l'evoluzione di un vampiro

di Delena85
(/viewuser.php?uid=241464)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La sete ***
Capitolo 2: *** Resa incondizionata ***
Capitolo 3: *** Il primo morso ***
Capitolo 4: *** Confessioni ***
Capitolo 5: *** Sangue Petrova ***
Capitolo 6: *** A caccia ***
Capitolo 7: *** Amiche impertinenti ***
Capitolo 8: *** Il morso pungente della gelosia ***
Capitolo 9: *** La tempesta ***
Capitolo 10: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** La sete ***


"sono passati molti giorni da quando Elena si è trasformata e Stefan, sta provando ad insegnarle a controllarsi, ma le cose non vanno come vorrebbe tutto è più complicato di come si aspettava, e l'indifferenza di Damon a tutto ciò non le è di aiuto."
 
“Ora basta Stefan, non ne posso più è tutto inutile non riuscirò mai a farmelo bastare”
“Certo che ci riuscirai devi solo volerlo”
Era tutto il giorno che andavamo a caccia, avevo provato il sangue di qualsiasi animale che avessimo incontrato sul nostro cammino, ma niente era neanche lontanamente paragonabile al profumo del sangue umano. Lo sentivo ancora scendermi denso nella gola, sentivo ancora l’appagamento che avevo provato subito dopo e tutto questo era lontano anni luce da quella sensazione. Sapevo che Stefan voleva solo aiutarmi, evitare che poi mi sentissi in colpa nel caso non fossi riuscita a fermarmi e avessi ucciso qualcuno. Mi conosceva bene e sapeva quanto la mia umanità mi avrebbe fatta stare male, ma nonostante tutto ogni cosa perdeva di significato rispetto al piacere del sangue.
“Elena mi stai ascoltando?”
Non mi ero nemmeno resa conto che lui avesse continuato a parlare io avevo smesso di ascoltarlo da molto tempo, forse dall’attimo in cui ero diventata un vampiro. Ogni parola pronunciata da Stefan sul controllo sulle rinunce mi sembrava senza senso e in un angolo della mia mente iniziavo a capire quanto fossi stata ceca in passato, quanto erano assurdi i miei discorsi sul controllo, avevo intavolato aspre discussioni con Damon su questo argomento fin dal primo giorno che lo avevo conosciuto, e solo  ora capivo quanto aveva ragione: “Siamo vampiri Elena, predatori, non cuccioli”. Ero stata una pazza a credere che controllarsi fosse così semplice, a pensare che bastasse un semplice atto di volontà.
La voce di Stefan mi distolse di nuovo dai miei pensieri
“Guardami Elena, tu devi fidarti di me, ce la farai proprio come me, come Caroline, anche tu imparerai a controllare la tua sete, devi solo capire come fare, tutto qui!”
Stefan sempre così paziente, così dolce, e io non lo ascoltavo neanche non mi ero nemmeno accorta delle sue mani sulle spalle
“Sono  stanca Stefan voglio tornare a casa”
“Ok  andiamo”
si fermò un attimo incerto per guardarmi negli occhi
“Vuoi davvero che ti accompagni a casa?”
Che voleva dire mi sembrava logico voler  tornare a casa mia …..Jeremy
Non ero ancora pronta per questo, non potevo rischiare di fargli del male
“No rimarrò da voi ancora per un po’ fino a che non sarò certa di non essere un pericolo per nessuno”
“Come vuoi”
Per il resto del tragitto non proferimmo parola, ma più mi avvicinavo a quella casa più mi sentivo triste quasi angosciata. Mentre salivo le scale in silenzio sentii una presenza e alzai gli occhi di scatto come un felino sull’allerta. Damon mi guardava dal pianerottolo, appoggiato con disinvoltura al muro della scala, quegli occhi….avrebbero mai  smesso di guardarmi come se sapessero leggermi l’anima? Pensavo che avrebbe tirato fuori qualcuna delle sue battute del tipo: “Come è andata la caccia, hai trovato qualche coniglio di tuo gradimento?”
Invece niente mi guardava e basta, stavo per parlare ma non ne ebbi il tempo perchè si voltò e andò a rinchiudersi nella sua stanza.
Ora che ci pensavo era da quando mi ero trasformata che non ci parlavamo più, lui mi aveva lasciata a Stefan e a lui aveva lasciato il compito di prendersi cura di me, di istruirmi. Era come se tutto ciò che mi riguardava non gli interessasse più. Non era andato via, ma era come se lo avesse fatto.
Stefan era al piano di sotto, lo sentivo muoversi nella libreria, aveva appena preso un libro dallo scaffale e si era seduto sul divano. Sapevo che non sarebbe venuto da me, mi avrebbe lasciata riflettere da sola, ma io non volevo stare sola ero un misto di rabbia, frustrazione e fame repressa avevo bisogno di parlarne, avevo bisogno di qualcuno che capisse, ma Stefan non ci riusciva o forse non lo faceva come avrei voluto. Spinta da una forza irrefrenabile attraversai il corridoio e mi ritrovai di fronte alla stanza di Damon. Dovevo parlargli, avevo bisogno del suo aiuto, dopotutto quado Stefan era andato via lui era stato tutto per me e mai senza di lui avrei superato quel momento. Presi un respiro e bussai alla sua porta, non rispose, perché non rispondeva? Bussai di nuovo, sapevo che era lì potevo sentirlo, ma niente, non si mosse. Presi il coraggio a due mani e aprii la porta senza aspettare oltre. Damon era fermo davanti alle finestre, di spalle con un bicchiere in mano, non si voltò neanche.
Ero andata lì per parlargli e lo avrei fatto non importava quanto lui potesse fingere di ignorarmi, chiusi la porta e mi avvicinai al letto
“Ehi….lo so che forse non hai voglia di parlarmi…ma….senti Damon ci sono delle cose che voglio dirti, cose che devi sapere” ancora niente, era rimasto impassibile a tutto e continuava a non voltarsi ma io dovevo parlare non potevo più tenermi tutto dentro “Ho bisogno del tuo aiuto, io non ce la faccio a sopportare tutte queste sensazioni , tutta questa ansia, questa fibrillazione, i sensi e le emozioni che si affollano dentro di me, è tutto così confuso, assurdo…e poi c’è la fame, che non mi abbandona mai, niente mi soddisfa, ho provato ad ascoltare Stefan ma non ci riesco non mi basta…… avevi ragione non è così semplice non siamo cuccioli siamo vampiri!!”
Tirai fuori tutto d’un fiato per paura che mi interrompesse perché avevo bisogno di dirle quelle cose, e avevo bisogno più di ogni altra cosa che lui le ascoltasse, era il mio modo per chiedergli scusa per tutte le volte che io non avevo capito lui.
Ma continuava a tacere era come se non avesse sentito nulla di quello che gli stavo dicendo, non potevo sopportare oltre quel suo atteggiamento, così andai da lui e gli sfiorai il braccio per attirare la sua attenzione 
“Damon mi stai ascoltando?”
E fu allora che si voltò i suoi occhi mi guardavano fissi pieni di una rabbia antica quasi famelica, che mi gelò. Meccanicamente arretrai
“Pensi  che sia così semplice, vieni da me ti lamenti che il mio caro fratellino non ti capisce, e speri che io ti porti a fare un giro nel mondo dei balocchi, per poi tornare da lui quando ti sarai stancata di giocare…no Elena non è così che funziona”
La sua voce salì di due ottave e scaraventò il bicchiere nella stanza, ero pietrificata, per la prima volta vedevo tutto il suo rancore, tutta la sua frustrazione. Ogni parola era peggio di uno schiaffo in pieno viso, volevo rispondergli ma cosa avrei potuto dire, non c’era modo di difendermi da quel fiume in piena. Agevolato dal mio silenzio continuò con disprezzo la sua arringa
“Hai fatto la tua scelta, hai detto che lo ami, che ti capiva… ti ha lasciata morire e per questo lo hai amato di più, perché aveva rispettato le tue scelte, e ora vieni a dirmi che hai bisogno di me…..no Elena non sono più a disposizione dei tuoi capricci ora dovrai cavartela da sola”
Avevo il viso inondato di lacrime, mai avrei pensato ad una reazione del genere, ma alla fine aveva ragione ogni singola parola che aveva pronunciato era vera, avevo scelto ma alla fine continuavo a volerli entrambi vicino a me . Si girò di nuovo e continuò a fissare un punto indefinito al di là del vetro, angosciata da quella indifferenza corsi via, nel corridoio incontrai Stefan che mi guardava con un misto di tristezza e angoscia sul volto, non provò nemmeno a fermarmi. Arrivata davanti al portone di casa lo spalancai volevo solo andare via, allontanarmi il più possibile, ma la realtà mi colpì in pieno stomaco. Dove sarei andata? Potevo andare da Caroline ma per farlo avrei dovuto attraversare tutta Mystic Falls, e se avessi incontrato qualcuno, se la fame avesse avuto il sopravvento, se avessi ucciso?? Non potevo andare non ero ancora pronta per il mondo. Esasperata chiusi il portone ci appoggiai la schiena e scivolai a terra, le ginocchia al petto il viso tra le mani. Non so per quanto tempo rimasi in quella posizione piangendo.
Ero sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Resa incondizionata ***


Si stava avvicinando a me lentamente, lo sentivo fin da quando era uscito dalla sua stanza e aveva attraversato  il corridoio, aveva sceso le scale con calma, senza fretta ed era venuto a sedersi vicino a me, scivolando a terra come avevo fatto io. Non volevo aprire gli occhi,non volevo guardarlo sarebbe stato troppo, ma sentivo la sua presenza e questo mi bastò per farmi smettere di piangere. Non capivo perché avesse tanto potere su di me, da dove veniva quell’influenza positiva?
Ogni volta che lo avevo accanto sentivo di poter fare tutto. Anche quando ero umana lo percepivo ma ora era quasi impossibile da ignorare.Aspettavo in silenzio che Damon parlasse non riuscendo a capire fino in fondo perché era venuto da me dopo avermi riversato addosso tutta quella rabbia.
Come se avesse ascoltato i miei pensieri cominciò a parlare, anche se sembrava parlare più a se stesso che a me
“E’ così per tutti all’inizio, la prima volta che mi sono nutrito è stato come iniziare a vivere, non dimenticherò mai quella sensazione, il senso di onnipotenza che ho provato, il piacere della caccia l’appagamento nel togliere la vita a qualcuno, tutte cose che la vita non ti insegna, che mai avresti creduto di poter trovare piacevoli . L’unico problema è la nostra umanità, ci porta a provare rimorso, ma quando sei vampiro il senso di colpa diventa una condanna e il nostro istinto ci spinge a non sentire, a spingere quel pulsantino e spegnere tutte le nostre emozioni. All’inizio per me ha funzionato ma poi con il tempo non è stato più così facile, per quanto tu non voglia sentire continui a provare ogni singola emozione  e ti rassegni a vivere nel limbo per metà dannato e per metà redento”
Aprii gli occhi e lo guardai e mi sembrò di vederlo per la prima volta, non mi stava guardando, guardava il soffitto, ma non era mai stato così sincero come in quel momento , non aveva mai parlato di se stesso, di ciò che sentiva, degli angoli più oscuri della sua anima.
Sotto il peso del mio sguardo si voltò verso di me, non era più arrabbiato i suoi occhi erano dolci, comprensivi e mi scaldarono il cuore
“Puoi capirla Elena, puoi provare  a contenerla, ma ti dominerà sempre. Quando sei un vampiro l’istinto prevale su tutto, e il nostro istinto è quello di uccidere, saziare la nostra sete a qualsiasi prezzo”
Quanto aveva ragione, avevo pensato le stesse cose durante tutto il giorno, più tentavo di accontentarmi del sangue animale e più mi rendevo conto di quanto tutti i miei sforzi fossero inutili.
Con esitazione poggiai la testa sulla sua spalla, e per mia sorpresa non mi respinse, appoggiò la testa sulla mia accarezzandomi i capelli. Dio quanto mi era mancato, come avevo fatto a sopportare tutti quei giorni senza di lui?
Ero ancora persa nei miei pensieri quando mi diede un buffetto sulle ginocchia e prendendomi le mani mi costrinse ad alzarmi
“Su bella affamata, è ora che ti insegni una cosina o due su ciò che vuol dire nutrirsi”
Mi misi in piedi e continuai a guardarlo in trance, che voleva dire?
“Vieni andiamo a fare un giro” ordinò
“Dove vuoi portarmi?”
“Ovunque vi siano umani”
Sgranai gli occhi per la sorpresa, sapevo fin dall'inizio che i suoi metodi sarebbero stati completamente diversi da quelli di Stefan, ma questo era troppo
“Sei impazzito non riesco ancora a controllarmi, e tu vuoi portarmi ad un banchetto?”
“Non imparerai mai a gestirla se non la affronti, e poi hai chiesto il mio aiuto, fidati di me”
Dopo aver completato la transizione non avevo più frequentato luoghi affollati, in realtà non avevo più frequentato nessun umano, anche Bonnie si teneva alla larga da me, ma Damon non aveva nessuna intenzione di ascoltare le mie lamentele, così mi decisi a seguirlo
"Ok, come vuoi”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il primo morso ***


Lo seguii in silenzio fino al grill, nonostante fosse tardi c’era ancora parecchia gente, appena aprì la porta del locale l’odore di sangue mi colpì in pieno viso, era ovunque ed io ero famelica vedevo tutti come possibili prede e non come persone. Damon mi si parò davanti e mi afferrò per le spalle
“Guardami Elena...guardami" mi strattonò con violenza e io alzai gli occhi come un automa "molti dei presenti li conosci, sono tuoi amici, cerca di ricordare cosa ognuno di loro rappresenta per te, cerca di andare oltre la sete”
Li guardai tutti ad uno ad uno, erano miei compagni di scuola, alcuni mi avevano aiutato ad organizzare feste, altri avevano studiato con me, erano persone e facevano parte della mia vita. Questa consapevolezza mi aiutò a calmarmi anche se il morso della fame ancora mi attanagliava lo stomaco. Damon mi sorrise soddisfatto e  mi prese per mano conducendomi al bancone
“Vieni beviamo qualcosa” 
Non era una cattiva idea, l’alcol mi avrebbe aiutata a rilassarmi.
Rimanemmo li a bere e scherzare per qualche ora, dopo mezza bottiglia di tequila tutto mi sembrava più sopportabile e poi c’era Damon chi avrebbe potuto resistere a quel sorriso contagioso, e a quell'ironia pungente. Gli ero grata per quello che stava facendo per me anche se non ne capivo a pieno il senso.
Dopo aver scolato l'ennesimo bicchiere di bourbon si alzò dalla sedia
“La lezione numero 1 è finita “
Lezione numero1 ??? dovevo essermi persa qualcosa, qual era la lezione?
“Possiamo passare alla prossima”
“Damon non capisco, qual è la lezione numero 1?”
Mi puntò sul viso i suoi occhi di ghiaccio sorridendo 
“Dimmi Elena, quanto tempo siamo stati seduti a questo bar?”
“Non saprei, un paio d’ore”
Continuavo a non capire, dove voleva andare a parare?
“E avevi fame quando sei entrata?”
“Sì ”
“E quante persone hai ucciso?”
“Nessuna”
“Ecco la lezione, quando sei entrata hai saputo guardare oltre il tuo istinto hai lasciato prevalere il tuo lato umano e hai riconosciuto i tuoi amici, questo ti ha impedito di nutrirti di loro, e la tequila… ha fatto il resto”
Avevo fatto tutto questo senza nemmeno rendermene conto.
“Vieni usciamo”
Mi lasciai guidare fuori, era buio e le luci dei lampioni illuminavano a stento la strada deserta, era tutto così silenzioso o almeno lo sarebbe stato per chiunque, ma non per me, sentivo l’aria sul viso, gli insetti che si affollavano sui bidoni dell’immondizia, e dei passi. Qualcuno si stava avvicinando e dal profumo era umano, un ragazzo. Mi voltai verso Damon in preda ad un ansia inspiegabile, lui mi sorrise rassicurante.
Cosa aveva in mente?
Il ragazzo si avvicinò a noi, era uno dei giocatori della Squadra di football della scuola, lo avevo visto parlare con Matt altre volte. Ci superò senza darci troppa importanza, fino a che Damon gli sbarrò la strada, e ammaliandolo gli ordinò di stare calmo. Era evidentemente spaventato ma i poteri di Damon gli impedivano di dare libero sfogo alla sua paura. Senza troppi preamboli gli lacerò il collo, l’odore di sangue fresco mi riempì la testa e in un attimo mi sentii schiava di me stessa. Dopo una breve sorsata Damon si voltò verso di me pulendosi il viso 
“Bevi Elena”
Era come se ci fossero due persone dentro di me, la donna e il vampiro, la donna  mi urlava di scappare, di allontanarmi da tutto questo, ma il vampiro mi teneva inchiodata lì, bramoso di sangue. 
Persa in questa lotta interiore rimanevo immobile incapace di andare via, incapace di rimanere.
“Ti ho detto di bere “ mi incalzò nuovamente
E così mi avvicinai a lui e lo morsi. Sentivo il liquido denso scendermi lungo la gola, il piacere che invadeva ogni fibra del mio essere. Damon era vicino a me e mi parlava
“Sentilo Elena, senti il battito del suo cuore, è lui la chiave, ascoltalo e appena rallenta fermati”
Lo sentivo pulsare sotto le mie labbra dall’arteria recisa, continuai a bere, e poi lo sentii rallentare prima quasi impercettibilmente poi con decisione, mi sarei dovuta fermare, ma non lo feci, non potevo ne volevo ancora, ne volevo sempre e non mi importava se questo voleva dire uccidere delle persone. Damon capì e mi afferrò per il collo
“Fermati” mi intimò “Lo ucciderai…Elena basta!!”
Non so se fu il tono della sua voce o la donna che era in me a darmi il coraggio, ma riuscii a fermarmi. Lo guardai e mi persi nei suoi occhi, non ero così sicura di voler  smettere ma il suo sguardo non ammetteva repliche, così riluttante mi allontanai da quella tentazione. Damon si voltò verso il povero malcapitato e mordendosi il polso gli lasciò bere il suo sangue , poi lo guardò negli occhi
“Ora cerca di rimanere vivo per un po’, torna a casa e dimentica tutto”
Mi venne incontro fermandosi di fronte a me con un sorrisetto malizioso che gli aleggiava sulle labbra, mi pulì il mento sporco di sangue con il pollice e se lo mise in bocca divertito, assaporandolo con gusto.
“Mmm non era male il nostro amico”
In altri tempi quelle parole mi avrebbero fatto saltare i nervi, ma non sta sera, sta sera ero io il predatore e ora capivo realmente cosa volesse dire, gli sorrisi a mia volta abbassando lo sguardo e lui mi posò un braccio sulle spalle 
“Vieni, torniamo a casa , per sta sera direi che hai fatto abbastanza”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Confessioni ***


Camminavamo silenziosi, e per la prima volta dopo giorni mi sentivo calma, confusa ma decisamente meno tormentata, ed era tutto merito suo, come al solito era riuscito a trovare un modo per starmi vicino.
“Sei stata brava stasera” esordì strappandomi ai miei pensieri
“Davvero???”
Annuì senza aggiungere altro, lo guardai confusa e lui continuò
“Ti ho detto di fermarti e lo hai fatto, sono pochi i vampiri che riescono a farlo, soprattutto all'inizio”
Sorrisi mestamente ripensando a quel momento, sapevamo entrambi che senza il suo intervento non mi sarei mai fermata
“Diciamo che il tuo tono di voce non ammetteva repliche , se non mi fossi fermata saresti stato capace di staccarmi la testa”
Rise di gusto alla mia battuta e lo feci anche io…. perché mi sentivo così bene quando stavo con lui??
“Avrei potuto farlo" si voltò verso di me e mi rifilò un sorriso canzonatorio "Sarebbe stato un gioco da ragazzi con una novellina come te”
Lo spinsi via stizzita e lui continuò a ridere divertito.
Eravamo ancora nel bosco, se avessimo voluto saremmo potuti tornare a casa in meno di qualche minuto, ma non lo facemmo, camminavamo uno di fianco all'altra assaporando ogni attimo che passavamo insieme, di tanto in tanto lo guardavo e lo vedevo sereno.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che lo avevo visto così? La risposta era ovvia…Denver.
Mi fermai di colpo, e questa volta fu lui a guardarmi confuso
“Che c’è che non va?”
“Mi dispiace!” iniziai esitante e vidi il suo volto cambiare espressione e la mascella indurirsi, sapevo a cosa stava pensando così mi affrettai a continuare “Mi dispiace per tutte le volte che ti ho aggredito, per tutte le volte che non ho voluto capire ed accettare la tua natura, e mi dispiace per quella telefonata, per quello che ti ho detto, non avrei dovuto dirtelo in quel modo ma in quel momento mi era sembrata l'unica cosa da fare”
Il suo viso si rilassò anche se non era più sereno come prima e un sorriso amaro gli incurvò le labbra
“Lascia stare Elena, non pensarci più, direi che sta sera abbiamo superato con successo tutte le nostre divergenze ”
Non disse nulla  riguardo alla mia telefonata e al modo in cui lo avevo lasciato andare, e gliene fui grata non avrei potuto affrontare anche quella conversazione, la serata era stata già abbastanza impegnativa senza dover entrare nel merito di ciò che io provavo per lui. Ma c’era una cosa sulla quale non potevo sorvolare
“Perché in tutti questi giorni ti sei comportato come se non esistessi, perché hai smesso di parlarmi?”
“Potrei farti la stessa domanda?” mi schernì
Anche lui meritava una spiegazione, era vero che lui mi aveva ignorata per giorni, ma era altrettanto vero che io non avevo mai fatto nulla per impedirglielo
“Non mi sembrava giusto…ti avevo detto che ti avrei lasciato libero di vivere la tua vita, non potevo venire da te e chiedere il tuo aiuto, non me lo dovevi”
Lo pensavo veramente, quel pomeriggio non era stata la prima volta in cui avevo pensato a lui, per giorni avevo represso l'impulso di attraversare il corridoio come una furia e bussare alla sua porte per implorare il suo aiuto. Sapevo fin dall'inizio che lui sarebbe stato l'unico in grado di capirmi e istruirmi.
Evidentemente percepì che non c'era alcuna traccia di menzogna nelle mie parole e questo lo convinse a rispondere a sua volta
“Avevo promesso a me stesso e a Stefan che se lo avessi scelto, me ne sarei andato via per sempre e vi avrei lasciato vivere la vostra storia in pace. Ma poi la tua morte, e trasformazione, hanno rimescolato le carte in tavola. Non potevo andare via, sapevo che avresti avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile, ma mi ero ripromesso che te lo avrei dato solo nel momento in cui tu me lo avessi chiesto”
Si fece ancora più serio e si fermò per guardarmi negli occhi
“Ma tu non mi cercavi, non avevi bisogno di me. Continuavi a fidarti di Stefan, e la mia rabbia cresceva, mi sentivo come un animale in gabbia costretto a vegliare nell'ombra. Ho ascoltato ogni parola che hai pronunciato, ogni passo che hai fatto, ogni respiro, e credimi Elena assistere alla tua indifferenza è stato come morire ogni giorno. Poi oggi sono crollato, ti ho aspettato per le scale, volevo parlarti, ma quando ti ho vista il mio orgoglio ferito ha avuto il sopravvento e sono andato via, non avrei fatto la prima mossa, non questa volta”
Ero stordita, come avevo fatto a fargli tanto male senza rendermene conto. Quella consapevolezza mi provocò un dolore lacerante nel petto che mi fece mancare il respiro. Volevo solo gettargli le braccia al collo e cancellare tutta quella tristezza che gli leggevo sul viso, ma non potevo illuderlo ancora, dovevo essere certa dei miei sentimenti per lui, e Damon con il suo atteggiamento imprevedibile non mi era d’aiuto. Anche oggi, prima mi aveva aggredito come un animale ferito e poi mi aveva aiutata con pazienza e determinazione, come nessun altro aveva fatto prima. Con lui era sempre così inferno e paradiso,  e io non ero ancora pronta ad accettare tutto questo, non ora non con tutti questi cambiamenti.
Ricordavo tutto, ricordavo il nostro primo incontro e di come era stato carino ad augurarmi solo il meglio pur non sapendo nulla di me, ricordavo quella sera in cui era venuto da me a riportarmi la collana, dopo che lui e Stefan mi avevano salvata da Rose e Elija. Quelle parole mi risuonavano nella testa di continuo
 “devo dirlo una sola volta, e tu devi sentirlo, ti amo Elena , e proprio perché ti amo non posso essere egoista con te, io non ti merito ma mio fratello si, ed è per questo che devi dimenticarlo”
Come poteva una persona, che io avevo sempre considerato un assassino incallito, misantropo, egoista e senza cuore essere capace di un amore così grande, così puro, questo proprio non riuscivo a spiegarmelo, eppure continuava a dimostrarmi quell'amore di continuo non importava quanto io cercassi di tenerlo lontano da me, lui era sempre lì dove lo avevo lasciato.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sangue Petrova ***


Quando rientrammo a casa trovammo Stefan seduto per le scale ad aspettarci, Damon sorrise dandogli una pacca amichevole sulla spalla 
“Non preoccuparti fratellino te l’ho riportata tutta intera, e niente corpi senza vita alle nostre spalle. I cittadini di Mystic Falls sono salvi anche questa volta!”
Stefan non rispose ma era visibilmente contrariato, gli dovevo una spiegazione e avrei dovuto dargliela al più presto. Damon intuì il mio disagio e annuendo  impercettibilmente andò via lasciandoci soli.
Mi sedetti sulle scale di fianco a lui e tirai un profondo respiro nella speranza di trovare un senso a tutto quello che era successo.
Ero andata da Damon , gli avevo chiesto aiuto, lui mi aveva aggredito e poi mi aveva aiutata, mi aveva portato tra la gente e mi aveva insegnato a gestire la mia sete, ed ora ero qui seduta vicino al mio ragazzo che aspettava una spiegazione.
Ero  incerta su cosa dire, speravo solo che le parole sarebbero uscite da sole una volta che avessi iniziato a parlare. Stefan mi guardava con pazienza in attesa e io decisi di iniziare dalla fine
“Siamo stati al grill…era pieno di gente ma nonostante tutto sono riuscita in qualche modo a controllarmi. All'inizio volevo strappare il collo di tutti i presenti, ma Damon mi ha aiutata, mi ha parlato e ha cercato di ricordarmi chi sono. Poi quando siamo usciti abbiamo incontrato un ragazzo, e…. mi sono nutrita di lui…”
Come immaginavo, sentendomi terminare la frase in quel modo, alzò lo sguardo verso di me e mi guardò con un misto di disapprovazione  e disgusto sul volto
“Non guardarmi così, non l’ho ucciso, anche se avrei potuto farlo.”
Pronunciai queste ultime parole in un sussurro, vergognandomi di me stessa. Stefan rimase in silenzio, aspettando che continuassi
“In questi giorni, in cui tu hai cercato di istruirmi, mi sono resa conto di cosa vuol dire essere un vampiro.
Da umana avevo cercato di capirvi, e pensavo di esserci riuscita, ma credimi Stefan mai avrei creduto che potesse essere così, la realtà va ben oltre ogni mia immaginazione. Sapevo che controllarsi sarebbe stato difficile ma non impossibile, pensavo che sarebbe bastato solo ricordarsi che erano esseri umani, e che uccidere era sbagliato, mi sono illusa che sarebbe bastato un semplice atto di volontà. Ma ora so che mi sbagliavo, la sete di sangue ci domina al di la di ogni sentimento umano, e quando uccidiamo lo facciamo inconsapevolmente, per istinto. Solo dopo riconosciamo il nostro errore e  il senso di colpa ci logora l’anima”
Stefan fissava il pavimento davanti a lui, gli accarezzai i capelli, sapevo che anche lui si riconosceva in tutto quello che stavo dicendo, e soffriva anche più di me di quelle privazioni, ma nel suo caso erano necessarie, aveva da poco superato la sua ultima fase da squartatore e né io né lui volevamo riviverla.
“Io non sono Caroline, con lei i tuoi metodi hanno funzionato, siete riusciti a trovare un compromesso, ma per me è diverso. Proverò con le sacche di sangue, imparerò a controllarmi il più possibile quando berrò direttamente dalla fonte, ma non seguirò le tue regole Stefan, non questa volta”
Mi guardò con rassegnazione e mi baciò sulla fronte
“Va bene Elena faremo come vuoi tu”
Sapeva che non avrei cambiato idea, e non provò neanche a dissuadermi, anche questa volta mi aveva lasciata libera di scegliere come vivere la mia vita.
Non era ancora finita c’era ancora una questione da affrontare, la più importante, non potevo aspettare, non sarebbe stato giusto, mi feci coraggio e lo guardai apertamente
“C’è dell’altro ” 
Una nuvola nera gli attraversò il volto ma rimase in silenzio, come un uomo in attesa di essere giustiziato. Nello stesso momento sentii Damon fermarsi, fino a qualche minuto fa camminava inquieto nella sua stanza, ora era fermo, completamente in ascolto.
“Quando ho fatto la mia scelta, quando ti ho scelto, ero ancora umana e credimi da umana avrei sempre scelto te. Non capivo a pieno l’animo di Damon e in te vedevo quell'umanità che ti rendeva più simile a me, più vicino a quella che era la mia vita. Ma ora le cose sono cambiate, anche io sono un vampiro, sono più vicina a entrambi di quanto non lo sia mai stata e mi rendo conto che la mia è stata solo una scelta di circostanza, legata agli eventi, alla frenesia di quegli attimi, ma la verità è che non ero ancora pronta a fare una scelta, e non lo sono ancora. Ho bisogno di entrambi, ho bisogno di tutto il sostegno che possiate darmi.
Ti amo Stefan, ti ho sempre amato, ma non sono ancora pronta a rinunciare a Damon”
Era la cosa più egoistica che avessi mai detto, o anche solo pensato. Da quando ero diventata un vampiro il mio istinto di conservazione era schizzato alle stelle, per la prima volta capii Katherine e per quanto mi sforzassi iniziai a odiarla  di meno.
Non aspettai una sua risposta, mi alzai gli baciai i capelli e salii le scale, raccolsi le mie cose dalla sua stanza e entrai in una delle camere degli ospiti.
Damon mi guardava dalla soglia di camera sua, le braccia incrociate sul petto e uno sguardo pensieroso sul volto. Alzò una mano per indicarmi la camera che avevo scelto, lo guardai senza capire e lui si spiegò
“Anche Katherine aveva scelto quella stanza”
Rimasi a bocca aperta davanti a quella affermazione, ma lui non mi lasciò il tempo di rispondere si voltò e chiuse la porta alle sue spalle.
Lasciai correre lo sguardo lungo le pareti, volevo capire perché l’avessi scelta, perché anche Katherine l’aveva scelta. 
Era bella calda ed accogliente, un grande letto di noce torreggiava al centro della stanza, coperto da una morbida trapunta avorio. Le finestre erano grandi e le prime luci dell’alba filtravano timidamente dalle pesanti tende di broccato rosso. Un tappeto di lana color crema era adagiato ai piedi del letto mentre alla mia sinistra in un angolo della stanza c’era una bellissima toletta d’epoca. Le spazzole e le bottigliette di profumo allineate ordinatamente attirarono la mia attenzione, distrattamente ne rigirai una tra le mani e ne assaporai il profumo. Non era il suo, e ne fui subito sollevata.
L’unica differenza che riuscivo a vedere rispetto alle altre, era che quella stanza era chiaramente appartenuta ad una donna, ma allora perché Damon me lo aveva fatto notare? E soprattutto come era possibile che entrambi avessimo pensato a lei nello stesso momento?
Ero certa che come io avevo notato una certa affinità nel nostro atteggiamento, l’aveva notata anche lui. Le nostre menti erano arrivate contemporaneamente alla stessa conclusione e sapevo benissimo che quando si trattava di lei Damon non poteva fare a meno di essere negativo.
Mi costrinsi a pensare ad altro, ero stanca e volevo solo andare a letto, mi svestii e mi accoccolai sotto le coperte ma non riuscii a chiudere occhio neanche un istante.
Era mattino inoltrato quando Stefan bussò alla mia porta
“Elena sei sveglia”
“Si Stefan entra pure” gli risposi, felice di non dover passare ancora un altro minuto da sola a rimuginare su quella storia
“Buongiorno...dormito bene” per fortuna era sereno, non c’era nessuna traccia di rancore sul suo viso
“Veramente non molto” sbuffai
Venne a sedersi di fianco a me sul letto, mentre mi spostavo un po’ per fargli posto
“Che c’è che non va?”
“Niente Stef, non farci caso… è solo che non sono ancora brava a gestire le mie nuove emozioni, è tutto più amplificato e spesso mi lascio turbare da cose insignificanti”
Rimase in silenzio per un po’, forse sperava che continuassi, ma non lo feci.
“Elena tu non sei Katherine, credimi non avete nulla in comune” lo guardai sorpresa, come faceva a sapere?
Doveva avere sentito quello che Damon mi aveva detto la sera prima, e aveva intuito che quelle parole erano la causa del mio malumore
“Lo credi davvero?” sospirai
“Ma certo, pensi veramente che solo perché siete due gocce d’acqua tu debba essere come lei?” non risposi, in realtà era proprio quello che iniziavo a pensare “tu sei buona gentile ed altruista, sei una delle persone migliori che conosca. Lei invece è una stronza manipolatrice, egoista e senza cuore!”
“Se lo dici tu” non ne ero molto convinta, ma ero decisamente sollevata
“Non far caso a tutto quello che dice mio fratello, sai com'è fatto e quando si tratta di Katherine non riesce mai ad essere obbiettivo”
“Lo so Damon è…Damon” il solo pensare a lui mi fece sorridere e non so per quale motivi sentii la necessità di difenderlo “Ma si sta comportando da vero amico e gli sono grata per questo” 
Stefan annuì
“Torniamo a noi, perché eri venuto?” gli chiesi ricordandomi che lui era venuto da me probabilmente per dirmi altro
“Volevo solo salutarti”
“Salutarmi??”
“Sì vado a caccia e starò via per qualche giorno”
“Come mai qualche giorno?”
“Volevo allontanarmi un po’ più del solito per vedere se magari riuscivo a trovare qualcosa di meglio” spiegò
“Capisco…allora buona caccia!”
Mi sorrise di rimando e lasciò la mia stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** A caccia ***


Stefan era andato via da un po’, ed io ero ancora  chiusa nella mia stanza. La mia frustrazione aumentava così come il mio desiderio di sangue, e le sacche non lenivano minimamente la mia angoscia. Quel tipo di nutrimento in questi casi era decisamente inutile.
Decisi di fare un bagno, sicura che l’acqua calda mi avrebbe dato un po’ di conforto, e con l’aiuto di un po’ di bourbon avrei sicuramente accelerato il processo. Scesi le scale e mi diressi verso il tavolino dei liquori, mi stavo versando da bere quando Damon mi sorprese alle spalle, togliendomi il bicchiere dalle mani e lo buttò giù d'un fiato
“Grazie tesoro, non dovevi disturbarti” 
Scossi la testa irritata e ne riempii un altro
“Prego, serviti pure, stavo proprio pensando di portartelo al letto"
“Uhm...Elena non tentarmi!” rispose simulando un tono eccitato e indicando il bicchiere che tenevo tra le mani aggiunse “Comunque, non è un po’ presto per te?”
“Ero nervosa” 
Travisando la causa del mio malessere cercò di tranquillizzarmi
“Non preoccuparti Elena , Stefan tornerà presto, sarà solo per un paio di giorni”
“Non è per quello”
La foga con cui pronuciai quelle ultime parole gli fece inarcare le sopracciglia 
“Allora che c’è?”
Sapevo che non avrebbe lasciato correre tanto facilmente, ma io non riuscivo ad affrontare quel discorso, almeno non con lui. Temevo il suo giudizio molto più di quanto fossi disposta ad ammettere.
“Avanti Elena tiralo fuori” disse rovesciando la testa all'indietro in modo teatrale 
“Ho fame” risposi aggirando il vero motivo
“Ci sono delle sacche di sangue in cantina”
“Non è quel tipo di fame” continuai esasperata
Lui mi guardò rivolgendomi tutta la sua attenzione, incitata dal suo sguardo cercai di spiegarmi
“E' più desiderio di sangue, desiderio di non sentire e sollevare almeno per un attimo la mia coscienza da tutti questi macigni che la opprimono”
Iniziai a camminare avanti e indietro irrequieta incapace di guardarlo negli occhi, poi mi fermai fissandolo apertamente
“Mi sentirei meglio se la spegnessi?” 
“Non sentiresti affatto” sbuffò
“Ma almeno non starei male” lo incalzai e lui tornò a guardarmi con un espressione seria sul volto
“Puoi farlo… se pensi che basti a farti stare meglio” Rimasi in silenzio non mi aspettavo quella risposta “Ma devi sapere una cosa….puoi spegnerla ma troverà sempre un modo per venire fuori di nuovo, e poi oltre alle vecchie frustrazioni dovrai sopportare anche tutte quelle che ti sei rifiutata di sentire nel frattempo”
“Allora che dovrei fare?” piagnucolai in preda all'angoscia
“Affrontale, come facevi quando eri umana, quando non avevi nessun pulsantino da spingere” Lo disse con una naturalezza tale che mi diedi mentalmente della stupida per non averci pensato io. 
“Magari con l’aiuto di un po’ di sangue umano nelle vene”
pronunciò queste ultime parole alzandosi dal divano, mi prese per mano e mi condusse fuori
“Dove vuoi portarmi?” gli chiesi senza capire il suo atteggiamento
Mi guardò con un sorriso malizioso negli occhi
“A caccia”
Correva così veloce che a stento riuscivo a toccare il terreno, mi sembrava di volare. Damon teneva stretta la mia mano mentre faceva lo slalom nel bosco, era una sensazione bellissima e mi sentivo euforica, non riuscivo a contenere le risa e mi lasciavo guidare come una foglia nel vento.
Di colpo ci fermammo, una strada si snodava davanti a noi seguendo un percorso famigliare, conduceva al cimitero di Mystic Falls e proseguiva su per le colline. Non era una strada trafficata, ma era perfetta per i nostri scopi. Anche in pieno pomeriggio era deserta e solo di tanto in tanto passavano delle auto.
Damon si voltò verso di me indicando la strada di fronte a noi
“Sdraiati in mezzo alla strada” ordinò e io sgranai gli occhi sbigottita per quella richiesta assurda
“COSA?....E perché DOVREI?” 
Damon sbuffò spazientito alzando le braccia al cielo
“Elena una volta tanto non potresti fare quello che ti di dico senza obbiettare”
“Ma se dovesse passare qualcuno e …” lasciai la frase in sospeso, non volevo neanche pensare a quello che sarebbe potuto succedere
“Se dovesse succedere si fermerà e scenderà a vedere se hai bisogno di aiuto”
“E poi?” chiesi confusa tornando a guardarlo negli occhi e lui mi sorrise ammicante
“Poi farai quello che sai fare meglio” 
“Cioè?”
“Lo ammaglierai…ci riuscivi benissimo anche da umana, ora che sei un vampiro sarà un gioco da ragazzi”
Questa sì che era una cosa assurda, distolsi lo sguardo dal suo scuotendo la testa contrariata 
“Damon che stai dicendo non saprei nemmeno da dove iniziare” 
Mi prese il voltò tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi
“Guardalo negli occhi, concentrati su di lui e poi digli ciò che vuoi che faccia, senza perdere mai il contatto visivo”
In quel momento mi chiesi se lui avesse la capacità di ammaliare anche me, sapevo che era una cosa impossibile, ma quando mi guardava così intensamente mi sentivo incapace di contraddirlo, incapace di ignorarlo.
“Tutto qui?” chiesi rassegnata.
Damon mi sorrise soddisfatto facendomi l'occhiolino
“Tutto qui.. il resto direi che lo conosci già!” 
Andai a posizionarmi al centro della strada mentre Damon mi guardava da dietro ad un albero. Ero sdraiata a terra e aspettavo la mia preda. Il dubbio si insinuò dentro di me….e se non fossi riuscita a fermarmi, se non fossi riuscita a impedire che il desiderio di sangue prendesse il sopravvento?
Sentii la voce di Damon giungere alle mie orecchie come un sussurro
“Sta calma Elena andrà tutto bene”
“E se non  dovessi riuscire a fermarmi?” aritcolai in preda all'ansia
“ci sono io sta tranquilla, non ti permetterei ma di uccidere qualcuno….ricorda quello che ti ho detto: ascolta il suo battito e andrà tutto liscio”
Il mio respiro si fece più regolare, chiusi gli occhi e ascoltai quel silenzio che mi avvolgeva. Un auto si stava avvicinando, procedeva a velocità sostenuta ma quando mi vide distesa per terra  inchiodò rumorosamente. Un ragazzo che aveva circa la mia età scese dall'auto visibilmente preoccupato, mi corse incontro e inginocchiandosi di fianco a me mi afferrò per le spalle
“Ehi, ti senti bene?” mi chiese con apprensione
Non risposi, continuando a fingermi svenuta.
“Vado a chiamare aiuto”
Stava ancora correndo verso la sua auto quando gli sbarrai la strada, il poveretto mi guardò stupito, ma prima che potesse parlare lo fissai negli occhi
“Sta calmo, non c’è bisogno di urlare” sussurrai usando un tono mieloso “Come ti chiami?”
“David” rispose in trance
“Bene David…non voglio farti del male”
Vidi il suo viso rilassarsi, stava funzionando. Gli accarezzai il collo e lo inclinai delicatamente su un lato appoggiai le bocca sull'arteria e la baciai sentendola pulsare sotto le mie labbra, sentii sfuggirgli un sospiro di piacere e senza aspettare oltre lo addentai con impazienza. Lasciai che il sangue mi fluisse dentro  lavando via tutte le mie preoccupazioni, il piacere e la calma raggiunsero ogni fibra del mio essere. Continuai ad ascoltare il suo cuore senza mai lasciarmi andare del tutto, lo sentii rallentare e con riluttanza mi fermai. Leccai con ardore le goccioline di sangue che continuavano ad uscire dalla ferita, Poi lo guardai nuovamente negli occhi , lui mi fissava confuso ma continuava a rimanere calmo intrappolato nella fitta rete del soggiogamento.
“Te la senti di guidare?” chiesi realmente preoccupata
“Sì” rispose come un automa
“Allora va dove stavi andando e dimentica tutto…e David se dovessero chiedertelo sei stato punto da un insetto!”
Lui annuì e risalì in macchina.
Damon uscì dal suo nascondiglio battendo le mani, aveva un espressione strana sul volto un misto di orgoglio e disapprovazione, ma era impossibile come poteva disapprovare e essere orgoglioso allo stesso tempo.
“Allora?” chiesi con trepidazione “Come sono andata?”
Lui sorrise con ironia
“Come pensavo sei un talento naturale” Quindi ero stata brava e lui era orgoglioso “Penso che con qualche carezza in più si sarebbe lasciato mordere di sua spontanea volontà”
Con un luccichio negli occhi mi avvicinai a lui e gli sfiorai il petto con malizia
“Per caso sei geloso Damon Salvatore?” 
“Oh Elena non sai quanto” era ironico ma il suo sguardo intenso tradiva il tono beffardo della voce “Ti senti meglio ora?”
“Oh sì decisamente” risposi su di giri
“Torniamo a casa?”
Annuii senza rispondere.
Mentre camminavamo  ero serena, ma il fantasma di Katherine aleggiava ancora sopra di me come una pericolosa spada di Damocle. Dovevo parlargliene
“Damon”
“Sì” rispose continuando a guardare  avanti
“Pensi davvero che io sia come Katherine?”
Si fermò sbigottito
“Io non penso affatto che tu sia come lei!”
“Ma ieri hai detto….” Non terminai la frase
“Elena so benissimo quello che ho detto, ma di certo non intendevo questo” spiegò
“Allora cosa intendevi ?” lo incalzai
“Elena tu sei una bella persona dolce e altruista , ma sei anche determinata e ostinata e se volessi saresti in grado di convincere chiunque a fare tutto quello che vuoi”
“Quindi pensi che io sia una manipolatrice?” mormorai profondamente ferita dalle sue parole
Mi prese per le spalle e mi costrinse a guardarlo
“Ehi guardami....Penso che potresti, ma hai scelto di non esserlo, è questa la cosa che più  vi distingue, tu hai tutte le sue doti ma scegli di non usarle”
“Ne sei così sicuro” chiesi realmente dubbiosa
“Sì Elena ne sono certo....tu ami in un modo così incondizionato le persone che ti sono vicine che anche volendo non riusciresti mai a mettere da parte il loro benessere a favore del tuo, quindi smettila di pensarci” tagliò corto, girandosi di spalle “anche se devo ammettere che oggi te la sei battuta alla pari con lei in quanto a stile, uhm quel bacio sul collo è stato davvero un tocco di classe, una mossa alla Katherine” 
Lo guardai stupita, trattenendo il respiro, in effetti non sapevo neanche io perché lo avevo fatto. Ignorando la mia reazione continuò con uno sguardo angelico sul volto
“Povero David era così preso, peccato che lo hai soggiogato, sarebbe stato divertente vederlo entrare  in casa urlando il tuo nome” finì la frase con un pizzico di malignità nella voce.
Ero senza parole, come poteva essere così strafottente in ogni momento, anche nelle discussioni più serie lui non poteva evitare di tirar fuori qualcuna delle sue battute
Lo colpii sulla spalla
"E' possibile che tu non riesca ad essere serio neanche per un istante” lo rimproverai esasperata
“E perché dovrei, la serietà è di una noia mortale”
Non mi lasciò il tempo di rispondere, mi prese per mano e di nuovo mi fece volteggiare nel bosco saltando da un ramo all'altro, e io risi di gusto dimenticandomi di tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Amiche impertinenti ***


Ero appena uscita dalla vasca e mi stavo pettinando i capelli, quando sentii il portone di casa Salvatore spalancarsi, era Caroline. Incontrando Damon al piano di sotto si fermò
“Elena è di sopra?” esordì senza troppi preamboli
“Ciao anche a te barbie” fu la risposta di Damon
“Allora?” chiese Caroline spazientita
“Fino a qualche minuto fa stava facendo il bagno, sai per riprendersi dall'eccitazione  del…ops forse non dovrei parlartene” lasciò la frase in sospeso deliberatamente, inducendola a pensare a qualcosa di molto più piccante di quello che in realtà era successo
“Che vuoi dire, che è successo, non avrete mica…?” balbettò incredula e non riuscì a terminare la frase
Alzai gli occhi al cielo e lo maledissi per il suo modo di fare, ora Caroline mi avrebbe sottoposto a un terzo grado degno dei migliori processi per omicidio.
Damon non rispose alle sue allusioni ma ero certa che stava sorridendo. Sentii la mia amica dirigersi con foga verso le scale e la voce di Damon rincorrerla
“Ma certo Caroline vai pure, fa come se fossi a casa tua”
Lei non rispose e continuò a salire le scale con impazienza mentre lui borbottava
“Uno di questi giorni dovrò decidermi ad ammaliare qualcuno e cedergli la proprietà di questa casa, così potrò tenere alla larga le fastidiose Barbie vampiro”
Stavo ancora ridendo per quello che aveva appena detto quando Caroline entrò nella mia stanza come una furia
“Lo trovi divertente?” chiese visibilmente agitata “Sei impazzita o cosa, come ti è venuto in mente di andare a letto con lui. E Stefan, a lui non ci hai pensato?”
“Calmati Care” dissi cercando di difendermi da quella valanga di domande “Non è come credi”
“Ah no?” mi interruppe
“No…se mi lasci spiegare”
“Avanti sentiamo, sono tutt'orecchi”
“Non sono andata al letto con Damon, siamo solo stati… a caccia” esitai nell'usare quel termine
“Ora si chiama così?” mi rispose inarcando le sopracciglia
“Care davvero è tutto qui, non c’è nient’altro” cercai di convincerla, ma lei non voleva saperne e finse di assecondarmi
“E da quando in qua tu e Damon andate a caccia insieme, non mi sembra proprio un tipo da conigli, e poi non avevi detto che il sangue animale non faceva per te?”
Quando ci si metteva era peggio di una mitragliatrice, per un attimo pensai che Damon non avesse tutti i torti, in fondo l’idea della  cessione di proprietà non era male.
“Non ho detto che sono andata a caccia di animali” risposi esitante
Caroline sgranò gli occhi e cadde a sedere sul letto
“mi stai dicendo che ti sei nutrita di un umano?” era incredula e forse anche un po’ invidiosa 
Mi lasciai cadere scompostamente sul letto di fianco a lei
“sì…Damon mi sta insegnando come fare…nutrirmi senza uccidere”
Si voltò a guardarmi con un espressione preoccupata sul volto
“Ma Elena è pericoloso, se non riuscissi a fermarti, sono persone, è sbagliato uccidere”
“Te l’ho detto mi sta insegnando a controllarmi, e comunque di solito bevo dalle sacche, oggi è stato un caso”
Ripensai al mio pomeriggio con lui, alla corsa nel bosco ed ebbi un brivido di piacere, ma Caroline mi riportò subito alla realtà
“E perché oggi è stato diverso?”
“Ero un po’ nervosa, e Damon ha pensato che avrebbe potuto farmi bene, lo sai che le sacche di sangue in questi casi sono inutili”
“Lo so” rispose pensierosa, poi come se si fosse ricordata improvvisamente il motivo per cui era venuta continuò “Ho parlato con Stefan questa mattina”
Abbassai lo sguardo e intrecciai le mani sul ventre
"Oh...quindi sai tutto"
Mi prese le mani tra le sue e continuò con dolcezza
“Perché non me ne hai parlato?”
“Diciamo che non ne ho avuto il tempo, è successo tutto così in fretta” era la verità, erano successe più cose in quelle ultime ore che da quando mi ero trasformata
“Avresti dovuto trovarlo invece, ti avrei impedito di fare questa sciocchezza” mi rimproverò e il suo tono mi infastidì più del solito, ma liquidai la cosa dando la colpa alle mie nuove emozioni da vampira
“Non è affatto una sciocchezza, Stefan starà meglio senza di me” nonostante tutto lo dissi con fin troppa convinzione
“Elena sei veramente sicura di quello che hai fatto? Tu ami Stefan lo so benissimo….perché vuoi continuare a tenerlo lontano quando hai così  bisogno di lui?”
Ma avevo ancora bisogno di lui? Mi chiesi involontariamente.
Non diedi voce a quel pensiero, e cercai di spiegarle quello che sentivo in altri termini
“Perché è la cosa giusta…da quando mi sono trasformata ho visto ogni giorno il senso di colpa crescere nei suoi occhi, insieme alla delusione per ciò che stavo diventando… Care si aspetta che io sia qualcosa che non riesco ad essere, ed è frustrante”
“Ma non è vero lui sta solo cercando di aiutarti, vuole risparmiarti tutte le tribolazioni che hanno accompagnato la transizione di tutti noi”
Voleva molto bene a Stefan e non si faceva problemi a lasciarlo vedere agli altri
“All'inizio forse…ma ora non è più così, più passa il tempo e più lo vedo cedere” dissi con voce tremante
“E Damon invece ti capisce?” mi incalzò intuendo i miei pensieri.
La guardai accennando al piano di sotto, perché sapevo che stava ascoltando, e lei capì mordendosi le labbra
“Non dico questo, dico solo che almeno accetta quello che sono diventata e mi sta vicino considerando quello che sono ora e non quello che ero prima, e poi Care sinceramente penso che in questo momento sia meglio per tutti che io non stia con nessuno, adesso ho bisogno solo del sostegno di tutti i miei amici.” Conclusi rivolgendole un sorriso, lei lo ricambiò e mi abbracciò con affetto, nonostante la sua mancanza di tatto, era una cara amica e mi voleva bene.
Rimase con me per tutto il resto della sera, mi aggiornò su tutto quello che stava succedendo a scuola in quei giorni, mi raccontò di come Matt stava ignorando Rebekah , e di come l’aveva maltrattata un giorno in cui lei aveva cercato di riallacciare i rapporti con lui. Poi passò a raccontarmi di tutti i preparativi per la festa di Halloween descrivendo gli addobbi che aveva scelto e elencandomi per filo e per segno tutto il programma della serata. Alla fine concluse descrivendo il magnifico, così lo definì lei, vestito che avrebbe indossato per l’occasione. Io sorridevo e annuivo e di tanto in tanto, quando me lo lasciava fare, intervenivo con una parola o due. Ero contenta di quella piccola digressione dai miei problemi e mi sentivo normale, per quanto fosse ancora possibile.
Mi era mancata, anche se non era passato molto tempo da quando l’avevo vista l’ultima volta, ma non mi andava che se ne andasse, così le chiesi di rimanere per la notte e lei accettò di buon grado.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il morso pungente della gelosia ***


Caroline era andata via stamattina presto per andare a scuola, avrei voluto andare con lei ma sapevo di non essere ancora pronta a trascorrere tutte quelle ore in un posto così affollato, così con riluttanza ero rimasta a casa.
Le ore passavano lente ed io ero seduta sul letto con le ginocchia al petto intenta a scrivere, il pomeriggio passato con Damon era stato istruttivo e rigenerante, così come la chiacchierata con Caroline ma mi ero resa conto che erano veramente successe tante cose negli ultimi giorni e sentivo il bisogno di riflettere su tutti quegli eventi e assimilarli con calma.
Un leggero tocco alla porta mi riportò alla realtà, chiusi il diario e lo invitai ad entrare, sapevo benissimo chi era.
Mi guardò con il suo solito sorriso  appoggiandosi allo stipite della porta
“Caro diario, questa notte ho sognato ancora  il mio principe dall’armatura scintillante, dagli occhi d’ebano e dalla lunga chioma bionda….Oh  mio Dio…Stefan ha gli occhi verdi e decisamente non è biondo, chi sarà mai??”
Alzai gli occhi al cielo in modo ostentato e lui mi sorriso divertito
“Sei un idiota!!!Che vuoi Damon?”
Si mise a camminare nella mia stranza sfiorando distrattamente i mobilli e i vestiti adagiati sulla sedia e io non potetti evitare di notare la grazia innata dei suoi movimenti
“Oh niente di che, ho solo voglia di divertirmi”
“E cosa pensi di fare per soddisfare questa tua necessità?”
Damon si girò a guardarmi con un'espressione ammiccante sul volto
“Che ne dici di una bella partita a strip-poker?” 
“Tu sei fuori di testa” risposi imbarazzata, immaginandomi già in intimo davanti a lui
Rise vedendo il rossore che si stava diffondendo sulle mie guance, mi stava chiaramente prendendo in giro
“Allora che ne diresti di sangue, bourbon, e sesso sfrenato”
“Allettante” sbuffai “ho solo qualche dubbio sul sesso…dove pensi di trovarla una disposta a venire a letto con te?” 
“Non preoccuparti Elena ho le mie risorse” era arrogante e sicuro di se “A meno che tu non voglia proporti” continuò guardandomi con insolenza
“Non ci penso proprio” il mio tono di voce era fin troppo stridulo e non riuscii a guardarlo mentre lo dicevo “E comunque non mi va di uscire sta sera” tagliai corto.
La sua presenza iniziava a destabilizzarmi e volevo mettere fine a quella conversazione il prima possibile. C'era qualcosa in lui quella sera che mi attirava come una calamita e mi faceva sentire stranamente a disagio.
“Andiamo Elena assecondami”
Voleva giocare, ma io non ero dell’umore giusto
“No Damon davvero, non sono in vena”
Sbuffò rumorosamente sdraiandosi sul letto di fianco a me 
“Come se un solo vampiro noioso e tormentato non fosse già abbastanza” Mi tirò una ciocca di capelli e io mi voltai verso di lui “Se non la smettete uno di questi giorni  vi conficcherò un paletto nel cuore mentre dormite, così metterò fine alle vostre sofferenze, e anche alle mie!”
Gli diedi un buffetto sulla pancia, fingendomi offesa, e gli tolsi stizzita la ciocca di capelli dalle mani. Sorrise e ne afferrò un’altra. Comportandomi come una bambina dispettosa presi il cuscino che avevo sulle gambe e glielo tirai addosso ma lui lo afferrò senza problemi.
“Vuoi andartene per favore” dissi con un mezzo sorriso, anche se non ero così sicura di volerlo, anzi non lo volevo affatto stare con lui mi faceva sentire serena, e poi sapevo che non avrebbe ceduto così facilmente.
Ma purtroppo mi sbagliavo di grosso, Damon si alzò dal letto e mi schioccò un sonoro bacio sulla guancia
“E va bene…a più tardi Elena”
Rimasi interdetta da quella piccola dimostrazione di affetto, era un semplice bacio sulla guancia eppure io mi sentivo frastornata
“Divertiti Damon” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
Dopo un ora ero ancora sdraiata nella stessa posizione a fissare il soffitto, sbuffai e mi tirai su a sedere, dopotutto uscire un po’ non mi avrebbe fatto male. Stefan non sarebbe tornato prima di domani e io iniziavo veramente ad annoiarmi. Mi alzai dal letto afferrai la borsa e uscii di casa correndo per raggiungere Damon al grill.
Un’euforia strana mi pervadeva e aumentava mano a mano che accorciavo le distanze tra  di noi.
Entrai nel locale con un sorriso idiota sulle labbra. Damon era seduto al bancone con un bicchiere di bourbon in mano, mi ci volle un attimo per riconoscerlo. Quei capelli corvini e quel giubbotto di pelle erano inconfondibili. Una massa di capelli biondi al suo fianco attirò la mia attenzione, lui si voltò verso di lei e le rivolse un sorrise canzonatorio, mossa da un fremito sconosciuto che mi scuoteva le membra, aguzzai l’udito e lo sentii
“Dovresti andarci piano con quella roba” le fece notare indicando il bicchiere di tequila che la ragazza aveva buttato giù di un fiato, lei gli sorrise ammiccante e lui continuò “se continui così, qualcuno potrebbe rimanere senza vestiti”
La sua risata argentina riempì il locale
“Chi ti dice che non mi piacerebbe?” 
Lui le rivolse uno sguardo lascivo
“Chi ti dice che non lo farei?”
Non ci potevo credere, stava flirtando con lei, e non lo faceva con l’intenzione di nutrirsene ma solo per il semplice gusto di farlo.
Ora che la guardavo era veramente bella, lineamenti delicati, occhi grandi di un blu profondo, il corpo fasciato da un vestitino sottile verde pallido che metteva in evidenza tutte le sue forme, e il sorriso…beh quello, poteva quasi rivaleggiare con quello di Damon.
Ero imbambolata, ferma vicino alla porta, indecisa se correre via o andare lì e artigliargli il viso per cancellargli quel sorriso dal volto, quando si girò e mi vide.
Il sorriso gli morì sulle labbra e rimase a guardarmi, incuriosita lei si voltò seguendo la direzione del suo sguardo. Li fulminai entrambi con gli occhi e corsi via imprecando, contro di lui, contro me stessa.
Perché ero andata lì, cosa mi aspettavo di trovare? Dopotutto era Damon e quella scena non era niente di più di quello che avevo visto migliaia di altre volte, ma allora perché faceva così male, perché volevo solo piangere e urlare?
Ripensavo a quella ragazza e più mi concentravo più mi rendevo conto che non mi somigliava affatto, non c’era niente in lei che potesse, neanche lontanamente, ricordare me. E allora perché gli piaceva?
Aveva detto di amarmi, e poi trovava attraente un’altra, per giunta completamente diversa da me. Ero rabbiosa, lo odiavo.
Gocce di pioggia mi imperlavano il viso, le ringraziai, avrebbero nascosto al mondo quelle lacrime che minacciavano di venire giù in qualsiasi momento.
Corsi come il vento nel bosco e arrivai a casa in pochi minuti, ripensai a come ero felice mentre correvo per raggiungerlo, e questo mi fece arrabbiare ancora di più, se mai fosse stato possibile.
Urlai scaraventando la borsa per la stanza.
Camminavo irrequieta, ripensando a quella scena, imprecando a denti stretti, ma in tutto quel rimuginare mai una volta mi chiesi perché, perché stavo reagendo in quel modo, perché stavo così male.
Continuavo a ripetermi che non ero gelosa, ero solo arrabbiata con lui perché mi aveva presa in giro, dichiarandomi un amore che in realtà non provava. Lui non sapeva nemmeno cosa fosse l’amore. Ma neanche questo aveva senso, avevo scelto Stefan, lo avevo lasciato libero,  e allora perché non riuscivo a sopportare che stesse con un'altra? Una vocina dentro di me continuava a ripetermi che sapevo il perché, ma non volli ascoltarla.
Vigliacca, anche in quel momento.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La tempesta ***


Damon entrò senza bussare, avrei dovuto aspettarmelo ma nonostante tutto rimasi sorpresa, i nostri sguardi si incatenarono sostenendosi l'un l'altro. Mi sentivo intorpidita ero ancora furente ma vederlo piombare nella mia stanza in quel modo, lo sguardo preoccupato gli occhi inquisitori, mi avevano fatto dimenticare per un attimo la mia rabbia. Ma la tregua non era durata che pochi secondi, una meravigliosa ragazza bionda dagli occhi blu profondi come il mare d’inverno era tornata  a farsi strada nella mia mente togliendomi anche l’ultima speranza di dimenticare quella scena e archiviarla come un semplice incidente di percorso.
Mi voltai dall'altra parte per evitare di dover sostenere ancora il suo sguardo
“Che ci fai qui?”  la voce tagliente, il volto contratto
“Che ci facevi tu al grill?” mi fece eco “Non avevi detto che non ti andava di uscire?”
“Ho cambiato idea” risposi continuando a guardare altrove.
Andai a sedermi al tavolo da toletta e iniziai a spazzolarmi i capelli con veemenza
“Ora se non ti dispiace vorrei cambiarmi”
In qualsiasi altra occasione avrei liquidato la cosa in quel modo, invitandolo semplicemente ad andarsene, ma non questa volta, infatti meravigliandomi di me stessa continuai
“E poi la tua biondina ti starà ancora aspettando, era così attratta da te”
E chi non lo sarebbe stata lui era semplicemente bellissimo, e aveva gli occhi più belli che avessi mai visto in tutta la mia vita. I miei pensieri mi stavano tradendo ancora una volta, li ricacciai indietro con violenza.
Damon mi rivolse un soriso sardonico 
“Ti meraviglierà sapere che ci sono ragazze che trovano piacevole la mia compagnia”
“L’unica cosa che non torna e il motivo per cui sei qui?” improvvisai ancora scossa dai miei pensieri
Ma lui non aveva alcuna intenzione di rendermi le cose facili, Si mise dietro di me e mi fissò attraverso lo specchio
“No Elena, l’unica cosa che non torna è il motivo per cui Tu sei qui, per cui tu sei andata via in quel modo?”
Lo disse piano con dolcezza….questo era veramente troppo, fino a qualche minuto prima ci stava provando con una altra e ora era dolce con me, no non potevo sopportarlo.
La mia rabbia venne fuori in tutta la sua furia
“Ma chi diavolo ti credi di essere?” scattai alzandomi dalla sedia e fissandolo negli occhi “Pensi di potertene andare in giro a flirtare con chi ti pare e poi tornare da me e pretendere che io ti accolga a braccia aperte?”
Era confuso non riusciva a capire da dove venisse tutto quel rancore
“Si può sapere di che diavolo stai parlando? Non mi pare che nelle clausole di un rapporto  di AMICIZIA ci sia anche la parola  fedeltà”  calcò deliberatamente ogni singola parola e io capii che aveva ascolta la conversazione che avevo avuto con Stefan, e con Caroline e  mi maledissi per aver pronunciato quelle frasi.
Era questo quindi, voleva punirmi?
Senza che me ne rendessi conto quel pensiero venne fuori contro la mia volontà prendendo voce
“Stai ancora cercando di punirmi, come quando sei andato a letto con Rebekah?”chiesi incerta, quasi con disperazione
“Io non sto punendo proprio nessuno, ti sto aiutando se non sbaglio e penso sia un mio diritto prendermi una libera uscita di tanto in tanto” il sarcasmo nella sua voce era palpabile e mi ferì come uno schiaffo in pieno viso
“Libera uscita??....ma tu mi hai detto che mi Amavi” urlai in preda alla frustrazione
“E tu mi hai sempre detto che non ti interessava”
“Questo non è vero” risposi confusa
“Dannazione Elena, hai scelto Stefan” sbottò esasperato
“Ma l’ho anche lasciato, e tu lo sai”
“Ma lo ami!” urlò
“Sì ma…”le parole mi morirono sulle labbra.
Come facevo a spiegare qualcosa  che nemmeno io riuscivo a capire, non sapevo nemmeno perché stavo facendo tutta quella scenata, a rigor di logica era assurda ma allora perché non riuscivo a calmarmi, perché non riuscivo a lasciar correre?
“Ma cosa?” mi incalzò
Non risposi, presa com'ero nel cercare di dare un senso a tutta quella situazione
“Mi dispiace Elena ma questo è quello che succede quando non si ha il coraggio di chiamare le cose con il loro nome…comunque non è un problema mio se sei gelosa!!!” usò un tono deliberatamente noncurante.
Come se la mia mente stesse seguendo un percorso già definito gli risposi senza nemmeno pensare a cosa stavo dicendo
"Non sono affatto gelosa, per me puoi andare a letto con chi vuoi”
Non appena fini di pronunciare quelle parole mi morsi la lingua esterrefatta, non potevo credere di averlo detto realmente
“Ah davvero!?!” mi derise 
Nonostante tutto continuai a seguire quella linea con ostinazione, ormai il danno era fatto tantovaleva preservare almeno il mio orgoglio intatto
“Certo. E' solo che non sopporto che tu mi prenda in giro”
“Prenderti in giro?” era scioccato da quello che stava sentendo “Elena una volta tanto scendi dal tuo piedistallo e guardati intorno, se c’è qualcuno che prende in giro gli altri e anche se stessa di certo non sono io” i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia
“Cosa vorresti dire?”
“Che non sai cosa vuoi, perché hai paura di porti le giuste domande”
“Ma almeno sono sempre stata sincera con voi, non vi ho mai mentito ”
“No Elena non lo sei stata affatto, sei solo una ragazzina egoista, incapace di fare le sue scelte e subirne le conseguenze”
“Egoista io” come si permetteva, la mia voce era tesa come una corda di violino “detto dalla persona più egoista che io abbia mai incontrato, direi che è un complimento”
Eravamo a meno di un metro l’uno dall'altra ma un baratro senza fine ci separava, entrambi intrappolati nelle nostre convinzioni, incastrati nella fitta rete di sentimenti e frasi non dette che per mesi avevamo ignorato accuratamente e che ora venivano fuori scoppiando come pustole sanguinolente piene di rancore. Ma io non ero ancora disposta a cedere
“Comunque Damon non importa, sei libero di credere quello che vuoi e di tornare ai tuoi giochetti”
Era incredulo
“Come diavolo devo dirtelo che non mi interessa di quella ragazza, e nemmeno di tutte le altre....mi interessa solo di te”
“Se fosse stato vero sta sera non ti saresti comportato come un maledetto Don Giovanni con la prima ragazza che ti è capitata a tiro”
“E se tu non fossi stata gelosa ora non staremmo qui a discuterne”
Abbassai lo sguardo e continuai senza prestargli ascolto
“Stefan…non lo avrebbe mai fatto”
Quelle parole lo ferirono profondamente e un lampo di rabbia gli attraversò  gli occhi
“Certo Stefan…il dolce caro sensibile e affidabile Stefan” mi canzonò
“Almeno lui non ha bisogno di soggiogare le persone per avere un briciolo di affetto”
Le parole mi uscirono fuori con un disprezzo tale che se fossero state fluide avrebbero incenerito qualunque cosa avessero toccato, come acido puro.
Mi guardò con uno sguardo bruciante, era furibondo, senza preavviso mi afferrò  per le spalle, e mi strattonò con tanta forza che temetti mi spezzasse in due. Ero disorientata, ma mi ci volle un attimo per riprendermi. Gli sferrai un sonoro schiaffo sul viso, e lo avrei fatto di nuovo se non mi avesse afferrato il polso. Lo stringeva così forte che quasi non sentivo più la mano, eravamo così vicini da sfiorarci, occhi negli occhi.
Quegli occhi….perché mi guardavano in quel modo? due pozze d’acqua in un mare di incomprensioni, era bello anche in quel momento, meraviglioso nella sua furia.  
“Non farlo mai più” scandì ogni singola parola, la voce tesa il viso contratto in una smorfia rabbiosa.
Il temporale imperversava fuori dalle finestre e dentro i nostri cuori. Un lampo squarciò il cielo e il tuono che ne seguì mi sorprese spingendomi tra le sue braccia, senza rendermene conto mi avventai sulle sue labbra come fossero l’unica cosa che potesse tenermi in vita. Lo baciai con un  trasporto di cui non mi credevo capace, insaziabile. Le nostre bocche si cercavano con frenesia, con un desiderio troppo a lungo nascosto. Mi fece roteare il braccio, che ancora teneva stretto, dietro la schiena incollando il suo corpo al mio,  e intrecciò l’altra mano tra i miei capelli. Sempre più vicini, sempre più una cosa sola, il mio mondo sbandò con violenza sotto quell'assalto, mi aggrappai alle sue spalle come ad uno scoglio, nella speranza di ritrovare un po’ di equilibrio. Ma più tentavo di tornare padrona di me stessa più mi perdevo in quella passione che dilagava intorno a noi come miele fuso. Non capivo perché con lui era sempre così, perché perdevo ogni contatto con la realtà e una volta abbassata la guardia, non riuscivo più a fermarmi senza che qualcun altro si intromettesse. Questa volta però eravamo soli, nessuno avrebbe interrotto quel momento, e ne ero felice, non volevo fermarmi, non volevo che lui si fermasse, era mio e lo desideravo come non avrei mai desiderato nessun altro.
La disarmante  sincerità di quel pensiero mi fece tremare, lo amavo…. con tutta me stessa, con tutti i suoi difetti, non era perfetto ma era reale e mi era entrato dentro scalciando e urlando, e io ormai non avrei più potuto mandarlo via.
La morsa in cui teneva ancora la mia mano si allentò fino a che la lasciò libera, mi spinse con dolcezza sul letto e io mi strinsi ancora più vicino a lui, si staccò dalle mie labbra e mi fissò per un attimo che a me sembrò eterno, non avrebbe fatto nulla che io non avessi voluto. Lo afferrai per il colletto e lo baciai ancora sbottonando ad uno ad uno i bottoni della sua camicia, accarezzandolo risalii dai fianchi fino al petto e gliela feci scivolare dalle spalle, accompagnando con le mani il suo percorso. Volevo toccare ogni centimetro del suo corpo, non volevo perdermi nulla di quel momento. Sentii i muscoli della sua schiena flettersi sotto le mie mani e la mia pelle accendersi sotto i suoi baci.
Mi sentivo viva, ed era una sensazione intensa , travolgente. Tutta la rabbia e le incomprensioni si erano dissolte lasciando il posto alla passione.
Facemmo l’amore con tenerezza, senza fretta è fu meraviglioso.
Rimase disteso sopra di me guardandomi negli occhi, confuso da tutto quel desiderio, in fondo all’anima gli leggevo solo paura, paura che fosse stato solo un attimo di debolezza, paura che ancora una volta sarei andata via lasciandolo solo a raccogliere i pezzi del suo cuore spezzato.
Gli accarezzai le palpebre per scacciare quella visione ma c’era solo una cosa in grado di cancellare tutte le sue paure
“Chiedimi cosa voglio Damon” dissi con dolcezza
La sua espressione non cambiò ma vidi un accenno di speranza nascere nei suoi occhi
“Cosa vuoi Elena?” 
“Voglio un amore che mi divori, voglio passione, avventura e un pizzico di pericolo”
Sgranò gli occhi per la sorpresa 
“E voglio te Damon” continuai “Perché sei tutto questo,
Perché ti amo come non pensavo fosse possibile.
Perché amo la tua follia, la tua impulsività e il modo in cui mi metti alla prova ogni giorno,
perché mi sfidi e mi costringi ad affrontare tutte le mie paure.
Perché mi sostieni, mi proteggi e mi impedisci di essere schiava di me stessa.
Perché mi sei entrato sotto pelle  facendomi sentire viva.
Perché mi consumi e mi completi allo stesso tempo.
Perché sei tu amore mio e tu soltanto!!!”
Dissi queste parole con una voce che a stento mi sembrò la mia, cosa mi aveva fatto quest’uomo?
Non parlò ancora ma la sua espressione era cambiata, era felice per la prima volta da quando lo conoscevo, ed era merito mio. Questa consapevolezza mi riscaldò il cuore, mi baciò ancora con trasporto e fummo di nuovo una cosa sola, la passione e il desiderio di questo nuovo amplesso eclissarono quello precedente, e io mi persi di nuovo in quell'oceano di emozioni che era Damon.
Eravamo distesi l’uno nelle braccia dell’altra, le gambe intrecciate, ascoltando i nostri respiri confondersi, gli accarezzai il petto e lo sentii sussurrare
“Ti amo Elena”
Con il sorriso sulle labbra mi addormentai beata, ormai libera da tutte quelle catene che fino a quel momento mi avevano impedito di essere realmente felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** AVVISO ***


Salve a tutti,
per motivi logistici ho preferito concludere così questo racconto, per continuare avrei dovuto modificare le caratteristiche della storia così ho preferito scindere il “prima” e il “dopo” scrivendone  una nuova che racconti quello che è successo quando Stefan è tornato. Vi dico subito che i toni della nuova fanfiction sono un po’ più sostenuti, ho sempre immaginato che la storia tra Damon ed Elena, se mai ci fosse stata, avrebbe avuto dei risvolti molto più passionali e carnali dello Stelena ed è quello che ho cercato di affrontare nel seguito, quindi se siete curiosi di sapere cosa succederà a questo punto, leggete “tra inferno e paradiso”.
Approfitto di questo piccolo spazio, per ringraziare tutte le persone che hanno seguito, inserito tra le preferite e soprattutto recensito la mia storia , vorrei inoltre incitare i lettori silenziosi a lasciare un commento, a voi non costa nulla e per me sono molto importanti, quindi non siate timidi e recensite, naturalmente come ho sempre fatto notare a chi ha scritto, anche la critica è ben accetta.

Grazie ancora a tutti
Baci Delena85

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1297825