Ti aspetterò tutto il tempo del mondo

di serelily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





TI ASPETTERO' TUTTO IL TEMPO DEL MONDO

PROLOGO



Garreth Bailey era fondamentalmente fiero di tre cose che riguardavano la sua persona.
Primo, il suo aspetto. Non era vanitoso, ma adorava i suoi ricci scuri e i suoi occhi cangianti, tra il verde e il caramello.
Secondo, la sua chitarra. Era appartenuta a suo zio e veniva tramandata in famiglia come un oggetto sacro. Prima era stata di suo padre, poi di Charlie, suo fratello, e infine sua.
E terzo, il suo orientamento sessuale. Sì, perché Garreth, o Gary, era gay e fiero di esserlo. Non aveva mai fatto assolutamente nulla per nasconderlo, né alla famiglia, né agli amici.
Non aveva mai sentito il bisogno di fare coming out, semplicemente perché da piccolo non faceva nulla per nascondere quello che provava. Già dall’asilo tornava a casa e raccontava alla mamma che si era innamorato del suo compagno di giochi, e la donna sorrideva e lo abbracciava. Molti genitori l’avevano criticata per il fatto che così non faceva altro che confondere il figlio, ma lei e il marito erano fermamente convinti che non c’era niente di confuso nel loro bambino, se gli piacevano i maschi invece che le femmine.
Così Garreth era cresciuto felice e forte, aveva sempre avuto l’appoggio delle persone a lui care e non aveva mai avuto problemi ad affrontare i bulletti che credevano di poterlo infastidire. Viveva la sua sessualità in maniera così naturale che, prima o poi, tutti si stancarono di tormentarlo e cominciarono a vedere al di là della cosa.
Ora Garreth stava vivendo un periodo meraviglioso della sua vita. Frequentava l’università per laurearsi in sociologia e intanto seguiva corsi di musica, viveva in uno splendido appartamentino assieme ai suoi due migliori amici, Sammy e Clara, e aveva una splendida storia con David, l’uomo dei suoi sogni.
Come tutte le mattine, Garreth prese la cartella piena di libri e, pimpante, afferrò le chiavi di casa per dirigersi a lezione.
Aveva preso l’abitudine di passare dalla caffetteria sotto casa e prendersi un cappuccino e una brioche, visto che non gli piaceva mangiare da solo.
I suoi coinquilini non erano affatto mattinieri come lui, per cui a casa mangiava quasi sempre da solo la mattina.
Da un paio di settimane lavorava nella caffetteria un ragazzo. Era più piccolo di Garreth, forse di qualche anno, ed era incredibilmente tenero.
Come tutte le mattine, quando Garreth entrò, lo vide trafficare con i bicchieri, cercando di fare il più velocemente possibile.
Quando il ragazzino alzò gli occhi e lo vide, arrossì e lo salutò, impacciato, rischiando di far cadere i bicchieri che stava pulendo.
«Il solito?» chiese il ragazzino, mentre Garreth prendeva posto su uno sgabello di fronte al bancone.
«Sì, grazie» disse il ragazzo riccioluto prima di fargli un largo sorriso.
Il ragazzino si spostò i capelli biondo scuro dagli occhi marroni, concentrato nella preparazione del cappuccino.
Nonostante lo vedesse tutti i giorni, Garreth non aveva ancora scoperto il suo nome. Il ragazzino era incredibilmente timido, e a lui questa cosa piaceva.
Non che gli interessasse per altri versi. Lui era felice con David, nonostante non gli andasse molto a genio il fatto di doversi nascondere, ma il ragazzino gli piaceva, lo inteneriva.
Gli sembrava un cucciolo sperduto, e Garreth si era messo in testa che spettava a lui guidarlo.
«Ecco qua» disse il ragazzino porgendogli con attenzione la sua tazza e portandogli la solita brioche al miele.
«Sai, riflettevo che sono giorni che vengo qui e ancora non so il tuo nome» disse, addentando con gusto la brioche.
Il ragazzino arrossì vistosamente, cominciando a balbettare.
«Ecco, io mi…»
Garreth rise, ma in quel momento vennero interrotti dal padrone del locale.
«Vai a prendere le ordinazioni del tavolo due, Seth, è un po’ che aspettano.»
Il ragazzino annuì e dopo aver fatto un mezzo sorriso all’altro, corse via alla velocità della luce.
Seth.
Così era questo il nome del cucciolo.
Voleva diventare suo amico a tutti i costi, e ci sarebbe riuscito. Si vedeva lontano un miglio che era solo in città e non riusciva ad ambientarsi. Sarebbe stato divertente.
Perché Garreth era così, spontaneo e impulsivo. Se gli piaceva una persona, doveva diventare suo amico a tutti i costi.
Pagò il suo cappuccino e uscì dal bar, salutando Seth con la mano per poi prepararsi ad un'altra giornata con il sorriso sulle labbra.
 
Seth arrossì al pensiero che il bellissimo ragazzo, che spesso e volentieri gli rubava il sonno, gli avesse chiesto il nome.
Era così bello e così dannatamente sorridente che Seth faceva fatica a ricordarsi come si chiamava quando lo vedeva.
Veniva lì così tante volte che oramai il ragazzino lo conosceva bene.
Mentre slacciava il grembiule e si apprestava a prendere la borsa per recarsi a lezione, fantasticò su come sarebbe stato bello averlo come amico.
Amico, solo questo.
Non era ancora pronto a guardare qualcuno come un potenziale fidanzato. Rabbrividì solo al pensiero; no, decisamente non era ancora pronto a superare Steve e tutto quello che gli aveva fatto.
Preferiva restare solo.
Con un sospiro accelerò il passo; non voleva arrivare in ritardo alla prima ora di lezione, rischiando un rimprovero dal professore.
Per fortuna non accadde, e la mattinata si rivelò abbastanza fruttuosa. Dopo le lezioni, tornò alla sua stanza, che aveva preso in affitto da una signora piuttosto anziana. Era stata l’unica che aveva accettato il suo cane, Spike.
Seth non era disposto a separarsene.
Quando accese il pc, trovò una mail di Lucas e Josh. Quei due pazzi che si erano messi in testa di trattarlo come se fosse il loro figlioletto.
E un po’ sentiva di essere come figlio loro, sebbene la differenza di età fosse soltanto otto anni.
Rise alle loro raccomandazioni di coprirsi bene e di mangiare abbastanza, soprattutto Lucas, che non aveva ancora abbandonato la sua modalità mamma chioccia, nonostante fosse costantemente impegnato con il ristorante.
Seth si accese una sigaretta, mentre continuava a vagabondare su internet, sorridendo.
La sua vita stava prendendo una piega decisamente positiva. Sperava soltanto che sarebbe durata a lungo. Ora che era uscito dalla parte peggiore che avesse mai vissuto, non aveva certo intenzione di ritornarci.


Un grazie a SNeptune84 che ha betato questo capitolo! <3 <3
Scusate con il ritardo, so che avevo promesso da secoli questa storia e non mi davo mai una mossa a pubblicare ma sono tipo super impegnata con l'uni e quindi ho sempre poco tempo per scrivere come vorrei. Due parole.. Purtroppo non so con quanta regolarità potrò aggiornare... Cercherò di farlo più spesso che posso..
Poi, il personaggio di Garreth è cop...coff coff ehm liberamente ispirato a Blaine-Darren Criss di Glee, in onore della mia patuffola, visto che lo ama, a cui dedico questa storia <3
Che dire... Non vedo l'ora di leggere le vostre impressioni.. Un bacione
Sere <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


TI ASPETTERO' TUTTO IL TEMPO DEL MONDO

CAPITOLO 1


 

Essere indipendenti non era certo un’esperienza nuova per Seth. Prima di vivere quell’anno a casa di Lucas e Josh, era sempre stato completamente indipendente. Nessuno si occupava di lui, per cui aveva dovuto imparare a cavarsela da solo.
Forse era proprio per questo che aveva sviluppato una forte dipendenza emotiva da Steve, l’illusione della sicurezza che quel bastardo gli dava.
Quando era partito per il college, aveva avuto solo un pensiero fisso in testa. Questa volta la sua indipendenza sarebbe stata completa. Avrebbe smesso di aggrapparsi ad altre persone, come aveva fatto con Steve, con Nate, con Josh e Lucas. Voleva che fosse maturo anche emotivamente e non solo nell’occuparsi di se stesso.
Era ora di dimostrare che, sul serio, poteva farcela da solo.
Ed era proprio per questo che Garreth Bailey costituiva un problema.
Garreth non era solo bellissimo, con quegli occhi dalla sfumatura indefinibile, che variava dall’oro al nocciola, al verde, e quei riccioletti neri, ma era anche straordinariamente positivo.
Mai che Seth l’avesse visto senza quel bellissimo sorriso sulle labbra. Sorrideva sempre, persino mentre litigava. L’aveva visto un paio di volte discutere con il suo coinquilino, un ragazzo di colore di nome Sammy, e mai che l’avesse colto con un’espressione arrabbiata o irritata. Sempre quel sorriso tenero di uno che non vede l’ora di chiudere la discussione per tornare ad essere amiconi.
Doveva ammettere che era sexy, anche se, a volte, un tantino irritante.
Seth l’aveva notato subito e l’aveva trovato immensamente carino; era uno di quei ragazzi che ti scaldavano il cuore anche solo a guardarli.
Ma non poteva indulgere in certi pensieri. Era ben deciso a tenersi lontano da qualsiasi tipo di approccio romantico almeno per un anno intero. Non poteva dimenticare le mani di Steve che continuavano a toccarlo senza ritegno.
Era stato suo schiavo ma, da quando si era risvegliato, da quando si era reso conto di quello che era diventato, il solo pensiero dell’aguzzino gli provocava una nausea infinita.
Non era ancora pronto.
E poi, a quanto aveva sentito, Garreth non era una persona libera. Spesso Sammy e l’altra loro coinquilina, Clara, facevano continue allusioni a “qualcuno che aspettava Gary”, “qualcuno che doveva vedersi con Gary”.
Seth non aveva idea di chi fosse, né se fosse un uomo o una donna, ma, ben deciso a rimanere lontano, non si era minimamente posto il problema di scoprirlo.
Per cui, quella sera, si trovò ad origliare quasi per caso una conversazione che Garreth stava avendo al telefono.
«Dai, ti prego. È una vita che ho preso i biglietti e vorrei tanto che tu ci venissi con me.»
Sebbene il suo interlocutore non potesse vederlo, Garreth aveva adottato la tattica degli occhi da cucciolo, con il labbro lievemente imbronciato.
«Lo so, lo so, ma non puoi trovare una scusa?» nonostante si sentisse quanto il ragazzo fosse dispiaciuto, Seth notò che non abbandonava mai il suo sorriso, come se implicitamente accettasse qualsiasi decisione presa dalla persona con cui stava parlando.
«Allora non ti dispiace se vado con un amico? Non sarà la stessa cosa, ma almeno non avrò buttato via i soldi.»
La persona dall’altra parte del telefono doveva avergli dato una risposta affermativa, perché Garreth sorrise e gli occhi gli si illuminarono.
«Grazie, sei un vero tesoro. Mi manchi anche tu.»
Il giovane chiuse la chiamata guardando il cellulare con un po’ di malinconia, ma sempre con quel suo solito sorriso sulle labbra.
Si avvicinò al bancone, dove Seth era intento a pulire le macchie di caffè che si erano depositate nel corso della giornata.
«Me lo faresti un cappuccino medio?» disse Garreth, sedendosi stancamente su di uno sgabello. «Questa giornata sembra non finire più.»
«Problemi?» chiese Seth, sorridendogli a sua volta, mentre si apprestava a preparargli l’ordinazione.
«Niente di che» disse Garreth con un’alzata di spalle. «Qualche problema di coppia, niente di grave.»
«Sicuro?» disse il più piccolo, porgendogli la tazza con il cappuccino.
«Certo! Il mio ragazzo non può venire con me al concerto per cui avevo preso mesi fa i biglietti, ma d’altronde non è colpa sua. Ero io che speravo che si liberasse all’ultimo, ma proprio non poteva.»
«E non sei arrabbiato?» fece Seth stupito, più per il fatto di essere venuto a conoscenza dell’omosessualità di Garreth che per la sua reazione. «Insomma, si vede che per te era importante.»
«Lo so,» disse l’altro, «ma lui era stato chiaro! Non è mica colpa sua se io ho preso i biglietti nella speranza che venisse con me. Ci andrò con Sammy.»
«Di chi è il concerto?»
«Katy Perry» disse entusiasta Garreth, sotto lo sguardo completamente sconvolto di Seth. «Ehi, che c’è? È una cantante bravissima!»
«Non lo metto in dubbio, ma, andiamo… Katy Perry!»
Garreth allungò il braccio attraverso il bancone per dargli un pugnetto scherzoso sulla spalla, prima di scoppiare a ridere, seguito subito dopo dall’altro ragazzo.
«Che vuoi che ti dica, mi piace» disse Gary. «A te invece cosa piace? Visto che ti diverti tanto a parlare di gusti musicali altrui…»
«Mmm» mugugnò Seth, pensandoci. «Non sono un grande ascoltatore di musica, ma diciamo che vado per i Muse, 30 seconds to Mars, Evanescence.»
«Beh, decisamente un altro genere» commentò Gary leggermente stupito. «Ti si addice.»
«In realtà, anche a te si addice Katy Perry. Sei sempre così dannatamente allegro» sogghignò Seth. «Però ti prego, non andare in giro con cerchietti a forma di caramella in testa, sarebbe imbarazzante.»
«Nah,» fece Gary, «mi limito a mettere gli occhiali rosa, ogni tanto. Al mio ragazzo non piacciono per niente, ma mi diverte indossarli.»
Seth rise, prima di rimettersi a pulire e cominciare a mettere le tazze a posto.
«Ti manca molto prima di chiudere?» chiese Garreth una decina di minuti dopo.
«No, soltanto una ventina di minuti» rispose sorridendo Seth. «Domani per fortuna non ho il turno di mattina, altrimenti sarei arrivato a lezione stanco morto.»
«Se vuoi ti faccio compagnia. Ormai non c’è quasi più nessuno, almeno non ti annoi» propose il più grande.
«Sicuro che non è un problema?» chiese Seth, dubbioso.
«Ma certo che no, abito praticamente qui sopra. Ci metto tipo tre secondi ad arrivare a casa. Non preoccuparti assolutamente.»
Seth annuì, contento. Non poteva dire che non gli facesse piacere avere Gary lì a tenergli compagnia.
Era rimasto un po’ deluso quando aveva scoperto che era impegnato, ma non gli aveva dato fastidio più di tanto. In fondo, lui era ben deciso a tenersi alla larga da qualsiasi tipo di relazione, e questo includeva anche una possibile storia con Gary.
La sua amicizia, però, era molto gradita.
Seth faticava ancora a crearsi nuovi amici, rifugiandosi a casa ogni momento che non passava in facoltà o al bar.
Non frequentava i compagni di corso e, a parte Gary, non parlava molto con i clienti del locale.
«Con chi andrai quindi al concerto?» chiese, per fare conversazione.
«Chiederò a Clara, la mia coinquilina. Le piace abbastanza Katy Perry da non rifiutare, anche se mi farà la paternale sul fatto che Dave non è venuto con me.»
Si bloccò un attimo, e Seth ebbe l’impressione che Gary si fosse accorto di aver detto troppo, ma venne subito scacciata via non appena il ragazzo riprese a parlare.
«Domani sarà una giornata lunghissima. Devo ancora decidere cosa mettermi; ci metterò una vita, con Clara che mi prende in giro perché impiego più tempo di lei a prepararmi!»
«Non dirmi che ti trucchi» fece Seth spalancando gli occhi mentre lavava un bicchiere.
«No,» fece Gary, «ma ci metto davvero un’eternità quando devo vestirmi per andare da qualche parte. Sono un caso senza speranza.»
«No, dai» cercò di consolarlo Seth, poi rise all’occhiata incredula che Gary gli lanciò. «Cioè un pochino, ma secondo me sei ancora recuperabile.»
«Oh, ma grazie.»
Passarono il resto del tempo a chiacchierare del più e del meno, fino a quando non arrivò finalmente il momento di chiudere.
Seth represse uno sbadiglio quando chiuse a chiave la porta del locale.
«Sicuro che non vuoi che ti accompagno a casa?» chiese premuroso Gary.
«No, non preoccuparti» fece Seth con un’alzata di spalle «Mi piace camminare, e poi devo passare dalla signora Carry a prendere il mio cane per portarlo fuori.»
«A domani, allora» lo salutò Gary, stringendogli una spalla con la mano.
«A domani.»
 
David Zimmer non si considerava un traditore. Amava sua moglie e le bambine con tutto se stesso, ma in qualche modo non si sentiva completo con loro.
Quello che gli dava Garreth era ben altro. Lo faceva sentire più giovane, lo faceva sentire vivo e libero di vivere appieno quell’attrazione che provava per i ragazzi.
Si era detto tante volte che era sbagliato illudere il ragazzo, che in cuor suo sparava che David lasciasse la moglie e ufficializzasse la loro storia, oppure che era terribilmente ingiusto mentire così a Sonia, ma non gli importava.
Finché fosse stato felice, non avrebbe cambiato nulla.
Gli dispiaceva non poter accompagnare al concerto Gary, ma sarebbe stato pericoloso. Avrebbe dovuto trovare una scusa con Sonia e la probabilità di essere beccati era decisamente alta, per cui non ne valeva proprio la pena.
Gary avrebbe capito sicuramente.
Mentre finiva di farsi la barba canticchiando, sentì le bambine che si stavano alzando e Sonia che preparava la colazione in cucina.
Quando ebbe finito, sorridendo si diresse in cucina, dove le trovò tutte e tre a tavola, sorridenti e felici.
«Tesoro,» fece Sonia, «ricordi vero che questa sera andiamo a cena dai Bailey?»
David per poco non si strozzò con il succo di frutta. Se n’era completamente dimenticato; per fortuna che Gary aveva il suo stupido concerto. Cenare con la sua famiglia sarebbe stato più imbarazzante se il ragazzo fosse stato presente.
Fortunatamente, da quando Gary era al college, accadeva molto di rado.
«Certo, cara» disse David sorridendole falso. «Devo discutere di alcune cose di lavoro con Richard.»
In quell’istante, il suo cellulare prese a suonare, segno che era arrivato un sms. Sorridendo alla moglie, come se niente fosse, prese il telefono per leggere.
Non riusciamo a vederci nemmeno per cinque minuti, oggi? G.
Subito si sentì pervadere dall’irritazione. Quante volte gli aveva detto di non mandargli messaggi mentre era a casa con la sua famiglia.
Sonia si sarebbe insospettita, e non era proprio il caso di darle motivo di supporre qualcosa.
Sono a colazione! Ti avevo detto niente SMS quando sono a casa! Comunque non so, sono molto impegnato. D.
Mise il silenzioso al cellulare subito dopo aver risposto e se lo ficcò velocemente in tasca, riprendendo a mangiare come se nulla fosse.
Ignorò il vibrare del telefono, segno che la risposta di Garreth era celermente arrivata, e si concentrò sui racconti delle figlie.
Sonia rideva assieme a lui, ascoltando le avventure delle bambine, e gli prese una mano tra le sue, guardandolo con amore.
Cercò di ricambiare lo sguardo con altrettanto affetto, e sperò di esserci riuscito, anche se in quel momento era in grado di pensare solo al culo di Gary.
«Chissà come sta il figlio di Richard» si chiese Sonia.
Tempismo perfetto, sbuffò David dentro di sé.
«Non si doveva sposare, quel ragazzo?»
L’uomo fece un sospiro di sollievo silenzioso. Bene, la moglie stava parlando di Charlie, il fratello maggiore di Gary.
«Sì, ma manca ancora molto al matrimonio» commentò l’uomo. «Richard ha detto che non ne hanno ancora parlato per bene, anche se credo che sua moglie abbia fretta. Adora la ragazza di Charlie e ha paura che quel furbetto se la faccia scappare.»
Sonia rise, cristallina.
«Beh, spero proprio che sia prima di questa estate! Non vorrei che si sposassero proprio mentre andiamo in vacanza.»
Ecco un’altra cosa che avrebbe dovuto dire presto a Gary. Quest’anno non poteva più usare la scusa di dover lavorare mentre la moglie e le figlie andavano dai nonni, per stare con lui. Era troppo rischioso farlo sempre. Sapeva già che il ragazzo ne sarebbe rimasto deluso, ma non poteva farci nulla.
«Non credo, cara, che sarà così tardi. Se Catherine convince il figlio a farle organizzare il matrimonio, potrebbero sposarsi già dopo Natale.»
«Magnifico, allora. Più tardi chiamerò Cathy per chiederle se questa sera devo portare il dolce e mi farò dire tutti i dettagli.»
«Forza, bambine, è ora di andare» fece David, dando un bacio sulla guancia a Sonia, che si stava alzando per accompagnare le figlie a scuola.
«Ci vediamo a pranzo, caro?»
«No, resto in ufficio, così questa sera posso uscire un po’ prima e passare a prendere due bottiglie di vino da portare ai Bailey.»
Salutò le bambine, osservandole mentre uscivano dalla porta di casa assieme a Sonia.
Dieci minuti dopo era in procinto di entrare nella sua auto, quando finalmente si concesse di leggere il messaggino.
Ti prego, mi manchi tanto, amore!!! Dai, lo so che ti manco anche io :P! G.
David scosse la testa e rise, prima di digitare poche parole come risposta.
Certo che gli mancava, era da una settimana che non riuscivano a fare sesso.
Ora di pranzo, nel mio ufficio. D.
 
Gary mise via il telefono sorridendo come un bambino davanti ad un pacco di caramelle, mentre prendeva posto nella grande aula. Poggiò la borsa a tracolla ai suoi piedi e si sistemò con comodo, ripensando allo scambio di messaggi avuto con David.
Odiava quella situazione, il doversi continuamente nascondere, il dover mentire a tutti, persino alla sua famiglia, ma teneva troppo a David per lasciarlo andare.
Era innamorato di lui da quando era un ragazzino. A sedici anni, quando diede il primo bacio, stava pensando a lui, così come l’anno dopo successe quando ebbe la sua prima volta.
David era sempre nei suoi pensieri e sapeva già in partenza che non poteva farci nulla. Era un uomo molto più grande, sposato, un amico di suo padre.
Si era dato per vinto, quando, durante il suo diciottesimo compleanno, complice l’alcol, erano finiti a letto insieme.
Da allora erano passati tre anni e stavano ancora insieme.
David era innamorato di lui, e Gary era disposto a fare qualche sacrificio per rimanere con l’uomo dei suoi sogni.
All’improvviso, qualcuno si sedette con irruenza al suo fianco, facendolo sobbalzare.
Gary alzò gli occhi e incontrò il volto irritato di una persona che conosceva molto bene: il suo coinquilino e migliore amico, Sammy Carter.
«Perché hai chiesto a Clara di andare a vedere Katy Perry con te, stasera?» chiese con le braccia incrociate, fulminandolo con gli occhi.
«Perché so che a te non piace e poi stasera avevi già un impegno» rispose Gary osservandolo perplesso. «Perché, volevi venirci tu?»
«Per favore» sbuffò l’altro. «Il punto non è che tu l’abbia chiesto a Clara e non a me, il punto è che tu ci dovevi andare con “tu-sai-chi”»
«Tu-sai-chi?» ridacchiò Gary.
«Ogni riferimento ad Harry Potter è puramente casuale, Bailey!» l’espressione di Sammy non era cambiata di una virgola. «Dov’è finito il tuo accompagnatore per questa sera? Non avevi preso questi biglietti da una vita proprio perché sarebbe stato “romantico” andarci con lui?»
Sammy aveva pronunciato la parola romantico con un tono decisamente acido.
Gary sbuffò sonoramente.
«Dai» fece sorridendo e mettendo una mano sulla spalla di Sammy. «Non devi preoccuparti per me. Lui aveva solamente un impegno, non poteva venire, per cui…»
«Bailey, mi prendi per stupido? Lo so io che impegno aveva, quello! La cosa che mi fa arrabbiare è che tu gli stai ancora dietro.»
Sammy appariva davvero furioso, ma Gary cercò di rabbonirlo con un sorriso.
«Sono perfettamente consapevole della sua situazione e mi va bene così, te l’ho detto cento volte.»
«Io e Clara siamo preoccupati per te» disse Sammy, continuando a mantenere l’espressione irritata sul viso.
«Non dovete esserlo» sorrise Gary, bonario. «Sto bene, sono consapevole della situazione in cui mi sono andato a cacciare, non preoccupatevi per me»
«Se lo dici tu!»
«Sei venuto fin qui solo per farmi la paternale?» chiese Gary.
«No» rispose l’amico. «Volevo anche avvisarti che starò via un paio di giorni, devo raggiungere Lucy dai suoi per il loro anniversario. Cerca di non combinare troppi danni senza di me, Bailey! Sei proprio un caso senza speranza.»
Garreth rise vedendo l’amico alzarsi e andare via con un sorrisetto sulle labbra.
Sammy non aveva tutti i torti, ma Gary era troppo innamorato per sollevare obiezioni.
 
«Di più» sospirò Gary, poggiando una mano sulla piastrella del bagno per tenersi su. Sentiva dolore alle gambe, per colpa della posizione scomoda, ma subito venne distratto dalla mano di David che si posò sul suo addome nudo, scivolando lentamente verso il basso e fermandosi tra la folta peluria del suo inguine.
L’uomo dietro di lui si sporse per mordicchiargli diabolicamente un orecchio, sussurrandogli a voce bassa: «Adoro quando lasci che io ti scopi nel bagno del mio ufficio.»
Gary si morse forte il labbro, sospirando pesantemente. Non era uno di molte parole, non in quei momenti almeno. David invece era tutto il contrario.
Adorava provocarlo, sia a parole che a gesti, come in quel momento. Continuava a stuzzicare la punta del suo pene senza mai prenderlo in mano per dargli finalmente sollievo.
«Dio, come sei caldo e avvolgente, Gary!» disse, spingendo il bacino in modo particolarmente rude contro il sedere di Gary.
«Se potessi, resterei sempre nel tuo culo, è così accogliente. Non mi sazio mai di scoparti, Garreth.»
Le spinte di Dave erano forti. Nonostante Gary amasse il sesso tranquillo, non era così per il suo ragazzo. Voleva farlo in posti strani e in posizioni che vedevano il più piccolo sempre sottomesso a lui.
Come quel giorno dove, non appena Gary era arrivato nell’ufficio di Dave, era stato letteralmente trascinato in bagno, messo con la faccia contro il muro e spogliato dei pantaloni.
Il ragazzo intanto sentiva di essere al culmine. La mano di Dave era scesa finalmente ad accarezzarlo e lo stava facendo impazzire.
«Sei così eccitante, ho pensato al tuo culo per tutta la mattina.»
«Ahhh» gemette il ragazzo ormai vicino all’orgasmo.
Dave aumentò la stretta e la velocità, sapendo che questo faceva impazzire il suo ragazzo. Lo sentì infatti pulsare nella sua mano, prima di liberarsi con un lungo gemito.
Gary, spossato, appoggiò la fronte al muro, cercando di sorreggersi con le braccia, mentre Dave intensificava la presa sui suoi fianchi, ricominciando a spingersi rudemente dentro di lui.
Venne poco dopo, con un’ultima spinta particolarmente potente, e si accasciò sulla schiena del più piccolo mentre gli mordicchiava una spalla.
«Sono stremato» disse il ragazzo, cercando di far alzare David da sopra di lui. Dave gli diede un ultimo morso sulla spalla, prima di uscire da lui e dirigersi verso il cestino per buttare il preservativo.
«Ho bisogno di una doccia» disse il più giovane, prendendo le salviette e cercando di sistemarsi alla bell’e meglio. «Sono sudato da far schifo.»
«Ti lamenti, tu» fece Dave, con una smorfia. «Io devo rimanere qui, non posso andare a casa a farmi una doccia. Anche se ne è valsa la pena.»
Si avvicinò a Gary, mettendogli una mano sulla guancia e avvicinando le labbra alle sue.
«Mi mancherai questa sera, piccolo» continuò Dave. «Mi dispiace per il concerto.»
Gary alzò le spalle.
«Non importa, davvero» rispose il ragazzo. «Vado con Clara, lei era libera e…»
Si fermò. Stava per dire “non voleva che andassi solo come un cane”, ma non se la sentiva di farla pesare a David.
L’uomo sembrò non accorgersene.
«Bravi ragazzi, i tuoi coinquilini» commentò. «Alla fine hai trovato qualcuno che ti accompagna, visto?»
Avrebbe voluto replicare “ma io volevo andarci con te”, ma si tenne dentro anche quello. A volte era così difficile mantenere quella relazione.
Il doversi nascondere non permetteva loro di vivere le cose che vivevano tutte le coppie normali. Però non protestava mai, continuando a sorridere come faceva per qualunque cosa.
Si riteneva già fortunato; la sua cotta di adolescente era ricambiata, stava con la persona che amava, anche se doveva in qualche modo dividerlo con la sua famiglia.
«Domani almeno ci vediamo?» chiese il più piccolo, mentre si rivestiva.
«Domani devo andare alla recita scolastica di Jenny» rispose Dave, mentre si sistemava la cravatta, «ma ho un’ideuccia per noi. Tra due fine settimana devo andare in trasferta vicino New York, in un posto sperduto in campagna. Puoi venire con me, visto che saremo soli e nessuno mi farà domande. Avremo due giorni tutti per noi, a parte qualche ora in cui dovrò fare dei sopralluoghi ai cantieri. Che ne dici?»
Garreth sorrise come un idiota, gli occhi lucidi.
Quella proposta era molto allettante. Non avrebbe nemmeno dovuto dire ai suoi che partiva. Bastava gli dicesse che voleva rimanere nel suo appartamento a studiare per il prossimo esame, assicurandosi che Sammy e Clara lo coprissero.
A loro due non sarebbe piaciuta questa storia, ma era sicuro che per lui avrebbero fatto questo ed altro. In fondo gli volevano bene.
Quando entrambi furono presentabili, buttarono via tutte le salviette che avevano usato per ripulirsi e si trasferirono nell’altra stanza, l’ufficio vero e proprio di Dave.
Era un locale molto moderno, con la scrivania grigia su cui erano riposte con cura le classiche foto con moglie e figlie.
Sulle pareti vi erano invece i disegni dei progetti che David aveva realizzato, o almeno di quelli più importanti.
L’uomo, infatti, era un architetto. Era grazie al lavoro che David e il padre di Garreth si erano conosciuti.
Il signor Bailey, infatti, era a capo di una piccola azienda di costruzioni, che gestiva assieme al fratello. Aveva incontrato David Zimmer dieci anni prima e, grazie a lui, era diventato un uomo decisamente più ricco e decisamente più importante, realizzando progetti ambiziosi. Aveva così lasciato l’azienda di famiglia in mano al fratello per dedicarsi alla politica, candidandosi al congresso e raggiungendo un altro gradino della scala sociale.
«Vieni qui» fece all’improvviso David, prendendolo per il polso e trascinandolo a sé. «Dammi un bacio come si deve, prima di andare.»
Gary sorrise e lo accontentò.
 
Seth stava mangiando un cornetto mentre, davanti a lui, Lucas e Josh si litigavano il posto davanti al computer per poter parlare con il ragazzo tramite Skype.
«Ma quindi, volete dirmela questa novità per cui siete tanto eccitati?» chiese Seth, perplesso.
«È una bimba» sbottò Lucas entusiasta, guadagnandosi uno schiaffetto sulla nuca da parte del fidanzato.
«Volevo dirglielo io» sbuffò Josh, mettendogli il muso.
«Bimba?» fece Seth confuso.
«La figlia di Melody e quell’idiota di Ludo» precisò Josh, con un sorriso enorme. «È nata proprio ieri. È una femminuccia.»
«Non vedo l’ora di avere una scusa per regalargli qualcosa» disse Lucas saltellando sulla sedia, meritandosi un’occhiata stralunata di Seth.
«Tu chi sei?» fece il marito. «Che ne hai fatto di Lucas Russell?»
«La smettete di battibeccare?» fece Seth, sorridente. «Fate le congratulazioni a quei due da parte mia.»
Il modo in cui Lucas e Josh erano entusiasti della cosa rendeva Seth particolarmente perplesso, ma decise di non darci troppo peso.
Da quando Scott, il fratellastro del suo amico Nate, era fuggito dalla sua festa di compleanno per cercare il suo amore, i due uomini non facevano altro che vedere romanticheria dappertutto.
Una volta gli avevano persino raccontato che stavano cercando di convincere Nate e Ollie a sposarsi.
Il primo anno in cui Seth era stato fuori era stato difficile, per tutti e tre. La lontananza di sentiva parecchio, e Seth era solo, spaurito, non ancora pronto a restare a lungo fuori casa.
Tornava praticamente ogni week-end, spendendo un capitale in biglietti aerei. Alla fine del primo anno di college aveva chiesto il trasferimento in un ateneo più vicino, che distava solamente qualche ora di autobus o di treno dalla sua città.
Paradossalmente, sapendo di essere più vicino alle persone a cui voleva più bene al mondo, aveva tranquillizzato Seth a tal punto da non indurlo più a tornare a casa ogni week-end, riducendo le visite ad una volta al mese.
La presenza di Skype lo aiutava anche a sentirsi meno solo, e ora c’era anche Gary.
Rimase a parlare per un po’ con Lucas e Josh, promettendo loro di chiamarli il giorno dopo.
Era venerdì sera, ma lui ovviamente non aveva alcun impegno. Il giorno dopo avrebbe avuto il turno di pomeriggio al lavoro, quindi avrebbe potuto anche fare tardi, senza andare a letto alle nove come i vecchietti.
Stava quasi per mettersi a studiare, pregustandosi una serata intera per avvantaggiarsi con i libri che doveva ancora finire, quando il suo citofono cominciò a suonare insistentemente.
Si alzò per rispondere e rimase di sasso quando sentì a chi apparteneva quella voce.
«Ehi, Seth, non volevo disturbarti a quest’ora, ma, ecco… in realtà… Senti, vieni a vedere Katy Perry con me?»

 Un grazie a SNeptune84 che ha betato questo capitolo! <3 <3
Eccoci qui con il primo capitolo. Spero vi sia piaciuto! Purtroppo devo dirvi che con Intrighi sono indietro e che non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo di entrambe le storie, perché ho un esame tostissimo tra un mese esatto e sicuramente sarò imparanoiata con lo studio. Non interrompo le storie, continuo a scrivere, solo più a rilento. Dopo questo esame tornerò a ritmi più regolari, promesso.
Per farmi perdonare vi lascio con una foto di Seth e una di Garreth!
Seth

Garreth


A presto carissimi
Baci
Sere <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 




TI ASPETTERO' TUTTO IL TEMPO DEL MONDO

CAPITOLO 2 




POCHE ORE PRIMA
Gary era appena rientrato dalle lezioni ed era pronto a lavarsi e prepararsi per il concerto, quando trovò Clara, la sua coinquilina e migliore amica, seduta sul divano della loro casa.
La ragazza era intenta a leggere un libro, con una matita infilata nei capelli biondi e una tazza di tè sul tavolino di fronte a lei.
Il ragazzo, guardandola, sollevò un sopracciglio, perplesso.
«Non ti prepari?» chiese cauto, poggiando la tracolla davanti al divano e sedendosi un attimo accanto a lei.
«No» fece la ragazza, voltando la pagina e guardandolo indifferente.
«Perché?» Gary era sempre più confuso.
«Non verrò con te al concerto, Garreth Bailey» continuò la ragazza in tutta la sua calma.
«Che cosa?» Gary era sconvolto e deluso.
Se Clara non fosse andata con lui, sarebbe stata veramente una tristezza doverci andare da solo. Non aveva intenzione di passare la serata così, ma non poteva certo rinunciare al concerto di Katy Perry (non quando aveva persino appeso un poster sulla porta della sua camera a casa con i genitori).
«Hai capito bene, Garreth» ripeté la ragazza. «Non ho intenzione di essere la tappabuchi di quello stronzo del tuo non si sa bene cosa. Se vuoi andare al concerto, dovrai andarci con un ragazzo, un ragazzo gay.»
«Clara, ti sei bevuta il cervello per caso?» sbottò incredulo.
«No, so perfettamente quello che dico, Garreth» fece lei, mettendo per un attimo da parte il libro e guardandolo negli occhi. «Voglio che tu esca con un ragazzo gay, e non un amico, ma qualcuno che potrebbe essere anche qualcos’altro. Sono stanca di vederti sempre rinunciare a tutto per colpa di David. Voglio che esci con un ragazzo e ti rendi conto che ci sono altre persone oltre a David, persone che potrebbero renderti più felice e…»
«Io lo amo, Clara,» sbuffò il ragazzo infastidito, «e niente di quello che tu dici potrà farmi cambiare id…»
«E allora non c’è problema, no?» fece la ragazza, completamente calma «Se lo ami e niente ti farà cambiare idea, andare con un altro ragazzo non sarà un problema. Sono sicura che ci metti due minuti a trovare qualcuno che ti accompagni.»
«Tu sei completamente fuori di testa» mugugnò il ragazzo, contrariato.
Non voleva andare al concerto con un altro ragazzo, gli sarebbe sembrato di tradire David e lui non faceva queste cose, nemmeno cullandosi sul fatto che David era sposato.
D’altro canto, ci teneva troppo al concerto per rinunciarci, e avrebbe potuto benissimo mettere in chiaro che non era un appuntamento.
«Se ti chiedo quale ragazzo gay inviteresti per questa serata, qual è il primo nome che ti viene in mente?» chiese la ragazza a bruciapelo.
«Seth» disse senza riflettere, poi si morse le labbra.
Clara fece un enorme sorriso, poggiando una mano sulla spalla di Gary.
«Bene» disse. «Va’ da questo Seth e invitalo al concerto. Non pretendo che tradisci il tuo David o che questo sia un appuntamento, mi basta solo che ti dai altre possibilità di conoscere ragazzi. Se poi ti accorgerai che quel bietolone ti prende per i fondelli e basta, io non potrò che essere contenta.»
Garreth non era completamente convinto, ma cosa aveva da perdere? Soltanto la possibilità di andare al concerto con un amico invece che solo come un cane. E Seth era sempre stata una compagnia piacevole.
 
Fu per questo motivo che poche ore dopo si ritrovò in auto, con Seth seduto di fianco a lui che sorrideva allegramente, pronto per il concerto.
Aveva indossato un paio di jeans scuri e un maglioncino carta da zucchero, e sembrava veramente carino vestito così.
Gary continuava a guardarlo, sorridendo come un ebete.
«Come sei finito in Michigan?» chiese ad un certo punto.
«In realtà, all’inizio, avevo optato per la California» spiegò Seth. «Ho sempre desiderato studiare all’UCLA, ma era decisamente troppo lontano da casa, mi mancavano…»
Si interruppe per un momento, arrossendo.
«Non c’è niente di male a dire che ti mancavano i tuoi genitori. Insomma, guarda me. Ho vissuto qui tutta la vita e invece che andare a fare il college da qualche altra parte sono rimasto sotto casa.»
«Non sono i miei genitori a mancarmi, in realtà» disse Seth, il volto lievemente corrucciato. «Non vivo più a casa da tempo, ormai. Sono Josh e Lucas, ormai ero abituato ad averli intorno.»
«Sono amici tuoi?» chiese incuriosito Gary.
«Sono la cosa più simile a genitori che io abbia mai avuto in vita mia.» Seth sorrise, come se bastasse il loro ricordo a renderlo più allegro. «Nonostante abbiano solo otto anni più di me si comportano come una vecchia coppia sposata e si sono presi cura di me come se fossi il loro figlio. Quando me ne sono andato, hanno preso un cane.»
Fece una smorfia divertita.
«Sembrano simpatici» fece Gary, allegro.
«E tu come mai hai deciso di rimanere qui?»
Garreth sospirò. Era una domanda che gli era stata fatta parecchie volte, finora, eppure la reazione era sempre la stessa. Tutti lo giudicavano, ogni volta che confidava il vero motivo per cui aveva deciso di non andare a studiare dall’altro capo del paese.
Eppure sentiva che Seth non l’avrebbe giudicato. Non sembrava quel tipo di persona.
Così si decise a parlare.
«Quando ho finito il liceo, mi si è aperta la prospettiva di studiare all’estero» ammise. «Mia madre voleva che andassi in Inghilterra, o in Italia, che insomma facessi le mie esperienze. All’inizio ero entusiasta, ma poi ho avuto paura. Una paura folle. Non volevo perdere la persona con cui stavo, con cui sto. Ho cominciato a farmi mille ansie, già lo vedevo con altri… Insomma, ero diventato paranoico. Non avrei mai resistito troppo tempo lontano da lui, non ne ero in grado. Ho convinto i miei genitori che il meglio per me era studiare qui, in fondo è la stessa università dove hanno studiato mio padre e mio fratello. Sono felice, anche se ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto studiare all’estero.»
Mentre Gary spiegava le sue motivazioni, Seth sentiva lunghi brividi percorrergli la schiena. Ricordava bene la sensazione di rinunciare a se stessi per un’altra persona, sentiva ancora le cicatrici invisibili che Steve aveva scavato in profondità dentro di lui. Gary ne parlava come se fosse la cosa più normale del mondo, rinunciare a tutta la tua vita per una persona, ma a Seth ricordava troppo le rinunce e l’annullamento di se stesso che aveva vissuto nemmeno due anni prima.
«Non ti giudico, ma devo dire che non condivido la tua scelta» disse, cercando di contenere le parole. «Insomma, non perché lo trovi ridicolo, ma perché l’ho vissuto sulla mia pelle e so cosa vuol dire rinunciare a qualcosa di bello per una persona. A me è andata male, è per questo forse che non riesco a condividere.»
Gary lo guardò un istante, notando che Seth aveva lo sguardo fisso fuori dal finestrino, gli occhi inquieti.
«È per questo che sei andato via dalla California? Perché le cose con il tuo ragazzo non stavano andando bene?»
Seth scosse il capo con decisione.
«È successo prima... ma ormai è tutto finito» sorrise, ma Garreth poté notare che stava cercando solo di tranquillizzarlo. Il suo sorriso era spento.
«Meglio non rivangare cose tristi, allora» fece, sorridendo e portandosi una mano tra i ricci scuri. «Non sei emozionato per Katy Perry?»
Seth gli lanciò un’occhiataccia affettuosa, prima di scoppiare a ridere.
 
Quando entrarono nel palazzetto, Gary gli aveva preso la mano e l’aveva trascinato in mezzo al fiume di persone, cercando di non perderlo.
Seth aveva riso, e si era stupito di come si sentisse rilassato in quel momento, nonostante i discorsi che avevano fatto in macchina avessero riportato a galla ricordi dolorosi.
Con Gary si sentiva al sicuro; forse era la sua gioia, il suo essere sempre così sorridente e cristallino. Era l’esatto contrario di Steve, come una sorta di gomma che cancellava i brutti ricordi sostituendoli con altri più soleggiati e colorati.
Con lui si sarebbe potuto anche lasciar andare a qualcosa di più, se non fosse che l’idea di una relazione lo faceva ancora sentire male.
Non era pronto, ma non gli importava. L’amicizia di Gary era comunque la ventata di aria fresca che stava aspettando da tempo.
Arrivarono fin quasi sotto al palco, costretti a fermarsi a causa della troppa gente. Da lì si vedeva abbastanza bene.
Gary non stava più nella pelle; saltellava come un cagnolino felice di rivedere il suo padrone dopo tanto tempo, e Seth rise. Era davvero tenero.
«Sono contento che tu mi abbia trascinato qui» gli disse, prima che il casino divenisse troppo per sentire le loro stesse voci.
 
Nonostante le riserve del ragazzo, il concerto era stato strepitoso. Seth non immaginava, ma il solo poter vedere dal vivo un’artista del calibro della Perry era qualcosa di esaltante.
Si era divertito tantissimo, e vedere Gary felice come un bambino di fronte a Babbo Natale gli aveva scaldato il cuore.
Era notte inoltrata, ora, e Seth e Gary si erano fermati fuori dall'edificio che aveva ospitato l'evento per prendersi qualcosa da mangiare e da bere.
Erano seduti su un paio di sedie di plastica, intenti a mangiare il loro panino, mentre un gruppo di ragazzi li stava raggiungendo.
Erano compagni di corso di Gary; si erano incontrati proprio all'entrata ed erano rimasti insieme per quasi tutto il concerto.
Seth non ricordava nemmeno i loro nomi, ma era stato piacevole fare la loro conoscenza. Stava cercando di integrarsi, in fondo, e quello era decisamente un ottimo modo.
Mentre due erano andati a prendere cibo e bibite, gli altri ragazzi si sedettero comodamente con loro.
Uno di loro, un certo Jimi, si era comodamente seduto di fianco a Seth, mettendogli un braccio attorno alle spalle e dicendo:
«Dove lo tenevi nascosto questo?» rivolto a Garreth, che fece una smorfia seccata.
«È solo un amico» si affrettò a rispondere Gary, mentre Seth ridacchiava, per nulla offeso dai modi dell'altro.
«Ci siamo conosciuti da poco» spiegò il più piccolo.
Jimi gli sorrise, scompigliandogli i capelli e provocando in Gary un acuto senso di fastidio. Insomma, era stato lui a portare Seth lì, era un suo amico. Perché Jimi lo trattava come se lo conoscesse da una vita? Che intenzioni aveva con lui?
Lo sapevano tutti che Jimi era un tipo poco affidabile. Gli piaceva il sesso, e non si faceva problemi a cercarlo un po’ dovunque. Non aveva preferenze, l’importante era il piacere.
Garreth non condivideva la sua concezione di vita; non gli era mai piaciuto particolarmente, ma faceva parte della compagnia e non poteva certo buttarlo fuori.
Però non sopportava il modo in cui flirtava palesemente con Seth, che era totalmente diverso da lui. Era una persona da proteggere, dolce e ingenua, che spesso cadeva nella rete di tipi come Jimi e rischiava di soffrire.
Seth, tuttavia, sembrava già rapito dal ragazzo più grande, e continuava a ridere e scherzare con lui senza nemmeno preoccuparsi di nasconderlo.
«Si sta facendo tardi» cominciò a dire Gary, facendo per alzarsi. «Che ne dici se ti riaccompagno a casa, Seth?»
«Ma dai, si stava divertendo…»
«Non c’è problema» anche Seth fece per alzarsi. «Possiamo anche andare se Gary è stanco»
Gli sorrise dolcemente, e Gary per un attimo pensò che l’aveva convinto ad andarsene. Stava per tirare fuori le chiavi dell’auto, quando Jimi disse.
«Tu torna pure a casa, Bailey. Posso accompagnare io Seth, non è un problema per me»
«Ecco, io…»
«Sicuro che non ti scoccia?» Seth chiese a Jimi, che sorrise scuotendo la testa.
«Gary, per te non è un problema tornare a casa solo, vero?»
Certo che lo era, ma come poteva dirglielo? Non erano affari suoi, in fondo.
«No, no. Nessun problema» mugugnò poco convinto.
«Perfetto, allora ti accompagno alla macchina e poi torno qui.» Seth lo prese per un braccio e lo trascinò con sé.
«Sei sicuro di quello che fai?» chiese Gary non appena furono abbastanza lontani, parlando a bassa voce.
«Sì, Gary, non preoccuparti.»
Seth pareva tranquillo, e Gary si diede nuovamente dell’idiota per la sua reazione spropositata.
«Va bene, ma posso mandarti un messaggio domani mattina per sapere se va tutto bene?»
«Ma certo» fece il più piccolo, dandogli un leggero bacio sulla guancia prima di tornare dagli altri.
Gary sfiorò quel punto con le dita, e cominciò a temere che Clara fosse in qualche modo una sorta di profetessa.
Per quanto amava David, e lo amava con tutto se stesso, non poteva negare di aver sentito un brivido corrergli lungo la schiena quando Seth aveva poggiato le labbra sulla sua guancia.
 
Gli altri decisero di andare a bere qualcosa in un pub. Seth e Jimi salirono sulla moto di quest’ultimo e li raggiunsero, ma se ne andarono per primi. Avevano fretta.
 
Gary, invece, prima di salire nel suo appartamento, si era fermato in macchina per chiamare David. Aveva bisogno di sentire la sua voce.
 
Due mani che si intrecciano l’una nell’altra. Un corpo dentro l’altro. Un susseguirsi di spinte delicate e poi, finalmente, il piacere.
 
Andare a letto con Jimi non era stata una grande idea, ma Seth non se ne pentiva. Anche se sembrava un po' strafottente, l'aveva trattato con dolcezza, era stato gentile e passionale. 
Seth si era trovato bene con lui, nonostante quello che avevano fatto era solamente sesso. Gli era già capitato di andare a letto con qualcuno dopo Steve, ma non voleva nessun coinvolgimento sentimentale.
Aveva ancora troppa paura di ritrovarsi schiavo dei sentimenti e schiavo di una persona che non aspettava altro che calpestarlo.
La mattina dopo, Jimi era ancora a casa sua, addormentato tra le lenzuola. Seth si alzò presto per rassettare casa e preparò la colazione, aspettando che l’altro si svegliasse e lo raggiungesse nella piccola cucina.
Mentre Spike mangiava nella sua ciotola sotto al tavolo, i due sorseggiavano caffè.
«Non mi aspettavo che fossi un ragazzo così… intraprendente.»
«Lo so» fece Seth, sorridendo. «La gente pensa sempre che io sia un angioletto ingenuo.»
«Non lo sei?»
«Non direi proprio.» Seth si accese una sigaretta, poi la passò a Jimi e ne prese un’altra per sé.
«No, non lo credo nemmeno io.»
Seth ridacchiò, ma dentro di sé si sentì inquieto. Per quanto facesse, tutto il peso del suo passato tornava ripetutamente a tormentarlo.
Il più piccolo si alzò per sparecchiare.
«Vuoi qualcos’altro?» chiese, mentre si accingeva a lavare i piatti.
«No» fece Jimi, guardandolo intensamente. «Voglio sapere se ti piace Gary.»
«Gary mi sta simpatico, è un ottimo amico» fu la risposta del più piccolo, sorridendo al ricordo della piacevole serata che aveva avuto assieme all’altro ragazzo.
«Lui ti piace… in quel senso?»
Seth si fermò un attimo, poi sospirò. «Senti, io non posso stare con una persona, in questo momento. Non posso, non sono emotivamente pronto e non lo sarò per un bel pezzo. Voglio solo divertirmi.»
«Anche io, tesoruccio. Per questo volevo sapere se un bel giorno mi avresti mandato al diavolo per metterti con Bailey. Anche se non stiamo insieme ufficialmente, mi dispiacerebbe non poter più venire a letto con te.»
«Ma Gary è impegnato, è innamorato cotto. Come potrei?» obiettò Seth.
Jimi ridacchiò.
«Certo, innamorato! Di uno che non lascerà mai la moglie per lui.»
«Moglie?» Seth lo guardò perplesso, smettendo per un attimo di lavare le tazze per girarsi a guardare l’altro.
Jimi aspirò il fumo della sigaretta, guardandolo con un sorriso sghembo.
«Non te lo ha detto? Se la fa con uno sposato. Un amico di suo padre che ha quarantacinque anni, una moglie e due bambine.»
«Gary fa l’amante?»
«Da non crederci, eh? Mister perfettino non è poi così perfetto come vuol far credere.»
Seth non poteva crederci; subito gli tornarono alla mente le parole che si era scambiato con Gary in macchina. Quel ragazzo aveva rinunciato a così tante cose per un uomo che non sapeva rinunciare a nulla per lui.
«Tu come sei venuto a saperlo?» chiese perplesso.
«In giro si vociferava da un pezzo. Stanno insieme da una vita, ma David è sempre stato uno che si divertiva nei locali gay. Abbordava un sacco di ragazzi. Quando si è sistemato ha fatto scalpore, anche se non credo che abbia smesso di frequentare quei posti solo perché si fa Bailey.»
Nel frattempo, si era alzato per raggiungere Seth e dargli un leggero bacio sul collo.
«Tu ci sei stato, vero?» fece il più piccolo. «Con David, dico.»
«Queste sono cose che non ti interessano» disse, dandogli una pacca sul sedere.
 
Gary era steso sul letto e fissava intensamente il cellulare, mordendosi le labbra. Era nervoso; non riusciva a fare a meno di pensare agli ultimi messaggi che si era scambiato con David.
 
Mi dispiace, tesoro, ma oggi non possiamo vederci. Sonia ha bisogno. David.
 
Anche io ho bisogno di te. Ti prego. Garreth.
 
Proprio ora che aveva più bisogno di lui, che il pensiero di Seth con Jimi lo tormentava e non avrebbe dovuto, David lo abbandonava.
Si chiese per un istante se non avessero tutti ragione dal metterlo in guardia da David, ma scacciò subito quel pensiero.
David rimaneva con Sonia soltanto per le piccole, altrimenti avrebbe già divorziato.
Sapeva che David lo amava e stava già rischiando molto per stare con lui per quel poco che poteva.
Si alzò dal letto ancora intontito, dirigendosi in sala, dove Clara aveva apparecchiato il tavolino del salotto per fare colazione, come era loro consuetudine. Sammy dormiva ancora, ma Gary si sedette sul divano per mangiare, aspettando che la ragazza tornasse dalla cucina con delle brioches.
Intanto si versò il caffè caldo nella tazza.
La ragazza apparve in pigiama con un sorriso, mentre poggiava i piattini sul tavolino e si spaparanzava sul divano, accendendo la televisione.
Gary sospirò.
«Ehi, tutto bene?» Clara guardò perplessa Gary, che fissava il suo caffè senza accennare a berlo.
«Sì, sì, certo» sfoderò il suo miglior sorriso.
«Se lo dici tu.»
 
Dobbiamo parlare seriamente. Dimmi quando andiamo a New York. Vanno chiarite alcune cose. Garreth.
 
Va bene! Non stressare! Ti mando una mail più tardi. David.
 
Gary strinse il telefono, come se questo avesse potuto esorcizzare in qualche modo il malessere che sentiva. Voleva fare l’amore con David, sentirlo di nuovo suo.
Il pensiero di Seth lo aveva fatto destabilizzare, e questo non andava bene.
 
Jimi era rimasto quasi tutta la mattina, e aveva trovato un modo divertente per usufruire del divano di Seth. Il ragazzo aveva opportunamente chiuso in bagno il suo cane. Si sentiva in imbarazzo a fare sesso di fronte a lui.
Se ne andò prima di mezzogiorno, con il casco della moto sotto il braccio e il sorriso strafottente sul volto.
Gli aveva dato un leggero bacio sulle labbra, prima di uscire dalla porta di casa.
Seth aveva sorriso, spensierato, pensando che fare la conoscenza di quel ragazzo non era stato poi così male. Era piacevole andare a letto con lui.
Anche se non aveva gli occhi d'ambra di Garreth.
 
Tutto ok? Gary
 
Magnificamente, non preoccuparti! Seth
 
Era vero, stava bene. Quella che aveva iniziato con Jimi non era certo una storia seria, ma almeno si sarebbe distratto dal pensiero di Gary e del fatto che non poteva averlo.
Non poteva e non voleva averlo.
Sorrise, mentre metteva il guinzaglio a Spike per una passeggiata e rimetteva via il cellulare.
Era contento di aver trovato amici come Gary e Jimi, per la prima volta in due anni sentì che poteva di nuovo tornare a fidarsi di qualcuno che non fosse Josh, Lucas, Nate o Oliver.
 

 Un grazie a SNeptune84 che ha betato questo capitolo! <3 <3
Ed è proprio grazie a lei che pubblico stasera invece che domani, visto che è stata velocissima a betare <3.
Scusate l'enorme ritardo, ma avevo un esame il 20 e volevo passarlo a tutti i costi xD Ora che posso godermi le vacanze, scriverò tantissimo.
Vorrei informare che ho intenzione di pubblicare delle Flashfic originali e di vari fandom, tutte incentrate sul Natale, dal 24 dicembre al 6 gennaio, una al giorno xD
Sono il mio regalo per voi lettori.... xD trovate tutte le info sulla mia pag facebook -> 
http://www.facebook.com/SerelilyEfp

Vi mando un bacione e aspetto con ansia le vostre recensioni per sapere cosa ne pensate. Intrighi e Ti aspetterò tutto il tempo del mondo torneranno dopo la befana!!!
Un abbraccioooo 
Serelily <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3








 
Gary stava facendo la valigia mentre i suoi pensieri continuavano a vagare sul concerto di qualche settimana prima. Aveva continuato a vedere Seth con regolarità, da quella volta, cercando di non giudicarlo per il suo desiderio di continuare a vedere Jimi.
Gli dava fastidio, non poteva negarlo. Soprattutto dopo quella notte in cui aveva sognato Seth* e si era accorto di essere attratto dal più piccolo.
Cercava di dirsi che era normale provare attrazione anche per altre persone, ma lui amava solamente David e non voleva tradirlo, tantomeno lasciarlo.
Seth era un buon amico e nulla di più. Avrebbe approfittato di questo weekend d’amore con David per ricordarsi di quanto erano uniti e di quanto si volevano.
Eppure il pensiero di Seth era sempre costante, come se il ragazzo l’avesse stregato, e si sentiva dannatamente in colpa.
Proprio quella mattina gli aveva mandato un messaggio per incontrarsi e prendere un caffè insieme. Ovviamente Seth si era dichiarato subito disponibile e la cosa aveva fatto molto piacere a Gary.
Per questo decise di lasciar perdere la valigia e cominciare a concentrarsi su cosa mettersi per uscire. Si sentiva ancora in imbarazzo per il sogno, quindi per evitare problemi decise di indossare una tuta piuttosto comoda, che avrebbe nascosto eventuali reazioni che Gary non avrebbe voluto avere davanti a Seth.
Quando arrivò al bar dove Seth lavorava, lo trovò già seduto intento a osservare il menù con uno sguardo corrucciato. Era tenerissimo, con il cappello calato sul viso che quasi gli copriva i suoi occhi e da cui spuntavano ciuffi di capelli castano chiaro.
Mi sto prendendo una cotta per lui, pensò Gary imbarazzato e non posso!
Andò a sedersi di fronte al ragazzo, sorridendo quando Seth lo notò e lo salutò con calore.
«Allora, sei pronto per la partenza?» chiese il ragazzo.
«Abbastanza» fece Gary. «Devo finire la valigia e poi Sammy mi accompagna all’aeroporto.»
Gary si era deciso a raccontare a Seth tutto della sua storia con Dave, ed era rimasto notevolmente sorpreso quando il ragazzo aveva ascoltato tutto senza battere ciglio e giudicarlo. Quando glielo aveva fatto notare, Seth aveva alzato le spalle e aveva detto che lui era l’ultima persona che poteva dare giudizi sulle vite altrui.
«Tu, invece, che mi racconti?»
«Niente di interessante. Domani sera devo andare in un locale nuovo, o almeno così mi ha detto Jimi. Non so che posto sia, speriamo almeno ci si diverta.»
Seth aveva parlato con noncuranza, senza accorgersi del fastidio che le sue parole avevano provocato a Gary.
«Così voi state insieme?» si azzardò a chiedere il più grande, passandosi una mano tra i capelli ricci.
«Non direi» fece Seth alzando le spalle. «Insomma, ci vediamo, usciamo, qualche volta finiamo a letto insieme, ma non abbiamo una relazione nel vero senso del termine.»
Gary sospirò, cercando di mantenere neutra la sua espressione. Come Seth non l’aveva giudicato per la sua storia con un uomo sposato, Gary avrebbe dovuto rispettare la sua decisione di andare a letto con Jimi.
«Sicuro di stare bene, Gary?» fece Seth all’improvviso, osservandolo corrucciato e un po’… preoccupato.
«Certo, certo. Perché?» balbettò Gary.
«Ultimamente sei strano» disse Seth. «È dalla sera del concerto che ti osservo e sembra esserci qualcosa che ti preoccupa, anche se non capisco cosa sia.»
Gary deglutì e sospirò. Non poteva certamente dire a Seth che era inquieto perché provava qualcosa per lui e non avrebbe dovuto, o perché era geloso marcio del fatto che il ragazzo vedesse Jimi… vedesse qualcuno che non fosse lui.
I suoi pensieri si stavano addentrando di nuovo in sentieri pericolosi, così decise di dare una spiegazione a Seth.
«È per Dave; ha avuto poco tempo per me e, nonostante io sappia che non si può fare in un altro modo, non posso fare a meno di essere triste» mentì, o lo fece almeno in parte.
Seth sorrise comprensivo e la sua mano andò a stringergli il braccio.
«Basta con pensieri negativi. Stai per partire con lui per un weekend super romantico, non puoi intristirti proprio ora.»
«Hai ragione.» Scoppiarono a ridere come due ragazzini e si fissarono per un tempo interminabile.
C’era qualcosa di terribilmente giusto nel loro modo di guardarsi, qualcosa di cui Gary era spaventato.
 
Prendere aerei diversi era una precauzione essenziale, secondo David. Così Gary prese l’aereo quella sera mentre David l’aveva preso il giorno prima. Ai suoi genitori, il ragazzo aveva raccontato di voler andare a trovare un vecchio amico che studiava a New York e che compiva gli anni in quei giorni. Nessuno aveva collegato il fatto che David avesse affittato un appartamento, poco fuori la grande mela, per affari.
Gary era stato bravo nel mentire; aveva davvero un paio di amici che studiavano a New York e uno di loro era nato a metà novembre, per cui la sua scusa era assolutamente credibile.
Gli avevano persino detto che, se non voleva fare il viaggio di ritorno da solo, avrebbe potuto chiamare David e tornare con lui.
A quelle parole per poco il ragazzo non era scoppiato a ridere nervosamente. Almeno avrebbero potuto fare il viaggio di ritorno insieme senza destare sospetti.
Una volta atterrato, prese un taxi e raggiunse David nell’appartamento che aveva affittato. Nonostante avessero programmato di rimanere lì soltanto tre notti, il più grande aveva insistito. Diceva che in albergo era più sospetto, mentre avere un appartamento tutto per loro non avrebbe generato pettegolezzi. Due uomini che passavano il weekend chiusi in una camera potevano dare l’impressione sbagliata.
Gary si era dovuto trattenere per non dire che era l’impressione giusta, per non irritare Dave.
Quando era arrivato, Dave non c’era. Probabilmente stava lavorando, visto che quello sarebbe dovuto essere il motivo principale per cui si trovavano lì.
L’appartamento era stupendo, nonostante Gary lo sentisse tremendamente freddo. Era arredato in stile ultramoderno ed era dotato di tutti i confort possibili. Gary avrebbe preferito un posto più tradizionale, ma come al solito non aveva voce in capitolo, visto che era Dave quello che pagava per le loro fughe romantiche.
Il ragazzo passò gran parte del tempo a sistemare le sue cose; poi, arresosi alla stanchezza, si era coricato nella stanza matrimoniale.
Si sentiva strano, inqueto e quasi triste. Di solito lui era quello che sprizzava gioia da tutti i pori, e invece quel giorno sentiva una sorta di depressione aleggiargli intorno.
Ricordò della volta in cui aveva detto a sua madre di sentirsi giù senza motivo e lei gli aveva risposto che se siamo tristi c’è sempre un motivo, ma di solito preferiamo non saperlo che affrontarlo.
Scosse la testa, ben deciso a cancellare questi pensieri.
Doveva rimettersi in sesto per quando David sarebbe tornato da lui; non voleva sprecare quei tre giorni a capire cosa ci fosse di sbagliato nella sua testa.
 
Dormiva quando David era arrivato, ma sentì subito il letto cigolare quando l’altro si stese dietro di lui e lo abbracciò stretto.
«Ciao, dolcezza» gli sussurrò sensuale all’orecchio. «Non sai che bella visione è stata trovarti nel mio letto dopo questa giornata così stancante.»
«Sono contento…» mugugnò Gary, il cervello annebbiato dal sonno.
«Mi sei mancato…» disse Dave, cominciando a baciargli il collo e l’orecchio, tentando di svegliarlo completamente.
Nello stesso momento faceva pressione con i fianchi per fargli sentire la sua erezione pronunciata. Gary sorrise soddisfatto di sentire l’effetto che aveva su di lui e prese a strusciarglisi contro.
«Ma che bravo bambino,» David era sempre più eccitato. «Vuoi iniziare il weekend in grande stile?»
«Mmm» Gary sorrise e si girò, baciandolo sulla bocca mentre le sue mani correvano ai bottoni della camicia per spogliarlo il più in fretta possibile.
Non ci furono parole tra di loro, solo lo svestirsi con foga e il baciarsi e mordersi un po’ dappertutto. Sembravano letteralmente affamati l’uno dell’altro.
David entrò in Gary con più calma, però. Dopo la foga iniziale aveva rallentato il ritmo, ricordando che avevano tutto il weekend per stare insieme e che non dovevano fare in fretta per paura di venire scoperti.
Gary strinse forte la presa delle gambe sui fianchi dell’altro. Stava per urlare «Seth…» ma si trattenne, ricordando all’ultimo che quello che aveva dentro di sé era David, il suo fidanzato.
«Ti amo, piccolo» gli disse David, con voce roca. Gary strinse forte gli occhi mentre sentiva l’orgasmo che stava arrivando.
«Anche io ti amo.»
Non se lo dicevano spesso, per cui per Gary era sempre speciale sentirlo. Fu a quel punto che venne, lasciando che David continuasse a spingere in lui fino a venire a sua volta.
Uscì subito da lui, alzandosi per buttare il preservativo nel cestino e tornando a letto.
Gary sorrise, sentendosi di nuovo vicino a lui, finalmente. Non ci mise molto ad addormentarsi e riuscì persino ad evitare di vedere Dave mandare la buona notte alla moglie tramite sms.
 
Il giorno dopo lo trascorsero a fare l’amore in ogni angolo possibile di quell’appartamento: sul divano, sotto la doccia, di nuovo nel letto e sul tavolo della cucina. Sembravano non essere mai sazi l’uno dell’altro, sebbene entrambi sentivano qualcosa che non andava.
Gary, che la sera prima si era sentito così in sintonia con Dave dopo essere venuto (nonostante stesse per invocare il nome di Seth poco prima) di nuovo pensava al suo amico e a quanto gli mancasse dopo solo un giorno che non lo vedeva.
David era preso dai suoi pensieri, preoccupato per la cena di lavoro che avrebbe avuto quella sera e per il fatto che Sonia ultimamente aveva avanzato l’idea di avere un altro figlio.
Non aveva detto niente a Gary, sapendo quanto il ragazzo avrebbe sofferto, ma non poteva fare a meno di pensare che un figlio maschio sarebbe stata una cosa stupenda.
In sostanza, facevano l’amore per evitare di parlarsi.
La sera, dopo cena, Gary era seduto sul divano, quando il suo cellulare aveva cominciato a squillare. Con un sorriso, vide apparire l’immagine sorridente di Seth che beveva il suo cappuccino.
«Ehi, straniero» rispose.
Sentì la risata cristallina dell’altro.
«Ciao a te.»
«Come sta andando lì senza di me?» sentì Seth sbuffare.
«Sei stato via poco più di ventiquattro ore, penso di poter sopravvivere fino al tuo ritorno. Comunque ti chiamavo per farti un saluto prima che Jimi venga a prendermi.»
«Uhhh, dove ti porta di bello?» Cerca di essere cordiale, Gary!
«Non ne ho idea, ma ha detto che è un posto carinissimo. Anche se in realtà non ho molta voglia di uscire con lui.»
A quelle parole Gary ridacchiò come un’idiota, rendendosi conto che la soddisfazione che provava nel sentire quelle parole non andava bene.
«Come mai?»
«Perché, te l’ho detto, non voglio una storia. Mi piace andare a letto con lui e basta, non voglio che diventi qualcosa di più, anche se non credo possa succedere. Insomma, Jimi non mi sembra proprio il tipo e…»
Ma Gary smise un attimo di ascoltarlo quando si rese conto che David era fermo all’entrata della stanza e lo stava osservando corrucciato.
«Ehi, Seth, ora devo lasciarti. Ci sentiamo dopo.»
Non sentì nemmeno quello che l’amico gli aveva risposto; conosceva lo sguardo dipinto sul volto del compagno, ed era uno sguardo che non prometteva niente di buono.
Non appena mise giù il telefono, David sputò fuori:
«Chi era al telefono?» gli occhi erano ridotti a due fessure, le mani strette a pugno. Sembrava pronto ad attaccarlo.
«Un amico» rispose semplicemente Gary abbassando lo sguardo.
«Un amico, eh?» David era furioso. «Stiamo qui tre giorni e tu perdi tempo a telefonare ad amici di cui io non sapevo l’esistenza. E non dirmi che era Sammy perché so che lui non ti chiamerebbe mai quando sei con me.»
Gary si morse il labbro. Aveva ragione, Sammy non chiamava mai quando Gary e Dave avevano le loro fughe romantiche, ma questo non voleva dire che altri non potessero farlo.
«Dave, non è nessuno di importante» Bugiardo! «Solo un amico che ho conosciuto da poco. Posso anche presentartelo, se non ti fidi.»
David sbuffò, inferocito.
«Certo, come no? Perché non mettiamo i manifesti? Quando abbiamo cominciato questa storia, sono stato chiaro nel dire che non dovevamo farlo sapere a nessuno. Non sai come mi urti il fatto che Sammy e Clara sappiano tutto, ma non mi sono arrabbiato perché non potevamo nasconderglielo se volevamo vederci a casa tua. Ora arriva questo qui che ti chiama mentre sei con me e vuoi anche dirgli di noi…»
Gary era scioccato. Dave non aveva mai avuto scatti di rabbia del genere. Pensò che forse era meglio evitare di dirgli che Seth sapeva già tutto e che non costituiva un pericolo per loro due. Nonostante l’attrazione che Gary sentiva per l’amico, non avrebbe mai tradito Dave.
«Tesoro, è solo un amico. Se non vuoi che gli dica di te, va bene. Sa già che sono impegnato e mi ha chiamato solo per raccontarmi che stasera esce con un ragazzo. Ti prego, non fare il geloso.»
«Non sono geloso.» Dave sembrava non aver proprio voglia di calmarsi. «Sono infastidito. E poi, se anche fossi geloso, è un mio diritto. Chi mi dice che mi devo fidare? E se ti avesse chiamato con una scusa soltanto per provarci con te?»
«Io non ti tradirei mai» fece Gary, indignato dalle sua parole. David sbuffò e si volto, forse per andarsene, ma Gary voleva chiarire ora.
Si alzò dal divano e poi lo raggiunse sulla porta dell’appartamento.
«David, diamine, che cavolo ti prende?»
«Beh, pensavo che avessi capito. Non mi piace che ti senti con questo tizio» gli sputò in faccia. «Non mi fido.»
«Solo perché tu tradisci tua moglie, non vuol dire che io tradirei te.»
Gary si accorse troppo tardi delle parole che erano uscite dalla sua bocca, e pregò che David non vi avesse fatto caso.
Ma era impossibile non averle sentite, ed era anche impossibile che non si arrabbiasse. Gli occhi di Dave si spalancarono di botto, mentre il suo corpo prese a fremere, facendo indietreggiare di qualche passo Gary, intimorito.
Dave non parlava, lo fissava e basta, con un’espressione talmente infuriata che avrebbe fatto tremare chiunque.
Sembrava sul punto di esplodere e Gary ebbe paura sul serio. Quando lo vide alzare una mano, non si rese conto di quello che stava succedendo finché uno schiaffo non lo colpì in pieno volto.
Gary tremò, mentre la sua mano corse a carezzarsi la guancia per lenire il dolore e l’umiliazione. Lacrime gli pizzicavano gli occhi, ma fece di tutto per non farle uscire.
«Non ti permettere…» David stava tornando alla carica, e forse per paura, forse per reazione, Gary premette i palmi delle mani sul petto dell’uomo per allontanarlo da sé, mentre chiudeva di scatto gli occhi, troppo spaventato di provare di nuovo quel dolore.
Non aveva calcolato che si trovavano in cima alle scale d’ingresso. Non aveva minimamente pensato a quello mentre lo spingeva via. Desiderava solamente allontanarlo da lui, e fu sollevato quando non lo sentì più. Almeno finché un rumore di un corpo che cadeva lungo le scale non lo costrinse ad aprire gli occhi.
 
Dopo aver chiuso la chiamata con Gary, Seth si era preparato con cura in attesa dell’arrivo di Jimi. Non doveva preoccuparsi, era sicuro che con Jimi non sarebbe mai potuta svilupparsi una storia. Era uno spirito libero e non ci teneva ad essere legato. Quello di cui Seth aveva proprio bisogno.
Chissà se riuscirò mai più a stare con qualcuno? si chiese, con una punta di rammarico. Anche i pensieri romantici ora lo impaurivano, e un po’ era dispiaciuto. Da piccolo sognava spesso di crearsi una famiglia, avere un compagno, adottare dei bambini. Si era immaginato come Josh e Lucas, mentre ora lo stesso pensiero gli faceva venire una sensazione di ansia e di malessere.
Quando Jimi arrivò sotto casa sua, Seth lo stava già aspettando. Lo portò in un locale abbastanza tranquillo, dove bevvero qualcosa senza essere troppo disturbati.
«Allora, a Gary dispiace che sei uscito con me questa sera?» chiese Jimi di punto in bianco.
«Perché dovrebbe?» fece Seth con un’alzata di spalle. «Siamo solo amici, no? L’ho pure chiamato prima di prepararmi, ma mi ha dovuto riattaccare quasi subito. Sicuramente David era con lui.»
Jimi fece una risatina.
«Spero di no, per quell’idiota. In giro si dice che David sia parecchio geloso.»
«Non ha nulla di cui essere geloso. Gary è pazzo di lui, anche troppo.»
Sul tardi li raggiunsero altri amici di Jimi, e il ragazzo presentò Seth come un suo conoscente, mettendolo totalmente a suo agio.
Quando tornarono a casa, Seth lo invitò a salire, senza nemmeno nascondergli quali erano le sue intenzioni.
Infatti, pochi secondi dopo erano in camera da letto, mezzi svestiti, pronti a concedersi l’uno all’altro.
Mentre Jimi apriva con foga i pantaloni di Seth, infilando la mano nei suoi boxer e cominciando a masturbarlo, nella mente del più piccolo apparve all’improvviso l’immagine di Gary.
Cercò di scacciarla e di concentrarsi su quei tocchi che lo stavano facendo sentire così bene, ma quella non voleva proprio andare via.
Sentendo che il più piccolo stava perdendo l’attenzione, Jimi prese e leccargli il collo con la punta della lingua, mandandogli brividi di piacere lungo la schiena.
«Non ti distrarre» gli sussurrò direttamente sull’orecchio. «Sei qui con me, ora.»
Aveva ragione.
Accantonò finalmente il pensiero di Gary per dedicarsi a Jimi, che intanto aveva lasciato il suo pene per andarsi a spogliare.
Seth era steso sul letto, così si issò sui gomiti e si leccò le labbra, vedendolo svestirsi.
Jimi era un vero provocatore, sapeva come farlo impazzire e fargli dimenticare persino il suo nome. Ci mise una vita a spogliarsi, facendolo con deliberata calma e con l’intento preciso di aumentare il desiderio dell’altro.
Il risultato fu che Seth prese a spogliarsi il più velocemente possibile, gettando la sua camicia e i suoi jeans per terra senza troppa cura.
Lasciò che fosse Jimi, completamente nudo, a togliergli i boxer. L’uomo si leccò le labbra e si avvicinò al suo membro, annusandolo come se fosse un animale domestico.
«Jimi…» sospirò Seth, e senza attendere altro, Jimi lo prese alla base con una mano e calò la sua bocca.
Seth trattenne a stento un singulto; Jimi era dannatamente bravo con la bocca, si muoveva velocemente e si vedeva che gli piaceva farlo.
Lo portò quasi al limite, e Seth pensò per un momento che volesse farlo venire in quel modo. Invece, Jimi si interruppe sul più bello, alzandosi e andando a recuperare un preservativo.
Senza dire niente, ma lanciando uno sguardo d’intesa con Seth, lo infilò al ragazzo e si issò sulle gambe per sedersi su di lui.
«Ehi, non devo prepararti?»
«Ci ho pensato io» fece Jimi, «mentre mi occupavo di te.»
Si calò su di lui, e infatti Seth non incontrò molte difficoltà ad entrare. Gli piaceva che Jimi fosse così versatile, adorava sperimentare con lui cose nuove e diverse.
Era così eccitato che venne poco dopo, anche a causa delle veloci spinte che l’altro si dava issandosi sui talloni.
Jimi, che si stava dando piacere da solo, venne interrotto da Seth che spostò la sua mano. Uscì da lui e, prendendolo per le spalle, lo fece stendere a pancia in su e si chinò fino a prenderlo in bocca.
Non smise un attimo di guardarlo negli occhi mentre succhiava, e poco dopo lo sentì venire.
Stanchi e stremati, si stesero l’uno di fianco all’altro per respirare e recuperare le energie.
 
Seth non riusciva quasi a crederci, ma l’avevano fatto per ben quattro volte quella notte. Jimi pareva instancabile e pronto a ricominciare dopo appena dieci minuti di riposo. Alla fine, erano crollati che era quasi l’alba e aveva dormito fino alle undici.
Quando si era svegliato, Seth era andato a farsi un caffè e aveva acceso il portatile, poggiandoselo sulle gambe mentre sorseggiava la bevanda calda.
Jimi continuava a dormire, e Seth era divertito dalla cosa: la sera prima era instancabile e ora non riusciva nemmeno a svegliarsi.
Controllò la posta elettronica e mandò un paio di mail, a Josh e Lucas che lo tenevano costantemente aggiornato.
Ne trovò con sorpresa una di Nate, che di solito lo chiamava e basta. Era corta e senza troppe notizie importanti, ma gli aveva fatto piacere risentirlo.
Fu verso mezzogiorno, quando ormai il ragazzo aveva abbandonato il pc sul tavolo e si era fatto il secondo caffè, che Jimi riemerse dal letto e si presentò in cucina, vestito solo dai boxer.
«Buongiorno» mugugnò assonnato, strofinandosi gli occhi.
«Buongiorno» rispose Seth. «Non è che prendi l’abitudine di dormire qui, eh?»
Jimi gli fece la linguaccia.
«Non vorrai farmi guidare in piena notte per tornare a casa?» scherzò. «E poi, se dormo qui possiamo fare sesso mattutino.»
«Dio, non puoi essere così instancabile. Avrai un limite anche tu, no?»
«Cos’è, una sfida?»
Nemmeno aveva finito di dirlo, che si era fiondato dietro a Seth e l’aveva stretto al punto vita, sfiorando le spalle con la punta del naso.
«Jimi…» lo ammonì Seth, ma apprezzando comunque. «Non tutti siamo dei fissati con il sesso come te.»
«No, hai ragione. Non tutti» fece lui con un sorriso furbo. «Ma tu sì, mio caro Seth. Sei fissato e perverso almeno quanto me.»
Stavano per baciarsi quando, all’improvviso, la suoneria dei messaggi di Seth li fece sobbalzare. Il ragazzo lo prese e aprì la piccola finestrella per vedere chi era.
Era Gary.
 
Seth, chiamami quando leggi questo massaggio. E’ successo un casino. Ti prego_Gary



*Vedi It’s Christmas Time - Garreth e Seth http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1516546&i=1
 Eccomi qua!! Vedete che ce l'ho fatta!! Non so in che condizioni andrò a dar l'esame di Greca ma pazienza. Non so se aggiornerò le long prima del 31, perché veramente da domani devo mettermi sotto.
Un bacione a tutti quanti.
Se volete stalkerarmi un po' e farmi qualche domandina, venite pure -> http://ask.fm/SerenaPalummieri

Vi lovvo tutti <3
Sere <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4









Gary continuava a fissarsi le mani, non riuscendo a fare altro. Si sentiva completamente impotente, inutile, tanto fragile che un niente sarebbe bastato a spezzarlo.
Perché Gary non sapeva niente.
Dopo la pazza corsa in ospedale, Gary aveva cercato di scoprire qualunque cosa su David, timoroso che la caduta l’avesse ferito in modo grave o addirittura ucciso. Tuttavia, non essendo un parente stretto, non era autorizzato a sapere niente.
Lui era lì, seduto su quelle maledette sedie di plastica, ad aspettare un miracolo. Se David fosse stato in buone condizioni, avrebbe sicuramente dato il permesso di informarlo.
O almeno, così sperava.
Non sapeva cosa pensare, visto che era colpa sua se David era volato giù dalle scale.
Le lacrime pungevano gli occhi, e quella notte gli parve interminabile. Non ne poteva più di aspettare, sentiva lo stomaco torcersi per il dolore, per l’ansia di non sapere cosa in realtà stesse accadendo dietro quelle porte in cui gli era vietato l’ingresso.
Si era accasciato su se stesso, lasciando che le mani gli coprissero il viso e nascondessero le lacrime che uscivano a forza, nonostante lui stesse facendo di tutto per trattenerle.
Fu in quel momento che sentì una mano toccargli la spalla.
Non sapeva di chi fosse, ma non appena avvertì il tocco, Gary ne fu felice e terrorizzato al tempo stesso. Alzò lo guardo e incontrò un paio di occhi che conosceva fin troppo bene, perché erano identici ai suoi.
Suo padre lo stava guardando dall’alto, con l’espressione preoccupata e tesa insieme.
«Gary» disse l’uomo, con voce dolce e delusa al tempo stesso.
Gary era confuso. Che ci faceva lì suo padre? E perché aveva quell’espressione…
Da lontano, vide arrivare dietro di lui due donne, che riconobbe all’istante. Erano sua madre e Sonia, la moglie di David.
Entrambe avevano uno sguardo teso e preoccupato; parlottavano tra loro in modo fitto, e Gary poté notare che Sonia gesticolava parecchio ed era anche piuttosto nervosa.
In quel momento, Sonia volse lo sguardo e i suoi occhi si incontrarono con quelli di Gary.
Odio, era tutto quello che trasmettevano. Sonia lo odiava, con tutto il suo cuore, e lo stava trasmettendo con il suo sguardo.
Gary era troppo occupato per notare che sua madre aveva smesso di parlare, accortasi che Sonia non le dava più retta, e si era voltata per guardare anche lei verso il figlio.
La donna era delusa, ma allo stesso tempo sentiva il cuore piangergli per quel ragazzo che credeva di conoscere così bene.
E fu quando finalmente Gary guardò negli occhi anche sua madre che capì, che fu sicuro del fatto che sapevano.
Tutti e tre sapevano di loro.
Gary non si era mai vergognato tanto in vita sua, non si era mai sentito così in imbarazzo, così sbagliato, così tremendamente colpevole come in quel momento.
Guardare in faccia i suoi genitori e capire di averli delusi, di averli fatti soffrire in un modo che non meritavano, lo stava distruggendo dall’interno.
Non aveva mai pensato a cosa sarebbe successo se li avessero scoperti, e ora si sentiva straziato.
Non poteva reggere un minuto di più davanti ai loro sguardi. Con un gesto rabbioso si spostò di scatto la mano del padre dalla spalla e si alzò di botto, allontanandosi a grandi passi e lasciando che le lacrime scorressero finalmente dalle sue guance.
Aveva bisogno di sfogarsi, aveva bisogno di allontanarsi da lì o sarebbe successo il finimondo e no, in quel momento non poteva.
I tre lo seguirono con lo sguardo senza dire nulla, muti e incapaci di trovare un senso a quello che stava accadendo.
Sonia, sempre più furiosa, si allontanò dai due coniugi per avere informazioni su suo marito.
«Tu lo sapevi» chiese Richard, con un sospiro stanco, avvicinandosi alla moglie e abbracciandola da dietro.
La donna si spostò il ciuffo nero dalla fronte e sospirò a sua volta.
«Non ne avevo idea. Sapevo che Gary era innamorato, ma da qui a immaginare una storia con… no, non avrei potuto capirlo.»
Richard era triste e si sentiva in colpa. David era un suo amico e socio, avrebbe dovuto notare uno strano avvicinamento con Gary, un qualcosa che non doveva accadere e che invece era nato proprio sotto al loro naso.
«Pensi che… Da quanto pensi che duri, tra di loro?» chiese la donna, timorosa. «Pensi che Gary fosse minorenne?»
Richard sapeva dove la moglie voleva andare a parare. Se Gary fosse stato minorenne quando i due si erano messi insieme, loro avrebbero potuto denunciare David.
«No» disse sicuro Richard. «David è un bastardo, ma è furbo. Avrà aspettato che Garreth fosse…»
«Aspettato?» fece perplessa lei.
«Penso che Gary avesse una cotta per lui da quando era un ragazzino» disse Richard. «Avevo persino chiesto a David di scoraggiare questa cosa per non portare a false speranze, ma lui mi aveva risposto che non c’era pericolo e che aveva visto uscire Gary con un ragazzo della sua età. Immagino fosse una menzogna, con il senno di poi.»
La donna era sempre più sconvolta. Fino ad ora non aveva avuto idea della gravità della situazione, benché sapesse che non era da prendere sottogamba.
Ora, però, cominciava a capire che era peggio di quanto avesse pensato, e che il suo bambino si era completamente perso.
Non poteva fare a meno di odiare David per quello che aveva fatto, e avrebbe continuato a fare, a Garreth. Quel ragazzo lo adorava e David ne aveva approfittato. Nel suo cuore di mamma, Melanie non l’avrebbe mai perdonato per questo.
Richard la sostenne con un braccio, portandola verso le sedie di plastica e obbligandola a sedersi un momento per riprendere fiato.
«Noi ci fidavamo di lui» disse la donna con rabbia, le lacrime agli occhi. «Ci fidavamo, l’abbiamo fatto entrare in casa nostra come se fosse uno di famiglia. Gli abbiamo permesso di stare con Charlie e Gary come se fosse uno zio e…»
«Mel, dai, ti prego, non renderla più brutta di quello che è. Gary è maggiorenne e sono sicuro che la sua cotta per David…»
«Gary è ingenuo» disse la donna. «Lo conosco, vede sempre il bello nelle persone e non è capace di portare rancore. È stato facile, per uno come lui, soggiogarlo.»
Malanie era convinta che, se David non avesse tentato il suo bambino, tutto questo non sarebbe successo.
Pregò con tutta se stessa che quel farabutto stesse bene, fosse in salute, perché non voleva che suo figlio passasse dei guai, guai seri, a causa sua.
 
Sonia era entrata nella stanza dove riposava il marito in punta di piedi, ma fortunatamente l’uomo era già sveglio e osservava calmo la finestra.
Si accorse subito di lei, e quando la guardò le rivolse un sorriso radioso. Non aveva idea di quello che lo aspettava.
Sonia non aveva detto una singola parola da quando era entrata nella stanza. Si era semplicemente chiusa la porta alle spalle, seduta sulla poltrona accanto al letto, e aveva continuato a fissare il marito con uno sguardo carico d’odio e di rancore.
David, che all’inizio non capiva il suo comportamento, si rese conto di quello che stava succedendo e assunse un’espressione ferita e colpevole.
Sperava di impietosirla, ma Sonia era fin troppo determinata.
«Da quanto?» chiese solamente dopo quelli che parevano secoli.
«Che cosa?» fece lui timoroso.
Sapeva benissimo di cosa stava parlando, ma non voleva ancora ammetterlo. Dirlo ad alta voce avrebbe reso tutto fin troppo vero e lui non voleva, non si sentiva minimamente pronto a questo.
«Voglio sapere da quanto ti scopi il figlio del tuo migliore amico. Di sicuro è più di un anno, perché ho cominciato a trovare preservativi nelle tue tasche circa quattordici mesi fa.»
David spalancò gli occhi quando sentì quelle parole.
«Non te lo aspettavi, Dave?» disse Sonia, prendendo il pacchetto di sigarette che aveva in tasca e osservandolo disgustata. «Eppure io ho sempre saputo dei ragazzi che ti sbattevi, o pensavi fossi un’idiota completa? Poi, farti Garreth! Come potevi pretendere che non me ne accorgessi? Era sempre in giro a scodinzolare dietro a te come un cagnolino, e poi improvvisamente ti lancia sguardi carichi di romanticherie.»
«Sonia…»
«No, niente Sonia!» La donna era furiosa sul serio, e questa volta l’avrebbe ampiamente dimostrato. «Non sono disposta a tollerare tutto questo un minuto di più. Passi che te la fai con i ragazzini, passi che mi tradisci, ma sarebbe dovuto rimanere tutto un segreto.»
«Non lo sa nessuno» disse David irritato; non gli piaceva il tono con cui la moglie gli parlava, quasi stesse sgridando una delle loro figlie. «Siamo sempre stati attenti e… non puoi dire che non siamo stati discreti solo perché tu non lo sapevi.»
«I suoi sono qui» disse acida Sonia. «Sanno tutto, hanno preso l’aereo con me e sanno tutto. Il moccioso si è fatto prendere dal panico e ha chiamato mezzo mondo. A quest’ora lo sapranno anche i muri. Spero che non giunga alle orecchie delle bambine, altrimenti sarei davvero tentata di fartela pagare a modo mio.»
David rimase sconvolto. La testa gli cadde sulle mani e cominciò a piagnucolare come un bambino.
Era stato scoperto, era stato scoperto e umiliato davanti alle persone che prima lo vedevano come un esempio e ora l’avrebbero visto solo come un depravato.
«Non devi più vederlo» disse Sonia, risvegliandolo dall’incubo ad occhi aperti in cui era finito. «Non possiamo rischiare oltre. Già dovrai trovare un modo per chiarire con Richard, ora non possiamo certo permetterci di complicarci la vita ulteriormente.»
Non lo rivedrai mai più.
Era questa l’unica preoccupazione di David. Lui ci teneva a Gary. Non poteva dire di esserne innamorato, ma si era affezionato al ragazzo.
Gli aveva anche detto ti amo per tenerlo contento, cosa che non aveva mai fatto con nessuno dei suoi amanti.
Rinunciare a lui sarebbe stato duro, doloroso.
«A proposito, come diavolo hai fatto a ridurti in quel modo?»
«Sono caduto dalle scale, niente di grave. Mi hanno tenuto in osservazione per essere sicuri che non ci fosse qualche danno interno.»
«Bene» disse la donna. «Non vedo l’ora di essere fuori di qui e cercare di rimediare al casino che hai combinato. Devo andare dall’avvocato e vedere se Richard Bailey può rescindere il contratto che aveva con te senza problemi, oppure possiamo stare tranquilli. Senza contare che voglio far firmare a lui e alla famiglia una carta dove promettono di non divulgare la storia.»
La donna aveva già il telefono in mano e le sue dita vorticavano furiosamente sui tasti invisibili del suo touch-screen.
«Dobbiamo risolvere tutto entro oggi; non ho intenzione di perdere troppo tempo con questa assurda storia.»
David sospirò sconsolato, cominciando a sentire la mancanza del caldo corpo di Gary stretto contro al suo.
 
Seth era preoccupato.
Non poteva negarlo a se stesso. Gary, dopo quel messaggio, non aveva più risposto al telefono e non c’era stato verso di rintracciarlo in nessun modo.
Cercava di combattere la sua ansia bevendo l’aranciata che Jimi gli aveva preparato, ma il ragazzo non riusciva proprio a fare a meno di pensarci.
Jimi lo guardava con un’espressione a metà tra il compassionevole e il divertito, scuotendo la testa di tanto in tanto e pronunciano la parola amore con un finto sospiro sconsolato.
«Non sono innamorato di Gary» sbottò Seth all’ennesima volta in cui l’aveva sentito ripetere il suo mantra. «Sono solo preoccupato per un amico, quindi…»
«Non agitarti» disse Jimi. «Magari ha litigato con David e basta, e ora staranno facendo la pace baciandosi e rotolandosi nelle lenzuola. Cosa che potremmo fare anche…»
«No» lo interruppe Seth, corrucciato. «Non sono dell’umore adatto in questo momento.»
«Come vuoi» ridacchiò Jimi a vederlo così in apprensione. «Rispetterò la tua scelta di non approfittare di un bellissimo ragazzo seminudo che vaga per la tua cucina di mattina presto e ti prepara ottime spremute d’arancia.»
Lo sguardo omicida, che Seth gli lanciò, non servì a molto.
«Io vado al suo appartamento» fece Seth, non potendone più di aspettare in quel modo, senza sapere nulla. «Magari i suoi coinquilini ne sapranno di più…»
«Io non lo farei» fece Jimi. «Sammy e Clara hanno la casa libera e vorranno divertirsi.»
«Non hanno la casa libera se ci sono tutti e due» disse Seth, prima di notare la faccia maliziosa di Jimi.
«Oh» fece, arrossendo improvvisamente.
«Già, oh! Il tuo amico è l’unico tonto sulla faccia della terra che non si è ancora accorto di niente.»
«Ma Sammy l’altra sera doveva uscire con una ragazza.»
«Certo, ma non può fare a meno di tornare da Clara. Lo sanno tutti, ormai. L’anno scorso lei ha rifiutato un invito a cena e casualmente quella sera è stata vista pattinare sul ghiaccio con Sammy, da soli. Lui comunque alla fine va sempre con altre, quindi non so esattamente cosa siano, ma sono sicuro che scopano alla grande.»
«Bene» fece Seth, sconsolato. Andare a casa loro era fuori questione, quindi non avrebbe dovuto fare altro che rimanere lì a deprimersi e a morire d’ansia finché Gary non si sarebbe deciso a farsi vivo.
«Vuoi che ti porti da qualche parte?» chiese Jimi ad un certo punto, notando che il ragazzo continuava ad essere nervoso.
«No» fece Seth, scuotendo forte la testa, mordicchiandosi il labbro. «Voglio aspettare qui, penso che mi metterò un po’ a studiare.»
Jimi capì cosa voleva dirgli e non se la prese. Sapeva che Seth aveva spesso bisogno dei suoi spazi; aveva capito che il ragazzo nascondeva cose che lui non poteva nemmeno immaginare e il suo attaccamento per Gary sembrava avere un effetto positivo.
Quando il ragazzo era con l’amico, sembrava più sereno e tranquillo. Jimi poteva sfottere Gary quanto voleva, ma capiva bene come mai Seth si sentiva così allegro in presenza di Garreth.
«Io allora ti lascio» fece, andando a prendere le chiavi e il giubbotto. «Fammi sapere se va tutto bene, ok?»
Seth rise, accompagnandolo alla porta e dandogli un bacio sulla guancia prima che il ragazzo lo lasciasse.
Seth si ritrovò da solo in casa, senza la minima intenzione di prendere in mano i libri. Era teso, con la voglia di piangere come non gli capitava da un sacco di tempo.
Ricordava un’altra occasione in cui lui stesso era stato costretto a chiamare qualcuno per dirgli che era successo un casino.
Ricordava bene quel giorno ed era uno dei più brutti della sua vita.
Cercò nervosamente le sigarette nella tasca dei jeans sfilacciati e ne accese una a tempo di record.
Fu proprio in quel momento che il suo cellulare prese a squillare.
 
Gary finse di dormire per tutto il viaggio di ritorno. Non aveva nessuna intenzione di parlare con i suoi genitori, ma in compensò sentì tutto quello che loro avevano da dire su di lui e si sentì disgustato.
Sua madre continuava ad accusare David, parlando di denunce e di altre malefatte che l’uomo avrebbe fatto nei confronti di Gary.
Richard, invece, diceva che Gary era maggiorenne e consapevole, e questo lo rendeva, più di tutto, profondamente triste di come erano andate le cose.
Gary non voleva più sentirli. Voleva mettersi le cuffie e ascoltare la musica, ma in quel modo avrebbero capito che era ancora sveglio e questa era la cosa da evitare assolutamente.
Lo consolava il fatto di aver sentito la voce di Seth prima di salire sull’aereo. Raccontargli tutto l’aveva fatto stare meglio, e sapere che l’amico sarebbe stato lì per lui, al suo ritorno, lo consolava enormemente.
Quando atterrarono, Gary fece di tutto per evitare i suoi genitori, fingendo più volte di controllare che avesse tutto nello zaino o che non gli fossero arrivati messaggi sul telefono.
I suoi sembrarono capire il suo desiderio di volersi isolare e cercarono di non infastidirlo troppo.
Sarebbero tornati insieme a casa, e sia lui che i suoi sapevano che non avrebbe potuto evitare il terzo grado.
Si era già arreso a questa consapevolezza, quando alzò gli occhi e vide un viso familiare, un viso inaspettato.
Seth gli sorrideva, con le mani infilate nelle tasche della felpa troppo larga per lui e un cappello che gli copriva i ciuffi chiari.
Gary si sentì commosso. Non immaginava che l’amico sarebbe addirittura andato a prenderlo all’aeroporto. Sperava di vederlo presto, certo, ma non aveva immaginato così presto.
Il ragazzo lo raggiunse con ampie falcate, prendendo il trolley dalle sue mani e facendogli cenno di seguirlo senza fiatare.
Continuava a mantenere il suo sorriso complice.
«Andiamo» gli sussurrò nell’orecchio.
I genitori di Gary non si erano accorti di nulla, intenti a parlare fitto tra loro, come facevano da quando erano scesi dall’aereo.
Gary ne approfittò, lasciando che Seth portasse il trolley e lo accompagnasse fuori, dove trovarono un taxi pronto ad aspettarli.
«Avevi pianificato la mia fuga?» chiese Gary, sorridendo per la prima volta in quella giornata.
«Certo» ridacchiò Seth. «Non potevo lasciarti con i tuoi in questo momento; hai bisogno di stare lontano e di riposare. Immagino che ti faranno il terzo grado e non deve essere per niente piacevole.»
Gary avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo, ma si diede un contegno perché erano in mezzo alla strada.
Il taxi li portò nell’appartamentino di Seth. Il ragazzo doveva aver fatto la spesa prima di andare a prenderlo, perché sul tavolo c’erano ancora le buste piene.
«Tu vai a riposare» gli disse Seth, «e a rinfrescarti un po’, se ti va. Io preparo qualcosa da mangiare e poi ti vorrei parlare di una cosa, se te la senti.»
Gary annuì e sorrise.
«Certo, ma prima mando un messaggio ai miei genitori, non voglio che si preoccupino per la mia assenza.»
 
Melanie e Richard erano tornati a casa sconsolati e tristi. La piccola fuga di Gary li aveva messi giù di morale. Speravano in un chiarimento con il figlio, ma questo era stato rimandato.
«Pensi che dovremmo metterlo in punizione?» chiese Richard mentre sfilava le chiavi dalla porta e le appoggiava nel mobile di legno antico che abbelliva l’ingresso.
«Punirlo?» fece perplessa Melanie. «Per cosa? Se qui c’è qualcuno che ha colpa, è solo David. Non punirò il mio bambino per…»
Richard sbuffò.
Non riuscivano proprio ad essere d’accordo su quel punto. Nonostante fosse furioso con David, l’uomo credeva che il figlio avesse la sua parte in quello che era successo.
«Mel, non è più un bambino. Avevamo pochi anni più di lui quando ci siamo sposati e abbiamo avuto Charlie. Stavamo già insieme quando avevamo la sua età.»
«Richard, non ho intenzione di discutere con te» fece la donna spazientita, togliendosi il cappotto e lasciandolo sul divano senza curarsi di appenderlo. «Non voglio punire il mio bambino. Gli parleremo quando si sentirà pronto e verrà da noi di sua spontanea volontà. Non lo obbligherò a fare nulla.»
Richard si morse quasi il labbro per impedirsi di ribattere. Non era un bambino, era un ragazzo di ventun anni che sapeva bene a cosa stava andando incontro comportandosi in quel modo.
Avrebbe fatto come voleva Melanie, gli avrebbe lasciato il suo spazio. Ma dopo, quando Gary sarebbe tornato, voleva una spiegazione plausibile per il suo comportamento. Voleva che si comportasse da adulto e che ammettesse le sue colpe.
Sperò che la rabbia si sbollisse in fretta, perché la delusione sarebbe rimasta per lungo tempo.
Melanie lo chiamò per la cena, distraendolo dai suoi pensieri. Richard desiderò tanto andare nel suo studio a fumare un sigaro, invece si diresse in cucina dove la moglie lo attendeva silenziosa.
 
Seth aveva riflettuto bene su quello che voleva dire a Gary. Aveva chiamato prima Josh e poi Lucas per chiedere loro il permesso. Senza, non avrebbe potuto fare nulla, ma per fortuna loro l’avevano capito e l’avevano sostenuto, come sempre.
Li adorava anche per questo.
I due ragazzi, dopo aver mangiato, si erano seduti sul divano e avevano iniziato a guardare la tv, ma nessuno dei due prestava veramente attenzione.
«Dovrei parlarti di una cosa» fece Seth ad un certo punto. Gary lo guardò perplesso.
«So che in questo momento non hai molta voglia di stare con i tuoi genitori, lo capisco. Tra poco ci saranno le vacanze di Natale e ho pensato…»
Si interruppe un attimo, arrossendo, indeciso su come continuare.
«Ho chiamato Josh e Lucas, sai, i tizi con cui abito» prese a gesticolare. «Ho pensato che, se ti andava, potevi trascorrere le vacanze di Natale in Iowa con me. So che magari avevi già altri impegni e che…»
«Sì» rispose Gary con un sospiro sconsolato. «Sarebbe meraviglioso. Non voglio nemmeno immaginare cosa succederà da qui alle vacanze di Natale. Clara e Sammy andranno sul sentiero di guerra e non finiranno più di dire “te l’avevo detto”. I miei genitori sono a dir poco furiosi e non mi sento pronto ad affrontarli, per adesso. David…»
Non riuscì a continuare.
Seth gli prese la mano, quasi fosse un gesto automatico per consolarlo.
«Vedrai che si sistemerà tutto.»
«È finita tra noi. Non sceglierà mai me a Sonia, questo l’ho sempre saputo, anche se speravo il contrario. Lui non potrebbe mai amarmi come lo amo io, e lo sapevo. Ma andava bene, finché eravamo noi due. Ora lo sanno tutti quanti e non c’è modo per…»
Piangeva. Le lacrime crudeli continuavano a scendere dai suoi occhi.
Seth si morse il labbro, intenerito, e lo strinse tra le sue braccia.
Gary era una persona solare, e vederlo così triste era un colpo al cuore.
Non era giusto che continuasse a soffrire in quel modo per qualcuno che non lo meritava affatto.
«Tu sei straordinario» sussurrò Gary, tra i singhiozzi. «Non so come avrei fatto senza di te. Ti conosco da pochissimo tempo, ma è come se ti conoscessi da una vita. Mi se più vicino tu di molte persone che conosco da quando ero piccolo.»
Seth tremò a quelle parole, ma decise di non dare loro alcun peso. Gary era stanco e provato, non sapeva bene quello che diceva e non aveva senso appigliarsi a quei pensieri.
E poi, non era lui che aveva detto niente sentimenti?
Se lo chiese tutta la notte, steso sul suo divano, mentre sentiva Gary che singhiozzava nella stanza accanto, facendo finta di dormire.



Eccomi di ritorno ^^. Un grazie a SNeptune84 che ha betato questo capitolo! <3 <3 Ce l'ho fatta anche questa volta, e la prossima settimana potreste avere anche l'aggiornamento di Intrighi. Sono un po' stanca in questo periodo quindi scrivo a rilento, ma scrivo. Abbiate fede.
Un bacione a tutti quanti.
Se volete farmi qualche domandina, venite pure -> http://ask.fm/SerenaPalummieri

Sere <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 




Gary era sprofondato in una spirale depressiva che non gli permetteva nemmeno di uscire di casa. I primi giorni li aveva trascorsi assieme a Seth, ma quando aveva visto il ragazzo rifiutare due volte un’uscita con Jimi per colpa sua, aveva deciso di tornare a casa e affrontare i suoi coinquilini.
Sorprendentemente, sia Clara che Sammy furono gentili con lui. Lasciarono che si chiudesse in camera, senza andare a disturbarlo. Lo chiamavano solo per i pasti e quando qualche compagno di corso passava a lasciare gli appunti delle lezioni.
Quello che Gary non sapeva era che Seth aveva telefonato ai due ragazzi e gli aveva chiesto di essere gentili con lui; non aveva senso infierire.
Di David non avevano saputo più nulla, ma Seth era sicuro che fosse tornato in città, visto che l’aveva incrociato al supermercato con una delle figlie.
L’aveva riconosciuto solo per la foto che Gary continuava a portare nel portafoglio e che si ostinava a non buttare via.
La situazione non era delle migliori e Seth non sapeva più dove sbattere la testa per cercare di farlo riprendere.
Quella sera si era seduto sulla finestra ad osservare il cielo e fumare, mentre Spike si era accucciato ai suoi piedi e lo guardava con i suoi enormi occhioni neri.
«Smettila» gli disse Seth, mentre allungava la mano per grattargli dietro le orecchie. «Hai mangiato abbastanza per questa sera, non vorrai mica diventare un bisonte?»
Il cane guaì indignato e appoggiò il muso sulle zampe come se fosse offeso, facendo ridacchiare Seth.
«Sei il solito viziato» disse, tirando una lunga boccata.
All’improvviso il suo campanello ruppe la quiete dell’appartamento. Seth si alzò controvoglia, stringendosi nella giacca della tuta e andando ad aprire con i piedi scalzi.
Davanti alla sua porta c’era Gary con una bottiglia di vino in mano e qualcos’altro in una busta di carta marrone.
«Ciao» disse Seth lasciandolo passare, guardando perplesso il vino e il sacchetto.
Gary si diresse in cucina mugugnando un saluto, mentre faceva come se fosse a casa sua e si apprestava ad aprire la bottiglia.
Nel sacchetto ne aveva altre.
«Hai programmato una bevuta in grande stile, vedo» commentò Seth guardandolo perplesso.
«Non potevo rimanere un minuto di più in quella casa» disse l’altro, versando il vino in due bicchieri. «Clara e Sammy non fanno altro che trattarmi come se fossi fatto di cristallo. Non ne posso più.»
«Credevo fosse quello che volevi.»
«Sì, no, non lo so più» sbuffò contrariato. «Non sono abituato ad essere trattato così.»
«Come se fossi il ragazzo problematico?» chiese Seth con un sospiro.
«Sì. Sono sempre stato quello che non crea problemi, quello di cui i genitori possono vantarsi, e ora mi sento quasi un teppista. Prima ero un modello, capisci la sensazione?»
«Mmm» mormorò Seth, sorseggiando il vino e sedendosi a gambe incrociate sulla sedia. «No, non direi proprio.»
Gary lo guardò confuso. Seth si morse un labbro e deviò lo sguardo, prima di rispondere alla domanda muta che gli avevano fatto gli occhi dell’altro.
«Io non ero proprio quello che si poteva definire un bravo ragazzo. Frequentavo una cattiva compagnia e… uscivo con la persona sbagliata.»
«Non potevi essere cattivo, Seth» lo interruppe lui, dispiaciuto. «Conosco la persona che sei, non posso credere che tu fossi considerato un cattivo ragazzo.»
«Credimi, se mi avessi conosciuto qualche anno fa avresti scoperto una persona completamente diversa.»
Seth non aveva molta voglia di parlare del suo passato, così diede un altro sorso al vino e sospirò.
«Non sono cose che ricordo con piacere» disse, con un nodo alla gola. «Un giorno magari ti racconterò.»
Gary continuava a guardarlo con insistenza, ma non chiese niente. Aveva capito che quello era un argomento delicato e non voleva essere invadente. Doveva molto a Seth e non si sarebbe mai permesso di invadere la sua privacy. Se Seth avesse voluto renderlo partecipe più avanti, lui sarebbe stato lì ad ascoltarlo e a consolarlo.
Il pensiero di Seth triste improvvisamente gli fece pensare che la sua vita, sebbene in quel momento fosse in un periodo buio, non era così male. La sua famiglia gli voleva ancora bene, nonostante tutto. Suo fratello continuava a tempestarlo di messaggi, cercando di dargli il suo sostegno e spingendolo a parlare con i genitori per fare pace.
Gli amici non lo avevano abbandonato, sebbene avessero previsto la fine della sua storia ben prima di lui.
No, decisamente la sua vita non era male nemmeno nel momento peggiore, e ricordare a Seth i suoi momenti brutti non era proprio il caso.
«Ok, basta pensieri tristi» disse inaspettatamente, tanto che si guadagnò un’occhiata stupita da parte di Seth. «Stasera usciamo, solo io e te. Andiamo al cinema e poi a mangiare qualcosa, che ne dici?»
«Dico che sarebbe perfetto, è molto che non esco con un amico» sorrise Seth alzandosi in piedi. «Vado a cambiarmi e poi possiamo andare.»
Gary sorrise, sentendosi felice. Stare vicino a Seth lo faceva sempre sentire bene, perché il ragazzo sembrava così dolce e calmo da trasmettere a lui gli stessi sentimenti.
Si chiese cosa ci fosse di così brutto nel suo passato tanto da non volerne parlare con nessuno, ma si disse che un giorno, quando Seth fosse stato pronto, si sarebbe confidato di sua spontanea volontà.
«Andiamo?» disse Seth, tornando con una felpa e un paio di jeans addosso invece della tuta che aveva fino a qualche istante prima.
«Certo.»
Gary non si era nemmeno tolto il cappotto. Lasciò la bottiglia di vino sul tavolo e uscirono dall’appartamento, ridendo come due adolescenti.
Non si erano accorti che, a pochi metri da loro, un uomo in un SUV nero li stava osservando, stringendo il volante con rabbia, fino a farsi diventare bianche le dita.
 
Sammy stava baciando dolcemente il collo di Clara, mentre la ragazza gli carezzava la schiena, estasiata. Erano contenti di essere finalmente soli. Da quando Gary era caduto nel suo stato depressivo, non era mai uscito dalla sua stanza, e loro non volevano rischiare di essere beccati dal ragazzo.
Non stavano insieme e non avevano voglia di dare spiegazioni a lui. In fondo erano entrambi single e non dovevano giustificarsi con nessuno, per cui non c’era bisogno di preoccuparsi.
Clara, invece, era molto preoccupata, dentro di sé. Non voleva darlo a vedere per non sembrare la debole della situazione, ma lei era piuttosto restia a questa situazione.
Avrebbe tanto voluto trovare un ragazzo fisso e fare le cose per bene. Già si immaginava il portarlo a casa per fargli conoscere la famiglia, le gite domenicali, le passeggiate mano nella mano.
Ci aveva pure provato ad uscire con dei tizi, ma si sentiva terribilmente in imbarazzo ad andare con altri, mentre il suo pensiero fisso era Sammy.
Non era innamorata di lui, ma ne era attratta fisicamente. Lo desiderava talmente tanto e talmente intensamente che aveva cominciato a definirsi pervertita.
Non sarebbe riuscita ad uscire con nessun altro, finché voleva andare a letto con Sammy.
Questo era potenzialmente problematico.
A Sammy non importava nulla. Continuava a uscire con altre e riusciva anche a non sentirsi in colpa se poi la sera tornava da Clara e faceva sesso con lei fino allo stremo.
Non prometteva mai nulla alle ragazze con cui usciva, quindi perché perdere tempo a sentirsi in colpa inutilmente?
Non era proprio così. In realtà a lui Clara piaceva parecchio, ma non avrebbe mai voluto rovinare l’amicizia che si era creata tra loro tre. Se lui e Clara si fossero messi insieme sul serio, Gary se ne sarebbe andato dicendo di non voler essere il terzo incomodo e lui si sarebbe ritrovato a convivere con la propria ragazza, cosa che non voleva per niente al mondo.
Poi, l’amicizia si sarebbe irrimediabilmente rovinata, in caso di rottura, e avrebbero perso quello che avevano.
Meglio lasciare che rimanessero così.
Il suono di un telefono li interruppe.
Sammy si alzò di scatto, maledicendo con rabbia il cellulare della ragazza che continuava a suonare.
«Chi diavolo è?»
Clara continuava a guardare con aria stralunata il telefono, mordendosi il labbro. Lo portò cautamente all’orecchio e rispose.
«Clara, ti disturbo?»
Sapeva a chi apparteneva quella voce, ma per niente al mondo avrebbe voluto sentirla.
«David» disse lei irritata.
«Non volevo infastidirti, Clara» fece lui, notando il suo tono. «So che in questo momento ce l’avrai con me, ma volevo sapere se Garreth sta bene, se è tutto a posto. Sono preoccupato per lui.»
Clara sbuffò, mentre allontanava il telefono dall’orecchio e metteva in vivavoce. Voleva che Sammy ascoltasse assieme a lei.
«Potresti chiamarlo tu» fece. «Penso che almeno si meriti questo, da te.»
«Non posso chiamarlo ora» fece David con voce contrita. «Non posso rischiare. Senti, so che mi odi, ma dimmi almeno se sta bene. Ti prego, dimmi come sta.»
«Come vuoi che stia? È triste e depresso. Non fa altro che commiserarsi e sentirsi un idiota. Senza contare che sono giorni che non parla con la sua famiglia, e tutti sappiamo quando Gary fosse attaccato ai suoi.»
Sammy le fece segno che stava andando bene. Avevano tutta l’intenzione di far sentire David il peggio possibile.
«Cazzo» imprecò David. «Senti, cercate di tirargli su il morale. Io non posso fare nulla, ora come ora.»
«Oh, credimi, non vogliamo che tu faccia nulla, stai tranquillo» disse lei sempre più irritata dalla voce dell’uomo. «Ci penseremo noi a Garreth.»
Senza aspettare che David aggiungesse altro, Clara gli buttò il telefono in faccia, sorridendo soddisfatta in direzione di Sammy, che si fiondò su di lei, pronto a riprendere da dove avevano interrotto.
 
Andare al cinema era stata un’idea splendida. Gary, seduto accanto a Seth, si stava letteralmente divorando tutti i pop-corn, mentre il ragazzo più giovane beveva la sua coca cola a piccoli sorsi.
Per la prima volta da giorni, Gary si sentiva felice. No, forse felice non era nemmeno la parola adatta. Si sentiva tranquillo.
Stare con Seth gli permetteva di non pensare a David, di non pensare a nulla che non fosse stare seduti a guardare un film idiota.
Erano giovani, avevano il diritto di divertirsi al cinema.
Per un attimo, Gary provò l’impulso di allungare il braccio attorno alle spalle di Seth, ma si trattenne.
«Sei pronto per fare visita alla mia famiglia?» chiese Seth dolcemente quando uscirono dal cinema. «Ti avverto, sono pazzi furiosi e ti metteranno sotto torchio, credendo che tu sia il mio ragazzo. Saranno terribili e imbarazzanti.»
«Come tutte le famiglie» rise Gary. «Non preoccuparti, sono tranquillo. Scommetto che mi divertirò un sacco a casa tua.»
«Speriamo.»
Seth era un po’ preoccupato; Josh e Lucas stavano diventando strani negli ultimi tempi. Erano diventati più protettivi e volevano indagare su tutte le persone che Seth frequentava durante la sua vita universitaria. Aveva provato a chiedere a Nate se era successo qualcosa, per capire il motivo della loro apprensione, ma l’amico gli aveva risposto che andava tutto bene, come al solito.
«Aspettati comunque serie infinite di interrogatori» sorrise a Gary. «E sta’ attento a Lucas: è un avvocato e saprà metterti in bocca parole che tu non hai nemmeno pensato.»
«Avvocato?» lo guardò Gary confuso. «Pensavo avessi detto che Josh e Lucas hanno un ristorante.»
«Sì» confermò Seth. «Ma Lucas era un avvocato prima, ed era anche bravo. Il padre del mio amico Nate ha divorziato dalla moglie, che gli avrebbe spillato tutto per bene se Lucas non fosse stato quello straordinario avvocato che è. Anche se, a dir la verità, io non sono proprio parziale. Voglio molto bene a Lucas.»
«È bello vedere quanto siete affezionati» sorrise tristemente Gary. «Anche nella mia famiglia eravamo così, prima che io mandassi tutto all’aria.»
«Su, non ti abbattere» lo consolò con una mano sulla spalla. «Vedrai che passerà tutto. Succede a chiunque di entrare in contrasto con la propria famiglia. Lascia solo che passi del tempo e, quando sarete pronti a parlarne, allora vi chiederete scusa e vi perdonerete a vicenda.»
Dopo il cinema si erano diretti in un pub, dove si erano bevuti una birra e si erano messi a commentare l’ultima partita di football. A differenza di Seth, Gary era un vero esperto ed era veramente interessato.
«Dovremmo ripetere con regolarità queste uscite almeno una volta a settimana» fece Seth ad un certo punto. «Insomma, con Jimi esco spesso, ma non andiamo mai al cinema. Prima lo facevo sempre con Lucas e Josh, a volte anche con Nate  e Ollie, ma da quando sono qui non vado praticamente mai.»
«È una splendida idea» disse Gary, allegro. «Insomma, anche a me piace andare al cinema, ma Clara e Sammy non si mettono mai d’accordo sui film da vedere e finiamo sempre per discutere, così ormai evito di proporlo.»
«Beh, ora hai un amico con cui andarci» fece Seth. «E sappi che io guardo qualunque tipo di film. Penso che ci divertiremo. Questa potrebbe diventare la nostra serata ufficiale.»
Gary diede un sorso alla birra guardando di sottecchi Seth. Suonava bene, la loro serata ufficiale. Non trovò per niente strano il calore che sentiva all’altezza dello stomaco. Insomma, Seth era un amico che lo stava aiutando, era più che normale sentirsi emozionati all’idea di rivederlo tutte le settimane per il cinema. Era perfettamente normale che il suo cuore palpitasse al pensiero che avrebbero avuto un giorno tutto per loro.
Rimasero lì fino a tardi e, quando uscirono, andarono a comprare qualcosa di dolce al piccolo bar che stava aperto tutta la notte, visto che Seth sentiva la necessità di ingerire cioccolata. Gary aveva trovato la cosa divertente, visto che Seth l’aveva mangiata come se fosse un bambino piccolo, leccandosi le dita con gusto una volta terminata.
A fine serata, tornarono insieme nell’appartamento di Seth e si fermarono davanti al portone d’ingresso.
«Vuoi salire?» chiese il più piccolo con un sorriso dolce. «Puoi dormire qui, se vuoi.»
Gary si morse il labbro, seriamente tentato.
«No» disse alla fine, con un sospiro. «Tornerò in appartamento e comincerò a pensare alle cose che voglio portarmi in vacanza.»
Seth ridacchiò.
«Va bene, ma se dovessi di nuovo sentirti triste, chiamami. Non farti problemi. Sai che ci sono per te.»
Gary annuì, commesso, e si sporse per abbracciarlo stretto.
«Grazie» gli sussurrò all’orecchio, prima di lasciargli un bacio sullo zigomo e lasciarlo lì, sulla porta di casa e con le guance rosso fuoco.
L’uomo nella macchina aveva ancora il telefono in mano, mentre con l’altra aveva battuto un pugno sul volante. Con uno scatto nervoso aveva buttato il cellulare sul sedile del passeggero ed era ripartito, dirigendosi a casa.
 
«Così avremo ospiti a Natale» fece Lucas, carezzando dolcemente i capelli di Josh, mentre questo rimaneva con la testa poggiata sul suo petto.
«Dillo che sei contento che torni a casa» disse il marito con un sorriso. «Non vedi l’ora di dirgli le novità.»
«Quelle buone» fece Lucas, ridacchiando. «Solo quelle buone.»
«Dovrai dirgli anche quelle cattive, Luke.»
«Già!»
«Non pensiamoci adesso» fece Josh, alzandosi e mettendosi a sedere sul bordo del letto. «C’è ancora tempo, e poi magari per quando sarà tornato le cose si saranno sistemate da sole.»
«Speriamo» mugugnò Lucas poco convinto. «Quello che non vedo l’ora di dirgli è la faccenda del bambino.»
Josh rise, prima di mordersi il labbro.
«Non pensi che avremmo dovuto dirglielo prima?» chiese titubante. «Insomma, lo metteremo davanti al fatto compiuto e immagino che la cosa non gli piaccia poi tanto.»
«Non farti troppi problemi dove non ci sono» fece Lucas. «Sono sicuro che Seth non vede l’ora di diventare zio.»
Josh rise, alzandosi.
«Vado a prendere un bicchiere di vino, vuoi qualcosa?»
Lucas fece cenno di no con la testa e si mise seduto contro la testiera, mentre il marito si rinfilava i boxer. Allungò la mano verso il comodino per prendere la piccola busta bianca che in quei giorni era al centro delle sue attenzioni.
Dentro, c’era una piccolissima ecografia; la accarezzò con la punta delle dita, sorridendo come un’ebete davanti all’immagine.
Si sentiva così stupido, ogni volta, ma non poteva fare a meno di avere le lacrime agli occhi quando la osservava.
Se Josh l’avesse di nuovo sorpreso ad ammirarla, l’avrebbe preso in giro a vita. Ma cosa poteva farci, stava per diventare padre.
Nel grembo di Allison, che si era offerta fin da subito e non aveva voluto sentire ragioni, stava crescendo la vita che lui aveva generato.
Avevano scelto insieme la donna dal quale avrebbero preso l’ovulo, perché Lucas ci teneva che assomigliasse il più possibile a Josh. Così avevano scelto una ragazza dalla pelle chiara e dagli enormi e dolci occhi azzurri.
Sarebbe stato un mix perfetto tra i due, e nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio il fatto che era il loro bambino o la loro bambina.
Era così emozionato. Se fosse stato per lui sarebbe andato a convivere con Allison e Christine nella casa di campagna per poter rimanere vicino al suo bambino e poter accarezzare il pancione ogni minuto possibile, ma Josh aveva fermamente affermato che non potevano stare addosso alla ragazza. Christine si sarebbe presa cura di lei.
«Quando ci sarà la prossima visita?» chiese inaspettatamente la voce di Josh, facendo sobbalzare Lucas.
«Domani» rispose con un sorriso. «Il dottore vuole essere sicuro… insomma, c’è la possibilità che siano gemelli.»
«Due bambini» sospirò Josh, allegro, sedendosi dietro al marito e circondandogli le spalle con il braccio libero, mentre con l’altro portava il vino alle labbra.
«Avremo la casa movimentata, finalmente.»
«Speri che siano due?»
«Sì» ammise Lucas con sincerità.
L’innesto che avevano fatto era stato di due ovociti, ma per ora nell’ecografia era visibile soltanto un bambino. Questo non voleva dire nulla, però. Poteva ancora esserci un secondo bambino.
Lucas trovava poetico che i suoi figli fossero gemelli, visto che anche lui e Oliver lo erano. Gli avrebbe insegnato a volersi bene e a essere sempre se stessi, in modo che non avrebbero ripetuto lo stesso errore che aveva fatto lui allontanando il fratello e provando a vivere una vita che non voleva.
«Sei il solito romanticone» lo prese in giro Josh, prima di baciarlo dolcemente sulle labbra e arricciare una ciocca dei suoi capelli con le dita.
«Ti amo anche per questo» sussurrò con dolcezza.


Eccoci qui! Non so quando potrò pubblicare il prossimo, perché devo studiare molto. Però vi aggiornerò in tempo reale sulla pagina facebook!
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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 
Il viaggio era stato piuttosto tranquillo e Seth si sentiva eccitato. Non vedeva l’ora che Josh e Lucas conoscessero Gary. Sapeva che si stava comportando come un ragazzo che porta a casa il suo primo fidanzato, ma non poteva fare a meno di sentirsi assolutamente emozionato all’idea.
«Sei piuttosto impaziente» disse Gary con un sorriso, guardandolo praticamente saltellare al suo fianco. «Non riesci a stare fermo nemmeno un attimo.»
Seth rispose al sorriso con una risatina nervosa.
«È che ci tengo a Lucas e Josh e voglio che abbiano una buona impressione di te e…»
«Dovrei essere io quello preoccupato, non tu» disse Gary. «Insomma, sono io quello che deve piacere a loro»
Seth annuì poco convinto.
«Sta’ tranquillo, che così non fai che agitare me.»
Anche se Gary continuava a mostrare il sorriso e una calma invidiabile, dentro sentiva l’agitazione crescere al pensiero di incontrare questi famosi Josh e Lucas.
Era evidente a tutti l’importanza che avevano queste due persone nella vita di Seth, visto che non faceva altro che parlare di loro.
Gary non conosceva nei dettagli tutto quello che era accaduto al ragazzo, ma sapeva certamente che non era stato piacevole e che queste persone l’avevano aiutato e guidato nel momento del bisogno, standogli vicino e aiutandolo a tornare alla sua vita.
«Vedo Josh» Seth saltellò sul posto, mollando la valigia in mano a Gary e correndo incontro all’amico.
Josh lo notò e, con il sorriso sulle labbra, allargò le braccia per prendere Seth e stringerlo.
Gary lo osservò attentamente, cercando di capire il più possibile ciò che lo aspettava.
Josh aveva dei bellissimi occhi chiari e morbidi capelli castani. Era alto poco più di Seth, e questo voleva dire che era decisamente più alto di lui.
Si sentì all’improvviso a disagio. Avrebbe voluto essere più alto solo per non sentirsi così indifeso davanti agli occhi di Josh.
Lui e la sua maledizione di essere basso.
Josh lasciò Seth e finalmente venne verso di lui con la mano tesa per presentarsi. Gary gli strinse energicamente la mano e si rilassò quando vide che Josh aveva un’espressione tranquilla dipinta sul volto.
«Ehi, calmo» disse, forse notando l’espressione preoccupata di Gary. «Non è del mio esame che ti devi preoccupare.»
Il sorriso di Gary si spense e il ragazzo deglutì, mentre Seth tirava un pugno scherzoso al braccio di Josh.
«Smettila di farci venire l’ansia» disse, mettendo il broncio. «Lucas non è così…»
Ma si interruppe davanti alla faccia di Josh.
«Ok, Lucas è un po’ scorbutico, ma riuscirò a far valere le mie ragioni.»
Josh ridacchiò e batté una mano sulla spalla di Seth e una su quella di Gary.
«Ragazzi, state tranquilli. Lucas abbaia ma non morde, a meno che tu non sia un mio ex spagnolo molto bello e molto flessibile.»
«E che c’entra ora il ballerino?» chiese Seth perplesso.
«Mi ha chiamato il mese scorso per un caffè, e Lucas ha voluto subito marcare il territorio. Come se ce ne fosse bisogno. Non andrei mai con un altro.»
Lo disse con il sorriso sulle labbra e un’espressione molto soddisfatta dipinta in viso. Seth arrossì fino alla punta dei capelli.
«Non mi interessa come ha marcato il territorio» disse, mugugnando con il viso rivolto verso il basso.
Gary ridacchiò, mentre Josh si chinava a prendere le loro valigie e gli faceva segno di seguirlo fino a raggiungere la sua auto.
Chiacchierarono del più e del meno fino a che non arrivarono davanti a casa. Josh e Lucas non vivevano più nell’appartamento in cui stavano quando avevano accolto Seth.
La loro casa, frutto dei guadagni del ristorante e dei soldi che la madre di Lucas aveva dato loro, era una piccola villetta senza pretese, ma abbastanza grande.
Josh parcheggiò di fronte al garage aperto dove spiccava una macchina super sportiva. Gary non aveva nemmeno idea di che macchina fosse.
«A Lucas piacciono le macchine sportive» disse Seth in risposta alla sua espressione sognante. «Se riesco a convincerlo a farci fare un giro, tu ci stai?»
Gary annuì con convinzione.
«Non ve lo permetterà mai» rise Josh guardandoli.
Entrarono tutti e tre insieme. Josh poggiò distrattamente le chiavi sul mobiletto dell’ingresso e Seth si levò immediatamente le scarpe. Accanto alla porta, un paio di ciabatte pelose lo stavano aspettando.
Josh prese i giubbotti di entrambi i ragazzi per appenderli e poi fece segno loro di seguirlo in cucina.
Lì c’era un altro uomo, che Gary immaginò fosse Lucas.
Era chino su un giornale, con i gomiti appoggiato al piano di marmo dell’isola al centro della stanza.
Quando alzò gli occhi castani, scrutò Gary attentamente. Il ragazzo si sentì come scannerizzato dallo sguardo dell’uomo, e deglutì sonoramente immaginandosi cosa sarebbe successo se non gli fosse piaciuto.
Poi però il volto di Lucas si aprì in un largo sorriso, e l’uomo lo invitò a sedersi di fronte a lui, chiedendogli se desiderasse bere qualcosa.
Lucas sembrava simpatico e alla mano, e subito Gary si sentì molto più a suo agio di quanto aveva immaginato in precedenza.
La cena era praticamente pronta, visto che avevano fatto preparare tutto al ristorante. Josh scaldò i vari piatti mentre Lucas e Seth preparavano la tavola.
Gary intanto era stato accompagnato nella sua stanza dove si era messo comodo e dove si era dato una sciacquata dopo il viaggio in aereo.
Dopo tutto ciò che era accaduto, era veramente piacevole stare in compagnia di persone che lo rendevano così tranquillo e sereno.
Era da un po’ di settimane che non si sentiva così bene a contatto con altre persone. In quel momento fu veramente grato a Seth per avergli dato questa possibilità.
Aveva tutta l’intenzione di godersi il Natale senza preoccupazioni eccessive nella sua testa.
Si chiese, per un attimo, se non dovesse telefonare ai suoi per dirgli che era arrivato. Ultimamente si sentivano pochissimo e giusto il tempo per informarsi circa la vita di tutti i giorni e chiacchiere varie.
Non indagavano molto sulla vita sentimentale di Gary, sebbene il ragazzo sapeva che sua madre si stesse trattenendo per volere del marito.
Decise che non li avrebbe chiamati; mandò solamente un messaggino a suo fratello solo per farli tranquillizzare circa l’esito del viaggio.
Non voleva rovinarsi la serata sentendo le loro voci cariche di risentimento e pena. Doveva cercare di dimenticarsi di tutta questa storia, almeno per una sera.
 
Avevano mangiato nella grande sala da pranzo, dove Josh e Lucas avevano fatto inserire una piccola cantinetta refrigerata dove custodivano i vini.
Gary non era abituato a berlo, ma dovette convenire che erano proprio di qualità e non riuscì a rifiutare un secondo bicchiere.
Seth gli aveva assicurato che più tardi sarebbe stato lui a guidare, quando sarebbero usciti, per cui il problema non si poneva.
Il più piccolo, però, aveva notato qualcosa.
Josh era strano. Agli occhi di Gary sembrava normale, ma Seth sentiva che c’era qualcosa che non voleva dirgli. In un primo momento aveva pensato che fosse collegato alla storia del bambino, poi aveva capito che in realtà doveva trattarsi di altro.
Era qualcosa che rendeva Josh pensieroso e preoccupato, e questo non prometteva nulla di nuovo.
«Che fate questa sera?» chiese incuriosito Lucas sorseggiando il suo bicchiere di vino.
«Pensavamo di andare a fare un giro in centro, magari fermarci in qualche pub a bere qualcosa» disse Seth con un sorriso. «Posso prendere la macchina?»
«Ma certo» rispose Josh, mentre Lucas stringeva il naso. «Lascia perdere Lucas, prendi la mia, così non dobbiamo sentirlo borbottare.»
Risero tutti quanti davanti alla faccia di Lucas.
«Va bene, ma se trovo un graffio o qualcosa…» Lucas continuò con un borbottio indistinto prima di alzarsi e dirigersi in cucina, seguito a ruota dal marito. Gary e Seth, intanto, salirono in camera per prepararsi e uscire.
Josh si mise i guanti, pronto a lavare i piatti, quando un leggero tossicchiare di Lucas l’aveva fermato.
«Non hai voluto dirgli di…»
«C’è tempo per parlargli dei bambini» disse Josh, con un sorriso tenero.
«Non parlo di quello, tesoro mio» disse Lucas mettendogli un braccio attorno alle spalle e baciandogli dolcemente il collo.
«Oh» fece Josh con un sospiro triste. «Non me la sono sentita. So che per lui sarà brutto. Quasi come se fossimo noi a esserci…»
Ma si interruppe, quando sentì i passi di Seth dirigersi verso di loro.
Il ragazzo aveva un’espressione arrabbiata e pareva intenzionato a discutere di qualcosa. Dietro di lui, Gary lo rincorreva con le guance arrossate.
«C’è per caso qualcosa che volete dirmi?» disse, mettendo le mani sui fianchi e gonfiando le guance.
«Seth…»
Lucas guardò il marito con il panico negli occhi.
«Seth, di grazia, di che stai parlando?» fece Josh con tutta la calma possibile.
«Oh, non fare il finto tonto, non abbocco questa volta.»
Sembrava arrabbiato sul serio, soprattutto per la leggera sfumatura di rosso che le sue guance avevano preso.
«Hai scoperto tutto?» chiese Lucas perplesso, chiedendosi come avesse potuto farlo.
«Come potevo non farlo, visto che lasciate in giro prove evidenti?»
«Prove?» Josh appariva veramente confuso, adesso.
«Sì» prese in mano una piccola foto, che subito Josh e Lucas riconobbero come l’ecografia dei loro bambini.
«Quando pensavate di dirmelo che avete deciso di avere dei figli?» sbottò il ragazzo. «Perché non mi avete reso partecipe di una cosa così importante?»
Lucas sospirò, portando automaticamente una mano al fianco di Josh e sorridendo.
«Te ne avremmo parlato domani» disse. «Non volevamo farlo per telefono o su Skype, perché era una cosa importante e perché volevamo prima essere sicuri che tutto andasse per il meglio. Fino a pochi giorni fa non eravamo nemmeno sicuri che i bambini sarebbero stati due.»
Josh annuì, sentendo le lacrime di commozione inumidire i suoi occhi, come ogni volta che parlava dell’argomento.
Seth ci provò con tutto se stesso a rimanere arrabbiato, ma vedendoli così felici e sentendoli così realizzati, un sorriso spontaneo sorse sulle sue labbra, e corse ad abbracciarli.
«Siete fortunati solo se mi permetterete di viziarli, o di viziarle.»
Risero tutti insieme, e improvvisamente il clima in quella casa era diventato più caloroso e accogliente di quanto già non fosse.
Seth era ancora un po’ irritato del fatto di non essere stato messo al corrente subito, ma capiva le motivazioni dei due, e per questo aveva deciso di lasciar correre. Poi, era veramente troppo felice per loro. Se lo meritavano, tutti loro si meritavano un po’ di felicità.
Gary, intanto, osservava quella scena così familiare con le lacrime agli occhi.
All’improvviso fu colpito dalla consapevolezza che, se la situazione con David fosse rimasta la stessa di qualche mese prima, non avrebbe mai avuto quello che Josh e Lucas con fatica stavano costruendo. Non avrebbe mai potuto sposarsi, fare una famiglia, crescere dei figli.
Si sarebbe perso tante cose senza nemmeno averne la consapevolezza. David aveva già la sua famiglia, e probabilmente non aveva mai avuto alcuna intenzione di abbandonarla per farne una nuova con Gary.
La consapevolezza di averlo capito lo gettò un po’ nello sconforto, chiedendosi come avesse fatto ad essere così stupido da non accorgersene prima.
Dopo poco i tre si separarono dall’abbraccio, tutti visibilmente commossi.
Seth si asciugò le lacrime con il dorso della mano e sorrise dolcemente a Lucas e Josh.
«Sono fiero di voi» disse sorridente, e lo pensava sul serio.
Non c’era niente di meglio che tanto amore per dimenticare, si disse Gary, sorridendo felice.
 
Dopo aver parlato a lungo con Josh e Lucas, i due uscirono sul serio, usando proprio la bellissima auto sportiva. Seth l’aveva portato in un piccolo pub senza pretese, dove si erano seduti ad un tavolo e avevano ordinato una birra.
Si stavano divertendo parecchio, e Gary finalmente aveva smesso di pensare. Si trovava talmente in sintonia con il piccolo Seth che era stato più volte sul punto di allungare il collo e lasciargli dolci baci sulle guance. Non voleva, però, lanciare strani segnali al ragazzo, per cui si era trattenuto.
In quel momento stavano ballando l’uno di fronte all’altro. Seth gli aveva circondato il collo con le braccia per fare lo stupido e stavano ridendo come due ragazzini.
Almeno finché il più piccolo non alzò gli occhi e vide qualcosa che di certo non si aspettava.
Non poteva credere ai suoi occhi, ma quello che aveva davanti era Nate. Non poteva sbagliarsi, era lui, l’aveva riconosciuto. Nonostante i capelli più lunghi legati a coda e il piercing al sopracciglio, era Nate quel ragazzo.
Stava baciando qualcuno con foga, come se volesse mangiargli la faccia. Seth non poteva avere dubbi sull’identità di quell’uomo.
Conosceva molto bene il volto di Lucas e quello del suo gemello per poter dire con sicurezza che quello non poteva essere Oliver.
Lo sconosciuto aveva i capelli biondi e la pelle chiara e toccava Nate in un modo così squallido che a Seth venne quasi la nausea.
Voleva andare lì da lui per chiedere spiegazioni, poi pensò che non erano fatti suoi. Era evidente che Nate stava tradendo Oliver, oppure tra loro era finita e stava già andando avanti.
Razionalmente sapeva che non doveva mettere becco, ma vedere con i suoi occhi quella scena non poteva che farlo sentire destabilizzato.
Nate e Oliver erano sempre stati una roccia, e ora non lo erano più.
«Tutto bene» chiese Gary preoccupato, notando il suo pallore e il suo sguardo perso. «Sei letteralmente sbiancato»
«Sì, i-io…» tentò di balbettare, ma le parole gli morirono in gola quando vide Nate staccare le sue labbra da quelle del tizio e voltarsi nella sua direzione.
L’aveva visto e l’aveva riconosciuto, non c’era verso.
Infatti, l’amico alzò una mano in segno di saluto e gli rivolse un sorriso. Dopo aver detto due parole al biondo, si staccò dalla sua presa e si incamminò verso Seth.
Il ragazzo cominciò a sudare freddo al pensiero che Nate volesse parlargli di persona. Continuava a ripetersi che non erano fatti suoi, anche se sapeva bene che non era così.
Aveva fatto di Nate e Oliver un mito, e ora si sentiva perso perché quel mito non esisteva.
Quando Nate gli fu davanti, lo strinse a sé in un caloroso abbraccio.
«Seth» disse con un sorriso. «Che bello che sei tornato! Me lo avevi detto Lucas che saresti venuto per Natale, portandoti un amico.»
Si comportava come se nulla fosse successo, come se non l’avesse appena visto baciare qualcuno che non era il suo ragazzo.
«Nate» il ragazzo lo salutò, poi si ricordò della presenza di Gary e, indicandolo, disse: «Questo è Gary, un mio amico del college.»
Nate si presentò con un sorriso malizioso.
«È un vero piacere conoscerti» disse mordicchiandosi il labbro.
Gary si sentì a disagio a quella chiara manifestazione di interesse, soprattutto perché era avvenuta accanto a Seth, con cui già le cose erano parecchio strane.
Anche Seth parve infastidito, perché attirò subito su di sé l’attenzione del ragazzo.
«Non ho visto Oliver» fece Seth perplesso.
Gli occhi di Nate si rabbuiarono per un attimo, mentre il ragazzo passava da un’espressione di assoluta allegria in una di fastidio e dolore.
«Ma come» disse poi con un tono seccato. «Josh e Lucas non sono corsi a raccontarti niente di niente?»
Seth scosse la testa, ancora più confuso.
«Tra me e Oliver è finita» disse Nate con assoluta tranquillità, come se niente fosse. «È da un po’ ormai che me ne sono andato di casa. Pensavo lo sapessi.»
Seth era completamente sconvolto. Non poteva crederci.
La sua espressione preoccupò parecchio Gary, e dovette preoccupare anche Nate.
«Non prendertela troppo» disse infatti. «Sono cose che accadono, più spesso di quanto si pensi.»
Ora aveva parlato tradendo una vena di tristezza nel tono della voce.
«Io e Oliver non ci capivamo più» disse soltanto, poi non tornò sull’argomento.
Passò con loro un altro quarto d’ora a parlare del più e del meno, ma per Gary era più che evidente quanto fosse difficile e irritante per Seth continuare quella conversazione.
Quando Nate tornò dal tizio che aveva adescato per quella sera, Seth strinse forte la mano di Gary.
«Potresti darmi un abbraccio» disse, sull’orlo delle lacrime. «Ti prego, ne ho bisogno.»
Gary lo accontentò, carezzandogli i capelli dolcemente.
Seth era ancora incredulo, non riuscendo nemmeno a riconoscere Nate dietro i comportamenti di quel ragazzo.
Anzi, lo riconobbe, ma era il Nate di sedici anni, quello che prima di incontrare Oliver era un teppista e rapinava negozi solo per non essere meno a Steve.
Non c’era traccia del Nate maturo e responsabile che conviveva con il suo compagno.
«Andiamo?» fece Gary dopo un po’, quando capì che per Seth non sarebbe stata serata.
Il ragazzo annuì e insieme uscirono da locale, mano nella mano.
Nate continuò ad osservarli, uno strano nodo gli opprimeva la gola, ma seppellì la voglia di piangere in un bicchiere di vodka, prima di trascinare il tizio con sé nel bagno degli uomini.
 
Una volta tornati a casa, Gary si fiondò nella sua stanza, mentre Seth raggiungeva Josh con ampie falcate.
L’uomo alzò gli occhi dal libro che stava leggendo, togliendosi gli occhiali per poggiarli sul petto.
«Era questo quello che mi tenevi nascosto» sospirò con delusione Seth. «Non era solo per i bambini, vero?»
«Sì» fece Josh massaggiandosi il mento, pensieroso. «Non sapevo come dirtelo.»
«Che cosa è successo?»
Josh sospirò pesantemente.
«Oliver e Nate stavano attraversando un brutto periodo da non so quanto. Oliver non me ne ha mai parlato, non ho idea del perché. Di solito mi diceva tutto. Forse pensava di riuscire a risolvere tutto da solo. Un bel giorno, invece, Nate si presenta da Lucas e gli dice che deve cambiare l’indirizzo nel suo contratto di lavoro, perché non vive più con Oliver. Non ci fornisce nessuna spiegazione possibile, dicendoci che non sono affari nostri.»
«Oliver che ti ha detto?»
«Ha detto che si erano presi una pausa, tutto qui» disse Josh con l’espressione triste. «Non si parlano da quasi un mese; non so esattamente cosa sta succedendo tra di loro, perché nessuno dei due me ne vuole parlare.»
«Ne parlerò io con lui» fece Seth risoluto. «A me ascolterà.»
«Ci hanno già provato suo padre e Scott, ma non hanno avuto risultati» obiettò Josh.
«Almeno lasciami tentare, forse so come prenderlo.»
Seth strinse i pugni, arrabbiato.
Non era solo il fatto che Nate avesse lasciato Oliver ad infastidirlo, ma l’atteggiamento, il modo in cui Nate si era comportato in quel pub.
C’era qualcosa che decisamente non andava per farlo comportare in quel modo e lui non si sarebbe fermato fino a che Nate non gli avesse confessato cosa fosse.
«Seth, non voglio che tu rimanga deluso» gli disse Josh con tristezza. «È stato brutto anche per noi. Non sappiamo nemmeno come aiutare Ollie, perché non vuole farcelo pesare. Ma si vede che sta male e non possiamo fare nulla. Non vogliamo nemmeno licenziare Nate, non ci sembra giusto, anche se il fatto di saperlo al ristorante non è piacevole per Oliver.»
«Mi piange il cuore al pensiero» disse Seth. «Oliver non se lo merita.»
«Lo so.»
«Andrò a parlare con lui domani mattina» ribadì Seth. «Potete tenere compagnia a Gary mentre lo faccio? Non voglio che si annoi la vigilia di Natale.»
Josh sorrise, abbracciando il ragazzo.
«Certo, non devi preoccuparti» gli disse. «Pensavo di invitare Oliver a trascorrerlo con noi, che cosa ne dici?»
«Sono d’accordo» sorrise Seth. «Anche se spero che domani le cose si smuovano.»


Eccomi qui!!! Finalmente sono tornata! Prima che mi linciate, aspettate di leggere il prossimo capitolo e una OS che inserirò presto situata proprio dopo il capitolo 7.
Abbiate fede in me.. Come ha detto la mia stupende beta, SNeptune84, sono miss fluff :)
A presto con il prossimo capitolo, un bacione
Sere

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 
Josh gli aveva dato l’indirizzo quella mattina a colazione, mentre Gary e Lucas si erano messi d’accordo per andare a fare la spesa insieme.
Seth era contento che Lucas avesse deciso di portare con sé l’altro ragazzo, perché lui proprio non poteva rinunciare al suo proposito di parlare con Nate.
Scott abitava in quella casa con la sua compagna, e Nate era andato a stare da lui. Non sapeva nemmeno se fosse in casa, ma doveva almeno provare.
Suonò il campanello più volte prima che una ragazza dall’aspetto gentile andasse ad aprirgli la porta con un sorriso.
«Sono Seth, sto cercando…»
«Nate, immagino» disse la ragazza facendogli cenno di entrare.
Seth annuì con un sospiro, mentre lei lo accompagnava lungo il corridoio e gli indicava le scale.
«La sua stanza è la seconda a sinistra, ma non so in che condizioni sia, visto che è tornato tardi questa notte.»
Seth annuì, mordendosi il labbro.
«Senti…» disse la donna, fermandolo con il braccio. «Io non so cosa sta accadendo a Nate, e nemmeno Scott. Se tu puoi aiutarlo, ti prego…»
«Sono qui per questo» disse il ragazzo, seriamente. «L’ho incontrato ieri sera e ho capito che c’era qualcosa che non andava. Ma dov’è Scott?»
«È da Oliver» disse la ragazza con un sorriso stanco. «Va a vedere come sta; lo fa almeno una volta a settimana senza che Nate lo sappia. Vogliamo essere sicuri che Oliver non si senta troppo solo o altro.»
Seth storse il naso; per quanto ne sapeva lui, Oliver non era il problema. Era Nate quello su cui dovevano concentrarsi, il nodo della questione.
Annuì, riprendendo a salire le scale e lasciando la ragazza al piano di sotto.
Quando si trovò davanti a quella porta, bussò piano, ma non ottenne nessuna risposta. Così la aprì, trovandosi improvvisamente nel buio più totale.
Entrò senza curarsi di fare piano, con la chiara intenzione di rendere nota la sua presenza a Nate, che dormiva aggrovigliato tra le coperte. Con un gesto secco, si diresse verso la finestra e si sporse per aprire le imposte e lasciare entrare un po’ di luce.
«Julia… Mmm, ho ancora sonno» mormorò Nate con la voce impastata, girandosi dall’altra parte e rifugiandosi sotto al piumone.
«Non sono Julia, e credo che dovresti alzarti adesso, Nate Parker. Abbiamo molto di cui discutere.»
«Seth» mugugnò il ragazzo riconoscendo la voce.
Piano piano, uscì dal bozzolo di coperte, strabuzzando gli occhi per adattarli alla luce accecante.
Seth rimase immobile con le mani sui fianchi, continuando ad osservarlo con quel cipiglio severo che aveva assunto da quando era entrato in quella casa.
«Che ci fai qui, amico?»
«Amico un corno» disse il ragazzo irritato. «Pensavi davvero di farmi assistere a una scenetta come quella di ieri sera e fare come se niente fosse? Pensavi sul serio che avrei lasciato che ti rovinassi con le tue stesse mani? Sei idiota o cosa, Parker?»
Nate si stropicciò gli occhi e poi alzò le coperte per scendere dal letto. Aveva dei lividi lungo le braccia lasciate nude dalla t-shirt.
A quella vista, il volto di Seth assunse un’espressione preoccupata, e Nate lo liquidò con un’alzata di spalle.
«Non cominciare» disse. «Mi piace il sesso violento, qualche problema?»
Seth deglutì, disgustato. Cercò di calmare l’attacco di nausea; doveva resistere fino alla fine della conversazione.
«Questo non avresti proprio dovuto dirlo; non a me, Nate!»
Quando Nate si accorse di quello che aveva fatto, rimase per un attimo interdetto, poi si sedette sul bordo del letto per prendere la testa tra le mani e sospirare.
«Mi dispiace, Seth» la sua voce appariva infinitamente triste e sconfitta. «Non avrei mai dovuto dirti una cosa del genere, è stato imperdonabile da parte mia. Non stavo pensando.»
Seth annuì, prendendo la sedia della scrivania e andando a mettersi proprio di fronte all’amico.
«Perché non me ne parli, Nate?» fece, con tono più dolce. «Che cosa ti è successo per farti diventare così? Per farti essere la testa di cazzo che eri un tempo? Pensavo che fossi cambiato.»
Nate sospirò, mentre un groppo gli si formava nella gola.
«Io…» cominciò a parlare, mentre i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. «Io non lo so…»
«Sì che lo sai» disse Seth, prendendo una delle mani di Nate tra le sue. «Abbiamo sempre parlato di tutto, io e te. Perché dovremmo smettere ora?»
Nate annuì, cercando di calmarsi e di controllare i singhiozzi che ora lo scuotevano.
«È cominciato tutto per una sciocchezza» iniziò a raccontare. «Ero con mio padre e improvvisamente abbiamo cominciato a parlare del mio rapporto con Oliver. Ha cominciato a dire che secondo lui la nostra convivenza non andava bene, che io ero troppo giovane per prendermi un tale impegno e che forse mi sarei dovuto trasferire da lui e mia madre per un po’. Io mi arrabbiai tantissimo e tornai a casa furioso. Raccontai tutto a Oliver, sperando di avere un appoggio, e invece lui capiva mio padre. Mi disse che era normale per un padre preoccuparsi in quel modo del figlio. Da lì cominciarono i veri problemi. Oliver mi aveva consigliato di andare a stare per un po’ da mio padre, per vedere se così le cose andavano meglio, se saremmo riusciti a mantenere comunque una relazione… Io non ero d’accordo, quindi rifiutai. Mi sembrava di vivere in un mondo dove più nessuno mi capiva, e tu eri lontano. Ho odiato profondamente mio padre: per me era poco più di uno sconosciuto che cercava di mettere becco nella mia vita privata, che cercava di togliermi la cosa più importante di tutte, e Oliver glielo stava permettendo.
Ho cominciato ad uscire e fare tardi la sera solo per non sentire Ollie che tornava sempre su questo argomento, e ho smesso anche di rispondere a mio padre. Non volevo più sentirlo e non volevo più vederli. Non riuscivo a sopportare tutto questo. Io amo tanto Oliver, ma a volte non capisce quanto per me sia stato destabilizzante il fatto che in un anno la mia vita sia stata completamente ribaltata. Io non mi riconoscevo più, avevo paura di tutto, ormai. Ho cominciato a pensare che forse non ero all’altezza di Oliver, per questo insisteva tanto per mandarmi via da casa sua. Così ho fatto la cazzata più grande di tutte. Una sera, mentre ero ubriaco, sono stato con un altro.»
Seth spalancò gli occhi incredulo, mentre Nate annuì con tristezza.
«Non sono mai arrivato fino in fondo, ma ci sono andato dannatamente vicino, credimi. Quando mi sono fermato, sono corso a casa e ho raccontato tutto a Oliver. Non so cosa mi fossi aspettato, ma non di certo quello che è successo. Mi ha detto che mi capiva, che era un periodo difficile e che non si sarebbe arrabbiato per il mio piccolo errore.
Mi sono sentito così male, Seth! Io non volevo che mi capisse; volevo che mi reclamasse, che mi prendesse a pugni e che mi dicesse che ero stato un stronzo viziato. Volevo che mi facesse smettere di comportarmi così.»
Ora Nate stava piangendo apertamente, mentre le sue lacrime bagnavano le mani di Seth, intrecciate con quelle del ragazzo.
Seth sentì formarsi un groppo nella sua stessa gola, così si alzò e si risedette di fianco all’altro, cingendogli le spalle con un braccio e lasciando che Nate seppellisse il suo viso nella piega del collo.
«Avresti dovuto dirglielo cosa ti passava per la testa» disse Seth, carezzandogli dolcemente la schiena e poggiandogli un bacio leggero sulla tempia. «Noi ne abbiamo passate tante, Nate. Fin troppe. Non lasciare che tutto si rovini per una crisi. Devi affrontare i tuoi demoni.»
«E come?»
«Parla con Oliver, parla con tuo padre. Di’ loro quello che senti.»
Seth lo abbracciò più stretto, sentendo che l’amico pian piano si rilassava.
«Mi sembrava di essere circondato da sconosciuti» disse Nate, tristemente. «Anche Ollie sembrava uno straniero ai miei occhi. Tu eri l’unico che mi conosceva abbastanza per capire, ma eri troppo lontano.»
Seth rise, sentendo quelle parole.
«Devi permettere a Oliver di conoscerti come ti conosco io, devi permettere a tuo padre di fare il padre, facendogli capire i suoi limiti.»
«Ci volevi tu per farmelo capire.»
«Sì.»
Si sorrisero a vicenda, tra le lacrime che ancora appannavano la loro vista, e tutto sembrò più calmo.
 
Seth tornò a casa nel pomeriggio. Lui e Nate avevano trascorso la giornata in giro, dopo che l’altro ragazzo aveva accettato di uscire un po’ assieme a lui.
Avevano parlato tanto, si erano sfogati a vicenda e si erano detti tutto. Seth aveva raccontato a Nate di Jimi e di Gary, non nascondendogli la sua attrazione per il secondo.
Quando il ragazzo era rientrato a casa, aveva trovato tutti seduti in salotto. Lucas e Josh guardavano un film natalizio sul divano mentre Gary, seduto sulla poltrona davanti al camino, stava leggendo.
Seth si scrollò la neve dal cappuccio e fece cenno a Gary di seguirlo.
Il ragazzo posò il libro sulla poltrona e si alzò per andargli incontro.
«Che ne dici di andare a fare quattro passi sulla neve? Per prendere un po’ d’aria.»
Gary sorrise, annuendo.
«Vado a prendere il giubbotto, aspettami qui.»
Mentre Seth lo attendeva, Lucas alzò lo sguardo verso di lui.
«Come è andata?» chiese diffidente.
«Pare bene» disse Seth con un sorriso. «Non dire niente ad Oliver, però. Non so quanto bene sia andata.»
«Va bene così» sorrise. «Oliver starà bene.»
«Lo spero, altrimenti farò un’altra chiacchieratina con quell’idiota di Nate e questa volta non sarò così comprensivo.»
Gary li raggiunse. Si era già infilato il giubbotto, i guanti e il cappello di lana. Sorrideva come un bambino, così Seth non attese altro. Lo prese per mano e lo condusse fuori, salutando con un vago gesto della mano gli altri due.
«Che cosa sei andato a fare dal tuo amico?» chiese Gary mentre scendevano insieme il vialetto, attenti a non scivolare per il ghiaccio.
«Dovevamo chiarire un paio di cosucce» disse Seth, senza lasciare la sua mano.
Raccontò a Gary della storia di Oliver e Nate, spiegandogli anche il perché era rimasto così sconvolto quando aveva visto Nate con un altro uomo.
Gary era molto dispiaciuto per lui, ma non capiva perché Seth, tra tutti, era stato l’unico a far ragionare Nate.
«Devi sapere che io e Nate ci conosciamo da anni e… diciamo che abbiamo un passato in comune.»
«Siete stati insieme?» chiese Gary, perplesso.
«Oh no, non è proprio così…»
Mentre camminavano, erano giunti ad un piccolo parco, con le panchine ricoperte di neve. Si appoggiarono allo schienale di una di queste, per evitare di bagnarsi troppo i pantaloni sedendosi sopra.
Seth prese un profondo respiro e sentì che era arrivato il momento. Era da un po’ che pensava di sfogarsi con Gary. Così gli raccontò di Steve, di tutto quello che era successo gli anni prima, di quando aveva salvato la vita a Oliver e di come era finito per davvero ad essere praticamente adottato da Josh e Lucas. Non tralasciò nulla di nulla.
Gary ascoltava la storia inorridito. Aveva capito che Seth era rimasto ferito in passato, ma non poteva immaginare fino a che punto.
Ora capiva quanto malsano doveva sembrare agli occhi del ragazzo il suo rapporto con David, visto che lui in prima persona aveva provato qualcosa che gli assomigliava, anche se molto peggio.
Se ne dispiacque; Seth era l’ultima persona al mondo che meritava questo.
Quando Seth finì di raccontare, a Gary venne istintivo avvicinarsi per abbracciarlo e stringerlo forte a sé.
«Sei diventato come un angelo custode, sai?» gli disse. «È vero, altri hanno salvato te, ma ora sei tu quello che salva. Hai salvato me in un momento orribile della mia vita, sei tornato qui da nemmeno un giorno e salvi uno dei tuoi migliori amici dall’autodistruzione. Devi essere orgoglioso di questo.»
«Lo sono,» rispose Seth, «anche se a volte è tremendamente difficile andare avanti, quando il peso dei ricordi ti schiaccia come un macigno. Quello che è successo con Nate mi ha un po’ abbattuto, se devo essere sincero.»
«È normale che sia così, ma non farlo. Vedrai che si sistemerà tutto, anche grazie al tuo aiuto.»
«Sei dolce a dirmi così.»
Seth aveva la testa poggiata sulla sua spalla, e lasciò che le palpebre si chiudessero, mentre inalava il profumo di Gary.
Era così buono, così seducente, che per un attimo si dimenticò i suoi propositi e rimase semplicemente lì, lasciandosi coccolare un po’.
In fondo, meritava anche lui un po’ di affetto.
«Sei stato molto coraggioso ad affrontare Steve» disse Gary carezzandogli la schiena con movimenti circolari. «Non tutti avrebbero avuto il sangue freddo che hai avuto tu.»
«Ero suo schiavo, praticamente. Ma dopo che ho visto quanto in là voleva spingersi, mi sono accorto di chi era in realtà. Era un mostro, un mostro orribile e senza scrupoli che voleva soltanto sfruttarmi e poi buttarmi via.»
«Che fine ha fatto dopo che è stato arrestato?»
«Sì è tolto la vita quando ha capito che Nate non sarebbe mai potuto essere suo.»
Gary rabbrividì, ma il suo sguardo era risoluto.
«Meglio così, un mostro del genere non merita nulla» disse impietoso.
Quel pazzo aveva fatto soffrire Seth, l’aveva usato e umiliato. Seth, che era una delle persone più dolci che lui avesse mai incontrato.
Un’urgenza strana lo assalì, e corse con le mani a circondare le guance del più piccolo, facendo alzare il suo viso per poterlo guardare occhi negli occhi.
«Sei una delle persone più forti che io conosca. Pochi sarebbero riusciti a riprendersi dopo quello che hai passato. Persino il tuo amico ha avuto un crollo. Tu invece sei rimasto su, sei diventato una roccia e…»
Non riuscì a parlare, troppo preso dall’emozione. Non si accorse nemmeno di come aveva fatto, ma le sue labbra erano scese su quelle di Seth.
Più che un bacio, il loro era un premersi le labbra a vicenda. Seth era stato totalmente colto impreparato dall’assalto di Gary, ma non era per niente interessato a spostarsi. Tutt’altro, continuava a premere le sue labbra contro quelle dell’altro mentre una serie infinita di brividi gli aveva percorso la schiena fino ad annidarsi in basso.
D’istinto, strinse le braccia attorno al corpo dell’altro e si fece più vicino, per quanto i cappotti imbottiti glielo permettevano.
Gary sarebbe voluto andare oltre, permettere alla sua lingua di insinuarsi nella bocca di Seth per assaporarlo, ma improvvisamente l’altro ragazzo si allontanò da lui, liberandosi dal suo abbraccio.
«Non posso farlo, Gary.»
Aveva parlato con tranquillità, nella voce. Non c’era l’ombra di un tormento nel suo no.
«Non posso, non sono ancora pronto ad andare avanti dopo Steve.»
«Ma con Jimi ci sei stato» fece Gary confuso, mentre si stringeva le labbra per riassaggiare il sapore dell’altro.
«Sì, ma tu non sei Jimi.» Seth sorrise. «Tu saresti molto di più, tu saresti qualcosa di serio che sinceramente non sono pronto a gestire.»
Allora anche Gary sorrise, capendo quello che il ragazzo intendeva.
«Hai ragione» gli disse. «Nemmeno io dovrei farmi coinvolgere ora. Sono appena uscito da una storia importante chiusa in modo poco felice. Devo avere un po’ di tempo per metabolizzare.»
Seth allungò la mano verso di lui e Gary la prese.
«Ora torniamo a casa» disse. «Domani è Natale, e dobbiamo aiutare Lucas e Josh a organizzare il pranzo, visto che loro saranno per metà della mattina al ristorante per vedere che sia tutto in ordine.»
«Ma Nate non lavorerà questo Natale?» chiese l’altro.
«No, mi ha detto che Lucas l’ha lasciato a casa parecchi giorni, ultimamente. Probabilmente ha visto che non stava bene e ha assunto un altro chef per dimezzargli il lavoro.»
Gary rise.
«Lucas è furbo, per me sperava in qualcos’altro.»
 
La mattina di Natale, Lucas era andato al ristorante per controllare che tutto fosse in ordine, mentre Josh e Seth avevano cominciato a preparare tutto.
Oltre a Oliver, sarebbe arrivata anche la sorella di Josh, Allison con Christine (Seth non vedeva l’ora di vedere il pancione) e la madre di Lucas.
Gary e Seth non avevano più parlato del loro bacio, ma per tutta la mattina non erano riusciti a stare lontani l’uno dall’altro.
Le loro mai si sfioravano di continuo, causando sorrisetti nervosi e l’arrossire delle guance.
Josh li osservava di nascosto, ridendo felice. In quel momento si sentiva proprio come un genitore che vedeva il proprio bambino fare dei progressi dopo una brutta caduta.
Era orgoglioso di come Seth stesse venendo fuori dal guscio che si era costruito dopo Steve, e adesso era più sereno, sapendo che Gary avrebbe badato a lui.
Quando cominciarono ad arrivare i primi ospiti, Gary fu presentato a tutti e Seth gli disse di andarsi a sedere con gli altri in salotto per fare amicizia, mentre loro restavano in cucina a finire.
Una volta rimasti soli, Josh l’aveva preso da parte.
«Allora, non hai niente da raccontarmi?» chiese con un sorriso malizioso.
«Non capisco di cosa stai parlando» fece Seth, cercando di deviare il discorso.
«Di te e del tuo amico» fece l’altro. «Lo vedo come ti guarda, c’è qualcosa di diverso da ieri.»
Seth alzò le spalle, come a dire che lui non l’aveva notato, e prese ad affettare zucchine per tenersi occupato.
«Seth» Josh gli fermò la mano. «Guarda che a me fa solo piacere il fatto che tu ti stia lasciando tutto alle spalle. È un bene, lo sai?»
Seth annuì, commosso.
«E ora finisci di tagliare quelle zucchine prima che sia tardi.»
In quel momento, apparve in cucina la figura dei Lucas, con un sorriso che illuminava tutta la stanza.
«Indovinate chi non viene?» disse gongolando.
All’espressione perplessa degli altri due, disse: «Oliver. A quanto pare aveva da fare.»
Seth non si era mai sentito così soddisfatto di se stesso. Continuò a preparare allegramente il pranzo con una nuova consapevolezza dentro di sé. Finalmente il mondo stava girando dal verso giusto.
Dopo pranzo, quando tutti erano troppo pieni per fare altro oltre che parlare, Seth e Gary si appartarono sulle scale che conducevano al piano superiore, dividendosi una tazza di cioccolata calda, troppo pieni per mangiare altro.
«Ti vedo più sereno di quando siamo arrivati» disse Seth, poggiando leggermente la testa sulla sua spalla. «Non so, prima apparivi ancora tormentato e invece ora…»
«Lo sono» lo interruppe l’altro. «Sono più sereno. Stare con la tua famiglia ha funzionato, mi ha aperto gli occhi su molte cose. La tua è stata proprio un’idea geniale.»
Seth sorrise, mentre una delle sue mani si allungava per prendere quella di Gary.
«Lo so. Sono fantastici. Hanno aiutato me a stare meglio quando più ne ho avuto bisogno ed ero sicuro che avrebbero fatto lo stesso con te.»
«Ti devo tantissimo.»
Si voltarono l’uno verso l’altro, osservandosi negli occhi.
Seth sentì di nuovo il brivido che gli percorreva la schiena, e questa volta si inondò in tutto il suo corpo, mentre gli occhi verdastri di Gary correvano alle sue labbra.
Aveva di nuovo voglia di baciarlo.
Seth poteva quasi sentire il calore del suo respiro, appesantito dall’eccitazione della vicinanza, mentre l’altro era incantato dall’osservare quelle labbra meravigliose che aveva appena assaggiato.
Gary alzò una mano, portandola alla guancia di Seth, pronto ad accarezzarlo, ma il suono dei passi di qualcuno che si stava dirigendo in cucina interruppe l’attimo che si era formato.
Si staccarono velocemente, anche se non riuscirono a non concedersi una risatina per essere stati quasi colti in flagrante a pomiciare sulle scale di casa.
Era proprio una vacanza perfetta.
 
«Mi mancherai tantissimo.»
Josh sembrava non volerlo lasciar andare. C’era ancora un po’ di tempo prima che il loro aereo partisse, eppure l’uomo continuava a stringerlo compulsivamente.
Lucas intanto se la rideva, consapevole che avrebbe preso in giro il marito per tutta la settimana.
«Josh, mi stai stritolando…»
«Non ti vedrò fino alla primavera, lascia che ti tenga abbracciato per un po’. Crescete così in fretta…»
«Stai facendo di nuovo la casalinga disperata, amore» lo rimproverò Lucas sbuffando, mentre Josh non accennava a mollare il collo di Seth.
Dieci minuti dopo erano finalmente riusciti a liberarsi da un Josh in lacrime, per imbarcarsi sull’aereo che li avrebbe ricondotti a casa.
Gary era stranamente silenzioso, ma Seth era ben deciso a lasciarlo stare.
Sapeva che aveva delle cose a cui pensare dopo le vacanze passate con loro, soprattutto riguardo alla sua famiglia.
L’aveva visto spesso fissare il cellulare mordicchiandosi il labbro, come indeciso se chiamare o meno i suoi genitori.
Seth sperava ardentemente che lo facesse, che li chiamasse e chiarisse con loro. Sarebbe stato un ulteriore passo avanti per dimenticare definitivamente David.
Nonostante tutto, non disse nulla di quello che pensava al suo amico, temendo di risultare fin troppo invadente.
Quando arrivarono in aeroporto si divisero il taxi per tornare a casa e si salutarono sotto l’appartamento di Seth con un veloce bacio sulle labbra.
Seth non vedeva l’ora di riabbracciare Spike, ma la presenza di Gary, a cui era stato abituato in quei pochi giorni in Iowa, ora gli mancava.
Sapeva che si sarebbero potuti vedere in qualsiasi momento, ma era comunque triste sapere che quella notte non avrebbero dormito sotto lo stesso tetto.
Pensò per un attimo di chiamare Jimi e chiedere di raggiungerlo, poi cambiò idea, sistemandosi con il suo cane sul divano, pronto a guardare una maratona di film per tenersi compagnia.
Avrebbe mandato a Gary un messaggino la mattina dopo per chiedergli di fare colazione insieme.
Sì, era proprio un’ottima idea.
 
Tornare a casa non era mai stato così strano. Gary si rigirava il telefono tra le mani, indeciso su come cominciare quella conversazione.
Sapeva che era arrivato il momento di chiarire con la sua famiglia, ne era consapevole.
Voleva chiedere scusa; ora sapeva il danno che aveva fatto alla sua famiglia, mentendo e fingendo per tanto tempo.
Non si rimangiava nulla, non era tipo da lasciarsi prendere dai rimpianti. La sua storia con Dave gli aveva insegnato tante cose, e ora poteva dire di essere cresciuto e maturato.
Doveva ritrovare la sua strada, sentimentalmente parlando, e l’avrebbe fatto con Seth. Sorrise al pensiero del ragazzo. Era adorabile, e lui già sentiva che se ne stava innamorando.
Non voleva dirlo a voce troppo alta, perché sapeva che era passato troppo poco tempo da quando aveva chiuso definitivamente con David, e dire “ti amo” a Seth ora non sarebbe stato giusto.
L’avrebbe aspettato, sperava non troppo, fino a che il ragazzo non fosse stato pronto a concedersi a lui.
Compose il numero a memoria, accostando il telefono all’orecchio e lasciando che squillasse.
Sentì la voce di sua madre dall’altro capo, e Gary si prese un attimo per sorridere prima di rispondere a sua volta.


Pubblico ora il capitolo perché non so se oggi pomeriggio potrò avere internet, visto che sono ancora in quel di Bologna :)
Spero tanto che vi piaccia! Un bacio al volo e ci vediamo domenica con la OS 
Sere <3

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 
Primo appuntamento.
Seth non poteva crederci che stava fissando una serie di combinazioni di vestiti stesi sul suo letto per un primo appuntamento.
Jimi, intanto, lo guardava davvero molto divertito.
«Non sai cosa metterti, per caso?»
Seth gli avrebbe voluto tirare un pugno, perché gli stava praticamente dando della donnetta, ma decise di contenersi, sperando che ci pensasse Spike (che aveva appoggiato la sua testa sulla gamba dell’altro) a riempirlo di bava e peli.
Vendetta.
«Non è questo il problema, ma siccome Gary è un romanticone da film, ha avuto la geniale idea di non dirmi dove saremmo andati. E io mi vestirei volentieri con jeans e felpa, ma non voglio fare brutta figura.»
Jimi scoppiò di nuovo a ridere, trovando la situazione assurda oltre ogni limite.
«È carino, dai» rise di nuovo, meritandosi un’occhiataccia da parte di Seth.
«Non provarci nemmeno a prenderlo in giro. Non è carino, è adorabile. Non ho mai avuto un ragazzo adorabile.»
«Adorabile, certo.» Jimi non la smetteva di ridere. «Spero che non ti aspetti di essere passivo anche con lui perché è chiaramente…»
«Jimi, non mi interessa!»
Aveva decisamente bisogno di una pausa, o sarebbe scoppiato. Aveva già bevuto quattro caffè, chiamato Nate due volte ed era andato persino a correre, ma nulla era servito ad attenuare la sua ansia.
«Sei troppo teso» disse Jimi allora, con voce più calma e meno derisoria. «È un appuntamento, non l’apocalisse zombie. Domani sarai ancora vivo.»
Seth annuì.
«Sei troppo fissato con gli zombie. E comunque il problema è che non ho mai avuto un appuntamento e a Gary ci tengo troppo per sbagliare qualcosa» cercò di spiegare, ma capendo benissimo quanto quelle parole fossero esagerate persino alle sue orecchie.
«Non lo farai, smettila di preoccuparti.» Jimi sorrise benevolo, cercando di non scoppiare di nuovo a ridere o a prendere in giro Gary.
«Insomma, lui ti muore dietro da quando stava con lo sposato; io fossi al tuo posto non mi preoccuperei minimamente.»
«Pff» sbuffò il più piccolo, mettendosi le mani nei capelli.
Sarebbe certamente morto prima di sera. Guardò un’ultima volta i vestiti che aveva selezionato e scelse. Avrebbe indossato felpa e jeans; se non era adatto al luogo in cui andavano, beh, la colpa sarebbe stata di Gary e non sua. Non era un fottuto indovino.
Con il broncio, prese a impilare i vestiti che non gli servivano per rimetterli nell’armadio, mentre Jimi continuava a scoppiare a ridere, alternando a fasi in cui cercava di trattenersi.
Nonostante il fastidio per le prese in giro, era contento di averlo lì. Era servito a sdrammatizzare la situazione e a non fargli pensare a ciò che stava per accadere.
Stava per uscire, con un ragazzo… Un ragazzo a cui teneva tantissimo.
Sorrise al pensiero, chiedendosi se quella sera si sarebbero baciati di nuovo. Sentiva il desiderio di assaggiare le labbra di Gary da quando aveva assaporato il loro gusto quel pomeriggio durante le vacanze.
«A che pensi, Seth?» La voce disturbante di Jimi si insinuò nella sua mente. «Oddio, già stai pensando alle cosacce? Lo sapevo che eri un pervertito, ma almeno aspetta…»
«Jimi!»
 
Gary era pronto; aveva organizzato tutto nei minimi dettagli e niente sarebbe andato storto. Non aveva detto a Seth dove voleva portarlo solo perché voleva farglielo scoprire a poco a poco. Voleva completamente mettersi a nudo con lui, quindi aveva pensato di fargli scoprire i posti della sua adolescenza: la tavola calda dove lui e i suoi amici andavano a mangiare hamburger, il cinema dove trascorrevano i sabato pomeriggio, i campi fuori città dove andavano a giocare a football o a pomiciare.
Voleva che scoprisse quanto più poteva sul Gary che era stato prima di incontrare lui, ma soprattutto prima di David, quando era ancora spensierato e innamorato, ma non sfruttato.
Sam l’aveva aiutato a programmare tutto, mentre Clara, stranamente silenziosa, aveva passato il pomeriggio a leggere e poi si era rintanata in camera ad ascoltare Adele a tutto volume.
Fu in quel momento che Gary capì che qualcosa non andava affatto bene.
«Che succede a Clara?» chiese a Sam mentre finivano di preparare i popcorn per gustarsi il meritato riposo guardandosi insieme Criminal Minds.
«Non lo so» rispose Sam un po’ troppo in fretta. A Gary non sfuggì il movimento degli occhi dell’amico, che si abbassarono evitando il contatto visivo.
«Mi nascondi qualcosa?» chiese diretto, trovando strano il comportamento dell’altro.
«No, ma che dici?» fece, di nuovo con quello strano tono.
«Senti, se Clara si è confidata con te, posso capirlo…»
«Ecco… sì, diciamo di sì» disse Sam mordendosi il labbro. «Ma non sono cose troppo segrete, per cui penso di poterti anche raccontare.»
«Quindi?»
Si sedettero insieme sul divano e fecero partire il lettore dvd. Mentre il telefilm iniziava, Sam si sedette più comodo e cominciò a parlare.
«L’altro giorno Clara mi ha confidato che si vede con questo tizio da un paio di mesi. Sono solo amici con benefici, o almeno lo erano fino a qualche giorno fa.»
«Non sapevo che Clara avesse uno scopamico» fece Gary perplesso.
Non poteva credere di non essersi minimamente accorto di una cosa simile.
«Che brutta parola» Sam fece una smorfia. «Non mi piace, meglio amici con benefici. Comunque Clara mi ha detto che questo suo amico le ha chiesto di diventare qualcosa di più. Voleva un appuntamento con lei.»
«Ma Clara non è pronta» concluse Gary. Aveva capito ormai che la ragazza non desiderava alcuna relazione seria.
Più volte, durante le loro chiacchierate, lei aveva sottolineato su quanto stesse bene single e su quanto si stesse godendo il college.
«Vuoi fargliene una colpa?» disse così a Sam. «Insomma, io sono un inguaribile romantico, ma Clara è sempre stata una persona pratica e ha sempre detto di non volere una relazione seria. Credo che per lei sia meglio così, per ora.»
«Beh, secondo me invece dovrebbe dare al tizio una possibilità. Potrebbero stare molto bene insieme e lei non può saperlo finché non ci esce almeno una volta, no?»
Gary lo guardò sorpreso e perplesso. Non credeva di poter sentire quelle parole dalla sua bocca, ma evidentemente Sam era più sensibile di quello che pensava.
«È una scelta sua, noi possiamo soltanto consigliarla» concluse, guardando perplesso Sam che sbuffava. Sapeva che i due amici erano molto legati, ma pareva che questa volta il ragazzo l’avesse presa un po’ troppo a cuore.
 
Seth si era calmato un po’ nel pomeriggio, cercando di non pensare a quello che l’aspettava quella stessa sera.
Era emozionato a dir poco, e quando Jimi l’aveva lasciato da solo aveva cercato di combattere l’ansia guardando programmi su Real Time. Aveva spento quando si era reso conto che gli era venuta una gran fame a guardare Gordon Ramsey e Buddy il pasticcere.
Si sentiva ancora un idiota, l’ombra della risata di Jimi nelle orecchie.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che per un attimo non sentì il suo telefono che squillava; era una canzone di Katy Perry, la suoneria personalizzata di Gary.
«Pronto.»
«Ehi!» La voce di Gary era allegra, e Seth poté benissimo sentire il suo sorriso premuto contro il microfono del cellulare.
«Non mi avrai chiamato per disdire?» chiese nervosamente.
Gary ridacchiò del suo tono preoccupato.
«Ma certo che no» disse con dolcezza. «Volevo solo sapere come andavano i preparativi. Se era tutto ok, insomma!»
A quel punto si rilassò anche Seth, mordicchiandosi allegramente il labbro per l’imbarazzo della sua affermazione.
«Va tutto bene, anche se devo ammettere che mi hai messo in difficoltà sulla scelta degli abiti.»
Gary scoppiò allora in una sonora risata.
«Vestiti casual, non faremo nulla di troppo particolare. Ma vorrei che lo scoprissi stasera e non prima, se non è un problema.»
«Non lo è affatto» fece il ragazzo molto più tranquillo.
«Non vedo l’ora, lo sai?»
«Anche io. Sono molto eccitato all’idea che finalmente avremo un appuntamento come si deve.»
In cui potrò baciarti.
Seth arrossì a quel pensiero, come un adolescente alla sua prima cotta. Ma non se ne curò affatto; aveva davvero troppa voglia di baciare Gary, e questo era chiaramente un segnale che era pronto per lasciarsi andare con lui.
Dopo Steve non era mai riuscito ad essere così sciolto e rilassato con qualcuno al punto di desiderare di baciarlo solo per sentire la sua vicinanza, senza necessariamente un retroscena sessuale.
Dopo Natale aveva capito che era pronto a riprendere in mano la sua vita, ed ora non vedeva il momento di cominciare.
«Va bene, ora ti lascio» fece Gary, riportandolo bruscamente alla realtà. «Ho qualche commissione da fare, come essere l’autista di Clara per il pomeriggio. Ci vediamo stasera, allora! Passo a prenderti io.»
«Ok, e guida piano.»
Sorrise nel sentire il tono divertito di Gary alla sua affermazione. Era davvero felice; non riusciva nemmeno a ricordare quando era stata l’ultima volta che era stato così felice in tutta la sua vita.
Gli era sempre sembrata una scemata, ma non poteva credere di sentire anche lui quelle famose, dannate farfalle allo stomaco.
Eppure le sentiva ogni volta che pensava a Gary, ogni volta che era vicino a lui.
«Lo farò, guiderò piano» disse il ragazzo con un tono di voce più basso. «Solo per te.»
 
Gary e Clara avevano deciso di andare a fare la spesa insieme. Era stato il ragazzo a proporlo, perché aveva un’idea in testa, ma doveva prima trovare un riscontro.
Dopo aver parlato con Sam, una lucina si era accesa nella sua testa.
«Allora, Sam mi sembrava un po’ triste oggi» disse, mentre stavano fermi ad un semaforo. «Sai per caso se gli è successo qualcosa?»
Clara si voltò a guardarlo, poi si agitò sul sedile.
«Guarda che se si è confidato con te, lo capisco. Solo che magari un’opinione maschile…»
«Effettivamente mi piacerebbe sentire la tua opinione» disse lei. «Sai… per come aiutare Sam.»
Gary annuì, cercando di trattenere un sorriso.
«Mi ha confidato che si vede con una ragazza. È quella che si può definire una scopamica, anche se devo dire che odio proprio questo termine!»
Bingo, lo sapevo che mi nascondevano qualcosa, questi due!
«Si frequenta con lei da un bel po’, e credo che entrambi fossero partiti con l’idea di rimanere sul piano puramente fisico. Ma Sam l’altro giorno ha deciso di chiederle un appuntamento.»
«E che cosa è successo? Sono usciti insieme ed è andato male?» fece Gary, facendo finta di essere troppo concentrato sulla guida per guardarla in faccia.
«No, lei gli ha detto che non vuole evolvere la loro relazione. Insomma, vuole che rimanga sul piano fisico. A quanto ho capito è una ragazza che non si lega mai, e Sam pensa di essersi innamorato di lei.»
«Accidenti, capisco perché era così giù, oggi» disse Gary, continuando nella sua recita. «Certo che un’opportunità avrebbe anche potuto dargliela. Non dico che debba proclamargli amore eterno, ma una possibilità se la merita. E poi, credo che Sam si sia innamorato sul serio. Non l’avevo mai visto ridotto in quello stato per una delle sue ex. Ci deve essere qualcosa di veramente speciale in questa ragazza per averlo colpito così tanto. Vorrei davvero che, chiunque essa sia, gli dia almeno una possibilità per dimostrarle che insieme possono funzionare.»
Clara sospirò.
«Non è facile, magari lei non prova per lui le stesse cose, oppure non vuole che il loro rapporto si rovini. In fondo non sappiamo nulla di questa tizia, come puoi sapere quali son le motivazioni che la spingono? E se poi si lasciano e il rapporto con Sam si perderà per sempre?»
«Lo farà comunque» disse Gary. «Non sono il migliore in campo di relazioni, visto che quella più importante che ho avuto è stata con un uomo sposato tendente al controllo, ma posso dirti che a lungo andare, quando ti piace qualcuno così tanto, l’amicizia ne risente. Non si può fingere di essere amici con qualcuno di cui siamo innamorati. Sam non durerà ancora a lungo con lei, se lei non gli dà un’opportunità. Lo conosco, finirebbe per soffrire troppo e la lascerebbe andare.»
«E quindi, che pensi che dovrei dire a Sam?»
«Digli di richiamare la ragazza e convincerla ad una cena. Se poi lei non cambierà idea potranno continuare a fare sesso, ma non credo che Sam resisterà a lungo in questo stato. Spero per lui che lei accetti.»
Clara si voltò verso il finestrino, senza replicare. Gary sapeva che la conversazione era finita e non voleva obbligare la ragazza a confidarsi nuovamente con lui. Aveva già ottenuto tutto quello che gli serviva per mettere insieme i pezzi.
Ora stava a quei due cercare di sistemare le cose tra di loro. Non vedeva l’ora di rivelare che aveva capito tutto nonostante i loro patetici tentativi di tenere tutto nascosto.
Quando finirono di fare la spesa, Gary aveva notato che la ragazza aveva mandato diversi messaggini. Si erano fermati in un caffè per bere qualcosa e Clara si era subito rintanata in bagno. Preso dalla curiosità, non aveva resistito ad aprire il telefono e a controllare i messaggi inviati. Sapeva che Clara l’avrebbe ammazzato se l’avesse visto, quindi cercò di fare il più in fretta possibile.
Stasera alle 7! E voglio mangiare sushi, quindi vedi di prenotare. C.
Sorrise soddisfatto del suo lavoro, rimettendo a posto il telefono prima che la ragazza tornasse. Sono proprio un ottimo cupido, pensò orgogliosamente.
 
Era tutto pronto, era tutto perfetto. Si era fatto la doccia, la barba e si era anche spuntato i capelli, che cominciavano ad essere troppo lunghi e gli coprivano gli occhi.
Si era vestito, si era messo il profumo e aveva sparso la crema sul viso per evitare che ci fossero brufoli indesiderati dell’ultimo minuto.
Aveva preso tutto e messo in un borsello, portato il cane dalla padrona di casa e chiuso tutte le finestre.
Ora era semplicemente seduto sul divano con in mano il telecomando, aspettando che arrivasse Gary per portarlo nel luogo segreto del loro appuntamento.
Aveva anche considerato l’assurda idea di portare preservativi, ma poi ci aveva ripensato.
Era un primo appuntamento, non doveva portarli. Doveva fare le cose con calma e…
Sarebbe morto prima di sera, ne era certo.
Aveva trasformato una semplice uscita con un ragazzo nell’evento del secolo e ora non riusciva a trovare nessun modo per rilassarsi.
Si diede mentalmente dell’idiota, ma per lui era troppo importante che tutto fosse perfetto. Nate, quella mattina, gli aveva detto che lo meritava. Meritava di essere felice, una buona volta.
E se anche Nate era riuscito ad esserlo – di nuovo – con Oliver, allora lui poteva provarci con Garreth.
Ormai era solo lui che si impediva di essere felice, non lasciandosi andare una buona volta.
Forse l’universo cercava di dirgli che era davvero ora di andare avanti e lasciarsi il passato alle spalle. Forse era il momento di diventare qualcun altro, e lasciare che il Seth solo e spaventato dal mondo rimanesse indietro, in un passato che non ricordava volentieri.
Aveva persino smesso di fare incubi dal famoso pomeriggio del bacio. Prima Steve continuava a fargli visita nei suoi sogni, mentre ora pareva averlo lasciato in pace.
Lo schermo del suo cellulare si illuminò all’improvviso.
Potrai mai perdonarmi, c’era scritto, sono in ritardo, non arrabbiarti. Cercherò di sbrigarmi ed essere da te il prima possibile. Non vedo l’ora di vederti. Gary xxx
A Seth venne da ridere, come se davvero qualche minuto di ritardo potesse influire sull’opinione che aveva dell’altro meraviglioso ragazzo.
Era già grato per tutto quello che stava facendo: l’appuntamento, la sorpresa, tutto quanto. Non poteva chiedere di meglio.
Siccome avrebbe dovuto aspettare ancora un po’, si diresse in cucina per bere un bicchiere d’acqua. Finalmente si sentì calmo. Stava per accadere, di lì a poco avrebbe avuto il suo primo vero appuntamento con un ragazzo che gli faceva girare la testa.
Non c’era tempo per tirarsi indietro, non c’era tempo per cambiare idea. Stava per accadere e tutta l’ansia provata in quella giornata assurda pareva essersi volatilizzata misteriosamente.
Ora Seth voleva solo che Gary arrivasse e che la serata cominciasse. Non stava più nella pelle.
 
Gary era arrabbiato. Proprio quella sera Sam e Clara avevano deciso di combinare il più grande disastro della storia?
Quando si erano parlati e avevano capito che Gary sapeva, Clara era andata su tutte le furie, perché non voleva rivelare la loro storia all’amico, mentre Sam, stanco del comportamento della ragazza, le aveva detto che tra loro era finita, se entro quella sera non avesse dato una definizione del loro rapporto.
Li aveva sentiti litigare per più di quaranta minuti quando aveva fatto irruzione in salotto per farli smettere.
Dopo un lungo discorso, era riuscito a farli ragionare e finalmente i due avevano deciso di andare sul serio a cena.
Però, Gary era irrimediabilmente in ritardo.
Odiava questo, odiava il fatto che il suo primo appuntamento con Seth stava partendo con il piede sbagliato. Era troppo importante per lui che tutto fosse al posto giusto.
Non era mai stato così, con Dave. E sapeva che fare paragoni era la cosa più sbagliata, ma non poteva impedirsi di pensare al fatto che con Dave non era mai stato libero di esprimersi, di portarlo fuori, di fargli delle sorprese.
La loro relazione doveva restare assolutamente nascosta, per cui non c’era mai stata la possibilità di viverla appieno.
Non si rendeva conto di quanto si stesse perdendo, mentre con Seth poteva innamorarsi di lui alla luce del sole, poteva baciarlo tranquillamente al ristorante, poteva presentarlo alla sua famiglia senza che nessuno avesse nulla da obiettare (a meno che non fosse uno stronzo omofobo).
Ed era bello vivere la vita in questo modo.
Finalmente riuscì a partire da casa. Era già in ritardo, ma Seth gli aveva detto che non c’era nessun problema e che l’avrebbe aspettato.
Si era fermato persino a prendere un mazzo di fiori, non sapendo se il ragazzo più piccolo si aspettasse qualcosa del genere. Sapeva che anche lui non era abituato agli appuntamenti, quindi voleva impressionarlo il più possibile.
Quando fu sotto casa sua, un sorriso gli comparve sulle labbra. Parcheggiò l’auto e fece un respiro profondo, pronto a suonare il campanello.
Quella sarebbe stata la loro serata.

 



Ahah! Lo so che la Ila (SNeptune84 che ha betato questo capitolo :3) vi ha spaventati con quel commento su Facebook, ma come avete visto era uno scherzetto ahaha!! Non c'è nulla di tragico in questo capitolo, e nel prossimo ci sarà il famoso primo appuntamento quindi fluff a volontà :3
Vi lascio il link della mia ask ->
 http://ask.fm/SerenaPalummieri

Qui potrete segnalarmi i prompt per delle OS incentrate sui personaggi di queste long, che troverete in questa raccolta ->  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1818499&i=1
Un bacio e a domenica prossima, se lo studio mi permette di finire il capitolo <3
Sere

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Seth saltò letteralmente dal divano quando udì il suono del campanello irrompere nel silenzio del suo appartamento.
Subito il suo cuore prese a battere velocemente, consapevole che stava per succedere.
Finalmente. Non stava più nella pelle.
Scese i gradini a due a due, tanto era impaziente di arrivare al piano terra. E Gary era lì, bellissimo, lo aspettava alla porta con quel suo sorriso che gli illuminava la serata.
Seth sorrise a sua volta, sentendosi arrossire. Non per l’imbarazzo; non era timido o cose del genere ma ancora sentiva di non meritare fino in fondo tutto quello che gli stava succedendo, per cui aveva paura che da un momento all’altro tutto finisse.
Davanti al viso felice di Gary, però, Seth decise di smetterla di pensare negativamente e di godersi la serata.
In fondo se lo meritava.
«È bello vederti,» disse Gary, la voce piena di emozione, «mi sei mancato.»
Si allungò per baciargli dolcemente la guancia e Seth ne approfittò per odorare il suo profumo, constatando che era buono come lo ricordava.
«Andiamo?» fece Gary indicando la macchina.
Il ragazzo annuì, andando allegramente a sedersi nel lato passeggero e cominciando subito a trafficare con la radio, timoroso che l’amico mettesse su un cd di Katy Perry prima che potesse fermarlo.
«Dove mi porti questa sera?» chiese quando l’altro si fu sistemato, accendendo la macchina.
«Sorpresa» disse con un sorriso malizioso. «Ma sappi che tutti i posti in cui ti porterò sono legati alla mia adolescenza. Voglio farti vedere come e dove sono cresciuto.»
Seth si rallegrò nel sentire qual era il programma di Gary; moriva dalla voglia di saperne di più su di lui e questa sarebbe stata l’occasione perfetta.
«Sembra promettente» commentò.
Gary gli fece l’occhiolino e finalmente si immise nel traffico. Erano pronti per la loro serata.
 
Guidò per un bel po’, portando Seth in una zona della città che non aveva mai visto. Era vicina a casa sua, ma evitò accuratamente di passare per quella strada. Ci sarebbe certamente stato tempo un’altra volta.
Non era ancora pronto all’argomento genitori, sebbene avesse fatto qualche passo avanti con sua madre.
«Per prima cosa andiamo a mangiare» gli spiegò. «Ti porterò in un posto dove passavo letteralmente le ore quando ero piccolo. Poi, se ti va, possiamo andare al cinema o a fare un giro.»
«La notte è giovane,» rispose Seth, «possiamo andare in entrambi i posti, se a te va.»
Certo che gli andava, non c’era nemmeno da chiedere.
Finalmente svoltarono in una via poco trafficata e, proprio lì di fronte, si apriva un fast-food. Seth si disse che avrebbe dovuto immaginare dove Gary voleva portarlo; sapeva che all’amico piaceva quel genere di cibo e poteva quasi vederlo, piccolo e sorridente, mentre passava i pomeriggi a bere un milkshake o a mangiare un muffin seduto sui tavolini di plastica.
«Mettiamo in chiaro una cosa» disse Gary mentre parcheggiava, bloccandolo prima che potesse aprire la portiera della macchina. «Non provare nemmeno a tirare fuori il portafoglio. Ho organizzato io questa serata e non voglio assolutamente che tu paghi qualcosa. Sei mio ospite, dovunque decidiamo di andare.»
Seth stava per protestare quando Gary gli mise un dito sulle labbra, facendogli segno di stare zitto.
«Non si discute, Seth.»
Allora il ragazzo annuì e sorrise. Non aveva senso non accontentarlo; avrebbe rimediato poi al secondo appuntamento.
Entrarono e, mentre Seth prendeva posto su uno dei tavolini, Gary andò subito ad ordinare. Non fece scegliere nemmeno a Seth, intenzionato a prendergli il suo menù preferito, memore del suo scopo di mostrargli com’era la sua adolescenza.
Tornò al tavolo quando gli dissero che c’era da aspettare qualche minuto.
Seth era lì, con la testa poggiata sul dorso delle mani a guardarsi in giro, con un sorrisetto divertito dipinto sul volto.
«A che pensi?» chiese Gary, sedendosi.
Seth si riscosse e gli regalò un sorriso.
«In realtà, a nulla di concreto. Sono fin troppo felice e non riesco a mantenere un pensiero logico in testa. Mi sembra di essere tra le nuvole.»
L’altro ridacchiò.
«Ottimo, vuol dire che sto facendo il mio lavoro» disse. «Dio, a stare qui mi sembra di essere tornato un ragazzino.»
Rimasero a chiacchierare del più e del meno fino a che il cibo non fu pronto. Fu di nuovo Gary ad alzarsi e ad andare a prenderlo, determinato ad essere un vero cavaliere per quella serata.
Proprio mentre si sedeva e si sistemava le vivande davanti a sé, alzò gli occhi e vide che lo sguardo di Seth era fisso sulla porta, letteralmente inorridito.
Volse lo sguardo anche lui, cercando di capire che cosa mai avesse visto per scioccarlo così.
David era appena entrato dalla porta del locale. Gary non poteva credere ai suoi occhi; si sentì pietrificato sul posto, il viso congelato in un’espressione sofferente.
Che cosa diavolo ci faceva lì quel bastardo?
Seth si era ammutolito, non era in grado di dire niente di intelligente. Non era solo per l’appuntamento rovinato, ma anche per Gary. L’altro era completamente sconvolto, e lui di certo non sapeva come reagire.
Entrambi non si sarebbero mai aspettati di incontrare l’uomo proprio il giorno del loro primo appuntamento, e se Seth fosse stato scaramantico, avrebbe pensato che non c’era modo peggiore per iniziare una relazione.
Gary continuava a rimanere immobile, nonostante le sue mani tremassero lievemente.
«Ehi!»
Seth le prese tra le sue, cercando di calmarlo.
«Tutto bene?» chiese, sapendo benissimo che la risposta sarebbe stata negativa. In realtà, voleva soltanto distoglierlo da quella specie di trance in cui era caduto.
«S-sì» mormorò tristemente Gary.
«Gary, vuoi che ce ne andiamo?» chiese allora Seth, consapevole che non sarebbero riusciti a cenare in pace con la presenza dell’uomo nello stesso locale in cui erano loro.
Questo sembrò riscuoterlo sul serio.
«No, certo che no» disse con voce ferma, riprendendo a guardare Seth negli occhi. «Non voglio permettergli di rovinare il nostro primo appuntamento. Ho fatto un programma per questa serata e non voglio che sia distrutta a causa sua. Io…»
«Gary» disse Seth con voce calma. «Io non credo che sia una buona idea.»
Si era sporto a guardare oltre la sua spalla e aveva visto entrare una donna e due bambine, che subito avevano raggiunto David. Era lì con tutta la famiglia, non c’era limite al peggio. Quando anche Gary se ne rese conto, fu preso dallo sconforto.
«Ehi, tranquillo» cercò di consolarlo Seth. «Possiamo andare da un’altra parte, se ti va. Che c’era nella tua prossima tappa del programm…»
«Adesso vado lì e…»
Stava quasi per alzarsi, ma Seth aveva fatto in tempo a fermarlo arpionandogli il braccio.
«No, Gary, no» disse, facendolo risedere a forza. «Non risolveresti niente. È suo diritto stare qui quanto il nostro, non possiamo dirgli di andarsene. Non è giusto.»
Gary sapeva che Seth aveva ragione però… c’era qualcosa di strano in tutto questo.
«Lo sa» disse.
«Che cosa?» Seth non capiva.
«Lo sa che stiamo uscendo insieme, per questo si è presentato qui. Sono un’idiota, la colpa è mia.»
«Come avrebbe fatto a saperlo?»
«È stato mio fratello» spiegò Gary. «È l’unico che non sa niente di tutta questa storia ed è l’unico con cui ho parlato di te. Deve aver incontrato Dave e tra una chiacchiera e l’altra gli ha detto dell’appuntamento.»
Gary si sentiva sul punto di piangere. Tutta la fatica che aveva fatto per organizzare la più bella delle serate con Seth era andata in fumo per colpa di David, ed ora non c’era più modo di rimediare.
Seth continuava a lanciargli occhiate guardinghe, cercando di finire il suo panino il più in fretta possibile, senza nemmeno toccare le patatine.
Gary non aveva più appetito. Si fece portare una busta dove ripose tutto il cibo e rimase con le braccia incrociate a sorseggiare la sua bibita per tutto il tempo.
«Non potremmo fare finta che lui non c’è?» fece Seth leggermente seccato. «In fondo così gliela dai solo vinta.»
«Non ci riesco, mi dispiace.»
Anche a Seth era passata la fame, ma si costrinse almeno a finire il panino.
Lui non l’avrebbe data vinta a David, sarebbe rimasto fino a che non fosse finito il suo cibo e poi se ne sarebbe andato. David non doveva avere il potere di cacciarlo da un fast-food.
Davanti alla sua espressione, Gary parve illuminarsi e capire. Chinò il capo, mortificato.
«Mi dispiace» disse. «Gli sto dando più importanza di quella che merita.»
«Allora non farlo» disse Seth risoluto. «Mangia con me, Gary. Tienimi la mano mentre mangi e dimostra a David che non può farti niente, che il suo giochetto non funziona con te.»
Gary sorrise, improvvisamente più sereno. Tirò fuori di nuovo il suo cibo e prese a mangiare, guardando solo Seth e catalizzando tutta la sua attenzione su di lui.
Ben presto si dimenticò di tutto il resto e non si accorse nemmeno delle occhiate che David gli aveva lanciato per tutto il tempo in cui erano stati lì.
 
Dopo l’incontro con David si sentivano entrambi troppo scossi per continuare l’appuntamento. Gary non voleva portarlo più al cinema, timoroso che l’altro avesse la stessa idea e li seguisse pure lì.
Non sapeva cosa frullava nella testa di Seth, e questo lo rendeva persino più nervoso, se possibile.
«Gary.» Seth lo chiamò, poggiandogli delicatamente la mano sull’avambraccio .«Ti va se facciamo un cambiamento al tuo programma?»
Gary annuì sconsolato, stringendo la mano di Seth con la sua.
«Andiamo a casa mia. Non per…quello» si corresse poi davanti all’espressione stranita dell’altro «Non sono ancora pronto, in quel senso. Solo, penso che in questo momento stare un po’ da soli, lontani dal mondo esterno non possa che farci bene.»
Gary annuì, d’accordo con lui.
Quando arrivarono, Seth diede a Gary una sua felpa piuttosto larga e un paio di calzoncini, mentre lui stesso si infilò una tuta per stare più comodo.
Si sedettero sul divano a piedi nudi e rimasero a fissarsi, senza bisogno di parole. Non si erano mai sentiti così vicini l’uno all’altro.
Gary si sentiva strano; pensava che rivedere David avrebbe riportato a galla vecchi sentimenti, invece tutto quello che sentiva era l’irrazionale paura che a Seth desse fastidio.
Quello che lo tormentava era che il ragazzo si sentisse offeso dalla presenza del suo ex, perché per lui l’ex non voleva dire nulla.
Carezzò dolcemente la guancia di Seth, allungandosi per far strofinare i loro nasi.
«Hai dei bellissimi occhi» disse.
«Grazie.» Seth arrossì. «E tu hai delle bellissime labbra.»
«Lo so» disse Gary, poi rise istericamente e si corresse. «Volevo dire... grazie.»
«Smettila di fare il modesto.»
Si baciarono; avevano rimandato anche troppo. Non fu un bacio dettato dall’urgenza, ma fu più un qualcosa di dolce e scherzoso, un qualcosa di divertente.
Sorrisero nel bacio e si lasciarono trascinare lungo il divano. Seth sotto e Gary sopra di lui, con le gambe allacciate saldamente ai suoi fianchi.
«Ti peso?» chiese.
Seth scosse la testa e portò le mani dietro la sua nuca, per spingerlo verso il basso e baciarlo di nuovo, con dolcezza.
Rimasero a baciarsi per diversi minuti, consapevoli solo l’uno dell’altro finché l’esigenza di riprendere fiato non li costrinse a fermarsi.
«La prossima volta che usciamo» disse con un sorriso, «decido io dove andare.»
«Non immaginavo che David…»
«Ehi!» lo interruppe Seth con un sorriso e una carezza. «Stavo scherzando. So che non è colpa tua se quello si è presentato lì. Ma le cose non vanno bene in questo modo.»
«Che intendi dire?» fece Gary alzandosi leggermente e guardandolo perplesso.
«Che non possiamo avere la paura di incontrarlo ogni volta che usciamo» disse Seth con un sospiro. «Devi parlare con lui.»
«Cosa?» Gary si alzò per mettersi seduto, guardando Seth completamente stupito. «Pensavo che ti desse fastidio il fatto che continua a spuntare nella mia vita.»
«Sì, ed è per questo che devi parlargli» disse saggiamente. «La vostra storia è finita per colpa di sua moglie, e ora lui è convinto che potrà riaverti. Se non lo capisce da solo, allora devi essere tu a fargli capire che tra di voi è davvero finita. Perché lo è, giusto?»
«Ma certo che lo è» disse Gary con un cipiglio corrucciato. «Non devi dubitarne.»
«Allora non sono preoccupato» rispose Seth sorridente. «Se vuoi, posso venire con te… anche se in realtà credo che dovresti andare da solo. È una cosa tra te e lui.»
Nessuno dei due si rese conto che stavano parlando come se fossero già fidanzati, non era una preoccupazione in quel momento. Rimasero tutta la serata sul divano a baciarsi e carezzarsi, senza cercare di andare oltre.
Seth si sarebbe anche sentito pronto, ma aveva mentito per il bene di Gary. Prima chiudeva con il passato, prima sarebbe riuscito a lasciarsi andare totalmente con lui.
 
Avevano dormito insieme, quella notte, stesi l’uno accanto all’altro sotto il piumone di Seth, con Spike che dormiva placido ai piedi del letto.
La mattina dopo Gary fu il primo a svegliarsi, ma non volle aprire gli occhi e tornare nel mondo reale. Stava troppo bene in quella piccola bolla calda. Tutto era morbido e dolce.
Seth era steso accanto a lui, con i capelli sparati in tutte le direzioni. Era assolutamente adorabile, con la bocca un po’ aperta e il cuscino macchiato di bava.
Aveva quasi voglia di allungare le mani per accarezzargli i capelli, annusare il suo profumo e bearsi di lui, ma questo voleva dire svegliarlo e rompere il delicato equilibrio di quella mattinata perfetta.
Dopo la serata disastrosa che avevano avuto, non riteneva possibile una simile fortuna.
Sperò, in cuori suo, che questa non fosse la prima e l’ultima volta che si svegliava con accanto l’altro ragazzo. Non era per il sesso, per quello potevano anche aspettare; era proprio un desiderio di averlo vicino, di tenerlo con sé e prendersi cura di Seth. O che Seth si prendesse cura di lui, cosa più probabile. Ci sarebbe stato anche il sesso (Gary arrossì al pensiero), ma per ora non era così urgente.
Seth continuava a dormire, così Gary chiuse un po’ gli occhi scivolando nel dormiveglia e poi di nuovo nel sonno profondo, tanto che nemmeno si accorse che Seth si era svegliato a sua volta ed era scivolato fuori dal letto per girare il cuscino, nascondendo la macchia di saliva, lavarsi i denti (non voleva che Gary sentisse il suo alito mattutino) e preparare un’abbondante colazione.
Josh si era raccomandato in tutti i modi di coccolare Gary e di farlo sentire a casa. Seth aveva avuto il dubbio che Josh fosse in un’altra delle sue fasi da casalinga disperata, visto che Lucas non aveva fatto altro che sghignazzare dall’altro lato del telefono, mentre Seth glielo raccontava.
Preparò comunque tutto con la dovuta cura, aspettando soltanto che Gary si alzasse e lo raggiungesse.
Non poteva credere quanti passi avanti avevano fatto tutti e due.
Un zampettio lo avvisò che Spyke era sveglio e aveva bisogno di fare il suo solito giretto mattutino. Seth si sporse verso la sua stanza e vide che l’altro dormiva ancora profondamente, per cui non si preoccupò di chiamarlo.
Avrebbe fatto in tempo a portare fuori il cane e a tornare; magari si sarebbe fermato a prendere qualche donuts o qualche cupcake sulla strada.
Non si accorse minimante della macchina parcheggiata a qualche metro dal suo condominio, con dentro un uomo in giacca e cravatta che lo osservava attentamente.
Quando rientrò, Gary si era svegliato ed era andato in bagno. Si stava facendo una doccia veloce, giusto per togliersi di dosso il gel con cui era andato a dormire la sera prima. Seth lo aspettò in cucina, preparando del caffè caldo e finendo di aggiungere le ultime cose sulla piccola tavola.
Quando Gary arrivò, con i capelli bagnati e i vestiti di Seth, si sedette direttamente su una delle sedie, prendendo l’altro per i fianchi e costringendolo a sedersi sopra di lui.
«Mangiamo così» sentenziò.
A Seth non piaceva molto essere preso in braccio, ma trovava divertente il fatto che Gary si divertisse ad imboccarlo e a lasciargli piccoli baci a tradimento lungo la linea del collo.
Era una cosa talmente zuccherosa che una volta Seth si sarebbe preso in giro da solo solamente per averla immaginata, mentre ora era qui e se la stava godendo con tutto se stesso.
«Che facciamo oggi?» chiese Gary. «Hai qualche programma o possiamo rimanere qui a casa tua a non fare niente?»
«Rimaniamo qui?» fece Seth speranzoso. Non voleva ancora venire a patti con il mondo esterno. Ci avevano già provato la sera prima e non era andata molto bene.
Lì invece erano al sicuro da tutto e da tutti.
Come un gattino, Seth cominciò a strofinare la sua fronte nell’incavo del collo di Gary, facendo letteralmente le fusa.
«Potremmo fare una maratona di Guerre Stellari o del Signore degli Anelli» disse sognante. «Oppure di tutti gli Harry Potter, così abbiamo abbastanza tempo per stare qui e rincoglionirci per bene.»
«Oh, no, ti prego. Non credo di essere pronto a guardare otto film di fila. Facciamo Guerre Stellari, ma pretendo una pausa tra una trilogia e l’altra» rise Gary scompigliandogli i capelli.
Seth ridacchiò, alzando il capo per cercare le sue labbra e baciarlo.
Era un po’ come tornare a casa; la novità era sparita e baciare Gary stava diventando sempre più familiare, una sensazione di pace stordente, quasi una droga per Seth.
Le labbra di Gary si aprirono subito, lasciandogli spazio nella sua bocca e rispondendo con altrettanto furore.
Lo desideravano entrambi, fin troppo.
Proprio mentre il bacio si stava facendo più profondo, mentre Seth aveva infilato le mani sotto la maglia di Gary per tastare la sua pelle calda, un rumore fastidioso li interruppe, facendoli sobbalzare di scatto.
Proveniva dalla tasca di Gary, e per la precisione dal suo cellulare. Era un messaggino; senza pensarci troppo, Gary lo aprì, pensando che fosse uno dei suoi coinquilini che gli chiedeva che fine avesse fatto la notte prima.
Non poteva sbagliarsi di più.
Sullo schermo c’erano scritte poche semplici parole.
Ho bisogno di parlarti presto, chiamami! David.

 



Ta-dahhh sono riuscita miracolosamente a finirlo e grazie alla pronta betatura di SNeptune84 ho potuto pubblicare direttamente stasera.
Vi avviso che non pubblicherò tra un settimana, perché mercoledì ho l'esame, quindi sicuramente lo farò qualche giorno dopo.
Un bacione, alla prossima
Sere <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10


Gary era abbastanza teso. Chiunque lo sarebbe stato al suo posto, visto che stava per incontrare il suo ex che a quanto pare si divertiva a perseguitarlo.
Non voleva certo tirarsi indietro, ora che era seduto al tavolino di quel caffè, eppure l’ansia non smetteva di tormentarlo.
Sapeva che sarebbe successo prima o poi, Seth aveva ragione: doveva dire addio per sempre a Dave prima di poter intraprendere una nuova relazione.
Basta fantasmi tra lui e Seth.
Dopo quel giorno sarebbero stati soltanto loro due, era solo questo che gli impediva di alzarsi e andarsene. La consapevolezza che una volta superato quell’ultimo ostacolo, non ci sarebbe stato più niente a dividerli.
Doveva solo stringere i denti un altro po’.
Aveva già ordinato un caffè lungo quando vide apparire da lontano l’auto di David. Era puntuale, quindi Gary dedusse che ci teneva proprio ad incontrarlo.
Sentiva le sue gambe tremare, mentre si mordeva il labbro indeciso su cosa dirgli, su come impostare il discorso.
David intanto aveva parcheggiato, si era sistemato la giacca ed era sceso dall’auto. Gary dovette ammettere che era bello come sempre, con gli occhiali da sole che lo rendevano ancora più affascinante.
Eppure pareva non avere più effetto su di lui, visto che non desiderava minimamente assaggiare di nuovo quelle labbra o stringere le sue braccia.
No, quello che voleva era sbrigarsi, andare a casa e baciare Seth.
Era il suo sapore quello che immaginava e bramava in quel preciso momento. E questo voleva pur dire qualcosa.
L’uomo lo individuò immediatamente, andando a sedersi di fronte a lui, mugugnando un ciao tra i denti.
Non sembrava molto felice della situazione, e Gary sapeva anche il perché.
Quando l’aveva chiamato per confermare il fatto che si sarebbero visti, David aveva insistito nell’affittare la camera di un motel dove erano già stati altre volte. Lì sarebbero stati al sicuro da occhi indiscreti e avrebbero potuto discutere in pace, senza distrazioni di sorta.
Ma Gary era stato categorico; non voleva tornare con lui, quindi l’idea del motel era perfettamente ridicola. Si sarebbero visti in un bar, in pieno giorno, dove David avrebbe dovuto per forza tenere le mani a posto.
O si vedevano a quelle condizioni, o non se ne faceva nulla.
David aveva dovuto accettare, perché sapeva che Gary non sarebbe tornato sui suoi passi. Sperava di riuscire comunque a convincerlo di andare al motel più tardi.
Vederlo in pubblico era comunque una scocciatura, perché potevano essere visti da qualcuno e questa volta Sonia non l’avrebbe perdonato tanto facilmente. Rischiava sul serio di venire sbattuto fuori di casa senza appello.
A Gary invece non interessava; era finito il tempo in cui si preoccupava delle reazioni di Sonia. David doveva prendersi le sue dannate responsabilità, a partire da quell’incontro.
«Volevi parlarmi?» chiese Gary con voce atona, ma venne interrotto dall’arrivo del cameriere che prese l’ordinazione di David e lasciò il caffè per Gary.
«Perché non aspettiamo qualche minuto?» disse David mettendosi comodo e slacciandosi il bottone della giacca. «Hai fretta, per caso? Aspetta almeno che arrivi la mia ordinazione.»
Gary storse il labbro.
«Va bene» disse, «ma si dà il caso che io abbia veramente fretta!»
«Come vuoi, aspettiamo solo l’arrivo del mio cappuccino, poi parleremo.»
 
Seth era nervoso. Aveva pensato che uscire con Spike l’avrebbe calmato, invece era più agitato di prima e non aveva risolto nulla.
Il pensiero correva fisso a Gary e David. Era stato lui a suggerire che i due si vedessero, ma ora non era più così tanto sicuro che fosse una buona idea. E se Gary si fosse fatto abbindolare e fosse tornato con David? A lui gli si sarebbe spezzato il cuore!
Non doveva pensare negativo, però.
Gary era sicurissimo di voler chiudere con il suo ex, quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi. In teoria!
Agitato com’era non avrebbe combinato nulla di buono, ma non voleva proprio tornare a casa per rimanere seduto ad aspettare Gary.
Forse era meglio chiamare Jimi e chiedergli di vedersi, giusto per avere vicino qualcuno che lo aiutasse a distrarsi.
O forse no? Non era in grado di decidersi, visto che il pensiero continuava a correre a Gary e l’immagine del ragazzo stretto tra le braccia del suo ex gli compariva ogni due secondi nella mente.
Doveva smetterla di farsi tutte quelle paranoie, o non sarebbe arrivato vivo a quel pomeriggio. Gary gli aveva promesso di chiamarlo non appena con David fosse tutto finito, quindi doveva solo aspettare un altro po’ e poi sarebbe stato libero di raggiungerlo e di baciarlo di nuovo.
Spike cominciava a dare segni di insofferenza, così decise di tornare a casa e dargli da mangiare. Non serviva che anche il suo cane fosse agitato quanto lui.
Una volta tornato a casa, decise di non chiamare Jimi, per il semplice fatto che non sarebbe stato di alcuna compagnia per nessuno. Era troppo nervoso e aveva un brutto presentimento, anche se continuava a darsi dello stupido per questi pensieri.
Eppure era passata un’ora e Gary ancora non aveva chiamato. Non voleva diventare paranoico, ma…
Ok, lo stava diventando.
Prese il cellulare e compose in fretta un numero. Aveva bisogno urgente di parlargli.
«Sta tranquillo» la voce di Nate apparve come per magia dopo qualche squillo. «Vedrai che è tutto a posto.»
«Come sai che…»
«Oh, Seth, andiamo! Mi hai tenuto due ore al telefono ieri per dirmi quanto sei preoccupato per questo incontro e quanto è stupida questa cosa visto che sei stato tu a proporlo. Senti, so che ci tieni davvero tanto a questo ragazzo, ma stare così non ti aiuterà. Ti fidi di lui?»
«Sì» rispose Seth, senza pensare. «Sì, mi fido di lui, o non gli avrei raccontato tutto.»
«Allora sta tranquillo» disse Nate. «Vedrai che andrà tutto bene, cerca solo di non farti prendere dal panico. Domani a quest'ora scommetto che il tuo bello ti prenderà in giro per questo.»
«È probabile.»
«Allora smettila di agitarti e riattacca, così può chiamarti appena ha finito.»
Seth rise, molto rincuorato, salutando Nate e mettendo giù.
L’ansia però non se ne andò del tutto, e con il passare dei minuti tornò ancora peggio di prima. Arrivò ad un punto tale che Seth scoppiò a piangere due volte, abbracciando Spike perché non trovava altro modo di consolarsi.
E non era immotivato, visto che era quasi mezzanotte e di Gary non c’era stato nessun contatto. Né una chiamata, né un messaggio, nulla di nulla.
Il suo telefono era staccato e quando aveva chiamato al suo appartamento; Sam gli aveva detto che era tornato a casa dopo l’incontro con Dave e aveva detto di non cercarlo, perché aveva da fare. Aveva spento il telefono ed era sparito. La sua macchina era sotto casa, per cui avevano ipotizzato che fosse andato via con David.
Seth non voleva farsi prendere dallo sconforto, ma ormai era evidente che Gary era tornato con il suo ex.
 
Gary era seduto sul bordo di quel letto con la testa tra le mani. Le tempie gli pulsavano immensamente, nonostante avesse già preso due pastiglie contro il mal di testa.
Era l’una di notte e Seth doveva essere preoccupato da morire. Ma non era ancora pronto a chiamarlo, non finché non avesse chiarito tutto con la persona che era con lui.
 
David aveva provato a convincerlo a tornare con lui, in tutti i modi possibili. Gli aveva ricordato l’inizio della loro storia, quanto erano stati felici. Gli aveva giurato che questa volta sarebbe stato diverso, che avrebbe badato di più a lui. Non poteva lasciare Sonia per le bambine, ma non lo avrebbe mai più trascurato come era successo in precedenza.
Gary aveva resistito il più possibile, scansando la mano ogni volta che David cercava di prendergliela.
Eppure David continuava.
«Non resisterai a lungo senza di me» gli aveva detto. «Io ti conosco come le mie tasche, Gary. Tu mi ami, non puoi rinunciare a me in questo modo. So che ho sbagliato con te, ma ti amo e te lo dimostrerò.»
«No!» aveva negato Gary con decisione. «Io credevo di amarti… lo credevo davvero. Ma era solo una fissa, la mia. Starti lontano in queste settimane mi ha fatto capire molte cose. Io non ti amo, non nel vero senso della parola.»
«Stai solo mentendo a te stesso» aveva detto allora lui. «Lo so, non mi lascerai andar via oggi senza baciarmi di nuovo. Lo so che cederai, ti conosco. Qualsiasi cosa ti abbia promesso quel ragazzino, non sarà mai all’altezza di quello che posso darti io. Non puoi fuggire da me, Gary! Tu sei andato contro la tua famiglia per me, e ora vorresti dirmi che non era nemmeno amore, il tuo? Mi vuoi prendere in giro, forse?»
Gary continuava a scuotere la testa, consapevole che alcune delle cose che David diceva erano vere. Era andato contro i suoi per lui, perché in quel momento lo amava, o almeno credeva di amarlo davvero.
«È finita ora, sul serio»
«Continui a ripeterlo, ma sei ancora qui, mi pare!»
 
«Come va la testa?» la voce dell’uomo più grande rimbombava nella testa di Gary, che alzò lo sguardo.
«Come prima» rispose, mentre il senso di colpa lo investiva nuovamente. «È tardi, dovrei andare a casa.»
«Sei a casa» rispose l’uomo. «Non devi più preoccuparti di questo, Gary, lo sai.»
Il ragazzo annuì, consapevole che ogni minuto che tardava a chiamare Seth era una stilettata al cuore. Ma non poteva farne a meno. Non era ancora del tutto pronto a dirgli quello che doveva.
«Riposati un po’, dormi se vuoi. Io sarò qui… oppure parliamo, se ne hai bisogno.»
Gary annuì.
«Rimani qui, ti prego. Voglio recuperare il tempo che abbiamo perduto in quest’ultimo periodo.»
«Come vuoi tu, Gary.»
 
Si erano alzati dal bar insieme. David aveva pagato per entrambi e gli aveva chiesto se voleva recuperare le sue cose dall’ufficio dove Dave lavorava.
Gary aveva accettato.
Quando si erano ritrovati da soli, però, David aveva subito cercato di baciarlo, intrappolandolo contro il muro e premendo le labbra sulle sue.
Gary l’aveva scansato immediatamente, allontanandolo subito.
«Ho detto no!» disse con rabbia. «Non tornerò con te, non ti voglio.»
«Non mentirmi, ti ho sentito fremere contro di me quando ti ho baciato» disse David, ora irritato dal comportamento del più piccolo.
«Che cosa vuoi che ti dica, Dave?» fece Gary sprezzante. «Se vuoi sentirti dire che ancora mi eccita essere baciato da te, allora ti accontento. È così. Mi eccita ancora l’idea di baciarti, l’idea di fare sesso con te. Se non mi fosse piaciuto, non sarei rimasto tanto tempo rinchiuso in una relazione che non mi portava da nessuna parte. Ma non c’è nient’altro. Non provo sentimenti per te. È come eccitarsi per aver visto un bell’attore in televisione. Puoi farmi effetto ancora dal punto di vista fisico, ma più di quello non puoi darmi. E non voglio rischiare quello che sta nascendo con Seth per venire a letto con te.»
«Seth non è nessuno» disse Dave con rabbia, sbattendo il pugno sulla sua scrivania. «Seth non ti conosce come ti conosco io. Ti ho visto crescere e sbocciare, e non permetterò al primo moccioso arrivato di prendere quello che è mio.»
«Io non sono un oggetto» urlò Gary. «E dovresti smetterla di pensare a me come tale. Per troppo tempo ti ho abituato bene, lasciandomi trattare come volevi solo per poter stare con te, ma Seth mi ha insegnato che non è questo il modo di amare.»
«E lui è un grande esperto?» David rise, prendendolo in giro. «Un moccioso più piccolo di te ne sa così tanto sull’amore?»
«Più di me e di te sicuro» rispose Gary corrucciato, calmandosi all’improvviso. «Io… non posso, David. Se facessi sesso con te, sarebbe una pura illusione di poter tornare a quello che avevamo. Ma quello che avevamo era soltanto fumo, e nient’altro.»
«Ne sei davvero sicuro?»
David pareva stanco, ora, e sconfitto. Si avvicinò a Gary, mettendo le mani sulle sue spalle.
«Quindi, se io ora ti baciassi con tutta la calma di questo mondo, che cosa faresti, Garreth?»
 
L’uomo tornò con un bicchiere di latte e biscotti al cioccolato.
«So che ti piacciono» disse con un sorriso, mettendo il piattino sulla gamba di Gary.
«Vuoi parlamene?» gli chiese.
«È tutto.»
«Non è tutto, o non saresti così sconvolto» disse l’uomo, poi si sedette accanto al ragazzo, mettendogli un braccio attorno alle spalle.
«Non dovresti chiamare Seth?» gli disse.
«È l’una e trenta, non so come reagirà se lo chiamo ora. Temo molto la sua reazione.»
«Devi dirglielo» disse l’uomo, deciso. «Metti fine a questa cosa una volta per tutte, Gary. Non scappare più. Se hai preso una decisione è giusto che Seth lo sappia, e che lo sappia subito. Non torturarlo.»
A Gary venne da ridere.
«È strano vederti così premuroso» disse. «Non avrei mai immaginato che tu potessi essere così.»
«Sono pentito, mi è dispiaciuto aver perso queste settimane, con te.»
«Lo so» rispose il ragazzo. «Lo so, o non sarei qui.»
 
David lo aveva baciato con tutta la calma del mondo, e Gary aveva permesso alla sua lingua di invadergli la bocca.
Non poteva negare il brivido che gli aveva percorso tutta la schiena quando le due lingue si erano toccate. Non aveva potuto fare a meno di rispondere, anche solamente per un secondo.
Poi, con dolcezza, lo aveva allontanato, scuotendo la testa infelice.
«No, Dave» aveva detto con un sospiro. «Non possiamo. È finita davvero. Rimarrai sempre importante, per me, nonostante tutto. Ma non posso più stare con te in quel senso.»
Era triste mentre lo diceva, perché nonostante tutto ancora il ragazzino che era in lui sperava che una bacchetta magica risolvesse quell’enorme pasticcio.
David annuì, abbassando tristemente il capo.
«Questo è un addio?» gli chiese affranto. «Non ti vedrò più?»
Gary annuì.
«È meglio così, almeno per ora» disse. «Dobbiamo imparare a vivere l’uno senza l’altro, e tu devi trovare il coraggio di lasciare Sonia e di vivere la tua vita.»
«Ma se la lasciassi…»
«Non cambierebbe niente.» Gary gli carezzò dolcemente una guancia. «Non sono la tua persona, David. L’abbiamo creduto entrambi, ma non siamo adatti per stare insieme. Era solo un’illusione che ci siamo creati per sfuggire alla realtà. Tu eri il mio sogno adolescenziale e io ero la tua valvola di sfogo in un matrimonio che non ti soddisfa. In fondo, ci siamo solo usati a vicenda. Non voglio addossarti tutte le colpe, ma è finita davvero.»
Si allungò e lo baciò sulle labbra, senza approfondire.
Era davvero un addio, questa volta, senza possibilità di tornare indietro.
«Va bene» sospirò Dave. «Ti lascerò in pace e cercherò di ricostruire la mia vita. Ma sappi che ci sarò sempre, se un giorno desidererai vedermi, anche solo come amico.»
Gary gli sorrise e annuì, ben consapevole che non l’avrebbe mai più cercato. Loro non potevano essere amici, e non potevano essere amanti.
Ora erano solo due sconosciuti che avevano condiviso qualcosa di importante, ormai finito.
Non c’era speranza di ripresa.
Scese le scale corrucciato, sentendo il bisogno di stare solo e eliminare il magone che gli occludeva la gola e rischiava di farlo scoppiare a piangere da un momento all’altro.
 
Erano le due quando Gary aveva finito di raccontare a suo padre tutto quello che era successo quel giorno.
Dopo che era andato via da casa sua, Gary era tornato alla casa dei suoi. Era arrivato il momento di parlare a suo padre a cuore aperto, non poteva rimandare.
Se doveva iniziare la sua nuova vita quel giorno, allora doveva chiudere tutti i buchi che erano rimasti in quella vecchia.
Non aveva chiamato Seth soltanto perché voleva andare da lui completamente libero e felice, ossia l’opposto di come si sentiva dopo essere uscito dall’ufficio di David.
Suo padre era stato comprensivo e l’aveva ascoltato e consolato. Si erano finalmente chiariti e avevano passato la sera insieme.
«È tardi» disse Gary quando si accorse dell’ora. «Va’ a dormire, domani lavori!»
Suo padre ridacchiò.
«Non metterti a fare il genitore tu, adesso. E poi credi davvero che se vado a letto ora tua madre mi lascerà dormire? Vorrà sapere ogni cosa e mi terrà sveglio fino a domani.»
Erano entrambi seduti nella vecchia stanzetta di Gary, con ancora tutte le cose che appartenevano al suo io adolescente, tutte le cose che Gary avrebbe voluto mostrare a Seth.
«Chiama il tuo amico» disse di nuovo suo padre. «L’hai fatto penare abbastanza. Dovresti dirgli che hai scelto lui. A quest’ora starà pensando che sei fuggito via con David e che non ti rivedrà mai più.»
«Ho paura che mi odi» disse Gary, tutto d’un tratto timoroso. «Non avrei dovuto farlo aspettare tanto, non pensavo che ci avrei messo così tante ore a parlare con te.»
«Ti ha fatto bene» disse suo padre. «Ne avevi bisogno, ma ora devi parlargli. So che iniziare una nuova vita alle tre di notte non è il massimo, ma non credo che il tuo amico riuscirà a stare tranquillo finché non gli dici che è tutto ok.»
Gary annuì. Suo padre aveva perfettamente ragione.
«Vado da lui, allora» disse. «Devo vederlo di persona, non posso dirglielo al telefono.»
«Allora va’, ma fammi uno squillo quando arrivi, altrimenti sto in pensiero.»
 
Quando Gary era arrivato sotto casa di Seth, aveva pensato che il ragazzo non l’avrebbe fatto salire per ripicca. Invece aveva subito aperto, senza nemmeno titubare un attimo.
Quando entrò nell’appartamento, trovò Seth ancora vestito, seduto sul divano con gli occhi rossi di pianto.
Una fitta di senso di colpa colpì il suo cuore, ma decise di ignorarla. Aveva finito di farlo stare in pensiero.
«Seth…» disse con voce dolce e lieve.
L’altro, però, era ancora arrabbiato.
«Deficiente!» sbottò, alzandosi per raggiungerlo e iniziare a prenderlo a pugni sul petto, senza in realtà fargli male. «Sei un deficiente. Hai idea di che ore sono? Sono stato in pensiero tutto il giorno, pezzo di cretino. Prima ho pensato che David ti avesse fatto qualcosa, poi che tu avessi deciso di lasciarmi per lui. Potevi almeno dirmi dove cazzo avevi deciso di andare!»
«Scusa» disse Gary stringendolo dolcemente a sé. «Non era mia intenzione farti stare in pensiero. Dovevo…»
«Dovevi chiamarmi, pezzo di idiota» Seth sbuffò, lasciandosi abbracciare. «E non ti credere che sia tutto a posto così. So che non sei tornato con David, oppure non saresti qui. Ma voglio sapere che cazzo hai fatto in tutte queste ore mentre io stavo qui a rodermi il fegato per te… deficiente!»
«Seth?» disse Gary, sussurrandogli dolcemente in un orecchio.
«Che vuoi?» chiese l’altro con il broncio, mentre strofinava una guancia contro la sua spalla.
«Ti amo.»

 



Eccoci qui, siamo quasi alla fine xD Siccome ho già finito di scriverla, vi garantisco già che il prossimo capitolo verrà postato sabato 8 durante il pomeriggio e l'epilogo probabilmente mercoledì o giovedì... vedrò :)
Un bacio a tutti.
Sere <3

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


«C-come?» Seth alzò lo sguardo dal collo di Gary, scrutandolo confuso.
Il ragazzo aveva un sorriso sereno dipinto sul volto, mentre una delle sue mani corse a carezzare la guancia del più piccolo.
«Ti amo» gli ripeté in tutta tranquillità. «L’ho capito questa sera, anche se dentro di me ho cominciato a sentirlo già dalla prima volta che ci siamo baciati, sotto la neve.»
«Davvero?» rise Seth. «Ti amo anche io.»
Gary non se lo aspettava; era sicuro del suo sentimento, ma non sperava che Seth fosse già pronto a ricambiarlo. Eppure era da diverso tempo che entrambi lo sentivano; era soltanto la paura del passato, di soffrire ancora, di non riuscire a sconfiggere i propri demoni che non aveva permesso loro di dirselo prima.
«Vuoi sapere dove sono stato?» chiese Gary, continuando a carezzargli la guancia.
«Dimmi solo se eri con lui o no» disse Seth, con gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte.
«No, sono stato con lui nemmeno un’ora, dopo sono andato da mio padre» disse Gary, avvicinando il viso al suo senza però baciarlo.
«Allora non voglio sapere altro» disse Seth, deglutendo. «Adesso baciami!»
Gary fu ben contento di obbedire a quell’ordine così perentorio. Subito unì le labbra a quelle dell’altro, assaporando il suo aroma forte. Sapeva di vino – doveva averne bevuto un bicchiere per calmarsi – e di sigarette. Non aveva mai assaggiato nulla di più buono in vita sua.
«Aspetta» disse Gary allontanandosi per un attimo, senza fiato. «Devo dirti una cosa prima.»
«Non mi importa» Seth ricominciò a baciarlo, senza lasciarlo parlare. «Adesso voglio solo sentirti.»
Gary chiuse gli occhi e lasciò che lo spingesse verso il divano. Seth gli mise le mani sul petto e lo spinse giù, sedendosi a cavalcioni sopra di lui e ricominciando a baciarlo.
Gary mise le mani alla base della schiena di Seth, cominciando ad accarezzarlo su e giù, saggiando i muscoli con la punta delle dita.
Il più giovane, invece, infilò le dita tra i suoi capelli, stringendoli giusto un po’, cercando di non fargli male in alcun modo.
Continuarono a baciarsi in modo sempre più profondo, con le lingue che si cercavano bramose di contatto.
Stava diventando tutto improvvisamente caldo e ovattato; Gary sentiva la testa leggera, quasi non si rendeva conto di dove fosse o di che cosa stesse facendo.
Era tutto troppo piacevole per potergli dare un nome concreto.
Stava diventando decisamente troppo; si rese conto di essere tremendamente eccitato quando sentì la durezza di Seth cozzare con la sua.
Non si erano mai spinti così oltre, visto che l’unica cosa che avevano fatto era stato qualche piccolo bacio e qualche abbraccio.
Ora improvvisamente stavano pomiciando in modo spinto sul divano, eccitati da morire. Avrebbe voluto lasciarsi completamente andare, ma prima doveva dire qualcosa a Seth, o se ne sarebbe pentito.
Doveva farlo finché era ancora in tempo.
Si staccò da lui, sentendo in risposta un verso seccato da parte dell’altro, che cercò di tornare a baciare le sua labbra.
«Aspetta, diamine, Seth, aspetta un attimo.»
Seth si immobilizzò sentendo il tono disperato con cui aveva pronunciato quelle parole. Lo guardò dritto negli occhi, improvvisamente preoccupato di aver sbagliato qualcosa.
«Sono andato troppo veloce?» chiese, timoroso.
«No, no.» Gary scosse il capo con vigore. «Non è questo, credimi. È solo che devo dirti una cosa e non posso farlo se tu continui a baciarmi in questo modo.»
«Non avevamo deciso di parlare dopo?» chiese Seth in un sussurro, carezzandogli le guance senza però riavvicinarsi per baciarlo.
«Sì, ma io ho bisogno di parlarti adesso. Prima che… prima che accada qualunque cosa debba accadere.»
«Va bene» Seth si allontanò dal suo viso, senza però alzarsi da sopra di lui.
Si sistemò per fare in modo che le due erezioni non venissero a contatto, visto che non dovevano lasciarsi prendere troppo la mano.
«Che cosa devi dirmi di tanto importante da interrompere questo momento così piacevole?»
Seth l’aveva detto con tono scherzoso, ma si rese conto che per Gary non era lo stesso, quando il ragazzo sospirò pesantemente ed abbassò il capo, triste.
«Ecco, io… non voglio raccontarti nel dettaglio cosa ci siamo detti io e David. Ci sarà tempo per quello. Però devo dirti di una cosa che è successa nel suo studio.»
«Eri nel suo studio?» chiese Seth, perplesso. «Che cosa ci facevi là?»
«Ero andato a riprendere le mie cose» disse Gary, tristemente. «Lui cercava ancora di convincermi a tornare insieme, facendo leva sul desiderio che abbiamo l’uno per l’altro. Gli ho detto chiaramente che questo non può bastare a tenere in piedi una relazione, che questo non è che desiderio sessuale che si può provare per chiunque, ma l’amore è un’altra cosa… ma sto divagando. Il punto è che lui mi ha baciato.»
Sollevò lo sguardo, cercando di capire la reazione di Seth, e si stupì molto di non trovare in lui alcuna traccia di fastidio o rabbia.
«Era questo che volevi così disperatamente dirmi? Pensavo fosse qualcosa di grave» scherzò il ragazzo.
«Ma lo è» disse Gary, deglutendo pesantemente. «Lo è, perché io ho risposto al bacio, almeno per qualche attimo prima di allontanarlo e dirgli che non volevo. Io…»
Una lacrima scese lungo la sua guancia, prontamente asciugata dalla mano di Seth, che continuava a sorridere.
«L’importante è che tu lo abbia respinto» disse con sincerità. «Non posso negarti che dentro di me mi irrita parecchio il pensiero che le vostre labbra si siano anche solo sfiorate, figurati il fatto che tu gli abbia risposto… ma lo hai respinto, lo hai rifiutato nonostante lui conti ancora molto per te.»
«Mettiamo in chiaro che io non lo amo» protestò Gary.
«Ok, non lo ami, però per te è stato e sempre sarà importante. Io posso capirti, visto che continuo ad andare alla tomba di Steve, nonostante tutto. Non ti giudico per avergli risposto, visto che poi sei tornato in te e lo hai allontanato. Ora so che sei mio e di nessun altro, se hai avuto la forza di dirgli di no.»
Gary sospirò, molto più rilassato ora.
«Temevo che ti saresti arrabbiato e che mi avresti lasciato, dopo averlo saputo.»
Seth ridacchiò davanti alla faccia sconvolta dell’altro.
«Non potrei mai» disse, baciandolo dolcemente sulle labbra con un contatto lieve. «Non dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivare sino a qui. Ci amiamo, siamo liberi. Non permetterò che un misero bacio con il tuo ex rovini il nostro futuro.»
«Ne sono felice.» Gary era molto più tranquillo, ora.
«Quindi, stiamo insieme?» chiese Seth con un sorriso, mentre Gary spalancava gli occhi.
«Io…»
«Hai detto che avevi paura che io ti lasciassi, quindi cosa siamo, una coppia?»
Gary annuì.
«Direi che ormai possiamo renderlo ufficiale. Stiamo insieme.»
Il viso di Seth si illuminò a quelle parole, sorridendo felice.
«Allora basta con i brutti pensieri, direi che ti sei meritato un po’ di coccole. Tu che ne dici?»
Gary annuì semplicemente, incapace di proferire parola.
Seth, intanto, era sceso a baciare il suo collo, lasciando che la lingua lo stuzzicasse, segnando un percorso bagnato dall’orecchio alla clavicola. Sembrava volesse assaggiarlo.
Gary tremò sotto al suo tocco, consapevole che si stavano spingendo verso un nuovo territorio. Ormai era pronto, ma…
«Sei sicuro?» disse, con la voce un po’ affannata.
Seth continuò a baciarlo dolcemente.
«Sì, sono sicuro» rispose con tono fermo, mentre le sue mani correvano ai bottoni della camicia di Gary.
Erano veloci mentre slacciavano bottone per bottone; quando l’indumento fu aperto, il ragazzo saggiò con i palmi delle mani i muscoli ancora coperti dalla canottiera.
«Ti voglio così tanto» sospirò il più piccolo.
«Ti voglio talmente tanto che sto male al solo pensiero» disse Gary mordendosi forte il labbro. «Non sai quanto ho desiderato questo momento…»
Sì interruppe quando la bocca di Seth raggiunse il suo capezzolo, bagnando la maglia e facendolo inturgidire.
«Sarà meglio che tu mi porti in camera» disse Seth con un sorriso malizioso. «Altrimenti non resisterò a lungo e lo faremo qui, su questo divano.»
Gary allora infilò le mani sotto il sedere di Seth, issandolo e premendoselo contro. Si alzò, cercando di fare attenzione e di non ribaltarsi. Senza lasciare per un attimo le labbra dell’altro, arrancò verso la camera da letto.
Caddero insieme sulle coperte, mentre Seth continuava la sua opera. Gli sfilò la camicia e prese i bordi della canottiera per togliere anche quella. Quando Gary fu a petto nudo, Seth lo fece stendere e si abbassò su di lui per slacciargli i pantaloni. Li tolse insieme all’intimo, lasciandolo completamente nudo.
«Così va meglio» disse.
Gary cercò il suo sguardo e in quel momento fu consapevole che non avrebbe mai dimenticato l’espressione ingorda di Seth che guardava il suo membro eccitato, leccandosi le labbra.
Non aveva mai visto l’altro così, era una novità assoluta per lui e doveva ammettere che gli piaceva parecchio.
«Dio, quanto ti voglio» sospirò Seth prima di abbassarsi e prenderlo in bocca.
Gary non riusciva a ragionare; Seth era così appassionato che stava riuscendo a fargli dimenticare tutto il resto, tutto quello che non era loro due chiusi in quella camera.
D’istinto infilò le mani tra i suoi capelli, stando attento a non tirarli troppo forte. Seth era molto bravo, tanto che dovette allontanarlo prima di venire.
Non voleva che finisse così in fretta.
Il più piccolo si allungò su di lui, baciandolo dolcemente sulle labbra e rallentando il ritmo per calmarlo.
Si era reso conto che stavano andando troppo veloci, per la foga di essere presto l’uno dentro l’altro.
«Vado a prendere quello che serve» gli sussurrò, prima di alzarsi e dirigersi in bagno.
Si appuntò mentalmente che avrebbe dovuto spostare lubrificante e preservativi in camera, per evitare ogni volta di doversi interrompere.
Nel tragitto, si tolse ad uno ad uno tutto i vestiti, tornando verso il letto completamente nudo.
Gary sembrò apprezzare lo spettacolo, perché gli tolse dalle mani il lubrificante e il preservativo, lanciandoli sul letto, per leccare il suo petto ed eccitarlo ancora di più.
Non ebbero bisogno di domande; Seth capì al volo cosa desiderava Gary e lo accontentò.
Lasciò che si stendesse sotto di lui e che allargasse le gambe. Lo preparò con cura, consapevole che erano entrambi un po’ impacciati, nonostante il desiderio.
Gary non era più andato a letto con nessuno, dopo David, e le esperienza da attivo di Seth erano davvero pochissime e avute tutte con Jimi, che aveva saputo guidarlo al meglio.
Sì infilò il preservativo con le mani che tremavano, ma quando Gary gli depose un bacio rassicurante sul naso, si tranquillizzò a sua volta.
Fu bellissimo entrare finalmente in lui; lo fece con calma, totalmente in contrasto con la foga che aveva avuto prima.
Quando fu totalmente dentro, attese qualche istante per farlo abituare, ma già Gary premeva perché si muovesse, dicendogli che era tutto a posto.
«Ti voglio» gli sussurrò nell’orecchio.
Così Seth prese a muoversi dolcemente, non intenzionato ad aumentare il ritmo. Voleva che fosse una cosa dolce, piena d’amore.
Era la loro prima volta e doveva essere indimenticabile per entrambi.
Ma quando Gary cominciò a pregarlo di spingere più forte, di prenderlo di più, non riuscì a fermarsi; le spinte divennero più secche e più potenti, mentre sentiva diffondersi nel basso ventre il calore che sapeva precedere l’orgasmo.
Venne dentro al preservativo, completamente appagato. Senza aspettare altro tempo, si sfilò da lui e subito lo riprese in bocca, facendo arrivare al culmine anche Gary.
Stanchi ed appagati, si stesero l’uno di fianco all’altro; non avevano nemmeno la forza di rivestirsi o di fare alcun che. Non potevano dormire in quello stato, però. Seth costrinse se stesso ad alzarsi e prendere alcune salviette per ripulirsi almeno dal sudore.
Gary era poco collaborativo, visto che non faceva altro che mugugnare di lasciarlo riposare in pace. Sorrise e scosse la testa; gli ricordava un po’ un orsacchiotto che voleva andare in letargo.
Buttò il preservativo nel cestino sotto la scrivania, poi si accoccolò contro Gary, che già si stava facendo prendere dal sonno.
Avrebbero avuto tempo per parlare la mattina dopo, con calma.
Ora volevano soltanto dormire abbracciati.
 
Seth lasciò che l’acqua tiepida lambisse il suo corpo, mentre stirava piacevolmente i muscoli al ricordo della notte appena passata.
Si era svegliato presto, non riuscendo più a prendere sonno. Tutto quello che aveva fatto era stato guardare Gary ronfare accanto a lui, mentre un sorriso idiota gli si era dipinto sul viso.
Gli aveva accarezzato i ricci scuri e aveva baciato le labbra schiuse, senza però svegliarlo. Dopo un po’ aveva deciso di alzarsi per farsi una doccia e preparargli la colazione.
Era così felice ed innamorato che niente sarebbe riuscito a rovinargli quella giornata.
Si stava insaponando i capelli quando sentì qualcuno che apriva la doccia ed entrava dietro di lui.
«Buongiorno» la voce di Gary lo raggiunse, calda e carica di promesse.
«Buongiorno» rispose Seth, girandosi per baciarlo sulla bocca. «Che ci fai nella mia doccia?»
Gary ridacchiò.
«Dovevo lavarmi anche io, così ho pensato di farti compagnia.»
«Ne sono davvero felice.»
Passò più di un’ora prima che i due uscissero dal box doccia e andassero a rivestirsi, ma entrambi avevano un grande sorriso sulle labbra quando si sedettero al tavolo della colazione, pronti a bere il caffè.
Gary occupò gran parte della mattina a raccontare a Seth tutto quello che era successo il giorno prima, mentre Seth ascoltò in silenzio lasciandolo sfogare.
Quando tutto fu chiarito, un nuovo sorriso, ancora più potente, apparve sui loro volti.
«Non posso credere che siamo davvero liberi di stare insieme» disse Gary euforico «Dobbiamo fare un’uscita a quattro con Sam e Clara, ne sarebbero molto felici, scommetto.»
«Lo penso anche io» rise Seth, andando a sedersi sulle sue gambe e lasciandogli un dolce bacio sulla fronte.
«Possiamo fare tutto quello che vuoi» gli disse. «Ora stiamo insieme per davvero.»
«Dovrei portarti a casa, e voglio che vieni al matrimonio di mio fratello. Con me, ovviamente. E poi ci sono tante di quelle cose che ho sempre desiderato fare e ora possiamo farle insieme…»
Seth rise davanti al suo entusiasmo. Era così anche per lui, anche lui sentiva quella spinta verso il fare cose nuove.
Un po’ lo spaventava, perché non aveva mai provato simili sentimenti, ma ora era tranquillo e sereno perché Gary era con lui, non l’avrebbe abbandonato, non l’avrebbe lasciato indietro.
Si sarebbero impegnati a proteggersi a vicenda e sarebbero sempre stati lì l’uno per l’altro.
Stava iniziando in quel momento la loro nuova vita, anche se ancora non avevano idea di quello che avrebbe significato.
«Ho lezione nel pomeriggio» disse Seth all’improvviso. «Ma se vuoi questa mattina possiamo uscire un po’, che ne dici?»
«D’accordo» rispose Gary. «Io non ho alcun impegno oggi, posso accompagnarti a lezione e poi riportarti a casa. Stasera ti va di andare a mangiare fuori o devi lavorare?»
Seth scosse la testa.
«Non lavoro più» gli annunciò. «Josh e Lucas hanno deciso di darmi una quota del ristorante, visto che hanno istituito un fondo per lo studio per i bambini che aspettano, per cui non ho alcun bisogno di denaro. Preferiscono che io mi dedichi completamente allo studio, piuttosto.»
Gary gli prese una mano tra le sue.
«Perfetto, allora» era davvero allegro in quel momento. «Permettimi di portarti in un posticino molto carino, questa sera. E, pensa, non ci sarà nessuno questa volta che rovinerà il nostro appuntamento.»
Seth annuì felice. Gli bastava essere con lui, il luogo non gli importava poi molto.
 
Con il passare delle settimane, Seth si rese conto che stare con Gary era diventato qualcosa di naturale.
Come era naturale per lui andare a passare da casa del ragazzo dopo le lezioni, o aspettarlo direttamente in facoltà i giorni in cui i loro orari coincidevano.
Era naturale dormire insieme il venerdì e il sabato sera, andare al cinema, andare per locali, fare cene a quattro con Sam e Clara – che finalmente avevano ceduto e si erano messi insieme sul serio.
Dopo il loro fidanzamento, per Gary era stato facile decidere di passare quasi tutte le notti a casa di Seth, così un mese dopo tutti e tre i coinquilini avevano deciso di lasciare l’appartamento.
Sam e Clara trovarono un piccolo monolocale adatto ad entrambi, mentre Gary andò a stare da Seth, dividendo l’appartamento con lui.
Erano un po’ spaventati dall’idea di convivere così presto, ma Josh aveva detto a Seth che se Gary era quello giusto, ce l’avrebbero fatta.
E così era stato, sebbene litigi e discussioni non erano certo mancate.
Seth fu ben felice di conoscere la famiglia del suo ragazzo, che lo adottò come se fosse un figlio loro.
Così iniziò anche un’altra tradizione, quella dei pranzi domenicali in casa Bailey.
David era solo un brutto ricordo, ora, anche se ogni tanto lo incontravano in giro. Jimi aveva raccontato loro che continuava a vivere con Sonia, sebbene continuasse a tradirla con dei ragazzi, tutti molto più giovani di lui.
Una volta uno di questi si presentò a casa loro per fare una scenata di gelosia a Gary, visto che aveva trovato una sua foto nel portafoglio di David.
Quel giorno David stesso gli aveva mandato un messaggio per chiedergli scusa e per dirgli che aveva tolto la foto, per evitare incidenti futuri.
Gary non rispose, perché ormai era un capitolo chiuso ed aumentare le speranze di David su un ipotetico riavvicinamento non era il caso.
Era felice, adesso, e tutto quello che poteva minare la sua felicità con Seth era bandito dalla loro vita.
Insieme erano felici come mai lo erano stati, e sembrava appartenere ad altre persone quello che prima avevano vissuto con altri.
Seth riuscì, per la prima volta in vita sua, a convincersi di meritare la felicità che gli era stata data.
Gary si godette il vantaggio di una relazione che poteva essere vissuta all’aria aperta, stentando a credere quanto bene si sentisse ora che poteva godersi appieno il suo ragazzo.
Già stavano programmando le prossime vacanze in Iowa, dove Seth non vedeva l’ora di tornare per conoscere le figlie di Josh e Lucas.
Ne avrebbero approfittato, cogliendo l’occasione del matrimonio di Nate e Oliver. L’annuncio, giunto qualche giorno dopo che si era messo con Gary e non proprio inaspettato, l’aveva fatto felice ancora di più.
Nate, come lui, ne aveva passate fin troppe e sapere che anche lui stava trovando il suo spazio non poteva che farlo sentire felice a sua volta.
 

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Epilogo

 
«Hai preso tutto?»
Seth si guardò attorno, annuendo quando vide che non c’era nient’altro da caricare in valigia.
«Se hai dimenticato qualcosa, poi te le porto io» fece Gary con affetto, scompigliandogli i capelli. «Mi mancherai tantissimo.»
«Staremo separati solo pochi giorni» obiettò il più piccolo. «Ma anche tu mi mancherai.»
Gary rise, posandogli dolcemente un bacio sulle labbra.
«Sei sicuro che non sarò un peso per Josh e Lucas? Insomma, hanno la bambina a cui pensare e…»
«Non saremo un peso, e poi non vedo l’ora di spupazzarmi un po’ la piccola e di viziarla per bene.»
Si baciarono a lungo, prima che Gary lo lasciasse andare.
Seth sarebbe andato a stare da Josh e Lucas per l’estate, anche per aiutarli con la piccola Emily, visto che i due sarebbero presto tornati al lavoro. Gary avrebbe passato un paio di giorni con i suoi genitori e poi l’avrebbe raggiunto per passare un mese intero con lui.
Le cose tra loro andavano a gonfie vele.
«Pensi che dovrei preoccuparmi?» chiese Seth, mordendosi il labbro. «Tuo padre non lavora ancora con David?»
Gary ridacchiò e gli diede una pacca sulla spalla.
«Ma smettila, gelosone» disse con un sorriso. «Non hai nulla di cui essere geloso, lo sai.»
«Sarà meglio!»
 
«Ho sonno.»
Era una serata molto calda; Gary era steso sul letto di Seth, mentre l’altro ragazzo era seduto sulla finestra con un piede che penzolava fuori, guardando il cielo stellato.
«Mettiti a dormire, tesoro, io ti raggiungo tra poco.»
Gary rimase incantato a guardarlo, il profilo illuminato dalla luce della luna.
«Non riesco a dormire se non sei accanto a me» disse.
Si alzò, raggiungendo il suo ragazzo e abbracciandolo da dietro, cominciando a lasciargli dolci baci sulle spalle nude.
«Vieni a letto con me» disse, cercando di convincerlo.
«È una proposta indecente?» ridacchiò Seth, girandosi per baciarlo sulla bocca con passione.
«Potrebbe anche essere.»
«Non avevi sonno?»
Ma Gary aveva già dimenticato le sue parole; cominciò a baciarlo con passione, mentre le lingue si intrecciavano alla ricerca di un contatto ancora maggiore.
Subito le mani di Seth corsero alla canotta di Gary per sfilargliela da sopra la testa, mentre l’altro corse a slacciare i suoi calzoncini per sfilarglieli dalle gambe magre.
«Ti voglio» disse Gary, prendendolo in braccio e leccandogli lussuriosamente il collo.
«Anche io.» Seth si mordicchiò il labbro per il piacere. «Mi piace quando prendi l’iniziativa.»
 
«Dobbiamo andare a fare la spesa.»
Seth era seduto sul divano intento a guardare la tv, quando Gary irruppe nella stanza con il viso corrucciato.
«Dobbiamo andare a fare la spesa» ripeté il più grande. «Non avremo tempo, domani.»
«Tesoro,» sospirò Seth, «guarda che non serve che cucini un pranzo da principe. A Nate e Oliver piaci, non devi farti troppi problemi.»
«Lo dici tu» mugugnò. «Non puoi tenermi contento? Andiamo ora a fare la spesa e stasera faccio anche una cheesecake? Ok?»
«Oh, va bene.»
Seth arrossì, consapevole che Gary conosceva bene i suoi punti deboli. Non sapeva proprio dire no ad una cheesecake, era troppo goloso.
Si alzò, spegnendo il televisore e preparandosi per uscire di casa. Il giorno dopo sarebbero arrivati Oliver e Nate per trascorrere qualche giorno da loro. Erano gli unici a non essere ancora andati a trovarli in Michigan.
Gary era sempre agitato quando si trattava di fare colpo con la famiglia di Seth; il ragazzo aveva provato a dirgli che non ne aveva bisogno, ma l’altro non poteva farne a meno.
Nonostante tutto, lo trovava tremendamente adorabile e lo amava anche per questo.
«Forza, muoviamoci» gli disse. «E stasera voglio il mio dolce altrimenti niente sesso per una settimana.»
 
Erano stesi l’uno accanto all’altro, nudi e sazi dopo un’ora di passione. Seth sentiva le membra dolcemente intorpidite, mentre le braccia di Gary erano corse a stringerlo.
Gli piaceva quando stavano così, semplicemente abbracciati e accoccolati; non si dicevano nulla, ma il semplice sfiorarsi dei loro corpi lo faceva sentire felice come mai prima.
«Ti amo, lo sai» gli sussurrò Gary nell’orecchio. «A volte ho paura di non dirtelo o dimostrartelo abbastanza.»
«Lo fai ogni giorno, invece» disse Seth, lasciando vagare le mani sulla sua schiena. «Ti amo anche io.»
Smisero di parlare, perché gli bastava essere insieme, anche senza bisogno di altro.
Erano perfetti così.
Si appisolarono con dolcezza, consci che ci sarebbero state altre notti infuocate, altri risvegli insieme, altri giorni felici.
Certo, ci sarebbero stati anche quelli tristi e rabbiosi, magari dove avrebbero sbattuto le porte e si sarebbero arrabbiati l’uno con l’altro.
Ma non erano spaventati. Sapevano che per far funzionare le cose dovevano lavorare insieme, dovevano metterci entrambi l’anima.
Dormirono sereni l’uno nelle braccia dell’altro, non riuscendo a staccarsi nemmeno nel sonno.
Sognarono di essere felici e si svegliarono nel medesimo modo, con un dolce bacio sulle labbra e l’amore nei loro occhi.
Fine.



Eccoci qui, giunti alla fine! Non ho parole per ringraziare tutti quanti, prima tra tutti SNeptune84 che ha betato questo capitolo e tutti gli altri di questa storia.
Un grazie gigante ai recensori e ai lettori in generale, se non fosse per voi non sarei nemmeno qui!
Vi do già appuntamento con la prossima settimana, visto che pubblicherò una os, non so ancora di che natura. Voi restate sintonizzati. 
Scusate le poche parole, ma è un periodaccio per gli esami :)
Spero di riuscire ad essere più presente a luglio.
Un bacione
Sere <3

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