Angels and demons.

di giam is the way
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** “Dal preside,Styles.” ***
Capitolo 2: *** So,your name is Juliet? ***



Capitolo 1
*** “Dal preside,Styles.” ***


Capitolo 1. 
Dal preside, Styles.

 




“Buongiorno.” dissi entrando in classe,come sempre in ritardo.
“Signorino Styles,ancora in ritardo. Quando imparerà a impostare la sveglia?” il mio prof di fisica,sempre molto simpatico.
“Quando lei imparerà a farsi i fatti suoi.” risposi buttando lo zaino vicino al mio banco e sedendomi.
“Perchè non va a fare lo spiritoso dal preside?”
“oh certamente,è da tempo che non lo vedo.” mi alzai e mi diressi alla porta, “buona lezione a tutti.” li salutai e uscii dalla classe.

 

“Ehi attenta.”
“Ma stai attento tu.” rispose.
“Sei tu che sei venuta a sbattermi contro.” le dissi.
“Potevi scansarti.”, era una ragazza,capelli biondi scuro,con gli occhi verdi,dolci. Mi scostò con una spallata e continuò a camminare.
“Ma che ti prende?” dissi. Si girò e mi ringhiò contro. Gli occhi verdi e dolci erano diventati rossi e cattivi.
“Ma che?” sussurrai,camminando all'indietro. Si girò di nuovo e scomparve dietro l'angolo.

 

Giorno preside.” dissi,entrando e sedendomi sulla poltrona. Oramai eravamo come pappa e ciccia,passavo la maggior parte delle mattinate lì.
“Salve Styles. Come mai qui stavolta?”
“Prof di fisica,sempre la stessa cosa.”
“Quando imparerai?”
“Fammici pensare..” mi grattai il mento “mai.”
“Già, mai.” disse tra se e se il preside Williams. Un signore sulla cinquantina,senza capelli e con il monociglio. Mi misi comodo sulla sedia incrociando le gambe.
“Senta preside, c'era una ragazza qui fuori molto strana. Chi è?” chiesi.
“E' nuova, è arrivata stamattina.” disse senza alzare lo sguardo dai suoi fogli. Annuii guardandomi intorno. La signora Carmen non era qui. Peccato,niente cioccolata calda oggi. “Carmen?” chiesi.
“Giorno di riposo,ha mal di gola.”
“Mhmh..” mugugnai annuendo. “Se vuoi una cioccolata,fai pure.” disse,alzando lo sguardo e sorridendomi. “Grazie.” mi alzai e mi avvicinai alla macchinetta del caffè.

 

Mamma sono tornato.” dissi buttando lo zaino a terra,vicino la porta. “Mamma?” nessuna risposta. Dove minchia si è cacciata? Entrai in cucina e trovai un biglietto attaccato al frigo, -sono fuori con papà,a dopo.- bene, loro escono a divertirsi e io sono solo a casa senza cibo,e questo significa che mangerò pizza anche oggi.
“Salve. Si sono io.” sorrisi, “si, il solito. Una pizza margherita e una porzione di patatine fritte.” dissi. “Può portarmela a domicilio? Non posso uscire.” non me ne tiene ok? “Si,grazie e arrivederci.” terminai la chiamata e sprofondai nella poltrona a forma di palla da baseball di mio padre. Si,ha 47 anni e ha ancora una poltrona del genere.
Mi fa malissimo la schiena. Formicola, se esiste questa parola. Uh il campanello. Mi alzo con fatica e apro la porta.
“Ecco a lei.” dice una ragazza porgendomi la pizza.
“Grazie.” rispondo. “Un attimo.” dico alzando la mano in aria,come un deficiente. Scappo dentro alla ricerca di un po' di soldi da dare a quella poveretta. Mi affaccio all'ingresso ed è ancora lì, con la pizza in mano, che si guarda intorno battendo il piede a terra. “Eccoli.” sussurro.
Ritorno alla porta e pago alla ragazza, poi chiudo la porta e mi avvio verso la cucina.
Un brivido mi percorre la schiena facendomi cadere di culo per terra. “Ma che minchia..?” sussurro rialzandomi e prendendo la pizza da terra,ancora tutta dentro al cartone fortunatamente.

 

Buongiorno ragazzi.” disse il professore di matematica entrando in classe, “Styles,già qui? Come mai?” che simpatico. Feci spallucce e presi una matita dall'astuccio della ragazza seduta vicino a me.
“Rimettila dove stava.” disse lei,ringhiando. Non mi è mai capitato. Di solito le posso prendere senza problemi. Le ragazze rimangono incantate da me e non si accorgono di nulla.
Mi giro verso di lei notando di nuovo quegli occhi rossi e cattivi di ieri mattina, “perchè?” chiedo.
“Perchè è mia.” tentò di riprenderla ma io scostai la mano. “Calmati.” dissi girandomi per prendere un foglio dallo zaino.
“Non sono incazzata.” disse, addolcendo il tono di voce.
“Se questo non è essere incazzati,allora non voglio immaginare come sei quando lo diventi.” la guardai, gli occhi erano tornati di quel verde luminoso,anche più dei miei.
“Non vuoi immaginare,ma secondo me non vorresti nemmeno vedere.”, guardò la mia mano con in mano la sua matita,poi guardò me. “ridammela.” chiese dolcemente, io gliela posai sul banco incantato da quegli smeraldi.

 

Notai che la mia scarpa era slacciata,così mi alzai e misi il piede sulla mia sedia.
cosa stai facendo,Styles?” chiese quella vecchia bacucca della mia prof di latino.
mi allaccio la scarpa,prof., mica vuole che rimanga con una scarpa slacciata? Se poi succede un terremoto,io mi alzo dalla sedia e avendo una scarpa slaciata inciampo. Ma lei, da brava professoressa, mi prende in braccio per portarmi fuori, ma un mattone le finisce sul piede, quindi non può più camminare. Allora per salvarmi mi butta fuori dalla finestra e io sopravvivo, mentre lei muore sotto le macerie. Vuole davvero far succedere tutto questo,prof?”
dal preside,Styles.”





I'M HEEERE, yo.
eccomi con la nuova long asdfgh. 
questo capitolo mi piace tanto,non so perchè. Non so quando posterò il prossimo capitolo perchè lo studio mi sta uccidendo quei pochi neuroni ancora intatti. 
Recensite? Thanks.

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Capitolo 2
*** So,your name is Juliet? ***


2.So,your name is Juliet?



Appena uscito dalla presidenza mi dirigo in palestra per l’ora di ginnastica, non ne ho proprio voglia. Entro nello spogliatoio, notando sempre la borsa della capo cheerleader, Stacy, sulla panca, di fianco alla giacca del capitano della squadra di football, Zayn. Quei due scopano come conigli ad ogni allenamento, ad ogni lezione di educazione fisica, ad ogni ora buca, insomma spesso. Non li hanno ancora scoperti, non so come cazzo hanno fatto. Comunque per evitare di fammi sentire o vedere, esco dallo spogliatoio diretto al campo per fare allenamento. Una volta entrato volto lo sguardo verso gli spalti, e lei è lì. Non so ancora come si chiama, ma mi attrae in una maniera assurda. Continuo a fissarla, senza togliere lo sguardo. La schiena non smette di farmi male da ieri, ma appena la guardo sembra che il dolore si plachi. Non riesco a togliere lo sguardo da lei, è come una calamita.
“Styles!” urla il professore dall’altro lato del campo facendomi sobbalzare, ma non distolgo lo sguardo da lei, che è tutta impegnata a scrivere chissà cosa.
“Styles, corri qui!” continua ad urlare il professore, mi volto verso di lui e annuisco, torno con lo sguardo su di lei ma non c’è più. È come volata via. Scuoto la testa e mi avvio verso l’allenatore. Chissà che cosa ci farà fare oggi, spero con tutto il cuore non sia rugby..
“Ragazzi, oggi rugby!” urla l’allenatore. Bene, come non detto. Sono una frana nel rugby, meno male che lei se n’è andata sennò sai che figura di merda che facevo.
“Qualcuno sa dov’è Zayn?” ora è nella merda.
“Si prof, è negli spogliatoi.” disse il secchione della classe, i cazzi suoi no? Ok, Zayn mi sta antipatico ma eravamo grandi amici, prima.
“Vado io!” urlai, e mi avviai verso gli spogliatoi. Dovevo solo aspettare che finisse il suo ‘lavoro’ con Stacy e poi dirgli che dovevamo andare dal prof, no? Non dovevo mica iniziare una conversazione con il mio ex migliore amico, vero? Tirai un calcio a un sassolino che trovai per strada, che si fermò vicino uno stivaletto con delle borchie. Alzai lo sguardo, le gambe snelle in un leggins verde militare, la felpa di due taglie più grandi sul grigio, coprivano il corpo di lei. Quella fottuta ragazza. Non alzai del tutto lo sguardo, rimasi a guardare la sua maglia. ‘Il principe azzurro è gay, no sei tu che sei brutta’, risi. Incrociò le braccia al petto, come per coprire la scritta. Mi decisi a guardarla e le sorrisi, occhi verdi.
“Juliet, muoviti dai!” girò la testa verso una ragazza, forse una sua nuova amica. Le somigliava parecchio però.
“Sam, aspetta!” urlò, e si girò di nuovo verso di me.
“Allora, ti chiami Juliet?”
“Si, Juliet Manson, e tu?”, mi porse la mano.
“Harry, Harry Styles.” dissi stringendola. La pelle era morbida e liscia.
“Bel nome,” disse, “scusa ora vado, mia sorella rompe.” mi sorrise, era sua sorella allora. Si sporse in avanti e mi lasciò un dolce bacio in guancia, le sorrisi e la guardai andarsene. Portai istintivamente la mano sulla guancia.
“Styles, era solo un bacio innocuo.” oh, ci mancava Malik.
“Malik, ti cerca il professore.”
“Sai com’è, ero impegnato.” disse, “sei rimasto lo stesso fesso di una volta.” continuò, avvicinandosi.
“Scusa?” domandai.
“Ma dai, ti gasi per un bacio in guancia?”
“Malik, meglio essere così che essere stronzo come te e scoparsi la prima che passa.”
“Lo credi davvero?”
“Si.” mi girai e tornai al campo, mi seguì. Forse non è stata una buona idea andare da Zayn, ma almeno ho incontrato Juliet.
“Alla buon’ora ragazzi,” disse il prof appena arrivammo, “adesso mi fate cinquanta flessioni, su.”
“E’ tutta colpa tua.” disse Zayn, sdraiandosi per terra.
“Io non ero a scopare beatamente in un bagno, Zayn.” mi sedetti di fianco a lui.
“Comunque, stai lontano da quella ragazza. L’ho vista prima io.” disse. Scossi la testa e serrai i pugni, “Non provare a toccarla”.
“Altrimenti?” disse, mettendosi seduto di fronte a me. Alzai un pugno e glielo scagliai sul naso, “Altrimenti questo”. Mi alzai, lasciandolo lì a terra dolorante e andai alla ricerca di Juliet.



salve.
sono in ritardissimo,lo so.scusatemi ee.
comunque,questo capitolo mi piace ghjk, strano vero?HAHAHA.
credo che per il continuo ci vorrà un po',sono a corto di idee.
me ne vado,bye.
ps. il banner fa cagare gli stitici HAHAH.

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