L'angelo dell'inferno e il demone del paradiso

di Argentey
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un incontro del tutto casuale!! ***
Capitolo 2: *** Hanno preso Ginny! ***
Capitolo 3: *** PS: Piani Segreti. ***
Capitolo 4: *** Occhi che incantano. ***
Capitolo 5: *** La classe non è acqua ***
Capitolo 6: *** Incidenti di percorso!!! ***
Capitolo 7: *** Shopping sfrenato!! ***
Capitolo 8: *** Un tipo... pallido! ***
Capitolo 9: *** In medias res (nel mezzo delle cose) ***
Capitolo 10: *** Trasferimenti ***
Capitolo 11: *** Piani pericolosi parte 1 ***
Capitolo 12: *** Pericoli e inizio dei piani ***
Capitolo 13: *** Polvere e Farina ***
Capitolo 14: *** Finalemente.... a casa? ***



Capitolo 1
*** Un incontro del tutto casuale!! ***


Lei: Alta bella, slanciata, un fisico atletico, lunghi capelli castani che le carezzavano leggiadri il fondo della schiena, raccolti in una morbida treccia, i lineamenti del viso delicadi e rosee labbra. Un corpo snello, forse un pò troppo magro. Gli occhi nascosti da dei grandi occhiali da sole, sicuramente rubati. Il giubbotto logoro e i jeans strappati, vecchie all stars azzurine e una maglietta nera, ingrigita dalla polvere.
Viveva nell'inferno così propriamente chiamato quel buco dove i poveri e gli scippatori si imbucavano. E lei era povera. Povera e sola. Un angelo caduto all'inferno, di fatto.. Tutti in quella sottospecie di ghetto conoscevano Hermione Granger, la ragazza orfana che era cresciuta nonostante le ostilità incontrate. Hermione era un angelo. Un Angelo nero, le cui ali erano state sporcate dalla sporcizia e dai furti, l'anima lacerata e la fedina penale lunghissima. Tutti conoscevano Hermione l'Angelo dell'Inferno.

Lui: Bello e sfacciato. La sua sfacciatagine e faccia tosta era direttamente proporzionale alla sua bellezza. E lui, di bellezza, ne aveva da vendere. Stronzo come pochi e dannatemente sexy. Ricco sfondato viveva in un lussuoso appartamento in un prestigioso quartiere di New York. Risiedeva all'hotel Paradiso. Ed era un demonio . Viziato, forte, vanitoso, talmente sicuro di se che molti si chiedevano come mai il suo smisurato ego non lo avesse ancora spiaccicato al suolo, aggravandosi sulle sue spalle muscolose. I capelli biondi, spettinati e gli occhi grigi-azzurri gli davano un'aria misteriosa da essere superiore.. intimidiva con lo sguardo chinque avesse la sfortuna di riuscire a vedere oltre quegli occhiali da sole di marca. I suoi amici se lo erano ingraziato quasi per imposizione e per avere il culo parato per quando, magari, i beni economici sarebbero scarseggiati. Lui, Draco Malfoy, il demonio del Paradiso diffidava, a iniziare a dalla madre e a finire con la cameriera che tutti i giorni gli portava la colazione in camera. Lui non aveva veri amici. Neanche ci teneva ad averli. Per lui, come tutti i demoni erano i soldi a fare la felicità .

New York era profondamente addormentata, solo poche finestre illuminate di pochi grattacieli interromepevano quella calma notturna e afosa. L'estate quell'anno era letteralmente piomata sulla città come una coperta, scaldando tutto e tutti, quasi volesse fare evaporare le persone, che ci pensavano bene ad uscire di casa e se lo facevano era solo per pochi minuti. I Newyorkesi passavano gran parte della loro giornata e della notte seduti o distesi davanti al condizionatore.
La notte era buia, calma, con un leggero filo di vento che sfidava il caldo senza successo. Pochi lampioni illuminavano debolmente le strade addormentate e spesso, a quell'ora erano solo i tipacci che si aggiravano per le strade, alla ricerca di auto chiuse male o di portafogli smarriti. Hermione si arruolava ogni notte, spinta come tutti da sete e fame, oltre che all'urgente bisogno di soldi: la gente povera si aiutava come merglio poteva, offrendo una mano a tutti. Nei bassi borghi dell'inferno regnava una regola:'' tutti per uno e uno per tutti'' ma anche il mitico proverbio: "Occhio per occhio, dente per dente". Non erano infatti bene viste le scaramucce tra compagni di sventura e questi, venivano puniti severamente. Tra barboni e barboni le regole erano poche e chiare e chi non le seguiva o era un uomo morto oppure lasciava la città.
Spesso si scassinavano locali con antifurti antiquati e si rubava quanto più si poteva e anche quella notte l'Angelo Nero portò alla sua umile dimora un consistente bottino.
Spesso si era ritrovata a battere in ritirata sentendo le sirene in lontanza e spesso aveva rischiato di finire dentro. E l'unica volta che ci era finita, era evasa.

New York, sono le otto di mattina e la polizia ha fatto un'incursione nell'Inferno e un fuggi fuggi generale di barboni e borseggiatori mise in allarme la città. Molti erano stati presi, rimanevano quelli che erano fuggiti tra le vie e i vincoli bui e poco frequentati di New York.
Hermione correva tra le vie della Grande Mela, svoltando velocemente angoli e attraversando incroci. Le sirene si sentivano ancora in lontananza, gli occhiali scuri premuti sul naso e i capelli che ondeggiavano. Non seppe mai per quanto tempo aveva corso e non contò i muri che scavalcò agilemte, non seppe neanche quanta strada aveva fatto e dove fosse: una sola cosa la sapeva però, non era più nelle vicinanze dell' Inferno. Le sirene ormai erano un ricordo lontano e sbiadito che andava via via scemando. Hermione tirò un sospiro di sollievo ,decisa più che mai a chiedere informazioni. Girò l'angolo guardandosi intorno e andò a sbattere contro qualcosa di duro e caldo, un petto muscoloso. Cadde all'indietro e alzò lo sguardo.
- stai più attenta!- una voce sprezzante maschile la ridestò dal calore dell'asfalto e dalla lunga corsa: si trovò davanti uno degli esseri più belli che mai avevano messo piede dul pianeta Terra.
- scusa.. correvo e non ti ho visto..- si giustificò imbarazzata, alzandosi, guardandolo oltre la scura plastica degli occhiali. Lei si eresse in tutta la sua bellezza e sporcizia, guadagnandosi uno sguardo di puro ribrezzo dal giovane snob.
- togliti dalla strada pezzente, stai ostruendo il passaggio.- le ordinò sprezzante il Demonio . Il sorriso della ragazza si incrinò e scomparve, lasciando spazio a una smorfia di disgusto e antipatia che sfiguarava il suo bel visino.
Più distante,esattamente tre isolati più in la, la sirena dell'automobile del neo Polizziotto Ronald Weasley stridè minacciosa, l'automobile sfrecciava per il traffico, incurante dei semafori rossi e degli stop. Il neo-polizziotto Weasley voleva e doveva catturare L'angelo nero.
Hermione si girò allarmata, al suono della sirena, dando un ultimo sguardo cattivo al ragazzo e poi lanciarsi in una corsa sfrenata verso la via più buia vicina, attraversando pericolosamente la strada costringendo molte macchine ad inchiodare per non stirarla sul caldo asfalto. Il giovane Demone seguì perpelesso la scena, vedendo poi sfrecciare davanti al suo naso una piccola macchina, con dentro uno spericolato agente con lunghi capelli rossi, che incitava l'auto ad andare più veloce e a trovare la sua preda.

Commentate please!!!E perdonatemi gli errori grammaticali! so che ne ho un'altra in corso, ma sinceramente.. l'idea di scriverne un'altra era troppo forte!!! ciao ciao Argentey

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Capitolo 2
*** Hanno preso Ginny! ***


Hermione Granger era scappata. Un'altra volta. Un'altra dannatissima volta. E ancora aveva visto le facce di odio e terrore dei passanti verso di lei. Lei. Un'angelo. Nero.
Sedeva tranquilla, con una sigaretta mediocre in bocca, aspirando il fumo. Non fumava tanto. Non era sua abitudine. Sentiva il freddo vento sfiorarle la pelle e scompigliarle i capelli legati ora in una disordinata coda di cavallo. Sedeva davanti ad una chiesa. Chiesa che per lei non aveva significato. Lei non credeva in Dio.. perchè avrebbe dovuto? Dio è il protettore dei buoni e dei giusti. Lei non era nè buona nè giusta, nè una ragazza per bene. Di lei non ci si poteva fidare. Era cresciuta in un mondo troppo sporco e corrotto per sapere cos'era la giustizia . Giustizia è la vendetta . Giustizia è avere sempre ragione. Giustizia è difendere la propria vita . Vita? Che vita? La sua vita era addobbata da sacchi di spazzatura e vecchie bottiglie di rum, portafogli rubati e carte di credito clonate. Cos'era la sua vita? Una truffa, un inganno, un'insulto alla definizione di vita stessa. E lei questo lo sapeva. Ma non faceva nulla per cambiare. Perchè poi? A lei andava bene così. Lei amava la sua vita libera e senza leggi. Lei odiava la sua vita sporca e corrotta. La sigaretta finì e la ragazza la schiacciò prepotentemente a terra, le mani coperte da logori guantini di pelle consunta. Sospirò. L'alito che sapeva da tabacco.. tabacco della qualità più bassa, per giunta. Che schifo . Osservò il fiume, apprezzando le screziature che specchiavano la luna. Poggiò la schiena sulla porta e abbandonò la testa sul petto, sentendo le fatiche di quella giornata chiuderle gli occhi...

Draco Malfoy si tuffò sul suo enorme letto matrimoniale di piuma, sprofondando tra le fresche lenzuola. Si girò a pancia in su, osservando il soffitto bianco. Sospirò e con un rapido movimento prese in mano un pacchetto di sigarette. Se ne accese una alla menta, aspirando compiaciuto quella sostanza tossica e nociva. Amava fumare!. Fece scivolare lo sguardo fuori dalla finesta, incrociando l'oscuro fiume dove la luna si specciava vanitosa. Lanciò la cicca fuori dalla finestra, ripensando alla sua giornata. Una giornata da dimenticare. aveva pure incontrato una barbona di strada! Si tolse meccanicamente i vestiti e li buttò nel cesto dei panni sporchi. Che schifo. Sbuffò sonoramente, riempiendo la vasca da bagno. Con solo i boxer addosso si affacciò alla finestra, scorgendo un altro pezzetto di fiume. E lì, vicino alla riva, una Chiesa faceva la sua maestosa figura, bagnata dai raggi lunari.

Un uomo, vestito di marrone, con una lunga tunica la scosse prepotentemente, intimandole di andarsene, minacciandola con una scopa. Lei, seppur riluttante si alzò, le gambe intorpidite dalla posizione scomoda e la mente stanca. Si guardò intorno, constatando dal grande orologio della chiesa che erano solo le sette. Maledì il monaco parecchie volte poi girvagò per quelle viuzze, decidendosi poi ad intromettersi in una strada più frequentata. Aveva fame. Aveva tanta fame. Avrebbe rubato un portafoglio. Aspetto l'occasione buona, fino a quando un tipo grande e grosso, con il portafoglio che quasi chiedeva di uscire dalla tasca dei pantaloni troppo stretti non le passò davanti. Zac . con una mossa fulminea gli tolse il portafoglio dalla tasca posteriore e dopo aver percorso un buon tratto di strada si infilò in un vicoletto, esaminando il bottino: teserino della biblioteca comunale, 20 dollari e una carta di identità. Rimase delusa: nessuna carta di credito nè fortuna in quel portafoglio di quoio. Sbuffò. Recuperò i 20 dollari e poi gettò il portafoglio in un angolo, dirigendosi in un McDonald's.

- Doppio cheeseburger con patatine..- Lui odiava il Mcdonald's, ma era l'unico locare nelle vicinanza. Ancora una volta si maledì per aver persorso tanta strada e di aver finto la ricarica al suo preziosissimo cellulare. Doveva ancora capire come aveva speso tutti quei soldi..: ah si! Probabilmente alla chat!
Mentre l'ordinazione gli passò tra le mani, addocchiò un tavolo libero. Più o meno. C'era una ragazza riccia che si ingozzava, parecchie persone la guardavano. Tutti i tavoli erano occupati. Alzò le spalle. Ricordava si averla già vista.. o almeno intravista. Insomma.. i suoi lineamenti non gli erano nuovi.
Ma si.. La stracciona!
Si sedette elegantemente davanti a lei. La fissò disgustato un attimo, vedendo le sue dita sporche di ketciup e il secondo panino che moriva tra le sue fameliche labbra.
- cosa ci fa ad un banale Mcdonald's un ricco snob?- chiese lei senza alzare gli occhi dal piatto, masticando voracemente e ingollando altrettanto velocemente.
- e una stracciona?- addentò il suo panino con malcelato disprezzo.
- non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.- sorseggiò la Coca cola, alzando finalmente lo sguardo, incontrando ancora una volta gli occhiali di lui. I tipici occhiali che non permettono all'inerlocutore di vedere lo sguardo: con le lenti a specchio.
- avevo voglia di mangiare in questo buco.. tu?-
- l'unico posto dove posso andare con 20 dollari-
- capisco. Di dove sei?- chiese lui, intavolando una discussione: tanto, non aveva nulla da fare. Fuori iniziò anche a piovare, facendo sfuggire un ''Magnifico'' ironico dalle labbra del ragazzo.
- dall'Inferno- rispose secca, guardando la pioggia scorrere dui finestrini delle macchine parcheggiate sui vetri del locale.
- molto spiritosa..- lei lo guardò un attimo, seria.
- non stai scherzando... Inferno? quell'inferno?.. il buco che ieri la polizia ha devastato?- alla parola 'Devastato' la ragazza si agitò un poco. La sua casa, i suoi amici.. devastati.. ' mai mostrarsi deboli' l'insegnamento più grande che l'Inferno le aveva mai dato!
- proprio quello.. - mormorò tornando al suo panino.
- cosa ci fai qui?- le chiese allora il biondo, guardandola come se fosse un'assassina.
La ragazza prima di rispondere finì il suo pranzo.In fretta. Sentiva il bisogno di allontanarsi da quel ragazzo, che tanto la turbava.
- fuggo.- rispose, alzandosi e uscendo sotto la pioggia, incurante che i suoi capelli si sarebbero infradiciati in poco tempo e i vastiti inzuppati. Voleva andare via d quel Demonio. Quel demonio che aveva usato una parola brutta..
devastato
I suoi amici, i sui averi, la sua casetta di carone, i bambini che si erano tanto affezionati a lei, i grandi che le chiedevano aiuto.. la sua gente..
devastati..
maledetto biondo!
devastati..
In prigione. Tutti! Anche quelli che non hanno mai fatto nulla.
devastati... tutti devastati
Urlò alla pioggia la sua frustrazione. Lei che era fuggita, come una vigliacca. Pianse con il cielo il suo dolore. La sua gente.
devastata..
No.. no.. non sarebbero marciti in galera. Non tutti almeno. Ginny, la sua migliore amica.. Harry, il suo migliore amico.. Mary, una ragazza madre e Theo, il figlio di Mary..
devastati.. catturati
- Harry...dove sei? - singhiozzò accasciandosi al suolo.
- qui piccola..- Una voce. Un lamento. Un soffio caldo dopo una doccia gelata. Non sentì più la pioggia caderle addosso. Alzò gli occhi.
Harry le stava davanti con occhi lucidi ed espressione stanca sul volto, un ombrello a fiori in mano e un sorriso felice.
-HARRY!- la ragazza gli si buttò addosso, contenta.
- angelo, dobbiamo liberare Ginny, l'hanno presa...- Disse gravemente il moro, fissandola negli occhi. La ragazza annuì seria.Harry e Ginny erano una coppia. Harry non viveva se Ginny non era con lui. E lei lo sapeva.
Nessun abitante dell'Inferno sarebbe stato devastato.
''Parola di Hermione, L'angelo Nero''.

Ok, ed ecco a voi il 2 cappy! comentate please!Argentey!

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Capitolo 3
*** PS: Piani Segreti. ***


I due ragazzi camminavano sotto un ombrello rosa a fiori, stringendosi per non essere soggetti alla pioggia e per tenersi caldo a vicenda. Faceva freddo. E neanche poco. Harry Potter e Hermione Granger. Amici da quando avevano i pannolini. Da sempre. Da ancora prima di nascere. Per così dire, la loro era stata amicizia a prima vista!
Harry aveva folti e disordinati capelli neri, ora impolverati e sporchi, brillanti occhi verdi a mandorla, contornati da dei buffi occhiali di nero metallo. Un giovane affascinante. Molto affascinante. Harry era un ragazzo nomale. Uno che veniva da famiglie benestanti. Aveva scoperto l'Inferno per puro caso ed era diventato subito amico di Hermione. Le doveva tutto.

--- FLASHBACK---

Un bambino dagli occhi verdi correva in una strada deserta, con pochi lampioni illuminati. Nevicava. Era Inverno e faceva freddo. Lui si era perso per le vie di New York e aveva già passato da mezz'ora l'orario di rientro a casa. I suoi dovevano essere furiosi.
S’infilò a caso nel primo vicolo che trovò, correndo a perdifiato, lo stomaco stretto in una morsa, la consapevolezza d’essere solo, la certezza di essere seguito. Aveva sette anni. Aveva paura. La prima volta in vita sua che ebbe davvero paura.
Dopo qualche minuto ebbe la certezza che qualcuno lo seguiva realmente: un uomo grasso e grosso, coperto da un giubbotto macchiato e puzzolente entrò nel vicolo, che si rivelò essere cieco. Harry temette che fosse la fine. E lo sarebbe stata davvero se non fosse intervenuto il suo Angelo: Hermione.
L'uomo ghignava, illuminato da un lampione fioco che ben presto perse la sua luce, facendo piombare quell'angolo della strada nel buio più completo.
- tutto solo ragazzino? Lo sai che è pericoloso?- aveva detto l'uomo con malizia, soffocando il bambino con il suo alito pesto di fumo e alcol. Il bambino fremette, terrorizzato.
Paura.
NO. peggio: terrore.
Fitta. Non riusciva a muovere un muscolo, dalla paura che stava provando in quel momento.
- mamma.. papà..- aveva mormorato in preda all'angoscia.
- oh, non temere. non li rivedrai più ragazzino.. benvenuto all'inferno..- era poi esploso in una risata sguaiata, che non aveva nulla d’allegro. Una risata minacciosa. Fredda. Dura.
- Andrew, stà un pò zitto se non vuoi fare i conti con il capo.- aveva detto allora una vocina femminile, gracile, dalle spalle dell'uomo. L'uomo si era girato con un sorriso divertito.
- Hermione Hermione, Hermione.. non vorrai mica fare la spia?- aveva sghignazzato.
- la farò eccome invece. Lascia stare quel bambino, bruto pedofilo che non sei altro. Sai, il vecchio non apprezza la violenza sui bambini...- la voce della bambina non celava un certo divertimento, oltre che una forte nota di minaccia. L'uomo ebbe un brivido.
- piccola pezzente..- commento muovendosi verso di lei, lasciando a harry la visuale libera.
- Lo sono sempre stata Andrew! Ora vattene!- una bambina impegnata d’odio, più bassa di lui e semi nascosta da una grande sciarpa rossa. Una bambina molto intelligente, notò Harry, osservandola.
L'uomo la prese per la gola, alzandola da terra e poi lasciandola cadere pesantemente, imbufalito.
-ringrazia che il vecchio ti è affezionato, pezzente, se no non ti andava così tanto di lusso, stasera!- L'uomo se n’era poi andato calcando ogni passo che faceva, segno del suo pessimo umore. La bambina aveva allora rivolto il suo sguardo a Harry. Occhi cioccolatosi.
- tornatene a casa bambino, è pericoloso qui. Sei all'ingresso dell'Inferno. Gira brutta gente.- aveva detto lei aprendosi in un sorriso.
- g.. grazie.. Hermione, giusto?- disse ricordandosi le parole dell'uomo.
- si. Tu invece? Non dare in ogni caso troppo ascolto ad Andrew, tra poco se n’andrà da New York..- snocciolò la bambina, avvicinandosi a lui e prendendolo per mano.
- mi chiamo Harry.. Harry Potter. E mi sono perso.- chiarì subito lui, tranquillizzato. Quella bambina era un angelo!
- dove abiti? Posso indicarti la via, ma non accompagnarti: non mi è permesso.- Sorrise. Poi gli diede tutte le indicazioni.
L'aveva salvato. Tranquillizzato. Indicato il cammino. Da allora erano amici e lui la andava spesso a trovare, tra le fiamme dell'Inferno. Lo conoscevano bene lì.

--- FINE FLASHBACK---

- ho prenotato un albergo e ti ho procurato dei vestiti puliti.- celiò il ragazzo, dirigendola verso una viuzza stretta. La ragazza lo guardò stupita.
-perchè?- chiese attaccando un braccio al suo, prendendo in mano l'ombrello rosa.
- dobbiamo studiare il commissariato. E' lì che tengono Ginny. Vogliono interrogarla per sapere dove sei tu!- spiegò il ragazzo.
- anche se cambio i vestiti, mi riconosceranno subito. Sono apparsa nei giornali molte volte..-
- non con una parrucca e delle lenti a contatto colorate.- lei lo guardò sconcertata..
- ok..- in fondo, una doccia, ci voleva.

-Blaise.. che cosa ci fai ancora qui?- sbadigliò il ragazzo guardando in direzione dell'amico.
- Ma nulla Draco, volevo sapere se ti andava di andare al cinema..- Blaise curiosava negli armadi e nei cassetti di Draco, beccandosi occhiate bellicose che lui evitava e ignorava bellamente.
- dopo che mi sono consumato le scarpe su e giù per N York??- era un chiaro no, ma solo una persona determinata come Blaise Zabini poteva interpretarlo come un si. Prese quindi un paio di Jeans dall'armadio di Draco e una camicia, buttandoglieli addosso.
- è un no Blaise..- chiarì il biondo, ma l'amico lo spintonò in bagno.
- muoviti che si va al cinema, fanno Spiderman 3.. se non ti muovi vengo io a vestirti eh!- lo minacciò l'amico, giocando con la grande reputazione di etereo che si era fatto Draco, il quale uscì dal bagno dopo due secondi bello e vestito, con un'espressione indecifrabile sul volto.
- non provare mai più a dire una cosa simile se ci tieni alla vita Zabini!- ringhiò il biondo, prendendo le chiavi della sua volvo e uscendo dall'appartamento.
- avanti, dimmi cosa c'è che non va!- lo incoraggiò Blaise, quando ormai, erano entrambi in macchina, fermi ad un semaforo piuttosto lungo.
-eh?-
- hai capito: cosa c'è che non va!?-
-nulla... - notò lo sguardo eloquente di Blaise- ok, ho incontrato una ragazza...-
-e...- lo incitò l'amico
- che viene dall'Inferno..- L'amico non si scompose più di tanto,si limitò ad incitarlo ulteriormente con lo sguardo.
- che è scappata...-
- tutto qui?- chiese il moro annoiato.- non sai chi è?-
- l'ho riconosciuta da una foto su un giornale, giorni fa.. è L'Angelo Nero!- sussurrò il biondo.
- COSA?!?!-

- Allora Herm, tu sei la sorella di Ginny e io tuo marito: ti chiamerai Doris, io Andrew..- sorrise- siamo venuti a trovarla. Stai attenta alle telecamere, al sistema fognario, se ci sono tombini e dove sono, tieni sempre questa sotto i vestiti..- le passò una pistola, poi segnò sulla cartina del commissariato poggiata sul pavimento tarlato i punti dove c'erano le telecamere:- muoviti il più lontano possibile dalle telecamere e, mi raccomando, non fare mosse avventate. Domani il commissariato è chiuso al pubblico e potremmo andarci solo dopodomani. Abbiamo un giorno per procurarci il necessario: torce, fiamme ossidriche, piedi di porco.. ecc.. ok? Io mi occupo del materiale, tu ti informi sugli antifurti. Ok?- La ragazza annuì, nascondendo la pistola sotto i vestiti.
- molto bene. Ci rivediamo tra quattro ore qui.. Angelo?- lei si girò- stà attenta! - le calcò dolcemente il capello in testa e gli occhiali sul naso. Poi, ci ripensò e le mise anche una sciarpa. -cura la tua tracheite cara!- poi uscì.
L'angelo nero stava per dare prova della sua astuzia e del suo intelletto. Piano: liberare Ginny!!

Hermione era stata indiscreta: aveva seguito guardie, aveva copiato piantine dagli archivi, di nascosto, ovviamente, e aveva studiato tutti gli antifurto che era riuscita a trovare. Senza farsi notare. Molto importante. Lei era un asso in questo. Al commissariato c'era tanta gente e mescolarsi alla folla era facile. Harry avrebbe avuto tutte le informazioni che voleva!
-Harry?- chiamò una volta rientrata nel piccolo e scomodo appartamento, trovando il ragazzo disteso sul letto.
- dimmi piccola! Trovato tutto?- il sorriso trionfante della ragazza gli fece capire che era inutile quella domando. Avevano le mappe. Gli antifurto e gli attrezzi.
- la porta principale è protetta da un cancello automatico, che funziona ad interruttore e dentro è pieno di sensori di movimento...-
Il piano aveva inizio!

WEEELALALA!! COME VA RAGASSI?? per la vostra gioia e felicità, un'altro capitolo!!!Argentey! Grazie a tutti quelli che hanno commentato e anche a chi mi ha dato sei consigli (seguirò senz'altro. Chiedo umilmente perdono per i tag inappropriati)Argentey!

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Capitolo 4
*** Occhi che incantano. ***


Erano appena le sette del mattino quando Harry uscì dalla stanza per andare a prendere gli attrezzi. Hermione aveva quindi tutto il tempo per organizzarsi, dal momento che quella sera, avrebbero fatto irruzione nel commissariato, chiuso.
Si guardò allo specchio, sorridendo alla sua faccia magra e ai suoi occhi scintillanti di vita. Si vestì in fretta, indossando i suoi jeans logori e la maglietta nuova che le aveva regalato Harry. Sarebbe uscita. Aveva bisogno di qualcosa di buono da mangiare. L'aria intorno odorava di pasticcini e bigné. Impossibile resistere.

- Una brioche alla crema e un cappuccino...- ordinò seduta al bancone di un bar lì vicino, con in tasca i soldi di qualcun altro, il cappello ben premuto sulla testa le nascondeva i capelli e gli occhiali le nascondevano la maggior parte del viso. Un giubbotto con il collo alto finiva di nasconderla da sguardi indiscreti.
- ecco a lei.- borbottò il barista con disappunto. Pioveva fuori.
- guarda guarda chi trovo qui... eh stracciona?- Una voce calda e maschile le giunse all'orecchio destro, ma non le servì girarsi per capire chi fosse il misterioso uomo. Infatti quello le si sedette vicino e ordinò un caffé.
- mi pedini forse, biondino?- ghignò senza guardarlo.
- oh no, non mi permetterei mai di sprecare così il mio tempo...non è vero, Angelo? -sussurrò l'ultima parola con enfasi, facendosi capire benissimo. Allora la ragazza si girò è, con la bocca leggermente sporca di crema lo guardò. Ebbe modo di osservarlo: niente occhiali, i suoi occhi argentei erano liberi dalla scura plastica; i pantaloni un pò sfilacciati e la camicia leggermente aperta, con sopra un maglione scollato.
Un bel ragazzo. I capelli biondi gli ricadevano sul viso, pareva un angelo.
- Cosa ti fa pensare che io sia un angelo.?- mormorò con astio. Segno di chi sta perdendo la pazienza. Una pazienza che forse non c'è mai stata.
- Sei apparsa nei giornali mia cara e i tuoi lineamenti sono familiari a questa gente...- La ragazza si maledì mentalmente e poi iniziò a maledire quel maledetto demonio. Sempre mentalmente, ovviamente. Poi sorrise. Un sorriso tirato, falso.
-e cosa hai intenzione di fare ora? Denunciarmi?- lo sfidò lei, togliendosi gli occhiali con un gesto seccato.
Argento ed Oro fusi insieme,
Fuoco e ghiaccio che finalmente s’incontravano,
Cielo e terra uniti in un unico sguardo intenso,
Che mandava scintille, che faceva faville...

Ma poi, tutto finì. Il barista rovinò quel contatto portando il caffé al ragazzo. E lei si era subito rimessa gli occhiali.
Draco si era sentito strano. A disagio sotto quegli occhi minatori, così belli e allo stesso tempo così. così.. maledettamente atroci. Sembrava che in quegli occhi screziati d'ambra avessero visto le cose più brutte di questo mondo e che ogni pagliuzza la raccontasse.
Tornò a guardarla, vedendola bere tranquilla il suo cappuccino.
Possibile che non avesse paura?
Possibile che non tremasse davanti alla minaccia di denunciarla?

-Come ti chiami?- chiese lei, guardando il bancone.
- Non sono affari che ti riguardano, Angelo!- lei sorrise.
Poi si alzò con calma e tolse dalla tasca i soldi per la sua colazione. Stava già per metterli sul bancone quando la mano del biondo ignoto la fermò.
- Pago io,angelo. -sogghignò vedendola voltarsi e andarsene. Ma quando uscì anche lui per seguirla, di lei non c'era più traccia... svanita nel nulla, come un sogno, come un angelo.

-sei pronta piccola?- Sorrise di rimando.
- sono nata pronta!-
- Bene! Allora, ascoltami attentamente: Forzeremo la porta sul retro, quella davanti d'à sulla strada principale, non è sicura! Una volta dentro tu spegnerai gli alarmi, sei una maga in questo.- le sorrise poi continuò- entreremo insieme e apriremo le celle. Dovranno uscire tutti, poi forzeremo anche le serrature delle celle...-
- perchè?-
- perchè non dobbiamo far capire che siamo stati noi. Se ci beccano per te è la fine! Hai la fedina penale troppo lunga per avere degli sconti!.- le rivolse un sorriso dolce.
- Allora muoviamoci Harry!- concluse lei.

Pioveva e tirava un vento freddo. Nella notte estiva due figure vestite di nere di intravedevano difficilmente tra l'ombra delle case e dei lampioni che facevano della strada un luogo adatto per una storia di terrore. Il vento soffiava tra le case, producendo lunghi ululati, la tenue luce sembrava provenire da una candela unica per tutta la città e le pozzanghere invadevano la strada. Due figure ammantate si avvicinavano alla porta sul retro del commissariato più importante di New York. L'orologio della chiesa sulla riva de canale suonava la mezzanotte.
Una fiamma ossidrica risplendé nella notte e creò una porticina sulla porta d'acciaio del commissariato.
L'angelo nero entrò furtiva e disattivò la corrente, permettendo al compagno, molto meno aggraziato di lei di entrare.
- muoviamoci...- sussurrò lei, forzando le serrature delle prigioni e svegliando chi stava al loro interno.
- Harry!- un urletto pieno di gioia la raggiunse e lei, meccanicamente sibilò un sssht irato.
- herm.?- ora un sussurrò, la voce di Ginny non traspariva sollievo e allegria. Hermione finì di aprire le celle con una pratica forcina per capelli e poi la raggiunse, fermandosi sull'entrata della gabbia.
- muoviamoci!- ripetè lei, vedendo Harry e Ginny scambiarsi gesti affettuosi.
-muoviamoci!!!!!- sbottò infine al limite della pazienza, seguendo gli altri detenuti fuori dal carcere. Harry e Ginny, per ultimi uscirono e, rimessa a posto la porta sul retro si diressero a passo svelto verso la stanza di hotel di Harry.
Ginny tremava e Hermione le diede una coperta e la sua parrucca. Non dovevano riconoscerla.
Una volta nella stanza si sentì subito di troppo, perchè Harry e Ginny si scambiavano effusioni romantiche ed uscì. Erano ormai le cinque di mattina.
La pioggia non cadeva più così fitta, ormai era suolo una leggera pioggerellina che le bagnava il volto. Si sedette in una panchina, sotto la tettoia del posto d'aspetto degli autobus. Chiuse gli occhi. Lo avrebbe fatto per un minuto, uno solo.
-ehy, ragazzina.- Hermione aprì gli occhi trovandosi a tu per tu con degli occhi blu, intensi, belli da mozzare il fiato. Squadrò quegli occhi che si erano letteralmente tuffati sui suoi e poi, dopo più o meno due secondi, spinse via la figura dagli occhi blu con antipatia.
- ragazzino darai tu, bamboccio!- ribattè alzandosi e notando con piacere che aveva finito di piovere, ma altre nuvole cariche di pianto oscuravano il cielo.
- scontrosetta già alle sette del mattino e, angelo! - quella voce le fece gelare il sangue nelle vene. Lo snob. Quel fottutissimo stronzo schifoso! Avrà chiamato un piedipiatti!calma Hermione, calme, a tutto c'è un rimedio. Tenta di farlo ragionare. Molto incoerentemente con se stessa Hermione tirò fuori la pistola che le aveva dato Harry e la puntò alla fronte dell'amico del biondo.
- ehy! Calma ragazzina, questa cosa non è un giocattolo!- protestò il moro con gli occhi blu.
- lo so meglio di te, ragazzino- rimbeccò lei, voltando la testa.
- cosa vuoi?- chiese senza tanti giri di parole.
- intanto che lasci Blaise. poi, avvisarti che stanno arrivando i piedipiatti.- La ragazza lasciò cadere la pistola lungo i il fianco e si guardò intorno.
- e li hai chiamati tu?- chiese con uno sguardo che di buono non aveva nulla.
- No! Ma una vecchia di queste arti ha visto una brutta ragazzaccia seduta a dormire e ha chiamato la polizia...- ghignò Blaise. Herm alzò lo sguardo sulle case e incontrò lo sguardo di una vecchia che si ritirò scostando le tende, consapevole di essere stata scoperta. Un ghigno si allargò sulle labbra della ragazza. Poi i suoi occhi incontrarono quelli maliziosi del ragazzo biondo.
E nuovamente un brivido scosse entrambi.
Un brivido che nessuno dei due sapeva da dove provenisse.

- portami lontano da qui, ora. - E lui sorrise.

- allora, vi decidete a presentarvi a me o devo fare un'indagine degna di C.S.I?- chiese la ragazza mentre guardava dal finestrino i negozi sfrecciare e sbirciava i due ragazzi davanti.
- Io sono Blaise, lui è Draco. Tu sei?-
- L'angelo per gli amici, quindi voi potete fare a meno di chiamarmi.-
- come siamo spiritosi angelo.- rise Blaise
- dovete ancora spiegarmi il perchè.-
- di cosa?- domandò il biondo, sbirciandola dallo specchietto. - perchè mi avete tirato via delle grinfie di piedipiatti.-
- perchè così ci devi un favore.- rispose il biondo incrociando i suoi occhi sullo specchietto retrovisore. Nuovamente i brividi presero il controllo della sua spina dorsale e lui si trovò a dover distogliere lo sguardo, turbato.

Olè! Un altro cap!! Spero sia piaciuto. E perdono per gli errori. Grazie mille a chi recensisce!!!!!

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Capitolo 5
*** La classe non è acqua ***


Hermione si guardò intorno, spiazzata dal lusso della stanza di hotel del ragazzo biondo. Non pensava esistesse una camera d'albergo come quella. Le pareti dipinte con un azzurro misto a bianco, sembrava di essere in un acquario.
Un grandissimo letto morbido e un bagno personale.
Hermione fu tentata fortemente di chiedere al biondo se volesse sposarla, solo per poter stare sempre in una stanza del genere, ma poi scacciò l'idea orripilata al solo pensiero.
Draco e Blaise la guardavano perplessi, studiando ogni suo movimento: guardava in ogni cassetto, in ogni angolo... ovunque!
- eh,.. cosa stai facendo?- chiese ad un certo punto Blaise seguendola sotto il letto di Draco.
- intanto guardo che non ci siamo cimici e poi. non ho mai visto una camera del genere, un pò di curiosità non guasta mai!!- aveva asserito la ragazza uscendo da sotto il letto e bisbigliando un:''non c'è neanche la polvere!'' sorpresa.
Poi si diresse in bagno, tirando un urletto emozionato che fece correre i due ragazzi nella stanza spaventati. Rimasero non poco scioccati quando la ragazza indicò l'enorme piscina da bagno, che doveva fungere da vasca.
- ma è meraviglioso! Guarda quanti schampii... wow... ma. ma. ti lavi con il doccia schiuma alla pesca?!?!?- chiese stupefatta a Draco, leggendo l'etichetta di una confezione da 20 bottigliette. Blaise si girò verso l'amico come a chiedere conferma, ma lui non aveva occhi che per Hermione.
- ... mmm.... BENE!- i due fecero un leggero sobbalzo, vedendo poi la ragazza che si avvicinava e che li spingeva fuori.
-ne approfitto!- celiò senza ammettere repliche, chiudendo la porta e strappando dalle mani di Draco un asciugamano.
Blaise e Draco si guardarono un attimo, indecisi se prendersi a pizzicotti e vedere se quella era realmente la realtà.
Non era lei, L'angelo Nero, il terremoto dell'Inferno, la ragazza dal cuore di pietra?
Non era lei la ragazza indifferente che non si scomponeva davanti a nulla?
Non era lei la ragazza mistero di New York?
E allora, perchè diavolo si comportava come una bambina di due anni, davanti a tanto sfarzo?

Questo Draco non sapeva spiegarselo.

Furono noiose le due ore che seguirono per i due ragazzi, che aspettarono che la loro graziosissima ospite si degnasse di uscire dal suntuosissimo bagno della stanza 154 dell'Hotel Paradiso. Erano due ore che aspettavano. Cavolo, neanche Pansy, l'ultima ragazza di Draco, ci stava così tanto!
- A che pensi? -chiese Blaise, disteso con l'amico sul gran letto, per rompere quel noiosissimo silenzio opprimente.
- che c'è l'Angelo Nero nel mio bagno.-
- che acuto, non lo avrei mai detto.- lo prese in giro Blaise.
- Ti piace?- Il biondo lo guardò scettico, evitando di rispondere.
Avrebbe risposto sì, se fosse stato un ragazzo normale.
Doveva rispondere no, perchè i suoi genitori non potevano permettergli e permettersi che loro figlio anche solo toccasse una barbona: avrebbe infangato il buon nome della prestigiosa famiglia Malfoy!

Sbuffò. Era stufo di aspettare. Si alzò e con non chalance si mise a bussare con ferocia alla porta del bagno.
- che impazienti che siete! Ehy Biondo, hai pure dei vestiti?!?- chiese una voce allegra da dentro il bagno. Alzò gli occhi al cielo, poi, presi due indumenti completamente a caso dal suo cassetto, aprì uno spiraglio di porta e mise dentro la mano, con i vestiti. Subito, da quello spiraglio un odore di pesca lo invase, insieme con una zaffata letale di vapore.
-grazie!-
- muoviti!- Ispirò a lungo quel profumo, imprimendoselo nella mente. S’impose che si sarebbe lavato anche lui con quella doccia schiuma!
Quando la porta si riaprì, la figura snella della ragazza fu offuscata da una nuvola di vapore e Blaise aprì la finestra, per non morire d’asfissia.
- ehm. non che mi vadano proprio a pennello...- commentò la ragazza presentandosi ai ragazzi con dei pantaloni che le andavano troppo grandi e se li teneva su con le mani e una maglietta che distruggeva tutte le sue linee e le sue curve, essendo anch'essa decisamente troppo larga e troppo lunga!
- Ma Draco, sei un disastro!- protestò Blaise, afferrando la cornetta azzurra del telefono e digitando il numero della portineria, comodamente stravaccato sul letto.
- Pronto? Patty? Sì tesoro mio, sono Blaise, mi faresti un piacere? Certo, certo, a cena con te. Ok, Mercoledì allora? Bene dolcezza... ah si! Senti, mi procureresti, per mia cugina sai, dei pantaloni misura 42 e una maglietta attillata... si, taglia unica. decidi tu! So che hai buon gusto tesoro... Bene, me li fai portare su? Tra mezz'ora. ok? Ciao amore... - Draco lo guardava scioccato ed a Hermione erano caduti i pantaloni per la sorpresa! A sentire il tonfo della stoffa Draco e Blaise avevano spostato lo sguardo su di lei, che aveva gli occhi aperti, la bocca leggermente aperta e i riccioli bagnaticci le ricadevano disordinatamente sul viso, le mani lungo i fianchi e la maglietta gigante di Draco che le arrivava a metà coscia, come una minigonna. La ragazza si riprese in fretta dalla disinvoltura di Blaise nel fingersi innamorato cotto, anche perché, la Patty della portineria, non era quel che si dice: una gran bella donna!
- oddio, copriti Angelo, o ti salto addosso!- ridacchiò Blaise, beccandosi due occhiate truci!
- scherzavo!- si affrettò ad aggiungere poi, non potendo però fare a meno di osservare la ragazza da capo a piedi.
- come diavolo fai a sapere che ho una 42?- chiese la ragazza, uscendo definitivamente dai pantaloni del biondo, che distolse lo sguardo dalle belle gambe affusolate della ragazza e tirò qualche decina di respiri profondi per calmare i suoi bollenti spiriti!
- segreto professionale tesoro! Ma vieni qua.- disse indicandogli il grande letto. Lei lo guardò con scetticismo. Era un no deciso .

Insomma, dopo mezz'ora la nostra bell’Hermione era pronta per andare, contro la sua volontà, in uno dei ristoranti più importanti e costosi della città. Draco e Blaise ce l'avevano trascinata e lei si era beccata non poche occhiate omicide da parte d’altre ragazze.
Arrivati al ristorante, Hermione era completamente impossibilitata a scappare, perchè Draco le aveva messo un braccio intorno alla vita e il ragazzo, aveva una presa ferrea.
- buongiorno mia dolce donzella! Sono Blaise, si ricorda di me, vero? Ho un tavolo prenotato. - Blaise, da perfetto dongiovanni stava amabilmente filtrando con la ragazza che poverina, accettava le attenzioni del ragazzo, senza neanche troppa voglia di opporsi al fascino made in Zabini!
Draco sbuffò e si diresse verso il famigerato tavolo prenotato e ordinò da mangiare. Blaise arrivò poco dopo.
- ma tu vai dietro ad ogni essere di sesso femminile di questo pianeta? - chiese Hermione contrariata. Il moro annuì.
- che...- stava per appioppargli un epiteto poco carino quando davanti al suo naso comparve un bellissimo piatto di spaghetti allo scoglio che diceva:'' mangiami, mangiami!''.
- che vuoi, sono fatto così. - disse mentre vedeva la ragazza non degnarlo d’attenzione, poichè troppo coinvolta nel mangiare il suo pranzo.
Al finire del pranzo, la ragazza sembrò tornare in se stessa e si ficcò in bocca una sigaretta di poco conto. Blaise storse in naso, contrariato dall'odore acre del fumo e per risposta ricevette la nuvoletta che usciva in quel momento dalle labbra della ragazza in faccia.
- Ma ora parliamo un po’ d’affari. Cosa volete da me?- chiese lei socchiudendo un po’ gli occhi. Sentì la sigaretta che aveva tra le dita scivolarle via e poco dopo la vide spiaccicata sul posa cenere. Stava per protestare quando si vide mettere in mano una costosa sigaretta alla menta. Si voltò verso l’artefice di tale gesto per chiedere spiegazioni:
- siamo in un locale lussuoso, angelo, e qui non si fumano sigarette così scadenti!- spiegò il bel biondo con un sorriso.
La ragazza si accese la sigaretta e ne saggiò la qualità facendo una piccola boccata, soffocando un colpo di tosse, dovuto al sapore della menta e del tabacco, più forte, rispetto a quello che fumava di solito.
- in ogni caso, vogliamo un piccolo favore…- disse Draco sogghignando, lanciando uno sguardo furtivo intorno a loro, per localizzare possibili spioni.
- ovvero?- Chiese la ragazza inarcando un sopracciglio sospettosa.
- sai, c’è un tipo, che ti vuole, preferibilmente viva… e noi non vogliamo che tu venga presa… quindi: passerai sotto la custodia di Draco per un po’. Sei mia cugina, angelo, e la sua fidanzata…- alla ragazza andò di traverso il fumo e stà volta non soffocò la tosse.
- ma siete matti?-
- solo un poco bellezza: devi spere che il nostro capo, un tipo pallidino, si è preso la libertà di sospenderci dall’incarico che ci aveva affidato… - la ragazza prese seriamente in considerazione l’idea di darsela a gambe. Quei due sembravano dei veri pazzi sclerotici con possibile schizofrenia acuta!!
- chi è il vostro capo?- volle sapere lei.
- è simpaticamente chiamato Lord Voldemort e… gestisce tutti i traffici di droga e armi della città. –
- e con questo?Cosa ci fanno due giovani ragazzini al servizio del Lord della droga?-sghignazzò
- I nostri padri sono molto legati al caro zio Voldy… pertanto hanno ritenuto necessario che anche noi lo conoscessimo. di persona… - Blaise sorrise e passò la parola a Draco, il quale si avvicinò sensualmente all’orecchio della ragazza.
- Noi siamo delle abili spie, chi sospetterebbe mai di due giovani belli come noi? Nessuno: il caro zio Voldy ci usa per vere informazioni sui suoi clienti e su chi ancora deve pagarlo… -
- e io cosa c’entro in tutta questa storia?-
- ed è qui che entri in gioco tu, mia cara…- le carezzò una guancia, e quasi a comando fu trafitto da uno sguardo del tipo: ’’giù le mani o ti uccido!’’.
- Oh. devi solo aiutarci a liberare quei dolci sacchi d’eroina che hanno sequestrato al caro zio l’altra settimana…-
- Ho capito… non sembra difficile… in cambio, però, voglio che proteggiate anche Harry e Ginny, oltre a me, s’intende…-
- Se la classe non è acqua madamoiselle, certo che si!- sorrise Draco accendendosi a sua volta una sigaretta.
Insieme si avviarono verso l’uscita del locale, lasciando a Blaise il conto da pagare!

Ole olè olè…!!! Un altro fantastico capitolo Made in argentey!!! Yuppy! Mi sento realizzata in questo momento! Ringrazio:
white_tifa: sono contenta che ti piaccia!! I caratteri dei personaggi mi sono venuti così in un momento d’ispirazione suprema!! La trama si farà interessante, promesso! Dopotutto, con il caro zio voldy in giro…
Sonaj: un altro mio fedele lettore! Dopotutto è vero, sono due angeli davvero! L’espressione demonio m'è venuta perché Draco, vuol dire Demonio, alla fine!!!^^ però è figo!
Erin: infatti vivono in un mondo praticamente tutto loro!!^^ Sono soddisfatta che la mia storia piaccia anche a te, spero ti sia piaciuto anche questo cap un po’ particolare!!
Barbycam: olè, una nuova lettrice!! Grazie!! Prometto che m’impegnerò per farti piacere la storia sempre di più!!!^^
Ringrazio quelli che hanno anche solo letto!!!!

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Capitolo 6
*** Incidenti di percorso!!! ***


- CHE. COSA?- una voce femminile, che d’angelico non aveva proprio nulla risuonò nell'Hotel Paradiso esattamente alle 23.05, svegliando la maggior parte dei residenti di quel piano.
- sssht! Non urlare!- la supplicò Blaise, in preda ad un attacco isterico.
- Non. non dovrei urlare?!? Ma dico, cos'avete al posto del cervello? Noccioline? Segatura? Il vostro criceto personale è partito per le Maldive ed è naufragato? No, perchè se è così, vado al petshop giù all'angolo e ve ne compro uno nuovo.- replicò la ragazza incredula, vedendosi arrivare due occhiate confuse.
- Di che criceto sta parlando? - chiese Blaise a Draco, sottovoce. L’amico fece spallucce e la ragazza si batté sonoramente una mano sulla faccia.
- Ma siete, ma dove vivete??- chiese incredula, non sapendo più che parole pescare per descriverli: o erano dei finti tonti e dei finti intelligenti! Tutti sanno a cosa servono i criceti del cervello…
- Vebbè, il nostro problema ora non sono i topi, il nostro problema sei tu! SE abbiamo appena concordato che per proteggerti, TU sarai la ragazza di Draco, perché ora fai tante storie a dividere la camera con lui?!?- si spazientì Blaise.
- PERCHE’, mio caro, io pensavo che avrei avuto una camera tutta MIA! Anche se sono la sua presunta ragazza, mi spieghi perché dovrei dormire con lui?- stavolta fu il turno dei ragazzi a spiaccicarsi una mano sulla faccia. Draco la guardò truce.
- O fai come abbiamo detto o te ne vai all’inferno!- asserì voltandosi e uscendo dalla stanza.
- Io dall’inferno ci vengo! – gli urlò dietro lei.
- Senti, abbiamo mandato anche uno dei migliori della nostra organizzazione a proteggere i tuoi amici, ed è anche un mio caro amico! Cosa vuoi ancora? Non ti sto mica dicendo di fare chissà cosa. Per me, sempre se riesci a convincere Draco, tu puoi dormire sul letto e lui sul divano… - Lei lo guardò negli occhi.
- Allora, il tuo criceto funziona! Bravo, questa idea è fantastica!- disse sorridendo e si buttò sul letto, occupandolo tutto.
- Angelo, devi darci un nome. Uno qualsiasi. – Lei ci pensò un po’ su… Hermione Jane Granger. sorrise.
- Jane! -
- E’ il tuo nome vero?- Lei lo guardò come se fosse matto…
- Ok ok, ho capito, non serve che mi guardi così Jane- lei si riaccomodò sui guanciali soffici..
Jane… Il nome che usava, quando era piccola.
Jane, un nome che amava e che odiava.
Lo amava, perché era il suo nome in codice, era il suo codice d’accesso ai luoghi più malfamati.
Lo odiava, perché era il nome di sua madre. Madre che mai aveva visto, Madre che non l’aveva voluta, Madre degenere, Madre mai esistita.

Sbuffò. La sua vita stava prendendo una piega. Ma non sapeva spiegarsi se quella era una piega dolce… o una piega che l’avrebbe portata alla rovina. Dopotutto, La sua vita era tata una rovina dal giorno in cui aveva iniziato a respirare. E lei lo sapeva. Tanto, peggio di prima? Ora era in compagnia di due affascinanti ragazzi, in un lussuoso albergo. che voleva di più dalla vita?
- Un lucano…- mormorò ironica all’aria, attirando l’attenzione di Blaise, che la fissò indeciso se parlare o stare zitto. Optò saggiamente per la seconda opzione.

Malefica ragazza! Prima fa tutta la carina, poi ti dice:’’non ci dormo con te!!’’ Ma cosa vuole ?? Il ragazzo artefice di tali pensieri offuscati da un’ira ceca che non sapeva spiegarsi il perché dello strano comportamento della sua ospite. Calciò con rabbia una lattina giù da un ponte, sentendo poi le imprecazioni di qualche barbone al bivacco sotto il ponte. Tutto gli faceva pensare e lei! dalla gola del ragazzo uscì un ringhio sommesso e minaccioso.
Si ficcò nelle orecchie le cuffiette e mise a tutto volume i Linkin Park.
Brutta bamboccia di periferia! Dovrebbe essere lusingatissima di dormire con il sottoscritto! ma la musica non bastava a distrarlo dai suoi pensieri. Passò davanti ad un negozio, piccolo e soffocato dai pochi mobili che lo caratterizzavano. Un negozio di bigiotteria e fiori. Cose di cui le ragazze andavano pazze. Una collanina attirò la sua attenzione.

- Eccomi!- L’ultimo rampollo Malfoy proclamò il suo arrivo in camera, trovandola occupata da Blaise comodamente seduto, con un’innata eleganza su una sedia, osservava in soffitto e non si era neanche accorto del suo arrivo; l’angelo che dormiva pacificamente distesa orizzontalmente su letto, raccolta in posizione fetale.
-Blaise.- sventolò una mano davanti agli occhi cobalto dell’amico che si riprese dallo stato di apatia in cui era caduto.
- Ciao Draco, non ti avevo visto.-
- Me n’ero accorto..- borbottò l’altro in risposta.
- Comunque, si è scelta un nome: Jane.-
- Ah!-
- Vabbè.. Ora vado che sono stufo marcio. Tu, dormirai sul divano, è l’unica cosa che le ho promesso per farla calmare!- si giustificò subito e velocemente Blaise, prevedendo già la sfuriata di Draco. Salutò e sparì dalla stanza velocissimo!

Draco Lucius Malfoy, comunemente chiamato Draco aveva letteralmente mandato al diavolo, l’ordine dell’amico. Nessuno poteva dare ordini a lui!!!
Si spogliò e con indosso solo i boxer neri e si ficcò sotto le coperte, spostando con ben poca grazia il corpo della ragazza beatamente addormentata!

Mattina. Una fresca, gaia, soleggiata mattina. Il sole s’accingeva a nascere per illuminare di un rosa tenero le fronde degli alberi e i tetti delle case. Tutti, ma proprio tutti, dormivano pacificamente, protetti dalle veneziane o dalle tende, offuscando il sole che baciava New York.
Draco Malfoy si svegliò e con un sonoro sbadiglio diede il buongiorno al sole, che gli aveva solleticato le palpebre, rendendolo partecipe della sua distrazione: non aveva chiuso le finestre! Ma un’altra sorpresa attendeva il nostro impavido eroe: L’angelo nero ovvero Jane era comodamente distesa sopra di lui, la faccia nell’incavo del collo e una mano sui suoi capelli. Inutile dire che la cosa gli fece un certo effetto.
La scosse un poco, con una delicatezza che credeva di non avere. In tutta risposta la mora spostò la faccia, portandola a pochi centimetri dalla sua.
Evviva! Pure questa adesso! Ma dico, ha fatto tante storie e poi mi viene sopra così? No eh, poi sono io il pervertito…
- pa…pà. – bisbigliò la ragazza nel sonno, girandosi di lato e lasciando al diaframma di Draco libero accesso al torace. Lui si alzò sui gomiti. Papà. Sogna suo padre? Avvicinò la sua faccia a quella della ragazza per recepire altre parole, ma in quel momento il sole penetrò nelle palpebre della ragazza che aprì di scatto gli occhi e Draco, vide le sue pupille rimpicciolirsi prima di capire come il suo gesto poteva essere inteso. Balbettò qualcosa d’incomprendibile e si scostò.
- Ma cosa credi di fare, brutto porco con la mente deviata?- sibilò la ragazza sull’orlo di una sfuriata senza eguali.
- Borbottavi qualcosa…- il biondo si strinse nelle spalle, a mo' di scusa. La ragazza lo guardò un attimo, soffermandosi sugli addominali… su quei fantastici addominali. Hermione si costrinse a distogliere lo sguardo desiderante, prima che il ragazzo se n’accorgesse. Ma il biondo sembrava essersi perso in un’altra dimensione, troppo occupato nelle sue congetture. …


- MA COSA CI FAI SUL LETTO????- saltò su la ragazza, spingendolo fuori dal letto con i piedi, sorprendendolo e costringendolo a una sonora pacca sul sedere. Inutile dire che il ragazzo poi era seriamente irato: Nessuno, poteva permettersi di buttarlo giù dal suo letto.
- CALMINA OH, IO SUL DIVANO NON CI DORMO! E poi, perché dovrei? IL LETTO E’ MIO!!- sbraitò Draco.
I due ragazzi iniziarono a strillare come pazzi, accusandosi a vicenda di essere dei perversi e Draco, mezzo nudo, la sfidava all’autocontrollo.
- Ragazzi, che succede? – Blaise era entrato in quel momento, con solo i pantaloncini del pigiama, a torso nudo, stiracchiandosi. Jane fece quasi un colpo… Quei due erano adoni… statue, li aveva forgiati Michelangelo in persona? Hermione sgranò gli occhi, cosa che vece venire i nervi a fior di pelle a Draco.
- BLAISE, TU NON C’ENTRI!-
- Sì che c’entra ! Mi avevi promesso che avrebbe dormito sul divano! Protestò la ragazza, mangiandolo con lo sguardo… sotto lo sguardo inceneritore di Draco.
- Basta, Blaise, FUORI! Ed ad un ordine di Draco Malfoy non si può disobbedire!

- Continuo a chiedermi perché sei così cocciuto ed ostinato!- replicò la ragazza osservando di sbieco il biondo, che fumava tranquillamente la sua ‘sigaretta giornaliera'!
Blaise le fece spallucce, incitandola a lasciar cadere il discorso. Ma no, Quando Hermione Jane Granger si ficcava qualcosa nella testa ricciuta, NULLA poteva dissuaderla dal cambiare idea.
- allora? Stò aspettando?- Draco in quel momento, stufo marcio della ragazza che continuava a gironzolargli intorno dalle 7.00 di mattina alle 16.08 del pomeriggio, sommergendolo di domande, si fermò. Cosa che Blaise non reputò proprio buona.
Si fermò e si girò verso di lei con sguardo serio. Dannatamente serio. Ciccò la sigaretta a terra con un gesto secco. La guardò negli occhi, mentre lei ancora lo tempestava di domande.
E fu un attimo.
La sua mano fu più veloce della sua mente e… le circondò il collo, avvicinandola a se, coinvolgendola in un bacio cruento che di passionale non aveva nulla. Sapeva di tabacco e menta.
Blaise stette zitto. Hermione era troppo scombussolata per dire altro. Draco si godeva quell’attimo di silenzio.
Poi quella magia di brividi ed emozione che avevano avvolto Hermione, impossibilitandola a fare un qualsiasi movimento finì.
- Stai zitta! – Un ordine, secco, preciso. Come un colpo. Ma Draco non aspettò la sua risposta per allontanarsi.

Oplà! Un nuovo Capitolo fresco di stampa e tutto for you! Contenti? Grazie a chi recensisce!!!! Argentey!

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Capitolo 7
*** Shopping sfrenato!! ***


Quel dannatissimo Draco, aveva appena osato baciarla per farla stare zitta?? La ragazza si riprese in due secondi dallo choc.
- MALEDETTTO!!! CREPA TRA LE FIAMME DELL’INFERNO, BRUTTO PORCO, MANIACO, PERVERTITO, TU HAI LA MENTE MALATA, FIDATI!!! NON SEI NORMALE! COSE’, SEI CADUTO DAL SEGGIOLONE DA PICCOLO??? Brutto sorcio, come ti permetti???! Stronzo, bastardo, ipocrita, egoista, egocentrico, malefico idiota. cretino!…- Jane continuò a maledirlo per una buona mezz’ora e, quando poi, rimasta senza fiato per il gran strillargli dietro, prese Blaise sotto braccio.
- Andiamo da qualche parte? Ovunque, tranne vicino a quel maledetto!!- disse con furia ceca.
-ok.. shopping?- propose Blaise.
- va bene, mio caro!- disse la ragazza lasciandosi guidare da quel bel ragazzo. Entrarono in un bellissimo negozio Gucci, dove Jane s'incantò a guardare Blaise con jeans nuovi o camice che lo rendevano più sexy di quanto non lo fosse già .
-Prendi qualcosa anche tu, pago io!- le sorrise, correndo da una parte all’altra del negozio e deliziava Blaise ogni qualvolta usciva dal camerino.
Jane alla fine della giornata poteva vantarsi di un guardaroba che avrebbe fatto invidia a una diva: gonne, gonnelline; magliette e magliettine: con spalle scoperte, con scollatura a V e a U, con l’ombelico scoperto; pantaloni a short; trucchi e scarpe che aveva l’imbarazzo della scelta, completini intimi, che però Blaise non le vide, suo rammarico, addosso.
- contenta?- chiese lui, quando poi, alle nove si sera, dopo ore di shopping intenso si riavviarono verso l’hotel.
- molto!- lei sorrise. Un sorriso puro, non quello falso e tirato che spesso rivolgeva alla gente. Quello era una vitamina per il cuore, un giorno di sole dopo un anno di neve.
- Bene, si va a mangiare?- il borbottio dello stomaco della cugina fornì una spiegazione soddisfacente al ragazzo.
A tavola parlarono del più e del meno, scherzarono e si divertirono un mondo, bicchiere dopo bicchiere e piatto dopo piatto. Jane stava bene con Blaise e Blaise stava bene con Herm. Alle undici decisero che era meglio se andavano a letto. La ragazza allora si fece seria:
-Blaise..?-
- si? -
-Dormo con te !- non chiese: decise!
-COSA?-
-Non ci dormo con mister-sono-il-più-educato-del-mondo!- borbottò lei indicando la stanza di fronte a quella di Blaise, con la voce carica di ironia. Lui alzò le spalle e con un muto sguardo la invitò ad entrare, aprendole la porta.
-Va bene… -
Blaise era molto sensibile ai bisogni altrui e spesso, si preoccupava troppo, anche se non lo dava a vedere! Lui avrebbe dormito sul divano, lasciando il letto alla fanciulla , come un vero gentiluomo sa fare.
Blaise è il migliore. si era ritrovata ad ammettere Jane, mentre dal letto guardava il soffitto bianco.
Si, Blaise era un ragazzo di buone maniere e lei stessa non si era stupita nel pensare di quanto fosse elegante e raffinato, di quanta armonia il suo corpo portasse, del grado di educazione del ragazzo. Blaise non era un maleducato, non amava usare le parole poco consone a uno del suo rango e non fumava. Lui si amava. Ammettiamo pure che forse era un po’ narcisista, ma era anche estremamente ben disposto nell’aiutare gli altri. Il suo carattere non era stato toccato dalla fredda distanza dell’amico. Costatò jane.
- sai…. Tu sei strano.. non ho mai conosciuto nessuno come te..- disse la ragazza nel buio della notte, senza preoccuparsi che quello che diceva venisse o no ascoltato da qualcuno.
- Per forza: sono unico…- ecco il lato narcisista del suo impeccabile carattere. Quanto adorava quell’uomo?
- No dico.. così ben disposto verso gli altri, così buono… cioè… Draco cela eleganza, ma tu ne sei la concretezza…. Hai capito no? -
- Sì lo so… modestamente… ma se mi conoscessi bene, forse non diresti così… forse sono così solo con le ragazze…- c’era una nota di amarezza nella sua voce. Lei sorrise.
-buona notte….- sussurrò. Con risposta le arrivò un’’‘notte ‘’ assonnato.

-BLAISE!- un urlo. E sapeva anche a chi apparteneva quella voce. Si girò sul divano e aprì un occhio assonnato, in tempo per vedere l’amico in piedi, con solo i jeans e Jane che se ne stava in piedi vicino a lui, con una faccia contrita. Aveva un polso violaceo e ancora la mano di Draco glielo stringeva. Aveva le guance arrossate e lo sguardo furente.
- Mollala subito Draco!- un ordine di sonno e Draco si ritrovò ad ubbidire, ma solo per togliergli le coperte di dosso, lasciandolo completamente in balia del freddo.
- Ma si può sapere che hai oggi?- chiese irritato il giovane avvicinandosi all’amico per sorpassarlo e visitare il polso della cugina.
- Lo zio chiama!- lo freddò sul colpo lui.
- Anche lei?- chiese distrattamente il ragazzo, spalmando una pomata sul lembo di pelle offeso, probabilmente stretto con estrema forza. - Si!- disse Draco contrariato all’idea. –vestitevi in fretta, piccioncini!- sbottò poi, uscendo e sbattendo la porta con rabbia.
- Ma cosa diavolo dici? – gli urlò dietro la ragazza sbigottita! - Lascialo perdere, è arrabbiato che tu hai dormito qui e non da lui!-
- è lui che ha iniziato!- protestò la ragazza.

Maledetti! Stanno tutto il pomeriggio insieme e poi anche la notte. Secondo i patti, la ragazza doveva essere la MIA fidanzata, non quella di Blaise! Porca miseria! Io odio essere così arrabbiato per motivi che non conosco! la mente del mostro impavido eroe biondo stava facendo un sovraccarico, da tutti i pensieri che ci roteavano dentro.
Si, perché Draco Malfoy era geloso.. ma ancora non lo sapeva. Ricordate: il cuore comanda qualcosa che non sempre la mente vuole capire. E Draco Malfoy non voleva ascoltare il suo cuore, semplicemente perché lui, il cuore, non ce lo aveva.
Blaise e Jane gli si presentarono davanti vestiti per bene. Lui, come il solito, in giacca e cravatta, lei era magnifica: un abito bianco la faceva sembrare un angelo e le scarpette la alzavano un po’. Il vestito si annodava da dietro, era di raso, le lasciava le spalle scoperte e una grande scollatura, un copri spalle rosa pallido le incorniciava il viso e le labbra, rosse di rossetto, i capelli, raccolti in uno cignon raggruppato con delle deliziose bacchette cinesi, con alcuni ciuffi ribelli che dolcemente le toccavano il viso… aveva qualcosa di angelico che, Draco ne fu sicuro, le altre donne non avrebbero MAI avuto!

Ta dan! Un altro fantasmagorico capitolo! Grazie a chi recensisce e a chi legge!!Argentey!
E grazie mille a chi recensisce, soprattutto a JiuJiu91... me illetterata!

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Capitolo 8
*** Un tipo... pallido! ***


Erano in una lussuosa limousine da mezz'ora e nessuno aveva parlato. I divanetti erano stati profanati dai leggiadri glutei dei tre e Draco fumava con una calma che Hermione pensava non esistesse in un essere umano.
- ci siamo quasi- La voce dell'autista li raggiunse e Jane si preparò a fare uscire dalla sua fragile figura tutto il nero che le aveva fatto da maschera fino a pochi giorni fa.
Nero della morte, nero della pazzia.
Nero di faccia tosta e di credersi qualcun altro,
qualcun altro che lei era e che non solo poteva vantarsi di fingere di essere.
Lei è il nero. Le sue ali sono nere, benché sia un angelo... Un angelo nero...
- ci siamo!- esclamò Blaise aprendo la portiera e dando la precedenza alla ragazza che scese con non chalance dalla macchina.
-.... - La faccia che Jane mostrava non era delle migliori: osservava rapita quel gigantesco maniero, che traspariva eleganza e sfarzo da ogni lato, da ogni mattone.
- benvenuta alla mia umile dimora!- la sorprese Draco, che con un'aria soddisfatta le faceva segno con una mano, l'altra infilata in tasca.
- ma non stavamo andando dallo 'zio'?- Draco scoppiò a ridere.
- e ci siamo angioletto... il caro zietto si è appropriato del mio castello.. Benvenuta a Malfoy Manor!- poi si incamminò verso l'entrata, seguito da Blaise che teneva Hermione delicatamente per un braccio, mentre lei, estasiata, stava attenta a non farsi fuggire un particolare.

L'entrata era grande, immensa, decorata con tappezzeria verde e argento, i mobili antichi e un maggiordomo che li fissava con un malcelato sguardo d’esasperazione. Chiese comunque con gentilezza forzata i soprabiti agli ospiti.
- dov’è il capo?- gli chiese Draco con disgusto.
- nella sala ad ovest signorino...- Jane lo guardò con compassione, poi si lasciò condurre da Blaise per i corridoi. Era un pò intimorita. Ovunque teste d’animali e vecchie armature, asce e alabarde cospargevano le pareti.
Solo dopo una manciata di minuti arrivarono davanti ad una grande porta di quercia intagliata con motivi di guerra, a due battenti. Draco non bussò e non chiese nessun permesso, semplicemente entrò.
- Ah, Draco... ti stavo aspettando...- Una voce fredda, tetra e roca raggiunse le orecchie della giovane ragazza che si guardò intorno furtiva. Lo 'zio' era voltato verso una gran vetrata con la sua sedia di pelle girevole. Tipico di un film... aveva pensato la ragazza, una volta di fronte alla scrivania di scuro legno, dove ordinatamente erano riposte schede e cellulari.
- abbiamo la ragazza capo!- Jane si appuntò mentalmente in divieto di usare la parola 'zio', perchè nessuno lì lo stava facendo.
A quelle parole lo 'zio' si girò, e Jane ebbe un fremito. Non aveva mai visto un uomo così: era calvo, completamente privo di capelli; aveva la pelle diafana, talmente bianca che sembrava di porcellana. Hermione si chiese da quanto tempo quell'uomo non uscisse al sole, inconsapevolmente però, le sembrò di avere già visto quell’uomo. Gli occhi coperti dagli occhiali e in bocca, tra i denti giallognoli un sigaro che faceva molto fumo e un odore sgradevole.
Sulle dita veri anelli e una giacca nera lo avvolgevano, confondendolo con la poltrona di pelle.
L'uomo aprì la sua bocca in una smorfia che doveva somigliare ad un sorriso, si strappò con un gesto incurante il sigaro dalle labbra e si alzò, venendo vicino a Jane.
- bene bene.. e così saresti tu....- la squadrò da dietro gli occhiali-, l’angelo nero.- concluse arrivandole davanti. Era più alto di lei, e Jane, per fissarlo negli occhiali dovette alzare il mento.
- mi chiamano così.- replicò con un mezzo sorriso.
- bene... una ragazzina...- Egli sorrise e annuì come per soppesare l’idea.
- UNA RAGAZZINA?!- esplose poi rivolto a Draco, che non si scompose minimamente - E VOI MI DITE:'' E' LA MIGLIORE'? MA SE E' SOLO UNA RAGAZZINA!!!- Jane chiuse gli occhi per memorizzare un momento.
Ragazzina
Lei non era una ragazzina. Era più capace di loro a badare a se stessa!
Ragazzina
Aveva una fedina pedale lunghissima!
Ragazzina
LEI non era una ragazzina!
Dentro di lei qualcosa scattò e si voltò verso il caro zio, la sua faccia tosta migliore e uno sguardo freddo.
- mettimi alla prova!- sibilò.
Il Lord la guardò, interrompendo le sue grida.
- scusa?- chiese aspro.
- mettimi alla prova- ripetè la ragazza con una freddezza degna di un iceberg.
Il signore la guardò sprezzante ma infine sorrise. Sorrise di cattiveria.
- sfidi la morte, ragazzina?-
- sempre!- Il Demonio sorrise a quella frase, accendendosi un'altra sigaretta.
L'uomo schiacciò un bottone e subito entrarono due persone.
Un uomo e una donna...
Uno alto, biondo, con degli occhi di ghiaccio e con un portamento fiero.
L'altra era mora, con dei profondi occhi blu, traspariva dalla sua esile figura un'eleganza e una raffinatezza quasi anomale. Mentre camminava si sentiva indistintamente il leggero e armonioso picchiettio dei tacchi a terra, così dissimile da tutti gli altri suoni, che sembrava unico.
- Signor Malfoy.. Signora Zabini...- Jane guardò l'uomo, poi la donna. Infine nuovamente il capo pallido.
- cosa devo fare?- chiese.
- Sai sparare ragazzina?- le sembrò una domanda un pò strana.
- certo.-
- Allora, hai una pistola?- il tipo ghignò, mentre le puntava una magnum alla testa. Lei si sentì sciogliere. lei quella magnum..quella magnum la conosceva! Sentì il cuore stringersi in una morsa e un sospiro emozionato voleva uscire dalle sue labbra, ma lei impedì al suo corpo di fare mosse avventate.
-si!- Draco e Blaise le guardarono interrogativi, con uno sguardo a metà tra lo stupito e il meravigliato. Lei tirò fuori la pistola... argentata, lavorata con impegno, di pregevole fattura. con scritto...D.M.
- Come osi?- chiese l'uomo biondo notando la pistola della ragazza, puntata verso il suo capo. Draco Malfoy si tastò i pantaloni sul retro. La sua pistola era stranamente caduta tra le mani di quella riccia, senza che lui se n’accorgesse. Notevole!
- come osi puntare la pistola di mio figlio contro il mio Signore?- continuò l'uomo, rivelando la sua identità di padre di Draco Malfoy. Lei sorrise. Draco Malfoy sorrise. Blaise sorrise. Lo 'zio' sorrise.
- sei in gamba ragazzina. - snocciolò beffardo.
- tu un pò meno, Tom Riddle! Non mi sarei mai aspettata di rivederti! Mi pari un pò pallidino- la ragazza sorrise, notando il sorriso scomparire dal volto di tutti, ma non da quello del caro 'zio'. Draco Malfoy passò lo sguardo dall’uno all'altra preoccupato. Blaise chiese un muto aiuto con gli occhi alla madre.
- Vedo che la faccia tosta non ha lasciato il tuo corpo Jane... Questo tuo modo di fare ti porterà alla morte, un giorno o l'altro!- lo zio abbassò la pistola e Jane restituì a Draco la sua. Tutti la guardavano esterrefatti. Nessuno prima di allora, sapeva il vero nome di Voldemort!
- Mmh... Hermione Jane Granger...piccola bugiarda e impertinente... da quando sei diventata l'angelo nero?!-
Draco ebbe un tuffo al cuore. Hermione... era.. un nome molto.. melodioso.
- Da quando tu… mi privasti di quella!- accennò alla vecchia Magnum, sua amica inseparabile. Mai aveva sbagliato un colpo con quell’arma.
- Notevole davvero!- le tirò la pistola, che lei prese al volo – tienitelo pure questo catorcio, io ho di meglio.- sbuffò Tom, alzandosi e facendo un rapido segno a seguirli, incamminandosi fuori dalla stanza.
Hermione guardò la Magnum. La sua migliore amica, la sua arma, la sua anima, la sua salvezza, la sua tragedia, la sua personalità… era ridotta malissimo, trascurata dal tempo e dalle cure del padrone, ancora c’era il graffio che lei aveva fatto… una H tremolante spiccava sull’impugnatura…. Ricordava ancora Tom, e ricordava quando, gliela aveva data. Ricordava con rancore.

--- FLASHBACK---
Lei stava correndo, fuggendo, aveva appena scavalcato il muro della seconda casa, gliene rimaneva uno, per essere completamente al sicuro dalle sirene della polizia.
Improvvisamente però, una machina le era venuta sotto, costringendola sul muro. Aveva quindici anni. Sparò il primo colpo diretto ad uccidere. Lo ricordava bene.
Ma il colpo andò a vuoto.
- Merda!- Aveva imprecato e si era arrampicata sul terrazzino del palazzo, per arrivare poi al tetto.
C’era un sole cocente quel giorno e lei era vestita di nero. Visibile a tutto e a tutti.
Aveva appena misurato la distanza tra un tetto e l’altro e si stava preparando psicologicamente a sparare. Uno scalpiccio la distrasse.
Un uomo sui vent’anni era entrato dalla porta sul tetto e sparava all’impazzato contro le scale.
La pistola dell’uomo finì le munizioni subito e s’inceppò per la forzatura che l’uomo costringeva sui proiettili.
-salta ragazzina, forza!- aveva urlato e con un gesto fluido aveva spiccato un salto, con Jane dietro, che lo seguiva.
Si erano rifugiati in un vecchio deposito di lamiere e lei stava medicando la spalla dell’uomo.
- Chi sei?-
- mi chiamo Tom, Tom Riddle!- aveva detto lui, poi, le aveva sfilato la pistola dalla cintura.
-prestami questa! Un giorno te la ridarò! Scappa ora.. anzi.. come ti chiami?-
- Hermione Jane Granger, per tutti Jane- gli aveva sorriso, ma poi, sentendo le sirene gli aveva gettato un ultimo sguardo, eloquente. Poi scappò dal retro. Poi non lo vide più, né la pistola le fu riportata. Il suo salto era andato in televisione. Lei con l’uomo che saltavano da quel tetto. Erano più di quindici metri.
Quando era tornata al covo, l’avevano soprannominata ‘’angelo nero ‘’…

---FINE FLASCHBACK---

- Ora angelo, vediamo se la tua mira è rimasta intatta, come la tua abilità, sei pronta?!- Era una sfida, una sfida con il vecchio zio Voldy.
Jane sorrise di seduzione e prese la pistola in mano.
- Sono nata pronta!- ghignò sul vestito bianco, puntando la pistola nera, sul bersaglio infondo all’enorme parco dove lo ‘zio’ l’aveva condotta.

Ollèèèè!!!!!!!! Domani non aggiornerò xke sn al mare e oggi avrei dovuto fare I compiti! Ehehe! Cosa che farò ORA! Grazie a chi legge e a chi recensisce!! Argentey!

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Capitolo 9
*** In medias res (nel mezzo delle cose) ***


Il sole coceva le teste dei presenti e annebbiava la vista, accecando. L’erbetta verde, perfettamente curata dava un senso di pace e tranquillità. L’odore dolce dei gelsomini e delle rose inebriavano i sensi.
Hermione Jane Granger fissava il lontanissimo bersaglio…. troppo lontano! Ridusse gli occhi a due fessure, per vedere meglio, almeno per capire a quanti metri di distanza era…. Le sembravano troppi…
Portò la pistola davanti a sé, prendendo la mira. Sbuffò!
troppo lontano!
- E’ troppo lontano, non arrivo a colpirlo da qui!- guardò Tom con astio.
Lui sorrise. Un sorriso che sapeva di perfidia!
- brava…. Lo hai capito! Da quanto è che non spari?-
- …… tre anni…..- voltò la faccia da qualche altra parte, provando interesse per una bocca di leone.
- E ora, quanti anni hai?- la ragazza spalancò gli occhi.
- Ventitre….. appena compiuti.- sbottò con una smorfia.
- Sei giovane…. Okay, ora andiamo a vedere come te la cavi davvero- il tipo sogghignò. Quello che non sapeva era che lei era la più brava con la pistola.
- Volentieri. Più stai al sole, più ti fa bene.- berciò la ragazza. Il sorrisetto di scherno le fu smorzato in tronco da una guardia-armadio che proteggeva il caro Voldy dal sole con un ombrellone da spiaggia..
- Baah! -
- Molto bene, angelo, ora andiamo ai bersagli. Spara un caricatore. – La incitò una volta davanti ad un fantoccio di cartone nero.
La pistola aveva sei colpi. Uno modello antiquato. Il migliore.
Bang
I ‘gioielli’ del manichino saltarono per aria. I ragazzi fecero un ululato di finto dolore.
Bang
Un buco in corrispondenza dell’occhio destro.
Bang
L’occhio sinistro.
Bang,
bang,
bang.

Il manichino sfoggiava un sorriso, due occhi e le palle sfondate.
Hermione sorrise.
- Con te non sarò così cortese…- sibilò all’indirizzo di Tom, il qualche sorrise e ridacchio.
- Vedremo ragazza…. Ma ora passiamo alle cose più difficili…
Draco e Blaise guardavano sconcertati il manichino che sfoggiava un sorriso che non avrebbe dovuto avere.
- Fucile di precisione…- le mise in mano un fucile di precisione militare. La ragazza si distese a terra e prese la mira su un manichino ben nascosto, a qualcosa come 900metri di distanza. La ragazza faticò un poco ad individuarlo, ma poi prese la mira.
Erano 20 proiettili.
Al termine il manichino n°2 sfoggiava, come il primo, un sorriso al contrario, due occhi, le palle sfondate, il naso e altri suppellettili che non sto a descrivere.
Voldemort le fece provare un arsenale intero e quando ebbe finito, volle invitare a pranzo la ragazza con i suoi accompagnatori.
Aveva deciso che avrebbe scoperto qualcosa di più sul misterioso angelo nero. E quel che decideva faceva e otteneva! La madre di Blaise e il padre di Draco si unirono ai ragazzi.
- Allora angioletto…. Mi pare di aver capito che tu d’angelico abbia solo l’aspetto..- Venne trafitto sul posto da due sguardi; uno ambrato, l’altro argenteo.
- Così sembra!- replicò la ragazza di umore pessimo. Il sole le aveva fatto venire mal di testa e ora tagliare le bistecca era un’impresa quasi difficile. Bevve un sorso di vino.
- Raccontami di te! Qual è il tuo primo ricordo?- chiese lo zio accendendosi un altro sigaro. Hermione lasciò perdere la bistecca e si servì le patate.
- La morte di mia madre!- schietta, fredda e distaccata. Draco, Blaise e la Signora Zabini alzarono gli occhi dal piatto quasi con pietà, verso quella creatura. Ma lo sguardo incavolato della ragazza li convinse a tornare ad occuparsi del loro piatto. A Hermione quella conversazione piaceva sempre meno.
- E come è stato?- Quell’uomo era il veleno in persona Non aveva pietà. E lei sapeva che voleva distruggerla moralmente. Lui voleva averla sotto controllo. MAI!!!!
- Sanguinoso.- Per non cedere bisogna rispondere lo stretto necessario. Mai di più. Il troppo potrebbe essere fatale!! Soprattutto per lei!.
- …. Cos’altro ricordi della tua infanzia?- Lo sguardo freddo della ragazza si posò sugli occhiali scuri dello ‘zio’.
- Nulla!- sibilò. Non avrebbe detto nulla in ogni caso. Era stata abituata fin da piccola, a tacere. Non avrebbe rovinato tutti quegli anni d’insegnamento.
- Tuo padre?- Il veleno usciva dalle labbra esangui di quell’uomo come l’acqua sgorga da una sorgente.
- Non l’ho mai visto.- Questo era vero. Ne aveva solo vagamente sentito parlare. Sapeva solo che suo padre era un sicario*… faceva le pulizie ed era il migliore nel settore. A lui doveva la sua bravura con le armi.
- Che lavoro faceva?- insisté lui.
- Le pulizie**…- Tutti alzarono lo sguardo perplessi. Poi sembrò che una molla scattasse nel loro cervello e tornarono ai loro piatti, ma non prima di lanciare uno sguardo sbieco di muta compassione e pena per la ragazza, che era ormai furente.
- Un sicario allora… interessante. -
- Tzè…-
- Tua madre che lavoro faceva?- La ragazza sentì il sangue ribollirgli nelle vene. Serrò i denti e le labbra.
- Non. Lo. So.- sillabò malcelando l’irritazione.
- …. Fratelli?- lo sguardo che gli mandò la ragazza si fece capire benissimo.
- Ehm… boyfriend?- La ragazza si spazientì.
- Senti… smettila di farti gli affari miei. Dimmi quello che stai cercando di dire e non fare giri di parole!- sbottò alzando gli occhi al cielo.
- Sai già ciò che voglio, era solo per fare conversazione…- lo guardo scocciato che metà delle persone presenti gli rivolsero lo convinsero ad iniziare a mangiare…

Hermione stava distesa sul divanetto della limousine nera, con un mal di testa pazzesco.
- Quell’uomo è invadente…- sospirò quasi a sé stessa. Draco la guardò un attimo, prima di tornare al finestrino. Blaise sospirò e s’infilò in bocca una gomma, spargendo per l’ambiente un fresco profumo di menta.
- Non ce la faccio più…- mormorò impercettibilmente.
Draco tornò a guardarla e la vide socchiudere gli occhi, poi chiuderli e non muoversi più.
Il respiro regolare della ragazza fece sorridere il ragazzo, il petto si alzava e si abbassava a ritmo e ben presto la ragazza si perse nel mondo dei sogni.
- La svegliamo?- chiese Blaise a Draco.
- La porto io!- Draco prese in braccio la ragazza e con una naturalezza innata la portò fino alla sua camera da letto.
- Dorme da te?- chiese nuovamente Blaise assonnato.
- si! ‘Notte!- i due si salutarono e poi chiusero insieme le porte delle loro rispettive stanze.
Hermione dormiva pacifica.
Distesa sul letto del Demonio , mentre il ragazzo si cambiava.
Rilassata dopo la giornata peggiore della sua vita.
Rilassata vicino ad un ragazzo che si era disteso di fianco a lei.
Tranquilla, anche se la sua avventura iniziava in quel momento.

Ecco fatto un altro cap! Spero vi piaccia e perdono se faccio così piano!! Bye bye! Argentey!
· *Sicario = uno che uccide a pagamento, in sostanza.. dovrebbe essere il killer in italiano.
· **Le pulizie = dal film ‘Leon’ i sicari fanno le pulizie ovvero piazza pulita!!

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Capitolo 10
*** Trasferimenti ***


Correva, in un vicolo buio e lungo. Infinito. La strada sconnessa e le radici che uscivano dal terreno, quasi fossero le mani di demoni che la volevano prendere per le caviglie.
Un senso di terrore la pervase.
Non c’era la luce. Vedeva tutto offuscato e annebbiato. Forse era giunta la sua ora.
Sapeva che l’aria era fredda, ma non la sentiva. Sentiva solo urla disumane riecheggiarle in testa.
Il suo corpo in movimento s’imbatté in un corpo straziato, rivolto a terra su una pozza di sangue. Il corpo di una donna, coperto da un vestito verde.. verde scuro.
Lei urlò.
-MAMMA!-
Poi un rumore, come un cigolio sinistro, la costrinse a lasciare il corpo di sua madre così, per terra e a continuare la sua corsa.
Ed ecco, cadeva in un buco comparso in terra, nero e rosso, con mille facce che ridevano sguaiate. Poi lo vide.
Il diavolo. Voldemort con le corna e le gambe pelose, teneva in mano uno scettro che mandava bagliori e, con la sua pelle rossa glielo puntava contro…
- MUORI!- urlava il demone.

-Hermione, Hermione!!!- Qualcuno la chiamava, la richiamava alla vita. Lo sapeva. Lei non meritava la vita.
- HERMIONE SVEGLIATI!!- era una voce maschile. Avvertì la spiacevole sensazione del sonno interrotto e le sembrò di sentire il suo cervello fare clik e avvertirla che era in dormiveglia. Qualcuno la stava scrollando con forza.
- mmmffffh…- la ragazza aprì svogliatamente un occhio.
- Harry?- bisbigliò, sentendosi chiamare per nome. Solo Harry e Ginny lo facevano.
- Come stai?- Hermione mise a fuoco la figura: capelli biondi che ricadevano dispettosi sugli occhi del ragazzo e due occhi cristallini..
- Draco!- si alzò a sedere, pentendosene subito: il gesto le provocò una fitta formidabile alla testa.
- Come stai? -Ripetè il ragazzo sedendosi sul letto.
- E come dovrei stare? Benissimo!- ringhiò di pessimo umore. Aveva rifatto quel sogno. Quel maledetto incubo. solo che quella volta c’era Voldemort! Magnifico!
No, stava malissimo.
- ma se urlavi come una scimmia!- la ragazza lo scrutò con attenzione.
- cosa dicevo?-ma realmente lo sapeva già.
- Mamma, mamma..nooooo- le fece il verso il ragazzo riacquistando la sua faccia tosta. Lei abbassò lo sguardo un attimo, incontrano gli addominali del ragazzo e… oh, cazzo!! Ma era solo in asciugamano!
- Senti adone dei miei stivali, vatti a vestire.- ordinò secca lei. Lui sbuffò, ma ubbidì. Stranamante.
- Tzè.. muoviti anche tu. Ci trasferiamo a Los Angeles.- La ragazza perse un battito e uscì dal letto, ancora in abito da sera.
- E non mi dici nulla?- sibilò minacciando una sfuriata con i fiocchi.
- Io te l’ho detto, e non metterti ad urlare, che ho mal di testa. Vestiti decentemente piuttosto!!-

Erano le nove e mezza e Hermione, Draco e Blaise erano in stazione, e stavano aspettando il treno per Los Angeles. Blaise aveva un codazzo di ragazzine adoranti dietro di lui. Indossava dei jeans strappati che lasciavano accidentalmente scoperto un lembo di boxer blu scuro. La maglia aderente e gli occhiali scuri gli davano un’aria da divo di Hollywood irresistibile. I capelli lasciati ribelli al vento e una valigia strapiena di capi firmati.
Inutile dire che anche Draco aveva un codazzo di fans, dopotutto, come si faceva a non notarlo?
Portava i capelli in un modo apparentemente casuale ma in verità ben studiato; la camicia bianca leggermente aperta a maniche corte e i pantaloni a vita bassa. Sulle spalle uno zainetto e nella mano destra la maniglia della sua valigia su ruote.
Hermione era casual. Pantaloncini hawaiani e magliettina. Stop. Lei non era abituata ad essere appariscente. Faceva caldo.
- Il treno per Los Angeles delle nove e 40 è in arrivo sul binario sette…- la voce metallica della donna fece avviare i nostri eroi fino al binario sette, popolato da donne e uomini al cellulare, che sembravano impegnati in affari importanti.
- Ci sediamo tutti vicini. – asserì il moro.
- Ma cosa ci andiamo a fare a Los Angeles?- bisbigliò la riccia.
- Te lo spiegherò una volta arrivati.- tagliò corto Draco.
Il treno annunciò il suo arrivo con un gran sferragliare sulle rotaie e un fischio sommesso di freni.
Il viaggio durò tre ore, tre ore di silenzio completo.

-wow…- la ragazza guardò la villa che li avrebbe ospitati da sopra gli occhiali con una faccia meravigliata. Era immensa.
- qui, potremmo prepararci per bene dolcezza…- sogghignò il biondo, lasciando ad un maggiordomo il compito di sistemare i loro bagagli.
- Facciamo un giro?- chiese la ragazza curiosa.
- Io, me ne vado a letto..- Blaise sparì nell’enorme portone di quercia della villa, lasciando Draco ed Hermione soli a fare il giro intorno all’edificio.
- Ok, così posso approfittarne…-
- Di cosa?- la ragazza preannunciava una guerra per quel approfittare
- Non in quel senso: farti qualche domanda…- si spiegò meglio lui.
- Ahh.. ok, spara- lo incitò.
- Chi era tua madre?- Lei lo guardò sbieco. Restò in silenzio alcuni secondi, combattuta in una lotta interiore. Non aveva mai detto nulla a nessuno.
- Era…- perché proprio a lui?
- Era.. una donna molto speciale…- borbottò incerta. Perché dire a lui, una cosa che neanche Ginny sapeva e che solo il suo inconscio ne era a conoscenza? Perché rivelare un’atroce verità a lui?
- Non ti sei spiegata… - la forzò un poco lui.
- No.. non so…- come scusa era abbastanza fragile, ma indusse il ragazzo a lasciar cadere l’argomento.
- Come si chiamava tuo padre?-
- Alan..Granger…- sussurrò.
- ….. … Così ti chiami Hermione…- non sapeva più cosa inventarsi per mettere a suo agio le ragazza.
- Si… -
- Ok, andiamo a cambiarci, che domani ci aspetta una lunga giornata. -
- Ok..-
Draco e Hermione, dopo una cena veloce in sala da pranzo si erano ritirati nelle rispettiva stanze.
Hermione era rimasta sorpresa dalla grandezza della sua stanza. Possedeva un letto rotondo, gigantesco, la stanza stessa era rotonda c’erano molte piante. Una porta scorrevole la portava ad una stanza rettangolare che era il bagno ed ospitava un piscina….
Hermione si mise a dormire su quel lettone rotondo. Draco aveva detto che domani avrebbero lavorato sodo. Meglio riposare…

toc toc…
-mmmffuh…- Hermione si svegliò da quel suono leggero. Stava perdendo i suoi famigerati riflessi. Era sempre stata scattante a tutti i rumori. Dette la colpa al sonno.
- Hermione, ci sei?- era la voce dell’affascinante moro della stanza accanto a destra.
- No, sono alle Bahamas…-
- Spiritosa, posso entrare?? -
- Si…-
- Urka… che forza la tua camera… - si buttò di peso sul letto della riccia rischiando di spiaccicarla.
- Sonno…- bofonchiò lei girandosi…
- Non è il tempo di dormire, ci aspetta una giornata faticosissima- enfatizzò con entusiasmo.
- Evviva…-
- Viva la voglia di vivere eh?..- Un cuscino in faccia lo intimò a chiudere il becco.

Oplà! Scusate, lo so che sn in ritardo... Argentey!

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Capitolo 11
*** Piani pericolosi parte 1 ***


Annoiata, si ritrovò a fissare le sue nuovissime All Stars azzurrine, chiedendosi ancora una volta cosa avesse fatto di male per meritarsi quella tortura! Erano ormai due ore che Draco, Blaise e altri uomini chiusi in giacca e cravatta parlavano amabilmente d’armi da fuoco e problemi con le pattuglie di sicurezza Messicana. Ora, permettete una domanda, perché diavolo stavano parlando di polizia Messicana se erano a Los Angeles?!
Tutto ciò, era molto noioso! Ma non dovevano parlare del piano per recuperare la simpatica polverina bianca, accidentalmente caduta nelle mani sbagliate?!
Hermione si stava scocciando. E neanche poco.
Da ormai due lunghissime ore stava seduta a capotavola di un lunghissimo tavolo di legno pregiato, contornato da sedie della stessa, pregevole, fattura, occupate da uomini in bianco e nero che chiaccheravano con un’aria di distinta eleganza.
Sembravano dei pinguini!!!
Hermione sbuffò sonoramente.
Le sue gambe ormai non ricevevano più sangue, tanto era il tempo che stavano accavallate. La ragazza, stufa, portò i piedi sul tavolo, uno sopra l’altro. Una posa molto poco educata ed elegante per la ragazza che tutti si aspettavano..
Hermione produsse un ringhio sommesso e gutturale, per richiamare l’attenzione dei buffoni in giacca e cravatta. Sforzo inutile.
- scusate….- timidamente provò anche a dire qualcosa.
Nulla. Erano forse sordi?!
Bang…
Ora, c’era il silenzio. E l’attenzione. E un buco sul costoso soffitto affrescato…
- bene! Ora che tutti voi bell’imbusti avete lasciato da parte i vostri affari, siete pregati di concedermi un’oretta di attenzione…- Hermione abbassò il braccio, ancora indicante il soffitto e posò la pistola sul tavolo.
- Sono stata ingaggiata per recuperare della roba, mi sembra di aver capito.. o forse sbaglio?!- Hermione ridusse gli occhi a due amabili fessure di cioccolato fuso. Un ‘non sbagli’ generale venne bofonchiato dalla massa di beduini.
- Molto bene… Allora, io non so nulla, e intendo nulla, su quest’incarico. Chi..- scorse tutti i presenti velocemente. – mi vuole gentilmente mettere al corrente di questo piano ingegnoso?!- Vide Blaise tirare una gomitata a Draco che avrebbe piegato in due un toro!
- Non c’è nessun piano geniaccio! – rispose Draco, guardando torvo Blaise.
- Non sapete nemmeno dov’è questa fantomatica roba?!- Hermione sembrava indispettita.
- In Messico…- Rispose la madre di Blaise, facendo il suo regale ingresso e scostando, con un gesto sprezzante, le gambe fasciate dai jeans di Hermione dal tavolo pregiato. La ragazza la guardò di sottecchi..
- Dunque è di questo che parlavate prima… e… posso sapere chi è la mente geniale che mi ha fatto venire a Los Angeles, se poi devo andare in Messico?!-
- Qui possiamo fare rifornimento di armi mia cara…- risposa Lucius Malfoy, dall’altro capo della sala…
- Esattamente dove in Messico?!- Era il via ufficiale al piano!!!

Il pomeriggio era passato abbastanza velocemente nella villa-castello. Hermione poteva dirsi soddisfatta. Avevano intavolato un principio di piano. Ma non era affatto semplice. L’area era chiusa e controllata da militari e telecamere. Per poterci penetrare, potevano solo arruolarsi. Per finta, ovviamente… Lucius, il padre di Draco, aveva un amico che faceva il generale e che poteva farli entrare senza dovere fare l’accademia. L’ì il problema era inconsistente. Il problema era un altro: la base era praticamente in mezzo al nulla. Come fare per portare camion?! Si sarebbero accorti subito di qualcosa. Il paese più vicino distava 50 miglia. Mica poco. Draco e Hermione avevano già deciso che ad arruolarsi sarebbero stati loro. Messico. Più precisamente a Costa Rica. E l’ì, non c’era nulla, se non quattro case messe in croce e un supermercato. Stop. I rischi e i pericoli erano ben chiari a tutti e due: se li avessero scoperti, morte! Se si fossero traditi, morte! Se avessero fallito, il caro zio Voldy non avrebbe approvato…. MORTE!! La morale della favola è che non si sarebbero potuti permettere errori.

Il rumore di piatti e tazzine risuonava come una melodia nello squallido locale di Joe, un uomo di mezza età barbuto e tatuato. Hermione e Draco, per ordine del caro zio, erano l’ì per mettersi in contatto con un certo tipo, un ex-militare… l’amico del padre di Draco, per la precisione. Lei, seduta compostamente e avvolta nel jeans sorseggiava cioccolata calda, mentre Draco, seduto come meglio gli era capitato, trangugiava una bottiglia di birra. Hermione guardò di sottecchi il ragazzo.
In un’angolo sudicio del locale, un’ubriaco cantava a squarciagola, trascinandosi fino al bancone, non meno sudicio.
-eeeeh.. senti giovincello…- il barista aveva come minimo 50 anni..
- non è che avresti un altro bicchierino piccolo piccolo di questi?- in mano aveva un boccale di birra.
- no signore.. non posso darle altra birra!- ribattè il barista austero.
- e il whisky giovanotto?- chiese speranzoso l’uomo.
-… no mi dispiace signore, il whisky è finito e il prossimo camion ci arriva tra due giorni….- disse Joe ad un ubriaco.
-Ho trovato!- disse a mezza voce la ragazza, guardando attentamente una bottiglia di liquore.
-cosa?- il liquido ambrato catturò tutta l’attenzione della giovane, mentre raccoglieva i pensieri.
-il modo… per i camion…- il ragazzo si fece attento e si raddrizzò sulla sedia. Hermione si avvicinò a lui, tanto che Draco pensò volesse baciarlo, invece diresse la propria bocca verso il suo orecchio.
- i rifornimenti…- disse lei soffiamdo sensuale dul padiglione auricolare del ragazzo, che rabbrividì impercettibilmente.. Hermione aspirò il profumo del ragazzo.
- … sei un genio…- disse voltando un poco la testa. Erano vicinissimi. E si guardavano negli occhi, ubriacandosi a vicenda l’uno dello sguardo del’altra.
- modestamente…- soffiò lei con un roco grattare della voce nella gola, che fece fremere Draco…
- Hermione…- si avvicinò un altro po’.. erano così vicini… così… così maledettamente orgogliosi e testardi, così perfetti, così uguali eppure drasticamente differenti…
- Voglio baciarti…- lei lo guardò strano, poi concentrò il suo sguardo sulle labbra umide di birra del ragazzo…
Niente parole, niente cenni d’assenso. La riccia aveva affondato le labbra in quelle del biondo.
- … cosa hai messo in quella cioccolata?-
- vuoi proprio saperlo?-
- grappa alla nocciola!-
- ah ecco…-
E lui rispose al bacio senza tanto farsi pregare, con entusiasmo. Le loro labbra erano sempre in fuga, ma poi si ritrovavano, i loro profumi si confondevano e le mani di lui erano salite ad accarezzare e avvolgere intorno alle dita i capelli ricci di lei…
- ehm.. mi spiace interrompervi giovanotti, ma il sergente è arrivato…- la voce burbera di Joe.
‘ maledetto sergente’ pensarono entrambi.

- e dunque voi vorreste entrare a far parte della base z-45(inventata) del messico?… si.. in fondo, con Lucius ero in debito! Bene. Ditemi dove posso farvi avere i documenti che domani ve li invio..- i due ragazzi si guardarono.. era fatta, erano dentro!
- meglio se.. anzi no, … domani, veniamo qui.. può portarceli direttamente qui- propose Hermione titubante.
- va bene! Allora, vi aspetto domai alle 10.00 in punto qui sul retro del locale. Arrivederci soldati!-
Hermione e Draco e ne andarono pure loro, correndo sotto la pioggia a catenelle che veniva giù dal cielo, rifugiandosi di tanto in tanto sotto qualche tettoia di fortuna, arrivarono alla macchina quasi fradici e Draco spinse Hermione dentro e poi vi si buttò a sua volta.
Risultato?
Draco sopra ad Hermione che finiva quanto incominciato prima nel locale.

Per oggi è tutto, a voi in studio! No dai scherzo. Sono un po’ di fretta e forse si vede, e mi dispiace… cmq, ecco a voi un nuovo capitolo!!! Argentey!

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Capitolo 12
*** Pericoli e inizio dei piani ***


L’agente non proprio segreto Ronald Bilius Weasley era appena stato rilasciato dalla tortura pomeridiana ovvero una lunga filippica dal capo che lo aveva ripreso la decima volta in cinque giorni per la sua totale mancanza d’impegno e volontà anche nel fargli il caffé! In realtà, il neo-agente era totalmente preso dalle sue manie di grandezza e fantasticava continuamente sulla cattura del bellissimo e inarrestabile Angelo Nero. Ovviamente questo comportamento non faceva che peggiorare la già bassa opinione che gli altri avevano di lui.. Ronald, viso lentigginoso, folti capelli rossi carota e dei begli occhi azzurri, un fisico atletico, sicuramente ben piazzato. Sarebbe stato sicuramente il sogno di tutte le segretarie dell’ufficio se solo si fosse astenuto dal mettersi i vecchi calzoni del babbo e l’antico maglione marron del nonno, logoro e consunto. Ovviamente però, l’obbligo dell’uniforme spesso lo salvava da figuracce!
Stava appunto bevendo un caffé, quando l’attraente Pansy Parkinston gli passò vicino e lui fissò un secondo di troppo la profonda e sensuale scollatura della donna.
- Weasley le dispiacerebbe mettere in moto quei due neuroni e ricominciare le ricerche?!- una voce assolutamente agghiacciante fece voltare il ragazzo mooooolto lentamente.
- C…certo s.signore!! c..corro!!- a parlare era stato Theodore Nott, il superiore di Weasley, nonché attuale ragazzo della bella Pansy.
Weasley era tornato nelle sue ricerche patologiche e molti si chiedevano se per ‘ricerche’ non intendesse andare alla ricerca dei suoi neuroni. Lui invece prendeva molto sul serio le sue ‘ricerche’ ed era solo grazie all’aiuto del suo compagno d’ufficio che non cercava su Google! Anzi. Gironzolava per la città in cerca d’indizi e due noti truffatori erano finiti in galera grazie a lui il che aveva fatto scandalo in centrale: il rosso li aveva legati e imbavagliati nella casa che stavano per saccheggiare… fatto inspiegabile che aveva atterrito tutti, ma mai Ronald aveva detto come aveva fatto!
Weasley stava appunto gironzolando per la città con la sua piccola macchina, una Smart, per intenderci, quando notò qualcosa di sospetto… molto sospetto… una limousine nera stava percorrendo il tratto di strada che divideva due rinomati isolati della città. Beh.. il fatto non era proprio proprio sospetto ma un poliziotto come Ronald Weasley lo trovava strano. Probabilmente era il famigerato sesto senso del poliziotto incallito… o forse era solo il richiamo di pizza margherita che veniva da dentro la macchina.. chi sa?

Hermione e Draco, che stavano tornando dal locale lercio e puzzolente contenti, soddisfatti per aver compiuto il loro lavoro di rinnegabili truffatori ed avevano completato il modulo per entrare nella famigerata zona militare di Costa Rica, mangiucchiavano una pizza stravaccati sul costoso divano di pelle della suddetta macchina.
- mmm….-
- Signore c’è una macchina della polizia che ci insegue…-
Ci vollero alcuni secondi perchè Draco recepisse il messaggio, ma poi si sporse un poco, quel tanto che gli consentiva di guardare dietro l’auto: un poliziotto con folti capelli rossi annusava l’aria, rapito.
- Non penso ci siamo problemi George…. Mi sembra uno che non ha ben chiara la sua vita.. a giudicare dalla faccia…- commentò velenoso il ragazzo.
- Draco non fare la carogna e mangiati la pizza!- rimbeccò Hermione mettendolo a tacere.
- Io? Carogna? E quando mai?-
Hermione ghignò sadica e poi continuò a guardare fuori dal finestrino tranquilla. Eppure quella macchina della polizia le metteva una certa irrequietezza addosso…

- Ben Arrivati principi!- Blaise li accolse sorridendo.
- Siete due irresponsabili, mi avete lasciato qui a marcire e ho dovuto aiutare mia madre a lavorare con il COTONE!!!- ringhiò poi tradendo la sua aria festosa.
- Ehy, sei tu che non sei voluto vanire cicco bello!- rispose Hermione, scazzata.
- Un poliziotto ci ha seguito quasi fin qui…- spiegò poi, notando la faccia vagamente spaventata di Blaise.
- Mmhn..-
- Senti… Blaise… - ma fu interrotta da un rumore assordante…
BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMM

Voldemort era ufficialmente etichettato come essere non-responsabile-delle-sue-azioni-soprattutto-se-futili.
Intendiamoci: da quando, quando, per pescare si buttavano le bombe nel fiume?! Ovviamente questa era solo una delle brillanti teorie di Lord Voldemort su come risparmiare soldi, anche se ne aveva a valanghe, tempo, che di certo non gli mancava, e sforzi, anche se un po’ di movimento non avrebbe potuto che fargli bene, visto il colorito olivastro e sgradevole che aveva!!

Draco ed Hermione erano su un camion. No, non un camion qualunque: in un camion che trasportava soldati. Esatto! Soldati! Stavano andando in Costa Rica. Draco fumacchiava una sigaretta e Hermione si guardava attorno. Il camion era quello tipico dei militari: il retro era aperto, cosicché potessero vedere fuori. Non c’erano altre donne l’ e gli uomini avevano un’aria rassegnata. Hermione si chiese cosa stesse facendo. Come si era cacciata in quel casino? Bah, saperlo! Forse, non se lo ricordava neanche. Era chiusa in una tuta mimetica e i suoi capelli erano intrecciati in una stretta treccia. Aveva anche dovuto tagliarli un po’. Draco, invece, si era quasi rapato aveva i capelli cortissimi ma non troppo. Lei sapeva che lui non avrebbe mai potuto allontanare quell’aria elegante ed altezzosa neanche sul punto di morte. Sorrise. Poi, un pensiero la folgorò, emergendo dal flusso che le scorreva davanti agli occhi: da che parte stava? . Per un attimo pensò che la situazione le era sfuggita di mano. Poi riflettè: lei era, di nome e di fatto, una poveretta. Una barbona. Era stata ingaggiata da Voldemort… e ora andava nell’esercito…. Per fregare droga. Si.. tutto filava! Non c’era motivo di preoccuparsi. Guardò fuori dal camion e sentì una strizza al cuore. Quanto le mancava New York… la distesa di terra brulla e polvere le inaridiva il cuore. Non era sicura di aspettarsi esattamente quello che avrebbe potuto trovare. Non era neanche sicura di farcela. La verità era che si sentiva debole e indifesa, quando sapeva benissimo di non esserlo. Spostò lo sguardo si Draco. Anche lui la guardò, come percependo il suo sguardo e la fissò, facendo un segno impercettibile del capo, d’assenso. Nel personale vocabolario di tutti e due voleva dire: tranquilla, andrà bene: ci sono io.

Due settimane dopo, Hermione era indecisa se impiccarsi o spararsi. Era esasperata. Seguiva con difficoltà gli allenamenti: era pur sempre una ragazza. E, per quanto fosse in gamba o meno, erano massacranti anche per Draco. E se lo erano per Draco, per lei allora, erano impossibili. Era nella sua stanzetta riservata per il suo essere femminile e sospirava, indossando una canottiera bianca. Dio solo sapeva cosa l’aspettava quel giorno.
- Ehy bellezza, io non mi cambierei…. Forse, mi spoglierei…- ‘ecco,’ pensò ‘l’ennesimo depravato d’oggi?’ si girò per vedere chi, dalla finestra le parlava con cotanta arroganza.
- Io, se fossi in te non lo farei.. a vederti potrei rimanere delusa.- sfrecciò al limite dell’umana pazienza. Aveva giurato a se stessa che il prossimo che l’avesse disturbata, l’avrebbe ammazzato. Il ragazzo in questione, un nero alto con due grosse labbra e una cicatrice lungo il collo e il petto si irrigidì. Era fuori dalla finestra e seminascosto dalle tende di seta grezza. Ma Hermione potè giurare di vedere una vena pulsargli sulle tempie.
- Io non scherzerei se fossi in te, ragazzina- se c’era una cosa che hermione odiava più fi ogni altra cosa era sentirsi chiamare ragazzina.
- Sentimi bene, brutto bifolco che ha preso troppo sole.- prese la pistola e puntandogliela alla fronte si sporse dalla finestra. – non ci metto nulla a perforarti il cervello. Anzi, in questo momento rientra nelle mie ambizioni farlo. Ti conviene sparire. -
- uuuuuuuu.. ma che paura… la bambolina con una pistola…. Aaaah!! Mamma!!!- la derise lui saltellando.
Hermione non ci vide più. Erano due settimane che li sopportava, che si faceva in quattro per riuscire nell’impresa. Non ce la faceva più!!!.
Scese per la finestra e gli mollò un calcio sulle parti basse, talmente forte che quello si accasciò a terra, ansimante. Poi lo prese per un orecchio e se lo trascinò, ancora inginocchiato, fino all’ufficio del primo ufficiale.
- mi molesta.- spiegò breve e concisa.
- E la prossima volta che lo farà qualcuno, lo ammazzo!- precisò seria, guardando fisso l’uomo che la guardava a sua volta, indifferente. Se ne andò rabbiosa alle docce. Aveva assolutamente bisogno di un po’ di riposo.

geeeeeeeeeeeeeeekk
Hermione non sentì il cigolio della porta delle docce, vista la quantità d’acqua che sgorgava dalle docce, era impossibile sentire qualcosa che non fosse lo scrosciare.
Era da sola, in una cabina apposta costruita e che poteva chiudere a chiave.
Non stava quindi guardando la porta, quando la chiave girò nella toppa e la porta iniziò lentamente ad aprirsi……

Intando, Ronal Weasley era stato mandato in Messico pure lui, e, guardacaso a Cosa Rica. Effettivamente, il suo capo aveva bisogno di una vacanza per i sui poveri neuroni e lo aveva mandato il più lontano possibile. e , siccome sosteneva che lui avesse bisogno di ritrovare sé stesso, il capo aveva voluto che andasse a fre un allemamento speciale, proprio in Costa Rica.
Weasley arrivò dopo tre settimane dall’arrivo di Hermione e Draco. I due lo riconobbero subito, ma lui non riconobbe loro, per fortuna. Non allora, per lo meno, ma, Drac era certo, che sarebbe stato solo questione di tempo. E il tempo, si sa, è un gan bastardo.

Tanto atteso e finalmente postato. Scusate il ritardo, ma ero a corto d’idee. J Baciotti Argentey!bye bye!!

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Capitolo 13
*** Polvere e Farina ***


Forse era stato un caso a portare la scombussolata presenza di Ronald Weasley nello stesso campo di addestramento di Draco e Hermione. Fatto stà che quell'individio capitava sempre nelle situzioni più assurde e impensate. Due porte. Due scelte.
A volte si pensava che quel ragazzo perdesse l'uso della ragione o più semplicemente mandase il cervello in stand-by.
Due porte. Il rosso non sapeva quale scegliere tra le due.
Destra o Sinistra?
Destra, si, lo ispirava di più la destra! Certo, le scelte migliori si facevano guardando sempre a destra!! Doveva assolutamente averglielo detto qualcuno una volta, ne era sicurissimo!!

-YAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHA!! MANIACOOOOO!!!!- l'urlo disumano si sentì fin fuori la recinzione.
Di una cosa Ronald non si era accorto: sinistra uomini; destra donne.
Forse lo aveva fatto apposta. Forse non sapeva leggere. Ma nessuna delle patetiche scuse servì per salvarlo dall'ira della ragazza che sfogò la sua rabbia accumulata nei giorni passati su di lui!
Ronald era malconcio, gonfio di botte e con un lungo livido sulla guncia.Distrutto. Pestato dall'unica femmina del campo. Crollò sul letto esausto e frustrato, ascoltando i compagni ridergli dietro. In quel momento si odiò per la sua inettitudine.

- ok ok..allora, l'unica zona realmente sorvegliata di tutto il campo è questa struttura.- Draco e Hermione erano chini su una mappa, rifugiati alla mensa. Era notte inoltrata e nessuno se non le guardie gironzolava in giro. Alla luce di una trocia stavano preparando il loro piano.
- dovremmo indagare... - si guardarono un attimo.
-dovrai indagare!- asserì la ragazza con un tono che non ammetteva repliche di nessun tipo.
Il biondo, che infondo si aspettava una reazione del genere sorrise.
- Tranquilla non c'è nessun problema... ti occupati delle armi.-

Era passata una settimana da quel giorno e finalmente Draco aveva l'occasione giusta per intrufolarsi là dentro! Il generale era andato via per questioni che non avva espresso e lui aveva convinto la guardia a farsi una notte di sonno in più, che lui lo avrebbe sostutuito, per restutuirgli un favore. Non fu difficile convincere la guardia, che, sbronza dalla birra e semi addormentata era andata con piacere a letto. La verità è che le guardie, avevano un gran giro commerciale e quindi riuscivano a farsi arrivare cose che agli altri soldati non erano concesse, birra in primis!
Dicavamo, Draco era quindi riuscito a intrufolarsi là dentro. Prese appunti, su un foglio fece la pianta del luogo, segnò i punti più nascosti, controllò ogni angolo, prese le misure. Le stanze erano piccole e fresche, c'erano molti ocmputer e altre apparecchiature elettroniche che necessitavano di un clima fresco per operare bene. Draco era interdetto. Non c'era nulla di strano... però....
- Queste stanze sono troppo piccole.... non sono grandi come l'intera struttura esterna.- Draco sobbalzò. Non se l'aspettava. Il suo cuore perse un colpo e si girò di scatto, sebbene sapesse che avesse appena tentato di fargli prendere un infarto.
- mi hai spaventato!- urlò sottovoce il ragazzo. C'era un vago rimbombo e le stanza erano lievemente illuminate da poche lampadien sparse. Dopo quest'ultima uscita, il fresco era diventato penetrante.
- lo so!- rispose lei beffarda.
-deve esserci un'altra stanza....- Neppure le chiese come avesse fatto a entrare. Lei era una donna, non voleva nemmeno sapere che si era inventata.
Le donne, sono gli esseri più belli, e perciò, i più pericolosi.. ma però, non era sempre vero.
-ho già controllato non c'è...- lei non lo ascoltò neanche.Iniziò a battere sulle pareti a sud, verso il fondo dell'edificio, finchè non trovò quello che cercava, un'intera parete vuota. -E' qui...-disse. Poi cercò un'interruttore, una leva, qualsiasi cosa la potesse far passare attraverso il muro.
-E come entriamo?- il biono si sedette in malomodo su uno sgabello munito di ruote, muovendolo di lato e andando a sbattere su una scrivania piuttosto grossa e vecchia.
- non ne ho idea. però, le vedi queste linee a terra?- intorno alla parete, c'erano delle linee circolari, come se la parete avesse ruotato. - si si.... devi trovare l'interruttore.- decretò annoiato. lei era certa di sapere il motivo di tanta noia.. prima lo aveva costretto ad andare da solo e poi stava facendo tutto lei. Gli stava togliendo tutto il divertimento. Draco spinse la sedia dall'altra parte della stanza cozzando al muro.
clik la parete ruotò. Lei lo guardò in uno sguardo strano, accusandolo di non averle dato il piacere di trovare il tesoro che cercava e lui le rise in faccia, come ripicca.
-andiamo bambinetto..- lo offese lei, irritata.
-certo mammina...- gli rise dietro lui, assolutamente divertito.

'' un pò?? ma dico, è impazzito?? solo un PO' di roba???? qui ce ne sarà abbastanza per far diventare tossicodipendente l'intera america!!!!''
Lei guardò sconfitta la stanza piena di sacchetti bianchi, demoralizzata.
-ora, il tuo grande genio come suggerisce di portarla via?- chiese La riccia in direzione del ragazzo che si aggirava tra i sacchi bianchi. Poteva essere farina e l'idea di vederlo come un fornaio sporco e sudato, chiuso nella sua uniforme troppo stretta la eccitò. Scosse la testa. Non erano assolutamente nel posto adatto per perdersi in questi pensieri così..... così!
-con i camion.... tra pochi giorni, ho scoperto che la maggior parte dei soldati di questa basa verrà richiamata per una cerimonia speciale. rimarranno le guardie.. addormentarle sarà facile no?-Lei lo guardò con la vera intenzione di ucciderlo.
-se me lo dicevi giusto un minuto fa poteva essere già più utile.- disse ironica e ancora più irritata. Lui sorrise. Un sorriso dolce che la lasciò un attimo interdetta facendo riemergere alla mente l'immagine del fornaio. La scacciò.
la depravazione ,si dice, è donna.

Uno, due, quattro, sette, quattordici. Passarono quattordici giorni e finalemente il gran giorno arrivò. Draco aveva avvertito lo Zietto. I camion stavano arrivando.
saranno state le undici di sera, l'aria secca e buia irrigidiva i movimenti di Hermione che si muoveva silenziosamente nell'oscurità malcelata della base. Pochi lampioni illuminavano la stradina battuta. Si avvicinò al terzo soldato quella sera. Lo sorpassò dopo averlo salutato con un cenno e poi lo colpì a tradimento.
Ronald Weasley aveva appena salutato la ragazza, arrossendo appena percettibilmente. Non si accorse che la ragazza si girava. Sentì un fote dolore al cranio e poi il buio lo avvolse nelle sue inquietanti braccia, tra la polvere della strada. Il suo corpo venne trascinato e buttato nella cambusa, insieme agli altri.
Il piano stava procedendo bene: I camion erano arrivati, e stavano caricando i sacchi, velocemente. Entro breve sarebbero tornati i camerati ed era bene fare presto.
- questo era l'ultimo!- asserì Draco buttando un sacco sul camion, affaticato si asciugò il sudore e Hermione dovette trattenersi a forza viva dal non saltargli addosso! ''Accidenti ai fornai!!'' imprecò mentalmente salendo su un camion diverso da quello dove era salito lui, per sua fortuna. Erano le due e mezza di notte. Le luci dei fanali di quei becchi catorci illumitò quel deserto i polvere. I camion partirono, Hermione si trovò a respirare. Le sembrava di non avere mai respirato per tutto quel tempo. Per un attimo, le parve di stare bene. Ma poi un pensiero le sfiorò la mente: e adesso che il lavoro è finito, cosa farò?
Quel pensiero la prese con talmente tanto vigore da farle male ed ebbe un capogiro. Guardò nello specchietto retrovisore e vide il vetro dell'altro camion, dove un giovane biondo dormiva pacifico.

Scusate, scusate,scusate,scusate!!! lo so lo so!! vi ho abbandonato!! ma la verità è che non avevo più ispirazione... perdono, ve lo chiedo davvero umilmente!!! se qualcuno legge cmq questo capitolo lo ringrazio, so che non lo merito! chiedo umilmente perdono!!! io ora vado al mare tre settimane ma poi vi prometto, che posterò con più disciplina!!! la vostra argentey chiede umilmente perdono!!!!!!! T.T

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Capitolo 14
*** Finalemente.... a casa? ***


Era tutto così strano..... Hermione era certa che era tutto un errore. Voldemort le puntava addosso la pistola, la sua fedele Magnum e la minacciava di morte. Più in là, un bambino piccolo piangeva e la mamma di Blaise correva da una parte all'altra con un biberon. Draco era seduto su una poltrona e giocava a freccette cercando di centrare il sedere in movimmento di Blaise che scappava da tutte le parti. Lucius aveva in testa due enormi cuffie e stava facendo rap sopra al tavolo, urlando e gesticolando come un pazzo....decisamente c'era qualcosa che NON andava... che il mondo fosse impazzito?
-sei così buffa!- le diceva Voldemort con aria truce e intanto caricava il colpo. Lei non poteva muoversi, e questo la fece arrabbiare, urlò, frustrata.
-beh, ti dovresti svegliare...- Voldemort infieriva ancora... lei lo voleva uccidere a morsi! Qunto lo odiava, la stava anche sfottendo, oltre che a umiliarla?
- sei uno stronzo!- disse lei, arrabbiata.
- Lo so....- Quest'ultima uscita la lasciò leggermente perplessa. Voldemort non sparava. La confusione regava sovrana, il rumore le faceva ronzare fastidiosamente le orecchie.Il bambino piangeva, la madre di Blaise era caduta a terra e Lucius continuava la sua cantilena. Draco aveva preso Blaise sul sedere e ora Blaise piangeva anche lui e perfeva fiumi e fiumi di sangue, Draco rideva crudele. Hermione era disperata, urlava, scalciava. Il bambino si trasformava in un polizziotto e le metteva le manette.
-YAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!-
Ansimante, sudata, spaventata. Ansimò per minuti che le parvero ore. Si toccò le tempie, innaturalmente fredde, mentre gocce di sudore gelido correvano per la schiena. Ci mise qualche minuto per mettere a fuoco Draco. Niente bambini che si trasformavano, niente Zio Voldy. Era un sogno. Un fottutissimo sogno! Sospirò di sollievo. MA ti pare che doveva fare quei sogni cosi assurdi??
-Ehy tutto ok?-
-Si si... era solo un brutto sogno.. -
-sicura? comunque siamo arrivati!I camion sono andati avanti, noi ci fermiamo qui...- Draco che la teneva in braccio la posò a terra e le lasciò ammirare ancora una volta la strepitosa facciata illuminata dell'Hotel Paradiso.
-perchè qui?-
- domani dovremmo andare dal caro Zietto un'altra volta, vestirci e lavarci mi pareva una buona idea, piuttosto che dormire in u ndeposito, che dici?- lei annuì e insieme entrarono.
Non aveva mia guardato con attenzione la Hole dell'albergo, ci sera sempre passata frettolosamente. NOtò particolare che prima le erano sfuggiti; quali parecchie videocamere, molte piante e panchine che non aveva mai notato. Un tavolo dove parecchi fogli erano impilati in ordine e altrettanti porta-bagagli. Un campanello dalla buffa forma ad angelo.
- fatto...- la voce da Draco la riportò alla realtà e si lasciò portare fino alle loro camere.
- non avevano camere singole..- con lo sguardo lo incitò a continuare.
- solo matrimoniali...- lei annuì. Non che ci credesse davvero... poco importava, si sentiva spossata, stanca.
-sei sicura di stare bene?- lei annuì ancora, troppo stanca pure per parlare, come entrò nella camera, si lasciò cadere mollemente sul letto e da li non si alzò più per una buona mezz'ora, prima di prendere nuovamente sonno. Draco la lasciò riposare, mentre ordinava la cena in camera e andava a lavarsi.

Uno spicchio di luna le illuminò leggermente il viso e lei aprì un occhio. Si girò sul letto e trovò un corpo caldo, muscoloso. Intontita dal sonno toccò la schiena dell'individuo che si girò interrogativo. lo riconbbe come Draco e sossurrò un lieve 'non importa.. dormi'. Ma ormai aveva rotto la pace del suo spirito. si alzò sulla schiena rendendosi conto di essere ancora vestita di tutto punto. Sbuffò. Andò in bagno e dopo una doccia veloce tornò in camera con solo un asciugamano addosso. Vide il luccichio degli occhi di Draco nell'oscurità, lo sentì muoversi. Si chinò per prendere una camicia da notte dalla valigia e così facendo lasciò vedere le cosce. Come se Draco avesse gli occhi che scaldavano, sentì il suo sguardo penetrarlgli le ossa e la carne, folli di desiderio. Decise di divertirsi.
Si spostò su un angolo all'ombra, totalmente invisibile da dove Draco guardava e buttò l'asciugamano sul letto, lasciandogli intravedere la sua schiena nuda. Sapeva che era un gioco pericoloso.. ma come bruciata da una folle euforia, stava giocando col fuoco. Sapeva che avrebbe potuto ustionarsi, non le importava. si mise la camicia da notte, lasciando di proposito gli ultimi bottoni della veste aperti all'altezza dell'addome, così che i seni si vedessero abbastanza tra l'ampia scollatura che aveva creato. Il pezzo di stoffa le arrivava appena più si delle cosce e le lasciava scoperti un poco i glutei. Tornò in bagno e si lavò i denti. Si chiese perchè stesse facendo certe cose così stupide. Non si seppe dave una vera risposta, seppe solo che Draco le piaceva, che forse lo voleva, ma non ne era davvero sicura. Era chinata sul lavandino, gli ochi semichiusi per il sonno. Si trovò sexi e attraente. sorrise al suo riflesso, poi tornò di la e vide la scatola dei cioccolatini che era in omaggio... non resistette, fu più forte di lei, sotto lo sguardo vigile e libidinoso di Draco ne addentò uno. Lo sentì tirarsi su da quella posizione così dannatamente sexi, lo vide avvicinarsi, lo vide prenderle la testa, poi sentì il bacio. diverso dagli altri. Lento, passionale, irruento, caldo, focoso, desideroso.... perse la testa. Lo stese sul letto e lo baciò ancora, ancora ancora. si tolsero i vestiti, e si macchiarono di cioccolato, leccandosi e baciandosi...

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