Adventure in Johto

di Gwen Kurosawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio. Un po' movimentato, ma inizio. ***
Capitolo 2: *** Il Team Rocket ***
Capitolo 3: *** L'arrivo ad Azalina ***
Capitolo 4: *** Karin e Kaoru, i due Comandanti del Team Rocket ***
Capitolo 5: *** Unione (Angelo/Gengar) ***
Capitolo 6: *** Capitolo extra: La famiglia Kurosawa ***
Capitolo 7: *** La verità sul Potere Unione ***
Capitolo 8: *** La confusione di Chiara e i sentimenti di Angelo ***
Capitolo 9: *** Unione tra Marina e Mismagius (Disperazione di Angelo) ***
Capitolo 10: *** Il bacio ***



Capitolo 1
*** L'inizio. Un po' movimentato, ma inizio. ***


Adventure in Johto

 
Primo capitolo: L’inizio. Un po’ movimentato, ma inizio.
 
Negli ultimi tempi, la notte ad Amarantopoli era movimentata: Pokémon selvatici attaccavano la città e Angelo, con i suoi Pokémon, li cacciava.
Era anomalo quel comportamento... sembravano quasi sotto il controllo di qualche entità.
Quella notte, però, uno Spiranak sconfisse tutti gli spettri del biondo e attaccò il Capopalestra con un misterioso raggio rosso, simile a un Iperraggio.
Dopo di ciò, il ragno cadde a terra senza vita... mentre il biondo ragazzo teneva la sua mano sinistra nella sua fronte, come se stesse combattendo contro se stesso.
Aprì gli occhi, dopo: erano più viola che mai... all'improvviso, apparve una scintilla rossa.
 
 
La mattina, in una delle case di Amarantopoli, in una delle stanze di quella casa, una sveglia stava suonando da dieci minuti.
Accanto al comodino su cui stava quell’aggeggio, c’era un letto, dove riposava una ragazza di quattordici anni che, ancora, dormiva.
Suonò nuovamente la sveglia ma, stavolta, fu tirata contro il muro viola della camera.
Quella ragazza ritornò, dopo quell’azione, a dormire: non aveva alcuna intenzione di muoversi da quel comodissimo letto che tanto amava.
Dal nulla, però, apparve un Mismagius che, costatando la condizione della sveglia, poté dedurre che la sua Allenatrice si era già svegliata.
O perlomeno, credeva, fino a quando non la vide ancora a letto.
-Mismagius! Misma, Mis, Misma!- la rimproverò il Pokémon Spettro, abbastanza nervoso.
La povera ragazza decise, allora, di alzarsi: si era ricordata che lei doveva partire alle otto del mattino per il suo viaggio di formazione.
-Mismagius, è tardissimo!- urlò la castana, scendendo dal letto e cominciò a vestirsi nel modo più casuale possibile – tanto non rischiava di uscire con abiti che, tra loro, non stavano; lei aveva la maggior parte dei vestiti neri – e poi andò in cucina, mangiò quel poco che lei riusciva a mangiare e uscì di corsa, facendo attenzione a non aver dimenticato nulla.
Erano le otto meno cinque e Marina – così si chiamava la ragazza – era davanti alla Palestra di Amarantopoli.
Doveva aspettare altre tre persone: chissà dove erano andati a finire.
Sicuramente, lei era in anticipo, come sempre.
Per passarsi il tempo, l’Allenatrice decise di prendere il suo cofanetto in cui stavano le tre medaglie che si era guadagnato un mese prima.
La prima era stata quella di Amarantopoli, la Medaglia Nebbia del Capopalestra Angelo: per conquistare quella prima medaglia, vide una sconfitta da parte del Capopalestra e, dopo ore e ore di preparazione, riuscì a sconfiggerlo con il suo Misdreavus – che non era altri che il suo Mismagius non ancora evoluto - .
La seconda era quella di Fiordoropoli, la Medaglia Piana di Chiara: inizialmente, non sapeva che le mosse di tipo Spettro non avessero nessun effetto sui Pokémon Normali e questo portò alla sconfitta di Misdreavus; poi, usò un Pokémon di doppio tipo – Spettro e Buio – e riuscì, facilmente, a sconfiggere la Capopalestra.
Quanti pianti dovette sorbirsi per meritarsi la Medaglia!
La terza era di Violapoli, la Medaglia Zefiro di Valerio: originariamente, doveva andare ad Azalina; ma siccome il padre insisteva tanto nel far conoscere Marina e Valerio, lei decise di affrontare il Maestro di Pokémon Volanti.
Probabilmente, nella Palestra, qualcuno aveva la Neropietra perché, appena entrarono in palestra, il Pokémon Spettro divenne un bellissimo Mismagius.
Riuscì proprio con lei - ovviamente, dopo tutti gli allenamenti fatti quando stava in casa e durante il viaggio – a sconfiggere Valerio e i suoi Pokémon.
-Ehi Marina, hai nostalgia del passato?
Una voce maschile la risvegliò dai suoi pensieri, spaventandola, e si girò di scatto: un ragazzo biondo e dagli occhi viola, con un Gengar accanto, le sorrideva.
-No, Angelo; aspettavo i ritardatari!- disse Marina, con un pizzico di sarcasmo nella sua affermazione.
Il ragazzo, dopo aver fatto rientrare il suo Pokémon nella sua Pokéball, si sedette accanto all’amica e cominciarono a parlare del più e del meno, tanto per ammazzare il tempo.
Fu necessario aspettare altri dieci minuti, affinché arrivassero, con un esemplare di Pidgeot, Valerio e Chiara.
Appena i due videro la castana e il biondo in Palestra, scesero a terra: la Capopalestra di Fiordoropoli corse verso Angelo, cominciando ad abbracciarlo come se fosse un tenero peluche; il Capopalestra di Violapoli fece rientrare il Pokémon e si sedette accanto a Marina, per farle qualche raccomandazione per la Palestra che doveva affrontare.
-Dovrai affrontare Raffaello, specializzato nel tipo Coleottero. Puoi usare i tuoi Pokémon Spettro, che non sono né in vantaggio, né in svantaggio…ma ti consiglierei di usare i Pokémon Volanti.-
-Valerio, secondo te, possiedo qualche Pokémon Volante? A me non risulta…potrei anche usare i Pokémon Psico…- rispose l’Allenatrice, osservando il cofanetto aperto.
Non era tanto convinta di poter riuscire a battere Raffaello: stava sempre in pensiero, prima di una lotta.
-Marina, sei riuscita a battere, sebbene l’enorme fatica fatta, Angelo prima di tutti! Vuol dire che hai del potenziale con i Pokémon!- la tranquillizzò il blu, poggiandole una mano sulla spalla destra della ragazza, che rispose con un debole sorriso.
Improvvisamente, un urlo di Angelo li fece sobbalzare.
-Chiara, smettila di scorazzare per la città come una bambina!
La castana e il ragazzo con il kimono azzurro cominciarono a ridere divertiti da quella scena comica tra Chiara e il Capopalestra di Amarantopoli.
-Angelo: con me, Chiara fa anche di peggio!- ridacchiò il Maestro di Pokémon Volanti, cercando di consolare il povero amico che stava per suicidarsi a causa di quella ragazza così vispa.
Il gruppo partì esattamente alle nove, un’ora più tardi di come aveva programmato Marina, e si diressero verso la città di Fiordoropoli.
Volevano attraversare tutto il bosco di Lecci, per arrivare direttamente ad Azalina.
Durante il tragitto da Amarantopoli a Fiordoropoli, i tre Capipalestra parlarono su chi avevano lasciato la palestra: Valerio l’aveva lasciata ai suoi fidati allievi; Chiara l’aveva lasciata al precedente Capopalestra; Angelo l’aveva lasciata a Eugenius.
-Scusa, ma perché proprio lui?- s’intromise Marina, incredula per ciò che aveva sentito.
-Trasformerà la palestra in un santuario per Suicune!
Appena sentirono quella battuta involontaria della ragazza, i tre amici cominciarono a ridere a crepapelle.
-Non preoccuparti, Mari, ho lasciato qualche Pokémon Spettro: non gli sarà facile cambiare la mia Palestra!- ridacchiò ancora il biondo che, insieme al gruppo, uscì dalla città di Amarantopoli.


Spazio Autrice:

Finalmente, ho riproposto questa storia.
MI ci sono affezionata.
Vi elencheròle novità che ci saranno:
1) Ho aggiunto un personaggio e tolti tre.
2) Una nuova shipping, formata fra due OC (Kotonarushipping)
3) Ho inserito due iniziative: una è quella di domandare ai personaggi presenti in un capitolo quualcosa e una presa da Bleach, cioè ogni cinque capitoli, ne metterò uno filler, con finalità comiche.

Spero che queste novitàvi piacciano!

Sayonara! (Gli aggiornamenti saranno lentissimi)

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Capitolo 2
*** Il Team Rocket ***


Adventure in Johto.


Secondo Capitolo: il Team Rocket.



Era da un'ora che il gruppo stava camminando per raggiungere Fiordoropoli: il loro piano era di andare prima nella città di Chiara e dopo, con i Pokémon di Valerio, sarebbero andati ad Azalina.
La Capopalestra era felice per quel fatto, ma non smetteva di lamentarsi, poiché la strada tra Amarantopoli e la sua città natale era molto lunga: lei, per percorrerla tutta, usava la sua amata bicicletta.
Peccato che, in quel momento, non l'avesse.
All'ennesimo lamento da parte della ragazza, il Maestro dei Pokémon Volanti esplose.
-Chiara, non sei l'unica a essere stanca! Se non parlassi in continuazione, non perderesti immediatamente le forze!-.
A quel rimprovero, la quattordicenne lo guardò con degli occhi da cucciolo e pieni di lacrime: in meno di dieci minuti - che erano tanti per lei - scoppiò in lacrime "perché Valerio era stato troppo cattivo nei suoi confronti”.
-Avanti, Chiara, ci sono problemi più importanti, nella vita!- le disse Angelo, avvicinandosi all'amica e sfoderando quel sorriso che avrebbe disarmato chiunque.
Sì, tranne Marina, che aveva tutt'altri pensieri che quello di seguire quella stupida conversazione.
-Sei così dolce, Angelo...
A destare la castana dal suo mondo fu questa frase: immediatamente, scattò come una molla verso i due, cominciando a urlare su come fosse possibile che Angelo era dolce.
-Lui dà fastidio alla gente, tutto qua!
Un nervo della fronte del Capopalestra di Amarantopoli pulsò nervosamente.
-Cosa vorrebbe dire, Sua Maestà?-
-Nulla, dico solo quello che penso!-
Fortunatamente, a mettere fine a tutto ciò, ci pensò Valerio, per avvisarli della loro vicinanza a Fiordoropoli.
 
In quel momento, Marina era uscita a farsi una passeggiata nella metropoli: prima, erano entrati nella città, notando tutti gli addobbi messi in giro; poi, erano entrati nel Centro Pokémon, affidarono i loro Pokémon all'infermiera Joy e prenotarono due stanze.
''Dovevo proprio finire in stanza con Angelo... non possono mettere una ragazza e un ragazzo nella stessa stanza!"   pensava l'Allenatrice, assumendo un leggero colorito rosso nelle gote.
Ovviamente, non le piaceva Angelo...
Se lo ripeteva ogni giorno, ogni minuto, per convincersi che provava solo ''Forte Amicizia'', tutto qua.
Mentre pensava, alzò lo sguardo verso le decorazioni della città: fra breve ci sarebbe stata una festa in onore della fondazione della Città, per questo, erano presenti tanti addobbi.
Si rese anche conto di essersi involontariamente persa: era in un vicolo cieco, con innumerevoli case attorno a lei e con l'enorme struttura della Stazione che dominava Fiordoropoli.
-Che bello, mi sono persa!- sospirò la quattordicenne, arresa all'evidenza di essere completamente sola, anche più di un Arcanine.
Cominciò a deprimersi sul fatto che nessuno avrebbe potuto aiutarla a uscire da quel vicolo, quando sentì un verso umano provenire da una di quelle tante case.
Un ragazzo dai capelli arruffati castani, con un giubbotto rosso e dei jeans strappati usciva dalla sua casa sperduta in quel dannato vicolo in cui la castana si era persa.
Marina lo fissò sconvolta: assomigliava a lei, solo in versione maschile e con vestiti di colore diverso.
-Ehi tu, che hai da guardare?
In modo aggressivo e violento, quel ragazzo, infastidito dallo sguardo dell'Allenatrice, cercò di allontanarla, con risultati pressoché nulli.
-Mi sono persa, pensavo potessi darmi una mano!
L'urlo scatenato dalla sorpresa della quattordicenne sorprese quel giovane che, senza neanche chiedere, avanzò verso la giovane, l’afferrò per mano e cominciò a camminare.
-Che stai facendo?- chiese Marina, spaventata, cercando di liberarsi dalla presa del castano.
-Sta zitta, ti sto aiutando!
Capì che non doveva obiettare ancora: si fece trascinare dal ragazzo e guardò la città.
Era enorme, si rischiava di perdersi proprio com’era capitato a lei, potevi incontrare gente strana come quel ragazzo.
Uscirono da quel vicolo pieno di case gialle e lo sguardo dell'Allenatrice si fermò su una casa semi distrutta.
-Ehi, come mai quella casa è distrutta?- domandò, incuriosita.
Dopo un verso scocciato da parte del castano, lui cominciò a spiegare: un paio d'anni fa, il Team Rocket aveva provato ad assediare Amarantopoli e Fiordoropoli, per creare uno scontro contro il Campione e sconfiggerlo.
La potenza dell'uomo, però, era troppo forte per il Team, che fu sconfitto.
-Team Rocket?- domandò la quattordicenne, confusa, non tanto per quello che aveva appena udito.
Il ''Team Rocket'' non era un nome nuovo, per lei.
-Dove devi andare?
Risvegliatasi dai suoi pensieri, Marina capì di trovarsi di fronte alla Stazione.
Si stropicciò gli occhi per capire come ci fosse arrivata lì senza quasi rendersene conto.
-Qui vado da sola... - gli disse, poco prima di togliersi dalla stretta del ragazzo e cominciò ad allontanarsi da lui.
-Mi chiamo Roy Honne, ricordati il nome del tuo avversario!
Per ricambiare, la castana si girò e lo salutò, urlando il suo nome e cognome.
 
Si era fatta sera e Marina insistette tanto che lei si trasferì nella stanza di Chiara e cacciò via Valerio, urlandogli dietro frasi poco gradite come ''Pervertito Capopalestra!''


Spazio Autrice:

Beh... no, ok, perdonate l'attesa...
Devo aggiornare anche altre ff...ç__ç
Comunque, da questo capitolo, viene inserito il personaggio di Roy Honne... un ragazzo particolare.
Ha agito di fretta?
No, poi si saprà perché ha aiutato Marina!xD
Potete già iniziare a fare domande ai personaggi apparsi in questi due capitoli!


Sayonara!

Gwen Kurosawa.

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Capitolo 3
*** L'arrivo ad Azalina ***


Adventure in Johto


L'arrivo ad Azalina
 
 
Dopo essere stata in bagno più di venti minuti, Chiara uscì dal bagno contenta e felice.
Marina si trovava sdraiata nel suo letto ad osservare la stanza dai muri bianchi e decorazioni rosa, quando vide l'amica rilassata uscire dal bagno.
-Oh, ti sei degnata ad uscire... A momenti, pensavo che fossi morta lì!- ridacchiò la castana, sfoggiando un sorriso sincero.
Stare con le amiche la metteva sempre a suo agio: se fosse rimasta in camera con Angelo, probabilmente lei non avrebbe potuto reggere la situazione.
-Sai Marina, dovresti migliorarti...- cominciò a parlare la Capopalestra, sedendosi sul suo letto e cominciò ad osservare l'Allenatrice, stupita da quella frase.
-Innanzi tutto, sistema quei capelli ribelli che ti ritrovi: ti regalo una piastra, così potrai farli sempre lisci!- continuò la quindicenne, che si alzò dal letto e si rivolse verso il suo zainetto, da dove prese una piastra e dei trucchi cosmetici.
-Poi, devi vestirti in maniera meno casuale e più particolare!- ribadì, prendendo dal suo zaino rosa dei vestiti - stranamente, di colore grigio o nero - e li fece vedere a Marina, un po' titubante da quei consigli.
-Infine, devi valorizzare la tua bellezza truccandoti!
E concluse porgendole un intero beauty case con dei trucchi all'interno.
-Da domani, dovrai cambiare: diventerai ancora più bella di ora!
-Ma Chiara... mi hai vista bene? Faccio schifo!-piagnucolò l'Allenatrice, che venne ripresa immediatamente dall'amica.
-Si deve migliorare nella vita! Farai cadere tutti ai tuoi piedi!
Passarono così la notte: Chiara dava consigli a Marina su come valorizzarsi perché, secondo lei, doveva sedurre qualche ragazzo.
 
Il fatto che nella loro stanza mancasse un letto irritò parecchio Valerio.
Aveva bisogno del suo spazio vitale e sicuramente non voleva condividerlo con Angelo, che sembrava anche divertito da quella situazione.
-Ti sei fatto i film mentali con Chiara, vero?- lo stuzzicò il giovane Capopalestra, ridacchiando tra sé e sé.
Infatti sapeva benissimo la cotta dell'amico verso la Capopalestra di Fiordiropoli.
Il ragazzo arrossì vistosamente e cominciò ad elaborare una risposta fredda e tagliente.
-Non ho fatto nessun film mentale! - gridò imbarazzato, non rispettando ciò che doveva essere la strategia iniziale - Tu con Marina?
-Io non avrei un motivo per fare film mentali su di lei...- replicò il biondo, indifferente - Alla fine, siamo solo migliori amici-
Quando disse quella frase, gli occhi viola di lui si spostarono verso un punto imprecisato della stanza bianca.
Questo particolare non sfuggì all'attento Capopalestra di Violapoli, che decise di rimanere in silenzio.
-Valerio, io vado a letto. Se tu non avessi intenzione di dormire nel pavimento, faresti meglio a non russare.-
Con quella frase simpatica, Angelo si avviò verso quell'unico letto presente in quella stanza e Valerio non poté far altro che seguirlo.
 
La mattina seguente, i ragazzi si ritrovarono ad aspettare per ore davanti la porta del Centro Pokémon, in attesa delle ragazze.
-Uffa, ma Chiara dov'è finita? Solitamente, non ci mette proprio due ore a sistemarsi!- si lamentò Valerio, cominciando a camminare avanti e indietro e sbuffando contemporaneamente.
-Non c'è solo lei: c'è anche Marina. E' così pigra che...
Angelo non finì nemmeno di completare la frase che le due fanciulle - leggermente in ritardo - uscirono dall'edificio.
Chiara sembrava felice ma, soprattutto, soddisfatta. 
"Come mai la vedo come se avesse vinto una dura battaglia?" si domandò il Capopalestra di Violapoli ma, alla fine, trovò la risposta.
Marina appariva completamente diversa dalla sera precedente. Valerio poteva anche complimentarsi con l'amica; ma il Capopalestra di Amarantopoli era rimasto fermo come una pietra, con la bocca aperta e la faccia leggermente rossa.
Lo stesso Gengar si rese visibile per controllare se il suo allenatore fosse ancora vivo o meno.
La Capopalestra di Fiordoropoli notò immediatamente la rigidità del biondo e suggerì alla castana di avvicinarsi a lui.
Lei non se lo fece ripetere due volte - anche perché voleva iniziare la giornata con un bel ceffone sulla faccia di Angelo- e andò affianco all'amico.
-Perché stai immobile come una statua?- chiese innocentemente l'allenatrice e avvicinò il suo viso a quello del Capopalestra.
Non sapeva cosa rispondere, il povero giovane. Non poteva dirle che la trovava molto più carina rispetto al solito: avrebbe detto addio alla sua reputazione.
Però doveva pur sempre dire qualcosa, anche la frase più stupida!
-Oh, sei Marina? Nemmeno ti avevo riconosciuta! Pensavo fossi un'altra!
L'errore più grande della sua vita, si disse il ragazzo dagli occhi viola. Poteva almeno farle un complimento! Perché sapeva bene che reazione avrebbe fatto la sua amica.
In mezzo secondo, un ceffone - con una forza maggiore rispetto al solito - lo colpì in pieno viso.
-Pezzo di idiota che non sei altro! Non sai cosa significhi "sensibilità", vero?- gridò Marina, annunciando l'inizio di un nuovo litigio.
-Tu? Sensibile? Guarda, non sembri tanto sensibile... sei solo violenta!
Chiara, prontamente, riuscì a fermarli e a farli rimanere zitti con una ramanzina inaspettata.
-Angelo, dovresti fare ogni tanto un complimento a Marina! Tu, invece, non essere così orgogliosa!
Dopo un "scusaci" di entrambi, Valerio fece uscire dalla sua Pokèball Pidgeot e Pidgeotto.
Sul primo Pokémon salirono Chiara e lo stesso Capopalestra; nell'ultimo salirono Angelo e Marina, anche se lei insisteva di voler stare con l'amica.
 
In poco tempo, arrivarono alla città di Azalina. 
Marina, per tutto il tempo di viaggio, era ansiosa: conosceva Raffaello di vista, ma non aveva mai visto una sua lotta.
Sicuramente era più debole di Angelo, quindi poteva avere qualche possibilità; però, se per battere il Capopalestra di Amarantopoli, ha dovuto sfidarlo tre volte; per sconfiggere Raffaello, quante sconfitte dovevano essere necessarie?
Quando i due Pokémon atterrarono al centro della cittadina, l'Allenatrice rischiava di cadere, ma la mano del suo compagno la afferrò prontamente.
-Marina, fa' più attenzione!- le disse il biondo, preoccupato.
Lei non ebbe tempo di arrossire che doveva già scendere.
Chiara, sebbene ci fosse già andata ad Azalina, era sorpresa nel vedere tutte quelle case di legno e suggerì al gruppo di andare da Franz, dopo aver finito la lotta.
I ragazzi, con questa proposta, si diressero verso la palestra di Raffaello.
Un ragazzo un po' particolare uscì dalla Palestra. Aveva una maglia nera, una giacca rossa e dei jeans.
Quando notò la presenza dei Capipalestra e di Marina, si avvicinò a loro.
-Miyazaki, anche tu qui a sfidare il Capopalestra?- domandò Roy, suscitando la curiosità di Chiara, che non si aspettava che la sua amica conoscesse quel ragazzo.
L'allenatrice si limitò ad annuire e il giovane le sorrise, dicendo solo di affrettarsi perché voleva lottare contro di lei.
Quando il castano si allontanò, Valerio chiese a Marina se gli avesse fatto simpatia al primo colpo, ma lei non gli rispose perché era già entrata in palestra.
Però, appena entrò, si fermò di colpo.
-Marina, che ti prende?- le chiese la Capopalestra di Fiordoropoli, ma la ragazza non rispondeva.
-Ha semplicemente la fobia dei Pokémon coleottero, soprattutto se hanno la forma di un ragno.- spiegò in breve Angelo.
Infatti, la quattordicenne non aveva più la voglia di andare avanti.


Angolo di un'autrice ormai dispersa

Ragazze (Di ragazzi ne vedevo pochi, tempo fa xD), Gwen Kurosawa la pazza è tornata!
La scuola si è fatta sentire ma, almeno, la missione zero debiti ha funzionato xD
In quest'estate, Oratorio permettendo, scriverò qualcosina forse decente per rimediare alla mia assenza che nessuno ha notato.
Beh, grazie a chi mi ha sostenuto e a chi mi ha dato la forza di continuare questa storia :3

Sayonara <3

Gwen Kurosawa, ancora viva.




 

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Capitolo 4
*** Karin e Kaoru, i due Comandanti del Team Rocket ***


Karin e Kaoru, i due Comandanti del Team Rocket



-Avanti, Marina... Muoviti!
Era da mezz'ora che Angelo ripeteva la stessa frase ed era da mezz'ora che la sua amica rimaneva ferma lì.
Non poteva di certo camminare in un luogo infestato di ragni!
Non riusciva nemmeno a formulare pensieri corretti, in quel momento!
-Ehi, ragazzi! Cosa ci fate qui?
Una voce maschile si diffuse per tutta la Palestra e tutti i presenti si girarono verso un ragazzino basso dai capelli a caschetto viola e una divisa da esploratore.
I tre Capipalestra si girarono verso quel ragazzo e cominciarono a parlare allegramente con lui.
-Ehi Marina! Al posto di rimanere lì, perché non affronti Raffaello, eh?- gridò Angelo, attirando l'attenzione della castana che stava imprecando contro quegli esseri che tanto detestava.
Il Capopalestra di Azalina, allora, si rivolse verso la ragazza.
-Come mai stai ferma in un angolo? Osservi i miei bellissimi Spiranak?- chiese gentilmente Raffaello, sperando che la giovane avrebbe smesso di tremare.
-Bellissimi? Ma ti rendi conto che fanno schifo?- gridò inorridita Marina, mentre cercava di uscire da quell'edificio simile ad una serra.
Il povero ragazzino sospirò, un po' offeso da quella reazione; ma sapeva dal Capopalestra di Amarantopoli che quella giovane aveva la fobia dei ragni e quindi propose una lotta fuori dalla zona prestabilita.
L'allenatrice accettò di buongrado e cominciò a concentrarsi sul suo avversario.
"Se Roy Honne, o come diavolo si chiama, è riuscito a batterlo... forse potrò riuscirci anche io!" pensò la ragazza, cercando di essere un po' più tranquilla.
-Mismagius!
-Ariados!
I due pokémon si trovarono uno davanti all'altro: lo Spettro rimproverava la sua allenatrice per la stupida fobia che aveva e il Ragno ascoltava attentamente le gentili spiegazioni di Raffaello.
Iniziò la lotta: attaccò per primo Ariados con un Velenospina che colpì Mismagius, ma però non ebbe tanto effetto.
Il pokémon stregone, sotto richiesta di Marina, si rese invisibile e, dopo aver disorientato un po' il nemico, lo attaccò con Psicoraggio. Si rivelò molto efficace.
Ma Ariados non intendeva di certo perdere: usò Ombranotturna contro Mismagius che ne uscì stordito.
Chiara e Valerio commentavano la lotta, individuando i vari stili di lotta di entrambi gli allenatori che si stavano affrontando.
Angelo, invece, non diceva una parola: era certo che, in qualunque modo, Marina avrebbe vinto.
La confusione di Mismagius permise a Ariados di attaccarlo con varie mosse ma, appena la confusione sparì, lo Spettro usò Palla Ombra che colpì in pieno il Ragno.
All'improvviso, apparvero da dietro degli alberi due persone: un ragazzo alto, dai capelli bianchi e occhi viola e una ragazza dai capelli color magenta e gli occhi dello stesso colore.
Entrambi indossavano divise del Team Rocket.
-Ci presentiamo, io sono Kaoru e lei è Karin. Siamo i Comandanti del Team Rocket!
Comandanti?
Comandante del Team Rocket... Marina conosceva qualcuno che lo era stato, probabilmente.
Aveva avuto come un flash nella sua mente.
-Vi consigliamo di non dire nulla o fare nulla: noi ci prendiamo l'Ariados!- esclamò Karin, facendo infuriare Raffaello, che ordinò a tutti i suoi Pokemon la mossa Millebave ma, all'improvviso, lo stesso Ariados colpì tutti quei Pokèmon Coleottero, mandandoli K.O.
Angelo capì che quel Pokémon era come quelli che affrontava la notte ad Amarantopoli. Improvvisamente, gli venne un'emicrania molto forte.
Raffaello, umiliato dal profondo, si accasciò a terra, mentre Karin e Kaoru sparivano tra gli alberi con Ariados che li seguiva.
 
Il gruppo uscì dalla palestra decisamente scioccato. Il Team Rocket? Pensavano non esistesse più!
La più sconvolta era Marina: era convinta di aver conosciuto qualcuno che era un Comandante.
-Va beh, ragazzi! Dobbiamo andare da Franz! Me lo avevate promesso!- esclamò Chiara, un po' per rompere quel silenzio così straziante.
I ragazzi annuirono e cominciarono a camminare verso una casa di legno con il camino che fumava vistosamente. Quando bussarono alla porta, vennero accolti da un signore di mezza età, con un po' di capelli bruni sulla testa.
Il gruppo entrò e Chiara cominciò a parlare con Franz quasi come due parenti.
I restanti tre del gruppo scoprirono che la Capopalestra di Fiordoropoli spesso andava da questo signore per far compagnia a lui e al nipote, di pochi anni.
-Ah, Chiara, ho una cosa da darti... - le disse dopo Franz, alzandosi dalla sedia di legno e si rivolse verso un forno. Là dentro c'erano molte Pokéball.
L'uomo ne prese una in particolare e si avvicinò di nuovo a Chiara.
-Ho avuto la fortuna di creare una Master Ball! Ma non mi serve, quindi la do a te! Poi, con i tempi che corrono, è meglio portarsene una!
Dopo questo regalo prezioso, il gruppo ringraziò Franz per la sua gentilezza e andarono a prenotare una stanza per la notte al Centro Pokémon.
 
-No, non mi dire che...
Marina guardava la stanza dalle pareti bianche - troppo identica a quella di Fiordoropoli - e si era accorta della presenza di quattro letti.
Nessun problema, fino ad ora. Ovviamente, Valerio scelse il letto vicino a quello di Chiara, che aveva preso il letto di fronte a quello di Angelo.
Quindi, in ogni caso, la castana doveva dormire vicino all'amico.
-Ragazzi, io e Valerio vogliamo farci un giro qui intorno. Stiamo tornando!- esclamò la capopalestra di Fiordoropoli, lasciando - in meno di mezzo secondo - i due allenatori di Pokémon Spettro da soli.
"Perché siamo da soli? Angelo piace anche a Chiara, allora perché me lo ha lasciato così? Che posso fare? Ma più importante, potrò gestire la situazione?"
-Marina?-
Angelo interruppe tutta la serie di domande di Marina. Prova ne è stata che lei si spaventò a morte.
-Cosa vuoi?- si rivolse la ragazza, in modo acido e freddo.
Il biondo ci rimase parecchio male per quella risposta e sbuffò tristemente.
-Guarda che non dovresti essere sempre così. Ti vedevo un po' spaesata...-
I sensi di colpa cominciarono a farsi sentire sull'anima della povera giovane, che cercò di scusarsi, ma non ci riuscì.
-Angelo, oggi mi hai trattata male: solo perché ero truccata, tu hai fatto una reazione del tipo "Sei bruttissima!"... non hai mai pensato che io sia un po' carina?-
Dannazione, Marina aveva pensato ad alta voce e adesso il Capopalestra la guardava stupido.
Un "che c'è" non avrebbe di certo velocizzato quel momento.
Cos'altro poteva fare? La ragazza aveva detto le parole sbagliate nel momento sbagliato!
-Sai, io e te siamo simili. Sinceramente, spesso prendo in giro Valerio per la sua cotta verso Chiara e, se ti avessi detto una cosa diversa, in quel momento...- cominciò a parlare il sedicenne, cominciando un po' ad arrossire.
-Non potevo dire che ti trovavo davvero carina... ti trovo carina anche quando sei appena sveglia, con i capelli tutti arruffati!
Mentre diceva queste parole, Angelo abbracciò l'amica dolcemente.
Lei non poté far altro che ricambiare quell'abbraccio: si sentiva così al sicuro tra le braccia di lui.
E si sentì terribilmente in imbarazzo quando tutti andarono a dormire e lei aveva la figura del ragazzo davanti a sé.

Spazio di una pazza Autrice:

Bene bene bene... ecco il quarto capitolo della storia. Ringrazio tutti quelli che, recensendo, mi danno la voglia di scrivere.
Come mai Ariados ha seguito il Team Rocket? Come mai Angelo ha mal di testa quando vede dei Pokémon del Team? Perché Marina crede di conoscere un Comandante?
Domande che, presto, verranno risolte :D
Grazie per la lettura!

Gwen Kurosawa

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Capitolo 5
*** Unione (Angelo/Gengar) ***


Capitolo cinque: Unione (Angelo/Gengar) 
 
"Ti trovo carina anche quando sei appena sveglia, con i capelli tutti arruffati!"
Due calde braccia avvolsero il corpo di Marina, completamente rossa in faccia e incapace di reagire.
-Marina!
La voce calda di lui fece sussultare la ragazza, che alzò il viso per vedere il suo amato.
Quegli occhi viola erano capaci di vedere oltre. Oltre l'apparenza.
-Io ti...
 
-Mamma, per favore!
Una voce molto conosciuta fece svegliare la povera Marina.
Incapace di capire chi fosse il 'disturbatore' del suo bellissimo sogno, gridò a squarciagola:
"Dannazione, non puoi parlare al Pokégear fuori, razza di imbecille che non sei altro?!"
Il disturbatore si rivelò essere Angelo che, dopo aver detto alla madre di aspettare in linea, si girò e fulminò l'amica con lo sguardo.
-Cretina, svegli gli altri!
Effettivamente, Chiara e Valerio ancora dormivano e, a giudicare dalle loro espressioni, stavano facendo dei bei sogni.
"Si, peccato che quel cretino ha interrotto il mio..." pensò la castana, avvolgendosi ancora di più tra le coperte.
Ricordò il sogno, ogni minimo dettaglio e divenne rossissima.
-Comunque, volevo dirti solamente di far rientrare mio fratello ad Amarantopoli... con questa storia del Team Rocket...- riprese il Capopalestra, continuando la conversazione interrotta con la madre.
-Beh... non me l'aspettavo proprio... Ah, tuo padre vuole parlarti!
A sentire la frase "Tuo padre vuole parlarti!", gli si gelò il sangue nelle vene.
Suo padre, sebbene avesse lo stesso carattere del figlio, era anche severo: probabilmente, sarebbe dovuto tornare a casa.
-Angelo...
La voce dell'uomo lo fece sobbalzare e rispose con un "sì?" pieno di insicurezza.
-Eugenius è scappato dalla Palestra. 
Ufficialmente, il Capopalestra di Amarantopoli era caduto nella depressione più profonda.
-CHE COSA?
-State zitti, è tre ore che gridate!
La voce impastata di Valerio fece spaventare sia il biondo sia Marina che seguiva la telefonata.
-Comunque papà, se vuoi, puoi pensarci tu alla Palestra?Io sono in viaggio con Marina...
-La piccola Marina?- esordì l'uomo, con una voce da cupa a intenerita.
-Mi ricorda tanto Kaede... trattala bene!
Dopo una frase che Angelo non capì bene, la telefonata finì.
-Erano il signor Toshiro e la signora Kaede?- domandò ingenuamente la castana, mettendosi seduta sul suo letto.
Il Capopalestra posò il Pokégear sul suo comodino e si buttò a letto.
-Si, li ho chiamati io per via di mio fratello... fin tanto che con te ci siamo io e gli altri, non fa nulla... mio fratello ha dieci anni ed è da solo...- cominciò a spiegare il biondo, molto preoccupato.
Marina sorrise: chissà che sensazione doveva provare il suo migliore amico quando pensava a suo fratello.
-Comunque, sono le 07.30... sei sicura di non dormire un altro po'?- chiese preoccupato il sedicenne,  volgendo il suo sguardo viola verso gli occhi castani di lei.
La giovane cominciò a sentire caldo, troppo caldo, sebbene fossero negli ultimi giorni di Novembre.
-Ehm... no, tanto mi dovevo svegliare alle 08.00, quindi non c'è problema... Anzi, adesso comincio a sistemarmi...
La castana si alzò dal letto, si dirisse verso il suo zaino viola dove, all'interno, stavano un dolcevita bianco e una maglietta, che lasciava le spalle scoperte. Dato che era un tipo che sentiva sempre freddo, decise di mettersi entrambe le maglie.
Mentre si dirigeva al bagno, Angelo le prese il polso.
-Marina, io... io ti proteggerò! A qualunque costo! Sappilo!
Quelle parole impressionarono Marina che, con un sorriso, ringraziò il ragazzo e uscì dalla stanza.
 
Erano le nove e già i ragazzi si trovavano davanti al Centro Pokemon.
Stranamente, Marina e Chiara avevano finito di sistemarsi prima del tempo previsto da Angelo.
-Oddio, questo Centro Pokémon lo ricorderò per sempre!- sbadigliò la castana, come se fosse rassegnata.
-Come mai?- chiese la Capopalestra, incuriosita da quell'affermazione dell'amica.
L'allenatrice si rese conto di aver pensato ad alta voce, quindi non rispose e il suo viso diventò rossissimo.
La quindicenne affianco a lei la guardò un po' sconvolta: non riusciva proprio a capire la ragazza!
I due ragazzi davanti a loro erano abbastanza tranquilli: parlavano tra di loro su un argomento che nemmeno Chiara capiva.
Il gruppo si avviò verso il bosco di Lecce: avevano infatti programmato di attraversare tutto il bosco, per poi andare ad Amarantopoli e dirigersi verso Olivinopoli.
-Sprechiamo energie così! Perché non usiamo i Pokémon di Valerio?- cominciò a lamentarsi la ragazza dai capelli rosa, suscitando la rabbia del Capopalestra di Violapoli.
-Quindi voi considerate i miei Pokémon come un mezzo di trasporto?
Mentre l'amante degli Uccelli cominciava a spiegare la 'vera' utilità dei Pokemon volanti, Marina guardava il bosco.
Pieno di quegli alberi che, ogni tanto, vedeva ad Amarantopoli; quel sentiero che si accostava perfettamente con il prato. Alcuni Pokémon sbucavano fuori dagli alberi e, sebbene assomigliassero a dei ragni, la giovane non se ne accorse e continuava a contemplare il luogo.
Improvvisamente, si rese conto che, in lontananza, c'era un piccolo santuario.
Che fosse dedicato a qualche divinità?
-Ehi Angelo! Quel santuario per chi è?- domandò, allora, la castana ad Angelo che stava tranquillamente assistendo alla discussione tra Valerio e Chiara.
-Quello? E' dedicato a Celebi. Celebi è un Pokémon Leggendario che può viaggiare attraverso il tempo. Si dice che lui risieda qui e sia la 'Voce della Foresta'.
Come c'era da aspettarsi da un asceta come il Capopalestra: Marina capì quella leggenda e incitò gli altri a continuare a camminare.
 
Era passata un'ora e il gruppo si trovava nelle vicinanze di Amarantopoli.
-Finalmente stiamo arrivando... devo fare una cosa... - disse Angelo, con un tono stranamente arrabbiato e deluso.
Valerio e Chiara non compresero la ragione di quelle parole; ma Marina si, infatti cominciò a ridacchiare.
-Fossi in te, non riderei, Miyazaki...
Una voce femminile alle spalle della ragazza fece sobbalzare tutti e si trovarono davanti una donna dai lunghi capelli color magenta e, dietro di lei, un enorme Gyarados rosso e, sopra quel Pokémon, si trovava un uomo dai capelli bianchi.
-Permetteteci di presentarci di nuovo: siamo i due Comandanti del Team Rocket, Karin e Kaoru.
Detto questo, Karin si avvicinò alla castana che non riusciva a muoversi dalla paura.
Lo stesso valeva per la Capopalestra di Fiordoropoli, che stringeva la mano dell'amico di Violapoli con una forza sovrumana.
Quando arrivò davanti la ragazza, le prese il viso e lo avvicinò al suo.
-Sai che assomigli, per alcuni lineamenti, alla mia maestra?- le disse, sprezzante e menefreghista dell'enorme paura che stava provando l'allenatrice.
"Maestra"? Cosa voleva dire quella donna?
 
-Non ho bisogno di una famiglia. E' solo un peso inutile. L'unica cosa che voglio... è il Potere!-
 
Di nuovo, le vennero in mente le parole che usò la madre quando abbandonò lei e il padre.
Ma cosa c'entrava sua madre, adesso?
-Lasciala...
Una voce maschile incuriosì la Comandante, che si rivolse verso Angelo.
-Kurosawa Angelo, Capopalestra di Amarantopoli... sei infastidito?- chiese, schernendo il ragazzo che, nemmeno lui, riusciva a muoversi.
-Kaoru, vieni qui e guarda questa ragazza!
Quando Karin si girò per chiamare il compagno, Marina cominciò davvero a temere il peggio. 
Infatti, l'albino si avvicinò alla castana e fece la stessa azione della compagna.
-Assomigli davvero alla nostra maestra... sai, io amo la mia maestra, posso approfittare di te, adesso...
Gli occhi della ragazza trasmettevano tutta la paura che provava: quell'uomo doveva approfittare di lei? Così sarebbe finito il suo viaggio di formazione?
-NON TOCCARLA!
Immediatamente, il Capopalestra di Amarantopoli richiamò l'attenzione del Comandante e gli diede un pugno ben assestato in pieno volto.
-Non osare mai più a toccarla!- gridò nuovamente il biondo, stringendo il corpo dell'amica con il suo braccio destro.
-Vuoi una battaglia?
Tutti sapevano che quella non era una domanda, ma un'affermazione... Tutti e tre Capipalestra accettarono la sfida.
Dovevano solo sconfiggere la paura. Anche la castana percepì in loro quell'idea e si unì a loro.
-Esci, Pidgeot!
-Fa' vedere loro la tua tenerezza, Clefairy!
-Mismagius!
-Gengar!
Tutti i Pokémon si misero davanti i loro rispettivi allenatori, pronti per una battaglia.
Karin era con il suo Gyarados, mentre Kaoru fece apparire l'Ariados di Raffaello.
-Gyarados, usa Tuono!
Quell'attacco stava per colpire Pidgeot, ma l'Uccello volò in alto ed evitò l'attacco.
-Un Pokémon d'acqua che usa attacchi elettrici?- fece Marina, sorpresa da quell'attacco.
Angelo, affianco a lei, spiegò la natura del Pokémon.
-Gyarados è uno dei pochi Pokémon d'Acqua a padroneggiare attacchi elettrici.
Continuarono a combattere, Mismagius e Gengar erano occupati con l'Ariados.
Il Ragno li colpiva con mosse a caso, spesso non erano molto efficaci, ma li indeboliva comunque.
I due spettri, sotto ordine dei loro allenatori, crearono due Palla Ombra che colpirono il Pokémon. 
Il Ragno era ancora in piedi, però.
Nel frattempo, un Eterelama di Pidgeot aveva colpito Gyarados. 
-Pidgeot, continua così! Adesso usa Aereoattacco!
L'uccello si avvicinò al Drago e stava per colpirlo, ma Karin se ne accorse e ordinò al suo Pokemon un attacco Tuono.
L'attacco colpì Pidgeot, che ne uscì seriamente ferito.
-Clefairy, aiuta Pidgeot! Usa Doppiasberla!
L'attacco colpì Gyarados, ma non sortì un grande effetto.
-Capopalestra di Fiordoropoli, cerchi di disorientarmi con attacchi inutili come questo?- la schernì la Comandante, non notando che Clefairy era sparita.
-Hai ragione... che ne dici di un attacco Elettrico? La mia Clefairy ne ha appena imparato uno!
Infatti, dietro Gyarados si trovava Clefairy che aveva appena lanciato l'attacco Fulmine.
quell'attacco colpì il Drago e risultò essere molto efficace.
-Questo è per Valerio!- disse, non rendendosi conto che l'amico, dietro di lei, arrossì lievemente.
Nel frattempo...
-Mismagius, usa Ipnosi!
L'attacco colpì Ariados che, incredibilmente, non attaccò più.
Karin, che era stata quasi sconfitta da una ragazzina come Chiara, ordinò a Gyarados di rialzarsi.
-Gyarados, usa Iperraggio contro quel Mismagius!
Prontamente, Marina fece rientrare il suo Pokémon nella Pokéball, però l'Iperraggio colpì lei.
Il corpo dell'allenatrice andò dritto a sbattere contro un albero.
Angelo, che si trovava affianco alla ragazza, assistì alla scena.
"Marina? Marina è ancora viva?"
Immediatamente, abbandonò la battaglia per concentrarsi sulla compagna di viaggio.
-Marina! Marina, apri gli occhi!
Il Capopalestra si sentiva malissimo: aveva mal di testa e poi non era stato in grado di proteggere l'amica.
Non l'aveva protetta.
-Che c'è? La tua amata è morta?
Il biondo si girò: i suoi occhi brillavano di un viola mai visto prima e, ogni tanto, si vedeva una scintilla rossa.
 
Ehi, Angelo, hai visto?
Per la tua impotenza, Marina non si sta riprendendo.
Non hai Potere.
Che ne dici di guadagnarne un po' con il tuo Pokémon?
Devi solamente dire "Unione"!
 
Non capiva cos'era quella voce all'interno della sua testa, ma decise di ascoltarla.
 
Unione
 
Gengar che, fin'ora, era rimasto accanto ad Ariados, si avvicinò al suo allenatore ed entrò dentro il suo corpo.
Tutti i presenti cominciarono a percepire un'energia strana proveniente dal Capopalestra.
I suoi occhi erano ancora più viola.
Nemmeno il tempo di capire cosa fosse successo e già Angelo era davanti a Gyarados.
Sulla sua mano destra apparve un attacco Palla Ombra, che colpì il Pokémon e lo mise K.O.
Ma a lui non bastava questo, continuò ad attaccarlo con vari Palla Ombra, tant'è che Karin dovette far rientrare il suo Pokémon mezzo morto.
Kaoru era come divertito da quel potere che stava mostrando Angelo ma, sotto supplica di Karin, andò via, promettendo che sarebbe ritornato.
Chiara e Valerio erano sconvolti: credevano che, appena il Team Rocket sarebbe andato via, Angelo sarebbe tornato come prima... e invece il Capopalestra cominciò a distruggere tutto ciò che vedeva.
-Angelo, basta!
Per quante volte la Capopalestra invocava il suo nome, il biondo non voleva proprio fermarsi.
 
Cos'è questa sensazione?
Mi sento vuoto... come se mi mancasse qualcosa...
 
Nel frattempo, Marina riuscì ad aprire gli occhi e vide l'orribile spettacolo davanti a sé: alberi che bruciavano, alcuni che erano caduti, Pokémon che andavano al riparo più vicino.
Chi aveva fatto tutto questo?
Chi poteva farlo?
I suoi occhi castani si fermarono sulla figura di Angelo, che levitava sopra quelle fiamme create dalgli attacchi di tipo Spettro.
-Marina!
La figura di Chiara, accompagnata da Valerio, si avvicinava a lei.
-Cosa sta succedendo?- chiese, sconvolta, la castana, continuando ad osservare lui, il suo migliore amico.
-Da quando ti hanno colpita con l'Iperraggio, lui e Gengar si sono fusi insieme... sono così spaventosi...- spiegò la Capopalestra, triste.
Il ragazzo per cui provava qualcosa... 
Ma davvero provava amore nei confronti del biondo? Perché, quando pensava all'amore, appariva nella sua mente il volto di Valerio?
-ANGELO!!
 
Sento una voce... chi mi chiama?
 
-Adesso basta! Torna! Torna qui!
Avrebbe fatto la qualunque cosa, pur di riportare Angelo come prima. Sarebbe stata disposta a sopportare tutto, pur di salvarlo.
"In fondo, lui ha salvato me!" pensò Marina, sorridendo.
Appena sentì quella voce, il Capopalestra di Amarantopoli si avvicinò alla castana.
 
Marina...
 
E non vide più nulla.
 
 
 
Marina stava lì,  vegliando su Angelo, ormai tornato come prima.
Anche Gengar stava abbastanza bene, infatti, con qualche Pokémon acquatico, aiutò a spegnere l'incendio.
In base al racconto di Chiara, il biondo aveva fatto tutto ciò per lei. 
"Come può lui fare una cosa così per me? Per una come me, che non conta?"
Mentre pensava, il Capopalestra si risvegliò.
Trovandosi davanti l'amica, le chiese se era morto pure lui.
-Idiota, non sono mica morta!- si infuriò la castana, alzando la voce come al suo solito.
Il diciassettenne ridacchiò: era davvero felice che l'Allenatrice stesse bene.
Il suo sguardo, in seguito, si spostò sull'ambiente circorstante e, non vedendo Chiara e Valerio, chiese il motivo.
Marina gli spiegò che l'Ipnosi aveva fatto recuperare ad Ariados la ragione e, in quel momento, Chiara e Valerio lo stavano portando a Raffaello.
Appena tornarono, la Capopalestra si avvicinò all'Allenatrice e le porse una medaglia.
-Questa te l'ha data Raffaello come segno di ringraziamento per aver liberato Ariados!
Appena la ragazza mise la sua quarta medaglia nel cofanetto, decisero insieme di andare ad Amarantopoli e fermarsi a chiedere del potere Unione alla persona che sostituiva Angelo alla palestra: Kurosawa Toshiro.
 
 



Spazio Autrice:

2129 parole. Davvero, questo è il primo capitolo che faccio più lungo .-.
Mi sono lasciata trasportare xD
Allora, chiarisco un paio di cose che, ora, non avete capito (credo): il fratellino di Angelo (Per il quale ancora non ho un nome) sarebbe Unhappines :D Toshiro e Kaede, come ho scritto, sono i genitori di Angelo (avrete modo di conoscerli nel prossimo capitolo); quella che dice la frase  "
-Non ho bisogno di una famiglia. E' solo un peso inutile. L'unica cosa che voglio... è il Potere!-"  
e la madre di Marina e sarà coinvolta con il Team Rocket. Le frasi in viola sono i pensieri di Angelo. Mi sembra di aver detto tutto xD Se qualcosa non vi è chiara, chiedete!

Prossimo Capitolo: La famiglia Kurosawa (Vorrei farlo comico, ma non so se ci riuscirò xD)

Sulle note di I love the way you lie, vi saluto!

Gwen Kurosawa

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Capitolo 6
*** Capitolo extra: La famiglia Kurosawa ***


Capitolo Extra: La famiglia Kurosawa

Era una giornata normale ad Amarantopoli e gli abitanti della città stavano svolgendo normalmente le proprie attività.
Ma in una certa abitazione, la normalità non era di certo una parola ben conosciuta.
-Mamma, per favore, evita di cantare quando sto leggendo!- si lamentò un ragazzo biondo, quasi simile ad Angelo, mentre svogliava un libro di leggende.
-Già a dieci anni cominci a dire queste cose? Non oso immaginare quando sarai grande, Nicolas.
Kurosawa Nicolas, l'amato fratellino di Angelo. Molto simile al ragazzo, se non per gli occhi, che li aveva di colore azzurro chiarissimo.
Era stato costretto a tornare da suo padre e suo fratello e già stava ideando un piano per vendicarsi del Capopalestra.
-Io volevo continuare il mio viaggio e invece...
-Invece - lo interruppe Kaede, preoccupata - tuo fratello era così in pensiero per te che voleva che tu ritornassi qui senza fare storie!
-So badare a me stesso e...- fu interrotto nuovamente dalla madre che, in pensiero, non voleva altro che il suo bene.
-Hai solo dieci anni.
-Ma Angelo viaggia!
-Tuo fratello fra due mesi avrà diciassette anni ed è anche più forte di tuo padre...- la bionda s'interruppe, sospirò, pensando al figlio che stava viaggiando assieme ai suoi amici. Aveva incontrato il Team Rocket, era sicuro che poteva cavarsela?
-Ma ciò non toglie la mia preoccupazione anche per Angelo...
Dopo quella frase, seguì un attimo di silenzio: il ragazzino pensava che il fratello doveva tornare; Kaede era preoccupata per la situazione che si stava creando.
-Sono a casa!
Una voce maschile risvegliò tutti dai loro pensieri e la donna corse verso il proprietario della voce.
-Toshiro, bentor...
Non completò la frase, che la bionda inciampò sul filo dell'aspirapolvere e cadde ai piedi del marito, leggermente scioccato dalla caduta della moglie.
-Kaede... ti sta sanguinando il naso.- disse, tranquillamente, come se vedere la moglie per terra era ormai una cosa normale.
-Come? No, non ci credo! Io volevo darti un caloroso saluto...- si giustificò Kaede, piagnucolando e ridendo contemporaneamente.
Intanto, Nicolas la guardava e notava, come al solito, una somiglianza tra sua madre e l'amica di Angelo.
-E' ovvio che cadi, non vedi nemmeno dove metti i piedi!- il figlio stuzzicò un po' la madre, che rispose con una bella risata.
-Nicolas, capirai quando tu troverai la tua amata... già vi immagino: Angelo con Marina... tu, magari, con una ragazza di... Duefoglie...
-Al posto di fantasticare sui nostri figli, vieni qui che ti medico... imbranata!- esordì Toshiro, sorridendo come faceva di solito.
Venne ringraziato mentalmente dal figlio minore, che si chiese come potesse cercare una compagna in una regione lontana come Sinnoh. Ma l'idea, secondo Nicolas, non era poi così male.
-Non sono imbranata!

Tra risate e battibecchi, passava una giornata in pieno stile Kurosawa.  Solo più avanti, verso la sera, Kaede avrebbe comunicato l'arrivo per il giorno dopo del gruppo di Angelo.


 
Spazio Autrice:

Ok. volevo fare un capitolo, diciamo, simpatico, ma non credo di esserci riuscita... allora... come credo avete capito già dallo scorso capitolo, Kaede e Toshiro sono i genitori di Angelo. Loro saranno importanti man mano che la storia va avanti; mentre...Nicolas: allora, sarebbe Unhappines. Se vi chiedete perché il capitolo sia corto, è proprio perché l'ho volutamente farlo corto. 
Spero abbiate apprezzato questo capitolo. Alla prossima!

Gwen Kurosawa

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Capitolo 7
*** La verità sul Potere Unione ***


Capitolo sei: La verità sul Potere Unione


Erano passate alcune ore  dopo che Angelo informò la madre del loro arrivo e già il gruppo si trovava nei pressi di Amarantopoli.
-Sei lenta, Marina-chan!-  ridacchiò Chiara, correndo verso l'arco che indicava l'entrata della città, allegra.
Di tutt'altro avviso era Marina: stava aiutando l'amico a camminare, dato che, da solo, non ci riusciva.
-Sto aiutando Angelo a camminare! Voglio vedere se lo aiutavi tu!- si lamentò la castana, arrivando, anche lei con il ragazzo, sotto l'arco.
Il giovane si sentì un po' irritato dalle parole dell'amica.
-Marina, non dire così: lo fai sembrare un lavoro pesante. Io, in quanto ragazzo, non scarico tutto il mio peso su una ragazza!- spiegò lui, con un tono così particolare da incantare Marina e Chiara.
Valerio, che stava poco più avanti di loro, sbuffò infastidito da quella scena: soprattutto, era irritato dal fatto che la Capopalestra si era fatta incantare da un idiota come Angelo.
-Ragazze, siamo arrivati- disse alla fine, arrabbiato - Angelo, che dobbiamo fare?
L'interpellato, con l'aiuto dell'amica, si avvicinò al Capopalestra di Violapoli e cominciò a riflettere.
-Beh, tu e Chiara-san andate dai miei genitori. Io e Marina andremo a casa mia, così mi riposo.- 
Quando disse così, il blu iniziò a diventare rosso in faccia e Chiara si agitò un po'. L'unica tranquilla era Marina che, sebbene fosse innamorata di Angelo, voleva far riposare l'amico.
Mentre Valerio iniziava a camminare in direzione del Teatro di Amarantopoli, la ragazza dai capelli rosa si avvicinò alla quattordicenne.
-Marina, dopo devo parlarti.- le disse, non esprimendo, stranamente, nessun sentimento.
-E' qualcosa di importante?
La guardò dritta negli occhi, da lì capì che era sincera e le promise che avrebbero parlato più tardi.
E fu così che, sotto l'arco, il gruppo si divise.


Stranezza numero uno: Chiara-chan mi ha lasciata sola con il ragazzo che piace ad entrambe.

Non doveva agitarsi, o perlomeno, doveva provarci perché, se avesse tremato anche per un solo secondo, Angelo le avrebbe chiesto il motivo e non si sarebbe lasciato aiutare.

Stranezza numero due: Angelo non sta dicendo niente. Probabilmente sarà stanco.

Una brezza fredda accarezzò il volto del Capopalestra e scompigliò i capelli di Marina. Sorrise. Dopotutto, lei era nata in inverno, amava quella brezza.
Per quanto ne sapeva, quando nacque, non nevicava, ma c'era un vento abbastanza forte e freddo.
Pensando a ciò, le venne in mente che, fra pochi giorni, sarebbe diventata una quindicenne.
"Sinceramente, volevo fare sedici anni, così sarei stata quasi coetanea di Angelo..." sbuffò la castana, leggermente depressa.
-Qualcosa non va?- chiese innocentemente il biondo, che stava fissando l'amica già da molto tempo.
L'allenatrice, sorpresa, cominciò a ridere nervosamente.
-Marina...
La ragazza si girò e vide nuovamente quegli occhi viola incollati sui suoi: odiava la sensazione che le provocavano quegli sguardi.
Agitazione, nervosismo, sensazione che ti stia leggendo l'anima e paura... che intuisca tutto.
D'altra parte, non era facile per Angelo fissare a lungo qualcuno... soprattutto se era una ragazza.
Ma non era con tutte che si trovava a disagio, forse solamente con la ragazza accanto a lui in quel momento accadeva tutto ciò.
-Scusami. So che tu mi stai aiutando perché ti hanno costretta gli altri e...
-Non dire stupidaggini e, se le devi dire, preferisco che tu stia zitto.- lo interruppe Marina, infastidita da quel "scusami" - 'Scusami' per cosa, imbecille? Non ti aiuto perché mi hanno costretta, ti aiuto perché lo voglio fare. Tu sei...
Si interruppe: lui era la persona più importante per lei, se lui fosse andato con un' altra, ne avrebbe sofferto, lui era la persona che l'aveva fatta sorridere la prima volta e le ha fatto conoscere l'amicizia. Lui era diventato essenziale.
-... Tu sei il mio migliore amico, non potevo lasciarti.
Angelo sorrise: quella pausa un po' lunga era qualcosa di tipico nell'allenatrice. 
Lei era fissata di voler nascondere i propri sentimenti perché non voleva essere debole, voleva organizzare tutto mentalmente. Pianificava ogni cosa per avere una risposta pronta.

 
"E se la sorprendessi?"

-Per questo... io ti amo.
Il Capopalestra sorrise ancora: non aveva mai detto "ti amo". O perlomeno, non con lo scopo di vedere la reazione di qualcuno.
"Mi stai prendendo in giro?" o "Davvero?" oppure "Idiota, dovresti avere un po' di tatto e non prendermi così palesemente in giro!"
Molto probabilmente, avrebbe detto l'ultima frase.
In fondo, il biondo la conosceva.
-Eh?
Quel "Eh?" fece sorridere ancora di più Angelo: era troppo curioso della reazione.
-Cosa hai detto?-  chiese innocentemente Marina.
-Eh?
Fu il suo turno dire "eh": cosa voleva dire quel "Cosa hai detto?"
-Mi sono distratta e non ti ho sentito... cosa hai detto?
"La sua sbadataggine è troppo per me!" pensò, sbuffando, il povero ragazzo.
Si sentiva deluso non tanto per non aver visto la reazione... voleva davvero sapere cosa gli avrebbe detto.
-Non ho detto nulla.- negò il biondo, guardando da tutt'altra parte.
-E dai, Angelo, dimmelo!
-Non se ne parla!

Era da qualche minuto che avevano preso la direzione del Teatro e i due Capipalestra non avevano neanche scambiato una parola.
Sebbene volesse Clefairy con lei, la quindicenne preferì tenerla nella Pokéball: non credeva proprio che il suo adorato Pokémon sarebbe riuscita a sostenere quel silenzio.
E non era un silenzio qualunque: si percepiva tra di loro un po' di imbarazzo.
Valerio era innamorato della ragazza, però era abbastanza rassegnato, quindi non ci faceva molto caso ai silenzi; per Chiara era diverso: lei era in uno stato molto confusionale.
Non capiva se era innamorata di Valerio o Angelo. Erano due bei giovani, non c'era nulla da dire in contrario; entrambi erano forti con i loro Pokémon.
-Ahh, troppo silenzio, voglio parlare!- gridò all'improvviso la Capopalestra, spaventando il povero sedicenne che stava tranquillamente pensando.
-Se volevi parlare, bastava dirlo, non gridarlo- la rimproverò, fissandola con i suoi occhi azzurri.
Tra gli occhi dell'Allenatore di Pokémon Spettro e tra quelli dell'Allenatore di Pokémon Volanti, preferiva di gran lunga quelli blu cielo.
Guardandoli, si immaginava proprio di vedere il cielo e, ogni volta che li guardava, il suo cuore batteva così forte...
-Dai, di cosa vuoi parlare?- 
Valerio risvegliò Chiara dai suoi pensieri: stava sorridendo, sinceramente.
Anche la Capopalestra sorrise quando lo vide.
-Cosa pensi che sia... il Potere Unione?
Il Capopalestra di Violapoli fu molto sorpreso da quella domanda: di tutti gli argomenti che poteva tirare fuori, proprio quello dell'Unione?
-Beh, credo che sia un potere... come dire... leggendario: pensa, Angelo ci sta mandando dai suoi genitori. Li conosco abbastanza bene e, se non sarà Kurosawa-san a sapere qualcosa, ci penserà Kaede-san.- spiegò in breve il ragazzo dai capelli blu.
Alla fine, neanche lui ne sapeva qualcosa.
-Vorresti avere un potere del genere?- chiese ancora la rosa, curiosa come un bambino piccolo.
Il Capopalestra la osservò nuovamente: quell'espressione dolce che appariva in volto alla giovane ogni volta che chiedeva qualcosa... la amava.
Amava quell'espressione.
-Beh, diciamo di sì...
-Io dico di no- lo interruppe Chiara - Può anche andare bene che Angelo-kun sia svenuto ma... io... ho paura... se tu svenissi... io...
-Tu?- chiese sorpreso Valerio.
Sembrava quasi come una dichiarazione: quell'atmosfera pesante da reggere, la fatica di guardarsi negli occhi, la sensazione di non avere più le gambe, il cuore che batte sempre di più, ansioso di sapere la risposta.
Da quel vicolo non stava passando nessuno e fu un vantaggio per la Capopalestra, che fissava ripetutamente la strada.
Una brezza fredda le solleticò il volto arrossato. Quando vide i capelli di lei scompigliarsi e il suo volto rosso, anche quello del Capopalestra di Violapoli andò in fiamme.
Non poteva più reggere... no.
-Valerio, siamo arrivati!
Il povero ragazzo sbuffò: anche se era pesante come atmosfera, forse poteva confessarle i suoi sentimenti!
I due si avvicinarono alla porta e bussarono: li accolse un'allegra Kaede, ancora in pigiama.
-Angelo dov'è?- chiese la signora, preoccupata dal fatto che non vedeva il figlio maggiore.
-E' a casa sua, insieme a Marina-chan!- le rispose Chiara, sorridendo. Doveva dimenticare tutto ciò che era successo prima.
-Ah... allora ho fatto bene a mandare Nicolas a casa sua.

-Dai... dimmelo, Angelo!
-Sta' zitta!- la interruppe Angelo, stufo ormai delle suppliche di Marina.
Non doveva fare quella stupidaggine.
-Hai detto "sta' zitta"? Come osi, specie di imbecille che non...
-Sta zitta, vedi che la porta di casa mia è aperta?- la zittì nuovamente, indicando la porta semi chiusa.
La castana, notando il portone, iniziò ad agitarsi, pensando che fosse entrato un ladro.
Il Capopalestra sospirò: era un caso perso, lei.
-Marina, probabilmente sarà venuto mio fratello.
-Tuo fratello? Nicolas-kun?
Quando pronunciò quel nome, si ricordò il brutto vizio che aveva il piccolo Kurosawa. Perché, ovviamente, non poteva chiamarla per nome.
-Dai, entriamo!- la invitò il Capopalestra e, nonostante l'Allenatrice di Pokémon Spettro non volesse, andarono verso casa sua ed entrarono.
-Sono a casa!- annunciò il biondo, per segnalare la sua presenza.
Il risultato furono un paio di rumori indescrivibili e i due ragazzi videro che, dalla stanza da letto, stava correndo un ragazzino dai capelli biondi e gli occhi azzurro chiaro.
-Oh, ciao Angelo!- salutò felice Nicolas, sebbene lui volesse più strozzarlo fino a quando suo fratello non avrebbe chiesto perdono.
Poi notò Marina, a fianco del Capopalestra.
-Oh no, ti sei portato dietro la Ragazza Emo... vi siete messi insieme, vero?
Il viso della povera quattordicenne divenne rosso come non mai e, irritata, gridò:
"Non chiamarmi così! E non sto con tuo fratello!"

-Kaede-san... ci fa piacere che lei voglia molto bene a noi, però...
-No, Valerio! E' da così tanto tempo che non vi vedevo!
La donna non fece neanche parlare Valerio che, prendendo per mano entrambi, li condusse nel salotto.
Il salotto era abbastanza accogliente: i muri erano completamente arancioni, a differenza del tetto che era bianco, un tavolino centrale con sopra molte bomboniere, due divani nessi uno di fronte all'altro e una libreria in legno messa vicino alla finestra aperta.
Appena arrivati, fece sedere i due Capipalestra e lei si sedette di fronte a loro.
Stranamente, quando si sedette, cambiò completamente espressione del volto: da sorridente passò a serio.
-C'è un motivo particolare per cui siete venuti qui. O sbaglio?- iniziò a parlare la bionda, fissando gli occhi increduli di Valerio e Chiara.
Non credevano proprio che Kaede sarebbe stata in grado di capire tutto al volo.
In quel momento, nel salotto entrò un uomo alto, dai capelli biondi e gli occhi azzurro chiarissimo.
Il Capopalestra di Violapoli riconobbe immediatamente in lui il padre di Angelo: Toshiro.
-Siamo venuti qui per chiedere alla persona che sta sostituendo Angelo in palestra... qualcosa... del potere Unione.- rispose senza troppi problemi il sedicenne.
Era ansioso: chissà cosa avrebbero risposto i due genitori...
D'altro canto, Kaede e Toshiro non si aspettavano di certo una domanda sul potere Unione; l'uomo sbuffò e chiese alla moglie di prendere un particolare libro dalla libreria. La donna , immediatamente, si alzò e prese un libro con la copertina dorata.
-Ragazzi... - cominciò a parlare il padre del Capopalestra, sedendosi assieme alla moglie.
-Mi sorprende molto sapere che voi siate a conoscenza di un potere che non esiste.
I due ragazzi spalancarono gli occhi dalla sorpresa: in che senso che non esisteva?
-E' un potere che consente all'allenatore e al Pokémon di divenire una sola cosa. Ovviamente, bisogna avere un legame particolarmente forte con il Pokémon.- continuò Toshiro, notando lo sguardo sorpreso dei ragazzi.
-C'è una leggenda che parla di questo potere... erano in grado di unirsi al proprio Pokémon solo gli allenatori legati a qualche Pokémon Leggendario- finì Kaede al posto del marito. In fondo, lei era più brava di lui nelle leggende.
-Aspettate, quindi volete dire che... che Angelo-kun è legato a qualche Pokémon? In che senso?- gridò Chiara, troppo sorpresa e spaventata da tutto ciò.
Il potere Unione era qualcosa di... leggendario?
-Per quanto dicono le leggende, ogni Pokémon Leggendario deve essere legato a qualche essere umano per preservare la salvezza del Mondo. Non so come può accadere una cosa del genere... neanche i monaci della Torre sanno molto su questo.- disse alla fine la donna, tenendo tra le mani quel libro dalla copertina rossa.
Ne seguì un attimo di silenzio.
-Perché ce lo avete chiesto?- chiese Toshiro, incuriosito dalla domanda che avevano fatto prima i due Capipalestra.
-Angelo si è unito a Gengar e ha perso completamente il controllo.- rispose Valerio, ricordando ciò che era successo un paio d'ore prima.
I due genitori del giovane si sorpresero moltissimo sentendo quella frase: loro figlio... era riuscito ad avere un potere arcano?
Ne seguì un altro attimo di silenzio, interrotto da Chiara che voleva andare da Angelo, per vedere se stava bene.

Angelo stava sotto le coperte della sua stanza, cercando di dormire. Accanto a lui, seduta su una sedia, Marina stava fantasticando sul suo mondo.
Il biondo, ogni tanto, la guardava, per vedere se era imbarazzata, ma non notava quasi nulla: quella ragazza era peggio di un blocco di ghiaccio, a volte.
-Marina... posso provare una cosa?- chiese il ragazzo, alzandosi e fissando gli occhi dell'amica accanto a lui.
-Ehi, ma non eri stanco?- provò a chiedere la castana, non riuscendoci molto.
Il risultato fu che il viso del biondo era così vicino al suo che poteva sentire il respiro spezzato di lui.
Il viso di lei divenne completamente rosso, il cuore iniziò a batterle così forte da sembrare che stesse per uscire.
Perché le girava la testa? Perché non si sentiva le gambe e le braccia?
Cos'era questa sensazione che percepiva da quando Angelo si era avvicinato a lei?
Si sentiva tremare e bruciare contemporaneamente.
Era impazzita del tutto.
Il Capopalestra, d'altro canto, sembrava interessato da quella reazione. Se avesse sentito prima ciò che aveva detto, avrebbe fatto così?
Quel giorno, era diventato troppo malizioso, secondo lui... perlomeno, lo era diventato perché voleva capire una cosa che non riusciva a comprendere da quando fece sedici anni, il diciotto Gennaio.
Ma anche lui stava diventando un po' rosso e il cuore iniziò a battergli un po'.
-Senti... io devo andare da mio padre!
Con questa scusa, i due si allontanarono e Marina, presa da agitazione, si alzò e andò via.
Mentre correva via, incontrò Nicolas, che le chiese cosa fosse successo e perché lei fosse così rossa in volto.
-Niente, Nicolas-kun. Mi fa piacere che tu ti sia preoccupato per me... grazie!- 
Dopo ciò, la castana corse fuori e venne inseguita dal biondo fino a quando lui non vide Chiara che aspettava dietro la porta.

Correva tra i vicoli di Amarantopoli: ma che stava succedendo, quel giorno?
Angelo che non voleva dirle ciò che aveva detto e poi lui si avvicina improvvisamente a lei.
Non capisce che la mette a disagio?
Marina correva in direzione di casa sua, con il viso in fiamme: non aveva mentito, alla fine, doveva andare davvero da suo padre.
Arrivata a casa sua - sfortunatamente, di fronte alla casa di Angelo - bussò alla porta.
Aspettò pochi minuti, quando suo padre aprì, accompagnato da un esemplare di Breloom.
L'uomo era un po' alto, senza capelli e dagli occhi azzurro chiarissimo. Era anche un amico di Kaede.
Certe volte, la castana pensava di essere davvero legata alla famiglia Kurosawa.
-Marina, come mai qui?- chiese l'uomo, sorpreso di avere davanti sua figlia.
Pensava sarebbe tornata dopo un po' di tempo, non così velocemente!
-Ciao papà, ciao Breloom... beh, volevo venire!- ridacchiò l'Allenatrice, grattandosi la testa imbarazzata.
Chinen, il nome del padre, la fece entrare e la portò in salotto. 
Il salotto era tutta dipinta di bianco, con due piccoli divani e, tra di loro, un comodino con sopra una foto: ritraeva una donna dai capelli legati in una lunga coda, castani, una bimba sorridente con due codine e un uomo, con dei capelli corti castano scuro molto ricci, abbracciava la figlia.
Marina non ci fece tanto caso alla foto e si sedette sul divano, il padre si andò a sedere davanti alla giovane.
-Marina, come mai siete tornati qui?- domandò l'uomo, serio come mai lo era stato prima.
La figlia notò quella serietà e la mantenne anche lei.
-Siamo venuti qui per sapere qualcosa sul potere Unione... questo potere lo ha usato un paio d'ore fa Angelo...
E' poco dire che Chinen era sorpreso: non credeva proprio che il figlio di Kaede sarebbe stato in grado di far diventare realtà una leggenda.
-Il Potere Unione è una leggenda... lo possono usare solo coloro che sono legati a Pokémon Leggendari...
Marina si sorprese: Angelo era, quindi, legato a qualche Pokémon Leggendario?
-Marina... credo che anche tu sarai in grado di usare quel potere... perché tu, in qualche modo, sei legata al Pokémon Leggendario Suicune.
Cosa?

-Io? Legata a Suicune? Siamo sicuri?- chiese, spaventata, l'Allenatrice.
Era impossibile che lei fosse legata con un Pokémon che nemmeno le stava tanto simpatico.
Il padre iniziò a raccontare.
-Era un pomeriggio come tutti, stavamo dormendo quando tu gridasti all'improvviso il nome di tua madre. Forse ti eri ricordata ciò che era successo quel giorno... comunque sia, tu scappasti da casa e io ti inseguii. Per un attimo, non ti vidi più e cominciai a perdere me stesso. Improvvisamente ti vedo attaccata da un Ariados. Senza i miei Pokémon, non potevo fare nulla e, se avessi provocato il Pokémon, tu saresti morta. Piansi, piansi dopo tre anni che sparì tua madre... non potevo perdere l'unica cosa che avevo... chiedevo se ti potevano salvare, pregai affinché ti salvasse... continuai a piangere... Improvvisamente, un fascio di luce azzurro apparve nel nulla in mezzo alla foresta. Era una luce calda, ma non fu in grado di calmarmi. Da quella luce apparve Suicune che, dopo aver attaccato Ariados con Raggiaurora, si mise davanti a te e ti guardò. Appena tu la guardasti negli occhi, svenisti. L'unica cosa che ti rimane di quel giorno è la paura dei ragni, vero?
Mentre raccontava ciò, alcune lacrime si fecero strada sul volto di Chinen; Marina, invece, iniziò a ricordare quel giorno. Si ricordò di aver sognato qualche cosa con sua madre e di aver urlato il suo nome, di essere scappata via in mezzo alla foresta, di aver visto il padre piangere dopo tanto tempo e gli occhi rossi di Suicune sui suoi.
-Grazie papà, per avermi detto la verità... vorrei, però, sapere perché Kyoko è scappata!- chiese la castana, molto convinta nelle sue parole.
Kyoko

Quello era il nome della madre di lei: Miyazaki Kyoko.
-Non dovresti chiamare per nome tua madre- la rimproverò il padre, serio - E poi, quando sarà il momento, ricorderai tutto da sola, tranquilla.
Dopo ciò, l'Allenatrice notò l'orario - 19.30 - e chiese al padre se poteva prepararle il letto nella sua stanza.
Dopo aver cenato, dopo una settimana, insieme a suo padre e Breloom, Marina si sistemò per andare a letto.
Di certo, aveva un bel po' di cose da scoprire sul conto della madre... chissà, forse le avrebbe potute scoprire durante il viaggio!
Mentre pensava a ciò, le venne in mente lo strano comportamento di Angelo.
"Ma se penso a Kyoko, perché mi viene in mente quell'idiota!" pensò, lamentandosi del fatto che quel ragazzo era diventato troppo importante.
Si infilò sotto le coperte nere del suo letto e guardò la sua stanza: pareti nere e tetto viola... era perfetta, ma per poco... Sicuramente, suo padre, il giorno dopo, l'avrebbe ridipinta.
Ma, nonostante tutte le buone intenzioni che aveva, Marina non riuscì a dormire. E neanche Angelo riuscì a dormire, tanto che uscì da casa sua e andò nella Torre Campana a supplicare Ho-Oh di farlo calmare da quel giorno in poi, soprattutto nei confronti di Miyazaki Marina.



Spazio Autrice:

Ok, volevo pubblicare il capitolo giorno 16, giorno di inizio scuola ma, dopo vari problemi, mi sono ridotta al 21... bene, Gwen, stiamo andando mooolto bene...
Beh, mi spiace che non nessuno abbia lasciato una recensione al capitolo precedente... però, pazienza... non ci faccio molto caso. Ringrazio tutti quelli che seguono o leggono questa storia.
Cosa ne pensate voi del comportamento di Angelo? Della sbadataggine di Marina? Dei sentimenti confusi di Chiara e sui sentimenti palesi di Valerio?
Ho iniziato a mettere gli onorifici giapponesi perché saranno molto importanti  nel corso della storia.
Alla prossima!

Gwen Kurosawa


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Capitolo 8
*** La confusione di Chiara e i sentimenti di Angelo ***


Capitolo Sette: La confusione di Chiara e i sentimenti di Angelo

Il sole era sorto da poco e, stranamente, Marina già era pronta per riprendere il suo viaggio di formazione. Una maglietta viola, una camicetta nera un po' sbottonata, dei pantaloni a loro volta neri e le solite scarpe da ginnastica.
Il suo vestiario abituale. Si guardava allo specchio e cominciò a notare che lei era riuscita a truccarsi un po' e a sistemarsi i capelli quasi nello stesso modo come lo faceva Chiara.
"A proposito, lei non doveva parlarmi?" ricordò improvvisamente, rievocando nella mente il momento in cui la Capopalestra le parlò.
-Chissà cosa deve dirmi...- si chiese nuovamente, rivolgendo lo sguardo verso Mismagius, che stava immobile verso la finestra della stanza dell'Allenatrice.
Da lì, si poteva vedere la stanza dove dormiva Angelo. E tutto ciò metteva a disagio la povera castana.
-Mismagius, dai, sono le otto... iniziamo ad uscire!- la richiamò Marina.
Dopo essere usciti dalla sua stanza, lei salutò il padre e Breloom e uscì dalla casa di legno.
-Papà...- chiamò la giovane Miyazaki.
Chinen si affacciò nuovamente dalla porta e la fissò, interrogativo.
-Scoprirò tutto sul conto di Kyoko... scoprirò per quale motivo ci ha abbandonati
Dopo questa frase, la ragazza andò verso la palestra; il padre, però, rimaneva a guardare la figlia e delle lacrime scesero dagli occhi azzurri dell'uomo.

 
"Marina... dovrai farti forte e non soffrire, se vorrai davvero scoprire tutto su tua madre..."

Appena Chinen entrò a casa, Marina corse così veloce che neanche Deoxys sarebbe riuscito a vederla. Era in ritardo. Un ritardo pauroso. E non era da lei!
-Marina-chan, come mai in ritardo?
Chiara, accanto a Valerio, era seduta negli scalini della Palestra di Amarantopoli ed era abbastanza sorpresa dal ritardo dell’amica.
Angelo era tranquillamente appoggiato al muro della Palestra e, appena vide la ragazza, voltò lo sguardo altrove.
Marina lo notò e non poté non rattristarsi.
-Chiara-chan, Valerio-san, scusate… Mi sono svegliata tardi… non ho dormito molto…- tentò di giustificarsi la castana, imbarazzata e con un leggero rossore sulle gote.
-Le giustificazioni sono inutili. Forza, siamo anche in ritardo!- esordì il biondo ragazzo che, senza degnare di un solo sguardo la quattordicenne, prese lo zaino e cominciò a dirigersi verso l’uscita della città che portava verso Olivinopoli.
Valerio era un po’ sorpreso dalle parole fredde e taglienti dell’amico, ma lo seguì; Chiara, invece, andò verso l’Allenatrice di Pokémon Spettro che era rimasta immobile a fissare la figura del sedicenne che, man mano, si allontanava.
-Marina-chan, è forse successo qualcosa?- chiese, sottovoce, la rosa: sapeva bene che stava iniziando un discorso abbastanza particolare, soprattutto per Miyazaki.
Marina, infatti, appena la sentì, si sbloccò subito e iniziò a gridare.
-Quello scemo non si degna neanche di salutarmi! Prima fa il misterioso, adesso fa lo stronzo… guarda un po’!
La Capopalestra di Fiordoropoli, al posto di essere sorpresa da quella reazione, sorrise e ricordò ciò che era successo tra lei e Angelo il giorno precedente.

 
   ~ ~ ~ ~ ~

-Chiara-san? Che ci fai qui?
Nicolas stava seguendo ancora Marina con lo sguardo, ma si era comunque accorto della presenza della Capopalestra.
-Nicolas-kun… Angelo-kun è dentro, vero?- chiese la ragazza, sicura sulle sue parole.
-Si, fino a qualche minuto fa, stava parlando con la Ragazza Emo.
Chiara sorrise: aveva visto la sua amica uscire da quella casa con il viso in fiamme, quindi poteva ben immaginare cosa avessero fatto quei due.
-Io entro. Tu puoi andare, tanto ci sono io, posso sistemare qualcosa. Pensa ad allenarti con i tuoi Pokémon
La quindicenne sorrise. Nicolas, osservandola, si chiese per qualche motivo suo fratello l’avesse più e più volte rifiutata.
Dopo che il piccolo Kurosawa se ne andò, la rosa entrò a casa e annunciò la sua presenza.
Dopo che lo fece, andò verso la camera di Angelo.
Quella stanza le metteva paura: aveva un tetto nero e due pareti erano viola, altre nere. Inoltre, nel lampadario e nei vari davanzali c’erano alcuni talismani.
Come ci si aspettava dall’asceta chiaroveggente.
-Scusa se ti disturbo, volevo parlarti…
-Tranquilla, Chiara-san. Sono abbastanza scosso di mio, quindi…
La ragazza ridacchiò e disse ad Angelo che, nonostante fosse un chiaroveggente e asceta, era legato ai sentimenti umani e, soprattutto, a Miyazaki Marina.
-Non lo so, sono confuso… Cioè, provo per lei qualcosa… però non ci capisco nulla…
-E’ normale: nell’amore, nulla si capisce e si comprende.
Chiara stessa era sorpresa dalle sue parole, quando lei era nella situazione analoga a quella di Angelo. Se non peggiore.
-Sai, Angelo… io ti ho sempre ammirato e lo sai bene… mi hai anche rifiutata più volte- iniziò a parlare la ragazza, guardando negli occhi il suo interlocutore.
-Adesso, però, ho capito che Valerio… Valerio è diventato troppo importante…
Mentre parlava, cominciava a sorridere e i suoi occhi brillavano. Angelo lo notò e sorrise anche lui.
-Se succedesse qualcosa a lui… non so cosa farei…
Mentre diceva queste parole, l’asceta non poté non sorridere.
-Mi stai dicendo che ti sei innamorata di Valerio?
Quando fece quella domanda, Chiara spalancò gli occhi sorpresa e divenne completamente rossa. Da questa reazione, lui capì che ci aveva azzeccato in pieno.
-Valerio è un bravo ragazzo, anche se non lo dimostra… - appena disse questo, il Capopalestra emise un sospiro un po’ rassegnato.
-Perché hai sospirato?- chiese la quindicenne, interrogativa. Lei, adesso, voleva chiedergli di Marina!
Lui iniziò a sfogarsi: sapeva che la castana provava per lui qualcosa di particolare, l’aveva anche rifiutata, un giorno. Non l’amava, la considerava solo come una piccola bimba da proteggere dal male del mondo. 
-Pensavo questo, fino a un paio di anni fa… Quando ho  fatto sedici anni, mi sentii come… legato, in qualche modo, a lei e ho iniziato a frequentarla di più.
Angelo continuava a parlare, diceva di non capire bene quei sentimenti che esplodevano dentro di lui quando era con quella ragazza. 
-Dovrei essere più distaccato con lei. Magari mi calmo.- concluse, dando le spalle all’amica che, paziente, aveva ascoltato tutti i suoi pensieri.
-Secondo me, invece, dovresti sbloccarti e far uscire da te questi sentimenti- rispose Chiara, ma lo fece troppo tardi: il sedicenne si era già addormentato.
“Va beh, pazienza… tanto lo so che non puoi lasciarla sola”
La Capopalestra sorrise e cominciò ad uscire da quella casa.
~ ~ ~ ~

Dopo che ricordò, Chiara ridacchiò.
-Perché ridi?- domandò Marina, notando quella risata divertita.
La Capopalestra arrestò la sua risata, ma continuò a sorridere divertita e teneva gli occhi semi-chiusi.
-No, non è niente... tranquilla
Poco più avanti di loro, Angelo camminava molto veloce, il che fece irritare parecchio Valerio, che cercava di raggiungerlo.
-Angelo, vuoi rallentare? Le ragazze sono lontane da noi e io faccio fatica a raggiungerti... Ti vuoi fermare?- esplose il Capopalestra di Violapoli che, con il kimono azzurro che si ostinava a mettere anche quando doveva camminare molto, non riusciva a muoversi perfettamente.
Il biondo ragazzo entrò nell'edificio che portava al Percorso 38, disse qualcosa al poliziotto che era lì e poi uscì. Valerio si fece una bella corsetta prima di affiancare il suo amico; le ragazze, invece, erano appena entrate e, quando videro i due ragazzi già al Percorso 38, sbuffarono spazientite.
Il ragazzo dai capelli blu notò che le sue amiche stavano per perdere la pazienza e tentò nuovamente di fermare Angelo.
-Valerio, lasciami stare!- reagì il Capopalestra, sorprendendo l'Allenatore di Pokémon Volanti.
Il vento iniziò ad alzarsi, freddo e violento. Marina, assieme a Chiara, uscì dalla stazione e si coprì con una sciarpa che aveva preso a casa.
-Siamo vicini ad Olivinopoli... come mai fa così freddo?- chiese la ragazza, un po' infreddolita e raffreddata.
-E' Dicembre, però è strano che qui, un ambiente caldo, faccia tanto freddo...- si lamentò anche Chiara, cercando di coprirsi come meglio poteva.
Valerio la guardò imbarazzato: lei, nel tentativo di coprirsi, faceva accentuare le sue forme già abbastanza formose.
Il ragazzo si coprì il naso: voleva evitare di farsi passare per pervertito.
Gli alberi che si trovavano nel Percorso sembravano spaventati, quel vento violento sembrava che stesse staccando gli alberi da terra; dall'erba uscivano tutti i Pokémon, come se stessero cercando un rifugio.
Stranamente, non c'era alcun allenatore che attendeva qualche lotta: quest'atmosfera preoccupava molto i quattro ragazzi.
Angelo percepì, all'improvviso qualcosa. Una presenza malvagia, la stessa presenza che aveva percepito prima di tornare nella sua città.
Un violento dolore si diffuse nella sua testa, si sentiva male: ogni volta che sentiva una simile presenza, la sua testa cominciava a fargli male, non capiva quasi nulla.
Doveva essere forte... Anche se voleva stare il più lontano possibile da Marina, doveva almeno proteggerla.
-Continuamo a camminare- ordinò ai suoi amici e, appena il gruppo fece un passo, il verso di un Gyarados si diffuse per tutto l'ambiente.
L'allenatore di Pokémon Spettro prese la sua Pokéball con Gengar: doveva prepararsi ad una nuova battaglia.


Spazio Autrice:

Ok, sono sparita e, ora, spunto con questo capitolo scritto un bel po' di tempo fa. Ho controllato e ricontrollato, ma credo ci siano ancora degli errori. Beh, mi affido a voi e al vostro giudizio. Era da settembre dell'anno scorso che non pubblicavo nulla... beh, ringrazio chi ha recensito il precedente capitolo.
Alla prossima 
~
Una Gwen Kurosawa sparita da tempo ~

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Capitolo 9
*** Unione tra Marina e Mismagius (Disperazione di Angelo) ***


Capitolo Otto: Unione tra Marina e Mismagius (Disperazione di Angelo)

Il vento si faceva sempre più forte, diventava sempre più freddo e gelido, sembrava che gli alberi stessero per staccarsi dal suolo, le mani dei ragazzi sembravano divenute di ghiaccio e i Pokémon selvatici, impauriti, scappavano via. 
Angelo teneva nella sua mano destra una Poké ball: era la sfera di Gengar, che fremeva per uscire; Valerio si fermò subito dopo l'amico e cominciò anche lui a prepararsi. Prese la Poké ball che conteneva il suo fidatissimo Pidgeot, pronto a combattere.
Le ragazze, invece, nel tentativo di raggiungere gli altri, furono bloccate da un Gyarados rosso.
L'improvvisa apparizione del Pokémon creò una corrente tanto forte da far sbalzare via Marina e Chiara.
-Marina!
L'urlo del Capopalestra di Amarantopoli riecheggiò nel bosco. Valerio si girò sorpreso verso l'amico: lo vide disperato, quegli occhi viola erano diventati come di ghiaccio, la bocca semi aperta e poteva anche solo immaginarsi il respiro affannato dell'amico.
-Ti consiglierei di non raggiugerla... Kurosawa Angelo-kun...- ridacchiò una voce maschile: gelida come il freddo più pungente, tagliente come la lama più affilata... 
Kaoru decise di farsi vedere: era stufo di aspettare nell'ombra: voleva combattere e vedere quei quattro ragazzini soffrire.
Amava vedere la sofferenza degli altri. Amava distruggere gli altri. Aveva voglia di far disperare il quasi diciassettenne. Si poteva definire un sadico e ne era fiero di questa sua natura.
Doveva sottostare, però, agli ordini di Lei e dei consigli di Karin, che stava davanti le ragazze.
Affianco a lui, la sua collega guardava incuriosita i ragazzi e notò con enorme piacere che Marina era immobilizzata a terra: non riusciva a muoversi, data la caduta che fece dopo l'apparizione del Pokémon.
-Cos'hai, Marina-chan?- domandò furba la donna dai capelli color magenta, notando lo sguardo pietrificato della ragazzina.
Immobilizzata com'era, la piccola allenatrice non riusciva neanche a replicare o a prendere la poké ball di Mismagius e proteggere sé stessa e Chiara.
-Tachibana... Tachibana Kyoko... ti dice nulla?
Quella voce fredda e crudele aveva appena pronunciato un nome e cognome. "Kyoko"... il nome di sua madre... ma "Tachibana" cosa c'entrava?
Tachibana... non era un cognome nuovo. Marina lo aveva già sentito, ma non si ricordava quando e dove. Improvvisamente, iniziò a sentire molto più freddo di prima, la testa le pulsava in un modo assurdo, sembrava che stesse scoppiando. Si sentiva vuota e una strana tristezza di fece strada in lei. Perché sentiva questa sensazione assurda? Perché si sentiva così angosciata?
Un lampo di ricordi le invase la mente: ricordi sfocati, confusi... una donna dai capelli bruni che camminava tra la neve... quella era sua madre! 
"Aspetta... ora che ci penso, mio padre e mia madre non si sono mai sposati! Quindi lei veniva chiamata col cognome nostro solo per usanza..." iniziò a pensare. Era come se si ritrovasse in mezzo alla neve, con un freddo estremamente pungente, con Kyoko che se ne andava davanti a lei.
"Quindi mia madre doveva avere un cognome suo. Ma qual è?" la castana continuava a riflettere, strinse i pugni in modo così forte che sentì di essersi fatta davvero male.
"Perché non riesco a capire? Chi è Tachibana..."
Il suo pensiero fu interrotto da un nuovo ricordo: suo padre stava correndo verso la sua amata compagna.
-Non andare via! Ti prego... Tachibana Kyoko, rimani qui, con Miyazaki Chinen e tua figlia! Ti prego, stiamo ancora insieme!- urlò l'uomo, disperato come mai lo era stato. I suoi occhi azzurri erano pieni di lacrime e lui continuava a chiamare il nome della donna.

 
"Oh... quindi, Tachibana Kyoko è...!"


Tremava. Marina sembrava scossa da qualcosa. E Angelo notò immediatamente l'agitazione della ragazza.
Non dovevano toccarla, non lei. Adesso, l'allenatrice stava soffrendo, tremava, aveva paura... e lui non l'aveva protetta.
L'aveva promesso.
-Marina, io... io ti proteggerò! A qualunque costo! Sappilo!
Doveva proteggerla... doveva aiutarla a rialzarsi quando cadeva; però, adesso, Marina era a terra, davanti a Karin che rideva.
Il Capopalestra non aveva fatto nulla... si sentiva così in basso: non aveva protetto la ragazza più importante che conosceva.
-Marina!
Voleva chiamarla, dille che lui... che lui non voleva lasciarla sola, aveva bisogno di chiarezza... voleva semplicemente amarla.
-Non ti conviene distrarti così, Kurosawa- esordì Kaoru, che era rimasto lì ad osservare l'ansia e la paura di quel ragazzino che aveva davanti a sé.
Si stava proprio divertendo, si sentiva così bene... sentiva tutta la paura che provavano quei minuscoli esseri.
Pronto ad uccidere Angelo con un'arma di piccolo taglio, l'albino fu prontamente bloccato da un Eterelama.
-Eterelama?- si girò verso l'alto, dove vi era Pidgeot -Ah, non voglio combattere oggi.- si lamentò alla fine, con una nota di sarcasmo.
Il comandante prese un guanto, lo mise sulla mano e, con lo schioccare delle dita, generò un fulmine che colpì Valerio.
Un urlo agghiacchiante si diffuse per tutto il bosco ed era accompagnato da una risata malvagia, contenta di essere riuscita a mettere KO quello stupido ragazzo.
Quando colpì il Capopalestra, il Pokémon Volante si sentì attratto dalla forza della sua Pokéball, quindi rientrò. L'orgoglioso allenatore, accortosi troppo tardi di quel fulmine, cadde a terra immobile.
-Valerio!
Chiara, che era rimasta immobile a terra, corse verso l'amico che era appena caduto e cercò di toccarlo. Era preoccupata: il suo cuore si stringeva sempre di più, le lacrime iniziarono a rigarle il volto, la paura e l'adrenalina scuotevano violentemente il corpo delicato della fanciulla.
Appena si trovò davanti a lui, si abbassò e provò a sfiorarlo, per poterlo medicare come poteva e aiutarlo. Si sentiva così in pena per lui... Valerio, per lei, era il ragazzo più importante, anche se la rimproverava quasi sempre per le sue idiozie infantili. Quando lo toccò, però, quella scossa prese anche lei e, come l'amico, cadde a terra e si immobilizzò.
-Stupida! Perché mi hai voluto raggiungere? Perché? Adesso...
Valerio la rimproverava, la riprendeva: perché lei, nonostante non lo ricambiasse, faceva tutte quelle azioni amorevoli? Perché lei si preoccupava tanto per lui? Adesso, quello in pericolo era Angelo, non lui!
-Perché? Sei molto importante... perché non dovrei?
Gli occhi del Capopalestra di Violapoli si dilatarono: quella ragazza l'aveva sorpreso, non si aspettava quella rivelazione.Essere importanti... ovviamente come amici, credeva il blu. 
Poteva mai essere il contrario? Si ritrovò a sorridere, sinceramente e ingenuamente. Si sentiva davvero un cretino senza speranza.
Nel frattempo, Angelo combatteva contro Kaoru: per evitare che i suoi Pokémon si stancassero, il veggente decise di contare sulla sua forza fisica e sulla potenza spirituale aumentata drasticamente dall'Unione con Gengar.
Ma Kaoru si dimostrò più feroce, più sadico: nominava il nome di Marina per distrarre il ragazzo, lo minacciava.
Alla prima distrazione del giovane, il comandante lo bloccò e cominciò a stringergli il collo, sempre più forte.
-Non sei potente come si dice in giro, Kurosawa...- lo schernì, ridacchiando.
Sembrava che la vittoria fosse del Team Rocket... ma non si capiva una cosa: perché quei due comandanti si erano accaniti tanto contro di loro?
-Oh, Karin, il ragazzo non respira!
Quando Marina sentì la voce dell'albino, sollevò lo sguardo verso il corpo, apparentemente senza vita, di Angelo.
Cominciò a tremare più di prima: gli occhi sbarrati, la bocca semi aperta, la sensazione di morire da un momento all'altro... le pugnalate che riceveva al cuore.
No, Angelo non poteva averla lasciata... non era possibile... le aveva promesso che sarebbero rimasti insieme, anche come amici... il suo cuore pulsava sempre di più, il respiro affannato si faceva sempre più corto.
Mismagius uscì dalla sua Pokéball e vide la sua allenatrice che abbassò lo sguardo e iniziò a piangere.
Non perdere la tua forza,
non perdere la speranza.
Abbi fiducia nelle tue capacità!

Chi era quella che parlava? Una voce le era entrata in testa e le diceva di non arrendersi, di reagire, andare avanti! Lei non era di certo il tipo da demoralizzarti tanto!
-Si... devo essere più sicura delle mie azioni...- mormorrò la castana, cominciando a smettere di tremare -Kyoko, prima o poi, scoprirò la verità e ti affronterò!
Dopo questa frase non molto prevista da Karin, che rimaneva lì ad osservare quella ragazzina, Marina esclamò quella parola che, un paio di giorni prima, aveva pronunciato Angelo.
Unione.
 
Dopo ciò, Mismagius entrò nel corpo di Marina e lei cominciò a brillare di una luce di colore viola. Improvvisamente sparì.
Karin chiamò Kaoru, per avvisarlo del pericolo, ma non riuscì ad aprire bocca che già il collega si trovava a terra, semi cosciente.
Angelo cadde e cominciò a tossire, accanto a lui stava Marina, completamente diversa da prima.
I suoi capelli erano diventati più lunghi ed erano di colore viola, lo stesso per gli occhi; indossava un lungo abito viola, le scarpe basse e di colore nero e indossava un cappello viola, proprio come il suo pokémon.
Valerio e Chiara erano sorpresi nel vedere la loro amica così e notarono che, grazie a quell'attacco, il fulmine che lanciò verso l'Allenatore di Pokémon Uccello smise di immobilizzarli. Anche la Capopalestra si alzò e lo aiutò a camminare.
Angelo guardava quella ragazza completamente diversa dal solito e la ammirava: lo aveva visto in difficoltà e si era unita a Mismagius?
"Quasi la stessa cosa che ho fatto io... l'altro giorno" pensò, sorridendo.
-Marina...
La ragazza si girò e sorrise a sua volta.
-Angelo... scusami... adesso ti difendo io... combattiamo... insieme...
Non parlava speditamente a causa dell'Unione ma, appena detto ciò, lei attaccò con un semplice Pallaombra Gyarados, che la stava attaccando per ordine di Karin.
Angelo, invece, andò verso Kaoru e lo sfidò nuovamente.
Sopra gli alberi, una donna osservava il combattimento: sbuffava annoiata già da molto, decise di animare un po' la situazione.
Scese a terra come se stesse levitando e bloccò con un colpo alla nuca Marina, che aveva messo KO Gyarados e stava combattendo contro Karin. La ragazza, dopo aver ricevuto il forte colpo, non vide più nulla, cadde a terra senza sensi e si separò col suo Pokemon, che rientrò nella Pokéball. Il Capopalestra di Amarantopoli, vedendo che l'amica era svenuta, la prese al volo e si accorse che la donna, colei che aveva colpito la piccola Miyazaki, aveva degli occhi che lui aveva già visto.
-Non posso crederci... sei...
-Non dire nulla. 
Quella donna strana, dagli occhi castani e dai capelli dello stesso colore, aiutò Karin e Kaoru ad alzarsi e sparì nelle ombre.
Angelo non poté fare altro che concentrarsi su Marina, che non accennava a svegliarsi.
"E' tutta colpa mia... perdonami."

 
Spazio autrice:

Buongiorno a tutti! Eccomi tornata dopo più o meno cinque mesi xD Mi è dispiaciuto non vedere recensioni sulla mia storia, ma ringrazio quelle 68 persone che hanno visitato e letto la mia storia :3 Lasciate una piccola insignificante recensione, è importante sapere se ho sbagliato o comunque vedere cosa ne pensano altri :)
Inoltre, potete andare o nel mio forum "Paper Moon" oppure su questa una pagina Facebook https://www.facebook.com/gwen.kurosawa. Lasciate un pollice, mi raccomando! Al prossimo capitolo, buon Natale *in ritardo* e buone feste! :3





 

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Capitolo 10
*** Il bacio ***


Capitolo Nove: Il Bacio.

Il Team Rocket era sparito: Karin e Kaoru, insieme alla donna che aveva fatto perdere i sensi a Marina, scapparono via e giurarono vendetta.
Angelo, dopo essersi separato da Gengar, si avvicinò al corpo inanime dell'amica.
Era pallida - più del solito -, respirava a fatica e sembrava stesse avendo qualche incubo.
Il biondo si inginocchiò: tese le sue forti braccia e la prese come fanno le madri con i loro bambini, per proteggerli.
-Chiara-san...- iniziò a parlare molto lentamente, come se stesse per piangere - Non c'è qualche posto in cui possiamo andare?
-Nelle condizioni in cui ci troviamo, verrà difficile andare ad Olivinopoli...- rispose Chiara, abbassando lo sguardo in direzione della castana.
Povera, non si meritava quel colpo da quella donna. Non se lo meritava...
-Qui vicino c'è una Fattoria abbandonata da pochissimo tempo... Se vuoi...
-Andiamo subito lì!- la interruppe Angelo. I suoi occhi viola erano pieni di lacrime e qualcuna attraversava anche il suo viso, le sue braccia stringevano il corpo di Marina, la sua voce tremava sempre di più.
La Capopalestra non poteva non commuoversi, però non sapeva se potevano davvero andare in quella fattoria.
-Angelo-kun... non so se...
-NON IMPORTA!
Chiara sussultò improvvisamente e Valerio si irrigidì di colpo: Angelo non urlava quasi mai, era un tipo anche pacato...
-Lei... lei deve riposare... deve riprendersi! Io... io... non ho saputo proteggerla...- 
Piangeva. Kurosawa Angelo stava piangendo. Valerio, sebbene molto toccato dalla scena, fece bene a memorizzarsi la scena.
L'Allenatrice di Pokémon Normali decise di non andare oltre e condusse il gruppo nella Fattoria.

La Fattoria era ancora in buonissime condizioni: all'esterno la casa sembrava piuttosto solida; all'interno, vi erano alcuni cibi e bevande, l'edificio era composto da due piani.
Al primo piano, vi era solo la cucina: Valerio, appena entrò, si sedette sulla prima sedia avvistata e Chiara lo seguì a ruota, iniziando a curargli qualche ferita.
-Se solo Marina-chan fosse cosciente...- borbottò inconsciamente la ragazza.
Lei sapeva benissimo che la castana aveva alcune conoscenze riguardo il primo soccorso e, nonostante anche la Capopalestra ne fosse esperta, sarebbe stato - a suo avviso - utile un aiuto.
Al piano di sopra vi erano delle stanze, o almeno, così intuì Angelo che, con Marina in braccio, cercò una stanza adatta.
Ne trovò una in cui vi era un letto e una piccola coperta messa di lato e vi entrò: fece attenzione a dove metteva i piedi - poiché erano al buio e il tempo era nuvoloso - e adagiò la castana a letto.
Appena la poggiò lì, lui la guardò intensamente e gli venne in mente un ricordo mai dimenticato.

Era la notte tra il diciassette e il diciotto Gennaio: due giorni di festività ad Amarantopoli, poiché si festeggiava Ho-Oh.
Angelo, ancora bambino di quasi otto anni, stava con Kaede e il suo fratellino appena nato. Voleva bene a Nicolas, almeno poteva giocare con qualcuno.
Il bimbo, però, si stava annoiando in quel momento.
-Mamma, posso andare al laghetto?- chiese innocentemente, prendendo un lembo dal kimono violetto della madre.
La bionda sorrise e lo autorizzò ad andarci, a patto di non allontanarsi troppo.
Angelo, appena sentì la madre, corse immediatamente verso il laghetto: lui era sempre stato legato ai Pokémon Spettro, motivo per cui molti lo escludevano, inizialmente; però, vedendo i pesci nuotare, si rilassava.
Arrivato lì, però, fu attratto di più da una bimba rannicchiata su se stessa.
Aveva i capelli lunghi castani scuro, acconciati in modo da sembrare un po' più corti e un kimono nero.
La bambina piangeva disperatamente e Angelo non poté non chiamarla.
-Ehi! Perché piangi?
La bimba alzò lo sguardo e incatenò i suoi occhi castani a quelli viola di lui.
La castana non capiva il perché il figlio del Capopalestra la cercasse. Lei era sola.
-Perché mi parli? Tutti mi prendete in giro... perché tu dovresti parlarmi?
-Ti vedevo piangere... le bambine carine non dovrebbero piangere.
Improvvisamente, lei smise di piangere: quel Kurosawa era davvero strano... nessuno parlava con lei e ora lo faceva Kurosawa Angelo?
-Come ti chiami?
-Marina... Miyazaki Marina...
-Bene! Marina, potresti essere mia amica?


D'impulso, Angelo stava stringendo la mano di Marina.
-Perdonami... non ti ho protetta.
Una lacrima si posò sulla mano di lei.
-Scusa...
Continuava a piangere, come se fosse lui la causa dello svenimento della castana.
-E' tutta colpa mia!
Nel frattempo, da lì passò Chiara che, curiosa, iniziò ad origliare.
-Non ho saputo proteggerti... non sono... non posso... stare al tuo fianco!
Un altro singhiozzo si diffuse per tutta la stanza.
La ragazza, ignara del pianto disperato del giovane, continuava ad essere immobile.
-Ti ho abbandonata, lasciata sola... non dovevo! Se io non ti avessi lasciata sola, tu non saresti così ora!
Il Mismagius di Marina, che si era da poco separata da lei, osservava la scena. Anche lei sembrava che piangesse.
Percepiva il sentimento che i due provavano l'uno per l'altra, ma erano incapaci di confessarlo e ammetterlo.
Poi, all'improvviso, ad Angelo venne in mente un'idea per cercare di calmare il suo senso di colpa.
-Mismagius... tu sei il Pokémon Stregone. Puoi fare l'incantesimo?
Il Pokémon capì immediatamente cosa volesse dire il Capopalestra: iniziò a sprigionare la sua energia, il suo terribile potere.
Chiara, che stava guardando quell'azione, iniziò a tremare, come se la temperatura fosse scesa a causa del potere del Fantasma.
Le aure di Angelo e Marina si fecero sempre più forti: il primo iniziò ad annebbiarsi e il Capopalestra divenne simile alla sua stessa ombra; la seconda forzava la ragazza a svegliarsi.
Dopo ciò, il Pokémon sparì nelle ombre.
Pochi secondi dopo, gli occhi della castana si aprirono, come se si fosse svegliata da un incubo e si mise a sedere.
"Cosa è successo? Perché mi fa male la testa?" si domandò l'Allenatrice di Pokémon Spettro, mentre si teneva la fronte con la mano.
Si sentiva abbastanza stordita e non riusciva a capire il motivo.
Improvvisamente ricordò cosa era successo mezz'ora prima: la lotta, il ricordo di sua madre, Angelo che sembrava morto, la sua Unione con Mismagius... poi non vide più nulla.
-Come mai? Cosa sarà successo?- si chiede ad alta voce, ignorando la presenza di Angelo affianco a lei.
Lei si guardò intorno: non conosceva quell'ambiente, quella stanza... Chi l'aveva portata lì?
Il suo pensiero andò al biondo amico.
-Chissà se Angelo sta bene...
Improvvisamente, sentì un sospiro ansioso. Sentì che qualcuno era vicino a lei, qualcuno che stava vegliando su di lei.
-Chi è?
Aveva paura, molta paura: avendo molto a che fare con i Pokémon Spettro, iniziò a pensare a tutte le leggende che Angelo le aveva raccontato.
Per un momento, pensò di essere stata attaccata da Darkrai... Ma una mano calda le accarezzò il volto.
-Tranquilla, io ti proteggerò. Stavolta, darò la mia stessa vita per te.
La voce era molto confusa, Marina non capiva a chi appartenesse, nonostante avesse notato una piccola somiglianza alla voce del ragazzo che lei amava.
-Tu cosa sei? Perché vuoi proteggermi?
Quella mano calda continuava ad accarezzarla e, dai respiri affannosi che si facevano sempre più vicini, capì che questa ombra si trovava esattamente a pochi centimetri da lei.
-Non ho saputo proteggerti, ti ho abbandonata... non voglio più. Non voglio più stare lontano da te...
Gli occhi della ragazza notarono un particolare di quell'ombra: gli occhi viola.
E non erano degli occhi come tutti, quel tipo di colore, quelle sensazioni che trasmetteva, quella sicurezza, quei sentimenti... potevano essere solo di una persona.
Ancora prima che lei dicesse qualcosa, sentì che, oltre ad una mano appoggiata alla sua guancia destra, l'altra mano si appoggiò al mento di lei e iniziò ad accarezzarla.
Dopo pochi secondi, sentì qualcosa di dolce appoggiarsi sulle sue labbra. Non sapeva dire che cosa fosse, ma appena si rese conto che quella dolcezza continuava a stuzzicarle le labbra, capì che quell'ombra la stava baciando.
Ma da quando le ombre possono accarezzare e baciare?
Non riusciva a capire molto, tra le carezze calde di questa sagoma e le sue labbra, lei non riusciva a comprendere.
Appena l'ombra si staccò, Marina cominciò a piangere.
-Non capisco chi tu sia... perché mi hai baciata? Io... io sono innamorata di... Kurosawa Angelo...
Appena disse queste cose, notò che l'ombra sussultò e le carezze si fecero ancora più gentili.
-Perché io ti amo. 
Si tradì con quelle parole. La baciò ancora, ancora e ancora, fino a quando entrambi non necessitavano di ossigeno.
Ogni bacio era una liberazione per Angelo perché, secondo lui, stava promettendo protezione e affetto nei confronti di lei;  per la castana, era un tuffo del suo cuore perché aveva la sensazione che quello fosse il Kurosawa che lei insisteva nell'odiare.
Il quinto e ultimo bacio chiarì ogni dubbio di lei: sebbene il biondo fosse diventato un tutt'uno con la sua ombra, la sua sciarpa cadde tra le gambe dell'Allenatrice.
La ragazza, appena l'ombra si staccò da lei, pose gli occhi sulla sciarpa, come se fosse sorpresa: era davvero Angelo? Angelo l'aveva baciata? Perché lei non riusciva a vederlo bene? Perché doveva fare questo?
Il ragazzo capì che lei aveva compreso tutto e chiese a Mismagius di interrompere l'incantesimo e di far addormentare Marina.
-Grazie... adesso so che tu... finalmente, mi ricambi... Angelo- disse questo la ragazza prima che il suo Pokémon forzasse il suo sonno.
L'illusione sparì e l'ombra di Angelo tornò al suo posto. L'allenatrice di Pokémon Spettro cadde nuovamente nel letto, profondamente addormentata.
-Scusami Marina, mi sento così inutile e così imbarazzato che ho dovuto chiedere alla tua Pokémon di nascondermi... -iniziò a dire il Capopalestra, non smettendo di accarezzare la sua amata.
Mismagius rimaneva lì, immobile, a guardare la coppia che stava per dividersi.
Credeva che, se la sua allenatrice fosse stata cosciente, un ceffone a quel ragazzo non glielo avrebbe tolto nessuno.
Il biondo, dopo averla accarezzata e averle rimboccato le coperte, se ne andò, col proposito di far riposare Marina il meglio possibile.
Appena uscì, notò che Chiara stava guardando dalla porta semi chiusa.
-Tu cosa ci fai qui?- domandò, cercando di essere il più freddo possibile. Peccato che era imbarazzato, troppo.
-Nulla, ho solo visto che tu baciavi Marina... niente di che!- ridacchiò la Capopalestra, che aveva notato quell'enorme imbarazzo provato da Angelo.
-Non devi dirle niente - confessò poi il quasi diciassettenne - Potrei perdere la sua amicizia.

I due decisero finalmente di scendere e Angelo vide Valerio a petto nudo. L'allenatore di Pokémon Volanti tentò di non farci caso e di agire normalmente, ma il biondo cominciò a ridere spudoratamente.
-Capisco che tu e Chiara-san siete fatti l'uno per l'altra ma... siete ancora minorenni- continuò a ridere il ragazzo, facendo - volutamente - imbarazzare i due interessati e vendicandosi sulla Capopalestra.
-Ma che stai dicendo? Lei mi ha solo medicato!
-Si, non pensare male!
L'asceta osservò i due: erano completamente rossi in faccia e, a stento, non tremavano.
-Vi ricordo che sono un'asceta. Se voglio, posso capire i vostri sentimenti.- ribadì Kurosawa, come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Cos'è tutto questo casino?
Una voce femminile interruppe il teatrino comico dei tre Capipalestra: quando Angelo se ne accorse, era troppo tardi.
Chiara, che ridacchiava, era accanto a lui e di fronte ci stava Marina, che si era appena alzata dal letto.
Lui iniziò ad avere realmente paura: se lei si ricordava tutto? Non che gli sarebbe dispiaciuto ma... come lo avrebbe spiegato? Lui, anni fa, l'aveva rifiutata! Allora... non poteva giustificare quell'azione.
-Angelo, ho trovato la tua sciarpa nel letto. Come è arrivata lì?- domandò ingenuamente la castana, porgendo quella sciarpa tanto familiare.
Angelo, con quel gesto, si ricordò un altro aneddoto.

Era il suo sedicesimo compleanno e, per la prima volta, lo stava festeggiando nella sua nuova casa.
Eugenius non poteva mancare, infatti era stato lui l'organizzatore della festa.
Tra tutti gli invitati, si poteva scorgere Marina, la quale erano due anni che non voleva vedere Angelo. 
Due anni fa, nello stesso giorno, lui aveva chiaramente detto che lei non poteva mai essere al suo fianco. Ovviamente, non lo pensava seriamente, ma Marina credette il contrario.
E adesso, si erano invertite le parti: era il Kurosawa ad essere innamorato di Miyazaki, mentre lei cercava di dimenticarlo il più presto possibile.
Durante la festa, in mezzo a tutto il casino, decisero che era arrivato il momento di aprire i regali.
Il biondo decise di aprire quello della castana.
-Non pensare che sia un regalo particolare... non sapevo che fare e ti ho comprato questa- spiegò Marina, porgendogli una sciarpa completamente viola.

Lui sorrise: quella stoffa rossa scuro era stata aggiunta poiché una volta, in una lotta, si era leggermente bruciata.
-Grazie Marina...- sorrise.
Marina ricambiò il sorriso, anche se aveva la sensazione che lui avesse fatto qualcosa di particolare in lei.
-Ma comunque... cosa è successo? Mi sono addormentata durante la battaglia?- chiese la castana, ricordando l'avvenimento successo qualche ora prima.
Valerio non poté non ridere: si immaginava la piccola Miyazaki cadere a terra per via di un colpo di sonno!
-Sei proprio cretina!
-Ti ringrazio Valerio-kun, lo so che mi vuoi bene!- ribatté l'Allenatrice, imbronciandosi e facendo finta di essersi arrabbiata. 
Anche Chiara e Angelo accennarono ad un sorriso, dopo aver visto una scenetta simile; poi, vedendo che l'asceta non voleva parlare, la Capopalestra svelò che era stata attaccata alle spalle da una donna.
-Una donna? Ma Karin era davanti a me, come poteva...- stava esponendo un dubbio, ma Marina fu fermata da Valerio, che stava ancora seduto.
-Era un'altra, ma io non la conoscevo.
L'Allenatrice di Pokémon Spettro si immobilizzò per pochi secondi: c'era un'altra donna in quel gruppo? E perché non l'ha affrontata direttamente, ma l'ha colpita alle spalle?
-Scusate la domanda, ma voi l'avete vista?- domandò la castana, un po' spaventata e intimorita da questa nuova figura che stava emergendo.
Nessuno poté rispondere a quella domanda: si calò il silenzio più spettrale, si sentivano solo i respiri dei ragazzi.
Valerio e Chiara, sapendo bene che l'unica ad aver visto e ad aver riconosciuto la donna era Angelo, guardarono il biondo: stringeva il pugno sinistro con estrema forza, deglutiva spesso e respirava a fatica.
Si sentiva come se avesse sulle spalle un peso enorme, come se cento spade lo stessero trafiggendo. Sapeva bene cosa poteva causare alla ragazza se avesse detto chi fosse... cosa doveva fare?
Prese un profondo respiro e, tenendo fede alla promessa che le aveva fatto poco prima, rispose: -No, l'ho vista ma non la conosco-
Per la seconda volta, Kurosawa Angelo mentì a Miyazaki Marina.
Chiara guardò l'amico: aveva preso la scelta di mentirle, quindi, l'avrebbe sostenuto. Decise, quindi, di parlare con la castana anche di questo.

Spazio Autrice:

Assente per colpa di internet. Uffa. E per problemi di salute... beh, mi spiace davvero tanto che questa storia non venga seguita... ci metto molta passione,,, se sbaglio qualcosa anche come lessico, ditelo e io correggerò.
Bene, il prossimo sarà il decimo capitolo, quindi l'undicesimo sarà un extra, anche se devo ancora decidere su cosa trattare. Aiutatemi ç__ç
Vorrei chiedere, a chi legge, una cosa: chi sa disegnare? Se c'è qualcuno che ama disegnare, mi contatti nella pagina che dopo metterò e mi mandi un'immagine di una scena o un personaggio che, fin'ora, avete preferito. Vorrei poter mettere ad ogni capitolo un'immagine del momento più importante. Ringrazio per la vostra collaborazione. La pagina è 
https://www.facebook.com/gwen.kurosawa.

Sayonara!

Gwen Kurosawa, un po' malandata.

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