Dolls And Robots War II

di Phobos_Quake 3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Una Nuova Minaccia Robotica ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: L’Angelo E La Farfalla ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Ninja ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Dinosauri Robot ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Big Saw ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Il Ritorno Di Laplace ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Alice Maiden Parte I: Blue Angel ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Alice Maiden Parte II: Scontro A Suon Di Musica ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Alice Maiden Parte III: Il Fiore Del Male ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Alice Maiden Parte IV: Souseiseki E La Strega ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Alice Maiden Parte V: Due Gocce D’Acqua ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Alice Maiden Parte VI: La Fragolina E La Principessina ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Alice Maiden Parte VII: Barasuishou ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: La Resa Dei Conti ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo



Il fastidioso suono dell’elettrocardiogramma è l’unica cosa che mi tiene compagnia, oltre al diario che sto scrivendo, in questa triste stanza d’ospedale. Ho perso il conto dei giorni, ma Jun è ancora qui, in coma, e sembra non volerne uscire. Mi hanno spiegato che se continuo a parlargli, c’è speranza che si risvegli, ma nonostante ci provi, sembra tutto inutile. Nel frattempo, inganno il tempo scrivendo. Per la seconda volta. Per spiegare cos’è successo al mio piccolo “servitore”, come mi diverto a chiamarlo, bisogna fare qualche passo indietro nel tempo. Erano passati sei mesi dalla distruzione di “Unità Alice”, il pacifico robot creato da mio padre Rozen e diventato un essere sanguinario a causa di un incidente, e gli umani sopravvissuti avevano ricostruito la città di Tokyo in breve tempo. Io e Jun passavamo giorni tranquilli e spensierati. Ormai Alice era un lontano ricordo. O, almeno, così pensavamo. Eravamo seduti sul divano e stavamo guardando in tv un vecchio telefilm: Alfred Hitchcock Presenta. L’episodio era “La specialità della casa”, tratto dall’omonimo racconto di Ellin Stanley e quando il simpatico regista ci diede il saluto finale, sorrisi.
-A quanto ho visto la carne umana sembra molto buona. Mi chiedo se è veramente così. Quasi quasi ti cucinerei in umido con patate novelle.- dissi a Jun senza guardarlo.
Quando poi lo guardai, aveva gli occhi sbarrati di terrore.
-Tu… tu sei pazza!- mi disse.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere.
-Non… non è divertente!-
-Ti consiglio di guardarti le spalle.- dissi continuando a ridere.
-Oh! Taci un po’!-
Senza preavviso, con un balzo felino, gli saltai addosso facendolo cadere all’indietro sul divano.
-Ahia! Ripeto e ribadisco: Tu sei pazza!-
-Ahia? Ma se questo divano è morbidissimo!-
-Ma caderci così, fa male!-
Detto questo, iniziò a guardarmi.
-Che c’è?-
-Dato che sei sopra di me, sembra più di vedere una scena osé anziché horror!-
-Sei un porcello!- dissi arrossendo e allontanandomi da lui.
Mi misi all’altro lato del divano con la testa bassa. Stavolta fu lui a ridere di gusto.
-Piantala!-
Lui però non aveva voglia di smettere.
-Ho detto piantala!-
-Suvvia, non prendertela per così poco!-
Non risposi rimanendo con lo sguardo basso in segno di offesa. Fu allora che mi prese, mi mise sulle sue ginocchia e posò la mia testa sul suo petto. Il battito regolare del suo cuore mi dava un senso di serenità, mente lui mi accarezzava i capelli.
-Non… non dire più queste cose. Sei solo un bambino.-
-Ehy, ho dodici anni. Sono grande ormai!-
-No, sei piccolo! E non metterti contro di me, altrimenti ti farò pentire. Tomoe è uscita, quindi non potrai contare sul suo aiuto stavolta!-
Tomoe viveva nella casa accanto alla nostra.
-Va bene, basta!-
Continuò ad accarezzarmi i capelli mentre in tv risuonavano le note di Ghosts dei Pendragon. Adoravo quella canzone, in particolare quando il cantante diceva:
-Your eyes, your eyes are full of stars!-
Quell’attimo di serenità fu interrotto dal rumore di un vetro rotto. Jun si alzò per andare a vedere, fece un passo e si arrestò di colpo. Davanti a lui c’era un tipo vestito da pagliaccio con capelli ricci biondi, un vestito rosso con maniche blu e un cappellino dello stesso colore.
-Chi diavolo…?-
Non appena il pagliaccio mi vide, alzò le mani che, in realtà, erano due lame.
-Ah!-
Come una pistola, sparò le lame verso di me, ma Jun, d’istinto, mi fece da scudo e le lame gli si ficcarono sulla schiena. Non fece neanche un lamento, ma si limitò a sorridermi prima di accasciarsi a terra.
-J… Jun! Perché l’hai fatto? Perché?- gli chiesi non le lacrime agli occhi.
Il pagliaccio, era ormai chiaro che si trattava di un robot, tirò fuori altre due lame e potei sentire chiaramente la sua voce metallica ripetere:
-Eliminare la Rozen Maiden rossa!-
Accecata da una rabbia incontenibile, volai come un proiettile verso il robot e gli diedi un pugno tanto violento da scaraventarlo dall’altra parte della stanza. Nonostante questo, si rialzò, il suo naso si aprì rivelando una piccola mitragliatrice e iniziò a sparare. I proiettili andavano a segno, ma non mi facevano nulla. Numerosi petali iniziarono a roteare attorno a me e li lanciai contro il mio avversario. Fu scaraventato in aria, distruggendo soffitto e tetto, ed esplose. Una volta finito, m’inginocchiai accanto a Jun in lacrime. Non sapevo assolutamente cosa fare. Ero sconvolta e impaurita. Quando suonarono il campanello, mi sentii risollevata e mi precipitai ad aprire. Erano Tomoe e Hinaichigo.
-T… Tomoe…- dissi piangendo.
-Che cosa ti succede Shinku? Sei sconvolta, qualcosa non va?-
-Jun è… è…-
-Cos…?-
Hinaichigo era entrata in salotto e urlò per poi iniziare a piangere anche lei. Quando anche Tomoe entrò, afferrò subito il telefono e chiamò un’ambulanza. Nell’attesa spiegai cos’era successo e quando l’ambulanza arrivò, non dissi nient’altro neanche quando arrivammo all’ospedale. Ero troppo sconvolta per parlare.



Data Di Creazione: 5/8/2012

Nota: Il robot pagliaccio è praticamente lo stesso che si vede nel primo episodio della serie.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Una Nuova Minaccia Robotica ***


Capitolo 1:

Una Nuova Minaccia Robotica



Jun fu subito ricoverato d’urgenza. Mentre eravamo nella stanza in attesa del medico, mi sentii come se fossi il personaggio di un film ambientato in un ospedale. Non avrei mai immaginato di provare quella terribile ansia. Poi c’era quel pensiero. Quel maledetto pensiero che mi assillava e che cercavo in tutti i modi di scacciare, ma senza successo. Ero sempre più convinta che quel maledetto pagliaccio fosse solo l’inizio. L’innocente voce di Hinaichigo mi riportò alla realtà.
-Jun se la caverà, vero?-
-Ma certo. Sta tranquilla. Lui è un ragazzo forte. Lo conosco bene.- la rassicurò Tomoe.
Le dolci parole di Tomoe mi rincuoravano, ma la tensione era comunque molto alta. Quando la luce rossa della sala operatoria si spense, e uscì il medico, un tipo alto con capelli corti neri e baffi, noi ci alzammo e gli andammo incontro. Tutti ormai ci conoscevano, quindi nessuno diceva nulla vedendo delle bambole viventi.
-Allora dottore?- chiese Tomoe.
-Il vostro amico è stato molto fortunato. Le lame non hanno raggiunto né la spina dorsale né tantomeno organi vitali. Ciò nonostante…-
Fece una pausa come per cercare le parole e tenendoci di nuovo sulle spine.
-È in coma!-
Quelle parole mi caddero addosso come un macigno. Mi sentivo come se le lame che lo avevano colpito avessero preso anche me e mi sentii mancare. Furono le piccole manine di Hinaichigo a sorreggermi.
-E… si risveglierà?-
-Potrebbe essere sì, come anche no. Solo il tempo ce lo dirà!-
Altre parole pesanti. Stavolta fu Tomoe ad avere un leggero mancamento.
-Grazie dottore. Possiamo vederlo?-
-L’orario di visita è finito da poco, ma vi concedo dieci minuti.-
-Grazie. Molto gentile.-
Entrati nella stanza, mi risentii mancare e fui costretta a uscire. Hinaichigo mi corse dietro e mi consolò. Era incredibile come si erano invertite le parti. Ero sempre io a consolare lei e ora era l’esatto contrario. Tornati a casa, Tomoe mi chiese se volevo stare con loro, ma scossi la testa ed entrai in casa. Nella fretta avevamo lasciato la porta socchiusa. Un invito perfetto per i ladri. Mi sedetti sul divano e iniziai a fissare il vuoto per ore, finché le lacrime non scesero dai miei occhi. Non credevo di tenere così tanto a Jun. Chiamatemi folle, ma ho come l’impressione di essermi innamorata di lui. Hinaichigo, che era entrata senza che io me ne accorgessi, mi posò una mano sulla spalla. Quando mi voltai verso di lei, l’abbracciai e anche lei fece altrettanto. Restammo abbracciate strette piangendo. All’improvviso, sentii un rumore troppo famigliare. Passi. Ma non passi umani. Passi pesanti di robot. Stavo per dirigermi fuori, quando vidi un missile arrivarmi addosso e colpirmi in pieno. Io non subii alcun danno, ma la casa del mio adorato Jun sì.
-Maledetti!- dissi a denti stretti.
Corsi fuori. Mi ritrovai davanti a una decina di clown robot, come quello che aveva ferito Jun.
-Bersaglio individuato. Distruggere! Distruggere!- dissero.
-Distruggete questo, maledetti!-
Alzai un dito al cielo, i petali rotearono tutti attorno a me e li lanciai contro i miei nemici facendoli volare in aria, così da non coinvolgere le case attorno, ed esplosero. Ne avevo colpiti otto e ne erano rimasti due. Il primo corse verso di me, ma fu bloccato dai rovi di Hinaichigo che era uscita a darmi una mano.
-Brava piccola!- le dissi.
Volai verso il clown e gli diedi uno dei miei pugni violenti facendogli volare via la testa. L’altro cercò di lanciarmi un missile, ma io fui più veloce e anche lui si ritrovò senza testa. A battaglia conclusa, feci un grosso sospiro.
-Shinku… che sta succedendo? Da dove vengono questi robot?- mi chiese Hinaichigo.
-Se lo sapevo, ti avrei già risposto. Ho una mezza idea che mi balena in testa però!-
-Ovvero?-
-Alice non è affatto andata distrutta come pensavamo.-
-Ma… non è possibile. L’ho vista chiaramente, anche se sembrava un sogno, esplodere e…-
-E chi ti dice che sia rimasta realmente coinvolta nell’esplosione? Ricordati che lei non era un robot qualunque. Riusciva a resistere alle spade di Suigintou e Kirakishou e perfino alle cesoie di Souseiseki. Può darsi che l’esplosione l’abbia semplicemente scagliata lontano, proprio come ha fatto con noi, e si nasconda sottoterra.-
Hinaichigo rimase pensierosa ed io le accarezzai la testa.
-Dimenticavo: grazie per l’aiuto!- le dissi sorridendole.
Lei ricambiò il sorriso e mi abbracciò. All’improvviso, Tomoe ci chiamò.
-Shinku, Hinaichigo! Venite a vedere, presto!-
Alla televisione, il telegiornale stava dando la notizia che nel quartiere di Nerima era stato avvistato un grosso robot dalle sembianze di farfalla.
-Il quartiere di Nerima è… dove vive Megu.- disse Tomoe.
Ormai non c’erano più dubbi. Quei robot ci stavano cercando per distruggerci. E solo una creatura poteva avercela con noi. Credevo fosse ormai un capitolo chiuso, lasciato alle spalle per sempre, e invece i recenti avvenimenti mi convinsero sempre di più del contrario. Unità Alice era sopravvissuta e ci stava attaccando una per una per poter finalmente vendicarsi.
-Non credo che Suigintou abbia bisogno di aiuto, ma sarà meglio che vada. Più siamo unite, meglio è!- dissi tra me.
Non appena mi diressi fuori Hinaichigo mi bloccò con i suoi rovi.
-Cosa fai Hinaichigo?-
-Non penserai di andare da sola vero? L’hai detto tu no? Più siamo unite meglio è!-
-Non voglio coinvolgerti stavolta. E poi devi difendere Tomoe.-
-Scommetto che Alice ci sta spiando come la prima volta. Altrimenti come ha fatto a trovarci? Se sa che non siamo più qui, non credo manderà di nuovo robot. È solo noi che vuole!-
Rimasi piacevolmente sorpresa dal suo ragionamento. Anche se aveva l’aspetto di una bimbetta, aveva parlato come una vera e propria adulta. Tomoe la prese in braccio e la strinse a sé così che Hinaichigo mi liberò dai suoi rovi.
-Fai attenzione, mi raccomando.- le sussurrò.
-Stai tranquilla.- le disse lei accarezzandole il viso.
La rimise a terra e si avvicinò a me.
-Pronta?- mi disse.
-Io sono sempre pronta.-
E spiccammo il volo verso il quartiere di Nerima.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: L’Angelo E La Farfalla ***


Capitolo 2:

L’Angelo E La Farfalla



Arrivammo a destinazione in circa due minuti. Senza perdere altro tempo, ci mettemmo subito alla ricerca di Suigintou e del robot farfalla. Non appena sentii un’esplosione venire dal cielo, compresi che i due si stavano sfidando in cielo.
“Probabilmente l’ha fatto per non coinvolgere la gente e i palazzi.” pensai.
Volammo in alto e ce li ritrovammo davanti. Il robot mi appariva, come sempre a causa delle nostre dimensioni, enorme. Aveva il corpo nero, occhi gialli e ali arcobaleno.
-Suigintou!- gridammo.
-E ti pareva che non arrivaste!- disse lei in tono seccato.
-Scusaci tanto. Se la nostra presenza ti dà così fastidio, togliamo subito il disturbo!- dissi io in maniera ancor più seccata.
Il farfallone approfittò della distrazione e sparò un missile dalla bocca contro Suigintou prendendola in pieno. Ovviamente, si era riparata con le sue ali.
-Mi hai stancato maledetto!- disse mentre appariva la spada nella sua mano.
Senza scomporsi, il robot iniziò a battere le ali provocando violente folate di vento che ci scaraventò al suolo. Quando ci rialzammo, Suigintou mi disse:
-Si può sapere che sta succedendo? Da dove sbuca questo robot? Non li avevamo distrutti tutti?-
-Come ho detto a Hinaichigo, ho una mezza idea che mi balena in testa.-
-Sentiamo!-
-Alice non è affatto andata distrutta come pensavamo.-
-Impossibile! L’ho vista chiaramente, anche se sembrava un sogno, esplodere!-
-Come ho detto a lei: chi ti assicura che sia rimasta realmente coinvolta nell’esplosione? Ricordati che lei non era un robot qualunque. Riusciva a resistere alla tua spada, a quella di Kirakishou e perfino alle cesoie di Souseiseki. Può darsi che l’esplosione l’abbia semplicemente scagliata lontano, proprio come ha fatto con noi, e si nasconda sottoterra. E lì, in qualche modo, sia riuscita a ricrearsi un piccolo esercito per poterci distruggere.-
La mia spiegazione la lasciò senza parole.
-Il tuo ragionamento non fa una grinza. Non mi aspettavo così tanto da una mocciosa come te!-
Sospirai e non dissi nient’altro. All’improvviso, vidi la farfalla sparare dal suo petto qualcosa di strano e, una volta a terra, compresi che erano tre bruchi robot. Erano verdi con occhi rossi.
-Che schifo!- disse Hinaichigo.
Non facemmo in tempo a reagire, perché i bruchi sputarono dalla loro bocca disgustosi filamenti che ci imprigionarono in un bozzolo. Finalmente capii cosa significasse essere un baco da seta. Al suo interno cercai di liberarmi, ma senza successo. Inoltre, dai filamenti cominciò a colare dell’acido, ma per fortuna non corrose né il vestito né il mio corpo. Mi sentii sollevata per questo e ringraziai mentalmente mio padre Rozen per averci creato così resistenti. All’improvviso, sentii tre esplosioni ovattate, la spada di Suigintou tagliò il bozzolo e mi liberò.
-Grazie!- le dissi.
Lei non mi rispose e volò verso la farfalla. Non c’era traccia dei bruchi. Significava che le tre esplosioni che avevo sentito erano loro. Hinaichigo mi si avvicinò e raggiungemmo i due contendenti.
-Stavolta ti faccio a pezzi farfallone da strapazzo!- disse indicandolo con la spada.
Io intervenni lanciando i petali dalla mia mano, ma il robot imitò Suigintou coprendosi con le sue ali.
-Ma che razza di copione!-
Le ali arcobaleno iniziarono a brillare e fummo investite da un raggio, dello stesso colore, così abbagliante che ci costrinse a ripararci gli occhi. Quando finì e li riaprimmo, rimanemmo sconvolti. Eravamo completamente nude. I nostri vestiti, che avevano resistito perfino all’acido, erano stati polverizzati. Nessuno di noi ci credeva, ma purtroppo era tutto vero.
-Che tu sia maledetto!- gridò Suigintou lanciandogli contro le sue piume.
Mi unii anch’io, ma al farfallone bastò sbattere un’ala per rispedirli al mittente. Non contento, ci lanciò dai suoi occhi due raggi gialli buttandoci a terra. Quando ci rialzammo, accadde un miracolo: i nostri corpi iniziarono a brillare e i vestiti tornarono magicamente sui nostri corpi come se non fosse mai accaduto nulla. Non so spiegare sinceramente come sia potuto accadere. Forse, e dico forse, fu grazie al potere magico delle nostre Rose Mystiche, ma non ho prove per poterlo dimostrare. L’unica cosa certa era che almeno non dovevamo più preoccuparci della nostra nudità. So che sembra strano detto da una bambola, ma io mi vergogno andare in giro nuda, anche se non sono un’umana. Suigintou, tutta orgogliosa, si diresse verso la farfalla che reagì sparandole un altro missile, ma lei lo tagliò con la spada e quindi il robot reagì sparando elettricità dalle antenne. Intervenni io tagliandole con i petali, ma il mio intervento lo fece solo arrabbiare. Si scagliò contro di me come un proiettile e mi colpì al petto con la sua testa buttandomi a terra. Hinaichigo, che non aveva mai reagito, finalmente tentò di bloccargli i movimenti, ma si liberò facilmente tagliando i rovi con le ali e buttandola a terra con una folata di vento. Stava per colpirla con i raggi dei suoi occhi, ma Suigintou intervenne con le sue piume che, però, lui evitò con un movimento laterale.
-Adesso basta. Mi sono scocciata!- disse Suigintou.
Anche lei, però, fu colpita come me e cadde a terra. Non appena ci prese bene di mira, le sue ali iniziarono a brillare. Si stava sicuramente preparando a un attacco più potente del primo. Infatti fu così. Con somma sorpresa mia, e dello stesso robot, però, i nostri corpi non subirono, al contrario dei nostri vestiti, alcun danno.
-Impossibile!- disse il robot che per la prima volta lo sentii parlare.
Nonostante questo, si preparò a lanciarne un altro.
-Primo movimento: Web Of Lies!-
Una voce familiare, seguita da una bella melodia di violino, mi fece sorridere per il sollievo. Quando mi rialzai, vidi Kanaria intenta a suonare, mentre il robot sopra di noi era come paralizzato. Guardando meglio, intravidi una grossa ragnatela argentata che gli impediva qualsiasi movimento.
-Vai Suigintou! La melodia di Kanaria non lo terrà fermo per sempre. Attaccalo!-
-Non me lo faccio dire due volte!-
Spiccò il volo, spada alla mano, e tranciò il robot in due distruggendolo. Confesso che mi sentii sollevata. Era stato davvero un osso duro. Quando Suigintou riatterrò, Kanaria si avvicinò a noi sorridendo, mentre lentamente i vestiti tornarono magicamente sui nostri corpi.
-Ciao! Kanaria è da molto che non vi vede!- disse.



Nota 2: Il robot farfalla è ispirato a Mirage dal manga e anime B’t X.

Nota 3: Web Of Lies è una canzone degli Ayreon.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Ninja ***


Capitolo 3:

Ninja



Sorrisi a Kanaria e la abbracciai affettuosamente. Suigintou la salutò con un semplice movimento del capo, mentre Hinaichigo le saltò letteralmente addosso per la gioia.
-Come sapevi che eravamo in pericolo?- le chiesi.
-Kanaria stava guardando un canale musicale, ma la trasmissione è stata interrotta per un’edizione speciale del telegiornale che parlava di un robot farfalla qui a Nerima. Kanaria allora è corsa subito qui. E ora che è tutto finito, Kanaria vorrebbe sapere che sta accadendo perché confessa di essere un poco confusa…- disse.
Senza perdere tempo, le esposi la mia teoria. Questo la lasciò sconvolta.
-Sei… sei sicura di quel che dici? Kanaria è sicura di averla vista, anche se non sa spiegarti come, esplodere.-
Non appena gli dissi il resto della teoria rimase con lo sguardo fisso nel vuoto. Come biasimarla? Il ricordo di quella battaglia l’aveva totalmente sconvolta. L’abbracciai stretta e le accarezzai i capelli.
-Non abbiamo bisogno di codardi. Puoi pure tornartene a casa!- disse Suigintou.
-Sta zitta, Suigintou!- le dissi io.
All’improvviso, qualcosa ci colpì ognuna conficcandosi nei nostri corpi.
-Che diavolo…?-
Non appena lo tolsi dal mio petto lo guardai. Era uno shuriken, un’arma a forma di stella usata dai ninja.
-Questo invece è un kunai!- disse Suigintou con l’arma in questione in mano.
La guardai sorpresa.
-Come fai a sapere cos’è?-
-Anche Megu ha la televisione mia cara, cosa credi?-
Detto questo, fummo tutte e quattro colpite da un calcio. Quando ci rialzammo ci trovammo ognuna con un androide davanti. Erano vestiti da ninja, con gli stessi colori dei nostri vestiti, e intravedevo solo i loro occhi rossi attraverso la maschera.
-Certo che ad Alice la fantasia non manca, eh?- dissi ad alta voce.
Il ninja scarlatto che avevo davanti sguainò la sua katana e provò a tagliarmi la testa, ma riuscì soltanto a spezzare la sua arma.
-Sì, tanta fantasia, ma è un’illusa. Mi sa che non ha ancora capito con chi ha a che fare!- disse Suigintou togliendomi le parole di bocca.
Il ninja cominciò a colpirmi con colpi di karatè e anche i suoi compagni fecero lo stesso con le mie sorelle.
-Secondo movimento: Dust In The Wind!-
Un vortice di polvere, anche se mi sembrava più sabbia, investì il ninja giallo che volò in cielo girando su se stesso ed esplose. Fortunatamente aveva trattenuto la potenza, altrimenti avrebbe coinvolto i palazzi attorno. Suigintou fece comparire la spada sulla sua mano e tentò di colpire il suo avversario, il ninja blu notte, che evitò il fendente con un balzo all’indietro e sguainò la sua katana.
-Fatti sotto!- le disse.
-Come vuoi!-
I due diedero il via allo scontro. Dato che, per fortuna, il mio avversario si era fermato a guardare, potei osservarlo tranquillamente così da riuscire a scriverlo qui. Le due spade cozzavano di continuo. Entrambi erano molto abili. Certo, il ninja aveva dalla sua parte le sue dimensioni umane, ma non era abbastanza. Non poteva competere con Suigintou.
-Sei forte. Lo dico davvero. Ma non puoi battermi. Mi spiace!- gli disse.
Le sue ali nere diventarono dragoni e azzannarono la testa e il petto dell’androide distruggendolo.
-Sì, non sono stata molto corretta. Doveva essere uno scontro con la spada, ma non mi andava di perdere tempo sinceramente.-
Il ninja rosa davanti a Hinaichigo tirò fuori due nunchaku e iniziò a muoverli a tutta velocità. Lei all’inizio lo guardò in un misto di paura e fascino, ma poi usò i suoi rovi bloccandogli le braccia.
-Non è sufficiente piccola!-
Tirò Hinaichigo a sé e la colpì con una testata. Quando fu a terra, iniziò a colpirla con i nunchaku sulla schiena. Lei finse di soffrire, ma si rialzò, afferrò i due nunchaku con i suoi rovi e glieli strappò dalle mani. Cercò di ripagarlo con la stessa moneta, ma il ninja riuscì a parare i colpi e a riprendersi le armi. Sembrava che stavano facendo un gioco continuo e piuttosto noioso. Quando i nunchaku ripassarono nelle mani di Hina, bloccò le braccia del suo avversario con i rovi.
-Maledetta!- le disse.
Hina iniziò a colpirlo di continuo alla testa distruggendola. Rimasi sorpresa e soddisfatta al tempo stesso. Ricordai quando avevamo combattuto la nostra prima battaglia contro Alice e i suoi robot. Hina era quella che si cacciava sempre nei guai e dovevamo salvarla ogni volta. Come direbbero gli umani: era cresciuta. Il mio avversario era rimasto pietrificato. Lo capii dal suo sguardo colmo di terrore. Io, intanto, mi rialzai.
-Cos’hai intenzione di fare? Vuoi deciderti a combattere con me visto che lo spettacolo è finito?-
Lui mi guardò ancora con terrore e, senza dire nulla, tirò fuori dal vestito una palla nera che buttò a terra ed esplose in una nuvola di fumo.
-Maledetto! Il classico comportamento dei ninja codardi!- dissi.
Quando la nuvola sparì, anche il ninja scarlatto era scomparso.
-Appunto. È scappato! Un vero e proprio coniglio!-
Quando Kanaria e Hinaichigo si avvicinarono a me, mi misi ad accarezzare la testa di quest’ultima sorridendole.
-Sei stata bravissima Hina. Sono orgogliosa di te!- dissi.
-Dici davvero? Sono contenta!-
Solo dopo mi resi conto che Suigintou non era presente.
-E Suigintou dov’è?-
-Non lo so.-
-Kanaria non lo sa. Quando il fumo era andato via, Suigintou già non c’era più.-
-Mmmmh… forse io so dov’è andata. Aspettiamola qui. Non possiamo andarcene senza di lei. Come avevo già detto: dobbiamo essere unite. Proprio come alla nostra prima battaglia con Unità Alice!-
Perciò, ci sedemmo in terra ad aspettare. Stavo per assopirmi, quando me la ritrovai davanti.
-Dov’eri finita?-
Lei mi gettò davanti le gambe robotiche del ninja scarlatto. Doveva avergliele staccate con i suoi draghi. Era proprio come pensavo.
-Potevi lasciarlo andare. Tutt’al più ci avrebbe pensato Alice a distruggerlo.-
-A me non andava lasciarlo scorazzare in giro.-
-Ma non poteva più nuocere…-
-Solo quando sono distrutti, questi maledetti robot, si può dire che non possono più nuocere. “L’unico robot buono è un robot distrutto!”. È parecchio parafrasata, ma non dirmi che hai dimenticato questa regola fondamentale!-
-Certo che no!-
-E allora è inutile continuare a discutere. Abbiamo cose più importanti da fare. Sono sicura che anche Suiseiseki e Souseiseki stanno combattendo.-
Annuii.
-Sì hai perfettamente ragione. Andiamo.-
Mentre volammo in direzione del quartiere di Shibuya, Suigintou si affiancò a me.
-Ricordati: Io ho sempre ragione!- disse con un sorriso.
-Sìììì. Certo. Come dici tu!- risposi io divertita.
-Non metterti contro di me. Sono tua sorella maggiore!- mi rispose sempre con tono scherzoso.
Risi, ma tornai subito seria al pensiero di quale nuova diavoleria avremmo dovuto affrontare. Di certo sarebbero stati robot molto più potenti di quelli incontrati fino adesso.



Nota 4: Dust In The Wind è una canzone dei Kansas.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Dinosauri Robot ***


Capitolo 4:

Dinosauri Robot



Quando arrivammo, la battaglia era già in pieno svolgimento. In uno scenario apocalittico, pieno di fiamme e cadaveri, c’erano Suiseiseki e Souseiseki impegnate a combattere contro due enormi dinosauri robot. Il primo aveva l’aspetto di un triceratopo con la pelle artificiale marrone, proprio com’era rappresentato in Jurassic Park o in vari libri e documentari sui dinosauri, e al posto delle due corna aveva due fucili e quando apriva la bocca, mostrava una mitragliatrice che si trasformava, all’occorrenza, in lanciamissili. L’altro era uno stegosauro con pelle color grigio-verde, e le placche arancioni sulla groppa. Anche lui aveva un lanciamissili in bocca. Le sue placche si staccavano e avevano due funzionalità proprio come gli aculei della coda: esplodevano come missili o tagliavano e infilzavano le cose. Il triceratopo stava combattendo contro Suiseiseki. Le stava sparando con i due fucili, ma senza risultato, e lei rideva come una matta. Provò anche con la mitragliatrice e i missili, ma lei continuava a ridere e a schernirlo.
-È tutto qui quello che sai fare? Impegnati di più!-
Come se avesse sentito l’ordine, la caricò e la prese in pieno buttandola a terra. Io e le altre stavamo per intervenire, ma qualcosa, sbucato dal nulla, mi afferrò. Erano le zampe posteriori di un enorme allosauro.
-Lasciami, dannato!-
Sentii Suigintou lamentarsi e un tonfo. Quando mi girai a vedere, lei era a terra e sopra di lei volava uno pterodattilo. Anche Hinaichigo e Kanaria subirono un attacco a sorpresa da altri dinosauri: Un deinonychus per la prima e un pachicefalosauro per l’altra. Cercai di liberarmi dalla presa dell’allosauro, ma questi spalancò la bocca e m’inghiottì. Solo un dinosauro, noti per non essere dotati di grandissima intelligenza, poteva fare un errore così madornale. All’interno del suo stomaco metallico, sorrisi della sua stupidità e iniziai a lanciare i miei petali danneggiandolo. Quando sentii un ronzio, capii che aveva smesso di funzionare e uscii da dove ero entrata prima che esplodesse. Una volta fuori, vidi in terra la testa del triceratopo. Sicuramente, Suiseiseki gliela aveva staccata con le sue piante viventi. Souseiseki, intanto, era impegnata a non farsi colpire dalle placche e gli aculei dello stegosauro roteando le sue cesoie come fosse un’elica.
-Adesso basta!- disse.
Volò verso il robot con le cesoie davanti a lei in verticale e lo tranciò in due come fosse burro. All’improvviso, un assordante suono simile a un urlo mi costrinse a tapparmi le orecchie. E non ero la sola. Anche le mie sorelle si tenevano le mani sulle orecchie. Solo i dinosauri parevano non sentirlo. Cercai di capire da dove venisse e finalmente compresi che era lo pterodattilo.
-Sui… Suigintou! Abbatti quel dannato pterodattilo!-
-Fosse facile! Prova a farlo tu se ci riesci!-
Incredibilmente, mi sentii mancare e non riuscivo a rialzarmi. Suigintou si rialzò a fatica e usò le sue ali dragone giusto per colpirlo e farlo smettere. Non appena fu a terra, e noi ci riprendevamo lentamente, lei, anche se con fatica, impugnò la spada e gliela lanciò contro prima che potesse spiccare il volo e riutilizzare l’attacco. Un altro dinosauro distrutto. Ne mancavano due. Hinaichigo tentava di bloccare gli attacchi del deinonychus, ma ogni volta quello tagliava i rovi con le unghie a uncino dei suoi piedi che si staccavano e ruotavano come boomerang. Intervenni in suo aiuto. Dato che il deinonychus, come dimostravano i libri, aveva le dimensioni di un umano, mi trovai piuttosto a mio agio a combatterci. Lo riempii di calci e pugni, ma alla fine lui reagì lanciandomi una fiammata dalla bocca dopodiché mi afferrò il collo con le sue “mani” delle zampe posteriori. Anche Hinaichigo gli avvolse il collo con i suoi rovi e, lasciando la presa, io ne approfittai colpendolo con il vortice di petali e lo distrussi. Il pachicefalosauro, il robot rimasto, continuava a dare violente testate ovunque nel tentativo di colpire Kanaria che ogni volta le evitava. Sembrava di assistere a una corrida e il bello era che si stava pure divertendo nel ruolo di torero. Inoltre, il cranio del pachicefalosauro si apriva in due e lanciava missili.
-Ok, Kanaria si è divertita, ma adesso basta giocare. Kanaria ti farà ascoltare una bella musica. Kanaria scommette che voi dinosauri non sapete neanche cos’è. Eh! Che vi siete persi!-
Mise il violino tra la spalla e il mento.
-Terzo movimento: Alone!-
La melodia, causò gravi danni ai circuiti del robot che alla fine esplose. Lo stesso effetto di altre due melodie che aveva usato durante la nostra prima battaglia. Una volta finito, ci riunimmo. Terminati i saluti, anche le gemelle chiesero spiegazioni. Inutile dire come reagirono perché il copione fu sempre lo stesso.
-Quindi, dobbiamo tornare nel luogo dove sorgeva la sua fabbrica!- disse Souseiseki.
-Proprio così. Se è come penso, la staneremo e la sconfiggeremo. E stavolta per sempre!-
Sinceramente non ero molto convinta di quanto avevo detto, ma le mie sorelle, tranne Suigintou forse per darsi un contegno, chissà, alzarono i pugni al cielo gridando:
-Sìììì!-
All’improvviso, sentimmo dei passi enormi, che fecero tremare il terreno, seguito da un ruggito abbastanza famigliare.
-Mi sembrava strano che mancasse all’appello. Peccato che non sia da solo!- dissi.
-Di chi stai parlando?- chiese Suiseiseki.
-Del tirannosauro!-
Non finii la frase che ce lo ritrovammo davanti e accanto a lui c’era anche un Barionyx, il così detto “dinosauro pescatore” per via della sua alimentazione e delle sue unghie utilizzate per prendere i pesci.
-Lasciateli a noi!- dissero le gemelle.
Suiseiseki usò l’annaffiatoio ed enormi piante si avvinghiarono alle zampe anteriori del tirannosauro lasciandolo penzoloni come un salame.
-Un salame gigante di dinosauro robotico! Indigesto direi!- disse Suiseiseki.
La bestia ruggì e lanciò un missile dalla bocca colpendoci tutte.
-Maledetto!-
Suiseiseki ordinò alla pianta di muoversi, un ramo si avvinghiò alla bocca del tirannosauro serrandogliela, un altro al collo e iniziò a tirare fino a staccargliela.
-Non doveva farmi arrabbiare!- disse dopo che esplose.
Souseiseki, intanto, roteando le sue cesoie, volò verso il barionyx e gli tagliò la zampa posteriore sinistra. Stava per fare la stessa cosa alla testa, ma il mostro reagì prima con una scarica elettrica lanciata dal suo artiglio, dopodiché la afferrò al volo con la bocca e la inghiottì. Istintivamente mi scappò da ridere, ma riuscii a trattenermi. Passò qualche secondo, prima che la lama delle cesoie perforò la pancia del robot squartandola in due. Souseiseki uscì e il robot esplose.
-Un’altra vittoria. Siamo troppo forti!- disse Suiseiseki.
Ridemmo allegramente, ma la nostra gioia durò poco. I pezzi dei robot iniziarono a riunirsi. Una cosa del genere era già accaduta con gli androidi che guidavano i carri armati e altri mezzi. Una volta che il processo fu completato, ci ritrovammo davanti a un ibrido spaventoso e affascinante al tempo stesso: Le zampe anteriori, complete dell’artiglio a uncino dei deinonychus, erano dell’allosauro, il corpo e la coda erano dello stegosauro, sui fianchi aveva le ali dello pterodattilo, sul petto c’era la testa del triceratopo, le zampe posteriori, e la testa al centro, erano del barionyx, alla sua sinistra c’era la testa del pachicefalosauro e a destra quella del tirannosauro. Come ho detto prima, era un ibrido davvero spaventoso e ammirevole al tempo stesso.
-Oh cavoli!- esclamammo in coro.
L’ibrido sparò con tutto l’arsenale di armi che aveva a disposizione distruggendo ancor di più la città. Fortuna che la gente era fuggita. A noi non ci fece grande effetto, anche se ci aveva scaraventato lontano. Non appena me lo trovai davanti tentò di schiacciarmi con il suo zampone anteriore metallico, ma lo evitai rotolando come una balla di fieno. Kanaria tentò di suonare, ma il mostro se ne accorse e la colpì con una violenta codata buttandola addosso a me. Anche le mie altre sorelle, che cercarono di reagire, furono colpite dalle sue armi. Suigintou dalle placche e gli aculei dello stegosauro, Suiseiseki e Souseiseki dal lanciamissili del triceratopo e Hinaichigo dai missili del pachicefalosauro. Infine, io, fui colpita dalla scossa lanciata dagli artigli del barionyx e del deinonychus. Nonostante il dolore mi rialzai pronta a colpire. Anche Suigintou si rialzò e volò verso la testa del tirannosauro nel tentativo di tagliarla, ma il mostro sbatté le ali, scaraventandola a terra, per poi spiccare il volo. Sopra di noi, le tre teste aprirono la bocca che s’illuminò di una luce abbagliante. Probabilmente doveva trattarsi di un raggio laser.
-Che cosa ha ucciso i dinosauri? L’era glaciale!-
Afferrai la citazione e capii chi era venuta in nostro soccorso. Una bufera di neve improvvisa, colse il mostro di sorpresa trasformandolo in una statua di ghiaccio. Prima che precipitasse al suolo, una candida figura lo tagliò in due verticalmente. Quando cadde, sembrava un bicchiere di vetro che si frantumava in mille pezzi. Quando atterrò, Kirakishou, senza dire una parola, si avvicinò a Suigintou.
-Stai bene, Gin-sama?- chiese aiutandola ad alzarsi.
-Sto benissimo. Come vuoi che stia?- disse lei contrariata.
-Lo intuisco dal tono di voce. Questo mi fa piacere.- disse senza mostrare neanche il minimo cenno di un sorriso come al solito.
-Le Rozen Maiden sono di nuovo unite!- dissi io.
-Bene e ora quand’è che andiamo a stanare Alice?- chiese Suigintou sbuffando.
-Adesso!- dissi io decisa.
-E allora muoviamoci!- dissero tutte in coro.
Sorrisi. Ci preparammo a partire, ma il rumore di una sega elettrica ci fermò. Quando tutte e sette ci voltammo, in sincrono perfetto, ci ritrovammo davanti a un robot.
-Voi non andrete da nessuna parte. Dovrete prima vedervela con me!-



Nota 5: Alone è una canzone dei Green Carnation.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Big Saw ***


Capitolo 5:

Big Saw



Il robot aveva cingoli al posto delle gambe, il braccio sinistro era, appunto, un enorme sega elettrica circolare, il destro assomigliava alle lance usate dai cavalieri nei tornei medievali e la sua testa aveva la forma di un teschio bianco con lunghe corna.
-Me ne occupo io!- disse Kirakishou.
-Vieni pure!-
Il robot si diresse a tutta velocità verso Kirakishou con la lancia come se fosse proprio un cavaliere. Lei, senza scomporsi, strinse l’impugnatura della sua spada di ghiaccio e la tranciò con facilità.
-Sei un inetto!-
-È insultante che tu abbia usato questo insulto con me!-
Il robot colpì Kirakishou con la sega circolare, ma senza risultati.
-Nulla di fatto!- disse il robot.
-Già!- rispose lei.
Stava per colpirlo con la spada, quando gli occhi del teschio e le corna s’illuminarono di rosso e lanciò dei raggi. Fu un altro attacco inutile insomma. Il robot, però, non si perse d’animo e dalle sue spalle spuntarono due lanciamissili a tre bocche.
-Ah! Si tira fuori l’artiglieria pesante, eh?-
-Sparite!-
Lanciò i sei missili e fummo scaraventate lontano. Solo Suigintou, protetta sempre dalle sue ali, e Kirakishou, che non so come abbia fatto, erano rimaste al loro posto.
-Attacchiamo insieme Gin-sama?-
-Non devi chiedermelo. Agisci!-
Le due si gettarono verso Big Saw, come l’avevo ribattezzato pensando al wrestler Big Show e al fatto che la parola “saw”, cioè “sega” in inglese, ha una pronuncia quasi simile, ma lui le colse di sorpresa tirando fuori dal petto una mano robotica e artigliata con la quale afferrò il collo di Suigintou.
-Gin-Sama!-
La distrazione di Kirakishou permise a Big Saw di attaccarla con il lanciamissili destro buttandola a terra e fece altrettanto con Suigintou che cercava di liberarsi dalla presa.
-È la vostra fine!- disse soddisfatto.
Si diresse verso Suigintou, nel chiaro tentativo di schiacciarla, ma dal cielo arrivò una strana figura, che non riuscii a vedere bene perché ero troppo lontana, che con la gamba tesa tagliò in due Big Saw senza dargli il tempo di accorgersene. Dopo essere esploso, la misteriosa figura si avvicinò prima a Suigintou e poi Kirakishou. Sembrava sincerarsi delle loro condizioni. Non appena le mie sorelle si ripresero, raggiungemmo i tre. Più mi avvicinavo e più non potevo credere a quello che vedevo.
-Buongiorno mie care dame!- disse con un inchino.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Il Ritorno Di Laplace ***


Capitolo 6:

Il Ritorno Di Laplace



Ero senza parole. Laplace era davanti a noi e ci sorrideva.
-Alice non ha molte idee! Dopo aver utilizzato un robot di nostro padre, ora vuole abbindolarci con un falso Laplace!- dissi con rabbia.
Stavo per attaccarlo, quando Kirakishou mi mise una mano sulla spalla.
-Cosa fai?- le chiesi.
Incredibilmente, sulla sua faccia si formò un sorriso.
-Non è un falso. È davvero il nostro vecchio amico!-
-E tu che ne sai, scusa?-
-Semplice: è stata la dama bianca a ricostruirmi!- disse Laplace.
Tutte noi guardammo Kirakishou con aria sbalordita e dicemmo in coro:
-Tu?-
-Certo!- disse lei orgogliosa.
Noi eravamo rimaste senza parole.
-Lasciate che vi spieghi: alla fine della battaglia, mentre tutte voi aiutavate gli umani, io ero tornata nel luogo in cui sorgeva la fabbrica sperando che il corpo di Laplace non fosse stato coinvolto. Infatti, fu proprio così. L’onda d’urto l’aveva solo scaraventato lontano insieme alla sua testa e le orecchie, che trovai dopo molta difficoltà, e dopo averli recuperati, andai nella casa di nostro padre per studiare come si costruisce, e di conseguenza si ripara, un robot!-
-Ha imparato bene, come potete vedere!- disse Laplace con un altro inchino.
Rivolsi il mio sguardo verso Laplace e mi avvicinai lentamente a lui. Fissai qualche secondo quei suoi occhi inquietanti e rossi e cominciai a piangere senza accorgermene.
-Capisco la tua reazione. Pensavi di non vedermi mai più, eh?- mi chiese inginocchiandosi e asciugandomi le lacrime con dolcezza.
Non dissi nulla e lo abbracciai cogliendolo di sorpresa. Non ebbi mai occasione di ringraziarlo per avermi salvato la vita e non potei sprecare l’occasione.
-È stato un piacere immenso!- mi disse abbracciandomi anche lui.
Anche le mie sorelle erano contente del suo ritorno e lo abbracciarono.
-Sono un beato tra le bambole!- disse divertito facendoci ridere di gusto.
Tornati seri, gli spiegai la situazione.
-Capisco. Ed io che credevo che fosse stata spazzata via per sempre!-
-Pensavamo la stessa cosa anche noi!- disse Kirakishou anticipandomi.
-Beh, ora ci sono anch’io dalla vostra parte. State sicure che stavolta difficilmente mi farò battere da quell’ammasso di latta!-
Non ero molto convinta di quell’affermazione, ma feci un sorriso.
-Bene. Ci fa piacere che sei tornato e una forza in più non ci fa male, ma quand’è che ci decidiamo ad andare a stanare Alice e prenderla a calci nel sedere?- chiese giustamente Suigintou.
Sorrisi e annuii.
-Adesso!-
-Bene!- dissero tutti in coro sollevando il braccio al cielo.
Tornammo nel quartiere di Edogawa, dove un tempo sorgeva la fabbrica di Rozen, o meglio, di Alice. Il quartiere, per qualche oscura ragione che ignoro, non fu mai più ricostruito. Al suo posto c’era solo un enorme deserto.
-Come faremo a trovare Alice in questo deserto?- chiese Hinaichigo.
-Dato che, immagino, si trovi sottoterra, andremo anche noi e la cercheremo.- le dissi con un sorriso.
Così facemmo. Una volta sottoterra, grazie a Laplace che illuminava con i suoi occhi per permetterci di vedere al buio, cercammo il suo nascondiglio. Girovagammo per ore e ore senza trovare la benché minima traccia di un qualcosa, tipo un laboratorio o una fabbrica sotterranea, che assomigliasse a un nascondiglio.
-Kanaria non vuole fare la guastafeste, ma ha l’impressione che si sta solo perdendo tempo.-
-Hai qualcosa d’importante da fare?- le chiese Kirakishou.
-No, ma Kanaria dice solo che si sta stancando di girare a vuoto.-
-Calma mie piccole dame, forse Alice sapeva del vostro arrivo e si è andata a nascondere altrove!-
-Mi chiedo come diavolo faccia a muoversi ancora. Possibile che l’esplosione non l’abbia danneggiata ancor di più?- si chiesero Suigintou e le gemelle.
-Evidentemente no!- rispose Laplace.
Dopo ore di ricerca infruttuosa, ritornammo in superficie.
-Assurdo! Dove può essersi cacciata?- mi chiesi.
Laplace si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla.
-Non ti viene in mente un luogo dove possa essersi rifugiata?-
Scossi la testa restando pensierosa per qualche minuto che non sembrava finire mai. E alla fine l’illuminazione arrivò.
-Oh mio dio!- dissi.
-Che ti succede?- mi chiesero gli altri.
-Forse so dove si è nascosta!-
-Dove?-
All’improvviso, dal cielo cadde un piccolo disco metallico con sette globi gialli.
-Che diavolo?-
I globi s’illuminarono ed io, Laplace e le mie sorelle, tranne Suigintou, ci paralizzammo di colpo. Solo la testa era in grado di muoversi, ma il corpo era come se fosse avvolto da catene invisibili.
-Che diavolo vi succede?-
-Non riesco… a muovermi…- dicemmo tutte in coro.
-Mi state prendendo in giro?-
-No. Non ti stanno prendendo in giro!- disse una voce femminile proveniente dal cielo.
-E tu chi diavolo sei?- chiese Suigintou alzando la testa.
-La tua avversaria. Sono la prima delle Alice Maidens!-
-A… Alice Maidens?-
-Aoi Tenshi!-

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Alice Maiden Parte I: Blue Angel ***


Capitolo 7:

Alice Maiden Parte I: Blue Angel



Sembrava incredibile e invece era tutto vero. Quella maledetta di Alice aveva costruito una bambola molto simile a Suigintou. Aveva lunghi capelli argentati che le coprivano tutta la schiena, occhi azzurri, un vestito blu, somigliava più a un costume intero in verità, coperto di brillantini così da ricordare un cielo notturno e stivali dello stesso colore che le arrivavano fino al ginocchio. Al suo fianco aveva una spada nel suo fodero e alle sue spalle spuntavano piccole ali piumate, proprio come quelle di Suigintou, blu. Quello che mi colpì maggiormente, però, era il suo sguardo che sprizzava malvagità da ogni poro.
-Non posso crederci! Quella maledetta Alice ha creato una bambola! Maledetta!- dissi digrignando i denti.
-Perché tanta rabbia, mia piccola dama rossa? Cosa ti affligge?- chiese Laplace che era paralizzato accanto a me.
-Non lo capisci da solo? Alice ha creato una bambola simile a Suigintou. Vuol dire che…-
-Bambola? A un’attenta analisi, a me non sembra proprio una bambola.-
-Come sarebbe a dire?-
-Sarebbe a dire che è un robot!-
-Impossibile. E poi… come fai a saperlo?-
-La sto analizzando! Ha le dimensioni di una bambola, ma è un robot al 100% proprio come Alice e me!-
-Scusa eh, ma se eri dotato di un’abilità simile perché non l’hai usata su di noi durante il nostro primo incontro?-
-Semplicemente perché non ci ho pensato. Vivevo con il terrore di essere catturato e riprogrammato da Alice!-
-Scusami…- dissi dispiaciuta.
Lui mi sorrise, mentre Suigintou raggiungeva Aoi Tenshi, e risollevò lo sguardo verso i due “angeli”.
-Bene bene. Anche Alice ha sfoderato fuori le sue bambole personali. Delle nostre pessime imitazioni a quanto vedo!-
-Non sono una bambola!- disse Aoi Tenshi.
-Come hai detto di chiamarti? Non ho ben afferrato.-
-Aoi Tenshi!-
-Nome appropriato! Dico davvero.-
-Il tuo invece fa un sacco ridere. Lo dico davvero!-
-Non è colpa mia. Non l’ho scelto io!-
-Vostro padre era un perdente!-
La sciocca si era condannata con le sue stesse mani. Senza preavviso, Suigintou scattò e la colpì con un pugno così forte da scaraventarla al suolo con violenza.
-Ti farò pentire di essere nata!-
Le ali di Suigintou s’ingrandirono e lanciò le sue piume. Purtroppo, anche le ali di Aoi Tenshi s’ingrandirono coprendola per ripararsi dall’attacco.
-Se è un robot come dici… come fanno le sue ali a fare questo?- chiesi.
Laplace le analizzò.
-Sono fatte di un tessuto particolare in grado di assumere varie forme!- mi rispose.
“Quella dannata ha proprio pensato a tutto insomma…” pensai.
-È finita la pioggia? Tocca a me allora!-
Aoi Tenshi eseguì lo stesso attacco di Suigintou e lei, quindi, si riparò con le sue ali come aveva fatto la sua avversaria.
-Sai che se continuiamo così non la finiamo più?- disse Suigintou.
-Giusto!-
Detto questo, dopo aver ripreso il volo, le ali di Aoi Tenshi assunsero la forma di due serpenti giganti blu.
-Un serpente non batterà mai un drago!-
-Dimostralo!-
Draghi e serpenti si scontrarono e sparirono.
-Mmmmh… parità! Ma le tue ali… sanno fare questo?-
Le ali assunsero la forma di due tigri blu. La coda era il “filo” che le legava alla sua padrona.
-Oh cavoli!- disse Suigintou sinceramente sorpresa.
-Lo sapevo!-
Le tigri ruggirono e si scontrarono contro Suigintou facendola cadere a terra.
-Che te ne pare? E non è mica tutto. Guarda qua!-
Un'altra mutazione. Stavolta in enormi orsi. Una delle bestie afferrò Suigintou al collo, mentre l’altro la colpiva ripetutamente allo stomaco. Dopo una decina di colpi, Suigintou spalancò gli occhi, sulla sua mano comparve la spada e tagliò in due gli orsi che scomparvero in un mucchio di piume in terra.
-Uh! Complimenti!-
A quel punto, anche Aoi Tenshi sguainò la spada.
-Vediamo come te la cavi “lampadina”!-
Suigintou le fece il gesto con la mano di farsi avanti e lei non se lo fece ripetere. Lo scontro ebbe inizio. Le spade delle due contendenti cozzavano a ripetizione e ogni tanto, entrambe usavano i pugni e i calci per distrarre l’avversario.
-Lo devo ammettere, sei proprio brava!- dissero in sincrono.
Nel vederle combattere ero arrabbiata perché non potevo fare niente, tranne che essere solo una spettatrice.
-Ti piace combattere con me? Scommetto che vuoi una mano dalle tue sorelle!-
-Mi sottovaluti. Non ho bisogno del loro aiuto io! Posso cavarmela benissimo da sola!-
Detto questo, scattò rapidamente e la sorprese con una testata violenta. Non appena Aoi Tenshi barcollò, più per la sorpresa che altro, Suigintou la colpì con un’altra testata stavolta alla pancia, dopodiché la afferrò caricandosela sulle spalle, spalancò le ali spiccò un breve volo per poi atterrare violentemente di testa provocando una grossa buca nella sabbia.
-Forza, rialzati!- le disse una volta tornata con i piedi per terra.
Aoi Tenshi non si fece attendere. Da sotto la sabbia sbucò uno squalo di piume che azzannò Suigintou alle gambe raggiungendo l’addome.
-Maledetta!-
Aoi Tenshi sbucò fuori ridendo, mentre l’altra ala assunse le sembianze di un coccodrillo.
-Sei finita, lampadina!-
Suigintou impugnò la spada e tagliò lo squalo. Quando il coccodrillo stava per azzannarla, utilizzò uno dei suoi dragoni per difendersi.
-Adesso basta. Mi hai scocciato!- disse Aoi Tenshi.
-Che coincidenza. Stavo per dire la stessa cosa!-
Suigintou si gettò in picchiata verso di lei pronta per affettarla con la spada ma, incredibilmente, l’arma di Aoi Tenshi tornò magicamente sulla sua mano e parò l’attacco.
-Come… come hai fatto?- chiese Suigintou stupita.
-I miei palmi sono fatti con un magnete speciale. Ecco come ho fatto.- disse lei con un sorriso orgoglioso.
-Dannata!-
Le due tornarono a scontrarsi con la spada, con condimento di calci e pugni all’occorrenza, e Suigintou iniziò a sbuffare.
-Sei stanca lampadina?-
-Hai rotto. Smettila di chiamarmi così!-
-È il tuo nome! Che ci posso fare?-
Suigintou compì un agile salto, per evitare un attacco, e quando arrivò alle spalle di Aoi Tenshi, le tagliò l’ala sinistra.
-Ah! Cosa hai fatto? Maledetta!-
-Ora non puoi più volare o usarle entrambe per attaccarmi!-
-Ti farò pentire di essere nata!-
-Stai scherzando? Non me ne pento per nulla!-
Colta da una rabbia incontrollata, Aoi Tenshi iniziò ad agitare furiosamente la spada nel tentativo di colpirla, ma Suigintou li parava con estrema facilità.
-È inutile arrabbiarsi. Per così poco poi…-
-Poco? Mi hai tagliato un’ala. Adesso ti ripago con la stessa moneta!-
-Provaci!-
Le ali di Suigintou mutarono in draghi e si diressero verso Aoi Tenshi scaraventandola in aria come se fossero stati due forti montanti. Mentre era in aria, Suigintou si diresse verso di lei che però, cogliendola di sorpresa, spalancò gli occhi e lanciò due raggi laser azzurri buttandola a terra.
-Crepa!-
Si gettò in picchiata, ma anziché infilzare il corpo di mia sorella, colpì il terreno. Le loro spade tornarono a cozzare. Sembrava di assistere a un tipico film di cappa e spada. Solo che le guerriere erano una bambola e un robot dalle sembianze femminili.
-Quando è che ti decidi a farti sconfiggere?-
-Per essere un robot sei una vera e propria chiacchierona. Spegni quei tuoi dannati ricevitori audio e pensa a combattere!-
Suigintou iniziò a colpire con molta foga costringendo la sua avversaria a indietreggiare. Fu allora che fece una finta: sollevò la spada, Aoi Tenshi si mise in posizione per parare il colpo e Suigintou mirò al suo braccio destro, dove impugnava la spada, tagliandolo di netto.
-M… maledetta!- disse inginocchiandosi, mentre innumerevoli scintille uscivano dal braccio mozzato.
-È finita!-
-Finita? Sono ancora qui, idiota!-
Dai suoi occhi lanciò i raggi laser e Suigintou fu scagliata lontano. L’ala rimasta di Aoi Tenshi si allungò, assunse la forma di una mano e afferrò la spada.
-Sai fare anche questo?-
-Sono molto superiore a te in questo!-
-Con mio grande rammarico, ma devo darti ragione!-
La spada si scontrò con la lama di quella di Suigintou.
-Prendi queste!-
Suigintou lanciò le sue piume costringendo Aoi Tenshi a ripararsi con le braccia, avendo un’ala in meno, e Suigintou ne approfittò per andarle dietro e tagliarle definitivamente l’altra ala.
-AAAH! Maledetta! Maledetta!-
-Non puoi più competere con me!-
-Guarda che ho ancora un braccio!-
-Ah!-
La spada fu attirata verso la sua mano, ma Suigintou lanciò alcune piume allontanandola.
-Ehy! Non è valido!-
-Questa è una guerra! E in guerra tutto è concesso!-
-Giusto!-
Aoi Tenshi lanciò dai suoi occhi non i soliti raggi laser, ma scosse elettriche. Suigintou iniziò a soffrire tanto che s’inginocchiò.
-Soffri dannata. Soffri!-
Fu allora che iniziò a ridere.
-Sei impazzita o cosa?-
Suigintou continuò a ridere, mentre lentamente veniva coperta dalle sue ali.
-Ehy, non ti azzardare!-
Aoi Tenshi smise di usare le scosse elettriche e si diresse verso Suigintou per “liberarla” dalle sue ali. Non appena fu vicina, la lama della spada di Suigintou spuntò fuori affondando completamente nel petto di Aoi Tenshi. Dalla sua bocca, iniziò a uscire del liquido rosso scuro.
-Che precisione! È sangue oppure olio?-
Aoi Tenshi, con la spada ancora in petto, indietreggiò per pochi passi, guardò Suigintou e le sorrise.
-Hai vinto!- le disse.
Si accasciò a terra ed esplose.
Suigintou si girò verso di noi, ma quando cercò di raggiungerci, non riusciva a muoversi.
-Ah! Kanaria riesce a muoversi. Significa che tocca a Kanaria combattere!- disse.
-Esatto, bambolina. È il tuo turno!- disse una voce.
-Bene. Kanaria è pronta!-



Nota 6: Blue Angel, oltre ad essere il significato di Aoi Tenshi (青い天使), è il titolo di uno dei tre “atti” della canzone Bitter Suite dei Marillion e di una canzone di una band brasiliana chiamata Apocalypse.

Nota 7: Sì, l’idea delle bambole copia l’ho già usata in un’altra fanfiction, tanto che l’avversaria di Kanaria è molto simile all’altra, ma mi sembrava carino rivedere le nostre Rozen Maiden affrontare altre bambole (anche se queste sono in realtà robot).

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Alice Maiden Parte II: Scontro A Suon Di Musica ***


Capitolo 8:

Alice Maiden Parte II: Scontro A Suon Di Musica



La seconda Alice Maiden era alta come Suigintou e Kirakishou quindi Kanaria appariva molto piccola messa vicino a lei. Aveva capelli a caschetto color foglia di tè. Blu verde per usare un sinonimo. Indossava una maglietta a maniche corte nera, che le lasciava scoperta la pancia, con la scritta “Rush” sotto la quale campeggiava il disegno di un uomo nudo di schiena davanti a un pentacolo rosso. Conoscevo quella band, e rispettivo logo, perché Jun possedeva tre loro cd: 2112, A Farewell To Kings e Hemispheres. Il resto dell’abbigliamento, tutto in nero, era costituito da una minigonna, calze lunghe fino al ginocchio e stivali. Portava sulle labbra un rossetto sempre blu verde, la sua pelle era di un bianco cadaverico e aveva in spalla a tracolla una chitarra elettrica, nera ovviamente. Il suo sguardo era come quello della sua collega.
-Dunque, tu sei la mia avversaria? Posso sapere perché diavolo di motivo parli in terza persona? Ti conosco da pochi secondi e già mi stai dando l’urto dei circuiti!-
-Sono affari di Kanaria. La cosa non ti riguarda!-
-D’accordo, come vuoi!-
-Ce l’hai un nome, o Kanaria può chiamarti tranquillamente rottame ambulante?-
-Mi chiamo Jukinzokukohi!-
Un altro nome piuttosto azzeccato. Non volevo ammetterlo, ma Alice aveva un buon intuito in fatto di nomi.
-E questa… è la mia migliore amica!- aggiunse mostrando la sua chitarra.
-Una Gibson Les Paul! Kanaria si congratula con te!-
-Vedo che te ne intendi. Anch’io mi congratulo con te!-
-Anche se non sembra, Kanaria ascolta ogni sorta di musica, anche se predilige quelle con la presenza del violino.-
-Credo proprio che mi divertirò allora. Sei pronta?-
-Kanaria è sempre pronta!-
Il violino comparve magicamente sulla sua mano e se lo mise tra la spalla e il mento. Anche Jukinzokukohi si mise in posa, ma rimasero immobili a guardarsi. Come se aspettassero il momento giusto per attaccare. Rimasero immobili per un tempo indefinito.
-Si può sapere che state facendo? Vi siete addormentate?- chiese Suigintou spazientita.
Jukinzokukohi sorrise.
-Non metterci fretta, vecchia. Sto pensando!-
-V… Vecchia a chi? Ripetilo e ti faccio…-
-Stai buona sorella. Questa è l’avversaria di Kanaria!-
Jukinzokukohi sorrise di nuovo. Era però un sorriso tipico di una persona pronta per qualcosa di terribile.
-Eccoti il movimento di apertura, o meglio, 2112 Overture!-
Me lo aspettavo. Una che andava in giro con una maglietta dei Rush non poteva certo non iniziare a schitarrare l’Overture di 2112. L’effetto dell’attacco era come alcuni di Kanaria: creò un vortice che la scaraventò lontano. Aveva cercato di resistere, ma più la musica proseguiva e più diventava potente. Così come il vortice.
-Mi sono comunque trattenuta. In fondo si trattava solo dell’apertura!- disse Jukinzokukohi ridendo.
Kanaria tornò subito.
-Hai fatto arrabbiare Kanaria e te la farà pagare per questo!-
-Suvvia, quante storie per un volo gratis. Se era a pagamento che facevi? E, comunque, non ho mica finito!-
Continuò a strimpellare, ma stavolta aveva anche iniziato, giustamente, a cantare. E cantava pure troppo bene a mio avviso.
-We've taken care of everything
The words you read, the songs you sing
The pictures that give pleasure to your eyes.
It's one for all and all for one
We work together, common sons
Never need to wonder how or why.

We are the Priests of the Temples of Syrinx
Our great computers fill the hallowed halls.
We are the Priests, of the Temples of Syrinx
All the gifts of life are held within our walls.
-
Di nuovo, Kanaria tentò di resistere al vortice, ma bastò che Jukinzokukohi gridò “We are the Priests” per volare via.
-Ho la vittoria in tasca!- disse Jukinzokukohi.
-Non ci contare troppo!- le dissi io.
-Oh! Quanta sicurezza hai!-
Kanaria spuntò da sotto la sabbia cogliendo Jukinzokukohi di sorpresa con il violino già in posizione.
-Cominciamo con un antipasto: Larks' Tongues In Aspic Part One!-
Un ottimo inizio. Peccato che, benché fosse piacevole come melodia, l’effetto fosse a dir poco devastante non solo per l’udito di Jukinzokukohi, ma anche per noi purtroppo.
-Perdonate Kanaria sorelle. Se vuole vincere, dovete cercare di sopportare!-
-Dannata mocciosa. Non mi farò piegare da te! Secondo movimento: Bohemian Rhapsody!
Oh mama mia, mama mia, mama mia let me go
Beelzebub has a devil put aside for me
for me
for me
!-
Mi chiesi perché, mentre la sua avversaria, cantava, Kanaria non si muovesse. Mi spiegò, poi, che il canto l’aveva paralizzata. Non appena Jukinzokukohi suonò la chitarra, Kanaria fu colpita come da una serie infinita di pugni invisibili, mentre continuava a cantare.
-So you think you can stone me and spit in my eye
So you think you can love me and leave me to die
Oh baby can't do this to me baby
Just gotta get out just gotta get right outta here
!-
Adoravo moltissimo quella canzone, peccato che fosse usata in quel modo balordo.
-Perché ti colpisci da sola?- si chiese divertita Jikinzokukohi guardando la sua avversaria trattata come un punching ball.
A fatica, Kanaria riuscì a mettere il violino tra la spalla e il mento.
-Se… secondo movimento: In A Glass House!-
Sembrava non avere alcun effetto ma Jikinzokukohi non si era minimamente resa conto di un’innumerevole quantità di mattoni di vetro che le caddero addosso dal cielo formando una casa. Di vetro per l’appunto. Kanaria era così stanca che s’inginocchiò.
-Non dormire! Prova invece a distruggere quell’aggeggio infernale!- disse Suigintou.
-Sì, giusto!-
Si alzò e iniziò a suonare il violino a tutta velocità. Non disse il nome del movimento, ma lo riconobbi. Era Real World. Il dispositivo, purtroppo, non si distrusse perché fu avvolto da una barriera.
-Ah! Maledizione!- esclamammo tutti.
Una risata, seguita dalla casa di vetro che collassava, ci fece capire che la battaglia musicale non era finita.
-Pensavate di poter distruggere il dispositivo così facilmente? Siete delle illuse!-
-Però Kanaria può distruggere te!-
-Non credo!-
La chitarra di Jikinzokukohi si trasformò, emettendo lo stesso identico suono dei Transformers quando si trasformano in veicoli o in robot, in una Fender Stratocaster.
-Kanaria è confusa. Perché questo?-
-Non lo capisci da sola? Per eseguire il terzo movimento: Aqualung!-
Eseguì il famoso assolo provocando una tempesta di neve e ghiaccio. In fondo aveva senso, se si leggeva bene il testo della canzone in questione.
-Stavolta spiegami questa Laplace! Come fa a eseguire attacchi del genere? Stavolta ci sono di mezzo la magia e l’alchimia! Non ci sono altre spiegazioni!- dissi.
-Assolutamente no!- disse lui.
-È la chitarra che è munita di un congegno speciale in grado di tramutare le onde sonore in tutto ciò che vuole. Devi stare tranquilla!-
Kanaria fu trasformata in una statua di ghiaccio e noi rimanemmo senza parole.
-Ah, ah, ah, ah! Le vostre facce deluse sono uno spettacolo. Ora le darò il colpo di grazia e Alice sarà soddisfatta di me!-
Si avvicinò alla statua, ma si distrusse davanti ai suoi occhi.
-Ma… come diavolo hai fatto a liberarti?-
-Forza di volontà? Voglia di farti a pezzi? Kanaria non lo sa, scegli tu per lei!-
-E allora qui ci vuole…-
-Eh no! È il turno di Kanaria adesso. Terzo movimento: Silver Strand!-
Le corde del violino e i crini dell’archetto iniziarono a brillare d’argento, mentre la bellissima melodia era in esecuzione. Dal nulla, spuntarono fili dello stesso colore che si strinsero tutti attorno al corpo di Jikinzokukohi impedendole qualsiasi movimento e più lei si divincolava, più affondavano nel suo corpo.
-Brutta…-
-Peggiori solo la situazione se ti muovi. Anzi, acceleri di più la tua distruzione.-
-Ma stai zitta, brutta nana!- disse Jikinzokukohi liberandosi distruggendo i fili senza il minimo sforzo.
-Questo a Kanaria non piace. Neanche un po’!-
Jikinzokukohi sorrise biecamente, volò verso Kanaria e le diede un pugno buttandola a terra. Le afferrò poi i capelli e le diede prima una ginocchiata sul muso, la sollevò e la gettò a terra con violenza come se fosse uno straccio vecchio. Una volta finito, con la sua chitarra si mise in posizione.
-Questa serenata è un mio regalo per te. Con tutto il mio rispetto! Serenade Of Darkness (Opus#1, Adagio Con Agresso)!-
Mai, da quando mio padre mi aveva creato, ho odiato così tanto gli assoli di chitarra. L’effetto del suo attacco era lo stesso di Larks' Tongues In Aspic Part One, ma molto più terribile. Oltre a Kanaria, stava facendo soffrire anche me, Laplace e le mie sorelle. Avrei voluto fuggire sottoterra pur di non sentire quel suono così distorto e assordante.
-È la vostra fine. Contorcetevi! Piangete! Gridate! E alla fine… andate in frantumi!-
-Al diavolo!- gridò Kanaria.
Non so come, ma riuscì a rialzarsi nonostante si vedeva chiaramente che stava soffrendo le pene dell’inferno. Si mise in posizione.
-Cosa credi di fare? Stai solo facendo uno sforzo inutile!- disse Jikinzokukohi ridendo.
-Q… Quarto movimento: ZZirichiltaggia!-
Come il brano Real World, anche questo era velocissimo e allegro. Non si sa come, ma il suo suono riuscì a soprapporsi a quello della chitarra e l’onda d’urto scaraventò Jikinzokukohi chissà dove.
-Eh! Kanaria voleva usare questo movimento contro Alice. È un vero peccato che l’ha usato adesso!- disse cadendo a terra svenuta.
Quando ci riprendemmo, dopo un bel po’, guardai Kanaria e le sorrisi.
-Poverina!- dissi.
-Qualcosa non torna!- disse Laplace.
-Cioè?-
-La battaglia non è finita. Altrimenti, se segue l’ordine giusto, adesso Suiseiseki si sarebbe dovuta muovere.-
-Ah!-
Jikinzokukohi tornò poco dopo e, vedendola svenuta, sorrise.
-Bene! Possiamo chiudere la partita una volta per sempre!-
-Non è valido. Stai combattendo contro chi non può difendersi!- le gridai.
Jikinzokukohi mi sorrise e atterrò davanti a me.
-Siamo in guerra nanerottola! Le regole non ci sono e quindi tutto è lecito!- mi disse dopodiché mi diede uno schiaffo scatenando le ire di Laplace.
-Prova a schiaffeggiarla un’altra volta ed io…-
-Tu cosa? Sei paralizzato anche tu! Cosa credi di fare?- disse schiaffeggiando anche lui.
-Ringrazia il cielo che son immobilizzato, altrimenti ti prendevo a calci da adesso fino al tremila!-
-Eh! Ne hai di tempo da aspettare. Siamo nel duemilaventidue.-
-Quarto movi…- disse Kanaria rialzandosi.
Purtroppo non finì la frase perché Jikinzokukohi si girò di scatto, saltò atterrando davanti a lei e gridò:
-Quinto movimento: Meteor!-
L’attacco ci lasciò tutti sorpresi perché non stava accadendo nulla.
-Kanaria pensa che tu abbia sbagliato attacco… non sta succedendo niente!-
-Alza la testa, invece di parlare!- disse lei tutta sorridente.
Kanaria, istintivamente, alzò la testa e un grosso meteorite le cadde addosso facendo scoppiare Jikinzokukohi in una risata isterica. Nel vedere tutto ciò, io mi girai verso Laplace e lui mi parlò come se avesse capito dove volevo andare a parare.
-Il congegno ha anche la capacità di attirare, come se fosse un magnete, le meteore nell’atmosfera. Come ti ho già detto: niente…-
-Sì, sì ok. Niente magia e alchimia. D’accordo!-
-Ormai ho vinto!- disse Jikinzokukohi ridendo come una pazza.
Quando sentimmo la melodia di Kanaria, Zirichiltaggia, sollevammo un respiro di sollievo. La stessa cosa, non si poteva dire di Jikinzokukohi che stava per dire “non è possibile”, ma non riuscì a dirlo perché il meteorite si disintegrò scaraventandola a terra.
-Delusa?- chiese Kanaria.
-Indovina la risposta!-
-Mmmmh… Sì?-
-Appunto!-
Non appena Kanaria si mise in posizione, Jikinzokukohi la anticipò con il suo ultimo movimento.
-Soliloquy/Grand Finale!-
Aveva iniziato con i Rush e, giustamente, chiuse con loro. L’attacco creò un vortice di sabbia così enorme che, rispetto a quello usato da Kanaria contro il robot ninja, mi lasciò senza fiato. Incredibilmente, Kanaria suonava il suo violino incurante di tutto. Quando il vortice la investì, sembrava ormai spacciata. Invece lei era ancora lì, con gli occhi chiusi, intenta a suonare.
-Come diavolo hai fatto? È assurdo!-
Solo quando l’assolo raggiunse il suo apice, il Grand Finale appunto, comprese cos’era accaduto. Kanaria si era rinchiusa nella casa di vetro, che le faceva da scudo, che si disintegrò.
-Ah! Brutta piccola…-
-Ultimo movimento: Tema Di Rimini!-
Il vortice che ne seguì, investì Jikinzokukohi distruggendole la chitarra, la pelle artificiale si strappò completamente e il suo corpo si fece a pezzi che volarono via lontano.
-Addio, Jikinzokukohi!-
Se avessimo avuto la possibilità, le facevamo un applauso, perché era tutto meritato. L’attimo di gloria fu brevissimo. Kanaria si paralizzò e Suiseiseki fu libera di muoversi.
-Questa volta è davvero finita e tocca a lei!- disse Laplace.
Sulla mano di Suiseiseki comparve l’annaffiatoio.
-Fatti avanti Alice Maiden. Ti sto aspettando!- disse con aria di sfida.
-D’accordo! Se proprio insisti!- disse una voce.
Da sottoterra comparvero grosse piante che afferrarono le gambe e le braccia della gemella sollevandola in aria.
-Eccomi! Mi volevi?- disse la terza Alice Maiden uscendo dalla sabbia.
-Maledetta!-



Nota 8: Il significato di Jukinzokukohi (重金属后妃) è “Heavy Metal Queen”.

Nota 9: Larks' Tongues In Aspic Part One è una canzone dei King Crimson, Bohemian Rhapsody è dei Queen, In A Glass House è dei Gentle Giant, Real World è degli Young Dubliners, Aqualung è dei Jethro Tull, Silver Strand è dei The Corrs, Serenade Of Darkness (Opus#1, Adagio Con Agresso) è di Axel Rudi Pell, Zirichiltaggia e Tema Di Rimini sono di Fabrizio De André, Meteor è degli Everon.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Alice Maiden Parte III: Il Fiore Del Male ***


Capitolo 9:

Alice Maiden Parte III: Il Fiore Del Male



-Piacere di conoscerti. Sono Yudokuhana, la terza Alice Maiden!-
-Non l’avevo capito guarda. Mi piacerebbe stringerti la mano, ma la posizione in cui sto non è il massimo!-
Yudokuhana era alta proprio come la sua avversaria. Aveva capelli rossi, che le arrivavano fino alle scapole, e occhi verde oliva. Un semaforo, direbbe qualcuno. Indossava un corpetto verde smeraldo, pantaloni di color verde acqua e stivaletti e guanti dello stesso colore del corpetto.
-Io e te abbiamo una cosa in comune!- disse Yudokuhana.
-Ovvero?-
-Entrambe manipoliamo le piante e siamo vestite di verde.-
-Vedo! Ora… ti dispiace farmi scendere? È piuttosto scomodo.-
Yudokuhana non disse nulla, le piante che fuoriuscivano dal suo petto tornarono al suo posto dopo aver lasciato la presa e Suiseiseki cadde a terra. Di nuovo, io mi girai verso Laplace per avere delucidazioni riguardo a questo… come dire… “potere”.
-All’interno del suo corpo vi sono piante meccaniche che può usare a proprio piacimento. Tra le altre cose, sia i guanti sia i rovi sono fatti dello stesso tessuto usato per le ali di Aoi Tenshi. Quindi possono allungarsi o assumere varie forme.-
-Perfetto!- dissi.
-Piante contro piante. Vedremo chi vincerà!-
-Sarò io ovviamente!- disse Suiseiseki.
-Non contarci troppo!-
Come Laplace aveva detto, le dita dei guanti di Yudokuhana si allungarono, tanto da somigliare ai rovi di Hinaichigo, si avvolsero attorno al corpo di Suiseiseki bloccandole i movimenti, la sollevò da terra e iniziò a sbatterla a destra e a manca.
-Ti piace la giostra? Ti stai divertendo?- le disse ridendo.
-Maledetta! Piantala!-
-Cosa? Io non pianto le piante, le uso come arma contro di te!-
In un gesto disperato, Suiseiseki usò l’annaffiatoio e una grossa pianta spuntò sotto i piedi di Yudokuhana afferrandole le caviglie e tenendola a penzolare come aveva fatto lei in precedenza.
-Bene, d’accordo. Ora siamo pari!-
Si liberò dalla presa tagliandole a mani nude e atterrando come se fosse un’atleta olimpica.
-Esibizionista!-
-Fattela una risata piccoletta!-
Suiseiseki manipolò ancora la pianta che aveva afferrato Yudokuhana e stavolta mirò al collo e alle braccia.
-Attenta, sentirai un magnifico “crack” seguito da un suono di elettricità.-
-Quello lo fanno le ossa dei patetici umani. Tu, invece, prova a fermare queste!-
Dal suo petto, fuoriuscirono due grosse piante carnivore. La prima cercò di addentare Suiseiseki, ma la mancò perché lei saltò in tempo, ma l’altra la afferrò al volo imprigionandola nelle sue fauci. Dato che non era munita di una spada come Suigintou, o le cesoie della sua gemella Souseiseki, mi chiesi come avrebbe fatto a uscire. Improvvisamente, la pianta cominciò ad agitarsi e pian piano la sua estremità iniziò a sciogliersi come neve al sole e Suiseiseki si liberò. Dato che ero curiosa di sapere come aveva fatto, la mia curiosità fu soddisfatta immediatamente. L’altra pianta si gettò verso di lei che usò il getto dell’annaffiatoio. A contatto con la pianta, non trattandosi di un punto del terreno, aveva lo stesso effetto dell’acido.
-Ah! Tu, maledetta!-
Yudokuhana si liberò dalla sua prigionia e quando atterrò corse verso Suiseiseki e le diede un pugno buttandola a terra. Anche la gemella, dopo aver fatto sparire l’annaffiatoio, di tutta risposta le diede un pugno. Cominciarono, così, a darsele di santa ragione. Era una vera e propria rissa tutta al femminile. Volavano schiaffi, pugni, gomitate, ginocchiate e calci, ma le tirate ai capelli, erano quelle maggiori.
-Ti faccio a pezzi stupida Barbie giardiniera!-
-A chi chiami Barbie, eh? Shinku lo è dato che è bionda!-
-Ehy!- intervenni io imbarazzata.
Quella battuta provocò in tutti, compresa l’imperturbabile Kirakishou, ilarità.
-Suiseiseki, mi vendicherò.- dissi arrossendo.
-Si fa per scherzare sorellina. Ridici sopra anche tu!- mi disse facendomi l’occhiolino.
Quell’attimo di distrazione permise a Yudokuhana di sferrare un calcio rovesciato d’incredibile potenza che sollevò Suiseiseki da terra, la raggiunse e la colpì con le mani giunte sulla testa facendola precipitare violentemente sulla sabbia.
-È tempo di finirla!- disse Yudokuhana.
-No, è troppo presto. Che fretta hai?- disse Suiseiseki rialzandosi e cogliendola di sorpresa con una violenta testata, l’unica cosa che non avevano usato durante la loro rissa.
Yudokuhana si riprese dal breve smarrimento e ripagò la gemella con la stessa moneta.
-Così impari a pigliarmi a testate!-
Di nuovo, le dita dei suoi guanti si allungarono e Suiseiseki fu di nuovo sbattuta a destra e a manca. Se fosse stato un film, era come se qualcuno, per risparmiare tempo, avesse rivoluto riciclare la scena.
-Mi stai stancando fiorellino!-
-Non chiamarmi mai più così. Non mi piace!-
-Chi se ne frega!-
Yudokuhana lasciò la presa dopo l’ennesimo tonfo e sorrise. Non appena Suiseiseki si rialzò, Yudokuhana la colpì con un calcio rotante.
-È davvero divertente la lotta corpo a corpo. Facciamola ancora!-
-Se proprio insisti!-
Le due tornarono a picchiarsi selvaggiamente. All’ennesimo colpo, però, Yudokuhana molto scorrettamente utilizzò le sue piante dal petto e i suoi guanti allungabili per immobilizzare i movimenti della sua avversaria.
-Non è corretto, dannata!-
Lei sorrise biecamente e le piante che avvinghiavano Suiseiseki iniziarono a emettere scariche elettriche tanto forti quanto le urla della gemella.
-Ah, le urla! Che suono meraviglioso.-
Suiseiseki cercò di liberarsi e stringeva i denti con tutta la sua forza, ma alla fine cedette e svenne.
-Che fai? Hai finito di lottare? Dai, non puoi farmi questo!-
Se la portò davanti a sé e le sollevò la testa.
-C’è nessuno in casa? Ehy!- le disse schioccando le dita.
Suiseiseki non ebbe alcuna reazione. Guardai sua sorella Souseiseki che era in lacrime e ripeteva il suo nome.
“Dannazione!” mi ritrovai a pensare.
Yudokuhana, per risvegliarla, cominciò a schiaffeggiarla, ma non ottenne grandi risultati.
-Beh, certo che è una situazione imbarazzante e deludente! Molto deludente!- disse continuando a schiaffeggiare.
-Smettila maledetta, smettila!- disse Souseiseki con rabbia.
-Datti una calmata! Tanto dopo, toccherà a te combattere. E ti assicuro che la tua avversaria ti aiuterà a raggiungere la tua sorellina.-
Souseiseki non disse nulla, strinse solo i denti per la rabbia.
Yudokuhana sollevò un’ultima volta la testa di Suiseiseki.
-Devo ammettere che, oltre ad avere degli occhi stupendi, anche il viso è molto grazioso…- disse.
Si avvicinò con l’intento di baciarla, ma fu interrotta da Souseiseki.
-Non ti azzardare brutta schifosa!-
Lei, però, non la ascoltò e fu sempre più vicina.
-Hai sentito quello che ha detto mia sorella?- disse Suiseiseki senza aprire gli occhi.
-Oh, ti sei svegliata! Cosa credi di fare comunque? Poi è solo un bacio, che diamine! Cosa c’è di tanto scandaloso?-
-Che a darmelo è uno sporco robot come te!- disse lei spalancando gli occhi.
-Rassegnati, non hai neanche la forza di darmi una testata!-
-Scommettiamo?-
Senza dire nulla, diede la testata, ma non ottenne l’effetto che sperava.
-Eh, le mie scosse ti hanno indebolito parecchio.-
-C’è ancora una cosa che posso fare…-
-Ma davvero? Cioè?-
L’annaffiatoio comparve nella sua mano destra e il getto colpì Yudokuhana al volto. Se lo coprì con entrambe le mani e iniziò a gemere.
-Per essere un robot ti comporti come un umano!-
Suiseiseki si liberò, fece crescere una pianta che si avvinghiò al corpo di Yudokuhana, iniziò a stringere sempre di più, finché non esplose.
-Uff… che… fatica!-
Il globo giallo del congegno s’illuminò e Suiseiseki si ritrovò di nuovo imprigionata, mentre sua sorella, come da regola, poté di nuovo muoversi.
-Suiseiseki!- disse avvicinandosi a lei.
-Tranquilla sorella! Sto bene!-
-Ehy, preoccupati per te stessa invece di lei piuttosto!- disse una voce alle sue spalle.
-Quindi… sei tu la mia avversaria, la quarta Alice Maiden?-
-Proprio così!-



Nota 10: Yudokuhana (有毒花) è ispirata a Poison Ivy di Batman Forever e il suo nome significa “Fiore Velenoso”.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Alice Maiden Parte IV: Souseiseki E La Strega ***


Capitolo 10:

Alice Maiden Parte IV: Souseiseki E La Strega



Anche questa nuova Alice Maiden, come le precedenti, aveva uno sguardo maligno davvero inquietante, nonostante il suo aspetto non fosse poi così male. Sì, lo confesso, avevano un loro fascino. Proprio come la loro creatrice in fondo. La nuova “bambola” era alta come Aoi Tenshi e Jikinzokukoi, aveva lunghissimi capelli verdi, con un paio di ciocche che le scendevano sul petto, occhi color ambra e indossava una lunga tunica rossa con le maniche tanto larghe da non far vedere bene le mani.
-Se ho ben capito tu sei Souseiseki. Giusto? Sei strana. Sei sicura di non essere un maschietto?-
-Mpf! Tu saresti invece?-
-Mi chiamo Akaimajo!-
Nel sentire quel nome, sobbalzai.
-Hai sentito come si chiama? Siamo fregate, stavolta. È finita!-
-È solo un nome. Io, non mi preoccuperei!- disse Laplace.
-Si può sapere come fai a essere così calmo? Io sto impazzendo.-
-Ti preoccupi senza motivo, mia piccola buona amica.-
Guardai Laplace con una punta di rabbia, ma poi mi calmai.
-Quanto vorrei avere la tua stessa sicurezza e calma.-
-Oh, ma ce l’hai. Solo che non te ne accorgi!-
Souseiseki impugnò le sue cesoie, mentre la sua avversaria era ferma immobile a guardarla.
-Perché non ti difendi?-
-Lo sto già facendo!-
-Come sarebbe a dire?-
-È questa la mia difesa. Stare immobile.-
-E poi vieni a dire a me che sono strana eh?-
Souseiseki volò verso di lei pronta a tagliarla in due con le cesoie, ma Akaimajo sorrise e lanciò dalle maniche due globi di plasma verde. Fortunatamente, Souseiseki li tagliò prima che la colpissero.
-Questa sarebbe la “magia” di cui disponi? Sei un po’ scarsa come strega!-
-Non ti conviene prendermi in giro. Posso arrabbiarmi!-
-Da quando i robot si arrabbiano?-
-Da sempre!-
All’improvviso, sulla sua fronte comparve uno strano disegno rosso. Ricordava il simbolo dell’omega, ma capovolto. A quel punto, il suo corpo cominciò a brillare di rosso, si mise in una strana posizione, come di preghiera, con gli occhi chiusi e sorrise. Un’onda di energia rossa si diresse velocemente verso Souseiseki che non riuscì a evitarla e la prese in pieno. L’esplosione le aveva fatto volare via il cilindro e la scaraventò un po’ lontano. Accorgendosi che il suo attacco fu inutile, Akaimajo sbuffò.
-Questa è una cosa scandalosa. Il mio attacco non ha funzionato. Possibile che non c’è alcun modo di distruggervi?-
-Un modo c’è. Se fossi stata come la tua creatrice, avresti avuto qualche speranza di vittoria!- disse Souseiseki rialzandosi.
Una volta in piedi, volò verso la sua avversaria cogliendola di sorpresa con un calcio rovesciato. Questo le permise di recuperare le cesoie che le erano sfuggite di mano dopo l’attacco della strega.
-Anche se hai recuperato le tue cesoie, non mi farò battere!-
-Staremo a vedere!-
Il corpo di Akaimajo s’illuminò di nuovo, ma stavolta di luce blu.
-Prendi questa!-
Lanciò un’onda energetica blu dalle mani nello stesso modo in cui Ryu e Ken di Street Fighter lanciano l’Hadoken o di Goku quando usa la Kame Hame Ha. Souseiseki tagliò facilmente l’onda e a quel punto, Akaimajo s’infuriò di brutto.
-Maledetta. Smettiamola con questa farsa!-
-Hai ragione. Fatti decapitare e facciamola finita!-
-Non ci sperare!-
Il corpo di Akaimajo s’illuminò, molto più del solito, di una luce ambrata proprio come i suoi occhi. Souseiseki si mise in posizione di difesa pronta a respingere l’ennesima onda energetica, ma in realtà si trattava di un bagliore ambrato che la accecò.
-M… Maledetta!- disse tenendosi le mani sugli occhi.
Akaimajo allargò le braccia e iniziò a girare come una trottola colpendola di continuo. All’ennesimo colpo, Souseiseki, che aveva riacquistato la vista, eseguì un fendente ma le cesoie colpirono qualcosa di strano. Anziché le mani, dalle maniche uscivano due lunghe lame.
-Pensavi che avrei affrontato una come te senza essere munita anch’io di un’arma da taglio?-
-Beh, almeno ora mi divertirò!-
-Sì, ci divertiremo molto!-
Purtroppo, Akaimajo era più avvantaggiata avendone due. Se Souseiseki parava una lama, doveva essere velocissima a parare anche l’altra. Invece, la sua avversaria, se parava il colpo, poteva attaccare più facilmente con l’altra lama. Non era una passeggiata, sinceramente. Infatti, la povera Souseiseki stava cominciando ad ansimare.
-Ehilà. Non dirmi che sei già stanca? Non abbiamo nemmeno cominciato.-
-Stai zitta!-
Dopo un lungo susseguirsi di attacchi e parate, alla fine l’Alice Maiden riuscì ad affondare una sua lama nel petto di Souseiseki. Quando però la vide andare in frantumi s’infuriò.
-Dannazione. Mi ero dimenticata che non siete semplici e normali bambole! E sì che di vostre battaglie ne abbiamo viste tante.-
-Quella dannata Alice ci ha spiato di nuovo. Scommetto con un altro robot insetto.-
-No, con un robot corvo. Le battaglie che avete sostenuto son servite sia per darle il tempo di costruirci sia per permetterci di studiarvi.-
-E tutte quelle battaglie che hai visto… non ti hanno fatto venire il dubbio che combatterci non serve a nulla? Come hai detto tu, non siamo semplici bambole e…-
-Fai silenzio! Questo è il volere di colei che ci ha creato, nostra madre Alice, ed io non devo far altro che eseguire i suoi ordini!-
-Non sei costretta. Vi sta solo mandando al macello inutilmente!-
Sarà stata un’impressione, ma mi sembrò che lo sguardo malvagio di Akaimajo fosse cambiato per un rapido secondo.
-Balle! Tutte balle!-
L’altra lama svanì e lanciò due missili dalle braccia. Si rivelò un attacco inutile.
-Alice è malvagia. Credi che le sia dispiaciuto che le tue sorelle siano morte? Vi sta solo usando per i suoi scopi!-
-Ti ho detto che devi stare zitta! Non parlare così di mia madre. Non ti permetto!-
Tornò a girare come una trottola e colpì continuamente Souseiseki. Per fermarla, le conficcò le cesoie nella spalla sinistra.
-Maledetta Rozen Maiden!- disse con un odio enorme mentre era a terra.
-Lo vedi quello?- le chiese Souseiseki indicando Laplace.
-E allora?-
-Anche lui è un robot, ma combatte con noi perché conosce bene la malvagità di Alice. Potresti farlo anche tu…-
-Scherzi? Io unirmi a voi? Non sono come quel traditore. E poi, credi di abbindolarmi con tali bugie? Siete voi il male. Non lei!-
-Credi a tutto quello che tua “madre” ti dice?-
-E tu allora? Credi alle bugie di tuo padre?-
-Nostro padre non diceva bugie. È stata la stessa Alice a porre fine alla sua vita.-
-Perché era un uomo cattivo che voleva distruggerla perché difettosa. Ecco perché!-
-No, lui era un uomo buono e adorava la sua creazione allo stesso modo in cui amava la sua famiglia. Alice impazzì a causa di un incidente e diventò malvagia.-
Gli occhi ambrati di Akaimajo s’illuminarono e lanciò due raggi dello stesso colore che buttarono Souseiseki a terra.
-Mi hai stancato con tutte queste chiacchiere inutili. Ora vedremo che effetto fa la tua arma su di te!-
Non appena afferrò le cesoie, subì una violenta scossa elettrica facendola urlare. A quanto pare, solo Souseiseki, e forse anche noi altre ma sinceramente non ci tengo a scoprirlo, poteva impugnarle.
-Che… che diavolo succede? Perché non riesco…-
Tentò di riprenderle ma si ritrovò di nuovo a urlare. A quel punto, Souseiseki volò verso le cesoie e le riprese sfilandole con violenza dalla spalla, colpì Akaimajo con entrambi i piedi sulla faccia facendola barcollare e conficcò le cesoie nel petto trapassandola da parte a parte. La strega si accasciò a terra.
-M… madre… ho fallito… perdonami!-
Ed esplose.
Souseiseki abbassò la testa. Dato che era di spalle, non potevo vedere ma scommetto che stava rendendo omaggio alla sua avversaria prima di paralizzarsi di nuovo. Era arrivato il mio turno e non ero molto entusiasta della cosa dopo aver ascoltato i discorsi delle due. Passò il tempo, ma la mia avversaria sembrava essersi dimenticata della battaglia, perché non arrivava mai.
-La tua Alice Maiden non si fa vedere… si vede che ha capito quanto sei pericolosa.- disse Laplace divertito.
-Pensi che io sia pericolosa?-
-Siete forti tutte e sette!- disse facendomi l’occhiolino.
All’improvviso, il suo sguardo diventò serio e mi fece un cenno con la testa dicendomi di girarmi e guardare in su. Quando vidi la quinta Alice Maiden rimasi a bocca aperta.



Nota 11: Akaimajo (赤い魔女) è ispirata a CC di Code Geass e il suo nome significa “Strega Rossa”.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Alice Maiden Parte V: Due Gocce D’Acqua ***


Capitolo 11:

Alice Maiden Parte V: Due Gocce D’Acqua



Ero allibita da quel che vedevo. Non potevo credere ai miei occhi. Non so dire quanto tempo rimasi a fissarla con la bocca spalancata come un ebete. Fortuna che ci pensarono Laplace e le mie sorelle a riportarmi alla realtà. La Alice Maiden, che continuava a fluttuare sopra di me, finalmente decise di atterrare. Inutile dire che ero tornata a fissarla come se fossi sotto ipnosi. Perché dico questo? Perché sembrava la mia copia. Certo, la pelle era abbronzata, i suoi occhi erano blu e le code in cui erano raccolti i suoi capelli erano leggermente più corte rispetto alle mie, eppure mi sembrava di vedermi allo specchio. Anche Laplace e le mie sorelle rimasero a bocca aperta e dissero tutti la stessa cosa:
-Sembrano due gocce d’acqua!-
La cosa che mi colpì maggiormente di questa Alice Maiden fu lo sguardo. Non aveva la stessa malvagità delle precedenti, anzi ispirava dolcezza e simpatia. Indossava un abito che era identico a quello indossato da Belle nel cartone Disney de “La Bella E La Bestia”, ma d’argento anziché dorato.
-Vederti su uno schermo è un conto, ma vederti da così vicino è impressionante quanto mi somigli!- disse la mia avversaria.
-Sono molto colpita anch’io!- dissi.
-Io sono Ginkijo!-
Il suo nome mi fece sorridere sotto i baffi.
-Di nuovo un nome appropriato. Io sono Shinku ma credo che già lo sapevi.-
La mia copia sorrise e mi tese la mano. Ebbi una strana sensazione. Mi sembrava un sorriso sincero. Eppure non me la sentivo di stringerle la mano. Poteva benissimo essere un trucco.
-Che cosa c’è? Non mordo mica!-
-Non mordi, ma sei pur sempre pericolosa.-
-Ah, già… siamo nemiche in fondo. Confesso che è un peccato.- disse con un velo di tristezza.
Non so se mi stava prendendo in giro o no, comunque mi misi in posizione d’attacco. Lei invece si fece seria e rimase immobile a fissarmi.
-Perché mi guardi?-
-Scusami…-
Fili d’argento, come quelli usati da Kanaria, si attorcigliarono sul mio corpo stringendo forte.
-Stai attenta Shinku. Non muoverti, altrimenti è peggio!- mi gridarono Kanaria e Laplace.
-L… Lo so bene!- dissi io.
-Lo sai, avrei voluto conoscerti in altre circostanze. Sono sicura che saremmo diventate amiche!- disse Ginkijo.
Non era affatto una battuta di scherno. Lo aveva detto con sincerità. Ed era curioso da parte di un’Alice Maiden.
-Curioso che tu dica una cosa simile!- disse Laplace.
Per la seconda volta, mi aveva letto nel pensiero.
-Perché è strano? Io sono molto legata ad Alice, ma ciò non toglie che non trovo giusto combattervi. Insomma, non ne vedo il motivo.-
Ero rimasta colpita dalle sue parole.
-Il motivo è semplice. Alice è malvagia!- dissi io liberandomi dai fili d’argento con l’aiuto dei miei petali.
-Ne sei convinta?-
-Non è convinzione la mia ma certezza. Purtroppo tu non sai nulla…-
Ginkijo alzò lo sguardo al cielo per poi rivolgersi a me:
-E non lo voglio sapere!-
Con uno scatto fulmineo, mi colpì con un pugno che mi buttò a terra. Fu così forte che quando mi rialzai ebbi un lieve capogiro.
-Uh! Che botta potente…- dissi.
-Grazie!- disse lei sorridendo.
Dopo il pugno arrivò un calcio. Quando cercai di rialzarmi, lei era davanti a me. Mi afferrò per il collo e iniziò a stringere.
-Mi dispiace! Cerca di non odiarmi. Sono costretta a farlo…-
Fortunatamente la sua presa, benché forte, non era ai livelli della sua creatrice o di Laplace, perciò non mi sentii mancare e mi liberai di lei con i petali.
-Ottimo!- mi disse.
Le sue mani s’illuminarono d’argento e lanciò sfere di plasma dello stesso colore. Purtroppo furono così veloci che non feci in tempo a evitarle e le presi in pieno. Quando mi ripresi, ero stesa supina a terra e Ginkijo era sopra di me che mi accarezzava il viso. Dato che ebbi un brutto déjà vu, e per fortuna non mi aveva bloccato le mani, la spinsi con forza e mi rialzai di scatto.
-Sembri spaventata, che ti prende?- mi chiese.
-Non… Non sono affari tuoi!- le dissi.
-Oh, pensavi che ti avrei baciato? Non confondermi con Yudokuhana!-
-E allora che stavi facendo? Non dire altre fesserie e continuiamo a combattere.-
-Se proprio insisti…-
Usai i miei petali, ma lei sorrise e mi lanciò dalla mano sinistra schegge appuntite d’argento, tanti quanti erano i petali.
-Ti è piaciuta questa?-
-Sì, mi hai sorpreso…-
-Mi fa piacere!-
Le riutilizzò. L’unico effetto che ottenne fu di buttarmi a terra di nuovo. Non mi sembrava potente. Forse era un’impressione, ma sembrava più che altro… come dire… indulgente verso i miei confronti. Anche quando riutilizzò le onde energetiche, ebbi la stessa sensazione. Quando mi ritrovai di nuovo a terra, Ginkijo tornò di nuovo su di me, stavolta stringendomi bene i polsi, per impedirmi qualsiasi movimento.
-Dici che non vuoi essere confusa con tua sorella eppure da come ti comporti…-
-Beh sì lo confesso, mi provochi strane sensazioni come anche quella di non volerti uccidere.-
Rimasi di nuovo colpita dalle sue parole.
-Se non vuoi davvero uccidermi… perché mi attacchi?-
-Non è colpa mia, sono stata programmata per questo. Ma non voglio…-
Mollò la presa e si allontanò leggermente da me. Notai tristezza nei suoi occhi. Mi avvicinai a e le misi una mano sulla spalla. Quando mi guardò le sorrisi.
-Se non sbaglio, mi volevi stringere la mano. Che ne dici di ripetere la scena?-
Il suo volto s’illuminò di un sorriso gioioso. Si schiarì la voce e disse:
-Io sono Ginkijo!-
-Di nuovo un nome appropriato. Io sono Shinku ma credo che già lo sapevi.-
Mi tese la mano e stavolta gliela strinsi.
-Sono… sono onorata di conoscerti…- disse commossa.
-Anch’io. È bello avere un altro alleato dalla nostra parte.- dissi io.
Le mie parole la commossero ancor di più.
-D… Dici davvero? Non… non ti crea disagio ad avere accanto a te un quasi sosia?-
-Affatto.-
Mi abbracciò cogliendomi di sorpresa, mentre la sentivo piangere di gioia.
-Ah!- esclamai improvvisamente a causa di un pensiero.
-Che… che ti succede?-
-Se tua madre ci sta osservando significa che…-
-Mi ha bollata come traditrice, ma non m’importa niente. Quando ti ho vista la prima volta, ho avuto come un… colpo di fulmine diciamo e ho sempre finto di stare dalla sua parte.-
Arrossii sia perché mi sentivo onorata, sia per l’imbarazzo. Lei lo notò e mi sorrise. Dopodiché mi accarezzò il viso.
-Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere.- disse Laplace.
-Mi dispiace coniglietto. Hai perso l’esclusiva!- disse Ginkijo.
Io mi ritrovai a ridere di gusto e anche lei iniziò a ridere con me.
-Dimmi, c’è un modo per disattivare quel congegno?- le chiesi una volta finito.
-Mi spiace, ma non c’è alcun modo. Solo mia mad… solo Alice è in grado di farlo.-
-Ho capito…-
All’improvviso, Hinaichigo riprese a muoversi, segno che la sua avversaria stava per arrivare, e corse verso di me con le braccia allargate. La abbracciai forte, mentre Ginkijo le accarezzava la testa.
-Che carina!-
-Dov’è la mia avversaria?- chiese.
-Non saprei…- le risposi.
-Già è strano… dovrebbe essere già arrivata. Siamo molto veloci a volare.-
-Senti Ginkijo…-
-Dimmi!-
-Tu sei una creazione di Alice…-
-Sì, ma lo sai che non ne vado fiera!-
-Lasciami finire. Dicevo: sei una creazione di Alice, quindi sai dove si nasconde vero? Penso di sapere dove si trovi, ma vorrei la conferma…-
Ginkijo mi sorrise.
-Credo che la tua deduzione sia esatta. Comunque si trova nella…-
Non finì la frase. Dal suo petto fuoriuscì una piccola mano e schizzi di olio viola mi colpirono la faccia e il vestito.
-Oltre a essere una dannata traditrice sei una sporca spiona. Non meriti di essere nostra sorella. Crepa!- disse una voce alle sue spalle.
Ginkijo, perdeva olio viola dalla bocca, mi fissò per un secondo.
-Sh… Shinku…-
Quando la mano fu ritirata, stava per toccare terra, ma la afferrai al volo tra le mie braccia. Sollevai lo sguardo, pieno di rabbia verso la sesta Alice Maiden e le dissi a denti stretti:
-M… maledetta!-
-Non prendertela con me. Se l’è cercata. Ci ha traditi, soprattutto ha tradito sua madre, colei che le ha dato la vita, quindi è una punizione più che lecita!-
Mi alzai pronta a colpirla, ma il dispositivo si attivò e mi ritrovai paralizzata.
-Ops! Volevi combattere con me? Spiacente, io sono qui per quella fragolina che ti sta accanto!-
Hinaichigo era rimasta sconvolta dalla scena che aveva visto poco prima, ma le parole della sua avversaria l’avevano riportata in sé come se fossero state un interruttore.
-Non ti perdonerò mai per quello che hai fatto alla nostra nuova amica.-
-L’ho già detto, ma lo ripeto: Se l’è cercata! Questa è la punizione per chi tradisce. Lei lo sapeva, eppure ha tradito lo stesso! Vergognati, sorellina!- disse rivolta a Ginkijo.
-Non mi pento di nulla. Son felice di aver potuto conoscere la mia “gemellina”.- disse a fatica, mentre l’olio continuava a scendere copioso dalla sua bocca e il suo petto.
-Non ti ho colpita abbastanza forte. Sei ancora qua che parli a vanvera. Quand’è che ti decidi a esplodere?-
Hinaichigo, stanca di sentire le sue parole, la attaccò con una ginocchiata che la buttò a terra.
-Mi hai stancato. Sei venuta qua per combattere con me o per chiacchierare inutilmente?-
Non avevo mai visto Hinaichigo così arrabbiata. Si era immedesimata molto in me.
-Domanda stupida. Sono qua per combatterti e ucciderti come la traditrice.- disse rialzandosi.
-Piantala di chiamarla così e fatti sotto!-
-Mi è impossibile non chiamarla così. Lo è! Come chiameresti una delle tue sorelle se, di punto in bianco, si rifiuta di eseguire il compito che le è stato assegnato e fraternizza con i tuoi nemici?-
Hinaichigo non rispose subito. La domanda l’aveva spiazzata.
-Ehm…-
-Ecco, lo vedi? Non rispondi perché sai che ho ragione.-
-Ragione o no… hai fatto una cosa davvero cattiva. E hai sporcato anche il vestito di Shinku!-
-Sai quanto me ne frega?-
-Vendicherò il suo vestito e Ginkijo!-
-Non aspetto altro, mocciosa!-
-Senti chi parla! Il bue che dice cornuto all’asino!-



Nota 12: Ginkijo (銀貴女) è ispirata a Triela di Gunslinger Girl. Il suo nome significa “Dama D’Argento”.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Alice Maiden Parte VI: La Fragolina E La Principessina ***


Capitolo 12:

Alice Maiden Parte VI: La Fragolina E La Principessina



Hinaichigo non aveva tutti i torti. Sembrava davvero il bue che diceva cornuto all’asino, perché anche la sesta Alice Maiden aveva l’aspetto di una bimbetta.
-Il mio nome è Chisaihime!-
Il suo nome spiegava perfettamente perché indossasse un lungo e candido abito da principessa, ma molto più spartano rispetto a quello di Ginkijo. I suoi capelli, lungi fino a metà schiena, erano rosa, mentre i suoi occhi erano rossi e, con lo sguardo maligno che si ritrovava, la rendeva molto malvagia. Certo, non erano inquietanti come quelli di Laplace però.
-È un peccato dover combattere con te. Avrei preferito di più giocare…-
-Hinaichigo, non farti ingannare dal suo aspetto. È malvagia!- le gridai.
-Hai sentito tua sorella? Ha perfettamente ragione!-
-…-
Sulla fronte di Chisaihime comparve il disegno di una luna crescente nera, s’illuminò e lanciò un raggio laser dello stesso colore contro la mia sorellina buttandola a terra.
-Questo era solo un assaggio. Il meglio viene ora!-
Hinaichigo utilizzò i suoi rovi, ma non furono molto utili, perché Chisaihime se ne liberò con facilità.
-Sei l’anello debole del gruppo. Sparisci!-
Sulle sue mani apparvero globi di plasma nero e li lanciò contro Hinaichigo che, però, li evitò scansandosi di lato. Non poté far altro che scansarsi o saltare per evitarli e questo divertiva la sua avversaria che rideva come una folle. Aveva l’aspetto di un’innocua bambina, eppure era peggio di un demone.
-Forza piccoletta. Salta e saltella! Ah, ah, ah, ah!-
-Anche tu sei piccoletta, quindi zitta!- le disse Hinaichigo.
Una sfera energetica andò a segno, ma grazie alla nostra ormai famosa indistruttibilità, Hinaichigo non riportò alcun danno. Chisaihime le comparve davanti cogliendola di sorpresa e dandole uno schiaffo che la buttò a terra.
-Alzati riccioli d’oro. Non ho ancora finito.- le disse afferrandole i capelli.
Ero così impegnata a seguire lo scontro, che qualsiasi altra cosa aveva perso interesse per me. Per questo, quando vidi quello che accadde, caddi letteralmente dalle nuvole. Ginkijo era riuscita a raggiungere sua sorella alle spalle nonostante il buco profondo che aveva in petto e la grande quantità di olio che perdeva. Si alzò a fatica e una volta riacquistata la posizione eretta, ripagò la sorella con la stessa moneta perforandole il petto. La scena fu esattamente la stessa e stavolta fu Hinaichigo a ritrovarsi quello schifo di olio addosso.
-Gi… Ginkijo… sporca… tradi… trice…- disse a fatica.
-Insultami… quanto vuoi… sai che m’importa?-
-Come hai… osato… intrometterti nel mio… scontro…-
-Ero stanca di… guardarti… dovevo vendicarmi… del regalino…che mi hai… lasciato…! Pan per focaccia… sorella!-
Ritirò il braccio e cadde all’indietro. Chisaihime s’inginocchiò. Gridai a Hinaichigo di salvare Ginkijo dall’esplosione imminente e così fece. Volò verso di lei, la afferrò per un braccio e la portò davanti a me, mentre Chisaihime esplodeva.
-Sei stata un’incosciente! Lasciamelo dire.- le dissi.
Ginkijo sorrise.
-L’ho già detto… dovevo renderle pan… per focaccia…-
-S… stupida…- dissi io con le lacrime agli occhi.
-Non… piangere… voglio vederti sorridere… sei molto carina quando… sorridi…-
All’improvviso notai che Hinaichigo si muoveva ancora e quando alzai lo sguardo verso le altre mie sorelle, anche loro avevano riacquistato la mobilità.
-Che significa questo?- mi chiesi.
Quando mi raggiunsero, Laplace disse:
-Alice ha disattivato il dispositivo per qualche ragione sconosciuta.-
-Non è… sconosciuta. Sta per arrivare l’ultima Alice Maiden. Vi ha liberate… perché è convinta che… vi distruggerà tutte!-
-Tsk! Non credevo che Alice fosse così stupida. Basto io per ucciderla. Mi sta sottovalutando!- disse Kirakishou.
All’improvviso, dal terreno spuntarono grandi cristalli appuntiti di ametista che ci scaraventarono in aria separandoci da Ginkijo.
-Che diavolo è stato?- ci chiedemmo in coro.
Una figura atterrò lentamente dal cielo.
-Chi sei?- le chiesi.
-Chi sei?- disse lei.
La sua voce era come un sussurro.
-Ho detto: chi sei?-
-Ho detto: chi sei?- ripeté.
-Ma che fai, ti diverti a prendermi in giro parlando a pappagallo? Comunque, io sono Shinku!-
Non appena sentì il mio nome, sembrò come se si destasse.
-Shinku... io sono la settima delle Alice Maiden…-
Fece una pausa.
-Barasuishou!-



Nota 13: Chisaihime (小さい姫) è ispirata a Chibiusa di Sailor Moon. Il suo nome significa “Piccola Principessa”.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Alice Maiden Parte VII: Barasuishou ***


Capitolo 13:

Alice Maiden Parte VII: Barasuishou



L’ultima Alice Maiden era la copia esatta di Kirakishou con giusto qualche lieve modifica. A cominciare dal vestito che era identico a quello della sua creatrice Alice, ma color lavanda, i capelli argentei e gli occhi color verde oliva. Infine, al contrario di Kirakishou, non aveva sull'occhio, il sinistro nel suo caso, una vera rosa, ma una benda sulla quale il fiore in questione era solo ricamato. Le due contendenti si avvicinarono e si guardarono entrambe nell’unico occhio buono.
-Sei brutta!- disse Kirakishou!
Barasuishou non ebbe alcuna reazione. In quanto a freddezza era spiccicata alla mia candida sorella. Non appena Kirakishou tentò di colpirla, Barasuishou la anticipò con un forte montante che la scaraventò addosso a Laplace.
-Se vuoi farti aiutare dalle tue sorelle sei libera di chiedere loro aiuto.-
-Non ho bisogno di aiuto. Basto io per te!-
-Se ci credi…-
Kirakishou volò verso la sua avversaria e la colpì con un forte pugno che la fece barcollare per un attimo. In tutta risposta, Barasuishou la ripagò con la stessa moneta. Iniziò così un botta e risposta alla pari di pugni, calci, schiaffi, ginocchiate e gomitate. Perché alla pari? Perché se Kirakishou colpiva con un pugno, anche Barasuishou attaccava allo stesso modo. Inoltre, le due cercavano di colpirsi con lame che lanciavano dalle mani. Di ghiaccio per Kirakishou e d’ametista per Barasuishou, ma ogni volta si scontravano e non concludevano niente. La cosa del botta e risposta durò per circa dieci minuti buoni finché, stanca, Kirakishou utilizzò una tormenta di neve con la quale imprigionò la sua copia in un blocco di ghiaccio.
-Se credi che ti lasci così, sei un’illusa!- disse mentre la spada di ghiaccio apparve sulla sua mano.
Saltò, pronta a tagliare in due verticalmente Barasuishou, ma sul blocco si formarono prima numerose piccole crepe per poi distruggersi completamente. Questo lasciò noi e Kirakishou molto sorpresi.
-Come hai fatto a liberarti?-
-Mi stai sottovalutando. Io non sono debole come le mie sorelle.-
-Non mi è sembrato affatto che le tue sorelle fossero deboli come dici!-
Barasuishou, freddamente, fece spallucce.
-Ah, vedo che hai tirato fuori la spada. Molto bene!-
Non me n’ero accorta per niente, ma aveva una spada al suo fianco. Quando la sguainò, vidi che era fatta d’ametista. Di nuovo ghiaccio contro ametista. Benché Barasuishou parasse ogni attacco, mia sorella sembrava avere la meglio su di lei. Forse è per questo che, vedendo le brutte, la maledetta bloccò i piedi di Kirakishou con l’ametista per poi imprigionarla in un blocco.
-È stato piuttosto facile!- disse senza la minima emozione.
-Ora… siete da sole!- aggiunse rivolgendo il suo freddo sguardo verso di noi.
Suigintou aveva tentato di attaccarla di spalle con la sua spada, ma Barasuishou parò l’attacco con la sua.
-Non sottovalutarci. Non ti conviene!- le disse mia sorella.
-Come vuoi!-
Detto questo, senza darle il tempo di reagire, le diede un calcio rotante che la buttò a terra. Anche Souseiseki tentò di colpirla con le cesoie, ma anche quelle si scontrarono con la spada di ametista.
-Ci hai provato. Sarai più fortunata la prossima volta.-
Anche lei fu colpita da un calcio rotante, ma stavolta Barasuishou volò verso di lei, le mise una mano sulla schiena e in un attimo si ritrovò imprigionata anche lei nell’ametista. Mi sembrava di rivivere lo scontro con Alice, dove cadevamo una dopo l’altra sotto i suoi colpi. I rovi di Hinaichigo, si avvolsero attorno alle braccia, il collo e le gambe di Barasuishou.
-È tutto inutile mocciosa.-
Tagliò i rovi con le lame di ametista, li afferrò tirandosi a sé Hinaichigo e dopo averla colpita con una gomitata sul muso, imprigionò anche lei. Dal terreno spuntarono le piante di Suiseiseki che si avvinghiarono al corpo della nostra nemica.
-State tentando ogni tipo di mossa disperata, ma è tutto inutile.- disse.
-Vediamo se avrai ancora il coraggio di parlare. Vai Kanaria!- disse Suiseiseki.
Kanaria si avvicinò e iniziò a suonare:
-Primo movimento: Lullaby!-
Non appena iniziò a suonare, mi sentii rilassata, cullata dalla dolce melodia e lentamente i miei occhi si stavano chiudendo. A fatica, notai che anche le mie sorelle stavano facendo uguale. L’effetto della melodia di Kanaria era di annullare le attività dei robot come se fossero addormentati da una ninnananna. Peccato che a Barasuishou non facesse alcun effetto, mentre a noi, purtroppo, sì. In quel preciso momento, Kirakishou riuscì a liberarsi dalla sua prigione, a lei e Laplace la melodia non aveva fatto effetto, e fermò Kanaria.
-Piantala. Non ti accorgi che non serve a nulla contro di lei? Hai solo addormentato le nostre sorelle!- le disse.
-Non è il momento di dormire amica mia.-
Fu Laplace a destarmi e a raccontarmi quanto ho scritto finora.
Ancora un po’ stordita, mi rialzai e continuai ad assistere allo scontro tra la bianca e la lavanda che si era liberata dalle piante di Suiseiseki.
-Vattene gemellina. Ci penso io!- disse Kirakishou.
-Ne sei sicura?- chiese Suiseiseki ancora un po’ stordita.
Non le rispose e Suiseiseki si allontanò raggiungendo sua sorella ancora imprigionata.
-Come hai fatto a liberarti?-
Kirakishou mostrò uno dei suoi rarissimi sorrisi.
-Come mi avevi risposto? Mi stai sottovalutando. Io non sono debole come le mie sorelle! O sbaglio?-
Ci sentimmo un po’ offese per quell’affermazione, ma non dicemmo nulla. Anche Barasuishou mostrò finalmente un sorriso.
-Finiamola con questa storia!-
-Perché? Mi piace. Continua a raccontare!- la schernì Kirakishou.
Le loro spade tornarono a scontrarsi e, per la seconda volta, Kirakishou sembrava avere la meglio sulla sua avversaria. All’improvviso, dal terreno spuntarono una serie di cristalli appuntiti di ametista che s’incrociarono tra loro in modo tale da impedire a Kirakishou qualsiasi movimento.
-Prova a muoverti se ci riesci!-
Senza dire nulla, dalle sue mani spuntarono candidi rovi che si avvinghiarono tutto attorno al corpo di Barasuishou. Sembrava un bozzolo. Peccato che furono tagliati dalle lame di ametista.
-Pensavi di abbattermi così? Sei più sciocca di quanto credessi.-
Suigintou tentò di coglierla di nuovo di sorpresa, ma Barasuishou la imprigionò nell’ametista. In pratica fu lei a essere colta di sorpresa.
-Gi… Gin-sama…-
-Così impara a intromettersi non credi?-
Kirakishou, furiosa, si liberò e iniziò a usare i suoi rovi come fruste, poi le afferrò il collo e la sbatacchiò sul terreno con violenza. Che ci crediate o no, Barasuishou sembrava divertirsi e rideva come una matta.
-Te la farò pagare, maledetta!-
-La stai prendendo un po’ troppo a cuore. Che fine ha fatto la tua freddezza? Mi stai deludendo sai?-
-Sta zitta!-
Barasuishou si liberò, ma le piante di Suiseiseki tornarono a imprigionarla.
-Adesso basta!- disse.
Si liberò, raggiunse Suiseiseki e imprigionò anche lei.
-A chi tocca ora? Alla suonatrice? Alla rossa, o al coniglio pinguino?-
-A chi dici pinguino?-
-Guarda come vai vestito… sei un pinguino o no?-
Kanaria iniziò a suonare.
-Secondo movimento: Last Paradise!-
Un grosso tornado raggiunse Barasuishou che, però, non si muoveva minimamente nonostante il vento diventasse sempre più forte con il proseguimento della melodia. Solo i suoi lunghi capelli si muovevano. Un altro sorriso, stavolta malvagio, e lanciò la sua spada contro il violino facendoglielo volare via dalle mani. Nel fare questo, però, anche il suo braccio destro volò via staccandosi di netto.
-Qualcosa Kanaria ti ha fatto!- disse soddisfatta.
Barasuishou, con uno scatto, si parò davanti a lei, le afferrò la testa con la mano sinistra e la imprigionò. Finalmente anch’io, dopo aver solo guardato, intervenni. I miei petali, però, non andarono a segno perché li evitò con un salto e mi lanciò contro le lame di ametista. Fu solo grazie a Laplace, che mi fece da scudo, che mi salvai. Ebbi un altro brutto déjà vu che mi paralizzò. Laplace mi guardò e sorrise. L’attacco non gli aveva fatto granché per fortuna.
-P… Perché?- mi chiesi ancora scioccata.
Lui mi rispose:
-Mi ero stancato di stare fermo a guardare.-
-Voi siete tutti pazzi. Ormai, però, è solo questione di poco. La vittoria è mia!- disse Barasuishou.
-Ne sei proprio convinta?- chiese Kirakishou.
-Ormai siete in pochi. Quando ti avrò imprigionato di nuovo, insieme a tua sorella e al vostro amico coniglio, sarà tutto finito e la vendetta di mia madre Alice sarà compiuta!-
-Quanta sicurezza…-
Kirakishou volò verso la sua avversaria e le diede una testata.
-Scusa se ti rubo di nuovo la battuta ma… finiamola con questa storia!-
-Ci sto!-
Barasuishou recuperò la sua spada, ma sembrava poco pratica con la sinistra, quindi a Kirakishou fu più facile disarmarla. Nonostante ciò, riuscì di nuovo a imprigionarla.
-Stavolta non uscirai. Dovrai fare un miracolo.-
-D’accordo. Allora farò un miracolo!- rispose attraverso la sua prigione.
-Co… cosa?-
Com’era successo al blocco di ghiaccio di Barasuishou, anche su quello di ametista comparvero numerose crepe per poi distruggersi.
-Sono… sorpresa!- disse Barasuishou.
Certo, vedendo la sua faccia non si sarebbe detto. Le due contendenti rimasero ferme a guardarsi per qualche minuto, forse per aspettare il momento opportuno per attaccare non so, e alla fine fu Barasuishou a fare la prima mossa. Si buttò contro Kirakishou come se fosse una giocatrice di rugby buttandola a terra e le afferrò il collo iniziando a stringere forte. Sembrava avere la meglio, ma alla fine scoprì con sua grande amarezza che mia sorella la stava prendendo in giro.
-Puoi fare meglio di così!- le disse.
Dopodiché le lanciò una lama di ghiaccio colpendola all’occhio destro. Non vi sto a descrivere la scena, potete immaginarvi da soli cosa stava accadendo e soprattutto le parole poco piacevoli che uscivano dalla sua bocca. In quel preciso momento, sbucata dal nulla, Ginkijo prese Barasuishou alle spalle stringendole le braccia al collo.
-Che diavolo fai lurida traditrice? Hai un baco nel sistema?- le chiese.
Era più o meno la domanda che volevo gridarle io ma senza quei termini dispregiativi.
-Non lo capisci… sorella? Ormai mi resta poco… ma non voglio andarmene… da sola. Tu verrai con me!- le rispose.
-Lasciami brutta…-
Ginkijo si girò verso di me e mi sorrise.
-Addio… sorella…-
Fu l’ultima cosa che disse. S’illuminò ed esplose portandosi con sé Barasuishou. Potete immaginare come mi sentivo. M’inginocchiai sulla sabbia e iniziai a piangere. Laplace si avvicinò e mi accarezzò nel tentativo di consolarmi. In qualche modo mi ripresi grazie a lui.
-È strano…- disse Kirakishou.
-Cosa?- chiese Laplace.
-Davo per scontato che se Barasuishou fosse morta, le nostre sorelle sarebbero state di nuovo libere!-
-Mmmh… I casi sono due: o bisogna usare la forza per liberarle oppure…-
Non finì la frase, perché era chiaro a cosa si riferiva. E infatti era proprio così. Barasuishou sbucò da sotto la sabbia. Non aveva più niente addosso. Né il vestito, né la pelle artificiale. Solo sul viso ce n’era un pezzo che ne copriva la parte sinistra.
-Tipa tosta…- dissero in coro Laplace e Kirakishou.
La benda sull’occhio sinistro di Barasuishou cadde a terra e rimanemmo sbalordite. Credevamo che avesse l’orbita vuota o una qualche tipo di cicatrice, ma invece il suo occhio era perfettamente funzionante.
-Qualcosa non mi torna… che senso ha portare una benda se il tuo occhio non ha problemi?- chiese Kirakishou.
-Dovevo pur somigliare a te in qualche modo. Che razza di copia sarei altrimenti?-
Kirakishou scosse la testa. Barasuishou stava per attaccare, ma fu investita dal mio vortice di petali che la scaraventò in aria. Ero troppo furiosa e dovevo sfogarmi. Kirakishou saltò, raggiunse la sua avversaria e le conficcò la spada nel petto.
-Addio!- le disse.
Barasuishou precipitò, ma esplose prima ancora di toccare terra. Nonostante tutto, le nostre sorelle erano ancora imprigionate.
-Bene. Ora è morta eppure stanno ancora così. E ora come facciamo?-
-Bella domanda.- dicemmo io e Laplace.
Lui si avvicinò e iniziò a esaminare la situazione. Io e Kirakishou rimanemmo a guardarlo con una certa apprensione (anche se Kirakishou non la dava a vedere). Laplace si mise nella tipica posizione di un karateca e diede un pugno al blocco di ametista. Non ottenne l’effetto sperato.
-Primo tentativo fallito. Ora provo con il laser a bassa potenza.-
Lanciò raggi laser dai suoi occhi e sembrò funzionare. Il blocco si stava sciogliendo come neve al sole. Kanaria fu liberata e ben presto anche le altre. Raccontai loro quello che si erano perse e abbassarono la testa in segno di rispetto per il sacrificio di Ginkijo. Kirakishou si avvicinò a me.
-Shinku, ci stavi dicendo che forse hai capito dove si nasconde Alice!-
-È vero. Dicci!- dissero le altre.
Io annuii.
-Seguitemi e lo scoprirete!-
Mi seguirono senza fiatare. Quando raggiungemmo il quartiere di Koto, cominciarono a capire.
-Tu pensi che…- disse Souseiseki senza finire la frase perché l’avevo interrotta.
-Senza alcun dubbio.-
Atterrammo e fissammo la costruzione che era davanti a noi.
-Come dicono in gergo gli umani: Alice è tornata all’ovile!-
-Non posso crederci!- dissero le altre in coro.
-Già. È incredibile… ma vero!-



Nota 14: Lullaby e Last Paradise sono canzoni rispettivamente dei The Cure e degli Apocalypse.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: La Resa Dei Conti ***


Capitolo 14:

La Resa Dei Conti



La villa di nostro padre era davanti a noi. Tetra e abbandonata. La gente aveva deciso di abbatterla, ma io e le mie sorelle avevamo combattuto con le unghie e con i denti pur di farla restare dov’era, perché per noi aveva un grande valore affettivo, e alla fine riuscimmo a farli desistere. Ora, invece, non mi sarei mai aspettato che fosse diventato il covo segreto di un nostro acerrimo nemico.
-Tutto questo non ha senso.- disse Kirakishou.
-Perché?- chiesi.
-Io sono entrata qui per studiare come riparare Laplace ed è sempre qui che son riuscita a riportarlo tra noi. Non c’era la minima traccia di Alice.-
-Sei andata in giro per la casa?-
-Certo. Non c’erano altro che topi e insetti. Se fosse stata qui, non pensi che avrebbe potuto attaccarmi?-
-O forse non se n’è accorta. Sei molto silenziosa lo sai? Sei come la neve. Io, comunque, continuo a essere dell’idea che la nostra… “amica” si nasconda sottoterra. Forse c’è un laboratorio sotterraneo segreto.-
-E allora, andiamo a cercarlo!- dissero in coro.
Sorrisi ed entrammo. Cercammo ovunque, tastando tutte le pareti per vedere se erano finte o per scovare pulsanti nascosti o congegni. La visitammo da cima a fondo, finché non tornammo dove tutto ebbe inizio: nello studio di nostro padre. Mi fece un certo effetto vedere quella scrivania, quella sedia (oramai vuota) e quelle mensole. Volai sopra la scrivania e mi scese una lacrima nel vedere ancora il suo diario. Tutto come allora.
-Non dormire Shinku. Guarda qua!- mi disse Suiseiseki.
-Cosa c’è? Avete trovato qualcosa?-
Grazie a Laplace, lo schedario pieno dei progetti di nostro padre fu spostato e trovarono una botola di ferro sotto di esso. Laplace afferrò la maniglia e tirò su ma sembrava non volersi minimamente aprire.
-Che diavolo ha quest’affare? Sembra incollato al pavimento!-
-Che fine ha fatto la tua incredibile forza robotica?- lo schernì Suigintou.
-Fai meno la spiritosa, dama nera!-
-Non chiamarmi così! Ho un nome!-
-Dopo. Adesso ho da fare!-
Ci riprovò, ma nulla. Tirò perfino con entrambe le mani, ma il risultato era sempre lo stesso.
-Ma come diavolo è fatta? È solo una stupida botola…-
-Ho capito, distruggiamola! Kanaria, Shinku o Kirakishou. A voi l’onore!- disse Souseiseki.
-No!- interruppe Laplace.
-Non sprecate inutilmente energie per quest’affare. E poi non vorrete farvi scoprire così facilmente? Meglio cogliere Alice di sorpresa.-
-Sai che sorpresa… lei sa già che siamo qui. Ci tiene d’occhio, ricordi?- dicemmo in coro imbarazzandolo.
-Ehm… sì, ok, ma lasciatemi provare un’ultima volta! Forse…-
-Perché non provi a tirarla verso di te?- chiese Hinaichigo.
-Cioè come se fosse una porta scorrevole? Mi pare assurdo che…-
Non finì la frase, fece come detto e si aprì. Inutile dire che ci girammo tutti verso Hinaichigo.
-Che c’è?-
-Sei stata fantastica piccola!- le dicemmo in coro sorridendole.
Questo la fece molto inorgoglire. Scendemmo la lunga scala e camminammo verso un corridoio buio che sembrava non finire mai. Fortunatamente a farci luce ci pensava Laplace. I suoi occhi avevano molte risorse tra cui illuminarsi come fari nella notte. Suiseiseki, stanca di camminare, disse:
-Ma quando diavolo finisce? Dove sbucheremo poi, in Cina?-
-No, in Italia! Più precisamente in Sicilia. Mai letto “Viaggio Al Centro Della Terra?”- la schernii io.
-No…-
-Buone ragazze!- disse Laplace a bassa voce.
-C’è una luce laggiù, il nostro viaggio è finito!- aggiunse.
Quando arrivammo a destinazione, ci ritrovammo davanti a una piccola fabbrica sotterranea. C’era una piccola macchina a catena di montaggio che mi fece capire che era da lì che nascevano le nuove creazioni di Alice. Stranamente, però, di lei non c’era traccia. C’era solo un computer, o meglio solo il monitor dato che stranamente il tower non era presente, sul pavimento. Mi avvicinai allo schermo per guardarlo meglio e notai che non era piatto come quello che aveva Jun. Doveva trattarsi di un vecchio modello. “Antico”, come direbbe Jun. A parte la macchina a catena di montaggio, lo schermo e una lampada al neon sul soffitto, non c’era nient’altro in quella stanza. Pensammo, quindi, che Alice si fosse nascosta in qualche altro passaggio segreto e iniziammo a tastare i muri proprio come avevamo fatto alla villa. All’improvviso, sentimmo una voce fin troppo famigliare ma non capimmo bene da dove venisse.
-Mi state cercando ragazze? Sono molto più vicina di quanto pensiate.- ci disse.
-Dove… dove sei?- chiesi.
-Chi cerca trova!- mi rispose.
Istintivamente, mi avvicinai al monitor e vidi che era acceso. Su sfondo nero, c’era il volto tridimensionale di Alice con i suoi capelli blu e la pelle artificiale. La sua voce veniva dalle due casse che erano ai lati del monitor.
-Ciao! È molto che non ci vediamo!- disse.
-Che… che significa questo? Com’è possibile?-
-È una storia lunga. Non vorrai che mi metta a raccontarla?-
-Sei obbligata, anche perché vorrei capire!-
-Cosa c’è da capire? Non perdiamo tempo e distruggiamola!- disse Suigintou scansandomi con una spinta.
-La tua spada non servirà!-
-Credi? Sta a guardare come ti trancio in due!-
La lama, anziché affondare, colpì una barriera viola che avvolgeva tutto il monitor.
-Non sono stupida come te, gallinaccia!-
-Brutta…-
Lo schermo s’illuminò di bianco e lanciò un raggio dello stesso colore che scaraventò Suigintou contro una parete. Questo fece reagire Kirakishou che tentò di fare lo stesso, ma anche lei alla fine raggiunse Suigintou. Inutile dire che questo mi lasciò senza parole.
-Chi vuole unirsi al volo gratis?-
-Nessuno. Dicci quello che vogliamo sapere.-
-Mi hai preso per un cattivo da film? Quelli che non resistono a raccontare il loro piano diabolico?-
-In un certo senso sì. D’altronde è un vizio di voi cattivi no? E poi devi farlo per la gente, tipo me, che vuole avere una spiegazione.-
-E va bene!-
Aspettò che Kirakishou e Suigintou si rialzassero e ci raggiunsero e iniziò a parlare.
-La prima volta che vi vidi fu quando combatteste nel deserto contro i miei insetti robot. Fu uno di loro, credo uno scorpione o una libellula, a mostrarmi le vostre immagini. Capii subito che a crearvi fu Rozen ed è per questo che creai un robot con le sue sembianze.-
Questo mi sollevò. Significava che non sapeva nulla di noi e di come fummo create.
-Conosciamo i dettagli, ma che c’entra…-
-Se mi fai finire!-
-Ok, vai avanti.-
-Dicevo. Così creai un robot con le sembianze di Rozen sicura che non avreste mai osato attaccarlo e, mentre eravate impegnate con lui, ne approfittai tornando in questa piccola fabbrica. Era qui che Rozen aveva creato Laplace e le sue prime creazioni prima di trasferirsi alla fabbrica dove abbiamo avuto lo scontro finale. Qui trovai questo vecchio computer nel quale ci trasferii la mia memoria, i miei dati, tutto. Infettandolo proprio come se fossi un virus!-
-Quindi si può dire che ti abbiamo distrutto, ma la tua… diciamo “anima” si è trasferita su questo computer.-
-Esattamente! Hai indovinato!-
-E noi che pensavamo di esserci liberate di te una volta per sempre!- disse con amarezza Souseiseki che fu un po’ il pensiero di tutte.
-Mi spiace deludervi!-
-Tu sapevi che ti avremmo sconfitto. Ecco perché hai fatto questo!- dissi.
-Beh, non ero sicura che mi avreste sconfitta, ma era meglio non correre rischi no?-
-Maledetta…-
Mi preparai a lanciarle i miei petali, ma il ricordo della barriera mi fermò. Lei se ne accorse e mi sorrise.
-Volete sapere un’altra cosa?-
Attendemmo la risposta in silenzio.
-Le Alice Maidens, sono state create anche per potermi costruire un nuovo corpo. Sotto la mia guida, sono state loro ad aiutarmi unendoci i vari pezzi di questo computer, tra cui il monitor, che hanno usato come testa. All’inizio volevo usare il corpo di Laplace, sapevo che il suo corpo non era stato coinvolto dall’esplosione, così da potervi sconfiggere ma siete state molto fortunate che la vostra bianca sorella me lo abbia rubato per ricostruirlo. Davvero fortunate! Perciò le ho mandate a rubare pezzi utili nelle fabbriche e nelle discariche! Una volta completato, ho creato i clown e tutti gli altri robot che avete incontrato per farle studiare e mandarle a combattere.-
-Non capisco… Pur sapendo che eravamo più forti di loro, perché ci hanno affrontato ugualmente? Potevano benissimo rifiutarsi!- disse Souseiseki.
-Impossibile. Sono state programmate per questo. Avrebbero dato la vita per me! A parte Ginkijo. Quella è stata un fiasco totale. Ecco cosa succede a usare scarti di bassa qualità!-
-Non osare più parlare di Ginkijo in quel modo. Sei una maledetta schifosa! E pensare che ti chiamavano madre… quale madre manderebbe a morire le proprie figlie?-
-Ehy, risparmiami la predica, le Alice Maidens e gli altri robot erano le mie pedine, mentre io sono la regina. Quindi non venirmi a rompere le valvole!-
-Io ti…-
-Ho un’ultima domanda!- disse Souseiseki.
-Parla!-
-Come facevano a vedere le nostre battaglie?-
Alice sorrise e un corvo robot si posò sopra allo schermo.
-Ecco come!-
La sua testa scomparve dallo schermo e apparimmo noi. Era il corvo che ci stava riprendendo con la telecamera che aveva negli occhi. Quando volò via, il volto di Alice ricomparve.
-Ora che ho soddisfatto le vostre curiosità, spalancate bene gli occhi tutti quanti e ammirate il mio nuovo corpo!-
La terra iniziò a tremare e da sottoterra, dove c’era il monitor, uscì il nuovo corpo robotico di Alice. Nuovo per modo di dire, perché era tale e quale al vecchio. Le uniche differenze erano, appunto, il monitor che le fungeva da testa e portava due coprispalla ovali concavi che si estendevano verso l'esterno e restringendosi fino a terminare a punta.
-Ammiratemi in tutto il mio splendore!-
-Splendore un corno! Brutta eri e brutta rimani!- disse Kirakishou.
La spada di ghiaccio comparve sulla sua mano e si gettò verso la nostra nemica per conficcargliela nel petto. Peccato che, quando andò a segno, tanta fu la sua amarezza quando scoprì che anche il corpo era protetto da una barriera.
-Dato che ora ho un corpo di bassa qualità, e quindi più facile da distruggere, l’ho protetto con una barriera. Preparatevi a essere sconfitte e questa volta distruggerò anche le vostre Rose Mystiche!-
-Devi provarci!- dicemmo io, Suigintou e Kirakishou in coro.
Attaccamo tutte e tre insieme. Io con i petali, Suigintou con le piume e Kirakishou con le lame di ghiaccio, ma niente da fare. La barriera era davvero impenetrabile.
-Non sapete fare di meglio?- ci schernì.
Non si doveva permettere di schernirci. Una volta, forse, ma non adesso. La maledetta scattò, mi afferrò al collo sollevandomi da terra e mi scaraventò contro Suigintou. Kirakishou tentò d’intervenire, ma anche lei fu buttata addosso a me a causa di un calcio rotante.
-Chi è il prossimo?-
Una pianta di Suiseiseki, e i rovi di Hinaichigo, si avvinghiarono al suo corpo e mentre era immobilizzata, Souseiseki lanciò le sue cesoie dritte allo schermo. Purtroppo, si era dimenticata della barriera.
-Dannazione!- esclamò capendo il suo errore.
-Sono desolatissima!- disse Alice.
Si liberò dalla sua prigionia, afferrò i rovi di Hinaichigo, girò su se stessa e la scagliò addosso a noi. Con un altro scatto, afferrò le gemelle per il collo e le gettò entrambe sempre contro di noi. Sembrava quasi che voleva tenerci tutte unite per uno strano motivo. Laplace intervenne usando i suoi micidiali calci rotanti, ma ogni attacco colpiva solo e unicamente la barriera.
-Non avere fretta di morire. A te ci penso dopo. Fatti un sonnellino!-
Anche lei lo colpì con un calcio rotante che lo scagliò contro una parete. Quando rivolse il suo sguardo verso di noi disse:
-Siete solo in sei? Ne manca una. Dove diavolo si trova quella maledetta musicante?-
In effetti, Kanaria non era presente. Alice cominciò a guardarsi lentamente attorno, dopodiché sorrise. Con un salto raggiunse l’altro lato della macchina a catena di montaggio e lì vidi Kanaria che indietreggiava lentamente con sguardo di terrore.
-S… Sta lontana da Kanaria. Via! Non avvicinarti!- le diceva.
-K… Kanaria!-
Solo una volta l’avevo vista così terrorizzata, quindi volai velocemente verso Alice, ma lei m’intercettò e mi afferrò la faccia con la sua mano sinistra.
-Resta dove sei!- mi disse e mi rigettò affianco alle mie sorelle.
Afferrò una paralizzata e terrorizzata Kanaria per i capelli e anche lei si aggiunse a noi.
-Ora che siete tutte riunite, fate un bel sorriso che vi scatto una foto!-
Il volto di Alice scomparve dallo schermo per lasciare spazio a una fila di barre verticali con i colori dell’arcobaleno. Laplace intervenne colpendola con un calcio volante alla schiena, senza alcun risultato, e con una serie di pugni e calci rotanti.
-E levati dalle scatole!- disse.
Gli diede un violento montante, che lo sollevò da terra, gli afferrò le gambe e lo lanciò lontano.
-Dove ero rimasta? Ah, sì!-
Si girò verso di noi, lo schermo s’illuminò e un grosso raggio arcobaleno ci investì. Di nuovo, i nostri vestiti svanirono in un attimo e ci ritrovammo nude come vermi.
-No! Non ci credo!- iniziò a gridare Alice.
-Era un raggio alla decima potenza. Avreste dovuto liquefarvi come neve al sole. È assurdo!-
Stanca di stare stesa in terra come una pelle di daino senza fare niente, mi alzai di scatto, volai verso Alice come un proiettile e le diedi un fortissimo pugno sul… “muso”. Inutilmente aggiungerei.
-Maledetta la tua barriera!-
Alice mi sorrise e mi diede un calcio in pancia che mi fece sbattere contro il soffitto e quando precipitai, mi colpì come se avesse avuto in mano una mazza da baseball, giungendo entrambe le mani, ed io ero la palla. Una volta tornata dalle mie sorelle, Souseiseki disse:
-D… dobbiamo riuscire a distruggere quella dannata barriera, altrimenti ci farà a pezzi sul serio!-
-Concordo, ma che possiamo fare?- chiesero in coro le altre.
Solo Kanaria non disse nulla. Continuava a tremare e a fissare il vuoto. Non appena i nostri vestiti tornarono magicamente addosso a noi dissi:
-Tenetela occupata!-
-Cosa? Che vuoi fare?- mi chiesero.
-Tenetela occupata ho detto. Poi capirete!-
-È inutile che confabuliate. Qualsiasi strategia avrete intenzione di adottare, non servirà!-
All’improvviso, Laplace si mise seduto sopra le spalle di Alice e iniziò a colpirle la testa con i pugni come se fosse un tamburo. Lei, però, sorrise e cadde all’indietro a peso morto. Suigintou, intanto, volò verso di lei per attaccarla, ma fu vista e Alice le lanciò piccoli missili dalle dita. Fortunatamente, si coprì con le sue ali. Laplace tornò all’attacco ma Alice lo anticipò con una gomitata. Dopodiché si girò verso di lui e gli afferrò la faccia con la mano destra iniziando a stringere con forza.
-Stai sicuro che questa volta nessuno potrà mai più ripararti!- gli disse con grande foga.
La pianta di Suiseiseki, i rovi di Hinaichigo e Kirakishou, e i dragoni di Suigintou, costrinsero Alice a mollare la presa ma questo non le impedì di stenderlo con un calcio rotante.
-Mi avete stancato!-
Il suo seno si aprì e lanciò due missili che stesero le mie sorelle. Solo Suigintou non fu coinvolta sempre grazie alle sue ali. Io e Souseiseki, intanto, ci nascondemmo dietro la macchina a catena di montaggio con Kanaria.
-È completamente sotto shock!- disse la gemella.
-Non è la prima volta purtroppo. Il ricordo della prima battaglia contro Alice l’ha sconvolta.-
-Ma anche se fosse in sé, non ci potrà essere di grande aiuto. Alice ci ucciderà di nuovo e sono sicura che stavolta non…-
-Kanaria è l’unica che può distruggere la barriera. Sono sicura che avrà una melodia adatta allo scopo!-
Souseiseki non era convinta di quanto avevo detto, lo capii dal suo sguardo perplesso, ma rimase zitta. Io cominciai ad accarezzare mia sorella e poi le dissi:
-Perdonami, ma è per il tuo bene!-
Iniziai a schiaffeggiarla con forza lasciando Souseiseki di stucco. Al quarto schiaffo, Kanaria mi afferrò la mano.
-Hai scambiato Kanaria per un punching ball?-
-Scusa, ma era necessario!-
-Kanaria avrebbe preferito risvegliarsi altrove…-
Stava per rinchiudersi di nuovo a riccio. Io le misi le mani sulle spalle.
-Ascolta. Tu sei l’unica che può distruggere la barriera!-
-Chi te l’ha detto una stupidata simile? Kanaria non è forte come pensi.-
-Invece lo sei! Non posso credere che di tante melodie che conosci, non ce n’è una adatta a distruggere le barriere!-
Questo la lasciò pensierosa. All’improvviso, il suo sguardo tornò a essere di terrore. Dietro di noi c’era Alice.
-Tana per voi! Avete perso!-
Io e Souseiseki fummo afferrate al collo, mentre Kanaria indietreggiava terrorizzata.
-Tsk! Guardatela. E io che credevo che il coniglio fosse Laplace.-
-Coniglio… nel senso di codardo? Mai stato!- disse Laplace.
-Vedo che non demordi, eh?- disse buttandoci a terra e girandosi verso di lui.
-Con il banale corpo che ti ritrovi, non potrai mai sconfiggermi!-
-Ah no? Eppure ho sentito la tua brutta faccia scricchiolare…-
-Io non ho sentito niente! Secondo me lo hai solo immaginato!-
Nel frattempo, io mi rivolsi a Kanaria.
-Ti prego Kanaria reagisci! Trova una melodia, presto!-
Il mio grido riuscì a destarla e vidi che si era messa a pensare. La sua riflessione durò poco, anche se a me sembrò interminabile, si alzò, il suo violino apparve e si mise in posizione. Alice aveva steso Laplace con i suoi missili e quando si girò verso di noi e vide Kanaria in posizione iniziò a ridere come una folle.
-Suona pure se ti va, ma poi non piangere se sarà tutto inutile.-
-Kanaria non piangerà. Sarai tu a farlo! Terzo movimento: Signal To Noise!-
Come sempre, era una melodia fantastica, ma non ebbe l’effetto sperato.
-Bellissima, ma come puoi ben vedere… non serve a nulla!- disse Alice divertita.
-Kanaria non ne è convinta!-
All’improvviso, si sentì lo stesso rumore che fanno i vetri quando si rompono.
-Che diavolo…?-
-La tua barriera non c’è più!-
-Balle!-
Laplace ne approfittò subito colpendola con un calcio sul fianco e stavolta sul suo corpo si formarono piccole crepe.
-No, non è possibile!-
Souseiseki lanciò le sue cesoie al ginocchio destro e centrarono il bersaglio. Suigintou tranciò mezzo braccio sinistro con la sua spada e Kirakishou lanciò le lame di ghiaccio trasformando il petto di Alice in un puntaspilli.
-Maledette!- gridò.
Lanciò missili da tutto il corpo, ma non servì a nulla.
-Ultimo movimento: The Sixth Extinction!-
L’enorme vortice creato da Kanaria investì Alice facendola girare su se stessa e staccandole di netto tutti gli arti. Oltre a suonare, per la prima volta Kanaria si mise anche a cantare e il bello era che Laplace faceva il contro voce:
-Make us whole, migrator soul
Follow you home, complete the Circle
We must survive, restore our lives
The way I'll show, complete the circle
[x2]-
Devo ammettere che mi fecero sentire un’ignorante. Terminata l’esecuzione, Alice era ormai ridotta male. La mia mente tornò al nostro primo scontro, ma stavolta non c’era stato bisogno di assorbire le Rose Mystiche delle mie sorelle.
-Maledette… maledette Rozen Maiden. Quanto vorrei che non foste mai esistite!-
-La cosa è reciproca, rottame!- dissi io.
Le lanciai i miei petali colpendo lo schermo, e il corpo, provocandole innumerevoli buchi. Cominciò ad avere tipo convulsioni ed esplose. Le mie sorelle e Laplace mi guardarono, sorridemmo (sì, anche Kirakishou), alzammo i pugni al cielo e gridammo:
-Hurrà!-
Tornammo in superficie, Laplace prima di raggiungerci si occupò di distruggere la fabbrica sotterranea senza coinvolgere la villa, volgemmo un ultimo sguardo commosso alla dimora di nostro padre, ci salutammo e ognuno andò per la sua strada.
-Sto tornando a casa, Jun!- dissi.



Nota 15: La testa a forma di monitor è un chiaro riferimento al robot visto nell’anime FLCL, mentre il corpo, come nella fanfiction precedente, privo di pelle artificiale è lo stesso del robot femminile Dural visto nel videogioco e anime Virtua Fighter.

Nota 16: Signal To Noise e The Sixth Extinction sono rispettivamente di Peter Gabriel e Ayreon.

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Epilogo



Questo era quanto era successo. Dovrei essere felice perché ho, o meglio abbiamo, sconfitto definitivamente Alice ma non ci riesco. Vedere Jun in questo stato mi fa stare troppo male. Speravo che continuando a parlargli, tra una scrittura del diario e l’altra, si sarebbe svegliato miracolosamente, ma purtroppo, queste nuove “Cronache di una guerra tra bambole e robot” non ha per niente il lieto fine che speravo. Vorrei tornare indietro e impedire che ciò avvenga ma purtroppo non… no, non devo piangere. Devo essere forte. Jun si risveglierà ne sono certa. Si risveglierà e torneremo a casa insieme e vivremo felici e contenti come nelle favole. Già, favole. Le cose più stupide mai create dagli umani. Niente è come una favola purtroppo, questa è la realtà. Nient’altro che l’orribile real…



*****************************





Scusate se sono stata giorni senza scrivere nulla e lo avevo interrotto così bruscamente, ma la penna mi era scivolata di mano. Quando la raccolsi e mi rimisi seduta sulla sedia, alzai lo sguardo verso Jun e rimasi a bocca aperta. Aveva aperto gli occhi, si era messo gli occhiali che stavano sul mobile accanto a sé, mi guardò e mi sorrise.
-Ciao Shinku!- mi disse.
Potete immaginare come mi sentivo. Con le lacrime agli occhi, lasciai cadere il diario e lo abbracciai stringendolo forte.
-Jun… Jun!- ripetevo di continuo.
-Ehy, ehy calma!-
-Non… non ce la faccio a stare calma!- gli dissi continuando ad abbracciarlo forte.
-Perdonami se ti ho fatto preoccupare!- mi disse accarezzandomi i capelli.
-P… perché mi hai fatto da scudo? Sapevi che i coltelli non mi avrebbero fatto nulla… io sono una bambola, l’hai dimenticato?- chiesi guardandolo negli occhi.
Non mi rispose subito. Era come se si stesse schiarendo le idee e cercando una valida risposta.
-È stato un riflesso condizionato. In quel preciso momento, la mia mente si era annebbiata e così…-
I miei occhi tornarono a lacrimare e lo abbracciai di nuovo e lui tornò ad accarezzarmi i capelli.
-Non piangere più. Ora sono di nuovo qui con te!-
Mi asciugai le lacrime e gli sorrisi.
-Cosa stavi scrivendo? Un diario?-
-Sì! Te lo farò leggere quando torniamo a casa!-
Non mi fece domande su chi erano quei clown. Forse aveva capito, ma non me lo disse mai. Dopo qualche giorno di osservazione, Jun poté lasciare l’ospedale e tornammo finalmente a casa. Organizzammo una grande festa in suo onore, alla quale invitai le mie sorelle, prima di separarci c’eravamo scambiate il numero di telefono per rimanere in contatto, tranne Kirakishou che non aveva un posto dove stare, di conseguenza non aveva un telefono, e come al solito non si sapeva dove fosse. Quando la festa finì, ed io e Jun andammo a letto, gli chiesi se potevo dormire con lui.
-Hai paura del buio? E da quando?- mi chiese con un sorrisetto beffardo.
-Ma non è per quello, stupidino!-
Mi fece spazio e m’invitò.
-Accomodati principessa paurosa!-
-Piantala di prendermi in giro!-
M’infilai dentro e ci salutammo. Lui si addormentò subito, mentre io ero ancora sveglia. Mi girai verso di lui, gli accarezzai il viso e gli diedi un bacio sulla guancia. Sorrisi e mi addormentai serenamente.



DOLLS AND ROBOTS WAR II:

THE ALICE REVENGE



FINE

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