Far away

di SmartieMiz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The French ***
Capitolo 2: *** Jealousy and embarrassment ***
Capitolo 3: *** Moments ***
Capitolo 4: *** Just because I'm in love ***



Capitolo 1
*** The French ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 



The French


L’aeroporto era affollato. Sebastian Smythe camminò avanti e indietro assorto nei suoi pensieri fin quando non si scontrò con una donna anziana.
«Stia attento!», lo ammonì severa la donna.
«Mi scusi», fece Sebastian allontanandosi.
C’era troppa gente e Sebastian non riusciva a trovare il ragazzo che lo avrebbe ospitato a casa sua per un mese.
«Salut! Tu es Sebastian Smythe?», gli domandò improvvisamente una voce.
Sebastian si voltò e vide un ragazzo decisamente basso con capelli e occhi scuri e tratti ispanici. A giudicare dall’accento, di sicuro non aveva mai aperto un libro di francese.
Sebastian si trattenne dal ridergli in faccia poiché al suo fianco c’era quella che doveva essere la madre.
«Ciao, sì, sono io Sebastian, tu devi essere Harwood? Non ricordo il nome», parlò Sebastian in inglese.
«Sì, Thad Harwood, piacere di conoscerti», si presentò il ragazzo con un enorme sorriso porgendogli la mano.
«Comunque non c’è problema, parlo l’inglese abbastanza fluentemente», rispose Sebastian accettando la stretta.
«Ah, meno male, perché io non so proprio niente di francese!», ammise Thad.
Me ne sono accorto, pensò Sebastian con un finto sorriso.
«Benvenuto, Sebastian!», lo salutò calorosamente la donna al fianco di Thad porgendogli la mano. Bassina, tondetta, con gli occhi vivaci castani e i capelli ondulati scuri. Era semplice ed era proprio la semplicità a renderla una bella donna.
«La ringrazio», disse Sebastian accettando la stretta.
«Oh, ma tu sei di Parigi! Io adoro Parigi! Parigi è stupenda, la Francia è stupenda!», esultò una ragazzina al fianco di Thad. Non poteva avere più di tredici anni ed era incredibilmente simile all’ispanico.
«Ti presento mia sorella Taylor», fece Thad leggermente imbarazzato, poi si avvicinò a Sebastian e gli disse gentilmente: «Dammi la valigia».
«Non preoccuparti », rispose Sebastian con un sorriso enigmatico.
«Ma…».
«Non pensarci nemmeno».

«Raccontami di Parigi!», esultò entusiasta Taylor non appena Sebastian entrò in casa e posò la valigia a terra.
«Oh, Taylor, ma lasciagli il tempo di respirare!», la rimproverò divertita la madre, poi si rivolse verso Thad e gli chiese dolcemente: «Tesoro, vuoi mostrare la casa all’ospite?».
Thad annuì e mostrò la casa al francese.
«Questa invece è la mia camera», fece Thad mostrandogli la propria stanza.
Sebastian osservò attentamente la stanza. Era semplice e ordinata e ciò la rendeva graziosa.
Il ragazzo si avvicinò lentamente alla scrivania dove vide varie foto.
«Loro sono i miei amici della Dalton Academy, se vuoi domani mattina te li faccio conoscere», disse Thad con un lieve sorriso.
Sebastian, intento ad osservare un’altra foto, annuì distrattamente. C’era una foto nella quale era presente quello che doveva essere Thad da piccolo con i suoi genitori e la sorellina tra le braccia del padre. Quest’ultimo era un bell’uomo ed era identico a Thad. Le uniche differenze erano i capelli leggermente brizzolati, la barba folta e i tratti più adulti. Nella foto sorridevano tutti e quattro. Insomma, era una famiglia felice, una famiglia normale, cosa che Sebastian non aveva mai avuto la fortuna di avere.
«Siete identici», commentò Sebastian impressionato dalla somiglianza tra quell’uomo e l’attuale Thad.
«Lo so, ce lo dicevano tutti», rispose Thad con un triste sorriso.
Sebastian si voltò leggermente.
«È venuto a mancare tre anni fa», continuò il ragazzo.
«Oh, beh, ecco… mi dispiace davvero tanto», ammise Sebastian comprensivo e sincero.
«Non preoccuparti, così doveva andare», rispose Thad con un sorriso debole.

«Comunque niente, alla fine mi ha mollato».
«Ti ha mollato?! E dov’è finito l’impavido Nick Duval?».
«Jeff, non fare lo stupido».
«No, veramente, come mai?».
«Boh».
«Come sarebbe a dire boh?».
«Non lo so!».
Jeff Sterling stava parlando al cellulare con il suo migliore amico Nick Duval. Ormai si sentivano tutti i giorni, anche in estate, e parlavano sempre del più e del meno.
«Domani non vedo l’ora di andare a scuola!», esultò Jeff.
«Non ti facevo così studioso!».
«Idiota, mica sono così entusiasta del fatto che incominciano di nuovo le lezioni?!», lo rimproverò Jeff, poi con un sorriso disse: «Non vedo l’ora di vedere te, Thad, Blaine, Trent e tutti i Warblers! Lo sai che mi sei mancato?».
«A me neanche un po’».
«Ma come sei perfido e cattivo!».
«Scherzo, sciocchino. Certo che mi sei mancato, e anche tanto».
«Ma che dolce!», scherzò Jeff: «Non è da te essere così mielosi».
«Smettila».
«Perché dovrei?».
Ad un certo puntò squillò il telefono di casa.
«Ehm, Nicky, sta squillando il telefono», fece Jeff.
«Rispondi».
«No, guarda», fece Jeff secco, poi disse: «Lascio un attimo il cell sulla scrivania».
«Okay».
Jeff lasciò il cellulare sulla scrivania e rispose al telefono.
«Pronto?».
«Perché hai sempre il cellulare occupato?».
Ah, quella voce, come non poteva non riconoscerla.
«Ehm, Justin, scusa, ero al cell con un amico», si scusò Jeff.
«Con Nick scommetto», rispose la voce gelida e tagliente del ragazzo dall’altra parte del telefono.
«Ehm… sì», ammise Jeff.
«Ho trovato il cellulare occupato per un’ora e trentasei minuti», continuò la voce fredda di Justin.
«Ho la promozione per le chiamate», si giustificò Jeff.
«E tu giustamente sfrutti la promozione parlando al cellulare con il tuo amichetto e non con il tuo fidanzato».
«Oh, Justin, non fare il geloso, è soltanto un amico!», provò a spiegargli inutilmente Jeff: «Siamo amici dai tempi dell’asil…».
«Questo non importa», lo interruppe Justin secco: «Nick è un amico, è un ragazzo, insomma, è un maschio ed è anche il tuo compagno di stanza. Tu sei gay e sei anche fidanzato. Come mi dovrei sentire?!».
Jeff alzò gli occhi al cielo. Justin si faceva sempre tantissime paranoie!
«Credimi, Justin, io ti amo e amo solo te. Nick è semplicemente il mio migliore amico, è come un fratello per me», spiegò Jeff.
«Vabbè», si arrese Justin, ma Jeff sapeva benissimo che la tregua sarebbe durata molto poco: «Allora ci possiamo vedere domani al Lima Bean quando hai un po’ di tempo libero».
«Sì, va bene», rispose Jeff, poi disse: «Posso portare anche Nick, Thad, Tr…».
«No».
«Come, scusa?», chiese Jeff sperando di aver sentito male.
«Solo noi due per una volta. Chiedo troppo?», domandò Justin quasi risentito.
«Va bene…», sussurrò Jeff imbarazzato: «Allora a doma…».
«Ma parliamo un po’ di come abbiamo passato le vacanze, dei progetti che abbiamo per quest’anno eccetera», lo interruppe Justin.
«Senti, in realtà ora devo staccare e…».
«Perché devi staccare? Forse non è bastato parlare un’ora e trentasei minuti con Nicky?», disse Justin offeso facendogli il verso.
«Justin, smettila, quando fai così sei irritante», affermò Jeff scocciato.
«Sono semplicemente razionale», disse Justin serio.
«Scusami, Jus, devo staccare ora, ti prometto che stasera ci sentiamo in webcam tutto il tempo che vuoi tu», fece Jeff.
«Va bene», sbuffò Justin, poi lo salutò: «Ciao, amore».
«Ciao, ti amo anch’io».
Jeff staccò la chiamata e prese subito il cellulare tra le sue mani.
«Nicky!».
«Jeffie, dimmi».
«Scusami se ci ho messo un po’, era Justin», spiegò Jeff.
«Ah, Justin», ripeté Nick inespressivo: «Forse dovrei staccare la chiamata… ti sentivo bisticciare».
«Ah, no, non preoccuparti, non è niente, è tutto okay».
Sì, certo, tutto okay. Jeff e Justin, per qualche strano motivo, litigavano sempre. Per lui.

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Capitolo 2
*** Jealousy and embarrassment ***


Jealousy and embarrassment
 

«Benvenuto alla Dalton!», disse Thad a Sebastian.
I ragazzi avevano appena varcato l’ingresso della grande scuola. Era un po’ diversa dalla scuola che frequentava il francese.
«Ma sono tutti così atteggiati?», domandò Sebastian scocciato vedendo ragazzi di qua e ragazzi di là dall’espressione seria.

«No», tagliò corto Thad, poi disse: «Dovremmo andare in segreteria a ritirare le nostre divise».
«Okay».
 
«Nicky!».
«Jeffie!».
Jeff si buttò letteralmente tra le braccia dell’amico e lo stritolò in un abbraccio lungo e caloroso.
«Quanto mi sei mancato!», disse Jeff emozionato.
«Tu vuoi proprio soffocarmi», ridacchiò Nick.
Jeff interruppe delicatamente l’abbraccio e sorrise sinceramente. Un sorriso che si spense subito quando sentì il cellulare squillare.
«Sarà Jus», mormorò Jeff prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans.
 
Amore, sei arrivato alla Dalton? <3 – Jus
 
Jeff sorrise spontaneamente. Justin poteva essere rompiballe e geloso quanto voleva, ma in fondo era molto dolce.
 
Sì, amore. Ci vediamo oggi <3
 
Nick notò il sorriso da ebete stampato sul volto di Jeff. Beh, sembrava essere felice con Justin e Nick voleva solamente che il suo amico fosse felice. Ma perché lui non lo era?
Nick non sopportava Justin, come Justin non sopportava Nick. Jeff inizialmente aveva provato a farli incontrare per conoscersi e i due avevano semplicemente capito che non si piacevano. O meglio, a Nick non piaceva l’idea che Justin fosse il suo fidanzato e a Justin non piaceva l’idea che Nick fosse il suo migliore amico.
Nick sospirò.
«Nicky, è successo qualcosa? Sembri triste», fece Jeff mettendogli una mano sulla spalla, poi con un sorriso incoraggiante disse: «Lo sai che a me puoi dire tutto, vero?».
Nick annuì e sforzò un lieve sorriso. Jeff era sempre così carino e gentile con lui e con tutti. Era un ragazzo meraviglioso­ e Nick era davvero contento di averlo come migliore amico.
«Nick! Jeff!», esultò una voce.
«Thad!», rispose Nick con un sorriso.
«Thaddyyy!», ed ecco che anche Thad si ritrovò stritolato da Jeff.
«Ragazzi, mi siete mancati», mormorò Thad con un sorriso sincero, poi si staccò dall’abbraccio e disse: «Nick, Jeff, lui è Sebastian Smythe, il mio corrispondente».
«Oh, piacere, io sono Nick Duval», fece il ragazzo porgendogli la mano.
«E io sono Jeff Sterling!», esultò Jeff porgendogli anche lui la mano.
«Salve, ragazzi», rispose semplicemente il francese.
«Sei del primo anno?», domandò Jeff curioso.
«Ti sembro uno del primo anno?», domandò Sebastian scettico.
«Ehm… no», mormorò Jeff imbarazzato.
In quel momento arrivarono anche Blaine e Trent. I ragazzi si presentarono e salutarono il nuovo arrivato.
«E così tu sei francese?», chiese Trent.
«Esattamente», rispose Sebastian.
«Oh, la Francia è così bella e affascinante!», cinguettò Jeff.
«Sì, proprio come me», rispose Sebastian sarcastico.
«Questo sarebbe il tuo modo per rimorchiare?», domandò Blaine accigliato.
«Ancora non hai visto niente», si limitò a dire il francese con un sorriso malizioso.
«Sono impegnato», aggiunse Blaine con un sorriso smagliante.
«Non è un problema per me», concluse Sebastian.
 
«Quindi quest’estate sei rimasto a casa?», domandò Justin sorseggiando il proprio caffè.
«Sì, come già sai non siamo in buone condizioni economiche», spiegò Jeff: «I miei fanno già tanti sacrifici per mandarmi alla Dalton».
«Capisco», rispose Justin, poi cambiò argomento: «Hai già un’idea per quanto riguarda il college?».
«Justin, ma è appena iniziato il terzo anno!», replicò Jeff: «Non farmi venire l’ansia».
«Io già ci sto pensando», continuò Justin: «Sto valutando diversi college».
«E cosa ti interesserebbe?».
«Giurisprudenza. Oppure scienze politiche», rispose Justin: «E a te? Cosa ti attira? Quali studi ti affascinano?».
Jeff odiava parlare del college.College significava lasciare la famiglia, lasciare la Dalton, lasciare gli amici, lasciare Nick, lasciare Justin. College significava diventare adulti e lasciare tutto.
«Non ne ho la minima idea», ammise Jeff, poi aggiunse: «però ora non mi va di parlarne».
«Okay, in effetti hai ancora un bel po’ di tempo per decidere», lo rassicurò Justin con un dolce sorriso: «Mi sei mancato tanto quest’estate, sai?».
«Ma se ci siamo sentiti sempre a telefono!», ridacchiò Jeff ricordando le solite frasi che gli diceva Nick una volta finita l’estate e iniziata la scuola.
«Ma non è la stessa cosa», continuò Justin, poi si sporse verso Jeff.
«Che fai?», chiese Jeff confuso.
«Niente», gli sussurrò Justin sulle labbra per poi baciargliele teneramente.
«Justin…».
«Shhh», fece Justin baciandolo di nuovo: «Non rovinare un momento così bello come questo. Ti amo».
«Anch’io».
In quel momento nel bar entrarono dei visi fin troppo conosciuti. Ce n’era anche uno nuovo, ma a Justin non importava. A Justin importava solamente uno.
«Nick!», lo salutò Jeff cerimonioso allontanandosi da Justin e andando verso di lui: «Ciao a tutti, ragazzi!».
Justin, nervoso e irritato, seguì Jeff.
«Salve, gente», Justin salutò i ragazzi fingendo un sorriso.
«Hey, Justin, tutto bene?», gli chiese gentilmente Thad.
«Tutto okay».
«Lui è Sebastian Smythe, il mio corrispondente francese», Thad presentò Sebastian a Justin.
«Piacere, Justin Smith», si presentò Justin stringendogli la mano, poi si voltò verso Nick e disse serio a Sebastian: «e sono il fidanzato di Jeff».
«Tranquillo, Smith, non mi interessa affatto il tuo ragazzo e onestamente non mi interessi nemmeno tu», disse Sebastian con un sorrisetto sarcastico.
Per un momento Nick stimò la risposta di Sebastian Smythe.
«Meglio così. Sai, posso essere molto geloso», continuo Justin serio: «Questo gli amici di Jeff lo sanno molto bene. Vero, Duval?».
Nick arrossì vistosamente. Thad, Blaine e Trent fulminarono lo sguardo di Justin.
«Smettila, Jus», lo rimproverò Jeff imbarazzato da quella scenata.
Justin annuì senza dire niente.

 


Angolo Autrice

Justin incomincia a fare le sue scenate di gelosia... ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono, al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 3
*** Moments ***


Moments
 

Era sera. La Dalton era una scuola privata e gli studenti vi dormivano anche, ma chi aveva aderito allo scambio culturale Westerville-Parigi ospitava i propri corrispondenti a casa, e questo era anche il caso di Thad Harwood.
Thad si diresse verso la sua camera quando si fermò sulla soglia. La porta era socchiusa e Thad poté sentire qualcuno cantare e suonare la chitarra.
 
Quand il me prend dans ses bras,
Il me parle tout bas
Je vois la vie en rose,
Il me dit des mots d'amour
 
Thad bussò lentamente alla porta.
«Posso entrare?», chiese il ragazzo timidamente interrompendo l’esibizione.
«Ovvio che puoi entrare, questa è casa tua!», ridacchiò Sebastian divertito.
Thad, imbarazzato, entrò in stanza e ricambiò il sorriso.
«Cantavi in francese?», domandò Thad curioso.
«Esattamente».
«Era una bella canzone, mi sembra di averla già sentita», ammise Thad.
«Era la famosissima Vie en Rose», rispose Sebastian, poi suonò degli accordi a caso e chiese: «Qual è una canzone che ti piace?».
«Non saprei, ce ne sono tante», rispose Thad incerto.
Sebastian sfoggiò un sorriso enigmatico, dopodiché suonò degli accordi e incominciò a cantare.
 
Shut the door, turn the light off
I wanna be with you, I wanna feel your love
I wanna lay beside you, I cannot hide this
Even though I try
 
Thad pensò che Sebastian avesse una buonissima pronuncia inglese, ma pensò soprattutto che avesse una splendida voce.
Dovrebbe diventare un Warbler!, pensò il ragazzo.
Sebastian si accorse che anche Thad stava cantando, perciò si fermò per poter ascoltare la sua voce.
 
Heart beats harder, time escapes me
Trembling hands touch skin
It makes this hard, girl
And the tears stream down my face
 
Cavolo. Thad cantava benissimo. Aveva una voce dolce e sicura allo stesso tempo.
Sebastian continuò:
 
If we could only have this life for one more day
If we could only turn back time, you know I'll be
 
I ragazzi cantarono insieme il ritornello. Le loro voci si sposavano alla perfezione.
 
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today
 
Nessuno sembrava voler smettere di cantare.
 
T: Flashes left in my mind
Going back to the time
Playing games in the street
Kicking balls with my feet
 
S: Dancing on with my toes
Standing close to the edge
There's a pile of my clothes
At the end of your bed
As I feel myself fall
Make a joke of it all
 
You know I'll be
Your life, your voice, your reason to be
My love, my heart is breathing for this
Moment, in time I'll find the words to say
Before you leave me today
 
Thad e Sebastian non sapevano come fosse successo e perché fosse successo, ma i loro visi erano vicinissimi. Le loro labbra erano separate soltanto da qualche stupido centimetro.
Sebastian si allontanò lentamente da Thad e quest’ultimo arrossì violentemente.
«Canti bene», si complimentò Sebastian con un sorriso enigmatico.
«Ah, grazie, anche tu, cioè, hai una bella voce, e poi Moments è una canzone stupenda, ma cantata da te lo è ancor di più, cioè, non è che gli One Direction non sappiano cantare, anzi, ma tu l’hai quasi migliorata», blaterò Thad senza respirare.
Sì, quando era imbarazzato parlava a raffica e spesso diceva anche cose senza senso, ma diceva sempre ciò che pensava, quindi aveva appena detto che Sebastian aveva una bella voce.
«Ma ti senti bene?», gli domandò Sebastian notando l’immenso rossore che si era esteso sul volto di Thad.
«Sì, sto bene», mormorò il ragazzo ancora imbarazzato.
 
«Jus, ma smettila!», rise Jeff.
Nick stava sul suo letto e leggeva un libro. Sì, certo, fingeva di leggere: Jeff era affacciato alla finestra e il moro cercava di espiare quante più informazioni fosse possibile da quella conversazione telefonica. Nick era geloso, ma a differenza di Justin non dava fastidio a Jeff né faceva certe scenate di gelosia davanti a tutti. Sì, era davvero geloso, e non era affatto geloso di Jeff. Era geloso di Justin.
Era diverso dalle altre volte: quando Jeff credeva ancora di essere etero e si fidanzava con qualche ragazza, a Nick non era mai piaciuta l’idea, ma non ne faceva un dramma. Il problema era che Justin era un ragazzo e Nick, senza sapere perché, era così geloso di quel ragazzo. Non gli piaceva, sembrava perfido e meschino. Nick pensava che Justin potesse fare del male a Jeff e di certo non voleva che il suo amico soffrisse per quello stupido ragazzetto.
Ma il problema non era solo quello.
Più volte Justin aveva baciato Jeff davanti a lui e a Nick gli si era sempre spezzato il cuore.
Prima di fidanzarsi, Jeff dormiva sempre assieme al suo amico. A Nick mancava svegliarsi con il suo migliore amico tra le braccia e anche questo gli spezzava il cuore.
Jeff cercava sempre di frequentare Nick e Justin e cercava di dare uguale importanza ad entrambi. Nick questo lo sapeva, ma sapeva anche che quella storia non sarebbe potuta durare a lungo e che prima o poi si sarebbe dovuto mettere da parte per non scatenare l’ira di Justin.
Inoltre, che cosa voleva da Jeff? Nick era solo un suo insignificante amico di scuola che presto sarebbe stato dimenticato. Classico cliché.
No, non era così. Nick era il suo migliore amico, e Jeff, prima di fidanzarsi, gli aveva sempre detto che dopo il college avrebbe voluto dividere un appartamento con lui.
Sì, certo, io, Jeff e Justin nello stesso appartamento. Chissà che bello!, pensò Nick sarcastico.
Nick era il terzo incomodo, lo sapeva.
Lo amo, ma ora devo farmi da parte, pensò Nick rattristito.
L’aveva finalmente ammesso a se stesso, ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo a Jeff.
Non aveva mai detto niente perché ci teneva alla loro amicizia, e ora doveva sorbirsi quel Justin.



Angolo Autrice

Piccola scena Thadastian, ma nessun bacio ç___ç
Mi piacciono molto le parole della canzone Moments, non so perché ma secondo me rispecchiano un po' la coppia Seb/Thad :)
Nick ammette a se stesso di amare Jeff, ma ormai è troppo tardi... o forse no? ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono, al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 4
*** Just because I'm in love ***


Just because I’m in love
 

 
«Jus, ma smettila!», rise Jeff.
Nick stava sul suo letto e leggeva un libro. Sì, certo, fingeva di leggere: Jeff era affacciato alla finestra e il moro cercava di espiare quante più informazioni fosse possibile da quella conversazione telefonica. Nick era geloso, ma a differenza di Justin non dava fastidio a Jeff e non faceva certe scenate di gelosia davanti a tutti. Sì, era davvero geloso, e non era affatto geloso di Jeff. Era geloso di Justin.
Era diverso dalle altre volte: quando Jeff credeva ancora di essere etero e si fidanzava con qualche ragazza, a Nick non era mai piaciuta l’idea, ma non ne faceva un dramma. Il problema era che Justin era un ragazzo e Nick, senza sapere perché, era così geloso di quel ragazzo. Non gli piaceva, sembrava perfido e meschino. Nick pensava che Justin potesse fare del male a Jeff e di certo non voleva che il suo amico soffrisse per quello stupido ragazzetto.
Ma il problema non era solo quello.
Più volte Justin aveva baciato Jeff davanti a lui e a Nick gli si era sempre spezzato il cuore.
Prima di fidanzarsi, Jeff dormiva sempre assieme al suo amico. A Nick mancava svegliarsi con il suo migliore amico tra le braccia e anche questo gli spezzava il cuore.
Jeff cercava sempre di frequentare Nick e Justin e cercava di dare uguale importanza ad entrambi. Nick questo lo sapeva, ma sapeva anche che quella storia non sarebbe potuta durare a lungo e che prima o poi si sarebbe dovuto mettere da parte per non scatenare l’ira di Justin.
Inoltre, che cosa voleva da Jeff? Nick era solo un suo insignificante amico di scuola che presto sarebbe stato dimenticato. Classico cliché.
No, non era così. Nick era il suo migliore amico, e Jeff, prima di fidanzarsi, gli aveva sempre detto che dopo la Dalton avrebbe voluto dividere un appartamento con lui.
Sì, certo, io, Jeff e Justin nello stesso appartamento. Chissà che bello!, pensò Nick sarcastico.
Nick era il terzo incomodo, lo sapeva.
Lo amo, ma ora devo farmi da parte, pensò Nick rattristito.
L’aveva finalmente ammesso a se stesso, ma non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo a Jeff.
Non aveva mai detto niente perché ci teneva alla loro amicizia, e ora doveva sorbirsi quel Justin.
 
Finalmente era arrivato il primo finesettimana alla Dalton.
«Stasera possiamo guardare quel film di cui mi hai parlato quest’estate!», propose Jeff eccitato, poi disse: «Io ho i pop-corn».
«Ma è un horror», rispose Nick.
«E allora? Hai paura dei film horror?», domandò Jeff curioso.
«No, semmai sei tu che hai paura dei film horror!».
«Andiamo, non sono così fifone!», sbottò Jeff Sterling mettendo un broncio adorabile che non fece affatto bene alla salute mentale di Nick Duval.
«Ehm… sì, okay, certo, film stasera», tagliò corto Nick cercando di guardare altrove.
Il cellulare di Jeff suonò.
She’ll see I’m not so tough,
just because
I’m in love
with an uptown girl
Jeff aveva come suoneria Uptown Girl cantata dai suoi amici Nick e Thad, e Nick si era talmente stancato di ascoltare persino la sua voce che avrebbe rotto volentieri quel cellulare.
«Ciao Jus».
«Ehi, Jeff», lo salutò Justin: «Tutto bene?».
«Sì, tutto bene, e a te?».
«Tutto okay», rispose il ragazzo, poi disse con un finto tono dolce che a Jeff non piacque affatto: «Stasera ho casa libera. Vieni da me alle otto».
Jeff ebbe un tuffo al cuore. Che cosa significavacasa libera e vieni da me alle otto? Poteva significare una sola cosa.
«Ehm, Jus, mi dispiace, ma non posso», rispose Jeff mordendosi il labbro inferiore. Sperò tanto che Justin non gli chiedesse perché, ma ovviamente non fu così.
«Perché non puoi?».
«Io… beh, ecco… stasera organizziamo una cosa tra Warblers…».
Jeff non sapeva mentire e non gli piaceva nemmeno dire le bugie. Justin si sarebbe infuriato ancora di più se avesse capito che mentiva, quindi era meglio dire la verità.
«Una cosa tra Warblers? Vabbè, non penso che a loro dispiaccia se vengo anche io!», lo precedette Justin.
«Ehm, Jus, non è proprio una cosa tra Warblers, cioè, io e Nick il sabato sera…».
«Tu e Nick», lo fermò Justin freddo: «Tu e Nick il sabato sera cosa?».
«Io e Nick siamo abituati a vedere un film insieme il sabato sera», ammise Jeff, poi aggiunse: «Cioè, è una cosa tra amici, una cosa innocua…».
«Una cosa tra amici. Una cosa innocua», ripeté Justin: «Bene, quindi tu preferisci trascorrere il sabato sera con il tuo amichetto che con me».
«No! Non è così, Jus! Io e Nick non passiamo una serata insieme dall’inizio delle vacanze estive!», provò a spiegargli Jeff.
«E nemmeno io e te», disse Justin secco, poi aggiunse: «Ma ovviamente Nick Duval è più importante di Justin Smith».
«No, Justin, non dire così! Per me siete importanti tutti e due allo stesso identico modo».
Cavolo, Jeff non si era accorto che Nick stava sentendo tutto. Quelle parole furono come una doccia fredda per Justin e un sollievo per Nick.
«Ti rendi conto di che cosa hai appena detto?», la voce di Justin era seria e tagliente.
«Jus, io voglio bene ad entrambi, okay? L’unica differenza è che tu sei il mio fidanzato e lui è un amico. Okay?», provò a tranquillizzarlo Jeff.
«E per te qual è la differenza? La differenza è che puoi baciare me e non lui?», disse Justin quasi offeso.
«Oddio, Justin, la differenza è che io amo te, solo te. Ma è così difficile da capire? Non farmi credere che non hai amici anche tu!».
Quelle parole ferirono Nick per l’ennesima volta. Cavolo, era abituato a tutta quella situazione, ma forse non si era ancora rassegnato.
«Certo che ho amici, ma non li tratto mica come fidanzati!».
«Cavolo, Jus, non tratto Nick e gli altri miei amici come fidanzati!», sbottò Jeff spazientito.
«Bene, allora dimostramelo», lo sfidò Justin.
«E okay, allora ci vediamo stasera», concluse Jeff scocciato staccando la chiamata.
Il ragazzo si voltò verso Nick e notò che guardava altrove.
«Nick?», domandò Jeff preoccupato.
«Dimmi», rispose lui voltandosi leggermente verso l’amico.
«Tutto okay? Ti vedo strano», disse Jeff.
«No, niente. Piuttosto, tutto okay a te?».
«Ehm, più o meno… Justin rompe, e anche parecchio», rispose Jeff alzando gli occhi al cielo.
«Vabbè, ma è il tuo ragazzo, forse non ha tutti i torti».
Nick si meravigliò delle sue parole.
«Cosa vuoi dire?», domandò Jeff stralunato.
«Jeff, io e te ci vogliamo bene e forse Justin invidia un po’ il nostro rapporto», provò a spiegargli Nick.
«Io e lui siamo fidanzati, perché dovrebbe invidiare la nostra amicizia?», domandò Jeff confuso.
«Beh… essere amici ed essere fidanzati non è proprio la stessa cosa», disse Nick: «L’amico ti sta a fianco nei momenti belli e brutti, non ti tradisce mai, è una persona con cui puoi confidarti e di cui può fidarti… beh, la stessa cosa lo è il fidanzato, con la sola differenza che con lui dividi tutto, la tua vita, il tuo futuro… tutto. Quando lui è felice anche tu sei felice, quando lui è triste anche tu sei triste… cioè, questo accade anche con l’amicizia, ma con l’amore è ben diverso. L’amicizia ha dei limiti… l’amore no».
Sia Nick che Jeff rimasero un po’ sorpresi e perplessi da quel discorso.
«Che poeta!», sdrammatizzò infine Jeff.
Nick ridacchiò, ma era visibilmente triste. E Jeff non voleva vederlo triste.
«Jeffie… stasera vai da Justin. Okay?», gli disse Nick mettendogli una mano sulla spalla, poi scherzò dicendo: «Io non mi offendo, mica sono come lui».
Jeff ridacchiò, ma anche lui sembrava triste.


Angolo Autrice

Scusatemi per il ritardo! (compiti D:)
Beh, che dire... nessuna scena Thadastian! ç__ç Ma vi assicuro che li vedremo nel prossimo capitolo! :)
Il discorso di Nick sull'amore e sull'amicizia e le gelosie di Justin... come andrà a finire?
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono, al prossimo capitolo! :D

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