Dal passato al futuro

di AmhranNaFarraige
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dopo la fine, un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** I segreti di una tazza di tè ***



Capitolo 1
*** Dopo la fine, un nuovo inizio ***




Dal passato al futuro

1. Dopo la fine, un nuovo inizio

Alla fine la pace era tornata nel mondo. Fantastico, nessuno desiderava altro. La nazione del Fuoco si era redenta sotto il comando di Zuko che stringeva stretta al suo fianco Mai. Sembrava che Katara avesse superato questa situazione, visto che i battiti del suo cuore, lo si sentiva, cambiavano ritmo alla presenza dell’Avatar. Che dire di Sokka e Suki… Loro erano davvero felici, finita la guerra potevano passare un po’ di tempo insieme tranquillamente.

Toph.

I suoi amici avevano trovato il tanto cantato amore.

A lei, non lo poteva nascondere, era capitato qualche volta di sentirsi riscaldare il petto in presenza di una certa persona, ma mai aveva capito bene che cosa volesse dire realmente e sinceramente nemmeno le interessava più di tanto. In fondo lei era la più grande dominatrice della terra di tutti i tempi! Lei aveva inventato il dominio del metallo! Lei era la bandita cieca! La fuggitiva! Beh, chiaro che avesse svariati altri interessi.

Pertanto, una volta finita la guerra, il gruppo dell’Avatar si divise temporaneamente: c’era chi aveva una nazione da governare, chi doveva ristabilire un altro po’ di equilibrio, chi voleva farsi una bevuta a base di succo di cactus… Chi sentiva semplicemente il bisogno di stare il più lontano possibile da casa. Dunque Toph si mise in viaggio, scivolando sulle rocce a lei tanto care correva come il vento. Sempre sia praticato con onore il dominio della terra! Arrivò a Ba Sing Se in pochi giorni di viaggio. Perché tale meta, vi chiederete. Ebbene, in quel momento la più grande dominatrice della terra di tutto il mondo sentiva un gran bisogno di consigli e di un bel tè caldo.

Quando Iroh aprì la porta la accolse con un sorriso immenso.

-Buon giorno! Gradisci una tazza di tè, mia cara amica?

-Sono qui proprio per quello, vecchietto. E c’è anche dell’altro di cui vorrei parlare con te.

-Per parlare non c’è niente di meglio di un buon tè al gelsomino. E’ il mio preferito, sai? Ma se non viene preparato con amore allora tanto vale non annusarlo nemmeno... Accomodati pure al tavolo con i fiori rossi, intanto che prepare.

-Anche tu! Ma che problema avete tutti quanti?! Sono cieca. CIECA! Capisci che vuol dire?!

Toph si tirò le palpebre come a far vedere l’azzurro troppo chiaro dei suoi occhi, che però le si stavano arrossando.

-Ohohoho, hai ragione, mia cara! Allora permettimi di accompagnarti, sono un galantuomo, sai?

Iroh la prese sottobraccio (questo genere di cose apparentemente non le piacevano) e si avviò verso il tavolino più bello di tutta la sala da tè, anche se questo particolare Toph non lo poteva notare. Notava però la calda fresca brezza di inizio autunno che entrava dalla finestra e le accarezzava il viso. Solo in situazioni del genere poteva farsi una grossolana idea del suo aspetto. Avrebbe anche potuto pucciare la faccia nel fango e “vedere” tramite il suo dominio… E qualche volta l’aveva anche fatto. Ma per lo più aveva imparato che l’aspetto non conta. Aveva dovuto impararlo. Quello che non sapeva era che lei era graziosa davvero.

-Ecco due tazze di delizioso tè al gelsomino fimanti, posso quindi sedermi accanto a te?

-Noto che non c’è molta gente nel locale, quindi suppongo di sì.

-Beh, a dirla tutta la sala a quest’ora è chiusa. Però un buon tè ad un’amica che ne ha bisogno non lo si nega mai! Ora dimmi pure cos’è che ti turba tanto da venire a cercare un vecchio grasso.

-Le tue parole riscaldano il cuore quanto il tuo tè. Ed è di questo di cui volevo parlare. Vedi…- Toph si sentì avvampare le gote, come quella volta… -E’ ciò che riguarda il cuore che non capisco.

-Oh, l’amore! Ma è l’amore che non capisci, o è qualcuno in particolare che non capisce te?

Lo sguardo della ragazza era, se possibile, più perso del solito (si tenga conto della sua ciecità). In quel momento non si trovava più nella sala da tè di Iroh a Ba Sing Se - i suoi piedi fallarono per la prima volta – ma percepì la presenza di Sokka dietro di se, come quel giorno che lui aveva ottenuto la sua nuova spada, nera di meteorite… E che lei aveva sentito tanto la sua mancanza. Parlò senza rendersene conto.

-Qualcuno che aveva già trovato una persona cara prima ancora di incontrare me…



Iroh sapeva far bene molte cose ed una di queste era dare consigli. Già una volta l’aveva aiutata a risolvere i suoi problemi e questa volta sarebbe andata allo stesso modo. Se lo diceva lui che era così vecchio… Toph si strinse i pugni ricordando le parole di Iroh e ripeteva a se stessa che era forte, in continuazione. Che non si sarebbe lasciata sopraffare da strani sentimenti sdolcinati da ragazzina ingenua. Era andata a sdraiarsi su di una piccola collina dietro il quartiere residenziale di Ba Sing Se, dopo aver accettato la proposta di dare una mano nella sala da tè. In realtà non capiva come avrebbe potuto essere d’aiuto, ma d’altra parte non aveva nulla da fare e questa era una buona occasione per distrarsi un po’.

Non passò molto tempo prima che il vecchio gruppo dell’Avatar si riunisse.

-La guerra del Fuoco è finita, questo è vero, ma non possiamo stare tranquilli, non ancora.- Le aveva detto Zuko, una volta che era andato a trovare suo zio –Io ed Aang ci stiamo dando da fare, ma le differenze tra i vari popoli si fanno sentire. La gente del Regno della Terra fatica a credere che la Nazione del Fuoco abbia una seria intenzione di redimersi. Qui ne va del mio onore, non lo posso sopportare! Le Tribù dell’Acqua sembrano disposte a collaborare, soprattutto per merito di Katara e Sokka, ma c’è ancora chi nutre rancore. Toph, la nostra intenzione è quella di mettere assieme le forze del gruppo dell’Avatar e cercare di trovare una soluzione. Sei dei nostri?

Il cuore della ragazza si riempì dei ricordi del loro viaggio, li rimpiangeva così tanto che a volte si scopriva desiderare che la guerra non si fosse mai conclusa per poter continuare a vagabondare con i suoi amici. I sentimenti che il tempo aveva sopito erano ricomparsi più forti di prima, e più dolorosi, ma Toph non si scomponeva mai. E finalmente i vecchi giorni potevano tornare.

-Beh, in verità qui ho parecchio da fare, non vedi? Il tè del vecchio ha davvero un successo esagerato! Però capisco che senza di me, la grande e potente Toph, voi non riuscireste a far nulla. Mi sacrificherò per il bene dell’umanità. Addio momenti di pace!

-Bene. Zio, avremo anche bisogno del sostegno del Loto Bianco, una volta che ci sarà chiara la situazione.

-In effetti è da un po’ che non faccio una partita seria a Pai Sho!

-Ci incontreremo nella Nazione del Fuoco tra una settimana, ci conviene metterci subito in viaggio, ho parecchio lavoro da fare, lì. Nel frattempo puoi stare nel palazzo, Toph, finché non arriveranno tutti quanti. Zio, ti manderò un messaggero appena sappiamo meglio come dobbiamo agire. Mi ha fatto piacere rivederti.

Zio e nipote si abbracciarono. Scene di questo tipo erano man mano diventate più rare da quando Zuko aveva ottenuto il comando della Nazione del Fuoco ed Iroh si era trasferito a Ba Sing Se, tuttavia ogni volta era possibile notare quanto il giovane signore del Fuoco sentisse il bisogno di dimostrare a quell’uomo tutta la sua gratitudine. Se Toph avesse potuto vederli magari si sarebbe commossa, ma pensando che si trattava di Toph, probabilmente avrebbe nascosto i suoi sentimenti ed avrebbe preferito mostrare solo disgusto.



Il palazzo del fuoco era immenso, ma Toph era in grado di vederlo tutto restando in piedi nella sua stanza, percepiva dai suoi piedi i movimenti di chiunque vi viveva e vi lavorava, e quando, il secondo giorno che passava lì dentro, si accorse che la routine non cambiava di un secondo iniziò ad annoiarsi. Era svaccata sul letto disfatto con i capelli scompigliati con la faccia annegata nel cuscino, quando due vecchie signore entrarono senza nemmeno bussare. Normalmente le avrebbe sentite camminare per il corridoio, ma, tra il fatto che era semi-addormentata e soprattutto il materasso che attutiva le vibrazioni, non se ne accorse e quasi saltò per aria quando la chiamarono.

-Il signore del Fuoco Zuko la invita a raggiungere lui ed i vostri amici nella sala del Fuoco… Sembra che dopo il pisolino delle tre abbiate bisogno di una mano, diciamo bene?

Avevano parlato in sincrono in maniera quasi inquietante, Toph già non le sopportava più.

-Hey, io non ho bisogno di nessuno, me la cavo benissimo da sola, ok? E dormo quando mi pare. Ora sparite! Uh, e dite a Zuko che arrivo tra un attimo.

Si preparò in fretta e furia, com’era solita fare a causa del dormire il più possibile, e in tre minuti si trovava già a precipitare per le scale, giù verso l’immensa porta che dava sulla sala del Fuco, ci entrò in un baleno e… Inciampò.

-Dannato Piedi Rapidi, l’hai fatto apposta! Tu e quel tuo gioco scemo di volartene chissà dove basta che Toph non lo veda! Oh, ma te la farò pagare molto cara!

-Hey, nemmeno ci saluti? Dopo tutto questo tempo…

La ragazzina cieca si voltò con lo sguardo perso ma comunque pieno di emozione, come se avesse udito parlare un amico d’infanzia, una persona che non vedeva da moltissimo tempo. Era passato un anno da quando aveva sentito il tonfo del suo passo maldestro l’ultima volta e sentirlo avvicinarsi sempre più le lanciò il cuore pulsante in gola. Aveva cercato di mascherarlo per troppo tempo, ma ora l’aveva capito. Si era innamorata di Sokka dal primo momento che lo aveva insultato. Avrebbe voluto gridarlo, fregandosene della ragazza che stava abbracciando, di Suki. Ma subito tentò di dissimulare.

-Oddio, vi siete portati dietro anche Sokka, che gioia…- Il tono della voce era carico del suo classico sarcasmo.

-Dai, Toph, non ci vediamo da più di un anno! Non sei cambiata affatto, sempre scontrosa e cinica.

- Tono di voce da mestrina: Katara. -Katara, nemmeno tu sei cambiata di una virgola, sempre a dire a tutti cosa devono fare, come e perché.

-Ragazze, adesso basta, ho chiesto a Zuko di incontrarci per una faccenda molto importante.- Aang era riuscito a prendere il controllo della situazione attirando l’attenzione di tutti –Il mondo è ancora pieno di odio e dolore. Il popolo non si fida della Nazione del Fuoco ed io ho il dovere di mantenere l’equilibrio, ma non ce la posso fare senza l’aiuto di voi, del gruppo dell’Avatar. Dobbiamo ridare credibilità al signore del Fuoco, creare un mondo in cui gente proveniente da ogni luogo possa vivere in pace ed in armonia con altra gente di ogni etnia e di ogni provenienza. Voglio creare un luogo dove questo sia possibile e che possa diventare un esempio per il resto del mondo!

-La Repubblica delle Nazioni Unite prenderà posto nel territorio del Regno della Terra, ma diventerà uno stato a se. Io ed il re della Terra abbiamo stretto un accordo per cui io diventerò il protettore del nuovo paese ed avrò l’incarico di mantenere la connessione con i territori stranieri. Republic City sorgerà come un faro di libertà per tutti i popoli, non esisterà più alcun tipo di distinzione tra essere umano ed essere umano. Ora vi chiedo, siete voi disposti a condurre con me, signore del Fuoco, e con l’Avatar questa impresa?

Il consenso era stato generale. Zuko aveva già dimostrato di essere degno di fiducia ed Aang non ne aveva nemmeno mai avuto bisogno. Il loro progetto era immenso, ma il Loto Bianco avrebbe collaborato alla sua realizzazione. Katara, Sokka, Suki e Toph ne erano entusiasti, anche se forse incideva in parte anche il desiderio di tornare a far squadra come prima, di non perdersi mai più per strada.

I lavori sarebbero cominciati a breve ed ognuno aveva bisogno del suo tempo per prepararsi. Si divisero per l’ultima volta.

Ma nella voce di Suki c’era una nota di dispiacere –Sokka, ho paura che non potrò abbandonare l’isola Kyoshi, ho giurato che l’avrei protetta da qualunque pericolo assieme alle sue guerriere. Già una volta ho fallito, non posso permettere che accada di nuovo. Sokka, tu però devi aiutare Aang e Zuko a far si che questo sogno diventi realtà, tu devi andare con loro…

-Suki, lo sai che non ti posso abbandonare. Ho già perso troppe persone che amavo! Non posso…

-Fallo per me, così che una volta che la vera pace sarà tornata le guerriere Kyoshi non dovranno più esistere perché la guerra e la sofferenza saranno solo un vecchio ricordo.- Una lacrima le solcò il viso –Questo non vuol dire che non ci vedremo più, solo che dovremo vivere lontani. Verrò a trovarti spesso, voglio vedere che cosa diventerai. Sokka, questo non è un addio, non essere triste. Ti amo.

In quel momento Toph non capì se il brivido che le ronzava nel petto era causato dalla tristezza o dalla gioia.

Amava anche lei Sokka, per questo motivo non lo voleva vedere soffrire. Per questo motivo capiva come dovesse sentirsi Suki, come si era sentita lei stessa per un anno intero a preparare intrugli di foglie secche nel tentativo di dimenticare i dolorosi sentimenti. Per questo motivo faticava a nascondere la felicità che la inondava da quando avevano accettato di vivere e lavorare assieme per un’altra volta. Un’altra volta con lui, e questa volta sarebbe durato molto più a lungo.

Republic City sarebbe sorta e con essa le speranze ed i sogni di una giovane ragazza cieca.




N.d.A.: Perdonatemi di aver così stuprato il mio amatissimo Avatar, ma davvero, lo amo. Ed amo Toph. E potrei continuare a fare un elenco delle cose che amo di Avatar che faticherei a fermarmi, quindi procedo col commento e pace.

L’idea iniziale era quella di scrivere una fiction che colmasse il vuoto tra Avatar: The Last Airbender ed Avatar: The Legend Of Korra (e qui dovrei dire che non ho letto The Promise Trilogy, cosa che tuttavia ho intenzione di fare, quindi avviso chiunque l’avesse letto che ciò che ho scritto e la storia del fumetto saranno in totale contrasto, sappiate essere clementi). Successivamente mi sono accorta di adorare un particolare “tema” che gira tra gli avatard, ovvero l’amore materno di Toph (che è il mio personaggio preferito, l’ho già detto?) nei confronti di Lin, così ho realizzato che avrei usato loro come connessione tra le due epoche. A questo punto mi sono posta un nuovo problema che tuttavia non vi svelerò ora per evitare spoiler (anche se sono convinta che tutti capirete in un attimo).

Volevo inoltre aggiungere un po’ di romanticismo (amo le storie zuccherine e smielose, lo ammetto), ma prima di adesso non avevo mai pensato al Tokka, sono una grande sostenitrice dello Zutara che tuttavia qui sarà presente in maniera lievissima. Dopo averci pensato su un po’ però devo dire che lo shipping Toph x Sokka inizia a piacermi ed ha parecchio senso. Sia chiaro, non ho nulla contro Suki, lei mi piace molto anche in pairing con Sokka, solo ho tentato un azzardo e spero possa uscirne qualcosa di decente.

Mi pare di aver spiegato tutto ciò che c’era da spiegare, per adesso. Non vorrei davvero aver parlato troppo perché ho molto altro da dire anche nei seguenti capitoli. A proposito, andrò un po’ a rilento perché mi sto impegnando più del solito a fare capitoli un attimo corposi, vi ho avvisati. Detto questo mi congedo davvero.

AmhranNaFarraige

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Capitolo 2
*** I segreti di una tazza di tè ***


2. I segreti di una tazza di tè

Republic City si ergeva immensa sul mare. Mancava all’incirca un anno alla conclusione dei lavori, ma già si poteva percepire nell’aria la potenza della nuova città, percepirne il glorioso significato simbolico di redenzione e fratellanza. Il sogno utopico stava prendendo forma.

Sotto le indicazioni precise dell’Avatar Aang i lavori procedevano a gonfie vele già da un paio di annetti e con il sostegno di tutti gli stati e dell’organizzazione del Giglio Bianco erano già state costituite le istituzioni fondamentali controllate dal Consiglio Centrale. A Katara, che era sempre rimasta a fianco dell’Avatar e continuava a sostenerlo ed amarlo, fu affidato uno dei posti del Concilio accanto ai veri fondatori della città novella: Aang e Zuko, il Signore del Fuoco che aveva finalmente ritrovato il suo onore. Il loro compito dunque era quello di governare il simbolo della pace e dell’uguaglianza praticando proprio questi principi. I compiti di Toph e Sokka invece sarebbero stati avviati solo dopo la conclusione della costruzione della città: Il dominio della terra, nel settore costruttivo, era infatti molto richiesto e certamente non poteva farsi indietro la più grande dominatrice della terra che il mondo intero avesse mai visto. Per quanto riguarda Sokka, lui faceva quello che poteva per dare una mano, più che altro per tenersi la mente impegnata da qualsiasi pensiero che lo riportava a Kyoshi… Ancora non aveva del tutto superato il dolore della distanza.

E questo, in qualche senso, faceva male anche a Toph, che dei dolori laceranti del cuore ne sapeva qualcosa.

Ma certo lei non avrebbe mai ammesso tutte queste cose, o per lo meno non in pubblico. E mai davanti a Sokka! A volte le faceva strano l’idea di emozionarsi quando lui faceva… una cosa da Sokka, ecco. Il solito genere di cose da lui. Come quella sera in riva al mare, quando il gruppo Avatar decise di prendersi una pausa e di ritornare così alle sere sull’isola Ember.



Il falò scoppiettava vivacemente sulla sabbia che scricchiolava. Un braccio di Aang, in modo piuttosto antiquato e goffo, si appoggiò sulla spalla velata d’azzurro do Katara, che a sua volta rispose con uno sguardo d’ammonizione che presto si addolcì in una smorfia di gratitudine. I due se ne stavano in un angolo a dirsi parole flebili e dolci, sperando di scappare alle orecchie indiscrete dei loro amici. Ma non ai piedi di Toph, che poteva vedere ogni movimento anche nel buio della notte, ed in risposta cacciò la lingua fuori dalle labbra con fare disgustato.

-Certo che quei due dovrebbero darsi una calmata!

-Ma che diavolo fai, Toph! Quelli non sono certo affari tuoi. E poi che ne vuoi sapere tu di amore…

La replica di Sokka non era certo stata molto gradita alla ragazza, che tuttavia non si sarebbe mai lasciata perdere l’occasione di un battibecco facile.

-Mio caro intelligentone, si da il caso che io non abbia un cuore di ferro come pensate tutti voi, so bene che cosa vuol dire!

-Ebbene, illuminaci!

Ma che era successo… Come aveva potuto una ragazza tutta d’un pezzo come Toph fare un’affermazione del genere?! Era stato come dire “Hey Sokka, sono innamorata di te da tre anni ma ero troppo orgogliosa per dirtelo prima. Ma sono troppo orgogliosa anche adesso, quindi mi rimangio tutto!”. Soluzione drastica al problema: non rispondere. Toph era una botte di ferro dal cuore di ferro.

-Come immaginavo… Uh, senti questa: Pensavo che “amore” volesse dire “andare a more!” Ahahah, cioè, a raccogliere le more, hai capito? E’ uno spasso!

Classico silenzio imbarazzante. Il sopracciglio di Zuko, che aveva sentito tutto quanto il discorso, vibrò freneticamente.

-Non starlo a sentire, non ne vale la pena. So solo dirti che a volte, quando sono con Mai, penso che avrei dovuto scegliere con più cura la persona da amare, e fidati, le occasioni non sono mancate. Tuttavia, quando lei non c’è e sento la sua mancanza, mi pento di fare certi pensieri, perché lei mi sa capire come solo pochi riescono. E a queste persone sono più che disposto a dare tutto me stesso, senza rimpianti.

-Già. Anche a me manca Suki.

“E a me manca averti al mio fianco.”

-Suki mi ha detto che quando finirà l’addestramento delle nuove reclute verrà a trovarmi, dovrebbe essere qualcosa come un paio di mesi. Questo pensiero mi riempie di gioia e mi fa continuare ad andare avanti per la voglia che ho di vederla, ma allo stesso tempo fa male pensare che manchi ancora così tanto tempo. E che se ne rimarrà qui per così poco… Beh, almeno Katara e Aang sono felici.

I due in questione, infatti, erano tornati a sedere accanto al fuoco, la mano dell’una incastrata in quella dell’altro. Quando sentirono le parole di Sokka arrossirono profondamente e, anche se non in grado di percepire quel mutamento di colore, Toph ne percepì la tensione, tanto da sentire il bisogno di sdrammatizzare.

-E quindi, non vorremo certo stare qui a piangerci addosso tutta la sera, vero? Che ne dite di un bel bagno di mezzanotte?

-Ma mica tu non sapevi nuotare?!

-Per questo, Sokka, ti obbligherò a prendermi in braccio e ad evitare che io anneghi!

-Perché io, non è giusto!

-Non vorrai certo avere sulla coscienza una ragazzina cieca ed indifesa, spero.

Con apparente malavoglia il forte giovane della Tribù dell’Acqua del Sud prese il braccio della dominatrice della terra che vedeva coi piedi e se lo girò attorno al collo, sollevandola per i suoi stretti fianchi. Lei lanciò un gridolino terrorizzato, anche se l’unico obiettivo era quello di dar fastidio a Sokka. Così, anche se le parole del ragazzo le avevano inflitto un dolore considerevole, almeno poteva stargli accanto e provare gioia laddove lui soffriva a causa della distanza, e dolersi invece per quel barlume di speranza all’idea del ritorno della ragazza che aveva fatto breccia nel suo cuore.



-Aaah! Una nuotata del genere ci voleva proprio, mi sento tutto rigenerato!

-Sokka, parla per te… Non è stato carino lo scherzo che mi hai fatto… Se mi lasci io annego! NON SO NUOTARE, lo hai capito o no?!

-Ed invece è stato molto divertente!

-Invece no!

-Invece sì!

-Invece no!

-Adesso basta!- Per fortuna Katara aveva riconquistato il suo ruolo da ”mamma” del gruppo, azzittendo così i due che continuavano a zinzarsi a vicenda da mezz’oretta buona –Ora abbiamo tutti delle grandi responsabilità, cerchiamo almeno di comportarci un po’ da adulti! Ma voi non crescete mai?! Almeno provateci! Ho paura per il futuro di questa città…

C’era riuscita. Il senso di colpa crebbe rapido nell’animo di Sokka che si affrettò a scusarsi sotto l’occhio vigile della sorella. Toph fece solo un accenno: Il grande e potente Signor Melone non si sarebbe mai abbassato a chiedere scusa, ma comprese l’ammonizione. D’altra parte la colpa era tutta di Sokka.

-Mi ero dimenticata di quanto odiassi l’acqua… E’ così fredda e bagnata! Mi ci vorrà un po’ per riprendermi…

-So io cosa potrebbe esserti utile, Toph. Lo zio mi ripete sempre che in queste situazioni non c’è niente di meglio di una tazza di tè. In effetti dice che in qualsiasi situazione non c’è niente di meglio di una tazza di tè… Quello che voglio dire è che potresti passare alla sala da tè prima di andare a casa. Ti ci accompagno volentieri, sono sicuro che lo zio è ancora lì.

-Hai ragione, è una buona idea. Iroh sa sempre come tirarmi su il morale!

Così, a notte inoltrata, il gruppo si divise, ciascuno diretto al proprio giaciglio, chi per riposare, chi per dare il proprio affetto e chi per riceverne. Tranne Toph e Zuko: per loro la notte non era ancora finita.



Presero la strada più illuminata dell’incrocio, quella che portava al centro di Republic City: la parte di città che, eccezion fatta per le strutture burocratiche che sarebbero state attivate pienamente solo dopo la fine dei lavori, era già perfettamente funzionante. Camminavano a passo lento e rilassato sulle lastre di metallo ai piedi degli imponenti edifici immersi in un silenzio corrotto dai rumori incontenibili della metropoli che prendeva vita. L’apparente silenzio venne interrotto dalla voce calda e solenne del Signore del Fuoco.

-Toph, voglio che tu sappia che, se mai avrai bisogno di parlare con qualcuno e lo zio non ci sarà, io sono disponibile. Lui, una volta inaugurata la città, dovrà tornare a Ba Sing Se. So che voi siete molto amici, forse più di quanto lo siamo io e te… Però ne ho passate tante e conosco il valore dei suoi consigli…

-Perché mi dici queste cose? Manca ancora un po’ alla conclusione dei lavori, ce n’è di tempo prima che Iroh parta!

-Non è questo… E’ che, sai, l’ho capito. So cosa vuol dire non essere ricambiati ma, fidati, lo si può superare. Con Mai ora sono felice, anche se prima pensavo ad un’altra…

Toph sentì il panico nascere e diffondersi in lei veloce ed imponente come l’acqua che cade violenta in una cascata di montagna, sentì crescere nella sua mente le più svariate supposizioni, sentì l’orribile ed improbabile possibilità che Iroh avesse raccontato tutto a Zuko diventare sempre più forte. Sì fermò di scatto con lo sguardo perso nel nulla più del solito, con la testa china come ad osservarsi i piedi che si attorcigliavano l’un l’altro con fare nervoso, i capelli ancora umidi sparsi sul volto come a volerne cancellare l’espressione di chi è stato colto con le mani nel sacco.

-Che cosa stai cercando di dire? Spero solo che Iroh non…

-Lo zio non ha fatto proprio nulla. Voglio solo dire che si capisce, sai? Anche Katara lo sospetta e tra tutti sai che lei è quella che ha più orecchio per queste cose.

Il battito cardiaco era accelerato così rapidamente per poi fermarsi nell’istante in cui aveva capito che Zuko sapeva… E che anche Katara sapeva.

-Ma come…? Cioè, lui sa…?

Le parole le si fermavano in gola mentre gli occhi lucidi iniziavano a generare le prime lacrime, comunque ben nascoste dalle ciocche scure che si confondevano con la notte.

-Il modo in cui cerchi sempre il battibecco con lui, quella voglia di dargli fastidio per ricevere le sue attenzioni… Sembrerà contraddittorio, ma tutto spinge ad una sola conclusione. Ma sta tranquilla, lui di certo non l’ha capito, così come Aang. Quei due sono ancora così immaturi da certi punti di vista. Hey, non disperarti, non è una cosa così malvagia innamorarsi di qualcuno! Sta nella nostra natura, tutti lo facciamo. Certo non sarò bravo a dare consigli come lo zio, però so ascoltare. Ti suggerirei di parlarne anche con Katara, d’altra parte voi donne siete tutte uguali… Ma capisco come possa sembrare una situazione imbarazzante.

-Tu ne capisci ben poco!

-Ti sbagli. Capisco cosa significa vedere la persona di cui sei innamorato cadere tra le braccia di un altro. Fa male.

Toph non colse quello che Zuko cercava di dire, tuttavia fu colpita da quelle parole. D’altra parte il contatto con lui in passato aveva cambiato la vita a tutti i suoi compagni di viaggio, probabile che ora toccasse a lei. Decise così di fidarsi.

-Penso che siamo ormai arrivati alla sala da tè. Ci conviene spicciarci prima che chiuda i battenti!



Aprire il suo cuore e la sua anima a Zuko non era stato poi così difficile come si era immaginata. Il ragazzo dava l’impressione di sapere la sua e certo avevano aiutato la bendisposta presenza di Iroh e la cocente tazza di tè al finocchio. Le piaceva tanto il tè, sarà per la presenza di quelle minuscole foglioline che le ricordavano la sua tanto amate terra. Era il buon sapore dei frutti della terra che la riscaldava quando era infreddolita, che la rinforzava quando era stanca, che la calmava quando era agitata.

-Mi fa molto piacere sapere che una cara amica come te avrà sempre il sostegno necessario anche quando non sarò più qui, e non dico solo a Republic City eheh, ormai sono vecchio! E Zuko, devi sapere che più cresci e più mi riempi di orgoglio. Sono sicuro che tutti e due saprete trarre beneficio l’uno dall’altra.

-Brindiamo allora alla nascita di una nuova amicizia! Io e te abbiamo più cose in comune di quanto possa sembrare.

Le tazze cozzarono con così tanta veemenza che parte del contenuto si riversò sul tavolino di legno. Le grosse risate di Iroh riempirono la sala trasportando con se un sincero sentimento di gioia che a Toph mancava da tempo. L’angoscia che per anni si era attorcigliata attorno al suo cuore parve scomparire in quella sera come se fosse stata sputata fuori tramite le parole che aveva detto a Zuko. E questo fu l’inizio di un’amicizia forte come il ferro e sincera come il fuoco.




N.d.A.: E finalmente ci siamo! Il secondo capitolo: la calma prima della tempesta (e non anticipo nient’altro eheh, la prossima volta vi voglio sconvolgere!) L’inizio della vita a Republic City, una vita che si direbbe piuttosto tranquilla (sì, non c’è molta azione in ‘sto capitolo… Non succede quasi niente XD)

Sappiate che bene o male i tempi di produzione saranno questi, ma dovete scusarmi, mi è difficile trovare tempo a sufficienza per mettermi giù e scrivere a testa bassa interpretando il groviglio di idee che mi passa per la mente. Soprattutto ora che siamo sotto Lucca Comics ho ancora più da fare del solito… Possa dunque l’Avatar sorvegliare su di me affinché io trovi il tempo di continuare a scrivere.

In particolare perché già dal primo capitolo ho ricevuto degli apprezzamenti che mi hanno sciolto il cuore: davvero, non mi aspettavo che ci fosse gente che come me ama Avatar così tanto e soprattutto che apprezzasse l’impegno che ci metto nel tentativo di scribacchiarci su qualcosa. Ragazzi, sappiate che per me tutto questo significa molto!

Non c’è molto altro da dire, le cose importanti sono già state espresse tutte nelle note del primo capitolo. Forse solo non vi avevo detto dell’accenno allo Zutara: ebbene, lo amo così tanto che DOVEVO metterlo nella storia almeno un pochino. Anche sei poi mi piace la coppia Zuko x Mai e la manterrò.

Però ci stava, su di questo non ammetto contestazioni U.U (Palle, potete contestare tutto quello che volete, ovviamente anche questo. Non sarò mai in grado di migliorare se non sto a sentire cosa dice chi sicuramente ne sa più di me)

Certo che di blaterare non posso proprio farne a meno! Faccio una fatica micidiale a scrivere una storia ma quando poi si tratta di esporre considerazioni e pensieri a caso non finisco più! Oddio, mollo la tastiera perché potrei continuare all’infinito. Allora alla prossima!

AmhranNaFarraige

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