I want to stay with you.

di Marticci
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Who am I? ***
Capitolo 3: *** I don't want her to go away. ***
Capitolo 4: *** A walk in the park. ***
Capitolo 5: *** Don't say the word with "L". ***
Capitolo 6: *** The truth. ***
Capitolo 7: *** In the airplane. ***
Capitolo 8: *** Do we bet... a kiss? ***
Capitolo 9: *** A strange dream. ***
Capitolo 10: *** Hi mum, hi dad. ***
Capitolo 11: *** Strawberry Milkshake. ***
Capitolo 12: *** Christmas. ***
Capitolo 13: *** I'm in love with you! ***
Capitolo 14: *** I can do it! ***
Capitolo 15: *** Believe me. ***
Capitolo 16: *** I wasn't me! ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Prologue.

Camminavo per la strada semibuia, con gli auricolari nelle orecchie e la musica sparata ad alto volume. Quella serata, era andata nel verso sbagliato: l'ennesima litigata con Nathan, e per giunta, nel giorno del mio compleanno!
I miei occhi, si fecero lucidi, e una piccola lacrima rigò la mia guancia, macchiandola di mascara.
La musica, si bloccò all'improvviso e prendendo l'iPod tra le mani, lessi: "Batteria scarica!"
Con rabbia, mi tolsi le cuffiette e lo posai in borsa. Nell'aria, si sentiva solo il rumore dei miei tacchi sull'asfalto. I piedi mi dolevano e mi fermai un attimo a sfilare quelle cose che odiavo con tutto il cuore!
"Fidati di me, danno un tocco di classe al tuo look!"
Come se mi importasse!! Non darò più retta a mia sorella Jade!
Mancava poco al mio appartamento, quando sentii un rumore insolito alle mie spalle. Mi girai d'istinto, ma vidi soltanto un gattino spelacchiato che frugava nell'immondizia.
Mi portai un mano al cuore e sospirai.
«Non sai che paura mi hai fatto prendere!», dissi rivolta alla palla di pelo.
Questa si girò, guardandomi con i suoi occhioni azzurri ed emise un miagolio.
Fui rapita da quel piccolo animaletto e mi avvicinai, inginocchiandomi al suo fianco.
«Anche tu hai avuto una brutta giornata, eh?»
Per risposta, si avvicinò e iniziò a leccarmi la punta delle dita delle mani.
Gli accarezzai la testolina e sbirciai all'interno della borsa.
«Credi di trovare un po' di spazio qui dentro?», chiesi aprendola davanti al cucciolo. Ci saltò dentro, senza pensarci due volte, e appena me la portai in spalla, sbucò con la testa da fuori.
«Molto meglio, no?»
Sorrisi, e fu la prima volta, in quella giornata.
Ripresi a camminare, quando quello strano rumore, si fece risentire.
Il cuore mi prese a battere a mille e aumentai la velocità.
Dall'oscurità, apparvero due uomini: malconci e maleodoranti.
«Ciao bellezza, vai da qualche parte??»
Il groppo in gola, non mi permise di parlare, quando qualcuno mi sfilò la borsa.
Altri uomini!
«Vediamo una bella signorina come te, cosa ha in borsa»
Quando l'aprì, il gatto sbucò saltando sul suo volto e iniziò a correre via.
«I miei occhi! Gattaccio maledetto!», urlò l'uomo, lasciando cadere la borsa e portandosi le mani in faccia.
Ne approfittai e iniziai a scappare. Sfortunatamente, riuscirono ad acchiapparmi e uno di loro mi bendò. Iniziai ad urlare, e loro con forza, mi spinsero a terra. Uno, fu su di me e mi tappò la bocca con una mano.
Mi bloccò al pavimento e sentii che si slacciava la cintura.
«Stai ferma, piccola!»
Capii quello che stava per succedere, e iniziai a piangere, dimenandomi sempre di più.
Avvicinò le sue mani callose alla mia minigonna, quando d'improvviso, sentì un urlo di dolore e quelle mani, non erano più su di me. Ma altre, più gentili, mi aiutarono ad alzare.
«Stai bene?», mi chiese una voce maschile.
Era soave e dolce, e sentii di potermi fidare. In fondo, mi aveva salvato.
«Si», risposi con un filo di voce.
Avevo ancora la benda sugli occhi e sentivo che il ragazzo si stava scontrando contro quei maniaci.
Io, indietreggiai, trovai un muro e mi lasciai scivolare fino al pavimento. Portai le ginocchia al petto e le mani alle orecchie. Ero spaventata, e le lacrime continuavano a scorrere sul mio viso.
Qualcuno, mi prese le mani ed io urlai.
«Calma, calma! É finita!»
Era lui! Aveva il fiatone e lentamente, mi rialzò da terra.
«Che ne dici di togliere questa benda?»
Annuii piano e lui avvicinò le sue dita al fazzoletto.
Volevo buttarmi tra le sue braccia e scoppiare a piangere, ma questo mi fu impedito, quando lo sentii gemere.
Mi sentii disorientata e due braccia enormi, mi presero in spalla.
Iniziai ad urlare "Aiuto!", fino a sgolarmi e mi dimenavo come una pazza. Riuscii a colpire il mio rapitore, che mi lasciò cadere ed io persi i sensi.

Martina's Post.
Ciao a tutte :) Spero che questa storia vi piaccia!! Lasciate una recensione, per dirmi che ne pensate :D Ringrazio tutti in anticipo <3
                                                                                                           
 Marti.

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Capitolo 2
*** Who am I? ***


Who am I?

I miei occhi nocciola, si aprirono lentamente. Vedevo tutto sfocato e avevo un gran mal di testa, soprattutto in un punto in particolare. Toccai proprio lì e strinsi i denti dal dolore. Mi trovavo a letto, in una stanza dalle tinte blu. Mi alzai a sedere e la osservai. Non ricordavo nulla!!
Appoggiai i piedi sulla moquette e mi alzai lentamente. Senza preoccupami di trovare delle pantofole, uscii dalla stanza e percorsi un lungo e buio corridoio. Alla fine, ci trovai delle scale, che portavano al piano di sotto. Mentre le scendevo, cercavo di ricordare qualcosa, osservando le foto appese al muro. Sentii una voce e la seguii fino ad un salotto, dove trovai un ragazzo di spalle, senza maglietta, che parlava a telefono.
«Erano in cinque e sono scappati con la borsa... Si, é salva! D'accordo, Louis, vedremo domani cosa fare!»
Appena attaccò, si girò nella mia direzione e sgranò gli occhi.
«Ehi, pensavo non ti svegliassi più!»
Il mio sguardo, si posò sui suoi pettorali. Improvvisamente, si alzò la temperatura e il mio cuore iniziò a battere velocemente.
«Ti senti bene?», chiese preoccupato.
«Certo! Non credi che faccia caldo qui dentro?», dissi sventolandomi con una mano.
«Non mi sembra!»
La testa, mi prese a girare e quasi cascavo per terra, ma lui fu subito da me, prendendomi per le braccia. Mi accompagnò al divano, mi fece stendere delicatamente e corse via. Tornò subito con un bicchiere d'acqua e me lo porse, e dopo averne bevuto qualche sorso, mi sentii meglio.
«Cosa c'é dentro?»
«Acqua e zucchero!», rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Imbarazzata, appoggiai il bicchiere sul tavolino a fianco, dopodiché, i miei occhi incontrarono i suoi, e divenni rossa in viso.
«Vuoi che te ne porti dell'altra?»
«No, sto bene grazie!», dissi fermandolo.
Il mio corpo era stanco, avrei voluto riposare un po', ma lui mi tenne sveglia.
«Posso sapere chi sei?», chiesi curiosa.
«Mi chiamo Harry, e siamo a casa mia»
Mi guardai attorno e ritornai su di lui.
«Perché siamo qui?»
«Eri ferita, in qualche modo dovevo curarti e...»
«Curarmi? Che é successo?», chiesi confusa.
Fu colto di sorpresa e si accigliò.
«Non ricordi niente?»
«No, se é per questo, non so nemmeno... Io chi sia!»
Spalancò la bocca e rimase così per qualche secondo.
Fino a quel momento, non ci avevo pensato. Non sapevo il mio nome, ne dove vivevo... Niente!! Mi portai, preoccupata, una mano alla fronte.
«Aspetta, se questo é uno scherzo, non é divertente!»
«Ti sembro una che scherza?», urlai.
«Non lo so, non ti conosco, come potrei risponderti?», ripose facendo lo stesso.
«Non mi conosci? Allora, tu... Mi hai rapita!»
A quella mia affermazione, scoppiò a ridere ed io mi alzai dal divano arrabbiata. Presi il telefono e composi il 113.
«Adesso che fai?», chiese lui, preso dalle risa.
«Chiamo la polizia!... Polizia, mi hanno rapita! C'é un tizio qui...»
Mi tolse velocemente il telefono dalle mani e riattaccò.
«Che hai fatto?»
«Ti ho evitato di fare una figura di merda!»
«Ridammelo!», dissi saltandogli addosso.
Essendo più alto di me, gli bastò allungare il braccio in alto, per allontanare il telefono. Iniziai a saltare, ma non ci arrivavo, così rinunciai e mi andai a sedere mettendo il broncio e incrociando le braccia.
«Perché credi che ti abbia rapita?»
«Hai affermato di non conoscermi!»
«Allora? Questo prova che ti abbia rapita?»
«No, ma ho ascoltato la tua conversazione! Sicuramente, le cinque persone di cui hai parlato, sarà stato il mio gruppo di amici e sono scappati dalla paura. Non so cosa c'entri la borsa, ma questo é quello che penso. Domani, verrà un certo Louis, e chissà cosa mi farete!»
Mi ascoltò attentamente, alzò un sopracciglio e riscoppiò a ridere più forte. Stufa, mi alzai e mi chiusi nel bagno.
«Non fare così! Rido perché questa cosa che hai appena detto é assurda! Hai molta fantasia, lo sai?», disse bussando alla porta, tra una risata e l'altra.
«Sei uno stupido! Non ricordo nulla della mia vita e tu ti metti a ridere!», urlai.
Le lacrime non tardarono e mi circondai con le braccia. Si bloccò e sembrò che se ne fosse andato.
«Ehi... Non volevo, io...»
«Vattene, voglio restare sola!»
Senza dire più nulla, sentii i suoi passi allontanarsi dalla porta. Mi ci appoggiai e scivolai a terra iniziando a piangere. Era successo tutto troppo velocemente, ed ero in confusione. É bruttissimo, svegliarsi e non sapere più nulla di te, soprattutto se al tuo fianco ti ritrovi un deficiente\presunto rapitore.
Con le poche forze che avevo, mi alzai per spogliarmi e per fare una doccia. Lasciai scorrere l'acqua calda sulla mia pelle, e con lei tutti i pensieri negativi. Da quel bagno, sarei uscita nuova. Finito, mi lasciai avvolgere da un asciugamano blu e avvolsi i capelli in un turbante. La stanza era piena di specchi e alle mie spalle, riuscii a scorgere un tatuaggio: "Abbie".
Non sapevo chi fosse, ma nel profondo, sentii che fosse il mio nome. Guardandomi, mi si addiceva. Soddisfatta, sorrisi e mi rivestii, lasciando i capelli bagnati sulle spalle.
Uscii, lasciando uscire il vapore e vidi Harry, guardare fuori la finestra.
Accortasi della mia presenza, si girò verso di me e cercò di scusarsi.
«Mi dispiace per prima, ma non so che mi è preso…»
«Non devi scusarti di nulla. Sono solo un po’ scossa per l’accaduto e vorrei solo andare a dormire!»
«Certo, conosci la strada! Buonanotte, ehm…»
«Abbie, chiamami Abbie!»
Senza chiedere spiegazioni, fece un sorriso dolce.
«Un nome molto carino!»
Abbassai lo sguardo, ricambiando il sorriso e iniziai a salire le scale.
«Abbie!», mi chiamò a metà strada.
«Si?»
Mi girai speranzosa che mi dicesse qualcosa, non so cosa, ma qualcosa!
«Ehm… I capelli li lasci bagnati?»
Rimasi spiazzata. Non mi sarei aspettata una domanda del genere!
«Non ho trovato l’asciugacapelli in bagno», dissi toccandomeli e mordendomi un labbro.
«Te lo vado a prendere, così potrai asciugarteli in camera»
Rimasta sola, pensai che per essere un presunto rapitore, era troppo gentile, così rimase solo la voce deficiente.
Vedremo se rimarrà per molto.
Ritornò con l’oggetto e dopo averlo preso, salii sopra.

 
Harry.
 
Quella notte non riuscii a dormire! L’adrenalina che c’era stata quella sera, scorreva ancora dentro di me e mi teneva sveglio, insieme ad un altro pensiero fisso: Lei!
Non potevo ancora spiegarmi la forza che avevo trovato per affrontare quei uomini e uscirne vivo. Non che non sia bravo a fare a botte, ma quella sera, fu diverso.
Da quando vidi quel gatto fuggire, capii che qualcosa non andava e alla sua visione, sono diventato una furia.
Era bellissima, e mi faceva male sapere che lei dormiva nella stanza a fianco e non potevo starle vicino.
Aveva perso anche la memoria e non sapevo cosa fare.
Ma di una cosa ero certo: Ero innamorato di Lei!!


Martina's Post.
Ciaooo a tutteee :D
Che ne dite del primo capitolo?? :) Che cosa succederà?? Lo scoprirete presto :D Ringrazio tutti i visitatori e chi recensisce <3
                                                                                                              Marti.

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Capitolo 3
*** I don't want her to go away. ***


I don't want her to go away.

La mattina, fui svegliato dai raggi del sole e mi avviai al bagno ancora assonnato.
Stavo per aprire la porta, quando bloccai la mia mano a pochi millimetri dal pomello.
Lei. La sua voce. Stava cantando!!
Quasi mi ero dimenticato di cosa fosse successo il giorno prima, e al sentire il suo canto angelico, mi venne a mancare il fiato.
Appoggiai le mani alla porta e chiusi gli occhi, assaporando quel dolce momento, quando per poco non cadevo fra le sue braccia.
«Harry!!»
«Buongiorno!», dissi mettendomi composto e facendo finta di niente.
«Mi stavi… spiando, per caso?», disse incrociando le braccia.
«Chi, io? No… mi serviva… solamente il bagno!», dissi convincente.
Mi guardò accigliata, si scostò dalla porta e mi indicò di entrare. Mi chiusi frettolosamente dentro.
Dopo vari respiri, mi guardai allo specchio e fissai i miei occhi.
«Che cosa ti sta succedendo, Harry?», mi dissi e portai le mani fra i capelli.
Dopo un po’, scesi giù, mi preparai una tazza di latte e andai a gustarmela sul divano in salotto.
Sentii Abbie scendere le scale e mi girai.
“Wow!”, pensai.
«Non ho dei vestiti da indossare, così ho preso questo maglione grigio e un pantalone della tuta. Ti dispiace?»
«Per niente!!»
Era così sexy nei miei panni!
«Harry, stai bene? Da stamattina sei un po’ strano!!»
«Si, non ho dormito molto!!»
«Lo immaginavo! Trovo qualcosa di commestibile nella cucina?»
«Ci sono dei cereali nella credenza»
Dopo che se ne fu andata, accesi la televisione e iniziai a sorseggiare il mio latte.
“Una ragazza, dal nome Abbie Heart, è scomparsa la scorsa notte, nelle strade di Los Angeles!”
A quella notizia, lo sputai e continuai ad ascoltare.
“Si pensa fosse stata rapita, dal momento che gli amici l’hanno vista un’ultima volta, intorno alla mezzanotte…”
«Harry, questi cereali sono sca… che cavolo è successo qui??»
«Niente!!», dissi spegnendo immediatamente.
C’era latte ovunque, sul tappeto, sul tavolino, per fino sulla tv.
«C’è una spiegazione, per questo?»
«Latte di traverso!»
«È ufficiale: sei un deficiente!», disse andando di sopra.
Pulii tutto, dopodiché, mi misi al computer ed ogni sito giornalistico parlava di lei e raccolsi più informazioni possibili.
Bussarono alla porta e corsi ad aprire.
«Il tuo migliore amico è qui!!»
Louis! Lo abbracciai calorosamente e lo feci accomodare in salotto, spiegandogli bene l’accaduto.
«Adesso, cosa vuoi fare?», chiese quando conclusi.
«Non lo so, ma… non voglio che vada via!!»
«Ti sei bevuto il cervello? Ne parlano da per tutto e se non la porti subito dalla polizia, dubiteranno di te!!»
«Mi prenderai per folle, ma voglio che venga con noi!»
«E come vorresti fare, voglio proprio sentire!», disse incrociando le braccia.
Mi alzai dal divano e la chiamai.
Scese con tutta la sua bellezza e la presentai a Louis.
Poi, la presi per mano e mi guardò strano.
«Abbie, io devo dirti una cosa importante…»
«Cosa c’è?»
«Ecco, io… tu…»
«Harry, parla, non farmi stare sulle spine!»
«Io e te stiamo insieme!!»

 
Abbie.
 
Sgranai gli occhi e la bocca per poco non arrivava per terra.
«Co… co… cosa…»
«Non ho voluto dirtelo subito, perché so che in questi casi, la verità si svela pian piano, e…»
«No… no, basta…»
«Abbie, ascoltami per favore…»
Lo bloccai alzando una mano e corsi sopra. Mi chiusi in camera e mi portai le mani alla testa. Troppe cose insieme, erano venute a galla e la testa era in un urgano interminabile. Mi buttai sul letto e iniziai a piangere. Troppo dolore avevo dentro, per il solo fatto di non ricordare nulla. Io che pensavo fosse un rapitore…
Ma anche se fosse stato il mio ragazzo, non ricordavo nessun momento passato insieme a lui, nessun bacio, nessuna carezza…
In quel momento, volevo solo addormentarmi e non svegliarmi più, per non vivere con una testa, svuotata dai ricordi.

 
Harry.
 
«TU. SEI. PAZZO!»
Mi girai verso Louis e vidi che era molto contrariato.
«Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?»
«Era l’unico modo, affinché rimanesse con me!»
«Ma non puoi giocare, ne con la sua vita, ne con i suoi sentimenti! Hai fatto una cosa gravissima!!»
Il senso di colpa, arrivò subito e i miei occhi divennero lucidi, e andai a sedermi sul divano.
«Harry, devi dirle la verità e…»
«La amo!! La amo, Louis! Non me lo spiego, ma da ieri sera, non faccio che pensare a lei e anche se non la conosco, sento di doverle stare vicino! Non voglio lasciarla!», dissi con due lacrime che mi scesero fino al mento.

 
Abbie.
 
Dopo aver elaborato un po’ le idee, scesi nuovamente sotto, con le guance bagnate.
«Louis!»
L’amico, si girò a guardarmi.
«Ho solo una domanda da farti… è vero quello che dice?»
Prima di rispondermi, guardò per qualche secondo Harry e ritornò su di me.
«Tutto vero!»
Chiusi gli occhi e feci scorrere le gocce rimaste vicino agli occhi e sospirai.
Il riccio, si alzò e si avvicino verso di me, e quando riaprii gli occhi me lo ritrovai difronte.
«Harry, non ti chiedo di correre, ma di restarmi vicino!»
Mi buttai fra le sue braccia e lasciai andare le ultime lacrime.
«Sempre!»

Martina's Post.
Holaa :)
Cosa ne pensate della bugia di Harry? E perchè Louis l'ha appoggiato? Ditemi la vostra :D
Questo capitolo non mi convince molto ç.ç ma i primi sono sempre i più noiosi per spiegare la storia, voi cosa ne pensate??
Ringrazio tutti i visitatori e chi recensisce <3
                                                                                                            Marti.

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Capitolo 4
*** A walk in the park. ***


A walk in the park.

Harry.
 
Restò tra le mie braccia per qualche secondo, dopodiché si staccò per asciugare le guance e gli occhi.
«Tutto ok?», le chiesi.
«Sto bene! Ti ringrazio, per essere stato sincero con me!»
A quella frase, divenni rosso in viso e accennai un sorriso.
Fece un sospiro e raggiunse la cucina, forse per prendere un bicchiere d’acqua.
Louis era sparito e all’improvviso bussarono alla porta, e andai ad aprire.
«Dov’è la ragazza?»

 
Abbie.
 
Sciacquai un po’ la faccia e feci dei bei respiri.
Non potevo ancora credere a quello che mi stava succedendo!
Decisi di tornare in salotto, quando varcando la soglia, una bruna mi si fiondò addosso.
«Abbie!! Per l’amor del cielo, sei viva!»
Rimasi rigida nel suo abbraccio e quando si allontanò, la guardai perplessa.
«Ci conosciamo?»
«Ma certo! Sono la tua miglior amica, Eleanor!»
In difficoltà, guardai Harry alle sue spalle.
«Harry, mi ha raccontato cosa è successo, e so che ti hanno rubato la valigia, non è così?», chiese facendo lo stesso.
Lui sbatté più volte le palpebre e si decise a parlare.
«Ehm, si… è così…»
«Sei ferita? Ti hanno fatto del male?», chiese tornando a guardarmi.
«Sto bene, in realtà non ricordo nulla di quello che è accaduto. Mi sono risvegliata nel letto con una botta in testa, e so solo che Harry mi ha salvata!»
«Eleanor, sei arrivata giusto in tempo!», urlò Louis entrando e andando incontro alla ragazza.
I due si scambiarono un bacio.
«In tempo per cosa?», chiedemmo in coro io ed Harry.
«Preparati, faremo un po’ di shopping!!», esclamò lei.
 
«Abbiamo finito con questo?», chiesi facendo un ultimo giro.
Erano passate ore, e quello sarà stato il milionesimo outfit che provavo in quella giornata. Ero sfinita!
«Scherzi?!? Questo è solo il look da giorno! Vado a prendere dei vestiti da sera!», disse correndo via.
Ne approfittai per sedermi un attimo, e sprofondai sul divanetto a fianco ad Harry.
«Stanca?»
«E me lo chiedi?»
Mi sfilai la giacchetta, lasciando che le braccia prendessero un po’ d’aria.
«Mi dispiace, è tutta colpa mia… non avrei mai dovuto lasciare che…»
«Va tutto bene, Harry! Mi state solo dando una mano», dissi sorridendogli, cercando di rassicurarlo.
Eleanor, tornò con un vestito nero, con una grande scollatura sul retro. Harry rimase a bocca aperta.
«Ho capito, noi due dobbiamo fare due chiacchiere!», disse alzandosi e portandola via, mentre io scoppiai a ridere.
Un paio d’ore dopo, uscimmo dal negozio con tantissime buste, che posammo nella macchina di Harry.
«Bene, credo che noi possiamo andare, adesso!», esclamò Louis.
«Andare, dove?», chiese Eleanor.
«A fare quella cosa, non ricordi?», disse guardandola strana e notai che le faceva l’occhiolino.
La ragazza non capiva, Louis la prese sotto braccio portandola via e ci salutò con la mano.
Lei riuscì a sfuggirgli e mi corse incontro abbracciandomi ed io ricambiai.
Quando sciolse l’abbraccio, mi prese per le spalle.
«Sono contenta che tu stia bene!»
Con la coda dell’occhio, notai che i due ragazzi alzarono gli occhi al cielo, ma lo lasciai passare.
Quando i due fidanzati ci lasciarono soli, lui mi prese per mano, intrecciando le nostre dita.
«Andiamo a casa?», chiesi.
«Certo, ma vorresti fare un giro, prima?»
Passeggiammo in un parco mano nella mano e mi limitai ad ammirare gli alberi in fiore. Fui attirata dai quei colori vivaci ed i miei occhi luccicavano alla sola visione.
«Ti va un gelato?», chiese ad un certo punto, indicando il carretto dei gelati infondo al viale.
Ci avvicinammo e miei occhi si posarono sui gusti. Non conoscevo nessuno di quelli e cercai di sforzare la mente.
«Vuoi che scelga io per te?», chiese vedendomi in difficoltà.
Annuii con la testa e li osservò attentamente anche lui. Credo che cercasse di scoprire quale fosse il mio preferito.
«Due coni al cocco, per favore», disse dopo un po’.
Continuammo il nostro giro, mangiando i gelati. Era squisito e lo finii dopo qualche secondo.
«Ho fatto una buona scelta?»
Mi girai a guardarlo.
«Ottima!»
La sera, stava scendendo lentamente e ci sedemmo su di una panchina a riposare. Stanca, appoggiai la testa sulla sua spalla.
«Puoi stenderti sulle mie gambe, se vuoi!»
Non me lo feci ripetere due volte, e in un attimo fui stesa, anche se con un po’ d’imbarazzo.

 
Harry.

 
Non avevamo molto da parlare, così fummo in silenzio entrambi. Ebbi del tempo per pensare, ed arrivai alla conclusione di dirle tutta la verità. Non meritava di essere presa in giro e senza accorgemene, iniziai ad accarezzarle i capelli.
Guardavo nel vuoto e dopo aver schiarito la voce, iniziai a parlare.
«Abbie… ti dirò la verità! Tutto quello che ti ho detto… su di noi… non è vero nulla! Ho inventato tutto solo per restarti accanto, perché… beh, tu mi piaci! Noi due, in realtà… non ci siamo mai conosciuti… prima di ieri sera!»
Scostai subito la mano, aspettandomi una brutta reazione… ma lei non si mosse!
«Abbie, mi hai ascoltato?»
Le appoggiai una mano sulla spalla e la mossi leggermente per riuscire a guardarla in faccia. Stava dormendo!
Aveva il volto rilassato e dormiva beatamente.
Con le nocche, le accarezzai delicatamente la guancia vellutata.
Fui tentato di darle un bacio, ma mi trattenni: questo, non l’avrei mai fatto alle sue spalle!
Nel frattempo, la sera, era ormai giunta.

 
Abbie.

 
“Scappavo via, dai quei uomini. Erano più di mille!
Uno di loro mi prese, ma mi lasciò andare subito grazie ad… Harry!!
In molti lo assalirono e iniziarono a picchiarlo, mentre io venivo trascinata al lato opposto.
«Abbie, Abbie…», urlava.
«Harry! No, lasciatelo andare… vi prego! Lasciatelo…»”


I miei occhi pieni di lacrime, si aprirono nell’oscurità ed io mi agitavo affannata.
«No! Harry, no…», urlai.
La luce della bajour, si accese all’improvviso e qualcuno mi prese la mano.
«Ehi, ehi, Abbie! Calma! Sono qui, Abbie!»
Mi fermai e strizzando gli occhi, focalizzai il suo volto e capii di stare nel letto.
Mi guardò con terrore, non capendo che mi stesse succedendo. Iniziai a singhiozzare e lui lentamente scivolò sotto le coperte, avvolgendomi a sé.
Appoggiò il mento sul mio capo ed io mi strinsi al suo petto, continuando a piangere.
«Un brutto sogno, piccola… è stato solo un brutto sogno!», disse accarezzandomi i capelli.
Tirai su col naso e mi asciugai gli occhi, inutilmente.
«Non lasciarmi mai… ti prego!!»
Lui strinse di più la presa.
«Mai!!»

Martina's Post.
Ciaoo a tutteee :D Mi scuso prima di tutto per l'enorme ritardo, ma tra scuola e vari impegni, non sto avendo tempo per scrivere e mi dispiace :( Comunque, rieccomi con un nuovo capitolo e spero che sia stato di vostro gradimento :)
Ringraziooo tutti i visitatori e chi recensisce C: <3
                                                                                                                   Marti.

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Capitolo 5
*** Don't say the word with "L". ***


Don't say the word with "L".

Al mio risveglio, mi sentii vuota…
Si, la mia testa era vuota, ma non intendevo quello…
Era come se una parte di me, si fosse distaccata mentre dormivo!
Aprii dopo un po’ gli occhi, e mentre li lasciai ad abituarsi alla luce, pensai al sogno di quella notte. O meglio, incubo!!
Perché volevo che non gli facessero del male?? Infondo, lo conoscevo appena… almeno, non prima che la mia testa si svuotasse come un distributore di caramelle!
Fissavo il soffitto, portai una mano alla mia destra… ma trovò solo il materasso.
«Harry?»
Mi girai, ma non c’era nessuno.
Dopo essermi messa seduta, mi stiracchiai e appoggiando i piedi per terra, trovai la moquette fin troppo morbida.
Mi feci per alzare, quando un urlo e il “pavimento” non molto stabile, mi fecero cascare per terra.
«Abbie, ma che fai?», urlò portandosi le mani alla pancia, con un’espressione di dolore.
«Scusa!! Non ti avevo visto!!», dissi cercando di non ridere, ma non riuscii a trattenermi e scoppiai in una risata lunghissima.
La cosa più buffa, era la sua faccia nel guardarmi divertita, ma qualche secondo dopo, cedette anche lui.
«Basta, mi fa male la pancia!», urlai continuando a ridere come un’isterica.
«Proprio tu mi parli di mal di pancia?? Ci mancava poco che rimettessi la cena di ieri sera!!», disse facendo lo stesso.
Dopo cinque minuti precisi, smettemmo di ridere e mi aiutò ad alzare da terra.
«Vado in bagno»
«Vai, vai… ma sappilo che sono un tipo vendicativo!!»
Feci una doccia rinfrescante e uscendo dal bagno, mi ritrovai lui saltarmi davanti e urlando “Boo!”
Rimasi impassibile.
«Per te, questa, è una vendetta??»
Incrociai le braccia e alzai un sopracciglio.
«No, certo che no!!... mi hai preso per un bambino di cinque anni?», disse facendo lo stesso.
«No, ma ci sei vicino!»
Prima che potesse ribattere, andai giù.
La porta della cucina era semichiusa e insospettita, passai per il salotto. Come avevo previsto, Harry aveva architettato uno scherzo.
«Aiuto, Harry! Sono in pericolo, aiuto!»
Dal piano di sopra, senti dei rumori assordati e in un secondo fu in cucina. Un secchio d’acqua gelata, gli cadde dritto in testa.
Divertita, mi buttai a terra dal ridere.
«Non ci posso credere… sei caduto nel tuo stesso tranello!»
Stavo morendo dalle risate, ma lui era rimasto a guardarmi con le mani ai fianchi.
«Lo trovi divertente?», disse indicandosi.
Mi fermai, lo guardai e per risposta continuai a ridere. Lui offeso, uscì dalla stanza.
«Dai, Harry, non fare il permaloso…»
Nessuna risposta!
«Harry??»
Mi alzai dal pavimento e uscii dalla cucina. Era sparito nel nulla!
Il senso di colpa mi assalì subito. Avevo esagerato e gli dovevo delle scuse…
All’improvviso, due braccia bagnate, mi avvolsero da dietro e mi alzarono da terra.
«Ci sei cascata, fifona!!»
Mi lasciò cadere sul divano e si buttò su di me. Riprendemmo a ridere come due bambini.
Tutto questo si fermò, quando i nostri occhi si incrociarono.
Iniziò ad avvicinarsi… ma io lo bloccai subito con le mani al petto.
«No, Harry…»
«Ma, Abbie, io ti a…»
«No, non dire la parola con la “A”!»
Perplesso, si alzò a sedere ed io feci lo stesso.
«Ascoltami… io non sono ancora pronta! So che noi due stiamo insieme, ma tutto quello che abbiamo vissuto, io non lo ricordo più! Ai miei occhi, adesso, non sei che solo… un amico, la persona di cui mi fido… quello che per te potrebbe essere un continuo, per me è soltanto l’inizio»
Dopo ciò, silenzio totale, solo un guardarsi l’uno con l’altro. La tensione che c’era tra noi, era irritante.
«E questo, quando lo hai capito?», chiese dopo un po’ con la voce rotta.
«Ieri, al parco! Mentre ero sulle tue gambe, mi sentivo come se stessi fingendo, perché non riesco ancora a comprendere i miei sentimenti! Non posso andare avanti, se non provo lo stesso che provi per me…»
«Allora, perché stanotte mi hai chiesto di non lasciarti, di starti vicino…»
«Perché è così, Harry!», dissi prendendogli una mano, «Non ti ho chiesto di starmi lontano! Anche se sono confusa, ti chiedo comunque di starmi accanto… riesci a capirmi?»
I suoi occhi, divennero lucidi, e girò la testa da un lato. Sconfitta, portai le mani in grembo e lì tenni fisso il mio sguardo.
Lo sentii sospirare e si avvicinò di più.
«Come ho detto, non ti abbandonerò mai. Anche se questo che mi hai detto, mi fa star male, sono disposto a ricominciare d’accapo per te! Come se nulla fosse successo!»
Mi diede un bacio delicato sulla fronte e mi lasciò da sola, salendo le scale.

 
Harry.
 
«Se avessi fatto uscire la storia dello “stare insieme” un po’ più avanti, a quest’ora, non saresti così! Oppure, bastava che dicessi tutta la verità fin dall’inizio e sarebbe finita lì!»
Dopo essermi ripreso dalle parole di Abbie, chiamai subito Louis.
Che cosa avevo in mente? Di sparare qualche balla e lei sarebbe caduta ai miei piedi? Ho fatto tutto troppo in fretta!
«Hai ragione, amico, ma solo adesso l’ho capito! Alla fine, a risentirne, sono solo io… infondo, lei non ne ha colpa! Se lei non sente niente, è perché non ha mai provato nulla per me!»
«Ma a te piace…»
«Da morire!», dissi affondando la testa nella trapunta.
Al di là della cornetta, Louis non parlò per un po’.
«Devi farlo, Harry! Corri a dirle la verità… ora o mai più!», sbottò.
Stetti in silenzio a pensare, e dopo qualche secondo…
«D’accordo, lo farò! Oggi, quando verrai, lo vedrai con i tuoi occhi… o, semplicemente, non vedrai nessuna traccia di Abbie»
Attaccai e scesi deciso per raggiungere la cucina.
Appena entrai, si girò e la vidi in grembiule, tutta sporca, vicino ai fornelli.
«Ehi, stavo preparando la colazione, per scusarmi di non essere stata chiara con te fin da subito. Non sono una cuoca provetta, ma… ti piacciono le uova all’occhio di bue?»
Tutto il discorso che mi ero preparato, evaporò nell’aria. Accidenti!!
«Abbie, non devi…»
«Si, io devo!! E non mi fermerai!», disse tornando sulla padella.
«No, non hai capito! Abbie, io…»
«Dimmi, Harry!»
«Ehm… le sai fare anche strapazzate?»

Martina's Post.
Seraaaa :)
Finalmente sono riuscita a continuare!! Cosa ne prensate del capitolo? Ditemi la vostra :D Ringrazioooo tutti i visitatori e chi recensisceee :)
                                                                                                                   Marti.

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Capitolo 6
*** The truth. ***


The truth.

Dopo aver mangiato, posai le posate nel piatto e iniziai a parlare.
«Abbie, in realtà, c’è una cosa che dovrei dirti!»
«Ok, ma basta che non sia qualcosa di traumatico! In un solo giorno, ho scoperto di non sapere nulla di me, di stare con un deficiente, di avere una migliore amica pazza… cos’altro dovrei sapere?»
Cavolo! Perché riusciva sempre a prendermi contro piede?
«Niente! Soltanto che, la colazione era ottima!», dissi toccandomi la pancia e alzandomi dalla sedia. Lei mi bloccò per una mano, prima che me ne potessi andare.
«Dimmelo, ti prego!»
Stavolta, non avevo scampo…
 
Abbie.
 
Andai ad aprire la porta, ed erano Louis ed Eleanor.
«Ehi, ciao!», dissi sorridente.
«Oh, vedo che hai preso bene la notizia!», esclamò Louis.
«Perché? Non è una cosa grave!», dissi facendoli entrare.
Sgranò gli occhi e mi guardò dritto in faccia.
«Come? Sei sicura di parlare della stessa cosa?»
«Del fatto che viviamo a Londra, certo! Non ci vedo nulla di male», dissi facendo spallucce.
Louis rimase colpito e in quel momento, arrivò Harry.
«Ciao, ragazzi!»
«Harry! Vedo che glielo hai detto!», disse in modo sarcastico.
Io non ci stavo a capire nulla!
«Cambiamo discorso!», si intromise Eleanor, «Io ed Lou, abbiamo deciso di farti un pensierino. Abbiamo pensato che ti sarebbe servito»
Mi porse una busta verde a pois rosa e la presi. Scartai la carta ed era… un iPhone 5!!
«Oh, no… non posso accettarlo!», dissi riporgendoglielo.
«Si, che puoi!», disse spingendomelo indietro.
«No, invece!»
«Si, che puoi!»
«No, invece!»
Continuammo così per un po’, quando Louis stufato, ce lo tolse da mano e lo chiuse tra le mie.
«Abbie!! Prendilo e basta! Vedilo come il nostro regalo di Natale in anticipo, ok?»
A quel punto, dovetti cedere e li ringraziai.
Tra Harry e Louis, non c’era un buon scambio di sguardi ed Eleanor se ne accorse.
«Tesoro, andiamo di sopra, così ti mostro come funziona!»
Mi prese sotto braccio e andammo nella mia camera.
 
Harry.
 
Le ragazze andarono di sopra. Eravamo rimasti solo io e lui.
«Bravo Harry, hai detto la verità!», disse appoggiandomi una mano sulla spalla, «Ma non è questo che le dovevi dire!», urlò.
«Shhh, vuoi che ti senta?», feci con un dito sulla bocca.
«Meglio! Così lo saprà, finalmente! Ti abbiamo appoggiato fino adesso, ma ora basta! Cosa farai quando ti chiederà della sua famiglia, dei suoi amici… che le dirai?»
«Sono pronto a correre questi rischi!! Quando saremo a Londra, tutto cambierà! Io la amo, e…»
«Harry, abbiamo affrontato questo discorso già due volte!»
«E lo riaprirò altre centomila volte, se è necessario, fino a quando non lo capirai: IO NON VOGLIO PERDERLA!»
 
Abbie.
 
«Ed è questo il modo, con cui puoi accedere ad internet»
Eleanor mi stava mostrando l’ennesima applicazione ed io mi stesi sul letto, a fissare il soffitto.
«El, posso farti una domanda?»
«Tutto quello che vuoi!»
Scivolò al mio fianco e mi prese la mano.
«Cosa sta succedendo tra Harry e Louis?»
«Niente di cui preoccuparsi! Hanno le loro discussioni da… migliori amici!»
La risposta non mi convinse molto, ma mi limitai a chiudere gli occhi e a riposare la mente.
«Posso fartene una io?», chiese girandosi verso di me su un lato e appoggiandosi su di una mano.
«Di che genere?»
«Potrebbe essere scontata, visto che state insieme, ma… ti piace Harry?»
Spalancai gli occhi e la guardai.
«Non credo sia molto scontata!»
«In che senso?»
Mi misi a sedere e lei fece lo stesso.
«Non lo so, in realtà! Per saperlo, dovrei mettere prima delle cose in chiaro su me stessa, dopodiché, cercherò di capire i miei sentimenti ed avrò bisogno molto aiuto per questo…»
Eleanor, appoggiò le sue mani sulle mie e mi guardò con occhi dolci.
«L’aiuto che cerchi, lo trovi davanti a te. Sarò sempre al tuo fianco, ogni volta che lo vorrai e da oggi volteremo pagina, così avrai modo di “riconoscere me” ed io la nuova te!»
Il sorriso che le apparve in volto, mi fece quasi commuovere, perché ti trasmetteva sicurezza, ma soprattutto… amicizia!
«Proprio questa risposta mi aspettavo, migliore amica!»
Mi buttai tra le sue braccia e ci stringemmo forte.
Sentivo che con lei, avrei avuto un rapporto speciale!



Martina's Post.
Seraaaa :) Eccomi con il continuo e devo dire che l'amicizia tra Abbie ed Eleanor mi fa impazzireee *-* è troppo dolce quella ragazza ^_^ Come vi è sembratoo il capitolooo?? Harry ha affermato che non avrà intenzione di dirle niente, voi che ne pensateee? Ditemi la vostra :D Ringraziooo tutti i visitatori e chi recensirà C: vi vogliooo beneee ^^
                                                                                                             Marti.

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Capitolo 7
*** In the airplane. ***


In the airplane.

Harry.
 
«Starà da me!!»
«Che cosa? Non se ne parla neanche!»
Incrociai le braccia e guardai in cagnesco la bruna.
«Vuoi dirmi che lei alloggerà nella casa con te e Louis?»
Lo guardai, facemmo spallucce e tornai su di lei.
«Certo!»
Eleanor rimase a fissarmi impassibile.
«Verrà a casa mia! Fine della discussione!»
Iniziò a raccogliere le sue cose ed io sbuffai. Quando si impuntava su delle cose, era intrattabile.
«Dov’è adesso?»
«A letto, si è addormentata mentre le raccontavo di quando facevo la babysitter»
«Avrei fatto lo stesso!», mi bisbigliò Louis.
Gli arrivò uno schiaffetto dietro la testa e guardò la ragazza.
«Ma lo sai che scherzo, amore mio!»
«Certo, ora fila a casa, Peter Pan!»
Lo iniziò a spingere verso l’uscita.
«Oh, mi ci porti tu, Wendy?»
«Smettila, pagliaccio!»
Scuotendo la testa e ridendo, chiusi la porta alle loro spalle.

 
Abbie.
 

«Ehi, Abbie, sveglia! L’auto è partita da soli dieci minuti e già ti sei addormentata!»
Sbarrai gli occhi e vidi di stare nel taxi che ci conduceva all’aeroporto di Los Angeles: il LAX.
«Scusa, ieri ho dormito poco»
Infatti, la sera prima, io ed Eleanor restammo a parlare fino a tardi per recuperare tutti gli anni persi, ma per la stanchezza, mi addormentai mentre mi parlava del suo lavoro da babysitter. Quella mattina, mi svegliai con un piumone addosso e durante la colazione, Harry mi spiegò i dettagli del viaggio.
Feci un gran sbadiglio e mi stiracchiai la schiena.
«Il viaggio sarà lungo e ti voglio ben sveglia»
«Stai tranquillo… Hazza!»
«Oh, no, quel nomignolo ridicolo!»
Si portò una mano sui gli occhi ed io scoppiai a ridere.
«Eleanor mi ha raccontato tutto: Hazza e Tommo, due supereroi, un solo potere!», dissi indicandolo, come se fosse scritto davanti a noi. Continuai a ridere e anche lui fu contagiato.
«Avevamo solo otto anni, Abbie!»
«Scusa, pensavo fosse la tua età attuale, mister salto-da-dietro-la-porta-e-urlo-boo»
«Oh, la devo dissentire, miss fingo-di-essere-in-pericolo»
Asciugai le lacrime agli angoli degli occhi, ma non smisi di ridere.
«Va bene, ho esagerato. Ma tu volevi buttarmi addosso un secchio d’acqua gelata!»
«Si, ma ti ricordo, che è arrivato sulla mia testa. Sai quanto ci è voluto per asciugarli e metterli in ordine?», chiese indicandosi i capelli.
«Mi dispiace, piccolo Hazza!»
Presi a scompigliarglieli, ma lui attaccò con il solletico.
Dopo un quarto d’ora, arrivammo all’aeroporto e fuori, trovammo i due fidanzati. Corsi ad abbracciare la mia amica e diedi il cinque a Louis.
«Giorno El e Tommo!»
Lui spalancò la bocca guardando l’amico, mentre lei scoppiò a ridere.
«Non guardare me, è tutta opera della tua ragazza!», ammise Harry.
Dopo aver fatto il check-in, dovemmo attendere un’ora, prima di imbarcarci.
Io ed El, andammo in una libreria ed io iniziai a sfogliare qualche libro…
“«Lasciami almeno spiegare», disse Nathan”
Nathan! Quel nome mi rimbombò nella testa. Aveva qualcosa di familiare, ma la mia mente, pur sforzandosi, non riusciva a collegarlo con niente.
«Abbie, andiamo?»
«Certo»
Riposai il libro sullo scaffale e raggiungemmo i ragazzi.
Passò un po’ di tempo e un altoparlante annunciò, finalmente, il nostro volo.
A me ed Eleanor, ci capitarono due posti in quelli da tre centrali, mentre Harry e Louis, sedevano qualche posto più avanti, ma a quelli a due e sulla nostra destra.
Il posto alla mia sinistra era vuoto.
Le mie mani, iniziarono a tremare e la testa mi prese a girare. Ero nel panico!
«Hai paura dell’aereo?», mi chiese El.
«No, cosa te lo fa pensare?»
«Mi hai preso la mano e me la stai stringendo maledettamente!»
La lasciai andare subito e mi portai le mani agli occhi, appoggiandomi allo schienale.
«Stai tranquilla, vado a prenderti dell’acqua»
Si alzò e andò in direzione della cabina delle hostess.
Sentii qualcuno sedermi a sinistra, e aprii leggermente le dita, per vedere chi fosse.
«Ciao!»
Era un ragazzo biondo, con occhi azzurri, dai tratti visibilmente irlandesi e abbassai le mani.
«Sono Niall!»
Allungò una mano verso di me e, con cautela, gliela strinsi.
«Primo volo?»
«Si nota tanto?»
«Abbastanza! Sono seduto qualche posto dietro e vedendoti sola, sono venuto a salutarti! Tu sei?»
«Abbie! Ma, io…»
«Sai, io viaggio spesso, faccio sempre avanti indietro dall’Irlanda all’America e viceversa, per via dello studio…»
Iniziò a parlare a raffica, senza smettere mai un secondo, quando arrivò qualcuno e si intromise.
«Problemi?»
«Mmm, no! Sto conversando con la ragazza, se non ti dispiace!»
«Mi dispiace, invece! Sono il suo ragazzo!»
«Harry!», urlai.
«Ragazzo, eh? Allora, perché stavi lì davanti e non la pensavi? Un attimo fa, era nel panico!»
«Questi non sono affari tuoi…»
Iniziò ad avvicinarsi minacciosamente, ma fui pronta ad alzarmi e a dividere i due.
«Basta! Harry, il ragazzo mi stava facendo un po’ di compagnia e Niall, ti ringrazio, ma qui è seduta una mia amica, puoi stare tranquillo!»
«Non ha, comunque, il diritto di parlarmi in questo modo!»
«Io ti parlo come mi pare, biondino…»
«Ragazzi, devo interrompere la vostra discussione, perché l’aereo sta per decollare. Vi chiedo di sedervi e di allacciare le cinture di sicurezza. Per favore, in volo, niente scenate del genere, gli altri passeggeri si stanno innervosendo!»
Una hostess li fermò giusto in tempo, grazie al cielo.
I due si guardarono in cagnesco e tornarono ai propri posti.
Eleanor, arrivò dopo un secondo.
«Scusa, ho dovuto litigare con una bionda bisbetica che non voleva darmi un bicchiere d’acqua minerale… mi sono persa qualcosa?»
«E che ti sei persa!!»

Martina's Post.
Buona domenicaaa a todossss :P
Eh siii, con le vacanze natalize, sono ritornataaa, yeee :P Che direee, questo capitolo è il mio preferito e ho riso da sola scrivendolo :P Ora devo solo spremermi e fare uscire il continuo, che scriverò stasera :) Voi cosa ne pensate??
Ringrazio tutti i visitatori, chi sta recinsendo e chi recensirà e chi sta seguendo la mia storia ^^ sono contenta che ad alcune di voi piaccia :D Un bacioo grande, grande e se entro dopodomani non posto niente: VI AUGURO UN BUON NATALE A TUTTE ^^
                                                                                                               Marti.

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Capitolo 8
*** Do we bet... a kiss? ***


Do we bet... a kiss?

L’aereo atterrò verso le due e mezza per uno scalo, all’aeroporto di New York. Ci fermammo in un ristoro a pranzare e ordinammo cose leggere. Mentre ero intenta a mangiare dell’insalata, Eleanor fece scivolare sul tavolino, verso di me, un volantino.
«La Statua della Libertà?»
«Esatto! Per far passare le ore, andremo lì»
Come darle torto! Quattro ore in aeroporto, sarebbe stato l’inferno! Con un taxi, ci recammo al traghetto che ci portò sull’isola, dove è presente il monumento e dopo varie scalinate, raggiungemmo la cima. Il panorama era mozzafiato!!
Quel momento, mi sarebbe stato impresso per sempre nella mente, a meno che non avessi perso di nuovo la memoria.
Dopo aver fissato per un po’ i grattaceli, facemmo un giro tra i negozietti di souvenir e tornammo sulla terra ferma. Camminammo tra le strade affollate della Grande Mela e nel frattempo, mi fermavo in altri negozi.
«Ti aspettiamo nel taxi difronte»
Eleanor mi lasciò sola nell’ultimo negozio, mentre stavo comprando dei vestiti. Soddisfatta del mio acquisto, uscii e mi infilai nell’auto.
Questa, partì subito.
«Scusate, ma ho visto delle sciarpe meravigliose…»
Mi girai a sinistra, ma invece dei miei amici, trovai un sorriso a trentadue denti.
«Abbie!»
«Niall?!? Che ci fai nel nostro taxi?»
«Nel nostro? Sei nel mio taxi! Ero appena entrato e dopo due secondi, sei salita nello stesso!»
«Co-come? Ma i ragazzi, mi avevano detto…»
«Ho capito, hai sbagliato macchina. Mi scusi autista, potrebbe tornare indietro? La mia amica dovrebbe scendere»
«Mi dispiace, signore, ma oggi essere grande traffico ed io non potere fare marcia indietro! Se volere, io fare scendere lei qui»
Mi lasciai cadere sullo schienale e portai una mano alla fronte.
«Come faccio adesso?»
«Se ti può interessare, adesso starei tornando in aeroporto. È lì che devi andare, no?»
«Si, ma gli altri potrebbero preoccuparsi non vedendomi e a quel punto succederebbe un casino: mi cercheranno, perderanno l’aereo…»
«Ehi, calma! Prendi fiato e respira!»
Respirai profondamente e la mia faccia, da rossa, si schiarì.
«Bene, adesso, hai un cellulare per avvertirli?»
«Si, ma non so ancora bene come funziona…»
Dalla borsa, cacciai il mio iPhone e lo prese subito tra le mani, sfogliando la rubrica.
«Harry! Così si chiama il tuo ragazzo?»
«Non è il mio… lascia stare e chiama!»
Portai il cellulare all’orecchio e rispose dopo mezzo squillo.
«Abbie, dove sei finita? Sei scomparsa! Ti stiamo cercando da per tutto, dove sei?...»
«Hazza, stai zitto e ascolta!! Per sbaglio, sono finita su un altro taxi e sono in direzione dell’aeroporto. State tranquilli, ci incontreremo all’entrata»
Dopo averli rassicurati, attaccai e ci fu silenzio.
«Allora, il destino ha voluto che noi ci rincontrassimo, non è così?»
Fu lui a spezzarlo e mi guardò ammiccando.
«Senti, non complicare le cose di già quanto non lo siano!»
Appoggiai la testa sulla mano e presi a guardare fuori dal finestrino.
«Andiamo, non puoi fare finta di nulla! Non pensi che questa cosa sia strana?»
«No, ho altre cose più importanti a cui pensare, che ad una stupida coincidenza! Voglio solo arrivare presto e rivedere i miei amici!»
Altro silenzio, che fu subito interrotto nuovamente dalla sua voce.
«Scommetto che, dopo questa, ci rivedremo ancora!»
«Nei tuoi sogni, biondo!»
«Può darsi, ma scherzi a parte, scommettiamo?»
Allungò una mano verso di me e mi guardò con aria di sfida.
«E cosa vorresti scommettere, sentiamo?», dissi portando le mani ai fianchi.
«Niente di che, solamente… un bacio!»
«Non se ne parla!»
«Oh, beh, se credi di non rincontrarmi, non vedo perché non dovresti accettare. Significa, che sai che infondo è vero»
Senza pensarci due volte, strinsi la mano dell’irlandese e la stritolai.
«D’accordo, Niall. Guarda bene questo viso, perché non lo rivedrai mai più e starà lontano dalle tue labbra per sempre, chiaro?»
«Chiaro! Ma ricorda: non c’è due senza tre!»
Staccammo le nostre mani e l’auto si fermò dopo cinque minuti.
 
Harry.
 
Guardai Eleanor correrle incontro e abbracciarla piangendo. Nel vederla, tirai un sospiro e quasi scoppiavo in lacrime anche io, ma il sorriso sul mio volto, scomparve e le mie mani si chiusero in due pugni vedendo scendere qualcuno dalla macchina.
«Tu!!»
Andai verso lui e lo presi per il colletto della camicia, lasciando cadere gli occhiali da sole che aveva appena indossato.
«Sei stato tu, a farla salire su quest'auto, non é così? Li conosco i tipi come te e ne ho avuto a che fare proprio l'altro giorno... non ti conviene sapere come li ho conciati...»
Abbie corse subito in suo aiuto e ci divise bruscamente.
«Harry, basta! La colpa é mia, prenditela con me se vuoi, ma lascialo stare...»
«Perché non fai il bravo e non ascolti la tua ragazza, riccio?»
Si girò furiosa verso lui.
«Farai meglio a stare zitto, ficcanaso, o a riempirti di botte sarò io! Se stiamo insieme o no, non é un tuo problema! Ti ringrazio del passaggio, ora, puoi andare!»
Il biondo raccolse gli occhiali ancora in tatti da terra e andò via. «Ehi, aspetta!», lo fermai.
«Visto che sono un tipo corretto, dimmi quanto ti devo»
Cacciai il portafoglio dalla tasca del jeans e mi guardò come se avessi fatto una battuta.
«Non preoccuparti, amico, vedilo come... un debito nei tuoi confronti!»
Detto questo, si dileguò. Ero pronto ad andargli a spaccare quella sua finta faccia d'angioletto, ma Abbie mi fermò per un braccio e con uno sguardo, mi fece capire di lasciar perdere.

Martina's Post.
Ciauuu a tuttiii :D
Spero che stiate passando delle belle vacanze natalizie ^^ ed io, per regalo, vi porto un'altro nuovo capitolo C: sempre se per voi sia un regalo... non so x'D Vi piace? Come vi sembra il carattere che ho dato a Niall? A me fa solo ridere xP Fatemelo sapere ^^ Ringrazioo tutti, da chi visita a chi recensisce :)
Concludo col dirvi...
                                            BUONE FESTE A TUTTI VOI!!
                                                                                                                            Marti.

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Capitolo 9
*** A strange dream. ***


A strange dream.

Nell’aereo in direzione di Oslo, ultimo scalo, io ed El sedevamo nei due posti dietro ai ragazzi, che ogni tanto sbucavano da dietro ai loro sedili, facendoci qualche battuta.
Con il calar della sera, mi sentii stanca e non vedevo l’ora di arrivare in Inghilterra.
«Coperte e cuscini, signori?»
Le hostess iniziarono a distribuire delle coperte e dei cuscini blu, per passare la notte con comodità.
Mi sfilai le scarpe e issai i piedi sul mio sedile, e dopo aver appoggiato la testa sul cuscino ed essermi coperta, caddi in un sonno profondo.
 
La festa era uno schifo!
Per non parlare del posto, poi: una squallida discoteca.
Chissà a cosa pensava mio zio, mentre la organizzava! Al posto del cervello, ha un criceto che gira su di una ruota!
Ero seduta da sola, vicino al bancone delle bibite e guardavo con orrore i ragazzi ballare in mezzo a quelle luci colorate intermittenti e a tempo di una musica assordante.
La mia migliore amica, mi si avvicinò saltellando, muovendo la sua chioma rossa.
«Abbie, vieni a ballare, su! È il tuo compleanno!», urlò per farsi sentire.
«Grace, non ne ho voglia!»
Prese posto sullo sgabello difronte e ordinò un drink alcolico.
«Ci stiamo divertendo tutti, perché fai la musona?»
«Perché non mi piace questo posto e voglio tornamene a casa!»
Sbuffò e continuò a bere la sua bibita.
Ad un certo punto, la musica si fece più alta e visto che la testa mi scoppiava, mi alzai per andare in bagno.
Per poco, non entravo in quello dei ragazzi e appena aprii la porta dell’altro, una puzza di fumo si infiltrò nelle mie narici, facendomi tossire. Con una mano, la sventolai via e quando oltrepassai il muro, vidi una scena orribile: una coscia seminuda appoggiata sul suo fianco, sorretta dalla sua mano, delle mani tra i suoi capelli e baciava freneticamente una bionda, appoggiata ai lavandini. Sembrava volesse risucchiarle le labbra!
«Non ci posso credere!»
Si girò staccandosi da quella, tutto spettinato e con le sfumature di rossetto sulla bocca. Andai via, velocemente, da quel posto e prendendo le mie cose, uscii fuori al parcheggio, dove mi raggiunse.
«Abbie, aspetta…»
Mi prese una mano per farmi girare, ma gli arrivò dritta sulla guancia sinistra, lasciandogli il segno.
«Sei uno stronzo! Ti lascio un attimo solo e ti ritrovo nel bagno delle femmine a sbaciucchiarti con una troietta! Mi fai schifo!», urlai.
Nel frattempo, alcuni nostri amici, uscirono fuori ad assistere la scena e Grace era in prima fila, con le mani sulla bocca.
I miei occhi iniziarono ad inumidirsi, ma dentro ero una furia. Cercò di avvicinarsi, ma indietreggiai.
«Nathan, non ti azzardare a toccarmi! Se fai un altro passo, ti do un calcio nelle palle!»
«Lasciami spiegare…»
Tentò di nuovo di accostarsi e, come promesso, gli diedi un calcio nell’inguine. Si accasciò a terra dolorante, sotto gli occhi stupiti di tutti.
«Non voglio vederti più, coglione! Non cercarmi!»
Detto questo, mi girai e andai via.
 
Qualcosa, solleticò la mia fronte e mi svegliai. Ero appoggiata con la testa sulla spalla di… Harry?!?
«Che ci fai al posto di Eleanor?»
Erano stati i suoi ricci a svegliarmi e stava dormendo anche lui.
«Io, io… non credevo ti svegliassi così presto…»
Guardai fuori al finestrino e c’era la luce del sole.
«Ma se è giorno!»
Non sapendo che dire, si alzò e si rimise al suo posto, facendo ritornare El.
«Perché avete scambiato di posto?»
«Beh, perché… volevo stare un po’ vicino a Louis e ho chiesto ad Harry di scambiarci!», disse mostrandomi i denti.
Indossai le scarpe e una hostess venne a ritirare i cuscini e le coperte e ci chiese di allacciare le cinture per la discesa.
Ad Oslo, restammo per due ore circa e riprendemmo il volo.
Verso mezzogiorno, atterrammo a Londra. Ci avvicinammo al nastro trasportatore, per recuperare le nostre valigie, dopodiché uscimmo fuori, dove ci attendevano due taxi. Mentre stavo posando il mio bagaglio, notai un altro nome su di esso: Niall.
«Oh, no!»
«Cosa c’è?»
«Ho preso la valigia di qualcun altro! Torno indietro e se sarò fortunata, troverò il proprietario!»
«Vuoi che ti accompagni?», chiese Harry.
«Non preoccuparti, faccio da sola», dissi sorridendogli.
Rientrai dentro, dove mi avvicinai con il trolley al bancone delle informazioni.
“Attenzione, un certo Niall Horan, è pregato di avvicinarsi al banco delle informazioni, grazie!”
In mezzo alla folla, vidi arrivare una chioma bionda e feci finta di guardare da un’altra parte.
«Ciao, bella!», esclamò.
«Poche chiacchiere, ridammi la mia valigia e ognuno andrà per la sua strada, ok?»
La presi e andavi via.
«Ehi, non dimentichi qualcosa?», mi fermò.
«Ah, scusa, me ne ero completamente dimenticata!»
Tornai da lui, appoggiai la mano sulla sua spalla e fece un sorriso malizioso.
«A mai più!»
Iniziai a correre verso l’uscita, lasciandolo di stucco.
Salutammo i ragazzi, partimmo per tornare a casa e arrivate, mi fece fare il giro di quest’ultima.
«E questa è la tua stanza!»
Aprii una porta e all’interno era molto bella e raffinata.
«Mi piace molto, ma ti dispiace se dormo con te?», chiesi facendo gli occhi da cucciolo.
«D’accordo!», rispose sorridente.
Mi guidò fino alla sua camera e mi fece appoggiare le borse.
«Aspetta qui, vado a prendere una persona!»
Mi lasciò da sola ed io iniziai a riempire un armadio vuoto. Rientrò dopo una decina di minuti, con un gatto persiano, dal pelo grigio.
«Lei è Percy, la mia gattona. È di buona compagnia la notte, se hai bisogno di parlare con qualcuno!»
Le accarezzai il pelo folto e… mi ricordò vagamente un altro gattino.
«Dov’è, quando tu non ci sei?»
«Dalla mia vicina, una zitella con la casa infestata da gatti, e non mi faccio problemi a lasciarla e lei neanche, anzi, ne è contenta!»
Scoppiammo a ridere, dopodiché, passammo un po’ di tempo insieme. Quando si fece notte, andammo a dormire nel suo letto e ,in quell’attimo di pace, mi ritornò in mente il sogno.
«El, sei sveglia?»
«Si, perché?»
«Ho bisogno di raccontarti una cosa!»

Martina's Post.
Seraaa genteee :D
Tutto bene?? Alloora, finalmente il viaggio è finito, per questo mi scuso se non è ricco di dettagli, ma era diventato un po' noioso x'D Scusatemi, anche per le parolacce, ma ci stavano, o non avrebbe fatto effetto u.u :P Il prossimo capitolo, sarà più interessante, parola di Martina!! :D Ringrazioo tuttiii di cuore e noto con grande gioia che stanno aumentando chi segue la storia, quindi ringrazio voi, i visitatori e chi recensisce!! Vi adorooo <3

                                                                                             Marti.

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Capitolo 10
*** Hi mum, hi dad. ***


Hi mum, hi dad.

«Adesso conto io, voi nascondetevi!»
Papà, con i suoi lunghi baffi, si girò verso il muro e inizio a contare. Io e mio fratello scappammo, ci nascondemmo nella casetta di plastica e iniziammo a ridere silenziosamente.
«Sto arrivando!»
Lui mi fece segno di zittire e mi portai le mani alla bocca. Lo sentimmo girare per tutto il giardino, poi, il silenzio!
«Se ne è andato?», bisbigliai.
La finestrella rossa, si aprii all’improvviso e gridammo.
«Tana per voi!»
Uscimmo fuori e ci buttammo addosso a lui, sull’erba morbida.
«Bambini, il pranzo è pronto! Vale anche per te, Stephan!»
La mamma, con il suo caschetto castano chiaro, ci chiamò dalla cucina e tutti e tre, rientrammo felici. I due si schioccarono un bacio sulle labbra.
Ci sedemmo alla tavola a quattro, dove al centro spiccava un tacchino ripieno, appena tolto dal forno.
Pregammo, dopodiché, papà iniziò a tagliarlo.
 
Harry.
 
Il telefono squillò.
Aprii un occhio e sbuffai.
“Risponderà Louis!”, pensai e mi girai dall’altra parte.
Uno… due… tre squilli. Niente, il telefono non la smetteva!
Allungai una mano nel buio, alla ricerca della cornetta e, quando la trovai, la portai all’orecchio.
«Pronto?»
«Harry, sono Eleanor!»
«Che c’è?»
«Si tratta di Abbie!»
Mi alzai di scatto a sedere, con il cuore che per poco non mi sfondava il petto.
«Le è successo qualcosa?»
«No, ma… ho il presentimento, che domani chiederà della sua famiglia!»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Aspetta un momento»
Dall’altro capo, sentii dei passi e una porta chiudersi a chiave.
«Eccomi!»
«Dimmi, sono tutto orecchi!»
«Stasera, prima di andare a letto, mi ha raccontato di un suo sogno fatto in aereo ed era… così dettagliato e realistico, come se l’avesse vissuto davvero!»
«E con questo vuoi dire?»
«Secondo me, i sogni che fa, sono semplicemente i ricordi che ha dimenticato… rivive i suoi ricordi!»
«Ma è assurdo!»
«Lo so, ma stranamente è così! Andiamo Harry, nemmeno Chuck Norris fa sogni così realistici!»
«Ok, ammettiamo che sia vero… cosa c’entra adesso la famiglia?»
«A volte parla nel sonno! L’ho sentita chiamare suo padre! Quindi, tu e Louis, dovete fare delle ricerche, e intendo adesso!»
Guardai la mia sveglia… erano le cinque del mattino!!
«Ma è prestissimo!», dissi buttandomi sul cuscino.
«ORA!!»
«VA BENE!»
Stavo per riattaccare, ma mi fermò.
«Un’ultima cosa… non farla soffrire, Harry! Ha già sofferto troppo nel suo passato e, l’unico motivo per cui non le svelo nulla, è perché spero che tu la renda felice!... O ti spezzerò le ossa!»
«Sempre molto fine!»
Andai in camera di Louis, stava dormendo con un cuscino sulla testa e mi buttai su di lui.
«Ahia!»
«Non rispondere mai al telefono, tu, eh?»
Gli spiegai quello che mi aveva raccontato El e con i nostri notebook, ci mettemmo in cucina, uno difronte l’altro, a ricercare qualcosa.
Passò mezz’ora e le palpebre si facevano sempre più pesanti.
«Bingo!», urlò Louis.
Fece giusto in tempo, prima che io cadessi con la testa sulla tastiera.
«Cosa hai trovato?»
«Stampo tutto e te lo mostro!»
Corse via e tornò con dei fogli freschi di stampa, che buttò sul bancone.
«Non immaginavo che fossimo così fortunati! È di origini londinesi, è vissuta qui con la sua famiglia… fino a quando, i suoi sono morti in un incendio nella loro casa di campagna. Aveva solo sei anni, ed è stata data in affidamento alla sorella della madre, cittadina di Los Angeles. Suo fratello, di otto anni, è rimasto qui in un orfanotrofio, dopo, non se ne ha più notizie»
Lessi più volte quegli appunti e quasi mi venne da piangere, leggendo la sua tragica storia.
«Che… che cosa le raccontiamo?»
«Solo dei genitori… del fratello non sappiamo nulla… e, dell’affidamento, non ne faremo parola!»
Annuii e ritornammo nei nostri letti.
 
Abbie.
 
L’odore di caffèlatte e cornetto, mi invitò ad aprire gli occhi.
«Ehi, buongiorno, pigrona!»
«Giorno! Che ore sono?», chiesi strizzando gli occhi e sbadigliando.
Guardò sul suo orologio da polso.
«Le dieci passate»
Mi misi a sedere, presi la tazza e mi incantai, fissando la schiuma.
«Qualcosa non va?»
«El… ma i miei genitori, la mia famiglia?»
A quella mia domanda sospirò.
«Sapevo che prima o poi, l’avresti chiesto. Fai colazione, vado a chiamare Harry»
Louis venne a prenderci con la macchina e sedetti dietro con Harry.
Mi raccontò tutto e un lacrima scese sul mio viso.
Ci fermammo davanti alla cancellata di un cimitero e mi aiutò a scendere, ancora scossa.
«Aspetta, voglio comprare dei fiori»
Là vicino, c’èra un fioraio con una vasta gamma di fiori, ma quelli che mi colpirono di più, furono delle rose blu.
Le comprai e ci recammo alle tombe. Su di una collinetta, dove faceva freschetto, c’erano due lapide bianche. Su di una c’era scritto “Stephan Payne” e su l’altra “Meredith Payne”.
Posai una rosa sotto ciascuna e mi misi in ginocchio. Gli altri, mi lasciarono sola e lasciai andare le lacrime.
«Ciao mamma, ciao papà! Sono vostra figlia, Abbie. Sono qui e non ricordo nulla di voi, e questa cosa mi fa bruciare l’anima. Vorrei tanto recuperare la memoria e ricordare ogni cosa di voi… ma... non ci riesco!!»
Mi stesi per terra e scoppiai in un pianto silenzioso. Quando mi ripresi, asciugai le guance e cercai di sorridere.
«Quando ricorderò tutto, voi sarete il mio primo pensiero! Non mi resta che andare avanti per questa strada, perché…», mi alzai in piedi e raddrizzai le spalle, «… sono Abbie Payne!»

Martina's Post.
Buon sabato a tutti ^^
Questo capitolo, credo sia quello che mi è riuscito meglio... mi piace un sacco :) come vi è sembrata la storia della nostra protagonista? Ma non è finita qui, ci sono ancora molte cose da scoprire :D
Ringraziooo, come sempre, tuttiii i visitatori, chi recensisce e tutti gli altriii C:
E se non ci sentiamo...
                               UN FELICE ANNO NUOVO A TUTTI VOI!!
                                                                                                                              Marti.

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Capitolo 11
*** Strawberry Milkshake. ***


Strawberry Milkshake.

Harry.

 
Scese dalla collinetta e ci raggiunse. Aveva il viso bagnato dal pianto e mi iniziò a fissare.
Di scatto, si buttò tra le mie braccia e la strinsi forte.
In quel momento, in quell’abbraccio, capii a pieno quello che voleva dirmi, quando mi chiese di non abbandonarla: non voleva restare sola e voleva qualcuno che le stesse accanto, e che la proteggesse.
Quello, sarebbe stato il mio compito!
 
«Va avanti così da due ore! Perché non fai qualcosa?», sbottò Eleanor.
Da quando eravamo rientrati, Abbie non si scollava più dal divano e fissava il vuoto. Noi la stavamo osservando dalla cucina.
«Cosa vuoi che faccia?»
All’improvviso, sentimmo unTin ed El si avvicinò al microonde, prendendo una tazza fumante.
«L’uomo!»
Me la mise tra le mani e mi spinse in salotto.
«Ehi!», esclamai.
«Ehi», rispose con meno entusiasmo.
Si spostò di poco, per farmi spazio sul divano, e mi andai a sedere.
«Questa è per te!»
Le offrii la camomilla e la prese. Anziché berla, iniziò a fissarla e a giocarci.
Visto che nessuno dei due parlava, mi alzai per andarmene.
«Aspetta! Puoi restare, se vuoi… avrei bisogno un po’ di compagnia…»
Mi rimisi al suo fianco e la fissai.
«Ti ringrazio, per tutto quello che stai facendo… adesso, può darsi che ti sono di fastidio…»
«Non dirlo neanche per scherzo!»
Le presi le mani e iniziai a guardarla profondamente negli occhi.
«Sei tutt’altro che un fastidio! Non pensarlo mai, neanche per un momento! Ti ho fatto una promessa e la manterrò!»
Finalmente, dopo molte lacrime, sul suo volto apparve un sorriso.
«Sei un buon miglior amico, Harry!»
«Oh, miglior amico… sto facendo progressi!»
Scoppiò in una fragorosa risata, che mi riscaldò il cuore. Adoravo la sua risata e adoravo Lei!
Mi buttò le braccia al collo e aspirai il suo dolce profumo.
«Come avrei fatto senza di te?»
«Vuoi farmi morire, stasera?»
Continuò a ridere e mi buttò un cuscino in faccia.
«Posso chiederti una cosa?», le chiesi.
«Dimmi»
«Domani, verresti in un posto con me?»
 
Abbie.
 
«Mi ha chiesto di andare con lui a lavoro, capisci?»
Eleanor era seduta ai piedi del letto ed io le camminavo difronte, andando avanti e indietro.
«Allora? Non è un appuntamento, Abbie!»
«Si, ma… mi sento lo stesso… emozionata!»
Mi sedetti al suo fianco, guardando nel vuoto, con occhi sognanti.
«Ok! Ti piace!»
«Che cosa?!?»
«Andiamo, si vede lontano un miglio che…»
«No, no e no! Siamo migliori amici, punto!»
«Cosa c’è di male?? L’amore non si comanda!»
«El, in questo momento i miei sentimenti, sono in confusione e…»
«Non lo saranno per molto!»
Si alzò e aprendo la porta, mi fece una linguaccia.
«Notte, tesorino»
“Notte”, risposi mentalmente.
Mi lasciai andare sul materasso. E se avesse avuto ragione?
 
Ero seduta sul tavolo e mia madre stava passando dell’acqua ossigenata sul piccolo graffietto che mi ero fatta al ginocchio. Piangevo dal dolore. Ci mise un cerottino rosso, con degli orsacchiotti, e mi abbracciò.
«Tutto passato, piccolina mia!»
Dopo un po’, entrò mio padre e mi venne incontro.
«Se fai la brava, il tuo papà, ti porta in un posto speciale!», disse allungandosi i baffi.
Cinque minuti dopo, eravamo in macchina, in direzione di quel posto. Parcheggiò davanti ad un negozio, con una mucca sull’insegna. Mi portò dentro e ordinò due frullati alla fragola.
Lo assaggiai ed era… BUONISSIMO! Per molti, era un semplice frullato, ma per me, era la cosa più buona al mondo!
 
La mattina, stetti con Eleanor al suo negozio di vestiti. Mi piaceva guardarla mentre aiutava donne e ragazze, a scegliere gli indumenti giusti. Nel pomeriggio, raggiungemmo i ragazzi in un negozio: “Milkshake City”
Avevo l’impressione di esserci già stata.
«Ciao, Lou!»
Eleanor salutò una ragazza dietro la cassa, dai capelli di colore bianco, coperti da un cappellino rosa con la visiera.
«Ciao, Eleanor! Volete ordinare qualcosa? Offre la casa!»
«Non ti preoccupare, siamo venute per i ragazzi. A proposito, lei è Abbie»
Ci stringemmo la mano e, in quel momento, vidi Harry uscire da una porta, con un vassoio e un grembiule in vita. Servì due frappé e si girò verso noi.
«Siete arrivate, finalmente!»
«Scusa, c’era un po’ di traffico»
«D’accordo, potete andare sul retro. Servo qualche tavolo e arrivo»
Ci dirigemmo nella porta dietro al bancone e c’erano un sacco di macchine di gelati, milk-shake, ecc.
Harry faceva avanti e indietro, finché non tornò definitivamente.
«Lavori tutto da solo?», chiesi.
«No, l’altro è qui!»
Nascosto dietro una macchina, Eleanor lo tirò fuori per la maglia e stava bevendo, con una cannuccia, un frullato al cioccolato.
«Louis, quante volte ti ho detto di non bere la merce?»
Gli corse incontro e gli tolse il bicchiere, posandolo su un tavolo.
«Scusa, ma non riesco a resistere!»
«Ho fatto i salti mortali per farti avere questo lavoro, ora, non farti licenziare!»
Lou sbucò con la testa dalla porta.
«Ragazzi, altri clienti in arrivo!»
Il lavoro li chiamò ed io rimasi a guardare dietro la porta. Era così agile e sicuro. Il vassoio, nelle sue mani, sembrava una piuma.
«Harry, ho bisogno che mi faccia un servizio!», disse Lou.
«E chi starà dietro al bancone?»
«Posso dare una mano io?», chiesi timidamente.
«Ok, non è difficile, devi solo mettere la panna e qualche gelato», rispose lei.
Mi mostrò come funzionava e iniziai. Dopo tre, quattro coppette di gelato, mi sentii sicura e andavo spedita.
Stavo mettendo la panna, quando alle mie spalle, sentii una voce.
«Signorina, potrei avere un gelato?»
Cavoli! Non potevo scappare, sarei sembrata ridicola, così, feci la prima cosa che mi venne in mente. Mi spalmai un chilo di panna sulla faccia e mi girai.
«Dimmi, caro ragazzo!»
Niall, indietreggiò, spaventato.
«Hai della… panna…», disse indicandomi.
Non mi aveva riconosciuta!
«Oh, questa? Serve ad idratare la pelle, non lo sai? Anche i frullati, sono ottimi!»
Ne presi uno alla mela verde, che si trovava sul bancone, e glielo buttai sulla faccia. Arrivò persino tra i capelli.
«Sei impazzita?», urlò.
«Mi dispiace, non l’ho fatto apposta…», finsi.
Lou, accortasi dell’accaduto, corse in suo aiuto.
«Sono mortificata! Venga con me, l’accompagno al bagno, così si darà una pulita… Louis, vai alla cassa!»
«Non ho mille braccia, Lou!»
«Muoviti!!», lo fulminò.
 
Andai nel bagno a ripulirmi, quando sentii delle persone discutere e ascoltai da dietro la porta.
«La tua ragazza, ha buttato un frullato addosso ad un ragazzo, volontariamente!»
«Impossibile! Lei non farebbe mai una cosa del genere…»
«Ma l’ha fatto! L’ho vista con i miei occhi!»
Erano Lou ed Harry. Stavano parlando di quello che era successo.
«Cosa, posso fare, Lou?»
«So io cosa fare!»
Lo stava per licenziare! No! Uscii fuori e si girarono verso me.
«Non fare quello che stai per fare, Lou! Scusami, è stata tutta colpa mia! Non farlo!»
Niall uscì dal bagno e mi girai di spalle. Potevo immaginare la faccia di Harry.
«Scusami ancora, io…»
«Signora, la ragazza aveva ragione: la mia pelle è morbidissima!»
Gli altri due rimasero in silenzio, forse per lo stupore, ed io mi trattenni dal ridere.
«Anche i capelli! Sono più setosi! Ne compro… tre barili!»
Harry aiutò a caricare i contenitori in macchina, sotto gli occhi degli altri clienti. Quando partì, Lou mi chiamò.
«Lou, non è colpa di…»
Mi abbraccio di colpo e mi prese per le spalle.
«Grazie a te e a questo acquisto, arriveranno sempre più clienti!! GRAZIE!»
«Lou, per curiosità, cosa intendeva Abbie con “non farlo”?», chiese Harry.
«Me lo domando anche io!», rispose Lou.
Mi presero a fissarmi.
«Che lo licenziassi, no?», dissi.
Si guardarono e scoppiarono a ridere. Incrociai le braccia.
«Ma no! Non lo farei mai! Andrei in rovina, senza lui! Gli avrei fatto indossare il costume della mucca Milky, e sarebbe andato in giro a distribuire i volantini facendo “Muu!”»
«Beh, allora grazie Abbie… avrei preferito che mi licenziasse, che la mucca Milky!»
Scoppiamo insieme a ridere e tornammo dentro.
Quando il locale iniziò a svuotarsi, Harry mi fece sedere ad un tavolo.
«Ecco a voi, signorina»
Si era tolto la divisa da lavoro e mi aveva portato un frullato.
«Alla fragola?»
«Si»
L’assaggiai e in quel momento, non capii più niente. Mille emozioni mi passarono per la testa, per tutto il corpo… qualcosa di strano, stava succedendo. Poi passò e mi sentii… leggera!
«Buono?»
«La fine del mondo!»

Martina's Post.
Buon pomeriggio a todossss.
Per la vostra gioia (o sfortuna) questo capitolo è stato il più lungo, olèèè :P Ero indecisa a dividerlo o meno, poi ho scelto di tenerlo unito, se no uno sarebbe venuto piccolo. Anyway, cosa ne pensate? Alla fine Abbie, con un semplice frullato alla fragola, ha rivissuto l'emozioni del passato... ma non è successo nulla! Riprenderà la sua memoria? Lo scopriremo solo alla fine di questa storia :P
Ringrazioooooooooooooo tuttiiiiiiiiiii quantiiiii :D Visitatori, chi segue e chi recensisce ^^
                                                                                                                                   Marti.

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Capitolo 12
*** Christmas. ***


Christmas.

«Abbie, vieni un secondo in cucina?»
Prima che mia madre mi chiamasse, ero imbambolata a fissare i fiocchi di neve alla finestra, che scendevano lentamente.
Appena entrai, vidi sul tavolo tante cose buone: biscotti, pane caldo, torte…
«Sono tutte per noi, mamma?»
«Ma no, tesoro! Sono per dei bimbi poveri che vivono in una casa nei dintorni. Qualche giorno prima di Natale, ogni anno, portiamo queste delizie a quella famigliola, per rallegrarli», disse sorridendomi. Mi accarezzò le treccine e tornò a mettere in dei cestini, i dolci.
«Mi aiuti?»
Iniziai a riempire un cestino, quando entrò mio padre e mio fratello, per portarli in auto.
Raggiungemmo un quartiere isolato e in una casina poco illuminata, ci accolse una donna dal volto triste e stanco, ma alla nostra visione, divenne felice.
Abbracciò i miei genitori e diede dei baci sulle guance mie e di mio fratello.
«Piccola Abbie, diventi sempre più grande!», esclamò.
Mentre mio padre si impegnò ad accendere il caminetto con della legna, io e la mamma iniziammo ad apparecchiare. Distribuimmo delle coperte e, seduti a tavola, incominciammo a mangiare.
I volti di quei bambini erano illuminati e gioivano nel vedere tutto quel cibo.
Dopo l’abbondate cena, ci sedemmo tutti attorno al camino e mia madre intonò delle canzoncine dolci con la chitarra.
«Cosa hai chiesto a Babbo Natale?», mi chiese un bimbo alla mia destra.
«La nuovissima bambola multifunzionale: parla, piange… tu?»
«Io chiedo, tutti gli anni, che la tua famiglia venga qui. Questo, per me, è sempre il giorno più bello. Però il mio papà, l’altro giorno, mi ha portato a vedere l’albero più grande del mondo. Un regalo meraviglioso, non credi?»
Non seppi che rispondere. Non comprendevo come, per quel bambino, fosse un regalo fantastico. Ma, mi colpì.
 
Nei primi giorni di dicembre, a Londra, si ispirava aria natalizia: le strade furono illuminate da milioni di luci colorate e le vetrine furono addobbate con ghirlande e campanelle. Le vacanze natalizie, le avremmo passate a casa di Louis ed Harry.
“Player two win!”
Esultai, alzandomi dal divano e facendo dei saltelli. Harry, lasciò cadere il joystick e portò la testa fra le mani.
«Vuoi essere stracciato per l’undicesima volta, Styles?»
«No, grazie! Preferisco giocare con una schiappa come Louis, che perdere contro di te, di nuovo!»
Scoppiammo a ridere.
«Sai, Abbie, ti trovo cambiata!»
«Ti dirò, Harry: mi sento cambiata!»
I nostri occhi si incrociarono e iniziammo a fissarci, sorridendo come due deficienti.
«Ragazzi, andiamo a fare un po’ di compere? Dobbiamo ricomprare l’albero di Natale, l’altro è vecchio e spoglio», disse Eleanor.
«Vai pure!», rispondemmo.
«Ehi, la terra vi chiama, siete connessi?», chiese, iniziando a schioccare le dita.
«Si, si, certo!»
Stufa, sospirò.
«Louis, ho bisogno delle tue scarpe da corsa!», urlò.
«Non ce ne bisogno!», esclamammo, distogliendo lo sguardo.
Mentre stavo indossando il capotto, Harry mi venne incontro.
«Abbie, sai che ieri sono rimasto tutta la giornata a lavoro?»
«Si»
«Beh, l’ho fatto per racimolare dei soldi in più e… l’ho fatto per te!», disse consegnandomi una busta marroncina.
«Cosa? Harry, non…»
«So che in questi giorni ti sei impegnata molto a cercare un lavoretto. Ho trovato questo, l’altro giorno in cucina, e anche Eleanor me ne ha parlato»
Mi mostrò il giornale, dove avevo evidenziato e cancellato tutti i lavori possibili.
«Ecco dov’era finito!», dissi prendendolo tra le mani.
«Comunque non li posso accettare, sono tuoi, li hai guadagnati!»
«Non cambio idea, sono tuoi!»
Incrociò le braccia e sembrò molto sicuro.
«D’accordo, ma appena troverò un lavoro, te li restituisco!»
Andai di sopra, a posarli nel comodino e uscii con gli altri.
Era bello camminare per le vie di Londra in inverno, calpestando la neve e ascoltando i canti di Natale.
Dopo aver comprato l’albero, iniziammo ad ammirare i vari negozi.
In una vetrina, lessi: “Sciarpe unicolori, con lettera ricamata in oro!”
Sul manichino, guarda caso, ce n’era una blu, con un H ricamata sopra.
“Sarebbe perfetta per…”
«Ragazze, venite a vedere!»
Louis, bloccò il mio pensiero, e li raggiungemmo al negozio, sull’altro lato della strada.
In vetrina, insieme a bracciali e collane, c’erano dei bellissimi orologi d’argento.
«Wow! Lavorerei una giornata intera, per comprarmelo!», esclamò Harry.
«Anche io!»
Ci girammo a fissare Louis.
«Due mezze giornate!»
Continuammo a fissarlo.
«Ok, fate come se non avessi parlato!»
L’orologio! Quello, sarebbe stato perfetto per Harry!
Tornammo a casa, montammo l’albero e lo addobbammo con luci, palline e varie cose.
Ci sedemmo sul tappeto, vicino l’albero appena finito, ed Eleanor ci portò delle tazze di cioccolata calda.
«Abbie, hai della…», disse indicandomi le labbra.
«Oh, mi donano i baffi, vero?»
Scoppiammo tutti a ridere, e non avendo un fazzoletto, Harry me la tolse con il pollice. Rimanemmo di nuovo a fissarci.
«Harry, una sfida alla play?», chiese Louis.
Portai lo sguardo alla cioccolata, portandomi una ciocca dietro le orecchie.
«D’accordo!»
 
«Signorina Thomas, desidera dell’altro the?», dissi facendo finta di versarlo nella tazzina di ceramica della mia orsetta.
Qualcuno bussò alla mia porta e mi girai a vedere chi fosse.
«Disturbo?»
«No, accomodati!»
Papà entrò e si mise su di un ginocchio, per raggiungere la mia altezza.
«Sono venuto a ritirare la tua letterina»
«Papà… quest’anno non voglio chiedere nulla a Babbo Natale…»
«Come mai, tesoro? Hai fatto la brava quest’anno!», disse accarezzandomi i capelli.
«Non desidero niente! Ma, una cosa c’è…»
«Chiedi, piccola!»
Mi girai a fissare i suoi occhi neri.
«Voglio vedere l’albero più grande del mondo!»
Sorridente, mi prese in braccio, dandomi un bacio sulla fronte.
«Tutto, per la mia principessa!»
 
In quella mattinata fredda, mi svegliai di buon umore e mi vestii per andare a comprare i regali.
Dopo aver scelto degli orecchini per Eleanor, e un pupazzetto a forma di carota per Louis, mi diressi dal gioielliere del giorno prima.
Poco prima di entrare, notai una bimba seduta sul marciapiede e ai suoi piedi, aveva un barattolino di latta.
Tremava dal freddo, poiché era vestita con indumenti leggeri e indossava delle scarpe consumate. In quel momento, mi venne un’idea. Comprai delle cose e mi avvicinai alla piccola.
«Ciao, io sono Abbie, tu come ti chiami?»
Alzò lo sguardo e non mi rispose, così mi sedetti al suo fianco.
«Sono tua amica, puoi dirmelo!», dissi per rassicurarla.
«Trisha!»
«Che bel nome! Ti ho portato una cosa, Trisha»
Da una busta, presi un cappottino rosa e lei si sorprese. L’aiutai ad indossarlo e a chiuderlo, così sarebbe stata a caldo. Poi, le porsi un contenitore.
«Questa è una torta. Vai dalla tua famiglia e passate una bella giornata!»
Il viso della bimba, si rallegrò.
«Grazie, buon Natale!»
Non mi diede neanche il tempo di ricambiare, che subito corse via.
Con i soldi che avevo, non potevo comprare l’orologio, così mi diressi da quello delle sciarpe.
Entrai, accompagnata da un tintinnio di campanelle, e mi diressi al bancone.
«Mi scusi, quanto costa una sciarpa in vetrina?»
«Quindici sterline»
Contai i soldi e…
«Mi dispiace, ne ho solo dieci!»
«Allora, vada da un’altra parte!»
«La prego, è un regalo per una persona speciale…»
«Niente soldi, niente sciarpa!»
Mi guardò in cagnesco e uscii fuori.
Mi lasciai andare sul marciapiede e gli occhi si riempirono di lacrime.
«Abbie, perché piangi?»
Mi girai ed era Trisha.
«Oh, ciao… sono un po’ triste…»
Mise una manina nella tasca del cappotto e prese un piccolo panino.
«La mamma mi ha chiesto di portartelo, per ringraziarti della torta. L’ha fatto con le sue mani»
Lo presi e lo utilizzai per riscaldarmi le dita.
«Ringraziala e augurale un buon Natale!»
Andò via e quando stavo per cacciare le lacrime, qualcuno parlò.
«Senti, magari per stavolta, posso fare un’eccezione!»
Era il venditore, che probabilmente, era rimasto ad ascoltare.
 
«Questo è per te, Harry»
I giorni passarono in fretta e la mattina di Natale era già alle porte. Scartò la carta e sgranò gli occhi.
«Ma è… è…»
«Lo so, è orrenda! Non è che una stupidissima sciarpa! Volevo tanto farti un bellissimo regalo, il lavoro l’ho cercato proprio per questo, ma sono una frana! Hai fatto tanto per me e volevo ripagarti con qualcosa di carino, ma…»
Scoppiai a piangere e si avvicinò.
«Abbie, io stavo per dire che è bellissima! Il regalo più bello che io avessi ricevuto!»
«Lo dici solo per farmi contenta!»
«Non è affatto vero, mi piace!»
«Allora, questo orologio, lo tengo per me?», chiese Louis e gli buttò un cuscino in testa.
«Sei pronta per il tuo regalo?»
Annuii e mi coprii gli occhi con una benda, e facendomi indossare la giacca, mi portò in macchina.
Quando arrivammo, mi fece scendere e fermare in un punto.
Mi sfilò la benda e…
«Wow!», esclamai.
Era l’albero più alto che abbia visto in vita mia!
«Come… come sapevi…»
«Lo sai che parli nel sonno?»
Sorrisi e quasi mi commuovevo davanti a quello scenario.
«C’è dell’altro!»
Mi voltai verso lui e mi mostrò una scatola. All’interno, c’era un braccialetto d’oro, con appesi dei ciondoli a forma di farfalla.
«Ho notato che lo fissavi nella vetrina e ho pensato di comprartelo»
«Harry, stavo solo guardando!»
Lo prese e me lo fece indossare.
«Con questo, ti ricorderai sempre di me!»

Martina's Post.
Ciauuuuuu, alloooora, come state passando questo 2013?? Io benissimo ^^ però devo fare tutti i compiti per la scuola che lunedì iniziaaa >.< Vi piacee il capitolo a tema natalizio?? Scusate se non è ricco di dettagli, ma non sapevo che scrivere :P ora scappoooo, ringraziooo tuttiii come sempre, visitatori, recensori, anche chi la inserita tra i preferiti ^^ vi adoroooooo <3

                                                                                                                        Marti.

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Capitolo 13
*** I'm in love with you! ***


I'm in love with you!

Dopo aver spolverato un po’ di origano sull’arrosto, Lou lo inserì nel forno caldo e si pulì le mani con uno strofinaccio.
«Questo è finito! A che punto sei, Abbie?»
«Ho quasi fatto!»
Ero intenta a tagliare delle verdure e a inserirle in una ciotola.
«Lascia fare a me… nel frattempo, daresti un’occhiata a Lux?»
Mi avvicinai alla piccola battendo le mani e la presi in braccio dal seggiolone.
«Adesso giocherai un po’ con zia Abbie!»
Mentre mi avviavo al salone, Harry scese dalle scale tutto assonnato.
«Buongiorno!»
«Giorno!»
Iniziò ad annusare l’aria e quasi gli venne la bava alla bocca.
«Cos’è questo delizioso profumino?»
«Lou si è offerta di preparare la cena di stasera, quindi, per te la cucina è off-limits!»
Lo presi per una manica e lo trascinai con me. Ci mettemmo sul tappeto a giocare tutti e tre assieme. In alcuni momenti, i nostri sguardi si incrociavano e rimanevamo a fissarci, finché la piccola non richiamava la nostra attenzione. In quei attimi, la mie guance andavano in fiamme e il cuore mi martellava forte nel petto! Forse, io ed i miei sentimenti, stavamo cambiando…
«Ehi, ragazzi!»
«Ciao, El!», esclamammo in coro.
Si sedette sul tappeto e diede un bacio sulla testolina bionda di Lux.
«Vi va un giro più tardi?»
«Si, anche adesso se vuoi!», dissi.
«Vorrei, ma quel pelandrone è ancora nel suo magico mondo dei sogni!»
Scoppiammo a ridere e si unì a noi.
Più tardi, quando Louis si svegliò, lasciammo la piccola alla madre e uscimmo tutti e quattro.
Ci mescolammo ad altra gente, tra le bancarelle che avevano allestito per strada. Passando davanti ad una, mi bloccai ad ammirare un orsacchiotto gigante.
«Lo vuoi?», chiese Harry.
«Oh no, sto solo guardando!»
Ripresi a camminare, ma lui tornò indietro e si avvicinò allo stand.
«Scusi, cosa si deve fare per vincere l’orso bianco con il fiocco rosso?»
Che testa dura!!
«Vincere in maggior parte dei giochi, quindi circa cento biglietti!»
Tornò da me e incrociai le braccia.
«Sei pronta per un paio di sfide?»
«No, Harry…»
Prima che concludessi la frase, mi prese una mano e mi trascinò via. Giocammo al tiro a segno, al gioco dei barattoli… in poco tempo, riuscimmo a raggiungere la cifra. Tornammo indietro, ci mettemmo in fila e per caso mi toccai il polso, ma… il bracciale non c’era!
«Harry, ho perso un orecchino, ti dispiace se torno un attimo indietro a cercarlo?»
«Fai pure!»
Lasciai la fila e iniziai a guardare da per tutto. Non volevo che sapesse del bracciale, dopo tutto quello che aveva fatto per me.
«Signorina!»
Una donna, dietro la bancarella delle caramelle, mi chiamò e mi avvicinai.
«Fortunatamente sei tornata indietro! Hai perso questo, prima!», disse mostrandomi il braccialetto.
Lo presi e mi portai una mano al cuore.
«Signora, non so come ringraziarla!»
«Di nulla! È un regalo speciale, dico bene?»
«Si, è molto importante!»
Presi a fissare l’oggetto, quando disse una frase che mi colpì.
«Quel giovanotto, è un ragazzo d’oro, non fartelo scappare!»
Guardai la signora.
«Lo farò!»
Mi avviai per raggiungere Harry, ma quando mancava poco, mi bloccai. Il sorriso che si era formato sul mio volto, scomparve in un secondo. Lo vidi dare l’orso ad una ragazza dai capelli neri, dopo averla abbracciata. Una sensazione, provata forse in precedenza, si fece spazio dentro me. Era un misto di rabbia, tristezza, dolore e… tradimento. Scappai da quel posto e iniziai a correre in una direzione sconosciuta. Il vento, sbatteva violentemente sul mio viso e spazzava in fretta le lacrime, lasciandole andare nell’aria. Arrivai in un parchetto e fui attirata da una quercia solitaria, in cima ad una collina. Mi lasciai scivolare sul tronco ruvido e scoppiai in un pianto liberatorio. In quel momento, non capivo nulla, avevo solo bisogno di sfogarmi.
«Ehi!»
Spaventata, gridai e scattai in piedi.
«Chi è stato?», dissi facendo due pugni, pronta a sferrarne uno.
Un ciuffo nero, sbucò dall’altra parte dell’albero, e il ragazzo si alzò da terra. Era alto quanto Harry, aveva gli occhi castano chiaro e appena mi vide, sfoderò un sorriso da paura.
Abbassai la guardia e iniziai a fissarlo.
«Perché piangevi?»
Per un attimo me ne ero dimenticata, ma quando me lo ricordò, corsi tra le sue braccia. Quel mio gesto lo spiazzò, ma dopo un po’, mi avvolse a lui. Ascoltò in silenzio il mio pianto e prese ad accarezzarmi i capelli. Quando mi calmai, mi staccai lentamente, asciugandomi occhi e guance.
«Scusami, non…»
«Tranquilla!»
Feci un bel respiro e mi andai a risedere ai piedi della quercia. Il moro, si sedette al mio fianco a guardare il panorama.
«Io sono Zayn!», esclamò, sempre con lo sguardo fisso al vuoto.
«Abbie!»
«Hai scelto un buon posto… quando ho bisogno di stare da solo, vengo sempre qui, ma a quanto pare oggi, ho trovato te!»
«In realtà, l’ho trovato per caso…», dissi diventando rossa.
«Se hai voglia di parlare, io sono qui!», sbottò guardandomi negli occhi.
Ne avevo molta di voglia, ma era uno sconosciuto! Però, dopo averlo fissato bene, capii che mi potevo fidare. In fondo, aveva un’aria molto gentile e dolce.
«Sai che è bruttissimo perdere la memoria?»
Da lì, iniziai a raccontargli tutto, dall’inizio fino alla fine. Era da troppo tempo che mi tenevo tutto dentro ed era arrivato il momento di parlare.
«Quindi, sei scappata senza chiedere spiegazioni?», chiese infine.
«Beh, credevo fossero scontate!»
«O hai reagito d’istinto!»
La tristezza, si rimpossessò di me e portai la testa tra le mani.
«Abbie, credo che dovresti tornare da lui», disse toccandomi una spalla.
Dopo aver scacciato le lacrime, posai lo sguardo su di lui.
«Hai ragione!»
Mi alzai decisa e iniziai a camminare, quando mi fermai subito.
Mi voltai verso lui e scoppiai a ridere.
«Cosa c’è?», domandò.
«Non so come tornare indietro!»
Risi più forte, fino a trasformare le risa in pianto e Zayn mi corse subito in contro. Mi strinsi forte al suo petto, sperando che quella brutta giornata, sarebbe terminata in fretta.
In quel momento, sentii la sirena della polizia e alzai la testa. Mi girai e vidi due macchine fermarsi vicino ai cancelli del parco: dalla prima, uscii una ragazza.
«Eleanor!», urlai.
Iniziò a correre verso me ed io verso lei. Ci abbracciamo in lacrime e non sembrava vero che fosse lì.
«Ci hai fatto prendere un colpo a tutti!»
«Lo so, mi dispiace!»
Prese il mio volto tra le mani e mi diede un bacio sulla fronte.
«Per oggi, basta lacrime»
 
Eravamo in camera mia, Eleanor mi stava aggiustando un po’ i capelli e bussarono alla porta.
«Chi è?»
«Harry!»
«Vi lascio da soli», mi bisbigliò all’orecchio.
Aprì la porta, lasciò entrare Harry e andò via.
Incrociò le braccia e aveva un’espressione tra rabbia e paura.
Mi alzai in piedi e lo imitai.
«Hai qualcosa da dirmi?», chiese.
«No, e tu?»
Sospirò e portò gli occhi a due fessure.
«Abbie, mi spieghi per quale motivo sei scappata in quel modo?»
«E tu mi spieghi perché hai dato l’orso a quella ragazza?»
«Era mia sorella!»
«Ammettilo, tu… tua sorella?»
Ero sbalordita, come potevo immaginarlo?
«Si, mia sorella! Mi ha fatto una sorpresa e glielo stavo mostrando, che tra l’altro l’orso è lì!»
Mi indicò un angolo della stanza ed era su di una sedia. Come ho fatto a non notarlo?
«Comunque, non avevi motivo per andare via! Mi hai detto che avevi bisogno di tempo per ricordare, riflettere…»
«Mi sono innamorata di te, ok?», urlai.
Sgranò gli occhi e per poco non perdeva il respiro.
«Ragazzi, la cena è pronta!», urlò Lou da sotto.
«Ne parliamo dopo!»
Lo superai uscendo dalla porta e scesi giù.
 
Eravamo tutti sotto al Big Bang, aspettando insieme il 2013.
Mancavano pochi secondi e iniziammo a contare... 3… 2… 1…
«AUGURI!»
Quando mi girai per abbracciare qualcuno, mi ritrovai le labbra di Harry sulle mie. Si staccò e mi sorrise.
«Sono stanco di aspettare!»
Sorrisi anch’io e lo tirai a me baciandolo. 

Martina's Post.
Saaaalveeeeeee ^_^ 
Scusate l'ENORME ritardo, ma ho avuto una specie di blocco ed ora rieccomi :D Piano, piano, sono riuscita a scrivere questo capitolo, spero vi piaccia :) Mi siete mancateeeeeee tantooooooooo <3 Ringraziooooooooo tuttiiii in anticipooo e lasciate un commentino se vi va :)
                                                                                                                       Marti.

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Capitolo 14
*** I can do it! ***


I can do it!

«Devi proprio andare?»
«Si, e non fare quella faccia da cucciolo! Lo sai che non cambio idea!», dissi giocando con il colletto della sua giacca.
«Potresti lavorare con Eleanor, o con me e Louis…»
«Non se ne parla! Voglio cavarmela da sola!»
Mi alzai sulle punte per raggiungere le sue labbra e gli avvolsi il collo con le braccia.
«Avanti ragazzi, sembrate due cozze!»
Ci girammo verso Louis che era affacciato alla finestra e beveva una bibita con la cannuccia.
«Che dici, Louis, vuoi anche dei pop corn?», chiese Harry.
«Si!», rispose eccitato.
Una mano, lo tirò per un orecchio ed iniziò ad urlare.
«Vieni dentro, imbecille!»
Eleanor mimò con la bocca un “scusate” e chiuse le tende color crema.
Ridemmo e tornò con lo sguardo su di me.
«Non riuscirò mai a convincerti, vero?»
La mia bocca si allargò in un sorriso, accennai un no e sospirò rassegnato. Controllai l’ora sul mio orologio da polso.
«Devo scappare, rischio di perdere il pullman»
Gli diedi un veloce bacio a stampo e lo lasciai. Non essendo più a contatto con il suo corpo, il freddo mi pervase e mi strinsi nel cappotto. Iniziai a camminare a passo veloce per raggiungere la fine della strada, dove c’era la fermata, e arrivai giusto in tempo, prima che il bus ripartisse. Seduta nei sedili infondo, dalla mia borsa a tracolla presi il taccuino con dentro scritto l’indirizzo e pensai a quante volte avevo fatto quella strada, affinché la imparassi a memoria. La mia destinazione era un teatro e secondo un annuncio sul giornale, la compagnia teatrale stava cercando nuove persone, con tanta voglia di lavorare e divertirsi. Non chiedevo di meglio! Il viaggio non durò molto e scesi davanti ad un enorme edificio. Dubitai più di una volta prima di aprire la porta, ma mi feci coraggio e l’ingresso era vuoto. C’era solo una ragazza con un caschetto nero, dietro ad un bancone, intenta a picchiettare sulla tastiera e con lo sguardo rivolto al monitor. Iniziai ad avvicinarmi strisciando i piedi per terra, come se ci fosse una forza che mi volesse impedire di muovermi.
«M-Mi scusi, sono qui…»
«Sei qui per il posto di lavoro?»
Di scatto la ragazza focalizzò l’attenzione su di me e trasalii.
Annuii stringendo la tracolla tra le mani.
«Ok, tranquilla, devi andare per questo corridoio e nell’ultima porta trovi il teatro», disse indicandomi a destra.
Feci come indicato e mi bloccai alla visione: la sala era gigantesca e molto illuminata; c’erano tantissime persone, da ballerini che effettuavano degli allungamenti, a cantanti che riscaldavano la voce. Scesi lentamente gli scalini e raggiunsi un posto al centro, nella prima fila. Dopo un po’, sentii un rumore di tacchi in lontananza, farsi sempre più forte, fino a quando non compresi che qualcuno mi si era fermato di fronte, così alzai la testa.
«Alzati, questo è il mio posto!», urlò una bionda e dietro di lei c’erano una castana e una bruna.
Tutti smisero di parlare e iniziarono ad osservarci.
Girai la testa prima a destra, poi a sinistra e c’erano tutti i sedili vuoti. Tornai a guardarla e assunsi un’espressione come per dirle “Stai scherzando?”
«Ti ho detto che que…»
«Ho sentito, non sono mica sorda. Se vuoi attirare l’attenzione, almeno non gridare come un’oca!»
Da lì, la stanza si riempì di mormorii e percepii alcuni commenti come: “L’ha fatto davvero?” “Ha risposto a Roxanne Cowell!” “Non ci credo!!”.
«Come ti permetti?», chiese la bruna.
«Sai con chi sta parlando?», fece l’altra.
«No, ma conosco il tipo: la solita ragazza che si crede miss popolarità e che si porta dietro le due ragazze bruttine, solo per sentirsi superiore e per utilizzarle come schiave!», conclusi con un sorriso.
Le tre spalancarono la bocca.
«Non siamo le sue schiave, vero Stephanie?»
«Certo che no, Stephenie! Rox?»
Roxanne strinse le mani in due pungi, sbuffando fumo dalle orecchie.
«Oh, che dolci. Hanno anche quasi lo stesso nome!»
«Smettila, o…»
«Che mi fai?»
Mi alzai in piedi per raggiungere la sua stessa altezza e portai le mani ai fianchi. Sbiancò subito e le due sembrava volessero nascondersi dietro l’amica.
«Trovati un altro posto e finiamola qui! Ti sei resa abbastanza ridicola oggi, non credi?»
Ritornò rossa in volto e con le due si trovò un posto nelle ultime file. Partì un applauso assordante che cessò quando una donna salì sul palco.
«Do il benvenuto a tutti voi e vi ringrazio di essere qui, oggi! Come ben sapete, stiamo cercando persone talentuose, disposte ad impegnarsi, ma soprattutto, a divertirsi! In questa giornata, farete un po’ di tutto e se vi troveremo adeguati in qualcosa, verrete accolti fra noi»
«Signora, prima la pregherei di dare un’occhiata al mio curriculum!», intervenne Roxanne.
Stephenie si alzò per portarlo alla donna, che lo osservò.
«Signorina Roxanne Cowell, anche se è la nipote del famoso Simon, non vuol dire che lei sia brava, altrimenti suo zio l’avrebbe già scritturata, non trova?», disse strappandolo in mille pezzi.
Tutti scoppiamo a ridere. L’assistente del direttore era simpatica e mi iniziava a piacere quel posto.
Come detto, iniziammo tutti a lavorare e ognuno di noi, venne affidato ad una guida. Mentre l’aspettavo, qualcuno mi bussò sulla spalla e mi girai.
«Abbie?»
«Si, sono io»
«Liam, la tua guida», disse porgendomi la mano.
Era più alto di me, capelli castani, occhi castani e un sorriso… familiare.
Mi portò a vedere tutti i posti di quel luogo e ciascuno era più bello dell’altro.
«Ora ti mostrerò dove tutto ha inizio!»
Mi indicò un muro con sopra attaccate tantissime liste, dove ognuno poteva firmare per aderire ai corsi.
«Wow, quante attività! Cosa fai tu?»
«Canto, ma puoi svolgere tutte quelle che vuoi! Una volta dentro, sei libero di scegliere! In cosa ti butteresti?»
«Oh, non lo so. Si vedrà!»
Dopo, mi aiutò in alcuni lavori e mi insegnò parecchie cose. Era molto bravo! All’ora di pranzo, ci ritirammo tutti nella mensa e sedetti al tavolo con lui.
«Allora, cosa mi racconti della tua vita?», disse facendo una forchettata di insalata.
«Che dire, ho un ragazzo magnifico, un miglior amico che crede di essere Peter Pan, una migliore amica un po’ pazza ma dolce e… non so nulla sulla mia vita!»
«In che senso?»
«Ho perso la memoria!»
Bloccò la forchetta a mezz’aria, con la bocca aperta.
«Dici sul serio?»
«Si, ho avuto un’aggressione e mi sono risvegliata a casa del mio fidanzato… prima, buio totale!»
Non credeva a cosa stessi dicendo, ma riprendemmo a mangiare.
«Tu invece?»
«La mia vita non è niente di speciale… sono cresciuto da solo»
«E la tua famiglia?»
Toccai un tasto dolente e i suoi occhi si fecero lucidi. Allungai una mano per afferrare la sua e stringerla.
«Liam, scusami, se non vuoi parlarne, non sei costretto!»
Si irrigidì per un po’, ma si rilassò subito.
«No, voglio! Non lo mai raccontato a nessuno ed è arrivato il momento di parlare»
Prese un sospiro profondo e si schiarì la voce.
«I miei sono morti in un incendio quando avevo solo otto anni e mi hanno affidato ad un orfanotrofio… nessuna famiglia mi ha portato con se, ma per mia volontà, perché loro vivevano e vivono ancora nel mio cuore e sempre ci saranno! Così a sedici anni mi hanno lasciato andare e mi sono ricostruito una vita… ma c’è ancora una persona che è viva e che non vedo dalla morte dei nostri genitori: mia sorella!»
Ero rimasta ad ascoltare attentamente e mi dovetti riprendere per parlare.
«E questa tua sorella, sai dov’è?»
«Si, in America, e non la potrò vedere mai più… non saprei come raggiungerla, come contattarla…»
Si asciugò in fretta una lacrima con il pollice, prima che cadesse.
«Beh, anche io non ho più i genitori, mi hanno detto che li ho persi quando ero molto piccola e non poterli ricordare, mi fa stare peggio. Quindi, ti capisco!»
Presi a fissarlo intensamente negli occhi, quando all’improvviso sentii un dolore allucinante alla testa.
«Abbie, stai bene?», chiese preoccupato.
«Si, è tutto…»
Un turbinio di ricordi riaffiorarono nella mia mente, ma svenni dopo qualche secondo.

Martina's Post.
Buon salve a tuttiiii ^_^
Inizio con lo scusarmi per l'enorme ritardo, ma ho avuto parecchio da fare con la scuola e quando avevo del tempo, non riuscivo mai a mettermi per bene e scrivere :c sorratemiii!! Spero che comunque questo seguito vi piaccia e vi ho voluto lasciare con un po' di suspance... :P ditemi cosa ne pensate, e per chi sta seguendo l'altra mia FF http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1239768&i=1 vi prometto che in questi giorni cercherò di aggiornarla c: ora vi lascio e vi auguro una buona serata! Ringrazio tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii <3

                                                                                                                      Marti.

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Capitolo 15
*** Believe me. ***


Believe me.

«Abbie! Abbie!...»
Appena mi sentii chiamare, aprii lentamente gli occhi e vidi una sagoma sfocata.
Sbattei le palpebre e si avvicinò di più.
«Ehi, mi senti?»
Annuii e iniziai a vedere meglio: era una donna, con un camice bianco e che al posto dei capelli, aveva una criniera corvina.
«Finalmente ti sei svegliata! Un altro secondo e avremmo dovuto chiamare un ambulanza!»
Con le mani tastai la cosa su cui ero stesa ed era un lettino, e girando la testa a destra, vidi Liam dietro la finestrella di vetro della porta. Sospirò e lo vidi sollevato, dopodiché alzo una mano per salutarmi e con le poche forze che avevo, ricambiai.
«Dove sono?»
La voce mi uscì rauca e il petto si sollevava lento.
«In infermeria, Liam ti ha portata qui dopo che sei svenuta all’improvviso. Io sono Hope, infermiera e psicologa», disse mostrandomi i denti.
Mi misi a sedere, stringendo gli occhi non ancora del tutto abituati alla luce e mi passai una mano sulla fronte.
«Cosa è successo?», chiese prendendo cartellina e penna.
«Non lo so, stavo chiacchierando con Liam, quando ho sentito un forte mal di testa… dopo, non ricordo nulla!»
La vidi appuntare qualcosa e tornare con lo sguardo su di me.
«Ti capita spesso?»
Riflettei su quella domanda e scossi la testa.
«No, questa è la prima volta!»
Hope iniziò a picchiettarsi la penna sulle labbra, pensante.
«Hai preso del medicinale, pillole…?»
«No, no, ma… qualche mese fa ho perso la memoria!»
Sgranò gli occhi e bloccò la penna.
«E perché non l’hai detto subito?»
Si alzò di scatto dalla sedia girevole e si avvicinò alla libreria. Puntò il dito su di un librò e lo tirò fuori, tornando a sedersi. Sfogliò qualche pagina e trovò quello che cercava.
«È tutto scritto qui! Questi mal di testa, non sono frequenti, a meno che tu non avvieni a contatto con qualcosa o qualcuno che hai conosciuto prima di perdere i tuoi ricordi»
«Ma ne stavo solo parlando… non mi è mai successo, nemmeno con i miei amici! Però tempo fa, facevo sogni parecchio strani, ma ora sono rari e sfocati»
«Questo perché la tua mente cerca di dimenticare, sta lasciando alle spalle il passato… i ricordi sono dentro il tuo cervello, nascosti in un angolino e magari sigillati in una scatola. Hai avuto questo mal di testa come se volessero uscire fuori, ma non sei riuscita ad afferrarli e hai perso i sensi»
Annuii convinta dalle sue parole.
«Adesso tutto ha più senso!», esclamai.
Liam bussò sul vetro e quando mi girai, mi fece segno di uscire e gli sorrisi.
«È un ragazzo d’oro!»
Trattenni una risata, pensando alla signora della bancarella che disse lo stesso di Harry.
«Si, e anche molto forte, da quanto mi ha raccontato!»
Hope spalancò la bocca incredula.
«Ti ha parlato della sua famiglia?»
«Si»
Alla mia risposta, prese subito annotazione.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?»
«No, è proprio quello che volevo sentire, si sta aprendo finalmente!»
«Davvero non si è mai confidato con nessuno?», chiesi curiosa.
«No, solo con me! Ti dirò una cosa: non ha amici, e non avvia una conversazione con qualcuno se non si tratta di lavoro. È cresciuto nella solitudine e non sa come relazionarsi con gli altri, perciò mi sorprende!»
«Dici sul serio?»
Accennò un si e mi voltai verso la porta, ma era sparito. Quella cosa mi rese triste.
«Vado da lui!»
Mi alzai, ma lei mi fermò prima che uscissi fuori.
«Abbie, ti va se facessimo delle sedute ogni tanto, vorrei capire la tua situazione e magari parlandone con qualcuno, ti sentiresti meglio!»
«Certo!»
Sorrisi e salutai andando via. Liam era appoggiato al muro con le braccia incrociate e appena mi vide sfoderò un sorriso.
«Ehi, tutto bene?», chiese massaggiandomi il braccio.
«Si… posso farti una domanda?»
«Chiedi pure!»
Cercai delle parole giuste per chiederlo.
«Perché hai scelto proprio me per buttare fuori tutto?»
Ci penso su prima di rispondere e assunse un’espressione dolce.
«Perché appena ti ho vista, ho sentito qualcosa di diverso dentro di te, rispetto agli altri. Ho avuto l’impressione che con te potevo aprirmi e fidarmi… ho sbagliato?»
Commossa, mi venne spontaneo avvolgerlo in un abbraccio.
«No, puoi farlo tutte le volte che vuoi! Non sei più solo!»
Mi strinse titubante con le sue braccia e lo sentii lentamente lasciarsi andare in un pianto silenzioso.
 
Mentre stavo portando delle schede in archivio, inciampai in un cavo nel bel mezzo del palco. I fogli volarono da per tutto e maledissi, chi se ne doveva occupare, per non averli rilegati prima.
Fortunatamente, non mi feci male e iniziai a raccoglierli uno ad uno e quando mi girai, una parte mi fu sotto il naso.
«Almeno stavolta hai la possibilità di ringraziarmi!»
Alzai gli occhi, e lo vidi con lo stesso sorriso della prima volta e con delle cuffie attorno al collo.
«Zayn?!?»
Mi allungò una mano e gliela afferrai per alzarmi.
«Cosa ci fai qui?», chiesi, non credendo ancora che mi fosse difronte.
«Ci lavoro!», disse consegnandomi i fogli.
«Grazie! Scusami per l’altra volta, sono andata via senza nemmeno salutarti…»
«Tranquilla, eri scossa e le lacrime sulla mia giacca possono confermarlo!»
Scoppiamo a ridere e le nostra risa fecero eco nel teatro.
«Allora, stai cercando di entrare nella nostra compagnia?»
«Si, ma come vedi sono una frana, non ne faccio una giusta! Mi spediranno subito a casa!»
«Beh, anche io lo pensavo, ma… vieni, ti mostro una cosa»
Lo seguii dietro le quinte, in una zona piena di monitor, tasti e levette.
«Questa è la mia postazione, mi occupo della musica, luci, microfoni… tutto quello che c’è dietro uno spettacolo»
Osservai meravigliata, sfiorando tutto con una mano.
«Credi davvero che fin dall’inizio mi occupassi di questo?»
Portai lo sguardo su di lui e aspettò una mia risposta.
«Non è così?»
Si passò una mano sulla barba e scosse la testa divertito.
«Quando sono arrivato, ero l’addetto alle pulizie. Avevo l’opportunità di seguire qualche corso, ma avevo sempre il timore di non riuscire ad andare avanti, così a fine giornata, quando non c’era nessuno, venivo sempre qui di nascosto. Un giorno, prima di un esibizione, si trovarono senza tecnico e un maestro scelse me perché ogni sera si fermava ad ascoltarmi ed io ne ero ignaro. Da allora faccio questa attività, ma se non era per lui, a quest’ora ero ancora a pulire i pavimenti»
Rimasi ad ascoltare parola per parola, portai i capelli dietro le orecchie e scossi la testa abbassandola.
«Per te è andata bene, ma io non sono buona a nulla…»
«No, Abbie!», esclamò prendendomi per le spalle, «Con quello che mi è successo, voglio semplicemente dirti che ognuno di noi ha delle qualità… dobbiamo essere solo capaci di riconoscerle… e tu ci riuscirai!»
Mi alzò il viso per il mento, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Credimi!»
Dopo un po’, la mia bocca si allargò in un sorriso, quando lo vidi osservare qualcuno o qualcosa dietro le mie spalle. Appena mi girai, vidi Stephanie sussultare e andare via.
«C’è qualcosa che non va?»
«No… credo che ora tu debba andare, non voglio farti riprendere al tuo primo giorno…»
«Oh, ok!»
Recuperai i fogli e mentre stavo andando via, mi voltai un’ultima volta, notando la sua faccia preoccupata.
 
Nel tardo pomeriggio, ci lasciarono andare via per qualche minuto e quando uscii fuori, notai Roxanne con le atre due, appoggiate ad una decappottabile rossa, ridere al mio passaggio ma le ignorai.
«Ehi, tu!», urlò la bionda, attirando l’attenzione di tutti.
Rotai sul posto alzando gli occhi al cielo e mi venne difronte.
«Stai lontano dal mio ragazzo, chiaro?»
«Non so di cosa tu stia parlando»
«Lo sai benissimo!»
«Ehm… no!»
Esasperata, sospirò e portò le mani ai fianchi.
«Ti hanno vista parlare con Zayn, il mio ragazzo! Ora lo sai, quindi la devi smettere di flirtare con lui, chiaro il concetto?»
Spalancai gli occhi e scoppiai a ridere, talmente tanto forte, da appoggiarmi sulle ginocchia.
«Tu pensi che io e lui… sei fuori strada, io ce l’ho già il ragazzo!»
«Si come no, di certo non sei il sesso che cammina!»
Con quella frase, scatenò diverse risa e sghignazzi. Aveva superato il limite!
«Senti chi parla, se facessi un po’ meno la troia che si sbaciucchia il primo che capita nella stanza delle scope, non ti preoccuperesti se qualcuna ci provasse con il tuo Zayn o che lui ci provasse!»
Partirono dei versi di stupore e tutti furono sbalorditi.
Di scattò, si piombò su di me tirandomi i capelli e iniziammo a picchiarci. Una massa di gente ci circondò urlando “Rissa, rissa…” e quando rotolammo per terra, degli omoni ci divisero. Mi tirarono su bloccandomi con le mani dietro la schiena e presero Roxanne per le spalle che ancora si divincolava, minacciando verso la mia direzione.
«Nell’ufficio del direttore, entrambi!»

Martina's Post.
Giornoooooo, iniziooo con lo scusarmiiii per avervi fatto aspettare :c anche perchè non sapevate del destino di Abbie... scusateeeeeee y.y comuuunque spero che questo capitolo, che non mi convince tantissimo :c, vi sia piaciuto... cosa ne pensate di tutto ciò che sta accadendo? Cosa succederà?? Spero che al prossimo non vi faccia aspettare il Natale x'D scherzi a parte, ci metterò tutta me stessa per finirlo in tempo, perchè ad iniziare potrei anche adesso :D Ringraziooo tuttiii i visitatorii, recensorii, chi l'ha inserita tra preferiti e seguiti... insomma tuttiiiiii C: vi voglioooo tantoooo beneeee e buon pranzoooooooooo <3
                                                                                                                                 Marti.

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Capitolo 16
*** I wasn't me! ***


I wasn't me!

Ero seduta all’ultimo dei sedili blu a fianco la dirigenza e la bionda al lato opposto, reggeva una borsa di ghiaccio su di una guancia arrossata. L’assistente del direttore uscì dalla porta, invitandoci ad entrare e alla scrivania c’era un uomo dalla testa calva, sulla quarantina d’anni.
«Ha già chiamato mio padre?»
Roxanne parlò per prima, guardando con aria di sfida il direttore, senza neanche sedersi. Portò lo sguardo prima su di me, poi annuì rassegnato.
«Bene, allora credo che possa anche andare! Ho già perso molto del mio preziosissimo tempo!»
Mi fece una smorfia e uscì chiudendo con riluttanza la porta.
«La lascia andare così?», chiesi sedendomi.
«Mi dispiace signorina, ho le mani legate!»
«Certo, perché adesso se si hanno i parenti ricchi e importanti, si evitano le punizioni!»
Ero scioccata e allo stesso tempo triste, così i miei occhi si fecero lucidi e lui mi guardò con il suo viso scavato.
«Avanti, mi dica cosa fare e la facciamo finita!»
Si schiarì la voce e si aggiustò sulla sedia.
«Quando tutti andranno via, tu resterai qui a pulire il palco, questo è il minimo che possa fare…»
Non pensavo lo dicesse veramente! Aprii la bocca per dire qualcosa, ma la richiusi subito alzandomi e andando via.
 
Intinsi per la centesima volta il mocio nel secchio d’acqua e lo passai sul pavimento. Fortunatamente il palco non era molto grande, ma era soprattutto sporco. Sentii dei passi alle mie spalle, ma non mi girai, aspettando che lei o lui parlasse.
«Abbie…»
Mi fermai, mi voltai nella sua direzione e alzai le spalle per dire “Cosa c’è?”. Si incantò a fissarmi meravigliato.
«È stata capace di farti questo?»
«A cosa ti riferisci, Zayn?»
Si indicò con l’indice, l’angolo della bocca e mi leccai il labbro inferiore, sentendo il sapore del sangue. Avevo un taglio! Effettivamente, dopo la lotta, non avevo avuto modo di guardarmi allo specchio, quindi non sapevo in che condizioni ero.
Si avvicinò tirando un fazzoletto di cotone dalla tasca del jeans e lo usò per tamponarmi la ferita. Mi persi nei suoi occhi e lui nei miei.
«Sei bellissima sotto questa luce…», disse con un filo di voce.
Tornai in me stessa e ripresi il controllo.
«Non c’è bisogno che tu lo faccia!»
Allontanai la sua mano e ripresi quello che stavo facendo.
«Perché sei venuto?»
Si portò le mani in tasca e sospirò.
«Sono… sono venuto a portarti le sue scuse!»
Mi fermai nuovamente, ma stavolta buttai il mocio per terra.
«Le sue scuse? Le sue scuse?? Forse quella ragazza non sa nemmeno cosa significhi chiedere scusa!! Secondo te le dovrei accettare? Una persona realmente pentita, viene da te e te lo dimostra! Magari hai pensato che con questo ci sarei passata sopra, ma non accadrà così facilmente… è cattiva, egoista e spregevole!», urlai.
«Ehi, è pur sempre la mia ragazza!», ribadì.
A quell’affermazione, mi paralizzai e lui si accorse troppo tardi di aver detto la cosa sbagliata.
«Bene, allora va da lei e non parlarmi più!»
«Abbie, io… io…»
«Vai via!!»
Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e con la testa bassa, sparì dalla mia vista.
 
Passò un po’ di tempo, quando ai miei piedi fu lanciata una busta marroncina. Alzai lo sguardo e ai piedi del palco, c’era l’assistente del direttore che mi invitò a raccoglierla. Mi abbassai per prenderla e al suo interno c’erano dei soldi.
«Che cosa significa?»
«Significa che ci vediamo qui domani mattina e che puoi tornare a casa… passa una buona serata!»
Sorrise e andò via. Felice, mi lasciai andare in un urlo liberatorio.
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Uscita dal teatro, dei brividi mi percorsero tutto il corpo, non solo per il freddo, ma anche perché la strada era completamente buia! Feci un paio di passi, quando il suono di un clacson mi fece sussultare. Si accesero i fari e mi portai una mano sugli occhi, cercando di vedere chi ci fosse all’interno. Dalla parte del guidatore, si abbassò il finestrino e sbucò la testa.
«Liam, che ci fai qui?»
«Non potevo di certo lasciare la mia amica sola, nel bel mezzo della notte!»
«In realtà sarebbero solo le sette e mezza»
«Si, ma in questa strada non ci passa mai nessuno, ed è pericoloso… penso che questo tu lo sappia meglio di me, salta su!»
Mi girai attorno e corsi subito in macchina. Mi strinsi nel sedile sfregandomi mani e braccia.
«Aspetta, accendo il riscaldamento»
Immediatamente, dai radiatori uscì l’aria calda che si diffuse in auto e sospirai quando mi avvolse.
«Meglio, no?»
«Molto meglio!»
Liam avviò il motore e sfrecciò sull’asfalto poco ghiacciato.
«Sei stato tutto il tempo ad aspettarmi?»
«Si, non avevo nulla da fare… e poi, non c’è nessuno ad aspettarmi a casa…»
L’imbarazzo stava per farsi spazio, ma lo fermai giusto in tempo cambiando discorso.
«Mi hanno accettata!»
«Che cosa?»
«Mi hanno accettata!!»
Sul volto di Liam, comparve un sorriso a trentadue denti.
«Ma è… è… fantastico!! In questo momento, ti abbraccerei, ma sono un tantino impegnato»
Scoppiai a ridere e gli buttai le braccia al collo, dandogli un bacio sulla guancia.
«Amo questo lavoro, amo il posto… amo avere te come amico!»
Le sue guance si fecero rosse e lo strinsi di più.
Arrivati, parcheggiò difronte alla casa mia e di Eleanor. Uscì di corsa dalla macchina, fece il giro e mi aprì lo sportello.
«Grazie del passaggio, Liam!»
«Per te questo ed altro!»
Gli augurai la buona notte e mi avviai alla porta, quando mi chiamò. Si avvicinò insicuro, poi si fece coraggio e mi abbracciò di colpo.
«Grazie a te… grazie di tutto!!»
Ricambiai, dopodiché ci risalutammo.
In casa non c’era nessuno e c’era un silenzio tombale. Sul tavolo in cucina trovai un biglietto scritto da Eleanor: “Tesoro, io e Louis siamo usciti, così la casa è libera, cioè tutta per voi… hai il via libera, approfittane!! Baci, El. Xoxo”.
Approfittane? A cosa voleva alludere? L’unico mio pensiero, in quel momento, era mangiare! Aprii il frigo e ci trovai un’altro bigliettino: “Ops, frigo vuoto! Scusami, dovevo occuparmene io, ma non ne avevo proprio voglia :S Ordinate una pizza, andate a fare la spesa, non lo so… ma, insomma, in questi casi chi pensa a mangiare?? Si fa ben altro :D Baci, El. Xoxo”.
Mi portai una mano alla fronte e scossi la testa. Il cellulare vibrò sul bancone e lo presi tra le mani. Era un messaggio da parte di Harry: “Amore, stasera farò un po’ tardi, c’è una festa al locale e Louis mi ha lasciato da solo a svolgere il tutto >_< Me la pagherà!! A più tardi, <3”.
Gli risposi “Ti aspetto ;D <3” e glielo inviai.
Buttai nel cestino i biglietti di El, contenenti messaggi subliminali, e mi misi alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Nel portapane trovai due fette di toast e nella credenza, mezzo barattolo di marmellata di fragole. Meglio di niente! Me lo gustai pezzo per pezzo, visto che sarebbe stata la mia cena, e andai in salotto ad accendere il camino. Con una coperta, mi stesi sul divano a guardare un film. Una cosa tira l’altra e infine guardai l’orario sul display del mio telefono: 22.10.
Preoccupata, inviai un messaggio ad Harry: “Dove sei finito? :o <3”.
Il sonno si stava impossessando di me, così decisi di prepararmi per andare a letto. Prima di andare in camera mia, andai in quella di Harry, lasciandogli la busta di soldi sul letto con scritto sopra: “Una promessa, è una promessa! <3”.
Andai nel bagno e appena accesi la luce, vidi una cosa orribile allo specchio: sotto il mio occhio sinistro, si era formato un livido viola scuro e sul taglio del labbro, si era formata la crosticina. Quando cercai di togliermi la maglia, sentii un dolore al fianco sinistro, poco sotto le costole. Proprio lì, c’era un altro livido più grande, ma più chiaro. Vedendomi in quello stato, crollai emotivamente e pian piano delle lacrime iniziarono a scorrermi sulle guance. Mi chiesi da dove l’avessi presa tutta quella forza per affrontare Roxanne. Non ero io! Mi infilai la camicia da notte e scivolai sotto le coperte, abbracciandomi Percy. Mi addormentai poco dopo, sempre piangendo.

Harry.
 
Quando rientrai, erano intorno alle 23.00 e appena entrai in casa, mi arrivò un messaggio. Era da parte di Abbie: “Dove sei finito? :o <3”. Il messaggio era delle 22.10… stupido cellulare che non trovava mai la linea! Trovando silenzio, pensai che fosse andata a letto, così salii in camera. Sul letto trovai una busta con su scritto “Una promessa, è una promessa! <3” e con la sua firma… l’avevano presa! Indossai in fretta una t-shirt con pantaloncini e mi diressi in camera sua. Dormiva beata sotto le coperte e in silenzio, scivolai dietro di lei. L’avvolsi con un braccio, ma lei trasalì facendo un verso di dolore.
«Abbie?»
Allungai un braccio sopra la sua testa per accendere la lampada.
«Harry?», chiese assonnata.
«Cosa è successo?»
«Ti prego Harry, non guardarmi!», disse con la voce rotta dal pianto.
Non ascoltandola, le girai la testa ed… era ferita! Le lacrime sgocciolarono dai suoi occhi e non riuscivo a vederla così addolorata. Le sollevai piano la veste per guardarle il fianco e c’era un’enorme macchia violacea.
«Chi ti ha fatto questo?»
«Una ragazza con cui ho avuto una discussione…»
Non riusciva a parlare per i singhiozzi e iniziai a sfiorarle delicatamente la brutta macchia. Il suo respiro si tramutò in affanno e mi abbassai baciandole la pelle, per darle sollievo, pensando che in qualche modo sparisse! Odiavo quelle cose su di lei! Risalii fino al viso, dove i nostri occhi si incontrarono e la baciai con cautela sulle labbra, con il terrore di farle del male. Appoggiai la fronte sulla sua e i nostri respiri si mescolarono.
«Non permetterò mai più che qualcuno ti tocchi!»

Martina's Post.
Seraaaaaaaa :) Eccomiiii stavolta ho fatto presto dai x'D e devo dire che questo è uno dei miei preferitiiii *^* alloraaa, che ditee?? Vi sta piacendooo? :D Io ci sto mettendo tutta me stessa per renderla leggibile e almeno spero vi stia piacendo un pochino :P Conosco già chi mi dirà "Come sempre bellissimo!" (Mi riferisco a te Emmy x'D) però vorrei sapere anche il parere di altri... non tanto per continuare, ma per sapere così ^_^ con questo non vi sto costringendo eh o.o ahahah potete dire anche che fa cagare ;) o nulla, era solo una mia curiosità xP Comuuunque in questo chapter vediamo sia una Abbie forte che debole e i primi attimi di intimità tra i due protagonisti *-* spero ce ne siano altri ahahahah, si vedrà xP Ringraziooo tutti come sempreeeee :D vi voglioooo tantooooo beneeeeeeeeeeeeeeeeeeee <3
                                                                                                                         Marti.

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