Ice Heart

di Yukiko_Suzuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Compagno nuovo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Aki corse via da quella che non considerava più casa sua, anzi, non l’aveva mai considerata tale, li non la trattavano da figlia, ma da schiavetta personale e ciò non poteva crearle altro che dolore dato che non era figlia unica, aveva una sorella che i suoi genitori trattavano da dea, lei non contava.
Mina era stata sempre la figlia perfetta, era ben voluta da tutti e aveva pure il ragazzo, Aki invece aveva un qualcosa di diverso che la isolava da tutti; da quando era nata sua sorella minore lei era  diventata sempre meno importante finché la sua compagnia non fu che ignorata completamente se non quando serviva a qualcosa.
Da piccola aveva già difficoltà a fare amicizie e a complicare il tutto era che i suoi ‘compagni’ le facevano un sacco di scherzi e dispetti e quindi la portavano a reagire male, cosa che sicuramente non migliorava la situazione.
Era sempre così, ogni tanto finiva che la ragazza dai capelli rossi scappava dalla sua ‘casa’ e poi tornava senza che nessuno si preoccupasse di lei.
Col tempo si abituò a questa situazione e diventò una ragazza fredda e distaccata, ma dentro era debole e indifesa, non per niente a scuola ogni volta che incolpavano lei, e ciò capitava spesso, finivano per picchiarla e lei non reagiva, si rifugiava in un posto isolato da tutto e tutti e piangeva silenziosamente continuando ad assimilare sofferenza dentro di lei. La sofferenza che teneva dentro la portò a comportarsi indifferente agli altri, quei altri che le parlavano solo quando avevano bisogno di lei e se non riusciva in quelle poche richieste la picchiavano.
Aki si fermò dalla sua corsa e alzò lo sguardo che per tutto il tempo aveva tenuto basso: era finita in un parco. Era ormai sera inoltrata e quella poca luce che scaturiva dalle lampade sparse nelle strade rendevano quel posto, che di giorno doveva essere molto bello e tranquillo, un po’ misterioso e inquietante, ma alla ragazza non suscitò alcun timore, anzi le piaceva quell’atmosfera di pace assoluta interrotta solo dalle melodie prodotte dalle cicali e dai gufi nascosti chissà dove nella natura. La ragazza camminò sul sentiero di ghiaia bianca fino ad arrivare davanti a un albero, che sembrava quello più grande tra tutti quelli nel parco, si sedette alla sua base portando le gambe al petto e, nascondendo il viso tra esse cominciò a piangere silenziosamente, doveva nascondersi perché lei non voleva che qualcuno la guardasse, nessuno doveva osservarla mentre piangeva sulla sua vita inutile e da buttare via. Tuttavia lì c’era una persona, qualcuno la stava osservando mentre piangeva e lei non se ne era ancora accorta, eppure era lì, su un ramo di quel grande albero alla base di cui c’era quella ragazza dai capelli rossi che versava lacrime a causa di una vita infelice nata alle spalle degli altri che continuavano a ignorarla, a ignorare il suo dolore provocato da loro.
Quella figura se ne stava sull’albero con una gamba appoggiata sul ramo su cui era seduta mentre l’altra la lasciava penzolare giù, la osservava ancora, quella ragazza, lei era diversa dalle altre, lei appariva forte ma dentro era debole, rispecchiava il detto “l’apparenza inganna”. Probabilmente questo, a lei, non piaceva, eppure accettava lo stesso ciò che il destino le aveva imposto. Era crudele, questo ‘destino’.  
Aki scivolò fuori da quel nascondiglio tra le gambe con lo sguardo per vedere se c’era qualcuno, ma non vide nessuno perciò si asciugò le lacrime tra le braccia, i suoi occhi erano rossi dal pianto e aveva le guance bagnate. Non si alzò, il suo corpo era come se aspettasse qualcosa o qualcuno, ma lei sapeva benissimo che nessuno l’avrebbe aiutata, però il suo corpo non si decideva a muoversi così decise di stare ancora un po’ in quel posto a pensare un po’. Pensava al motivo per cui era scappata: l’ennesima lite con i suoi genitori che lodavano Mina e trattavano da schiavetta lei, aveva provato un attimo a ribattere sul fatto che sua sorella non facesse niente e non le dicevano niente, ma il risultato fu, appunto, la sua fuga da quell’edificio pieno di estranei che era costretta a chiamare ‘casa’.

Vuoi vendetta nei confronti di chi ti fa soffrire?
Vuoi liberarti di tutta quella sofferenza?
Vuoi non essere mai esistita?
Vorresti morire per non soffrire più?

Una voce si librò nell’aria, però la ragazza pensò che fossero vocine nella sua mente a farle queste domande, ma non era così. Si alzò improvvisamente guardandosi furtiva intorno alla ricerca del proprietario di quella voce, ma non riuscì a intravedere nessuno, però quelle domande erano profonde e involontariamente rispose nascondendosi di nuovo nella sua freddezza.
-non voglio vendetta, non posso liberarmi di questa sofferenza, essa è diventata parte di me e non mi lascerà più, forse era meglio se non venissi in questo mondo eppure è successo, sono qui, vivo all’ombra delle persone e vivo come se dovessi punire il mio corpo perché è nato in questo mondo, ecco perché non desidero la morte a mia scelta, sarà lei a cercarmi. - 
Questa fu la risposta della ragazza che tratteneva le lacrime e le trasformava in cibo per quella grande sofferenza che viveva dentro di lei ed era parte di lei. 
La figura sorrise enigmatica, ma non volle mostrarsi a lei e sempre nascoste nell’ombra che le foglie di quel grande albero gli creavano attorno, la fissava mentre lei non capiva chi era e dov’era quella presenza.
Quel qualcuno si alzò in piedi su quel ramo su cui era seduto un attimo fa e la sua voce si fece di nuovo spazio in quel silenzio.

Quella sofferenza ti ucciderà prima che arrivi la morte, dolce Aki,
probabilmente non riuscirai a liberartene,
ma almeno alleggeriscilo,
svuota un po’ il tuo essere da tutto
ritrova un po’ di pace dentro di te e pensa al futuro,
il destino aspetta ancora di essere scritto da persone come te.

Aki cercò ancora, poi spostò lo sguardo sui rami degli alberi e le parve di vedere qualcuno muoversi in quella oscurità come un’ombra furtiva pronta a saltarle addosso, ma non uscì niente da quel buio e non riuscì più a scorgere nessun tipo di movimento, così si arrese e tornò a casa.
Come al solito, ritrovò le chiavi dentro la cassetta della posta, aprì la porta ed entrò in casa, le luci erano spente, probabilmente tutti erano andati a dormire, d’altronde se l’aspettava, era impossibile che qualcuno di loro attendesse il suo ritorno dalle sue stupide fughe che gli abitanti di quella casa consideravano comportamenti infantili.
Sospirò lasciando le chiavi sul tavolo e preparandosi per andare a dormire. In camera sua, si buttò sul letto come se fosse una condannata a morte senza vie d’uscite, in poche parole era semplicemente strana, quella specie di incontro con quella voce misteriosa le cui parole l’avevano colpita profondamente, era la prima volta che qualcuno le parlava di certe cose. La ragazza lasciò stare e abbracciò il cuscino addormentandosi.


*Angolo Autrice*

Ed eccomi qua! A rompere di nuovo le scatole con una nuova storia! Dopo un luuuuungo periodo di assenza...
Mi scuso con tutti! Ho avuto l'odioso "blocco dello scrittore" e ho deciso di sviare tutto con un'altra storia.
Spero di non bloccarmi pure qui. L'aggiornamento sarà un pò lento, ma stavolta è perchè la connessione non ne vuole sapere di funzionare decentemente!

Spero vi piaccia!

Yukiko_Suzuki 

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Capitolo 2
*** Compagno nuovo ***


Aki aprì gli occhi svegliata dalle prime luci del mattino. Altra giornata, altra sofferenza da accumulare dentro di se. Niente sarebbe cambiato e sarebbe proseguito fino alla fine dei suoi giorni e nessuno poteva salvarla da quel triste destino. Si vestì pronta a un’altra routine quotidiana: scuola, prese in giro e solitudine a casa o chissà dove. Scese giù in cucina, dove quei tre sconosciuti stavano per cominciare a mangiare e lei si unì a loro a tavola; la colazione proseguì con chiacchiere tra quei estranei che vivano in questo edificio chiamato ‘casa’ e Aki, dopo aver finito, neanche il tempo di alzarsi dalla sedia che suo padre le aveva chiesto di aiutare sua madre a pulire. Sbuffò.
Qualche minuto dopo poteva finalmente uscire per dirigersi a scuola, durante il tragitto pensava ai suoi genitori e di come facessero i finti carini con lei chiedendo le cose in modo cortese, ma per la ragazza quello non era chiedere, era ordinare. Avrebbe preferito sentire un ti ordino di… e non vedere ogni santo giorno quella falsità nei loro comportamenti, tanto lei non contava, non esisteva, era un’ombra, una bambola da usare per poi buttarla via.
Era quasi arrivata finché due occhi blu mare non si posarono su di lei, si girò e vide un ragazzo dai capelli neri con delle ciocche bionde avvicinarsi a lei, indossava una camicia bianca di cui i primi bottoni non erano abbottonati che facevano risaltare la sua virilità mentre una cravatta era goffamente allacciata in modo largo intorno alle pieghe del collo della camicia, pantaloni neri e teneva in mano una giacca blu con alcuni contorni colorati bianco e con l’altra la cartella. In poche parole aveva la divisa della sua stessa scuola, ma non l’aveva mai visto. Lui si avvicinò a lei chiedendole se per caso sapeva dove si trovava la Neo Domino High School e lei annuì semplicemente non fiatando neanche una parola durante quel piccolo percorso insieme nonostante lui le facesse domande, ma lei si mostrava fredda con tutti, anche con i nuovi arrivati, doveva farlo.
Si allontanò da lui prima che potesse rivolgerle di nuovo la parola e andò verso la sua classe in cui c’era già qualche gruppetto di studenti che parlottavano fra loro e, lei indisturbata che andava al suo posto senza salutare nessuno, mica aveva amici. Si sedette appoggiando la cartella affianco al banco, si girò e cominciò a guardare fuori dalla finestra, quel giorno il sole si divertiva a far capolino tra le nuvole bianche che macchiavano il cielo azzurro. La rossa continuava a guardare fuori dalla finestra senza accorgersi che il tempo era passato e che il professore era entrato. Stava blaterando qualcosa sull’essere gentile, ma l’argomento la attirò quando fece l’annuncio di un nuovo compagno.
-Ragazzi, da oggi avrete un nuovo compagno, si chiama Yusei Fudo, piacere di conoscervi- disse dopo essere entrato in classe.
Aki sgranò gli occhi. Era il ragazzo di stamattina.
-Trattatelo bene ragazzi, c’è un posto vicino a Izayoi, puoi sederti lì-.
Il ragazzo posò di nuovo lo sguardo sulla rossa e, affianco a lei, il banco vuoto, sia avvicinò non staccandole gli occhi di dosso, ma la ragazza aveva già cominciato a ignorarlo dopo la sua presentazione.
Dal canto suo, lei era indifferente che ci fossero sì o no nuovi compagni, quello lì le era interessato per qualche secondo solo perché lo aveva visto stamattina, ma il suo sguardo fisso su di lei cominciava a essere fastidioso.
-Smettila di fissarmi- disse con freddezza senza neanche degnarlo di un minimo sguardo.
Riuscì a sentire un piccolo scusa partire dalla voce di quel ragazzo, ma non ci diede molta importanza, le bastava sapere che non la guardava più. Lui era nuovo, ma sapeva che sarebbe finito come gli altri, l’avrebbe ignorata, chiamata solo quando serviva e picchiata. Sarebbe finita sicuramente così.
Le prime tre ore passarono finché non arrivò l’intervallo con sollievo degli studenti. Aki si alzò e se ne andò fuori dall’aula prima di tutti, ma non si accorse di due occhi azzurri che la seguivano mentre uscire dalla classe. La rossa si avviò nel cortile dietro la scuola, non ci andava mai nessuno, erano tutti nel giardino davanti alla scuola, ma lei voleva posti tranquilli e lì era perfetto. Si appoggiò con la schiena al muro e poi scivolò lentamente a terra ritrovandosi nella posizione solita, seduta con le gambe al petto, ovviamente non avrebbe pianto, ora non c’era motivo di farlo.
-perché sei qui da sola?-
La ragazza girò il volto per vedere chi aveva parlato e lo guardò. Yusei era davanti a lei con un sorriso enigmatico in volto e s’inginocchiò avvicinandosi. Per lei era la prima volta che qualcuno le faceva domande del genere e stranamente trovò piacevole questo gesto del ragazzo.
-sono affari miei va bene?- rispose lei distaccata e fredda. Lui sorrise, ma insistette:-davvero? Allora posso fare il maleducato e impicciarmi negli affari tuoi?- il modo in cui l’aveva detto fu come una calamita verso l’interesse di Aki per quel ragazzo. Non capiva perché insisteva nel voler capire il suo problema, l’avrebbe capito comunque e si sarebbe comportato come gli altri.
-no non puoi- altra risposta secca di Aki. Lui sospirò arrendendosi, ma le si sedette vicino, cosa che continuava a infastidire la rossa:-perché sei ancora qua e non vai dagli altri?- disse innervosita. La risposta del ragazzo era, però, tranquilla:-perché voglio stare con tel.
Sentì dentro di lei un forte batticuore, come se qualcuno avesse attivato il suo cuore inattivo per anni. Era la prima volta che aveva sentito quelle parole rivolte a lei. Perché proprio dal ragazzo appena arrivato? Lui dopo aver parlato con gli altri, si sarebbe allontanato da lei sapendo che è solo un oggetto da usare.
-Va via…- riuscì a dire lei sempre senza guardarlo.
-Tu non vuoi che io vada via-
La ragazza cominciò a stufarsi di lui e lo guardò:-per favore, lasciami in pace- disse.
Yusei aveva in volto un’espressione indecifrabile, non si capiva se era contento, triste, arrabbiato o altro, la rossa lo trovò un particolare molto strano ma bello. Il moro si alzò e la guardò ancora come in cerca di un’altra affermazione, ma lei sbuffò solamente così piano piano se ne andò verso il cortile davanti alla scuola a parlare con gli altri compagni lasciando finalmente sola quella ragazza.
La ricreazione finì e tutti gli studenti dovettero tornare in aula di controvoglia. Le ore passarono velocemente per la rossa che era sempre infastidita dagli sguardi che lui le lanciava ogni tanto, voleva dirgli di smetterla, ma decise di lasciar stare, alla fine avrebbe smesso e sarebbe divenuta come una bambola per lui da usare solo in caso di bisogno. L’ora di ginnastica arrivò e quel giorno si disputava partita di pallamano, era maschi contro femmine, purtroppo i maschi stavano avendo la meglio e sembrava che l’unica ragazza che facesse punto era Aki.
-Aki sei l’unica che riesce a fare punto, dobbiamo recuperare!- le dissero quelle oche delle sue compagne.
Lei s’impegnò e così la squadra femminile sorpassò la squadra maschile, ma i ragazzi, indispettiti, cominciarono a giocare pesante e rimontarono vincendo. Tornando in spogliatoio, venne più volte insultata, criticata, spinta e arrivarono a quasi picchiarla addossandole la colpa di aver perso, ma non finì lì, dopo che le ragazze se ne andarono fu la volta dei maschi a vendicarsi della rimonta e non furono di meno delle femmine anzi forse erano peggio.
Yusei girava per la palestra ormai da un bel po’, ma non trovava quella ragazza dai capelli rossi, erano finite le lezioni forse era già tornata a casa, però non l’aveva vista uscire, poi sentì qualcuno piangere dal bagno delle femmine e, anche se stava per violare le regole, entrò e aprì una porta. Aki piangeva accovacciata al terreno, con il viso bagnato e gli occhi rossi, ma ciò che colpì di più il ragazzo erano i lividi che aveva nel corpo e che prima sicuramente non aveva. La chiamò avvicinandosi e pronto a portarla in infermeria, ma lei rifiutò il suo aiuto dicendo che sarebbe tornata a casa. Lui le chiese almeno se poteva aiutarla, ma lei rifiutò anche quel gesto e si alzò lentamente e barcollando un pochino se ne andò. Il ragazzo provò una sensazione di preoccupazione, ma il suo viso non trapelò nessuna emozione.
La rossa tornò a casa lentamente date le ferite e finalmente arrivò; entrò e nessuno si preoccupò delle sue ferite così poté andare indisturbata al bagno per medicarsi. Non era la prima volta che finiva così, sbagliava o non sbagliava e la cosa finiva che se le prendeva di santa ragione, ma la cosa che più la innervosì fu lui che la vide mentre piangeva.
Yusei stava tornando a casa, in balia di pensieri riguardati Aki, l’era sembrata una ragazza forte, ma vederla in quello stato indifeso nel bagno delle femmine lo colpì profondamente, pareva un’altra persona quando era da sola, non era più quella ragazza fredda. Lo trovava incredibile il fatto che in due momenti simili, lei era apparsa in un modo nella prima situazione e in un altro nella seconda. Aki lo incuriosiva molto. Stette a pensare queste cose finché non arrivò a casa.
Da un’altra parte invece, la rossa aveva appena finito di medicarsi le ferite e ora se ne stava distesa sul suo letto a pensare a cosa fosse successo in quel giorno, a quel ragazzo, a quell’unico ragazzo che aveva provato ad aiutarla ma lei lo aveva completamente rifiutato. Perché voleva aiutarla? Gli faceva così tanta pena? Sospirò. Desiderava trovare una risposta giacché non voleva che qualcuno provasse compassione nei suoi confronti. Si rigirò nel letto, erano ancora le 5 del pomeriggio eppure il buio era già calato. Si strinse nel maglione che indossava, quel giorno tra autunno e inverno era più freddo del solito. A un certo punto sentì un vento pungente provenire dalla finestra, ma la cosa strana è che lei aveva chiuso la finestra e non aveva avvertito nessun rumore di qualcuno o qualcosa che la aprisse. Si alzò velocemente dal letto e alzò la guardia, ogni movimento sospetto poteva essere fatale, non sapeva chi fosse entrato o cosa, sapeva solo che poteva non avere buone intenzioni.
Si guardò intorno furtiva, ma non riusciva a scorgere niente che potesse aiutarla a capire chi o cosa fosse questa presenza. Passarono pochi minuti, ma di quella entità ancora niente. Abbassò un attimo la guardia cercando una ipotesi plausibile per spiegare il come avesse fatto la finestra ad aprirsi, probabilmente fuori c’era molto vento, ma non riuscì a finire di formulare che due braccia l’abbracciarono da dietro. Cercò di liberarsi da quella stretta, ma quel qualcuno era forte e non la lasciò andare, anzi la strinse sempre di più a lui. Poi di nuovo quella voce.

Dolce Aki, perché non accetti l’aiuto di quelle persone
che ti vogliono aiutare, non volevi
trovare qualcuno che finalmente cercasse di capirti?
Non vuoi avere un amico?
Un amico che ti possa alleviare quel dolore
che continua ad affliggerti?

I pensieri della ragazza andarono immediatamente a quel ragazzo dagli occhi blu, effettivamente si sentiva in colpa per averlo trattato in quel modo, in fondo voleva solo aiutarla, ma nonostante questo l’aveva comunque allontanato. Era troppo presa a pensare a lui che dalla sua bocca uscì solamente:-chi sei?- sussurrò quasi fosse un respiro in cui muoveva le labbra.
Quella braccia la strinsero sempre di più, ma non tanto da farle male e intanto, sentì un respiro sul suo collo e di nuovo quella voce indefinibile.

Non ha importanza chi sono, è più importante
cosa voglio da te,
ebbene io voglio solo vederti sorridere
nient’altro.

Lei sgranò gli occhi per un momento, poi tentò di girarsi per vedere chi era, ma si pentì di quello che aveva fatto quando sentì le labbra di quel qualcuno poggiate sulle sue.

Angolino Autrice
Salve popolo di efp! Mi scuso per il ritardo, ma non ho internet e sto aggiornando dalla casa di una mia compagna... >.>
Non si sa quando arriverà modem nè quando potrò ri-aggiornare...
Spero che il capitolo vi piaccia!
Ringrazio tutti per le recensioni lasciato o per la semplice lettura della mia fic.
Accetto critiche (non troppo pesanti, grazie)

Yukiko_Suzuki

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