, parlami. – implorò.
Lei non rispose e si morse il labbro.
- Mi stai facendo preoccupare, per favore. Cosa è successo? -
Ancora nessuna risposta.
- Devi cambiarti, la vuoi una mia felpa? Ti ammalerai così. -
Vedendo che ancora una volta non rispondeva, aprì il suo armadio ed estrasse la sua felpa preferita, nera e calda, impregnata del suo profumo. La porse a Liz, per indicarle di mettersela. – Prendila, io esco un attimo, ti togli la maglietta e indossi questa. Starai al caldo, così. – disse in tono dolce.
Liz prese la felpa e la poggiò nel letto, accanto a lei. Justin sospirò, e imbarazzato come non mai, si avvicinò a lei. Sollevo le sue braccia e con le mani tremanti le tolse la maglietta. La tenne in mano, mentre i suoi occhi osservavano il suo corpo, il suo petto, il reggiseno nero e la pancia piatta, con una voglia a forma di cuore vicino all’ombelico.
Deglutì e lanciò la maglietta nel letto, ormai rosso come un peperone in volto. Prese un asciugamano e la asciugò con estrema delicatezza, per poi infilarle la felpa.
- Ehm, come devo fare con i jeans? – domandò grattandosi il mento.
Liz fece per sbottonarli, ma lui la fermò. – Aspetta. – prese dei pantaloni di una tuta e glieli porse, per poi voltarsi verso la porta per non vedere niente.
Senti le scarpe cadere e i jeans scivolare via. Liz piegò tutto ai piedi del letto, e ci si infilò dentro, coprendosi con la trapunta, con solo addosso la felpa di Justin e le culotte nere.
Il ragazzo sbirciò, e assicuratosi che fosse tutto a posto, si avvicinò al letto. Le accarezzò una guancia con l’indice. – Vuoi che ti lasci sola? –
Liz scosse la testa violentemente. – Rimani con me. – la sua voce era rauca, triste.
Justin passò dall’altra parte del letto ed entrò dentro, coprendosi anche lui con la coperta. Non sapeva che fare, ma gli venne naturale avvolgerla tra le sue braccia e poggiare il mento sopra la sua testa.
Quando sentì le gambe nude di lei attorcigliarsi alle sue, il cuore accelerò notevolmente e deglutì, in imbarazzo.
Prima che potesse chiederle di nuovo cosa fosse successo, Liz russava già.
 
Liz aprì gli occhi lentamente, mettendo a fuoco il soffitto della stanza di Justin. Si sollevò con delicatezza, sentendo il fiato di Justin sul suo collo. Stava bene, stranamente. Stava bene solo perché c’era Justin lì con lei, che la faceva stare tranquilla.
Si voltò verso di lui e osservò il suo viso rilassato. Gli occhi chiusi, le labbra rosee e morbide. Con l’indice ne tracciò il profilo e passò il polpastrello sulla palpebra destra del ragazzo.
Mentre la sua mano scivolava tra i capelli color del grano e li accarezzava con dolcezza, gli occhi di Justin si schiusero e la misero a fuoco. Un sorriso si fece largo sul suo volto. – Ehi. – mormorò con voce roca.
- Ciao. – rispose lei continuando a giocare con i ciuffi biondi.
Rimasero così per qualche secondo, poi Justin afferrò la sua mano e la allontanò dalla sua testa. – Cosa è successo, Liz? –
L’immagine di Mark che entrava in casa sua e che la sbatteva contro il muro la fece sobbalzare. La mano di quell’animale che le slacciava la cerniera dei jeans. Rabbrividì. – Stai bene? –
La rossa scosse la testa, trattenendo le lacrime. – No. –
- Ti va di parlarmene? -
Ancora una volta scosse la testa. Cosa gli avrebbe potuto dire? Che preferiva andare a letto con Mark piuttosto che dire in giro che erano amici? Non avrebbe capito, lui. Doveva stringere i denti e sopportare tutto in silenzio. – Mi dispiace, Justin. –
- Non scusarti. -
- Devo. –
Gli occhi color nocciola del ragazzo si puntarono in quelli neri di Liz, cercando qualche indizio.  – Cosa sta succedendo, Liz? Ti prego, parlamene. –
Lei non rispose e si accoccolò sul petto del ragazzo, stringendolo forte e irrigidendo la mascella. – Cantami qualcosa. –
Non protestò. Sapeva che in qualche modo doveva farla calmare, se voleva che gli dicesse tutto. Sospirò e penso a una canzone. –Across the ocean, across the sea, starting to forget the way you look at me, no. Over the mountains, across the sky, need to see your face and need to look in your eyes. Trough the storm and, trough the clouds… -
Era una canzone dolce, romantica. La voce di Justin era fatta per cantarla, e quelle parole sembravano descrivere perfettamente quel momento che si era creato tra loro. Liz, la stessa ragazza che poco tempo prima lo aveva deriso davanti a tutti, era sua amica. Era stretta nelle sue braccia e si faceva cullare dalla sua canzone.
In quel momento, lei dimenticò ogni problema. Mark, Sam, la scuola e tutto il resto. C’era solo quella voce dannatamente bella e quella canzone incredibilmente meravigliosa.
In quel momento, lui dimenticò ogni problema. Mark, l’amicizia con Liz, la scuola, i problemi economici, i suoi sogni impossibili da realizzare. C’era solo quel piccolo corpo caldo e bisognoso di protezione, stretto tra le sue braccia. E se ne sarebbe preso cura, se lei avesse continuato a permetterglielo.
- ‘Cause everything’s gonna be al right. -
Il silenzio regnò nella stanza.
- Ti è piaciuta? – domandò Justin.
Liz annuì. – Era bellissima. Non ho parole. – Si sollevò piano, fino a mettersi sopra il ragazzo, per guardarlo negli occhi.
- Allora non dire niente. – sussurrò diventando rosso e mordendosi il labbro mentre lo sguardo della ragazza lo attraversava.
- Vorrei tornare indietro nel tempo di quattro anni e non averti mai preso in giro, offeso, deriso. – ruppe il silenzio, per prima. – Con te sento di poter essere davvero me stessa. Non è una frase fatta, però. Eleanor è mia amica, ma devo stare attenta a quello che dico o faccio. Con gli altri devo mostrarmi stronza, sicura di me e ricca. Con te, Justin, non ce n’è bisogno. –
Lui sorrise debolmente e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Sono sicuro che se conoscessero questa Liz, se ne innamorerebbero davvero. –
Liz sorrise di rimando e solo in quel momento si accorse di come fossero messi in quel letto. Lei era senza pantaloni e si trovava sopra Justin. Il ragazzo era in evidente imbarazzo, perciò si spostò di lato, trattenendo una risatina.
 
La mattina dopo, a scuola, Liz aspettò Sam al suo armadietto. Lui arrivò, le lanciò un’occhiata noncurante, prese i suoi libri e fece per riandarsene senza dire nulla.
Lei lo afferrò per il colletto della maglietta e lo sbatté contro l’anta di metallo. – Si può sapere che problemi hai, pezzo di idiota?
Il biondo non batté ciglio. – I problemi li hai tu, Liz. –
- Hai detto a Mark che… -
Sammy annuì. – E quindi? –
- Ti rendi conto di cosa hai fatto? – sputò fuori con rabbia. Voleva dirgli di cosa Mark l’avrebbe obbligata a fare la sera stessa, voleva dirgli della sua mano che slacciava la cerniera dei suoi jeans, ma stette zitta.
Quello che doveva essere un suo amico, se la scrollò di dosso, infastidito. – Sì. La cosa giusta. –
- Eravamo amici, noi due. -
- Prima che tu diventassi una sfigata che all’ora di pranzo si rintana con Bieber nell’aula di musica. Avete scopato? –
La rossa non ci vide più dalla rabbia, e la sua mano partì velocemente, colpendo la guancia di Sam. – Mi fai schifo!
Il biondo si massaggiò la pelle, accigliato. – Hai deciso di essere amica di quel pezzente? Bene, sappi che non avrai vita facile, stronza. –
Si allontanò con la mano ancora sul volto, a passi rapidi. Liz si appoggiò all’armadietto più vicino a lei, e si coprì il volto tra le mani, trattenendo ancora una volta le lacrime.
Everything’s gonna be al right.
“Tutto andrà bene.” Non ci credeva a quella frase. Come poteva tutto andare bene, se quella sera l’unica scelta che le rimaneva era quella di andare a casa di Mark?
Le faceva solo schifo e ribrezzo pensare al suo volto. Cosa avrebbe fatto, allora, quando una volta finito tutto, si sarebbe ritrovata nel suo letto, con lui sdraiatole accanto, soddisfatto?
Diede un pugno all’armadietto. – Vaffanculo! – gridò.
 
 


 
Stavolta sono stata velocisssssima. #soproud
Le cose iniziano a mettersi male, eh?
Intanto volevo avvisarvi che penso cambierò rating alla storia. Arancione, per come si stanno evolvendo le cose, mi sembra troppo poco.
Credo passerò al rosso.
Se vi siete dichiarate minorenni, però, lascerò quello di adesso. Censurerò qualcosa, pazienza ahaha
Pppoi, grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo jdksjdskjdkjdskjdkajdkjkdsjfkdsjfksdjfkdsjfkdsjs.
Mi fanno un piacere immenso, e siete tutte terribilmente dolci.
Grazie, siete bellissime, ragazze <3
Al prossimo capitolo xx ♥
 
#EMAWinBieber, GO BIBAH, GO! 

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Capitolo 10
*** capitolo 9. ***


Capitolo 9.
attenzione: questo capitolo tratta di una tematica molto delicata, quale rapporti sessuali avuti sotto costrizione.
in caso vi desse fastidio, vi invito a saltarla. 
il rating, comunque, è sempre arancione. quindi le scene non sono descritte nei minimi particolari, ma ripeto, possono comunque dare fastidio. (:
 
 
 
 
 
- Sicura di stare bene? – chiese ancora una volta Justin a Liz.
I due erano seduti davanti all’armadietto del ragazzo, dopo scuola. Le lezioni erano finite, e finalmente potevano stare un po’ insieme, senza che nessuno si insospettisse a vedere Liz seduta accanto a Bieber.
La ragazza annuì. Ormai le aveva posto quella domanda tantissime volte. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava, e aveva capito che dietro ad ogni “sto bene.”, c’era una bugia. Ma d’altronde, come poteva stare davvero bene? Dopo scuola sarebbe dovuta andare da Mark.
Avrebbe dovuto sopportare il corpo del ragazzo strusciarsi contro il suo, quando il suo unico desiderio sarebbe stato quello di essere seduta accanto a Justin. Anche senza dire o fare niente. Le bastava sentire il calore del ragazzo accanto a lei. Sapere che lui c’era.
La mano del ragazzo si posò sul mento di lei, facendola voltare. – Liz, non mentirmi. Cosa c’è che non va? –
Deglutì, cacciando via le lacrime. – Non c’è niente, davvero. Stai tranquillo. –
- Non me ne vuoi parlare, ma siamo amici. Tra amici ci si fida. -
Scosse la testa. Come avrebbe potuto dirgli che Mark l’aveva ricattata? Come avrebbe potuto dirgli che doveva andare a letto con Mark, altrimenti tutti sarebbero venuti a sapere di lei e Justin? Della loro amicizia.
L’avrebbe costretta a denunciare tutto alla polizia; oppure si sarebbe arrabbiato, o addirittura offeso.
- Mi fai preoccupare. -
- Non devi, Justin. E’ solo una giornata no. Stai tranquillo. – si sforzò di sorridere e gli diede un bacio sulla guancia, accorgendosi solo dopo di quanto quel gesto potesse sembrare equivoco o troppo affrettato.
Justin arrossì, in imbarazzo e abbassò il capo. – Allora… -
Liz osservò l’ora, ascoltando poco di quello che stava dicendo. Prima sarebbe andata, prima avrebbe finito con quella tortura. – Devo andare. – si alzò all’improvviso, proprio quando Justin era nel bel mezzo del suo racconto.
Gli occhi nocciola del ragazzo cercarono di catturare quelli neri di Liz, invano. – Come mai? –
Lei afferrò la borsa e si passò una mano tra i capelli. – Devo studiare per il compito di biologia di domani. Ho paura di non passarlo. Ciao. – corse via senza lasciargli il tempo di salutarla.
Il canadese chinò il capo, sfiorando il pavimento liscio con l’indice della mano. Conosceva l’orario di Liz, e il giorno dopo non aveva biologia. Perché gli aveva mentito? Si era già stancata di lui?
 
Liz sollevò la mano e bussò alla porta di casa di Mark. Quando questa si aprì, mostrando il ragazzo in jeans e canottiera, iniziò a tremare dalla paura. Dalla rabbia.
Lui sorrise, sornione. – Eccoti. Entra. – le fece spazio.
La ragazza non rispose e gli passò accanto, entrando in casa. E proprio mentre lo faceva, sentì la mano di Mark posarsi sul suo fondoschiena, toccandolo in modo rude. Liz sussultò, chiudendo gli occhi. Mark le si avvicinò, scostandole i capelli dal collo e sussurrò: - Sali in camera mia, arrivo. – morse il lobo della ragazza, spingendola delicatamente verso le scale.
Liz fece un respiro profondo e salì i primi scalini, con il cuore a pezzi, e le lacrime che scivolavano lungo la sua pelle.
Aprì la porta della camera di Mark e la richiuse alle sue spalle, sedendosi sul letto. Quando la sentì riaprirsi, incominciò a sentire ancora i brividi di terrore lungo la schiena.
- Hai fatto la scelta giusta, Liz, sai? -
Non rispose. Non voleva parlargli.
Mark si posizionò davanti a lei, chinandosi per baciarla dolcemente. Lei non ricambiò. Mark aumentò la pressione sulla sua bocca, accigliato. Si staccò, afferrandole il volto tra le mani. – Voglio sentirti partecipe, Liz. Così non c’è gusto. – ringhiò.
Si avventò sulle sue labbra, baciandola rudemente e con prepotenza. Liz si sforzò di ricambiare, e si accorse che Mark fu soddisfatto. Le mani del ragazzo le sfilarono la maglietta velocemente. Poi aspettò che lei togliesse la sua canottiera, ma vedendola rifiutarsi, fece da solo.
Le sue mani si posarono sui jeans di Liz. La ragazza provò un’ultima volta. – Per favore, Mark, non farmi questo. –
I due si guardarono negli occhi.
- Sei una troia, Liz. Smettila di fingere che tu non lo voglia fare. –
Quelle parole la ferirono profondamente, perché lei non era così. Mark la spinse nel letto, liberandola degli ultimi indumenti e riprendendo a baciarla, mentre Liz piangeva silenziosamente, senza protestare.
Pensò a Justin. Al suo sorriso dolce, ai suoi occhi color nocciola, le ciglia lunghe e nere, l’aria dolce, il modo in cui la faceva sentire protetta.
Desiderò che ci fosse lui, al posto di Mark.
Desiderò scomparire.
Desiderò non essere mai nata.
Desiderò morire, sentendo Mark dentro di lei.
E infine, il senso di vergogna. Vergogna perché aveva preferito andare a letto con Mark, piuttosto che perdere la popolarità a scuola. Aveva tradito Justin, ancora una volta. Ancora una volta si era dimostrata una cattiva amica.
Una volta finito tutto, osservò Mark sdraiato accanto a lei, che dormiva beato, come se non avesse appena costretto una ragazza a scopare con lui. Afferrò i suoi vestiti e si rivestì velocemente, con le mani tremanti e gli occhi rossi a causa del pianto. Trattenne un singhiozzo e uscì di corsa dalla stanza. Scese le scale, aprì la porta di casa e scappò via, ripromettendosi che mai e poi mai avrebbe rifatto una cosa simile.
 
Per tutta la sera aveva sperato di sentire Justin bussare alla sua porta, invano. Il ragazzo non l’aveva cercata, non si era fatto vivo. E se avesse saputo quello che aveva fatto, probabilmente avrebbe chiuso definitivamente i rapporti con lei.
E lei non voleva. Lei voleva Justin. Voleva averlo accanto a lei, sempre, in ogni istante.
Una vocina dentro la sua testa sussurrava non stai impazzendo, ti stai solo innamorando.
Non cenò, quella notte. Si buttò nel letto, coprendosi con le coperte e chiudendo gli occhi, sperando di non piangere ancora. Non ne aveva la forza. Voleva dimenticare tutto di quel pomeriggio.
Prese un respiro profondo, e immaginò che ci fosse Justin dietro di lei, sdraiato nel letto. Immaginò che lui le stesse cingendo i fianchi con il braccio e la stesse stringendo a sé con dolcezza. Quella stessa dolcezza che Mark non aveva avuto.
toc toc.
Liz spalancò gli occhi.
toc toc.
Qualcosa stava sbattendo sulla sua finestra.
TOC.
Si alzò dal letto, con la paura che potesse essere Mark. Ma quando scostò la tenda della sua stanza, vide Justin. I capelli biondo miele spettinati, gli occhi tristi, il volto preoccupato. Indossava una maglietta a maniche corte, nonostante fossero in inverno, e dei jeans.
Liz aprì la finestra. – Justin? –
Lui tentò di sorridere. – Scusami per l’ora. –
- Perché sei qui? -
Lui si strinse nelle spalle. – Volevo vederti. –
Il cuore di Liz prese a battere velocemente. Aveva paura che leggesse nei suoi occhi cosa era successo, ma voleva anche stare con lui. Non seppe cosa dire.
Justin si sentì disagio. – Ho capito. Per te non è lo stesso. Me ne vado. Buonanotte. – Le voltò le spalle, incamminandosi via.
- No! Aspetta. – gridò troppo forte.
Ma lui l’avrebbe sentita anche se avesse sussurrato, perché il suo cuore aspettava solo di sentirla dire che lei voleva stare con lui, almeno la metà di quanto lui volesse stare con lei.
- Sali. – mormorò Liz.
Justin nascose un sorriso e si arrampicò agilmente lungo l’albero accanto alla finestra della ragazza. Camminò lungo il ramo più grosso, reggendosi al tronco e balzò sulla finestra della camera di Liz.
Lei lo fece entrare e i due rimasero a guardarsi negli occhi. – Perché mi hai mentito, questo pomeriggio? – chiese lui, intrappolandola contro il muro, e fissandole insistentemente le labbra. Aveva il desiderio impellente di baciarla e di farla sua.
E Liz desiderava che lui la baciasse, e la facesse sua. Desiderava che cancellasse quell’ora nella quale era appartenuta controvoglia a Mark.
- Io… -
- Non raccontarmi altre bugie, ti prego. – sussurrò. – Sto male. Sto male perché c’è qualcosa che non mi dici. Qualcosa che ti fa soffrire. E io soffro insieme a te, in silenzio, senza poter fare nulla. –
Liz deglutì, per poi buttarsi tra le braccia del ragazzo. Poggiò la testa sul suo petto, sentendo le sue braccia muscolose stringerla forte, come aveva desiderato pochi minuti prima. – Mi dispiace. – mormorò.
- Anche a me, Liz. -
La ragazza affondò il volto nell’incavo del suo collo, assaporando il profumo della pelle di Justin. – Promettimi che non scapperai mai più così da me. – disse Bieber accarezzandole i capelli.
- Lo prometto. -
 
 
 


 
Buongiorno, splendori!
Ammetto che questo capitolo non è proprio allegro. Però mi serviva per la storia.
Sto trattando di tematiche come il bullismo e altre delicate, proprio perché nessuno lo fa. E invece dovrebbero sapere tutti che ci sono ragazzi capaci di costringere ragazze indifese ad avere rapporti sessuali con loro.
E’ una storia molto più seria rispetto all’altra che ho pubblicato tempo fa, ma penso di preferirla.
Spero comunque che il capitolo non vi abbia fatto schifo, e vi ringrazio tantissimo per tutte le recensioni e per chi legge questa storia a cui tengo moltissimo. Siete dolcissime (:
Al prossimo xx ♥

ps. ho deciso di non passare al rating rosso. anche perchè non so se riuscirei a descrivere ancora più dettagliatamente scene come quella di questo capitolo.. 

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Capitolo 11
*** capitolo 10. ***


Capitolo 10.
 
 
 
 
 
 
 
 Liz si lasciò cadere accanto a Justin, la mattina dopo, davanti al suo armadietto. Poggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Aveva pensato che sarebbe riuscita a dimenticare quello che era successo il pomeriggio prima.
Si era illusa che sarebbe riuscita a dimenticare di essere andata a letto con Mark. Invece le tornava in mente sempre la stessa immagine: il volto di Mark, soddisfatto e vittorioso. Le sue lacrime. Le sue proteste.
Un brivido la scosse, e Justin posò una mano sopra la sua. – Hai freddo? –
Alla ragazza venne da ridere. Non era freddo. Era vergogna, ribrezzo, odio. – No, va tutto bene. –
- Stamattina mi sono svegliato, e la prima cosa che mi è venuta in mente sei stata tu. – mormorò Justin con il capo basso. – La notte prima ti ho vista scossa. E stamattina ho desiderato di vederti sorridere. –
Liz arrossì e Justin si voltò verso di lei. – Me lo regali un sorriso? –
Liz tentò di sorridere più volte, ma una serie di smorfie si susseguirono sul suo volto, facendo ridere Bieber. Ci riprovò ancora una volta, ma era un sorriso tirato. – Va bene? – chiese.
La mano del canadese accarezzò la guancia di Liz, delicatamente, e scese lungo il collo. Liz ricordò del pomeriggio prima, quando Mark aveva fatto scorrere la mano lungo il suo collo e il busto. Si ritrasse, senza volerlo, spaventata.
Justin aggrottò la fronte. – C’è qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa di sbagliato? –
Scosse la testa. – No, scusami… -
- Liz? – nella voce di Justin c’era preoccupazione. Poggiò la mano sulla sua gamba, stringendola debolmente per rassicurarla.
Ma lei la scostò con uno schiaffo violento, guardandolo arrabbiata e con le lacrime agli occhi. Ricordò ancora le mani di Mark che percorrevano le sue gambe, avidamente.
- Sc-scusami i-io… - balbettò, per poi mettersi in piedi e passarsi una mano tra i capelli rossi. Stava letteralmente impazzendo.
Justin fece per alzarsi e raggiungerla, quando una figura in lontananza catturò la sua attenzione. Riconobbe subito quella statura imponente, la camminata da duro e lo sguardo da coglione. – Mark. –
Per un attimo Liz pensò che avesse capito tutto, invece si girò anche lei, per vedere uno dei suoi incubi peggiori avvicinarsi a loro.
Mark sorrise, divertito, nel vederli insieme. Senza dire nulla, afferrò Justin per il collo e lo sbatté contro l’armadietto più vicino. – Ciao, checca. Oggi ne hai presi molti in culo? –
Justin non rispose, infastidito. – Che ci fai qui, Mark? Eri stato sospeso. – disse Liz con voce ferma.
Mark si voltò verso la ragazza, squadrandola da capo a piedi e dedicandole un sorrisetto malizioso che alludeva a quello che era successo il giorno prima nel suo letto. – Proprio te cercavo, sai? –
- Cosa vuoi ancora? - Non hai già avuto quello che volevi, da me, ieri?, avrebbe voluto aggiungere.
Mark scosse la testa e la sbatté contro l’armadietto, facendo salire la mano lungo il busto e fermandosi sul seno. – Non la toccare! – gridò Justin con un ringhio scrollandolo via con una spallata violenta.
Mark finì a terra, stupito almeno quanto Liz. – Sei finito, finocchio. – si alzò in piedi e lo afferrò per la gola, sollevandolo da terra, mentre Bieber si dimenava, senza aria. – Hai osato dare una spallata, a me? – gridò infuriato. Lo mise giù, per dargli un calcio in pancia e farlo cadere a terra.
Prima che potesse iniziare a prenderlo a calci, Liz lo fermò, strattonandolo. – Smettila, ti prego, Mark. –
Il ragazzo la guardò con disprezzo. – Un tempo avresti riso. Cosa diamine ti è successo? – sussurrò allibito e schifato. – Te la fai con lui? –
- Finiscila, Mark! – urlò.
Lui roteò gli occhi al cielo. – Sono venuto solo per avvisarti. –
- Avvisarmi? -
- Hai fatto quello che ti ho detto, ieri, è vero. Ma non mi basta. Devi smetterla di frequentare questo sfigato. – indicò Justin, che era piegato in terra dal dolore. – Altrimenti… avrai una bella sorpresa. –
La ragazza sobbalzò. – Che tipo di sorpresa? –
- Tutta la scuola vedrà il video di Elizabeth che scopa con Mark, lo stesso ragazzo che ha accusato di tentate molestie. Tutta la scuola. – sussurrò al suo orecchio, per non farsi sentire da Bieber.
Justin non sentì nulla, ma li fissò interrogativo. – C-cosa? –
- Sta’ zitto, poveraccio. – esplose Mark. – Come puoi pensare di esserle amico? Non hai un soldo. Sei uno sfigato. Dovresti lasciarla stare. Le hai fatto il lavaggio del cervello, perdente di merda. -
Liz si prese il volto tra le mani, non riuscendo a reggere la situazione. – Dannazione, smettila di insultarlo, Mark! Basta, cazzo! Ho fatto la mia scelta, voglio essergli amica. Non voglio che tu mi sfiori, mi fai schifo! Lasciami in pace! – urlò con rabbia.
Mark ridacchiò, poggiando una mano sul suo fondoschiena e facendo stringere i denti a Justin. – L’altro pomeriggio ti sei fatta più che sfiorare. –
- Mi hai costretta. -
- Prendi la tua decisione. O lasci questo sfigato per terra, agonizzante, sperando che muoia una volta per tutte, o domani mattina ti conviene non entrare a scuola. Anzi, ti conviene cambiare scuola. –
Liz lanciò un’occhiata a Justin, per terra. Aveva sbagliato troppe volte, era ora di finirla con la codardia. Se avessero visto il video, i suoi compagni, avrebbe dovuto dare spiegazioni. Avrebbe dovuto dire che era un ricatto, che era amica di Justin.
Poteva sopportare tutto, se c’era lui al suo fianco.
- Metti quello che vuoi. Io non lascerò il mio amico qui per terra. Fai quello che ti pare, Mark. Non me ne fotte più niente di te, o di quello che penseranno gli altri. -
Mark la fissò qualche secondo, per poi mormorare un: - puttana. – e andarsene via.
Liz si chinò su Justin, con le lacrime agli occhi. – Ti ha fatto molto male? – domandò.
Justin non rispose. Puntò i suoi occhi color nocciola in quelli neri di lei. Non riusciva a respirare bene, si sentiva umiliato davanti alla ragazza che gli piaceva, ma l’unica cosa a cui pensava era lo sguardo di lei. Era sconvolta, scossa, impaurita, scioccata. – Stai bene? –
- Perché mi chiedi se sto bene, quando tu sei agonizzante per terra? –
Bieber abbassò lo sguardo. – Perché se tu mi rispondessi “sto bene.”, starei bene in automatico anche io, Liz. –
La ragazza lo prese tra le sue braccia, stringendolo dolcemente e posandogli un bacio sul capo.
 
La mattina dopo, il cortile della scuola era pieno di gente. Liz e Justin erano insieme. Entrarono insieme, ma nessuno badò più di tanto a loro. Erano tutti rivolti verso uno schermo, grande.
Era nero, e tutti gli studenti della “Danford High School” erano curiosi di sapere cosa ci facesse uno schermo nel bel mezzo del cortile. Eleanor era tra le prime file, come Sammy. Vicini l’uno all’altro, ma non si parlavano. Si ignoravano con discrezione.
Quando Mark, in lontananza, vide Justin e Liz, appostati più indietro rispetto agli altri, premette un pulsante e lo schermo si animò.
Apparve l’immagine chiara del volto di Liz, che teneva gli occhi chiusi, troppo chiusi. Mark era sopra di lei, che la baciava e toccava ovunque. Lei rispondeva al bacio, costretta. Ma questo nessuno poteva saperlo.
Tutti gli studenti iniziarono a ridere, mormorare, commentare con “troia”, “puttana”, senza sapere che era stata minacciata.
Liz, tremante, si girò verso Justin, accanto a lei. Osservava lo schermo, osservava Liz fare sesso con Mark. Strinse i pugni lungo i fianchi, la mascella serrata.
Quando poi si voltò verso di lei, aveva l’espressione delusa, scioccata, arrabbiata, sofferente.
- Justin… - sussurrò Liz.
 
 


 
EEEEEEEEEEEEECCOMI MERAVIGLIE (:
Ce l’ho fatta a postare.
Questo capitolo, ad essere sincera, non mi piace tanto. Ma il prossimo è importantissimo per la storia. Ci sarà una svolta che penso vi piacerà :)
Cercherò di postarlo al più presto dskdjskdjs
E non vedo l’ora di scriverlo uu
Ppppoi, grazie mille per tutte le recensioni e i complimenti che mi fate. Vi ho già detto che vi amo? Si, penso di si.
Vado a rispondere alle recensioni, alla prossima xx ♥

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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.
 

 
 
 
 
  
Justin indietreggiò lentamente, per poi distogliere gli occhi da quelli di Liz e incamminarsi lontano dalla scuola. Lontano da quel video, lontano da quei ragazzi che si erano divertiti per anni a prenderlo in giro.
Liz, senza dire una parola, lo seguì. – Justin, dove stai andando? – domandò con voce roca.
Lui non si voltò. – Stai zitta e seguimi. – Il suo tono di voce era rimasto calmo, ma non si era mai rivolto a lei in quel modo. “stai zitta.”
La ragazza non disse niente e continuò a seguirlo per le strade di New York, fino a quando non si ritrovò davanti casa di Justin. Lui aprì la porta di casa, con estrema calma e la tenne per farla passare. – Vieni. – il tono della sua voce era freddo, ma calmo. La guidò lungo le scale e la fece entrare nella sua stanza, provocando in lei un senso di deja-vù.
Il canadese si chiuse la porta alle spalle, e ci si poggiò contro, fissando le sue scarpe non di certo all’ultima moda. Ma erano le uniche che sua madre poteva permettersi. Liz era seduta sul suo letto, che aspettava proferisse parola. – Sei andata a letto con Mark? –
Un respiro profondo. – Sì. –
- Perché? -
- Mi ha detto che se non fossi andata a letto con lui, insieme a Sam avrebbero detto a tutta la scuola che eravamo amici, noi due. – trovò la forza di dire. – Non ero pronta. Non volevo che gli altri sapessero di noi. Invece ho sbagliato. Io davvero… Potessi, tornerei indietro nel tempo e rifiuterei il suo ricatto. –
- Ma l’hai fatto, comunque. E’ inutile piangersi addosso, non credi? – la voce di Bieber era decisamente troppo calma.
- Justin… -
- Ti è piaciuto? – ringhiò, accigliandosi e stringendo in un pugno entrambe le mani.
Liz aggrottò la fronte, incredula che potesse anche solo pensarlo. – Ovviamente no. –
- Non dirmi una bugia. – si lasciò cadere lentamente per terra, nascondendo il volto. – Preferisco saperlo subito. Dimmelo adesso che hai cambiato idea e che non vuoi più essere mia amica, e che tornerai nel gruppo di Mark. Non mentirmi. -
Liz non trovò la forza di alzarsi e di rassicurarlo; chinò il capo e si lasciò sfuggire una lacrima. – Pensi davvero che voglia tornare con lui? Lo pensi davvero? –
- Sì. -
- Be’, pensi male, dannazione. – sbottò. – L’ho implorato di non farlo, mentre mi toglieva la maglietta. L’ho implorato ancora mentre salivo le scale e lui posava la sua mano del cazzo sul mio sedere. L’ho implorato silenziosamente, con le mie lacrime, mentre mi toglieva ogni singola cosa di dosso e mentre mi baciava. Ho sperato che ci fossi tu. Ho sperato che chiudendo e riaprendo gli occhi, mi sarei ritrovata stretta al tuo petto, nel tuo letto, sdraiati insieme. Invece c’era Mark. E cosa ho fatto, secondo te? Mi sono rivestita, e piangendo, con il cuore a pezzi e la dignità mandata a fanculo, sono tornata a casa. –
Justin sollevò il volto, lentamente e prese a fissarla con occhi diversi. Quasi rabbia, disperazione. – E lui non ha smesso? Ha continuato a toccarti? –
- Sì. -
Il canadese si mise in piedi e si avvicinò a Liz, che lo imitò. Gli occhi di lui si puntarono in quelli neri di lei, chinando leggermente il capo, vista la differenza di altezza. – Mi fa schifo tutto questo. – mormorò.
- Io ti faccio schifo? – chiese Liz. Sapeva che  non aveva tutti i torti; era andata a letto con Mark, era ovvio che provasse schifo nei suoi confronti.
Ma Bieber scosse la testa, accarezzando la guancia di Liz. – No, mi fa schifo Mark. Mi fa schifo il fatto che ti abbia ricattata in questo modo. Mi fa schifo che ti abbia costretta ad andare a letto con lui. –
Justin chinò il capo, sfiorando con il naso quello di Liz, per poi scendere lungo il collo e arrivare al suo orecchio, mordendolo dolcemente e facendo rabbrividire la ragazza. – Voglio cancellare ogni traccia di quel verme dal tuo corpo. Voglio che tu dimentichi le sue mani sulla tua pelle, il modo in cui ti sfilava i vestiti; voglio che dimentichi i suoi baci. –
- C-come? – sussurrò lei.
Justin si spostò, sfiorando con estrema delicatezza le labbra di Liz. Lo schioccò prodotto dalle loro labbra aleggiò per la stanza. – Così. – disse lui. – Voglio fare l’amore con te, Elizabeth. Voglio che dimentichi il sesso con Mark. –
Il ragazzo aspettò una sua risposta: non voleva costringerla come aveva fatto quel mostro. Lei arrossì violentemente, e come risposta prese le mani di Justin tra le sue e le poggiò nei suoi fianchi. Circondò il suo collo con le braccia e si alzò leggermente, facendo aderire il suo corpo a quello di Justin. Lui colmò la distanza che c’era tra loro, baciandola. La baciò con dolcezza, con amore. Morse il suo labbro, assaporando la morbidezza della sua pelle. Le loro lingue si incontrarono, finalmente, e giocarono insieme per attimi infiniti.
Justin fece salire le mani dai fianchi alla sua schiena, per sfilarle la maglietta. Liz lo imitò, liberandolo dal suo maglione e sfiorando la pelle del suo petto.
Le loro labbra si staccarono, e Justin la spinse nel letto, facendola sdraiare e sfilandole i jeans. Si stese sopra di lei, baciandole il collo e la spalla, sfilando con i denti la bretella del suo reggiseno.
- Sei sicura di quello che stai per fare? – chiese Justin, arrivando con la mano al gancio del suo reggiseno e sfiorando l’elastico dei suoi slip.
Liz lo guardò negli occhi. Guardò nei suoi occhi color nocciola, e capì che lui non era come gli altri. Capì che lui non l’avrebbe mai delusa, che ci sarebbe sempre stato per lei. Capì che era l’unico che voleva al suo fianco, sebbene negli anni prima non avesse voluto ammetterlo. – Sì. –
- Sono pure sempre Justin Bieber, lo sfigato della scuola. - evitò i suoi occhi neri. – Non meriti di stare con uno sfigato, Liz. -
La ragazza afferrò il suo volto tra le mani, costringendolo a guardarla. – Tu per me non sei uno sfigato, Justin. Tu sei un vincitore. Sarai sempre un vincitore. Arriverai lontano, lo so. –
Justin sorrise debolmente, rincuorato dalle sue parole e sfiorò ancora una volta le sue labbra, mentre Liz infilava una mano tra i suoi capelli color del grano e li stringeva forte.
La mano di Bieber slacciò il reggiseno di Liz, lasciandolo cadere a terra.
I loro cuori battevano all’unisono. Erano in perfetta sincronia; così perfetta che se avesse smesso di battere uno, probabilmente anche l’altro avrebbe cessato di conseguenza. Avevano fatto l’amore, non sesso. E questo li aveva legati ancora più di prima, forse, per sempre.
 
Quando Liz aprì gli occhi, si ritrovò nel letto di Justin. Il suo capo era appoggiato al petto di lui, mentre il braccio del ragazzo le circondava le spalle. Dormiva beatamente, quasi come un bambino. Aveva un’espressione serena, pacifica. Le labbra dischiuse, morbide e calde, le lunghe ciglia che sfioravano la pelle del viso, i capelli color del grano spettinati di lato.
E’ bellissimo, si ritrovò a pensare Liz.
Sfilò una mano da sotto le coperte e percorse il suo petto, sfiorando l’ombelico del ragazzo e i suoi muscoli. Salì lungo i fianchi, sfiorando un suo capezzolo e arrivando al collo. Lì percorse il profilo della sua mascella e le labbra. Lungo il naso, le guancie, le palpebre e la fronte, per finire sui capelli, accarezzandoli dolcemente. Tornò alle labbra, ammaliata dalla sensazione che generavano in lei a contatto con il suo dito.
Improvvisamente, la mano di Justin sotto le coperte sbucò fuori, prendendo la mano di Liz posata sulle sue labbra e portando il palmo vicino in modo tale da poterci lasciare un tenero bacio.
Liz, passato lo spavento, sorrise, incontrando il nocciola liquido di Justin. – Ehi. – sussurrò lui.
- Ehi. – rispose lei.
Justin si lasciò scappare un sorrisetto. – Ce l’hai con le mie labbra, eh? –
La ragazza arrossì. – Sono morbide… - mormorò deglutendo, vista la vicinanza.
- Mmh? – la provocò lui ad andare avanti, avvicinandosi a lei.
- Calde… -
- Poi? –
- Baciabili. –
Bieber la baciò, sorridendo in quel bacio, per poi scendere e lasciare un morso sulla sua spalla. – Irresistibile. – disse.
 


Scusatemi,scusatemi,scusatemi,scusatemi,scusatemi,scusatemi!
Sono in un ritardo imperdonabile, lo so, lo so.
Ma questo capitolo non voleva proprio essere scritto ç_ç
Ho avuto enormi problemi, anche perché non sapevo fino a quanto potevo spingermi oltre, visto che il rating della storia è arancione.
Mi dispiace davvero, scusatemi per il ritardo.
Spero, comunque, che via sia piaciuto e che la scena di “sesso” non vi abbia deluse, ecco.
Cercherò di postare il prossimo il prima possibile :)
E grazie mille per tutte le recensioni allo scorso capitolo! Woh, erano una più bella dell’altra jkeioreorwoeioeiwirowiroewrw. E scusatemi ancora se non vi ho risposto, ma devo correre a studiare storia per domani. Appena posso rispondo a tutte, grazie per la pazienza, bellezze.
Al prossimo xx ♥
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12. ***


Capitolo 12.
 
 
 
 
  
 
 
- Tra poco suonerà la campana. – mormorò Justin.
Liz teneva la testa poggiata sul petto del ragazzo, mentre le mani di lui accarezzavano la sua schiena, sotto la maglietta. E lei sentiva il cuore galoppare sempre più veloce ad ogni carezza. Strano a dirsi, visto che il giorno prima avevano fatto l’amore. Ma anche adesso, un semplice sguardo o tocco la facevano andare in iperventilazione.
- Sicura di voler entrare? Dopo quello che è successo ieri. Il video… -
Liz scosse la testa. – No, preferirei sparire piuttosto che vivere questa giornata. Ma posso farcela, Justin. –
- Possiamo farcela. Io e te, no? -
I due ragazzi si guardarono negli occhi, nero contro caramello. Lei sorrise e accarezzò i capelli di Justin, mentre lui chiudeva lentamente gli occhi e poggiava il capo sul suo petto. Poteva sentire il cuore di Liz battere forte, e lui viveva per quel battito.
Non sapevano come avrebbero affrontato la situazione, ma erano insieme. Si erano trovati dopo anni di offese, dolore e problemi. Non si sarebbero più lasciati, però. Era una promessa.
- Sta per suonare, meglio se ci allontaniamo. – disse Justin improvvisamente, staccandosi dall’abbraccio di Liz.
- No, voglio stare con te. –
Il ragazzo sorrise dolcemente, mentre il suono di quelle parole gli scaldava il cuore e riecheggiava nella sua testa. – Ci vediamo dopo, non ti preoccupare. – Detto questo, si chinò su di lei e posò un bacio sulla sua fronte.
Rimasta sola, prese qualche respiro profondo e si avviò verso il suo armadietto. La campana suonò, e la presa della sua mano si strinse sempre di più sullo sportellino di metallo. Sentiva le voci delle persone, i bisbigli, i sussurri divertiti e il suo nome sulla bocca di tutti.
- Puttanella. -
- E’ quella del video. – risate.
- Che troia. –
- Almeno lei si è fatta Mark, è un figo, che fortunata. –
Liz si voltò lentamente. Il corridoio era pieno di studenti, come sempre. Ma nessuno la guardava. Si limitavano a parlare di lei come se non potesse sentirli. Un ragazzo incrociò il suo sguardo e sorrise beffardo. – Vuoi venire da me, stasera? La telecamera ce l’ho già io. – tante risate, troppe per lei.
Camminò velocemente, con la testa bassa. Al suo passare le voci si facevano più divertite e canzonatorie. Adesso capiva quello che aveva passato e che continuava a passare Justin da anni. E si sentiva male al pensare che lei era sempre stata tra quelle persone, pronte a deridere e schernire.
Intravide la chioma di Eleanor, e quasi si sentì come sollevata da un peso. La sua migliore amica. Lei avrebbe trovato le parole adatte. – Eleanor… - mormorò abbracciandola improvvisamente.
Si aspettava che la ragazza la stringesse, rassicurandola, invece rimase immobile, rigida. La allontanò, con sguardo freddo. – Cosa vuoi? –
Gli occhi di Liz si spalancarono. – El… -
- Liz, no. -
- Che ti succede? Io… -
Un gruppo di ragazze la indicarono, per poi scoppiare a ridere e confabulare come oche. – Non possiamo essere più amiche, credevo fosse chiaro, no? –
Liz sentì la terra mancare sotto i suoi piedi. – Cosa… -
- Non posso rovinarmi la reputazione così. Forse non l’hai capito, ma sei diventata come una seconda Justin Bieber. Non avrai vita facile, in questa scuola, d’ora in poi. – si guardò intorno per poi avvicinarsi al suo orecchio. – E’ meglio se cambi scuola, Liz, credimi. -
Eleanor le passò oltre, dandole una spallata poco delicata e camminando frettolosamente nella direzione opposta. Liz rimase qualche secondo ferma, realizzando che la sua vita stava andando letteralmente a puttane.
Prese l’ennesimo respiro profondo della giornata e tornò al suo armadietto, convinta che l’avrebbero lasciata in pace dopo quelle prese in giro. Invece sulla parete di metallo c’era attaccato un cartello: “ scopata: 20 dollari. Tariffa speciale + video da far vedere alla scuola: 50 dollari”
Non ebbe nemmeno la forza di strappare il pezzo di carta. Si voltò, trovando vari ragazzi a fissarla, sghignazzando e indicandola. – Allora, chi è il primo, Liz? – esclamò uno allargando le braccia.
Tutti ridevano, divertiti. In pochi istanti ogni cosa intorno a lei iniziò a girare spaventosamente, come se la stessero risucchiando via. – Vai da quel pezzente di Bieber, il tuo posto ormai è con lui! Troia! –
Tutta la folla iniziò a gridare “troia” in coro, facendole scoppiare la testa. Liz si tappò le orecchie, scuotendosi malamente. Si lasciò cadere per terra, lungo il suo armadietto, e si impose di non stare a sentirli, di ignorare quelle voci.
 
Justin ascoltava in silenzio quello che Liz gli raccontava, mentre le lacrime bagnavano il suo viso. Ascoltava la vergogna, la sofferenza e sentiva il suo cuore spezzarsi ad ogni parola.
Quando la ragazza terminò il suo racconto, gli occhi di lui erano fissi per terra, spalancati, e i pugni delle mani erano chiusi, stringevano con così tanta forza che il suo corpo tremava. La mano di Liz afferrò il pugno e lo dischiuse con dolcezza. – Non voglio che tu ti arrabbi – mormorò – Forse me lo sono meritata. E’ il prezzo giusto da pagare per tutto quello che ti ho fatto negli anni scorsi… -
Justin scosse la testa. – No, non dirlo nemmeno per scherzo. Tu non meriti tutto questo. E’ stato Mark a costringerti, dannazione! Non hanno il diritto di… di… -
Silenzio. Probabilmente il diritto lo avevano eccome. Lei era andata a letto con Mark, perché non voleva sapessero di lei e Justin. Lo meritava, sì. Non avrebbe mai dovuto vergognarsi di provare qualcosa per lui.
- E’ colpa mia. Non volevo sapessero di noi. Ora mi prenderò quello che merito, Justin… -
Justin le prese il volto tra le mani. – Ehi, ascoltami. La colpa è loro. Questo è bullismo. Il bullismo è la cosa più infame di questo mondo. Non credi? Offendere una persona, perseguitarla per motivi ingiusti, nemmeno giustificati, è una cosa da idioti. Ma sai che altro c’è? Che riusciremo a farglielo capire. Capiranno cosa stanno facendo, e piangeranno loro al nostro posto. –
La ragazza non era ancora convinta.
Bieber tirò fuori la sua chitarra e se la poggiò in grembo. – Ho scritto una cosa, per te e per me. Ascolta bene. –
Le sue dita iniziarono a pizzicare dolcemente le corde dello strumento, chiuse gli occhi e aprì la bocca, iniziando a cantare. – Lately i’ve been thinking, thinking about we have. I know it’s hard, it’s all that we know. Have you been drinking? To take all the pain away, I wish that I could give you what you deserve. Cause nothing can ever, ever replace you. Nothing can make me feel like you do, ye. You know there’s no one, I can relate to, and know we wont find a love that so true – si fermò per catturare una lacrima. – There’s nothing like us, there’s nothing like you and me, together trough the storm. There’s nothing like us, there’s nothing like you and me, together. –
La sua voce era il suono più dolce che le sue orecchie avessero mai sentito. Era qualcosa di infinitamente bello, che riusciva a calmarla e a farla sentire bene.
- Ti piace? – domandò ansioso.
Liz annuì, asciugando le lacrime rimaste. – E’ stupenda. –
- Questo per farti capire che non c’è niente come noi due, insieme. -
Lei sorrise debolmente e si buttò tra le sue braccia, mentre le labbra di lui sfioravano i suoi capelli. Lentamente le labbra scesero per incontrare la bocca di Liz, per poi baciarla dolcemente.
 
 


 
Non ammazzatemi, per favore ahahah
Non voglio dilungarmi troppo, ma semplicemente chiedervi scusa perché non aggiorno da dicembre. Sono una vergogna.
Spero che a qualcuno interessi ancora questa storia, perché ho in mente un finale molto ooooooowwwwwwwwwh.
Grazie mille per le bellissime recensioni, non ho parole, siete davvero tante. Passo subito a rispondere. (:
Al prossimo, spero al più presto. xx♥

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