La rana dalla bocca larga

di slice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***










La rana dalla bocca larga
di slice







Ino sospira. Fuori dalla finestra la giornata va scurendosi e l'ospedale si sta pian piano svuotando.
“Oh, Sakura, siamo state tutte un po' innamorate del nostro sensei!”
Non le dà particolare disturbo parlare di come abbia visto in Asuma l'uomo che avrebbe voluto accanto, nella vita. Per molto tempo ha pensato che fosse sbagliato, di avere qualcosa che non andasse per il verso giusto o di essere stupida, ma è bastato crescere per smettere di stupirsi e lasciare che l'amore per il suo maestro rimanesse qualcosa di magico e platonico, che si trasforma in ammirazione quando deve ammetterlo ad alta voce. Parlarne adesso, dopo anni dalla sua morte, la fa sentire un'adulta che guarda dietro di sé sospirando teneramente e, allo stesso tempo, le trasmette la stessa quiete che provava allora, vicino all'uomo.
“Non lo so, Ino, mi piacerebbe smettere di incappare in qualcosa di sbagliato, tanto per cambiare,” Sakura si toglie la mano da sopra gli occhi e guarda l'amica con espressione stanca.
L'altra accavalla le gambe, restituendo uno sguardo compassionevole, stufa del nome di Sasuke scritto su tutto il discorso.
“Forse dovrei parlarne con Naruto...”
A quell'affermazione, Ino raddrizza la schiena.
“Naruto?” quasi urla, con gli occhi spalancati, “quello che per anni ha creduto che a Hinata interessassero le cortecce degli alberi, cosa vuoi che ne sappia, lui?”
L'allieva di Tsunade sospira, prima di buttare la testa indietro e poggiarla sullo schienale.
“Non lo so, mi sentirei forse più a mio agio se lui lo sapesse,” ipotizza.
Ino aggrotta la fronte.
“No.”
Sakura, essendo una donna, ha l'innata capacità di entrare nell'argomento dalla giusta ottica. Gli uomini sembrano trovare sempre l'angolazione sbagliata e la vicenda appare molto più spinosa di come invece la vede lei. Certo, Shikamaru fa egregiamente finta di non capire, visto che si è sentita osservata a lungo quando lo ha rivelato al suo team, ma dal momento che la squadra della compagna non contiene nessuno Shikamaru, Ino è propensa a credere che sarebbe soltanto imbarazzante.
“Non lo so...”
“Be', lo so io, tranquilla.”
“Cosa non sai, Sakura?”
Naruto entra nello studio della compagna con una mano sanguinante, la sua domanda copre in parte l'infermiera dietro di lui che sgrida Sasuke e Sai per averlo seguito fin lì.
“Va tutto bene, lasciali passare,” dice Sakura, senza cambiare il suo tono sconsolato. “Cos'hai fatto alla mano?”
Il genin si gratta la testa e sposta il peso da una gamba all'altra.
“Dunque,” inizia, incerto, “ci stavamo allenando...”
“No,” dice Sasuke.
“Stavo affilando i kunai e...”
“No,” ripete Sasuke.
“Stavo facendo qualcosa di figo e pericoloso e...”
“No, idiota, stavi aprendo una scatoletta di tonno.”
“Che palle, Sas'ke!”
Ino emette un breve sbuffo, aggrottando la fronte per rivolgere uno sguardo di scherno all'altra.
“Spero tu intendessi un altro Naruto?”
Sakura si alza, scocciata.
“Aprire una scatoletta di tonno senza ferirsi non lo avrebbe reso né più né meno comprensivo, Naruto è una persona sensibile, Ino, cosa che scarseggia perché sembra, non so come, che sia un difetto.”
Naruto assume un'espressione poco intelligente, che cambia solo quando la compagna gli prende la mano con poca gentilezza.
Ino lo ignora.
“Parliamo allora del soprannome la rana dalla bocca larga: non sono io, al contrario di quello che molti pensano.”
In quel momento Naruto si sente molto confuso e si volta verso gli altri due.
“Stanno parlando di te,” dice Sai.
Sasuke scruta il nuovo componente del gruppo per un momento, si sforza di non dire niente e alla fine, involontariamente, si trova a chiedere il permesso di strozzarlo a Naruto, con uno sguardo eloquente.
“Sas'ke...” lo ammonisce, quello.
“Ok, non avevo pensato a questo,” ammette Sakura. Per molti anni non c'è stato per Naruto un Sasuke con cui condividere i segreti di cui lei lo mette al corrente e, anche da quando è arrivato Sai, non ha prove che ci siano scambi di opinioni su qualcosa che la riguarda.
Dopo aver disinfettato il taglio, passa a fasciargli la mano.
“Comunque sbagli se pensi che Naruto sia stupido o che non capisca certe situazioni, probabilmente è più cieco per le questioni che lo riguardano da vicino,” Sakura stringe la fasciatura.
“Aah! ...ma di cosa state parlando?” chiede lui, confuso, “ah, Sakura, puoi fasciarmela che stia leggermente chiusa così posso reggere il ramen?”
Sai corruga le sopracciglia, Sasuke sospira e Ino ride.
In risposta, Sakura, stringe di più la benda.
“Sta' zitto!”



Nel darsi lo slancio, l'erba del campo d'addestramento del team sette le entra in un sandalo; senza farci caso si scaglia contro il maestro e quando lui crede di aver evitato il suo pugno, Sakura colpisce un albero che gli si schianta addosso. Naruto e Sai fanno solo in tempo a vedere lo sbuffo di fumo del clone sotto il tronco. Rimangono un momento fermi, entrambi affaticati.
Kakashi cattura la loro attenzione, dietro di loro, con un sorriso sotto la maschera.
“Va bene così, ragazzi, andiamo a pranzo.”
“Sììì, pranzo!” grida Naruto, “mangi con me, Sakura?”
Si volta a cercarla dato che non gli giunge risposta. Sakura si sta togliendo dei fili d'erba dai sandali, seduta su un masso, e sembra molto assorta.
“Sakura?” la chiama.
La kunoichi ha un momento di smarrimento e osserva Naruto in un modo strano. Cerca di ricordarsi quando ha deciso che non contare su di lui includa quella totale mancanza di fiducia nei suoi confronti. Non vuole essere di peso per i suoi compagni, tanto meno per Naruto, ma smettere di contare su di lui come un'amica non lo credeva possibile, così come non vorrebbe mai il contrario: per lui ci sarà sempre.
“Sakura, ci sei?” urla Naruto, facendola sobbalzare.
“Sì, Naruto, per te ci sarò sempre.”
Quando Naruto apre bocca ne esce un suono strozzato, così la richiude, confuso.
La kunoichi sistema la sua sacca e si avvia con calma per la strada che divide il campo d'addestramento dal bosco. Sasuke arriva in quel momento, vede gli altri tre seguire la compagna con lo sguardo e fa altrettanto, mentre lei lo oltrepassa, per poi renderli edotti con una sola occhiata di quanto sembrino idioti.
“Non ci sarà per il pranzo, però,” Sai è inutilmente orgoglioso di aver ottenuto tutta l'attenzione su di sé.



Sakura si sente irrequieta, fa avanti e indietro nel suo salotto e ha in testa troppi pensieri, molti dei quali riguardano un suo segreto sulla bocca di tutti. Sull'altro piatto c'è Naruto, non solo il fatto di renderlo partecipe o quello di cercare il suo consiglio di - e questo Ino non avrebbe modo di contestarlo - esponente di sesso maschile, ma un intero poema su amicizia e cose arancioni che la rendono serena. Ad un tratto si ferma in mezzo alla stanza, si accorge che dopo la guerra i suoi problemi sono sempre più ridicoli ed è con questo pensiero in testa che cammina svelta verso il portone, sicura che Naruto sia sempre là, da Ichiraku.
Arriva leggermente trafelata e, come volevasi dimostrare, il jinchuuriki è seduto tra Sai e Sasuke, a mangiare quella che sembra essere la quinta ciotola di ramen. Poco distante Sakura registra Kakashi, che accetta il suo pranzo dalle mani di Ayame, e decide di agire come se la questione riguardasse persone esterne.
“Naruto,” palesa così la sua presenza ad alta voce.
“Sakura! Pensavo non saresti venuta...”
“Ah no, non sono qui per mangiare, ma avrei bisogno del tuo... nh, aiuto, ecco,” sorride perché intorno a lei si è fatto un silenzio carico di sguardi indagatori e l'occhio del sensei le brucia addosso. “Insomma, se non ti disturba...”
Naruto sbatte le palpebre, nuovamente confuso, si volta un momento verso Sasuke per rivolgergli un'occhiata interrogativa, ma il genio si stringe nelle spalle, serio.
“Mh... Sì, certo! Tanto avevo finito di pranzare,” e si porta una mano dietro la testa mentre socchiude gli occhi, per attenuare quell'atmosfera di disagio che sembra essersi creata.
“Ti sei innamorata di Naruto?” chiede Sai, beccandosi un'occhiataccia dall'interessato.
Sakura sospira, affranta.
“No, Sai,” e decide di dire la verità, “ho bisogno di un consiglio da un maschio con una certa sensibilità, non mi sembra che tu e Sasuke siate più indicati di Naruto.”
“E Kakashi?”
“Kakashi ha altro da fare che ascoltare i suoi problemi di cuore,” ricorda Sasuke, che senza esprimersi al riguardo sottoscrive le parole di Sakura.
“Kakashi può dire che ogni tipo di problema per lui è abbastanza grave da essere ascoltato oppure avete già deciso?”
Il sensei fa voltare tutti verso il suo sorriso coperto dalla maschera e per un lungo istante le elucubrazioni dei presenti si possono udire distintamente, come tanti piccoli ingranaggi, poi il silenzio viene spezzato proprio da Sakura.
“Abbiamo già deciso,” risponde, prima di mettere la testa sotto la tendina ed uscire dal locale.
Osservano tutti il punto da cui è sparita la ragazza, pochi istanti prima, fino a quando nel cervello di Naruto sembra finalmente scattare qualcosa, quindi si alza per correrle dietro.
“E come al solito non ha pagato,” sospira Sasuke.
“Dieci a uno che Sakura si è innamorata di Kakashi.”
Sai si volta verso il bancone e alza un sopracciglio, in risposta all'espressione scettica del genio, quando il maestro prende a tossire convulsamente e sputa ramen ovunque.



Naruto non si sente molto a suo agio. Sakura lo fissa, poi fa scorrere gli occhi in giro e torna a fissarlo.
Sono passati interminabili minuti e vorrebbe dirle che, se non parla, lui non capirà mai. Comincia ad avere il dubbio che abbia sbagliato maschio e sensibilità, ma ha anche paura che quella Sakura inquietante possa prenderla male; sembra una questione delicata, la sua.
“Che cosa mi consiglieresti se...” inizia lei, all'improvviso.
Il jinchuuriki si riscuote dai suoi pensieri in tempo per sentirla tacere e vederla mordersi il labbro inferiore.
“Dimmi, Naruto, cosa pensi di...”
Sembra che neanche questa vada bene e...
“Sakura?”
“Lo so, lo so, aspetta, ci sono quasi!”
La kunoichi si preme le dita sugli occhi, cercando di concentrarsi e scacciare contemporaneamente quella specie di vertigine che le dà l'argomento.
“Naruto!” alza di scatto la testa, chiamando il compagno con un tono piuttosto alto, tanto che lui e i suoi nervi tesi sobbalzano.
“Senti, Naruto...”
Intanto lui pensa che se ripete il suo nome un'altra volta magari andrà a cambiarselo, ché detto con tutta quell'ansia non lo sopporta più, e vaffanculo il ninja cazzuto nel libro di Jiraya.
“...cosa ti viene da pensare se ti dico che provo qualcosa per una persona vicina a noi?”
Il genin volge gli occhi al cielo, porta la mente a ricordi più o meno vicini e ricerca indizi che possano farlo arrivare a costui, senza pensare neanche per un attimo che si possa trattare di sé. Pensa invece che chiunque sia dovrà comportarsi bene perché Sakura è un fiore che è stato calpestato troppe volte per non avere spine che bucano, se stessa per prima; ci vuole tatto, ci vuole qualcuno con del cervello e un cuore grande per entrambi. Non è facile trovare uno così. Se si guarda intorno, Naruto preferirebbe mettersi la compagna di squadra in tasca, piuttosto che affidarla ad uno di quei cosi, quegli ormoni con le gambe. Dopotutto lui li frequenta anche da solo, i maschi: sa cosa pensa Sai delle tette di Ino e si ricorda cos'ha detto Kiba del culo di Sakura...
“Naruto, ti prego, rispondi!”
Solo in quel momento si accorge che la domanda era un'altra.
“Cosa penso del fatto che tu provi qualcosa per qualcuno vicino a noi...?” ripete, riflettendoci davvero per la prima volta.
Non sapeva che lui potesse essere chiamato in causa, non sapeva che avrebbe dovuto farsi un'opinione al riguardo, gli sembra che tutto vada bene se è quello che lei vuole.
“Suppongo mi stia bene qualsiasi cosa faccia stare bene te, Sakura, non ci avevo mai pensato,” ammette.
Lei sorride, piacevolmente colpita. Butterà giù Ino dal quarto piano dell'ospedale e tutti quelli che le faranno venire dubbi sulla sensibilità e l'amicizia del suo compagno di squadra. Poi si morde nuovamente il labbro perché la fase peggiore non è ancora iniziata.
“E che cosa pensi di Kakashi?”
Nonostante l'abbia presa molto larga, Naruto si strozza con la sua stessa saliva.



Sai immerge quasi interamente la testa nell'acqua calda, lasciando fuori giusto il naso, per respirare.
“Alle terme non si dovrebbe immergere la testa,” brontola sua maestà, schifato, dal suo privatissimo angolo.
Sai si tira a sedere, si volta verso un ammasso di capelli biondi con un panno sugli occhi e ignora così il genio, che gli regala la sua micidiale occhiataccia indignata.
“Cosa voleva, Sakura?”
Naruto esce dalla nebbia che il calore ha creato nel suo cervello e borbotta qualcosa.
Sai si volta allora verso Sasuke.
“Cos'ha detto?”
“Che devi farti i cazzi tuoi.”
“Sas'ke!” salta su Naruto, facendo scivolare il panno nell'acqua.
Un momento dopo si allontana da lì, con la mente, rimane pensieroso a osservare il panno impregnarsi e poi sprofondare. Ha davvero paura che Sakura un giorno faccia quella fine e che, troppo pesante, vada a fondo.
“Sentite,” inizia, vago, “cosa pensate di Kakashi?”
Sai sorride e Sasuke beve per sbaglio un po' d'acqua termale e, anche se riesce a non farsela andare di traverso, la guarda con odio per qualche secondo.
“Non ridere visto che non sai di cosa sto parlando, Sai!” lo ammonisce, il genin.
“Dici?”
Sasuke si massaggia una tempia, tediato, e poco sorpreso che Sakura continui a girare intorno agli sharingan.
“Kakashi è una brava persona,” sputa, mal volentieri, per porre fine subito a quella tragedia che sembra affliggere il tonto compagno di squadra.
“Grazie, Sas'ke!” trilla Kakashi, alle loro spalle.
Sasuke ignora stoicamente la risatina del capitano Coso, o come diavolo si chiama, e poggia la testa sulla roccia dietro di sé, poi chiude gli occhi, abbandonandosi al tepore.
I due jonin li raggiungono nella pozza e si accomodano poco lontano.
“Di cosa parlavate? oltre che di Kakashi, intendo,” celia Tenzo, che si accorge con sottile orgoglio dell'occhio semi aperto del genio.
“Di Sakura!” dice Sai.
Naruto perde l'equilibrio, grida parole sconnesse, scivolando nella pozza, e quasi annega.
“Si può sapere che cos'hai nella testa?” abbaia il jinchuuriki, tra un colpo di tosse e l'altro.
“Suppongo ci sia materia grigia,” pensa a voce alta, Sai, che non ha il libro della retorica a portata di mano.
“Supponi male.”
Sasuke rimane con gli occhi chiusi, appoggiato alla roccia, “Insomma, sensei, cosa pensa di Sakura?”
“Sas'ke! Sei impazzito?”
Naruto è terrorizzato all'idea che possa venire fuori tutto perché ha il sospetto che questa sia una di quelle cose a cui le donne tengono mortalmente e che potrebbe rovinare per sempre la sua amicizia con la compagna. Trema dal nervoso, ed è probabilmente anche molto poco minaccioso tutto bagnato, lì in piedi, con i capelli biondi appiccicati sulla faccia e arruffati in tutte le direzioni.
“Calmati, pulcino.” soffia Sasuke, irritato da tutto quel baccano. “Prima che parlassimo di Kakashi, ci hai chiesto cosa pensassimo di Sakura...” spiega, facendo finta di ricordarglielo, “sono convinto che tu abbia chiesto a Sakura cosa pensa di noi, anche se non so cosa ti passa per quel cesto di vimini che hai al posto della testa.”
“Ah... sì!” si tranquillizza, inutilmente, lui. “Allora, Kakashi... Cosa pensi di Sakura?” chiede, sempre un filo irrequieto.
Kakashi fa un gesto vago con la mano quando si accorge che Tenzo lo fissa, inclina la testa all'indietro e chiude gli occhi, imitando il genio.
“Te lo dirò quando mi farai sapere di cosa avete parlato.”
Il Capitano ride, immergendosi in acqua fino al collo, e Sai massaggia una spalla di Naruto, che ciondola sulla sponda, sconsolato. Sasuke stira le labbra, in un vago divertimento sadico.

















Dunque. Questo è uno dei due capitoli di una long cort KakaSaku. La posto al posto (?) di “Though hell to reach heaven” che fa cagare chiodi e dopo tanto rimuginare è rimasta incompleta: mi son resa conto di non sapere da che parte prenderla e mi son rotta di perdere tempo a provarci. Non che questa sia la soluzione, ma almeno non fa così tanto pena, diciamo che si può leggere. Eh? In ogni caso, sapevatelo, sono negata per le KakaSaku! Leggerle lo so fare, però, casomai voleste scriverne, ecco.





I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.







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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***










La rana dalla bocca larga
capitolo II







Lo so cosa stai facendo...”
Tenzo beve un sorso della sua birra e lascia in sospeso la frase apposta, per vedere la reazione dell'altro.
Kakashi sta costruendo un castello con gli stecchini e, se non avesse la maschera, Tenzo potrebbe vedere la lingua fuori, indice di un certo livello di concentrazione.
“Kakashi...”
“Ho sentito, pensavo che la frase dovesse continuare e che tu mi illuminassi sul tipo di castello che sto costruendo...”
“Non stavo parlando del castello!”
Kakashi alza lo sguardo su di lui e la sua espressione seria quasi irrita il Capitano.
“So che sembra una cosa carina, ma è un campo minato, Sakura è molto giovane...”
“Sakura? Cosa c'entra Sakura?”
Yamato sbuffa e si copre gli occhi con la mano nel momento in cui la kunoichi entra nella locanda.
“Ciao, Sakura!” trilla Kakashi.
L'altro sobbalza, preso alla sprovvista, prima di salutare a sua volta.
“Kakashi! Yamato! Non sapevo che frequentaste questo locale,” si meraviglia, lei, un attimo prima di guardarsi attorno, in cerca di Ino, “io sono qui con... lei!” dice, indicando la ragazza bionda, dall'altra parte del salone.
Tenzo fissa Kakashi e un momento dopo scimmiotta la frase con cui lo ha convinto ad andare lì, invece di tornare nel loro solito locale.
Dai, è un posto carino, io ci vado spesso...” calcando sull'ultima parola con infantile stizza.
“Senti, Sakura, domani c'è la serata barbecue, in questo locale, e se portiamo una donna avremo in omaggio la prima portata, vuoi unirti a noi?”
“Ah sì?” chiede, Tenzo, stranito, e il suo sguardo vaga per il salone alla ricerca di una locandina.
“Oh, è una proposta allettante... perché no? Va bene!” dice lei, entusiasta, “Domani ho il turno di mattina all'ospedale, farò sicuramente in tempo, grazie per aver pensato a me,” Sakura ringrazia anche il Capitano con un breve inchino e poi raggiunge la sua amica.
“A costo di ripetermi: so cosa stai facendo, ora più che mai.”
Kakashi è abbastanza sicuro che la faccia del compagno sia un misto tra frustrazione e incredulità, ma tiene la testa bassa, sul suo progetto, proprio perché non vuole sentire raccomandazioni o paranoie sulla faccenda.
Se mai nella sua vita c'è stato un momento in cui ha capito che rifiutare l'amore fosse completamente sbagliato può dire siano stati tutti gli anni precedenti, fino a risalire alla morte di Rin. Molto tempo, dunque, eppure, nonostante questo, pensare bene alle conseguenze la sera precedente gli ha portato un meraviglioso e duraturo mal di testa, ma al contempo ha sviluppato la convinzione che non debba spiegazioni di sorta, al villaggio della foglia, sulla sua vita privata; fin tanto che non infrange la legge.
“Sentiamo: di quale epoca è questo castello?”
Yamato si massaggia la testa con entrambe le mani, si spazzola i capelli e strizza gli occhi, come se provasse un fastidio fisico.
“Smettila con gli stecchini, non c'è nessuna serata barbecue!”
“E neanche tu ci sarai.”
Kakashi mette a punto il balcone di quella miniatura e comincia ad osservarne ogni lato con molta attenzione.



Il suo mondo è stato interamente assorbito da quello ninja il giorno in cui suo padre è morto.
Non è mai stato un bambino spensierato e le sue compagnie portavano la divisa da jounin, visto che seguiva il padre ovunque, tuttavia ancora conservava l'infantile certezza di essere al sicuro. Credeva che la morte di un genitore non fosse meno dolorosa se non lo si ha mai conosciuto e sua madre era come uno spirito vestito di bianco che lo stringeva al petto, nei suoi sogni, ma quello che ha provato quando Sakumo si è tolto la vita lo ha fatto precipitare dove neanche il pensiero di una carezza materna avrebbe potuto aprire spiragli di luce.
Quella casa era soffocante. Nella camera accanto alla sua c'era una macchia scura, oblunga, che si estendeva per un paio di tatami in modo obliquo. Aveva trovato lui suo padre, accasciato su se stesso in quella macchia scura, tanto scura da sembrare nera, in quel tardo pomeriggio. Dopo si era concentrato nell'evitare di finire come lui e nei sogni non vi erano più state delicate braccia, coperte da stoffa bianca, a stringerlo, c'era solo quella stanza buia e l'alone di una pozza di rabbia ai suoi piedi.
Pensare a Obito ancora oggi gli fa formicolare lo stomaco. L'ha salvato, gli ha mostrato come la vita sia fatta di sfumature cangianti, che cambiano a seconda del punto di vista, e gli ha fatto vedere che cos'è uno shinobi. L'ha salvato in più di un senso. Al tempo, la sua esuberanza era davvero insopportabile, Obito che voleva essere guardato e ammirato, che voleva crescere pur avendone paura, era così lontano dalla figura di quel bambino solo, con la maschera, che lui era un tempo ed era sicuro anche Minato sensei si fosse chiesto perché l'altro insistesse tanto. Erano molto distanti, sì, ma Obito non aveva mai pensato di non avere qualcosa in comune con quel bambino. Kakashi non lo ha mai ringraziato per questo perché è stata una di quelle realizzazioni lente, fatte anni dopo, davanti ad una lapide troppo alta per far bastare le lacrime.
Rin si meritava di essere amata. Amata come avrebbe voluto amarla Obito, di quell'amore tenero, innocente, spavaldo, che si sarebbe buttato anche sotto le macerie per la sua salvezza. Ma capiva anche perché lei non avesse potuto accettarlo: dopo, infatti, erano rimaste solo quelle macerie e Rin era piegata sempre di più per sorreggerne il peso. Era distratta, depressa, era assente e non lo guardava mai nell'occhio; in nessuno dei due. Dopo avergli chiarito i suoi sentimenti in un momento poco adatto come quello scelto da istinto e eventi, lo aveva trattenuto al campo addestramento un giorno d'estate. Kakashi era stato chiaro, non aveva cambiato idea, ma sentiva un bisogno diverso in lei e le disse che se avesse voluto sarebbe potuta andare a trovarlo. Così, lei, si era presentata a casa sua, una sera. Kakashi aveva aperto la porta sapendo chi si sarebbe trovato davanti e senza che lei chiedesse la fece entrare. Solo dopo, quando il tè che le aveva offerto si fu raffreddato senza essere stato toccato, lui si rese conto che non c'era niente da dire perché sapeva già tutto e lei voleva solo passare del tempo con qualcuno che sapesse.
Kakashi vide con fastidio quell'amore sfiorire insieme a lei. Avrebbe voluto, ad un certo punto, essere capace di accoglierla nel cuore come lei desiderava, ma semplicemente non era fatto per questo, non sapeva come fare. Non voleva condannarla ad osservare con lui una pozza scura. Non era giusto che lei stesse con lui, né per lei né per Obito. Tanti motivi, tutti a pesargli sullo stomaco ogni volta che la vedeva ancora un po' dimagrita.
Rin morì poco tempo dopo, in missione, lui non c'era e tutto quello che vide fu un telo bianco su una figura minuta. Come quel fantasma gentile, che portava con sé l'odore di una madre, tempo addietro, anche Rin lo andò a trovare nei sogni e, nonostante di solito fosse stato il contrario, là era lui a piangere forte.
In quel momento Kakashi starnutisce, davanti alla lapide dei caduti. La pioggia fa rumore tutto intorno a lui e la vegetazione pare appesantirsi sempre di più, schiacciata sotto il peso dell'acqua. Porta una mano al volto stropicciandosi lievemente il naso, da sopra la maschera, e si volta per tornare a casa. Non può continuare a paragonare tutto a quel periodo, a quelle tre persone, non può continuare a farsi influenzare. Sakura è il suo futuro, la luce che vede in quegli occhi lo fa alzare la mattina e i suoi sorrisi come la sua determinazione lo lasciano sempre a bocca aperta; Rin non c'è più e qualunque cosa lui deciderà di fare con i suoi sentimenti non cambierà il passato, nonostante quello che suggerisce l'eco dei suoi rimorsi.



Essersi precipitati da Ino può sembrare una brillante idea, per chi si affida ad un primo ragionamento apparentemente logico.
Ino schiocca la lingua, infastidita, e Shikamaru pensa che Sasuke sia molto masochista.
“Un momento, tregua, posso sapere perché sono qui?” chiede, tanto per distrarli da eventuali istinti omicidi.
“Forse sei entrato per sbaglio in casa di qualcuno cercando un letto.”
Shikamaru sospira perché ha sempre sostenuto che sia sicuramente più liberatorio che raccogliere stupide accuse. Ino non è di quest'avviso.
“Senti, Sas'ke, non me ne frega niente di quanto addolcisca la pillola chi è costretto a vederti tutti i giorni, se pensi che Sakura dovrebbe rimanere sola perché ha detto di amare te sei più stupido di quanto pensassi!”
“Non ho mai detto questo,” Sasuke raddrizza la schiena e arruffa le penne, indignato, “credo solo che Sakura non abbia le idee chiare.”
“Come si fa ad amare uno che ha scoperti solo i polsi, un occhio e i capelli?” chiede Sai, interrompendo quell'interessante battibecco; sicuramente interessante dal punto di vista sociologico, almeno.
Shikamaru borbotta, stropicciandosi il viso.
“Ecco, non era proprio così che la intendevo,” dice Sasuke, accigliandosi, “ma in modo contorto ci si avvicina,” conclude, mentre osserva gli occhi del jinchuuriki allargarsi con estremo sospetto.
“Ma cosa dici?” strilla, infatti, quello. Si alza in piedi, perché ci vuole enfasi, tutta l'enfasi possibile, per essere Naruto Uzumaki, e continua a sbraitare con tono acuto: “tu non sai niente dell'amore e neanche di com'è stata Sakura in tutti quegli anni... Guarda Sas'ke, non farmi incazzare, eh!” sbollisce Naruto, dopo aver ringhiato.
“Ma... Come fai a voler far sesso con una persona se non ne conosci l'aspetto fisico?”
“Sai!” urlà il jinchuuriki, che si era nuovamente rilassato sulla sedia.
“Oh, quanto siete maschi!”
Shikamaru si toglie la mano dagli occhi, accigliato, e fissa il tavolino come se sopra ci fosse scritto che è gay.
“Scusa?” chiede Sasuke, composto.
“Sì, fate dei ragionamenti tipici di chi non sa cosa sia l'amore, e dico l'amore, non il sesso, Sai! Perché si può voler fare l'amore anche con una persona che non reputiamo bellissima d'aspetto, ma semplicemente perché ne amiamo ogni gesto, pensiero e insicurezza. Lo so che sto parlando in una lingua sconosciuta, ma seguitemi un attimo... Cercate, insomma: Sakura non ha mai visto il viso di Kakashi, come quasi nessuno, del resto, però lo conosce bene. Lo conosce bene! Naruto, fammi finire!”
Il jinchuuriki s'imbroncia e riceve una pacca sulla spalla da Shikamaru.
“Facciamo un riassunto semplicistico, ok? Ok. Quando tu,” dice Ino, indicando Sasuke, “hai pensato bene di andartene, Kakashi è rimasto sconvolto e nel tempo è stato poco appresso ai tuoi compagni. Poi Naruto se ne è andato con Jiraya e Sakura ha seguito un intenso allenamento con Tsunade.”
“Ino...” si lagna Shikamaru, mentre chiede implicitamente alla compagna di arrivare al punto, ché lui c'è già arrivato alla seconda frase.
“Sì. Quando Naruto è tornato erano di nuovo lui, Sakura e il maestro, con la differenza che questa volta Kakashi è stato molto vicino ad entrambi. Allenamenti, attività insieme... Secondo me è andato pure fuori dal suo carattere,” dice, pensierosa, con un tono un po' più basso, “ma capisco la sua voglia di non commettere gli stessi errori e di non abbandonarli a se stessi!” si riprende, urlando.
C'è un po' di silenzio e parecchie sopracciglia alzate, Naruto fissa il centro del tavolo con la fronte aggrottata e Shikamaru pensa per un momento che anche lui veda una scritta che lo illumina sul suo orientamento sessuale.
“E allora?” dice Sai, vanificando gli svariati decibel del riassunto di quella che pare essere la vita di persone che i presenti non conoscono.
Sasuke apre bocca, ma non sapranno mai se per insultare Sai o rispondere a Ino perché Shikamaru lo precede.
“Questo per dire che tu sai qualcosa che noi non sappiamo,” dice il genio, rivolto alla kunoichi, mentre Naruto accanto a lui si sbilancia indietro con la sedia, attento alla conversazione.
Ino ci pensa su, tutti i presenti possono vedere i suoi occhi puntati sul soffitto come sintomo di elucubrazioni in corso.
“Ah...” dice, infine, guardando il compagno, “hai ragione!”
Naruto cade all'indietro, chiude gli occhi, si massaggia la testa e si lamenta come un bambino. Sai lo aiuta a tirarsi su.
“Uffa, sei tu quello bravo a raccogliere le idee e fare il punto della situazione!” si discolpa Ino.
“Se c'è qualcosa che tu sai e noi no, Yamanaka, sarebbe bene che ce ne informassi,” ribatte Sasuke.
“Sì, c'è!” trilla lei. Poi la stanza si fa nuovamente silenziosa. Shikamaru mette la testa sulle braccia, sconsolato.
“Be', dilla!” incalza Naruto.
“Ma no, testa di rapa, io sono amica di Sakura e non spiattellerò mai i fatti suoi.”
Sai poggia le spalle allo schienale e incrocia le braccia, poi si volta verso Sasuke, serio.
“Non puoi usare lo sharingan?”
Shikamaru impallidisce.



Cosa fai, ninja dei miei stivali?”
Kakashi sorride, lasciandosi trascinare dentro la stanza. Mette un piede in terra e già l'odore di Sakura lo travolge, i capelli rosa gli finiscono sul naso e le sue braccia esili lo circondano, fingendo di dover accostare la finestra dietro di lui.
“Non c'è nessuno in giro.”
Rilassati, non c'è nessuno in giro, è tardi, abbracciami.
La stringe e le carezza i capelli, mentre le mani di lei si fermano sulla sua schiena, impacciate.
“Mi è mancato il tuo profumo,” bisbiglia, appoggiato alla finestra con il naso nei suoi capelli.
Sakura sorride sotto le guance rosse.
“A me è mancata la tua voce...” sussurra, in imbarazzo.
Quando l'abbraccio si scioglie, Kakashi infila un dito nella maschera e la tira giù, poi la bacia a fior di labbra. Si avvicina e preme piano le labbra sulle sue, lasciandola in bilico, tesa verso di lui ad occhi chiusi.
“Sakura?” sorride, “Come sta andando?”
Lei si acciglia, confusa.
“Eh? Cosa?” sbatte le palpebre su grandi occhi verdi e Kakashi si trattiene tutte le volte che li vede così, brillanti e languidi.
“Il piano, ricordi?” si rimette la maschera per darsi un tono, “Tu, Ino, far sapere di noi agli altri...”
“Oh, sì! Sì!”
Quando Ino lo ha scoperto è diventata matta. Prima l'ha tormentata con domande sterili quali “dove?”, “quando?” e “soprattutto come?”, poi è passata al “Sakura, non posso crederci!”, infine al “Sakura, non posso credere che tu non me l'abbia mai detto in tutti questi mesi!” e non era valso a niente ripeterle che erano soltanto due, i mesi. Una volta terminate tutte queste meravigliose fasi, Ino era saltata sul posto dicendo che l'avrebbe aiutata a far venire fuori tutto in modo carino e casuale. Come carino e casuale si incastrassero in Naruto e Sai, solo lei aveva il potere di immaginarselo. Sakura non aveva fatto domande, temendo le risposte.
“Sì,” ripete ancora, “insomma, pare che la rana dalla bocca larga non sia Naruto, dopotutto,” sorride, contenta di aver creduto nel compagno di squadra.
“Oh, io lo sapevo che era Sai,” poi guarda dietro di sé, in basso, nel giardino. “Tenzo non credeva che stessimo insieme, quando ti ho baciata abbiamo vinto una cena offerta da lui, andiamo a mangiare questo barbecue?” e le porge il braccio.
Lei ride. Mette le mani unite in preghiera e se le porta al viso, facendo un inchino di scuse al capitano Yamato, in piedi, sconsolato, nel suo giardino.
“Ma usciamo a braccetto dalla finestra?” ridacchia ancora.
Lui annuisce poiché non è una brutta idea iniziare a farsi vedere vicini fuori dagli allenamenti.
“Non mi dici che sono tremendo, questa volta?” allude alla scommessa con il Capitano.
“Eh no! Ché poi ti monti la testa.”
“Giusto...”





Owari











Tanti auguri ad Aya che compie gli anni oggi, 5 novembre! Auguri, tata! Tanti auguri a teee, tanti auguri a teee e la torta a meee... no, 'spè! Non era così. u_ù
Da una parte sono sicura di poter fare di meglio, sono arcisicura che prima o poi riuscirò a farli copulare in una shot o addirittura una long, magari una in cui si parlano sempre e vivono insieme e... basta, sto delirando, infatti dall'altra parte mi son resa conto che la KakaSaku mi riesce molto meglio se è velata e coccolosa, verde, per bambini, -.- e sì, è una tragedia. Prima o poi, però, Aya, prima o poi! Sallo.
Spero intanto che possa arrivarmi tra capo e collo un epilogo da allegarci, lo spero tanto. Nel frattempo ti auguro mille mila di questi giorni e molto meno stress di adesso, ti auguro una tesi sempre meno stressante e professori intelligenti che sappiano spingerti nel modo e nella direzione giusta; e non ti auguro queste cose perché non so cos'altro augurarti, ma perché ho capito che è questo di cui hai bisogno ora. *abbraccia* Mi raccomando, sorridi spesso, ché noi - mica solo io, eh XD - ti vogliamo strabene. Chu!





I personaggi e i luoghi non mi appartengono e non c'è lucro.



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