La prova più difficile: resistere.

di Gillian10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La prova più difficile: resistere.


POV Gillian
-Vieni qui- 
Aveva resistito per tutto quel tempo, cercando di frenare quella voglia ardente di buttargli le braccia al collo e di stringerlo a se. Ma non ce la faceva più. Quando salì lo scalino lo fermò e, come sempre bastò una sola occhiata e lui capì. Si sentì avvolgere dalle sue braccia e finalmente si lasciò andare; si sentiva come se, da quando Eric era entrato nello studio, non avesse più respirato. Aveva vissuto quella giornata con il fiato sospeso, con il terrore di poter perderlo. Ora, tra le sue braccia si sentiva libera di respirare di nuovo e anche se quell'abbraccio durò poco, quel poco le bastò per trovare la forza per spostarsi dalla porta e far entrare Cal. 

POV Cal
Non sapeva dove avesse trovato il coraggio di chiedere a Gillian di poter rimanere a dormire a casa sua. Ma dopo quella giornata non se la sentiva di dormire da solo e la prima persona che gli era venuta in mente era lei, la sua amica di sempre, la sua collega fidata, quella che non lo aveva mai tradito, quella che oggi avrebbe dato la sua vita per salvarlo. E lui l'aveva trattata di merda. Come al solito era riuscito a incasinare ancora di più le cose. Ma almeno questa volta sperava di poter rimediare.
Quando la distanza tra loro due era diminuita la sua voglia di stringerla tra le braccia era diventata quasi insostenibile e vedere nei suoi occhi lo stesso desiderio di un contatto lo confortò enormemente. La strinse a se e mise in quell'abbraccio tutte quelle parole che non era riuscito a dirle.
"Scusami Gill, ti rendo la vita un inferno, ne sono al corrente. Ma sono fatto così. Non volevo scappare, lo sai anche tu. Scusami ancora."
Non fu un lungo abbraccio ma intenso. Quando Gillian finalmente si scostò dall'ingresso Cal entrò in casa sua. Non era la prima volta che entrava in quella casa naturalmente, ma il pensiero di dormire li, insieme a Gillian, dopo tutto quello che era successo fece si che gli apparisse totalmente diversa. 
Ci fu un attimo di imbarazzo. Nessuno dei due sapeva cosa dire. Fu Gillian a rompere il ghiaccio.
" Dammi pure il cappotto, te lo vado ad appendere".
Cal non riusciva a rimanere con le mani in mano così andò verso la cucina e vedendo che Gillian non aveva ancora preparato niente per cena si sentì confortato perché aveva trovato un modo per ringraziarla, almeno in parte, di avergli concesso di restare a dormire li.
Non conosceva bene quella casa visto che la sua collega si era trasferita li da poco, dopo aver divorziato da Alec, ma riuscì quasi subito a trovare ciò di cui aveva bisogno per preparare qualcosa di sfizioso. 
Aveva in mente di cucinare un piatto abbastanza complesso per fare colpo sulla collega ma una mano sicura strinse il suo polso, impedendogli di sistemare la pentola sul fornello.
“Grazie Cal, ma non ho molta fame stasera… stavo pensando di farmi direttamente una cioccolata calda” le disse Gill con un tono che a Cal parve fin troppo stanco.
Vedeva nel volto della sua amica lo stress che quel giorno aveva causato, anzi che LUI aveva causato.
Mise la mano sopra la sua e con l’altra le spostò una ciocca di capelli dal viso.
“Tesoro non ti preoccupare allora. Hai davanti a te il migliore nell’ambito di cioccolate calde! Vai pure a sederti sul divano, dammi cinque minuti e sarò da te con una tazza fumante. Dovrò pur ringraziarti no? Dopotutto hai appena accolto un pazzo a dormire nella tua stanza degli ospiti”
Vide sul volto di Gill apparire un mezzo sorriso, forse il primo durante tutto l’arco della giornata e sapere che lui ne era la ragione lo fece stare immensamente bene. La guardò mentre usciva dalla cucina e si accoccolava sul divano, poi si girò, rimise a posto le pentole che aveva tirato fuori e iniziò a cercare le tazze.


Angolo autrice:
Ok.. siate buoni per favore! E' la prima volta in assoluto che scrivo qualcosa.. quindi abbiate pietà xD mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate per poter migiorare, quindi una recensione è sempre ben accolta! Vi avverto che non dovrebbe essere estremamente lunga come long fic, e soprattutto non ho ancora idea di dove andrà a finire questa folle idea! Spero in una vostra recensione.. a presto con il capitolo 2 :D 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


POV GILLIAN

Come si faceva a non adorare quell’uomo? Appena lo aveva visto indaffarato con le pentole e aveva capito le sue intenzioni si era sentita amata come non succedeva da tanto tempo. Da quando aveva divorziato era diventata completamente autonoma e non era più abituata ad un uomo che si preoccupasse per lei; ma Cal era sempre presente quando ne aveva bisogno.
 Come ora: dal divano riusciva a vederlo indaffararsi per lei in cucina, muovendosi col suo modo buffo e piegando la testa soddisfatto ogni volta che riusciva a trovare un oggetto che gli serviva. Sarebbe potuta rimanere ore e ore a guardarlo ma dopo un momento alquanto imbarazzante nel quale Cal si era voltato e l’aveva sorpresa a fissarlo, si era decisa ad alzarsi dal divano e a cercare un film decente da poter guardare insieme al suo collega. Quella sera si sentiva estremamente desiderosa di dolcezza, in tutti i sensi; questo la portò a scegliere un classico “Chocolat” con il bellissimo Johnny Depp. Sperava di non aver scelto un film troppo romantico per Cal, ma aveva la sensazione che entrambi, quella sera, non avrebbero destato molta attenzione allo schermo del televisore, non dopo tutto quello che era successo quel giorno.
La sua mente involontariamente non poteva fare a meno di tornare a quei momenti, quando non sapeva se avrebbe potuto ancora parlare con Cal, se si sarebbe mai potuta sentire avvolgere nelle sue braccia un’ultima volta.
Proprio mentre era assorta in questi pensieri davanti a lei apparve Cal con in mano due tazze fumanti.
“Hey tesoro non starai mica cercando una scusa per mandarmi via vero? Avevi uno sguardo completamente perso nel vuoto. Ma sono sicuro che dopo aver assaggiato la mia cioccolata calda non potrai fare a meno di ringraziarmi per averti chiesto di poter rimanere a dormire qua!”
Il solito Cal. Nemmeno una giornata come quella era riuscita a toglierli quel ghigno dalla faccia e la sua capacità di sdrammatizzare su ogni cosa. Ma dopotutto non erano proprio quelle le cose che amava di lui?
POV CAL
Non era stato poi cosi difficile trovare ciò di cui aveva bisogno in cucina. Rovistando tra i cassetti chiunque avrebbe potuto capire che Gill era un’amante dei dolci. Infatti Cal trovò una busta, alquanto capiente, completamente piena di marshmallow e non potè fare a meno di sorridere. Quando le due cioccolate calde furono pronte su quella di Gill aggiunse una discreta quantità di panna e per finire un grande marshmallow rosa. Soddisfatto della sua opera prese le due tazze e si avvicinò al divano.
Gill era accoccolata accanto a un bracciolo con lo sguardo malinconico perso nel vuoto. Cal non potè fare a meno di fermarsi per contemplare la sua bellezza. Non era la prima volta che si sorprendeva a fissarla; cosa gli stava succedendo?
Dopo essersi tolto quei pensieri dalla mente ruppe il ghiaccio con una delle sue solite frasi sdrammatizzanti.
Questa volta però non infastidì Gill come spesso succedeva, anzi. Dopo essersi riscossa dai suoi pensieri si girò verso di lui e gli sorrise come non faceva da molto tempo. Quel sorriso ammaliò Cal che quando si rese conto che gli stavano tornando in mente i pensieri di poco prima dovette fare un grande sforzo per apparire impassibile agli occhi della collega.
Si sedette accanto a lei e le porse la sua cioccolata calda, dopodiché con il braccio destro cinse le spalle di Gill che automaticamente si accoccolò sulla sua spalla. Si rese conto solo dopo di quello che aveva fatto, ma con Gill era sempre stato cosi, i gesti, le parole erano naturali e involontari. Solo che, a differenza di un po’ di tempo fa ogni volta che si sfioravano Cal riusciva a leggere sul volto della sua amica un’espressione di imbarazzo, resa spesso evidente dal rossore che si manifestava sulle sue guance. Anche lui però non era da meno, si sentiva a disagio, ma allo stesso momento sapeva di trovarsi nel posto giusto.
“Grazie mille Cal. Vedo che hai trovato la mia collezione segreta di marshmallow..”  lo ringraziò Gill mentre Cal la sentiva aggiustarsi nell’incavo della sua spalla. Poteva sentire i suoi capelli che gli facevano il solletico sul collo e il profumo che emanavano.
“Già, ti ho scoperta tesoro. Lo sai che non mi si può nascondere molto!”
Questa frase fu seguita da un lungo silenzio, durante il quale entrambi si dedicarono alle proprio cioccolate calde; ovvero, mentre Gill beveva con gusto la sua godendosi ogni sorso, Cal l’aveva a malapena assaggiata. Aveva gli occhi fissi sullo schermo del televisore, sul quale stavano scorrendo le prime immagini di Chocolat, un film che sapeva a memoria visto che Emily aveva una fissazione per Johnny Depp e lo aveva costretto non una sola volta a vederlo insieme a lei, ma la sua mente era da tutt’altra parte. Per la prima volta dopo essere uscito dal suo ufficio ripensava a quello che aveva rischiato di perdere.
Come se Gill potesse leggergli nel pensiero, dopo aver posato la sua tazza sul tavolo accanto al divano, disse: “ Sai, sono stata davvero in pensiero oggi. Ero seriamente preoccupata per te, la follia negli occhi di Eric mi diceva che non avrebbe esitato a sparare se non avessimo fatto come voleva.” Lo disse evitando il suo sguardo ma Cal riuscì lo stesso a captare il solito rossore sulle guance e la nota di imbarazzo nella sua voce.
“ Lo so tesoro. E mi dispiace di essermi comportato in quel modo”. L’aveva detto! Si era seriamente scusato per il suo comportamento! Cal ma che ti prende?
“Non ti preoccupare, te l’ho già detto: ognuno reagisce come può. L’importante è che ora tu sia qui.”
Cal sentì il cuore di Gill accelerare i battiti.
“Hem.. Intendo qui, sano e vegeto.. cioè mi fa piacere che tu sia qui, ma ecco non volevo dire.. cioè..”
Sul volto di Cal si disegnò il suo tipico ghigno.
“ Tranquilla tesoro, lo so che non puoi fare a meno di me!” accompagnò questa frase iniziando ad accarezzare la spalla di Gill.
“Ora rilassiamoci e non pensiamo più a tutto quello che è successo oggi. Godiamoci questo film smielato.”
“Lo sapevo che avresti detto così!”
Gill sollevò per un attimo la testa dalla spalla di Cal per guardarlo negli occhi e questo non potè fare a meno di sorriderle.
“ Me lo sarei dovuto immaginare che avresti scelto un film del genere, amante dello zucchero come sei!”
Entrambi scoppiarono a ridere e Gill tornò nella posizione iniziale, mentre Cal poggiava la testa sopra la sua e si sentiva invadere da un senso di completezza come quando si accoccolava con Emily. 

ANGOLO AUTRICE:
inanzitutto scusate per l'enorme ritardo ma ero in campeggio e non ho avuto un momento libero! 
Comunque io non sono per niente convinta di come è venuto fuori questo capitolo quindi per favore recensite e fatemi sapere che ne pensate! xD Non dovrebbe mancare molto alla fine della serie.. spero di aggiornare presto!
Baci Paccia96

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La prova più difficile: resistere.


POV CAL

La musichina dei titoli di coda del film fece riaprire gli occhi a Cal che, ancora dentro quello stato di dormiveglia che accompagna i momenti subito dopo il risveglio, strinse a se la donna accanto a lui e le diede un delicato bacio sulla fronte. Solo dopo qualche secondo però si rese conto della situazione in cui si trovava: entrambi , evidentemente, si erano addormentati poco dopo l’inizio del film, ed erano rimasti nelle stesse posizioni di prima, tranne un unico particolare; che Cal stava abbracciando Gill con entrambe le braccia, stringendola così un po’ più a se.  
Inutile dire che Cal provò più di un semplice imbarazzo e che ringraziò il cielo che Gill stesse dormendo e non si fosse svegliato al tocco delle sue labbra, cosi da non vedere il rossore formatosi sulle guance del caro collega.
Non riuscendo e non volendo svegliare Gillian, Cal si soffermò a riflettere un attimo. Gli eventi di quel giorno ormai gli sembravano già lontani, ma nella sua mente era ben impressa l’espressione sofferente della sua amica in lacrime. Cercando di togliersi quei pensieri dalla mente,  Cal si pose un’altra domanda. Era normale che provasse tutta questa apprensione per Gill? Ma non ci mise troppo a trovare una risposta, giustificando il tutto con il solito: siamo migliori amici, lei è la MIA migliore amica. E non vedeva niente di strano in due amici che si addormentavano accoccolati su un divano. O almeno cercava di auto convincersi di questo.
Tutto l’affetto che provava per Gillian però non poteva rimediare a un fatto oggettivo, cioè che stava perdendo definitivamente la sensibilità al braccio destro, quello che circondava le spalle della sua collega.
Così con tutta la delicatezza che riuscì a raccogliere spostò il braccio e accompagnandola cercò di sistemare Gill sul divano. Riuscì più o meno nella sua impresa e rimase sconcertato dalla pesantezza del sonno della sua collega, che non si era mossa si un millimetro e non aveva accennato a svegliarsi. Quindi oltre a essere golosa era anche dormigliona… buono a sapersi!
Una volta in piedi Cal si stiracchiò un po’ e si guardò intorno: l’orologio del televisore segnava le due passate, fuori era totalmente buio, a parte le deboli luci dei lampioni della strada, e regnava il silenzio.
Decise che era decisamente l’ora di andare a letto.
Spense il televisore e controllò che la porta fosse chiusa a chiave. Poi aprì la porta della camera di Gill e accese la luce. Nella stanza dominava l’ordine più totale, l’unica cosa fuori posto era il pigiama della collega, buttato sul letto, forse per la fretta di correre a lavoro. Rimase un altro po’ a osservare la camera, poi si diresse verso quella degli ospiti: una camera normalissima, anche questa ordinata, con un letto matrimoniale, un armadio e una scrivania posta proprio sotto la finestra. Era la prima volta che Cal dormiva in quella casa ed era stato in quella stanza solo una volta, quando Gill le aveva mostrato la casa nuova, naturalmente era stato il primo a cui l’aveva fatta visitare.
Si mise a sedere sul letto per potersi togliere le scarpe, rimanendo cosi in calzini, poi tornò in sala per decidere cosa fare con Gillian. Non sapeva se prenderla in braccio e portarla a letto o svegliarla per farcela andare con i propri piedi. Certo, la prima idea era molto più galante, carina e delicata ma non sapeva quanto la sua amica era immune ai movimenti, e se si fosse svegliata mentre la stava trasportando in camera? Avrebbe avuto qualche difficoltà a spiegarle cosa stava facendo, per non parlare di quanto si sarebbe sentito in imbarazzo. Quello di cui era sicuro era che non poteva lasciarla li a dormire.
Così si avvicinò al divano e si inginocchiò vicino al volto dell’amica. Si avvicinò un po’ e dopo averle spostato una ciocca di capelli dal viso esordì con un sussurato: “Gillian?”
Niente.
Riprovò: “Gillian?!”, questa volta un po’ più forte.
Niente.
Si stava seriamente preoccupando. E’ possibile avere un sonno cosi profondo a quella età? Poteva capire un bambino di 10 anni, ma non Foster! Anche se non era l’unico atteggiamento da bambina che le era rimasto, pensò Cal vedendo tazza che prima conteneva la cioccolata calda completamente vuota. Questo pensiero gli fece nascere un mezzo sorriso, forse più simile a un ghigno, sul volto, ma non l’aiutò a svegliare la sua collega! Doveva essere un po’ più deciso. Ma come faceva a svegliarla? Dormiva cosi bene…
Basta, doveva porre fine a questo patimento. Cosi con un movimento deciso, ma allo stesso tempo delicato, sollevò la sua amica dal divano e lentamente la portò nella sua stanza. Una volta sistemata nel letto, le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte (azione involontaria di cui si rese conto ormai dopo averlo fatto ).
Mentre stava uscendo dalla stanza però, sentì l’amica proferire qualche parola, e, pensando che si fosse finalmente svegliata, si voltò nella sua direzione e si riavvicinò al letto. Quando potè vedere meglio Gillian nel viso si accorse che aveva sempre gli occhi chiusi e che una lacrima solitaria le stava scendendo sulla guancia. Così si inginocchiò vicino al letto e rimase un attimo imbambolato: non sapeva cosa fare, non riusciva a capire se l’amica stesse ancora dormendo o si fosse svegliata.
Provò quindi a chiamarla un’altra volta: “Gillian? Tutto bene?”
“Ora lascialo andare… ti prego. Ti prego.”
La risposta dell’amica era servita a Cal solo per capire che stava ancora sognando, ma lo lasciò completamente spiazzato. Dopo qualche secondo nella sua mente quelle parole però trovarono finalmente un senso: erano le stesse con le quali Gillian in lacrime aveva pregato Eric di lasciarlo andare qualche ora prima e dopo le quali lui le aveva fatto capire che doveva uscire dalla stanza solo pronunciando il suo cognome. Quindi Gill stava sognando quel momento? Nella sua mente si stava riformando quel ricordo, che di sicuro non era un sogno ma un incubo. Intanto, mentre Cal ragionava, le lacrime continuavano a scendere sul volto della sua collega. Non sapeva davvero cosa fare, gli faceva male vederla cosi ma aveva paura che a svegliarla di soprassalto avrebbe solo peggiorato le cose, si dice che svegliare i sonnambuli è una cosa da non fare assolutamente no?

*Ma chi se ne frega di cosa si dice, io sono il Dr. Cal Lightman e sono uno scienziato, me le faccio da solo le regole!*

Senza indugiare oltre circondò il volto di Gillian con le sue mani e mentre ripeteva il suo nome iniziò a darle qualche colpettino sulle guance.
“Ti prego!!!” Finalmente si era svegliata! Ma l’espressione che le lesse nel volto non gli piacque per niente, paura mista a confusione, tipica di quando ci si sveglia di soprassalto da un incubo.
“Hey, tesoro, tesoro! Era un sogno! Non è niente! Io sono qui e Eric non c’è, tranquilla!” Cal aveva ancora le mani sul volto di Gillian, che lentamente si stava calmando. Dopo averle asciugato le lacrime la fece mettere a sedere sul letto e poi si sistemò accanto a lei.
“Cal scusami, mi dispiace tanto.. ti devo aver svegliato. Che ore sono? Aspetta un attimo.. ma come ci sono arrivata in camera? Mi ricordo solo Chocolat e poi… basta…”
“ Beh.. di qua ti ci ho portato io” mentre diceva queste parole non potè fare a meno di notare la sorpresa seguita dall’imbarazzo nel volto della collega ma fece finta di niente e proseguì.
“E’ piuttosto tardi in effetti.. ma ci siamo addormentati durante il film e mi sono svegliato solo alla fine dei titoli di coda, lo sai quanto mi appassionano certi tipi di film” queste parole furono seguite dalla solita spintarella di Gillian verso l’amico che però era riuscito nel suo intento, cioè far spuntare un sorriso su quel viso fino a pochi secondi fa così triste e spaventato.
“Mentre stavo uscendo dalla stanza ho sentito che parlavi e pensavo che ti fossi svegliata, FINALMENTE. Hai il sonno pesante.. te l’ha mai detto nessuno?”
“Beh avresti dovuto sentire le urla che faceva mia madre per farmi alzare la mattina!”
Questa volta toccò a Cal sorridere, anche se durò poco. Ci fu un attimo di silenzio in cui Cal sentiva lo sguardo di Gill su di se ma non aveva il coraggio di guardarla negli occhi a causa del senso di colpa che provava in quel momento. Poco prima Gillian stava avendo un incubo per colpa sua. Come faceva a guardarla negli occhi ora?
L’unica soluzione che gli venne in mente fu quella di utilizzare il metodo di scuse mute più diffuso al mondo: l’abbraccio. Senza incontrare il suo sguardo l’avvolse nelle sue braccia e le sussurrò all’orecchio un semplice: “Scusami.”
La strinse con tutta la forza che aveva in corpo, cercando di mettere in quell’abbraccio tutte le scuse che le doveva da una vita. Poco dopo si staccò e cercando sempre di evitare il suo sguardo si alzò dal letto e si diresse verso la porta congedandosi con un semplice “Notte tesoro”.
Ma evidentemente non era destino che Cal riuscisse a varcare quella soglia perché ancora una volta la voce di Gilian lo fece fermare, questa volta però la voce proveniva da una Gillian sveglia e “lucida”.
“Cal.. non è che ti andrebbe di dormire qui?”

Il cuore del nostro scienziato iniziò a scalpitargli nel petto e dall’espressione imbarazzata dipinta sul volto della sua amica poteva immaginarsi che il suo non fosse da meno.
Ma, anche se non riusciva a spiegarsi il perché, Cal aveva tanta voglia di dire si a Gillian e la sua mente stanca non riusciva proprio a trovare una qualsiasi ragione per dirle il contrario.
Così senza tanti giri di parole fece dietro-front e si andò a sedere sul lato opposto del letto. Si stava togliendo l’orologio e nel mentre sentiva Gillian infilarsi sotto le coperte e spengere la luce. Fece un ultimo grande respiro e si buttò anche lui sotto le coperte, invadendo lo spazio della sua amica solo per darle un bacio sulla fronte accompagnato da un altro “Notte tesoro”.
I loro corpi erano separati praticamente da poco meno di mezzo metro ma Cal riusciva comunque a sentire l’elettricità che c’era nell’aria. Non si toccavano, non la vedeva, ma non poteva desiderare niente di meglio. Era a pochi centimetri dalla sua migliore amica e per ora era abbastanza per lui.
Fu in quel preciso istante, poco prima di addormentarsi, che promise a se stesso che per nessuna ragione al mondo avrebbe mai più fatto soffrire quell’anima pura che ora riposava beata accanto a lui. Mai più.

ANGOLO AUTRICE:
Finalmente riesco ad aggiornare questa Long! Mi è costata un bel po' di fatica ma alla fine grazie a tutte le scrittrici di questo fandom e in particolare a Jenny98 ( che oggi mi ha dato un consiglio straordinario!) sono riuscita a scrivere  un altro capitolo, il penultimo se tutto va bene. Allora, è completamente in POV CAL, c'è un po' di zucchero , ma non eccessivamente. Quello che dovete sapere è che mentre prima avevo previsto un finale con dichiarazione e un vissero tutti felice e contenti, ho cambiato idea, è totalmente una MISSING MOMENTS, e tutto quello che racconto è solo quello che sarebbe potuto succedere quella notte a mio parere, senza alterare il corso degli eventi nelle puntate succesive. Detto questo.. vi lascio alla lettura! E tanto lo sapete, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate quindi se avete voglia RECENSITE! :D 
Paccia96
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV GILLIAN

Era una giornata piovosa e fuori si stava scatenando un temporale. Le dense nubi non permettevano nemmeno ai raggi di sole più impertinenti di fare capolino attraverso le finestre della camera di casa Foster, che dopo tanto tempo aveva finalmente accolto durante la notte una figura maschile.
Gillian infastidita dal rumore che produceva la pioggia, stava uscendo dal modno dei sogni e entrando nel solito periodo di confusione che separa il sonno profondo dal risveglio vero e proprio. La sua mente, erò,
impiegò poco tempo a capire che non era una mattinata come le altre, c’era qualcosa di diverso anche se ancora non riusciva a focalizzare cosa rendeva quel risveglio differente dagli altri.

Poi notò un “piccolo particolare”.

Le sue mani stringevano quella di un uomo, che a sua volta da dietro la stava abbracciando, ancora perso nel mondo dei sogni. Quell’uomo, naturalmente, non era un uomo qualunque ma era il suo “ migliore amico”, il caro Dottor Lightman.
Di colpo tutti i ricordi di cos’era successo la sera precedente fecero irruzione nella mente di Gill.
La visita di Cal, l’abbraccio, la cioccolata calda, Chocolat, e poi… il sogno. O meglio, l’incubo. Eric che puntava la pistola alla testa di Cal e lei che lo pregava di non sparare. Era stato terribile, come se fosse tornata indietro nel tempo di qualche ora. Ma poi Cal l’aveva svegliata e come sempre era riuscito a farla calmare e perfino a sorridere. Dopo essere riuscito nel suo intento, però, l’aveva abbracciata; un abbraccio cosi intenso che era come se Gillian potesse avvertire quella sensazione di completezza tutt’ora. Un abbraccio pieno di scuse, di sentimenti repressi, di paura, e allo stesso tempo di sollievo, di rimorsi e soprattutto di affetto.
Una carica energica di affetto che solo Cal avrebbe potuto darle. E poi, come se si fosse vergognato, si era alzato e si era diretto verso la porta. Gillian non poteva lasciarlo andare così perché era sicura che se fosse rimasta sola in quella camera non sarebbe riuscita a chiudere occhio senza che l’incubo si rifacesse vivo nel sonno. Inoltre aveva la sensazione che anche Cal, scosso dagli eventi della giornata, non avrebbe dormito serenamente da solo. Entrambi avevano bisogno del sostegno dell’altro. E cosi gli aveva semplicemente chiesto se poteva rimanere a dormire li.

Ora con la mente lucida non riusciva a capacitarsi di quello che aveva fatto: come aveva potuto semplicemente chiedere a Cal di dormire con lei?!

Ma ormai era inutile stare a pensare come ne fosse stata capace. Il problema ora, se così vogliamo chiamarlo, era un altro: era sicura di essersi addormentata sul suo lato del letto e che Cal aveva fatto altrettanto. Lui le aveva dato il bacio della buonanotte e poi, l’uno con la consapevolezza di avere l’altro accanto, erano velocemente entrati nel mondo dei sogni, stanchi come erano dopo una giornata del genere.
Ora però la situazione era radicalmente cambiata. Erano entrambi distesi sul fianco destro e cal la stava abbracciando da dietro, mentre Gillian stava stringendo la mano dell’amico tra le sue. Non era proprio una posizione da migliori amici ma questo problema non era nemmeno preso in considerazione dalla nostra Gill. Nei suoi ricordi non riusciva a trovare una notte in cui avesse dormito cosi bene da due anni a questa parte. Sarebbe potuta rimanere in quella posizione in eterno ma il suo lato razionale questa volta prevalse e, non senza un grande sforzo, si decise ad alzarsi.

Cercando di non svegliare l’amico si alzò dal letto e andò in bagno. Si guardò allo specchio; il suo asspetto non era dei migliori ma era del tutto giustificato dagli eventi del giorno precedente. Guardò l’orologio e vide che erano le nove passate; solitamente se si fosse svegliata a quell’ora sarebbe andata nel panico per il ritardo a lavoro, ma quella mattina poteva restarsene rilassata perché il Lightman Group sarebbe rimasto chiuso per due giorni in seguito a tutto quello che era successo. Si rese presentabile, poi andò in cucina e cercò di preparare una colazione decente per lei e il suo migliore amico ancora immerso nel mondo dei sogni.

POV CAL

Dei rumori provenienti dalla cucina svegliarono definitivamente Cal, che ormai da qualche minuto stava tornando alla realtà.
Anche senza starci a pensare troppo la sua mente ricordava benissimo cosa era successo e sapeva che non se lo sarebbe dimenticato facilmente. Durante la notte si era svegliato e si era ritrovato abbracciato a Gillian, con lei che gli stringeva la mano. Non aveva nemmeno pensato a spostarsi e a tornare nel suo lato del letto. Aveva semplicemente richiuso gli occhi e strinto un po’ più a se l’amica.
Non gliene era fregato niente in quel momento. Aveva avuto bisogno di sentirla vicina e così aveva fatto, punto.
Ora era imbarazzato, cosa avrebbe detto a Gillian?
Si era già svegliata e alzata, quindi l’opzione di spostarsi e far finta di niente era scartata. L’unica cosa che poteva fare era alzarsi dal letto; si stava stiracchiando quando sentì provenire dalla cucina una melodia, anche se era a volume veramente basso riconobbe che era musica classica. Tutto questo lo riportò con i pensieri a quella volta che era entrato nell’ufficio di Foster, con la stessa musica di sottofondo…
Scosse la testa come per cacciare quei pensieri  ma non ci riuscì, così andò in bagno e si sciacquò il viso con l’acqua fredda. Questa volta funzionò, così finì di rendersi presentabile e si avviò verso la cucina.

Gillian stava armeggiando ai fornelli e canticchiando la melodia di sottofondo; non lo aveva ancora sentito arrivare.
In quel preciso istante, mentre la guardava da dietro, Cal provò una strana sensazione, qualcosa di nuovo. Era davanti a lui, di spalle, ignara di tutto, si muoveva con una delicatezza quasi surreale, accompagnando il tutto con il suo canticchiare. Cal era come rapito dai suoi movimenti e non riusciva a distogliere lo sguardo. Provò un’ondata d’affetto enorme per quella donna che c’era sempre stata per lui, per una confidenza, per un supporto e quando ce n’era bisogno anche per una bella ripassata. Era un’anima pura e innocente e Cal non poteva fare a meno di proteggerla con tutti i mezzi che aveva a disposizione da qualsiasi cosa o persona che potesse farle del male. Compreso se stesso. Perché…

“OH MIO DIO CAL!!!”
Immerso nei propri pensieri il nostro scienziato non si era accorto che Gill si era girata e non avendolo sentito arrivare si era presa un bello spavento, volando in aria le fette di pane appena tostato.
Cal non riuscì a trattenersi davanti a tale scena e scoppiò a ridere. Senza smettere si avvicinò a Gillian, che come lui stava iniziando a ridere, e l’aiuto a raccogliere il pane tostato caduto a terra.

“Non sapevo di farti questo effetto tesoro”

Era più forte di lui, il silenzio stava diventando troppo pesante e doveva sdrammatizzare a tutti i costi. Ma sdrammatizzando questa volta non risolse molto, anzi si incasinò ancora di più visto che le guance di Gillian presero fuoco mentre il suo cuore iniziò a battere alla velocità della luce. Si alzò e aiuto Gill a fare lo stesso, poi senza lasciarle la mano si avvicinò e le diede un delicato bacio sulla guancia, accompagnato da un “ E comunque, buongiorno tesoro, dormito bene?”
Un istante dopo aver formulato la frase si rese conto di ciò che aveva detto e fatto e imbarazzatissimo le lasciò la mano e spostò lo sguardo.

“B..buongiorno Cal… ho dormito benissimo grazie.. e tu?”

Cal non poteva credere a quello che le sue orecchie avevano sentito e non potè fare a meno che sorridere e rispondere: “ Lo stesso..”.
A questo punto la tensione nell’aria era talmente densa che si sarebbe potuta tagliare con un coltello e tocco quindi di nuovo a Cal rompere il ghiaccio.
“Si sta facendo un po’ tardi e il mio stomaco comincia a risentirne.. posso mangiare qualcosa con meno di 500 calorie o in questa casa è proibito?”
Una persona normale si sarebbe potuta offendere con una frase del genere, ma non Gillian, Cal lo sapeva e infatti  accompagnò la provocazione con uno di quei sorrisi che regala solo a lei.
“Lo sai benissimo che qui è assolutamente vietato… ma c’è la possibilità che io abbia fatto un’eccezione per il mio amico inglese.”
Detto questo indicò sul tavolo una tazza di the e delle fette biscottate con marmellata.
“Addirittura! E io che mi ero già rassegnato a dover mangiare un budino al cioccolato!”
Questa affermazione costò al nostro caro dottorino una delicata, ma decisa spintarella da parte dell’amica, che tutto si aspettava tranne la reazione di Cal: “Grazie Gillian”. Disse semplicemente questo. Gli sembrava di non poter dire altro in quel momento. Ma un “grazie” anche se semplice, sapeva che destava sempre stupore nelle persone se usciva dalla sua bocca. E cosi successe anche per Gill, ma fece presto a riprendersi, perché Cal, già seduto a tavola si sentì dire con tono provocatorio: “Beh, cosa pensavi? I budini al cioccolato sono solo miei.”

Non deludeva mai!

Iniziarono a chiacchierare del più e del meno e per Cal fu facile dimenticare tutto l’imbarazzo di prima. Era tornata la naturalezza che regnava sempre quando si trovava con lei, la spontaneità più pura di questo mondo.  Passò quasi un’ora senza che Cal se ne accorgesse.

Furono entrambi richiamati ala realtà quando il cellulare di Lightman squillò. Era Emily.

Si era dimenticato che non le aveva ancora raccontato niente e ora lei era arrivata a casa e al numero dell’ufficio non le rispondeva nessuno. La tranquillizzò dicendole che le avrebbe raccontato tutto e che stava venendo a casa.
“Gill scusa ma devo andare.. sai Emily è a casa e non le ho ancora detto nulla e…”
“Si, si tranquillo non ti preoccupare.. ti vado a prendere il cappotto”
Cal si alzò dal tavolo e si avviò alla porta; passando in salotto vide le tazze della sera scorsa e non potè trattenere un sorriso ricordandosi quei momenti.

“Perché quel sorriso?”
Gillian era tornata con in mano il cappotto di Cal. Lo indossò e si avviò alla porta sempre sorridendo mentre la collega lo seguiva con un’aria interrogativa sul volto.
Una volta arrivati Gill aprì la porta e Cal fece per uscire, ma si fermò prima di varcare la soglia.
“Sorrido perché mi sono divertito Gill, e sono contento. E per questo ti devo ringraziare, e soprattutto per la tua ospitalità.”
L’amica lo stava guardando con un’aria tenerissima e appena finì la frase gli buttò letteralmente le braccia al collo per abbracciarlo. Rispose a questo abbraccio con tutte le forze che aveva e le sussurrò di nuvo all’orecchio: “Grazie di tutto”.
La risposta fu la più dolce e sincera che Cal avesse mai ricevuto e quasi si commosse quando l’amica le disse: “ Io sono sempre qui Cal. Sempre. Ti voglio bene.”
Non avendo fiato per risponderle si limitò a stringerla ancora più forte per qualche altro secondo facendole capire che anche lui le voleva bene, così tanto bene che poteva essere comparato solo con quello che provava per Emily.  
Giunse il momento di sciogliere questo abbraccio e per Cal di andarsene da quella casa, non senza essersi girato ancora una volta indietro e aver sorriso alla sua migliore amica, mentre correva sotto la pioggia.

Si riparò in macchina e si tolse il cappotto già fradicio. Non accese il motore, doveva riflettere su quello che era successo. Appoggiò la testa allo schienale del sedile e chiuse gli occhi. Sentiva che qualcosa dentro di lui era cambiato, o stava cambiando. Provava qualcosa di più che una semplice amicizia per Gilian e non riusciva a capacitarsene. Dopo tutti quegli anni di Amicizia, con la A maiuscola come poteva vedere Gill in quel modo? Ma d’altra parte una piccola parte di se lo aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe successo. Tutto quell’essere protettivi l’un con l’altro, capirsi con uno sguardo, battibeccare sulle decisioni dell’altro erano segnali di allarme che per tutto questo tempo aveva fatto finta di non cogliere. Ora gli erano stati sbattuti davanti, non sapeva se era Amore di già, ma sapeva che non era più amicizia. La cosa di cui era più sicuro, però, era che non poteva provarci con Gillian. Non in questo momento. Per quanto sentisse che anche lei provava gli stessi sentimenti, non poteva. Le voleva troppo bene. Lei poteva essere la sua donna ideale, ma lui, il lui di ora, non lo era sicuramente per lei. Aveva cercato con tutto se stesso di non trascinarla nei propri casini, e il più delle volte c’era riuscito. Ma Eric era la prova che non poteva proteggerla da tutto e che stare con lui avrebbe solo peggiorato le cose. Le voleva troppo bene per farle questo. Era un’anima pura e non se la sentiva di macchiarla, di contaminarla. Cosi, per quanto gli potesse fare male questa decisione, si fece una promessa. Doveva restare vicino a Gillian, ma come amico, come migliore amico.

Questa era la sua dimostrazione dell’amore che provava per lei. 

Angolo autrice:
Eccomi qua con l'ultimo capitolo! Premetto che mi sono emozionata quando l'ho finito perchè era la mia prima long fic quindi.. :') non voglio annoiarvi troppo con chiacchere inutili, quindi ringrazio tutti quelli che hanno recensito almeno una volta e anche chi ha solo letto. Un grazie speciale alle mie 5 pazze amiche di questo fandom che mi hanno sempre suguita e supportata <3 Detto questo vi auguro buona lettura e vi chiedo gentilmente di lasciare una RECENSIONE se vi va :) 

Baci, Gillian10

ps: scusate il cambio di nome improvviso, questioni personali.. prima ero Paccia96 ;) 

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