Time changes everything di LeftEye (/viewuser.php?uid=4234)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo uno
Il principe Vegeta si liberò dalla presa di Napa, il
suo sorvegliante e insegnante di arti marziali, e corse in direzione del grande
giardino che si estendeva oltre la parte posteriore del palazzo
reale.
Anche sul pianeta Vegeta c’era la primavera, anche se
non tutti erano in grado di apprezzarla a dovere.
Vegeta era ancora abbastanza piccolo da guardare il
mondo con occhi avidi di imparare e carichi di sorpresa per ogni cosa nuova che
vedevano: non aveva che quattro anni ed era un bambino spensierato, che amava
combattere ma anche giocare.
Non si rendeva ancora conto della posizione elitaria
che possedeva fin dalla nascita, né capiva perché al suo passaggio tutti gli
adulti gli facessero un solenne inchino, ma sapeva di essere un bambino
privilegiato.
Per questo non poteva avere contatti con gli altri
giovani Sayan.
Lui si allenava da solo con
Napa.
Lui mangiava da solo, attorniato da alcuni schiavi
silenziosi e pronti a servirlo.
Lui dormiva da solo in una grande stanza riccamente
arredata, ma priva di ogni sorta di giocattolo o gingillo
infantile.
Lui non aveva mai incontrato la sua mamma, ma aveva
l’onore, ogni tanto, di essere portato alla presenza di suo
Padre.
Ogni incontro era preceduto da sentimenti di
eccitazione, nervosismo e terrore: Vegeta non sapeva mai che cosa avrebbe potuto
dirgli suo padre.
Il più delle volte si informava, molto freddamente, di
come stessero andando i suoi allenamenti, e se avesse fatto dei progressi;
qualche rara volta quegli colloqui duravano poco più del solito perché il Re si
dilungava in auspici per il futuro e celati
incoraggiamenti.
Gli diceva spesso che un giorno sarebbe diventato il
più potente dei guerrieri, perché lui, e solo lui, era il Leggendario Super
Sayan ed era destinato a conquistare l’intero Universo e a sottomettere al suo
volere ogni popolo di ogni galassia.
Ma al momento Vegeta voleva solo raggiungere il
giardino per cercare rane.
Ne trovava sempre giù allo stagno, ne catturava una e
poi si sedeva sotto il salice per osservarla da vicino, e restava lì per delle
ore.
Infine la riportava vicino
all’acqua.
Quel giorno però trovò un intruso seduto al suo posto
preferito: una bambina.
Sembrava più piccola di lui, e non era una Sayan:
aveva grandi occhi azzurri e capelli dello stesso colore, raccolti in due codine
laterali, la pelle lattea, la bocca piccola e rosea e guance
paffute.
Indossava abiti che Vegeta non aveva mai visto addosso
alle donne Sayan, tutte guerriere, né alle schiave del
palazzo.
Il vestito che portava era candido, e decorato da
disegni di ciliegie purpuree: decisamente troppo vivace.
La bambina sconosciuta stava giocando con dei sassi,
che aveva ammucchiato fino a creare una piccola
costruzione.
Vegeta le si avvicinò sospettoso; lei sollevò lo
sguardo verso di lui, gli sorrise e poi continuò a giocare
indisturbata.
«Chi sei?» la interpellò il piccolo
principe.
«Bulma» rispose lei senza smettere di maneggiare i
sassi. «Tu sei un bambino?»
Vegeta si sentì profondamente offeso da quella domanda
così sfacciata.
«No, io sono un principe» rispose con orgoglio. «E
questo è il mio albero.»
«Non è vero!» ribatté indispettita Bulma. «Questo
albero è di tutti!»
«E invece no, è mio perché io sono il principe. E se
vuoi stare qui ti devi inchinare.»
«Non so cosa vuol dire» rispose tranquillamente la
bimba. «Ma ora sto giocando; vuoi giocare con me?»
«No!» esclamò disgustato Vegeta. «Voglio che te ne
vai!»
La bimba sbuffò ma non si mosse, e il principe si
arrabbiò ancora di più, così decise di passare alle maniere
forti.
Con un calcio, distrusse la costruzione di sassi di
Bulma.
Lei spalancò gli occhi, sconvolta, ma non disse nulla:
rimase lì a fissare il suo lavoro, creato con tanta fatica, abbattuto in un
attimo.
Poi la sua espressione di stupore si trasformò in
rabbia, prese uno dei sassi e lo lanciò addosso a Vegeta, colpendolo in testa e
facendolo cadere per terra.
«Bambini!» strillò allora una voce
femminile.
Li raggiunse una serva, la balia di
Bulma.
Quando vide cos’aveva fatto, e a chi l’aveva fatto, fu
colta da un attacco di panico: lei stessa avrebbe passato molti guai per questo,
forse avrebbe pagato perfino con la morte.
Colpire il figlio del Re era il modo migliore per
scavarsi la fossa da soli.
E
tutto per colpa della mocciosa di cui si doveva occupare.
Avrebbe dovuto controllarla meglio, ma sembrava una
bimba così tranquilla, non avrebbe mai immaginato che potesse comportarsi
così…
Evidentemente il principino l’aveva spinta a reagire
in modo così aggressivo.
«Bulma! Ti rendi conto di quello che hai fatto?!»
esclamò disperata prendendo in braccio la bambina.
Si era allontanata un po’ per raccogliere dei fiori,
li aveva visti litigare ma non li aveva raggiunti abbastanza
rapidamente.
«Lo sai che sarò io a pagare per
te??»
Avrebbe dovuto schiaffeggiarla, ma non poteva e non
voleva, non poteva perché era la figlia dei suoi padroni, e non voleva perché in
fondo era affezionata a quella bimba, la conosceva e sapeva che aveva reagito
solo a una provocazione.
«Donna!» una voce maschile profonda e minacciosa la
fece sussultare. «Che diavolo succede?»
Era Napa, uno dei guerrieri più vicini alla Corona,
tutti lo conoscevano per il suo carattere facilmente
irritabile.
La schiava abbassò umilmente lo sguardo e rispose
tremante:
«Sono desolata. La figlia del mio padrone ha colpito
Sua Altezza. Sono desolata.»
Napa lanciò un’occhiata di disappunto a Vegeta, che
era seduto per terra, ancora scombussolato dall’accaduto.
«Perché l’ha colpito?»
«Ha rotto il mio castello di sassi!» piagnucolò
Bulma.
«Perché tu non volevi andare via!» ribatté il
principe.
«Io non voglio andare via! Tu non sei il padrone di
tutto!» protestò la bimba.
«Sì che lo sono!»
Ed era così.
«Ora basta!» ringhiò Napa. «State zitti tutti e
due!»
I
bambini tacquero all’istante.
Napa fece un respiro profondo e cercò di riacquistare
la calma.
«Chi è questa mocciosa?» chiese alla
schiava.
«E’ la figlia del dottor Briefs, lo scienziato che
lavora per il Re. E’ la prima volta che incontra un bambino della sua età, mi
dispiace tantissimo, sono pronta a pagare per quello che ha
fatto…»
«Piantala di lagnarti!» la zittì Napa. «Non ti
succederà niente, perché non è successo niente di grave. Vegeta, che questo ti
serva da lezione: è una vergogna farsele suonare da una femmina, e per di più
Terrestre! Se lo sapesse tuo padre ti ripudierebbe
all’istante!»
Il bimbo fu colpito duramente da quelle parole, e
provò un immediato sentimento di odio nei confronti della bambina, che lo
fissava con altrettanto astio.
«Ti prego, non dire niente a mio Padre»
supplicò.
Napa parve pensarci su, ma sapeva già esattamente cosa
fare.
«No, non gli dirò niente. Ma tu devi fare una cosa in
cambio. E anche tu» disse indicando la schiava. «Come ti
chiami?»
«Melianna» rispose timidamente la giovane
donna.
«Bene, Melianna, penso che i mocciosi debbano passare
un po’ di tempo insieme.»
«Non voglio!» strillò Bulma, e Vegeta mise il broncio.
«Lui è cattivo!»
«Perché dovrebbero passare del tempo insieme?» chiese
la schiava.
«Sono gli unici mocciosi che ci sono a Corte, hanno
tutti e due un bel caratterino… gli farebbe bene confrontarsi tra
coetanei.»
«Niente da fare» Melianna scosse la testa. «Sua
Altezza è un Sayan mentre Bulma è una Terrestre, potrebbe farle del
male.»
«Non sarà così… perché altrimenti io farò quattro
chiacchiere con il Re, vero Vegeta?» disse Napa in tono ben poco
simpatico.
A
lui non interessava un bel niente di far socializzare i due bambini; ciò a cui
mirava era Melianna.
Ma dal momento che era assolutamente vietato toccare
le schiave altrui, aveva deciso di escogitare questo giochetto perché fosse lei
a toccare lui, dopo aver preso un po’ di confidenza.
La donna ci rifletté sopra, e poi
accettò.
Avere un amico non poteva che far bene alla piccola
Bulma, era sempre da sola…
La bimba non smetteva di fissare Vegeta, e lui di fare
il broncio.
Prima che si allontanassero ognuno per la propria
strada, si fecero una sberleffa.
«Andiamo, principe da quattro soldi» incalzò Napa
riconducendolo a palazzo. «Fra quattro giorni arriva il nuovo alleato di tuo
padre, Lord Freezer, e se sarai fortunato ti prenderà come suo allievo. E’ un
grande guerriero, anche se non è un Sayan. Ma se ti chiede come ti sei fatto
quel bernoccolo, rispondigli che hai combattuto contro una terribile
creatura.»
«Quella là è una terribile creatura» sbuffò
Vegeta.
Erano sei mesi che non lo vedeva
più.
A
Bulma mancava tantissimo.
Era vero che la prima volta che aveva visto
Vegeta non era stato un incontro
fortunato, si erano odiati a vicenda, ma poi, grazie a quegli incontri
pomeridiani, che servivano a Napa per sedurre Melianna, erano diventati
amici.
In un certo senso.
Compagni di giochi, era meglio definirli, dal momento
che litigavano sempre.
A
Vegeta era stato imposto di non fare del male a Bulma, così lei se ne
approfittava per lanciargli addosso
qualcosa ogniqualvolta ve n’era
l’occasione.
Tanto, lui ne usciva sempre incolume: ci voleva ben
altro per fargli del male.
E
quel qualcos’altro non tardò ad arrivare: con l’entrata in scena di Lord Freezer
molte cose erano cambiate.
Innanzitutto, era stato aggiunto un secondo trono,
accanto a quello del Re, e molti soldati Sayan erano dovuti passare al comando
dell’alleato alieno.
“Come segno di benvenuto.”
Lo stesso principe Vegeta, come era stato previsto e
sperato, era passato sotto la protezione di Freezer e ora si sottoponeva a
severissimi e stremanti allenamenti.
Napa non aveva più alcuna autorità su di lui, il suo
ruolo si era ridotto a quello di semplice “collaboratore”.
Nessuno sapeva come funzionassero gli allenamenti
speciali, dal momento che si tenevano in una stanza lontana dagli occhi di
tutti, ma dopo ogni sessione Vegeta ne usciva gravemente
ferito.
Ben presto non ci fu più tempo per le scorribande in
giardino con Bulma.
Vegeta aveva da poco compiuto cinque anni, e il suo
carattere era cambiato totalmente.
Il suo sguardo non era più vivace, ma freddo e
impenetrabile, tanto che i suoi occhi sembravano quelli di un adulto che aveva
già visto molte delle crudeltà della vita.
Ma Bulma ancora non lo sapeva, dal momento che non
aveva più avuto l’occasione di incontrarlo.
E
presto anche lei dovette partire per un altro pianeta, per iniziare la sua
formazione scolastica.
Lei e Vegeta non si sarebbero più visti per molto,
molto tempo.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 2 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo due
Bulma attese con impazienza che
il portellone dell’astronave si aprisse per lasciarla uscire.
Scese le scalette di ferro e
finalmente si poté guardare intorno: Vegeta, il pianeta dove aveva trascorso la
sua infanzia.
Strano che non lo odiasse, dal
momento che, appena nata, era stata portata via da un pianeta decisamente più
bello, la Terra, colorato, fresco, solare.
Al contrario, lei amava comunque
Vegeta, si sentiva più a casa lì che non sull’azzurro pianeta.
Lì aveva trascorso gli anni più
spensierati della sua vita, ancora non stressata dai mille impegni scolastici
che tenevano sempre impegnata la sua mente geniale.
Un po’ in solitudine, ma non del
tutto.
Non pensava che ci sarebbe stato
qualcuno ad attenderla: suo padre era sempre impegnato nel suo laboratorio e sua
madre era troppo svampita per ricordarsi che quel giorno avrebbe rivisto sua
figlia.
Quanto tempo era passato?
Cinque anni, dall’ultima volta
che aveva visto i suoi genitori.
Era stato per Natale, erano
venuti a trovarla con un permesso speciale, sul pianeta in cui stava portando a
termine la sua quarta specializzazione, in biogenetica.
Erano rimasti solo per pochi
giorni ma li avevano sfruttati appieno: avevano passeggiato per il centro della
capitale, fatto acquisti, e trascorso assieme tutto il tempo possibile.
Sua madre si era dispiaciuta che
avesse lasciato i corsi di danza e di violino ma, come aveva commentato il
dottor Briefs, ora era giunto il momento per lei di dedicarsi soltanto alla
scienza.
Da piccola aveva sviluppato le
sue doti artistiche, che però non avrebbero mai equiparato quelle scientifiche:
danza classica, violino, pianoforte, disegno, equitazione.
Per la piccola Bulma era stata
solo un’infinita serie di passatempi, ed era stata lieta di passare, a dieci
anni, allo studio della scienza.
Senza ombra di dubbio era tale e
quale a suo padre.
E da quanto non vedeva il pianeta
Vegeta?
La bellezza di vent’anni.
Santo cielo, quel numero la
faceva sentire terribilmente vecchia!
Aveva quasi un quarto di secolo e
si sentiva decrepita!
Ringraziava i suoi genitori per
averle permesso di avere una formazione così completa, ma a volte si chiedeva se
non si fosse persa qualcosa.
Nei vari pianeti in cui aveva
studiato si era fatta molte amiche, avendo frequentato solo scuole femminili, ma
non aveva mai avuto quella che sia chiama un’amica del cuore.
Non aveva mai partecipato a
feste, le sue serate le trascorreva immersa nei suoi magnifici libri di scienze
e chimica, magari ingegneria.
Non era mai andata a nuotare con
le compagne di scuola, temendo che il sole rovinasse la sua pelle candida e i
libri di biogenetica che avrebbe voluto portarsi appresso.
Non aveva mai accettato l’invito
a cena di un ragazzo, quei pochi che aveva conosciuto, temendo che non fosse
all’altezza della sua intelligenza, o peggio, che lui la superasse in genialità
e che la facesse sentire stupida.
E così la sua infanzia e la sua
adolescenza erano volati in un secondo, senza che lei se ne accorgesse.
Ora che aveva portato a termine i
suoi studi, avrebbe seguito le orme del padre e avrebbe lavorato per il Re dei
Sayan.
E forse anche per il
Principe?
Lo ricordava, eccome se lo
ricordava.
La sua unica amicizia infantile,
il suo primo scontro con l’altro sesso, la sua prima esperienza di
amore/odio.
Vegeta.
Rideva ancora a crepapelle,
ripensando al loro primo incontro.
Gli aveva tirato un sasso in
testa!
Solo dopo molto tempo si rendeva
conto del guaio che aveva potuto far passare alla sua balia, la povera
Melianna.
Chissà come aveva convinto Napa a
non denunciarla… questo proprio non lo ricordava.
Con sua sorpresa, c’era una
persona ad attenderla, ed era proprio Melianna.
Bulma l’aveva sempre ammirata per
la sua bellezza, ma non si aspettava che anche col passare degli anni il suo
fascino e la sua freschezza non sarebbero sfioriti.
Portava ancora i capelli lunghi
legati in una semplice treccia, non un filo di trucco (non si addiceva alle
serve), abiti umili e comodi.
Quando la vide, sorride
dolcemente e le corse incontro con le lacrime agli occhi.
Le si gettò al collo
abbracciandola forte e nascondendo il suo viso tra la spalla e il collo, come
faceva da bambina.
«Signorina Bulma! Quanto mi siete
mancata!» esclamò commossa la balia.
«Ti prego Melianna, niente
formalismi, lo sai che sei come una seconda mamma per me!»
Si tennero abbracciate e si
baciarono sulle guance, poi si diressero fuori dall’hangar, verso gli alloggi
dei signori Briefs a Palazzo.
Molte cose erano cambiate sul
pianeta, sfortunatamente, in peggio.
Bulma ebbe modo di constatare con
tristezza lo stato di degrado della capitale: gente che dormiva per le strade,
donne che facevano l’elemosina tenendo strette al collo i loro bambini,
infagottati con sudici stracci, abitazioni semidistrutte, carcasse di animali in
mezzo alla strada e lasciati a decomporsi senza che nessuno se ne
preoccupasse.
Che fine aveva fatto il fiero,
ricco e fiorente pianeta Vegeta, la patria dei guerrieri più alteri
dell’Universo?
Quando giunsero alla strada
principale, Bulma capì: ovunque svolazzavano vessilli reali, che però portavano
uno stemma diverso da quello della casata di Re Vegeta.
Era quello di Lord Freezer.
Il potere era in mano a lui,
ora?
Melianna le confermò i suoi
sospetti chinando il capo tristemente.
«Ma non è bene parlare di queste
cose per strada, qualcuno potrebbe sentirci» bisbigliò con fare circospetto.
Arrivate nei pressi del Palazzo
dovettero superare molti controlli da parte di guardie che non erano Sayan ma
che portavano la loro uniforme.
Finalmente vennero fatte passare
ed entrarono nella zona riservata agli alloggi dei sudditi alieni.
Con un po’ di delusione Bulma
scoprì che né suo padre né sua madre si trovavano lì, dunque decise di cercarli,
sempre accompagnata da Melianna.
«Sono cambiate molte cose, qui, è
meglio se non giri da sola per i corridoi del Palazzo.»
La madre era chissà dove, ma il
dottor Briefs si trovava sicuramente nei laboratori, che si potevano raggiungere
passano per le stanze dell’allenamento dei Sayan.
I corridoi erano affollati perché
era il momento della pausa, ed era difficile muoversi tra tutti quegli omaccioni
muscolosi, soprattutto senza ricevere qualche commento poco gradevole.
Bulma non si accorse subito di
lui, lo vide una prima volta di sfuggita e non era certa che si trattasse
proprio di lui.
Ma quella capigliatura era
riconoscibile tra le mille altre folli e folte capigliature dei Sayan: era
rimasta la stessa che aveva da piccolo, com’era normale per quelli della sua
razza.
Ma fu solo per una frazione di
secondo, e poi venne trascinata avanti da Melianna.
******
Santo ciuelo quante recensioni! Sono davvero contentissima! Vi ringrazio
davvero tanto!
E in particolare
Vegeta83: spero, con questa fanfic, di aver dato l'ispirazione ad altri
autori per una "non-intervista"... ce ne sarebbe bisogno!!
Hotaru_Tomoe: ho pensato per settimane a questo episodio, dovevo a tutti i
costi inserirlo in una fanfiction con Bulma e Vegeta, e alla fine ho trovato il
modo adatto!
bambi88: grazie roby, posso sempre contare sul tuo appoggio e sul tuo
apprezzamento e questo mi fa molto piacere
ecstayandwine: addirittura una delle più originali?! Ti ringrazio! Di sicuro
anche il tuo nick è molto originale!
Fante: povero Napa, io l'ho sempre considerato uno stupidotto, è ora di
rivalutalro... un po' di cervello per accalappiarsi le ragazze ce l'ha!!
Come vedete ho aggiornato presto, ma non posso promettervi altri
aggiornamenti immediati, mi aspetta una (ma anche due) settimane d'inferno a
scuola!!
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 3 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo tre
«Papà?»
«Un momento, sono occupato.»
Il dottor Briefs ci impiegò un
paio di secondi per rendersi conto che nessuno dei suoi collaboratori l’avrebbe
chiamato “papà” e per voltarsi a guardare l’amata figliola.
«Bulma, sei tornata!» esclamò
meravigliato e felice, abbracciandola.
«Sapevo che te ne saresti
dimenticato, ma è meglio così, sono contenta di averti fatto una sorpresa!»
«Sai com’è, ho un sacco di
lavoro, e di questi tempi, se non porto a termine i miei incarichi rischio
grosso… ma che dico, è colpa mia che sono il solito smemorato!» la buttò sul
ridere lo scienziato notando lo sguardo allarmato della figlia. «Mai quanto tua
madre, del resto. Lei non ha niente da fare tutto il giorno, e scommetto che
anche lei si è scordata del tuo arrivo!»
«Esatto. Solo la cara Melianna se
n’è ricordata. Ma davvero, non è niente di grave!»
Dopodiché il padre si informò del
viaggio e dei risultati degli ultimi esami della figlia, poi dovette congedarsi
perché, come aveva detto prima, aveva un mucchio di lavoro da fare e scadenze da
rispettare.
«Tu intanto vai a cercare tua
madre, fai un giro e vai a salutare le vecchie conoscenze. Ci vediamo stasera a
cena» assicurò, ma Bulma sapeva che non l’avrebbe visto almeno fino al giorno
successivo.
Conosceva bene suo padre: avrebbe
lavorato fino a notte fonda.
Lei e Melianna uscirono dai
laboratori e percorsero la stessa strada, stavolta meno affollata di prima.
Passarono davanti alle grandi
stanze per l’allenamento e per la seconda volta lo vide.
Senza alcun dubbio era lui,
Vegeta.
Il Principe Vegeta.
Stava parlando, anzi no, stava
impartendo degli ordini o rimproverando dei soldati – non si capiva bene, ma il
suo cipiglio non dava dubbi sul fatto che non fosse di buon umore –, tenendo le
braccia incrociate al petto in una posa severa e autoritaria.
Bulma lo osservò per qualche
secondo, affascinata da come i suoi lineamenti si fossero fatti più duri e
marcati (lo ricordava col faccino paffuto e imbronciato), poi arrossì di colpo
quando lui si voltò improvvisamente verso di lei.
Le parve che le avesse lanciato
un’occhiata di fuoco, ma sorrise imbarazzata e abbozzò un cenno di saluto con la
mano, sperando che lui si ricordasse.
Il Sayan la guardò impassibile
ancora per qualche istante, senza dar cenno di volersi avvicinare, poi si voltò
di nuovo verso i suoi impauriti interlocutori e non la degnò più di uno
sguardo.
«Ti prego, signorina Bulma,
andiamocene di qui» la supplicò Melianna prendendola per il braccio. «Il
Principe non vuole che chi non è un guerriero giri da queste parti.»
«E per quale motivo?» chiese
stupita la ragazza.
«Gli diamo fastidio.»
«Ma… è proprio lui, Melianna?
Vegeta?»
«Sì, signorina, è proprio lui. E’
cambiato molto, in questi anni. E’ diventato orgoglioso e autoritario.»
«Beh, lo è sempre stato!» esclamò
divertita Bulma.
«E’ diventato ancora peggio: è
l’uomo più crudele e senza scrupoli che abbia mai conosciuto. Nessun essere su
questo pianeta lo supera in malvagità, a parte Freezer, ovviamente.»
«Freezer, sempre Freezer, cosa
diavolo ha combinato su questo pianeta? Ma non era un semplice alleato?»
«Da quando è arrivato ha sempre
influenzato le decisioni politiche del Re, e quando lui è morto, pochi mesi fa,
ha preso in mano del tutto il potere.»
«Il Re è morto?! Perché non sono
stata informata di una notizia così importante?» chiese Bulma al colmo dello
stupore.
«Siamo in dittatura, signorina, e
non si può parlare in libertà… i tuoi genitori avranno pensato di tenerti
lontano da queste losche faccende. In fondo, loro desiderano tornare al più
presto sulla Terra.»
«Strano che il Principe non abbia
cercato di prendersi la corona, dal momento che è ciò che gli spetta» commentò
pensierosa la ragazza.
Detestava il momento della
pausa.
Era un’ inutile perdita di tempo,
anche se doveva ammettere che lui stesso, a una certa ora, non riusciva più a
dare il meglio di sé in combattimento, a causa dello stomaco vuoto.
Ma venti minuti erano anche
troppi.
E poi in corridoio si accalcava
una massa di soldati ingordi e cialtroni, che urlavano e si spintonavano come
mocciosi, e questo lui non lo tollerava.
Un soldato doveva comportarsi
come tale in ogni momento della giornata, era questo che gli era stato insegnato
ed era questo ciò che pretendeva dai suoi uomini.
Erano anche troppo fortunati ad
avere lui come comandante: ogni punizione che impartiva gli sembrava sempre
troppo clemente, in confronto a quello che aveva subito lui da piccolo e durante
gli anni dell’adolescenza.
Ne portava ancora i segni su
tutto il corpo, ma almeno erano serviti a farlo diventare l’uomo che era.
Il più forte guerriero del
pianeta.
Temuto.
Rispettato.
Odiato.
Qualcosa lo distolse dai suoi
pensieri.
Gli parve di aver visto qualcosa
di diverso dal solito, in mezzo alla folla di soldati: capelli azzurri.
Si scostò per vedere meglio e la
riconobbe: lei, la piccola
Terrestre.
Se la ricordava
perfettamente.
Aveva una pessima memoria per i
nomi, e ne dava poca importanza, ma quello di lei non era mai scomparso nella
sua mente. Forse era stato accantonato per molti anni, ma mai cancellato.
Bulma.
Istintivamente si portò una mano
alla fronte, e si toccò una piccola cicatrice sopra la tempia, l’unica che
avesse sul viso, ma che non lo deturpava affatto. Era a malapena visibile agli
occhi della gente, ma lui sapeva con esattezza dove si trovava e quale forma
avesse, perché il momento in cui se l’era procurata era fissato nella sua
memoria.
Non aveva pensato nemmeno a
questo per molti, molti anni, ma ora che aveva visto di nuovo lei, gli era subito tornato alla
mente.
Non sapeva che fosse tornata.
Da un lato sperava che non si
ricordasse di lui.
Non gli avrebbe causato altre
perdite di tempo.
Tutti ripresero i loro
allenamenti, ma due soldati arrivarono in ritardo e questo lo fece
inferocire.
Li trattenne fuori lanciando loro
gli improperi e le offese più dure e umilianti che gli venissero in mente,
pensando a quale punizione infliggere loro, quando lei passò nuovamente.
Fece finta di niente, ma con la
coda dell’occhio si accorse che lo stava fissando.
Ciò lo infastidì, così si voltò
di scatto, rendendosi conto solo dopo del terribile errore che aveva commesso:
lei gli sorrise debolmente e lo salutò con la mano, in modo un po’
impacciato.
Dunque ricordava…
Odiosa, piccola Terrestre.
Ignorò il suo cenno di saluto e
tornò ad ignorarla.
*****
NdLeftEye: mamma mia, continuo a stupirmi per tutte queste recensioni! Siete
davvero molto gentili, sono contentissima!
Fante: hai bisogno di un esorcista?! Visto, pur seguendo i tuoi consigli (o è
meglio dire quelli di tua madre? XD) sono riuscita a scrivere subito questo
terzo capitolo; spero solo che anche il quarto giunga in fretta! ç_ç
Hotaru_Tomoe: mi serve sempre qualcuno che commenti la parte stilistica di
una mia fanfiction, e le tue recensioni mi sono molto utili. Ora sono sicura di
avere uno stile accettabile!
Topy: sì, Bulma è volutamente OOC, è stato un mio errore non segnalarlo
prima. Non mi dispiace di questa scelta, ma se ci penso ora credo che la storia
avrebbe funzionato lo stesso mantenendo una Bulma frivola e mondana. Pazienza,
ormai la tengo così, spero che non dispiaccia a nessuno, in ogni caso cercherò
di mantenere il suo carattere allegro, ciarliero e petulante!
Heleamicachips: eccome se Vegeta è cambiato! In peggio, ma noi lo amiamo così
^_^'
Un grazie e un bacio a tutti quelli che recensiscono!
LeftEye
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo quattro
Non ci poteva credere, non l’aveva riconosciuta.
Ma come si permetteva, quel cafone, di dimenticarsi di lei?!
L’aveva guardata con una tale indifferenza… eppure per un attimo aveva
creduto che Vegeta l’avesse riconosciuta…
Evidentemente si era sbagliata.
Evidentemente Vegeta era cambiato più di quanto Bulma immaginasse e
Melianna non aveva esagerato nel raccontare i fatti avvenuti negli ultimi
vent’anni.
Decise di pensare a qualcos’altro.
Era tornata a casa per prendersi una lunga vacanza, ma non aveva la
minima idea di cosa fare.
«Melianna, si fanno delle feste qui nella capitale?»
Era ora di godere un po’ della sua non ancora sfiorita
giovinezza.
La serva la guardò ad occhi spalancati, stupita per la domanda
insolita.
Ma decise di rispondere:
«In verità, sì. Sarebbe vietato, ma ci sono delle feste. Basta solo
scoprire dove si svolgono e chiunque ci può andare. Dicono che sono molto
divertenti.»
La curiosità di Bulma aumentò:
«Chi lo dice?» volle sapere.
«Ho sentito dei soldati che ne parlavano, ma se fossi in lei non mi
avvicinerei neanche a loro. Hanno tutti un tale caratteraccio!»
«E… che ne dici se chiedessi a Napa?» azzardò la ragazza, e al
pronunciare di quel nome la serva arrossì violentemente.
«No, nemmeno a lui!»
«Perché? Eravate in così buoni rapporti quando ero piccola… mi
riconoscerà, no? Ricordo che aveva tassativamente vietato a Vegeta di farmi del
male!»
«Sì, ma… io non lo voglio vedere! Vi prego, se proprio gli volete
parlare, non portatemi con voi!»
Bulma rimase sorpresa da quelle supplica.
«Perché? Cosa ti ha fatto?»
«Lui, beh… si è approfittato di me, da vigliacco!» esclamò furiosa
Melianna.
«Santo Cielo! Ma non l’hai denunciato?!»
«No, ma che avete capito? Mi ha fatto credere di provare qualcosa per me,
e invece… mi ha solo preso in giro!» spiegò la balia, facendo riaffiorare alla
memoria vecchie ferite.
«Mi dispiace tanto, Melianna…» sospirò Bulma. «All’epoca non mi rendevo
conto che tu fossi innamorata di lui. Ciò che ti ha fatto è stato veramente da
vigliacchi, ma voglio parlare ugualmente con lui. Magari mi permetterà anche di
incontrare Vegeta…» ipotizzò speranzosa.
«Non saprei, ormai Napa non è più il suo tutore, non lo è più da tanto
tempo. Diciamo che è solo un semplice galoppino di corte!» sghignazzò la
donna.
«E non vede mai Vegeta?»
«Non lo so. A dire la verità, il Principe se ne sta sempre per i fatti
suoi, non ha molti rapporti con gli altri soldati, che peraltro, lo temono e gli
stanno più alla larga possibile. Avete visto come stava rimproverando quei due,
prima…»
Napa se ne stava in panciolle al sole, come una lucertola, al di fuori
delle mura del Palazzo.
Non aveva niente da fare e questo ormai accadeva molto spesso, negli
ultimi anni.
A lui andava benissimo così.
Tutti i soldati che aveva addestrato in gioventù, lo avevano superato di
gran lunga e lui, con gli anni, aveva perso importanza.
Non gli venivano affidate molte missioni, più che altro si occupava di
burocrazia e di spartire i compiti ai Sayan più giovani che andavano in missione
per la prima volta, nient’altro.
Aveva anche messo su un po’ di pancetta perché non si allenava più spesso
come prima.
Era sempre stato un gran pigrone, e ora aveva la possibilità di dare
sfogo a questa sua qualità…
Inoltre, guadagnava qualche soldo con attività poco legali, in quel
periodo, tipo commercio di alcool e sostanze stupefacenti, ma soprattutto, si
occupava di quelli che venivano chiamati i “banchetti”.
In grandi stanzoni sotterranei, case private, vecchi magazzini, venivano
organizzate delle feste che oltrepassavano il limite dell’osceno, e dove tutto
era possibile: vi si aggiravano prostitute, travestiti, contrabbandieri,
spacciatori, giocatori d’azzardo, ma soprattutto, cospiratori.
Erano stati chiamati banchetti perché accanto a questi stanzoni dove la
musica era talmente alta e violenta da farti scoppiare i timpani, si svolgevano
delle riunioni, a cui si facevano brindisi alla potenza della razza Sayan, alla
morte di Freezer, alla nascita di un nuovo governo...*
«Napa!» gridò improvvisamente una giovane voce femminile.
Chi diavolo osava disturbarlo?!
«Chi sei? Che cacchio vuoi?» rispose malamente voltandosi, e trovandosi
davanti una giovane ragazza dai capelli azzurri, molto carina.
In tutta la sua vita aveva conosciuto una sola persona con quella
fisionomia, ma non ricordava bene chi…
«Sono Bulma, non ricordi? La figlia del dottor Briefs!»
Ah, ecco.
La piccola peste che aveva tirato un sasso in testa al Principe
Vegeta.
Chissà se lui sapeva che era qui… no, conoscendolo si sarebbe fiondato
direttamente da lei per ammazzarla e vendicare il torto subito in
gioventù.
«Che vuoi?» sbottò infastidito.
«Vedi, sono tornata da poco, da poche ore, a dire la verità, e mi
piacerebbe divertirmi un po’… mi hanno detto che tu sai di alcune festicciole…»
disse la ragazza ammiccando.
«Ti hanno detto male» rispose secco Napa, voltandosi dall’altra
parte.
«Beh, io mi fido di quel che mi dice la mia balia.»
«La tua balia? Melianna, intendi?» chiese l’omaccione con una certa
curiosità.
«Sì, proprio lei…»
«E’ un po’ che non la vedo, come sta?»
«Bene, ma è arrabbiata con te; si può sapere cosa le hai fatto?!» lo
accusò Bulma.
«Niente, eravamo amici, e poi all’improvviso lei non ha più voluto
vedermi.»
«Se tu mi dici dove fanno queste feste, io potrei organizzarti un
incontro con lei per farvi fare pace…» propose la ragazza sapendo che quello
scambio gli sarebbe interessato.
Lui si portò una mano sotto il mento, pensieroso.
«Sì può fare. Ma ti avverto: quelle non sono “feste” che si addicono a
una ragazza come te, se ti cacci nei guai non voglio prendermi alcuna
responsabilità, è chiaro?»
«E’ chiarissimo!» esclamò allegramente Bulma.
«Una sola cosa: vedi di andarci accompagnata.»
****
NdLefteye:
-lillax, ichigo, sweeterika,
Heleamicachips, Nihal91: grazie di cuore, siete molto
gentili!
-Fante: hai gli esami, quindi?? No, non
trasformarti in un lavoratore modello!!
-Shia: sto cercando di mantenere la linea
dei fatti di Dragonball, per questo Vegeta non è diventato re, però,
chissà…
-bambi88: Vegeta a volte sa sorprendere le
persone, non è vero?! Ha anche una memoria a lungo
termine!!
-Elisa: la tua recensione mi ha commossa,
davvero. E’ una delle più belle che abbia mai ricevuto, è un onore per me! Non
so mai fino a dove mi spingo, con i personaggi, per questo ho messo
l’avvertimento OOC, per sicurezza. Ti ringrazio moltissimo per la tua preziosa
recensione, mi ha dato conferma che (fortunatamente), anche dal punto di vista
stilistico me la sto cavando bene. ^_^
Alla prossima!
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 5 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo cinque
Una gonna.
No, non poteva rischiare di
essere violentata il suo primo giorno di libertà.
Meglio qualcosa di più comodo e
meno appariscente.
Un paio di jeans sarebbero stati
l’ideale.
Anche se, pensandoci bene,
avrebbe potuto osare, dal momento che sarebbe stata accompagnata al banchetto da
Kaarot, un Sayan di terza classe che aveva sposato una Terrestre amica di
Melianna.
A quanto pareva era un Sayan un
po’ insolito, diverso dagli altri, perché da piccolo aveva sbattuto forte la
testa e un trauma cranico gli aveva modificato il carattere.
Era diventato docile, affabile e
un tantino ingenuo.
Tanto dolce da conquistare il
cuore di Chichi, una giovane domestica Terrestre con la sindrome di mamma
chioccia.
Dopo la cena con i suoi genitori,
Bulma si ritirò nel suo appartamento, adiacente a quello dei genitori, e attese
che Kaarot venisse a bussare alla sua porta.
Come previsto, egli si presentò
alle undici in punto, portando con sé una sacca.
«Ciao! Chichi mi ha detto di
portarti questo, è un vestito» disse sorridente.
«E’ stupendo, ma perché devo
metterlo?» chiese Bulma, stupita, osservando l’abito di seta nera, lungo fino al
ginocchio ma con una profonda scollatura a V. «Non darà un po’ troppo
nell’occhio?»
«Le donne che frequentano i
banchetti sono solo di due tipi: prostitute e guerriere» spiegò allora il Sayan.
«Le seconde non smettono mai la loro divisa, le prime sono vestite poco, o per
niente. Poi c’è qualche straniera come te che non è né una guerriera né una
prostituta, e per evitare di essere assalita indossa abiti eleganti come questo.
La mia Chichina dice che è un abito di classe e che ti starà d’incanto!»
Allora Bulma andò a cambiarsi e
pochi minuti dopo erano in partenza.
Il banchetto di quella settimana,
disse Kaarot, si sarebbe svolto fuori città, in una ex fabbrica di scouters.
Dall’esterno non si sentiva alcun
rumore: il magazzino era grande e appariva buio e silenzioso.
Ma bastò varcare l’ingresso
laterale per immergersi in un vero e proprio rave: Bulma e Kaarot vennero
investiti da un forte e ritmico “tum tum” di musica elettronica e i loro occhi
faticarono ad abituarsi alla luce rossa che inondava l’enorme stanzone, saturo
di gente.
Si faceva fatica a respirare e
c’era odore di fumo, di vino e sudore.
C’erano persone di ogni razza, ma
per la maggior parte giovani, sedute o distese su bassi divanetti a bere o
compiere atti che in altri luoghi pubblici sarebbero stati perseguibili per
legge, e in piedi a ballare o ad urlarsi contro.
C’era un lungo bancone allestito
per l’occasione, su cui erano messe in bella mostra decine di bottiglie di
liquori e alcolici vari, insieme a ballerine mezze nude che ballavano in modo
molto provocante, così rapite dalla musica che probabilmente erano sotto effetto
di sostanze stupefacenti.
Kaarot pareva più sconvolto di
Bulma:
«Non mi aspettavo esattamente questo…» le urlò all’orecchio.
«Nemmeno io! Ma sto cercando
un’altra cosa.»
«Cosa?»
«Una stanza per i brindisi.»
«Uh?» Kaarot parve non
capire.
Anche lui era all’oscuro del vero
significato dei banchetti.
«Intanto vado a prendermi
qualcosa da bere!» esclamò la ragazza sfuggendo velocemente alla vista del suo
accompagnatore.
Al bancone ordinò una bevanda
poco alcolica che le ricordava la birra terrestre e sorseggiandola lentamente si
dedicò a osservare l’intero locale e le facce dei presenti, in cerca di qualcosa
di particolare.
Squadrava tutti analizzando il
loro comportamento, finché non incrociò lo sguardo con un paio di seducenti
occhi scuri.
Un ragazzo dai capelli neri e con
il volto solcato da una profonda cicatrice la stava fissando interessato,
nonostante avesse sulle ginocchia una bella ragazza bionda ben poco vestita.
Malgrado la cicatrice che gli
attraversava l’intera guancia, il giovane era di bell’aspetto e quel segno non
deturpava affatto la sua bellezza.
Indossava una maglia senza
maniche e per questo Bulma notò subito che aveva un fisico muscoloso, ma non era
un Sayan, perché non portava alcuna uniforme e non c’erano code nei paraggi: di
solito loro la tenevano sempre attorcigliata in vita, quando non era di alcun
utilizzo.
La ragazza, imbarazzata da quello
scambio di sguardi così insistenti, si voltò dall’altra parte, non sapendo cosa
fare.
Pensò di ritornare da Kaarot, che
di sicuro la stava cercando, ma appena posò il bicchiere sul banco vide una mano
posarsi accanto alla sua e, voltandosi, si trovò davanti il ragazzo con la
cicatrice.
«Ciao» la salutò con fare
suadente. «Sei Terrestre?»
«Sì» rispose timidamente Bulma.
«Anche tu?»
Lui annuì, sorridendo, e lei
pensò che non le sembrava un tipo pericoloso.
«Sono Yamcha» aggiunse porgendole
la mano, che lei accettò.
«Io sono Bulma.»
«Scommetto che è la prima volta
che vieni a una di queste “festicciole”.»
«E’ tanto evidente?»
«Non sembri il tipo di persona
che di solito frequenta questi posti. O sei qui per sbaglio, o stai cercando
qualcosa in particolare… sbaglio?»
«Non sbagli» ammise la ragazza.
«Tu puoi aiutarmi?»
«Credo di sì. Seguimi» disse
Yamcha prendendole gentilmente la mano.
«Aspetta, devo avvertire un amico
che mi ha accompagnato, mi starà cercando.»
Così il ragazzo l’aiutò a cercare
Kaarot e quando lo trovarono Yamcha rimase un po’ sorpreso: si conoscevano
già.
«Ciao Yamcha!» esclamò Kaarot.
«Che ci fai qui di bello?»
«Mi diverto. Tu piuttosto, non
dovresti essere a casa con tua moglie?»
«Sto facendo un favore a questa
mia nuova amica» rispose il Sayan.
«Se vuoi l’accompagno io a casa,
baderò io a lei, non ti preoccupare» propose il Terrestre. «Per te va bene,
Bulma?»
«Certo, non voglio abusare della
tua gentilezza, Kaarot, puoi tornare a casa, se lo vuoi.»
«Va bene. Allora,
divertitevi!»
Il Sayan si congedò e Bulma si
fece guidare da Yamcha verso delle scalette sorvegliate da un soldato grande e
grosso, e che portavano al piano sottostante.
Lì l’aria era più fresca e
respirabile e il rumore era meno forte, si sentiva solo dal basso soffitto un
continuo e soffocato “tum-tum”.
Entrarono in una saletta
tranquilla, dove al centro c’era un tavolo rotondo, davanti al quale erano
seduti diversi personaggi di tutte le razze, ma soprattutto Sayan.
In mezzo al tavolo c’era una
bottiglia di champagne mezza vuota.
A qualcosa dunque si era già
brindato.
«Signori» richiamò l’attenzione
Yamcha, «vi presento la signorina Bulma.»
«E’ una donna!» esclamò
aspramente un Sayan che era seduto con i piedi appoggiati sul tavolo.
«E’ la figlia del dottor Briefs»
disse un signore anziano dalla pelle blu. «Non è così? I tuoi capelli hanno una
sfumatura diversa, ma sono inconfondibili.»
«Sì, sono sua figlia» confermò
Bulma sorridendo timidamente.
«Allora abbiamo un genio tra noi.
Sei la benvenuta nel nostro piccolo circolo.»
«Come ha saputo dei banchetti?»
le chiese un terzo uomo, che sembrava essere un Namecciano e il cui bicchiere,
al contrario di tutti gli altri, conteneva acqua.
«Sono da poco tornata su Vegeta e
stavo cercando uno… svago, così una persona mi ha mandata da Napa e lui mi ha
dato tutte le informazioni.»
«Napa, quel venduto!» sbottò con
disprezzo un Sayan che si trovava in piedi dalla parte opposta alla porta.
«Prima o poi ci tradirà per pochi spiccioli!»
Bulma evitò di dire che gli aveva
strappato di bocca quelle informazioni semplicemente promettendogli un
appuntamento con una donna.
«Sei qui solo per divertirti,
Bulma?» le chiese il signore con la pelle blu, guardandola con serietà.
«A dire la verità, no» rispose
sincera lei. «Sono rimasta sconvolta da come sia cambiato il pianeta in questi
anni, ho saputo che Freezer ha preso il potere al posto della famiglia reale
Sayan. Vorrei avere maggiori chiarimenti su come ciò sia potuto accadere e se si
sta facendo… qualcosa al riguardo.»
«In questo caso» disse il
signore, che si chiamava Bow, «accomodati pure, cara. Ti racconteremo tutto.
Stiamo facendo qualcosa, al riguardo, ma devi sapere che non è molto… come vedi
siamo tutti qui.»
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 6 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo sei
Alla fine della riunione, Yamcha
l’accompagnò a casa con la sua moto volante.
Bulma provò una sensazione
piacevolissima a stare attaccata dietro lui, stringendolo per i fianchi e
sentendo sotto le dita gli addominali coperti dallo strato sottile di stoffa che
era la maglietta.
Era così che si sentivano le
ragazze della sua età quand’erano attratte da un ragazzo?
Quando scese dalla moto,
tuttavia, si fermarono a parlare degli avvenimenti della serata, in modo serio e
professionale.
Bow le aveva raccontato di come
Freezer avesse preso il potere e suggestionato la corte, portando quasi tutti i
guerrieri più forti dalla sua parte.
Quando aveva ucciso il Re, a
sangue freddo, l’omicidio era stato insabbiato e fatto passare per
incidente.
Nessuno ebbe da obiettare.
Lord Freezer si autoproclamò suo
successore in quanto amico ed alleato del Re, e aveva “adottato” il giovane
principe, portandolo sempre con sé nei suoi viaggi per addestrarlo e plasmarlo a
suo piacimento.
Una volta cresciuto, Vegeta aveva
ricevuto la massima carica militare, che lo costringeva a stare spesso lontano
dal pianeta per compiere missioni difficili e pericolose, che però portava
sempre a termine con successo.
La sua crudeltà era nota in tutta
la
Galassia.
«Non ha mai cercato di
riprendersi ciò che è suo?» aveva chiesto Bulma.
«A quanto pare, no. Sembra che il
suo unico interesse sia uccidere» le avevano risposto. «Eppure il suo aiuto
sarebbe fondamentale, per spodestare Freezer. Lui è forte e ha sotto il suo
comando guerrieri altrettanto potenti. Ma non sappiamo da che parte stia; molto
probabilmente da quella di Freezer.»
Quando i due giovani se ne furono
andati, la riunione proseguì ancora per qualche minuto:
«Non è un bene che le notizie
girino così facilmente, rischiamo di farci scoprire e non abbiamo nemmeno ancora
iniziato a pensare a cosa fare contro Freezer» commentò Bow. «Quella ragazza
potrebbe tornarci utile, tuttavia è meglio chiudere la bocca a Napa prima che si
lasci sfuggire qualche parola con qualcuno di troppo.»
«Spero che questa prima riunione
non ti abbia sconvolta troppo» le disse Yamcha.
«No, al contrario, mi ha aperto
gli occhi» rispose Bulma.
Aveva dentro di sé tanta amarezza
e delusione.
«Ti informerò io quando ci sarà
la prossima riunione, però volevo chiederti… se non ti dispiace… se possiamo
vederci anche di giorno, in posti più tranquilli?» chiese il ragazzo, facendosi
tutto rosso nonostante fosse buio pesto.
Lei parve valutare la proposta,
ma poi accettò con un sorriso radioso.
Quella notte sognò Yamcha:
passeggiavano per la strada e lui la teneva per mano.
«Signorina Bulma, lo so che sei
qui!» esclamò Melianna, furente.
Ricordò quando, molto tempo
prima, cercava la piccola Bulma per tutta la casa, quando aveva combinato
qualche marachella.
E ora, a ventitré anni, ne aveva
combinata un’altra.
«Lo so che sei stata tu!»
Napa le aveva teso un’imboscata
mentre andava a fare il bucato, ed era stato impossibile sfuggirgli.
Erano anni che non lo vedeva,
sebbene vivessero entrambi a Palazzo.
Le era sfuggito un sorriso
vedendo che era diventato calvo.
Napa le aveva tolto le lenzuola
sporche di mano e l’aveva accompagnata in lavanderia, cercando di chiacchierare
del più e del meno come se fossero sempre rimasti amici.
Lui le era sembrato… diverso, e
la sua sensazione venne confermata quando Napa la guardò negli occhi, e le
chiese scusa.
«Hai pianificato tutto quanto,
vero?» chiese Melianna a Bulma quando la trovò nascosta dietro la porta del
bagno.
«Sì… Ma l’ho fatto a fin di
bene!» si giustificò la ragazza.
«Bulma, ti voglio bene!» esclamò
la donna abbracciandola. «Ma non so ancora se lo perdonerò. Sembra davvero
cambiato, forse è perché sta invecchiando, ma voglio metterlo alla prova. Se è
sincero saprà aspettare ancora un po’. Ma tu, quando ti troverai un bel
ragazzo?» le chiese ammiccando.
Bulma arrossì.
«L’altra sera ho conosciuto un
Terrestre… Si chiama Yamcha ed è molto carino. Mi ha chiesto di uscire con
lui!»
«Wow, sei arrivata da poco e già
ti sei data da fare! Bravissima! Ma sei sicura che sia una persona affidabile?
Considerando il luogo in cui l’hai conosciuto…»
«Sì, secondo me è un bravo
ragazzo, ed è così gentile!» trillò la ragazza, rapita.
Melianna le sorrise, intenerita,
e le diede un buffetto sulla guancia.
«E’ bello vederti
innamorata!»
«Innamorata, io? L’ho appena
conosciuto!» esclamò scherzosa Bulma. «Aspettiamo prima di parlare d’amore.»
«Giusto. Ormai sei una donna, e
oltre che bella, sei anche saggia. E pensare che quando eri piccola ti vedevo
perfetta come compagna di quel Vegeta!»
«Non credo che io e lui abbiamo
molto da dirci» disse la ragazza ritornando improvvisamente cupa e seria. «Una
volta eravamo amici, ma eravamo solo bambini. E’ passato tanto tempo da allora,
e sai come il tempo cambi ogni cosa.»
«Sì, purtroppo è così. Eppure…
non lo so, per un attimo ho sperato che, vedendoti, lui avrebbe ricordato, e che
cambiasse qualcosa…» sospirò Melianna, abbattuta. «Con la sua forza, e parlo di
forza fisica e spirituale, potrebbe fare molte cose, ma si è lasciato corrompere
dal male.»
«E secondo te io potrei
cambiarlo?» fece Bulma, incredula. «Non significo niente per un uno come lui, io
sono il passato. Hai visto quando ci siamo incontrati? Non mi ha nemmeno
riconosciuta.»
«O forse ha solo finto di non
riconoscerti…»
«Se è così, non merita la mia
attenzione. A me piacciono i ragazzi gentili, come Yamcha.»
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 7 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo sette
Napa se ne stava in panciolle
sotto il porticato, al riparo dalla pioggia che cadeva a catinelle, quel
giorno.
C’era un temporale tremendo e
questo lo rendeva ancora più pigro.
La pioggia gli faceva venire
sonno.
Anche quel giorno non aveva
niente da fare.
Avrebbe voluto andare a trovare
Melianna, ma lei sì, che era impegnata.
Forse era riuscito a farsi
perdonare.
Quando l’aveva rivista dopo tutto
quel tempo era rimasto a bocca aperta: si aspettava che anche lei fosse
diventata visibilmente più vecchia, e invece, nonostante qualche filo argenteo
tra i capelli, sembrava sempre una ragazzina.
Napa aveva sentito ogni tanto di
qualche Sayan che aveva completamente perso la testa per una donna aliena, ma
non pensava che avrebbe subito la loro stessa sorte.
Ad esempio c’era quel Kaarot… ah,
no, lui era ammattito ben prima di conoscere sua moglie.
Ma era possibile per lui, grande
e grosso com’era, sentirsi imbarazzato di fronte a una donnina timida e
indifesa?!
Questa faccenda proprio non la
capiva.
Si grattò la pancia e
sbadigliò.
«Napa!» gridò all’improvviso una
giovane voce maschile ben poco rassicurante.
Stavolta non si chiese chi
diavolo lo stesse disturbando, ma balzò subito in piedi e si mise sull’attenti,
avendo riconosciuto all’istante quella voce che lo aveva interpellato con tanta
durezza.
«Agli ordini principe
Vegeta!»
Piccolo ingrato, pensò. L’aveva
allevato e lui lo trattava come una sottospecie di servo.
Il principe si fece avanti,
seguito dalla sua solita scorta formata due giovani soldati, pronti ad obbedire
ad ogni suo comando.
Scrutò Napa dall’alto in basso,
guardandolo con disgusto.
«Si invecchia, eh?» lo schernì.
«Tu sai sempre tutto, vero Napa?» lo interrogò.
«In che senso, signore?» chiese fingendo di non capire,
ma il principe lo fulminò con un’occhiataccia.
«Non osare rivolgerti a me con
quel tono, sono stato chiaro? Qui le domande le faccio io, e sai bene a cosa mi
riferisco. Non mi piace ripetermi, quindi vedi di dirmi quello che voglio
sapere. E’ da poco tornata sul pianeta una donna, la figlia dello scienziato di
mio padre. Te la ricordi? Me l’avevi affibbiata come compagna di passatempi,
quand’ero un moccioso. E’ qui ormai da circa un mese, e l’ho vista curiosare in
giro. Voglio sapere dov’è stata durante questi anni, perché è tornata e cosa ci
fa qui di nuovo. Fammi avere un rapporto completo entro un’ora.»
Gli voltò le spalle e se ne
andò.
Quando fu abbastanza lontano,
Napa imprecò e continuò a lanciare improperi per alcuni minuti, prendendo a
calci la parete che aveva a fianco.
Poi si ricompose, e andò di corsa
a svolgere il suo sgradevole compito.
«Ma ti ripeto: secondo me, se non
c’è la partecipazione di tutti i Sayan e del popolo, non riusciremo mai a
sconfiggere Freezer!» esclamò Bulma.
Si trovava con Yamcha poco fuori
città, in aperta campagna.
Era una bella giornata, evento
raro su Vegeta, e avevano deciso di fare un pic nic.
Ciò che la ragazza aveva capito,
da quando era entrata a far parte del circolo dei banchetti, era che nessuno
dava peso a quello che lei diceva.
Le sue opinioni non valevano
niente.
Lei era utile solo per analizzare
segretamente campioni di sangue alieno, uguale a quello di Lord Freezer, per
scoprire se avesse qualche punto debole e se lo si potesse attaccare
dall’interno.
Il piano di Bow era quello di
avvelenarlo o fare in modo che si ammalasse, iniettando nel suo corpo, in un
modo o nell’altro, un virus micidiale.
Ma secondo Bulma era un piano
irrealizzabile: chi diavolo avrebbe avuto il coraggio di avvicinarsi a
Freezer?!
Lei aveva invece in mente un
piano di rivolta popolare, che comprendesse tutto il pianeta, sullo stile delle
grandi rivoluzioni che si erano svolte sulla Terra e che aveva studiato sui
libri di storia.
Tuttavia anche quel piano aveva
una falla: Freezer non ci avrebbe impiegato molto a distruggere l’intero
pianeta.
Servivano dei guerrieri in grado
di affrontarlo: impresa ardua, erano tutti alleati con Freezer.
«Perché per un attimo non
smettiamo di parlare di cose serie, e ci dedichiamo a noi?» propose Yamcha, che
come Bulma non aveva un ruolo importante all’interno della società segreta.
Le prese il mento con due dita e
le fece sollevare il viso verso di lui; la guardò dolcemente e lei subito si
rilassò.
Quando lui la guardava così Bulma
dimenticava ogni problema.
Qualche giorno prima si erano
scambiati il loro primo bacio ed era stato bellissimo, lei si era sentita in
Paradiso, non poteva credere di aver trovato finalmente un ragazzo tutto per sé,
che la rispettasse e non vedesse altra donna all’infuori di lei.
«Bacino» disse Yamcha in un tono
un po’ infantile, e lei si sporse per accontentarlo.
Di solito faceva una doccia
veloce, ma una volta a settimana Vegeta si concedeva un bagno rigenerante nelle
sue stanze private.
La vasca veniva riempita di acqua
fumante e la piccola sala si riempiva di vapore; a volte il principe restava a
mollo per una mezz’oretta, da solo in silenzio, con la nuca appoggiata al bordo
della vasca e con gli occhi chiusi, oppure con una serva che gli massaggiava la
schiena.
Molti dei suoi compagni usavano
le domestiche anche come prostitute, ma lui pensava che ognuno dovesse fare il
proprio compito: le serve non erano adatte a fare sesso, si lamentavano, si
divincolavano, piangevano.
Per fare qualcosa di veloce e
abbastanza soddisfacente, tanto per placare i richiami della carne, andavano
bene solo le puttane.
Tuttavia non le chiamava molto
spesso, perché lo disgustava il fatto che venissero toccate da tutti, le trovava
sporche, marce.
Se però riusciva a trovarne di
nuove, appena arrivate, se ne prendeva anche due e ci giocava per un paio di
ore.
Solitamente questo avveniva
quando una missione aveva dato esiti particolarmente buoni.
Mentre la serva gli stava
massaggiando la nuca, qualcuno bussò alla porta, e Vegeta la mandò a guardare
chi fosse.
La serva tornò indietro con un
fascicolo in mano, che diede al principe chinando umilmente il capo..
Vegeta aprì il fascicolo e iniziò
a leggere tutte le informazioni che erano state raccolte sul conto di Bulma
Briefs.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** 8 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo otto
«Bravo Napa, vedo che non ti sei
arrugginito del tutto, qualcosa di buono ancora lo sai fare» disse Vegeta il
giorno dopo.
Non l’avrebbe mai detto a
nessuno, ma aveva passato quasi tutta la notte a leggere il fascicolo
riguardante Bulma.
Trovava incredibile quante cose
avesse fatto la ragazza, eppure vedendola al suo ritorno, avrebbe giurato che
avesse passato tutta la vita tra shopping e negozi!
Napa aveva stampato pagine e
pagine di iscrizioni a scuole d’arte, conservatori, facoltà di scienze, e poi
articoli di giornale sui suoi successi in campo artistico, da più piccola, e
scientifico, più tardi, le tesi di laurea, foto con illustri personaggi della
scienza, premi vari.
Quella Terrestre era talmente
perfetta da risultare antipatica!
Eppure… era raro in una
donna.
Soprattutto per Vegeta, che aveva
sempre avuto a che fare con solo due tipi di femmine: prostitute frivole e
volgari e stupide schiave.
Era curioso di sapere cosa ci
fosse di diverso in lei, e come sarebbe stato rivolgerle la parola.
«Ora dimmi, cosa sono i
banchetti?»
Il Sayan pelato rimase di sasso,
ingoiò la saliva e rimase in silenzio, non sapendo cosa fare.
«Avanti, ho sentito dei servi che
ne parlano!» incalzò severo.
«Ehm… va bene» biascicò
spaventato il grosso Sayan. «Sono delle feste in cui tutti fanno ciò che gli
pare e piace, senza regole. Girano alcol, droga, prostitute e tutti si sballano
fino al mattino.»
«Nient’altro?» chiese schifato
Vegeta. «Fanno solo questo?»
Napa indugiò, ma poi si lasciò
andare in un sospiro abbattuto: tanto ormai era un Sayan morto, che avesse
parlato o meno.
«Io… non lo so con precisione, ma
ho sentito dire che tra quella gente girano anche dei cospiratori…»
Ecco, aveva vuotato il sacco.
Ora Napa rischiava la vita a
tutti gli effetti.
Chiunque lo avrebbe voluto morto:
i sostenitori di Freezer, e i cospiratori.
Sperava solo che vegeta avesse
affidato a uno dei suoi uomini il compito di farlo fuori, avrebbe sofferto
meno.
Invece, con sua sorpresa, il
principe ghignò compiaciuto.
«Cospiratori, eh? Interessante…
mi potrebbero essere utili. Quando si riuniranno la prossima volta?»
«Fra quattro giorni, all’una di
notte, nella villa disabitata di Vikor, l’ex generale di vostro padre.»
«Bene, Napa, se continui così
forse ti risparmierò la vita per non avermi informato prima. In fondo, non sei
del tutto inutile.»
Quella sera Yamcha aveva convinto
Bulma a non partecipare alle riunioni.
Le aveva detto che tanto sarebbe
stata la solita palla, che non si sarebbe concluso niente, e che non c’era
niente di nuovo da dire.
Così l’aveva portata in uno dei
divani della sala dove si stava svolgendo la vera festa, le aveva fatto bere un
paio di bicchieri di grog e fatta sedere sulle sue ginocchia.
E Bulma si divertiva.
Gli occhi, le cui pupille erano
spalancate al massimo, le brillavano, continuava a ridacchiare e a scambiarsi
baci con il ragazzo, alternandoli a sorsate di alcolici sconosciuti.
Nessuno dei presenti alla festa
si accorse dell’arrivo di una persona al cui nome avrebbero semplicemente
tremato; nessuno lo vide osservare con disprezzo ogni singolo presente; nessuno
lo vide raggiungere il piano superiore della villa, dove si appartavano gli
amanti, ma anche dove si cospirava contro il dittatore.
Spalancò la porta dell’ultima
stanza in fondo al lungo corridoio e trovò impreparati coloro che vi erano
all’interno: rimasero tutti immobili, fissando il principe ammutoliti,
attendendo.
«Ho forse interrotto qualcosa?»
chiese sarcasticamente Vegeta, sfoggiando il suo solito ghigno minaccioso.
Come se nulla fosse, si avvicinò
al grande tavolo dove tutti erano seduti, si accomodò su una sedia stendendo le
gambe sul piano della tavola, strappò di mano un bicchiere all’alieno che gli
era accanto e prese una lunga sorsata di champagne.
«Hm» fece scrutandolo il liquido
dorato che era rimasto in fondo al bicchiere. «Vi trattate bene, a quanto
vedo.»
Finalmente qualcuno, Bow, prese
coraggio e decise di parlare:
«Principe Vegeta, dicci perchè
sei qui. Se sei venuto per ucciderci, o consegnarci a Freezer, fai in fretta ed
evitaci certi giochini.»
A quelle parole così sfrontate il
Sayan si alzò in piedi di scatto e afferrò il vecchio per il collo, guardandolo
fisso negli occhi con rabbia e superiorità:
«Come osi, vecchio, parlarmi in
questo modo?» ringhiò. «Hai fretta di morire? Non è nel mio stile, fare le cose
di fretta e furia. Tu hai una figlia, vero? Vuoi che prima faccia una visitina
anche a lei? No? Allora stai zitto.»
Lo mollò bruscamente facendolo
cadere a terra e fece il giro della stanza, camminando lentamente, squadrando
ogni singolo presente e lanciando ogni tanto degli sbuffi divertiti, sorpreso di
trovare lì dentro certi individui.
Poi, dopo aver tenuto tutti
abbastanza sulla corda, si decise a parlare di nuovo:
«Non sono qui per uccidervi,
anche se mi piacerebbe farlo. In qualche modo mi sarete utili per ammazzare
Freezer.»
Quelle parole lasciarono tutti a
bocca aperta: nessuno avrebbe mai pensato di sentirle pronunciare da Vegeta.
Certo, Lord Freezer gli aveva
ammazzato il padre e tolto ogni potere di sovranità, ma lui non aveva mai dato
l’impressione di essere interessato al trono.
Aveva sempre dichiarato che il
pianeta dei Sayan era un’inutile sasso fangoso abitato da bestie, e che se fosse
dipeso da lui l’avrebbe distrutto all’istante, data la sua inutilità.
Mentre tutti valutavano se Vegeta
stesse bluffando o dicendo la verità, qualcuno fece irruzione nella stanza,
provocando un gran baccano: Bulma e Yamcha, alquanto alticci e in preda alle
risate.
La ragazza fu la prima ad
entrare, spalancando la porta, e solo dopo qualche istante realizzò che c’era
qualcosa di strano, o meglio, un nuovo ospite.
Lo fissò stralunata, quasi non lo
riconoscesse, ma poi le sue labbra si allargarono in un sorriso ed esclamò con
un tono di voce esageratamente acuto:
«Vegeta! Quanto tempo! Ti ricordi
di me? Sono Bulma, la tua amichetta d’infanzia!»
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 9 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo nove
I presenti alla riunione
clandestina ammutolirono e rimasero pietrificati, in attesa della reazione di
Vegeta.
Quella sciocca ragazzina aveva
commesso il suo ultimo errore, e l’avrebbe pagata cara.
Era assolutamente vietato, per
una del suo rango, rivolgersi al principe senza prima essere interpellata.
Soprattutto, era vietato dirgli
una cosa tanto stupida come “sono la tua amichetta d’infanzia”.
Vegeta stesso non proferì parola
per qualche secondo, continuando a guardare la Terrestre con espressione attonita
e disgustata, mentre lei gli sorrideva stralunata.
Yamcha raccolse quel poco
coraggio che possedeva per afferrare gentilmente il braccio di Bulma e farla
indietreggiare, ma lei non ne volle sapere:
«Che fai? E’ un mio amico!»
«Io non ti conosco, volgare
sgualdrina» mentì il Sayan.
«Vi scongiuro di perdonarla,
altezza, è ubriaca» supplicò Yamcha con le ginocchia che gli tremavano.
«Ti ho forse dato il permesso di
rivolgermi la parola?» gli abbaiò contro il principe. «Cos’avete a che fare voi
due con tutto questo? Esigo delle spiegazioni.»
«Lei…» proferì Bow, timidamente.
«Lei, lo so che non lo sembra, ma è un genio della scienza. Se hai veramente
intenzione di uccidere Freezer, lei ci può essere d’aiuto.»
«E come?» chiese Vegeta
nascondendo con l’incredulità il suo interessamento.
Sapeva già che quella donna era
un genio, anche se al momento quel fatto poteva benissimo essere messo in
dubbio.
«Io non sono una sgualdrina!»
protestò Bulma, reagendo con qualche istante di ritardo all’offesa ricevuta.
«Sono un genio!»
«Sei ubriaca?» le chiese
ironicamente Vegeta.
«Certo» rispose lei, ovvia.
Poi il Sayan si rivolse a coloro
che invece erano sobri:
«Cosa può fare per me questa
donna?»
«Beh, noi pensavamo di creare un
virus che…» iniziò a spiegare Bow, ma venne subito interrotto.
«Un virus? E’ tutto quello che
siete riusciti ad escogitare?» sbottò Vegeta. «Non si può certo far fuori
Freezer con un virus! E non ci sarebbe nemmeno gusto. Voglio farlo con le mie
mani, ma perché ciò accada devo diventare più forte.»
Si rialzò lanciando
un’occhiataccia alla Terrestre, che aveva preso a ridacchiare senza motivo
contro la spalla di Yamcha.
La loro vicinanza in qualche modo
lo infastidiva.
«Voi siete già molto forte,
principe» intervenne un altro Sayan. «Se unissimo le forze con gli altri
guerrieri…»
«No» ribatté secco Vegeta. «Io,
solo io devo ammazzare quel bastardo. Ho diversi conti in sospeso con quel
lurido lucertolone e sono il principe dei Sayan, l’unico che può trasformarsi
nel Leggendario Super Sayan. Ma per farlo ho bisogno di tempo, ed è ciò che mi
manca. Non posso attendere, mi serve qualcosa che faciliti e velocizzi i miei
allenamenti, qualcosa che mi renda più forte in poco tempo, un medicinale, una
macchina…»
Bulma si lasciò sfuggire un
piccolo rutto.
Vegeta le rivolse l’ennesimo
sguardo omicida.
«Una macchina per aumentare la
gravità!» esclamò la ragazza, e questo le salvò la vita.
Era un genio anche da
ubriaca.
«Sai costruirla?» le chiese il
Sayan.
«Certo» rispose lei roteando gli
occhi.
«Inizierai domani. Ti voglio nel
magazzino delle attrezzature spaziali alle sette.»
«Va bene!» accettò lei
entusiasta, barcollando per un attimo all’indietro.
Erano le due del mattino.
Un grosso tonfo.
Qualcuno si era gettato da una
finestra?
Si girò dall’altra parte e
riprese a dormire, aveva un gran mal di testa.
Un altro colpo, più forte.
Poi un altro, e un altro ancora,
di seguito.
«Donna!» sbraitò qualcuno, e la
porta della sua camera si spalancò violentemente.
Bulma si tirò a sedere di scatto,
spaventata, e trovò davanti al suo letto il principe Vegeta in persona.
Sembrava molto arrabbiato.
«Che cosa ci fai tu qui?»
biascicò tremante la ragazza, coprendosi con le lenzuola.
La testa le pulsava
all’impazzata, come il suo cuore.
«Sono le sette e dieci» ruggì il
Sayan.
Lei non capì.
Stava sognando?
«Eh?»
«Dovevi essere al magazzino alle
sette.»
«Non ricordo…» balbettò lei.
Cos’era successo esattamente la
notte precedente?
Era andata al banchetto, aveva
ballato con Yamcha… ma ora perché si trovava davanti Vegeta?
Perché avevano un
appuntamento?
La testa continuava a
girarle.
«Beh, ti rinfresco io la memoria»
disse Vegeta avvicinandosi minacciosamente.
Senza che lei potesse difendersi,
lui l’afferrò per un braccio, la sollevò e la trascinò in bagno, la spinse
dentro la doccia e aprì l’acqua.
Ghiacciata.
Bulma urlò, poi cercò di
liberarsi, ma il Sayan la tenne sotto il getto freddo per alcuni minuti.
Quando fu soddisfatto, chiuse
l’acqua e si allontanò da lei.
«Ti do dieci minuti.»
E se ne andò.
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** 10 ***
blank2
Time changes everything
Capitolo dieci
Cosa. Diavolo. Era. Successo. La.
Notte. Precedente?!
Bulma non riusciva ancora a
credere a quello che era appena successo, nel giro di pochi secondi.
Il Principe dei Sayan era entrato
nella sua stanza e l’aveva gettata violentemente sotto la doccia.
Non ricordava minimamente cosa
avesse fatto per meritare una punizione del genere, non ricordava nemmeno chi
l’avesse riportata a casa quella notte.
Doveva aver combinato qualcosa di
grosso.
Ma era meglio non vedere
ripiombare in camera Vegeta, così decise, nonostante il mal di testa non le
desse tregua, di vestirsi velocemente e di andare al magazzino.
Un momento, quale magazzino?!
Ce n’erano un sacco, lì!
Venne assalita da una sensazione
di panico e si lanciò fuori dalla stanza, sperando che il principe si trovasse
ancora nei paraggi, ma ormai se n’era già andato.
Corse per i corridoi che
portavano alle arene e ai magazzini, fermandosi a chiedere a qualche Sayan di
passaggio se avesse visto Vegeta.
Stava per perdere la speranza
quando incrociò una donna bionda, bellissima, con occhi azzurri come il
ghiaccio, che la salutò.
«Ciao Bulma, come va? Stai
andando dal principe?»
La ragazza la guardò sorpresa:
come faceva a sapere il suo nome?
«Ci conosciamo?»
La donna sorrise benevola:
«Oh, la sbronza di ieri sera ti
ha fatto dimenticare tutto. Sono C18, ci siamo incontrate ieri, tu sai dove…»
spiegò abbassando la voce mentre pronunciava le ultime parole. «E ti ho
accompagnata a casa. Non riuscivi nemmeno a reggerti in piedi.»
«Come, tu mi hai accompagnata a
casa? E Yamcha?» chiese Bulma ancora più stupita.
«Oh, lui… beh, dopo un po’ è
sparito.»
«Cosa?!» strillò la ragazza. «Mi
ha lasciata da sola?!»
«Non credo sia il momento più
adatto per parlarne: non avevi un “appuntamento”?» le ricordò C18.
«Sì, ma non ho la più pallida
idea di dove sia Vegeta! Tu per caso lo sai?»
«Ieri notte hai farfugliato
qualcosa riguardo il magazzino delle attrezzature spaziali.»
«Ok, grazie, proverò lì.
Troviamoci più tardi, mi devi raccontare parecchie cose…»
Il magazzino era quasi
completamente buio e creava un’atmosfera alquanto lugubre e spaventosa.
Soprattutto per il personaggio
che era piazzato al centro del grande e vuoto stanzone, a braccia conserte e con
un profondo e poco rassicurante cipiglio in mezzo alla fronte.
«Sono qui…» balbettò intimorita
Bulma, facendosi avanti lentamente.
«Era ora» commentò seccato il
principe. «Allora, in quanto tempo pensi di riuscire a costruire questa stanza
gravitazionale?»
Bulma cadde dalle nuvole, ma
ricordava vagamente di aver già sentito quella parola.
Il Sayan si accorse del suo
smarrimento e disse:
«Non ricordi, vero? Beh, ieri
sera hai affermato di poter costruire una macchina per aumentare la gravità
atmosferica all’interno di essa, e quindi permettermi di migliorare i miei
allenamenti. Spero che l’alcool non ti abbia fatto dire una gran cavolata,
perché se non sei in grado di realizzarla, farai una brutta fine.»
Bulma era un genio, inutile
negarlo, e le sue facoltà superiori a quelle di ogni altro essere umano le
permisero di analizzare le parole del Sayan, la sua minaccia di morte,
ripercorrere tutte le conoscenze acquisite nel corso degli anni e rispondere con
enfasi:
«Sì. Sì, sono in grado di
farlo.»
«Inizierai adesso. Ti metterò a
disposizione due aiutanti che ti procureranno tutto ciò di cui hai bisogno e,
successivamente, una squadra di tecnici esperti. Voglio che il progetto sia
pronto entro una settimana.»
Bulma sussultò.
Ma era pazzo?!
«Cosa? E’ impossibile! Non ce la
farò mai in una settimana, non è umanamente fattibile!»
Vegeta parve insensibile alle sue
proteste.
«Sei un genio. Ce la farai, se ci
tieni alla vita.»
«Non vorrai davvero uccidermi?»
chiese lei.
«Perché no? Se non mi sarai di
alcun aiuto, non potrò tenerti in vita, sai troppe cose.»
«Ma io…» protestò debolmente lei,
tuttavia venne interrotta.
«Poche chiacchiere. Mettiti al
lavoro.»
Il Sayan la lasciò sola
all’interno del magazzino.
Lei si sedette sul freddo
pavimento, a gambe incrociate, a pensare: come avrebbe fatto a rispettare quella
scadenza?
Per un momento fu tentata di
lasciarsi andare in un pianto disperato, gli occhi si erano già inumiditi,
quando nella stanza la raggiunse Kakaroth.
«Ciao Bulma, sai che Vegeta in
persona mi ha ordinato di farti da assistente? Che cosa dobbiamo fare di
bello?»
«L’impossibile» rispose lei
sconfortata. «Devo realizzare un progetto in sette giorni, e non so nemmeno da
dove partire.»
Lui intuì il suo scoraggiamento e
le appoggiò una mano sulla spalla.
«Dai, vedrai che ce la farai. Io
sono qui per aiutarti, insieme a Napa, e poi tu sei un genio!»
Lei sorrise al pensiero di avere
come aiutanti due tipi come loro.
Poi si alzò in piedi di scatto,
ritrovando improvvisamente la grinta e l’ottimismo:
«E’ vero! Io sono Bulma Briefs!
Per me niente è impossibile!» esclamò portando le mani ai fianchi.
Già sentiva il sapore della
vittoria.
Già vedeva la faccia compiaciuta
di Vegeta, quando gli avrebbe presentato i progetti, in anticipo.
Si sarebbe complimentato con lei
e le avrebbe detto: “Bulma, ho sempre saputo, fin da bambino, che eri una
ragazza speciale.”
L’avrebbe ringraziata e infine
bac…
«Ma, ora che ci penso, sette
giorni sono pochissimi» fece notare Kakaroth. «Vegeta ci farà lo scalpo se non
ci diamo una mossa! Da dove iniziamo? Di cosa hai bisogno?»
Bulma sospirò, abbandonando le
sue fantasie fiabesche.
«Chiama Napa. Dovete procurarmi
almeno una ventina di lavagne, circa cinquanta quaderni, una trentina di penne,
matite, gomme, tre computer portatili, due calcolatrici, due righelli, sei
squadre, cinque compassi, lo stereo più grande che riuscite a trovare e un
distributore automatico di caffè.»
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** 11 ***
TTTT
Capitolo undici
Un distributore automatico di
caffè con le gambe varcò la soglia del magazzino.
«Oh, grazie Napa, il caffè sarà
la mia salvezza» sospirò Bulma.
«Questo è l’ultimo favore che ti
faccio. Non voglio stare al servizio di nessuno, tanto meno di una Terrestre»
sbottò seccato il Sayan.
«Su, non fare il capriccioso, se
lo viene a sapere Vegeta si arrabbia» lo stuzzicò la ragazza, ottenendo un
ringhio minaccioso da parte dell’omone.
«Attenta a parlare, anche tu
corri dei rischi se fai arrabbiare Vegeta!» ribatté con cattiveria il Sayan.
«Ma io posso sempre tentare di
sedurlo!» scherzò lei, giocando la carta del “sono una donna e nessuno mi può
fare del male”.
«Non credo proprio. Vegeta è un
pezzo di ghiaccio. Se ti dovesse scopare, lo farebbe una sola volta e poi ti
ucciderebbe.»
Bulma rimase indignata dalla
volgarità delle sue parole, ma la fecero riflettere.
Non voleva ancora credere che
Vegeta fosse diventato una persona così diversa da quando l’aveva
conosciuto.
Ogni giorno sentiva certe storie
su di lui e sulle sue spietatezze, che le facevano venire i brividi. Dalla
descrizione di quello che le veniva raccontato, Vegeta sembrava essersi
trasformato in un mostro, una belva feroce e senza cuore.
Non che i Sayan fossero un popolo
dolce e affettuoso, ma la ragazza non riusciva a togliersi dalla mente
l’immagine di lui bambino, prepotente e un po’ viziato, ma che, quando passava i
pomeriggi con insieme a lei, tirava fuori il lato tenero che ogni bambino,
perfino quelli dei popoli più selvaggi, possedeva.
Ricordava che, dopo aver superato
la prima fase di disprezzo reciproco, lui e Bulma avevano iniziato a giocare
quasi pacificamente, e Vegeta si era anche rivelato un bambino educato e
sincero.
Un giorno, correndo per il grande
prato, lei era caduta e Vegeta era tornato indietro, l’aveva guardata sbuffando,
ma poi le aveva teso la mano per aiutarla a rialzarsi.
«Che debole Terrestre» aveva borbottato
il bambino, ma lei gli aveva sorriso e schioccato un bacio sulla guancia
paffuta, facendolo arrossire violentemente.
Non aveva ribattuto. Un semplice
bacio riusciva sempre a farlo zittire.
«Dai, mettiamoci al lavoro» disse
Bulma ritornando seria.
«Io il mio lavoro l’ho finito»
ribatté infastidito Napa. «Ora tocca a te rimboccarti le maniche e muovere il
culo.»
“Questi Sayan” pensò Bulma
sedendosi al tavolo da lavoro che le era stato portato. “Sono tutti degli
insopportabili cafoni! E pensare che quando sono ritornare su Vegeta, vedendo
tutti questi uomini muscolosi e virili, nella mia mente ho sentito suonare “It’s
raining men”. Che delusione…”
Poi la scadenza datale dal
Principe le ricordò un famoso film dell’orrore Terrestre.
“Fra sette giorni morirò! Lavora
lavora lavora!”
Ma nonostante tutta la sua buona
volontà di mettersi al lavoro, Bulma venne interrotta proprio in quel momento da
C18.
«Disturbo?» chiese entrando nel
magazzino.
«Certo che no!» si affrettò a
rispondere Bulma. E in effetti, non era un disturbo.
«E’ meglio che ti racconti cos’ha
fatto ieri sera Yamcha, prima che tu lo incontri di nuovo.»
«Qualcosa di
brutto?» chiese preoccupatala Terrestre.
«Dipende da che rapporto c’è tra
di voi. Immagino che non siate fratelli, vero?»
«No, decisamente no.»
«Allora non ti farà piacere
sapere che, quando ti ha vista ubriaca fradicia, se n’è andato con un’altra
ragazza, una ballerina che c’era lì.»
Gli occhi di Bulma si
spalancarono a dismisura, come la sua bocca, dalla quale fuoriuscì un ruggito di
rabbia disumano.
«Come ha osato?! Quel lurido
verme, se lo prendo lo ammazzo! E pensare che gli ho permesso di mettermi le
mani sotto la maglietta!»
C18 aggrottò le sopracciglia
chiedendosi se Bulma non avesse ancora smaltito i residui della sbronza.
«Interessante…» mormorò ben poco
interessata. «Che cosa hai intenzione di fare?»
«Te l’ho detto, lo ammazzo! Lo
squarto, lo spolpo, lo strangolo, lo riduco in mille pezzettini! Vado subito a
cercarlo, quel maledetto fedifrago!»
Si alzò di scatto dalla sedia,
rovesciando anche alcuni oggetti presenti sulla scrivania, e abbandonò con passo
veloce e deciso il grande magazzino, diretta… contro il petto possente e duro di
Vegeta.
Ci sbatté proprio contro, e finì
dritta per terra, senza che lui facesse nemmeno un tentativo di evitarle la
caduta.
Lei quasi quasi sperò di vivere
un déjà vu, che lui l’aiutasse a rialzarsi e le borbottasse seccato “Che debole
Terrestre”, ma Vegeta non ebbe alcuna reazione.
«Ohi» si lamentò.
«Che ci fai fuori da quel
magazzino?» le chiese lui, imperturbabile come sempre. «Mi sembrava di averti
affidato un compito, o forse hai già finito? Forse è il caso che ti chiuda lì
dentro a chiave» minacciò.
Lei si rialzò a fatica e, ancora
carica della rabbia che aveva scatenato in lei Yamcha, non ebbe alcun timore nel
rispondere:
«E tu, non hai niente da fare, o
devi starmi intorno a criticarmi come una vecchia bisbetica?!»
Accorgendosi delle parole che si
era lasciata sfuggire di bocca nei confronti Principe, se ne pentì subito e si
portò le mani davanti alla bocca, spaventata.
Lui fece un sorrisetto difficile
da interpretare, a metà tra lo schifato e… il divertito.
«Non sono io che devo rendere
conto di quello che faccio, sei tu. E non hai risposto alla mia domanda.»
Bulma arrossì violentemente
abbassando lo sguardo: si sentiva un’imbecille.
«Io… ecco… stavo andando a
cercare una persona.»
«Chi?»
“Ma perché vuole sapere tutto?!”
si chiese la ragazza, seccata.
«Yamcha… ho un conto in sospeso
con lui.»
Vegeta la guardò con aria di
rimprovero e le disse:
«Sistemerai i tuoi affari dopo.
Lui è solo una distrazione. Quello a cui devi pensare ora sono i progetti.»
Si voltò sui tacchi dopo averle
dato un’ultima occhiata indagatrice e se ne andò.
Lui è solo una distrazione… l’aveva
detto con uno strano tono.
Quelle parole nascondevano forse
un altro significato?
Certo, significavano che secondo
Vegeta lei non avrebbe dovuto far altro che lavorare al suo progetto, per i
prossimi sette giorni.
Imprecò, abitudine che aveva
preso da quando era ritornata su Vegeta, e finalmente si mise al lavoro.
Realizzare la macchina che aveva
promesso al Principe non sarebbe stato facile, e avere i minuti contati non
l’aiutava di certo, ma gliel’avrebbe fatta vedere, a quel cafone!
Vegeta si diresse alla sua
personale stanza degli allenamenti, chiedendosi perché mai fosse ritornato al
magazzino; aveva già impartito gli ordini alla donna e ai soldati, non c’era
alcun bisogno di andare di nuovo là in fondo… Semplicemente, le sue gambe
avevano camminato in quella direzione e, se non si fosse scontrato direttamente
con
la Terrestre, si sarebbe fermato davanti alla porta, senza sapere
cosa fare.
Forse si aspettava che succedesse
qualcosa… ma che diavolo!
Scosse la testa, come per cercare
di far funzionare di nuovo bene il cervello.
Se quella femmina non si fosse
sbrigata a realizzare la macchina, l’avrebbe uccisa con le proprie mani.
Sì, doveva farlo, non aveva molto
tempo a disposizione.
Doveva.
Ma era quasi certo che lei ci
sarebbe riuscita.
*****
NdLefteye: morta e resuscitata! Scusate, questo capitolo
era già stato pubblicato, ma vi ho apportato delle modifiche. Grazie a quelli
che hanno ancora la pazienza di seguirmi!
This
Web Page Created with PageBreeze
Free Website
Builder
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=133820
|