The story

di PassengerXX
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Your Smile ***
Capitolo 2: *** First Date ***



Capitolo 1
*** Your Smile ***


 Your Smile
 
Non potevo davvero crederci!
Mi ero ripromessa di non iniziare a frequentare nessuno in quell’ospedale, avevo da poco spedito il modulo di candidazione per andare in Malawi per compiere grandi operazioni chirurgiche sui piccoli umani! E adesso mi ritrovo davanti allo specchio intenta a prepararmi per il mio primo appuntamento con Calliope Torres.
Callie … In ospedale la chiamano tutti così. Io invece anche se sono poche le volte in cui abbiamo parlato, l’ho sempre chiamata Calliope. Non so esattamente perché. Forse sarà che trovo il suo nome semplicemente splendido, forse sarà il panico che mi viene nel momento in cui le parlo.
Sono sempre stata brava a gestire i rapporti con le altre persone indipendentemente dal sesso. Ho tanti amici uomini quante donne, tuttavia, con Calliope la situazione è diversa.
E’ iniziato tutto quasi per gioco, un drink in più a volte può farti compiere azioni inaspettate. Dal primo momento in cui ho varcato la soglia del Seattle Grey’s Hospital ho notato quella ragazza dai capelli neri corvini, e gli occhi gentili ma pieni di una passione celata. Sono stata al mio posto sperando ogni giorno sempre di più di incontrarci casualmente. Sono arrivata al punto di sperare nell’arrivo di un bambino con qualche osso rotto in modo da incontrarci grazie ad un caso. Tuttavia, trascorse diverse settimane questo non è successo, e come mi succede sempre l’attesa mi fa impazzire. Non sono abituata ad aspettare, nonostante lavori a stretto contatto con i bambini nella vita privata non sono per niente paziente. Quando voglio una cosa me la prendo. Semplice.
Ecco perché quella sera ho seguito Calliope in bagno. Ho visto che era triste, e ho sentito una specie di stretta al petto non so a cosa dovuta. Non mi ricordo nemmeno come all’improvviso mi sono ritrovata in bagno e ho iniziato a parlarle. Ero davvero impacciata e non mi era mai capitato nella mia vita.
Ho iniziato a dire cose davvero senza senso, ma in qualche modo assurdo lei mi ha sorriso, anche se probabilmente avrà pensato che fossi una pazza molestatrice che si incontrano nei bagni di un locale.
Quando ho visto quel sorriso il mio cervello si è completamente disconnesso, l’aria non è arrivata più alla testa e ho realizzato solo dopo averla baciata, ciò che avevo appena fatto. Come se niente fosse poi me ne sono andata rimanendola a bocca aperta e con mille domande, alle quali non avrei sicuramente saputo dare una risposta sensata.
Da quel momento erano passati diversi giorni in cui lei mi aveva palesemente ignorato, evitandomi. Quelli sono stati dei giorni davvero infiniti. Quando poi avevo perso ogni speranza lei mi ha chiesto di uscire rivelandomi non intenzionalmente che se avessi accettato sarei stata la seconda ragazza che avrebbe frequentato.
Quell’informazione mi ha lasciato per un momento interdetta, non mi aspettavo completamente una cosa del genere. Senza neanche pensarci due volte, le ho dato del’inesperta e  le ho detto che nella vita privata non frequento i poppanti … Ma che risposta è? I poppanti … Anche per i miei standard-e sono davvero alti-sono stata davvero fredda e senza cuore. Tipico dei chirurghi pediatrici infondo …
 E’ un luogo comune credere che chi come faccia questo lavoro, sia tutto cuore a arcobelani. Ma non è così.
Quello che noi facciamo non è da tutti. Ci mettiamo in gioco più di qualsiasi altro chirurgo, incidiamo su corpi davvero minuscoli, e resistiamo alla vista di un cuore di tre centimetri. A volte guardiamo morire impotenti, dei piccoli bambini, che si sono appena afficciati alla vita, e alle volte il senso di impotenza può lacerarti dall’interno, logorarti fino ad impazzire. Ed è proprio per tutti questi motivi che si tende poi ad essere freddi, senza cuore, perché non possiamo non essere freddi e distaccati alla vista di un cuore di tre centimentri.
Ecco perché nel nostro campo siamo davvero in pochi. La rigida educazione che mi ha dato la mia famiglia, la morte di mio fratello, il trasferirsi ogni diciotto mesi, sono tutti fattori che mi hanno portato ad essere la persona che sono oggi.
Ecco perché poi ci ho riflettuto solo in seguito alle parole che ho detto a Callie e nonostante tutto ciò, nel momento in cui lei mi è venuta di nuovo a parlare quella stessa sera al bar, il panico ha preso di nuovo il sopravvento. Ho subito sviato il suo discorso. Lei mi parlava delle qualità che aveva da offrirmi se solo non fossi partita così prevenuta nei suoi confronti, e irrazionalemente le ho mentito affermando che una ragazza, conosciuta quella stessa sera, fosse la mia ragazza.
Il giorno dopo ci siamo incontrate in ospedale e ci siamo evitate tutto il giorno ma poi succede l’imprevedibile. La trovo nell’ascensone, e le dico le cose come stanno, apperando molto più calma e sicura di me di quanto in realtà non sia. Le chiedo di uscire con me una di quelle sere. Meritatamente direi lei mi tiene un po’ sulle spine ma poi sorridendo mi dice di si. La vista di quel sorriso mi ha completamente destabilizzata. Sono rimasta senza parole e forse per la prima volta mi sono resa conto di quanto bella fosse.
Il bip del cercapesone mi fa sobbalzare, riportandomi alla realtà. Ringrazio il cielo che non fosse il mio ma quello di Mark Sloan, il chirurgo plastico.
Con un sorriso appena accennato sulle labbra ripongo le mie scarpe con le rotelle, nell’armadietto e mi dirigo all’ascensore.
E neanche fosse tutto programmato è proprio lì dentro che la incontro e non appena incontro i suoi occhi il mio sorriso, appena accennato, si trasforma, aprendosi completamente. 

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Capitolo 2
*** First Date ***


2 Capitolo : First Date
 
Ho sempre sostenuto che le altre persone sono diverse sul lavoro che dalla vita privata. Ho sempre creduto questo per mia esperienza personale. Mi sono infatuata di molte donne per poi scoprirle al di fuori dell’ospedale, noiose, monotone, abitudinarie. 
Calliope Torres in un ora è riuscita a farmi cambiare completamente idea. La sua solarità, il suo umorismo, la sua auto-ironia mi hanno del tutto folgorata quasi quanto la sua bellezza , la prima volta che l’ho vista. 
Siamo andate a cena in un piccolo ristorantino un po’ affolato, non molto lontano dall’ospedale. Dato che lei abita a pochi metri dall’ospedale, insieme ad un'altra specializzanda, Cristina Youg, siamo andate con la mia macchina. 
Al contrario di quello che pensavo, dato i precedenti, l’imbarazzo tra noi è duarato pochissimo. Non appena ci siamo sedute al tavolo, la nostra conversazione si è svolta naturalmente, le parole mi uscivano spontanee senza doverci pensare poi tanto. 
Non mi ritengo una filantropa, non capisco bene le persone, ma da quello che ho potuto notare Callie è a suo agio, nonostante i due di piccha che gli ho dato nei giorni precedenti.
< Da quando sei arrivata precisamente a Seattle? > Mi chiede una volta che il cameriere gli ha portato la lombata che ha ordinato. 
< Da qualche settimana … In un primo momento dovevo sostituire il chiurgo pediatrico precedente, poi ho deciso di restare e il capo mi ha assunta >. 
< Tu, invece sei qui da parecchio? > Le chiedo, non rivelando uno dei principali motivi per cui sono rimasta a Seattle. Sarebbe troppo sdolcinato se le dicessi al nostro primo appuntamento che uno dei tanti motivi per il quale sono rimasta in una città nuova dove non conosco praticamente nessuno e in un ospedale che non è l’Hopkins, dove hanno il miglior centro di chirurgia pediatrica, è semplicemente lei. 
Dal momento in cui l’ho vista ne sono rimasta totalmente colpita. 
Io passavo distrattamente per il corridoio del terzo piano, il dottor Shepard mi aveva chiamato per un consulto, e lei correndo dietro ad una barrella mi ha lievemente urtato senza neanche accorgesene. 
In quel momento i nostri sguardi non si sono incrociati ma ho capito che valeva la pena conoscerla. 
Non so perché però sono rimasta al mio posto, continuando anche a frequentare altre donne, ma ogni volta che andavo in mensa o ogni volta in cui l’ascensore si apriva io cercavo lei. Volevo che i nostri sguardi si incontrassero quasi per caso, non volevo forzare il nostro incontro, ho passato giornate fantasticando su come poteva succedere. Però quando l’ho vista poi piangere e correre in bagno da Joe’s non ho resistito. 
< Arizona? > La sua voce mi distrae dai miei pensieri. < A cosa pensi? > Chiede guardandomi negli occhi. 
< Che avrei voluto conoscerti già da prima > Le dico rispondendo al suo sguardo. 
< Ma tu sei da poco arrivata … > Afferma lei confusa. 
< Come ti ho già detto, ti avevo notata, quasi subito direi … > Dico accennado un sorriso. 
Lei fa una faccia buffa, come se dubitasse che ciò fosse vero. 
< Non sottovalutarti Calliope, ci sono tante cose belle di te che non vedi > Le dico parlando sinceramente e per un attimo i suoi occhi brillano di una luce nuova. 
La serata trascorre tranquilla, non mi divertivo così da tempo, avevo dimenticato cosa voleva dire semplicemente uscire con una donna, parlare, ridere, scherzare … Ultimamente le mie uscite non avvenivano al di fuori del mio appartamento o dalla camara di guardia. 
Da dopo la specializzazione non avevo più avuto la necessità di legarmi a qualcuno, volevo vivere la mia vita liberamente, senza costrizioni, senza vincoli. La penso tutt’ora così però qualcosa nello sguardo di Callie mi porta a pensare il contrario. Infondo, non è da me uscire con donne, che hanno così poca esperienza, ma che soprattutto sono indecise sui loro gusti sessuali. Da quello che in ospedale la gente dice, a Callie sono sempre piaciuti gli uomini, è stata addirittura sposata con uno di loro. Io a differenza sua non ho mai fatto alcuna esperienza del genere. 
< Posso chiederti una cosa? > Mi chiede mentre ci incamminiamo verso la macchina. 
< Certo! > Le rispondo forse subito. Lei lo nota e le scappa un sorrisino. 
< Come mai mi hai seguita in bagno quella sera? > 
< Ho visto che stavi male … Ho sentito il bisogno inaspettato di venire da te a consolarti in qualche
modo … > Le dico un po’ impacciata. 
< Mi hai baciata > Afferma socchiudendo gli occhi. 
< Si, l’ho fatto > Dico e poi scoppiamo a ridere in sincrono. 
Ci mettiamo in macchina e arrivo in poco tempo, troppo poco, sotto casa sua. Siamo state insieme parecchie ore, ma sembrano trascorsi minuti.
< Sono stata davvero bene questa sera > Afferma lei voltandosi verso di me. 
< Anche io >. 
< Vieni come me > Dice e scende dalla macchina prima che io potessi aggiungere altro. 
Lei si incammina lungo il marciapiede e in poco tempo la raggiungo. 
< Voglio mostrarti dove abito, così quando sentirai di nuovo l’impulso di consolarmi, saprai dove andare > Dice e questa volta mi afferra la mano, procedendo a passo svelto verso un portone in ferro. 
< Ecco > Dice mostrandomi con un gesto della mano il citofono. 
< Aspettati una visita a breve, allora > Affermo guardando per un secondo le nostre mani ancora intrecciate. Era da tantissimo tempo che non prendevo una donna semplicemente per mano. I piccoli gesti a volte, ti rendono più felice di ciò che pensi. 
< Arizona … > Calliope si fa improvvisimente seria e non stacca per un secondo i suoi occhi dai miei. 
< Si? >
< Sai non so come esattamente funziona, sono stata con una donna ma era diverso … Vorrei tanto che salissi sopra > Il suo sguardo e non c’è esitazione nella sua voce.
Io sono del tutto sorpresa, mai avrei creduto che quella sera si potesse concludere così.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo e soprattutto come se l’avessi fatto già un miliardo di volte mi avvicino per baciarla. 
Le sue labbra sono calde e morbide, proprio come la prima volta. Lei risponde al bacio questa volta e sento che l’aria intorno a noi si surriscalda nonostante facesse parecchio freddo. 
< Non c’è nessuno sopra? > Le chiedo con il cuore che batte frenetico. 
< No, Cristina sta da Hunt stasera … > Sussurra lei. 
Le mie labbra continuano a cercare le sue come un drogato che ha bisogno della sua dose quotidiana. < Ti prego se continuamo così finisce che ti spoglio qui per strada … > Afferma lei esasperata e io non posso non sorridere. 
< Okay > Dico e proprio nel momento in cui varco il portone, un il mio cercapersona inizia a suonare riportandomi al mondo reale. 
< Non è possibile > Dico vedendo la chiamata. “Alex Karev”, mi ha appena mandato un 911. 
< Calliope … > Dico senza trovare le parole. 
< Devi andare … Lo capisco > Dice annuendo triste. 
Sospiro rimettendo il cercapersone in borsa. < Ci  vediamo domani > Le dico e questa volta è lei a cercare le mie labbra. 

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