Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?

di __lesbianquinn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?
 
0
«Un appuntamento?» E' la domanda di una ragazza alta nella media, magra e con addosso la divisa delle cheerleader; la sua mano destra è sul suo fianco, mentre il sopracciglio sinistro è più in alto del normale; i suoi occhi sono puntati in quelli più scuri del ragazzo che ha di fronte, il quale annuisce semplicemente, accennando un sorriso divertito. «Perché dovrei accettare di uscire con te?» Un'altra domanda fatta dalla bionda, la quale non riesce a trattenere la forte ironia che sottolinea le sue parole. Un passo è quello che fa il ragazzo verso di lei, per poi piegarsi di poco.
 
1
Tutto è iniziato una settimana e mezza prima, più o meno, alla stazione di Lima, in Ohio. Una ragazza dai lisci capelli biondi, lunghi fino alle spalle, abbraccia uno ad uno tutti i membri della sua famiglia, stringendoli forte, emozionata per la sua partenza, ma dispiaciuta per il fatto di doversi separare da loro. I suoi occhi verdi si fermano in quelli un po' più scuri della sorellina, una bella ragazza di qualche anno più piccola. Le si avvicina lentamente, poi l'abbraccia. «Mi mancherai, Kitty», la sua voce è un semplice sussurro, ma per la ragazza va bene così. Si staccano dopo poco, poi la più grande sale sul treno diretto a Los Angeles, mentre la più giovane si aggiusta i capelli con un gesto secco della mano e sorride alla madre, fingendo una tranquillità che non le appartiene. «Non so se è stata una buona idea quella di lasciarla andare da sola. Insomma, se poi si fa male? Se non si trova bene? E se si mette nei guai?». Kitty può giurare di non aver mai sentito sua madre tanto preoccupata - o isterica - in tutta la sua vita. La biondina sorride ancora e le si avvicina, per poi baciarle velocemente la guancia. «Quinn se la caverà», dice semplicemente, per poi scrollare le spalle e allontanarsi dalla famiglia, decidendo di fare due passi lì vicino, per dare il tempo alla madre di riprendersi e, soprattutto, per avere il tempo necessario di resistere alla tentazione di piangere come una bambina. Si siede ad una panchina e sospira, portando le mani tra i capelli, mordendosi con forza il labbro inferiore. «Piccola, sei venuta per salutarmi?», una voce maschile la distrae dai suoi pensieri. Kitty alza velocemente la testa, puntando il suo sguardo sulla figura che le sta di fronte. Sorride appena nel riconoscere il ragazzo, poi accavalla le gambe e respira profondamente, per evitare di scoppiare a piangere proprio di fronte a lui. «Per quanto io ti possa volere bene ... non ero qui per te, ma per Quinn», risponde e si sorprende nel notare che la sua voce è ferma, sicura e che nulla fa trasparire il suo dispiacere per la partenza della sorella. Il ragazzo sospira e le si siede vicino, portando un braccio attorno le sue spalle e avvicinandola a lui, per poi baciarle dolcemente la testa. La piccola Fabray sente le sue guance più calde del solito e spera vivamente di non essere arrossita. Passa un minuto, o forse due, ma nessuno ha detto una parola, semplicemente si godono il momento, rimanendo lì, in quella specie di abbraccio. Poi lui sorride e la guarda negli occhi. «Vi vedrete presto», la assicura con voce bassa e profonda, quella voce che ha sempre avuto il potere di calmare Kitty, di tranquillizzarla. Infatti la ragazza gli sorride dolcemente e annuisce. La bionda non è la tipica ragazza dolce, gentile e pronta ad aiutare il prossimo; al contrario, si diverte a deridere la gente e si sente sempre superiore a tutti, o meglio ... questo è quello che è fuori dalla sua casa. In famiglia è una ragazzina brillante, dolce e spiritosa - anche se il suo caratteraccio non lo perde neanche in quei momenti - e per lei, anche se non è fidanzato con la sorella, anche lui fa parte della sua famiglia. «E con te, Noah? Quando ci vedremo io e te?», chiede parlando piano, accennando un piccolo sorriso e guardandolo come se lo volesse sfidare. Il ragazzo alza il sopracciglio, sogghignando, poi si alza. «Prima di quanto immagini», risponde con naturalezza.
 
2
«In fondo questa scuola non è tanto male», la voce di Kitty esce chiara e sicura dalle labbra leggermente carnose, mentre la ragazza, nel silenzio della sua camera, cerca di spogliarsi senza dover per forza allontanare il cellulare dall'orecchio. Sono passati quattro giorni dalla partenza di Quinn e già tante cose stanno cambiando. «Devo ammettere che non è stata una brutta idea quella di abbandonare la mia vecchia scuola per trasferirmi al McKinley*», continua a parlare la più piccola, perdendo la pazienza e decidendo di mettere in vivavoce l'altra Fabray, appoggiando così l'apparecchio sulla scrivania e liberandosi con facilità della divisa delle cheerleader. «No, ma davvero?», la voce ironica di Quinn le fa storcere le labbra, per poi aprirsi in un piccolo sorriso divertito. «Tu, invece? Com'è Los Angeles?», chiede, decidendo di cambiare argomento e iniziando così una lunga chiacchierata tra sorelle riguardante Yale e i bei ragazzi. «Non vorrai mica farmi credere che con Noah davvero non c'è più nulla», afferma Kitty, sedendosi sul letto, accavallando le gambe e recuperando il cellulare, togliendo il vivavoce. «Per l'ennesima volta, Kitty, Noah è solo un amico», risponde Quinn, sospirando pesantemente, facendo capire che non è la prima volta che affrontano quel discorso. La più piccola delle due sbuffa e si lascia andare all'indietro, sdraiandosi sul letto. «Peccato. Lo sai che ci tenevo ad averlo in famiglia», borbotta quasi come una bambina, facendo così ridacchiare la sorella dall'altra parte del telefono. «Se proprio lo vuoi in famiglia perché non lo fai mettere con la mamma? Lo sai che impazzisce per le donne più mature», dice la più grande, con un tono scherzoso; la diverte molto parlare con sua sorella, ma non la sopporta quando insiste sul fattore Puckerman, per lei è sempre stato solo un amico, non le interessava minimamente e non ha intenzione di illuderlo ancora. Kitty alza un sopracciglio, come se la ragazza con la quale sta parlando la potesse vedere. «No, la mamma no. Se la mettiamo così ... se proprio non lo vuoi ... a questo punto me lo prendo io», dice quella frase come una provocazione, ma non si aspetta minimamente la risposta allegra e angelica della sorella: «A quando le nozze?»
 
3
«Ti rendi conto? A quando le nozze? Non ho proprio speranze di averti in famiglia». Kitty si spazzola energicamente i capelli, mentre guarda dispiaciuta lo schermo del computer, dal quale si può vedere, in una finestrella, il volto del ragazzo con il quale sta parlando. Noah alza un sopracciglio, sorridendo divertito. «Ti va bene maggio?», chiede all'improvviso, spezzando il silenzio che si stava creando. Tocca alla ragazza, adesso, alzare il sopracciglio, guardandolo confusa. «Per le nostre nozze, intendo», le spiega con naturalezza, alzando le spalle. La ragazza lo guarda in silenzio, poi sospira, scuote la testa e torna a pettinarsi. «E' da mesi che ci provi, Kitty. Lascia perdere». Il ragazzo torna a parlare, sorridendole tranquillo. La Fabray non riesce a capirlo: come può essere tanto sereno? Lui è fatto per stare con Quinn, lei lo sa, lo sente. «Io non mollo mai, Puckerman, dovresti saperlo», gli risponde leggermente seccata, guardandolo male, poi si alza e da le spalle al computer, dirigendosi verso l'armadio, facendo notare al ragazzo che indossa solo una camicia da notte. «Come mai non sei vestita?», chiede infatti, senza però riuscire ad evitare di far cadere lo sguardo sul sedere della bionda. «Perché volevo conquistarti», risponde sarcastica, aprendo poi l'armadio e cercando degli abiti decenti per la sua uscita di quella sera. «Pensavo che ti piacesse di più se i vestiti te li togliessi io», la voce intrisa di malizia raggiunge la ragazza, la quale però non si allarma; si volta verso il computer, tenendo in mano dei pantaloni neri e un top dello stesso colore, poi si avvicina; si piega di poco sul pc e accenna un sorriso tranquillo. «Ciao, Noah», saluta, poi, senza neanche chiudere la chiamata di Skype, spegne il computer, per poi andare a vestirsi. Nel frattempo il Puckerman, in una piccola stanza di Los Angeles, guarda lo schermo del pc, dove vede solo la home di Skype, poi ride divertito; non è un grande affronto al suo ego smisurato, lui sa che se davvero vuole Kitty potrebbe riuscire a prendersela, ma per Noah la piccola Fabray è come una sorellina.
 
4
Essere una delle preferite della coach Sue Sylvester non è facile, ma Kitty ce la sta mettendo tutta. Ogni giorno si sottopone ad un duro allenamento, passa più tempo a scuola ad allenarsi che non a casa, ormai. Fortunatamente con lei c'è Harmony, una ragazza alta più o meno quanto lei, dai capelli mori e gli occhi talmente chiari da sembrare due pezzi di ghiaccio; le due si conoscono da molto visto che andavano alla stessa scuola insieme. Il caso - o il destino - ha voluto che si trovassero di nuovo insieme al McKinley, entrambe nelle Cheerios. I loro caratteri sono simili, si trovano quasi su tutto; hanno gli stessi interessi e ad entrambe piace umiliare le persone, soprattutto i poveri sfigati della scuola. Le due si stanno riscaldando, facendo dei semplici esercizi prima di provare la coreografia. «Hai davvero intenzione di iscriverti al Glee Club?», domanda Kitty, guardando l'amica, poi si abbassa, porta le mani sulle ginocchia, rimanendo con la schiena dritta e spingendo il sedere all'indietro. «Perché no», risponde semplicemente l'altra, alzando le spalle e portando il piede sulla ringhiera, stendendo la gamba e spostando il corpo verso di essa, toccandosi la punta del piede con la mano. «Perché è un gruppo di sfigati», dice prontamente la bionda, accennando un sorriso ironico. La mora la guarda e si fa sfuggire una piccola risatina. «Sfigati che hanno vinto le nazionali, Kitty», corregge la ragazza dagli occhi di ghiaccio, facendo scrollare le spalle all'amica, in un gesto che significava "dettagli". Dopo un paio di minuti di riscaldamento le due iniziano a provare, dapprima solo per ricordarsi i passi, poi fanno partire la musica. Kitty ha un obiettivo e lo vuole raggiungere: essere una cheerleader migliore della sorella. Certo, loro due hanno un bel rapporto, si vogliono bene e si confidano, ma Kitty odia essere considerata semplicemente la sorellina di Quinn, per questo vuole dimostrare - prima di tutto a se stessa - che lei è migliore della Fabray venuta prima. «Ancora», la voce forte e sicura della bionda fa annuire energicamente la mora, poi, senza altre parole, fanno ancora la coreografia. Una, due, tre volte. «Deve essere perfetta. Ancora una volta», dice ancora Kitty, la quale sembra fresca e piena di forze, quasi come se non avesse ripetuto almeno una decina di volte le stesse stancanti mosse.
 
 
 
 
Spiegazioni:
 
* Come detto nell'introduzione ho cambiato un po' Kitty. Lei è del terzo anno e si è trasferita dalla sua vecchia scuola al McKinley, idem per Harmony.

Salve a tutti. Questa è una storia - così come per tutte le mie storie - un po' particolare. Parla di una Kitty che tiene alla sua famiglia e che dentro all'ambiente familiare si comporta in un modo dolce - così come per Noah, visto che lo considera un fratello -. La piccola biondina farà di tutto per far mettere insieme Quinn e Noah, ma non ci riuscirà ... e finirà solo per combinare guai più grandi di lei.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se non capite qualcosa basta dirlo.

 
Distinti saluti.
LesbianQuinn.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?
 
5
Tre giorni dopo, a Los Angeles, Quinn Fabray cammina a passo veloce per le strade, raggiungendo poi il suo piccolo appartamento. Infila la mano nella borsa, sbuffando: è una vera impresa trovare le chiavi con tutte le cose che si porta in giro in quella piccola borsetta. Finalmente le trova e apre, per poi entrare in casa e posare le sue cose sul divano. La vita senza la sua famiglia, senza i suoi amici, senza il Glee è dura per lei, si ritrova in un mondo completamente diverso e lo deve affrontare da sola, ma ce la può fare, perché è una ragazza forte. «Sei una Fabray», le ripete la sorella dall'altra parte della cornetta, quando Quinn la chiama per sfogarsi e dirle cosa la preoccupa. Sospira pesantemente e si aggiusta i capelli, camminando lentamente e raggiungendo la sua camera. «Grazie Kitty, non me lo ricordavo più», l'ironia nella sua voce è l'unica cosa che si percepisce. «Ti sentiresti meno sola se decidessi di uscire con Noah», dice invece la piccola biondina, con uno strano tono di voce; Quinn ne è sicura: sta sorridendo maliziosa. L'ennesimo sospiro sfugge dalle labbra della più grande, la quale si siede ai piedi del letto e inizia a sfilarsi le scarpe. «E' possibile che non possiamo avere una conversazione tranquilla senza che il suo nome sbuca all'improvviso come un fungo?», domanda leggermente seccata da una parte, ma anche divertita dall'altra, perché vedere e sentire la sorella tanto presa per farli mettere insieme è una cosa esilarante. «Dai Quinn, devi ammetterlo: Noah Puckerman è un gran figo», afferma a voce forte, sicura. «Può anche essere il più figo del mondo, ma a me non interessa», risponde alzando gli occhi al cielo. «E poi se è così figo perché non ti ci metti tu?», continua, sorridendo ironica, anche se sa che non può essere vista. «Non è il mio tipo», risponde prontamente e la più grande tra le due sa che ha alzato le spalle. «E qual'è il tuo tipo?», domanda, sinceramente curiosa di sapere una cosa che ancora non le aveva mai rivelato. «Deve essere uno tosto, uno che non abbia paura di provarci con qualcuna se le interessa e che sia sicuro di quello che vuole; uno però che sappia essere dolce e che non mi tratti da zerbino; uno che ami la musica, magari che suoni la chitarra», le parole della sorella sono chiare e fanno sorridere Quinn, mentre è intenta a infilarsi una tuta che indossa quando è sola a casa. «Kitty», la richiama, sorridendo divertita. Il silenzio della più piccola la incita a continuare: «Hai descritto Noah»
 
6
«A me non piace Noah», borbotta la ragazza, acconciando i capelli in una coda alta e guardandosi allo specchio. «Sarà la centesima volta che lo dici, Kit, ora pensa a cosa indossare», la voce di Harmony la porta alla realtà, sospirando pesantemente e uscendo dal bagno; indossa un vestito bianco corto fin sopra le ginocchia, calze a rete nere, degli stivali neri e il coprispalle dello stesso colore; i capelli sono legati in una coda con un nastro blu notte, dello stesso colore della collana che ha al collo. «Il punto è che Noah per me è un fratello, Quinn non può davvero pensare che il mio ragazzo ideale sia lui», continua a parlare, senza badare a quello che le ha detto poco prima l'amica; tira fuori dall'armadio un vestito bianco e nero, semplice, lungo fino a metà coscia, poi lo indossa, mettendoci una particolare cura nella scelta degli accessori - dei bracciali neri, spessi, e un piccolo fermaglio nero che lega i suoi capelli in una mezza coda -. «Devi ammettere, però, che Noah è davvero tutto quello che hai descritto nel tuo uomo perfetto», afferma la mora, che ormai ha capito che non può farle cambiare argomento. Kitty si volta verso di lei e la guarda in un modo che farebbe terrorizzare chiunque ... si, ma non la sua amica, la quale alza un sopracciglio e le sorride tranquilla. «Andiamo, la festa di Caroline non durerà all'infinito e noi siamo già in ritardo».
 
7
«Dio, che mal di testa». Il risveglio di Noah Puckerman, a Los Angeles, è come quello di ogni singolo giorno. Si alza dal letto, passandosi una mano tra la cresta, e rendendosi conto solo dopo di essere completamente nudo, anche senessuno è in camera con lui. Fa niente, non gli interessa che le ragazze che si porta a letto se ne vanno prima del suo risveglio, anzi è un bene per lui, vuol dire che loro non si sono messe niente in testa e non pretendono una relazione. Va in bagno, si fa una doccia veloce, poi infila i boxer e torna in camera sua, prendendo il cellulare sul comodino e vedendo le varie chiamate perse. Finn. Scorre in basso. Mamma. Sospira e si promette di richiamarla più tardi, verso il primo pomeriggio. Quinn. Alza un sopracciglio, stupito. Non perde neanche tempo a pensarci, si siede sul letto e la chiama. «Noah», la ragazza risponde subito alla chiamata; dal tono di voce sembra preoccupata, il che inizia a preoccupare anche lui. «Dimmi tutto», dice semplicemente, incitandola a dirgli tutto quello che voleva, ad aprirsi con lui. «Devo parlarti». 
In pochi minuti il ragazzo raggiunge il parco dove ha preso appuntamento con la sua vecchia compagna di classe, ma quello che vede non gli piace per niente. La ragazza è stretta tra le sue braccia; gli occhi gonfi e il volto pallido. Non appena lo vede si siede e, con il volto scuro, inizia a parlare. Qualche minuto dopo Quinn si ritrova in una situazione peggiore nella quale si trovava prima. «Per favore», la voce della bionda è un sussurro insicuro e tremolante; le sue mani si aggrappano alla camicia bianca del ragazzo e la sua testa si posa sulla sua spalla, mentre dagli occhi scendono calde lacrime, bollenti gocce salate che percorrono le sue guance, scivolando fino al mento e cadendo sul collo. «Io-io non riuscirei a d-dirglielo». Le spalle della ragazza si alzano e si abbassano ripetutamente, mentre dalle sue labbra sfugge un singhiozzo sonoro. Le mani grandi del ragazzo la stringono a lui, accarezzandole dolcemente la schiena e i capelli, sospirando e cercando di tranquillizzarla. «Va bene, domani prendo il treno e torno a Lima per parlarle», assicura a bassa voce Noah. «T-ti prego, s-sii delicato. L-lei è m-molto affezionata a-a lui», balbetta Quinn, cercando di smettere di piangere, senza però riuscirci. Per quanto lei può odiare quella persona con tutta se stessa ... è pur sempre suo padre.
 
8
«Questa volta non mi scappa, la uccido seriamente», la voce di Harmony è un sussurro, mentre scivola lentamente fuori dalle coperte, cercando di non svegliare lo sconosciuto - beh, più o meno - che sta dormendo serenamente. Non vuole trovarsi quando il ragazzo apre gli occhi, non vuole spiegare che è stata colpa della sua amica e del suo stupido complice che si sono ritrovati a darsi da fare. Si riveste velocemente, voltandosi di scatto verso il letto, sentendo il rumore delle coperte che si muovono. Trattiene il respiro senza neanche rendersene conto, ma poi sospira, notando che ancora dorme. Si morde con forza il labbro inferiore, mentre i suoi occhi sono puntati su quel viso dall'espressione rilassata, dolce. Sente il cuore battere con insistenza nel suo petto e arrossisce lievemente, per poi prendere le sue cose e correre fuori da quella casa. Prende il cellulare e, nervosamente, compone il numero di telefono della sua migliore amica, la quale non ci mette molto a risponderle. «Me la paghi, stronza», la sua voce è un sibilo, ma le sue labbra sono piegate in uno strano sorriso. La risata divertita dell'amica è trattenuta, segno che, sicuramente, è in compagnia. «Di che ti lamenti, Harm? Ti ho fatto finire a letto con il ragazzo che ti piace da un anno, dovresti ringraziarmi», dice tranquillamente Kitty, giocando con una ciocca di capelli e voltandosi per guardare il ragazzo che, in camera con lei, si sta aggiustando i vestiti d'avanti allo specchio. Jhon, un bel ragazzo della sua classe; alto, dal bel fisico, scuro di carnagione e con dei capelli mori lunghi. E' un giocatore di football ed è stato molto d'aiuto per il piano della bionda. «Certo, infatti, Kit, ti ho chiamata solo per ringraziarti», risponde ironica la mora, per poi sospirare e sedersi sulla prima panchina che ha visto, portando poi una mano tra i capelli. «Non mi dire che è davvero così scarso a letto», esclama l'altra, facendo sospirare nuovamente la Pearce. «Più o meno». E' una bugia. Una bugia bella grossa. Ma deve dirla per impedire a Kitty di mettersi ancora in mezzo. Le vuole un gran bene e, a dire il vero, è stato stupendo poter andare a letto con il ragazzo che, da un anno a questa parte, le è nel cuore, ma non voleva che fosse così. Lui appena si sveglierà non si ricorderà nulla, per via di tutto l'alcol che gli avevano fatto ingurgitare quei due pazzi, e tornerà ad essere il solito, bellissimo e dolce ragazzo fedele alla sua religione che tutti conoscono.
 
9
Jhon ha appena lasciato casa Fabray e in questo momento Kitty si sta rilassando sotto il getto d'acqua calda che viene dal manico della doccia. Si passa una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi e sciacquandosi, godendo di quella sensazione dolce delle gocce che cadono sulla sua pelle. Il campanello la distrae dal suo momento di tranquillità. Sbuffa pesantemente e chiude l'acqua, per poi uscire dal box doccia e infilare velocemente il suo accappatoio rosa. Il campanello suona ancora, chiunque sia dietro la porta è davvero insistente. «Arrivo, finitela di rompere», borbotta nervosa per essere stata interrotta dal suo unico momento rilassante in tutta la giornata. Posa la mano sulla maniglia e apre la porta, con un cipiglio irritato. Non appena i suoi occhi incontrano quelli del ragazzo all'uscio della porta, però, tutta la sua irritazione svanisce, lasciando spazio in un sorriso. «Noah», dice soltanto, alzando subito dopo un sopracciglio e portando le mani sui fianchi. «Mi dici che diavolo ci fai qui?», chiede ritrovando un briciolo di nervoso per aver interrotto la sua doccia. Il ragazzo imita il movimento di Kitty alzando il sopracciglio, per poi accennare un sorriso che doveva essere divertito e irritante, ma è solo molto tirato. La bionda se ne rende conto e si sposta di lato, facendo così passare il Puckerman. «E' successo qualcosa?»
 
 
 
Spiegazioni:
 
Ciao a tutti. In questo capitolo succedono un paio di cose molto importanti. La prima riguarda la famiglia Fabray, mentre la seconda ... beh, Harmony. C'è una piccola scena Quick, ma penso proprio che per i fan di questa coppia non ci sarà speranza. Voglio precisare che a Kitty non piace Noah e lo ripete in continuazione non per auto convincersi, ma perché è indignata della reazione che ha la sorella.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se non capite qualcosa basta dirlo.

 
Distinti saluti.
LesbianQuinn.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?
 
10
Il silenzio è calato in quella casa, un silenzio pieno di tristezza, dolore, rabbia. Kitty si alza lentamente dal divano, passandosi una mano tra i capelli, poi guarda Noah, il quale si è alzato a sua volta. «Vorrei stare sola, se non ti dispiace», la sua voce è forte, sicura, ma il ragazzo sa che sta facendo di tutto pur di trattenere quel dolore procurato dalla notizia che lui le ha appena dato. Le si avvicina lentamente, poi, con la mano sinistra, le sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la guarda negli occhi. «Sicura? Sai che se vuoi parlare ... », inizia in un sussurro, ma la ragazza lo interrompe: «Papà è morto. Non c'è nulla di cui parlare». Noah sospira e le si avvicina sempre di più, per poi posare le sue labbra sulla fronte della piccola Fabray, lasciandole un tenero bacio. «Rimarrò a Lima per un po'. Se hai bisogno sai dove trovarmi», la sua voce è sempre un sussurro, lui la conosce molto bene, sa che, per quanto lei non lo ammetterà mai, ha bisogno di affetto e di persone che le stiano vicino, soprattutto in un momento come questo. Un piccolo, quasi inesistente, sorriso si disegna sul suo volto. «Tranquillo», dice semplicemente, poi lo accompagna alla porta. Non appena si ritrova da sola non riesce più a trattenersi: si butta sul divano, con le mani stringe forte uno dei piccoli cuscini quadrati e scoppia a piangere; stringe talmente tanto che le sue unghie entrano nella stoffa di quel piccolo quadratino, strappandolo. Kitty odia mettersi a piangere, soprattutto d'avanti a qualcuno, non perché pensa che sia una debolezza, ma perché non vuole fare preoccupare inutilmente le persone alle quali tiene. Si sfoga, piange fino all'ultima lacrima, rimanendo lì, immobile su quel divano, con il corpo scosso dai singhiozzi. Noah, nel frattempo, non è riuscito ad andarsene; è rimasto dietro a quella porta, essendo così ospite silenzioso del dolore della piccola Fabray, sentendo ogni singolo singhiozzo, percependo ogni minuscola goccia salata che scende velocemente sulla pelle di lei. Ogni ansimo o ringhio di dolore è una pugnalata al cuore per il ragazzo, vorrebbe poter fare qualcosa per lei.
 
11
La chiesa è piena, tra familiari, amici e compagni di lavoro del signor Fabray; ognuno, a modo suo, soffre la sua morte. Non era stato il migliore uomo del mondo, ha fatto molti sbagli, ma era riuscito comunque a lasciare un segno indelebile in molte persone. La maggior parte delle persone sono vestite di scuro - non per forza di nero, ma comunque non indossano vestiti sgargianti -, tranne Kitty. Lei indossa dei jeans chiari e una maglietta a collo alto bianca; i capelli raccolti in una coda con un elastico argentato, mentre attorno al collo c'era una catenina d'argento con un piccolo ciondolo a forma di stella. "Sono cose che mi ha regalato lui" questa è l'unica cosa che ha detto la ragazza quel giorno, semplicemente per spiegare il suo strano abbigliamento. Per tutto il resto della giornata è rimasta in silenzio; gli occhi puntati d'avanti a se, le labbra chiuse e le mani strette attorno ad un piccolo rettangolo plastificato. Non appena la messa finisce tutti escono dalla chiesa, lentamente, ma non in silenzio; borbottano tra di loro di chissà cosa, danno le condoglianze o altro. Quinn, tornata a Lima solo per il funerale del padre, abbraccia la madre in silenzio, poi va a parlare con alcuni vecchi amici di famiglia, così come l'altra donna. Chiunque si avvicini a Kitty, per qualsiasi cosa, riceve lo stesso trattamento: uno sguardo vuoto e un piccolo cenno con il capo. «Poverina, deve averla presa davvero male», sussurra un'anziana signora, allontanandosi dalla piccola bionda. «Era molto legata a suo padre», risponde una voce maschile, con un tono di voce basso, come se stesse parlando semplicemente a se stesso.
 
12
Il salotto di casa Fabray non è mai stato così pieno di persone, ma è un bene che sia popolato, almeno si cerca di pensare ad altro. Quinn è seduta su di una sedia; le gambe accavallate, la testa bassa, i capelli biondi d'avanti ai suoi occhi e il corpo immobile. D'avanti a lei, sul divano, Brittany è seduta con le ginocchia al petto, mentre Santana - tornata a Lima solo per l'amica -, seduta al fianco della più piccola, le accarezza dolcemente i capelli. Sulla poltroncina c'è Blaine e sulle sue gambe è comodamente seduto Kurt che, con aria dispiaciuta, si morde il labbro e guarda un punto indecifrato della stanza. Vicino a loro, sulla sua fidata sedia a rotelle, c'è Artie, poi Sugar, seduta a terra con la testa appoggiata sulla gamba della poltrona. In piedi vicino alla porta della cucina, invece, ci sono Noah, Sam e Joe, i quali hanno affermato di non volersi sedere. «Vi ho portato il té», la voce bassa e cordiale della signora Fabray rompe il silenzio, mentre, con un sorriso tirato, appoggia un grosso vassoio con le tazze di té e dei biscotti sul tavolino al centro. Tutti, lentamente, la ringraziano. Il silenzio sta per calare di nuovo, quando, all'improvviso, dei passi distraggono i presenti. Kitty sta scendendo le scale; i capelli cadono disordinati d'avanti al suo volto, gli occhi sono socchiusi e puntati sul pavimento. Le sue mani sono strette a pugno attorno al tessuto dei suoi pantaloni. Alza la testa quasi in contemporanea con Quinn: i loro occhi si incontrano e, in men che non si dica, la più grande si alza e abbraccia l'altra, stringendola forte a lei, accarezzandole i capelli e sussurrandole un «Ti voglio bene» molto sentito. «Disgustosamente sentimentale», la voce della Lopez spezza nuovamente quel silenzio e la tenzione si rompe. «Sanny, perché non la consoli? Sei stata brava con me quando pensavo che il mio gatto facesse parte di una banda di criminali», la vocina dolce e ingenua di Brittany fa voltare tutti verso di lei, mentre la sua ragazza accenna un piccolo sogghigno, facendo così capire chiaramente di che genere di consolazione stessero parlando. Quinn alzò un sopracciglio e, automaticamente, strinse Kitty a se, guardando male le amiche. «Tu non tocchi mia sorella», mette in chiaro con voce seria, secca, facendo alzare le mani al cielo all'ispanica. Joe, il quale è rimasto in disparte e in silenzio tutto il tempo, si avvicina alle Fabray, sorridendo appena, dolcemente, ma anche dispiaciuto. «Vedrete che vostro padre starà meglio ora, in un posto dove non può più soffrire, ma starà sempre vicino a voi e vi proteggerà», le sue parole sono un semplice sussurro che hanno il potere di far sorridere la più grande delle due, ma uno sbuffo rompe quella magia. «Non sei d'aiuto così, Jar Jar Binks», la voce sempre più seccata di Santana risuona nuovamente nel salotto, guadagnandosi alcune occhiatacce. «Sicuramente è più d'aiuto di te che non fai altro che lamentarti di ogni minima cosa, Santana». E' Blaine quello che prende parola ora, con la sua voce calma e pacata, accompagnato dall'annuire convinto degli altri. Il suono del campanello la distrae da un'eventuale battuta pungente; Kitty va ad aprire e non fa in tempo a dire una parola che si ritrova stretta nell'abbraccio dei suoi migliori amici, Harmony e Jhon. Si stacca dopo un po' e accenna un piccolo sorriso, poi li porta dagli altri, sempre senza dire una parola. Quando gli occhi della mora si fermano su uno dei ragazzi lì presenti sente il cuore quasi smettere di battere; si fa forza per distogliere lo sguardo da quelle pozze scure e penetranti, cerca di non arrossire e va a salutare Quinn. «Ciao Harm, ciao Jhon», saluta la più grande sorridendo appena. La Pearce è affettuosa con lei, l'abbraccia e le accarezza i capelli, come se fosse sua sorella; mentre il ragazzo si limita ad un sorriso e un'alzata di spalle, solo per un motivo: il suo braccio sinistro è attorno alla vita della piccola Fabray, stringendola a lui, dandole così un conforto silenzioso. «Non vuoi che io tocchi tua sorella, ma permetti ad un viscido ragazzo di metterle le mani addosso?», chiede Santana, sorridendo ironica e guardando prima Kitty, poi Jhon, il quale aggrotta le sopracciglia, confuso. «A parte il fatto che mi fido di più di lui, Jhon non è viscido. Non tutti i ragazzi lo sono», parla Quinn, alzando un sottile e biondo sopracciglio, per poi alzare gli angoli della bocca e ricambiare quel sorriso ironico. «Chiunque preferirebbe fidarsi di un mezzo estraneo a te. Senza offesa», risponde piano Artie, per poi accennare un piccolo sorriso, quasi come se fosse dispiaciuto per quello che ha detto. La Lopez aggrotta le sopracciglia e si sporge in avanti con il busto. «Senti un po', due ruote ... », inizia a parlare, ma, fortunatamente, viene interrotta. «Smettila di lamentarti per qualsiasi cosa, Santana. Siamo qui per stare vicini a Quinn, non per altro», si intromette Sam, guardandola seria e facendole alzare le spalle. Noah aggrotta le sopracciglia, ma non dice nulla; qualcun'altro, però, ha avuto il suo stesso pensiero. Kurt, infatti, ha precisato: «Sam ha ragione. Siamo qui per aiutare Quinn e Kitty. Non per altro». Usa le stesse parole del biondo, più o meno, e poi gli lancia uno sguardo significativo, facendogli capire dove aveva sbagliato. «Io pensavo di dover disinfestare la camera di Kitty dai folletti», borbotta Brittany, guardando prima Santana e poi Sugar. Quest'ultima alza un sopracciglio, ma rimane in silenzio; sinceramente non sa che dire in una situazione del genere e preferisce stare zitta, piuttosto che dire cavolate. Il silenzio cade tra di loro, ma solo per pochi secondi, durante i quali tutti gli occhi si puntano su Kitty, la quale è rimasta in silenzio, immobile, con la testa sulla spalla del suo amico e lo sguardo perso nel vuoto. Harmony la guarda forse con più attenzione di tutti, poi le si avvicina e le sposta i capelli dal volto. Si volta verso Quinn e sospira. «Forse è meglio se l'accompagnamo in camera, non credo si stia sentendo bene», dice piano, girandosi nuovamente verso l'amica, come per avere una conferma di quello che ha detto, ma la bionda non apre bocca. La più grande annuisce in silenzio, preoccupata per la salute della sorellina, poi guarda i tre salire le scale e sospira pesantemente. «Cosa posso fare? E' sconvolta. Si rifiuta di parlare, non ha detto una parola da quando ha saputo della morte di papà. L'ultimo che è riuscito a parlarle è stato Noah, chiedendole come mai era vestita in modo strano al funerale», dice la Fabray, facendo due passi e lasciandosi cadere sul divano, tra Brittany e Santana. Quest'ultima fa per parlare, ma una voce femminile la interrompe: «Devi semplicemente starle vicino, Quinn. Falle capire che la vita non finisce qui, che la sua continua. Falla distrarre, magari con l'aiuto di Noah, visto che è così vicino a lei». Tutti si voltano di scatto verso la proprietaria della voce, stupiti. Sugar alza maggiormente il sopracciglio e incrocia le braccia sotto al seno, guardandoli quasi offesa. «Guardate che anche io so essere intelligente», si lamenta.
 
 
Spiegazioni:
 
Ciao a tutti. In questo capitolo si capisce cosa è successo alla famiglia Fabray, ovvero che muore il padre. Kitty era molto unita al padre, almeno secondo la mia mente malata, ed è anche più che ovvio che si chiuda in se stessa talmente tanto da non voler spiccicare parola. Ho cercato di rimanere nei caratteri dei personaggi, spero di esserci riuscita.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se non capite qualcosa basta dirlo.

 
Distinti saluti.
LesbianQuinn.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?
 
13
«Non la riconosco più», la voce bassa e dispiaciuta di Quinn raggiunge Noah, il quale sospira e si volta per guardarla negli occhi. «Ancora non parla?», domanda lui, spostando il suo sguardo, puntandolo su una figura femminile lontana da loro. Si trovano tra le stradine di Lima, hanno deciso di portare Kitty in giro per negozi, per farla divertire un po', per non farle pensare alla perdita del padre. «Già. Non parla. Neanche per provare a farmi mettere con te», risponde accennando una piccola risata, la quale però non è affatto divertita, anzi è malinconica. «Dovevi immaginarlo che non avrebbe reagito bene», dice soltanto il ragazzo, per poi avvicinarsi alla più piccola, circondandola in un dolce abbraccio, rimanendo dietro di lei. Un sospiro sfugge dalle labbra carnose di lei, mentre la testa si sposta all'indietro, posandosi sulla spalla di Noah; chiude gli occhi e respira lentamente, rilassandosi in quell'abbraccio. Quinn si avvicina ai due, posando la mano sul braccio della sorella, sorridendole dolcemente. Kitty accenna un piccolo sorriso e i due capiscono che, finalmente, sta reagendo.
 
14
«Un appuntamento?», la voce di Kitty è forte, anche se bassa. Finalmente si è decisa a parlare, anche se è ancora molto chiusa in se stessa e non le piace molto uscire dal suo guscio, come le dice l'amica. Di fronte a lei c'è un ragazzo più alto di lei, ma comunque della sua età; ha la carnagione un po' più scura della sua - anche se non ci vuole molto ad averla più scura di lei -, i capelli ricci scuri e gli occhi castani. Le labbra leggermente carnose sono piegate in un piccolo sorriso divertito. Annuisce semplicemente, non una parola. «Perché dovrei accettare di uscire con te?», chiede ancora la bionda, senza che riesca a trattenere l'ironia in quelle parole. Il ragazzo di fronte a lei le si avvicina, per poi piegarsi di poco, guardandola negli occhi. «Semplice: perché sono fantastico», dice tranquillo, anche molto divertito. Una piccola risatina sfugge alla ragazza, la quale poi scuote la testa e si aggiusta la coda. «Ti faccio sapere, Jake, ma fossi in te non ci spererei troppo», conclude, per poi fargli l'occhiolino e allontanarsi, avvicinandosi alla sua migliore amica che la sta aspettando, incuriosita. Infatti non appena la raggiunge inizia il terzo grado. Parlano un po', raggiungendo l'uscita della scuola, ma poi si fermano di colpo, mentre l'attenzione di entrambe è stata attirata da un ragazzo appoggiato con le spalle al muro e le braccia conserte al petto. «Che diavolo ci fa qui?», la bionda fa quella domanda all'amica in un sussurro, per poi sospirare e distogliere lo sguardo. «Lui e Quinn non mi danno un attimo di tregua, non mi lasciano in pace», continua sempre a bassa voce, spiegando ad Harmony il perché della sua reazione. La mora le sorride appena e la prende per un braccio. «Ti vogliono bene, Kit», dice semplicemente, poi la trascina fino a raggiungere Noah. 
 
15
Uno sbuffo pesante esce dalle labbra carnose della giovane Fabray, la quale si lascia andare sul letto, sprofondando con la testa nel cuscino. Non ci può ancora credere. Noah le aveva proposto la più assurda - anche se eccitante - delle cose e lei non era riuscita a dire di no, non a quegli occhi che la scrutavano con dolcezza, non a quell'aria - finta, lei lo sapeva - da cagnolino bastonato. Un altro sbuffo, seguito subito da una testata data al cuscino. Una festa. Ecco l'idea di Noah. Una festa in maschera, data per un famoso nobile inglese. Una festa, specifichiamo, alla quale non erano stati invitati e dove, secondo la mente ovviamente vuota del Puckerman, dovevano imbucarsi. La festa è questa sera stessa e, il suo - ancora per poco - fratellone aveva dato per scontato che lei avrebbe ceduto, perché le aveva anche già comprato il vestito. Kitty si alza lentamente dal letto e raggiunge la busta che aveva lasciato cadere poco delicatamente sul suolo prima di buttarsi sul letto, uscendo poi un vestito ottocentesco. Sospira pesantemente, posa il vestito sul letto e va in bagno a lavarsi. E' più che sicura che ha fatto male a lasciarsi abbindolare da quel tacchino con la cresta, ma ormai non può tirarsi indietro.
 
16
Una risata cristallina riempie il silenzio della piccola camera da letto dell'appartamento della più grande delle Fabray, la quale si porta velocemente la mano d'avanti alla bocca, per cercare di soffocarla, inutilmente. «Grazie Quinn, tu si che sei un'amica», la voce seccata e leggermente disperata di un ragazzo sovrasta la, ormai debole, risata della ragazza, la quale tossisce per cercare di riprendere un atteggiamento serio. Si morde con forza il labbro inferiore, guardando lo schermo del computer e cercando di non scoppiare nuovamente a ridere. «Sei ... carino», riesce finalmente a parlare, con la voce tremante per via della nuova risata trattenuta in malo modo. Il ragazzo nella schermata sbuffa sonoramente, passandosi una mano tra la cresta, per poi abbassare lo sguardo e puntarlo sul suo petto; storce le labbra e sbuffa ancora, sedendosi sulla sedia e buttando la testa all'indietro, mostrando così il suo collo. «Dii pure che sono ridicolo», dice invece lui, per poi spostare nuovamente il capo e guardare l'amica in linea su skype. «G-giusto un po'», afferma la bionda, per poi scoppiare a ridere nuovamente, incapace di trattenersi. «S-scusa, solo che ... Dio, Noah, m-ma un vestito migliore no, eh?», chiede infine la ragazza, continuando a ridere. Il Puckerman sospira e si passa una mano sul petto, lisciandosi la giacca nera con dei lacci bianchi tutti sul petto e delle frangie su di una spalla, poi si guarda le gambe, fasciate da dei pantaloni rossi. Sospira ancora e scuote la testa. «Questo c'era. E poi non dimenticarti che lo faccio solo per tua sorella ... », inizia il ragazzo, per poi accennare un sorriso addolcito al pensiero della ragazzina, ma anche triste al ricordo del suo sguardo vuoto e senza la solita allegria. « ... per lei potrei anche vestirmi da clown per andare ad un appuntamento con una delle più ricche pupe di Los Angeles», conclude la sua frase, facendo così sorridere intenerita Quinn, la quale poi aggrotta le sopracciglia e lo guarda, improvvisamente seria. «Noah», lo chiama, la sua voce è secca e decisa. Il ragazzo alza un sopracciglio e la guarda, confuso. «Ti piace Kitty?». Una semplice domanda che è capace di far cadere il silenzio tra i due, anche se solo per un paio di secondi, visto che poi il ragazzo scoppia a ridere. «Scherzi? Kitty è come una sorella per me», risponde sincero, per poi sorridere e tornare a guardare la ragazza. «Così come lo sei tu, ora», conclude, facendo sospirare Quinn. Perché si, adesso per lui anche la più grande delle Fabray è come una sorella, ma non lo era prima. No, assolutamente. Quinn è stata la sua prima relazione seria, importante; lui aveva messo tutto se stesso in un pacco e lo aveva donato a lei, si era impegnato davvero molto, ma non era andata. Non era destino e lui si era rassegnato, dimenticandosi lentamente di quel sentimento all'inizio così profondo e trasformandolo in un semplice amore fraterno. «Dillo a Kitty allora, perché qualcosa mi dirà che tornerà a tormentarmi presto con la storia di noi due insieme», afferma la bionda dopo un po', ridendo divertita e subito seguita dal ragazzo. «Perché dovrei? Mi piace vederla così impegnata e determinata», risponde invece lui, sorridendo e spiazzando la ragazza. Deve proprio tenerci a mia sorella, questo è il pensiero della Fabray, un pensiero che decide di tenere per se a parole, ma di donarlo con un semplice sorriso.
 
17
«Kitty, sei fantastica!», la voce ammirata di Harmony è forte e suona per un po' nella camera della ragazza, la quale si guarda allo specchio, mordendosi il labbro inferiore, dubbiosa. «Tu dici? Insomma, non ho mai indossato nulla del genere», risponde la bionda, voltandosi verso l'amica e indicando il suo abito con un movimento delle mani, dall'alto verso il basso. Il vestito che le ha comprato Noah per la festa è a dir poco meraviglioso: un tipico vestito di una dama ottocentesca, bianco con dei ricami e dei veli neri sulla gonna che ricadono come delle tendine. «Mi sento ridicola», aggiunge Kitty, sbuffando sonoramente e tornando a guardarsi allo specchio, sfiorandosi il collo con due dita. I suoi capelli biondi sono stati sistemati con cura dall'amica, infatti ora sono dei dolci boccoli che ricadono sulle spalle semi coperte. «Sei bellissima», ribatte con forza la mora, per poi sfiorarle una guancia, dolcemente, e sorriderle ancora, entusiasta. «Tutti cadranno ai tuoi piedi», conclude Harmony, facendo così alzare un sopracciglio all'amica, la quale sospira e alza le spalle, in un segno evidente che significherebbe un sonoro "come vuoi tu".
 
 
 
Spiegazioni:
 
Ciao a tutti. Questo capitolo è più corto dei precedenti, ma dovevo terminarlo così. Qui si capisce che Noah e Quinn sono disposti a tutto pur di fare stare meglio Kitty, soprattutto il ragazzo. In questo capitolo compare Jake, il quale presto avrà un ruolo "portante".

Ah, questi sono i vestiti di Noah e Kitty: http://www.falpala.it/wp-content/themes/falpala/images/storici/ottocento/ottocento_802.jpg

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se non capite qualcosa basta dirlo.

 
Distinti saluti.
LesbianQuinn.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Operazione 'Fabray/Puckerman' ... si, ma quali?
 
18
Kitty ha letteralmente il cuore in gola per l'adrenalina, si sente come non si sente da tempo; è euforica e pronta a fare qualsiasi cosa, forse, in fondo, l'idiota lì - ovvero Noah - aveva fatto bene a convincerla ad andare con lui a quella festa. Sono riusciti ad entrare nel locale con estrema facilità, nessuna complicazione. La mano di Noah sfiora il fianco della ragazza, come per tenerla al suo fianco. Gli occhi di entrambi guizzano da una parte all'altra, per memorizzare ogni minimo particolare. La bionda si sente come in una favola, è una di quelle feste che ha sempre sognato, non può crederci che si trova veramente lì. Cammina lentamente, senza rendersi conto che il ragazzo non la sta più seguendo. L'attenzione del Puckerman, infatti, è stata attirata da un ragazzo poco lontano da lui; a differenza di Noah, l'estraneo, ha un abito sicuramente meno ridicolo del suo, ma non sembra a suo agio, così decide di cogliere la palla al balzo: si avvicina con un sorriso di circostanza. «Ciao», saluta con un tono di voce basso, calcolato, attirando così l'attenzione dell'altro ragazzo. Scambiano due chiacchiere veloci, dove Noah può appurare che l'estraneo è interessato al suo vestito, così sogghigna. «Bello, seguimi, ti propongo uno scambio.»
 
19
«Dove diavolo è finito?», si chiede Kitty, guardandosi nervosamente attorno. Si è accorta da poco dell'assenza dell'amico e ha provato a cercarlo ovunque, senza trovarlo. Ad un certo punto vede dei pantaloni rossi che conosce molto bene, visto che li ha derisi poco prima di entrare nel locale, così sospira e si avvicina al proprietario. Picchietta la spalla del ragazzo, portando una mano sul fianco. «Senti tu, idiota, che ... », inizia a parlare, agguerrita, ma quando il ragazzo si gira si rende conto che quello non è affatto Noah. La bionda si morde il labbro inferiore e alza le spalle, poi, senza dire nulla, gli da le spalle e se ne va, borbottando probabili torture da infliggere al Puckerman. Kitty prende un respiro profondo e, rendendosi conto che è impossibile trovare qualcuno in quella folla, decide di divertirsi e di lasciar perdere, così va a finire sulla pista da ballo. La luce è calda e l'atmosfera che crea è dolce, ma lei si sente a disagio in mezzo a tutti quegli estranei. All'improvviso la musica si trasforma, diventa più dolce, romantica quasi; una mano si posa sul suo fianco, facendola sussultare appena; rimane immobile, trattenendo il fiato, mentre l'altra mano dell'estraneo posarsi sotto al suo gomito, scivolando poi sino a raggiungere la sua mano e prenderla delicatamente, in un modo quasi galante. La schiena della bionda è a stretto contatto con il petto - che sembra muscoloso - dell'estraneo, il quale si muove lentamente, quasi cullandola andando a tempo. Kitty deglutisce, sentendo il cuore esploderle nel petto, e gira di poco il volto, per riuscire a guardare il ragazzo, ma le è impossibile per un semplice motivo: l'estraneo indossa una maschera, molto bella, che gli copre tutto il volto, lasciandogli scoperto solo metà labbra. La giovane Fabray prende un respiro profondo, poi accenna un piccolo sorriso e si volta, trovandosi faccia a faccia con il ragazzo, il quale però sposta il volto di lato, come se non si volesse fare guardare negli occhi. Ora la ragazza può ammirarlo meglio: indossa un elegante e classico completo nero, con tanto di guanti; insomma, non può neanche capire se lo conosce o meno così. La ragazza sospira e porta la mano libera sulla spalla di lui, mentre la mano del ragazzo accarezza dolcemente la sua; l'altra mano dell'uomo mascherato si sposta dal fianco al centro della schiena di lei, portandola maggiormente contro di lui. Kitty può vedere soltanto la lingua del ragazzo muoversi lentamente sulle sue labbra; non parla, non fa nulla che può darle un indizio, niente, e questo non fa che attrarre, involontariamente, la ragazza, la quale si sente stranamente protetta da quel suo tocco delicato, è come se si sentisse ... a casa. L'estraneo sospira dal naso e la ragazza può sentire chiaramente il suo respiro infrangersi contro la maschera a pochi centimetri di distanza dal suo naso; la bionda sente la maschera fredda accarezzarle l'orecchio e rabbrividisce per il freddo, spostando di poco la testa dall'altro lato, come per allontanarsi, ma è un gesto che sa bene che non avrebbe fatto più, visto che lei, nel profondo, vuole più contatto con quel ragazzo, non di meno. La mano che è intrecciata alla sua si sposta, scivolando per il braccio, raggiungendo dolcemente la spalla e scendendo piano, sino a raggiungere anche essa il fianco e a spingerla contro di lui, facendo così che i loro corpi abbiano un contatto maggiore; Kitty sente il respiro caldo del ragazzo contro il suo collo e rabbrividisce nuovamente, ma questa volta non per il freddo. Deglutisce un paio di volte, a vuoto, come se volesse mandare giù un nodo, un nodo bello grosso. La maschera fredda dell'estraneo sfiora nuovamente la sua guancia, mentre la mano dietro la schiena sale, lentamente, raggiungendo la spalla e accarezzandola piano, per poi avvicinarsi lì anche con il volto, respirando sulla pelle nuda, la sfiora con le labbra e poi la bacia. Lentamente si allontana, seguendo la linea che lega la spalla al collo, prendendo un respiro profondo, quasi come se volesse sentire meglio il suo profumo. Automaticamente Kitty sposta il volto, cercando di guardarlo negli occhi, ma il ragazzo li chiude prontamente, scuotendo il capo, come per farle capire che non deve. La musica finisce lì e, in quel preciso istante, il ragazzo riapre gli occhi, spostando la mano sino a raggiungere il viso della ragazza, avvicinandosi poi a lei con il suo volto, è come se volesse baciarla, ma quando sente il suo respiro infrangersi contro quello della bionda e le loro labbra sfiorarsi, si allontana, accennando un piccolo inchino, poi le da le spalle, perdendosi nella folla. Kitty è paralizzata, sente il cuore battere forte nel suo petto, rimbombare nelle orecchie, lasciandola senza fiato.
 
20
Quinn si risveglia in un comodo letto a due piazze, mentre un raggio di sole le illumina il volto, penetrando dalla piccola ed elegante finestra della camera. Era bella, sicuramente, ma non era la sua stanza. La bionda si guarda attorno, aggrottando le sopracciglia e portando una mano tra i capelli, stringendo le dita attorno ad essi; è confusa, tremendamente confusa, non sa cosa sta succedendo, dove si trova e soprattutto cosa ci fa lì - ovunque si trovi -. Scosta le coperte bianche dai ricami rosa e nota che, fortunatamente per lei, indossa una delicata camicia da notte dal colore celeste quasi sbiadito; prende il colletto dell'indumento tra le mani e lo porta al viso, prendendo un respiro profondo, sorridendo appena nel sentire quel dolce profumo, ma per lei estraneo ... o forse no. No, assolutamente. Ora che ci pensa meglio, quel profumo non è del tutto estraneo. L'ha già sentito da qualche parte. La sera prima, su di una donna. Era una ragazza forse della sua età, dai lunghi capelli castani, dalle labbra rosse e gli occhi sorridenti. Odorava di mughetto e viola, un profumo delicato e dolce, che le piaceva forse troppo. Quinn stringe gli occhi e porta una mano sulle tempie, cercando di ricordare, ma l'unica cosa che le entra in testa della sera prima è che era preoccupata per Kitty e aveva deciso di svagarsi, così era andata ad una festa ... una festa che le aveva detto Harmony, organizzata da sua cugina, Caroline se non ricorda male. Sospira e porta le braccia in alto, inarcando la schiena e stiracchiandosi, facendosi sfuggire un verso. La porta si apre lentamente, facendo un lieve cigolio. Una bella ragazza con indosso una camicia da notte rosa dal pizzo nero entra nella stanza, in mano un piccolo vassoio con un cornetto, una tazza di caffè e un bicchiere d'acqua; le labbra di lei si distendono in un dolce sorriso e i suoi occhi si puntano in quelli di Quinn, la quale la guarda stranita, capendo sempre di meno. «Buon giorno!», saluta allegramente, avvicinandosi al letto e posando il vassoio sul comodino in legno poco lontano da lì, per poi accomodarsi ai piedi del letto. La bionda aggrotta le sopracciglia e si morde il labbro inferiore. Fa per parlare, ma la castana la interrompe. «Non ho approfittato di te, se è quello che ti stai chiedendo», inizia a parlare, il suo tono di voce è dolce, caldo e con delle sfumature particolari, quasi sognanti. «Ieri hai bevuto troppo, non potevo lasciarti andare da sola. Ora sei a casa mia», continua, poi sorride ancora e si aggiusta i capelli, portandoli dietro le orecchie. «Ah, piacere di conoscerti, io sono Caroline Pearce»
 
 
Spiegazioni:
 
Buon giorno a tutti. Come prima cosa, chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto problemi di ispirazione e altri più personali. Questo capitolo è leggermente più corto dei precedenti, ma giuro che mi rifarò con i prossimi. Questo capitolo si concentra sul ballo. Kitty si ritrova sola, a ballare con qualcuno che, a quanto sembra, non le dispiace neanche più di tanto. Nel frattempo, Quinn si è data alla pazza gioia ad una festa e, a quanto pare, ha un po' esagerato. Per la ragazza nuova, Caroline Pearce, farò una descrizione dettagliata al prossimo capitolo e vi metterò una foto di chi la interpreterà, nella mia storia. Vorrei ringraziare una persona in particolare per avermi dato una mano con la scena del ballo. Spero che la mia storia possa piacere. 
 
Distinti saluti.
LesbianQuinn.

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