La rana dalla bocca larga di slice (/viewuser.php?uid=41375)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
La
rana dalla bocca larga di
slice
Ino
sospira. Fuori dalla finestra la giornata va scurendosi e l'ospedale
si sta pian piano svuotando. “Oh, Sakura, siamo state tutte
un po' innamorate del nostro sensei!” Non le dà
particolare disturbo parlare di come abbia visto in Asuma l'uomo che
avrebbe voluto accanto, nella vita. Per molto tempo ha pensato che
fosse sbagliato, di avere qualcosa che non andasse per il verso
giusto o di essere stupida, ma è bastato crescere per smettere
di stupirsi e lasciare che l'amore per il suo maestro rimanesse
qualcosa di magico e platonico, che si trasforma in ammirazione
quando deve ammetterlo ad alta voce. Parlarne adesso, dopo anni dalla
sua morte, la fa sentire un'adulta che guarda dietro di sé
sospirando teneramente e, allo stesso tempo, le trasmette la stessa
quiete che provava allora, vicino all'uomo. “Non lo so, Ino,
mi piacerebbe smettere di incappare in qualcosa di sbagliato, tanto
per cambiare,” Sakura si toglie la mano da sopra gli occhi e
guarda l'amica con espressione stanca. L'altra accavalla le gambe,
restituendo uno sguardo compassionevole, stufa del nome di Sasuke
scritto su tutto il discorso. “Forse dovrei parlarne con
Naruto...” A quell'affermazione, Ino raddrizza la
schiena. “Naruto?” quasi urla, con gli occhi
spalancati, “quello che per anni ha creduto che a Hinata
interessassero le cortecce degli alberi, cosa vuoi che ne sappia,
lui?” L'allieva di Tsunade sospira, prima di buttare la
testa indietro e poggiarla sullo schienale. “Non lo so, mi
sentirei forse più a mio agio se lui lo sapesse,”
ipotizza. Ino aggrotta la fronte. “No.” Sakura,
essendo una donna, ha l'innata capacità di entrare
nell'argomento dalla giusta ottica. Gli uomini sembrano trovare
sempre l'angolazione sbagliata e la vicenda appare molto più
spinosa di come invece la vede lei. Certo, Shikamaru fa egregiamente
finta di non capire, visto che si è sentita osservata a lungo
quando lo ha rivelato al suo team, ma dal momento che la squadra
della compagna non contiene nessuno Shikamaru, Ino è propensa
a credere che sarebbe soltanto imbarazzante. “Non lo
so...” “Be', lo so io, tranquilla.” “Cosa
non sai, Sakura?” Naruto entra nello studio della compagna
con una mano sanguinante, la sua domanda copre in parte l'infermiera
dietro di lui che sgrida Sasuke e Sai per averlo seguito fin lì. “Va
tutto bene, lasciali passare,” dice Sakura, senza cambiare il
suo tono sconsolato. “Cos'hai fatto alla mano?” Il
genin si gratta la testa e sposta il peso da una gamba
all'altra. “Dunque,” inizia, incerto, “ci
stavamo allenando...” “No,” dice Sasuke. “Stavo
affilando i kunai e...” “No,” ripete
Sasuke. “Stavo facendo qualcosa di figo e pericoloso
e...” “No, idiota, stavi aprendo una scatoletta di
tonno.” “Che palle, Sas'ke!” Ino emette un
breve sbuffo, aggrottando la fronte per rivolgere uno sguardo di
scherno all'altra. “Spero tu intendessi un altro
Naruto?” Sakura si alza, scocciata. “Aprire una
scatoletta di tonno senza ferirsi non lo avrebbe reso né più
né meno comprensivo, Naruto è una persona sensibile,
Ino, cosa che scarseggia perché sembra, non so come, che sia
un difetto.” Naruto assume un'espressione poco intelligente,
che cambia solo quando la compagna gli prende la mano con poca
gentilezza. Ino lo ignora. “Parliamo allora del
soprannome la rana dalla bocca larga: non sono io, al
contrario di quello che molti pensano.” In quel momento
Naruto si sente molto confuso e si volta verso gli altri due. “Stanno
parlando di te,” dice Sai. Sasuke scruta il nuovo componente
del gruppo per un momento, si sforza di non dire niente e alla fine,
involontariamente, si trova a chiedere il permesso di strozzarlo a
Naruto, con uno sguardo eloquente. “Sas'ke...” lo
ammonisce, quello. “Ok, non avevo pensato a questo,”
ammette Sakura. Per molti anni non c'è stato per Naruto un
Sasuke con cui condividere i segreti di cui lei lo mette al corrente
e, anche da quando è arrivato Sai, non ha prove che ci siano
scambi di opinioni su qualcosa che la riguarda. Dopo aver
disinfettato il taglio, passa a fasciargli la mano. “Comunque
sbagli se pensi che Naruto sia stupido o che non capisca certe
situazioni, probabilmente è più cieco per le questioni
che lo riguardano da vicino,” Sakura stringe la
fasciatura. “Aah! ...ma di cosa state parlando?”
chiede lui, confuso, “ah, Sakura, puoi fasciarmela che stia
leggermente chiusa così posso reggere il ramen?” Sai
corruga le sopracciglia, Sasuke sospira e Ino ride. In risposta,
Sakura, stringe di più la benda. “Sta' zitto!”
Nel
darsi lo slancio, l'erba del campo d'addestramento del team sette le
entra in un sandalo; senza farci caso si scaglia contro il maestro e
quando lui crede di aver evitato il suo pugno, Sakura colpisce un
albero che gli si schianta addosso. Naruto e Sai fanno solo in tempo
a vedere lo sbuffo di fumo del clone sotto il tronco. Rimangono un
momento fermi, entrambi affaticati. Kakashi cattura la loro
attenzione, dietro di loro, con un sorriso sotto la maschera. “Va
bene così, ragazzi, andiamo a pranzo.” “Sììì,
pranzo!” grida Naruto, “mangi con me, Sakura?” Si
volta a cercarla dato che non gli giunge risposta. Sakura si sta
togliendo dei fili d'erba dai sandali, seduta su un masso, e sembra
molto assorta. “Sakura?” la chiama. La kunoichi ha
un momento di smarrimento e osserva Naruto in un modo strano. Cerca
di ricordarsi quando ha deciso che non contare su di lui includa
quella totale mancanza di fiducia nei suoi confronti. Non vuole
essere di peso per i suoi compagni, tanto meno per Naruto, ma
smettere di contare su di lui come un'amica non lo credeva possibile,
così come non vorrebbe mai il contrario: per lui ci sarà
sempre. “Sakura, ci sei?” urla Naruto, facendola
sobbalzare. “Sì, Naruto, per te ci sarò
sempre.” Quando Naruto apre bocca ne esce un suono
strozzato, così la richiude, confuso. La kunoichi sistema
la sua sacca e si avvia con calma per la strada che divide il campo
d'addestramento dal bosco. Sasuke arriva in quel momento, vede gli
altri tre seguire la compagna con lo sguardo e fa altrettanto, mentre
lei lo oltrepassa, per poi renderli edotti con una sola occhiata di
quanto sembrino idioti. “Non ci sarà per il pranzo,
però,” Sai è inutilmente orgoglioso di aver
ottenuto tutta l'attenzione su di sé.
Sakura
si sente irrequieta, fa avanti e indietro nel suo salotto e ha in
testa troppi pensieri, molti dei quali riguardano un suo segreto
sulla bocca di tutti. Sull'altro piatto c'è Naruto, non solo
il fatto di renderlo partecipe o quello di cercare il suo consiglio
di - e questo Ino non avrebbe modo di contestarlo - esponente di
sesso maschile, ma un intero poema su amicizia e cose arancioni che
la rendono serena. Ad un tratto si ferma in mezzo alla stanza, si
accorge che dopo la guerra i suoi problemi sono sempre più
ridicoli ed è con questo pensiero in testa che cammina svelta
verso il portone, sicura che Naruto sia sempre là, da
Ichiraku. Arriva leggermente trafelata e, come volevasi
dimostrare, il jinchuuriki è seduto tra Sai e Sasuke, a
mangiare quella che sembra essere la quinta ciotola di ramen. Poco
distante Sakura registra Kakashi, che accetta il suo pranzo dalle
mani di Ayame, e decide di agire come se la questione riguardasse
persone esterne. “Naruto,” palesa così la sua
presenza ad alta voce. “Sakura! Pensavo non saresti
venuta...” “Ah no, non sono qui per mangiare, ma avrei
bisogno del tuo... nh, aiuto, ecco,” sorride perché
intorno a lei si è fatto un silenzio carico di sguardi
indagatori e l'occhio del sensei le brucia addosso. “Insomma,
se non ti disturba...” Naruto sbatte le palpebre, nuovamente
confuso, si volta un momento verso Sasuke per rivolgergli un'occhiata
interrogativa, ma il genio si stringe nelle spalle, serio. “Mh...
Sì, certo! Tanto avevo finito di pranzare,” e si porta
una mano dietro la testa mentre socchiude gli occhi, per attenuare
quell'atmosfera di disagio che sembra essersi creata. “Ti
sei innamorata di Naruto?” chiede Sai, beccandosi
un'occhiataccia dall'interessato. Sakura sospira, affranta. “No,
Sai,” e decide di dire la verità, “ho bisogno di
un consiglio da un maschio con una certa sensibilità, non mi
sembra che tu e Sasuke siate più indicati di Naruto.” “E
Kakashi?” “Kakashi ha altro da fare che ascoltare i
suoi problemi di cuore,” ricorda Sasuke, che senza esprimersi
al riguardo sottoscrive le parole di Sakura. “Kakashi può
dire che ogni tipo di problema per lui è abbastanza grave da
essere ascoltato oppure avete già deciso?” Il sensei
fa voltare tutti verso il suo sorriso coperto dalla maschera e per un
lungo istante le elucubrazioni dei presenti si possono udire
distintamente, come tanti piccoli ingranaggi, poi il silenzio viene
spezzato proprio da Sakura. “Abbiamo già deciso,”
risponde, prima di mettere la testa sotto la tendina ed uscire dal
locale. Osservano tutti il punto da cui è sparita la
ragazza, pochi istanti prima, fino a quando nel cervello di Naruto
sembra finalmente scattare qualcosa, quindi si alza per correrle
dietro. “E come al solito non ha pagato,” sospira
Sasuke. “Dieci a uno che Sakura si è innamorata di
Kakashi.” Sai si volta verso il bancone e alza un
sopracciglio, in risposta all'espressione scettica del genio, quando
il maestro prende a tossire convulsamente e sputa ramen ovunque.
Naruto
non si sente molto a suo agio. Sakura lo fissa, poi fa scorrere gli
occhi in giro e torna a fissarlo. Sono passati interminabili
minuti e vorrebbe dirle che, se non parla, lui non capirà mai.
Comincia ad avere il dubbio che abbia sbagliato maschio e
sensibilità, ma ha anche paura che quella Sakura inquietante
possa prenderla male; sembra una questione delicata, la sua. “Che
cosa mi consiglieresti se...” inizia lei, all'improvviso. Il
jinchuuriki si riscuote dai suoi pensieri in tempo per sentirla
tacere e vederla mordersi il labbro inferiore. “Dimmi,
Naruto, cosa pensi di...” Sembra che neanche questa vada
bene e... “Sakura?” “Lo so, lo so, aspetta,
ci sono quasi!” La kunoichi si preme le dita sugli occhi,
cercando di concentrarsi e scacciare contemporaneamente quella specie
di vertigine che le dà l'argomento. “Naruto!”
alza di scatto la testa, chiamando il compagno con un tono piuttosto
alto, tanto che lui e i suoi nervi tesi sobbalzano. “Senti,
Naruto...” Intanto lui pensa che se ripete il suo nome
un'altra volta magari andrà a cambiarselo, ché detto
con tutta quell'ansia non lo sopporta più, e vaffanculo il
ninja cazzuto nel libro di Jiraya. “...cosa ti viene da
pensare se ti dico che provo qualcosa per una persona vicina a
noi?” Il genin volge gli occhi al cielo, porta la mente a
ricordi più o meno vicini e ricerca indizi che possano farlo
arrivare a costui, senza pensare neanche per un attimo che si possa
trattare di sé. Pensa invece che chiunque sia dovrà
comportarsi bene perché Sakura è un fiore che è
stato calpestato troppe volte per non avere spine che bucano, se
stessa per prima; ci vuole tatto, ci vuole qualcuno con del cervello
e un cuore grande per entrambi. Non è facile trovare uno così.
Se si guarda intorno, Naruto preferirebbe mettersi la compagna di
squadra in tasca, piuttosto che affidarla ad uno di quei cosi, quegli
ormoni con le gambe. Dopotutto lui li frequenta anche da solo, i
maschi: sa cosa pensa Sai delle tette di Ino e si ricorda cos'ha
detto Kiba del culo di Sakura... “Naruto, ti prego,
rispondi!” Solo in quel momento si accorge che la domanda
era un'altra. “Cosa penso del fatto che tu provi qualcosa
per qualcuno vicino a noi...?” ripete, riflettendoci davvero
per la prima volta. Non sapeva che lui potesse essere chiamato in
causa, non sapeva che avrebbe dovuto farsi un'opinione al riguardo,
gli sembra che tutto vada bene se è quello che lei
vuole. “Suppongo mi stia bene qualsiasi cosa faccia stare
bene te, Sakura, non ci avevo mai pensato,” ammette. Lei
sorride, piacevolmente colpita. Butterà giù Ino dal
quarto piano dell'ospedale e tutti quelli che le faranno venire dubbi
sulla sensibilità e l'amicizia del suo compagno di squadra.
Poi si morde nuovamente il labbro perché la fase peggiore non
è ancora iniziata. “E che cosa pensi di
Kakashi?” Nonostante l'abbia presa molto larga, Naruto si
strozza con la sua stessa saliva.
Sai
immerge quasi interamente la testa nell'acqua calda, lasciando fuori
giusto il naso, per respirare. “Alle terme non si dovrebbe
immergere la testa,” brontola sua maestà, schifato, dal
suo privatissimo angolo. Sai si tira a sedere, si volta verso un
ammasso di capelli biondi con un panno sugli occhi e ignora così
il genio, che gli regala la sua micidiale occhiataccia
indignata. “Cosa voleva, Sakura?” Naruto esce
dalla nebbia che il calore ha creato nel suo cervello e borbotta
qualcosa. Sai si volta allora verso Sasuke. “Cos'ha
detto?” “Che devi farti i cazzi tuoi.” “Sas'ke!”
salta su Naruto, facendo scivolare il panno nell'acqua. Un momento
dopo si allontana da lì, con la mente, rimane pensieroso a
osservare il panno impregnarsi e poi sprofondare. Ha davvero paura
che Sakura un giorno faccia quella fine e che, troppo pesante, vada a
fondo. “Sentite,” inizia, vago, “cosa pensate di
Kakashi?” Sai sorride e Sasuke beve per sbaglio un po'
d'acqua termale e, anche se riesce a non farsela andare di traverso,
la guarda con odio per qualche secondo. “Non ridere visto
che non sai di cosa sto parlando, Sai!” lo ammonisce, il
genin. “Dici?” Sasuke si massaggia una tempia,
tediato, e poco sorpreso che Sakura continui a girare intorno agli
sharingan. “Kakashi è una brava persona,”
sputa, mal volentieri, per porre fine subito a quella tragedia che
sembra affliggere il tonto compagno di squadra. “Grazie,
Sas'ke!” trilla Kakashi, alle loro spalle. Sasuke ignora
stoicamente la risatina del capitano Coso, o come diavolo si chiama,
e poggia la testa sulla roccia dietro di sé, poi chiude gli
occhi, abbandonandosi al tepore. I due jonin li raggiungono nella
pozza e si accomodano poco lontano. “Di cosa parlavate?
oltre che di Kakashi, intendo,” celia Tenzo, che si accorge con
sottile orgoglio dell'occhio semi aperto del genio. “Di
Sakura!” dice Sai. Naruto perde l'equilibrio, grida parole
sconnesse, scivolando nella pozza, e quasi annega. “Si può
sapere che cos'hai nella testa?” abbaia il jinchuuriki, tra un
colpo di tosse e l'altro. “Suppongo ci sia materia grigia,”
pensa a voce alta, Sai, che non ha il libro della retorica a portata
di mano. “Supponi male.” Sasuke rimane con gli
occhi chiusi, appoggiato alla roccia, “Insomma, sensei, cosa
pensa di Sakura?” “Sas'ke! Sei impazzito?” Naruto
è terrorizzato all'idea che possa venire fuori tutto perché
ha il sospetto che questa sia una di quelle cose a cui le donne
tengono mortalmente e che potrebbe rovinare per sempre la sua
amicizia con la compagna. Trema dal nervoso, ed è
probabilmente anche molto poco minaccioso tutto bagnato, lì in
piedi, con i capelli biondi appiccicati sulla faccia e arruffati in
tutte le direzioni. “Calmati, pulcino.” soffia Sasuke,
irritato da tutto quel baccano. “Prima che parlassimo di
Kakashi, ci hai chiesto cosa pensassimo di Sakura...” spiega,
facendo finta di ricordarglielo, “sono convinto che tu abbia
chiesto a Sakura cosa pensa di noi, anche se non so cosa ti passa per
quel cesto di vimini che hai al posto della testa.” “Ah...
sì!” si tranquillizza, inutilmente, lui. “Allora,
Kakashi... Cosa pensi di Sakura?” chiede, sempre un filo
irrequieto. Kakashi fa un gesto vago con la mano quando si accorge
che Tenzo lo fissa, inclina la testa all'indietro e chiude gli occhi,
imitando il genio. “Te lo dirò quando mi farai sapere
di cosa avete parlato.” Il Capitano ride, immergendosi in
acqua fino al collo, e Sai massaggia una spalla di Naruto, che
ciondola sulla sponda, sconsolato. Sasuke stira le labbra, in un vago
divertimento sadico.
Dunque.
Questo è uno dei due capitoli di una long cort KakaSaku. La
posto al posto (?) di “Though hell to reach heaven” che
fa cagare chiodi e dopo tanto rimuginare è rimasta incompleta:
mi son resa conto di non sapere da che parte prenderla e mi son rotta
di perdere tempo a provarci. Non che questa sia la soluzione, ma
almeno non fa così tanto pena, diciamo che si può
leggere. Eh? In ogni caso, sapevatelo, sono negata per le KakaSaku!
Leggerle lo so fare, però, casomai voleste scriverne, ecco.
I
personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
La
rana dalla bocca larga capitolo II
“Lo
so cosa stai facendo...” Tenzo beve un sorso della sua birra
e lascia in sospeso la frase apposta, per vedere la reazione
dell'altro. Kakashi sta costruendo un castello con gli stecchini
e, se non avesse la maschera, Tenzo potrebbe vedere la lingua fuori,
indice di un certo livello di concentrazione. “Kakashi...” “Ho
sentito, pensavo che la frase dovesse continuare e che tu mi
illuminassi sul tipo di castello che sto costruendo...” “Non
stavo parlando del castello!” Kakashi alza lo sguardo su di
lui e la sua espressione seria quasi irrita il Capitano. “So
che sembra una cosa carina, ma è un campo minato, Sakura è
molto giovane...” “Sakura? Cosa c'entra
Sakura?” Yamato sbuffa e si copre gli occhi con la mano nel
momento in cui la kunoichi entra nella locanda. “Ciao,
Sakura!” trilla Kakashi. L'altro sobbalza, preso alla
sprovvista, prima di salutare a sua volta. “Kakashi! Yamato!
Non sapevo che frequentaste questo locale,” si meraviglia, lei,
un attimo prima di guardarsi attorno, in cerca di Ino, “io sono
qui con... lei!” dice, indicando la ragazza bionda, dall'altra
parte del salone. Tenzo fissa Kakashi e un momento dopo scimmiotta
la frase con cui lo ha convinto ad andare lì, invece di
tornare nel loro solito locale. “Dai, è un posto
carino, io ci vado spesso...” calcando sull'ultima parola
con infantile stizza. “Senti, Sakura, domani c'è la
serata barbecue, in questo locale, e se portiamo una donna avremo in
omaggio la prima portata, vuoi unirti a noi?” “Ah sì?”
chiede, Tenzo, stranito, e il suo sguardo vaga per il salone alla
ricerca di una locandina. “Oh, è una proposta
allettante... perché no? Va bene!” dice lei, entusiasta,
“Domani ho il turno di mattina all'ospedale, farò
sicuramente in tempo, grazie per aver pensato a me,” Sakura
ringrazia anche il Capitano con un breve inchino e poi raggiunge la
sua amica. “A costo di ripetermi: so cosa stai facendo, ora
più che mai.” Kakashi è abbastanza sicuro che
la faccia del compagno sia un misto tra frustrazione e incredulità,
ma tiene la testa bassa, sul suo progetto, proprio perché non
vuole sentire raccomandazioni o paranoie sulla faccenda. Se mai
nella sua vita c'è stato un momento in cui ha capito che
rifiutare l'amore fosse completamente sbagliato può dire siano
stati tutti gli anni precedenti, fino a risalire alla morte di Rin.
Molto tempo, dunque, eppure, nonostante questo, pensare bene alle
conseguenze la sera precedente gli ha portato un meraviglioso e
duraturo mal di testa, ma al contempo ha sviluppato la convinzione
che non debba spiegazioni di sorta, al villaggio della foglia, sulla
sua vita privata; fin tanto che non infrange la legge. “Sentiamo:
di quale epoca è questo castello?” Yamato si
massaggia la testa con entrambe le mani, si spazzola i capelli e
strizza gli occhi, come se provasse un fastidio fisico. “Smettila
con gli stecchini, non c'è nessuna serata barbecue!” “E
neanche tu ci sarai.” Kakashi mette a punto il balcone di
quella miniatura e comincia ad osservarne ogni lato con molta
attenzione.
Il
suo mondo è stato interamente assorbito da quello ninja il
giorno in cui suo padre è morto. Non è mai stato un
bambino spensierato e le sue compagnie portavano la divisa da jounin,
visto che seguiva il padre ovunque, tuttavia ancora conservava
l'infantile certezza di essere al sicuro. Credeva che la morte di un
genitore non fosse meno dolorosa se non lo si ha mai conosciuto e sua
madre era come uno spirito vestito di bianco che lo stringeva al
petto, nei suoi sogni, ma quello che ha provato quando Sakumo si è
tolto la vita lo ha fatto precipitare dove neanche il pensiero di una
carezza materna avrebbe potuto aprire spiragli di luce. Quella
casa era soffocante. Nella camera accanto alla sua c'era una macchia
scura, oblunga, che si estendeva per un paio di tatami in modo
obliquo. Aveva trovato lui suo padre, accasciato su se stesso in
quella macchia scura, tanto scura da sembrare nera, in quel tardo
pomeriggio. Dopo si era concentrato nell'evitare di finire come lui e
nei sogni non vi erano più state delicate braccia, coperte da
stoffa bianca, a stringerlo, c'era solo quella stanza buia e l'alone
di una pozza di rabbia ai suoi piedi. Pensare a Obito ancora oggi
gli fa formicolare lo stomaco. L'ha salvato, gli ha mostrato come la
vita sia fatta di sfumature cangianti, che cambiano a seconda del
punto di vista, e gli ha fatto vedere che cos'è uno shinobi.
L'ha salvato in più di un senso. Al tempo, la sua esuberanza
era davvero insopportabile, Obito che voleva essere guardato e
ammirato, che voleva crescere pur avendone paura, era così
lontano dalla figura di quel bambino solo, con la maschera, che lui
era un tempo ed era sicuro anche Minato sensei si fosse chiesto
perché l'altro insistesse tanto. Erano molto distanti, sì,
ma Obito non aveva mai pensato di non avere qualcosa in comune con
quel bambino. Kakashi non lo ha mai ringraziato per questo perché
è stata una di quelle realizzazioni lente, fatte anni dopo,
davanti ad una lapide troppo alta per far bastare le lacrime. Rin
si meritava di essere amata. Amata come avrebbe voluto amarla Obito,
di quell'amore tenero, innocente, spavaldo, che si sarebbe buttato
anche sotto le macerie per la sua salvezza. Ma capiva anche perché
lei non avesse potuto accettarlo: dopo, infatti, erano rimaste solo
quelle macerie e Rin era piegata sempre di più per sorreggerne
il peso. Era distratta, depressa, era assente e non lo guardava mai
nell'occhio; in nessuno dei due. Dopo avergli chiarito i suoi
sentimenti in un momento poco adatto come quello scelto da istinto e
eventi, lo aveva trattenuto al campo addestramento un giorno
d'estate. Kakashi era stato chiaro, non aveva cambiato idea, ma
sentiva un bisogno diverso in lei e le disse che se avesse voluto
sarebbe potuta andare a trovarlo. Così, lei, si era presentata
a casa sua, una sera. Kakashi aveva aperto la porta sapendo chi si
sarebbe trovato davanti e senza che lei chiedesse la fece entrare.
Solo dopo, quando il tè che le aveva offerto si fu raffreddato
senza essere stato toccato, lui si rese conto che non c'era niente da
dire perché sapeva già tutto e lei voleva solo passare
del tempo con qualcuno che sapesse. Kakashi vide con fastidio
quell'amore sfiorire insieme a lei. Avrebbe voluto, ad un certo
punto, essere capace di accoglierla nel cuore come lei desiderava, ma
semplicemente non era fatto per questo, non sapeva come fare. Non
voleva condannarla ad osservare con lui una pozza scura. Non era
giusto che lei stesse con lui, né per lei né per Obito.
Tanti motivi, tutti a pesargli sullo stomaco ogni volta che la vedeva
ancora un po' dimagrita. Rin morì poco tempo dopo, in
missione, lui non c'era e tutto quello che vide fu un telo bianco su
una figura minuta. Come quel fantasma gentile, che portava con sé
l'odore di una madre, tempo addietro, anche Rin lo andò a
trovare nei sogni e, nonostante di solito fosse stato il contrario,
là era lui a piangere forte. In quel momento Kakashi
starnutisce, davanti alla lapide dei caduti. La pioggia fa rumore
tutto intorno a lui e la vegetazione pare appesantirsi sempre di più,
schiacciata sotto il peso dell'acqua. Porta una mano al volto
stropicciandosi lievemente il naso, da sopra la maschera, e si volta
per tornare a casa. Non può continuare a paragonare tutto a
quel periodo, a quelle tre persone, non può continuare a farsi
influenzare. Sakura è il suo futuro, la luce che vede in
quegli occhi lo fa alzare la mattina e i suoi sorrisi come la sua
determinazione lo lasciano sempre a bocca aperta; Rin non c'è
più e qualunque cosa lui deciderà di fare con i suoi
sentimenti non cambierà il passato, nonostante quello che
suggerisce l'eco dei suoi rimorsi.
Essersi
precipitati da Ino può sembrare una brillante idea, per chi si
affida ad un primo ragionamento apparentemente logico. Ino
schiocca la lingua, infastidita, e Shikamaru pensa che Sasuke sia
molto masochista. “Un momento, tregua, posso sapere perché
sono qui?” chiede, tanto per distrarli da eventuali istinti
omicidi. “Forse sei entrato per sbaglio in casa di qualcuno
cercando un letto.” Shikamaru sospira perché ha
sempre sostenuto che sia sicuramente più liberatorio che
raccogliere stupide accuse. Ino non è di quest'avviso. “Senti,
Sas'ke, non me ne frega niente di quanto addolcisca la pillola chi è
costretto a vederti tutti i giorni, se pensi che Sakura dovrebbe
rimanere sola perché ha detto di amare te sei più
stupido di quanto pensassi!” “Non ho mai detto
questo,” Sasuke raddrizza la schiena e arruffa le penne,
indignato, “credo solo che Sakura non abbia le idee
chiare.” “Come si fa ad amare uno che ha scoperti solo
i polsi, un occhio e i capelli?” chiede Sai, interrompendo
quell'interessante battibecco; sicuramente interessante dal punto di
vista sociologico, almeno. Shikamaru borbotta, stropicciandosi il
viso. “Ecco, non era proprio così che la intendevo,”
dice Sasuke, accigliandosi, “ma in modo contorto ci si
avvicina,” conclude, mentre osserva gli occhi del jinchuuriki
allargarsi con estremo sospetto. “Ma cosa dici?”
strilla, infatti, quello. Si alza in piedi, perché ci vuole
enfasi, tutta l'enfasi possibile, per essere Naruto Uzumaki, e
continua a sbraitare con tono acuto: “tu non sai niente
dell'amore e neanche di com'è stata Sakura in tutti quegli
anni... Guarda Sas'ke, non farmi incazzare, eh!” sbollisce
Naruto, dopo aver ringhiato. “Ma... Come fai a voler far
sesso con una persona se non ne conosci l'aspetto fisico?” “Sai!”
urlà il jinchuuriki, che si era nuovamente rilassato sulla
sedia. “Oh, quanto siete maschi!” Shikamaru si
toglie la mano dagli occhi, accigliato, e fissa il tavolino come se
sopra ci fosse scritto che è gay. “Scusa?”
chiede Sasuke, composto. “Sì, fate dei ragionamenti
tipici di chi non sa cosa sia l'amore, e dico l'amore, non il sesso,
Sai! Perché si può voler fare l'amore anche con una
persona che non reputiamo bellissima d'aspetto, ma semplicemente
perché ne amiamo ogni gesto, pensiero e insicurezza. Lo so che
sto parlando in una lingua sconosciuta, ma seguitemi un attimo...
Cercate, insomma: Sakura non ha mai visto il viso di Kakashi, come
quasi nessuno, del resto, però lo conosce bene. Lo conosce
bene! Naruto, fammi finire!” Il jinchuuriki s'imbroncia e
riceve una pacca sulla spalla da Shikamaru. “Facciamo un
riassunto semplicistico, ok? Ok. Quando tu,” dice Ino,
indicando Sasuke, “hai pensato bene di andartene, Kakashi è
rimasto sconvolto e nel tempo è stato poco appresso ai tuoi
compagni. Poi Naruto se ne è andato con Jiraya e Sakura ha
seguito un intenso allenamento con Tsunade.” “Ino...”
si lagna Shikamaru, mentre chiede implicitamente alla compagna di
arrivare al punto, ché lui c'è già arrivato alla
seconda frase. “Sì. Quando Naruto è tornato
erano di nuovo lui, Sakura e il maestro, con la differenza che questa
volta Kakashi è stato molto vicino ad entrambi. Allenamenti,
attività insieme... Secondo me è andato pure fuori dal
suo carattere,” dice, pensierosa, con un tono un po' più
basso, “ma capisco la sua voglia di non commettere gli stessi
errori e di non abbandonarli a se stessi!” si riprende,
urlando. C'è un po' di silenzio e parecchie sopracciglia
alzate, Naruto fissa il centro del tavolo con la fronte aggrottata e
Shikamaru pensa per un momento che anche lui veda una scritta che lo
illumina sul suo orientamento sessuale. “E allora?”
dice Sai, vanificando gli svariati decibel del riassunto di quella
che pare essere la vita di persone che i presenti non
conoscono. Sasuke apre bocca, ma non sapranno mai se per insultare
Sai o rispondere a Ino perché Shikamaru lo precede. “Questo
per dire che tu sai qualcosa che noi non sappiamo,” dice il
genio, rivolto alla kunoichi, mentre Naruto accanto a lui si
sbilancia indietro con la sedia, attento alla conversazione. Ino
ci pensa su, tutti i presenti possono vedere i suoi occhi puntati sul
soffitto come sintomo di elucubrazioni in corso. “Ah...”
dice, infine, guardando il compagno, “hai ragione!” Naruto
cade all'indietro, chiude gli occhi, si massaggia la testa e si
lamenta come un bambino. Sai lo aiuta a tirarsi su. “Uffa,
sei tu quello bravo a raccogliere le idee e fare il punto della
situazione!” si discolpa Ino. “Se c'è qualcosa
che tu sai e noi no, Yamanaka, sarebbe bene che ce ne informassi,”
ribatte Sasuke. “Sì, c'è!” trilla lei.
Poi la stanza si fa nuovamente silenziosa. Shikamaru mette la testa
sulle braccia, sconsolato. “Be', dilla!” incalza
Naruto. “Ma no, testa di rapa, io sono amica di Sakura e non
spiattellerò mai i fatti suoi.” Sai poggia le spalle
allo schienale e incrocia le braccia, poi si volta verso Sasuke,
serio. “Non puoi usare lo sharingan?” Shikamaru
impallidisce.
“Cosa
fai, ninja dei miei stivali?” Kakashi sorride, lasciandosi
trascinare dentro la stanza. Mette un piede in terra e già
l'odore di Sakura lo travolge, i capelli rosa gli finiscono sul naso
e le sue braccia esili lo circondano, fingendo di dover accostare la
finestra dietro di lui. “Non c'è nessuno in
giro.” Rilassati, non c'è nessuno in giro, è
tardi, abbracciami. La stringe e le carezza i capelli, mentre
le mani di lei si fermano sulla sua schiena, impacciate. “Mi
è mancato il tuo profumo,” bisbiglia, appoggiato alla
finestra con il naso nei suoi capelli. Sakura sorride sotto le
guance rosse. “A me è mancata la tua voce...”
sussurra, in imbarazzo. Quando l'abbraccio si scioglie, Kakashi
infila un dito nella maschera e la tira giù, poi la bacia a
fior di labbra. Si avvicina e preme piano le labbra sulle sue,
lasciandola in bilico, tesa verso di lui ad occhi chiusi. “Sakura?”
sorride, “Come sta andando?” Lei si acciglia,
confusa. “Eh? Cosa?” sbatte le palpebre su grandi
occhi verdi e Kakashi si trattiene tutte le volte che li vede così,
brillanti e languidi. “Il piano, ricordi?” si rimette
la maschera per darsi un tono, “Tu, Ino, far sapere di noi agli
altri...” “Oh, sì! Sì!” Quando
Ino lo ha scoperto è diventata matta. Prima l'ha tormentata
con domande sterili quali “dove?”, “quando?”
e “soprattutto come?”, poi è passata al “Sakura,
non posso crederci!”, infine al “Sakura, non posso
credere che tu non me l'abbia mai detto in tutti questi mesi!”
e non era valso a niente ripeterle che erano soltanto due, i mesi.
Una volta terminate tutte queste meravigliose fasi, Ino era saltata
sul posto dicendo che l'avrebbe aiutata a far venire fuori tutto in
modo carino e casuale. Come carino e casuale si incastrassero in
Naruto e Sai, solo lei aveva il potere di immaginarselo. Sakura non
aveva fatto domande, temendo le risposte. “Sì,”
ripete ancora, “insomma, pare che la rana dalla bocca larga non
sia Naruto, dopotutto,” sorride, contenta di aver creduto nel
compagno di squadra. “Oh, io lo sapevo che era Sai,”
poi guarda dietro di sé, in basso, nel giardino. “Tenzo
non credeva che stessimo insieme, quando ti ho baciata abbiamo vinto
una cena offerta da lui, andiamo a mangiare questo barbecue?” e
le porge il braccio. Lei ride. Mette le mani unite in preghiera e
se le porta al viso, facendo un inchino di scuse al capitano Yamato,
in piedi, sconsolato, nel suo giardino. “Ma usciamo a
braccetto dalla finestra?” ridacchia ancora. Lui annuisce
poiché non è una brutta idea iniziare a farsi vedere
vicini fuori dagli allenamenti. “Non mi dici che sono
tremendo, questa volta?” allude alla scommessa con il
Capitano. “Eh no! Ché poi ti monti la
testa.” “Giusto...”
Owari
Tanti
auguri ad Aya che compie gli anni oggi, 5 novembre! Auguri, tata!
Tanti auguri a teee, tanti auguri a teee e la torta a meee... no,
'spè! Non era così. u_ù Da una parte sono
sicura di poter fare di meglio, sono arcisicura che prima o poi
riuscirò a farli copulare in una shot o addirittura una long,
magari una in cui si parlano sempre e vivono insieme e... basta, sto
delirando, infatti dall'altra parte mi son resa conto che la KakaSaku
mi riesce molto meglio se è velata e coccolosa, verde, per
bambini, -.- e sì, è una tragedia. Prima o poi, però,
Aya, prima o poi! Sallo. Spero intanto che possa arrivarmi tra
capo e collo un epilogo da allegarci, lo spero tanto. Nel frattempo
ti auguro mille mila di questi giorni e molto meno stress di adesso,
ti auguro una tesi sempre meno stressante e professori intelligenti
che sappiano spingerti nel modo e nella direzione giusta; e non ti
auguro queste cose perché non so cos'altro augurarti, ma
perché ho capito che è questo di cui hai bisogno ora.
*abbraccia* Mi raccomando, sorridi spesso, ché noi - mica solo
io, eh XD - ti vogliamo strabene. Chu!
I
personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.
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