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di Someonelikeme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le mie ferite saranno medaglie ***
Capitolo 2: *** Londra e il profumo di vaniglia. ***
Capitolo 3: *** Non mentirmi, voglio la verità ***
Capitolo 4: *** Meno tagli, più amore. ***
Capitolo 5: *** Il sapore di un bacio rubato. ***
Capitolo 6: *** L'odore del caffè... ***
Capitolo 7: *** In alto mare. ***
Capitolo 8: *** Incosciente. ***
Capitolo 9: *** Lascia fuori tutto il resto ***



Capitolo 1
*** Le mie ferite saranno medaglie ***




Le mie ferite saranno medaglie.

Ennesimo taglio, ennesimo livido, ennesimo dolore. 
Ormai ero abituata a tornare a casa con delle ferite, ero anche abituata alle medicazioni di mia nonna e alle sua sgridate.  "Cos'è successo questa volta?" "Niente" sussurrai chiudendomi la porta alle spalle  "Beh, il tuo niente si sta gonfiando, è meglio medicarlo per bene..." mi sedetti sul divano, tornò dalla cucina con una valigetta del pronto soccorso. Mi tamponò la guancia con del medicinale che bruciava un botto, ma come ho detto ero abituata, e anche la nonna ormai non credeva  più alla scusa del "sono rimasta coinvolta in una rissa". "Giada, quand'è che ti deciderai a dirmi cosa succede?" "Nonna, per favore!" mi irrigidì "No Giada, ora voglio la verità" " Nonna te l'ho già detta la verità" le urlai contro"No, mi stai mentendo. Ora dimmi perchè ogni sera torni a casa con queste ferite!" sopirai "C'è un gruppo di ragazzi...a...a scuola... " balbettai nervosamente "...e nonna loro mi picchiano a sangue ogni volta che mi sentono parlare di lui o mi sentono cantare una sua canzone e..." le lacrime iniziarono a scorrere giù per il mio viso. Non riuscivo a frenarle in nessun modo. Mi faceva male quel pensiero "...e mi dicono di smettere, lo insultano, ma io non voglio perchè...perchè lui è tutto ciò che mi rende...mi rende felice... " La nonna non spiccicò parola continuò a guardarmi con compassione "Io non posso sopportare che parlino in quel modo di lui perchè loro non sanno...loro non sanno niente..." "Lui Giada, lui chi?" mi accarezzò la schiena incitandomi a parlare. Tirai su col naso  "Justin nonna, Justin Bieber"  "Viene a scuola tua?" aggrottò la fronte "No nonna" sforzai un sorriso "...è difficile da spiegare chi è..." "Provaci!" mi sussurrò "E' un cantate, ma non uno come gli altri, no. Lui è...lui è un iniezione di vita, ecco!" abbassai il viso imbarazzata, le mie guance bruciavano e non per i pugni ricevuti prima. "E cosa c'è di male?" "Niente è questo il punto. Lui è un normalissimo ragazzo che sta vivendo il sogno di tutti." aggrottò la fronte "E perchè ti pestano?" mi passai una mano tra i capelli "Perchè per loro è uno sfigato, ma per me è solo gelosia. Io credo che loro si sentono potenti nel picchiare persone a cuoi piace così che lui si senta in colpa...nonna, non so davvero spiegarti il perchè mi pestano, ma so solo che il motivo per il quale lo fanno è perchè io ascolto la sua musica"
Sospirò "Dobbiamo parlare con il preside..." si alzò innervosita "Già fatto, un mese fa gli raccontai quello che succedeva, ma evidentemente lui la pensa come qui ragazzi" "Oh! che schifezza" si portò le mani ai fianchi "Nonna non fa nulla, io so difendermi" "Si, si è visto! ogni sera torni con dei tagli diversi" incrociò le braccia al petto e fissò il vuoto "Vabbene, per ora è meglio che tu vada a letto, domani non andrai a scuola poi decideremo" sospirò  "Nonna non mi sembra il caso" "A me sembra assolutamente il caso, ora vai a dormire" disse accigliata. Sospirai alzandomi svogliatamente dal divano. Le scoccai un bacio sulla guancia e me ne andai in camera mia.
 
 
La mattina seguente mi alzai tutta dolorante. Entrai in cucina con gli occhi ancora appannati, mi buttai a peso morto sul divano e nascosi il viso con il cuscino. "Giada non mettere sotto sopra la stanza" mi urlò la nonna dalla cucina "Mmmmh" mi lamentai. La sentì trafficare nel mobile. "Cosa stai facendo?" mi sedetti composta "Prendo i piatti" si sforzò a dire "Quelli che abbiamo non ti piacciono più?" mi alzai per aiutarla "Si, ma oggi abbiamo ospiti" mi passò un piatto "Huhu! mi presenterai il tuo fidanzatino?" le sorrisi in modo ironico "No, viene tua madre" "Mh, si è ricordata d'avere una madre e una figlia?" roteai gli occhi "Giada"  "Che c'è? sono mesi che non la vedo e altrettanti mesi che non chiama" la guardai male "Potevi benissimo chiamarla tu...""Perchè? è lei la madre, lei dovrebbe chiedermi se sto bene è pur sempre lei che mi ha messa al mondo, e comunque cosa ci viene a fare qui?" Mi voltai per posare i piatti sul tavolo "Giada, io le ho detto quello che ti succede..." si grattò la nuca "Cosa di preciso?" cercai di non distruggere i piatti "Le ho detto che stai passando un brutto periodo e che c'è un gruppo di...." "Gliel'hai detto?" urlai voltandomi di scatto "Si, lo so non dovevo, ma..." "Si, non dovevi perchè sono affari miei." Mi mossi nervosamente verso la cucina "Giada aspetta" "No, lasciami stare..." la guardai male e corsi velocemente verso camera mia. Ci rimasi per svariate ore a guardare film strappalacrime. Mi accorsi che era l'ora di pranzo quando il campanello bussò e ad aprire andai io incrociando quello sguardo che da mesi non si era degnato di apparire. "Ciao!" sussurrò. La guarda con aria schifata e la mollai all'entrata mentre nonna la salutava. Mi avvicinai ai fornelli e assaggiai la pasta, al scolai e la unì al sugo. "Non sapevo avessi imparato a cucinare" quasi sussurrò "Non sai nemmeno qual'è il mio colore preferito o il gusto di gelato che prendo sempre, il mio piatto preferito e il nome della mia migliore amica." Calò il silenzio. La nonna tossicchiò "vogliamo sederci?" le indicò la tavola "si" sussurrò lei. Mi sedetti di fianco alla nonna e con lo sguardo fisso al televisore iniziai a mangiare silenziosamente. "Dimmi Marie cos'hai fatto in questi mesi?" Addentò del pollo "sono...sono stata in viaggio. Sono andata a Dublino e ci sono stata per due mesi e poi da li sono...sono andata in America..." mi sentì osservata "Ho conosciuto un uomo che mi ha offerto un lavoro fisso e ora sono l'assistente di..." "E in tutti questi mesi ti sei mai chiesta dov'era tua figlia?" la fissai "Ogni giorno" sussurrò amaramente "L'ho notato" dissi con tono acido "Giada smettila" la nonna mi fulminò. Calò di nuovo il silenzio, si sentivano solo i rumori delle forchette. "Giada, parla a tua madre di Justin Bieber" disse d'un tratto "Non le interesserebbe" sorseggiai dell'acqua"Ti sbagli, mi interessa" la guardai "Tua madre è disposta a portarti ad un suo concerto" mi sorrise "Non voglio la sua compassione" la guardai male"Non è compassione Giada, io voglio davverto stare con te, voglio che tu mi guardi in faccia senza quell'aria di disgusto..." i suoi occhi si riempirono di lacrime "io ti voglio bene, e sono tua madre"
strinsi i pugni "Ti guardo in quel modo perchè tu hai pensato a viaggiare lasciando me e la nonna da sole qui" "Io volevo farti studiare e farti vivere un'adolescenza normale" si morse l'interno del labbro "E NON HAI PENSATO CHE FORSE AVREI PREFERITO VENIRE CON TE?" le urlai sbattendo i pugni sul tavolo "Io volevo il meglio per te" sussurrò "E forse non è stato abbastanza"  "Basta!" m'interruppe la nonna "Giada, tua madre è qui per uno scopo e non andrà via finchè non sarà giunto al termine" sospirò "E quale sarebbe questo scopo" guardai mia madre e poi fissai la nonna stringendo le braccia al petto "Domani partirà per Londra e ci resterà per una settimana, vorrebbe che tu andassi con lei" Lasciai ricadere le mani giù per i fianchi sospirando profondamente "Vuoi portami via da mia nonna?" sentivo il sangue bollere nelle vene dal nervoso "No Giada, sono stata io a chiederle di portarti via da qui" "Non ci credo, tu non vuoi mandarmi via" la mia voce tremò "Si invece, tu qui stai vivendo un inferno e devi staccare la spina" sentì le lacrime appannarmi gli occhi, strinsi i pugni "ma io sto bene qui..." strozzai un singhiozzo "No, le ferite che porti sono troppe per la tua età" mi asciugai le lacrime "D'accordo, partirò con lei, ma non sperare che resti per sempre con lei..." mi alzai dalla sedia e me ne andai in camera mia nascondendo il viso sotto il cuscino e piangendo tutte le lacrime che avevo. Fissai il poster di Justin e mi sedetti sul letto stringendo il cuscino con la sua faccia tra le braccia.
"Oh Justin, vorrei tanto che tu fossi qui..."


Hei Guyss!

Mi è venuta giù di botto, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo. 
Mu@@@@@!
Merì.

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Capitolo 2
*** Londra e il profumo di vaniglia. ***




Londra, e il profumo di vaniglia.

"Chiamami appena arrivi" mi aggiustò la felpa
"Ti chiamerò appena mi siederò al mio posto e ti farò sapere se sto scomoda" mi fece una smorfia "Divertente!" mi scoccò un bacio sulla frante e poi salutò mia madre. Gurdai velocemente l'aereo porto, questo posto mi mancherà? no, almeno fino a quando le persone che ci vivono non smetteranno di essere così superficiali. "Ultima chiamata per il volo Roma - Londra..."
"Giada, andiamo?" Annuì. Sospirai profondamente quasi incredula. "Giada!!" mi voltai di scatto verso la nonna "Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcuno che non sei" le sorrisi, mi mandò un bacio e la vidi scomparire dietro la folla.
"Questi sono i nostri posti..." mi sedetti accanto al finestrino. Sospirai guardandomi in torno e cercai il mio iPod nelle tasche dei jeans  "E' tutto ok?" mi chiese  nervosamente "Mh mh!" mi voltai verso il finestrino "Hai fame?" la fissai  "No, sono apposto" Mi sorrise, ricambiai.
Misi Believe a palla per tutto il viaggio, quando iniziai ad ascoltare My world l'aereo stava già per atterrare. Quando misi piede sull'asfalto il mio stomaco chiedeva pietà.
Il viaggio in Taxi fu lungo e silenzioso, non avevo nulla da dire a mia madre ed evidentemente lei non aveva niente da dire a me. "E' lontano il nostro albergo? avrei fame..." trafficai nella borsa "No, e comunque non stiamo in un'albergo"  la guardai confusa "dormiremo sotto i ponti?" dissi quasi acida "No...." sorrise " ...ci ospita un mio amico" inarcai un sopracciglio "Questo non me lo avevi detto" sbottai "Lo so, ma non credevo fosse necessario" fece spallucce  "Non credevi fosse necessario? io non lo conosco, non mi fido di lui. E se fosse un Serial Killer? o un maniaco?" gesticolai "Giada ma sei diventata scema?"  "No, non sono scema. Voglio solo tenere sotto controllo la mia incolumità"  sbuffò " Non dire stupidaggini." si voltò verso il finestrino "Non so nemmeno perchè ho accettato di venire" incrociai le braccia al petto e guardai fuori dal finestrino. L'aria di Londra era cupa e umida. Me l'avevano sempre detto che qui non c'è mai un cielo azzurro. Pazienza. Ci fermammo d'avanti ad una casa rossa con un vialetto tutto verde pieno di fiori. Alla porta c'era un uomo dai capelli scuri e gli occhiali da sole, appena ci vide corse verso di no.
"Marie, siete arrivate finalmente..." l'abbracciò e togliendosi gli occhiali si voltò verso di me "Tu devi essere Giada, sei più bella da vicino"  Come faceva a sapere com'ero? bah "Mh, grazie!" sorrisi a malapena "Forza entrate in casa, starete morendo di fame.... Michael vieni a darmi una mano" urlò. 
Dalla porta uscì un ragazzo dai capelli corvini, anche lui con gli occhiali da sole. Ma tutto questo sole dove lo vedono? tipicamente Serena (la mia migliore amica) avrebbe detto "O ti compri il sole o ti vendi gli occhiali" 
"Eccomi papà" spostò gli occhiali su i capelli, alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise. Sentivo le guance andare a fuoco, i suoi occhi erano della stessa tonalità del cielo di Londra, un grigio difficile da identificare
"Giada, ti sei imbambolata?" disse passandomi la felpa "Mh? si, scusatemi" recuperai lo zaino dal vialetto e li seguì fino alla porta rossa.
l'atrio era luminosissimo. Avete presente la casa di mamma ho perso l'aereo? (chi non la conosce?) ecco, una cosa simile. A sinistra c'era il salone con la Tv al plasma, a destra la cucina e il bagno. Le scale portavano ad un corridoio lungo dove probabilmente c'erano le stanze da notte, due a destra, due a sinistra e un bagno al centro.
"Quella è la mia stanza, e affianco quella di tua madre.." indicò le due porta bianche a sinistra "..la camera con la porta rossa è di Michael e quella affianco è dove starai tu..." mi condusse alla porta, quando l'aprì un odore di vaniglia mi invase le narici. Le pareti erano bianche solo quella centrale era bordeaux, il letto era matrimoniale con dei comodini ai due lati.
"Non c'è l'armadio..." dissi girovagando per la stanza "Si, sono desolato, ma quest'estate mio nipote è stato ospite qui e aveva talmente tante cose che è caduto a pezzi..." rise, cosa diavolo aveva da ridere? "...comunque non ho avuto tempo di comprarne uno nuovo e se non ti dispiace dovrai dividerlo con tua madre..." mi sorrise dolcemente "Se proprio devo..." sospirai "Ora ti lascio svuotare le valigie, manderò Michael a chiamarti quando sarà pront" mi sorrise e si chiuse la porta alle spalle. Nei minuti seguenti svuotai le valigie e mi misi a mio agio. Presi il mio iPod scarico
"Cavolo, ho dimenticato il pc in Italia" mi schiaffeggia la fronte "Forse Michael ne ha uno" mi morsi un labbro. Mi avviai in punta di piadi verso il corridoio, bussai alla porta della camera di Michael, nessuna risposta. riprovai, nulla. Sbuffai e aprì la porta
"Heilà?" la mia voce rimbombò nelle pareti turchesi "Michael?" Che parlavo a fare? la stanza era vuota. Sospirai, mi avvicinai al letto in cerca di un computer, mi abbassai convinta che l'avesse lasciato sotto le lenzuola. Qualcuno tossì alle mie spalle. "ahm...hei" mi alzai velocemente dal pavimento "scu...scusami non volevo fare nulla di quello che credi tipo fregarti qualcosa o cose simili" agitai le mani in segno di scuse "Non ci avevo nemmeno pensato" si mise le mani in tasca poggiandosi allo stipite della porta. Quant'era sexy "Bene, ahmmm" mi grattai la nuca "Allora cosa ci fai qui?" "Bella domanda" sussurrai  "Come?" sorrise  "Nulla, ahm...cercavo un computer per caricare il mio iPod"
"Oh, certo! il computer è giù nello studio di papà il mio è in assistenza" "Ohw!" abbassai la testa "Vieni, ti ci accompagno..." Sorrisi e lo seguì fino alla fine delle scale, percorremmo il corridoio e ci fermammo d'avanti ad una porta. "Forse c'è tuo padre, è meglio se passo dopo..." feci per andarmene quando dalla stanza sentì pronunciare il mio nome
"No Carl, Giada non deve sapere nulla, per lei è già difficile aver lasciato Marisa immaginiamo se.." "Scusa papà..." Michael fu talmente veloce che nemmeno io mi accorsi che lui fosse entrato  "Non preoccuparti, dimmi Mike" fece un cenno con la testa "A Giada serve il computer per caricare l'iPod" "Certo, vieni pure" Mi avvicinai al computer e collegai il cavo USB. Si aprì subito la schermata di ITunes con tutte le mie canzoni, molte delle quali con le copertine degli album di Justin "Bieber!" disse Carl "Lo conosci?" chiesi confusa e stupita "Se lo conosco? io sono..." la mamma tossì. Lui si zittì subito "C'è qualcosa che devo sapere?" li guardai "No Giada, è tutto ok" sospirai arresa. Tanto non me lo avrebbero detto manco se li avessi pregati tutta la notte. "Posso chiamare la nonna?"
Mamma guardò Carl e poi tornò a fissare me "si, vai." Uscì seguita da Michael, gli sorrisi aspettando che salisse le scale e poi corsi di nuovo dietro la porta dov'erano mamma e Carl
"
Secondo te sospetta qualcosa?"
"Si sospetta qualcosa, ma di certo le sue ipotesi sono sbagliate"
"Carl, non so come fare...come le dirò che Marisa non è sua nonna?"
 
COME LE DIRO' CHE MARISA NON E' SUA NONNA. COME LE DIRO' CHE MARISA NON E' SUA NONNA. COME LE DIRO' CHE MARISA NON E' SUA NONNA. 
"SMETTILA ESCI DALLA MIA TESTA!!!"


 
Run the world girls.
Hi Guuuuyyysss, how are you?
''I'AM FINE''
Naaah, ma in ogni caso ho sempre Bieber.
Comunque, ho promesso che avrei continuato e così è stato. Questo secondo capitolo mi sembra un pò Scialbo, boh!
Fatemi sapere ...

#VoteBieberForEMA
Merì
 ♥

Lei è la mia Giada: http://25.media.tumblr.com/tumblr_m0bkoocVBN1r701duo1_1280.png

 

 

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Capitolo 3
*** Non mentirmi, voglio la verità ***




Non mentirmi, voglio la verità.


Avevo urlato, forse anche troppo. In preda al panico corsi su per le scali fino alla porta di "camera mia". 
Iniziai a riempire la valigia con le poche cose che avevo messo fuori. Le lacrime mi appannarono gli occhi e i singhiozzi mi facevano mancare il respiro.
"Cosa stai facendo?" Michael era alle mie spalle. Non gli risposi e continuai a trafficare con la valigia "Fermati!" mi bloccò i polsi "...avanti smettila" mi dimenai "Lasciami!" lo spinsi via "Ti calmi per favore?" mi massaggia i polsi e con il viso bagnato e i capelli arruffati mi accasciai sul pavimento piangendo sonoramente. Michael non disse niente, si sedette di fianco a me e mi accarezzò la testa. "Perchè mi prendono tutti per il culo?" mi sforzai di dire "Nessuno ti ha presa per il culo, Giada" mi accarezzò i capelli "Si! mia madre non vuole dirmi come mai mi ha lasciata vivere da mia nonna, che d'altronde ho scoperto da 5 minuti che non è davvero mia nonna" mi asciugai una lacrima "Tu gli hai mai chiesto di parlartene?" Un dubbio affiorò in me. Effettivamente non avevo mai chiesto a mia madre di parlarmi della mia infanzia. "No...io...io credevo me lo avrebbe detto lei... mi scostai i capelli dal viso"Forse non sapeva come dirtelo e aspettava che tu glielo chiedessi..."  lo guardai "ma non dovrebbe essere un suo dovere mettermi al corrente di queste cose?" sospirai "Si, ma forse aveva paura di dirtelo..." abbassai la testa "..senti, lei è qui fuori. Vuoi parlarle?"annuì.
Seduta su quel pavimento freddo il mio sedere si era congelato e in più non riuscivo ad alzarmi.
"Sembro un procione in pensione" sospirai scrollandomi i jeans "Posso?" mi voltai verso di lei. "Sei già entrata che lo chiedi affare?..." risposi acida"Giada, io non voglio che tu sia arrabbiata con me, ma cerca di capirmi...io" "Cercare di capirti? ma capire che cosa? che devo scoprire solo dopo 16 anni che la donna con cui ho vissuto non è davvero mia nonna? che mi hai mentito per tutto il tempo e che nessuno me l'ha mai detto?" "Posso spiegare..." avanzò verso di me 
"Si...si puoi, m devi iniziare dal giorno in cui hai deciso di mettermi al mondo" mi sedetti sul letto "D'accordo..." si sedette anche lei "Avevo la tua età quando conobbi tuo padre...me ne innamorai subito, ma non ci mettemmo insieme. Una sera di due anni dopo andai ad una festa e c'era anche lui. Facemmo amicizia e da lì iniziammo ad uscire insieme...ci mettemmo insieme la sera del mio diciannovesimo compleanno. Io ero innamorata persa di tuo padre, ero proprio cotta a puntino..." sorrise" ...una sera di qualche mese dopo lo invitai a cena da me, avevo casa libera. Guardammo un film sul mio letto e la cosa successe nel modo più naturale possibile. Facemmo l'amore e fu la prima volta più bella che si potesse desiderare...ora penserai "si è fatta mettere incinta alla prima volta, poveraccia"...l'anno pensato in molti, ma a me e tuo padre non dispiaceva avere un bambino, avevamo già parlato di avere un futuro insieme, ma non ci aspettavamo arrivasse così velocemente..." i suoi occhi erano lucidi "Poi? dopo che sono nata cos'è successo? se vi amavate così tanto perchè vi siete lasciati?" chiesi incuriosita "Io e tuo padre non ci siamo mai lasciati..." sospirò "...un anno dopo la tua nascita si arruolò, era l'unico modo per mettere pane in tavola, ma le cose non andarono bene. Tre mesi dopo dalla sua partenza ci fu un attentato in Iraq e lui ne fu vittima. Lo riportarono in Italia, il suo corpo era completamente ustionato e i medici dicevano che non c'era niente che potevano fare... se ne andò dopo pochi giorni..." Le lacrime scivolavano sul mio viso senza nemmeno che me ne accorgessi "Perchè non me l'hai detto?" sentì un nodo alla gola "Eri solo una bambina... » si asciugò una lacrima "Ora non sono più una bambina..." "Lo so!" cercò di sorridermi "Chi è mia nonna? La mia vera nonna..." "Si chiama Jan, vive a Los Angeles" "Non può essere..." mi strinsi la testa tra le mani "Marisa era la migliore amica di Jan, quando le chiesi se potevi stare con lei accettò subito perchè non aveva avuto l'opportunità d'avere figli. Jan sa della tua esistenza e più volte mi ha chiesto di vederti, ma non gliel'ho mai permesso perchè non sapevo come avresti reagito..."
Piansi rumorosamente. Mi sentivo tradita, ferita, presa in giro, umiliata, come se nel mio cuore si fosse creata un enorme voragine. La persona che per 16 credevo fosse mia nonna si era rivelata una maschera di carnevale. Non volevo una nuova nonna e non volevo nemmeno quella vecchia, in questo momento non volevo nessuno. 
"Giada... " le scrollai il braccio dalla mia spalla e la guardai male "Per favore esci!" le dissi guardando il vuoto "Piccola per favore..." mi sussurrò "TI HO CHIESTO PER FAVORE DI USCIRE DA QUESTA STANZA E LASCIARMI SOLA!"  le urlai contro 
Annuì e senza altri indugi si chiuse la porta alle spalle. Mi ranicchiai sopra le coperte e piansi tutte le lacrime che mi rimanevano, piansi talmente tanto che mi addormentai.
 
"Funny, hei svegliati!"  mi lamentai coprendomi il viso con il cuscino "Ti conviene alzarti prima che ti butti un secchio d'acqua addosso..." "Sono sveglia!" mi alzai di scatto nel centro del letto "...rompi palle" dissi strofinandomi gli occhi "E' ora di cena. Vieni a mangiare?" mi guardò dolcemente "Non ho fame » sospirai "ma se quando sei arrivata hai detto che saresti potuta svenire dalla fame..." rise  "Quando sono arrivata non mi sentivo ancora così..." mi coprì il viso con il cuscino "E come ti senti ora?" mi accarezzò i capelli  "uno schifo!" dissi ancora coperta dal cuscino "Ti chiamerò Funny " spostai il cuscino dalla faccia e lo fissai  "Perchè?" mi sedetti composta di fianco a lui "Funny significa buffa" "So cosa significa non sono cretina, intendevo dire perchè proprio Funny?" "Perchè per me sei diversa dalle altre, in più ti trovo buffa quindi è un soprannome adatto" mi sorrise "Sei un'idiota, lo sai?" lo guardai inarcando un sopracciglio "Non mi chiamo mica Giada" gli suonai una cuscinata sul viso e scoppiammo a ridere.   
"Vuoi che ti porti la cena qui?" lo fissai. "No, credo che mi addormenterò" giocherellai con il laccio della sua felpa  "Digiuna?" mi guardò male "Se ho fame ti sveglio e mi prepari qualcosa" gli sorrisi. Sospirò roteando gli occhi "Buona notte Funny" mi scoccò un bacio sulla fronte e mi lasciò sola.
Sprofondai sotto le coperte e mi addormetai cullata dalla voce di Justin che mi ricordava che per me c'è sempre.


 
What's up guuuuyyyss?

Sono a casa con la febbre *sad*
questo capitolo è strano, lo ammetto, ma dovevo parlare del passato di Giada sennò non avreste capito nulla.
Sto lavorando al prossimo capitolo, devo lasciarvi senza fiato.
Ringrazio ancora coloro che hanno recensito e hanno messo la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Spero di aggiornare presto. 
Un bacio

Merì


 

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Capitolo 4
*** Meno tagli, più amore. ***




Meno tagli, più amore.

Buongiorno mondo. Mi stiracchio. ''Cara giornata, oggi me lo fai un regalo? vorrei alzarmi dal letto e sapere che tutto andrà bene, magari per colazione trovare un enorme torta a cioccolato con la panna che tanto mi piace. Vorrei sapere che su i miei polsi quei tagli non abbiano più un motivo di comparire. Vorrei un abbraccio e qualcuno che mi dica che andrà tutto bene. Vorrei sentirmi felice, serena, tranquilla. Vorrei provare quell'emozioni che tutti gli adolescenti provano a 16 anni. Vorrei amare ed essere amata, ma ora come ora vorrei che qualcuno mi dicesse solo la verità.

"Buongiorno" sussurro a gli uccelli che canticchiano fuori dalla mia finestra. Il sole è già alto e in casa tutto tace. Mi infilo i calzini di un rosa che mi fa venir voglia di bruciarli. Odio il rosa. Esco dalla camera e scendo di sotto. Tutto tace. Sul bancone della cucina c'è un vassoio con una busta. La prendo.
"Buongiorno Funny. Purtroppo io a scuola ci devo andare e a mal in cuore ti devo lasciare, ma nel piatto mia signora una buona colazione l'aspetta. La cena, ieri, lei ha saltato che io con tanto amore le ho ripagato. Buon appetito mon cheri"
Sorrido. Non posso farne a meno. Il vassoio è pieno di cibo. Pancetta fritta, uova fritte, Toast con il burro e in fine una fetta di torta con la panna. Mi lecco i baffi e inizio a mangiare come se non lo facessi da una vita. Bevvi del latte fresco e non riusci a mangiare più nulla. 

"Buongiorno" dice Carl alle mie spalle. Mi giro per guardarlo "Oh, buongiorno..."
"hai trovato la colazione che Michael ti ha preparato. Ci ha messo un'ora" Ride, lo faccio anche io. "Dov'è..dov'è mia madre?" mi gratto la nuca nervosa "E' uscita. Ha detto che sarebbe tornata presto" faccio un sorriso sforzato e mi alzo per mettere in ordine. "Giada io devo fare un salto in ufficio per firmare delle carte, vuoi venire con me? poi magari ti porto a fare un giro per Londra" mi sorride "Se non è un disturbo per me va bene" 
"Allora ti aspetto qui" annuisco e corro su per le scale.
Mi faccio una doccia veloce senza bagnare i capelli. Mi infilo un pantalone di Jeans con una canotta. Pettino i capelli e li copro con il cappello della NY azzurro. Metto un po' di matita e mascara, prendo la borsa e scendo di sotto.

"Carl sono pronta" dico guardandomi allo specchio accanto alla pronta d'entrata. Mi sorride arrivando. "Se trovo le chiavi ce ne andiamo..." si palpa le tasche. 
"Sono queste?" dico prendendole dal vassoio sul mobiletto
ride e usciamo. Entriamo nella sua Mercedes
  e parte a tutta velocità. Passiamo per il centro di Londra. Tutto è diverso, l'Italia non è niente in confronto a questo. La gente si guarda, parla. La gente esce dai negozi, portano i bambini alle giostre. La gente ride, piange. La gente qui è felice, non ha paura dei pericoli. 
"Siamo arrivati!" spegne la macchina  e scendiamo. Entriamo nell'edificio. Preme il tasto 12 nell'ascensore. Al tin dell'ascensore usciamo e camminiamo sulla moquette marrone. 
"Buongiorno signor Dale" Lui le sorrise e entrò nel suo ufficio. Firmò alcune carte mentre io mi guardavo in torno. C'erano delle foto sullo scaffale. In una c'era lui con una donna dai capelli rossi e un bambino che somigliava a Michael.
"E'...era mi moglie." lo guardai "E' morta tre anni fa in un incidente stradale." abbassò la testa "Mi dispiace!"
"Non preoccuparti..." sospirò "Comunque io ho finito, andiamo?"
 gli sorrisi e mi voltai per posare la foto. Il mio occhio cadde accidentalmete sulla foto accanto. C'era lui con Michael e...e... Oh, è impossibile, non può essere lei. La presi tra le mani per guardarla meglio. Dio era lei, era Jan, era davvero lei.

"E' Jan, questa qui è Jan" dissi indicando la foto"...ed è in camera mia...cioè nella camera dove sto io, ma è impossibile!"
Ero scioccata è dire poco!
"No cioè, si...cioè..." si gratto la nuca nervosamente. Alzai nuovamente per vedere se c'erano altre, e c'erano! mi soffermai a guardarne una e, no non era possibile. No. No. No.
"Carl, ma questo è..." le posai sulla scrivania e lo guardai male "Carl, quello è Justin, cosa ci fai con lui? cosa significa?" avevo le lacrime a gli occhi.
"Giada, io non posso, non posso dirtelo" sospirò amaramente "Perchè? perchè non puoi dirmelo? cosa c'è di tanto segreto, io non capisco, io...." la mia voce iniziò a tremare e par paura di piangere mi stetti zitta.
"Non sono io che devo parlartene Giada, lo sai..." lo vidi avanzare verso di me "Adesso andiamo a casa e chiediamo a tua madre di tornare...lei ti dirà tutto, ok?" Annuì tirando su col naso.
Uscimmo dall'edificio e in silenzio tornammo a casa. Carl parcheggiò la macchina mentre io mi avviai in casa. Appena aprì la porta un odore di caffè invase le mie narici. La scia portava fino alla cucina. Mi fermai al centro della stanza. C'era mia madre accanto ai fornelli, mi sorrise appena mi vide. Poi una donna bionda era seduta sullo sgabello centrale. Si voltò. Mi sorrise.

"Ciao Giada!" si alzò dalla sedia  "...sapevo saresti diventata così bella" le se illuminarono gli occhi. 
Non riuscivo a parlare o a fare qualsiasi altro movimento. Qualcuno mi mise una mano sulla spalla, mi voltai.

"Stai bene?" mi chiese Carl. Annuì.
"Marie, Carl. Vorrei parlare un po' con Giada, potete lasciarci soli?" i due annuirono e uscirono dalla stanza. Abbassai la testa imbarazzata, confusa, emozionata.
"Vieni, sediamoci.... " ci sedemmo sul divano "...mi fa strano vederti così grande accanto a me. Ricordo ancora quando eri nel passeggino e non stavi un attimo ferma, eri piccola piccola. " la sua voce iniziò a tremare. Le presi una mano. "Credevo ti fossi dimenticata di me..." le sorrisi "Oh, piccola mia..." mi accarezzò una guancia "non sai quanto ti ho pensata in questi anni..." le sorrisi "...ti manca l'italia?"
"No. devo essere sincera." sospirò  "Marisa...." abbassai lo sguardo "be' lei mi ha raccontato dei tuoi problemi a scuola. Del fatto che eri vittima di bullismo. E' vero?"
Fissai i suoi occhi chiari e annuì. Mi prese i polsi e spostò i bracciali che coprivano i tagli. Mi alzai
 "Scusami, non volevo-" "Non è niente." sospirò. Mi voltai e la fissai "Ho cercato di farli smettere, ma loro continuavano..." cercai di non piangere "Odio quando parlano male di lui. Quando lo insultano e non sanno niente di lui. Quando dicono che non vale niente, che è uno sfigato, che la sua voce fa schifo...Cavolo!" mi voltai camminando per la stanza "Come può una persona riuscire a farti cadere così in basso." mi asciugai una lacrima "Lui chi Giada" mi guardava con area confusa e curiosa "Justin" sussurrai "Mi dicevano che ero brutta e che non ero "adatta" a questo mondo, che era meglio se non fossi mai nata" le lacrime diventarono sempre di più "Jan, come possono dire quelle cose su di me? forse, forse sono davvero tutto quello che dicono" ormai ero crollata. Jan si alzò e provò ad abbracciarmi, ma ora non volevo nessuno. Volevo stare sola. Non so cosa mi prese, ma scappai via. Mia madre mi urlò qualcosa sulla soglia della porta, ma non l'ascoltai. Correvo, correvo in strada senza una meta. Le lacrime scendevano e non riuscivo a placarle. Adesso era il momento adatto per tagliarmi, ma non ne avevo il coraggio. Avevo promesso a me stessa che non l'avrei più fatto. Qualcuno urlò il mio nome, ma non mi fermai finchè non mi senti tirare da dietro.
"Calmati Giada, calmati!" Piangevo disperatamente. "Ci sono io, ok?" mi voltai e di scatto lo abbracciai. Mi accarezzò i capelli e li baciò "Piccola la mia Funny" ci sedemmo al parco e rimanemmo lì fino a pomeriggio. Gli raccontai dell'arrivo di Jan e delle foto con Justin, dei miei tagli e della mia voglia di andare via. 
"Non puoi scappare da tutto Giada, non è la cosa giusta" mi accarezzò la testa "Lo so" sospirai "Ti va di andare a casa? ora ci sono io con te..." gli sorrisi e annuì. Tornammo a casa. Con Michael mi sembrava tutto più facile. Stavo bene, mi sentivo al sicuro e non dovevo essere perfetta. Lui mi capiva. 
"Giada, Michael!" Carl ci venne incontro. "Ho ordinato cinese, vi va?" sorrisi, era sempre così buffo "Papà l'abbiamo mangiato l'altro ieri..." si lamentò "Ooooh, Mike! Giada non l'ha mai mangiato, vero?" mi fece l'occhiolino "Non l'ho davvero mai assaggiato" sorrisi. Entrammo nel salone. Jan e mia madre erano sedute sul divano con una tazza di thè in mano. Mi guardarono.  
"Giada, vuoi un pò di thè? c'è anche la cioccolata se vuoi..." disse mia madre "Un pò di cioccolata, grazie" mi sedetti accanto a Jan "Volevo chiederti una cosa" mi disse "...io non posso restare a Londra, domani devo già partire" la fissai confusa "Ti va di venire a Los Angeles con me?" 
"A...a Los Angeles?" mi stava prendendo in giro? cioè, io a L.A.? impossibile! "Si, be' ho da lavorare, ma tu puoi stare con me, no?" guardai mia madre che sorseggiava del thè "Tu verrai con noi?" le chiesi "No, resterò qui con Carl e Michael" mimai un OH! "Allora, ti va?"
"...Si!" Le sorrisi.
Assurdo! Impossibile! io che mi sento costantemente una sfigata non accettata sarei partita per L.A. Io che ho pianto come un'idiota perchè avevo paura della realtà in qui ero capitata. Io che mi sono fatta sempre del male. Io che mi sono sempre odiata.
Ora quella voglia di tagliarmi era sparita.




Oh my goodness!
Maaaaaadonna, perdonate il mio ritardo. 
Si, ho avuto parecchio sa studiare e in più avevo scritto un capitolo diverso, ma non mi convinceva.
Questo non è poi così bello, ma non vedo l'ora di andare al sodo...*tosse*
Buona lettura.
Ringrazio tutte\i coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite\seguite\ricordate e che hanno recensito

THANK YOU VERY MUTCH.


Merì




 

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Capitolo 5
*** Il sapore di un bacio rubato. ***




Il sapore di un bacio rubato.



La terra vista da quassù sembra bella. Le nuvole che stiamo sorpassando sembrano zucchero filato. Mia madre e Carl hanno insistito per accompagnarci. Non so quanto resterò con Jan, ma ho intenzione di recuperare un po' di tempo. Ci sono cose di lei che ancora non so, e ho voglia di scoprirle. Questa mattina quando siamo arrivati in aereoporto mi ha detto che non dovevo chiamarla nonna sennò si sentiva vecchia, ma Mama Jan o semplicemente Mama. Sono una Belieber e facendo ulteriori ricerche mi sono ricordata che Mama Jan è lo stesso nome della vocal coach di Justin. Non le ho detto che l'avevo scoperto, anche perchè potrei anche sbagliarmi, ma se fosse davvero lei dovrei imparare a gestire il fatto che potrei ritrovarmi a pranzo o a cena con il mio idolo. Hu! che stupida, non è possibile.
"Che ti ridi?" mi volto verso Michael che è seduto accanto a me
 "Niente, pensavo" mi metto comoda "Immagina che tra meno di 8 ore saremo a Los Angeles" Fissai il vuoto, avevo i dolori allo stomaco solo se ci pensavo "Un sogno!"
"Nah, è più un sogno perchè sarai lì con un gran pezzo di gnocco come me" gli suonai un pugno sulla spalla "Scemo!" ridemmo.
Sospirai "
...intanto che facciamo in queste 8 ore?" fece spallucce e mi sorrise.
Passammo il resto delle ore a mangiare caramelle senza farci vedere dalle Hostess. Giocammo a pollicione. Ascoltammo musica. Torturammo un povero bambino che russava e infine ci addormentammo un'ora prima dell'arrivo.

"E' stato il viaggio più divertente che abbia mai fatto" disse scendendo dall'aereo "E' la mia seconda volta su un aereo quindi non ho scelta!" mi guardò male
"Stai insinuando che ti ho fatto annoiare" inarcò un sopracciglio "Mh!" feci una smorfia. Mi suonò uno schiaffo sul braccio
"Ragazzi state bloccando la fila" una signora baffuta ci sgridò. Corremmo a recuperare le valigie e, ovviamente, le mie si erano sperse. Le ritrovammo poco dopo all'uscita.
"Mh, bell'accoglienza!" entrammo nella macchina che Jan aveva affittato.
Mi affacciai dal finestrino in stile turista, le strade erano enormi e piene di gente. E con gente intendo gente che vive come vuole. Vestiti a modo loro, pettinati e truccati a loro piacimeto. Grassi o magri, ma felici. Il vento mi spettinava i capelli. Non c'era sensazione più bella dell'odore di un sogno realizzato. Avete mai desiderato così tanto partire per l'America a tal punto da stare male? io si. Ogni notte e ogni giorno. E ora, ci sono dentro fino al collo.
"Giada, prendi la tua valigia. Pesa più della mia" urla Jan "Sono una ragazza. Ho le mie esigenze!" ridono tutti
Prendo le valigie e mi volto. Ne ho viste tante di ville, ma mai come questa. L'interno era anche meglio di come me l'aspettavo. Appena varcata la porta d'entrata c'è un enorme salone con delle scale dritte fino al primo piano. Alla mia sinistra una cucina con veranda e giardino. Dietro il salone con schermo al plasma e divani. Infondo alle scale credo ci sia il bagno. Al primo piano sono disposte le camere. La mia è infondo al corridoio. La stanza è enorme. Le pareti color panna e il pavimento ricoperto da una moquette beige. Un letto a baldacchino sulla parete a destra della stanza, scrivania, armadio, e comodini piazzati in diversi posti. Parallela alla porta un enorme vetrata con balcone che illumina tutta la stanza. Credo sia la più bella della casa.
"Ti piace?" si appoggiò allo stipite della porta "Jan, credo sia la stanza più bella che abbia mai visto..." mi agirai per la camera "Sapevo ti sarebbe piaciuta" mi sorrise. Ricambiai il sorriso e spalancai la vetrata lasciando entrare l'aria fresca della sera. Lasciai le valigie accanto al letto e scesi di sotto. Mamma e Carl erano in cucina, Mama Jan parlava al telefono e Michael...dov'era? mi girai in torno per cercarlo. Lo chiamai in casa come se fosse un cane
"Giada, Mike è in terrazza!" Mimai un "Oh" e corsi in cucina per andare in terrazza 
"Giada!"
"Si?" mi bloccai accanto al bancone "Preferisci sushi o Mc Donald's" piegò la testa su un lato "Cavolo!" mi grattai la fronte "...meglio il Mc, sai il cinese non mi sfama"  Jan rise e tornò alla sua telefonata. Io spalancai la vetrata e me la richiusi alle spalle. Michael era infondo alla terrazza. Qualcosa fumava dalla sua bocca.
"Non sapevo fumassi..." dissi arrivando alle sue spalle "Oh, sei tu...mi hai spaventato" fece un tiro "Scusami" mi spostai i capelli dal viso "Mh, non preoccuparti" fece un altro tiro "...comunque fumo da quando mio padre ha divorziato con mia madre. Non dovrei farlo, ma  è l'unica cosa che mi distrae e mi fa sfogare..." sorrisi "Un po' come me e i miei tagli..." lo guardai con la coda dell'occhio "Si, ma a te è più pericoloso e doloroso" si voltò "Già..." sospirai       
restammo in silenzio ad ascoltare il rumore della notte. Lo guardavo di nascosto. Il suo naso era perfettamente all'insù. Il modo in cui le sue labbra toccavano la punta della sigaretta mi faceva uno strano effetto. Una mano nella tasca dei jeans e l'altra teneva la sigaretta. 
"Jade, la smetti di guardarmi?" mi voltai imbarazzata. Lo sentì ridere. Mi mise un braccio in torno al collo e mi strinse al suo petto. Dio, il suo profumo era buonissimo.
"Scommetto che hai fame?" mi accarezzò la testa "Sei un vegente?" dissi alzando la testa per guardarlo "No, sento il tuo stomaco brontolare" ridemmo insieme "...che stronzo..." sussurrai tra una risata e l'altra.
"Ragazzi venite a mangiare!" ci staccammo appena Carl ci chiamò. Gli saltai dietro le spalle come si faceva da piccoli e mi portò in quella posizione fino alla cucina. Sul bancone c'erano scatoli del Mc e bibite. Io e Mike ci buttammo su i primi panini che trovammo.
"Io ho preso un Big mac, un McChicken e un Cheeseburger. Tu?" "Mh, 2 Big mac e un NYcrispy pollo" disse ingoiando delle patatine
ingurgitammo tutto come dei maiali. Appena finito ci buttammo sul divano a guardare la tv. Mike aveva un braccio in torno al mio collo e giocava con i miei capelli

"Giada..." Mama Jan si sedette sulla poltrona di fianco al divano  "Dimmi..." sorseggiai della coca "Domani dopo aver accompagnato loro in aereoporto io devo andare a pranzo fuori con un cliente, vieni anche tu?" "Se vuoi lasciarmi qui non c'è problema" mi sorrise e squotendo la testa tornò di là. Continuai a sorseggiare la mia coca-cola. Mike mi guardò sorridendo "Che c'è?" rise "...ho qualcosa tra i denti?" sorrisi
"No, sei perfetta" diventai rossa. Sentivo le guance andare a fuoco. Mi scoccò un bacio sulla fronte e mi abbracciò "Io vado a letto nana. Domani ho un aereo da prendere..." si alzò "Si, vado a dormire anche io. Sai, il Jat lag.." mi sorrise e mi tirò per un polso fino alla rampa delle scale
"Se hai paura dei mostri sotto il letto, la mia stanza è affianco alla tua" mi baciò una guancia e si dileguò. Gli feci una smorfia e molto velocemente entrai in camera mia. Mi feci un bagno caldo e infilai il mio pigiama zebrato. (non ridete). Le coperte erano fresche e in me che non si dica mi addormentai.
Il mattino seguente mi svegliai prima di Michael e da brava vicina di stanza gli diedi il buongiorno a modo mio. Entrai in camera ed iniziai a fare più chiasso che potevo. Si alzò dal letto con addosso solo dei pantaloncini.(ERA.NUDO.D'AVANTI.A.ME.) mi prese in braccio

"Mettimi giùùù"urlai cercando di scendere. Mi aveva presa in spalla. Mi sentivo un sacco di patate
"A te piace svegliare le persone in questo modo? ora ti impari" mi gettò sul letto e iniziò a farmi il solletico.
"Giada, Michael. Smettetela è tardi. Giada vai a fare colazione e tu Michael mettiti qualcosa addosso." Jan uscì nervosa dalla camera. Mi alzai dal letto e gli diedi una pacca sul sedere. Gli urlai un a tra poco e uscì.
Arrivò in cucina dopo una buona mezz'ora. Era più lento di me. Dopo aver fatto colazione entrammo in macchina e ci avviammo verso l'aereoporto. Io e Mike non parlammo, sapevamo che non ci saremmo visti per un po'.
L'areoporto era pieno di gente. Chi tornava, chi partiva, chi aspettava. Mi appoggiai ad una parete aspettando che Mamma, Carl e Mike facessero il Chekin. D'un tratto qualcuno mi accarezzò una guancia

"Sei bella quando dormi ad occhi aperti"
"Vaffanculo" lo spinsi via. Si avvicinò a me accarezzandomi i capelli. Chiusi gli occhi. Si, quando mi toccano i capelli vado in trance. Sentì un respiro caldo sotto al naso e poi qualcosa di umido sulla mia bocca. 
Erano le sue labbra. I suoi occhi erano chiusi, una sua mano tra i miei capelli e l'altra cercava la mia mano. Il mio cuore batteva, batteva come quando a scuola facevamo le corse e sembrava volesse uscirmi dal petto. Le sue labbra cercavano le mie. La sua lingua giocava con la mia. Era calda, buona. Il suo sapore mi piaceva. Lo sentì sorridere tra un bacio e l'altro. Poi si staccò.

"Non voglio avere rimpianti Giada" mi guardò "...quando ci rivedremo le cose potrebbero essere già cambiate"
"Non è vero!" lo guardai male. Mi sorrise e mi baciò di nuovo. Un bacio più profondo e intenso.
La vocina irritante avvertiva i presenti che il volo stava per partire. 

"Promettimi che non ti dimenticherai di me..." sussurrò sulla punta delle mie labbra "Te lo prometto!" mi sorrise e dandomi un leggero bacio sulla fronte, prese la valigia e si avviò all'entrata. 
Abbracciai mia madre e Carl. Li guardammo andare via e sentì un leggero senso di vuoto.

"E' tutto ok?" Jan mise una mano sulla spalla "Si..." dissi poco convinta
mi sorrise e uscimmo dall'aereoporto abbracciate. 

"Mama Jan, posso sapere chi è questo tuo cliente?" dissi mettendomi la cintura 
"Credo tu lo conosca" la guardai confusa "Scooter Braun!"
'Donna che è la vocal coach del mio idolo, non che mia nonna. Che hai detto?' 


 





HIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!
Sono abbastanza INCAZZATA. Nella pubblicità dell'ovetto Kinder hanno messo la canzone dei 1D
E LE CANZONI DI BIEBER NON LE POTETE METTERE? Dico io, bah!
Comunque. Andando al sodo, credo d'aver fatto abbastanza presto con questo capitolo. Mi piace quest'idea di Mike e Giada, e lo so. Faccio pena perchè non ho ancora fatto entrare in scena il signorino Bieber, ma dovete attendere mie care. 
Comunque il suo arrivo è arrivato...
Vi ringrazio, come sempre, per aver messo la mia storia nelle preferite\seguite\ricordate e anche a chi ha recensito.
SIETE DAVVERO FANTASTICHE.
Buona lettura (anche se non ho mai capito perchè si scrive alla fine quando il capitolo l'avete già letto, hahahah!)

Merì





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Capitolo 6
*** L'odore del caffè... ***




L'odore del caffè...


"Oh, Mamma Jan. Dai non prendermi in giro..." Mi chiusi la porta di casa alle spalle. "Perché dovrei?" mi guardò  "Andiamo è impossibile che tu stia per andare a pranzo con Scooter" gesticolai  "Perché dovrebbe essere impossibile?" sospirò "Giada. Se vuoi venire mettiti qualcosa di decente addosso e muoviti, altrimenti ti preparo qualcosa io qui..."
"E' impossibile!" sussurrai tra me e me "Never say never, Right?" la guardai male e mi decisi ad andare con lei. Mi tolsi i pantaloni della tuta e mi infilai un leggings nero. Cercai la mia lunga maglietta bianca e me la infilai. 
"Jilett o non Jilett?" mi grattai la testa "Jilett!" me lo infilai e corsi di sotto.
Mi fermai in salone a cercare la borsa.
"Giada, esci scalza?" Mi guardai i piedi "Cavolo!" e mentre Mama Jan si sbellicava dalle risate. Corsi di sopra ad infilarmi gli stivaloni, non avevo tempo di legarmi i lacci e li infilai a casaccio dentro. Volai per le scale e mi fermai all'entrata
"Ora sono davvero pronta!"
In macchina, il tragitto fu abbastanza silenzioso da mettermi in imbarazzo e rendermi nervosa. Continuavo a torturarmi le dita e il mio cuore non riusciva a smettere di battere. 
"Siamo arrivati!" parcheggiò e scese velocemente dall'auto. Mi tolsi la cintura e molto lentamente la seguì fino al locale. C'erano un pò di paparazzi e mi misero ancora di più in ansia. Jan mi prese per mano e entrammo velocemente. Appena dentro un uomo in giacca e cravatta si avvicinò a noi. Jan gli disse qualcosa all'orecchio e lui annuendo ci incitò a seguirlo. Il tavolo era vuoto. Ci sedemmo e aspettammo.
"Giada. Smettila di ucciderti le dita..." risi.
Alzai lo sguardo. E un uomo mi sorrideva.
"Ciao Mama!" si abbracciarono. Ero pietrificata.  "Scooter, lei è mia nipote. Giada!" mi indicò. Cercai di alzarmi dalla sedia senza cadere atterra.
"
Molto piacere Giada, io sono Sco-" "So...so chi sei" gli sorrisi. Ricambiò
"Non sapevo avessi una nipote" la guardò "Mh, storia lunga. Ci sediamo?" spostò la sedia per sedersi
Annuimmo e prendemmo posto a tavola. Il cameriere arrivò subito e ordinammo il menù del giorno. Spaghetti alla bolognese con carne al sangue e contorni.
"Ti fermerai molto, Giada?" mi chiese Scooter "Mh, in realtà non lo so. Dipende tutto da Mama" le sorrisi "Be', se lei vuole restare per noi non c'è problema. C'è spazio sul tour bus" 
"Tour Bus?" chiesi confusa "Si, Justin sta per iniziare il tour e io avevo promesso che l'avrei aiutato come lo scorso tour" Il mio cuore perse un battito. "Ju..Justin Bieber?" balbettai
Scooter annuì. Mi sentivo male, il cuore batteva troppo forte, lo sentivo quasi scoppiare. Mi mancava il respiro, ma cercai di calmarmi.
Il pranzo arrivò e iniziai a mangiare cercando di non pensare al tour, a Justin e tutto il resto.
"Ti piace?" Mi disse Scooter addentando il suo cibo "Mh, mai chiedere ad un Italiana se le piace del cibo Italiano cucinato in America" i due risero in coro "Non scherzo, i miei spaghetti alla bolognese sono molto meglio di questi" dissi sicura "Giada, questo è un ristorante di lusso" mi rispose Jan "Lusso o no l'Italiano non fa per loro, dovrebbero inventare ricette Americane così almeno avrebbero un marchio di fabbrica" feci l'occhiolino
"Sei molto preparata come vedo..." disse Scott mangiando degli spaghetti "Più che altro cerco l'originalità. Non mi piacciono le cose copiate, ecco!"
Mangiai la mia pasta per fame. Jan si alzò per rispondere al telefono lasciano me e Scooter da soli.
"Allora... cosa te ne pare di Los Angeles?" appogiò i gomiti sul tavolo e incorciò le dita "Per un'Italiana come è un sogno. La trovo molto, molto più bella di come ho visto in foto o in Tv. Le persone sono fantastiche!" mi asciugai il labbro "Hai già fatto amicizia con qualcuno?" feci una smorfia "In realtà no! sono qui da solo un giorno e l'unica persona che ho conosciuto sei tu..." sorrisi.
Rise di gusto.  "Magari dopo pranzo potrei mostrarti lo studio di registrazione, se ti va..."
mi si illuminarono gli occhi "Oh, ne sarei onorata"
"Scusatemi..." Jan sospirò sedendosi a tavola "Mi ha chiamata un mio cliente e vuole che vada allo studio ora"
"Non c'è problema Mama..." guardai Scooter "Stavo appunto parlando con Giada che le avrei fatto fare un giro per le sale"
"Scott non credo sia una buona idea..." si morse un labbro "Io credo proprio di si. Se abbiamo finito io andrei a pagare" si alzò e si avviò alla cassa
"Giada sei sicura di voler venire?" Mi fissò "Perchè? mica ci sono i mostri?" risi "Mostri no, ma cantanti si..." scosse la testa "Non è detto che debbano esserci Rihanna o Lady gaga" ironizzai "Tu dici..." la guardai male
"Allora donne, andiamo?" ci alzammo e uscimmo dal retro. Il tragitto fu breve. Mi torturai le labbra fino all'entrata dell'ascensore. Respiravo profondamente cercando di stare calma. Il corridoio era tappezzato da moquette rossa e le pareti di un marrone chiaro. C'erano quadri e vari premi appesi alle pareti. Entrammo in un ufficio, quello di Scooter.
"Cavolo!" dissi guardandomi in torno. C'erano parecchi premi e tante foto. La maggior parte erano foto con Justin. Non smettevo di sorridere.
"Io ho voglia di un caffè" guardai Scooter che si stiracchiava sulla poltrona "vado io!" Jan mi guarda "Sai come usare una macchinetta per il caffè?" alzò un sopracciglio "Certo, non sono mica scema! ho solo bisogno di monete..."
"Tieni, a me macchiato." Scott mi porse i soldi "Allora io lo voglio liscio con molto zucchero"
Annuì e mi dileguai. Mi avvicinai alla macchinetta del caffè in fondo al corridoio e la fissai
"Ok, come funziona questa cosa?!" infilai le monete e aspettai che il liquido scensse. Mi guardai in torno. C'erano tante porta, alcune chiuse, altre spalancate. Una era socchiusa e la luce era accesa. Lascia le tazze di caffè sul tavolino e mi avvicinai alla porta. 
"Si può?" dissi bussando alla porta. Nessuno rispose. Entrai. 
Era un enorme sala di registrazione con divani neri e luce rilassante. C'erano tantissimi strumenti. Vidi una chitarra Fender acustica. La cassa era marrone chiaro, era bellissima. Mi guardai in torno e la presi tra le mani. Strimpellai qualche accordo. Aveva un suono bellissimo.
"I've been roaming around, i was looking down at all I see painted faces, fill the places I can't reach"
La mia voce rimbombò nella stanza
"Chi diavolo c'è qui?" sentì una voce in corridoio. Sentì dei passi. Mi alzai di scatto cercando di posare la chitarra "Chi sei?" Una voce conosciuta. Troppo conosciuta.
Il mio cuore perse un battito.
"Ahm, scusami..." dissi nervosamente "...non volevo disturbarti" il mio respiro si fece pesante "Sei un paparazzo?" presi un respiro profondo e mi voltai, ad occhi chiusi e testa bassa.
"mh?" alzai gli occhi. "...No!" fu l'unica cosa che dissi perché due occhi nocciola mi fissavano insistentemente.  "Allora chi sei? una fan?" mi sorrise.
Stavo per urlargli 'NON SORRIDERMI, TI PREGO!'
"Sono-" "Giada!" Scooter entrò nella stanza « Io aspettavo ancora il caffè! »
gli sorrisi per nascondere, quasi, le lacrime.  "Si, scusa. E' che ho visto la luce accesa e ho trovato quella bellissima chitarra, non ho potuto resistere"
"Tu la conosci?" Disse il biondino a Scooter "Si, è la nipote di Mama Jan!"
Strabuzzò gli occhi. "Sono stata maleducata, scusami..." mi avvicinai e gli porsi una mano "..sono Giada!"
i suoi occhi erano lucidi.
"Ju...Justin!" Il contatto con la sua mano mi fece impazzire.
Non è uno stupido poster o una stupida foto. E' reale, reale sul serio!
 

Hei, i'm Ciasten Biber!

SORRY, SORRY, SORRY!
Mi dispiace per averci messo tanto, ma mi hanno staccato internet e oggi me l'hanno riattaccata.
Fortunatamente avevo finito il capitolo e quindi l'ho postato subito.
Babbo natale con le supra ha fatto la sua comparsa, ahhahahah!
Dai, nonostante non sia molto soddisfatta di questo capitolo spero vi piaccia.
Recensite.
Baci
Much love


Merì


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Capitolo 7
*** In alto mare. ***



In alto mare.
Justin's Pov.

Non riuscivo a reggere il suo sguardo. Io, Justin Bieber non riuscivo a guardare in faccia una semplice ragazza, anche se per me tanto semplice non era. Strinsi i pugni nervoso e sospirai il più silenziosamente possibile.
"Beh, allora possiamo andare a prendere questo caffè da qualche altra parte, magari tutti insieme..." disse Scooter sorridendo. Guardai la ragazza con la coda dell'occhio passandomi una mano tra i capelli 
"Scott, posso parlarti un secondo?" mi guardò confuso e subito dopo annuì. "Scusaci Giada, torniamo subito" Sorrise dolcemente e mi affrettai ad aprire la porta marrone. 
Ci bloccammo al centro del corridoio
"Che diavolo ci fa lei qui?" sussurrai agitando le braccia "Mama Jan non ha avuto il tempo di spiegarmi come stanno le cose, ma a quanto pare ha scoperto la verità e ha deciso di passare un pò di tempo con la nonna..." strinsi i pugni "Ma perchè ora? non poteva venire tra un mese quando ormai sarei partito per il Tour?" sbuffai nervoso tirandomi il ciuffo verso l'alto "Justin, tour o no lei sarebbe comunque venuta con noi e l'avresti comunque affrontata..."
Ma io non volevo, non volevo affrontarla. Avevo decisamente perso la testa per lei e proprio ora che non ci pensavo più mi compare d'avanti in carne e ossa. 

4 anni prima...

ero al culmine della mia carriera. Tutto andava per il verso giusto, ormai avevo realizzato il mio sogno e quello della mia famiglia. Ero circondato da facce nuove, ma ormai per me erano una seconda casa. La donna che vedevo più spesso era Mama Jan. Una biondona arzilla non che magnifica insegnante di canto. Con lei riuscivo ad essere me stesso ed esprimere tutte le mie emozioni. 
Un anno dopo dal nostro incontro ci riunimmo a casa sua per festeggiare la riuscita del mio primo album. Mi ritrovai a gironzolare per le camere di casa sua (da solito ficca naso!) quando entrai nella sua camera da letto. Una tipica stanza da donna adulta, niente poster ne vestiti gettati ovunque. Tutto perfettamente nella norma. 
La cosa che attirò la mia attenzione fu l'enorme libreria posta al centro della camera. Piana di libri e giornali vari. Nell'angolo un pò più in ombra c'erano 4 cornici con delle foto all'interno. Le prime tre raffiguravano lei con una donna e una bambina, l'ultima era la foto di una ragazzina probabilmente di poco più piccola di me. Il suo viso mi colpì subito. I lineamenti erano diversi da quelli del Canada o dell'America in generale, sembrava più un viso Europeo. 

Mi sentì posare una mano sulla spalla, sobbalzai al suo tocco.

"Oh, scusa Mama Jan, io-"
"Non preoccuparti..." mi accarezzò la spalla "E' bella, vero?"
"Molto! ma chi è?" strinsi la cornice tra le mani
"Be' lei è mia nipote" le mandai un occhiata per poi tornare a guardare la foto
"Non sapevo avessi una nipote..."
"In realtà nemmeno lei sa d'essere mia nipote, ma ora non voglio annoiarti è una storia davvero troppo lunga" udì una nota di tristezza nella sua voce
"Ho tempo!" le sorrisi dolcemente e ci accomodammo sul suo letto enorme

Da quel momento mi raccontò la lunga storia e non riuscì a fare a meno di saperne di più. Sua figlia ogni mese le mandava foto, video e notizie su Giada. Per me era come se la conoscessi ormai, ma era solo un illusione. Quando qualche settimana fa Mama Jan mi disse che avrebbe incontrato sua figlia immaginai subito che fosse successo qualcosa di importante siccome non la vedeva da parecchio, ma non avrei mai pensato che mi sarei ritrovato con colei che avevo immaginato notte e giorno per quasi 4 anni.
"Justin, ora che potrebbe essere davvero la volta buona ti tiri indietro?" mi risvegliai dai miei pensieri " ...è una tua fan" alzai gli occhi verso di lui"Davvero" sorrisi. Scooter mi sorrise annuendo e dandomi una pacca sulla spalla mi sussurrò un "Andrà tutto bene"
mi feci coraggio e tirai un sospiro profondo prima di rientrare nella sala di registrazione. Era seduta silenziosamente sul divanetto rosso di pelle e fissava il vuoto.
"Scusaci se ti abbiamo fatto aspettare" Scooter l'affiancò "Oh, non preoccupatevi"
'Andrà tutto bene!'

Si, ma diamine il suo sorriso!


"Scusatemi!" si voltarono verso di me "...mi ero dimenticato che avevo preso...un..appuntamento... " Scooter mi fissava confuso e Giada mi sorrideva quasi impaurita. Mi grattai la nuca "...cercherò di tornare per cena!" mi morsi l'interno della guancia
"Certo, a Giada farà piacere passare un pò di tempo con noi...con te" si soffermò sulla parola te e quasi ebbi l'istinto di prenderlo a schiaffi, ma mi limitai a fare un cenno con la mano e un leggero sorriso nervoso. Mi affrettai ad uscire dalla stanza e quando finalmente arrivai in corridoio tirai un lungo sospiro. Mi appoggiai alla parete con le mani alle tempie, mi massaggiai la fronte respirando profondamente.
"Justin!" "oh!" sobbalzai "...Ah, Mama Jan, sei tu!" la frase mi uscì quasi come di disperazione, l'ultima persona che volevo vedere ora era lei...
"Beh, si. Chi poteva mai essere?" rise "A quanto pare hai già incontrato Giada..."
"No, anzi non so nemmeno di chi parli" distolsi lo sguardo facendo finta di niente "Andiamo Justin, puoi prendere in giro chi vuoi ma non me..." sospirai "...è stato tanto tragico?" "Ora...devo...devo andare..." mi spostai dalla parete "...avevo preso un appuntamento con Chaz e la banda..." la sorpassai "...giuro che tornerò per cena!" avanzai il passo "Justin..." mi fermai senza voltarmi " non potrai evitarla per sempre..."sbuffai e uscì dall'edificio sbattendo fortemente la porta alle mie spalle. Mi avvicinai alla mia Range Rover e andando avanti e dietro nervosamente suonai un calcio alla ruota lasciandomi scivolare sulla portiera
"Ma dico io, quanto posso essere sfigato da 1 a 10?" mi passai per l'ennesima volta una mano tra i capelli "..cazzo, io sono Justin Bieber e scappo da una ragazzi-" "Justin!" mi voltai di scatto "Oh, Ryan!" mi scostai dalla macchina "E' tutto ok? ti sentivo parlare da solo..." mi grattai la nuca "s...si, è tutto ok" mi guardò male"Sicuro?" "Sicuro!" mi guardò confuso e poi annuì convinto. Estrasse una sigaretta dalla tasca e se la portò alla bocca. "Yo! amico, lanciamene una" mi inumidì le labbra "Ma Justin, tu odi il fumo..." "Lanciamela e basta!" obbedì titubante e molto velocemente accesi l'involucro di carta e lasciai tutti i miei pensieri in una nuvola di fumo.
"C'è qualcosa che non va..." disse affiancandomi "...hai messo incinta qualche tua fan?" risi mandandogli un'occhiataccia "Sei impazzito Ryan?"
"E allora cosa c'è?" Sbuffai "Niente!"
"Il tuo niente ha un nome per caso? un nome che non vuoi dirmi?" diedi un ennesimo tiro alla sigaretta e poi lo guardai "Giada!"
Quasi non si strozzò con il fumo "Quella Giada?"
"Quella Giada..." ripetetti a cantilena, come se il suo nome si fosse consumato dal mio continuo pronunciarlo...


Sorry For...

Non è una scusa quella che vi dirò, ma davvero ho avuto il blocco dello scrittore. 
Non sapevo come continuare e cosa scrivere per far capire il seguito della storia e alcuni avvenimenti che ho aggiunto.
Non credo d'aver dato il meglio di me stessa in questo capitolo, ma spero davvero che vi piaccia.
In più vi ringrazio perchè seguite questa FF e mi "CAGATE"
...almeno non mi sento sola.
Questa volta prometto che il prossimo capitolo lo posterò al più presto anche perchè so già cosa scrivere.
GIURO!
E come avete visto ho cambiato nome della FF e immagine
Buona lettura e perdonatemi!
MUCH LOVE!


Merì


vi lascio con un Bieber stressato e assonnato




 

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Capitolo 8
*** Incosciente. ***



Incosciente.
Giada's Pov.

...e io sono ancora qui, tra le lenzuola calde a guardare il soffitto. 
La luce che entra dalla vetrata illumina il soffitto di un arancione chiaro. E' un pomeriggio fresco e perfetto per una passeggiata
'Un buon libro' diceva mia nonna o meglio, Marisa '...ha la capacità di trasformare un giorno di pioggia in un giorno di sole'
Non le ho mai creduto, ma tutto è meglio della solitudine. Infondo ancora ci penso al perchè Marisa non mi abbia ancora chiamata. Ancora ci penso al perchè non si sia preoccupata del mio stato d'animo, ma evidentemente per lei vedermi andare via sarà stato un sollievo.
Mi rotolo nel letto posando i piedi sul pavimento, mi passo una mano nei capelli e guardandomi allo specchio mi lamento del mio aspetto.Mi infilo i miei stivaloni neri e recupero la borsa dalla sedia. Mama Jan è fuori casa da tutto il giorno. Dopo ieri e il nostro incontro con Justin Bieber mi ha detto che oggi doveva sbrigare dei lavori in ufficio per concludere le tappe del suo tour.
Non abbiamo ancora affrontato quest'argomento, ieri a pranzo con Scooter si è fatta scappare che io sarei partita con loro, ma poi non ha più aperto l'argomento. Forse Justin non vuole la mia presenza, effettivamente era molto strano ieri, ma in fondo anche io non vorrei una persona estranea far parte del viaggio (tour) più importante della mia vita, anche se di persone estranee lui ne è circondato. Bah!
Sono già sulla via principale di Los Angeles, casa nostra non è lontana. Mi è sempre piaciuto camminare da sola, non hai nessuno con cui discutere e soprattutto risparmi fiato. 
"Mi scusi..." mi fermo d'avanti ad un bar "
...saprebbe dirmi dove posso trovare una biblioteca non molto lontana da qui"
"Certo!" l'uomo barbuto inizia a spiegarmi la strada, ma mi risulta tutto un po' confuso "ah..grazie mille!" 
Mi incammino titubante verso il vicoletto che mi è stato consigliato per arrivare prima. Mi trovo d'avanti una schiera di case giganti, ma della biblioteca nemmeno l'ombra. Faccio testa o croce nella mia testa e prendo la strada opposta a quella dov'ero ferma. Ancora case, alberi e niente biblioteca.
Sbuffo e mi lascio scivolare accanto ad un albero. Alzo gli occhi al celo e mentre mi volto mi accorgo di un piccolo cartello che indica una biblioteca a poca distanza da noi. Sorrido soddisfatta e mi incammino fino a quando non mi ritrovo ferma d'avanti alla biblioteca che tanto cercavo.

"Buongiorno..." sussurro entrando. La donna al bancone alza il viso dal suo thè e mi sorride. "Posso aiutarti?" con un dito alza gli occhiali da vista dalla punta del naso alla piegatura sovrastante. "Può dirmi dove posso trovare dei libri di Fantascienza e Avventura?" fa un ghigno con la testa e mi indica uno scaffale. Le sorrido in segno di ringraziamento
Da piccola mi chiedevano sempre perchè non leggessi mai libri d'amore o di quel genere, non è che non mi piacciano semplicemente preferisco una storia sovrannaturale che la tipica storia stile romantico che inizia con i due che si conoscono, (o la maggior parte delle volte migliori amici) litigano e si mettono insieme. D'accordo, forse non tutti i libri sono uguali, ma so solo che la storia di Romeo e Giulietta è l'unica che abbia mai letto.
Mi perdo nella lettura di un enorme librone che parla di alieni e strani esseri viventi nascosti tra gli umani. Sobbalzo quando mi ritrovo d'avanti la vecchia signora che mi fissa, le sorrido per educazione

"Scusami se interrompo la tua lettura, ma dovrei chiudere..." mi guardò dolecemente "oh, non si preoccupi!" poso il libro sullo scaffale in alto e le sorrido "Puoi prenderlo se vuoi.." dice indicandolo "Ahm, no la ringrazio ma non avrei nemmeno il tempo di leggerlo" mento, ho talmente tanto tempo libero che potrei leggere anche tutti i libri in questa stanza. "Ah, capisco." la sorpasso e mi avvio all'uscita. Le faccio un cenno con la mano ed esco.
Tutto in torno a me è molto più scuro, quasi buio. Cinque minuti fa era giorno e ora è già calata la notte? sto impazzendo. Mi volto sentendo il rumore della serratura della biblioteca
 "Mi scusi ancora, potrebbe dirmi che ore sono?"
"Le otto passate" strabuzzo gli occhi. 
Jan mi ucciderà. 
Inizio a correre sul lungo viale che avevo percorso per arrivare li. Trovo il vicoletto e lo percorro il più veloce possibile arrivando sul lungo corso della città. C'è molta più gente rispetto a prima e mi sembra tutto molto diverso. Non riesco ad orientarmi e a trovare lo stesso bar a cui ho chiesto informazione.
Sono in panico! Prendo il telefono dalla borsa e mi accorgo che è spento, cerco di accenderlo 

"SCARICO?" urlo in preda all'ansia. Un po' di gente mi fissa e sorrido come se nulla fosse.
Mi tengo il petto, il cuore mio cuore sembra scoppiare.


Justin's Pov.

Continuo a mangiarmi le unghie dalla fame. Sento la voce di Scooter che continua a ronzare nella stanza, ma non capisco niente di tutto quello che dice, la fame sta mangiando anche me. Mi metto una mano sulla faccia strofinandomi gli occhi
"Justin stai bene?" mi chiede Mama Jan alzando gli occhi dalla scrivania
 
"No, in realtà no" sospiro "..ho fame e sono stanco. E' tutto il pomeriggio che lavoriamo non ci capisco più niente, davvero. Il brontolare del mio stomaco è talmente forte che non riesco nemmeno più a sentire le vostre voci" mi passo una mano tra i capelli  "D'accordo, allora finiamola qui per oggi e domani continuiamo" dice Scooter posando l'ammasso di fogli scritti in ordine sulla scrivania. "Oh, finalmente!" mi lascio scivolare sulla poltrona sorridendo "Allora io chiamo un secondo Giada così andiamo tutti a cena fuori" Scatto in piedi"In realtà io avevo voglia di andare a cenare a casa mia..." mi gratto la nuca "Oh, andiamo Justin. Il tempo che arrivi a casa morirai di fame, io ci metto poco. Chiamo Giada e andiamo" mi sorride
Sospiro buttando indietro la testa "...e poi ieri non ti sei più presentato a cena, anche se non l'ha detto secondo me Giada c'è rimasta male" Lo guardo male "E allora?" sbotto "...andiamo nemmeno la conosco" sbatto le mani su i miei jeans
"Non dicevi così quando chiedevi a Mama Jan di lei, quando ti trovavo perso a guardare le sue foto e quando mi dicevi che volevi conoscerla"
"Questo non l'ho mai detto!" gli punto il dito "Basta Justin, ti stai comportando da bambino. E meno male che hai 18 anni" inarco un sopracciglio. Apro la bocca per dire qualcosa, ma la richiudo quando Mama Jan sospira preoccupata "Che succede?" chiedo "Ha il telefono spento e a casa non risponde" mi guarda  "Forse si sarà addormentata" faccio spallucce "Io devo andare a casa a controllare, voi andate pure" dice preoccupata alzandosi dalla sedia
Scooter mi guarda male e mi fa cenno di andare con lei. Sospiro e mi avvio al parcheggio insieme alla biondona

"Non sei obbligato a venire..." la sorpasso e apro lo sportello del conducente per sedermi. Non rispondo alla sua affermazione e metto in moto velocemente, guido talmente veloce che arriviamo a casa in pochi minuti. Scendo seguendo Mama Jan alla porta, urla il suo nome cercandola per casa. Si avvia su per le scale e controlla nelle camere 'finchè non torna giù con aria preoccupata e ansiosa
"A casa non c'è sarà uscita, ma non conosce Los Angeles si sarà persa" si mette una mano nei capelli
Un senso di preoccupazione affiora in me. Sono preoccupato per quella ragazzina incosciente.
 "Ok, io vado a cercarla tu resta qui in tal caso tornasse, chiama Scooter e digli che sono andato a cercarla. Non torno senza di lei" mi chiudo velocemente la porta alle spalle e corro verso la macchina. Metto in moto e guido come un pazzo. Compongo il suo numero e provo a chiamarla, tento per un paio di volte e risulta sempre spento. La quarta volta squilla.
"Pronto!" la sua voce è spaventata, stringo il volante tra le mani "Giada, dove diavolo sei?" urlo "Non lo so..sono...su un lungo mare, c'è molta gente e non capisco nulla. Chi sei?" la sua voce trema e il suo respiro è affannato. "Sono Justin, sto venendo a prenderti" sento un sospiro di sollievo "Dammi un punto di riferimento, qualcosa che vedi e che potrei riconoscere.." mi inumidì le labbra nervosamente"Non...non lo so. Ci sono molte bancarelle e te l'ho detto, c'è una spiaggia..."  "C'è un palo alto con una luce alla punta?" fissi bene la strada soprassando tutte le macchine che mi si paravano davanti  "Si, ci sono vicina"
"Ok, non muoverti di li, sto venendo a prenderti!" attacco lanciando l'iPhone dove capita e premo il piede sul accelleratore. Vedo la luce alta del palo e parcheggio velocemente. Mi infilo la felpa con il cappuccio e scendo velocemente. Corro, ma non la vedo, d'un tratto intravedo qualcuno seduto per terra. Il mio cuore prende a battere meno velocemente e mi avvicino a lei. Alza la testa e senza dire niente mi stringe in vita. Sento il suo respiro pesante e il suo corpo tremare "Credevo non mi avresti mai trovata..." sussurra sotto il mio petto. Mi rendo conto solo ora che ci stiamo abbracciando. Mi sento strano, la sposto irrigidendomi e con faccia seria le faccio cenno di andare in macchina. "Che diavolo ti è saltato in mente?" urlo salendo in macchina. Mi guarda quasi spaventata "..io mi annoiavo ...e poi ero sola non sapevo cosa fare e ho pensato di uscire..." si morse un labbro "Senza avvertire o lasciare un biglietto? sei proprio una ragazzina immatura" I suoi occhi diventano lucidi e si gira dall'altro lato. Non parliamo per tutto il tragitto, arrivati a casa scende senza guardarmi.
"Giada!" urla Mama JanSi abbracciano. Forse sono stato un vero coglione a trattarla in quel modo, infondo lei qui non conosce nessuno non è stata colpa sua. "Grazie per averla trovata Justin." Jan mi abbraccia e dietro di lei fisso Giada, appena incontra i miei occhi distoglie lo sguardo. "Di nulla..." 
"Be', avrete fame...ordino qualcosa da mangiare..."  "Io in realtà..." io e Jan la fissiamo "non ho molta fame, posso andare in camera mia?" si sposta una ciocca di capelli dal viso "ma....sei sicura?" La ragazza annuisce. 
Mi sento un emerito coglione.



 

 
We wish you a Merry Christmas
Dai, sono stata più veloce del solito ad aggiornare, solo perchè è natale EH!
hahaha
Beh, In questo capitolo ho cercato di far succedere qualcosa tra Justin e Giada, avete visto il vostro Bieber come l'ha trattata? Mh
Non so cos'altro dire...
Allora vi lascio alla vostra lettore, anche se, se state leggendo questo post avrete già letto il capitolo
QUINDI MI LASCIATE UNA RECENSIONE? :3
Ringrazio comunque le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e da ricordare.
E ringrazio anche coloro che recensionano e mi aiutano sempre
Grazie mille
Spero vi piaccia\vi sia piaciuto questo capitolo
Vi auguro un felice Natale
Baci


Merì



Vi lascio con Bieber che cerca Giada


 

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Capitolo 9
*** Lascia fuori tutto il resto ***





Lascia fuori tutto il resto
Justin's Pov.

Strade. Strade lunghe e affollate. Il volante sotto le mie mani è caldo, il sole oggi batte più del solito. Passo per Malibù, quanto vorrei distendermi sulla sabbia e rilassarmi. E invece no. Sono più di 15 minuti che sono bloccato nel traffico per raggiungere l'aereoporto. Selena mi ha detto chiaramente che se fossi arrivato in ritardo non ne sarebbe stata molto felice, e noi sappiamo come diventa Selena quando non è molto felice. Quindi sono partito con 20 minuti d'anticipo, anche se non sono serviti a molto.
Finalmente l'ingorgo si sblocca e accelero. Mi inumidisco le labbra cercando di non sudare sette camice per quest'ultimo tratto di strada. Quando arrivo all'aereoporto nemmeno ci credo. Non scendo dall'auto, potrei mandare in caos l'intero stabile. Messaggio Selena e le dico che l'aspetto all'uscita secondaria dove, per mia sfortuna, ci sono già centinaia di paparazzi. Mi nascondo per bene e aspetto che arrivi. Ad un certo punto sento urlare e vedo uno strano movimento, intravedo la sua guardia del corpo e subito mi ricompongo. La vedo correre verso di me e in un gesto veloce entra in macchina. I paparazzi ci rincorrono e scattano qualche foto. "Andate a farvi fottere!"
 faccio manovra e esco dal parcheggio.
"Non mi è mancata per niente Los Angeles, mi ero quasi abituata a non vedere i paparazzi tra i piedi" dice scostandosi i capelli dal viso "...andiamo a mangiare, ho fame!" nemmeno me lo chiede. Cerco di non lamentarmi e prendo la strada del MC donald's "Justin no!" la guardo male "Cosa no?" inarco un sopracciglio "Non possiamo andare al MC donald's, sto per girare il mio nuovo film, non posso mangiare quelle schifezze" 
"Cavolo Selena, è solo un Big Mac e manco pure, ogni volta che ti ci ho portato hai preso si e no un'insalata o solo delle patatine medie" strinsi il volante sotto le dita "Justin, non ti lamentare e portami al ristorante dove andiamo sempre, non ti sopporto quando ti comporti da bambino" sbuffa "Bambino? Bambino io????" urlo "...Sei tornata da 5 secondi e già inizi a comandare e trattarmi come se fossi il tuo autista. Beh notizia flash non sono ne il tuo autista ne chi cazzo ti pare. Se vuoi mangiare al tuo stupido ristorante per anoressici scendi e vacci a piedi" concludo tirando un enorme sospiro. Mi sarà uscito il fumo dal naso dal nervoso.  "E poi ti chiedi perchè facciamo terapia di coppia. Tu dovresti fare un corso di gestione della rabbia, un ragazzo con questi modi non lo voglio" accosto e freno di botta. 
"Scendi!" dico senza guardarla
"Sei impazzit-" "SCENDI, HO DETTO!" urlo aprendole lo sportello dall'interno
Spinge lo sportello e inizia a imprecare sbattendo i piedi sull'asfalto, nemmeno l'ascolto e sgommo via. 
Ma per chi cazzo mi ha preso? ma perchè non se ne stava in vacanza alle Hawaii, ma chi cavolo le ha chiesto di tornare e soprattutto chi cavolo me l'ha fatto fare di andarla a prendere. 
'Fanculo i paparazzi.
'Fanculo il suo manager 
'Fanculo Lei.

Il telefono mi squilla e lo cerco nel sedile

"Pronto!" dico quasi perdendo il controllo della macchina. "Sapevo fossi scemo, ma non fino a questo punto. Vieni da Mama Jan, qui non ti seguiranno" attacca. Mi preoccupo più di cosa mi dirà Scooter dei Media. Sbuffo grugnendo dalla rabbia. 
Parcheggio nel viale e scendo con molta tranquillità. Chiudo la macchina e salgo le scale per poi premere il campanello.



Giada's Pov.

"Giada, potresti aprire un secondo? dovrebbe essere Justin" annuisco e mi avvio titubante alla porta. Appoggio nervosamente la mano sulla maniglia e spalanco la porta. Ha i pugni chiusi e i denti stretti, non ha una bella cera. 
"Ciao!" dice con poca dolcezza. Mi sorpassa e sospirando chiudo la porta. Lo seguio fino al salone. Mama Jan lo guarda male e prima che me ne accorga gli molla uno schiaffone "Ma che cazz? Perchè???" si tiene la guancia. Quasi rido. "Perchè? Justin Drew Bieber hai mollato la tua ragazza su l'autostrada con chissà quanti paparazzi pronti a inventare stupidi scoop e tu mi chiedi perchè? dovrei dartene tremila di schiaffi" sospira poi mettendosi le mani su i fianchi.
"Non l'ho mollata sull'autostrada per divertimento. Era in macchina da soli 5 secondi e non ha fatto altro che lamentarsi e dire quanto fossi infantile, e sai perchè? perchè volevo portarla a mangiare al Mc donald's. Al Mc donald's, ma lei nooo..." gesticola per la stanza "deve mangiare al suo ristorante per anoressici perchè ha un film da girare. E chi cazzo se ne fotte. Chi è lei per dire che ho bisogno di un corso di gestione della rabbia? non me ne fotte un cazzo se non vuole un ragazzo come me, che vada al diavolo!" si ferma respirando profondamente. Il suo petto fa su e giù dal nervoso. Scooter se ne stava nell'angolino silenziosamente con le braccia strette al petto. Mi sentivo in imbarazzo, non centravo nulla in questa storia. Mi porto le dita alla bocca e inizio a mangiarmi le unghie. Lo guardo insistentemente. Effettivamente dovrebbe imparare ad essere meno duro e non arrabbiarsi per qualsiasi cosa, ma bisogna anche sapersi porgere. E' comunque un ragazzo che conduce una vita diversa dal resto dell'universo è sotto stress, i suoi nervi sono a mille. Ovvio che quello che è accaduto ieri mi abbia fatto stare male, ma infondo nemmeno lo conosco è normale che per lui io sia la solita ragazzina immatura...
"Ok, ora siediti e prendi un respiro profondo..." Esegue gli ordini e si tiene la testa tra le mani « non hai bisogno di un corso di gestione della rabbia e non sei nemmeno un bambino. Sei sotto stress per colpa del tour, per le prove che stai facendo e per le interviste. Fai molto per le tue fan e loro fanno molto per te. Dimentica Selena e tutto il resto. Quando il tour inizierà dovrai pensare solo a fare quello che più ami, cantare. Perchè è questo che vuoi fare...giusto? » la sua testa andò su e giù. Mi lasciai scappare un sorriso.
"Giada!" sobbalzai al suono della voce di Scooter "..saresti così gentile da preparare un po' di camomilla per Justin?" Annuì inarcando gli angoli della bocca. Lasciai un'occhiata a Mama Jan per poi accorgermi che Justin mi fissava insistentemente. Non ci pensai su due volte e mi diressi in cucina. 
"Avrebbe potuto dire semplicemente che voleva che me ne andassi per lasciarli soli..." sussurrai tra me e me.
Trafficai con i fornelli cercando di fare meno casino possibile.Assaggiai il liquido per controllare fosse della dolcezza giusta. Lo versai in una tazza e soffiai per freddarlo un po'. Tornai in salone e lui era ancora seduto sulla poltrona a fissare il vuoto con le mani lungo i pantaloni. 

  "Attento, scotta!" dissi dolcemente porgendogli la tazza. Alzò lo sguardo verso di me. I suoi occhi erano lucidi e stanchi, una strana voglia di abbracciarlo mi assalì, scossi la testa e quando la punta delle sue dita toccò le mie un brivido percorse la mia schiena. "Grazie!" Aspetta! mi aveva appena ringraziata? devo scrivermelo. Portò la tazza bianca alle labbra e con poca dolcezza ingoiò la camomilla. Sospirò portando la testa all'indietro. Mi morsi l'interno della guancia.
"Mi dispiace!" Quasi mi spaventarono le sue parole  "Per cosa?" lo guardai dolcemente "Per ieri..." si voltò per guardarmi meglio  "...non penso che tu sia una ragazzina incosciente" Sorrisi cercando di non mostrare quanto gioia provassi in quel momento
Ero più che certa che questo ragazzo era parecchio bipolare.



Three...Twoo...Onee...HAPPY NEW YEAR
 Lo so, sono troppo gentile ad aggiornare così presto, non ringraziatemi
hahahah!
Scrivere questo capitolo mi è risultato abbastanza facile. Mi sono messa a fissare la pagina bianca e mi sono ventue mille idee in mente
Il fatto è che siccome ho un piede gonfio che mi fa male e non posso uscire ho molto più tempo per pensare a cosa scrivere.
Cosa ne pensate della discussione tra Selena e Justin? 
Fatemi sapere cosa ne pensate.
E vi faccio i miei migliori auguri.
Grazie a tutte quelle anime buone che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e da ricordare.
E grazie a tutte le dolcissime ragazze che hanno recensionato.
MUCH LOVE!
FELICE ANNO NUOVO!



Merì


Vi lascio con un Bieber SAD

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