Breathe Me

di robstenwhore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mistakes ***
Capitolo 2: *** Cheater ***
Capitolo 3: *** Painful memories ***
Capitolo 4: *** Trapped ***
Capitolo 5: *** We are broken ***
Capitolo 6: *** Negative ***
Capitolo 7: *** Wrong kisses ***
Capitolo 8: *** Our night ***
Capitolo 9: *** First date ***
Capitolo 10: *** Written confessions ***
Capitolo 11: *** Bleeding ***
Capitolo 12: *** Beating heart ***
Capitolo 13: *** Forgiveness ***
Capitolo 14: *** Red roses and diamonds ***



Capitolo 1
*** Mistakes ***


Unbroken

Breathe Me

Capitolo 1

Mistakes


Sono furiosa mentre guido sulla strada sterrata, sento una rabbia assurda dentro. Vorrei prendere a pugni qualcosa, la sua faccia magari.
Non si fida di me. Dopo così tanto tempo insieme ancora non si fida di me e della gente che frequento. So quello che faccio, lui dovrebbe sapere che non sono una sprovveduta, che conosco le persone a fondo prima di fidarmi davvero, prima di entrare in confidenza, ma lui dice che Rupert mi guarda in un modo che non gli piace. Assurdo. E' un uomo sposato, con due figli e ha quasi vent'anni più di me! E' a Los Angeles e vuole salutarmi, perché non dovrei? E' un collega, uno dei registi con cui ho lavorato, è una brava persona.
Robert non si fida di me. Eppure lo sa, sa quanto lo amo.
Quando arrivo Rupert è già lì e mi accoglie con un sorriso. Cerco di rilassarmi e scendo dalla macchina, ricambiando il sorriso con meno entusiasmo. Non sono in vena e il posto è strano, è quasi deserto, non mi piace. Mi abbraccia e cerco di essere amichevole mentre ricambio ma la sua stretta è strana, è forte. Mi allontano e cominciamo a parlare del più e del meno. Mi fa ridere, decisamente insieme a lui il mio umore è migliorato, per un attimo dimentico Rob e le sue assurde scenate di gelosia. Non può avere ragione, Rupert non è così. Mi appoggio ad uno steccato di legno mentre parliamo e lui è subito dietro di me, il suo visto è tra i miei capelli e poi sul mio collo. Non mi sento a mio agio, per niente. Solo Robert fa queste cose. Con Rupert è sbagliato, non è giusto, non mi sento bene, ma so che non c'è niente di male sotto, non può esserci.
Quando decido di andare via mi dice di non avere la macchina, così mi propongo per dargli un passaggio. E' un amico, farei la stessa cosa per chiunque. Saliamo in macchina ma non ho il tempo di mettere in moto. Succede in un secondo e quasi non ho il tempo di rendermi conto di cosa sta accadendo quando mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Vorrei spingerlo via ma sono pietrificata, non so che fare, questa situazione è surreale per me. Rob aveva ragione. Dannazione! Spero solo che si stacchi in fretta da me. Ma non lo fa, anzi i suoi baci diventano più decisi e le sue mani mi toccano con insistenza, prova a infilarne una nei miei slip. No! Una voce nella mia testa urla, non potrei mai fare questo a Robert, no. Così mi stacco e lo spingo via, urlando, chiedendogli che diamine gli salta in mente. Lui non guarda me, sta fissando il finestrino alle mie spalle. Perché lo fa? Mi giro e mi pietrifico. Cazzo! Questa è la fine. I paparazzi sono lì, riesco ad identificarne uno ma so che ce ne sono altri in giro. Porca puttana. Chiedo a Rupert se ne sa qualcosa ma lui mi guarda innocentemente. Mi assicura che non ha avvisato lui i paparazzi, non lo farebbe mai, non è una persona così orribile. Dice che sistemerà tutto lui e scende dall'auto, per parlare con i fotografi forse, non m'importa al momento, voglio solo tornare a casa mia. Metto in moto e parto, e mi sento una merda. Rob non mi perdonerebbe mai. So come la pensa sul tradimento e su chi tradisce, so che per lui non è accettabile e io mi sento così ora, mi sento sporca, col sapore di un altro sulle labbra, mi sento una traditrice. Rob non deve saperlo. Mai.
Quando apro la porta di casa lui non è seduto sul divano che gioca con Bear come l'ho lasciato. Giro per casa ma non c'è, di lui nessuna traccia e neanche il nostro cagnolino salta fuori. Forse sono andati a fare un giro insieme, per sbollire la rabbia della nostra litigata di questa mattina. Entro nella nostra camera e mi siedo sul letto, sospirando. Qualcosa non torna, questa stanza è diversa, non era così quando sono uscita. Ora sembra quasi... vuota. Sì, è vuota, mancano delle cose. Apro l'armadio ed è il solito caos ma stavolta è differente. Ci sono solo i miei vestiti, i suoi sono scomparsi. No, non può essere. Sento il panico salire e corro in cucina, poi in salotto. Deve esserci una traccia di lui, deve. Poi lo vedo. E' un foglietto bianco, ripiegato in due, lasciato sul tavolino di fronte alla televisione. La mano mi trema mentre lo afferro e lo apro.
Mi disgusti. Non me lo sarei mai aspettato da te. Addio.
Le parole si marchiano a fuoco nel mio cervello e chiudo gli occhi, mentre le lacrime scendono e mi rigano le guance. Ho perso tutto, ho perso lui. E in un secondo tutto diventa buio intorno a me.






Mi sveglio di soprassalto, tirandomi su di scatto mentre il respiro mi si blocca in gola. Era solo un incubo, solo un fottutissimo incubo.
"Amore, che succede? Stai bene?". Sentire la sua voce assonnata mi fa tirare un sospiro di sollievo. Lui è con me, non è andato via. Persino Bear che dorme ai nostri piedi è una bella rassicurazione.
"Era solo un incubo, torna a dormire", gli dico mentre torno a poggiare la schiena sul materasso e immediatamente le sue braccia sono intorno ai miei fianchi, stringendomi contro il suo petto. Dormiamo sempre così, io mi sento al sicuro contro il suo corpo caldo, mi sento amata. Il suo viso è tra i miei capelli e lo sento chiaramente respirare il mio odore, non so perché ma sembra che gli piaccia molto. Come a me piace il suo, del resto.
"Sono giorni che non dormi bene, mi spieghi che succede?". Il suo tono è preoccupato, anche se non vorrebbe darlo a vedere.
"Nulla Robert, davvero. E' la palestra, la preparazione per il nuovo ruolo... E' stressante, lo sai", mento. Ormai ci sto prendendo l'abitudine. Non posso dire la verità, è fuori discussione.
"Sai quanto ti ammiro e quanto credo che tu sia perfetta in ogni ruolo, non c'è bisogno che io te lo ripeta, vero?".
"Disse il ragazzo troppo innamorato per vedere la realtà".
"Sta zitta, sei fantastica", mormora lui prima di lasciarmi un bacio sulle labbra.
E' inutile, lui sa sempre come farmi sentire la cosa più importante e preziosa, la cosa che lui più ama al mondo. Dovrei sentirmi in colpa per ciò che è successo, invece lui riesce sempre a farmi sentire speciale anche quando proprio non lo merito. Lo amo, perdutamente.
"Torna a dormire, forza", gli dico passando una mano tra i suoi capelli morbidi, so che lo rilassa e voglio che lui sia tranquillo, ogni cosa deve sembrare normale, ogni cosa deve apparire come se niente fosse mai accaduto.
Lui mugugna qualcosa che assomiglia ad un "buonanotte" e si riaddormenta. E' il mio bambinone, un dolce, romantico, buffo, eterno bambino. Una delle motivazioni per cui lo amo. Gli bacio piano le labbra e cerco di sgusciare via dalla sua presa, ormai lo faccio ogni notte, sta diventando un'ossessione per me. Da quando c'è stato quel maledetto bacio con Rupert devo controllare tutti i siti di gossip, ogni fonte possibile ed immaginabile, per scoprire se le foto verrano mai pubblicate o no. Non posso rischiare, non devo. Rupert mi ha assicurato che ha provveduto a pagarli per mettere a tacere tutta quella storia, ma lui non conosce i paparazzi come li conosco io, pur di guadagnare darebbero via anche il loro primogenito. Sposto le braccia di Robert lentamente e finalmente riesco a scendere dal letto, prendendo il portatile per andare in soggiorno.
Lo poggio sul tavolino e mi siedo sul divano, mentre lo accendo e aspetto impaziente che cominci a funzionare. Come sempre mi auto convinco che andrà tutto bene, che niente può essere andato storto, che tutto si risolverà nel migliore dei modi mentre lo schermo da nero diventa luminoso e colorato, pieno di icone che risaltano sullo sfondo del desktop. Siamo io e Robert a Londra, una delle tante foto che ci siamo fatti in un momento di noia, chiusi in casa, senza poter uscire. Lui regge la macchina fotografica con una mano mentre l'altro braccio è intorno alle mie spalle per stringermi a se e mi bacia, persino mentre le nostre labbra si incontrano riesco a vedere il sorriso di entrambi e mi sento così fortunata e così stupida allo stesso tempo. Non posso permettermi di perdere tutto questo. Faccio scorrere le dita sul touchpad e clicco sull'icona per accedere ad internet, cominciando a controllare i viri siti di gossip, scorrendo le pagine una dopo l'altra. Nessuno sembra aver saputo niente, nessun giornale sembra aver comprato quelle foto, anzi per alcuni io e Rob staremmo anche per sposarci. Mi viene da sorridere all'idea, ho perso il conto di quante volte me lo abbia chiesto per gioco. Poi però qualcosa attira la mia attenzione tra le immagini e mi sento raggelare il sangue nelle vene quando mi rendo conto di ciò che è. Sembrava un'innocente copertina con me e Robert, come ce ne sono tante, invece nell'angolo in basso c'è una foto che non dovrebbe esserci, una foto di me e Rupert. Lui è dietro di me, con il viso così vicino al mio collo, sembriamo davvero intimi. Mi sento morire. Cazzo, voglio morire.
In mezzo secondo sono nel panico più totale. Cerco qualsiasi tipo di commento a quella foto, qualsiasi articolo che ne parli. Nessuno sembra crederci, la foto è in una qualità talmente bassa che sembra ritoccata, e anche male a dirla tutta. I miei fan come sempre mi difendono. Se solo sapessero la verità, di certo anche loro cambierebbero idea su di me.
Sprofondo nel divano con le mani sulla faccia. Non posso credere che sia davvero successo, non è possibile!
"Cazzo, cazzo. Cazzo!" L'unica cosa che riesco a fare in questo momento è imprecare, perché non potrei fare altro.
Come spiegherò a Robert tutto quanto? Non mi crederebbe. Direbbe che aveva ragione lui a non fidarsi di Rupert, e come potrei dargli torto? Aveva tutte le ragioni di questo mondo! Perché devo fare sempre di testa mia? Perché? Vorrei sprofondare. Vorrei che la terra si aprisse ora sotto i miei piedi e mi inghiottisse tutta intera. Mi alzo e comincio a camminare nervosamente per il soggiorno. Quando sono nervosa non riesco a stare ferma, devo muovermi, camminare, scaricare l'energia in qualche modo. Non devo fare rumore però, Robert dorme, se dovesse svegliarsi sarebbe una vera tragedia. Decido di chiamare Rupert, non so nemmeno che ore siano da lui ma non m'importa, devo sapere, devo fare qualcosa.
Prendo il cellulare e scorro la rubrica in cerca del suo numero. Le mani mi tremano, così devo farlo diverse volte prima di riuscire davvero a trovare il suo numero e a chiamarlo. Il tu tu del telefono è la cosa più snervante che possa esserci al momento, ma grazie al cielo dura poco.
"Pronto?"
"Rupert, sono Kristen. Kristen Stewart", dico, sento chiaramente che la voce mi trema.
"Kris, che piacere! A che devo la chiamata?" mi chiede lui, sembra tutto allegro e tranquillo. Forse neanche lui sapeva delle foto.
"L-Le foto, le foto sono su un giornale..." dico mentre mi avvicino al pc e lo guardo ancora. "Us Weekly", aggiungo.
"Quali foto?". Okay, mi sta prendendo per il culo? Non è divertente.
"Quali foto?! Le foto in cui tu mi baci, ecco che foto!", rispondo alterata. Devo trattenermi parecchio per non urlare, c'è Rob nella nostra camera che dorme, dannazione.
"Oh, quelle foto! Ma come l'hai scoperto?".
Il suo atteggiamento comincia davvero a darmi sui nervi. "Le ho viste, sono uscite, capisci? Qualche paparazzo le ha vendute ai giornali chiaro? Sono su internet, dove tutti possono vederle!".
"Mi dispiace Kris, io ho fatto il possibile. Li ho pagati lo sai, mi avevano garantito che questa cosa sarebbe rimasta tra noi".
"Sì, tra noi e qualche milione di persone! Quella gente è senza scrupoli, dovevi assicurarti che non accadesse. Me lo avevi promesso, mi sono fidata di te".
"Non posso fare nulla, scusami, ormai il danno è fatto", mormora, ma il suo tono non sembra nemmeno dispiaciuto mentre lo dice. Che diamine succede?
"Tu mi hai cacciato in questo guaio e tu me ne tiri fuori, Rupert. Non scherzo", sono furiosa e spaventata, un mix letale.
"Nemmeno io scherzo Kristen, non posso fare più niente ormai. Mi dispiace sul serio ma devo andare, ci sentiamo. Ciao", dice prima di attaccarmi il telefono in faccia.
Sono allibita. Non so se dovrei cominciare a urlare o piangere, non so che fare. Lo shock ormai si è impossessato di me e non so nemmeno con quale forza riesco a staccare il telefono dall'orecchio e poggiarlo sul tavolino affianco al pc, per tornarmene a letto. Non ho più la lucidità per rimanere in piedi e disperarmi come dovrei, nemmeno mi rendo conto di ciò che sta accadendo. Tutto questo mi distruggerà, me lo sento. Ed io non posso fare niente, dovrò starmene qui impotente a guardare ciò che amo svanire, il mio mondo sgretolarsi attorno a me. Sono fottuta.
Arrivo al letto e mi stendo, le braccia di Robert mi stringono immediatamente nel sonno come sempre, ma stavolta non mi fanno sentire meglio. Come potrà ancora abbracciarmi, come potrà ancora baciarmi e dirmi ti amo dopo ciò che scoprirà? Come potrà anche solo fidarsi di me? Neanche io mi fiderei più di me.
Per il resto della notte non riesco a chiudere occhio. Sono un uno stato di shock tale che il tempo scorre senza che io me ne renda conto, riesco solo a pensare a quella foto, a quella maledetta copertina e a come potrà rovinare tutto. Forse per ora Rob non verrà a saperlo. Non è il tipo che gira molto su internet, né che controlla i siti di gossip, per un po' potrebbe rimanerne all'oscuro. Ma poi? Che succederà dopo? Quando qualcuno gli mostrerà quel giornale? O quando per caso leggerà qualche articolo su internet? O quando gli chiederanno come ha potuto perdonare il tradimento della sua ragazza? Prima o poi verrà a galla, esploderà come una bomba e non potrò fermarla. Mentre ci penso arriva l'alba, il sole si alza nel cielo e tutto diventa chiaro e luminoso. Le braccia di Robert si stringono intorno alla mia vita e lo sento mugugnare qualcosa mentre si sveglia, la sua guancia si strofina piano contro la mia e la barba appena accennata mi punge un po', ma per me è quasi piacevole, ci sono abituata, mi piace con un filo di barba.
"Che ci fai sveglia così presto?", domanda aprendo un occhio, schioccandomi un bacio sulla bocca.
"Potrei farti la stessa domanda", rispondo, cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
"Sono uno mattiniero io, cosa credi", dice e riesce a strapparmi un sorriso. Solo lui ci riesce, solo lui riesce a farmi sorridere anche quando non sento nemmeno di averne la forza.
"Vado a farmi una doccia, ragazzo mattiniero, poi ti preparo la colazione".
"No, la preparo io. Tu rilassati, sembra quasi che tu non abbia chiuso occhio", mormora lui mentre si alza, mostrandomi la perfezione del suo fisico.
Chiunque guardandolo direbbe che sono pazza. Perfetto, perfetto è troppo, ci sono persone con un fisico migliore, mi direbbero. Eppure più io lo guardo e più amo ogni cellula del suo corpo, ogni singolo punto vorrei baciarlo e accarezzarlo, per me è unico, perfetto, ogni linea dei suoi muscoli appena accennati mi piace. Non sarà normale forse, ma non m'importa.
Mi lascia ancora un bacio sulle labbra e infila un pantalone di una tuta per andare in cucina, mentre io riesco ad alzarmi dal letto e a dirigermi in bagno. Per me la doccia è un bel momento, mi rilassa, distende i nervi, mi fa sentire a posto. Oggi invece no, la faccio in fretta, solo perché mi sento sporca e non fisicamente, mi sento sporca dentro. Una doccia però non può lavarmi come vorrei. Quando esco infilo un accappatoio e sento l'odore del caffè che aleggia nell'aria. Rob non sa cucinare ma il suo caffè non lo batte nessuno, mi piace troppo, forse perché lo prepara apposta per me, sa come mi piace.
Mi asciugo per bene e mi dirigo in camera, cercando nei cassetti un paio di slip ed un reggiseno puliti, infilandoli poi insieme ad una maglia leggera e ad un paio di pantaloncini. Non me la sento di mettere una delle sue cose, non oggi. Sto per dirigermi in cucina per la colazione quando sento la sua voce.
"Amore, perché hai lasciato il pc acceso? Strano, ricordavo di averlo spento ieri..." dice lui e il sangue mi va al cervello in un colpo solo.
Cazzo, ho dimenticato di spegnerlo. Ero talmente sotto shock da essermi completamente scordata del pc, come diamine ho potuto? Lentamente esco dalla nostra stanza e arrivo in soggiorno, dove lui è seduto sul divano, una mano davanti alla sua bocca che so essere aperta, in segno di incredulità. So cosa sta vedendo. Mi sento morire per la seconda volta. Lui si gira sentendo i miei passi e mi guarda, un misto di emozioni passa sul suo volto, dallo shock alla rabbia e poi alla tristezza e infine la delusione. La vedo, la leggo nei suoi occhi.
"Kristen, che cos'è questo? Spiegami".
Oh, cazzo. E ora?






Note dell'autrice:

Salve a tutti! Colgo l'occasione per presentarmi. Io mi chiamo Mary, ho 18 compiuti da due giorni (fatemi gli auguri lol) e questa è la prima fan fiction che scrivo con questo account. Sì, perché ho scritto altre fan fiction, ma con account diversi e purtroppo alcune incomplete. Questa prometto di riuscire a finirla, parola d'onore. Se siete arrivati fino qui spero che il primo capitolo vi sia piaciuto. Visti i recenti avvenimenti avevo il bisogno di scrivere un po', per me è come una valvola di sfogo, così rimuginando mi è venuta in mente l'idea per questa storia. So già dove voglio andare a parare tranquilli, la storia è tutta nella mia bella testolina, deve solo venir fuori come si deve. Ma ci vorrà tempo, perciò se vi piace e volete sapere quando aggiornerò diciamo che cercherò di mantenere un ritmo costante, passerà una settimana o dieci giorni circa tra un capitolo e l'altro, per vari motivi.
Vi ringrazio per aver letto il primo capitolo, ringrazio quanti recensiranno (e vi prego, fatelo, ho bisogno delle vostre opinioni) e quanti magari la seguiranno. Spero di non avervi annoiato troppo, al prossimo capitolo! 

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Capitolo 2
*** Cheater ***


Breathe Me - Capitolo 2

Breathe Me

Capitolo 2.

Cheater


Vorrei che la terra si aprisse sotto i miei piedi e mi inghiottisse in questo preciso istante, mentre fisso lo schermo del computer senza sapere cosa dire. Non ho una giustificazione, vorrei averla, vorrei spiegarmi ma so perfettamente che non posso farlo. Come posso anche solo provare a difendermi quando non sono difendibile? E' successo. Ho lasciato che accadesse, ho lasciato che Rupert mi abbracciasse, ho lasciato che ci provasse con me spudoratamente per tutto il tempo, ho lasciato che mi baciasse, rimanendo immobile senza spingerlo via. Mi sento colpevole per averglielo permesso, è anche colpa mia.
"Non so Robert, io...", provo a parlare ma le parole mi muoiono in gola, io cosa? Non c'è niente da dire, non so cosa potrebbe salvarmi in questo momento.
"Dimmi che non è vero e ti crederò, dimmi che non è come sembra", dice lui, il suo tono è calmo ma a me sembra quasi disperato. "Per favore Kris".
Lo fisso senza parlare, prendo un respiro e apro la bocca per dire qualcosa ma niente, nemmeno un misero suono, il mio cervello gira a vuoto in questo momento. Serro le labbra e mordo con forza il labbro inferiore con i denti, tanto forte da credere che da un momento all'altro potrebbe iniziare a sanguinare. Dio, qualcuno mi aiuti.
"Io... Rob, ti giuro che quello che vedi... Non c'è stato niente oltre quello", mormoro, la voce non sembra neanche più la mia, trema. In fondo lui non sa del bacio, tutto ciò che ha visto è un abbraccio, per quanto possa sembrare intimo non c'è niente oltre quello. Se lui solo sapesse del bacio... Non voglio nemmeno pensarci.
Il suo sguardo sembra rischiararsi in un istante, lo vedo più tranquillo e quasi mi viene da tirare un sospiro di sollievo.
"Amore te l'avevo detto che quel tipo non mi convinceva, ti avevo detto di non andarci. Non ha fatto altro, vero?". Solo ora mi rendo conto di quanto mi sbagliassi. Rob si fida di me, si fida talmente tanto da non credere nemmeno all'evidenza di una foto, si fida così tanto da non credere neanche per un momento che io possa esserci stata, che la colpa possa essere mia.
"N-no, no amore davvero, non c'è stato niente", mento, devo farlo per salvare tutto ciò a cui tengo, per salvare noi.
Lui mi sorride e si alza dal divano, mi stringe a se con le braccia e poggio la testa sul suo petto. Vorrei scoppiare a piangere ma non posso, se lo facessi lui capirebbe che qualcosa non va, non ho il diritto di sfogarmi ora. Mi solleva il viso poggiando due dita sotto il mio mento e le nostre labbra si incontrano lentamente, è un bacio lento e dolce quello che ci scambiamo, è carico dell'amore che proviamo l'uno per l'altra, quell'amore che sembra essere indistruttibile.
"Andiamo a fare colazione forza, il caffè si sarà raffreddato", dice lasciando un ultimo piccolo bacio all'angolo della mia bocca e si stacca, dirigendosi in cucina.
La colazione passa tranquilla, tanto che quasi comincio a dimenticarmi di quella stupida foto. In fondo, se ci fossero state altre foto in giro sarebbero già uscite, no? Sono passati giorni dal mio incontro con Rupert e questa è l'unica che sia venuta fuori, forse è un piccolo margine di errore che lui non è riuscito ad arginare. Può succedere in fondo, e spero vivamente che sia così. Io e Robert parliamo tranquilli mentre mangiamo dei cornetti - rigorosamente surgelati e scaldati nel microonde - e beviamo il caffè, ho un'altra sessione di allenamento di palestra oggi e come al solito ho bisogno del suo incoraggiamento, altrimenti rimarrei volentieri tutto il giorno chiusa in casa. La nostra bella casetta è il mio porto sicuro, il posto dove posso stare con quelli che amo senza avere occhi indiscreti intorno, senza preoccuparmi di cosa faccio, di cosa dico e di come lo dico, dove posso abbracciare e baciare Robert senza che qualcuno mi fotografi e sparli sulla nostra relazione, il posto in cui mi sento davvero a casa. Ma il lavoro è lavoro, e non posso cominciare le riprese di Cali senza prima dovermi preparare per il ruolo come si deve, prendo ogni mia parte molto seriamente.
Prima di uscire lascio un bacio a Robert che mi augura buon lavoro e poi accarezzo Bear, è un po' come un bambino per noi, è il nostro figlio canino, in attesa di quelli veri dice lui, e poi esco dalla porta.

Uscire di casa è sempre una tragedia. Mi sento costantemente osservata, sempre sotto gli occhi di tutti, probabilmente perché so che i paparazzi mi stanno seguendo. Per quanto loro si credano furbi ormai ho imparato a riconoscerli, so che mi sono dietro mentre guido ma li ignoro, oggi non ho il tempo di prendermela con loro, ho ben altro per la testa. Quando arrivo in palestra il mio personal trainer mi accoglie come sempre, mi chiede come sto ma non si dilunga troppo in chiacchiere, il suo lavoro è quello di farmi sgobbare come una matta tra i vari attrezzi di cui fatico a ricordare i nomi e ci riesce più che bene.
Mentre corro su quel dannato tapis roulant la mia mente sembra riprendere a funzionare nel verso giusto e comincio a formulare qualche pensiero coerente. Pensandoci bene, io non ho fatto niente di male. Non sono saltata addosso a Rupert, non l'ho abbracciato né baciato di mia spontanea volontà, è stato lui. Perché dovrei sentirmi in colpa io? Magari, se ne parlassi con Rob, lui capirebbe. Anzi sono certa che capirebbe, si arrabbierebbe con Rupert non con me. Oppure, mi ricorda una vocina cattiva nel mio cervello, potrebbe non crederti e lasciarti. Vuoi correre il rischio? Dannata vocina. In un certo senso ha ragione. Sono disposta a rischiare di perdere Robert, ammettendo che ci sia stato un bacio? Sono disposta a rischiare così tanto, ammettendo di avergli mentito per giorni? La risposta è una sola, chiara come il sole: no, mai. La posta in gioco è troppo alta, ciò che potrei perdere è troppo prezioso per rischiare in questo modo.
I miei pensieri sono interrotti dal suono del mio cellulare che squilla e rallento la corsa di quella macchina infernale, riuscendo a saltare giù di lì per prendere il mio telefono. Il nome sul display mi lascia spiazzata. E' Tom, il migliore amico di Robert e in un certo senso anche il mio.
"Ehi Tom, come va la vita da neo papà?", domando una volta aperta la conversazione, prendendo una bottiglietta d'acqua dal mio borsone per sorseggiarne un po'.
"Tutto bene Kris, si dorme poco posso dire solo questo", lo sento ridere, ma il suo tono è strano, non è naturale. "Cosa sono quelle foto che girano su te e il tuo regista?"
Cazzo. Lo sa anche lui. "Ma niente Tom, credimi devi stare tranquillo, sai come sono i giornalisti, una cosa innocente diventa la fine del mondo". Ringrazio il cielo di essere un'attrice, se non sapessi mentire almeno un po' non avrei nemmeno saputo cosa risponderli.
"Ma Kristen, un bacio è sempre un bacio, non è poi così innocente", dice lui.
Mi sembra che il mondo cominci a girare improvvisamente al doppio della velocità. Un bacio. Nella foto che ho visto io non c'è nessun bacio. Come può Tom sapere di quella storia? Se non ha visto delle foto, come ha scoperto di quel dannato bacio? C'è solo una soluzione ed ho il terrore di scoprire che i miei sospetti siano fondati.
"Un bacio? Di che parli Tom? Non c'è nessun bacio, in copertina c'è uno stupidissimo abbraccio", rispondo io, mi sento punta nel vivo e il mio tono sembra più acido del dovuto.
"La copertina Kris, infatti. E' quello che c'è dentro il giornale che dovresti vedere", risponde.
"C-cosa c'è dentro?".
"Foto di te e quell'uomo che vi abbracciate, poi un bacio in macchina. Sono davvero equivoche, c'è gente che pensa che stavate scopando in macchina".
"No, Tom io..."
"No Kristen", dice senza nemmeno lasciarmi il tempo di spiegare. Ma poi che dovrei spiegare? Ogni cosa sembra essere evidente, ci sono le foto no? Ora sì che sono fottuta. "Non voglio sapere cosa è successo, come e perché. E' una cosa vostra, potete risolverla da soli. Ma io conosco Robert, lo conosco da sempre, probabilmente lo conosco più di quanto si conosca lui stesso e ti ama in modo talmente incondizionato... Si butterebbe tra le fiamme per te. Non si merita una cosa del genere, lo distruggeresti".
Grazie Tom, non mi sentivo già abbastanza uno schifo, questa dose di senso di colpa mi ci voleva proprio, penso tra me, sospirando.
"Io...", ma nemmeno stavolta ho il tempo di finire, sembra che non voglia nemmeno sapere come la penso.
"Parlane con Robert, Kris. Parlane con lui, digli la verità e affrontatela insieme. Si merita la verità", e dopo due secondi il telefono diventa muto.
Mi ha chiuso il telefono in faccia. Non ci posso credere. Tom, quel Tom, mi ha chiuso il telefono in faccia! E' impazzito o cosa?
Non ho il tempo per arrabbiarmi con lui però, ora ho decisamente altro a cui pensare. Spero che Robert non abbia visto le foto, devo prima parlargli, spiegargli come sono andate le cose, fargli capire che non volevo, che è stato un errore e non lo commetterò mai più. In poco tempo raccatto tutte le mie cose e corro via, non avviso nemmeno il mio personal trainer che me ne sto andando, non voglio perdere tempo. Immagino già che le foto staranno facendo il giro del mondo in questo momento e non posso lasciare che lui le veda. Butto il borsone tra i sedili posteriori ed entro in macchina, mettendo in moto per tornare a casa. Non so nemmeno quanto veloce vado, non voglio saperlo, devo fare in fretta. Devo star correndo davvero tanto, perché in pochi minuti sono già davanti al vialetto della nostra casetta, pronta ad entrare in casa.
Okay Kristen, forza fai un respiro profondo ed entra. Robert capirà, lui ti ama, cerco di auto convincermi ma non è facile, non so nemmeno io se riuscirà a capirmi, ma ci spero con tutto il cuore. Giro la chiave nella toppa ed entro, guardandomi intorno.
"Amore, ci sei?", domando, sperando di ricevere una risposta. Ciò che ottengo invece è un brusio confuso, so che è la sua voce ma non riesco a capire cosa stia dicendo o da dove provenga. Cammino e supero l'ingresso e il soggiorno, entrando nel corridoio che porta alla nostra stanza. La porta è socchiusa, ora so che la sua voce viene da lì, ma con chi parla? Mi avvicino e lo vedo parlare al telefono ma rimango nascosta, non so neanche perché lo faccio. O forse sì, ho paura di affrontarlo, ho paura che mi veda.
"Andiamo, è ridicolo", lo sento dire a qualcuno che gli sta parlando dall'altro capo del telefono, mentre lo vedo camminare per la stanza. "No, mi ascolti lei invece. Mi chiama per chiedermi una dichiarazione sul presunto tradimento della mia ragazza? Cosa si aspetta che le risponda? No, non ho proprio niente da dire a degli sciacalli come voi". Si ferma, il giornalista gli dice qualcosa e la sua espressione si indurisce ancora di più, è visibilmente arrabbiato. Mi difende sempre con tutte le forze, non so come faccia. "Io mi fido della mia ragazza, so che non ha fatto niente di male. Senta... Cosa? Ma di che cazzo sta parlando ora? Ma quale bacio? Certo che siete capaci di inventare qualunque cosa... Le foto? No, non ho visto niente", fa un'altra pausa e mi si blocca il respiro in gola. "Certo, lo farò senz'altro, voglio proprio farmi due risate. A mai più spero", dice chiudendo la chiamata.
Lo sento sospirare e poi si dirige verso la porta. Cazzo, ora saprà che lo stavo sentendo. Mi allontano ma ormai è troppo tardi, lui apre la porta e mi guarda, sembra confuso nel vedermi.
"Ehi amore, ma che ci fai qui? Non dovresti essere in palestra ora?", mi domanda lasciandomi un bacio sulle labbra, per noi è come un saluto, ogni volta che ci vediamo dobbiamo darci un bacio, è una bella cosa per me.
"Uhm sì, ho finito prima e ho deciso di tornare", rispondo accennando un sorriso. Perché non riesco a dire la verità? Le bugie vengono fuori una dietro l'altra.
"Hai sentito la telefonata?", chiede, sembra quasi dispiaciuto.
"Sì, un po'...", ammetto.
"Mi dispiace amore, davvero, non voglio che tu senta certe cose ridicole e cattive su di te. Ora si sono anche inventati che tu lo abbia baciato, è una cosa assurda, certa gente non sa più che dire per vendere degli stupidi giornaletti e fare soldi". Vorrei davvero sapere come fa a fidarsi così ciecamente di te, non gli passa mai per la testa che alcune cose potrebbero essere vere? Non ha mai il dubbio?
Non so che rispondergli. Mi limito a fissare il pavimento, mi sento così colpevole, una vera merda. Non merita che io gli menta ancora.
"Kris, piccola che hai?", la sua voce è preoccupata, sa cosa vuol dire quando non riesco a parlargli. Ma non ci riesco, non riesco a rispondergli, vorrei giustificarmi ma niente, ancora una volta le parole mi muoiono in gola. "No, ti prego, dimmi che non è così". Mi guarda con gli occhi sgranati, incredulo, spera davvero che io gli dica che non è così, che quel giornalista gli abbia mentito ma non posso farlo, vorrebbe dire mentirgli ancora una volta.
Scuoto la testa lentamente, non riesco ad alzare gli occhi dai miei piedi. Se lo guardassi mi sentirei un vero schifo, non ce la faccio.
"Fammi passare", dice deciso e si dirige verso il soggiorno.
"No Robert!" urlo. E' quasi come se vederlo andare via mi stesse facendo risvegliare, come se mi stessi rendendo conto solo ora di cosa sta succedendo, di cosa sto per perdere.
Non si dirige verso la porta come credo, però, va verso il divano e si siede. Sul tavolino c'è ancora il portatile che ho lasciato ieri sera. Oh, no. In poco tempo entra nella sua casella e-mail e trova ciò che cerca. Le foto di me e Rupert compaiono dopo pochi istanti e io mi sento morire. Si vede chiaramente che nella macchina ci stiamo baciando, non c'è spazio a nessun dubbio, le foto sono la prova concreta di ciò che tutti mormorano e nessuno vuole davvero dire. Io, Kristen Stewart, ho tradito Robert Pattinson. O almeno così sembra, ma la realtà è diversa.
"Non ci posso credere". La sua voce è solo un sussurro, ma sento tutta la delusione che prova in quel momento. "Kristen, perché?", domanda guardandomi ma non reggo il suo guardo e abbasso subito gli occhi, riesco a leggere la tristezza in quelle due pozze azzurre e profonde, mi fa stare troppo male.
"Io non... Non lo so...", mormoro mordendomi le labbra.
"Perché non l'hai allontanato?", domanda lui alzandosi e mettendosi davanti a me. Mi sovrasta, rispetto a lui mi sento minuscola.
"N-non lo so perché....".
"Perché mi hai mentito in tutto questo tempo? Sei tornata a casa quel giorno e hai baciato me, dopo aver baciato lui!" Non è più deluso ora. E' arrabbiato e questo mi spaventa.
"Mi dispiace Rob", dico mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime ma cerco di non farle uscire, non posso piangere ora, dopo mi crogiolerò nella mia miseria ma non adesso, dannazione.
"Ti dispiace? Stiamo insieme da quanto Kristen? Tre anni? In tre anni ho creduto che il nostro rapporto fosse basato sull'amore, sul rispetto, sulla sincerità e sulla fiducia. Ma a quanto pare tu non riesci ad essere sincera con me".
"No, non è così! Non ti ho mai mentito, credimi", non so nemmeno con che coraggio riesco a guardarlo ancora negli occhi e a dire quelle parole senza scoppiare a piangere.
"E allora cos'era questo? Perché non mi hai parlato di ciò che era successo tra te e Rupert? Se non c'era niente tra voi perché me lo hai nascosto?", la sua voce si alza di parecchio e mi sento ancora più piccola di fronte a lui. "Devo farmi un giro, ho bisogno di schiarirmi le idee".
"No Rob, ti prego", piagnucolo, mi sento una completa cretina ma ho paura che se andrà via non tornerà più.
L'occhiata che mi lancia è eloquente, vuole stare un po' da solo e pensare, non posso trattenerlo. Lo vedo allontanarsi da me e prendere le chiavi di casa dalla ciotola in cui le teniamo sempre ed esce, chiudendosi la porta alle spalle.
Non ho più la forza di stare in piedi, non riesco. Mi stendo sul divano e mi lascio andare ad un pianto liberatorio, nascondendo il viso nel cuscino. Cosa ho fatto? Come ho potuto ferirlo così? E' la persona che più amo al mondo, e so che per lui è la stessa cosa, anche lui mi ama in quel modo. Ha ragione, gli ho mentito, non sono stata sincera e in più ho baciato un altro, le mie labbra erano su quelle di un uomo che non era lui, dovrei davvero sentirmi uno schifo per ciò che è successo. E infatti è così che mi sento. Avrei dovuto far sì che non succedesse, potevo evitarlo, potevo tenermi a distanza e invece non l'ho fatto. Mi merito la sua rabbia, merito il suo disprezzo, la delusione che prova nei miei confronti.
Sento dei lievi rumori, come dei piccoli passi e alzo il viso, vedendo Bear venire a stendersi vicino al divano, davanti a me. Allungo un braccio e lo accarezzo, passando le dita tra la massa di peli folti e lisci, sospirando tra me. Ricordo ancora quando l'ho visto la prima volta, era un piccolo cucciolo smarrito e sporco, che tentava di nascondersi tra le braccia di Rob mentre io cercavo di accarezzarlo. La prima cosa che aveva fatto Robert quando l'aveva trovato era stato portarlo da me per farmelo vedere, era immediatamente diventato il nostro cucciolo, nessuno dei due se la sentiva di abbandonarlo. Certe volte credo che riesca a capire come ci sentiamo io e Rob, se ci vede tristi viene vicino a noi e si lascia accarezzare, se ci vede felici gioca e scodinzola, penso che sia più intelligente di tanti altri umani. Lo vedo alzare la testa di scatto mentre il telefono squilla e subito mi metto in piedi, asciugandomi gli occhi e schiarendo la voce. Solo le nostre famiglie e gli amici più stretti conoscono il nostro numero di casa, non posso lasciare che mi sentano piangere.
"Pronto?", dico portando il telefono all'orecchio, la voce mi si incrina un po'.
"Kristen, tesoro come stai?".
"Mamma", mormoro, sembra quasi un sospiro di sollievo. "Sto bene, va tutto bene qui".
"Oh, capisco... Raccontami tutto", dice lei. Ho sempre avuto il sospetto che mi madre lavori per la C.I.A o qualcosa del genere, riesce sempre a scoprire in mezzo secondo se qualcosa non va e continuo ad essere convinta che non riuscirò mai a capire come faccia. E' un super potere da mamma, dice lei.
"Niente mamma davvero, è tutto okay, va tutto bene", rispondo io, cercando di tranquillizzarla.
"Ci parliamo da nemmeno un minuto e hai detto che va tutto bene almeno dieci volte, tesoro sai che ti conosco meglio delle mie tasce, avanti dimmi che succede". Mi sembra di vederla davanti a me, che mi stringe un braccio intorno alle spalle e mi fa sfogare.
"Oh mamma", dico scoppiando a piangere, il mio umore ha già subito duri colpi, non riesco a trattenermi.
Singhiozzando, le racconto la storia dal principio. Le dico dell'incontro con Rupert e di quel maledetto bacio in macchina, delle bugie che ho dovuto raccontare a Rob, delle nottate passate davanti al pc con il terrore che qualcosa potesse saltare fuori, piango e mi sfogo come solo con mia madre riesco a fare. So che non mi giudicherà mai, che qualsiasi cosa accada sarà sempre dalla mia parte, è l'unica con cui posso permettermi il massimo della sincerità, altre Robert. Mi accorgo che ho tradito la fiducia dell'unico ragazzo con cui io sia mai riuscita ad essere me stessa e mi sento uno schifo, lo ritengo l'unico a cui posso dire la verità sempre eppure gli ho mentito! Ma cosa diamine mi è saltato in mente?
Mia madre cerca di consolarmi, perdo il conto delle volte in cui mi dice che alla fine andrà tutto bene, mi ripete che Robert mi ama e alla fine, in un modo o nell'altro, tutti i tasselli torneranno al loro posto. E se non avesse ragione? Che farei io allora?
"Forza tesoro, ora smettila di piangere, fai un bel bagno e rilassati, quando Robert sarà tornato chiarirete tutto", dice lei alla fine, è davvero una madre premurosa, non avrei potuto desiderare di meglio.
"Grazie mamma, davvero", rispondo. Asciugo le lacrime col dorso della mano e tiro su con il naso, cercando di riprendere il controllo di me stessa.
"Farei di tutto per te, Kris. Sei mia figlia! Si sistemerà tutto, vedrai, conosci Robert. Fatti sentire presto e non sparire come al solito, mi raccomando".
"Va bene mamma, ciao, ti voglio bene", dico sincera.
"Ciao tesoro, ti voglio bene anch'io".

Lascio il cordless sul tavolino e accarezzo Bear per l'ultima volta, prima di dirigermi verso il bagno. Ha ragione mia madre, un bagno rilassante mi aiuterà sicuramente. Apro l'acqua e la faccio scorrere, quando trovo la temperatura giusta comincio a far riempire la vasca e ci metto il bagnoschiuma. Chiudo le tende e mi spoglio, lasciando i vestiti sul pavimento prima di entrare e poggiare la testa sul bordo, rilassandomi. Spero davvero che mia madre abbia ragione, in fondo io e Rob abbiamo passato di tutto insieme eppure siamo sempre stati più forti e abbiamo superato ogni cosa, perché questa volta dovrebbe essere diverso? Lui mi capirà, o almeno è ciò che spero.
Non  so quanto tempo passo nella vasca a pesare e rimuginare tra me, mi accorgo solo che l'acqua si raffredda e sento il bisogno di uscire. Mi avvolgo in un accappatoio e mi asciugo per bene, poi vado in cucina per prepararmi un tè. Bear mi vede e si viene a mettere al mio fianco, mi segue in ogni passo, è il suo modo per darmi supporto ed è davvero dolcissimo. Gli preparo una ciotola con il suo cibo e poi riempio l'altra con l'acqua, accarezzandolo mentre mangia. Appena l'acqua diventa calda la verso in una tazza e metto la bustina del tè, poi vado sul divano e accendo la tv. Ho bisogno di distrarmi mentre aspetto Rob e penso che un buon film sia quello che fa al caso mio in questo momento. Sorseggio piano il tè facendo zapping distrattamente tra i vari canali della tv via cavo fino a quando la mia attenzione non è attirata da una voce che conosco bene. Stanno trasmettendo Eclipse. Certo che il destino ha proprio un senso dell'umorismo crudele.
Poggio la tazza sul tavolino e mi stendo sul divano, rannicchiandomi. Bear è di nuovo steso davanti a me per farmi compagnia, il mio dolce e troppo intelligente Bear. Guardo il film con attenzione, come se non lo avessi visto mai prima, e ad ogni bacio, ad ogni frase, ad ogni sguardo mi rendo conto di cosa gli altri vedano in noi. Con nessuno riesco a recitare così. Sì, perché con Robert non ho bisogno di recitare, i sentimenti verso di lui sono reali. Sorrido tra me per quel pensiero, è ovvio, è sempre stato così, forse gli altri se ne sono resi conto anche prima che lo facessimo noi.
Non so neanche quando ma ad un certo punto i miei occhi si fanno pesanti e cado nel sonno, mi sento stanca, il mio corpo non regge più. Due braccia mi sollevano durante la notte, sento il suo profumo e mi rilasso, non devo aver paura di lui. Sento il materasso sotto di me, le lenzuola morbide del nostro letto e torno a dormire tranquilla, consapevole che lui è tornato.



Quando mi sveglio il sole è già alto nel cielo. Quanto ho dormito? Mi scoppia la testa e mi sento stordita, decisamente devo aver dormito più del dovuto. Mi tiro su a sedere e mi guardo intorno. Il letto dalla parte di Rob è vuoto, non è nemmeno sfatto, sembra che non abbia dormito qui. Il mio cervello assonnato fatica ad elaborare le informazioni, solo mentre la nebbia comincia a diradarsi tra i miei pensieri comincio a fare due più due. Il letto è intatto, la stanza è vuota, nessuno mi ha svegliata questa mattina. Lui non c'è.
Mi alzo di scatto ed esco dalla nostra camera, entrando in soggiorno. Di lui nessuna traccia. Provo in cucina ma niente e non è nemmeno in bagno. Bear dorme tranquillo nella sua cuccia, ignaro di tutto.
"No, no, no. Ti prego no", mormoro tra me in preda al panico, tornando nella nostra stanza. Apro l'armadio e lo fisso impietrita.
I suoi vestiti non ci sono più. La valigia non è più all'angolo, le uniche cose che vedo sono i miei vestiti. Lui è andato via. Ha preso i suoi vestiti ed è andato via. No, non può essere. Qualcuno mi svegli e mi dica che è stato solo un brutto sogno, voglio risvegliarmi tra le sue braccia e sapere che tutto va bene.
Ma non succede. Non è un sogno questo. E' la realtà, la realtà che si è trasformata nel mio peggiore incubo.
Il mio corpo cede come se le forze avessero deciso di abbandonarmi improvvisamente e le ginocchia si piegano, battendo contro il pavimento. Fa male, ma mai quanto il dolore che sento dentro. Mi copro il viso con le mani e scoppio a piangere, disperata.
"Rob". E' un gemito disperato il mio. Vieni a salvarmi, vieni a dirmi che non mi lascerai!  
Ma non accade. Lui non verrà a salvarmi ora.









Note dell'autrice:

Ciao a tutti, qui è ancora Mary che vi parla! Come promesso eccomi qui con il secondo capitolo. Devo ammettere che ho versato più di qualche lacrimuccia mentre lo scrivevo, è stato davvero un travaglio complicato ma alla fine ce l'abbiamo fatta! Che ne pensate? Fa tanto schifo? Io devo ammettere che sono soddisfatta - un po', solo un po' - e ho già parecchie idee per i prossimi capitoli. Lo so, lo so, ora sembra tutto triste ma io amo un po' di dramma nelle mie storie, poco però, giuro! Poi questi due sono perfetti insieme, credete davvero che una stupida scrittrice possa separarli così? Nah, ho in mente molte sorprese per voi.
Grazie mille di cuore a tutti quelli che hanno recensito, a quelli che hanno messo la storia tra i preferiti o tra i seguiti o anche solo a chi l'ha letta e magari la leggerà ancora. Spero di non deludere le vostre aspettative, ci sto mettendo l'anima in questa storia!
Se volete avere qualche anticipazione o anche solo seguire l'andamento della stesura seguitemi su twitter @_robstenwhore, ogni tanto parlo della mia fan fiction e di come procede, magari potrebbe interessarvi :)
Detto questo smetto di annoiarvi, vi ricordo solo di recensire, recensire, recensire! Il prossimo capitolo arriverà entro 7 giorni, ve lo prometto!
Alla prossima, un bacio!

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Capitolo 3
*** Painful memories ***


Breathe Me - capitolo 3

Breathe Me

Capitolo 3.

Painful memories

La luce del sole colpisce i miei occhi e mugugno qualcosa mentre mi sveglio, coprendomi il viso con una mano. In un altro momento forse mi arrabbierei o comincierei ad imprecare per essere stata svegliata così bruscamente ma non ci riesco ora. Mi sento così serena e felice che niente potrebbe riuscire a farmi arrabbiare ora, niente potrebbe distruggere quell'aura di pace che sento intorno a me.
"Sei bellissima quando dormi", mormora Rob da qualche parte nella stanza, so che non è vicino a me ma ho ancora gli occhi chiusi e non riesco a capire dove sia.
"Dovrei essere bellissima sempre, non solo quando dormo", rispondo ridacchiando con voce ancora assonnata, stiracchiandomi e mettendomi a sedere sul letto, mentre cerco di riaprire gli occhi.
Sono ancora nuda, non è passato molto da quando abbiamo fatto l'amore, in quel modo intenso e meraviglioso in cui riesco ad amare solo lui. Lo facciamo tutte le notti, tutta la notte, ed è bello, sempre magico ed intenso, ci amiamo fino a quando non siamo troppo stanchi e ci addormentiamo stretti l'una all'altro. Sorrido tra me di quei pensieri e alzo lo sguardo quando finalmente i miei occhi si sono abituati alla luce. Quasi caccio un urlo di sorpresa.
"Rob, che ci fai con quella?", domando confusa, coprendo il mio corpo con le mani senza capire neanche perché.
"E' solo una videocamera, dovresti essere abituata ad essere ripresa no? Eri irresistibile mentre dormivi, dovevo farlo", risponde lui ridendo, continuando a tenere gli occhi fissi sul piccolo schermo della videocamera digitale che tiene in mano.
"Tu sei pazzo, sono nuda!", dico coprendomi il viso con le mani per la vergogna.
"Beh non è la prima volta che ti vedo nuda, dovresti saperlo".
"Ma mi stai riprendendo, non è la stessa cosa! E se qualcuno vedesse il video?".
"Tipo chi?", domanda lui alzando un sopracciglio.
"Non lo so... Tipo i nostri figli", azzardo la prima cosa che mi viene in mente.
"Ma noi non abbiamo figli", risponde lui quasi con ovvietà.
"Quelli che avremo", dico facendo spallucce.
"Oh, molto interessante signorina Stewart, potrei usare questo video per ricattarla lo sa?", dice ridendo, poggiando poi la videocamera su un cavalletto che ha sistemato davanti al letto. Lui vuole dei figli, e anche io ovviamente ma non ora, è troppo presto, siamo ancora così giovani e non mi sento pronta, voglio lavorare ancora per un po' e passare del tempo solo io e lui.
Lui mi guarda e mi sorride, ha una luce maliziosa negli occhi. Lo vedo avvicinarsi e mi fa stendere sul letto, facendo aderire completamente il suo corpo al mio. Ha solo un paio di boxer addosso, nessuno può capire che tentazione assurda e continua sia per me vederlo praticamente nudo. Mi bacia lentamente ma con trasporto, in modo passionale, le nostre lingue si incontrano e danzano tra loro, si cercano e si trovano, le nostre labbra si sfiorano dolcemente e poi sempre con più passione fino a quando entrambi siamo senza fiato e piedi di desiderio.
"Fa l'amore con me", mormora lui, ad ogni parola le sue labbra accarezzano le mie.
"Spegni la telecamera", rispondo, non posso davvero credere che lui voglia registrarci mentre facciamo l'amore, forse è un po' troppo.
"Ti prego Kris, per favore? Certe volte siamo lontani per così tanto tempo e mi manchi un una maniera così assurda... Avere questo video, vederci fare l'amore, mi aiuterebbe".
"No, tu sei solo un pervertito, è questa la verità!", dico ridendo di gusto.
"Sì, forse anche quello", risponde lui, baciandomi ancora. "Ma più di tutto il resto, ti amo".
E non so neanche come ma riesce a convincermi, facciamo l'amore ancora, ci amiamo senza sosta e riserve. Le sensazioni che provo con lui non credo di poterle provare con qualcun altro, semplicemente sembriamo fatti l'uno per l'altra, sembra che i nostri corpi siano stati creati per unirsi, per muoversi insieme, per...



"Ew, che diamine è quello?".
Chiudo di scatto lo schermo del portatile e volto la testa, mentre Scout mi fissa con un misto di disgusto e divertimento nello sguardo.
"Niente", rispondo asciugandomi gli occhi con la manica del pigiama, ormai completamente bagnata di lacrime.
"Piangi guardando un porno, non è normale sai", dice lei ironica.
"Vattene Scout, lasciami sola, non voglio vedere nessuno".
Lei alza gli occhi quasi esasperate, scuotendo lentamente la testa. "E io rimarrò qui, che ti piaccia o meno. Vado a preparare qualcosa da mangiare, devi cenare almeno, visto che a pranzo non hai mangiato", annuncia lanciandomi un ultima occhiata prima di andare verso la cucina.
Apro di nuovo il pc e chiudo il video, estraendo la memory card. Non so nemmeno perchè stessi guardando quella cosa, forse semplicemente mi piace farmi del male. La memory card era nascosta in uno dei cassetti del comodino, l'ha trovata Scout mentre cercava della biancheria pulita per me. Non so nemmeno perchè lui l'abbia lasciata, credevo che fosse importante quel video. Evidentemente ha cambiato idea.
Sono passati cinque giorni da quando se n'è andato. Ho provato a scrivergli dei messaggi, a chiamarlo, ho provato con delle e-mail ma niente, non risponde mai, il suo cellulare sembra morto. Credo che abbia cambiato numero e il messaggio è evidente: non vuole sentirmi, non devo cercarlo più. Non è facile però. Non passa secondo senza che io ci pensi, ogni attimo il mio cervello mi ricorda qualcosa di noi o semplicemente sento l'istinto di allungare la mano per prendere il cellulare e chiamarlo, per poi scoprire puntualmente che il numero risulta inattivo. Non so che cosa mi aspetto che succeda, non so nemmeno in che modo sto elaborando questa cosa, è come se fossi in lutto. Mi sembra che sia morto qualcuno, ho quel vuoto dentro tipico di quando perdi una persona cara. O forse è anche peggio. Di sicuro, qualcuno è morto. Io sono morta. Mi sento morta, non ho forze per reagire, per andare avanti con la mia vita come se niente fosse successo, come se semplicemente potessi prendere quattro anni della mia vita e buttarli via, fingere che niente sia mai accaduto, che sia stato solo frutto della mia immaginazione. Non ci riesco, non riesco a superarla.
Scout mi ha trovata che piangevo dopo non so quante ore, stesa sul pavimento e rannicchiata su me stessa. Aveva letto la notizia su Twitter e mi aveva chiamata diverse volte ma ovviamente io non avevo risposto, così aveva deciso di venire a vedere di persona che cosa stessa succedendo. Da quel giorno non si è più mossa da casa mia. Mi fa lavare e vestire e cerca di farmi mangiare e bere ma almeno quello posso semplicemente rifiutarmi di farlo. Mi tratta come se fossi una bambina malata e la cosa mi infastidisce, vorrei stare da sola e crogiolarmi nel mio dolore e nei ricordi dolorosi che rivivo ogni giorno e invece lei cerca di farmi uscire, di farmi sentire meglio. Io non voglio sentirmi meglio. Merito di stare male, è giusto così, è la mia punizione per aver fatto soffrire come un cane l'uomo che amo. Di una cosa però le sono grata, si sta prendendo cura di Bear cosa che io non farei nelle condizioni in cui sono.
Mi alzo e lascio il pc sul comodino, stiracchiandomi. Mi sento indolenzita, non mi alzo molto dal letto in effetti, giusto quel minimo indispensabile che mi permette di non avere già le piaghe da decubito. Le lacrime del pigiama ormai sono zuppe di lacrime e decido che è ora di cambiarlo. Apro l'armadio e ciò che vi trovo dentro mi lascia scioccata. Su una delle ante c'è uno specchio, ma non è quello ovviamente a confondermi, conosco bene quell'armadio. E' l'immagine riflessa lì che non riconosco più ciò che mi spaventa. Come sono diventata così? Ho gli occhi rossi e gonfi, i capelli arruffati, l'espressione vuota e assente, le spalle incurvate leggermente come se pesassero. Dio, ma chi diamine è quella? Non sono io, non è possibile. E se sono davvero io, beh cazzo, faccio pena! La cosa dovrebbe scuotermi, farmi riprendere, dovrebbe essere la mia wake up call e invece niente, mi esce un sorrisino malinconico. Sapevo che sarebbe andata a finire così senza di lui, sono il fantasma di ciò che ero e penso di meritarmelo.
Trovo una maglia larga e un paio di pantaloncini di una tuta puliti e li infilo dopo aver tolto il pigiama, lasciandolo sul pavimento della stanza. Non m'importa, ci dormo da sola lì ormai, non devo tenere in ordine.
"Kristen!", Scout mi chiama, probabilmente ha finito di preparare la cena.
"Non ho fate, non mangio", rispondo come al solito, tanto so che mi costringerà a buttare giù almeno un paio di bocconi di pizza surgelata o di lasagne scaldate al microonde. Preferirei davvero digiunare.
"No Kris, hai visite", risponde lei.
Immediatamente il mio cuore comincia a battere più veloce e i miei occhi si ravvivano un po'. Forse è lui! Forse è tornato! Cerco di mettere un po' in ordine tutto quanto, calcio il pigiama sotto il letto e lascio la memory card sul pc, cercando di dare un senso ai miei capelli sconvolti. Sento dei passi e immagino già il momento in cui lui aprirà la porta, voglio solo tornare tra le sue braccia e sapere che tutto va bene, che lui è con me.
"Ciao Kristen", dice appena la porta si apre ed entra in stanza. Non è la voce che mi aspetto di sentire, però.
"Rupert", dico, è un mormorio fatto di sorpresa e confusione il mio. Immediatamente ogni speranza mi abbandona. "Che ci fai qui?".
"Sono venuto a vedere come stai... I giornali parlano di una rottura tra te e Mr. Pattinson, devo dedurre che sia vero ciò che dicono", dice lui, guardandomi, anzi squadrandomi da capo a piedi.
"I giornali dicono solo un mucchio di cazzate", rispondo evasiva, non ho dimenticato il fatto che non abbia voluto aiutarmi quando le foto sono uscite.
"Se c'è qualcosa che io posso fare per farti stare meglio, qualsiasi cosa, non esitare a chiedermelo Kristen", mi dice avvicinandosi di qualche passo e istintivamente mi allontano.
"Sai cosa mi aiuterebbe? Chiamare i giornali e dire a tutti che non  ho tradito il mio ragazzo con te. Chiamare lui e spiegargli tutto. Ecco cosa mi farebbe stare meglio". Il mio tono è deciso, se davvero volesse aiutarmi lo avrebbe già fatto, ne sono convinta.
"Lo farò. Cercherò di sistemare tutto. Io ho una famiglia Kristen, non voglio certo che loro soffrano".
Ma bravo, perchè non ci hai pensato prima di provare ad infilarmi la lingua in gola e la mano negli slip?, penso.
"Beh ti conviene farlo, altrimenti sarò io ad organizzare una conferenza stampa e raccontare ogni cosa nei minimi dettagli, ti avviso", rispondo.
"Ti prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per sistemare questa storia". Non so se posso fidarmi di lui, non ne sono sicura, ma in fondo voglio solo che questa storia finisca ad ogni costo, anche se ciò significa affidarmi a Rupert.
"Grazie". E' una risposta secca la mia, non gli sono grata affatto.
"Prego. Potresti portarmi un bicchiere d'acqua Kristen? Poi toglierò il disturbo, promesso", mi chiede, non posso dirgli di no, non sono così cattiva da negare un bicchiere d'acqua ad una persona.
Annuisco ed esco dalla stanza, entrando in cucina per prendere un bicchiere e versarci dentro dell'acqua. Sento lo sguardo di Scout su di me e la guardo, alzando un sopracciglio. Lei si limita a far spallucce ed io torno in camera, porgendo il bicchiere a Rupert. Si è appoggiato al mio comodino, forse si sta prendendo un po' troppe libertà.
"Ecco a te".
"Grazie", dice prima di cominciare a bere.
Distolgo lo sguardo e incrocio le braccia al petto, non vedo l'ora che se ne vada, ormai la sua presenza mi infastidisce parecchio, ha rovinato la cosa più preziosa che avevo. Persino il rumore che fa mentre deglutisce l'acqua mi da fastidio, sono ad un passo dall'esaurimento nervoso, me lo sento.
"Bene, penso di dover togliere il disturbo ora, grazie mille per l'acqua Kristen, a presto" dice avvicinandosi e cerca di darmi un bacio sulla guancia ma sono più veloce di lui e riesco a scansarmi.
"Ciao, Rupert", rispondo fredda, spostandomi per farlo uscire dalla porta.
Grazie a Dio non fa storie ed esce dalla camera, lo sento salutare Scout e poi la porta di casa si chiude. Solo in quel momento riesco a tirare un sospiro di sollievo. Scuoto la testa per cercare di riordinare i miei pensieri e vado da Scout, anche lei sembra essere particolarmente confusa.
"Quel tipo è strano", annuncia lei.
"Oh, grazie per questa frase così illuminante", rispondo io, sarcastica.
"Cosa voleva da te?", chiede. Scout non è il tipo che si fida facilmente delle persone, è molto più sospettosa di me. Lei dice che ha sesto senso per le persone, chissà se è vero.
"Non l'ho capito in realtà. Ha detto che voleva vedere come stavo, che cercherà di aiutarmi", dico scettica.
"Sarà, ma a me non convince", risponde lei e prende un piatto di ravioli dal microonde per metterli davanti a me, che mi sono seduta a tavola. Il solo odore mi da la nausea, non riesco a mangiare.
Mi faccio coraggio e prendo una forchetta, taglio un raviolo in due e lo avvicino alla bocca. Prendo un bel respiro e poi lo metto in bocca, masticandolo il meno possibile prima di ingoiarlo. Non so perchè, ma ultimamente qualsiasi sapore mi da la nausea, non riesco a buttare giù niente, il mio stomaco rifiuta qualsiasi tipo di cibo solido o liquido, mi stupisce che ancora io non abbia rimesso tutto quanto. In pochi giorni avrò perso almeno un paio di chili, il mio personal trainer ne sarà davvero contento. Solo ora mi ricordo che non sono più andata in palestra, ho completamente dimenticato che devo prepararmi per il mio ruolo in Cali. Il lavoro è stato il mio ultimo pensiero, anzi ogni cosa è diventata insignificante ora, riesco solo a pensare a lui e a quanto la sua assenza mi stia devastando.
"Hai avuto notizie di... lui?", mi domanda Scout, sedendosi vicino a me. Da quando lui è andato via ho evitato persino di pensare al suo nome e lei lo sa, evita di dirmelo, un po' come fanno tutti quelli che mi stanno intorno, persino la mia famiglia. Devo essere proprio un caso disperato per loro.
"No, continua a non rispondere", dico mentre prendo l'altra metà del raviolo di prima e la butto giù a forza.
"Neanche Tom ha vuotato il sacco?", chiede. Ma perchè ne parla cazzo, non voglio parlarne!
Scuoto la testa lentamente, avanti e dietro, sono talmente senza forze che mi sembra che tutta la casa stia girando insieme alla mia testa. Sospiro e gioco con la forchetta nel piatto, taglio un altro raviolo e riesco ad ingoiarlo a forza, poi ci rinuncio, allontanando il piatto da me, se respiro ancora quell'odore finirò per sentirmi male.
"Kristen devi mangiare", mi dice Scout, il suo tono è preoccupato. Ho i nervi a fior di pelle e lei lo sa, perchè semplicemente non sta zitta e mi lascia vivere come voglio?
"Scout tu non sei mia madre, okay? E io non ho cinque anni. Se decido di non mangiare semplicemente non mangio, fine della storia".
Lo sguardo che mi rivolge è triste, devo farle davvero pena in quel momento. Mi faccio pena anche io, mi comporto davvero da schifo con lei, ha fin troppa pazienza a sopportarmi.
"Mi dispiace Kris", mormora.
"No, non fa niente, in fondo hai ragione a dire che dovrei mangiare, ma non ci riesco", dico facendo spallucce, poggiando la schiena contro la sedia e chiudo gli occhi per cercare di schiarirmi un po' le idee.
"Non mi riferivo a questo. Mi dispiace per tutto quello che è successo, mi dispiace vederti così distrutta per lui, mi dispiace non poterti aiutare, non poter portare via il tuo dolore". La sua voce è davvero triste mentre dice quelle parole, mi si stringe il cuore.
"Scouty, non è colpa tua. Non lo è di nessuno. E' solo colpa mia. Non avrei dovuto fidarmi di Rupert, non avrei mai dovuto incontrarlo e permettergli di toccarmi in quel modo, non avrei mai dovuto lasciare che mi baciasse, avrei dovuto tirargli un pugno in faccia come minimo. Non l'ho fatto, ed è colpa mia. Forse merito di stare male, merito di pagare per ciò che ho fatto", dico, ormai mi sono convinta che quella sia la mia punizione e devo accettarla.
"Robert ti perdonerà". A quel nome sussulto. Tanti piccoli ricordi pungono nel mio cervello come aghi, al solo suono del suo nome. Sto impazzendo, dannazione.
"Ne siete tutti così sicuri eppure guardami, sono passati giorni e lui non è tornato e non credo che abbia intenzione di farlo. Lui non accetta il tradimento e io lo capisco, anche io avrei reagito così probabilmente se fosse successo il contrario", rispondo sicura, ma forse non avrei avuto tutta la forza che sta avendo lui nello stargli lontana per giorni interi. "Ora scusami ma preferisco andare a dormire".
"Buonanotte Kris".
"Notte Scout".


Quando entro nella nostra camera - solo mia ormai - Bear sta tranquillamente dormendo ai piedi del letto. Quel povero cucciolo sta subendo tutto il mio cattivo umore e non gli giova affatto, è un animale molto sveglio e intelligente, capisce come mi sento e credo che anche lui senta la mancanza del suo padrone. Gli accarezzo piano il pelo morbido sulla schiena e poi sulla testa, dietro le orecchie, prima di andare a stendermi sul letto. Dormire è fuori discussione ormai. La maggior parte della notte la passo a fissare il soffitto, a rimuginare e piangermi addosso. Mi faccio pena da sola, mi sento miserabile e ho ragione di sentirmi così. Decido di prendere il portatile e allungo una mano verso il comodino, tastando la superficie liscia del computer. Mi aspetto di sentire anche la memory card sotto le dita toccando da qualche parte ma niente, non la trovo. Mi metto a sedere sul letto di scatto e guardo il pc. L'avevo lasciata lì sopra, ne sono più che sicura, e adesso non c'è più. Dove diamine è finita? Forse è sotto il letto, forse è caduta senza che me ne accorgessi. Mi alzo e mi infilo sotto il letto, la polvere mi fa prudere il naso ma della memory card non c'è traccia. Cerco su tutto il pavimento e poi in ogni angolo, in ogni cassetto, nell'armadio e ovunque possa essere finita. La mia camera è un completo disastro quando ho finito di perlustrarla ma della memory card non c'è traccia. Sono fottuta, stavolta posso anche scavarmi la fossa e seppellirmici dentro viva.
"Kris ma che succede? Sento dei rumori dalla tua stanza", dice Scout, la sua voce arriva dal corridoio.
"Niente, non è niente", rispondo mentre ancora frugo tra la mia roba. Deve essere da qualche parte, deve!
Scout entra e mi guarda confusa, sembra che non capisca cosa diamine sto facendo e ha ragione.
"Wow, la tua camera è più disordinata del solito. Mi spieghi che cosa fai?".
"Ho perso una memory card".
"Una memory card? Tutta qui la tragedia?", il suo tono è scettico, sembra che voglia scoppiare a ridermi in faccia ma si trattiene.
"C'è una cosa molto importante lì dentro Scout, devo trovarla cazzo, aiutami!".
"Un video?".
"Mio e di... di Robert".
"Oddio e che sarà mai! Come se su internet non ci fossero milioni di video vostri video, dai Kristen non è la fine del mondo".
"Non è la fine del mondo?", domando mentre smetto per un attimo di cercare e guardo lei. "In quanti video io e lui stiamo facendo sesso scusami? Eh? Quel cazzo di video potrebbe fottermi totalmente okay? Potrei perdere ogni cosa! Se quel cazzo di video finisse in mano a qualcuno sarei rovinata. Ho già perso Robert cazzo, non posso permettermi di perdere altro lo capisci? Dio", urlo senza riuscire a trattenermi e inevitabilmente gli occhi si riempiono di lacrime e scoppio a piangere disperata. Scout è subito da me e mi abbraccia, accarezzandomi i capelli.
"Va bene Kris, sfogati, piangi", mormora.
Ha ragione. Ho bisogno di urlare, di piangere, di cacciare fuori tutta la rabbia e il dolore che sto cercando di trattenere. Il dolore mi ricorda che lui c'era, ma adesso ho bisogno di buttarlo fuori e reagire, riprendermi ciò che era mio, riprendermi lui e la mia dignità, la mia vita. Non so quanto tempo passo abbracciata a Scout, piangendo come una bambina, so solo che il tempo passa e lei non mi lascia andare fino a quando le lacrime non finiscono e io mi sento troppo stanca anche solo per reggermi in piedi. Mi siedo sul letto e lei mi prepara una camomilla, fa schifo come al solito ma riesco a berla e stranamente mi sento più calma e credo che almeno per questa notte riuscirò a dormire. Mi augura la buonanotte ed esce, lasciandomi sola.
Quella storia della memory card non ci voleva proprio, è stata un duro colpo, l'ennesimo dopo che lui è andato via. So chi potrebbe averla presa, ma non capisco il perchè? Cosa potrebbe farsene Rupert della mia memory card? Lui non sa del video, non può saperlo, nessuno ne sa niente. Eppure non riesco a trovare altra soluzione, una memory card non può alzarsi e camminare in giro per la casa, avrei dovuto trovarla se fosse stata ancora qui. Ma per ora pensarci non serve a niente, da sola non riuscirò a trovare la soluzione. Decido di dormire e mi giro su un fianco, stringendo il cuscino dalla sua parte. Il suo profumo sta scomparendo lentamente, presto non riuscirò più a sentirlo, lo so. Ho paura. Ho paura che comincierò a scordare il suo profumo, poi i lineamenti del suo viso, la sua voce, ho paura che dimenticherò com'era stare con lui ed essere felici, insieme. Il dolore mi aiuta, il dolore tiene viva la memoria.
Quando mi addormento non me ne rendo neanche conto, sono troppo stanca e semplicemente tutto diventa buio e silenzioso, il mio cervello per un po' smette di pensare e mi lascia dormire in pace. Ne ho davvero bisogno, sono giorni che non dormo come si deve e il mio corpo comincia a risentirne.
A svegliarmi è il suono insistente di un cellulare che squilla, ma perchè Scout non risponde? Mi stiracchio e mi metto a sedere, fuori è ancora buio, è notte fonda. Vedo il mio telefono accendersi e spegnersi ritmicamente e capisco che non è il cellulare di Scout a suonare, è il mio! Ma chi diamine dovrebbe chiamarmi in piena notte? Il terrore mi assale. Forse è Rupert, forse vuole qualcosa in cambio per la mia memory. O forse qualcuno ha visto il video, l'hanno messo su internet! Prendo il telefono e leggo il numero, la mano mi trema. Non riconosco il numero, non so di chi possa essere, il nome non è salvato in rubrica. Esitando, apro la chiamata e porto il telefono all'orecchio.
"Pronto?", la mia voce è assonnata ma riesco persino io a percepire la paura, trema.
"Kristen? Sono io, Lizzy. Dobbiamo parlare".








Note dell'autrice:

Salve a tutti, sono sempre Mary (ma va?) ed eccomi qui con il terzo capitolo di questa fan fiction senza senso!
Per prima cosa vi pongo qualche domanda: Che ne pensate di questa magica comparsa di Rupert? Secondo voi ha senso? Dovrei semplicemente farlo morire tra atroci sofferenze? Se lo meriterebbe, ma mi serve per la storia, purtroppo! E poi Lizzy cosa vorrà da Kristen? E Robert dov'è? Belle domande, davvero! Se avete voi delle risposte datemele, sarei curiosa di capire come la pensate voi, magari mi ispirerò a voi per scrivere la storia!
Scherzi a parte, questo capitolo è stato più difficile di quanto credessi. Avevo già in mente come svolgere il tutto ma buttarlo giù non è stato per niente facile, anzi! E' stato un vero parto, andato a buon fine spero! Dovete giudicare voi se la storia continua a piacervi o comincio a fare schifo.
Vi avviso che avremo notizie importanti e un colpo di scena forse, nel prossimo capitolo, quindi preparatevi psicologicamente!
Grazie ancora a tutti coloro che seguono la storia, a chi l'ha messa tra i preferiti o tra i seguiti, a chi ha recensito e continuerà a farlo. Siete splendidi, davvero. Offrirò biscottini a tutti coloro che continueranno a recensire ;)
Detto questo non vi annoio ancora, fatemi sapere se devo ritirarmi definitivamente dal mondo delle fan fiction o posso continuare per voi, recensite e ditemi se vi è piaciuto il capitolo o no, anche un parere negativo può aiutare! Il prossimo capitolo arriverà come sempre entro 7 giorni, promesso!
Alla prossima, un bacio!
PS. Vi prego non giudicate male la storia del video di loro due, io la trovo una cosa romantica non pervesa, poi magari è solo un mio parere, chissà! Baci ;*

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Capitolo 4
*** Trapped ***


Breathe Me - Capitolo 4

Breathe Me

Capitolo 4.

Trapped


Lizzy? Cosa vuole ora da me lei? Io e le sue sorelle non siamo mai state molto legate, non siamo mai andate oltre il semplice saluto o le poche frasi di circostanza che ci si scambia per educazione. Ho sempre avuto il sospetto che mi odiassero e quella che lo dimostrava di più era Victoria, mi ha sempre guardata con aria di sufficienza, sembrava che la mia presenza la infastidisse. E' uno dei motivi per cui non andavamo molto a casa dei suoi quando eravamo a Londra, preferivamo starcene per conto nostro. Allora perchè ora Lizzy mi chiama? Non ha senso, cosa può avere di tanto importante da dirmi, per chiamarmi in piena notte?
"Ehi... Ehm sì, dimmi", rispondo, cercando di schiarirmi la voce ancora parecchio assonnata.
"Ti ho disturbata?", mi chiede lei, in fondo è sempre stata gentile con me, ma un po' distaccata.
"No, tranquilla", dico. Voglio solo capire di cosa diamine voglia parlarmi, perchè dobbiamo perderci in convenevoli? Non potrebbe semplicemente andare al sodo?
"Si tratta di Robert".
A quel nome mi raggelo. Ovvio, dovevo sospettarlo, è suo fratello in fondo. Di cosa poteva parlarmi se non di lui?
"Certo, ti ascolto", il mio tono è calmo e pacato, per nascondere il tumulto di emozioni che sento dentro. Accendo la luce nella mia camera e subito Bear si sveglia, venendo a stendersi ai miei pedi quando io mi siedo sul letto. Mentre Lizzy parla lo accarezzo.
"Più che altro si tratta di te e Robert. Voglio capire cosa è successo, spiegami tutto. Robert non vuole parlarne e qui stiamo tutti impazzendo, sappiamo di non poterci fidare dei giornali, secondo loro siete sposati almeno una decina di volte e avete un esercito di figli, però vederlo così... E' strano, se tutto fosse finto perchè dovrebbe stare così male? Anche noi abbiamo bisogno della verità Kristen", dice.
La verità. Quale verità vuole che gli racconti? Una verità a cui non crederanno? Nessuno potrebbe mai davvero credere che io mi sono lasciata baciare da un uomo contro il mio volere senza reagire, risulta assurdo anche per me.
"Vuoi la verità Lizzy? La verità è che non mi crederà nessuno. La verità è che sono stata stupida e mi sono fidata di una persona che mi ha detto di volermi solo incontrare per un saluto e poi ha cominciato a provarci con me. La verità è che sono stata baciata e non volevo farlo, non sapevo come diamine reagire e semplicemente mi sono bloccata. La verità è che tuo fratello mi ha lasciata sola ora, andandosene per i fatti suoi senza nemmeno voler sentire la mia versione dei fatti. Questa è la verità", le parole escono come un fiume in piena, non so come fermarle e nemmeno voglio fermarle in realtà, voglio sfogarmi, tirare fuori tutto ciò che ho da dire ma nessuno vuole ascoltare.
"E allora vieni a riprendertelo". Le sue parole mi spiazzano, non mi aspetto che mi risponda così, non mi aspetto nemmeno che mi creda e invece sembra farlo.
"C-cosa?", balbetto per la sorpresa, incapace di razionalizzare ciò che mi ha appena detto.
"Vieni qui a Londra, chiaritevi. Riportaci indietro il vecchio Robert perchè quello di ora non sappiamo chi sia", dice, la sua voce sembra seriamente preoccupata ora.
"Perchè?", la domanda mi nasce spontanea, devo sapere.
"Dorme tutto il giorno, quando si sveglia a malapena ci saluta e poi va via, esce e Dio solo sa dove va e cosa fa, torna all'alba e poi ricomincia tutto da capo. La cosa assurda è che Victoria lo spalleggia anche!", nel suo tono ora riesco a sentire una punta di astio nei confronti della sorella. "Scusa se te lo dico, ma Victoria non ti ha mai trovato granché... uhm come dire... simpatica. Non ti ha mai trovata molto adatta a nostro fratello, ha sempre creduto che lui avrebbe trovato una ragazza inglese, una delle sue amiche magari, che sarebbe rimasto in Inghilterra, affianco a noi. Non ce l'ha con te per qualcosa in particolare, ma sei americana, e stare con te significa avere Rob sempre lontano. Lui è il nostro fratellino minore, siamo sempre protettive con lui, ma ora Vic sta esagerando".
Wow. Questo è illuminante. Quindi non mi odiano - o meglio Lizzy non mi odia - ma a loro non piace che sia americana. Non so se sentirmi sollevata o essere punta nel vivo. Un po' di patriottismo ce l'ho anche io, in fondo.
"Vorrei aiutarvi, ma credo di essere l'ultima persona che lui voglia vedere in questo momento, mi dispiace", rispondo. Più di ogni altra cosa ho paura di rivederlo, ho paura che lui per primo non voglia vedere me.
"Kristen, tu sei l'unica che può fare qualcosa, credimi. Alla fine ti ascolterà e tutto tornerà al suo posto. Per favore", mi prega quasi, non posso semplicemente rifiutarmi.
"Va bene, domattina prenderò il primo aereo per Londra, promesso", dico sospirando.
"Domatti... Oddio, il fuso orario! Dev'essere notte fonda da voi, mi dispiace! Non volevo disturbarti".
"Tranquilla. Ci sentiamo appena arrivo".
"Grazie mille davvero Kristen, scusami ancora per il disturbo, ciao".
"Ciao Lizzy".

Ovviamente il sonno decide di abbandonarmi definitivamente e di dormire non se ne parla per tutto il resto della notte. Perchè ho accettato? Le conseguenze potrebbero essere devastanti per me. Lui potrebbe decidere di non volermi parlare o vedere. O peggio, potrei riuscire a parlargli ma c'è la possibilità che lui non mi creda comunque e decida di lasciarmi definitivamente. In un certo senso, per tutto il tempo che sono rimasta dentro casa ho cercato di proteggermi. Uscire fuori e affrontare il mondo significa esporsi e se io mi esponessi ora, se mettessi in gioco tutto per lui potrei tornare distrutta. In fondo però, so di doverlo fare. Non posso rimanere per sempre chiusa in casa a piangermi addosso, senza fare niente per provare a cambiare le cose. Io lo amo, ho fatto lo stupido errore di non reagire agli approcci di Rupert ed è stata la cosa più stupida e sbagliata che potessi fare ma ora lui deve ascoltarmi, deve capire.
Rimango ore ed ore a rimuginare e pensare a come parlargli, a come spiegargli ogni cosa nei dettagli, il tempo scorre veloce senza che io me ne renda conto e ad un certo punto il sole comincia ad alzarsi lentamente nel cielo. Mi avvicino alla finestra e sorrido tra me, guardando l'alba. Il sole tinge tutto di rosso, rosa e arancio, sorge lentamente e rischiara ogni cosa. Sembra quasi una strana coincidenza, ma anche per me è un nuovo giorno, è una svolta. E' un alba nuova ma mi sembra di averla già vissuta, è tanto simile a quella di qualche anno prima. Vorrei fermarli, ma i ricordi tornano alla mente e mi travolgono, totalmente.



Non so da quanto tempo sto qui a fissare l'alba, ma mi sento davvero serena mentre lo faccio. Da quanto non mi sentivo così felice nello svegliarmi e rendermi conto che non sono da sola, che c'è qualcuno a dormire affianco a me? Non lo so, tanto probabilmente, ed è una bella sensazione. Dopo tanto tempo provo questa sensazione e sento che è piacevole, non mi sento sola. Forse in realtà non mi sono mai sentita così, non ho mai provato com'è quel sorriso spontaneo che nasce quando apri gli occhi e vedi l'uomo che ha dormito con te, l'uomo che ami. Neanche con Michael ho sentito queste emozioni e quasi mi sento in colpa, siamo stati insieme per tanto tempo, avrei dovuto provarle. In fondo però l'ho sempre saputo che non era l'uomo della mia vita, dovevo solo trovare qualcuno che potesse esserlo. E forse lui lo è. Robert potrebbe essere l'uomo della mia vita.
Ancora mi chiedo come ho fatto ad innamorarmi di un mio collega. E' una cosa da irresponsabili forse, ma è successo e non riesco a pentirmene. Non ora, dopo aver fatto l'amore con lui per la prima volta, non ora mentre guardo il sole sorgere e mi sento così bene, non ora che riesco a percepire ancora il suo profumo sulla mia pelle. Vedo solo i lati positivi, sento solo la felicità che solo essere amati può dare.
"Ehi, sei mattiniera", la sua voce ancora assonnata mi distoglie dai miei pensieri e sento le sue braccia avvolgermi, facendo aderire la mia schiena contro il suo petto.
"Volevo vedere l'alba", ammetto voltando il viso verso di lui e le nostre bocche si incontrano lentamente, in un bacio a fior di labbra.
"E' bella", dice lui, lo sento chiaramente respirare il profumo dei miei capelli.
"Molto più che bella".
"Mai quanto te".
Mi volto e lo guardo, i nostri occhi si incontrano per pochi secondi e poi inevitabilmente scoppio a ridere di gusto.
"Che c'è?", mi domanda lui.
"Non ti facevo così sdolcinato", dico mentre ancora rido, scuotendo la testa tra me.
"Dovrai farci l'abitudine signorina Stewart, posso essere molto peggio di così", risponde, facendomi la linguaccia.
"Oh guardami, tremo di paura", rispondo ironica e le sue mani cominciando a farmi il solletico sulla pancia. Quasi cado a terra mentre rido e lui mi prende, facendomi stendere sul letto. Subito è sopra di me, si puntella nel materasso con i gomiti per non pesarmi addosso.
"Sei pronta per tutto questo?", mi chiede e improvvisamente sembra così serio che quasi mi fa paura.
"Per cosa?", domando confusa.
"Per noi... Voglio dire, per stare insieme e lavorare insieme. Siamo già seguiti ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette, i giornali fanno ipotesi su una nostra possibile relazione segreta e ci hanno già dato un nome, "Robsten",  non sarà facile per niente".
"Lo so, ma non è facile neanche ora. Proveremo a mantenere la nostra privacy in ogni caso, non dobbiamo sbandierare tutto ai quattro venti. Possiamo affrontarlo, non voglio rinunciare a te ora che ho capito", dico sincera.
Mi viene quasi da ridere al pensiero che fino a poco tempo fa quasi non ci sopportavamo. Io lo odiavo perchè era sempre appiccicato a Nikki, nonostante lei fosse una delle mie migliori amiche e lui odiava me perchè io stavo con Michael. Ci odiavamo perchè entrambi volevamo l'altro e non potevamo averlo, si poteva essere più assurdi di così?
"Io sono pronto ad affrontarlo, voglio farlo con te", dice lui, sorridendomi.
"Se lo sei tu lo sono anche io", rispondo, allungandomi per baciargli le labbra.
Il suo sorriso si allarga spontaneamente e mi sento felice, non so perchè ma sapere che sono io a causare la sua felicità mi fa sentire bene.
"Vuoi tu Kristen Jaymes Stewart lavorare con me ed essere la mia ragazza, alla faccia di ciò che dicono i giornali?", domanda, il tono che usa mi fa ridere.
"Sì, lo voglio", rispondo mordendomi le labbra per non scoppiare a ridergli in faccia. "E vuoi tu Robert Douglas Thomas Pattinson lavorare con me ed essere il mio ragazzo, alla faccia di ciò che dicono i giornali?", gli rivolgo la stessa domanda, sorridendo.
"Sì, lo voglio", mi risponde, baciando poi piano le mie labbra, lentamente ma con passione, fino a quando le nostre lingue si incontrano. "In questi casi ci si dovrebbero scambiare degli anelli no? Uhm vediamo che posso darti...", mormora pensieroso, guardandosi attorno in cerca di qualcosa che non riesco a capire. Il suo guardo si illumina e lui si alza, afferra qualcosa dalla tasca dei suoi jeans e lo guardo confusa, non riesco proprio a capire che stia facendo.
"Rob ma cosa...", dico guardandolo mentre torna a letto e noto che in mano ha un cordoncino nero, semplice, niente di strano. Mi prende il polso e fa girare il cordoncino attorno ad esso, legandolo poi per fermarlo.
"Ecco qua, questo è il segno della promessa che ci siamo fatti, hai fatto un giuramento solenne cerca di non romperlo", dice, so se sta scherzando ma lo farò, non romperò mai quella promessa.
"Quanto sei scemo", rispondo ridendo e mi butto su di lui, baciandolo dolcemente.



Mi tocco il polso e abbasso lo sguardo; il bracciale è ancora lì, un po' sbiadito forse, ma resiste. Sono passate tante cose da quell'alba di tre anni prima, non sono più in una camera d'albergo ora, e cosa più importante lui non è più con me. Come sono potuta arrivare a questo punto? Come ho potuto permettere che le promesse che ci siamo fatti andassero in fumo? Non mi riconosco più.
Mentre il sole ancora si alza nel cielo decido di fare una bella doccia, ne ho bisogno ora più che mai. Esco dalla mia camera ed entro in bagno, cercando di fare meno rumore possibile. Di sicuro Scout sta ancora dormendo e non voglio disturbarla, si da così tanto da fare per me, merita almeno un po' di riposo. Mi tolgo i vestiti e apro l'acqua della doccia, infilandomi sotto il getto fresco e cerco di rilassarmi. Non è facile sgombrare la mente da tutti i pensieri che la affollano, di solito la doccia è un momento rilassante per me, è il momento in cui stacco la spina e non penso a nulla, mi concentro su me stessa ma ormai neanche questo rituale serve più a qualcosa. Allungo una mano e prendo il mio bagnoschiuma, è ancora affianco al suo. Quello non l'ha portato via, probabilmente non era il caso, gli basta comprarne un altro. Ho la tentazione di aprirlo e respirarne l'odore, di sicuro mi ricorderebbe il suo profumo ma non lo faccio, non sono così masochista, farebbe troppo male. Mi insapono per bene e poi passo anche lo shampoo sui capelli, mi lavo con cura e minuzia, più tempo impiego nella doccia e meno tempo libero avrò per pensare. Una volta uscita dalla doccia mi lavo i denti e poi pettino i capelli, li asciugo e li spazzolo ancora, i nodi non vengono via facilmente ma alla fine sono io a vincere la battaglia. Infine mi depilo. Mentre lo sto facendo mi chiedo chi diamine me lo faccia fare. Per chi mi sto rendendo presentabile, per cosa? Non so nemmeno se vorrà vedermi, se vorrà ancora parlarmi, non so più niente ormai. Andare a Londra è un salto nel buio ma in fondo so di doverlo fare se voglio avere almeno un briciolo di possibilità di recuperare la persona che amo.
Quando sono ormai vestita e pronta decido di prenotare il biglietto aereo e accendo il computer, evitando di guardare lo sfondo il più possibile. La sola idea di dover entrare in un aeroporto pieno di gente, di dover stare su un aereo seduta affianco a persone che sanno chi sono e probabilmente sanno anche di quella stupida storia mi fa venire la nausea, ma non ho il tempo materiale per prenotare un volo privato, dovrei farlo con giorni di anticipo e di sicuro non posso aspettare ancora. Il primo volo disponibile è alle 8:45, ho ancora un po' di tempo per sistemare tutte le cose e riuscire ad arrivare in aeroporto. Prenoto il biglietto e stampo tutto, cominciando a preparare le valigie. Frugo nell'armadio in cerca di tutte le cose che possono servirmi e le sistemo, non sono granché ordinata mentre lo faccio e nemmeno provo ad esserlo.
"Kris, ma che stai facendo? Ho sentito dei rumori", la voce di Scout mi distrae da quello che sto facendo e la guardo, finendo di chiudere la valigia.
"Lizzy, la sorella di Robert, mi ha chiamata", dico senza troppi giri di parole.
"Oh...", sembra sorpresa, ma riesco a sentire che è preoccupata, chissà di cosa. "Che ti ha detto?".
"Vuole che vada a Londra per parlare con Robert e sistemare la faccenda", rispondo.
La sua espressione quando mi guarda la dice lunga, è preoccupata per me, ma non ne capisco la ragione.
"Sei sicura di volerci andare?", mi chiede.
"Perchè non dovrei?".
"Kristen, potresti rimanere delusa".
"Credi che non lo sappia? Ho pensato alle mille cose che potrebbe dirmi e praticamente nessuna di queste è una bella cosa. Lo so. Potrebbe non volermi parlare, potrebbe cacciarmi, potrebbe decidere di lasciarmi per sempre, ogni opzione è ben stampata nella mia mente. Ma devo provare Scout! Che altra opzione mi resta?", non vorrei suonare disperata mentre lo dico eppure è così che sembro, è così che sono. E' la mia unica possibilità, non credo che ne avrò altre in futuro, devo giocarmela fino all'ultimo.
"Hai ragione Kris. Sii forte, fai buon viaggio", mi dice abbracciandomi. Ricambio il suo abbraccio e cerco di calmarmi un po', notando poi Bear che è tornato a dormire.
"Scout, potresti prenderti tu cura di Bear mentre non ci sono? Non so a chi lasciarlo", mormoro staccandomi dal suo abbraccio, devo andare, mi rimangono giusto un paio di ore per arrivare in aeroporto e fare il check-in.
"Sta tranquilla me ne occupo io", risponde sorridendomi.
Prendo il telefono e chiamo un taxi, nel frattempo Scout mi aiuta a sistemare le ultime cose e cerca di convincermi a mangiare qualcosa prima di partire ma mi rifiuto. Ho già abbastanza lo stomaco in subbuglio e mangiare non mi aiuterebbe di certo, anzi probabilmente mi ritroverei a dover fare avanti e indietro sull'aereo dal mio posto al bagno e non sarebbe il massimo. Decido di chiamare Tom prima di partire, non conosco quasi nessuno a Londra e soprattutto ho bisogno di un posto dove stare, almeno per una notte. Stranamente al terzo squillo risponde già.
"Kristen", dice, sembra quasi sollevato di sentirmi.
"Ehi Tom, ti ho svegliato? Disturbo?", domando.
"No, Marlowe mi tiene sveglio. E' successo qualcosa?", sembra preoccupato. Sono tutti preoccupati per me, devo davvero averli spaventati in questi giorni con il mio umore.
"Sto venendo a Londra", annuncio.
"Alla fine hai saputo", dice, ha capito che so dove si trova Robert, nonostante lui non abbia mai voluto dirmelo.
"Sì, mi ha chiamata Lizzy", rispondo semplicemente, non ho tempo per spiegare, gli dirò tutto più avanti, quando ci vedremo.
"Kris io...".
"No Tom, lo so. Lui è il tuo migliore amico e ti ha chiesto di non dirmi niente, non sono stupida. Hai fatto il tuo dovere, hai sostenuto il tuo amico, sei un bravo ragazzo, ma ora ho bisogno di vederlo, non possiamo andare avanti così", lo blocco prima che possa dire qualsiasi cosa, so che vuole scusarsi per non avermi voluto dire dov'era Robert ma non deve farlo.
"Volevo dirtelo, ho provato a parlargli ma non c'era verso", mi dice, so che è così, Tom vuole bene anche a me come io ne voglio a lui.
"Sta tranquillo, non sono arrabbiata con te, ed è per questo che devi farmi un enorme favore. Ho bisogno di dormire a casa tua almeno per una notte, stare in albergo è impossibile per me lo sai", lo prego quasi, non posso andare in un albergo, sarebbe subito assediato dai paparazzi.
"Kris, puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, non devi preoccuparti", risponde, so di poter sempre contare su Tom, anche se per lui non deve essere facile trovarsi tra me e Robert, lui è amico di entrambi.
"Grazie Tom, davvero. Ci sentiamo appena arrivo, ti voglio bene".
"Anche io Kristen".

Pochi minuti dopo sono già sulla porta di casa, ho salutato Bear che nel frattempo si è svegliato e anche Scout, il taxi mi sta aspettando. Mi faccio aiutare a caricare i bagagli e salgo, dicendo al conducente di portarmi all'aeroporto. Quasi non fa in tempo a mettere in moto che il mio cellulare comincia a squillare. Probabilmente è Tom che ha scordato di dirmi qualcosa così rispondo senza nemmeno guardare il numero.
"Tom, che hai dimenticato stavolta?", domando ironica, poggiando la testa al finestrino e guardo la strada che si muove affianco a me.
"Ciao Kristen, mi dispiace per te ma non sono Tom", risponde una voce e mi raggelo, non mi viene naturale riconoscerlo e pure so che lo conosco, la sua voce mi è familiare.
"Chi sei?", domando confusa e spaventata.
"Il video con Mr. Pattinson è molto... artistico, direi. Chissà se la penserebbe come me anche tutto il resto del mondo", mormora, quasi pensieroso. Subito capisco chi è.
"Rupert", dico, le parole faticano ad uscire dalle mie labbra, avevo ragione a pensare che lui fosse immischiato in questa storia.
"Complimenti, vedo che ci sei arrivata!", la sua risposta è sarcastica, mette in dubbio la mia intelligenza forse?
"Rivoglio la mia memory card", dico decisa, non voglio stare ai suoi giochetti.
"Ragazzina, non sei nella posizione per decidere cosa io debba fare o non fare ora, va bene? Ho il coltello dalla parte del manico ed è un coltello molto affilato, che potrebbe costare tutta la tua carriera. Ora ascoltami bene, decideremo quello che farai. Se provi a indire una conferenza stampa, se un solo giornale viene avvisato che sei stata baciata contro la tua volontà, se anche una sola persona viene a sapere che non hai tradito il tuo bel fidanzato il video finisce online immediatamente, è chiaro?".
Non so che rispondere. Se non devo dirlo a nessuno significa che non posso parlarne nemmeno con Robert e che non posso chiarire con lui. Se accetto sarà la fine, tutti crederanno che io sia una traditrice, una rovina famiglie, una puttana. Ma se non lo faccio quel dannato video finirà in rete e avrò perso tutto ugualmente. Non c'è via d'uscita, sono in trappola.
"Come sapevi del video?", domando, la voce trema come le mie mani.
"Oh, non lo sapevo infatti. Quando ho visto la memory card ho creduto che ci fosse dentro qualche vostra foto, qualche file personale, non immaginavo che avrei potuto trovarci un video hard! Complimenti Stewart, non ti facevo così... La mia è stata pura fortuna", dice.
Brutto stronzo, penso.
"Ti prego, farò qualsiasi cosa ma ridammi quella memory card. Non dirò niente a nessuno", giuro, sono disperata, devo fare qualcosa, devo salvarmi.
"Ah-ah, mi dispiace. Come posso essere sicuro che tu non parlerai dopo? Questa è la mia assicurazione, non si muove di qui".
Brutto, fottutissimo stronzo.
"Perchè stai facendo tutto questo? Io non ti ho fatto niente!". Mi sento soffocare, mi viene da vomitare ma grazie a Dio non ho niente nello stomaco, non ho mangiato e niente può uscire. E' un incubo, tutto è un fottutissimo incubo che va avanti da giorni e non sembra finire mai, di ora in ora peggiora e non so come uscire. Mi sento intrappolata, non ho via di scampo, devo stare alle sue regole ma so che soccomberò ugualmente.
"Sei davvero più ingenua di quanto credessi. Benvenuta a Hollywood, ragazzina", e il telefono diventa muto.
Mi gira la testa. Non so cosa pensare o fare, non posso parlarne con nessuno e non posso sistemare quella situazione. Il minimo passo falso e il video sarà online, non posso rischiare così tanto, brucerei la mia carriera e quella di Robert in un attimo, sarebbe troppo. Come gli spiegerò tutto quanto ora? Come potrò guardarlo negli occhi e dirgli che l'ho tradito? Che stavo con Rupert mentre stavo con lui? Mi odierà e non vorrà mai più vedermi.
Mi rendo conto che in un certo senso è meglio. Se lui cominciasse ad odiarmi, ad odiarmi sul serio, lui sarebbe al sicuro. Finché Rupert se la pende con me posso anche passarci, ma non voglio che tocchi Robert, non posso lasciarglielo fare.
Perchè sta succedendo tutto questo a me? Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto ciò? Le risposte di Rupert non hanno senso, sembra che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che mi sfugge ma non capisco cosa. Vorrei poterne parlare con Scout, lei e il suo sesto senso di sicuro mi aiuterebbero ma non posso, nemmeno con lei ho il permesso di parlare, non posso parlare con nessuno. Ora posso dire di aver paura. Ora posso davvero dire di essere in trappola, di essere davvero completamente fottuta.
Con tutte le forze che ho mi impongo di non piangere e non so nemmeno come ci riesco, non so come faccio a non crollare ma non voglio dare nell'occhio anche se dubito che il tassista sappia chi sono. In poco tempo siamo all'aeroporto e dopo aver pagato per la mia corsa scendo, andando a fare il check in. Anche a quest'ora l'aeroporto è un posto caotico e pieno di gente, chi parte e chi arriva. Una coppia felice si abbraccia in un angolo, lui sussurra delle parole nell'orecchio di lei e si abbracciano. Mi ricorda me e Robert, quando uno dei due tornava da quegli interminabili viaggi di lavoro. La prima cosa che facevamo era correrci incontro e abbracciarci, baciarci, parlare piano come se nessuno dovesse sentirci. Quei giorni non torneranno più, non posso più riportarli indietro. E mi chiedo solo ora perchè sto partendo, se non posso parlargli, se non posso spiegargli. Che senso ha? Cosa gli dirò? Scusami se mi sono scopata un altro, ti amo davvero? Non è nemmeno vero, non l'ho tradito e vorrei urlarlo a tutto il mondo ma non posso farlo e sto zitta. Non dico una parola mentre faccio il check-in, mentre sento le voci della gente e i mormorii, mentre noto chiaramente la gente che mi indica e qualche flash delle fotocamere dei cellulari. Non dico niente mentre salgo sull'aereo e mi siedo al mio posto, tranquilla, forse anche troppo calma per tutta quella situazione. Non parlo nemmeno mentre l'hostess mi chiede se voglio qualcosa da bere o un cuscino, mi limito a scuotere il capo e a fissare lo sguardo davanti a me, senza star guardando davvero qualcosa. E sempre senza parlare mi alzo e vado in bagno, chiudo la porta e finalmente scoppio a piangere. Mi copro il viso con le mani e piango disperata, piango ogni lacrima che ho dentro, piango il mio dolore e la mia rabbia, piango e basta. Perchè sto male, perchè sto perdendo tutto, perchè quel fottutissimo viaggio non ha più senso, perchè sto andando a lasciare l'uomo che amo, perchè gli dovrò dire che l'ho tradito e non lo amo più. Piango perchè il mondo mi sta crollando addosso, la mia vita si sta sgretolando e io non posso fare niente per impedirlo, semplicemente sto qui a guardarla rovinarsi irreparabilmente senza poter muovere un dito. Piango fino a quando qualcuno non bussa alla porta e mi chiede di uscire. Mi asciugo gli occhi e mi sciacquo la faccia, poi esco, tornando al mio posto. Metà delle teste si girano automaticamente verso di me e dai loro sguardi posso capire cosa pensano di me, devo avere un aspetto orribile, ho pianto e di sicuro ho gli occhi gonfi e rossi, devo sembrare una disperata. Una ragazzina bisbiglia qualcosa nell'orecchio della madre ma non ci faccio caso. Che le dica ciò che vuole, ormai non m'importa più.
Poggio la testa al sedile e guardo fuori dall'oblò, ogni cosa sembra così piccola e insignificante da quassù. Sospiro e chiudo gli occhi. Non voglio pensare, non posso permettermelo. Devo mantenere ancora un po' di forza per affrontare Rob e mentirgli in quel modo orribile, se crollo di nuovo non riuscirò a fare niente. Chiedo una pillola per il mal di testa alla hostess e lei me la porta, persino lei mi guarda preoccupata, forse crede che io stia per avere una crisi di qualcosa. Ingoio la pillola con un po' d'acqua e poi torno a chiudere gli occhi, stanca e spossata.
Poi semplicemente mi lascio cadere nel libro oscuro dei miei incubi peggiori.







Note dell'autrice:

When you try your best but you don't succeed... Ops scusatemi, salve a tutti! Qui è sempre Mary che vi rompe le scatole con cose che non volete sapere! Il capitolo fa schifo, lo so, è veramente terribile me ne rendo conto. Non so perchè ma non voleva scriversi, è stato veramente complicato non riesco nemmeno a capire come mai la mia fantasia abbia deciso di farsi un viaggetto alle Hawaii!
Comunque, non so voi ma io ho pianto scrivendo l'ultima parte! E' stato veramente difficilissimo, mi dispiaceva terribilmente per Kristen! E anche per Rob che dovrà sentirsi dire che è stato tradito! Okay, non ci pensiamo, è meglio!
Senza che me lo diciate voi ve lo dico io: Rupert è un bastardo, deve morire! Lo so, ma ogni cosa a suo tempo, perirà (in senso figurato eh) tra atroci sofferenze, ma non adesso, mi serve ancora per un po' questo stronzo. Vi giuro che non sono una sadica pazza, alla fine ogni cosa andrà per il meglio ve lo prometto ma nella vita le cose non vanno tutte lisce e nemmeno nella mia fan fiction quindi vi prego abbiate pazienza e vedrete che sarete premiati. Il karma arriverà anche per Rupert, non preoccupatevi!
Un immenso, gigantesco grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, a chi ha messo la storia tra le seguite e tra le preferite e a chi ha anche solo letto in silenzio. Fatevi sentire magari, io non mordo nessuno ;)
Come sempre recensite, recensite e recensite! E vi prego non linciatemi, andrà tutto bene lo prometto!
Il prossimo aggiornamento come sempre sarà entro 7 giorni, salvo qualche lieve ritardo (sapete com'è devo andare a recuperare la mia fantasia dalle Hawaii). Alla prossima, un bacio grandissimo :*

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Capitolo 5
*** We are broken ***


Breathe Me - Capitolo 5

Breathe Me

Capitolo 5.

We are broken


Quando arrivo a Londra è notte fonda e sono a pezzi, il viaggio è stato lunghissimo e per di più ho dormito uno schifo, gli incubi non mi hanno lasciata in pace un solo istante. Cammino tra i terminali come uno zombie e riesco a recuperare le mie valigie dopo più di una mezz'ora, per fortuna non c'è molta gente visto l'orario e con un cappello in testa e un paio di occhiali da sole nessuno sembra notare più di tanto la mia presenza. All'uscita dell'aeroporto trovo subito un taxi e dopo aver caricato le valigie gli comunico l'indirizzo di Tom.
Sono ormai le cinque di mattina quando arrivo a casa sua. Poggio i bagagli per terra e sospiro, non sapendo cosa fare. Se suonassi il campanello rischierei di svegliare la bambina e non voglio correre il rischio, ma non posso stare qui ad aspettare tutto il giorno. Decido di provare a chiamare Tom al cellulare, avrà sicuramente avuto l'accortezza di mettere il telefono in vibrazione, o almeno spero. Le mie speranze però si dissolvono nel preciso istante in cui sento la bambina piangere e alzo gli occhi al cielo. Tom è davvero assurdo, neanche ricorda che una suoneria può svegliare un neonato che dorme! Ma in fondo so che è un bravo papà.
"Kris, sei arrivata?", domanda appena la chiamata si apre e lo sento fare dei versetti a Marlowe, che probabilmente sta cercando di calmare.
"Sì, ti avevo detto che ti avrei avvisato appena arrivata", rispondo.
"Dammi cinque minuti, faccio addormentare la bambina e ti vengo a prendere", dice deciso, ma sembra nel pallone più totale.
"Ti ho anticipato, sono fuori da casa tua", dico ridacchiando tra me.
"Come? Aspetta, vengo ad aprirti". Sento distintamente il rumore dei suoi passi dal cellulare, sta correndo, è davvero assurdo ma gli voglio bene soprattutto per questo.
La porta si apre e vedo Tom con in braccio Marlowe che finalmente si è riaddormentata con il viso sulla sua spalla. Con una mano regge il telefono e contemporaneamente mi apre la porta. La scena sarebbe quasi comica se non fossi troppo presa dai miei pensieri, non riesco a ridere davvero.
"Ciao Kris, bentornata", sussurra per non svegliare la bambina, stringendomi con il braccio libero. Non è la prima volta che mi trovo a casa di Tom ma le circostanze sono diverse, non sono più lì con Robert, non è un evento felice. L'ultima volta che sono stata a casa sua è stato poco dopo la nascita di Marlowe, quando siamo andati a congratularci con i due neo genitori. Sembrano passati secoli da quando è successo anzi che pochi mesi, tanto le cose sono abissalmente diverse.
"Grazie Tom", dico accennando un sorriso ed entro dentro, sollevando la valigia per non doverla trascinare e fare rumore, rischiando di svegliare nuovamente la bambina.
"Puoi tenermela un attimo? Vado a prendere il trasportino così possiamo parlare e posso tenere d'occhio anche lei".
Annuisco in risposta e lui me la passa lentamente, facendo appoggiare la sua guancia morbida sulla mia spalla e una manina si stringe intorno al mio giubbotto di pelle. Mi sento davvero impacciata mentre la tengo in braccio, ho il terrore di fare qualcosa di sbagliato, che si svegli e cominci a piangere o - peggio di qualsiasi cosa possa succedere - che mi scivoli dalle braccia e cada. Mi sono sempre sentita a disagio quando si tratta di stare attorno ai bambini, non so precisamente il perchè. Sono delle creature così fragili e indifese, sento sempre che potrei romperle come niente. Non mi sono mai sentita come le altre ragazze, quelle a cui basta guardare un neonato per desiderare subito di averne uno anche loro, non ho mai sentito quello strano "istinto materno" innato, nonostante io voglia dei figli. O almeno, volevo dei figli. Ora non ne sono certa, anzi posso dire con certezza che non succederà mai. La sola idea di avere dei bambini con una persona che non sia Rob mi sembra inconcepibile, come l'idea di passare il resto della mia vita senza di lui. Eppure succederà, ormai è stato deciso così e non si torna indietro. Non c'è via di scampo.
Quando Tom torna con il trasportino quasi tiro un sospiro di sollievo e la adagio lentamente, felice che niente di male sia successo mentre la tenevo in braccio. Non so se sono pronta ad affrontare un discorso con Tom ora, non sono nemmeno le sei di mattina e posso dire che il mio cervello fatichi a connettere più del solito. Ma in fondo sento che glielo devo, anche a lui devo una spiegazione.
Lui si siede su una poltrona mettendosi il trasportino con Marlowe vicino e io sul divano, quel divano una volta mezzo rotto e ora perfettamente aggiustato, quel divano con le molle che cigolavano, quel divano dove io e Robert... No. Non ci devo pensare, non ora, non è il momento.
"Allora Kristen, mi spieghi che succede?", domanda guardandomi. Il suo tono non è accusatorio, sembra semplicemente davvero interessato a capire cosa sta succedendo.
"Non hai letto i giornali? Ho tradito Robert", il tono sarcastico che uso è sbagliato, non avrei dovuto dirlo con ironia ma non sono riuscita a trattenermi.
"Non voglio sapere quello che dicono i giornali. Voglio sapere com'è andata realmente, da te", dice.
Che dovrei dirgli adesso? No, non l'ho tradito? Sì, l'ho fatto? Sono stata ricattata da uno schifoso stronzo che ha un video compromettente su di me e il tuo migliore amico? Vorrei davvero poterglielo dire.
"L'ho tradito", rispondo senza guardarlo. Non riesco a guardarlo negli occhi, lui mi conosce troppo bene e capirebbe che mento.
"Perchè?", sembra spiazzato, chiunque lo sarebbe. E' la domanda che si pongono un po' tutti in fondo.
"Tom... Non lo so perchè, è successo", dico evasiva, non so che dirgli, come puoi dare una motivazione ad una cosa che non esiste?
"No Kristen, non succede. Non è una cosa che non puoi controllare, che arriva e non riesci a fermare. C'è sempre quel secondo prima che tutto accada in cui puoi decidere di fare la scelta giusta o quella sbagliata e tu hai deciso coscientemente di tradire Robert. Il punto ora è, perchè? Quando hai deciso così? Cosa è scattato in te per farti decidere che volevi stare con un altro uomo?".
"Non l'ho deciso. E' capitato, mi sentivo sola e...", abbozzo come scusa ma non riesco neanche a finirla. Risultano baggianate perfino a me, sto dicendo un sacco di cazzate come può non accorgersene?
"Vuoi dire che va avanti da quando giravate Snow White?", domanda. Non sembra arrabbiato con me, sembra semplicemente... confuso. Ecco, sembra che non riesca davvero a capire cosa può avermi spinta a fare una cosa del genere, cosa possa essermi successo, sembra solo che si stia sforzando di capire ma non ci riesca.
"Sì... Beh non da subito".
"E siete riusciti a vedervi di nascosto per tutto questo tempo?".
"Ci sono state le premiere e tutta la promozione del film, non era poi così complicato".
"E sei sempre riuscita a mentire a Robert e a tutti noi su questa storia?". Ma perchè tutte queste domande? Dove vuole arrivare?
"Sì, ci sono riuscita. E' così difficile da credere?", domando confusa.
Scuote la testa lentamente, come se stesse pensando a qualcosa di assolutamente importante e poi mi guarda.
"Lo ami? Intendo il regista, Rupert o come diavolo di chiama". Su questo non posso mentire, non ci riuscirei, sarebbe troppo.
"No. No, non lo amo".
"Ami ancora Robert?", eccola arrivare, la domanda da un milione di dollari. Dovevo sospettare che sarebbe arrivata prima o poi.
"Sì, sempre", rispondo sincera. Lui annuisce come per valutare le mie parole e sospira, abbozzando un sorriso.
"Rob ti perdonerà", dice come se fosse mortalmente convinto delle sue parole.
"No, non credo che lo farà. Perchè dovrebbe poi? L'ho tradito".
"Lui ti ama e tu ami lui, troverete il modo per sistemare le cose".
"Non funziona così Tom".
"Sì invece, Robert non è una persona vendicativa, alla fine ti perdonerà".
"No! Non lo farà!", dico alzando il tono di voce e subito me ne pento, ma grazie a Dio Marlowe dorme ancora tranquilla. "Lui mi odierà per ciò che gli ho fatto. Non mi perdonerà e non voglio nemmeno che lo faccia. Non me lo merito, Tom", mormoro a bassa voce.
"Allora perchè sei venuta fino qui?", ora sembra seriamente confuso e lo capisco. Vorrei veramente spiegargli tutto.
"Gli devo una spiegazione almeno, non credi?", domando, sospirando poi. "Non ti preoccupare, appena sarà giorno andrò a parlargli e poi toglierò il disturbo, non voglio creare problemi", dico alzandomi, non so nemmeno dove voglio andare ma non riesco a stare seduta ancora.
"Kris, tu puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi, lo sai, è come casa tua", risponde alzandosi anche lui per avvicinarsi a me.
"Perchè dovrei? Perchè tu dovresti tenermi qui se mi odi ora?".
"Io non ti odio Kristen", dice come se fosse ovvio, stringendomi in un abbraccio. Non riesco a non ricambiare e mi stringo a lui, affondando il viso nel suo petto. Sarebbe così giusto ora lasciarsi andare e piangere, sfogarsi, lasciare che il dolore prenda forma e la smetta di tormentarmi ma sarebbe anche tremendamente sbagliato e non lo faccio, mi trattengo, potrò sfogarmi solo quando sarò da sola.
"Non riuscirei mai ad odiarti, sei come una sorella minore per me. Ti voglio bene davvero, come voglio bene a Robert, e anche se è il mio migliore amico io non sto da nessuna parte, non difenderò te e non difenderò lui, potete cavarvela da soli in questa storia. Non ti odio, solo che adesso non riesco a capirti", mormora stringendosi nelle spalle. Come biasimarlo? Nessuno riuscirebbe a capirmi.
"Lo so Tom, grazie, davvero", dico contro il suo petto, staccandomi poi.
"Forza, andiamo a recuperare i bagagli, hai bisogno di riposare un po'. Ti mostro la stanza".

La stanza è esattamente come la ricordavo, una piccola camera con le pareti bianche e un letto ad una piazza e mezza attaccato alla parete, una finestra proprio sopra il tetto e una piccola scrivania di legno con qualche rivista impolverata e un contenitore con penne e matite, mentre nel cassetto - non li vedo ma so che ci sono - si trovano dei fogli bianchi. Rob usava quella stanza quando erano più piccoli, quando lui voleva scrivere una delle sue canzoni ma casa sua era troppo caotica per potersi concentrare. Persino le pareti sembrano impregnate della sua presenza, di lui, del suo modo di essere. Osservo la bacheca di sughero rettangolare e ne tocco i fogli e le foto attaccate, alcune sono un po' vecchiotte, foto di Rob e Tom in giro per locali con i loro amici, altre invece più recenti, in alcune ci sono anche io. Non posso credere che sto perdendo tutto questo. Non riesco a capacitarmi che presto di queste cose rimarrà solo il ricordo sbiadito e qualche foto un po' mossa. E' così sbagliato. Le cose non dovevano andare così. In fondo però lo so, le cose non vanno mai come le pianifichi.
Sistemo la valigia in un angolo della stanza e vado a stendermi sul letto, rannicchiata su me stessa. Questo sarebbe il momento giusto per scoppiare a piangere, questo sarebbe decisamente il momento per lasciarsi andare e sfogarsi prima che io debba alzarmi e andare a spezzare il cuore della persona che amo. Vorrei riuscire a farlo ma qualcosa mi blocca. Non so bene cosa sia, mi sento persa in quel limbo in cui niente esiste, niente c'è davvero e ogni cosa, anche i suoni, sembrano lontani e irreali. Mi sto rifiutando di accettare tutto questo. Inconsapevolmente preferisco spegnere il cervello e i sentimenti piuttosto che affrontare il dolore. Brava Kristen, che bella codarda che sei.
Passo così quelle ore, senza emettere un suono se non quello del mio respiro, senza muovermi, senza pensare. Posso concedermi qualche momento di finta calma, prima io distrugga tutto quanto, no? Forse no, forse non me lo merito neanche ma egoisticamente mi prendo quella calma in ogni caso e me la tengo stretta fino a quando il sole non è ormai bello alto nel cielo. Non ha senso rimandare, devo andare adesso, devo andare a lasciare Robert.
Mi alzo e scendo le scale, trovo Tom che dorme tranquillamente sul divano, con Marlowe ancora nel trasportino mentre dal bagno sento il rumore inconfondibile dell'acqua della doccia, sicuramente deve essere Sienna. Frugo nella ciotola all'ingresso e prendo le chiavi della macchina di Tom, lasciandogli un bigliettino in cui mi scuso per averle prese senza permesso ed esco fuori. Non sono abituata a guidare le macchine inglesi, quelle poche volte che l'ho fatto ho seriamente messo in pericolo me e chi mi stava intorno ma non ho altra soluzione, non voglio chiamare un taxi ora, preferisco andarci da sola.

Non so so nemmeno come riesco ad arrivare a casa Pattinson tutta intera e senza aver investito qualcuno ma ce la faccio. Mi mordo le labbra nervosamente e mi passo una mano tra i capelli mentre scendo dall'auto e la chiudo, prendendo un forte respiro. Mi tremano le mani. Anzi, sembra che ogni fibra del mio corpo stia tremando, la paura che sento dentro in questo momento non l'ho mai sentita. Non che io creda che lui mi farà del male ovviamente, Robert non ne sarebbe mai capace, ma il solo pensiero di ciò che sto per fare mi scuote dentro e ancora tremo come una foglia. Vorrei che ci fossero altre opzioni. Vorrei avere una scelta, la possibilità di evitare tutto questo ma non ce l'ho. Dirgli la verità è fuori discussione, manderei a puttane la mia e la sua vita; cercare di farmi perdonare nonostante aver ammesso di averlo tradito mi sembra impossibile, lui non ammette i tradimenti e non posso biasimarlo, nella sua situazione nemmeno io l'avrei perdonato probabilmente. L'unica opzione libera è fare ciò che so fare niente e sperare che tutto vada per il meglio: recitare. Sono un'attrice cavolo, dovrei saper recitare, saper fingere, no? In questo momento non ne sono tanto sicura.
Cammino lungo il piccolo vialetto fino alla porta di casa Pattinson e suono il campanello. L'ansia è alle stelle, sento che potrei svenire o peggio vomitare, tanto mi fa stare male quella situazione. Chi mi apre è Victoria che mi guarda sorpresa e poi con uno strano astio negli occhi. Non andiamo per niente bene.
"Che ci fai tu qui?", domanda quasi disgustata dalla mia sola presenza.
"L'ho chiamata io", risponde Lizzy dietro di lei. Mi sembra strano che mi stia difendendo e mi rendo conto che lo fa solo perchè crede che suo fratello starà meglio, ora che sono andata da loro. Ma lei non sa, non ancora. "Vieni, entra dentro", aggiunge.
Senza riuscire a spiccicare una parola faccio come mi dice e supero Victoria che si fa da parte, notando i suoi genitori che discutono con una ragazza bionda, che non ho mai visto prima. Forse è una parente, non si assomigliano granché ma i componenti della famiglia Pattinson sono praticamente tutti biondi, avrebbe senso.
"Puoi andare in camera di Robert, è meglio se ti trova già lì appena si sveglia, non credo che accetterebbe di vederti se gli dicessimo che sei arrivata", mi dice gentilmente e io annuisco. Sto per andare ma mi blocco quando sento il commento della bionda.
"Perchè lei sì e io no? In fondo mi ha invitata lui", dice, sembra contrariata dalla situazione.
"Caroline non mi sembra il momento, sta dormendo, potrai prendere quei CD un'altra volta", risponde Lizzy, poggiando una mano sulla mia spalla e sospingendomi piano per farmi salire le scale. Caroline? CD? Che diamine è questa storia? Se possibile sento l'ansia aumentare ancora di più.
Guardo Lizzy e probabilmente dal mio sguardo spaesato capisce cosa sto pensando, così mi sorride come per scusarsi e scuote la testa.
"Caroline e Victoria sono migliori amiche, ultimamente Rob sta uscendo un po' con loro la sera per... uhm... svagarsi un po', dice Vic. Non credo che lui faccia nulla di male comunque, oltre che alzare il gomito, ma sai Caroline ha sempre avuto una specie di cotta per lui e quando Rob ha parlato di qualche CD lei ha preso la palla al balzo per auto-invitarsi a casa nostra, e in camera sua. E' innocua comunque, credimi, non ci proverebbe con un ragazzo fidanzato", cerca di rassicurarmi lei, con scarsi risultati.
Questa Caroline ha una cotta per Rob. Beh, posso darle torto in fondo? No, chiunque potrebbe prendersi una cotta per lui, è un ragazzo eccezionale. Un ragazzo eccezionale a cui sono venuta a spezzare il cuore. Un ragazzo eccezionale che avrà subito una ragazza pronta a consolarlo quando starà male, una che gli potrà curare le ferite, quelle ferite causate da me. Al solo pensiero mi sembra di avere un conato di vomito. Non riesco a parlare e faccio un cenno a Lizzy appena arriviamo davanti alla sua porta come per ringraziarla, non riesco a farlo a parole, so che sto per pugnalare tutta la famiglia alle spalle, loro si fidano di me, o almeno quasi tutti.
Apro la porta e per la prima volta dopo giorni interi lo vedo, steso sul suo letto a pancia in giù, un braccio a penzoloni su un lato e la bocca semi aperta mentre dorme. Un sorrisetto amaro compare sul mio volto mentre mi avvicino e mi siedo per terra affianco a lui. Dorme profondamente; sembra davvero stanco, riesco a vedere le occhiaie un po' gonfie sotto i suoi occhi, le ciglia lunghe le sfiorano piano. Allungo una mano e passo le dita tra i suoi capelli morbidi, non si sveglia fortunatamente, deve essere davvero esausto e immerso nel sonno per non accorgersi di nulla. Sono morbidi e lisci come li ricordavo, e il suo profumo è sempre dolce, sempre buonissimo. Mi avvicino a lui e poggio le labbra sulle sue, piano, sfiorandole appena, non posso rischiare che si svegli ora. Mi prendo il mio ultimo bacio, lascio che le mie labbra memorizzino le sue per l'ultima volta prima che tutto finisca perchè so che dopo non avrò più occasioni per baciarlo, mi odierà dopo ciò che dovrò dirgli. Rimango qualche minuto a guardarlo dormire, è sempre davvero dolce mentre dorme. Abbiamo sempre riso sul fatto che io mi svegliassi prima di lui e rimanessi a guardarlo, è una cosa dolce per me e credo che anche lui la pensasse così anche se mi prendeva in giro. Quando lo sento muoversi mi sposto da lui e mi alzo, lo vedo stiracchiarsi ed è chiaro che si sta svegliando, non posso farmi trovare inginocchiata vicino al suo letto, non saprei come spiegarlo. Apre gli occhi e ancora non si accorge di me, non vedo il sorriso che ho sempre visto sul suo volto ogni volta che ci svegliavamo insieme. I suoi occhi vagano per la stanza e sento un chiaro sospiro venire da lui mentre il mio respiro invece si blocca, non appena i suoi occhi si posano su di me. Un milione di emozioni diverse attraversano il suo volto ora, vedo la confusione, lo stupore, l'incredulità e la tristezza dei suoi occhi ma anche un'inaspettata felicità. Perchè non è arrabbiato? Perchè non mi chiede cosa ci faccio lì, e perchè non mi dice di andarmene?
"Kris...", mormora lui, guardandomi quasi con dolcezza e si alza dal letto. Siamo l'uno davanti altra ora e non so se riuscirò a parlargli, a dire anche una sola parola. Poi d'un tratto il suo sguardo cambia, è duro, è uscito da quello stato confusione tipico del sonno. "Che ci fai qui?".
"Sono venuta per parlarti... Non hai risposto alle mie telefonate e ai messaggi o alle e-mail",  non so nemmeno io dove trovo la forza di rispondergli ma alla fine ce la faccio.
"Forse non volevo parlarti", risponde brusco.
"Lo so, ma ho bisogno che tu mi stia a sentire, almeno per un paio di minuti", dico. Odio quando mi tratta con freddezza e finisco per rispondergli a tono, è più facile così in fondo, è più facile se lui mi tratta già così. Se mi trattasse con la sua solita dolcezza non ci riuscirei.
"Kristen, non credo che tu mi abbia davvero tradito, mi rifiuto di crederlo. Ma ho bisogno di un po' di tempo per affrontare la cosa, per assimilarla e pensare a quello che è successo. Anche se non volontariamente forse, lo hai baciato".
"Non voglio il tuo perdono", dico tenendo lo sguardo basso. Vorrei che non mi sentisse, vorrei diventare invisibile.
"Cosa?", domanda confuso.
"Non sono qui per chiedere il tuo perdono Robert. Sono qui per dirti come stanno le cose", disco decisa, alzando lo sguardo. Non sono più Kris, la ragazza di Rob, sono Kristen Stewart ora, l'attrice. E' solo un altro ruolo, un'altra maschera da portare per un po' e da gettare quando sarò da sola, posso farcela. "Io e Rupert ci frequentavamo da un po', da quando ho girato Snow White. Lui era in crisi con la moglie e noi due ci vedevamo poco e niente, ci sentivamo entrambi soli e sai da cosa nasce cosa..."
"No", il suo è un sussurro ma è talmente pieno di orrore e disgusto che mi sembra di sentire un conato contrarmi lo stomaco e farmi venire il desiderio di rimettere quel poco che ho mangiato. Non posso essere così debole, non ora.
"Sì, Robert. E' capitato. La lontananza ha spento quello che pensavo fosse amore, quello che provavo per te. Sei sempre stato un caro amico e una bella persona, non me la sentivo di farti soffrire lasciandoti ma giunti a questo punto è inutile mentire", non riesco a guardarlo negli occhi ora, mentire così spudoratamente a lui è così dannatamente doloroso, vorrei che la terra mi inghiottisse all'istante.
"Oh davvero? Non volevi farmi soffrire? E che cosa credi di star facendo ora?", domanda prendendomi per le spalle e mi scuote un po' per costringermi a guardarlo. I suoi occhi sono pieni di rabbia ma non è quello che mi turba, è la delusione, il ribrezzo nei miei confronti che riesco a leggervi, quelli mi fanno stare uno schifo.
Non piangere Kristen, non piangere, non piangere, non ora, ripeto quelle parole nella mia mente come un mantra, sperando di non fallire miseramente.
"Guardami negli occhi e dimmi che non mi ami, che non mi hai amato per tutti questi mesi, forza". Come può chiedermi questo? Come? Non posso farlo, non voglio. "Avanti, voglio che tu me lo dica, sii sincera almeno stavolta".
"No, non ti amo più, non ti ho amato in questi mesi, contento?", dico guardandolo ma distogliendo poi lo sguardo dopo due secondi.
Lo sto ferendo. Lo so che lo sto ferendo ma cosa posso fare? Come posso rimediare ormai?
"Mi dispiace", mormoro.
"Ti dispiace?! Io mi fidavo di te cazzo! E mentre io pensavo a te, mentre desideravo stare con te ogni secondo tu ti facevi scopare da un uomo di vent'anni più grande e per giunta sposato! Che cazzo ha che non ho io?", urla, non l'ho mai visto così arrabbiato.
Non ha niente più di te, nessuno avrà mai niente più di te! Io ti amo, ti amo, perchè mi credi così facilmente?
"Ti scopava meglio forse?", chiede con un tono talmente pieno di cattiveria da credere che non possa essere Robert a parlare, non lo riconosco.
"Sì. Vuoi davvero saperlo? Sì, mi scopa meglio. Mi fa urlare come nessuno è mai riuscito a fare, specialmente tu", rispondo sfuggendo bruscamente alla presa delle sue mani. Non so se sentirmi sollevata, il suo commento mi ha reso tutto più semplice, sono quasi davvero arrabbiata con lui. In fondo però, dentro al petto, qualcosa si sta lacerando profondamente mentre ogni singola parola esce dalle mie labbra.
Il suo sguardo cambia. Da furioso diventa vuoto e privo d'espressione. Lo vedo abbassare il capo e respirare, chiudendo gli occhi per qualche secondo prima di riaprirli e guardarmi.
"Vai fuori da casa mia Kristen". Il suo tono è pacato, tranquillo. Sì, dovrei andarmene ma non riesco a muovermi, il mio corpo non collabora, non reagisce. "Ho detto fuori", ripete, stavolta più duro. Abbasso lo sguardo. Voglio piangere, dannazione. "FUORI DA CASA MIA KRISTEN. ORA!", urla e io tremo, faccio un passo indietro spaventata e quasi cado.
Sento la porta aprirsi e mi giro di scatto, allarmata. Vedo distintamente le figure di Lizzy, Victoria, Richard e Claire fuori dalla porta e non so davvero cosa fare, mi sento in trappola, non sto solo lasciando Robert sto anche ammettendo di aver preso in giro tutta la sua famiglia, volutamente. Lizzy è la più vicina, è lei ad aver aperto la porta e ci guarda sconcertata.
"Rob, che sta succedendo?", domanda confusa, ma anche un po' spaventata.
"Oh, vuoi sapere che succede? Te lo spiego subito. Kristen Stewart si è presa il disturbo di venire fino a Londra per lasciarmi dicendomi che si è fatta scopare dal suo caro regista, che testuali parole, "l'ha fatta urlare come nemmeno io sono riuscito a fare. Ora se ne sta andando però, vero Kristen?". Non l'ho mai sentito parlare così, soprattutto di fronte ai suoi genitori.
Le occhiate che ricevo dalla sua famiglia sono parecchio eloquenti. Sono scioccati e disgustati quanto Robert, quanto lo sono io da me stessa. Riesco solo ad annuire impercettibilmente e mi faccio piccola mentre passo tra di loro per uscire dalla sua stanza e scendere le scale. Sul divano è ancora seduta la bionda, Caroline, con le gambe accavallate. Mentre esco le rivolgo un'ultima breve occhiata e non ne sono sicura ma mi sembra di scorgere un lieve sorriso sulle sue labbra lucidate di rosa.

Lungo il tragitto verso casa di Tom sono costretta a fermarmi. Le lacrime mi appannano la vista e non riesco a guidare in queste condizioni penose, rischierei davvero di uccidere qualcuno, quando l'unica persona a dover morire sono io. Voglio morire. Non credevo che sarei mai arrivata a pensarlo ma desidero che tutto questo finisca, che ogni cosa si spenga per sempre, non voglio dover sopportare tutto questo dolore per il resto dei miei giorni. Tutto ciò che ho trattenuto a casa sua sta esplodendo ora, mille volte più forte, mi sta lacerando dentro e non so come fermarlo, so di non poterlo fermare. Mi costringo con tutte le forze che ho a bloccare le lacrime e le asciugo con il dorso della mano, cercando di riprendere possesso del mio autocontrollo. Non è facile ma quando finalmente ci riesco ricomincio a guidare e riesco ad arrivare a casa di Tom.
Quando entro in casa trovo Sienna in cucina, intenta a preparare del caffè, con i residui della colazione ancora sul tavolo.
"Kristen, ciao è un piacere rivederti", dice sorridendomi, avvicinandosi a me. Ci scambiamo due baci sulle guance e le sorrido poco convinta, più che altro per cortesia. "Com'è andata?", mi chiede poi, sicuramente lei sa, Tom le avrà raccontato qualcosa.
"E'... andata", rispondo scrollando le spalle. Non c'è molto da dire e nemmeno voglio farlo in realtà.
"Capisco... Mi dispiace per entrambi, eravate una coppia davvero stupenda, siete sempre stati un po' un'ispirazione per Tom, voleva un amore come il vostro", dice, non so se per cortesia o cosa. "Vuoi del caffè?".
"Sì, magari giusto un goccio grazie".
Prende una tazzina e versa un po' del caffè fumante dentro, porgendomela poi insieme ad un cucchiaino e a qualche zolletta di zucchero. L'odore è talmente forte che quasi mi stordisce e sento una nausea pressante crescere, fino a quando non prendo il primo sorso. Quello è il colpo di grazia. Lascio cadere la tazzina e corro verso il bagno per raggiungere il water, piegata in due dai conati. Non ho mangiato niente, perciò non rimetto granché, ma quel poco basta a lasciarmi spossata e senza alcuna forza. Quando finalmente riesco ad alzarmi raggiungo a stento il lavandino e mi sciacquo il viso e la bocca, sospirando tra me. Lo stress mi fa sempre uno strano effetto e di certo il caffè non ha aiutato. Senza proferire parola salgo in camera e mi stendo sul letto, tenendomi la pancia con le mani. Sento ancora qualche crampo ma sta passando, per fortuna.
"Ehi, tutto bene?", domanda Sienna aprendo la porta ed io annuisco piano, chiudendo gli occhi. "Tom era fuori per comprare delle cosa a Marlowe, se vuoi lo chiamo per dirgli di passare in farmacia a comprarti qualcosa", dice, è davvero troppo gentile con me, non me lo merito.
"Grazie ma non è niente, ho solo lo stomaco un po' in subbuglio ultimamente", rispondo con voce stanca, la gola brucia un po'.
"Vedrai che se riposi starai meglio", dice accennandomi un sorriso e chiude nuovamente la porta, lasciandomi sola.
Sospiro e porto il cuscino sopra il mio viso per coprire gli occhi dalla luce e ne respiro piano il profumo di pulito. Sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa, anche per poter anche solo fissare il soffitto. Così inevitabilmente mi lascio scivolare ancora una volta dentro il buio dei miei incubi.









Note dell'autrice:

Ma salve a tutti, è Mary che vi parla! Com'è andato il vostro Ferragosto? Vi ho lasciati liberi dalle mie rotture questa settimana così che passaste le feste in santa pace e oggi sono venuta a rompervi di nuovo! Okay, io ho pianto per tutto il capitolo praticamente, è stato straziante scrivere, non riesco a non piangere. Avete pianto pure voi? Mi volete linciare? Spero di no! La mia fantasia è tornata da viaggetto alle Hawaii e più o meno ha fatto il suo dovere, o almeno spero! Questo dovete deciderlo voi, io non lo so, per me ogni capitolo potrebbe essere scritto moooolto meglio! Come avrete notato c'è un personaggio che ho inventato di sana pianta, Caroline (o almeno credo che non esista, non mi è dato saperlo, non vivo con i Pattinson purtroppo *disperazione*). Fate bene attenzione alle parole che Lizzy dice su di lei e se siete molto attenti capirete che cosa sto cercando di dirvi ma non vi dirò eheh (sì lo so, sono cattiva, scusatemi!).
Che altro dire, io amo Tom, voi no? Non è dolce? Ad essere onesta gli ho fatto dire ciò che vorrei dire io a Kristen, quindi lo amo ancora di più! Oh e fate molta attenzione alla parte finale del capitolo perchè nel prossimo scopriremo (forse eheh) una cosa che riguarda proprio quella parte! Si può essere più criptici di così? No, non credo LOL
Bene, detto questo come sempre ringrazio chi ha letto la storia come sempre, chi ha recensito il capitolo, chi ha aggiunto la storia tra le preferite le seguite o anche solo le ricordate e vi annuncio che da ora in poi posterò ogni sabato, così avrò almeno una settimana tra un capitolo e l'altro per scrivere e correggere bene il tutto. Grazie mille ancora a tutti, davvero.
A sabato prossimo, un bacione!

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Capitolo 6
*** Negative ***


Breathe Me - Capitolo 6 Piccola nota ad inizio capitolo: in un pezzo Kristen ascolterà una canzone, vi consiglio di ascoltarla insieme a lei, per me è una perfetta colonna sonora del capitolo, quindi se volete immergervi totalmente nella storia ascoltate Breathe Me di Sia, che è anche la canzone che ha ispirato il titolo della fanfic. Buona lettura!


Breathe Me

Capitolo 6.

Negative


Mi sveglio con un urlo soffocato, sollevandomi di scatto mentre esco da uno dei miei incubi, l'ultimo di una lunga serie. Mi passo una mano sulla fronte madida di sudore e torno a stendermi, poggiando la testa sul cuscino e prendendo un grosso respiro mentre chiudo gli occhi. Gli incubi non mi hanno lasciata in pace un solo istante, ogni mio tentativo di liberare la mente e riposarmi è stato del tutto inutile. Prendo il cellulare e guardo l'orario, sono le 17:44. Dopo quel tentativo di colazione fallito miseramente non mi sono alzata dal letto, tutto il pomeriggio è stato un susseguirsi di piccoli momenti di sonno seguiti da incubi e da bruschi risvegli, per poi ripetere tutto di nuovo, all'infinito.
La cosa strana è che non riesco a ricordare nemmeno un piccolo particolare dei miei sogni, sento l'angoscia tipica degli incubi ma appena mi sveglio ogni cosa svanisce e non ricordo più che cosa stesse succedendo fino a pochi secondi prima.
Decido di alzarmi per farmi una doccia, sono zuppa di sudore e ho bisogno di riprendermi da quel fastidioso stato di torpore. Mi alzo dal letto e sento la testa girare, devo poggiarmi con la schiena al muro per non rischiare di perdere l'equilibrio e cadere rovinosamente a terra. Dopo aver ritrovato finalmente l'equilibrio apro la porta per dirigermi verso il bagno e sbadiglio, stropicciandomi un occhio. Non faccio nemmeno in tempo a mettere in fila due passi che sbatto contro qualcosa, o meglio qualcuno.
"Kris, finalmente sei sveglia", dice Tom, dopo avermi afferrato per le spalle evitando di farmi cadere.
"Uhm sì...", rispondo guardandolo. Non so che cosa lui sappia ma mi riesce difficile comportarmi come sempre con lui dopo tutto ciò che ho dovuto dire a Robert. E' il suo migliore amico in fondo, non so come la possa prendere.
"Sembri stravolta", non è una domanda, ma in fondo non c'è bisogno di chiederlo per accorgersene.
"Avevo solo bisogno di recuperare un po' di sonno perduto, sai com'è...", mormoro facendo vagare lo sguardo altrove, senza sapere bene dove rivolgerlo o cosa dire. Cosa si fa quando la persona che ti ospita in casa sua è il migliore amico del ragazzo che hai lasciato dicendogli che l'hai tradito? Mi servirebbe un manuale.
"Certo, capisco", risponde lui ma la sua espressione è perplessa. Come Rob, non sa mentire neanche un po'. "Kris, stasera abbiamo una cena con tutto il gruppo di amici, sarebbero contentissimi di vederti", dice poi.
"Non credo sia una buona idea", scuoto la testa lentamente. Sicuramente saranno stati invitati anche Robert e le sue sorelle, no è una pessima idea.
"Non potrete evitarvi per sempre, lo sai vero?".
"Ma non oggi, è troppo presto!".
"Kristen...", prova a convincermi ma lo blocco subito.
"Davvero Tom, no. Non dico mai, ma non stasera, non sarebbe un bene per nessuno, fidati di me. Finirei per rovinare la vostra serata, io sono sempre stata di troppo nel vostro gruppo e stavolta sarebbe davvero evidente", dico decisa.
"Ma come ti salta in mente una cosa del genere? Kristen eri la ragazza di Robert e anche una nostra amica, non sei mai stata di troppo". Tom e le sue rassicurazioni, non cambierà mai.
"Va bene. Puoi lasciarmi andare in bagno ora?", domando in tono evidentemente accondiscendente, non mi va di parlare di questa storia adesso.
"Certo, anche perchè ti serve davvero una doccia, puzzi un po'", dice guardandomi e per un momento credo che stia parlando sul serio, poi scoppia a ridere.
"Stronzo", rido insieme a lui scuotendo la testa.
"Scema", risponde lui mentre mi da un bacio sulla guancia e scende le scale, lasciandomi entrare in bagno.
Appena varco la soglia del bagno mi chiudo la porta alle spalle e mi libero dei vestiti, aprendo poi l'acqua della doccia per entrarci dentro. Il getto d'acqua fresca che picchietta sulla pelle calda è la sensazione migliore del mondo in questo momento, mi rilasso e sollevo il viso sentendomi finalmente del tutto sveglia e fuori da quel fastidioso torpore. Poggio la schiena alla parete e mi lascio investire dal getto d'acqua, dimenticando ogni pensiero. Compio ogni gesto meccanicamente, senza pensarci, mi insapono e risciacquo con calma ma non faccio davvero caso alle mie azioni. Se c'è una cosa che so fare bene è isolarmi, bloccare i miei pensieri per qualche minuto prima che mi investano di nuovo, mi serve qualche minuto tranquillo senza pensare. Afferro un accappatoio a caso ed esco dalla doccia, suppongo sia di Sienna visto che mi sta bene, abbiamo più o meno la stessa taglia anche se lei è più alta di me. Mi prendo il mio tempo per pettinare i capelli e sciogliere tutti i nodi, li spazzolo con cura prima di asciugarli e poi mi dirigo nella stanza degli ospiti per recuperare un intimo pulito e vestirmi. Se le circostanze fossero diverse prenderei una maglia di Rob e la indosserei insieme ad uno dei miei jeans e mi sentirei a mio agio ma non posso più farlo, non ho più niente di suo ormai. Beh, forse non è vero che non ho proprio niente. Mi rimane ancora l'anello, quel piccolo cerchio dorato e inciso che porto al dito e non tolgo mai. L'idea di toglierlo ora che non stiamo più insieme non mi ha sfiorato neanche lontanamente, non ci riesco, non voglio farlo, per me è una cosa troppo importante. Giro il palmo e leggo quella piccola incisione, quelle tre lettere che per me hanno significato tanto in questi anni e continueranno a far parte di me: Rob. Sospiro e chiudo gli occhi per evitare di cominciare a piangere ancora e finisco di vestirmi, non è il momento di lasciarsi andare, non ancora.
Sento la porta aprirsi e mi volto. E' Tom con Marlowe in braccio, vestita in un delizioso abitino in tulle rosa.
"Ehi Kris, noi siamo andando a lasciare la piccola dai miei e poi andiamo alla cena, sicura di non voler venire?", domanda, ma non è più insistente come prima.
"Sicurissima, andate e divertitevi", rispondo accennando un sorriso e lascio un lieve bacio sulla guancia di Marlowe che ride tutta contenta.
"Hai bisogno di qualcosa?", mi chiede quasi preoccupato.
"Tom non ho cinque anni, posso rimanere in casa da sola e se dovessi avere bisogno di qualcosa sta sicuro che andrei a prendermela da sola", dico alzando gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
"Va bene, va bene, ma se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa chiamami, intesi?".
"Sì, papà", mormoro ironica.
Lui scuote la testa ridendo ed esce con Marlowe, lasciandomi sola. Dopo poco anche la porta si apre e si chiude e il silenzio cade su tutta la casa. Tom si preoccupa sempre troppo per me, mi ricorda tanto i miei fratelli e in un certo senso è una bella cosa, mi sento quasi a casa con lui ma è inutile anche solo pensarlo, non è come Robert. Lui era la mia casa, ovunque fosse lui era il mio posto e anche se stare con Tom a Londra è un sollievo quasi non sarà mai come poter stare con l'uomo che amo, non è un paragone possibile.
Improvvisamente mi rendo conto di aver fame e decido di scendere in cucina per recuperare qualcosa. Il silenzio che aleggia non mi piace per nulla, è una sensazione a cui non sono abituata, ho sempre avuto la casa piena sin da piccola, che fossero i miei parenti o i miei animali non importava ma non ero mai sola. Ora invece la sensazione è così reale che quasi mi spaventa, non mi piace sentirmi da sola e per di più mi sento costantemente sotto controllo ora. Apro il freezer e ci trovo dentro del gelato alla vaniglia, non è il mio gusto preferito ma posso farmelo andar bene. Dopo aver preso un cucchiaio mi dirigo in soggiorno e accendo la tv, sedendomi sul divano con il barattolo di gelato tra le mani per cominciare a mangiarlo. Non faccio molto caso al programma, guardo le immagini scorrere senza molto interesse mentre mangio il gelato a grosse cucchiaiate e mi scopro più affamata di quanto credessi, potrei divorare qualunque cosa ma mi limito a finire quel barattolo e nient'altro.
Mi stendo sul divano e quello cigola un po', ma quasi impercettibilmente rispetto a l'ultima volta che l'ho sentito. Quel divano rievoca mille ricordi che vorrei fermare ma non riesco a farlo, lascio semplicemente che come sempre mi investano con la loro forza distruttiva.


"Rob ti prego, siamo a casa del tuo migliore amico, non mi sembra il momento", dico cercando di bloccare le sue mani che vagano sul mio corpo e rido quando raggiungono la mia pancia, facendomi il solletico.
"Ogni momento è il momento", risponde lui facendo combaciare le nostre labbra in un bacio e io le mordo per liberarmi dalla sua presa, ma invano.
"Sul serio, non è il caso dai", insisto ancora, per l'ennesima volta.
"Credi che lui non abbia portato nessuna ragazza su questo divano?", domanda ironico.
"Oh ti prego che schifo, adesso di sicuro non voglio farlo", protesto dimenandomi sotto di lui ma sono bloccata dal peso del suo corpo, un bellissimo ed eccitante peso. Dio, ma perchè non la smetto di fare certi pensieri?
"Anche sul letto della nostra stanza si è dato da fare e noi l'abbiamo fatto anche lì, perciò non vedo che problema ci sia".
"Rob! Ti prego, smettila!", dico ridendo ma con una voce quasi disgustata. Non voglio sapere della vita sessuale movimentata di Tom.
Ogni possibile protesta viene stroncata sul nascere da un nuovo bacio, stavolta ci mette più foga e subito la sua lingua incontra la mia per cominciare quella meravigliosa danza di intrecci che mi fa perdere la testa. Le sue mani si ancorano ai miei fianchi e sento chiaramente il suo bacino premere contro il mio, strappandomi un gemito di desiderio. Molto convincente, penso. Sarei davvero tentata di strappargli tutti i vestiti di dosso e lasciargli fare ciò che vuole se non fossimo ospiti in casa del suo migliore amico che potrebbe tornare in qualsiasi momento e scoprirci mentre facciamo l'amore. Sarebbe troppo imbarazzante, non voglio correre il rischio.
"Ti voglio piccola", mormora sulle mie labbra, facendomi sospirare.
"Lo dici come se non facessimo l'amore da mesi, invece che dalla scorsa notte. Saranno passate al massimo sette o otto ore dall'ultima volta".
"E' tanto, troppo".
Non riesco a trattenermi dal ridacchiare ma so che è sincero mentre lo dice. Il desiderio che prova lui per me è lo stesso che provo io per lui, non riusciamo a stare lontani l'uno dall'altra per troppo tempo e per me è una bella cosa, riesce a farmi sentire desiderata e amata come non mi sono mai sentita prima. E per un momento decido semplicemente di lasciarmi andare, spengo il cervello e sento solo le sensazioni che mi trasmette il corpo, sento le labbra di Robert sul mio collo e le sue mani che sfilano lentamente la mia maglietta mentre io mi occupo dei suoi jeans che cadono a terra dopo poco e presto anche il resto dei nostri vestiti fa la stessa fine. Le nostre labbra si incontrano ancora, si cercano, i denti mordono la bocca dell'altro, la assaggiano, le lingue si trovano e le mani vagano suoi nostri corpi lentamente fino a quando non lo sento farsi strada dentro di me, facendomi inarcare la schiena e reclinare la testa in un sospiro più simile ad un gemito di piacere.
Adesso non m'importa se Tom potrebbe entrare in casa da un momento all'altro, non voglio nemmeno pensare a quella rara eventualità, riesco solo a pensare ai nostri corpi che si muovono in sincrono, l'uno il riflesso dell'altro, ai respiri che si affannano sempre di più, ai nostri baci che si fanno più intensi e appassionati mentre il piacere cresce ad ondate sempre più frequenti e ci travolge.


Un rumore al piano di sopra mi scuote dai miei ricordi e quasi sono felice di esserne uscita, non avrei potuto sopportare altri ricordi così, sono dolorosi, molto più di quanto pensassi. E' la mancanza quella che fa male, quella che brucia dentro come una ferita aperta e pulsante, è la consapevolezza che tutto è solo un pallido ricordo e non lo avrò mai più. Mi alzo e mi dirigo lentamente verso le scale, perlustrando con gli occhi tutta la casa. Sono convinta di aver sentito qualcosa, era un rumore familiare ma allo stesso tempo davvero strano, come di tacchi che battono contro il pavimento. Controllo tutto il piano superiore ma non trovo niente e torno giù per buttare il barattolo di gelato ormai vuoto e lavare il cucchiaio. Mi sento veramente a terra, il morale è crollato sotto i piedi e comincio a pensare di essermi immaginata tutto, il mio cervello mi gioca strani scherzi ultimamente.
Preferisco non pensarci ora e torno in camera, ascoltare un po' di musica mi farà star meglio di sicuro. Quando finalmente trovo il mio lettore mp3 lo accendo e infilo le cuffie, buttandomi a peso morto sul letto. Lo metto in riproduzione casuale e chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dalla musica. Riconosco la canzone della prime note e sono tentata di cambiare traccia ma non credo di avere la forza nemmeno per quello, non voglio fare niente, non voglio neanche pensare. E' Breathe Me, una canzone che amo particolarmente, ma in questo momento preferirei non ascoltarla, il mio livello di tristezza è già decisamente alto.
"Help, I have done it again. I have been here many times before. Hurt myself again today, and the worst part is there's no one else to blame", non mi rendo neanche conto di aver cominciato a cantare la canzone, è un canto stanco, la voce si rompe diverse volte.
Mi alzo e mi avvicino alla scrivania, allungando una mano verso la piccola bacheca di sughero con le nostre foto. Ne stacco una, siamo io e Robert sull'Isola di Wight, lo scorso anno. Siamo così felici e sorridenti, mi sembra passato tanto tempo eppure troppo poco. Passo il dito sul bordo della carta fotografica e inevitabilmente mi taglio. Lascio cadere la foto di scatto e metto il dito in bocca, cercando di fermare quelle piccole goccioline di sangue, sento il sapore di ferro sulla lingua.
Ouch, I have lost myself again
Mi sento persa, non so più cosa fare, senza di lui mi sento vuota, tutto ciò che mi rimane sono quelle fotografie.
Lost myself and I'm nowhere to be found
Sarebbe così facile ora, lasciarsi andare, smettere di vivere, prendere la strada più facile e non soffrire più. In fondo poi, a che vale vivere se tutto ciò che ami ti viene negato?
Yeah I think that I might break
Sono già rotta, frantumata in mille pezzi, il mio cervello non funziona più, gira sempre intorno allo stesso pensiero. Voglio smettere di pensare ma non ci riesco.
I've lost myself again and I feel unsafe
Non sono al sicuro mai ora, me l'ha detto chiaramente, nessun posto è più sicuro per me. E allora perchè non posso semplicemente lasciarmi andare?
Morire sarebbe così facile ora, non lascerei niente in sospeso, non complicherei niente. Anzi forse sarebbe anche salutare per qualcuno, per tutta la gente che mi odia, per Robert. Ma chi voglio prendere in giro poi? Non ne ho il coraggio, non ne sarei mai capace.
Mi siedo a terra e guardo la foto che mi è caduta, sospirando. Mi mancheranno quei momenti, mi mancherà poter parlare con lui, poter dormire insieme, anche semplicemente poter stare abbracciati e baciarci o accarezzarci, mi mancherà lui. Mi manca già adesso. Non ci saranno altre foto, non ci saranno altre vacanze insieme o progetti da fare, è tutto finito. Quella consapevolezza attanaglia lo stomaco in un'altra delle sue morse di nausea e mi costringo ad alzarmi dal pavimento prima che sia troppo tardi. Tolgo le cuffie quasi con violenza e spengo l'mp3 prima di buttarlo via, non importa dove. Rimetto la foto tra le altre sulla bacheca e mi strofino gli occhi, pieni di lacrime che non voglio liberare.
"Ehi Kris, siamo tornati", dice Sienna e io mi volto di colpo. Ha visto tutta la scena? Spero di no.
"Ciao Sienna, grazie per avermi avvisata", rispondo accennando un sorriso. Quanto tempo sono rimasta su quel divano a ricordare? Sono passate ore senza che me ne accorgessi. "Com'è andata la cena?", domando più per cortesia che per vero interesse.
"Oh, molto bene. Lui non c'era", dice, chissà perchè me lo sta dicendo poi. Strano, Robert non si perderebbe mai una cena con i suoi amici.
"Sarà con Caroline", mormoro tra me, sospirando.
"Non credo, lei era a cena con noi, l'ha invitata Victoria, anche se è arrivata in ritardo. Come fai a conoscerla?", domanda confusa.
"Era a casa Pattinson quando io..."
"Oh, capisco", risponde abbozzando un sorriso comprensivo. "Uhm volevo chiederti... Hai per caso degli assorbenti con te? Scusami, dovrei essere preparata a queste cose ma in nove mesi ho dimenticato com'era avere il ciclo!", dice lei ridacchiando, leggermente in imbarazzo.
Le rivolgo un sorriso di comprensione e annuisco lentamente, dirigendomi verso la valigia per prendere il pacco degli assorbenti, ancora intatto. Strano, ero quasi convinta che giunti a questo punto del mese avrei dovuto usarne qualcuno. Scuoto lentamente la testa e lo apro, prendendone alcuni da dare a Sienna.
"Grazie mille Kristen, non avrei saputo come fare senza di te! Ma stai bene? Sei un po' pallida, hai ancora problemi con lo stomaco?", domanda vagamente preoccupata.
Scuoto la testa lentamente. "Non è niente, tranquilla", mormoro abbozzando un sorriso ma non credo di essere granché convincente.
"Va bene, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa non esitare a dirmelo okay? Buonanotte Kris".
"Notte Sienna".

Appena Sienna esce dalla stanza mi siedo sul letto e prendo un profondo respiro, cercando di ragionare. Sono certa di avere avuto il ciclo lo scorso mese, ma per qualche strana ragione non riesco a ricordare se mi sia venuto o meno questo mese. Sono stata così concentrata a piangermi addosso che non mi sono accorta di tutto quello che mi succedeva intorno, nemmeno del fatto che il mio ciclo sia saltato senza motivo. Potrebbe essere un leggero ritardo dovuto allo stress, in fondo può succedere, quante probabilità ci sono che questo stia succedendo proprio a me, ora? Scuoto la testa e mentalmente cerco di fare il calco dei giorni. Lo faccio più volte per esserne certa, sperando ogni volta di essermi sbagliata ma il risultato è sempre lo stesso: sono in ritardo di quasi quindici giorni.
"Okay, okay, non andare fuori di testa Kristen, ragiona", mormoro tra me alzandomi e cominciando a camminare per la stanza, con le mani tra i capelli.
Non è possibile. Mi rifiuto di credere che mi stia succedendo questo adesso! Non posso essere incinta! Al solo pensare quella parola mi sento tremare, sarebbe così sbagliato se succedesse ora e non riesco a fare a meno di pensare alle conseguenze. Tutti crederebbero che il figlio sia di Rupert, per quanto assurdo possa essere e Robert finirebbe per odiarmi ancora di più. Sarei costretta a mentire per sempre, più di quanto non sia già costretta a farlo adesso. Non può accedere, semplicemente non può.
Guardo l'orario e sospiro, è da poco passata la mezzanotte ma non posso aspettare domani mattina, l'ansia mi sta già divorando viva. Cercando di fare meno rumore possibile apro la porta della stanza ed esco, dirigendomi verso le scale. E' tutto buio, di sicuro Sienna e Tom saranno nella loro camera. A tentoni raggiungo le scale e le scendo lentamente, cercando di far abituare gli occhi al buio per non cadere e rischiare di essere scoperta. Come potrei spiegare il fatto che sto sgattaiolando via in piena notte per andare in farmacia a comprare un test di gravidanza? Arrivata all'entrata frugo nella ciotolina con le chiavi e cerco di riconoscere quelle di casa. Ci rinuncio e ne prendo un paio a caso, uscendo poi e chiudendo la porta il più piano possibile per non rischiare di farmi sentire. Appena sono fuori tiro un sospiro di sollievo e comincio a camminare a passo spedito verso il centro di Londra. Deve esserci una farmacia notturna da qualche parte, ne sono sicura. Grazie a Dio riesco a trovarla dopo una decina di minuti ed entro. All'istante mi pento di non aver messo un passamontagna o qualsiasi cosa che possa coprirmi. Una ragazza dietro al bancone mi fissa con occhi sbarrati, quasi avesse visto un fantasma o un alieno. Conosco bene il significato di quello sguardo ormai. Quella ragazza sa chi sono, sa cosa faccio, e probabilmente conosce anche gli ultimi gossip su di me. Se non avessi disperatamente bisogno di quel dannato test di gravidanza non rimarrei qui un solo secondo di più. Mi avvicino al bancone e lo guardo, mordendomi le labbra per il nervosismo.
"S-salve, posso aiutarla?", domanda la ragazza in camice bianco, probabilmente ha solo qualche anno più di me, è molto giovane e sembra più in ansia di me.
"Mi servirebbe un test di gravidanza", rispondo vergognandomi quasi della mia richiesta. Chissà che idee si starà facendo su di me.
Mi guarda stranita ma dopo un paio di secondi annuisce. "Certo", mormora voltandosi e cercando tra gli scaffali, prima di consegnarmi una scatolina bianca e lunga, accennando un sorriso.
Le allungo una banconota da dieci sterline e spero vivamente che bastino, non ho molti soldi inglesi con me, è da tempo che non sono a Londra ormai. Lei li prende e mi consegna il resto, salutandomi cordialmente mentre io esco quasi di corsa, infilando la scatolina dentro la tasca del mio jeans. Sento i suoi occhi seguirmi fino anche non sparisco dalla sua visuale, si starà ponendo mille domande su di me e questo dannato test e mi pento amaramente di non essermi coperta meglio, o di non aver fatto una plastica facciale.
Non ci metto molto a tornare a casa di Tom e più mi avvicino, più sento quella dannata scatolina diventare pesante e ingombrante, voglio solo fare quel test e togliermi per sempre il dubbio, per quanto questo potrebbe rovinarmi per sempre. Cerco le chiavi di casa e le guardo, non riesco a riconoscere la chiave della porta tra quelle nel mazzo e mi maledico, di sicuro ho sbagliato mazzo. Cazzo, e adesso come entro? Non posso chiamare Tom, devo cavarmela da sola. Alzo la testa e guardo la finestra della stanza degli ospiti. Non è tanto lontana dal suolo, magari se mi arrampicassi potrei riuscire a raggiungerla senza troppa fatica. Poggio il piede sul cornicione della finestra che si trova al piano terra e cerco di darmi lo slancio per salire, fallendo miseramente. Ci provo ancora, con più forza e quasi riesco a toccare il cornicione della finestra al piano superiore.
"Che cazzo stai facendo qui?". La sua voce mi coglie di sorpresa e le mani mollano la presa, facendomi cadere all'indietro.
Subito le sue braccia avvolgono la mia vita e mi salvano da una brutta caduta. Mi aiuta a riprendere l'equilibrio e dopo due secondi si stacca, guardandomi confuso e probabilmente anche arrabbiato. Il destino è un vero bastardo.
"Allora, mi spieghi che cosa stavi facendo? Cercavi di entrare in casa di Tom di nascosto? O volevi solo vedere come si muore cadendo dal secondo piano di una casa?", domanda Robert sarcastico.
"Uhm... Veramente io... Stavo rientrando ma ho preso le chiavi sbagliate...", mormoro senza sapere bene che dire, è strano rivederlo adesso, tutta questa situazione è confusa.
"Abiti qui adesso?".
"No, cioè per poco tempo, andrò via presto", dico mordendomi le labbra.
"Ovvio, dovevo sospettarlo", il suo tono è amaro, ma in fondo mi aspettavo molto di peggio visto ciò che è successo a casa sua solo questa mattina. "Io ho una chiave di riserva", aggiunge poi, frugando nelle tasche dei suoi jeans.
Sento distintamente un odore di birra e qualche altro alcolico indefinito ma non mi sembra sia ubriaco, anzi. Mentre lui prende le chiavi ed apre la porta mi chiedo cosa ci faccia qui, a quest'ora di notte, e completamente solo. Forse è venuto per Tom, forse semplice stava camminando e si è ritrovato nei paraggi. Ancora una volta penso che al destino piaccia giocare sporco. Finalmente la porta si apre e io tiro un sospiro di sollievo, entrando in casa.
"Grazie Rob", dico abbozzando un sorriso. "Davvero, non avrei saputo come fare se non fossi arrivato tu".
"Non farlo". Scuote la testa quasi sofferente e appoggia una mano sullo stipite della porta, guardandomi, trafiggendomi con il suo sguardo.
"Che... che cosa?", gli chiedo confusa, faccio fatica a reggere i suoi occhi nei miei.
"Non rendermi così difficile odiarti", mormora lui facendo un passo indietro e all'istante sento i piccoli pezzi di ciò che si è rotto dentro di me frantumarsi ancora, diventare polvere.
"Rob...", cerco di dire ma lui è più veloce di me.
"Ci vediamo", e in un attimo si è già voltato e va via, lasciandomi sola davanti alla porta.
Questo sarebbe il momento giusto per una crisi di pianto epocale ma non ho tempo ora, ho altro a cui pensare. Chiudo piano la porta e lentamente salgo le scale, entrando in bagno. Le mani mi tremano mentre apro la scatola e cerco di leggere il foglietto illustrativo. E' basilare, non si può sbagliare: una striscia negativo, due strisce positivo. Faccio tutto ciò che dicono le indicazioni e mentre aspetto il risultato cammino nervosamente su e giù per il bagno. Penso a tutte le alternative, a tutto ciò che potrebbe succedere.
Potrebbe essere negativo. Potrebbe semplicemente essere uno stupido ritardo dovuto allo stress, una cosa senza significato. Ogni cosa rimarrebbe uguale, non dovrei mentire su una possibile gravidanza, non dovrei nascondermi più di adesso.
Oppure, potrebbe essere positivo. Potrei davvero essere incinta. In fondo i sintomi ci sono, anche se gli ho ignorati. Ho la nausea, sono sempre stanca, sono stata male per il caffè e sono in ritardo con il ciclo. La mia vita sarebbe stravolta, per sempre. In meglio forse, perchè nonostante tutto un figlio sarebbe una cosa eccezionale, ma dovrei nascondere per sempre a Robert la verità, dovrei tenerlo lontano dal suo bambino, sarebbe terribile.
Dopo tre minuti prendo in mano il bastoncino di plastica e lo guardo, sentendo il cuore battere a mille quasi voglia uscirmi dal petto. Lo guardo e lo riguardo nel terrore di essermi sbagliata e sospiro.
Una striscia.
Negativo.








Note dell'autrice:

Rieccomi qui! Buon sabato a tutti voi, Mary è tornata a rompervi le scatole! In primis, mi scuso se il capitolo può sembrare un po' confuso perchè fidatevi lo è anche per me, certe volte nemmeno io mi capisco quando scrivo. Tenete anche conto che ho scritto quasi tutto in due giorni quindi è stato una vera fatica far uscire qualcosa di decente e anche solo minimamente sensato. Perciò vi prego, siate buoni con me!
Bene, passiamo alla storia: Kris è distrutta, Rob è distrutto, stiamo tutti male. LOL no okay, diciamo che è vero ma ho promesso che sistemerò tutto e lo farò, abbiate un po' di fiducia in me. Tom e Sienna si comportano davvero da bravi amici con Kristen secondo me, voi che ne dite? A me piacciono. E ta-dan! Tutti avevate sospettato che Kristen fosse incinta e infatti... è negativo! E' negativo? Voi ne siete convinti? Qual'è la cosa che tutti noi sappiamo sui test di gravidanza fatti in casa? Eheh, chi lo sa, lo scopriremo solo nel prossimo capitolo! (Sì, sono sadica e cattiva xD)
Non vi siete accorti anche voi che qualcuno manca? Qualche personaggio che a noi sta un po' sulle balle non si è visto? Strano eh? Okay la smetto con gli indizi criptici, lo vedremo presto!
Detto questo vi ringrazio davvero di cuore come sempre, grazie mille a chi recensisce, a chi segue la storia o l'ha aggiunta tra i preferiti o le ricordate, grazie a chi legge e rimane nell'ombra, insomma GRAZIE. Davvero mi rendete felicissima! Grazie a quella scema di Sara, la mia migliore amica che mi ha fatto venire l'idea di far comparire Rob nel capitolo (all'inizio non doveva esserci, povero cucciolo!). Come sempre vi ricordo che il prossimo aggiornamento sarà sabato prossimo, salvo qualche imprevisto ma spero vivamente di no!
Grazie mille ancora a tutti e un bacione, alla prossima!

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Capitolo 7
*** Wrong kisses ***


Breathe Me - Capitolo 7

Breathe Me

Capitolo 7.

Wrong kisses



"Come vorresti chiamare tuo figlio?".
Mi giro dalla sua pare e lo guardo confusa, non capisco da dove venga questa domanda. Siamo rimasti qui, stesi nel nostro - finalmente nostro - letto, nella nostra casetta per quelle che sembrano ore, semplicemente a coccolarci e parlare dopo aver fatto l'amore per la prima volta nella nuova casa. Non capisco che razza di domanda sia, e perchè me la fa proprio ora?
"Perchè me lo chiedi?". domando confusa, mettendomi meglio su di un fianco.
"Pura curiosità", risponde facendo spallucce.
"Prima di tutto, nostro figlio, perchè non credo che lo farò con un altro uomo, e secondo... Non lo so, non ci ho mai pensato, è troppo presto. Tu hai qualche idea? ", gli chiedo, accarezzando lentamente i suoi capelli morbidi.
"Se fosse femmina mi piacerebbe chiamarla come mia madre, Claire", mormora quasi pensieroso, è davvero buffa e dolce l'espressione che fa mentre pensa, socchiude gli occhi e stringe leggermente le labbra tra loro, come se si stesse davvero sforzando. "Se fosse maschio invece, Jacob", aggiunge guardandomi con serietà.
"Dimmi che stai scherzando, ti prego", dico con gli occhi spalancati, davvero preoccupata.
"Certo che scherzo, Edward sarebbe molto meglio!". Lo guardo seriamente confusa e lui scoppia a ridere, è un eterno bambinone. Mi prende per i fianchi e mi fa sistemare sul suo corpo, lasciandomi qualche lieve bacio sulle labbra.
"Sei davvero scemo, come ti vengono in mente certe cose?", rido di gusto, scuotendo la testa.
"Penso solo che dovremmo ringraziare i personaggio che ci hanno fatto conoscere", scherza ancora.
"Ma non chiamerei mai nostro figlio così, sarebbe assurdo! Mi piacerebbe Michael come nome".
"No, scordatelo".
"Perchè no?", domando seriamente confusa.
"Perchè no", risponde risoluto.
"Rob, mi dici che cosa non va nel nome Michael?".
"E' il nome del tuo ex, ecco cosa c'è che non va", borbotta come un bambino offeso a cui hanno appena tolto il giocattolo preferito.
"Oh dai, non puoi dire sul serio! E' solo un nome!", rispondo ridendo.
"Michael è fuori discussione", sentenzia, facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Va bene, va bene, che ne dici di Andrew allora?", propongo.
Andiamo avanti così per quello che mi sembra un tempo infinito, ridendo, baciandoci e dicendo nomi assurdi, senza mai giungere ad una vera conclusione. Ma amo i momenti come questo con lui, mi sento me stessa e vorrei che non finissero mai.

Con un sospiro mi metto a sedere sul letto, passandomi la mano sulla fronte. Credo di aver dormito dieci minuti in tutta la notte, non ho fatto altro che perdermi nei miei ricordi, farmi male più di quanto già non faccia. Ho analizzato e soppesato ogni singola parola che io e Rob ci siamo detti fuori da casa di Tom e ancora ci capisco poco, non so che ci facesse lì, perchè mi abbia detto quelle cose. E ho ripensato al test, chiedendomi perchè non mi sento sollevata del fatto che sia negativo. Dovrei davvero esserne contenta, almeno non dovrò mentire per tutta la mia vita ad una povera creatura innocente e invece mi sento più vuota e oppressa di quanto già non mi sentissi. Perchè? Perchè mi sta succedendo tutto questo? Perchè nella mia vita è scoppiata questa bomba, distruggendo tutto? Che ho fatto di male per meritarmelo? Arrovellarsi il cervello in cerca di una risposta non servirà, lo so, l'unico che potrebbe spiegarmi tutto questo è uno stronzo che possiede un video compromettente su di me e mi sta ricattando. Uno stronzo di cui stupidamente mi sono fidata, perchè sono così stupida da fidarmi di chiunque mostri un minimo di gentilezza. Mi sento patetica.
Basta pensarci Kristen, ormai non c'è niente che tu possa fare per sistemare questa situazione, puoi solo cercare di contenerne i danni, penso mentre torno a stendermi con un tonfo sul letto. Sento qualcuno buttare alla porta e sollevo la testa di scatto, confusa.
"Kristen, sono Sienna, posso entrare?", domanda, in un tono così cauto che mi preoccupa.
"Certo, entra pure", dico venendo già la porta aprirsi.
"Ho visto che non sei scesa per fare colazione... Dovresti mangiare, da quando sei qui non ti ho praticamente vista toccare cibo", mormora venendo a sedersi sul letto, vicino alle mie gambe.
"Non ho molta fame", ammetto facendo spallucce, effettivamente l'unica cosa che ho davvero mangiato da quando sono arrivata è un po' di gelato, poi più nulla. Semplicemente non riesco a far entrare qualcosa nello stomaco, il mio corpo si rifiuta di accettare qualsiasi cosa.
"Per caso potrebbe avere a che fare con il test di gravidanza che era nel cestino del bagno?", domanda guardandomi e mi irrigidisco di scatto. Cazzo, avrei dovuto buttarlo direttamente nella pattumiera fuori casa. "Scusami, stavo svuotando il cestino e non ho potuto fare a meno di notarlo", aggiunge dispiaciuta, so che lo è davvero.
"Beh non importa, tranquilla, tanto era negativo", dico come se non m'importasse, quasi non stessi parlando di me.
"E ne sei contenta?".
"Sì... credo. Non lo so", ammetto sospirando piano. "Dovrei sentirmi sollevata, in questo momento non riuscirei a gestire una gravidanza, sarebbe decisamente troppo. Però...".
"Però?".
"In un certo senso avevo cominciato a sperarci. Avevo cominciato ad abituarmi all'idea che potesse esserci una vita dentro di me, una vita che era nata da me e Robert, capisci? Lo volevo quasi, ma evidentemente non era destino", mormoro, sospirando poi.
"Sai, credo di capirti. Ti racconterò una cosa che nessuno sa, nemmeno Tom. Prima di Marlowe sono rimasta incinta un'altra volta, pochi mesi dopo aver conosciuto Tom. Quando l'ho scoperto sono entrata nel panico più totale, non sapevo cosa fare, come dirlo a lui, ci conoscevamo così poco e non ero convinta di voler avere un figlio così presto, anzi ero certa di non volerlo. Neanche una settimana dopo, mi sono svegliata e perdevo sangue, ma ovviamente non poteva essere il ciclo. In ospedale mi dissero che avevo avuto un aborto spontaneo, è una cosa comune nelle prime gravidanze a quanto pare. Non avevo neanche avuto il tempo di abituarmi all'idea di essere incinta che già avevo perso il mio bambino. Solo in quel momento mi sono resi conto quanto davvero ci tenessi, quanto volessi sentire quella vita crescere dentro di me, quanto nonostante tutti i casini e tutte le difficoltà che avrei dovuto affrontare volessi veramente quel bambino. Credo sia lo stesso per te Kristen, hai visto le difficoltà, hai visto gli ostacoli e ti sei convinta che la cosa migliore è non avere affatto quel figlio ma adesso ti sei resa conto che nonostante tutto ti sarebbe piaciuto averlo", dice, lasciandomi spiazzata.
"Oddio Sienna, mi dispiace così tanto", mormoro mettendomi a sedere sul letto. Non avrei mai immaginato che potesse esserle successa una cosa del genere ma in fondo capivo perchè non ne avesse mai parlato con nessuno, non era un discorso facile da trattare e lei non doveva essere poi così felice di affrontarlo, anche adesso.
"E' passato Kris, ora ho Marlowe, Tom la adora esattamente come me e siamo felici insieme, alla fine tutto è andato per il meglio. Ma tu, sembra che stia cercando di autodistruggerti, non puoi lasciarti andare così. Tom è distrutto nel vederti così, magari non te lo dirà mai perchè cerca di proteggerti come se fossi la sua sorellina ma è davvero preoccupato per te, oltre che per Robert. Credi proprio che non ci sia un modo per, non so, tornare insieme?".
"Sienna, le cose sono più complicate di quanto sembrano", dico, senza entrare troppo nei dettagli.
"Le cose sembrano sempre più complicate di quanto siano in realtà", risponde lei, dandomi una piccola pacca sulla spalla.
"No, credimi, stavolta tutto è davvero un dannatissimo casino che non so proprio come risolvere. E' molto... complicato". Non riesco a trovare una maniera migliore per esprimere ciò che penso, è semplicemente troppo difficile, e se solo potessi spiegarle quella situazione lo farei ma so che non posso farlo e semplicemente non dico nulla.
"Io credo che voi ce la possiate fare. Non sono una grande romanticona, non credo in quelle epiche storie d'amore che superano ogni avversità e durano in eterno e all'inizio non capivo perchè tutti, davvero tutti, vi considerassero la coppia del secolo, quella invincibile, perfetta. Tutti i ragazzi del gruppo, Tom compreso, vi considerano la coppia da prendere come esempio e io non ho mai capito il perchè, fino a quando non vi ho conosciuti. Il modo in cui vi guardate è qualcosa che... All'inizio ero gelosa di voi. O meglio non di voi, ma del rapporto che avete, del modo in cui vi guardate, anche solo di come parlate tra voi, nemmeno Tom si comporta così con me! Non capivo perchè non potessi avere anche io quel rapporto. Poi ho capito. E' una cosa che avete solo voi, ed è per questo che tutti vi ammirano. Quell'amore così intenso che supera ogni ostacolo, quello dove basta uno sguardo per capirsi, quello che tutti trovano indistruttibile e magico lo avete solo voi. E siete così fortunati ad averlo, che è impensabile che lo buttiate via così. Rob ti ama ancora, ti perdonerà". Il suo discorso è la cosa più strana e vera che io abbia mai sentito, so che non smetteremo mai di amarci probabilmente ma perdonare è una cosa diversa e poi non posso semplicemente chiedere il suo perdono, perchè finirebbe tutto ancora peggio.
"Vorrei tanto che tu avessi ragione", mormoro, passandomi una mano sulla fronte.
"Vedrai, con il tempo si sistemerà tutto, fidati di me. Ma devi farti forza, non lasciarti andare, sei una ragazza splendida e io e Tom cercheremo di aiutarti il più possibile", leggo la sincerità nel suo sguardo e sorriso, è davvero una brava persona.
"Grazie Sienna, davvero", le dico abbracciandola, le sono davvero grata. Ora che ci penso non abbraccio molto le persone, lo trovo alquanto imbarazzante, non so mai quanto dovrebbe durare un abbraccio, quando è il momento giusto per abbracciare una persona o quando invece è assolutamente da evitare, perciò lo evito sempre. Adesso mi sono semplicemente lasciata guidare dall'istinto e in fin dei conti, non è poi così male.
"Di niente Kris, so quanto Tom ci tenga a te e sei anche una mia amica ora, avrai sempre il nostro aiuto", ricambia il mio abbraccio e dopo poco ci separiamo, non è stato imbarazzante, non quanto credevo. "Adesso io, Tom e Marlowe andiamo a farci un giro in centro, perchè non ti vesti e vieni con noi? Prendere un po' d'aria non ti farà male", propone con un ampio e sincero sorriso.
Sono tentata di rifiutare ma ci ripenso, è stata così carina con me che sarebbe davvero troppo scortese dirle di no.
"Va bene, dammi qualche minuto per prepararmi okay?".
"Certo Kristen, ti aspettiamo giù", dice prima di uscire dalla stanza lasciandomi sola.

Mi prendo il mio tempo per prepararmi, ne ho bisogno, sono gli unimi minuti in cui mi concedo di non pensare a nulla, di concentrarmi solo sui gesti meccanici che compio. Mi lavo il viso con cura, cercando di riprendermi da quella terribile stanchezza che sento addosso per non aver dormito e dopo averlo asciugato passo a lavare i denti, li spazzolo bene fino a quando non sono sicura che siano ben puliti e poi risciacquo la bocca. Spazzolo i capelli per sciogliere la massa di nodi che si è formata e cercare di domarli, per quanto sia possibile. Quando torno in camera scelto a caso un paio di jeans e una maglia che infilo velocemente, prendendo anche un paio di occhiali da sole, sperando che meno persone possibile mi riconoscano. Non mi guardo nemmeno allo specchio, ormai faccio poco caso al mio aspetto, non mi è mai interessato granché ma adesso meno che mai.
Scendo le scale e vedo Tom giocare con Marlowe, mentre Sienna li guarda felice, seduta sul divano. Mi sembra che la mia presenza stoni in quel quadretto familiare tanto felice e perfetto, perchè dovrei esserci anche io? Non ne faccio parte. Dovrei davvero andarmene al più presto.
"Marlowe guarda chi c'è, è la zia Kristen! Ciao zia Kris", dice Tom agitando una manina paffuta di sua figlia, con una vocina talmente assurda da farmi alzare gli occhi al cielo. Marlowe sorride e fa qualche versetto simile ad una risata ma non credo proprio che sappia chi sono, è ancora troppo piccola per riconoscere chiunque, se non forse sua madre.
"Certo, ciao Marlowe, ti prego quando crescerai cerca di non prendere il carattere di tuo padre", rispondo guardando Tom. Lui mi fa la linguaccia e mi chino per lasciare un bacio sulla guancia della bambina, è strano considerarmi una "zia", non credo che mi abituerò tanto in fretta.
"Forza, andiamo a spasso!", annuncia Tom, facendo ridacchiare Marlowe.
Tom è semplicemente e follemente innamorato di sua figlia. Quando lei ride gli si illuminano gli occhi, ogni sua azione ormai è fatta per rendere sua figlia felice e non riesco a non trovarla una cosa semplicemente adorabile. Darebbe la vita per lei, lo capisco, ma in fondo non del tutto. Non mi sono mai trovata in quella situazione e credo che giunti a questo punto non mi ci troverò mai. Quando usciamo di casa Sienna spinge la carrozzina e Tom si mette tra me e lei, guardandomi più serio.
"Kristen, mi ha chiamato Ruth. Perchè non rispondi più alle sue chiamate?", domanda lui guardandomi e io restituisco l'occhiata, confusa.
"Stai scherzando? Non ho ricevuto nessuna telefonata", rispondo sicura, me ne sarei accorta se qualcuno mi avesse telefonato ma dopo l'ultima telefonata di Rupert nessuno mi ha più chiamata.
"Mi ha detto che prova a contattarti almeno dieci volte al giorno ma non rispondi mai", insiste e io tiro fuori il telefono per controllarlo.
"Non so, deve essersi rotto questo dannato coso, non ricevo più telefonate in effetti", ammetto controllando le chiamata, nulla, non c'è niente di nuovo.
"Tu e Robert avete sempre avuto questa strana tendenza a rompere ogni oggetto tecnologico che toccate", ride guardandomi ma smette subito, probabilmente grazie all'occhiata che gli lancio. "Beh, in sostanza, ha detto che hai degli impegni lavorativi a Los Angeles che hai lasciato in sospeso e dovresti tornare lì per lavorare", spiega.
Il lavoro, giusto. Cominciavo quasi a dimenticarmene, recitare è diventato sicuramente l'ultimo dei miei pensieri al momento. Se solo penso di dover tornare su un set mi sento male, non credo di potercela fare.
"Forse dovrei prendere un periodo di pausa", penso ad alta voce, passandomi una mano tra i capelli.
"No Kris, non dovresti. So che non è un buon periodo ma non puoi fermarti ora, hai un gran talento, non sprecarlo", mi guarda quasi avessi detto la cosa più assurda del mondo per lui.
"Non ho detto che mi fermerò per sempre, Tom. Voglio solo qualche mese per me, qualche mese prima di dover affrontare tutta la promozione di Breaking Dawn e ciò che ne deriverà. Tornerò a lavorare, ma non adesso".
"Ma tu...".
"Tom", lo interrompe Sienna, "Kristen sa quello che fa, se ha deciso di prendersi una pausa lascia che lo faccia, è la sua vita", dice e io le sorrido, ringraziandola mentalmente per il sostegno.
"Continuo a pensare che sia un errore", risponde lui.
"Ti preoccupi sempre troppo per me, davvero. Appena saremo tornati chiamerò Ruth e la avviserò che prendo una pausa", decido, non posso fare diversamente, non voglio tornare sul set per il momento.
"Io invece credo che...", continua Tom ma non sto più ad ascoltarlo.
La mia attenzione si sposta sul marciapiede che si trova dall'altro lato della strada, dove si trova Robert. Riconoscerei la sua figura tra mille, il suo modo di vestire, la sua postura, conosco ogni cosa di lui a memoria ormai. Ma non è solo, è con quella stupida bionda di Caroline e sembra che stiano discutendo animatamente. Sono troppo distante e non riesco a sentire cosa si stiano dicendo, in questo momento vorrei davvero essere capace di leggere il labiale e mi sforzo anche ma non ci riesco e quella cosa mi innervosisce. Che hanno da discutere? E perchè sono insieme? Dannazione.
Tutto succede così in fretta che quasi non me ne accorgo, il viso di Caroline si volta e i suoi occhi hanno un lampo quando vedono Tom e Sienna e subito dopo si soffermano su di me. Stringe le palpebre per mettermi a fuoco e arriccia le labbra, voltandosi poi verso di Robert. In meno di un secondo le loro labbra si incontrano, le braccia di Caroline sono intorno al collo di lui e si baciano. Non riesco a credere che stia succedendo davvero, davanti ai miei occhi. Mi sento male, credo sul serio di essere sul punto di vomitare e mi sento come se il mondo stesse crollando sotto i miei piedi e io non possa fare niente per fermarlo. Non doveva accadere, non doveva. Io lo amo, lui è mio, non può stare con lei. Mi fermo e mi tengo la fronte con una mano mentre la vista si appanna e le forze mi abbandonano. Le ultime cose che sento prima che il buio mi avvolga sono l'asfalto duro sotto la schiena e tante voci confuse che chiamano il mio nome.



"Signore lei non può entrare qui, se non è un parente".
Una voce acuta femminile è la cosa che mi sveglia, mi sento spaesata, non capisco dove diamine sono. Appena la vista smette di essere appannata mi guardo in torno, cercando di ricordare qualcosa. Sono in una stanza dalle pareti bianche, anonime, in un letto scomodo e troppo piatto e ogni cosa, persino l'aria, sembra essere impregnata di uno strano odore di disinfettante. A meno di un metro da me c'è un letto uguale al mio, separato da una tendina che non è stata chiusa. Sono in un ospedale, ma non ricordo minimamente come ci sono arrivata.
"Sono il fidanzato, vale lo stesso?", domanda una voce fin troppo familiare, oltre la porta della stanza in cui mi trovo, chiusa.
"Mi dispiace ma non possiamo farla entrare prima che il medico la visiti, se non ha un legame di sangue con la signorina Stewart la prego di sedersi e aspettare, non sono ammesse visite ora", risponde quella che deve essere un'infermiera, fin troppo precisa e zelante.
Perchè ha detto di essere il mio fidanzato? Non capisco, ho dovuto lasciarlo, lui mi disprezza, eppure si presenta ancora come il mio ragazzo? Forse era solo una scusa per entrare.
"Rob non ti preoccupare, sta bene, è solo svenuta... Ha mangiato pochissimo in questi giorni", sento dire a Sienna, c'è anche lei quindi e probabilmente anche Tom. Chissà se c'è anche quella...
"E non dovrei preoccuparmi? Come faccio?", domanda lui, riesco a immaginarlo passarsi le mani tra i capelli con esasperazione.
"State passando entrambi un momento difficile, anche tu sei dimagrito parecchio. Certo, a quanto ho visto tu l'hai superato più in fretta di lei, con Caroline", mi sembra di sentire dell'ironia nella sua voce.
"Sienna, non...", comincia a dire ma subito viene interrotto da una voce che non riconosco.
"Siete i parenti della signorina Stewart?", domanda una voce maschile, profonda.
"Siamo degli amici, era con noi quando è svenuta. Possiamo sapere cos'ha? Le avete fatto degli esami, non credo che sia il caso per un semplice svenimento", questa volta è Tom a parlare, preoccupato.
"Sono normali controlli di routine, ma non posso parlarne con voi se non siete dei parenti, non senza il consenso della signorina Stewart. Appena si sveglia la dimetteremo non preoccupatevi", dice quello che deve essere il medico, prima che la porta si apra.
Ne entra un uomo sulla cinquantina, ha i capelli bianchi e degli occhiali tondi scesi sulla punta del naso. Ha un aspetto buffo e mi ispira sicurezza, senza un motivo preciso. Chiude la porta alle sue spalle e mi guarda, abbozzando un sorriso.
"Signorina Stewart, vedo che è sveglia. Io sono il dottor Andrews, sa dove si trova?", domanda avvicinandosi al mio letto.
"Uhm suppongo di essere in un ospedale", rispondo dopo essermi schiarita la voce, mi scoppia la testa e le luci bianche peggiorano la situazione.
"Esattamente, ricorda anche come ci è arrivata?", chiede premendo un dito sotto il mio occhio per controllare le pupille.
"No, credo di essere svenuta o qualcosa del genere", dico.
"Bene, non ha riportato nessun trauma cranico e nemmeno stato confusionale, è molto fortunata vista la bella botta che i suoi amici dicono abbia preso. E' stato un semplice calo di zuccheri, la dimetteremo tra poco ma dovrebbe cercare di stare più a riposo, lontano dallo stress e soprattutto mangiare regolarmente. Vede, il suo corpo ora deve tenere invita ben due persone, se non mangia non può farcela", dice serio, appuntando qualcosa su una cartellina che ha in mano.
"Scusi, ma di cosa sta parlando?", gli domando confusa. Due persone? Ma cosa vuol dire?
"Voglio dire che nelle sue condizioni dovrebbe cercare di non strapazzarsi troppo e di mangiare adeguatamente".
"Ma di che diamine parla? Quali condizioni?", il tono della mia voce si alza senza che io riesca a controllarlo, proprio non capisco cosa stia dicendo.
"Signorina Stewart, lei è incinta".
"No, deve essersi sbagliato. Ho fatto un test ed era negativo".
Non è possibile, qualcuno mi dica che è uno scherzo, non può davvero succedermi adesso.
"Le abbiamo fatto delle analisi del sangue e dai risultati emerge che lei è incinta, dubito che ci stiamo sbagliando", risponde bonariamente, di sicuro non sono la prima ragazza che vede sotto shock dopo aver scoperto di aspettare un bambino.
Non so che rispondere, ogni cosa sta girando al contrario, mi sento smarrita. Dovrei essere terrorizzata adesso, dovrei pensare a come liberarmi di quella creatura che mi sta crescendo dentro, dovrei aver voglia di scappare o urlare e invece niente. Ho paura, ma non per le cose che credevo, è una paura diversa.
"Il... Il bambino sta bene?", chiedo preoccupata, non voglio che muoia, non voglio che ciò che cresce dentro di me svanisca.
"Non si preoccupi, i suoi valori sono nella norma ma deve cercare di riguardarsi un po'. Dovrebbe tornare tra qualche giorno per fare dei controlli però, la prima ecografia, solite cose sa", mi dice continuando a sorridermi, facendo poi per andarsene.
"Dottor Andrews", lo blocco mettendomi a sedere sul letto. "Potrebbe evitare di parlarne con i miei amici? Vorrei dirglielo io", chiedo.
"Certo, non si preoccupi", risponde prima di uscire e lascia la porta aperta, da cui subito entrano Sienna, Tom con Marlowe in braccio e Robert. Non c'è nessuno dietro di loro, quella stronza non li ha seguiti, bene.
"Kris, come ti senti?", domanda Tom preoccupato, avvicinandosi a me.
"Sto bene Tom, è stato solo un calo di zuccheri, niente di grave", rispondo alzandomi dal letto e per un momento la testa mi gira. Sono costretta a reggermi al letto per non cadere e subito Rob fa uno scatto verso di me per sostenermi. "G-grazie", mormoro non appena riesco a riprendere l'equilibrio e lui si stacca da me.
"Non hai nemmeno fatto colazione, è ovvio!", risponde con il solito tono da padre apprensivo.
"Va bene, papà, va bene. Adesso possiamo andarcene per favore? Odio gli ospedali", dico esasperata, voglio solo poter uscire di qui il prima possibile. Tom annuisce e si dirige fuori insieme a Sienna, così faccio per seguirli ma una mano mi blocca, facendomi voltare.
"Kris, non so cosa tu stia cercando di fare ma devi mangiare", dice Rob guardandomi, serio.
"Non cerco di fare proprio niente, non ho fame", rispondo quasi con ovvietà, cerando di liberarmi dalla presa della sua mano sul mio polso ma senza successo.
"Non puoi fare così".
"Fare cosa?".
"Tradirmi, lasciarmi e poi comportarti come se fossi distrutta, come se avessi perso la persona più importante della tua vita.  E non puoi farmi preoccupare così".
Stringo le labbra e lo guardo, scuotendo lievemente il capo.
"Certo, io mi comporto come se fossi distrutta, ma almeno non sono andata a cercarmi qualcuno con cui consolarmi dopo due giorni. Forse è meglio se torni dalla tua amichetta", gli dico dando un forte strattone con il braccio e mi libero dalla sua presa, uscendo per raggiungere Tom e Sienna. Lui non mi ferma, non dice una sola parola ma non mi aspetto che lo faccia.
Cosa pretendo poi? E' giusto che voglia rifarsi una vita, lui crede che io lo abbia tradito e che non lo ami più, cerca di andare avanti ma così, dopo poco tempo? E' doloroso, e il fatto che io debba assistere alle sue effusioni in pubblico è anche peggio, non posso sopportarlo. Comincio davvero a credere che dovrei andare via da Londra e sparire per un po'. Ne ho bisogno soprattutto adesso, che devo nascondergli anche il fatto che suo figlio sta crescendo dentro di me.
Senza parlare entro in un taxi insieme a Tom, Sienna e Marlowe e torniamo a casa, non ho molto da dire, sto ancora cercando di elaborare tutto ciò che è successo nel giro di poco tempo. Quando una cosa va male anche tutto il resto farà lo stesso, ed è davvero il mio caso.
"Tom, come siamo arrivati in ospedale?", domando confusa, rendendomi conto di quanto sia distante dal punto in cui ci trovavamo quando sono svenuta.
"Rob è corso da te appena sei caduta e ti ha portata in ospedale con un taxi, noi vi abbiamo seguiti su di un altro", risponde mentre gioca con Marlowe che ride contenta tra le sue braccia. "Perchè me lo chiedi?", mi chiede poi, guardandomi.
"Curiosità", dico stringendomi nelle spalle, guardando poi fuori dal finestrino.
Ogni azione di Robert comincia a non aver senso per me, sta con un'altra ragazza ma poi corre da me se sto male, che senso ha? Non credo che mi ami ancora, non dopo quello che gli ho fatto, ma allora perchè? Non siamo mai stati davvero amici, io e lui. Ci siamo innamorati in fretta, abbiamo saltato quasi tutta la fase in cui si è amici prima di innamorarsi, perciò non credo proprio che sia per amicizia. Non si sente in colpa di sicuro, la colpa è mia, crede che l'abbia tradito io, quindi non lo fa per rimorso. Allora per cosa? Perchè lo fa? Perchè semplicemente continua a comparire per aiutarmi, per salvarmi, per farmi innamorare perdutamente di lui come ha sempre fatto? Detesto non riuscire ad odiarlo, anche adesso che sta con un'altra.
Dopo alcuni minuti arriviamo a casa e io mi dirigo in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare, faccio un semplice panino che mangio in fretta prima di scusarmi con Tom e Sienna e andare nella stanza degli ospiti. Loro non mi fermano, non mi chiedono cosa ho, mi lasciano il mio spazio e lo apprezzo davvero. Ho davvero bisogno di un po' di tempo per me. Ancora non riesco a credere di essere incinta. E' assurdo eppure è reale, sta succedendo davvero. Mi siedo sul letto e chino il capo, poggiando una mano sul mio ventre. Non sento ancora niente, ma so che c'è, sento che è dentro di me. Come farò adesso? Come farò a nascondere la gravidanza? E cosa dirò quando non potrò più nasconderla? Quando non potrò più mentire? Quando nascerà e dovrò spiegare chi è il padre? Tutti crederanno sia di Rupert, Robert mi odierà più di quanto già non faccia ora, sarò sola e dovrò crescere un figlio. Non so nemmeno da dove si comincia per crescere un figlio! Non credo di esserne capace. Non sarò una buona madre.
Qualcosa, un rumore soffocato di qualcosa che vibra di distrae dai miei pensieri. E' il mio cellulare, che squilla dentro la tasca dei miei jeans. Lo prendo e ne leggo il display, il numero è anonimo. Lo porto all'orecchio senza dire una parola, qualcosa mi dice che può essere solo una persona. Mi tremano le mani.
"Congratulazioni Kristen", dice in tono ironico.
"Rupert", riesco a mormorare, sentendo il mondo crollare sotto di me ancora di più. Non promette nulla di buono.
"Aspetti un figlio, non è una cosa meravigliosa?", la sua voce mi fa venire il voltastomaco, è pura cattiveria, mi disgusta.
"Tu come fai a saperlo?", chiedo confusa, non lo sa nessuno, non ne ho parlato ad anima viva.
"Io so tutto Kristen. Vedi, ti svelo un piccolo segreto: io so che tu non parlerai con nessuno di tutta questa faccenda, perchè se lo farai io verrò a saperlo. E sai come lo saprò? Perchè sei spiata, in ogni singolo istante ti ho sotto controllo. Alla tua prima parola su noi due ad uno dei tuoi amichetti il video finisce in rete nel giro di pochi secondi, sono in una botte di ferro. E ora sei anche incinta, non potrei avere assicurazione migliore".
"Perchè mi stai facendo questo? Sono i soldi che vuoi? La fama? Cosa?", gli chiedo esasperata, non so più cosa pensare. Come fa a spiarmi? Lui è qui? Non ci capisco niente.
"Sai cosa odio di voi ragazzine stupide e frigide? Credete sempre di essere innocenti e non lo siete affatto. Volevo solo ricordarti di tenere la bocca chiusa, se non vuoi avere problemi. Ti sei messa contro le persone sbagliate Kristen", dice secco.
"Persone? Quali persone?", ma è troppo tardi, il telefono è già muto.
Non riesco a capire cosa voglia dire la sua ultima frase, perchè mi sarei messa contro qualcuno? E perchè contro più persone? L'unico schifoso bastardo in questa storia è lui, nessun altro sta cercando di farmi del male. Devo fare qualcosa, devo scoprire cosa sta succedendo e non m'importa quanto difficile sarà, se sono spiata costantemente o qualsiasi altra cosa, ho intenzione di capire che cosa c'è sotto e in fretta. Ho provato a proteggere Robert e l'ho perso, ma adesso devo reagire, devo farlo per il bambino che porto dentro, per mio figlio. Per nostro figlio.









Note dell'autrice:

Ma salve gente! Come va? Spero tutto bene, nonostante il mio terribile capitolo. Ma siate clementi, l'ho scritto in meno di due giorni quindi non possiamo pretendere che sia un capolavoro!
Bene, passiamo al capitolo, che ve ne pare? E' tanto terribile? Io lo salverei solo per il fatto che finalmente sappiamo che Kristen aspetta un bimbo *w* Non è meraviglioso? Peccato che lei abbia visto delle cose non proprio belle diciamo, però non tutto è come sembra. Caroline, nonostante non abbia nemmeno parlato in questo capitolo a me sta sempre più sulle scatole, non so a voi! E poi Rupert, fate attenzione alle sue parole, ha detto una cosa importante che se saprete interpretare nel modo giusto sarà di grande aiuto per capire dove voglio arrivare eheh. Sempre più criptica!
In ogni caso, vi ringrazio davvero tantissimo per tutte le recensioni stupende, siete davvero grandiosi, non merito tutto questo, non credo davvero che il mio modo di scrivere sia granché, o che questa storia sia poi così bella ma voi mi spronate sempre ad andare avanti. Quindi, grazie mille a tutti quelli che recensiscono la storia, a chi la aggiunta tra le preferite, tra le seguite o tra le ricordate, e grazie ovviamente anche a chi legge ma non si fa sentire, ogni tanto uscite dal vostro anonimato eh ;)
Detto questo vi ricordo che il prossimo capitolo arriverà sabato prossimo, salvo qualche problema che spero non accada! Grazie mille ancora e alla prossima!
Un bacio, Mary.

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Capitolo 8
*** Our night ***


Breathe Me - Capitolo 8

Breathe Me

Capitolo 8.

Our night



La luce del giorno colpisce i miei occhi e mi sveglia, facendomi sbuffare sonoramente. Sono stanca, non dormo decentemente da giorni e come se non bastassero gli incubi a tenermi sveglia ora c'è anche la consapevolezza di essere sempre spiata a mettermi in agitazione. Non so come faccia a spiarmi ma qualcosa nel suo tono di voce, in quella spavalderia che ha usato, mi fa capire che non stava scherzando affatto. Mi siedo sul letto e mi gira la testa per alcuni secondi, poi finalmente riesco ad alzarmi. Lo stomaco ormai vuoto brontola e immediatamente porto una mano alla pancia, sospirando.
"Adesso andiamo a mangiare piccolo, te lo prometto", mormoro come se potesse sentirmi, come se già fosse davvero un bambino e non qualcosa grande meno di un uovo che cresce dentro di me. Nella mia testa lo immagino maschio, un bellissimo bambino biondo con le guance paffute e rosee, le labbra rosse e gli occhi azzurri, una fotocopia in miniatura di suo padre.
Lascio perdere quel pensiero e mi dirigo giù per le scale, verso la cucina. Non c'è nessuno, ma sento il rumore dell'acqua che scende dalla doccia quindi di sicuro Tom o Sienna ci sono. Recupero del latte dal frigo e poi dei cereali insieme ad una tazza ed un cucchiaio, è la colazione più veloce e leggera che io possa fare e nonostante io davvero voglia mangiare - perchè adesso devo, che mi piaccia o meno - non riesco ad mangiare molto senza sentirmi male due minuti dopo. Ho perso il conto di quante volte mi sono alzata per vomitare questa notte, la nausea mi sta uccidendo. Ho giusto il tempo di buttare giù due cucchiaiate prima di sentire il campanello suonare. Mi guardo intorno e non so cosa fare, dovrei aprire? Dovrei aspettare Tom o Sienna? Il campanello suona ancora e senza pensare mi alzo, andando ad aprire.
"Kristen, ciao", dice Lizzy guardandomi, dalla sua espressione capisco che non si aspettava di certo che fossi io ad aprirle. "Cercavo Tom, è in casa?", chiede poi.
"Credo di sì, entra", rispondo mettendomi da parte e la lascio entrare, chiudendo poi la porta. Entro in cucina e guardo la tazza con dentro i cereali, tra qualche minuto saranno una poltiglia informe, così decido semplicemente di buttarli.
"Stai meglio?", mi chiede Lizzy, non mi sono neanche accorta che fosse entrata in cucina con me.
"Uhm, sto... sto bene, sì", dico guardandola confusa, non capisco che cosa intenda.
"Robert mi ha detto che sei stata male", spiega, probabilmente notando che la mia confusione. "Non che volesse dirmelo in realtà, ho quasi dovuto costringerlo a parlare! Non parla molto ultimamente, anzi non parla e basta".
"Capisco...", mormoro annuendo distrattamente, è una situazione estremamente imbarazzante. Ma perchè ho aperto? Dannazione.
"Kristen, non vorrei che ti facessi un'idea sbagliata, io non ti odio e nessuno della mia famiglia lo fa. Beh Victoria forse un po', ma non eravate amiche per la pelle neanche prima, quindi... Credimi non crediamo che tu sia una cattiva persona e non ti odiamo, ma è stato davvero uno shock sapere quello che è successo tra te e..."
"Lizzy, che ci fai qui?", domanda Tom interrompendo le sue parole, facendola voltare. Ha ancora i capelli bagnati ma è vestito, deve essere uscito da poco dalla doccia.
"Devo parlarti di una cosa", risponde Lizzy, avvicinandosi a lui di qualche passo.
"Che cosa?".
"Quella cosa Tom, quella cosa", dice e riesco chiaramente a vederla spalancare gli occhi in modo teatrale, come per fargli capire che non devo sentire il loro discorso.
Mi sembra evidente che non sono molto gradita in questo momento, perciò decido di tornarmene in camera, ho alcune faccende da sbrigare.
"Tom potresti prestarmi il tuo telefono? Devo fare una chiamata, ma il mio sembra morto", abbozzo come scusa. Non voglio usare il mio ho paura che Rupert lo stia controllando.
"Certo Kris, tieni", risponde prendendo il suo cellulare dalla tasca e me lo porge. Lo afferro e salgo le scale, dopo aver fatto un cenno di saluto a Lizzy.
Non capisco davvero cosa abbiano di tanto importante da dirsi loro due e di così segreto da non volere che io lo sappia. Che stiano parlando di me? Che cosa potrebbero mai dire su di me? E perchè Lizzy dovrebbe essere venuta fin qui? Bastava una telefonata se volevano parlare di una cosa del genere. Mentre faccio questi pensieri vedo Sienna uscire dal bagno, avvolta nell'accappatoio e con i capelli bagnati. Ci scambiamo il buongiorno e lei entra nella sua camera, probabilmente per vestirsi. Quindi Sienna e Tom erano nella doccia, insieme. Comincio davvero a sentirmi di troppo in questa casa. Entro nella stanza degli ospiti e chiudo la porta, sedendomi sul letto mentre compongo il numero. Devo chiamare Ruth, non posso più rimandare ormai.
"Tom, sei riuscito a convincere Kristen a parlarmi?", è la prima cosa che dice lei, appena apre la chiamata.
"Ruth sono io", le dico.
"Kris! Ma dove eri finita? Non mi hai mai risposto, credevo che ti fosse successo qualcosa", quasi urla, so che è davvero preoccupata per me, mi tratta una po' come una figlia.
"Lo so, mi dispiace. Credo che il mio telefono abbia qualche problema, non ho ricevuto le tue telefonate", ammetto e mentre parlo gioco nervosamente con un lembo del lenzuolo, tirandolo.
"Compra un telefono nuovo! Qui tutti ti cercano, devi tornare a lavoro".
"Ruth, voglio prendermi una pausa", dico cauta, so che non reagirà bene.
"Cosa? Stai scherzando vero?", dal suo tono credo che si stia chiedendo se sono impazzita o cosa.
"No, dico sul serio, ho bisogno di staccare un po' per adesso. Avvisa la produzione di Cali, non posso più accettare il ruolo".
"Kristen, devi farlo, hai firmato il contratto!".
"No, non devo".
"Sì invece".
"Ruth non insistere, non posso!", dico esasperata, non vorrei essere dura con lei ma non mi lascia altra scelta.
"Perchè no?", chiede seriamente confusa.
"Perchè...", mormoro, senza sapere che dire. Perchè sono incinta e non posso lavorare ora, perchè tra qualche mese si vedrà la pancia e non saprò più come nasconderla, perchè la mia vita è un fottuto casino, penso ma non dico niente, non posso dire niente. "Perchè non me la sento Ruth, davvero. Ho bisogno di un po' di tempo per me, per stare meglio, cerca di capirlo", le dico quando finalmente riesco a parlare.
"Eri entusiasta per quel ruolo", risponde, capendo che non cambierò idea.
"Lo so, ma ora come ora il ruolo è il mio ultimo pensiero", dico sincera. Non riuscirei a lavorare con i mille pensieri che mi passano per la testa e materialmente non potrei, vista la gravidanza.
"Va bene Kristen, prenditi cura di te e non sparire di nuovo, okay?".
"Okay, ciao Ruth".
"Ciao Kris".

Aspetto che Lizzy vada via prima di lasciare il telefono a Tom e ringraziarlo, mi chiedo ancora di cosa abbiano mai potuto parlare di così segreto ma non voglio né posso chiederlo, perciò mi limito a rimanere un po' con lui e Sienna che giocano con Marlowe. Mi sento sempre più il terzo incomodo tra loro, sono una coppia, hanno anche una figlia, di sicuro hanno bisogno della loro intimità e io gliela sto togliendo, dovrei davvero andare via, magari tornare a Los Angeles, anche se non so quanto potrebbe farmi bene quella soluzione.
"Kris, noi andiamo a cena dai miei stasera, sarebbero contenti di rivederti", mi dice Tom interrompendo i miei pensieri e lo ringrazio mentalmente, comincio davvero a pensare troppo.
"Non credo sia una buona idea, mi sentirei di troppo", ammetto scuotendo la testa, guardando Marlowe che afferra un giocattolo di plastica morbida con una manina e se lo infila in bocca, tentando di masticarlo senza successo.
"I miei ti adorano, lo sai. Poi andiamo, tutti qui ti vogliono bene, non solo loro... Non mi va di lasciarti sola qui dentro", mormora, sembra quasi preoccupato.
"Che potrebbe mai succedermi?", domando ironica.
Il silenzio e lo sguardo con cui mi risponde sono strani, sembrano densi di un significato che io non riesco davvero a cogliere. Che mi stia nascondendo qualcosa? Non è proprio da lui, non lo farebbe mai.
"E' solo che non mi va che tu rimanga da sola, tutto qui", risponde facendo spallucce.
"Non mi da fastidio rimanere da sola, sta tranquillo Tom".
"Sicura?".
"Sicura, guarderò un film e preparerò qualcosa da mangiare, starò bene", rispondo convinta, voglio che abbiano comunque del tempo per loro, anche se rimarrò ancora un po' a Londra. Non voglio essere un peso, è l'ultimo dei miei desideri.
"Va bene, ma i miei ci rimarranno molto male", scherza e alzo gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
Passo il resto della giornata a fare il nulla più totale. Avevo quasi dimenticato com'è non doversi alzare alle cinque della mattina per andare a lavoro e tornare stremata a casa, probabilmente non prima dell'una di notte. In in certo senso lavorare mi manca, stare sul set è bello per me, ma ora come ora so di non poterlo fare e mi accontento. Nella valigia trovo un libro, deve averlo messo Scout prima che partissi, così comincio a leggerlo per passare il tempo. Parla di due ragazzi e di come il loro amore abbia superato mille ostacoli per poter stare insieme, l'egoismo e la fama di successo di lui, l'insicurezza di lei. Credo che abbiano tratto un film da questo libro, ma non ne sono sicura. Lo leggo tutto d'un fiato, è bello potersi concentrare su qualcosa che non sia la mia vita, poter entrare nella vita di qualcun altro e convincermi che forse poteva andarmi peggio, avrei potuto essere la tragica protagonista di questo libro e non sarebbe stata di certo una fortuna. E' ormai sera quando poso il libro sul comodino della "mia" stanza e Tom entra per avvisarmi che stanno andando via. Lo saluto e gli auguro buona serata, rimanendo tranquillamente stesa sul letto. Dovrei davvero mangiare qualcosa ma come sempre ho lo stomaco chiuso e non ho nemmeno voglia di alzarmi e cucinare.
Strano, prima amavo cucinare. Ogni volta che accendevo la tv facevo zapping e puntualmente finivo a guardare programmi di cucina, sperimentavo ogni cosa che trovavo interessante e Rob era la mia cavia, provava ogni cosa io cucinassi. Diceva sempre che ero una cuoca eccezionale ma non gli ho mai creduto più di tanto, credo che volesse solo fare il bravo fidanzato e assecondarmi. In un certo senso mi manca cucinare. Mi manca quella voglia di alzarmi e fare qualcosa, di cucinare per la persona che amo. Adesso non ho nemmeno voglia di mangiare, figuriamoci cucinare un'intera cena.
Il campanello mi distrae dai miei pensieri, probabilmente sarà Tom che ha dimenticato qualcosa. Ma perchè non usa le sue chiavi? Suona ancora, stavolta con più insistenza e sbuffo, alzandomi dal letto e scendendo velocemente le scale.
"Arrivo, arrivo!", dico un po' scocciata, aprendo finalmente la porta. La persona che mi trovo davanti però non chi mi aspetto.
"Ciao Kris". Gli occhi di Robert si incatenano ai miei e io ricambio lo sguardo, quasi scioccata.
"Tom non c'è", mi affretto a dire, distogliendo lo sguardo.
"Lo so, non sono qui per lui infatti". Se possibile ora sono anche più confusa.
"E perchè?".
"Mi faresti entrare almeno o devo dirti tutto qui fuori?", domanda e mi accorgo di non averlo neanche fatto entrare.
"Ah sì, certo", mormoro spostandomi, in imbarazzo.
Si guarda in torno come se stesse cercando qualcosa e poi entra in cucina, così lo seguo cercando di capire cosa diamine stia facendo.
"Hai mangiato?", domanda voltandosi verso di me, sembra quasi che mi stia ponendo una domanda di importanza vitale e non una semplicissima domanda.
"No, perchè lo chiedi?".
"Devi mangiare".
"Stavo per farlo. E poi ho mangiato, ho fatto colazione".
"Ah davvero? Una tazza di cereali buttata nella spazzatura è una colazione", chiede sarcastico e io lo guardo confusa.
"Come fai a saperlo?", gli domando, è impossibile che lo sappia, insomma non mi ha visto nessuno.
"Lizzy", risponde semplicemente, facendo spallucce. "Non è per la tua colazione che sono venuto, per quello è un po' tardi. Volevo sapere se ti andava di venire a cena da me", aggiunge poi, poggiandosi al bancone della cucina con la schiena.
"Cosa?", non riesco a smettere di essere confusa, ogni cosa che dice o fa è assolutamente senza senso per me.
"Ti sto invitando a cena a casa mia, i miei non ci sono se è questo che ti preoccupa. Voglio assicurarmi che mangi, sono preoccupato per te", sembra così sincero mentre lo dice ma qualcosa dentro il mio cervello dice che non è possibile, lui mi odia, non può interessarsi a me dopo ciò che gli ho detto.
"Perchè dovrebbe interessarti di me? Perchè dovresti essere preoccupato?", domando stringendo le braccia al petto e scuoto la testa ritmicamente, non riesco ad accettare le sue parole.
"Già, perchè m'interessa di te?", mormora tra se, come se fosse lui stesso a porsi quella domanda. "Non ha importanza. Vuoi venire a cena da me o no?".
"Non mi va di cucinare", abbozzo come scusa, stringendomi nelle spalle.
"Non ho mai detto che devi cucinare tu", risponde guardandomi.
"E allora chi... Tu?!", il mio tono di voce è scettico e sento che potrei scoppiare a ridere da un momento all'altro. I tratti del suo viso si addolciscono all'istante, non sembra più essere sulla difensiva, sembra quasi sereno.
"Lo prendo come un insulto", dice ma è evidente che scherza.
"L'ultima volta che hai provato a cucinare hai fatto scattare il rilevatore di fumo e hai quasi allagato la casa. Per non parlare del fatto che alla fine niente era commestibile", scuoto la testa ridendo, nonostante tutto è un bel ricordo, non abbiamo fatto altro che ridere in quei momenti.
"Ordineremo della pizza, va bene?", domanda poi, sta cercando davvero di convincermi a cenare con lui, sembra che lo voglia sul serio.
"Okay, okay! Dammi due minuti per cambiarmi", mormoro alla fine, non voglio rifiutare, ogni singola fibra del mio corpo mi spinge a stare vicina a lui. E' egoistico ma lo faccio lo stesso, posso concedermi un po' di sano egoismo adesso, no?
Lui annuisce con un sorriso così lieve da credere quasi che me lo sia immaginato e salgo velocemente le scale, andando poi a frugare nella mia valigia per cercare qualcosa da mettere. Come sempre finisco per mettere un paio di jeans e una maglietta, non sono mai stata il tipo da vestiti eleganti e credo che non valga la pena cominciare ora, non sembrerei neanche io.
"Pronta", dico dopo aver sceso le scale e averlo raggiunto.
"Bene, andiamo".
Appena sono fuori dalla porta di casa noto la sua macchina, quella che usa a Londra e mi blocco.
"Credevo che saremmo andati a piedi", ammetto guardandolo.
"Beh in macchina faremo prima, no?", si stringe nelle spalle, dirigendosi dalla parte del guidatore.
"Oh, ho capito! Stai cercando di uccidermi, è questo il piano!".
"Kristen, che diamine dici?", domanda retorico, anche se sono dietro di lui sono sicura che abbia alzato gli occhi al cielo.
"Vuoi guidare! Quindi prima vuoi provare ad uccidermi in un incidente e poi, se dovesse andarti male, vuoi avvelenarmi con il cibo", scherzo, ma in fin dei conti potrebbe essere una spiegazione a tutte queste stranezze.
"Kristen, sali in macchina e basta", dice voltandosi verso di me e alzo le mani in segno di resa, entrando e sedendomi al posto del passeggero.

Per tutto il resto del tragitto nessuno dei due parla. Era diverso tra noi una volta, gli unici momenti in cui non parlavamo erano quando le nostre bocche erano incollate l'una all'altra, ci siamo sempre detti tutto, ci siamo raccontati mille cose e invece ora sembra che abbiamo esaurito gli argomenti. E' la situazione ad essere cambiata. Lui non mi guarda più con gli stessi occhi innamorati di un tempo e anche le parole sembrano non valere più la pena. Io non valgo più la pena. Che mi aspettavo, dopo tutto ciò che gli ho detto? Ha ragione, capisco il suo comportamento ma non posso negare che faccia male, brucia dentro il petto come carbone ardente e ad ogni sguardo che mi lancia, ad ogni minimo gesto s'infiamma ancora di più, ustionandomi. Sarebbe quasi più facile se dimostrasse anche con i gesti e con le parole che mi odia, potrei farmene una ragione alla fine. Invece non lo fa. E' sempre il solito Robert, gentile, dolce, semplicemente perfetto, è solo più triste. E' spento, ecco cosa c'è che non va in lui. La cosa che fa più male è che quella luce che ardeva nei suoi occhi l'ho spenta io. Il giorno in cui ho dovuto lasciarlo ho visto quella luce affievolirsi e sparire del tutto e non ho potuto far nulla per fermarlo. Sento un groppo alla gola al solo pensiero ma non posso permettermi di piangere, non adesso, non con lui.
Ringraziando il cielo il tragitto non è molto lungo e dopo un po' arriviamo a casa Pattinson. C'è qualcuno fuori dalla porta e appena la riconosco il sangue comincia a ribollirmi nelle vene.
"Hai invitato anche lei?", domando indicandola con un cenno del capo. Non posso crederci, invita me, la sua ex ragazza, insieme alla nuova?
"No, certo che no. Perchè avrei dovuto invitare Caroline?", chiede e sembra confuso quanto me di vederla.
Scende dalla macchina e si dirige verso di lei, così io lo seguo. Voglio capire perchè sia sempre in mezzo ai piedi, quella stupida ochetta bionda.
"Rob! Credevo che ci fosse qualcuno in casa ma ho suonato il campanello e non ha risposto nessuno", dice con la sua vocina acuta, mi fa davvero saltare i nervi.
Ovvio cretina, non c'è nessuno, potevi semplicemente andartene, penso e non so cosa mi trattenga dal dirglielo apertamente.
"Ho lasciato il cellulare in camera di Vicky questa mattina, ne ho davvero bisogno! Ti dispiace se entro a prenderlo?", domanda sfoderando un grande sorriso.
"Sì, va bene", risponde Rob pacato, sembra che nemmeno a lui faccia granché piacere la sua presenza.
Si dirige verso la porta e io sono subito dietro di lui, senza degnare di uno sguardo Caroline che invece sembra stia cercando di perforarmi la schiena con gli occhi. Ma qual è il suo problema? Io non le ho fatto niente, non la conosco nemmeno e non ho voglia di conoscerla.
"Grazie", dice facendogli l'occhiolino non appena Robert apre la porta e la lascia entrare. Si dirige subito su per le scale e io seguo Robert in cucina, appoggiandomi al bancone.
"Simpatica la tua amica", mormoro guardandolo con ovvio sarcasmo, incrociando le braccia al petto.
"E' un'amica di Victoria, non mia".
"Non fa molta differenza".
"Sì invece. Ascolta Kris, io...", ma non fa nemmeno in tempo a cominciare il suo discorso che un rumore ci distrae entrambi, facendoci scattare.
Le urla di Caroline si fanno sentire subito e quando arriviamo vicino alla scale la troviamo stesa per terra ma ancora cosciente. Deve essere caduta dai gradini e non lo trovo difficile visti i trampoli che porta ai piedi.
"Dio, credo di non aver visto che il tappeto era rialzato", mormora mettendosi a sedere e si tocca la testa, deve averla sbattuta forte. Peccato solo che non l'abbia sbattuta abbastanza forte da rompersela, quello sì che sarebbe stato uno spettacolo divertente.
"Vieni, ce la fai ad alzarti?", domanda Rob porgendole una mano e lei non fa neanche in tempo a mettere un piede a terra che subito urla di dolore, toccandosi la caviglia. Ho il forte istinto di tapparmi le orecchie come una bambina pur di non sentire le sue urla acute.
"Credo di essermi slogata una caviglia", piagnucola lei. "Rob, potresti potarmi al pronto soccorso? Non posso andarci così", aggiunge poi.
"Va bene, reggiti a me", risponde sollevandola di peso e sempre tenendola in braccio si rivolge a me. "Aspettami qui, torno subito".
"No, credo proprio sia il caso che io me ne vada", rispondo scuotendo la testa, è ovvio che è troppo impegnato per badare a me e non ho alcuna intenzione di rimanere a casa sua ad aspettarlo.
"Kristen, per favore", mi implora con lo sguardo ma non sono disposta a cedere, non adesso.
"Mi dispiace di aver rovinato la vostra serata, non era proprio mia intenzione", mormora Caroline e ho l'istinto di staccarle quella parrucca bionda a morsi.
"Figurati, non l'hai mica fatto di proposito, no?", le rispondo prima di aprire la porta e uscire, voglio solo andare via.
"Kris!", urla Robert ma mi limito ad alzare una mano in segno di saluto, continuando a camminare.
Forse comincio ad impazzire, ma questa cosa mi sembra un segno. Non devo stare con Robert, punto. Ogni volta che lo vedo succede qualcosa e ormai sembra un rischio troppo grande da correre. Quando ho deciso di lasciarlo ho perso tutto e adesso non posso semplicemente pretendere che torni indietro da me, né posso provare io a riprendermelo.

Torno a casa di Tom in fretta e per fortuna lui e Sienna non sono ancora tornati. Non mi va di affrontarli, non mi va di parlare. Mi siedo sul divano e stringo le gambe al petto, poggiando la testa sulle ginocchia. Mi sto semplicemente chiudendo in me stessa e non faccio nulla per impedirlo. Perchè impedirlo poi? Che senso avrebbe? Che senso ha svegliarsi tutte le mattine e sentire quel vuoto dentro? Che senso ha vivere e non provare più fame o sete o semplicemente la voglia di alzare il culo dal letto e vivere? Sto sprofondando, sto morendo e finirò per portarmi dietro anche quell'esserino che sta crescendo dentro di me. Ma lui non ha fatto niente per meritarsi questo, non ha fatto niente per meritare una madre che non sarà mai capace di amarlo perchè troppo impegnata a compiangersi per accudirlo. Non merita questa vita, niente affatto. Eppure ormai è successo e non posso fare niente per cambiare tutto questo. Non potrei mai liberarmi di lui, perchè sono così egoista da volerlo in ogni caso, da non poter rinunciare a quell'ultimo pezzo di Rob che mi rimane.
Come sempre è il campanello a bloccare i miei pensieri ma non mi alzo, lascio che suoni. Se sono Tom e Sienna troveranno il modo di aprire e se non sono loro allora non m'importa, non aprirò e basta. Ma chiunque sia è insistente e non la smette, non vuole proprio andare via e continuai imperterrito a suonare. Crede di essere più testardo di me? Non credo proprio.
"Kristen, apri questa cazzo di porta o la butto giù!", è la voce di Robert, urla per farsi sentire mentre bussa con insistenza. "Ti do esattamente tre secondi, se non apri la sfondo, a costo di rompermi qualche osso", insiste e alla fine mi alzo per aprirgli.
"Che cazzo vuoi?", domando guardandolo con indifferenza, o almeno ci provo.
"No, ora tu mi spieghi che cazzo vuoi da me! Prima mi lasci, mi tratti in quel modo e poi ti offendi se sono anche nelle vicinanze di una ragazza? Non funziona così okay?", dice chiudendosi la porta alle spalle, così forte che mi sorprende non si sia rotta in mille pezzi.
"Io non mi sono offesa".
"No? E allora perchè sei andata via? Ti ho chiesto di restare".
"Ero di troppo", rispondo facendo spallucce, mi fa paura quando è così arrabbiato ma non lo dimostro, fingo che vada bene.
"Tu non puoi pretendere che io smetta di vivere. Hai pensato che dopo di te avrei smesso di avere relazioni? E' questo?".
"No. Anzi, tornatene dalla tua ragazza".
"Lei è al pronto soccorso e in ogni caso non è la mia ragazza. Perchè sono così coglione da non volere nessun'altra in ogni caso!".
"Che vuol dire?", chiedo confusa, credo che cominci a sfuggirmi il senso del suo discorso.
"Vuol dire che non voglio Caroline, non voglio nessuna ragazza. Voglio solo te, non riesco a smettere di amarti, dimmi come si fa", sembra quasi dolorante mentre lo dice e mi si stringe il cuore. Sta così male perchè mi ama, l'amore non dovrebbe essere questo.
"Vorrei sapere anch'io come si fa", dico scuotendo la testa.
"Tu hai messo di amarmi", mormora lui, quasi come fosse ovvio.
"No, non è vero".
"Ma tu l'hai detto".
"E tu mi hai creduto", rispondo semplicemente. Io gli ho mentito ma lui mi ha creduto così facilmente, non si è fidato di me neanche un po'.
"E allora perchè? Perchè mi hai lasciato?", domanda.
"Rob... E' complicato", non sa nemmeno quanto vorrei spiegargli il perchè di tutto ma non posso.
"Tu mi ami ancora?", chiede avvicinandosi e prende il mio viso tra le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
"Rob, per favore", mormoro cercando di distogliere lo sguardo.
"Rispondi e basta".
"Sì, ti amo. Non ho mai smesso di amarti, neanche un solo istante, non potr-...", ma non ho il tempo di finire la frase, perchè le sue labbra si uniscono alle mie e mettono a tacere ogni mio discorso.
E' come tornare a respirare dopo essere stati in apnea, è un sollievo talmente grande sentire le sue labbra che si muovono con le mie, le sue mani che trovano la loro strada verso i miei fianchi e mi stringono al suo corpo caldo, mentre le mie si infilano tra i suoi capelli per tenerlo stretto, quasi che io non voglia lasciarlo scappare via. Non voglio, non voglio che si stacchi da me. Esitando, le nostre lingue si trovano e cominciando quella danza antica e così nuova, fatta di intrecci, di tocchi leggeri e poi più decisi, i nostri respiri si mescola e faccio fatica persino a ricordarmi dove sono o chi sono, non sono niente, non esisto se non tra le sue braccia, adesso. I baci si fanno più intensi e passionali, c'è un'urgenza tra noi che riconosco, so cosa significa e già mi sento sciogliere, già so che mi concederò a lui ogni volta che lo vorrà.
"Dove dormi?", chiede staccando le sue labbra dalle mie giusto il tempo per pronunciare quelle parole, tornando poi a baciarmi con quel desiderio che conosco bene, lo stesso che provo io per lui.
"Di sopra, nella tua stanza", rispondo sulla sua bocca e lui mi sorride, mi prende per mano e io non oppongo resistenza, lo seguo.
I vestiti non ci mettono molto a finire sul pavimento, i nostri corpi si modellano perfettamente l'uno all'altro come se da sempre fossero fatti per unirsi e lascio che faccia di me ciò che più vuole, lascio che le sue labbra esplorino il mio corpo e sembra quasi che lo venerino. Bacia prima il mio collo e poi scende suoi seni, si sofferma lì un po' ma poi continua il suo percorso e passa al ventre, poi tra le mie gambe, facendomi gemere di desiderio. Mi è mancato terribilmente e in questo momento non mi chiedo nemmeno perchè lo stiamo facendo, voglio che accada, voglio sentirmi sua.
Per fortuna non mi fa aspettare molto, dopo poco è già dentro di me e i nostri corpi si muovono insieme, non smettiamo di baciarci nemmeno un istante e ci amiamo come mai prima. E' qualcosa di assolutamente magico, non credo che possa essere meglio di così, non vorrei mai qualcuno che non sia lui, non riuscirei mai ad amarlo come amo lui, in quella maniera incondizionata e quasi disperata.
Non diciamo una parola dopo, forse perchè siamo troppo stanchi o forse perchè semplicemente nessuno dei due sa cosa dire. Abbiamo fatto l'amore ma ciò che lui crede di me non è cambiato, pensa ancora che io lo abbia tradito e il fatto che ci siamo amati questa notte non potrà sistemare tutto. E' il primo ad addormentarsi e io rimango per qualche minuto a guardarlo. Non abbiamo parlato, è vero, ma non ha smesso un solo istante di stringermi a se o di lasciarmi baci, o accarezzarmi. Qualcosa vorrà pur dire. Mi sento felice e per ora non voglio pensare a cosa succederà poi, è la nostra notte, la prendo così com'è. Cercando di non fare rumore mi alzo dal letto per recuperare almeno i miei slip ma non riesco a trovarli, non capisco che fine abbiano fatto. Guardo sotto il letto e finalmente li trovo ma c'è qualcosa che attira la mia attenzione più di loro. Una piccola lucina rossa arriva da una delle gambe del letto, così mi allungo e alla fine riesco a staccare il piccolo congegno per esaminarlo. Non sono un'esperta ma non sono stupida, non potrebbe essere altro. E' una microspia. Mi stava spiando, quello stronzo ha sentito ogni mia parola, ogni cosa successa in questa camera. Ora posso dirlo davvero, sono fottuta.










Note dell'autrice:

Salve a tutti gente! Ho finito il capitolo tipo dieci minuti fa quindi se fa schifo non è colpa mia (beh in realtà è colpa mia, dico sempre "oggi comincio a scrivere, giuro" e poi rimando sempre, ma sono dettagli!). Detto questo, cosa ne pensate? Vi ho accontentate almeno per il momento? Spero di sì, perchè non sarà così "tranquillo" per sempre, anzi!
Lizzy per me è stata dolce, in fondo non la odia e io starei attenta al fatto che ha parlato con Tom eheh, è una cosa importante! Tom e Sienna sono un po' marginali in questo capitolo ma riprenderanno piede, non preoccupatevi. Su Caroline c'è poco da dire, strane coincidenze eh? Chissà! E Rob... beh Rob è Rob, punto. Io lo amo, non si vede?
Nel capitolo ho messo un riferimento ad un libro, non della saga ovvio, ma non ho citato il nome. Se avete mai visto il film o letto il libro ditemelo, sono curiosa di sapere se azzeccate! Sì, mi piace essere criptica, lo avevate capito dai!
Come sempre mi scuso se il capitolo è indecente, me ne rendo conto, e mi scuso se ci sono minorenni scandalizzati dopo il sesso xD Forza, non ha mai fatto male a nessuno! E poi vi ringrazio ovviamente, vi ringrazio di cuore per le recensioni meravigliose che mi scrivete, ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite, tra le seguite o le ricordate e ringrazio chi legge e basta senza farsi sentire, davvero grazie mille di cuore.
L'appuntamento è sempre per sabato prossimo, spero di riuscire a mantenere questo ritmo e spero di non deludermi con questi capitoli terribili che sto postando ultimamente. Mi dispiace terribilmente! Grazie mille ancora a tutti!
Un bacione e alla prossima, Mary.

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Capitolo 9
*** First date ***


Breathe Me - Capitolo 9

Breathe Me

Capitolo 9.

First date


Non so nemmeno dove trovo la forza di tornare a letto dopo quello che ho scoperto, se possibile sono ancora più terrorizzata da tutta questa situazione. Sono riuscita a disattivare la cimice o almeno credo, la lucina rossa è sparita e suppongo sia un buon segno. Mettere una microspia in casa di Tom, non credevo che quell'uomo potesse cadere più in basso di quanto già non fosse. Come ha fatto a piazzarle poi? Difficilmente la casa rimane completamente vuota e ci saremmo dovuti accorgere della sua presenza. Non sono neanche convinta che Rupert sia a Londra tra l'altro, ma ormai non sono più sicura di niente, non so più cosa devo pensare.
Dopo diverse ore finalmente riesco a prendere sonno ma quando mi sveglio mi sento come se non avessi dormito affatto, se possibile sono ancora più stanca di quando mi sono addormentata. Robert dorme ancora tranquillo vicino a me, ignaro di tutto. E' bello come il sole che gli illumina piano il viso, sembra quasi contento e mi cinge piano la vita con un braccio, stringendomi a sé. Mi è mancato svegliarmi con lui, mi è mancata ogni cosa di noi e ho paura che presto dovrò di nuovo spezzargli il cuore per impedire che Rupert gli faccia del male. Non voglio lasciarlo di nuovo, non so neanche se torneremo insieme in realtà, ma in fondo ci spero tanto. La notte che abbiamo passato insieme è stata semplicemente bellissima ma forse è stato solo uno sfogo per lui, andare a letto con la ragazza che nonostante tutto non riesce a dimenticare. Sospiro e sento la sua mano spostarsi più sul mio ventre, mentre ancora dorme sereno. Lì dentro c'è nostro figlio ma lui non lo sa, non sospetta minimamente una cosa del genere. Vorrei solo che quel piccolo miracolo fosse successo in un altro momento, in un momento in cui avremmo potuto affrontare tutto insieme, in un momento in cui saremmo stati felici di avere un figlio, in cui avrei potuto raccontargli tutto. Niente è andato come avevamo previsto.
"Kristen, sei sveglia?", domanda Sienna dietro la porta chiusa, destandomi dai miei pensi.
"Uhm sì, sì sono sveglia", rispondo a bassa voce, sperando di non svegliare Robert.
"Posso entrare?", mi chiede e sto per bloccarla ma ormai è troppo tardi, sta già aprendo la porta e io non sono neanche riuscita a risponderle. Mi guarda sorridendo e poi il suo sguardo si sposta su Rob che dorme stretto a me e la sua espressione cambia, diventa confusa e quasi scioccata. "Oh cazzo!", esclama con gli occhi sbarrati.
"Shh, non voglio che si svegli", dico portandomi un dito davanti alla bocca per farle capire che non deve parlare e mi alzo lentamente, infilando le prime cose che mi capitano a tiro per uscire dalla stanza, trascinando Sienna con me.
"Che ci fa Robert a letto con te?", mi domanda, con evidente curiosità.
"Secondo te?", rispondo con ovvia retorica, non credo ci sia possibilità di fraintendere ciò che c'è stato tra due persone che si trovano nello stesso letto e nudi, tra l'altro.
"Davvero? Oh lo sapevo che finiva così", dice molto entusiasta, abbracciandomi di slancio e quasi rischio il soffocamento.
"Sienna, non è come sembra", rispondo cercando di liberarmi dalla sua presa e lei si stacca, guardandomi con un sopracciglio inarcato, come se stessi cercando di prenderla in giro.
"Ah davvero? E com'è allora?", chiede.
"Non lo so nemmeno io com'è, non abbiamo parlato granché", ammetto stringendomi nelle spalle. "E' piombato qui, invitandomi a cena a casa sua perchè voleva controllare che io mangiassi e insomma alla fine siamo finiti a letto".
"Perciò è esattamente come sembra! Voi vi amate ancora Kristen, queste cose non possono essere coincidenze", dice sicura, vorrei esserlo anche io come lo è lei ma non ci riesco.
"Non so se torneremo insieme, non per il momento almeno, è ancora tutto molto confuso...", mormoro sospirando.
"Le cose si sistemeranno vedrai, non devi essere così pessimista".
Come faccio ad essere ottimista con tutto ciò che sta succedendo nella mia vita? Con il terribile caos che mi travolge ogni giorno? Come faccio se ogni volta che qualcosa sembra cominciare a girare per il verso giusto poi altre due vanno totalmente a puttane? Lei non può capire, lei non sa.
"Venite a fare colazione con noi? Tom farà i salti di gioia quando lo scoprirà", dice felice, vorrei essere felice anch'io quanto lei.
"Non so, aspetto che si svegli Robert magari", rispondo e lei annuisce lanciandomi un'ultima occhiata gongolante prima di scendere le scale e lasciarmi tornare in camera.
Quando apro la porta Robert è già sveglio, mi guarda con un lieve sorriso sulle labbra e si tira a sedere sul letto, stiracchiandosi ancora assonnato.
"Buongiorno, dormito bene?", domando sedendomi affianco a lui, mi sembra di essere tornata per qualche secondo alle nostre giornate tranquille nella casetta di Los Angeles, quando ogni cosa era ancora perfetta. Ma è solo un'illusione, niente è più come prima.
"Buongiorno", mormora lui prima di stampare un bacio sulle mie labbra, il suo sorriso è decisamente più spontaneo ora. "Ho dormito bene, e tu?", chiede poi, osservandomi forse con troppa curiosità nello sguardo. Ho qualcosa che non va?
"Bene, grazie", rispondo accennando un sorriso, anche se dovrei dire che non ho dormito quasi nulla ma preferisco evitare l'argomento.
"Ascolta, per quanto riguarda la scorsa notte...", comincia il suo discorso guardandomi e il suo tono non promette nulla di buono. Sento una fitta contrarmi lo stomaco e sospiro piano, cercando di calmarmi. "E' stato bellissimo per me, credimi. Non voglio più essere costretto a starti lontano in questo modo, mi sei mancata troppo", dice accarezzandomi una guancia lentamente, con la punta delle dita.
"Mi sei mancato anche tu", mormoro senza saper bene cosa dire, non mi aspettavo queste parole, credevo che si fosse pentito.
"Vorrei solo che ci andassimo con calma, ho bisogno di un po' di tempo per assimilare tutto quello che è successo". So a cosa si riferisce, parla del mio tradimento. Se solo lui sapesse che non c'è mai stato niente di vero in quelle cose...
"Lo capisco, non devi preoccuparti", rispondo annuendo e sento nuovamente le sue labbra posarsi sulle mie in un bacio dolce e lento, delicato, pieno di quell'amore che mi è mancato sentire da lui.
Dopo pochi secondi sento un cellulare squillare e mi stacco da lui sospirando, riconosco la sua suoneria perciò mi alzo e recupero il suo telefono dai jeans, passandoglielo. Inaspettatamente lui non risponde, anzi chiude la chiamata.
"A casa avranno cominciato a pensare che mi sono perso, si preoccupano sempre troppo", dice scuotendo la testa. In fondo la sua è una bella famiglia, non so se i miei avrebbero fatto lo stesso, non vedendomi tornare. Mia madre ha sempre pensato che io abbia troppo la testa sulle spalle per fare stupidaggini, si è sempre fidata di me lasciandomi fare ciò che decidevo. "Dicevamo?", domanda poi ridacchiando, avvicinandomi nuovamente alle mie labbra ma anche stavolta è il cellulare a interromperci, il destino è contro di noi.
Rob alza gli occhi al cielo e chiude nuovamente la chiamata, sospirando tra sé.
"Forse dovresti andare prima che ti diano per disperso e chiamino la polizia", gli dico ridacchiando, porgendogli i suoi vestiti ancora sparsi sul pavimento.
"Sì, è il caso, perchè ne sarebbero capaci", risponde ironico scuotendo la testa e si veste velocemente, in silenzio.
Quando scendiamo al piano di sotto troviamo Tom che gioca con Marlowe, felice come non mai. Si vede quanto adora quella bambina. Per un momento mi chiedo se anche per mio figlio sarà così, se avrà anche lui un padre che gioca con lui, che lo accudisce e lo ama, o se invece avrà solo me, ma poi scaccio quel pensiero, scuotendo la testa.
"Oh guarda chi c'è, zia Kristen e zio Robert", dice alla bambina in un tono zuccheroso, è veramente assurdo.
"Smettila di chiamarmi così, mi sento vecchia", il mio tono è fintamente esasperato.
"Zia Kristen, è un capello bianco quello?", domanda e io afferro un cuscino dal divano per tirarglielo dritto in faccia, ridendo di gusto.
Accompagno Rob alla porta e appena mette piede fuori si gira per guardarmi, appoggiandosi allo stipite.
"Non voglio andarmene", mormora guardandomi, tirando un forte sospiro. So che una parte di lui vuole prendere le distanze per pensare a ciò che è successo, ma capisco anche che lui non se ne voglia andare perchè è lo stesso che provo io.
"E io non voglio che tu vada", rispondo, chiudendo gli occhi appena le sua dita sfiorano e accarezzano la mia guancia.
"Ti chiamo più tardi", dice avvicinandosi per lasciarmi un lieve bacio a fior di labbra e poi si dirige verso la sua macchina, parcheggiata poco lontano e lo vedo partire, scomparendo dalla mia visuale.
Chiudo la porta alle mie spalle e sospiro impercettibilmente, è tutto così confuso, vorrei davvero sapere cosa fare in questo momento ma non lo so, una parte di me pensa che sia pericoloso tornare insieme, ma l'altra parte vuole terribilmente stare con lui e sento che finirò per assecondare quella parte, per quanto stupida, egoista e insensata possa essere. Finirò per fare del male ad entrambi, me lo sento.
Alzo lo sguardo e trovo Tom intento a fissarmi, come se stesse cercando di capire qualcosa.
"Non dire una parola", dico alzando le mani, dirigendomi in cucina.
"Tu e Robert eh?", domanda, sembra una vecchia pettegola quando fa così e non lo sopporto, nonostante comunque mi faccia ridere.
"Non parlo", rispondo passando due dita sulle mie labbra come per fargli capire che la mia bocca è cucita e prendo dei biscotti dalla dispensa, cominciando a mangiucchiarne alcuni. Oggi ho davvero fame, non ho neanche la nausea grazie a Dio.
"Prima o poi ti farò confessare", mormora tra sé annuendo e scuoto la testa, guardandolo poi tornare a giocare con Marlowe.
Non è che io non voglia parlarne con lui, ma davvero non ci sarebbe molto da dire, se non che ci amiamo ancora. Questo però mi sembra abbastanza scontato, lui lo sa. Il resto invece è tutto confuso, non so neanche dove ci porterà. So che vuole riprovarci, vuole provare a passare oltre il tradimento ma ho paura che peggioreremo solo le cose, perchè quando Rupert lo scoprirà non ne sarà di certo contento. Ho paura delle conseguenze, ho paura di mandare semplicemente tutto all'aria di nuovo, di ferirlo di nuovo. Non potrei sopportare la visione di quegli occhi spenti e sapere che è ancora colpa mia, che gli sto facendo di nuovo del male, non potrei farlo. Più ci penso e più mi sembra che non ci sia via d'uscita, che mi sia andata ad infilare in una storia che non si risolverà mai del tutto perchè ogni volta che qualcosa va bene altre due cominciando ad andare a puttane e così via, è un ciclo infinito.
Dopo aver mangiato parecchi biscotti richiudo la busta e prendo un bicchiere di succo d'arancia, mi sento davvero piena adesso. Accarezzo la mia pancia e sento che sta cambiando, la differenza è quasi impercettibile ma c'è. E' leggermente più tonda, forse di qualche millimetro ma lo è, il mio corpo sta cominciando a cambiare per accogliere la vita che cresce dentro di me e mi sembra qualcosa di così incredibile e bellissimo che quasi mi viene da piangere, è una sensazione che non ho mai provato prima e non posso quasi credere che stia succedendo, è meraviglioso. Un sorriso spontaneo nasce sulle mie labbra e mi sento davvero contenta, per la prima volta dopo tanto tempo. Forse ha ragione Sienna, dovrei essere più ottimista, forse le cose potrebbero cominciare a girare un po' meglio per noi.
"Kristen, possiamo parlare un po'?", domanda Tom dal soggiorno e lo raggiungo. Il suo tono mi preoccupa, è davvero serio mente lo dice.
"Certo Tom, di cosa vuoi parlare?", chiedo io confusa, sedendomi sul divano, guardando Marlowe giocare felice tra le braccia di suo padre.
"Di Rupert". A quel nome mi sento gelare il sangue nelle vene, non è decisamente il mio argomento preferito. "Vi sentite ancora?".
"No", mento di getto, sperando che mi creda.
"Non avete più rapporti di nessun genere?", incalza lui.
"No Tom, no. Non lo sento, non lo vedo, niente di niente. Perchè me lo chiedi?". Sono confusa, non capisco perchè mi faccia queste domande dal nulla.
"Per Robert", risponde facendo spallucce come se non fosse niente di che, ma il suo sguardo è troppo serio per potergli credere. "Se dovete tornare insieme... Insomma Kris lui è sempre il mio migliore amico, se dovesse succedere tutto di nuovo...", mormora guardandomi, senza terminare la frase.
"Non succederà. Io amo Robert".
"Lo so, Kristen lo so".
"Non posso perderlo di nuovo", dico sincera, rendendomi conto di quanto siano vere quelle parole. Non posso permettermi di perderlo ancora, in qualche modo devo riuscire a stare con lui.
"Ti credo, sta tranquilla. Vedrai che andrà tutto bene".
Sospiro con forza e annuisco. "Lo spero davvero".

Sto giocando con Marlowe quando sento il mio cellulare al piano di sopra squillare. So che non è un buon segno, ormai su quel telefono ricevo solo chiamate di Rupert. Sono tentata di non rispondere e cerco di ignorarlo ma quello non smette di squillare, credo che non abbia intenzione di rinunciare fino a quando non avrò risposto. Lascio la bambina a Tom e mi scuso, salendo le scale per raggiungere la camera degli ospiti. Quando trovo il telefono, il display mi avvisa di una chiamata da un numero privato.
"Pronto?", apro la chiamata, con un po' d'esitazione nella voce.
"Credo che tu non abbia ancora capito con chi hai a che fare", mormora lui, il solito tono spavaldo e stronzo nella voce.
"No, effettivamente non ho idea di chi siate e cosa vogliate da me", rispondo sarcastica.
"Non è una cosa che ti riguarda. Piuttosto, sei tornata con Mr. Pattinson, eh?". La sua voce è piena di derisione per me.
"Non sono affari tuoi",
"Oh lo sono eccome, invece. Ti devo ricordare del vostro video forse?".
"Non gli ho detto niente di questa storia, non ho infranto le tue regole".
"E pensi che basti? Dovete stare lontani, o posso prometterti che accadranno cose molto spiacevoli", minaccia lui, sembra sempre così certo delle sue parole.
"Tu non puoi decidere un cazzo della mia vita okay? Non starò lontana da lui perchè hai deciso così", dico decisa, sono esasperata, vorrei sapere cosa fare per farlo smettere.
"Stai giocando con il fuoco, ragazzina", dice prima di chiudere la conversazione e io mi siedo sul letto, prendendomi la testa tra le mani.
Non so più cosa fare. Comincio ad avere seriamente paura di lui, ho paura di cosa possa fare a Robert o a qualcuna delle persone che amo, non credo che si fermerà facilmente, devo fare ciò che vuole lui ma non ci riesco, non posso lasciare nuovamente Robert.
"Kris, c'è Robert per te", dice Tom entrando nella mia stanza con il suo cellulare in mano e io lo afferro, ringraziandolo.
"Pronto?", chiedo dopo aver preso un forte respiro, cercando di avere un tono calmo e sereno.
"Che fai, già cominci ad evitarmi?", domanda, ma riesco a percepire il suo sorriso anche se non lo vedo.
"Uhm forse, chi lo sa", decido di stare al gioco, sorridendo anche io tra me.
"Ti ho chiamato almeno quattro volte da quando sono andata via e non mi hai risposto".
"Il mio telefono è morto, non riesco a ricevere più telefonate. Anche Ruth ha avuto lo stesso problema".
"Hai avuto problemi con il lavoro?".
"Non proprio... Mi cercavano, dovevano tornare sul set ma ho deciso di prendere una pausa".
"Oh Kris", mormora lui e riconosco il tono di voce, mordendomi le labbra.
"No, non cominciare anche tu. Ho già avuto una ramanzina di Ruth e dal tuo migliore amico, se ti ci metti anche tu non rispondo delle mie azioni. Ho solo bisogno di rilassarmi per un po', tutto qui", dico sincera, sperando che il discorso sia chiudo.
"Va bene, va bene! Che ne dici di cominciare a rilassarti un po' con me, concedendomi un primo appuntamento?", mi domanda.
"Uhm credo che non sarebbe proprio il primo, per niente", rispondo ridendo di gusto, però è davvero un'idea carina.
"Se dobbiamo ricominciare dobbiamo farlo per bene, no?".
"Giusto... Beh fammi controllare la mia agenda e ti farò sapere", gli dico ridendo e lo sento ridere insieme a me, sembra passato un secolo dall'ultima volta che ci siamo parlati così.
"Passo da te alle otto?", chiede più serio.
"Sì, ci vediamo dopo".
"Non vedo l'ora. A dopo Kris, un bacio".
"A dopo Rob", mormoro tra me, chiudendo la chiamata.
Sorrido tra me felice e scuoto la testa, mi basta una sua telefonata a farmi sentire meglio, è sempre stato così. Apro la porta per restituire il cellulare a Tom e quasi faccio un salto indietro quando mi accorgo che Tom e Sienna sono dietro la porta, mi stavano spiando?
"Che c'è, ora origliate anche le mie conversazioni?", domando scoppiando a ridere per la comicità di quella situazione.
"Noi passavamo di qui per caso", risponde Tom e io gli lancio il telefono, che lui riesce a prendere per un pelo.
"Oh ma falla finita! Se reciti come racconti bugie sei fottuto, lasciatelo dire", rido di gusto, spostandolo per poi scendere le scale e torno a giocare con Marlowe, che ride tutta tranquilla. "Ti prego, non diventare come tuo padre", mormoro alla piccola, vedendo poi Tom farmi la linguaccia.
"Quindi oggi esci con Robert", Sienna sembra elettrizzata, forse anche più di me.
"Vi comportate come se fossi una ragazzina di quindici anni che deve uscire per la prima volta con un ragazzo, siete assurdi", dico ridendo, afferrando una manina di Marlowe che continua a tendere verso di me, come se cercasse di prendere qualcosa.
"Siamo solo felici per voi".
"Cosa farete allora quando sarà Marlowe a trovarsi un ragazzo?".
"Mia figlia non avrà un ragazzo fino a quando io sarò ancora in vita, poco ma sicuro", interviene Tom, facendomi scoppiare a ridere insieme a Sienna.

Passo il resto della giornata a chiacchierare tranquillamente con loro, cercando di evitare i loro consigli sulla mia uscita con Rob, per quanto sia possibile. Non che mi diano fastidio ovviamente, la maggior parte delle volte sono talmente divertenti che l'unica cosa che riesco a fare è ridere, ma è bello vedere che si interessano a noi e ci sostengono, sono sempre stati degli amici più che eccezionali. La vera sorpresa è Sienna, non smette di stupirmi quella ragazza, ogni giorno capisco quanto davvero mi voglia bene e sono contenta, ho trovato in lei un'amica fantastica che spero di non perdere. A pranzo sono io a cucinare per tutti, ed è un evento eccezionale. E' da tanto che non cucino ormai e forse sono un po' arrugginita ma fortunatamente tutto sembra andare per il meglio e loro sembrano apprezzare la mia cucina. Dopo diversi giorni sono tornata a mangiare un pasto normale senza vomitare niente, è una bella sensazione. E' un bene stare con loro, il tempo passa così in fretta che arrivano le otto meno dieci e io non sono ancora pronta. Mi faccio una doccia in fretta e furia e poi pesco dalla valigia le prime cose che mi capitano a tiro, insieme al mio inseparabile giubbotto di pelle, scendendo di corsa le scale appena sento il campanello suonare. Quando apro la porta i suoi occhi si incatenano subito ai miei e mi rivolge uno dei suoi migliori sorrisi.
"Sei splendida", mormora lui, chinandosi per lasciarmi un bacio sulla bocca.
"Anche tu non sei male", rispondo sorridendo. E' vestito in modo semplice, un jeans scuro e una t-shirt insieme ad una delle sue immancabili camicie a quadri, è il Robert che conosco, il Robert che amo.
Saluto Tom e Sienna che ci auguro buona serata ed entriamo in macchina, partendo in pochi secondi. Il posto in cui vuole portarmi non è molto lontano così ci mettiamo poco ad arrivare. Da fuori sembra un ristorante molto carino, ha avuto una bella idea, degna di un primo appuntamento. Lui scende dalla macchina e poi vene ad aprire il mio sportello, porgendomi la mano.
"Oh, ma che gentile", dico ridacchiando e afferro la sua mano, stringendo le sue dita tra le mie. E' un calore familiare quello che mi invade, mi piace da morire provare quelle sensazioni, le sento solo con lui.
Appena entriamo il cameriere ci porta in una stanzetta appartata, capisco perchè abbia prenotato una saletta privata, di sicuro se rimanessimo nel ristorante tra tutte le persone comincerebbero ad arrivare paparazzi da ogni direzione e nessuno dei due vuole passare una serata tra i flash delle macchine fotografiche. Mi sposta la sedia e mi fa accomodare, sedendosi poi di fronte a me.
"Allora, ti piace il posto?", domanda sorridendomi mentre il cameriere ci porta i menù e poi sparisce nella sala principale.
"E' davvero un bellissimo ristorante, grazie per questa serata", dico sincera.
"Non c'è di che", mi dice rivolgendomi un ultimo sorriso prima di cominciare a scorrere con lo sguardo il menù e io faccio lo stesso. Ci sono talmente tanti piatti deliziosi che non saprei cosa scegliere, sono sempre stata parecchio indecisa su queste cose.
Robert chiama il cameriere ed ordina una bistecca con patate al forno così decido di prenderla anche io, insieme a dell'acqua. Non posso bere alcolici, altrimenti di sicuro avrei chiesto del vino, o almeno una birra. Stranamente, neanche Rob la ordina.
"Robert Pattinson che non beve birra a cena? Sicuro di sentirti bene?", domando ridendo, curiosa.
"Non mi andava, lo faccio per solidarietà", risponde facendo spallucce e lo guardo confusa. "Tu non l'hai ordinata e non l'ho fatto neanche io", spiega poi.
"Oh, molto carino da parte tua", dico ridendo, scuotendo la testa.
"Rob! Grazie al cielo, ti stavo cercando". Sento una voce fastidiosamente familiare e mi giro, trovandomi di fronte la zoppicante Caroline che si avvicina a noi.
"Non ci posso credere", mormoro tra me, guardando Rob come per fargli capire che non è desiderata. Lui mi restituisce lo sguardo, comprensivo.
"Come hai fatto a trovarci?", domanda lui, confuso quanto me. Ci sta perseguitando o cosa? Compare sempre nei momenti meno opportuni.
"Me lo ha detto Vicky. Mi dispiace interrompere la vostra cena ma devo parlarti di una cosa davvero importante, non potevo rimandare", dice con tanta enfasi nella voce da sembrare che stia recitando, e neanche nel migliore dei modi.
"Puoi aspettare fino a domani, per favore? Sono impegnato adesso", risponde Robert freddo, sembra che non gli importa affatto e ne sono felice.
"No, è davvero importante Rob, non sarei qui altrimenti".
"Bene, puoi dirlo davanti a Kristen allora".
"E' una cosa... personale", mormora lei, abbassando lo sguardo.
"Glielo direi comunque, tanto vale che lo dica tu".
"Beh, in questo caso... Ieri al pronto soccorso mi hanno fatto degli esami, sai cose di routine, mentre aspettavo che mi fasciassero la caviglia. Ecco, è risultato che sono incinta", dice quasi con esitazione, perchè mi sembra una parte recitata a memoria?
"Auguri, ma io cosa c'entro?", domanda confuso e credo di aver capito dove voglia arrivare. Al solo pensiero mi gira la testa.
"Il bambino è tuo", risponde calma, scandendo le parole.
"Caroline ma che stai dicendo? Noi due non siamo mai stati più che semplici amici, lo sai". Non sembra credere minimamente alle sue parole, è sotto shock.
"Siamo andati a letto insieme Rob, tu eri ubriaco e io anche... Puoi chiedere a Lizzy o Victoria, mi hanno vista uscire dalla tua camera la mattina dopo. Forse non ricordi perchè eri troppo ubriaco non lo so ma io sono incinta e dovevi saperlo", non versa una lacrima, non si scompone più di tanto, è troppo calma, troppo. Io invece mi sento morire.
"Non è possibile... I-io non me lo ricordo, non lo ricordo proprio", mormora Rob, quasi senza voce.
"Credo di aver sentito abbastanza", dico io alzandomi, credo che finirò per vomitare anche l'anima se non me ne vado subito.
"Kris no, ti prego", mi blocca per un polso ma io mi libero dalla presa, scuotendo la testa.
"Questo è decisamente troppo. Volevi pareggiare i conti? Tradirmi come credi che io abbia fatto con te? Ferirmi come io ho fatto con te? Bravo, ci sei riuscito", dico scuotendo la testa, quasi disgustata. Non posso credere di essere stata così stupida da lasciarmi prendere in giro.
"Io non ho fatto niente", dice quasi supplichevole, ma io non voglio rimanere, non posso restare oltre.
"Eppure lei è incinta, strano eh? Sarete davvero una bella famigliola, auguri".
Mi volto ed esco, quasi corro fuori, scappo da lui e da tutto il dolore che sto provando. Non posso credere che l'abbia fatto, non posso credere che mi abbia tradita così e poi sia venuto di nuovo a letto con me, che abbia voluto ricominciare una storia con me dopo avermi tradita. Certo, lui credeva che io lo avessi tradito ma che giustificazione è questa? Come posso ancora giustificarlo se lui ha fatto una cosa così orribile? Non me lo sarei aspettato da lui. Adesso lui avrà un figlio da un'altra donna, e io cosa dovrei fare? Del mio bambino, chi se ne prenderà cura? Io, ci sarò solo io ad amare quella creatura, perchè suo padre avrà un figlio con un'altra, non potrà certo pensare anche a noi due. E non voglio che ci pensi, non voglio che lui lo sappia, preferisco che creda sia di Rupert piuttosto che dover dividere il padre del mio bambino con un'altra donna, una che ha sempre cercato di portarmelo via. Ci è riuscita.
Ci metto poco ad arrivare a casa di Tom e quando lui mi apre la porta sono sconvolta e ho il viso bagnato di lacrime.
"Kristen, Dio mio cos'è successo?", domanda facendomi entrare.
Non parlo, mi limito a singhiozzare e sedermi sul divano. Lui si siede accanto a me e passa una braccio sulle mie spalle, stringendomi piano, quasi avesse paura che io possa rompermi da un momento all'altro. E mi sento così, sto per rompermi, per frantumarmi in mille pezzi, per sbriciolarmi.
"Robert è stato a letto con Caroline, lei è incinta", riesco a dire tra i singhiozzi, coprendomi il viso con le mani.
"Oddio, Kris", mormora lui, è sconcertato quanto me, forse anche di più.
"Sono incinta anch'io".
"Ed è di...", cerca capire, so cosa sta pensando.
"E' di Robert, non sono mai stata a letto con Rupert. Mai! Come avete potuto credermi tutti? Come? Io lo amo. Rivoglio indietro la mia vita, rivoglio la mia casa, l'uomo che amo e il mio cane, rivoglio la mia serenità, quella piccola e perfetta vita che ci eravamo creati insieme. Cosa ho fatto per meritarmi questo?", domando, scoppiando in singhiozzi ancora più forti.
Mi stringe a sé e io nascondo il viso nel suo petto, piango come una disperata ma ne ho bisogno, devo sfogarmi in qualche modo e so che è l'unico momento in cui posso farlo. Non ne avrò più occasione. Poggia una guancia sulla mia testa e lascia che io mi sfoghi, accarezzando piano la mia schiena.
"Andrà tutto bene Kris, te lo prometto", mormora lui, deciso. "Risolverò tutto io. Rivolverò tutto io".











Note dell'autrice:

Salve a tutti, è sempre Mary che vi parla! Da dove posso cominciare a scusarmi? Il capitolo è troppo corto, troppo confuso, troppo indecente, davvero troppo tutto. Se ci aggiungiamo che probabilmente sarò linciata per ciò che è successo con Caroline, credo di dovermi andare a nascondere alle Hawaii, sul serio. Premetto che il capitolo è stato scritto quasi tutto oggi (a quanto pare riesco a lavorare solo sotto pressione, fico), quindi è tutto troppo veloce, ma le parole non riuscivano davvero a mettersi in fila e io non sapevo come diamine farle uscire, perciò accontentatevi almeno per questa volta, per la prossima volta cercherò di fare di meglio, ma non assicuro nulla!
Passiamo al capitolo. Rupert è ricomparso, ha rotto le palle come al solito e poi è scomparso. Cosa volesse dire come al solito è un mistero. Rob è tanto dolce, almeno all'inizio, cerca davvero di recuperare il loro rapporto ma poi... Beh poi arriva Caroline e distrugge il loro amore come un castello di sabbia calpestato da un bambino rompipalle (bel paragone eh?). Secondo voi è davvero incinta? Il figlio è di Rob? Sono davvero andati a letto insieme? Misteri! Vi svelerò tutto, non subito ovviamente, ogni cosa a suo tempo. E poi Tom, alla fine è tanto tanto dolce Tom, vuole davvero aiutarla. Voi cosa ne pensate? Sono curiosa di sapere le vostre idee, come la vedete e soprattutto se sto cominciando davvero a far schifo come credo, perchè davvero peggioro a  vista d'occhio!
Ma comunque, grazie mille davvero a tutti per il sostegno! Grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, tra le seguite e le ricordate e ovviamente a chi ha recensito lo scorso capitolo o i precedenti. Grazie a chi legge in silenzio e si limita a seguirmi con costanza, davvero il vostro sostegno mi aiuta ad andare avanti, già essere arrivata a nove capitoli per me è un traguardo. Continuate a recensire, perchè ogni cosa che scrivete per me è un incoraggiamento a continuare e ne ho bisogno.
Detto questo vi rimando a sabato prossimo, sperando di poter fare di meglio. E fidatevi di me, alla fine tutto andrà per il meglio. A presto e grazie di cuore ancora a tutti, un bacio! Mary.

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Capitolo 10
*** Written confessions ***


Breathe Me - Capitolo 10

Breathe Me

Capitolo 10.

Written confessions



E' notte fonda ormai ma nessuno dentro questa casa riesce a dormire se non la piccola Marlowe, tranquilla nella sua culla. Sienna ci ha raggiunti poco dopo il mio sfogo con Tom e mi ha preparato una tazza di tè caldo per calmarmi e anche se non è servito a molto le sono grata, senza il suo sostegno e quello di Tom avrei avuto un crollo nervoso questa notte, poco ma sicuro. Prendo un sorso di tè e ne ne assaporo bene il gusto prima di mandarlo giù, il calore scende attraverso la gola e arriva allo stomaco, rilassa i muscoli ma il cervello rimane in tensione. Tom ha insistito per chiamare Lizzy e io continuo a non capirne il motivo. E' tardi e soprattutto cosa potrebbe fare lei per me? Per aiutarmi? E' la sorella di Robert, da che parte può stare se non la sua? Ma Tom sembra convinto che abbiamo bisogno di lei per capirci qualcosa in questa storia e io non me la sento di controbattere, sono troppo stanca. Mi tremano le mani mentre le stringo intorno alla tazza che porto nuovamente alla bocca per prendere un altro sorso di quel liquido caldo, con lo sguardo fisso sul pavimento.
"Non sono convinta che dovremmo parlarne qui", dico dopo un interminabile momento di silenzio, guardando Tom e poi Sienna. "Ho trovato una microspia sotto il mio letto, ieri notte", aggiungo per spiegarmi, parlando a bassa voce, sperando che non ce ne siano altre.
"Cosa? Ma perchè? Chi le avrebbe messe?", domanda Sienna confusa, guardandomi.
Io non rispondo, le lancio un'occhiata piena di significati e lei sembra capire che non posso parlarne, non ancora almeno. Devo trovare il modo per parlare senza rischiare che Rupert o chiunque ci sia dietro tutto questo mi senta. Non posso rischiare che Rupert scopra che ho vuotato il sacco, altrimenti sono certa che troverebbe il modo di farmela pagare e la prima conseguenza sarebbe di sicuro la pubblicazione di quel dannato video su internet. Non mi pento di averlo registrato dopotutto, l'ho fatto in un momento in cui ero certa di ciò che stavo facendo, felice con la persona che amo, non avrei mai immaginato che potesse diventare un'arma da usare contro di me. Chi lo avrebbe potuto immaginare in fondo? Una storia del genere non sarebbe venuta in mente neanche allo scrittore più fantasioso del mondo, ha del paradossale. Io stessa non capisco quasi nulla di ciò che è successo e ci sono dentro fino al collo, dovrei riuscire a capire come sia successo tutto quanto eppure non lo so, mi manca qualcosa, mi sfugge un particolare, la chiave di lettura.
Qualcuno butta alla porta e senza un motivo preciso sobbalzo e insieme a me anche il tè, che rischia di cadere sul pavimento. Ho i nervi a fior di pelle, basta un niente per farmi scattare. Decido di poggiare la tazza sul tavolino che sta di fronte al divano per non rischiare che faccia una brutta fine e poi guardo Tom andare ad aprire, facendo entrare Lizzy.
"Non ho suonato il campanello per non svegliare nessuno, ma a quanto pare siete tutti svegli", dice entrando, mi accorgo che fuori sta piovendo perchè ha con sé un ombrello zuppo di pioggia. Lo chiude e lo infila nel portaombrelli, sfilandosi il giubbotto.
"Marlowe dorme, hai fatto bene", risponde Tom tornando a sedersi affianco a me, passandomi un braccio intorno alle spalle come per infondermi sicurezza.
"Sono previdente, lo sai. Mi spiegate cose diamine è successo di così urgente per chiamarmi in piena notte e farmi venire fin qui a piedi, sotto la pioggia per giunta? Mi è quasi preso un colpo". Si siede vicino a Sienna, sul bracciolo della poltrona, e appena nota la mia espressione sembra allarmarsi anche lei. "E' grave? Dio Kris hai una faccia... Sembra che sia morto qualcuno!", aggiunge poi.
"Avevamo ragione noi", le risponde Tom prima che io possa anche solo aprire bocca e tre sguardi confusi si posano su di lui.
"L'hai convinta a parlare?", solo Lizzy sapere sembra sapere di che cosa stiano parlando.
"Non proprio", dice lui, ma cosa diamine vuol dire?
"Potrei capire di cosa state parlando? Visto che a quanto pare il soggetto sono io", intervengo, forse un po' troppo bruscamente ma sono seriamente confusa da tutta quella storia.
"Sì, vorrei sapere anch'io", dice Sienna, dandomi manforte.
Tom e Lizzy si guardando per un istante e sembrano comunicare in qualche modo, come se stessero decidendo se parlare o meno. Ancora una volta stanno facendo i misteriosi e non capisco su cosa, che potrebbe mai esserci da nascondere? Alla fine è Lizzy a sciogliere ogni dubbio e parlare.
"Beh io e Tom sospettavamo che ci fosse qualcosa sotto a tutta questa storia. C'erano troppe cose che non mi convincevano, mi avevi assicurato che non c'era stato niente tra te e Rupert, che era tutto assolutamente falso, un errore, e poi hai detto a Robert l'esatto contrario, hai detto che l'hai tradito e l'hai fatto volontariamente", dice guardandomi.
"E a me hai raccontato una versione ancora diversa", aggiunge Tom, continuando a stringermi con un braccio.
"Era tutto troppo strano, c'erano troppe cose che non tornavano, troppe versioni raccontate e ci siamo insospettiti. Abbiamo cominciato a pensare che ci fosse qualcosa che non ci stavi dicendo, che stavi nascondendo a tutti quanti e abbiamo deciso di indagare per conto nostro. Ecco perchè sono venuta a casa di Tom e ho parlato con lui, l'altro giorno".
Sono scioccata, non riesco a credere che loro abbiano deciso di fare una cosa così, per me.
"Tu non vuoi dirci niente, non sapevamo in che altro modo aiutarti, dovevamo scoprire tutto da soli", dice Tom guardandomi.
"Non è che io non voglia, è che io non...", mormoro, non so bene cosa dire, mi sento sopraffatta dalle mille emozioni di questa notte, mi stanno travolgendo in pieno. "Non posso ecco, non posso parlarne", concludo la frase con un sospiro.
"Perchè no? Noi stiamo cercando di aiutare te Robert, solo questo", insiste Lizzy, giocando nervosamente con il bordo del bracciolo, tirandolo appena.
"Non credo sia il caso di parlare di lui adesso", dice Tom che probabilmente ha sentito il sussulto che ho avuto sentendo il suo nome, anche solo quello basta per farmi stare male.
"Credevo che andasse meglio tra voi...", mormora lei confusa.
"Caroline si è presentata da noi dicendo che è incinta e il figlio è di Robert", le spiego con le parole più semplici che posso usare, ma ci sarebbe così tanto da dire, ma ogni cosa mi si blocca in gola, preferirei non parlarne.
"Cosa? Stai scherzando? Non ci posso credere!".
Scuoto la testa avanti e indietro piano, è ovvio che non sto scherzando. Piacerebbe anche a me che tutto quanto fosse uno stupido scherzo ma a quanto pare non lo è, sta succedendo davvero.
"Non è possibile, quando può essere successo? Certo io e Vic l'abbiamo vista uscire dalla sua camera ma lei ha assicurato che non era successo niente, che Rob si era addormentato perchè era troppo ubriaco. Perchè avrebbe dovuto mentirci? E poi come ha fatto a scoprire di essere incinta? Sarà passato poco più di una settimana da quando è successo", Lizzy sembra davvero incredula, forse più di tutti quanti noi.
"Beh a quanto pare è possibile e non c'è niente da fare per cambiare le cose", rispondo facendo spallucce. Cosa dovrei fare? Dirgli di lasciar perdere il figlio che Caroline porta in grembo per occuparsi solo del mio? Posso essere così egoista? Così cattiva? Non credo che ne sarei capace.
"Io non mi fido granché di Caroline, sinceramente. Era davvero strana in questi giorni, è sempre a casa nostra, i miei fanno di tutto per resistere alla tentazione di cacciarla fuori a calci nel sedere. Dobbiamo scoprire cosa sta succedendo ma non possiamo farlo se tu non ci dici tutto ciò che sai", dice Liz guardandomi, decisa come non credo di averla mai vista prima.
"Non posso parlarne, te l'ho detto", rispondo in automatico, scuotendo la testa.
Lei mi squadra per un po' e poi si alza, andando a prendere la borsa che ha lasciato all'ingresso. Ne tira fuori una penna e un piccolo quaderno un po' stropicciato agli angoli, mi sembra di averlo già visto ma non ricordo dove. Osservo la copertina e come in un lampo ricordo, una volta a casa di Robert lei mi ha fatto leggere un testo di una sua canzone, ed era scritto su quel quadernino. E' il suo quaderno degli appunti. Scrive velocemente qualcosa e poi me lo passa, insieme alla penna.

Non puoi parlarne? Allora scrivilo.

Poche parole, meno di una riga di quaderno. E' semplice, diretta, è come lei. Dopo qualche momento di esitazione prendo la penna e con un sospiro comincio a raccontare tutta la storia. Della chiamata innocente di Rupert, di come l'ho incontrato a Los Angeles e di come poi mi abbia baciato, senza il mio consenso e di quanto io mi sia sentita in colpa. Racconto delle bugie dette a Robert per non ferirlo, del giorno in cui ha scoperto tutto ed è andato via, della visita di Rupert a casa mia e di quel maledetto video che è scomparso ed ora è in mano sua. Di come mi abbia ricattato, giorno dopo giorno, minacciandomi di distruggere la mia vita se solo avessi provato a raccontarlo, di come tutt'ora io sia minacciata, della microspia sotto il letto e poi della gravidanza, di come ho scoperto di aspettare un figlio da Robert. Nonostante io abbia quasi paura di farlo, di raccontare tutto quanto è liberatorio, quando ho finito di scrivere ogni cosa mi sento molto meglio, mi sento più libera, libera da un peso che ho portato dentro da sola e che ora saranno costretti a portare anche loro insieme a me. Finisco di scrivere le ultime parole e lascio la penna sul quaderno, spostandolo in modo che lo possano leggere. Lizzy afferra il quadernino e comincia a leggere insieme a Sienna, e Tom si avvicina a loro per poter fare lo stesso. Mentre leggono ciò che ho scritto il tempo sembra dilatarsi e i secondi passano lenti, interminabili, è una vera e propria tortura per me. Afferro la tazza di tè ormai freddo e ne prendo qualche sorso, sperando che in qualche modo il tempo possa riprendere a scorrere normalmente ma non succede, passa ancora un momento infinito prima che tutti e tre stacchino gli occhi dalle pagine e poi guardino me, con la stessa espressione dipinta sui loro volti.
"Wow", mormora Sienna, con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Io mi limito ad annuire, se qualcuno mi avesse raccontato questa storia non gli avrei mai creduto, sembra assurda persino a me.
"E' assurdo", dice Lizzy, rimettendo il quaderno sul tavolino, sospirando.
"Quel brutto figlio di..."
"Tom!", lo blocco mettendomi poi un dito sulle labbra per fargli capire che non può parlare, non sono sicura che siamo al sicuro, che non si siano altre microspie nascoste da qualche parte.
Lui si zittisce ma lo vedo stringere i pugni, vorrei davvero essere stata capace di tenere tutto per me invece di coinvolgere anche loro ma non ne sono stata capace, avevo bisogno di parlare, di sfogarmi con qualcuno, di cercare di uscire da questa situazione in qualche modo. Lizzy afferra nuovamente il quaderno e comincia a scrivere qualcosa, passandomelo poi dopo aver finito.

Abbiamo cominciato a sospettare che ci fosse Rupert sotto tutta questa storia, così ho chiesto ad un mio vecchio compagno di liceo di aiutarci, è un'hacker, ha cercato di entrare nel suo computer e nel suo telefono per scoprire qualcosa di più, anche solo la sua posizione ma niente, sembra che in qualche modo sia riuscito ad isolarsi. C'è qualcuno di esperto insieme a lui, non sta facendo tutto da solo. Dobbiamo solo capire cosa vuole e come farlo uscire allo scoperto.

Fare uscire Rupert allo scoperto, come se fosse facile! Ha troppe cose contro di me, non posso rischiare così tanto, non posso mettere in pericolo me e il bambino che porto in grembo e adesso anche loro. Sarebbe troppo, non me lo perdonerei mai.
 
Vuole solo rovinarmi la vita, ecco cosa vuole.

Scrivo quella parole velocemente e le passo il quaderno, tutti e tre si affrettano a leggere ma nessuno sembra essere tanto convinto della mia risposta. Non ha senso in fondo, io non gli ho mai fatto niente di male, perchè mi sta facendo questo? Che cosa può essere successo tra noi due di tanto grave da decidere che devo pagarla in questo modo? Da ricattarmi e minacciarmi e mettere in pericolo me e chi mi sta vicino?
Lizzy scrive altre due parole e lascia il quadernino sul tavolo, così che possa leggerlo.

Ma perchè?

Già, perchè? Me lo chiedo da quando tutta questa storia è cominciata ma non riesco a trovare una soluzione plausibile. Perchè sta succedendo tutto questo? Perchè a me? Perchè non riesco a fare niente che possa risolvere tutto quanto? Perchè mi sento così impotente di fronte a tutto questo? Non ho risposte, non le ho avute mai e adesso forse sono anche più confusa dalle cose che stanno accadendo nella mia vita che anche se avessi la risposta ad un centimetro dal mio naso non la vedrei.
Prima che io possa scrivere una risposta il campanello suona e nuovamente sobbalzo, sorpresa. Mi ci vorrebbe una camomilla o una dose di tranquillanti, non un tè caldo. Guardo Tom confusa come per chiedergli se abbia chiamato qualcun altro e lui mi restituisce lo sguardo, confuso quanto me. Ma chi può essere a quest'ora? Nessuno verrebbe a casa sua senza motivo, adesso. Lui si dirige verso la porta e guarda attraverso lo spioncino, la sua espressione passa da confusa ad allarmata e poi quasi più serena.
"E' Rob", mormora lui, guardando me e poi Lizzy.
"Oh cazzo, se mi vede qui sono fottuta", dice Liz scattando in piedi, guardandosi attorno come se cercasse un posto dove nascondersi.
"Vieni con me, esci dal retro", dice Sienna alzandosi per accompagnarla fuori dopo aver recuperato tutte le sue cose.
"Noi dobbiamo finire di parlare", afferma in modo serio, guardando me ed annuisco, prima che scompaia insieme a Sienna.
Tom apre la porta e io mi alzo, vedendo Robert entrare. E' tutto zuppo di pioggia, bagnato da capo a piedi, deve essere venuto a piedi ma perchè? La sua macchina che fine ha fatto?
"Che ci fai qui?", domando confusa, è talmente bagnato che lo si potrebbe strizzare e in altri momenti questa cosa mi farebbe ridere, ma non adesso, non ci riesco.
"Tu sei scappata, di nuovo, quando ti avevo chiesto di restare", dice rivolgendo subito lo sguardo a me, quasi Tom non esistesse in questo momento.
"Non volevo disturbare la vostra prima riunione familiare", rispondo stringendomi nelle spalle, quasi non m'importasse più di tanto. Vorrei non dovermi comportare così con lui, ma mi sembra più facile fingermi indifferente piuttosto che mostrare come mi sento davvero dentro.
"Kristen lei non aspetta un figlio da me, non è possibile", afferma, quasi troppo sicuro delle sue parole.
"Lei sembra proprio convinta del contrario però".
"Beh non è possibile, perchè non ci sono andato a letto!".
"Eri ubriaco Robert, sappiamo tutti e due che tendi a lasciarti un po' troppo... "andare", se sai cosa voglio dire".
"Non è così, non mi ricordo niente non è possibile Kris, perchè non mi credi? Perchè mi tratti così?", domanda, trafiggendomi con lo sguardo.
"Perchè? Mi hai tradito Robert, e lei adesso è anche incinta! Cosa ti aspettavi? Un applauso? Non capisco", rispondo scuotendo la testa. Il mio sguardo incontra per pochi secondi quello di Tom e vedo che non gli fa piacere guardare due dei suoi miglio amici litigare così, non sarebbe bello per nessuno. Gli lancio un'occhiata di scuse e lui scuote impercettibilmente la testa, vorrei tanto che non avesse assistito.
"Tu mi hai tradito. Lo hai fatto e adesso giudichi me? Che neanche ricordo di averlo fatto? Che so di non averlo fatto?". Il suo tono è pungente, mi trapassa da parte a parte, è straziante dover parlare così con lui.
"Mi dovevi restituire il favore, no?", domando sarcastica, accennando un sorriso amaro.
"Non lo avrei fatto mai. Tu mi hai tradito e io ero disposto a perdonarti".
"Tu non..."
"Magari le cose non sono come sembrano Rob", interviene Tom ed entrambi ci voltiamo verso di lui. Sembra stanco di vederci litigare, sembra sul punto di vuotare il sacco. No, non può farlo! Mimo un no con le labbra e scuoto piano la testa, se gli dicesse tutto ora Rupert potrebbe sentirlo e sarebbe la fine.
"La difendi? Davvero? Come puoi stare dalla sua parte?", chiede Robert incredulo, guardando il suo migliore amico.
"Qui non ci sono parti giuste e parti sbagliate Rob. Non puoi essere convinto di avere la verità assoluta in pugno", interviene Sienna, che è comparsa dietro di me senza che me ne accorgessi. "Adesso sei troppo arrabbiato per ragione e mia figlia sta dormendo, perciò ti prego di andartene, non è un discorso da fare in piena notte, siamo tutti stanchi", dice decisa, e io la ringrazio mentalmente per il suo intervento. Senza di lei non avrei davvero saputo come fare. "Non credere che io ti stia cacciando, solo per favore parliamone in un altro momento", si affretta ad aggiungere.
"Ma certo certo, capisco!", risponde ironico, aprendo la porta per andarsene.
Appena è fuori di casa raggiungo il divano e mi accascio su di esso, portandomi le gambe al petto per poggiare la testa sulle ginocchia. Mi sento morire, mille emozioni attraversano il mio corpo ed è terribile, non sono belle sensazioni, affatto. Odio dover litigare con lui, odio il pensiero che facendo così lo sto solo spingendo tra le braccia di Caroline, odio che quando sembra che vada tutto bene io debba sempre rovinare tutto. Ma in fondo che altro potrei fare? come potrei risolvere tutto questo? Non ne sono capace.
"Forza Kristen, ti aiuteremo noi adesso. Ora vai a dormire, è tardi, sarai stanca", mormora Sienna, accarezzandomi lentamente la schiena. Annuisco impercettibilmente e mi alzo, la testa gira per poco ma poi si ferma, facendomi ritrovare l'equilibrio. "Vuoi un calmante? Un sonnifero? Ti potrebbe aiutare", dice poi, notando evidentemente il mio stato di agitazione.
"No, non posso", rispondo toccandomi la pancia e lei capisce subito.
"Ma certo, il bambino. Hai ragione, scusami".
Scuoto la testa per farle capire che non importa e dopo aver dato la buonanotte a tutti e due mi dirigo in camera mia, cambiandomi velocemente per andarmi ad infilare nel letto. So che se rimanessi sveglia adesso tutti i pensieri che cerco di tenere lontano tornerebbero ad affollarmi la mente e non posso permetterlo, non posso proprio lasciarmi andare. Lascio il cervello vuoto, sgombro da ogni pensiero, lascio che il buio della notte mi inghiottisca e mi addormento, agitata ma senza incubi.

"Sei davvero bella con il pancione", dice Rob osservandomi dallo specchio, abbracciandomi poi da dietro.
"Oh certo, peccato che sembro morta", rispondo ridendo e scuotendo la testa, voltandomi per stampargli un bacio sulle labbra.
Me lo dice sempre, ogni volta che devo indossare la pancia finta per le riprese di Breaking Dawn mi ripete quanto gli piaccia vedermi con il pancione, quando desideri vedermi con una vera pancia, con dentro un figlio nostro. E' davvero dolce, ma non capisco dove veda tutta questa bellezza che dice lui.
"Non sembri morta... se escludiamo il trucco da cadavere", mormora ridendo, prendendomi in giro.
"Ah-ah, ma come siamo spiritosi oggi! Io almeno non sono un vampiro che luccica, caro mio".
"Non ancora, vorrai dire! Molto presto sarai come me".
"Non me lo ricordare ti prego, sono già abbastanza scomode queste lenti a contatto, non voglio immaginare come saranno quelle", dico indicando le sue, ha sempre detto che sono fastidiose e ci vede poco, non è granché rassicurante.
"Non sono poi così fastidiose, è solo come avere perennemente la sabbia negli occhi", dice ironico, facendomi ridere. Una sua mano scende e va ad accarezzare la pancia finta ed io scuoto la testa.
"La smetti? Non c'è niente dentro, è finta, non è la mia!", mi fingo esasperata, ridendo.
"Ma lasciami sognare almeno", risponde sorridendo e io non posso far altro che sorridere con lui. "Facciamo un bambino", dice dopo qualche secondo, più serio.
"Ne abbiamo già parlato Robert, non è il momento. Non dico che non succederà mai, ma non ora", mormoro scuotendo la testa avanti e indietro, è assurdo come ogni volta dobbiamo sempre ripetere le stesse cose, so quanto lui desideri un figlio ma è troppo presto, non mi sento pronta.
"Non c'è un momento preciso, potrebbe succedere sempre".
"Lo so, lo so. Ma adesso siamo entrambi impegnati, abbiamo mille progetti e cose da fare, come faremo con un figlio da accudire? Avrà bisogno di noi costantemente e noi non potremo occuparcene".
"Io sarei disposto a rinunciare ad ogni film, ad ogni progetto per nostro figlio", dice in un tono talmente sincero e sicuro che le mie certezze vacillano, ma per poco. Fortunatamente l'assistente di Bill mi salva, dicendoci che dobbiamo raggiungere il set. "Ne riparleremo sai, non credere di essertela cavata così", aggiunge Robert, prima di staccarsi da me.
"Va bene, come vuoi!", rispondo staccandomi da lui, cercando di dirigermi verso il set ma lui mi blocca, stringendomi per i fianchi.
"Promettimi che un giorno ci proveremo, per favore. Promettimi che avremo un figlio, dimmi che lo vuoi davvero", mormora guardandomi negli occhi, non sono i suoi soliti occhi azzurri ma sono comunque tanto intensi da farmi male.
"Te lo prometto, ci proveremo, in un futuro ci proveremo perchè lo voglio davvero", gli rispondo sicura, sfiorando le sue labbra con le mie.
"Sarà bellissimo", dice lui sulle mie labbra, approfondendo poi il bacio.

Apro gli occhi di scatto e mi tiro su a sedere, confusa. Ero talmente persa in quel sogno da credere che fosse reale e non un semplice ricordo, semplice frutto della mia mente. Il sole non è ancora alto nel cielo, sta cominciando pian piano a rischiarare tutto ma ancora non è al massimo del suo calore e capisco che ha smesso di piovere. Tornare a dormire è fuori discussione ormai, non riuscirei a riaddormentarmi e non voglio rimanere stesa a pensare per ore, ho bisogno di svagarmi. Dopo un bella doccia rilassante ed essermi vestita decido di scendere e andare a fare una passeggiata. E' ancora molto presto, nonostante Londra sia una città sempre affollata non c'è molta gente a quest'ora e spero che con un paio di occhiali da sole e un cappuccio sulla testa riuscirò a passare inosservata. Prendo le chiavi di casa dalla ciotola ed esco, tentando di fare meno rumore possibile, evitando di svegliare qualcuno. L'aria pungente del mattino di Londra mi investe e mi fa pizzicare le guance, costringendomi a stringermi di più nella felpa. Non sono abituata al clima di Londra, a Los Angeles fa molto più caldo. I londinesi vanno quasi sempre in giro a maniche corte o al massimo con una camicia addosso in questo periodo dell'anno mente io devo mettermi una felpa imbottita per sentirmi a mio agio con questo vento. Non capisco come facciano a sopportarlo, immagino che ci siano abituati ormai.
Continuo a camminare tranquilla, cercando di evitare le pozzanghere create dalla pioggia di questa notte e mi dirigo verso un piccolo parco tranquillo, un posto dove sedermi e rilassarmi un po', per schiarirmi le idee. Per la prima volta dopo tanto tempo mi fermo ad osservare le persone. Non lo faccio mai, non ne ho il tempo perchè non posso rischiare che qualcuno mi veda e mi riconosca, ogni volta che sono fuori devo andare il più veloce possibile e raggiungere la mia destinazione senza intoppi ma adesso mi sento abbastanza sicura da osservare chi mi sta intorno. Ci sono persone che vanno a lavoro, altri che portano a spasso il cane o chi semplicemente corre nella speranza di perdere qualche chilo. Sono persone normali, gente comunque con una vita sicuramente più serena della mia. Vorrei essere anche io come loro, anche solo per un giorno. Vorrei scappare dal completo caos che è diventata la mia esistenza ed essere una persona normale, vedere com'è. Prima che io possa raggiungere una panchina il mio sguardo si ferma su una ragazza che sta correndo e sembra dirigersi verso di me. E' Victoria, la sorella di Robert. E' in tuta, quindi immagino che stesse correndo anche prima di vedermi.
"Credo che dovremmo parlare", dice con il fiato un po' corto, non appena è abbastanza vicina a me.
"Io non...", provo a dire, ma non ho nemmeno il tempo di finire la frase, perchè subito mi blocca.
"Dovresti davvero lasciare in pace mio fratello. Sul serio, basta. Tu... Tu sei la sua rovina. Il giorno prima è felice come non mai e poi il giorno dopo soffre come un cane, non puoi continuare a trattarlo così", sentenzia, con un tono che sembra non ammettere repliche.
"Io non gli ho fatto niente. Chiedi alla tua amica Caroline cosa è successo", rispondo secca, come si permette lei di venire a decidere cosa dovrei farne della mia vita?
"Che c'entra Caroline ora?", domanda.
"Non credo di dover essere io a darti questa notizia, è una cosa sua e di Robert".
"Stai scherzando vero? Tra Robert e Caroline non c'è niente. Non puoi fare insinuazioni di questo genere".
"Oh non c'è niente? E allora lei com'è rimasta incinta di Robert?", sbotto infastidita. La sua espressione cambia e diventa confusa e scioccata, non riesce a crederci.
"Non è possibile", mormora tra sé, scuotendo la testa.
"Beh a quanto pare è possibile eccome. Perciò la prossima volta non venire a dirmi cosa devo fare della mia vita o di quella di tuo fratello perchè ne sono già uscita e non l'ho deciso io. Io amo tuo fratello, che tu ci creda o meno", dico spostandomi da lei e me ne vado. Lei non mi segue e ne sono grata, non voglio più continuare questo discorso.
La fa troppo facile lei, non capisce. Nessuno può davvero capire quello che mi sento dentro, il tumulto di emozioni che mi sconvolge la vita, il dolore di dover stare lontana dalla persona che amo, il pensiero che lui avrà un figlio da una donna che non sono io, una donna che potrebbe portarmelo via. E sono incinta anche io, ma come faccio a dirglielo adesso? Come mi aspetto che mi creda? E cosa potrebbe cambiare in fondo? Non potrebbe certo occuparsi solo di nostro figlio e non di quello di Caroline. E poi lo sconvolgerei troppo, due figli in così poco tempo, sarebbe troppo per chiunque.
Mentre sto ancora camminando il mio sguardo viene attirato da una figura che conosco e sento il sangue raggelarsi nelle vene, facendomi bloccare. E' Rupert. Rupert è a Londra. Insieme a lui c'è una ragazza bionda, mi rivolge le spalle e non riesco a guardarla in faccia, non so chi sia. Lui prova a baciare la ragazza ma lei si scansa un po' troppo bruscamente, andandosene via. In un attimo gli occhi di Rupert incrociano i miei e la sua espressione cambia, un sorriso di sfida gli si dipinge sul volto mentre si avvicina a me. Il mio respiro accelera, sento la paura scorrermi dentro.
"Ciao Kristen, che piacere rivederti", dice ironico.
Io non rispondo, vorrei solo scappare. Me lo sento, questo è l'inizio della fine.












Note dell'autrice:

Salve a tutti e buon sabato! Io sono sempre Mary, ormai dovreste saperlo. Stavolta avevo davvero paura di non riuscire a pubblicare il capitolo, le idee hanno faticato ad uscire fuori ma alla fine in un modo o nell'altro ce l'ho fatta, è stato davvero un miracolo! Non che sia uscito un capolavoro ovviamente, ma almeno sono riuscita a rispettare la scadenza, che è già tanto! Essere arrivata a dieci capitoli è una cosa davvero strana per me, spero di non fermarmi adesso e prometto che cercherò in tutti i modi di andare avanti e non deludere nessuno.
Passando al capitolo, finalmente Kristen ha vuotato il sacco! Adesso a Tom, Sienna e Lizzy tocca aiutarla e vederemo se ce la faranno e come faranno! Rob poverino come al solito, faccio sempre del male a questo ragazzo, mi dispiace ç_ç E poi Victoria che poteva farsi un po' di fatti suoi, insomma. E infine una persona che tutti voi amate tanto, Rupert! Che farà stavolta? Lo scopriremo solo vivendo LOL.
Ah non dimentichiamoci la misteriosa ragazza bionda eh, è importante!
Detto questo come sempre vi ringrazio tantissimo, in soli nove capitoli avete fatto superare le cento recensioni alla mia storia, è davvero meraviglioso per me, vi adoro con tutto il cuore. Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le preferite, tra le seguite e le ricordate, chi recensisce sempre, chi saltuariamente e chi invece legge in silenzio, davvero grazie mille.
Noi ci "rivediamo" come sempre sabato prossimo con un nuovo capitolo, sperando di riuscire a fare qualcosa di migliore, perchè sto davvero cominciando a scrivere in una maniera illeggibile, lo so! Un bacione e alla prossima, Mary.

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Capitolo 11
*** Bleeding ***


Breathe Me - Capitolo 11

Breathe Me

Capitolo 11.

Bleeding


Le sue parole rimbombano nel mio cervello per qualche istante mentre mi rendo conto che uno dei miei incubi peggiori si sta realizzando. Ho sperato di non doverlo più incontrare ma sapevo che prima o poi sarebbe successo, avrei preferito solo che accadesse in un momento migliore, in un momento in cui sarei stata più forte, abbastanza forte da affrontarlo, da dirgli di lasciarmi in pace per sempre. Non sono sicura di potercela fare. Ha ancora quel sorrisetto sulla faccia, quel sorriso di sfida di chi sa che ti ha in pugno, di chi conosce i tuoi punti deboli e può sfruttarli in ogni momento. Lui non è contento di vedermi, è contento di potermi torturare ancora un po'.
"Che ci fai qui?", domando quando il nodo che ho in gola si allenta e vorrei che il mio tono non suonasse così incerto, vorrei essere più decisa.
"Sono in vacanza, mi mancava Londra sai? E' un bellissimo posto", risponde come se nulla fosse, come se davvero io potessi credere che lui è lì per vacanza e non per me. Non ci credo affatto, non ci crederebbe nessuno.
"Certo, come no... Buona vacanza allora", dico voltandomi e sperando che mi lasci andare ma non accade. Mi blocca per un braccio e mi fa girare di nuovo, stringendo tanto forte da farmi male.
"Tu non vai da nessuna parte finché non lo decido io, ragazzina. Stai alzando un po' troppo la cresta, io posso distruggerti in un secondo", ringhia tra i denti ma non mi spavento come credevo che sarebbe successo, anzi mi sento più motivata ad andarmene via.
"Se non mi lasci subito mi metto ad urlare", lo minaccio, guardandomi poi intorno. Non c'è tanta gente in giro ma è abbastanza per essere sentita e ricevere soccorso, se serve. Con uno strattone mi libero dalla sua presa ma lui mi blocca di nuovo, stringendo meno forte di prima.
"Ascoltami bene, se non fai quello che ti dico tu e il tuo amato Mr. Pattinson finirete in guai molto seri, mi sono spiegato?", domanda in un tono che non promette niente di buono e io non riesco a fare altro che annuire, spero solo che una volta finito il suo discorso mi lasci andare. "Adesso tu convochi una conferenza stampa e annunci a tutti che hai lasciato il cinema perchè sei incinta di un figlio mio e lasci per sempre perdere l'idea di tornare con Pattinson, è chiaro? Non lo vedrai più, se non per motivi strettamente legati a quella stupida saga e poi più niente".
"Non esiste, puoi scordartelo", dico decisa, mi disgusta l'idea di dover dire a tutto che il figlio è suo, non è vero e non farei mai una cosa del genere.
"Ti devo ricordare del video? Non costringermi ad usare le maniere forti, qualcuno potrebbe finire per farsi davvero male qui". Mi sfida, sa che vorrei reagire ma non posso, non posso mettere in pericolo Rob, non posso mettere in pericolo nostro figlio e adesso anche Tom, Sienna e Lizzy. Sono coinvolte troppe persone.
"Non pensi alla tua famiglia? Non è stato abbastanza per loro sapere che li hai traditi adesso voi anche che tutti sappiano che hai un figlio un un'altra?", domando, cercando di far leva sulla sua umanità. Deve averne un po' da qualche parte, in fondo.
"Oh ma loro sanno tutto. Beh non proprio tutto in effetti, ma sanno che è solo una messa in scena, che noi due non siamo mai stati insieme", dice e mi lascia spiazzata. E' impossibile che abbia coinvolto anche la sua famiglia in questa storia, quale marito o padre farebbe una cosa del genere? Quale moglie accetterebbe di lasciare suo marito ricattare una ragazza così? Mi rifiuto di credere che sia possibile.
"La mia risposta è sempre no", dico decisa, non so nemmeno dove trovo il coraggio, come faccio a rifiutare sapendo ciò che potrebbe succedere dopo. Forse è puro egoismo. So quanto perderei se dovessi annunciare al mondo intero che aspetto un figlio da lui. Perderei Robert e non riesco a pensare a questa eventualità, so che finirò per cacciare nei guai tutti quelli che mi stanno intorno ma non posso farci niente, è più forte di me, non posso pensare di perderlo per sempre.
"Ascoltami bene ragazzina..."
"Non ci posso credere, ti sei portata il tuo amante qui!". E' Victoria a interrompere Rupert, ci guarda scioccata e credo che sia anche furiosa con me. Ci mancava solo questa, credevo fosse andata via.
Rupert libera il mio polso dalla sua stretta e io lo massaggio, facendo un passo in dietro. "Non è il mio amante", rispondo subito, guardando Victoria. Lei vede solo ciò che vuole vedere, vede la ragazza che fa soffrire suo fratello con un uomo che tutti credono sia il suo amante e non è capace di vedere oltre questo, non si sforza neanche.
"E allora cosa dovrebbe essere?", chiede guardandoci, il suo tono è più acido del dovuto.
"Amante è un po' dozzinale come termine, no? Sono il suo fidanzato", dice Rupert tentando di prendermi per i fianchi e io mi scanso, guardandolo male.
"Tu non sei il mio fidanzato", rispondo scandendo ogni parola per bene, come se stessi parlando con un bambino di due anni. Come cazzo gli viene in mente di dire una cosa del genere? Sta cercando di rovinarmi.
"Ma come no? E allora il bambino che avremo insieme? Non conta niente quello?", domanda quasi con fare innocente, come se non avesse idea del perchè reagisco così.
"Sei incinta di lui?", Victoria mi guarda scioccata e io sospiro, non so più cosa dire, come difendermi.
"Io non...", provo a rispondere ma lei alza subito le mani, bloccandomi.
"Ah non m'interessa, non voglio sapere! Sono contenta però, almeno quando Robert lo scoprirà riuscirà a dimenticarti per sempre", afferma scuotendo la testa come disgustata e si volta per andarsene, correndo verso casa sua.
Non posso permettere che racconti tutto a Robert, sarebbe davvero la fine per me, non posso lasciare che succeda. Facci per inseguirla ma Rupert mi blocca ancora per un braccio e io mi volto di scatto, guardandolo.
"Lasciami andare", dico cercando di liberarmi ma lui non sembra voler mollare la presa.
"Non provare neanche a fermarla, sai cosa succederà se provi a dire la verità a qualcuno".
"Non me ne frega un cazzo, lasciami!".
"Ragazzina, tu non...".
"Ho detto lasciami!", urlo. Nel giro di dieci metri ogni persona si volta dalla nostra parte e ci guarda, alcuni sono semplicemente curiosi, altri spaventati.
Colto di sorpresa, Rupert mi lascia andare e io riesco finalmente a scappare, cercando di raggiungere Victoria. Non la trovo, lei è sicuramente più veloce di me e ha avuto tutto il tempo per allontanarsi ma so dove è diretta. Sta tornando a casa sua, sta correndo a dire ogni cosa a Robert. Appena sarà arrivata, sarà la fine per me. Non mi fermo però, continuo a correre più che posso, continuo a percorrere la strada verso casa Pattinson anche se so che non arriverò mai in tempo, devo almeno provarci. Mi chiedo che senso abbia, se già ho perso Robert. Lui avrà un figlio da Caroline e questo sarà solo il colpo di grazia per la nostra relazione, ci allontanerà definitivamente. Ma sono così stupida ed egoista da volerci provare lo stesso, da volermi fare del male comunque, da desiderare almeno la possibilità che io possa spiegarmi e che magari lui possa capire. Eppure non c'è niente da spiegare, non posso dirgli che il figlio è suo e dubito che mi crederebbe, anche se potessi dirglielo.

Quando arrivo a casa sua non c'è nessuno nei paraggi e credo che Victoria sia già dentro, probabilmente avrà già raccontato tutto ciò che ha sentito, una bugia dopo l'altra proprio come quelle che ho raccontato io, quelle che ci hanno portato fin qui. Se solo fossi stata sincera dall'inizio... Una fitta mi attraversa il ventre e mi fa piegare in due dal dolore, stringendo i denti per trattenere un gemito. Mi tocco la pancia e sospiro, tutto questo strapazzarsi di sicuro non fa bene al bambino, dovrei smetterla di pensare solo a me stressa e cominciare ad occuparmi seriamente anche di lui, non è ancora nato e già sono una pessima madre. Quando la fitta sembra essere passata mia avvicino alla porta e dopo aver preso un forte respiro suono il campanello, sperando che qualcuno venga ad aprirmi. Non succede ma so che qualcuno deve essere in casa, so che Victoria c'è ma non mi apre di proposito. Stringo i pugni e busso con forza alla porta, devo pur attirare la sua attenzione in qualche modo.
"Cosa vuoi?", chiede con tono esasperato appena apre la porta. Sembra ancora affannata per la corsa, non deve essere arrivata da molto.
"Voglio solo spiegare!", rispondo facendola scansare ed entro in casa.
"Cosa c'è da spiegare? Robert deve sapere chi sei veramente", dice decisa, come sei lei potesse anche solo immaginare cosa c'è dietro tutto questo. Ma le non sa, mi giudica e basta.
"Quello che vuoi dirgli tu sono solo un mucchio di bugie".
"Quindi non sei incinta? Anche questa sarebbe una bugia?", domanda sarcastica, come se già conoscesse la risposta.
"Sei incinta?".
Potrei riconoscere quella voce ovunque, anche tra mille altre voci saprei distinguere la sua e il tono scioccato con cui dice quelle parole mi ferisce dentro. Mi volto lentamente e sfilo gli occhiali da sole, trovando Robert sul divano che mi guarda confuso e con qualcosa di molto simile al dolore nello sguardo. Non so cosa dire, cosa fare per far sì che non mi guardi in quel modo. Vicino a lui - troppo vicino - c'è Caroline.  Non so cosa ci faccia lì ma credo di non volere neanche saperlo, in fondo adesso servirebbe a  ben poco.
"Io...", mormoro cercando le parole giuste da dire ma non ne trovo, non c'è un modo giusto per dirgli che sono davvero incinta, non c'è un modo giusto per mentirgli ancora e dire che il bambino non è suo. Non posso farlo, non voglio farlo.
"Avanti, spiega. O preferisci che lo faccia io?", chiede Victoria pungente. Ho sempre avuto il sospetto che mi odi, ma adesso ne sono più che certa.
"S-sì, sono incinta", mormoro con lo sguardo basso, non riesco a guardarlo in faccia mentre glielo dico.
"Di chi è il bambino?", domanda Robert, il suo tono è duro, freddo come il giacchio. Anche i suoi occhi sembrano essersi congelati e mi sembra di rivivere il giorno in cui l'ho lasciato, anche quella volta mi ha guardato in quel modo gelido e distaccato.
"Di Rupert", risponde Victoria prima che io possa dire qualsiasi cosa.
"No!", urlo con troppa veemenza, come se avesse detto la cosa più brutta del mondo. "Io... Io non lo so", dico poi con voce più flebile, mordendomi le labbra. Non posso dirgli che il figlio non è di Rupert, ma niente mi vieta di far finta di non sapere di chi sia.
"Che vuol dire? Come puoi non saperlo?", domanda stringendo i pugni e vedo Caroline accarezzargli un braccio come per calmarlo.
Mi accorgo che forse lei sarebbe la scelta migliore per Robert. Avranno un figlio insieme in fondo e a quanto pare lei è sempre stata innamorata di lui. Con il tempo potrebbero davvero imparare ad amarsi e a stare insieme, ad essere felici, come merita lui. Io che vita posso offrirgli? Una vita piena di bugie, una vita piena di paura che da un momento all'altro Rupert possa distruggere tutto ciò che ho e portarmi via chi amo, una vita nel dolore, il mio e il suo. Come posso essere così egoista da volerlo per me lo stesso, anche se so che lo farà solo stare male? Anche se so che potrebbe avere una vita migliore senza di me? Dovrei lasciarlo andare, sarebbe la scelta migliore per lui. Non per me, ma alla fine è della sua felicità che m'importa adesso.
"Non lo so, non so di chi sia il bambino", mormoro sospirando poi, la testa mi gira in un modo che non credo neanche sia possibile descrivere, mi stupisce che io non sia già svenuta.
"Forse è meglio che tu te ne vada", dice pacato, quasi che la cosa non lo sfiori affatto.
"Rob...". Il mormorio di Caroline sembra quasi un'ammonizione, come se non avesse dovuto dirmi quelle cose. Non ha senso, perchè dovrebbe difendermi lei?
"Va bene, okay", rispondo annuendo piano tra me e mi dirigo verso la porta, uscendo poi. Non posso fare altro, non posso difendermi in alcun modo, sarebbe inutile anche solo provarci.
"Kristen, aspetta!", dice una voce dietro di me ma non è la persona che spero mi fermi, è Caroline. "Hai bisogno di un passaggio per tornare a casa?", domanda. Da dove viene tutta questa gentilezza? Non lo è mai stata con me.
"No grazie, torno a piedi", rispondo scuotendo la testa e continuo a camminare.
"Non dovresti sforzati nelle tue condizioni... Io ne so qualcosa", accenna un sorriso ma non riesco a ricambiarlo. Non ci conosciamo, non è una mia amica e non voglio che lo sia.
"Grazie, ma so badare a me stessa", dico decisa.
"Non siamo poi così diverse io e te", afferma, facendomi bloccare. "O meglio, la nostra situazione non è poi così diversa. Io aspetto un figlio da un uomo che evidentemente non mi ama perchè ama una donna che non vuole dimenticare, mi sento rifiutata da lui. Mentre tu sei rifiutata dall'uomo che ami perchè pensa che tu abbia avuto un figlio da un uomo che però tu non ami".
"Ma tu cosa ne sai di me?", domando retorica, scuotendo la testa. Pensa di conoscermi ma in fondo che cosa ne può sapere lei di me, della mia storia? Lei non sa niente, nessuno sa davvero tutto di me. Robert è l'unico a conoscermi davvero nel profondo, ma nemmeno lui è disposto a darmi un minimo di fiducia.
"Ti conosco più di quanto tu creda", mormora lei a voce così bassa che mi sembra quasi che stia cercando di non farsi sentire. "Allora, lo vuoi un passaggio? Non devi affaticarti, tra donne incinte ci dovremmo sostenere no?", chiede poi più serena.
Sono tentata di rifiutare ancora ma alla fine non lo faccio, in fondo il suo passaggio mi farebbe comodo, non me la sento di camminare ancora, non dopo le fitte che ho avuto al ventre. Anche se preferirei evitare Caroline non posso rischiare di fare del male bambino per la mia testardaggine. Arriviamo a la sua macchina e mi fa salire, mettendo poi in moto e si dirige verso casa di Tom. Passiamo tutto il tragitto in silenzio e io ne sono sollevata, non voglio fingere che lei mi piaccia o che siamo amiche, non lo saremo mai, nonostante lei adesso faccia finta di essere la brava e dolce ragazza che non è. Vorrei poter credere che lei non stia fingendo ma io sono un'attrice e riconosco quando qualcuno recita. Lei è brava, ma non perfetta, lo capisco, lo vedo in ogni suo gesto, è tutto studiato. Solo che non capisco perchè, che cosa ci sia di programmato in tutto questo, perchè lo sta facendo.
Appena arrivate faccio per scendere ma lei mi blocca, facendomi voltare verso di lei.
"Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare..."
"Tu sei l'ultima persona che chiamerei, sul serio. Grazie del passaggio", rispondo senza lasciarle terminare la frase ed esco dalla macchina, entrando poi in casa. Forse non avrei dovuto essere così brusca con lei ma non ha senso il suo comportamento. Lei sta cercando di portarmi via la persona che amo, non diventeremo mai grandi amiche.

Entrando in casa trovo Sienna intenta a preparare la colazione e Tom che culla Marlowe, seduto sulla poltrona del soggiorno.
"Kris, ma che fine avevi fatto? Ci siamo preoccupati",  dice lui guardandomi. Io mi sfilo la felpa e rimango con la maglietta addosso, passandomi una mano tra i capelli.
"Avevo bisogno di fare un giro, dovevo schiarirmi le idee", rispondo facendo spallucce. Non me la sento di parlare adesso, di spiegargli tutto l'accaduto, vorrei solo poter stare un po' da sola.
"Potevi avvisarci".
"Era molto presto quando sono uscita, non volevo disturbarvi".
"Va bene, ma sai dopo tutto quello che ci hai detto siamo preoccupati".
"Mi dispiace Tom, davvero. Vi ho caricati di un peso troppo grande, di un peso che dovrei portare solo io", mormoro davvero dispiaciuta.
"Ehi, non pensarlo nemmeno! Tu sei nostra amica, vogliamo che tu sia felice e ti aiuteremo in ogni modo possibile, devi uscire da questa storia al più presto", afferma con tono sicuro. Tom è sempre stato molto più che un amico per me, quasi un fratello, è sempre protettivo verso di me e lo adoro anche per questo. "Adesso mangia un po' okay?".
"Non ho molta fame", rispondo scuotendo la testa, ho lo stomaco chiuso, non sarei capace di buttare giù qualcosa.
"Kris sei incinta, devi mangiare", dice Sienna sulla porta della cucina, sembra davvero preoccupata per la mia salute e quella del bambino. "Almeno mangia qualche biscotto, hai bisogno di energie, non sei più da sola ora".
"E sembri anche dimagrita", afferma Tom.
"Okay, va bene mangio! Nemmeno mia madre è così assillante come lo siete voi", dico cercando di essere ironica ma non mi riesce granché bene.
In quel momento ricordo che non sento mia madre da un po' ormai, dovrei proprio chiamarla. Mi riprometto di farlo appena finita la colazione e prendo una scatola di biscotti, cominciando a mangiucchiarne qualcuno. Dopo pochi morsi sento già il senso di nausea invadere lo stomaco e controllo la data di scadenza per essere sicura che i biscotti siano a posto e lo sono, non sono ancora scaduti. Mi sforzo di mangiare ancora qualcuno ma è uno sforzo inutile perchè dopo poco sono costretta a correre in bagno per rimettere tutto ciò che ho mangiato. Tom è subito dietro di me e mi tiene i capelli e la fronte mentre vomito. Vorrei che non mi vedesse, vorrei che nessuno mi vedesse in questo stato, non è un bello spettacolo.
"Va via Tom", mormoro appena sono in grado di parlare di nuovo, prima che un nuovo conato mi scuota.
"Ho fatto esperienza con Sienna, non c'è niente che io non abbia già visto, credimi", risponde tranquillo, sembra che stia ridendo anche.
"E' imbarazzante", dico alzandomi non appena le mie gambe sembrano essere nuovamente in grado di sostenermi e mi avvicino al lavandino, sciacquandomi bene la bocca.
"E' normale. Le nausee sono più che comuni in gravidanza, non è una tragedia", fa spallucce lui, come se niente fosse.
"Ma non devi aiutarmi, non sono la tua ragazza".
"Sei la mia migliore amica, ti voglio bene e se hai bisogno di me ti aiuto. Non ci vedo niente di strano in questo".
"Grazie Tom", mormoro davvero grata, senza di lui ad aiutarmi e sostenermi in questo periodo probabilmente avrei mollato tutto tempo fa. Lui e Sienna mi hanno dato una forza incredibile, una forza che io da sola non ho.
"Di niente Kris, ora vai a riposare, sarai stanca", dice accarezzandomi la schiena e io annuisco, bloccandomi poi prima di uscire da bagno.
"Mi presteresti il telefono? Devo chiamare mia madre e il mio è fuori uso, sai com'è".
"Ti dovrei far pagare per tutte le telefonate che fai dal mio telefono", scherza alzando gli occhi al cielo ed estrae il suo cellulare dalla tasca del jeans, porgendomelo.
"Ti voglio bene, lo sai?", domando lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Che ruffiana", ride tra se scuotendo la testa e fa ridere anche me mentre mi dirigo verso la stanza degli ospiti ed entro dentro.
Mi stendo sul letto e mi rilasso un po', sentendo ancora qualche lieve fitta alla pancia. La accarezzo lentamente, proprio nel punto in cui sento quel lievissimo gonfiore, quel piccolo accenno di pancia che mi ricorda della vita che mi sta crescendo dentro, del mio piccolo miracolo. Vorrei essere capace di proteggerlo da ogni cosa, ma già adesso che è dentro di sembro essere solo capace di fargli del male, di non essere capace a proteggerlo nemmeno da me stessa. Mi sento inutile, sono una madre pessima già in gravidanza, non è affatto rassicurante.
Vago con lo sguardo per la stanza e mi accorgo che ho lasciato il mio cellulare sulla scrivania. Sta lampeggiando, probabilmente per avvisarmi di qualche chiamata persa. Non ho bisogno di controllare per sapere di chi si tratta e adesso non voglio nemmeno pensarci, ho bisogno davvero di parlare con mia madre, mi manca terribilmente, mi mancano le sue rassicurazioni, le chiacchiere tranquille con lei. E' sempre stata il mio punto di riferimento.
Compongo il numero velocemente e avvio la chiamata, aspettando che lei mi risponda. Non passa molto tempo prima che lei lo faccia e sentire la sua voce è come tornare a respirare per un po'.
"Pronto?", domanda, aprendo la chiamata.
"Mamma, sono Kristen", dico sentendomi sull'orlo di scoppiare a piangere, già due secondi dopo l'inizio della nostra conversazione.
"Oh tesoro, ma che fine hai fatto? Cominciavo a preoccuparmi. Ho provato a chiamarti...", lo sento dal suo tono che è preoccupata, ma è anche sollevata di sentirmi, così come lo sono io.
"Lo so scusami, il mio telefono sembra morto, non ho avuto tempo di avvisarti", mi scuso cercando di parlare in modo normale, sperando che non capisca quanto sono disperata dentro.
"Va tutto bene? So che sei a Londra adesso, ne parlano un sacco di giornali. Tu e Robert avete chiarito?", domanda.
"E' tutto molto complicato mamma, vorrei spiegarti ma non posso proprio", le dico sospirando.
"E' così grave?", mi chiede, ora sembra essere anche più preoccupata di prima.
"Non so... E' complicato ecco, è difficile da spiegare. E' tutto un gran casino".
"Sei sicura di non poterlo risolvere?".
"Non lo so mamma, non lo so più. Mi sembra di vivere in un incubo, va tutto male".
"Tu sei sempre stata forte Kristen", dice sicura, "e anche molto più matura di chiunque altro io conosca. Anche più di me, probabilmente. Non ti sei mai abbattuta, qualsiasi cosa succedesse. Hai sempre fatto di tutto per far girare le cose nel verso giusto ed aggiustarle quando sembravano andare male. Il tuo destino te lo sei costruito da sola. Anche se adesso ti sembra di non farcela, che vada tutto storto, tu sei forte abbastanza per risolvere questa situazione, devi solo crederci davvero".
"Oh mamma", mormoro scoppiando a piangere, non riuscendo più a trattenermi.
"Ehi, le donne forti non piangono, lo sai?", domanda e posso sentirla sorridere dall'altra parte del telefono, me lo diceva sempre quando ero piccola.
"Lo so, lo so", dico ridacchiando e cerco di asciugare le lacrime, tirando su con il naso. Il telefono sul comodino prendere a vibrare rumorosamente e sospiro, alzandomi. "Mamma devo andare, ti chiamo presto okay? Ti voglio bene", dico sospirando tra me.
"Va bene tesoro, non fare sciocchezze okay? Ti voglio bene anch'io", mi dice e io chiudo la chiamata, prendendo il telefono dalla scrivania e lo porto all'orecchio.
"Pronto?".
"Senti, ragazzina, te lo dirò una volta sola: hai sbagliato ad andartene così, a trattarmi in quel modo per strada. Ti do venti minuti per raggiungere il mio albergo e chiedermi scusa in ginocchio altrimenti il video verrà pubblicato su internet, chiaro?", domanda, la sua voce sembra davvero arrabbiata, non credo che mi stia solo minacciando, lo farà davvero. "Ti invierà la via e il numero della stanza sul cellulare, hai venti minuti prima che la tua vita e quella del tuo amato vadano a puttane, ti conviene venire", aggiunge e poi chiude bruscamente.
Non ho nemmeno avuto il tempo di aprire bocca ma comunque non avrei avuto niente da dire, non posso rifiutarmi, devo andare. Dopo pochi secondi il telefono vibra ancora ma stavolta è un messaggio, sono scritte tutte le informazioni per raggiungere il suo albergo. Senza perdere altro tempo esco dalla stanza e scendo di corsa le scale, dirigendomi verso la porta.
"Dove stai andando Kris?", domanda Tom confuso ma io non mi fermo e apro la porta.
"Non posso spiegartelo Tom, scusa, non adesso", dico concitata, uscendo fuori da casa sua.
"Kristen aspetta!", insiste ma io non mi fermo, comincio a correre verso il centro della città, cercando quel dannatissimo albergo.
Dopo pochi minuti riesco a trovare un taxi e lo fermo, entrandoci dentro e riferendo al conducente la via dove devo andare. Gli dico di andare il più veloce possibile, i minuti scorrono in fretta e non sono sicura che riuscirò a raggiungere il suo albergo in tempo. La sola eventualità che quel video possa finire in rete mi fa tremare, io finirò nei guai e con me anche Robert, non posso permetterlo. Lui non si merita una cosa del genere, devo trovare il modo di fermarlo.
Per fortuna il tassista fa il suo dovere e in meno di dieci minuti sono davanti all'albergo. Tiro fuori tutto ciò che ho nelle tasce e glielo lascio, forse non è abbastanza ma non ho tempo per fermarmi a pagarlo come si deve. Corro fuori dal taxi ed entro nell'albergo, un piccolo e anonimo hotel, neanche troppo lussuoso. Nel messaggio c'era scritto anche il numero della stanza e il piano, così prendo l'ascensore e schiaccio il pulsante. Ci impiega un tempo che sembra infinito ad arrivare al piano e appena le porte si aprono abbastanza da permettermi di passare esco fuori e trovo la sua camera, bussando con forza per farmi aprire.
"Finalmente, cominciavo a credere che non saresti venuta", dice Rupert con tono di sfida appena apre la porta. Mi fa entrare e io lo fisso senza sapere che dire, sono esausta e confusa, non credo neanche di sentirmi tanto bene. "Io sto aspettando", dice guardandomi, incrociando le braccia sul petto e si poggia ad una piccola scrivania di legno.
"C-cosa?", domando confusa, non riesco a capire a cosa si riferisca.
"Le tue scuse", risponde come se fosse ovvio. Non ho il tempo di parlare che subito un telefono - il suo probabilmente - squilla e lui si allontana per rispondere. "Michael, non è il momento", dice dirigendosi oltre una porta scorrevole, forse il bagno.
Mi mordo le labbra nervosamente e mi guardo intorno, notando un borsone a terra, in un angolo della stanza. Forse è lì che tiene le sue cose, e insieme a tutto deve esserci anche il mio video. Esitando mi avvicino e lo apro, cominciando a frugare tre le varie cose in cerca della mia memory card. Potrebbe essere la fine, la fine del mio incubo.
"Che cazzo credi di fare?", domanda Rupert e io mi volto di scatto, guardandolo.
"Io... Uhm...", non so cosa rispondere, è evidente ciò che stavo cercando di fare.
"Brutta stronza, cercavi il tuo video eh? Credevi che sarei stato così tanto stupido da portarlo con me?", chiede avvicinandosi e mi afferra per i capelli, strattonandomi. "Chiedimi scusa!", urla.
"Scusami", gemo con le lacrime agli occhi, stringendo i denti per il dolore.
"In ginocchio", ringhia tirandomi ancora per i capelli e io urlo di dolore, cadendo a terra, sulle mie ginocchia.
"Basta, ti prego", mormoro disperata ma lui non mi lascia andare, tira più forte, sembra che ci goda a farmi soffrire.
"Hai superato ogni limite ragazzina. Adesso ti faccio vedere che cosa si meritano le ragazzine frigide come te". Mi afferra con forza e mi spinge sul letto, tentando di aprire la zip dei miei jeans e sfilarmeli. Non ci metto molto a realizzare cosa stia cercando di fare.
"No! Ti prego no, per favore, farò tutto ciò che vuoi", urlo e piango, tentando di fermarlo ma lui è più forte di me, mi tappa la bocca con una mano mentre con l'altra continua a sfilarmi i pantaloni e poi sento la zip dei suoi aprirsi. No, questa non è la fine del mio incubo, è l'inizio di uno ancora più grande.
"Toglile le mani di dosso brutto bastardo!", urla una voce e in pochi secondi il corpo di Rupert non mi sovrasta più, sono stesa sul letto mezza nuda ma sono ancora intera, non mi è successo niente.
Dall'altra parte della stanza Tom afferra Rupert per le spalle e gli tira un forte calcio tra le gambe, facendolo piegare in due dal dolore e cadere a terra. Non sono mai stata più felice di così di vedere Tom in vita mia.
"Kristen, Dio mio stai bene? Ti ha fatto del male?", domanda venendo da me e mi abbraccia con forza, stringendomi a sé mentre io non riesco a fare altro che piangere.
"Oh Tom", gemo stringendomi con più forza a lui, bagnando la sua maglia di lacrime. "Come hai fatto a trovarmi?", domando confusa, non gli ho detto dove andavo, non poteva sapere niente.
"Eri strana, mi sono preoccupato con te e ti ho seguita. E grazie al cielo il mio presentimento era giusto, non posso immaginare cosa sarebbe successo se non fossi arrivato".
"Dio mi dispiace Tom, avrei dovuto dirti tutto, scusami".
"Shh tranquilla, va tutto bene, va tutto bene", mormora accarezzandomi i capelli. Rupert sul pavimento si contorce ancora dal dolore.
Tento di alarmi e vestirmi ma sento una fotte fitta al ventre e una strana sensazione tra le gambe, qualcosa di umido e denso che mi bagna. Guardo giù e il respiro mi si blocca in gola, mi sento morire.
"Tom", mormoro quasi senza voce, è grido d'aiuto soffocato il mio. "Sto sanguinando".
















Note dell'autrice:

Buon sabato a tutti! Come state? Spero bene. E' stata una vera e propria corsa contro il tempo questo capitolo, fino all'ultimo credevo che non ce l'avrei fatta a scrivere ma poi per chissà quale aiuto divino sono riuscita a terminarlo. Non è un granché, ma almeno sono riuscita ad arrivare fino alla fine.
Succedono parecchie cose, Victoria e tutti gli altri scoprono della gravidanza, Robert ovviamente ne rimane deluso, Caroline per chissà quale strana magia si comporta bene con Kristen, e poi Rupert, il personaggio che noi tutti amiamo, no? LOL okay, no. Non mi voglio esprimere più di tanto perchè preferisco che siate voi a trarre le vostre conclusioni e a dirmi che cosa ne pensate di tutti questi avvenimenti un po' ingarbugliati. Spero solo che non vi abbia deluso su tutta la linea.
Sarò breve perciò come sempre vi ringrazio per continuare a seguire la mia storia, ringrazio chi l'ha inserita tra le preferite, tra le seguite o le ricordate, ringrazio chi recensisce sempre e chi solo qualche volta, ma anche chi si limita a leggere senza recensire. Grazie davvero di cuore, il vostro sostegno è importante per me.
Detto questo vi rimando al prossimo capitolo che come sempre arriverà sabato prossimo, sperando che sia migliore. Un bacio grande, Mary.

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Capitolo 12
*** Beating heart ***


Breathe Me - Capitolo 12

Breathe Me

Capitolo 12.

Beating heart


Il tragitto verso l'ospedale è quanto di più spaventoso posso esserci per me al mondo. Tom ha chiamato un taxi e mi ha portata in braccio fino fuori dall'albergo, mettendomi stesa sui sedili posteriori, andandosi a sedere poi vicino al conducente. Non riesco a pensare all'eventualità che il bambino che porto dentro possa non esserci più, è impossibile che una cosa del genere stia succedendo a me, non adesso, non ora che lo voglio così disperatamente. Vivo quegli avvenimenti come se non stessero succedendo a me, come se io fossi spettatrice della mia stessa vita, come se stessi guardando solo un film drammatico o come se fosse solo un brutto sogno dal quale mi sveglierò presto. Ma non è un sogno, non è un film. E' la mia vita e sta accadendo da vero, sto perdendo il mio bambino.
Forse me lo merito. In fondo me la sono cercata, ho chiesto io che questo bambino non ci fosse, ho desiderato di non averlo concepito perchè non so che futuro potrò dargli, che madre potrò mai essere, ho sperato di non essere incinta e adesso il mio desiderio si sta avverando. Mi rendo conto solo adesso di quanto desidero quel bambino. Lo desidero con ogni fibra del mio corpo, voglio poterlo portare dentro ancora, voglio sentirlo scalciare, voglio vedere la pancia crescere e diventare grande, rotonda, voglio sentire il battito del suo cuore e poi finalmente tenerlo tra le braccia, sentirlo piangere, guardarlo negli occhi e sapere che è mio, è il mio bambino e nessuno potrà mai cambiare tutto questo. Non posso pensare che forse non avrò mai la possibilità di provare tutte queste cose. Non sono un tipo molto religioso, non sono stata mai spinta dai miei genitori a pregare o ad andare in chiesa o cose del genere, ma in questo momento l'unica cosa che riesco a fare è pregare. Prego qualunque Dio ci sia che salvi il mio bambino, che non me lo porti via. Prego con tutta la forza che ho, perchè non posso fare altro. Posso solo pregare e sperare che tutto vada per il meglio, che il destino non sia davvero tanto crudele da togliermi anche l'ultimo briciolo di Robert che mi rimane.
Per un solo istante mi concedo il lusso di cominciare davvero ad immaginare come sarebbe la mia vita con un figlio, come sarebbe la nostra vita se potessi avere anche Robert con me. Immagino come potrebbe essere svegliarsi ancora nel letto della nostra bella casa a Los Angeles, affianco a lui, vedere il nostro bambino che dorme ancora sereno nella culla, svegliarlo poi per farlo mangiare. Mi piacerebbe sapere com'è allattare, se è una bella sensazione, se è vero che crea un legame speciale con il bambino. Vorrei poter avere di nuovo Rob che mi prepara la colazione o semplicemente rimanere tutto il giorno a letto noi tre, tranquilli, felici. Vorrei vedere nostro figlio crescere, insieme. Ogni cosa sembra così bella, così perfetta, vorrei che succedesse, vorrei avere il privilegio di avere una vita felice e perfetta come l'avevo tempo fa ma probabilmente non sarà possibile. Ho perso tutto e adesso sto perdendo anche il mio bambino, il nostro bambino. Non ho nemmeno avuto il tempo di dire a Robert tutta la verità, il suo papà non saprà mai della sua esistenza, crederà che non fosse figlio suo.
Sto cercando di proteggere tutti, sto cercando di salvare Robert, Tom, Sienna, Lizzy, tutte le persone a cui voglio bene ma sto trascurando la persona di cui dovrebbe importarmi di più: mio figlio. Sono già una pessima madre e questo bambino non è ancora venuto al mondo, forse non verrà mai al mondo ed è una cosa così orribile e dolorosa da pensare. Non penso mai a me, a come dovrei cercare di proteggere anche me in tutta questa faccenda, ho cercato di proteggere gli altri ma ho fallito anche con loro, sono tutti coinvolti, lo sono a causa mia, li ho trascinati io in questa storia. Vorrei poter essere capace di tirarli anche fuori, di tirarci fuori tutti da questo inferno.
Dopo le tante sollecitazioni di Tom, finalmente il tassista decide di premere quel dannato acceleratore e, in quelli che a me sembrano essere anni ma che credo siano pochi minuti, arriviamo in ospedale. Tom è subito da me e mi prende in braccio, portandomi dentro il pronto soccorso.
"Posso camminare", gli dico cercando di bloccarlo ma lui non sente ragioni, scuote la testa e si dirige verso l'accettazione.
In poco tempo un dottore e un paio di infermieri mi portano su un lettino in una stanza privata - essere me può portare dei vantaggi in fondo - e cominciano a farmi tutti gli esami del caso. Non riesco a smettere di pregare, a ripetere nella mia mente "Fa che stia bene, fa che stia bene". Tom non lascia il mio fianco neanche per un secondo, non esce dalla stanza neanche quando chiama Sienna e lei insiste per venire in ospedale. La capisco, lei sa che cosa si prova, sa cosa vuol dire avere un aborto. L'ultima cosa che decidono di farmi è un'ecografia, mentre aspettano i risultati di tutte le analisi. Il medico prepara tutta la strumentazione e mi dice di alzare la maglietta, mettendo poi il gel freddo sul mio addome. Muove il piccolo macchinario sul mio ventre e dopo poco lo schermo che prima era nero si illumina, mostrando delle immagini a me poco chiare. Non ho idea di come si legga un'ecografia ma il medico dovrebbe saperlo. Ancora non parla però, e nella stanza si diffonde un suono familiare eppure sconosciuto.
"E' un po' veloce per essere il mio battito", dico preoccupata, non capisco perchè dovrebbe essere così, è un battito frenetico, molto più accelerato del solito.
"Non è il suo infatti, è il cuore del bambino", risponde il medico, osservano attentamente il monitor.
Il battito del bambino. A quelle parole mi si stringe il cuore e gli occhi si riempiono di lacrime calde che scendono a rigarmi il viso. Il mio bambino c'è ancora, il suo cuore batte ed è forte, vigoroso, vuole vivere. E io lo voglio quanto lui, lo voglio più di lui forse. Tom stringe una mia mano e mi sorride come per rassicurarmi e solo ora mi rendo conto come tutto questo sia sbagliato. Non dovrebbe esserci lui con me alla mia prima ecografia. Non è lui l'uomo che dovrebbe starmi accanto, che dovrebbe sorridermi e rassicurarmi, baciarmi magari, mentre vediamo per la prima volta quella creatura che cresce dentro di me. Dovrebbe esserci Robert con me. Voglio bene a Tom con tutto il cuore ma non è la stessa cosa, non è lui che vorrei al mio fianco adesso.
Dopo alcuni minuti il medico mi lascia un pezzo di carta per pulirmi ed esce per recuperare i risultati delle analisi, lasciandomi da sola con Tom.
"Dovrei chiamare Robert?", domanda guardandomi.
"Perchè dovresti?", chiedo confusa, mettendomi a sedere meglio sullo scomodo lettino da ospedale. Non smetto un secondo di tenere la mano sulla mia pancia, come se volessi impedire al bambino di andare via.
"Lui vorrebbe sapere se stai male... E vorrebbe sapere anche cosa succede a suo figlio", risponde facendo spallucce.
"Non sa niente del bambino. O meglio sa, ma crede che sia di Rupert, come tutti del resto", mormoro abbassando lo sguardo. Mi sento così stanca che mi manca persino la voglia di parlare, sono successe troppe cose in poche ore, vorrei solo poter dormire un giorno intero.
"L'ha saputo? Come?", chiede lui confuso, lui non sa niente dell'incontro con Rupert questa mattina e di tutto quello che ne è conseguito ovviamente.
"Possiamo parlarne più tardi? Non sono in vena adesso", ammetto chiudendo gli occhi, poggiando la testa sul cuscino.
"Va bene Kris, cerca di stare tranquilla ora", dice accarezzando piano una mia mano e dopo poco sento dei passi fuori dalla porta, aprendo lentamente gli occhi.
"Kris, stai bene?", domanda Sienna preoccupata, entrando in camera. Stringe in braccio Marlowe che ha la testa appoggiata sulla sua spalla e dorme tranquilla, pacifica. Sienna sa che cosa si prova, il terrore di sapere che stai perdendo il tuo bambino e non poter fare niente per fermarlo, capisco perchè sia così preoccupata.
"Sì, credo. Ho sentito il cuore del bambino, credo stia bene", rispondo abbozzando un sorriso e la vedo sospirare più tranquilla.
"Grazie al cielo! Ti hanno fatto un'ecografia?", chiede, sa già tutto ciò che si fa in questi casi. Io annuisco semplicemente, non ho le forze nemmeno per parlare adesso, vorrei solo poter liberare la mia mente e non pensare. "Andrà tutto bene Kris, vedrai", aggiunge sorridendomi.
Non ho il tempo di chiudere gli occhi per un istante che subito un medico entra nella mia stanza con una cartellina e dei fogli, probabilmente le mie analisi. E' più giovane del medico della scorsa volta, ma non per questo più rassicurante.
"Signora Stewart?", domanda senza staccare gli occhi dai fogli che sta esaminando.
"Signorina", rispondo in automatico, si sbagliano spesso e neanche capisco il perchè. Sembro così vecchia?
"Io sono il dottor Harper, ho controllato la sua cartella clinica e tutti gli accertamenti fatti su di lei", dice rivolgendo lo sguardo su di me e mi stringe la mano, è fastidiosamente sudaticcia. "Dalle analisi i valori risultano nella norma, anche se c'è una lieve carenza di ferro e di vitamine nel sangue. Non si preoccupi comunque, con le cure prenatali del caso non ci saranno problemi per lei e per il suo bambino", afferma tornando a sfogliare le carte che ha in mano. "Quando ha fatto la prima ecografia?".
"Uhm circa venti minuti fa", rispondo, non sapendo bene cosa dire.
"Oh, credevo ne avesse fatte altre...", dice corrucciando la fronte, esaminando ancora le carte. "Il feto dovrebbe essere intorno alle sette o otto settimane di gestazione, sembra tutto nella norma in quanto a sviluppo e crescita ma abbiamo notato un piccolo assottigliamento nella placenta, che potrebbe causarne il distacco prematuro. Non è nulla di grave per il momento, non si preoccupi, ma è sempre meglio cercare di evitarlo. Dovrebbe evitare gli sforzi o gli stress, essendo la sua prima gravidanza il suo corpo non è abituato a sostenere due esseri e non può sprecare energie. E' dimagrita dall'inizio della gestazione?", chiede poi, guardandomi.
"No".
"Sì".
Io e Tom rispondiamo nello stesso momento, guardandoci poi. Che cosa diamine sta dicendo? Io non sono dimagrita, non mi vedo affatto dimagrita. Eppure lui sembra così sicuro della sua affermazione.
"Lei sarebbe?". Il dottor Harper sembra confuso nel vedere Tom parlare al posto mio, e lo sono anche io in realtà.
"Un amico. Attualmente la signorina Stewart vive a casa mia e posso dirle che la vedo dimagrita", afferma lui, guardando me con serietà.
"Può essere normale un lieve calo di peso nei primi mesi della gravidanza, è causato di solito dalle frequenti nausee e dagli episodi di vomito ma se seguirà un'alimentazione corretta insieme alle vitamine e al ferro che le prescriverò vedrà che riacquisterà peso in poco tempo e anche il feto starà meglio".
A quella parola arriccio le labbra. Feto. Non mi piace quella parola. Considerano il mio bambino un semplice ammasso di cellule senza alcun sentimento ma per me non è così. E' mio figlio, è un bambino, un essere vivente. E' il mio piccolo miracolo e dovrò impegnarmi a proteggerlo adesso.
"Bene, credo di averle detto tutto. In accettazione troverà i moduli per il rilascio, la dimettiamo ma se dovesse avere altre perdite di sangue non esiti a tornare, è sempre meglio tenere sotto controllo questi episodi. Le prescrivo delle compresse da prendere per aumentare il livello di ferro e vitamine", mi porge un foglio con i nomi delle compresse da prendere e poi mi guarda, "e tanto tanto riposo. Non c'è niente che possa fare meglio di tanto riposo".
Ci saluta cordialmente ed esce dalla stanza, lasciandosi la porta aperta alle spalle.
"Non è andata tanto male, in fondo", dice Sienna, sorridendo tranquilla.
"Ti avevo detto di mangiare di più, ma tu non ascolti mai", mormora Tom, sospirando tra sé.
"Tom, Kristen non è una bambina, sa che cosa sta facendo, non sgridarla sempre".
"No, ha ragione. Dovevo pensare a mio figlio e non l'ho fatto. Mi impegnerò adesso, lo prometto. Grazie Tom, grazie a tutti e due, davvero", dico sincera, lasciando un bacio sulla sua guancia.

In accettazione firmo tutti i moduli per essere dimessa e dopo poco siamo in macchina per tornare finalmente a casa. Mi sento esausta, potrei anche finire per addormentarmi qui se non fosse che le scene di tutta questa assurda giornata continuano ad apparire come flash nella mia mente, tenendomi sveglia. L'incontro con Rupert, Victoria che mi costringe a raccontare tutto a Robert e la sua espressione glaciale e ferita rivolta a me, la strana gentilezza di Caroline. E poi ancora lui, Rupert, che mi costringe ad andare da lui in albergo e quella tentata violenza, mi sento male solo al pensiero. Improvvisamente mi ricordo che c'è qualcosa che abbiamo lasciato in sospeso, qualcosa di cui ci siamo totalmente dimenticati, troppo presi dalla paura di uno scampato aborto.
"Rupert!", esclamo guardando Tom, che mi rivolge un'occhiata dallo specchietto retrovisore.
"Cosa?", domanda lui confuso.
"Rupert! Lo abbiamo lasciato in albergo, da solo! Dobbiamo portarlo dalla polizia", dico concitata, per quanto ne so potrebbe essere anche scappato adesso ma dobbiamo prenderlo.
"Cazzo! Cazzo, l'avevo completamente dimenticato!", impreca Tom colpendo con una mano il volante e fa bruscamente inversione, accelerando verso l'albergo dove abbiamo lasciato Rupert.
"Che succede?", chiede Sienna preoccupata, lei non sa tutta la storia, nessuno ha avuto il tempo di raccontargliela tutta.
"Ti spiegherò più tardi, ora dobbiamo andare a prendere quello stronzo".
Fortunatamente Tom sa come guidare e sa che strade prendere per accorciare il tragitto così in poco tempo arriviamo fuori dal suo albergo. Faccio per uscire ma lui cerca di bloccarmi, scuotendo la testa.
"Rimani qui, il medico ha detto che devi riposare", scuote la testa guardandomi, ora forse è decisamente troppo protettivo.
"Tom devo solo camminare fino all'entrata, non devo mica andare io a prenderlo e portarlo di peso dalla polizia", rispondo alzando gli occhi al cielo e scendo dalla macchina, seguendolo fino alla hall.
"Scusate? State cercando qualcuno?", domanda la ragazza che sta dietro il bancone della reception, guardandoci con un sorriso cordiale mentre noi cerchiamo di entrare nell'ascensore.
"Sì, vorremmo raggiungere la stanza del signor Rupert Sanders se non è un problema", risponde Tom, non lasciandomi neanche il tempo di aprire la bocca.
"Beh sì, è un problema. Il signor Sanders è andato via portandosi tutti i bagagli e senza nemmeno pagare, il titolare ha cercato di raggiungerlo ma non ce l'ha fatta. Siete suoi amici?".
"Affatto. Abbiamo dei conti in sospeso con lui anche noi".
"Se doveste riuscire a trovarlo vi prego di ricordargli che deve saldare il conto con il nostro albergo", dice sempre con un sorriso cordiale, anche se trovo difficile capire che cosa ci sia da sorridere in tutta questa situazione.
"Certo, grazie comunque, arrivederci", mormora Tom, mettendo una mano sulla mia schiena, accompagnandomi fuori mentre la ragazza ci saluta con un cenno del capo.
"E' scappato, dovevo immaginarlo", dico sospirando, entrando in macchina.
"Non la passerà liscia ancora per molto quel bastardo, te lo prometto. Lizzy è sulle sue tracce ormai, aveva intuito che fosse nei paraggi. E' una ragazza molto perspicace e in gamba, vedrai che insieme a lei lo troveremo presto e questa storia si concluderà per sempre", sembra così sicuro mentre lo dice e io vorrei esserlo quanto lui.
Lo spero Tom, penso mentre chiudo gli occhi e mi rilasso, poggiando la testa sullo schienale del sedile. Lo spero davvero.

Una volta a casa la sola cosa che voglio fare è andare a riposarmi, stare un po' tranquilla e a letto, magari riuscire a dormire un po'. Mangio qualcosina per non rimanere a digiuno e poi mi dirigo nella mia stanza e per qualche ragione Tom decide di seguirmi.
"Guarda che so arrivare da sola alla stanza degli ospiti sai", dico ridacchiando, scuotendo la testa.
"Non si sa mai", risponde facendomi la linguaccia, guardandomi poi. "Perchè continui a chiamarla "la stanza degli ospiti?", domanda poi, serio.
"Non so... E' quello che è, no?".
"E' la tua stanza adesso. Non hai nemmeno disfatto la valigia, non stai bene qui?".
"Tom, ma come ti viene in mente una cosa del genere?", chiedo sedendomi sul letto. E' assurdo che pensi una cosa del genere. "Io sto bene qui... Ma non è casa mia. Non ho disfatto la valigia perchè non è il mio posto, non voglio rimanere qui per sempre. Mi manca Los Angeles, la mia casa lì, la nostra casa. Mi manca svegliarmi con Rob nel nostro letto, con Bear ai nostri piedi. Mi manca la doccia calda con lui la mattina, l'odore del caffè appena fatto, mi manca tornare a casa dopo il lavoro, entrambi stanchi e coccolarci fino ad addormentarci. Mi manca casa mia, qui è bello, mi fate sentire accettata e protetta ma non è la nostra casa Tom, vorrei poter tornare a casa e alla vita che facevo prima", rispondo stringendomi nelle spalle, è la pura verità, non l'ho disfatta perchè in un certo senso ho sempre continuato a sperare che sarei tornata presto a casa mia.
"Succederà Kris, tornerete a casa vostra", dice convinto.
"Vorrei essere sicura come sei tu", ammetto.
"Fidati di me. Adesso riposati, sarai stanca", mormora prima di chiudersi dietro la porta e lasciarmi sola.
Mi cambio e metto qualcosa di più comodo, mettendomi poi sotto le coperte. Londra è una bella città, piena di ricordi e Tom e Sienna sono delle persone straordinarie ma è Robert la mia famiglia, è lui che voglio, non è la stessa cosa. E so che probabilmente non avrò più la possibilità di averlo, ma per qualche ragione continuo sempre a sperarci stupidamente. Vorrei potermi addormentare e svegliare poi quando tutta questa storia sarà finita. Ed è con questo pensiero che mi addormento, certa che però al mio risveglio sarà tutto uguale.

Il fastidioso rumore del cellulare che vibra sulla scrivania mi sveglia e mi fa abbandonare i miei sogni. Ormai non c'è un solo momento in cui io non sogni qualcosa, che sia bella o che sia un incubo non importa ma ormai ogni volta che chiudo gli occhi mille immagini cominciando a mostrarsi nel mio cervello. Non mi succedeva molto spesso prima, ma adesso sembra che anche la mia testa sia contro di me e mi ricordi tutto ciò che ho perso, costantemente. Il cellulare non smette di vibrare e mi alzo esasperata, andando a prenderlo. E' un numero che non conosco, non il solito numero privato di Rupert, ma non mi fido comunque molto. Esitando, apro la chiamata.
"Pronto?".
"Kristen, ehi! Sono Michael, Michael Angarano", dice una voce fin troppo allegra e pimpante per me, che sono appena sveglia.
"Uhm ciao Mike, come va?", domando confusa, non capisco perchè lui avrebbe dovuto chiamarmi, sono anni che non ci parliamo.
"Bene grazie. Sai ho scoperto dai giornali che sei a Londra, sono qui per lavoro quindi... Perchè non ci incontriamo per prendere un caffè? Non ci parliamo da secoli". Michael che mi propone di andare a prendere un caffè? Ma se lui lo odia! E poi come a fatto a chiamarmi? Credevo che questo numero fosse accessibile solo a Rupert ormai. Qualcosa non quadra, comincio a sospettare che anche lui possa essere coinvolto in questa storia e c'è un unico modo per esserne certi.
"Uhm va bene, ci vediamo domani? Nel pomeriggio magari", dico cercando di capire che ore sono, deve essere davvero tardi, credo di aver dormito parecchio.
"Kristen, è pomeriggio! Perchè aspettare domani?", domanda.
Stacco il telefono dall'orecchio e guardo l'orario, confusa. Sono le quattro del pomeriggio, ho dormito per più di un giorno! Cavoli, dovevo essere davvero esausta, non ho mai dormito così tanto in vita mia.
"Uhm okay allora, ci vediamo tra una mezz'ora al Cafè Real, sai dove si trova?", chiedo passandomi una mano tra i capelli.
"Certo, a dopo allora Kris", dice chiudendo la chiamata.
Mentre cerco qualcosa con cui vestirmi mi chiedo che cosa possa volere mai da me. Se fosse davvero in combutta con Rupert non si dimostrerebbe così gentile, no? O forse è  tutta una finta e in realtà è proprio come lui, uno stronzo manipolatore. Come avrebbe potuto chiamarmi altrimenti, se non fosse stato Rupert a lasciarglielo fare? Ero certa che il mio telefono fosse controllato da lui ormai, non avrebbe senso. In fondo però niente ha senso ormai, non capisco più chi ci sia dietro tutta questa storia e perchè lo stia facendo. Ci metto poco ad infilare le prime cose che capitano e dopo essermi resa almeno presentabile scendo giù. In casa  non c'è nessuno, probabilmente Tom e Sienna sono usciti visto che le chiavi della macchina non ci sono, così decido di chiamare un taxi che mi porti al luogo dell'incontro. So che non dovrei stancarmi ma potrebbe essere la nostra svolta questa, potrei finalmente capire che cosa diamine sta succedendo. Il taxi è lento come non mai e io sono sempre più nervosa, non so cosa aspettarmi da questo incontro. Spero solo che vada tutto bene, comincio davvero a temere che possa succedere qualcosa di grave ma in fin dei conti so di dover rischiare per poter almeno cercare di ricavare qualche informazione utile. Mi sto volontariamente offrendo al nemico, o almeno quello che credo sia il nemico.
Dopo un tempo infinito arrivo nei pressi del bar e pago il tassista prima di scendere. Michael e già lì ad aspettarmi, seduto ad uno dei tavolini esterni. Sembra nervoso, gioca distrattamente con il cellulare ma sembra che non sia tranquillo. Lo conosco dopo tutto, so quando è tranquillo e quando non lo è. Prendo un grosso respiro e dopo aver trovato un po' di coraggio mi avvicino a lui.
"Ciao", dico una volta abbastanza vicina, abbozzando un sorriso finto. Non c'è niente da sorridere ma devo fingere, devo fare finta di non sapere niente.
"Ehi Kristen, ciao", risponde lasciando immediatamente il telefono e si alza, sporgendosi per lasciarmi due baci sulle guance, passando una mano intorno alla vita. Il solo gesto mi infastidisce.
"Come mai hai voluto vedermi?", domando cercando di nascondere la vera curiosità, sedendomi.
"Vuoi ordinare qualcosa?", mi chiede come se stesse cercando di evitare il discorso.
"No, grazie. Mi è sembrato strano che tu mi chiamassi", lo incalzo, cercando di capire a che gioco stia giocando.
"Eravamo legati un tempo", risponde facendo spallucce.
"Eravamo troppo giovani quando ci siamo conosciuti. Abbiamo scambiato una bella amicizia per amore, sai che di quello non è rimasto più niente, perchè chiamarmi di nuovo?".
"Ho saputo com'è andata a finire con il tuo ragazzo. Hai fatto a lui quello che avevi fatto ance a me", dice guardandomi, sembra quasi deluso.
"La nostra storia non c'entra niente con ciò che c'è tra me e Robert. Io non ti ho tradito e lo sai perfettamente. Ti ho lasciato quando ho capito che mi stavo innamorando di Robert ma tra noi non c'era mai stato niente, è chiaro? Non ti permetto di darmi della traditrice, non sono così", rispondo alterata, so che non dovrei agitarmi ma non posso lasciare che anche lui mi consideri in quel modo.
"Però hai tradito l'uomo per cui avevi lasciato me, è un po' assurdo non trovi?".
"Tu non sai niente di questa storia, se volevi incontrarmi per accusarmi potevi tranquillamente evitare di farti vivo. Se non ti dispiace me ne vado ora". Faccio per alzarmi ma lui e più veloce e mi blocca per un polso.
"Scusami, sono nervoso per il mio lavoro, non volevo accusarti", dice e sembra davvero sincero ma una vocina nella mia testa mi ripete di non fidarmi, c'è qualcosa che non quadra.
"Non ti bastava avere l'amante a Londra? Anche il tuo ex? Sul serio?", domanda una voce fin troppo familiare e vorrei sparire, dissolvermi in questo preciso istante.
"Rob che stai dicendo", mormoro guardandolo e mi alzo, avvicinandomi a lui. Fissa me e Michael con rabbia, sembra quasi che si senta ancora più tradito nel vedermi con lui e credo di sapere il perchè, lo ha sempre visto come un rivale per quanto assurda risulti a me quella cosa. Per me non c'è mai stato paragone possibile, Robert è il mio vero amore mentre Michael è una storia di una ragazzina che non ha idea di che cosa sia quel sentimento.
"Mi chiedi anche che cosa dico? Sei con il tuo ex, sotto gli occhi di tutti, facendomi passare ancora di più per cornuto di quanto già non sembri. Non hai proprio ritegno?", domanda guardandomi come se fosse disgustato dalla mia sola presenza.
"Non è come credi Robert, non sto con lui e lo sai benissimo, perchè ti comporti così?".
"Come ti aspetti che mi comporti? Che gioisca nel vedere la persona che amo con il suo ex ragazzo? Che sia contento nel sapere che lei è incinta di un uomo che non sono io? Che dovrei fare? Spiegamelo perchè io non lo so più!", urla quasi e nel raggio di due metri tutti si girano per guardarci.
"Rob abbassa la voce, ci guardano tutti", mormoro imbarazzata, abbassando lo sguardo.
"No, non m'interessa se mi sentono! Io non...", non termina la frase, interrotto dalla suoneria del suo cellulare. "Tom? Che succede? Parla piano non ti capisco, che cazzo dici? Che vuol dire? Sì lei è... è con me, va bene arriviamo". Sembra preoccupato quando chiude la chiamata.
"Che c'è? E' successo qualcosa?", domando confusa.
"E' Tom, dice che dobbiamo correre subito a casa sua", mormora lui guardandomi, come in preda allo shock. "Hanno rapito Marlowe".
























Note dell'autrice:

Ciao a tutti! Mi scuso innanzi tutto se il capitolo è venuto piuttosto corto ma le parole non volevano saperne di uscire nonostante io ci abbia provato in tutti i modi. Sinceramente per averlo scritto in due giorni credo che sia il meglio che io possa fare, dalla settimana prossima proverò a fare di meglio, se ci sarò ancora. Perchè se ci sarò ancora? Ho notato un netto calo delle recensioni e mi dispiace moltissimo, soprattutto perchè evidentemente significa che la fanfic non è più interessante come una volta. Perciò mi sono venuti parecchi dubbi ultimamente, mi sono chiesta se dovessi continuare ancora a scriverla o meno. Ho voluto tentare, vedrò in questo capitolo se magari andrà un po' meglio altrimenti cercherò di concluderla di due o tre capitoli e vi libererete finalmente di me!
Detto questo, non succedono tantissime cose in questo capitolo se non alla fine, in effetti, perciò sugli avvenimenti ho ben poco da dire. Che ne pensate voi? Cosa è successo a Marlowe? Chi l'ha rapita e perchè? E cosa vuole Michael? Dov'è andato a finire Rupert? Mistero lol.
In ogni caso ringrazio chi comunque ha continuato a recensire e non si è ancora stancato di me, chi ha aggiunto la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e chi legge soltanto, senza farsi mai sentire. Uscite allo scoperto ogni tanto, non sarebbe male! Mi scuso se non ho risposto alle recensioni ma sono stata un po' impegnata, prometto che cercherò di rispondere il prima possibile. Ditemi voi se continuare o meno, recensite, recensite, recensite!
Se tutto va bene ci troveremo sempre qui sabato prossimo, un bacio, Mary.

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Capitolo 13
*** Forgiveness ***


Breathe Me - Capitolo 13

Breathe Me

Capitolo 13.

Forgiveness


Il viaggio verso casa di Tom è pieno di una tensione palpabile, talmente reale che mi sembra di percepire un muro tra di noi, qualcosa che ci divide. E' un silenzio strano quello che aleggia, un silenzio arrabbiato, che urla quasi, un silenzio che chiede di essere spezzato con parole che però non arrivano, perchè nessuno dei due vuole parlare per primo. Cosa ci sarebbe da dire in fondo? Anche se provassi a spiegargli lui non mi crederebbe mai. Non potrei neanche davvero spiegargli tutto, finirei per dirgli solo altre bugie che ci farebbero soffrire entrambi. Non mi piace questo nuovo nostro rapporto, è un odio strano, è un disprezzo che però non è davvero tale. E' l'odio che nasce quando ami una persona e sai che non puoi averla, per qualche ragione. E' l'odio che nasce quando vorresti dimenticare qualcuno ma non ci riesci, perchè ce l'hai marchiato a fuoco dentro il cuore. Sarebbe più facile se lui mi odiasse davvero, ma lui non mi odia, lui odia il fatto che mi ama ancora. Lo capisco e vorrei fare qualcosa per poter rimediare ma so che l'unica soluzione sensata sarebbe stargli lontana ma il mio cuore si rifiuta anche solo di comprendere quel pensiero, lo rifiuta e lo rifiuta anche la mia mente. E' un pensiero troppo doloroso. Così semplicemente rimaniamo in silenzio, seduti vicini ma distanti come due estranei che dividono la corsa di un taxi, ma che poi prenderanno strade diverse.
Una volta arrivati a destinazione insiste per pagare la corsa e io vorrei che non lo facesse ma lascio correre, non posso perdere tempo adesso, devo capire che cosa diamine sia successo a Marlowe. Quando suono il campanello non è Tom a venirmi ad aprire come mi aspetto, è Lizzy. Probabilmente hanno avvisato anche lei.
"Come stanno?", domando entrando in casa, riferendomi a Tom e Sienna. Posso solo provare ad immaginare come possano stare due genitori ai quali hanno sottratto la propria figlia, deve essere una sensazione orribile.
"Sienna è uno straccio, non riesce a smettere di piangere... Tom la consola, sembra più tranquillo ma è comunque scosso, cerca solo di nasconderlo", risponde in un mormorio basso, facendomi capire con un cenno della testa che sono in soggiorno e possono sentirci.
Annuisco piano e sento Rob entrare mentre io mi dirigo verso il soggiorno. Sono seduti sul divano, stretti l'uno all'altra. E' evidente che Sienna è in preda ad una vera è propria crisi di pianto mentre Tom è sotto shock, ha gli occhi spiritati. Mi inginocchio davanti a loro e poggio la mano sulle loro gambe, cercando di creare un contatto, qualcosa che possa in qualche modo far capire loro che li aiuterò in ogni modo possibile.
Alla mia vista gli occhi vuoti di Tom sembrano riprendersi per un attimo, spero che dica qualcosa, che spieghi, ma non lo fa.
"Mi spiegate cos'è successo? Com'è possibile che sia scomparsa?", domando dopo un attimo interminabile di silenzio.
"N-non lo so", mormora Tom in un tono che sembra talmente disperato da mettermi paura. Non l'ho mai visto così, sembra il fantasma di se stesso.
"Cerca di ricordare Tom, per favore, che stavate facendo quando l'hanno presa?", gli chiedo stringendogli la mano, l'unico modo in cui posso dargli conforto è questo e mi sento terribilmente inadeguata alla situazione, sono inutile.
"Io... Io e Sienna eravamo in centro, dovevamo solo fare una passeggiata tranquilla. E poi un passante ci ha chiesto informazioni, neanche ricordo su che cosa, e noi ci siamo distratti... Quando abbiamo guardato la culla era vuota, lei non c'era più. L'abbiamo cercata per mezza città, abbiamo chiamato la polizia ma niente, non riescono a trovarla...", la sua voce si rompe, come se si stesse trattenendo dallo scoppiare a piangere. So perchè non lo vuole fare, glielo leggo negli occhi: deve aiutare Sienna ad essere forte, come può farlo se anche lui si lascia andare alla disperazione?
"Chi può essere stato?", domando tra me, in fondo loro non possono saperlo.
Chi potrebbe essere tanto crudele da rapire una bambina di pochi mesi? E a quale scopo poi? Cosa ci potrebbero guadagnare? Certo Tom e Sienna sono entrambi abbastanza conosciuti e i soldi di certo non mancano ma se avessero voluto un riscatto si sarebbero già fatti vivi. E allora se non sono i soldi che cercano, cosa vogliono? Chi vogliono colpire in tutta questa storia?  Mi rendo conto che forse e veri bersagli non sono Tom e Sienna, né la piccola Marlowe. Il bersaglio sono io. Hanno colpito loro ma in realtà è a me che miravano. E ci sono riusciti in pieno, hanno colpito tutto ciò che amo di più. Quella povera bambina e i suoi genitori sono solo delle stupide pedine nel gioco perverso e senza fine di Rupert e di chiunque ci sia dietro tutto questo. Come si può essere così meschini? Mi sento male al solo pensiero.
"E' colpa mia", mormoro alzandomi, quando ormai quell'idea diventa una consapevolezza.
"No, Kristen tu non c'entri", risponde Tom, improvvisamente lucido. "Ci siamo distratti, chiunque poteva prenderla, non incolparti sempre".
"Tu non capisci! E' me che vogliono colpire, non voi! Vi stanno usando per arrivare a me!", dico decisa, vedendo entrare in soggiorno Lizzy, con Robert dietro di lei.
"L'ho pensato anche io in realtà, avrebbe un senso se fosse così", interviene Lizzy, poggiandosi con la schiena al muro.
"Perchè dovrebbero cercare di colpire lei? E poi chi?". Robert sembra confuso ed è più che normale. Lui non sa niente.
"Io...", provo a parlare ma non ho idea di cosa dire, non c'è spiegazione logica a tutto questo senza che prima lui conosca tutta la storia.
"Kris", Lizzy mi guarda seria, non l'ho mai vista con quella decisione nello sguardo. "Devi dirglielo. Adesso. Basta bugie, basta cercare di proteggerlo. Siamo tutti coinvolti ora, lui deve sapere", afferma. Ha ragione, li ho coinvolti tutti e dovrei dire tutta la verità ora ma ho paura, non posso negarlo, sono pietrificata dalla paura.
"Che cosa devo sapere?", domanda Rob ancora più confuso.
"Liz...", mormoro scuotendo la testa, non può farmi dire tutto quanto, non sono pronta, lui non è pronto, non posso.
"Kristen, diglielo. O racconti tutto tu o lo faccio io, decidi".
"Uhm...". Guardo Sienna e Tom in cerca di un possibile aiuto ma non ne ricevo, Sienna è troppo sconvolta per Marlowe per accorgersi di cosa le succede intorno e Tom sembra quasi dello stesso parere di Lizzy, sono in trappola. "Va bene ma... Rob, ti dispiace se andiamo di sopra? Devo parlarti in privato", gli domando, non posso parlare davanti a tutti, ho bisogno di calmarmi e trovare le parole giuste, anche se dubito ci siano davvero parole giuste per dirgli ciò che tra poco sarò costretta a raccontare.
Lui annuisce ma nel suo sguardo leggo tutta la confusione che sta provando, in fondo anche io se mi trovassi nella sua situazione avrei la confusione più totale in testa. Lancio un'ultima occhiata a Lizzy e poi mi dirigo in camera, la camera degli ospiti, la sua vecchia stanza. Mi siedo sul letto e lo invito a fare lo stesso ma lui scuote la testa, chiudendosi la porta alle spalle e poggiando la schiena ad essa. Non sembra avere molta voglia di starmi a sentire e non tollera più di tanto la mia presenza. Prendo un respiro ma prima che io possa cominciare a raccontare è lui a parlare.
"Che c'è di tanto importante e segreto? Non capisco", il suo tono è freddo, si comporta sempre così ultimamente. Se non lo conoscessi penserei che è solo uno stronzo arrogante, ma non lo è. E' un ragazzo ferito, ferito da me.
"Riguarda il mio... tradimento, se vogliamo chiamarlo così".
"Non credo ci sia molto altro da sapere a riguardo", la sua risposta è secca, decisa.
"Lasciami solo parlare okay? Poi potrai tirare tutte le conclusioni del caso ma fino a quel momento, ti prego, ti prego, ascoltami e basta", lo supplico quasi con lo sguardo, stringendo con una mano il lenzuolo.
Lui sospira come se si stesse arrendendo alle mie parole e mi guarda, in attesa che io cominci a parlare. Da dove posso cominciare? Come posso spiegare all'uomo che amo che in queste settimane ogni cosa che gli ho detto e fatto credere era una bugia? Una bugia per proteggerlo, ma sempre una bugia. Non credo che la prenderà bene, lui odia le bugie e io non ho fatto altro che riempirlo di menzogne in continuazione.
"E' cominciato tutto il giorno in cui Rupert mi ha chiesto di incontrarci a Los Angeles, tu ti sei arrabbiato perchè non volevi lasciarmi andare e io volevo dimostrarti a tutti i costi che avevo ragione io, che lui non ci avrebbe provato con me. Ma non avevo ragione, per niente. Ha cominciato ad abbracciarmi e stringermi e io ero spiazzata, non sapevo cosa avrei dovuto fare. Poi mi ha chiesto di accompagnarlo in macchina e non me la sono sentita di rifiutare e lui... lui mi ha baciata, ma l'ho spinto via, gli ho chiesto che cosa diamine stesse facendo e lui si è scusato ma intanto i paparazzi ci avevano visti e fotografati. Non so che ci facessero lì, o almeno all'epoca non lo sapevo. Lui disse che avrebbe sistemato tutto e io mi sono fidata ma i giorni passavano e io avevo il terrore che qualcosa potesse uscire fuori, ho preferito non dirti niente perchè avevo paura che tu avresti reagito male, che avresti perso la fiducia in me. E alla fine è successo, le foto sono comparse su internet e Rupert si è rifiutato di aiutarmi. Tu sei andato via e non volevi sentirmi, ti ho chiamato mille volte, ho provato a spiegarti ma tu non hai voluto sentirmi e io non sapevo più cosa fare", prendo un respiro e alzo lo sguardo, cercando di capire la sua reazione. Non sembra arrabbiato, anzi sembra quasi più rilassato.
"Quindi tu non...", dice quasi incredulo, facendo un passo verso di me.
Io scuoto la testa lentamente, stringendo le labbra. "No, non sono mai andata a letto con lui. No, non ti ho mai tradito. Non avrei mai potuto farlo", rispondo decisa, sicura.
"Allora perchè non mi hai detto niente quando sei venuta qui? Perchè mi hai detto che era successo?", si siede vicino a me e mi guarda, è una domanda più che lecita.
"Dopo alcuni giorni che tu eri andato via io stavo riguardando quel vecchio video di noi due, sai quello che dicevi di voler tenere sempre con te per quando ti sentivi solo...".
"Quello dove facciamo l'amore?".
"Sì, era su una memory card che ho trovato in casa e lo stavo guardando, ma poi l'ho tolta quando è entrata Scout in camera, insomma non volevo che vedesse noi due nudi, non era il caso", dico abbozzando una risata che però si spegne dopo poco. "Quel giorno è venuto Rupert a trovarmi e con la scusa di un bicchiere d'acqua ha frugato tra la mia roba e ha trovato la memory card con il video. Da allora ha cominciato a ricattarmi, minacciandomi che se avessi detto a qualcuno che era tutta una montatura tra me e lui quel video sarebbe finito su internet, non potevo dirlo neanche a te. Ancora non dovrei dirti niente in realtà, se venisse a saperlo saremmo in grossi guai", spiego tutto ciò che posso, ormai ho cominciato e merita di sapere la verità, adesso non è più tempo di tenere tutto per me.
"Oh Kris", mormora lui e in meno di un secondo sono tra le sue braccia, stratta in quella morsa tanto familiare e dolce da far male. "Perchè non me lo hai detto? Avremmo trovato il modo di risolvere tutto subito", sospira e lo sento distintamente respirare il profumo dei miei capelli, nascondendoci il viso dentro.
"Avevo paura. Ho paura anche adesso. Ho pensato e sperato che facendo così ti avrei tenuto fuori da questa storia, al sicuro, che tutti voi sareste stati al sicuro. Ma poi Lizzy e Tom hanno capito che qualcosa non andava e sono stata costretta a raccontare tutto, li ho coinvolti e niente e nessuno è più al sicuro. Neanche Marlowe. Guarda cosa hanno fatto solo per arrivare a me? Io vi sto solo portando un sacco di guai, dovreste lasciarmi tutti perdere", scoppio a piangere senza un perchè, ne sento semplicemente il bisogno.
Piango perchè finalmente sono tra le sue braccia, sono di nuovo a casa, con l'uomo che amo. Piango perchè nonostante ci amiamo questa storia non andrà a finire bene, non ora. Piango perchè chi mi sta intorno finisce sempre per soffrire e stare male, per avere problemi a causa mia. Piango perchè probabilmente adesso Rupert scoprirà tutto e ci separerà definitivamente. Ma piango soprattutto perchè, finalmente, Rob sa tutto e non devo più fingere con lui. Mi sento libera. Lascio che tutto il dolore trattenuto in questi giorni vada via, che si sfoghi con le mie lacrime e sparisca, non lo voglio più, non voglio più che la mia vita sia così. Voglio essere felice finalmente, con la persona che amo. E forse non succederà mai ma mi lascio cullare da quella dolce illusione così come mi lascio stringere dalle sue braccia.
Una sua mano si infila sotto il mio mento e con l'indice mi costringe a sollevare il viso. I nostri occhi si incontrano, i miei bagnati di lacrime e i suoi intrisi di tanto amore e tanta dolcezza da far male. E' così tanto tempo che non vedo i suoi occhi tanto vivi e tanto miei.
"Non allontanarmi più amore mio, ti prego. Io sono qui per te, per aiutarti, ne usciremo insieme da questa storia, te lo prometto. Mi dispiace se non mi sono fidato di te, avrei dovuto capire che qualcosa non andava. La colpa è anche mia è ti chiedo scusa. Te ne prego davvero Kris, puoi perdonarmi?", domanda senza staccare gli occhi dai miei, guardandomi in quel modo così intenso e innamorato che potrebbe far sciogliere anche il cuore più duro.
"Tu non devi scusarti, non hai colpa di niente, è solo colpa mia", rispondo scuotendo la testa, singhiozzando.
"Shh, ci sono io ora, andrà tutto bene", mi accarezza i capelli e tira a se, baciandomi.
Le nostre labbra che si uniscono sono quanto di più bello possa esistere per me in questo momento. Ci baciamo con lentezza studiata, piano, dolcemente, godendoci quella meravigliosa sensazione di bocche che si sfiorano, di lingue che si cercano e si trovano, di respiri che si mescolano. E' un bacio salato di lacrime, le mie, ma dolce del nostro amore e della fiducia ritrovata. Non m'importa se durerà un secondo o una vita intera, se qualcuno proverà a separarmi da lui ancora, in questo momento sono con lui e il mio cervello si rifiuta di pensare ad altro. Non esiste altro, esistiamo solo noi.
Si stende sul letto e mi fa mettere al suo fianco, con la testa poggiata sul suo petto mentre i singhiozzi cessano e io smetto di piangere. Non smette un attimo di accarezzarmi e di mormorare paroline rassicuranti, di ripetermi quanto mi ama. Mi sono mancati questi momenti, mi è mancato tutto di noi. Le sue mani percorrono tutto il mio corpo, accarezzano la schiena e le gambe, i fianchi e le braccia, poi i capelli e il viso e ogni punto che riesca a raggiungere fino a quando non si posano sul mio ventre, accarezzandolo dolcemente.
"Sei davvero incinta?", domanda dopo minuti interi in cui gli unici suoni a provenire da noi erano quelli dei nostri respiri.
"Sì", rispondo con cautela, cercando di decifrare la sua espressione.
"Quindi il bambino è...".
"E' nostro Rob, il bambino è nostro", dico sorridendogli, so che è ciò che vuole sentirsi dire.
"Oh Dio", mormora tra sé, sfoggiando un sorriso dolce e felice. Mi lascia un bacio sulle labbra e scende con il viso verso il mio ventre, sollevando poi la mia maglia. Passa il naso sul leggerissimo rigonfiamento e lo bacia lentamente, quasi stesse venerando quel piccolo esserino che cresce dentro di me. "Piccolo mio mi prenderò cura di te e della mamma in ogni singolo istante, non sai quanto ti ho aspettato", sussurra contro il mio ventre e sono sul punto di piangere ancora una volta.
"Sei sempre stato troppo smielato", dico ridacchiando, cercando di trattenere le lacrime.
"Ma tu mi ami anche per questo, no?".
"Sì, lo ammetto".
"Meglio per te".
Mi baciai ancora, indugia sulle mie labbra senza fretta, facendomi sorridere sulla sua bocca morbida.

Rimaniamo così, abbracciati sul letto, per un tempo che mi sembra infinito. Mi sento come se ci stessimo nascondendo dalla realtà, come se stessimo lasciando i problemi fuori da quella porta chiusa, almeno per qualche minuto. Mi sono mancati quei momenti in cui c'eravamo solo noi e il resto del mondo rimaneva fuori, con tutti i suoi problemi e guai, con tutte le cose brutte che potevano esserci. Ma i problemi ad un certo punto bussano alla porta e che tu voglia o meno devi aprigli, devono ricordarti che per quanto tu li ignori ci saranno sempre, pronti a crollarti addosso appena farai un passo fuori.
E' Lizzy a venire a bussare e dirci di scendere giù, sembra avere buone notizie.
"Hanno trovato Marlowe", dice abbozzando un sorriso che non dura molto.
Mi alzo e insieme a me Robert fa lo stesso, stringendo le mie dita tra le sue. E' così bello il calore della sua mano che tiene la mia, ma adesso non abbiamo tempo per noi, abbiamo cose più complicate a cui pensare. Quando arriviamo in soggiorno, Sienna sta stringendo tra le sue braccia la piccola Marlowe e Tom stringe entrambe a sé, è una scena davvero dolce, posso solo minimamente provare ad immaginare cosa voglia dire per due genitori ritrovare una figlia che hanno temuto di aver perso. Sorrido dolcemente e accarezzo la spalla di Tom, ma il sorriso va via molto presto, non appena i miei occhi si posano sulla chioma bionda di Caroline, in piedi di fronte a noi.
"Lei che ci fa qui?", domando confusa, senza riuscire a trattenere il disappunto nella mia voce. Non la voglio lì, lei è un'intrusa che sta cercando con tutte le forze di entrare dentro la vita di Robert per cancellare me.
"E' stata lei a trovare Marlowe, vero Caroline?", dice Liz, rivolgendo lo sguardo alla bionda. Il suo tono mi sembra sarcastico ma non ne capisco il perchè. "Perchè non racconti la storia anche a Kristen e Robert? Saranno interessati", aggiunge poi.
"Uhm... Beh, stavo passeggiando nei pressi di Picadilly Circus e ho visto degli zingari con una bambina che non sembrava affatto una dei loro, anzi, mi ricordava molto la loro bambina. Così mi sono avvicinata e ho visto che era proprio lei, ma non volevano darmela ovviamente così ho dovuto pagarli. In pratica ho comprato la vostra bambina, non so neanche se sia legale", spiega ridendo, rivolgendosi a Tom e Sienna che sono troppo in estasi per poterle dare ascolto.
"E' stato un bel gesto", mormoro senza sapere bene cosa rispondere, stringendo nervosamente le dita di Rob.
"Strano però, né Tom e Sienna né la polizia sono riusciti a trovare la bambina e tu ce l'hai fatta al primo colpo". Lizzy sembra sospettosa, come se qualcosa non le quadrasse. E in effetti nemmeno io mi fido più di tanto, non riesco a crederle ma forse io sono troppo di parte.
"E' stata solo una fortuita coincidenza credo",  si stringe nelle spalle Caroline, con il leggero sorriso sulle labbra.
Liz le risponde con un sorriso talmente finto che mi stupisce il fatto che Caroline non lo capisca. Ma cosa diamine le pende adesso? Non capisco più quella ragazza.
"Lizzy, possiamo parlare un attimo?", domando guardandola, indicando con un cenno della testa la cucina.
"Oh, finalm... Cioè certo!", risponde con troppo entusiasmo, come se stesse aspettando solo che io glielo chiedessi. Ma cosa le succede? E' impazzita?
"Va tutto bene?", sussurra Robert al mio orecchio ed io annuisco.
"Sì non preoccuparti, voglio solo capire un paio di cose, torno presto", mormoro guardandolo e inaspettatamente lui mi lascia un bacio sulle labbra, lasciandomi poi andare da sua sorella. Con la coda dell'occhio riesco a vedere Caroline che ci guarda e posso solo immaginare quanto lei non sia felice di vedermi in certi atteggiamenti con Rob. Mi mordo le labbra e mi dirigo in cucina, poggiandomi vicino al bancone.
"Quella ragazza mi da ai nervi", sbotta Lizzy chiudendo la porta a soffietto della cucina, passandosi una mano tra i capelli.
"Davvero? Non era per niente evidente!", rispondo sarcastica, scuotendo la testa tra me.
"Dici che si vede così tanto?".
"Si capirebbe di meno se andassi direttamente in giro con una maglietta con su scritto 'Io odio Caroline', andiamo Liz! Ma che ti prende?".
"Arriva qui a fare la paladina della giustizia, la salvatrice del mondo! Siamo seri, girando per Picadilly Circus la prima cosa che vedi sono degli zingari con una bambina? Ma che storia è? Sarebbe più credibile la storia del rapimento alieno", dice con tono esasperato mentre cammina avanti e dietro per la cucina.
"Quindi non le credi, è questo il problema?", chiedo confusa, cercando di capire dove voglia arrivare.
"Non mi fido di lei, credo che ci sia qualcosa sotto, qualcosa che sta nascondendo", mormora pensierosa, come se stesse cercando di risolvere un complicato enigma.
"Pensi che l'abbia rapita lei? Arriverebbe a tanto? E poi perchè?".
"Non lo so, non ne ho idea! Ma non quadra la sua storia, non ha il minimo senso. Forse voleva solo fare una bella figura con Rob".
"Rapire una bambina solo per poi poterla riportare dai suoi genitori e fare la figura dell'eroina? E' troppo anche per lei, no?".
"Forse no. O forse non è questo il motivo. Non lo so Kris, ma comincio ad avere sospetti su di lei e dobbiamo indagare".
"Dobbiamo indagare?", ripeto le sue parole scettica, corrucciando la fronte. Comincio a chiedermi se Lizzy non stia prendendo troppo sul serio questa storia dello spionaggio.
"Sì, dobbiamo indagare. E in fretta anche. Portiamola fuori con una scusa e cerchiamo di farle dire qualcosa di più, qualcosa che la tradisca e con cui possiamo incastrarla", afferma, sembra assolutamente certa di ciò che dice. Io scuoto la testa sospirando, non può davvero voler fare una cosa del genere.
"Lizzy, ho già tanti problemi per conto mio, non trovi? Ora devo anche mettermi a fare la spia con te per scoprire qualcosa su Caroline? Non voglio sapere niente di lei", dico mordendomi le labbra. Più le sto lontana, meglio mi sento.
"E se fosse in combutta con Rupert?", domanda lei.
"Stai decisamente lavorando troppo di fantasia, lei è solo una bionda oca senza cervello", rispondo scuotendo la testa, ricordandomi poi di un particolare. Rupert era con una ragazza bionda quando l'ho visto, e se...? "Oh cazzo", esclamo guardando Lizzy con occhi sbarrati.
"Cosa? Che c'è?", chiede confusa.
"Rupert era con una ragazza bionda quando l'ho visto, forse non era lei pero...".
"Hai visto Rupert?".
"Sì, è a Londra... O almeno lo era, è una storia lunga Liz ma era con una ragazza bionda e se fosse lei?".
"Dobbiamo assolutamente indagare. Forza, torniamo dagli altri, cominceranno a chiedersi cosa diamine stiamo facendo qui", dice abbozzando una risatina e poi si volta per aprire la porta a soffietto, uscendo.
Io la seguo dopo pochi secondi, andando a stringermi a Robert che è rimasto vicino a Tom e Sienna, che ancora piangono di gioia e coccolano la loro bambina. Caroline non è ancora andata via, è seduta sulla poltrona di Tom adesso. Accarezzo il braccio di Robert e mi lascio poi stringere per le spalle, sentendo le sue labbra posarsi sulla mia fronte. Mi sono mancati questi piccoli gesti tra noi, queste piccole dimostrazioni d'amore. Mi è mancato tutto di Robert.
"Bene, perchè non lasciamo i genitori felici e la loro bambina in pace e andiamo a prenderci qualcosa da bere? Una birra, non so... Tu vieni Caroline?", esordisce Lizzy, guardando poi me come per farmi capire qualcosa. Vuole uscire con lei così da poterle carpire qualcosa.
"Ma sì, perchè no", risponde lei annuendo.
"Kristen, ti unisci a noi?", chiede tanto per non dare sospetti, Liz sa già che andrò con loro.
"Se viene Kristen allora ci sono anche io", dice Robert, mi guarda preoccupato e so che ha paura per me ed il bambino, lo capisco e in un certo senso ha ragione a preoccuparsi.
"Niente uomini, è una cosa tra donne".
"E' una cosa complicata amore, ti spiego appena torno okay?", mormoro al suo orecchio, lasciandogli poi un bacio sulla guancia.
"Ti chiamo dopo, non ti strapazzare per favore".
Prende il mio viso tra le labbra e mi bacia con dolcezza, indugiando un po' sul mio labbro superiore prima di staccarsi da me e lasciarmi andare. Io sospiro mentre mi allontano, vorrei non dovermi separare da lui, proprio ora che le cose sembrano andare un po' meglio tra noi ma questa uscita con Lizzy e Caroline potrebbe essere una svolta. Se davvero Caroline fosse coinvolta con Rupert potrei riuscire a incastrarli e a mettere fine a tutta questa storia. Non c'è niente che voglio di più al mondo.

Dopo aver salutato Tom e Sienna usciamo fuori e cominciamo a camminare verso un bar che ci indica Lizzy. Non parliamo molto durante il tragitto, per lo più sono Caroline e Lizzy a discutere mentre io mi limito ad ascoltare. Fino ad ora nulla di rilevante è saltato fuori, Caroline sembra essere molto brava ed eludere tutte le domande che le vengono poste. Il bar in cui entriamo non è tanto lontano così non ci mettiamo molto ad arrivare, è un posto carino, abbastanza tranquillo. Lizzy e Caroline prendono una birra mentre io chiedo un succo all'arancia.
"Sul serio Kris? Un succo? Hai cinque anni?", domanda Lizzy scettica, con le sopracciglia inarcate.
"Uhm non posso bere, il bambino sai", rispondo stringendomi nelle spalle. Caroline mi guarda come se avessi appena detto una cosa strana per lei e si morde le labbra.
"La mia ginecologa ha detto che posso bere ogni tanto, nei primi mesi", si affretta a dire, come se stesse cercando di giustificarsi. Strano, non credevo che fosse salutare bere alcool nei mesi della gravidanza, ma forse mi sbaglio. Lizzy la guarda stringendo gli occhi come se stesse cercando di capire qualcosa, forse anche lei sta pensando ciò che penso io.
"Quindi, devi sentirti molto fiera di aver salvato una bambina no? Soprattutto perchè sei incinta, proteggere un bambino deve essere importante per te", le chiede guardandola, sembra davvero un interrogatorio.
"Beh sì, devo ancora abituarmi all'idea di avere un bambino in realtà".
"Però devi essere stata davvero contenta di aver salvato il bambino di Tom e Sienna, di sicuro adesso Rob ti vedrà con occhi diversi, come la madre di suo figlio", incalza Lizzy e io la guardo male, non mi sembra il caso di andarci così pesante.
Per fortuna il cellulare di Liz squilla e Caroline non ha il tempo di rispondere ma vedo nel suo sguardo che è in difficoltà e c'è anche una certa rabbia nei suoi occhi. Dopo essersi scusata va a rispondere al telefono e noi rimaniamo da sole al tavolo, con le nostre bevande davanti. Non abbiamo niente da dirci noi, rimaniamo semplicemente lì come due estranee costrette a stare sedute vicine, senza nemmeno sopportarsi più di tanto. Probabilmente presa dalla noia estrae il suo telefono e comincia a giocarci o mandare messaggi, non capisco che cosa stia facendo di preciso ma non sono nemmeno interessata più di tanto a lei, la lascio fare. Quando Lizzy torna da noi lei fa sparire il suo telefono e allontana la sua birra da sé.
"Grazie per la birra ma preferirei tornare a casa, non mi sento granché bene. Sono vicina tanto", afferma alzandosi.
"Ti accompagniamo allora, voi uscite, intanto io pago", le risponde Lizzy e io mi alzo per andare fuori. Questa brevissima uscita non ha portato assolutamente a nulla, è stato solamente un grosso buco nell'acqua.
Senza aspettarci, Caroline comincia a camminare e fa per attraversare la strada. Il semaforo è rosso, le macchine sfrecciano sulla strada indisturbate.
"Caroline aspetta! Finirai per farti investire", dico cercando di fermarla, ma senza successo. Lei si gira ormai al centro della strada e mi sorride, un sorriso che non è sincero, un sorriso quasi consapevole di ciò che sta per succedere.
In un attimo accade, una macchina la prende in pieno facendola schiacciare contro il vetro che però non si rompe e la fa rimbalzare fino al marciapiede, vino a me. Un urlo mi si blocca in gola e corro da lei, stesa a terra ormai priva di sensi.
"Cazzo! Oh cazzo, Lizzy! Chiama un'ambulanza!", urlo sperando che mi senta dal locale e dopo poco la vedo uscire.
"Oh porca miseria. Che è successo?", domanda, urlando anche lei.
"Non lo so, le ho detto di fermarsi ma lei ha voluto attraversare, non lo so cazzo, fa qualcosa!", dico. Le mani mi tremano mentre cerco di capire se sia ancora viva, se respira ancora. Le passo due dita sotto la gola e il battito c'è ancora, sembra che non si sia fatta granché male, la macchina che l'ha investita non andava tanto veloce ma non ho avuto il tempo di prenderne la targa.
Lizzy prende il suo cellulare e compone nervosamente il numero del pronto soccorso mentre un gruppo di curiosi si stringe intorno a noi. Spero solo che non mi riconoscano, non posso rischiare di finire sui giornali più di quanto già non accada.
Passano almeno dieci minuti prima che un'ambulanza arrivi e carichi Caroline per portarla in ospedale. I paramedici sembrano ottimisti, sono certi che non abbia riportato molto più che un trauma cranico e qualche distorsione o ematomi vari. Io e Lizzy siamo terrorizzate, forse io più di lei. Vedere qualcuno che viene investito è una scena surreale, tutto ciò a cui riesco a pensare è quel sorriso consapevole e tranquillo sul suo viso poco prima che la macchina la sbalzasse via. Come poteva essere così calma, sapendo che sarebbe stata investita? E poi perchè l'ha fatto? Non capisco, non ha il minimo senso, niente ha più un fottuto senso nella mia vita ormai.
Una volta in ospedale, Caroline viene portata in una stanza per i vari accertamenti e ci chiedono di rimanere fuori. Lizzy decide di chiamare Robert e Victoria per avvisare di ciò che è successo ed io rimango seduta su una delle poltroncine in sala d'attesa, ancora scossa. Odio gli ospedali, odio il loro odore di disinfettante, odio le luci bianche e accecanti, odio i medici. Sembra che ultimamente io sia destinata a passare le mie giornate in ospedale, ma stavolta non ho paura di perdere il mio bambino, non sono io ad essere stesa su di un lettino. Per quanto io odi Caroline, la storia dell'incidente mi turba. Poteva morire, potevo vedere una persona morire davanti ai miei occhi, sarebbe stato orribile. Più ci penso e più mi sembra di non capire che cosa l'abbia spinta a fare un gesto del genere, il mio cervello si arrovella inutilmente, gira intorno ad orbite di confusione più totale. Per fortuna Rob e sua sorella non ci mettono molto ad arrivare in ospedale e finalmente posso dare una tregua al mio cervello. Appena lo vedo mi alzo e mi getto tra le sue braccia, lasciandomi stringere. Lui non fa domande, sa che sono scossa e si limita a stringermi a se, a rassicurarmi e baciarmi ogni tanto, si prende cura di me come solo lui sa fare ed io non chiedo altro. Lui è il mio calmante, un balsamo lenitivo per l'anima.

Passano un paio d'ore prima che i medici ci dicano che possiamo entrare per vedere come sta Caroline. Ha qualche livido sul viso e sulle braccia ma non è intubata, non è poi così grave. E' sveglia, e sembra sorpresa di vederci tutti lì per lei. Lo sarei anche io in fondo.
"Cos'è successo? Perchè sono qui?", domanda guardando il medico che è venuto per darle i risultati di tutti i suoi controlli.
"Ha avuto un incidente, è stata investita da un'auto in corsa, non ricorda?".
"Vagamente... E' tutto a posto? Il mio bambino sta bene?", domanda preoccupata, ma il suo tono la tradisce. Sta recitando, anche ora. Non sono stupida, so riconoscere quando qualcuno recita.
"Le abbiamo fatto un'ecografia e non c'è battito, mi dispiace davvero signorina", risponde il medico scuotendo la testa.
Lei fissa la parete davanti a sé, per qualche secondo non dice nulla. Non una lacrima, non un urlo, non un sospiro. Niente. Il silenzio più totale cade sulla stanza mentre tutti noi assorbiamo quella notizia.
"E' colpa sua", afferma guardando me.
"Cosa?", dico confusa, cercando di capire cosa diamine stia dicendo, senza risultato.
"E' colpa tua, mi hai spinto sotto la macchina", insiste, come se fosse totalmente certa di ciò che dice. Una brava attrice, ma pur sempre un'attrice.
"Non è vero, ti ho detto di fermarti perchè il semaforo era rosso per noi ma tu hai voluto continuare!".
"Sta mentendo! Voleva liberarsi di me e del mio bambino per avere Robert".
"Sapevo che eri meschina ma non immaginavo così tanto", interviene Victoria, guardandomi come se volesse incenerirmi all'istante.
"Non è vero, io non...".
"Vic stai esagerando, davvero. Non ti permetto di parlare della mia donna in questo modo", mi blocca Robert, stringendomi più a sé.
"Basta. Fuori di qui, tutti quanti. Non è il luogo adatto ad una discussione familiare. La paziente ha bisogno di riposo, andate fuori", ci ammonisce il medico.  
Senza fiatare, tutti quanti usciamo. "Tu mi credi?", domando a Robert, lontano dalle sue sorelle.
"Certo che ti credo, non lo faresti mai", afferma sicuro, prendendo il mio viso tra le mani.
"Tua sorella non ne sembra altrettanto certa", mormoro abbassando lo sguardo ma lui mi costringe a fissare i miei occhi nei suoi.
"Lei non capisce, crede di proteggermi facendo così ma non mi fa del bene".
"Forse ha ragione a volerti proteggere. Guarda cosa succede alle persone con cui sto. Ogni persona che mi sta vicino finisce per farsi male, non posso rischiare anche con te Rob".
"Che stai dicendo?", domanda confuso, come se si rifiutasse di accettare le mie parole.
"Devi stare con Caroline, Robert. Lei ha perso il tuo bambino, ha bisogno di te adesso. E devi...", prendo un forte respiro, chiudendo gli occhi. So già quanto farà male tutto questo. "Devi dimenticarmi, davvero Robert. Devi trovare qualcuno che possa darti la vita che vuoi, la stabilità di cui hai bisogno. Io sono un casino totale adesso e non potrei stare con te come meriti. Non so se sarà Caroline o qualsiasi altra ragazza ma troverai qualcuno che non sia incasinato come me e possa renderti felice come meriti", dico con le lacrime agli occhi, non voglio piangere ma non riesco a trattenermi, mi sento distrutta.
"Non farlo, ti prego", mi supplica con lo sguardo ma io scuoto la testa, allontanandomi un po'. "Non rinuncerò a te, non m'importa quanto mi allontanerai, ti amo Kristen, non smetterò mai di farlo".
Vorrei che non dicesse quelle parole, vorrei che mi odiasse e mi urlasse di andare via ma non lo fa, vuole che io rimanga con lui, vuole farmi capire che non importa quanto io proverò ad allontanarlo lui ci sarà comunque. L'egoista dentro di me gioisce come non mai.
"Mi dispiace", mormoro sospirando e mi volto, andando via, uscendo da quell'orribile ospedale.
Vorrei non doverlo allontanare ma so che devo farlo, non voglio che lui rischi con me, che si senta bloccato in una relazione che non porterà da nessuna parte, voglio che sia felice, anche se non con me.
Non so per quanto cammino, cammino fino a quando i piedi non mi fanno male, fino a quando è buio e mi ritrovo vicino casa di Tom. So che non dovrei stancarmi ma è più forte di me, camminare mi aiuta a riflettere, a pensare, mi aiuta a scaricare i nervi. Una luce mi illumina mentre mi dirigo verso la porta di casa e mi rendo conto che sono i fari di una macchina. Anche al buio riesco a riconoscerla, ha ancora i segni dell'incidente sulla carrozzeria. E' l'auto che ha investito Caroline. Al posto del guidatore c'è qualcuno che sembra familiare, mi sembra di riconoscerlo e appena si avvicina ne ho l'assoluta certezza, so chi è. E' Michael.
















Note dell'autrice:

Salve a tutti! Contrariamente alle mie previsioni sono riuscita a scrivere tutto in tempo e rispondere alle recensioni, anche se di corsa. Spero vivamente di aver fatto meglio dello scorso capitolo, ci ho provato davvero, sto cercando di impegnarmi ma purtroppo non posso promettere niente, quelli che giudicano alla fine siete voi!
Bene, passando al capitolo, cosa ne pensate? Kristen ha dovuto confessare tutto a Robert e lui non l'ha presa male, anzi, sembra più lui a sentirsi in colpa. E' tanto dolce il mio Robert, lasciatemelo dire. Poveri Tom e Sienna, distrutti per la loro bambina che però torna insieme Caroline che non la conta giusta nessuno. E l'incidente poi? Tante, tante stranezze. Voi ci state capendo qualcosa? Fatico a capirmi persino io ormai! Fatemi sapere che cosa ne pensate voi!
Detto questo, grazie mille per le vostre recensioni, ho capito che per farvi parlare devo minacciarvi di chiudere la storia LOL siate più comunicativi, vedere così tante recensioni per lo scorso capitolo è stato davvero stupendo. Come sempre grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, a chi recensisce e anche solo a chi legge, zitto zitto nell'ombra, grazie davvero di cuore a tutti. Vi adoro.
Sperando che continuerete a seguirmi vi rimando al prossimo sabato, che ci porti magari un capitolo migliore!
Baci, Mary.


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Capitolo 14
*** Red roses and diamonds ***


Breathe Me - Capitolo 14

Breathe Me

Capitolo 14.

Red roses and diamonds


Dio, ti prego, uccidimi adesso. E' l'unica cosa che riesco a pensare da almeno un ora e un quarto, seduta sul divano a guardare un film che detesto. Sopportare altri cinquanta minuti di questa roba mi sembra impossibile, sento che il mio corpo proverà ad autodistruggersi per protesta. Il suo braccio si stringe intorno alle mie spalle e io sospiro impercettibilmente. Vorrei evitare di passare queste serate inutili, chiusa in casa a guardare film che detesto ma lui ama, però dobbiamo "recuperare il tempo perso durante le riprese" come dice lui. Non mi sembra un gran modo, visto che mi annoio terribilmente ogni volta e dopo sono talmente arrabbiata con lui che di sesso non se ne parla. Avrei dovuto accettare il suo invito a cena. Potevo inventare una scusa plausibile per evitare la serata dei film stupidi e dirgli che ci sarebbe stato tutto il cast, invece non l'ho fatto. Non sono così, non riesco a tradire, anche se in fondo non sarebbe stato un vero e proprio tradimento. Era una cena innocente, dopo tutto.
"Non potevi scegliere un altro film?", domando scocciata, ho io l'istinto di prendere una dannata spada laser e affettare in due il televisore.
"Stai scherzando? Star Wars è una pietra miliare nel suo genere!", afferma, quasi avessi bestemmiato.
"L'avrai visto almeno mille volte, potevamo guardare qualcosa di diverso stavolta... Un film romantico o una commedia, anche un film d'azione mi andava bene ma non questo". Il suo braccio lascia le mie spalle e mi guarda, sembra quasi che si stia domandando se sono impazzita o cosa.
"Kris, stai scherzando?", mi chiede confuso, sembra davvero che gli stia toccando la cosa più preziose al mondo.
"Me l'hai già chiesto prima, no,  non scherzo affatto. Mike io odio questo film okay? Lo odio, è noioso, non lo sopporto! Ti sembra questo il modo di recuperare il nostro rapporto? Facendo solo quello che piace a te?", sono seria mentre glielo chiedo. E' un po' che mi chiedo dove stia portando il nostro rapporto ma ormai sono più che certa che non vada da nessuna parte, non ha futuro. Solo che, per qualche ragione, lasciarlo e spezzargli il cuore mi sembra davvero un gesto orribile. In fondo abbiamo condiviso quasi tre anni insieme, dovrei essere legata a lui. Eppure...
"Fino a prova contraria quello che è stato messo da parte per lasciare spazio a te che ti divertivi a recitare tra i vampiri sono io, me lo merito no?".
"Punto primo è lavoro, non divertimento. Punto secondo non dirlo con quel tono, sembra quasi che ti faccia schifo".
"Non è che sia un capolavoro".
"Oh certo, scusami tanto se non ho recitato in Star Wars!", dico esasperata, alzandomi dal divano.
"Non è colpa mia se Twilight non vincerà il prossimo Oscar", risponde stringendosi nelle spalle, ma il suo tono è di scherno, mi sta deridendo.
"Scusa tanto Michael, mi ricorderesti qual'è stato l'ultimo film in cui hai recitato? E' passato talmente tanto tempo che l'ho cancellato totalmente dalla mia memoria. Io almeno cerco di lavorare! E poi non è così male, a me la storia piace e se ha tanti fan ci sarà un motivo non trovi?". Non ho voglia di litigare con lui, non mi diverto di certo, ma non permetto che critichi il mio lavoro così, senza neanche un motivo valido.
"Bella storia, davvero. La gente non vede l'ora di vedere un umana e un vampiro che scopano, punto".
"Dio non ci posso credere", mormoro tra me scuotendo la testa, voltandogli le spalle e passando una mano tra i miei capelli. Vorrei urlare ma non so cosa mi trattiene, anzi l'istinto più forte che ho in questo momento è di tirargli un pugno, tanto per scaricare la rabbia.
"Ah no hai ragione, prima dobbiamo sorbirci altri due film perchè il vampiro in questione è anche vergine. Un vergine di cento anni, bella trovata", insiste lui.
"Mike basta, davvero, ora stai esagerando", lo ammonisco guardandolo severa, sono stanca delle sue battutine, sta davvero esagerando.
"Perchè te la prendi così tanto? Ah giusto, ti sto toccando l'inglesino", continua a punzecchiarmi, sembra che non abbia intenzione di smetterla.
"Non tirare in ballo Robert. Lui non ha fatto niente, non è colpa sua se come fidanzato fai pena!".
"Ah è questo che pensi?".
"Sì, è questo che penso. Cazzo, quale fidanzato sano di mente farebbe vedere alla propria ragazza un film che lei detesta per passare la serata insieme? Nessuno! Tu non sai un cazzo di romanticismo. La prossima volta ti scoperai quel fottuto DVD perchè non credo proprio che da me avrai qualcosa per un bel po' di tempo".
"La metti su questo punto? Niente sesso per ripicca?", domanda, so di averlo preso in contropiede, il sesso è importante per lui.
"Sì, hai capito bene", rispondo annuendo decisa, non riuscirà a farmi cambiare idea in nessun modo, non stavolta almeno. "Se non ti dispiace ora vado a dormire, ti conviene tornare a casa tua. E ti supplico, porta via quel dannato DVD con te o giuro che gli do fuoco", aggiungo voltandomi, dirigendomi verso la mia stanza. Forse la mia reazione è stata un po' esagerata, ma non sopporto più i suoi modi e non ho intenzione di star zitta senza fare nulla.
"Ti stai liberando di me così avrai campo libero con il tuo amante?". A quelle parole mi blocco e mi volto verso di lui. Se potessi incenerirlo con lo sguardo adesso lui sarebbe un mucchietto di cenere fumante, sparso sul pavimento.
"Non so neanche di cosa stai parlando Michael, cominci a dare i numeri", il mio tono è acido, nessuno al mondo è capace di scatenare una rabbia tale dentro di me.
"Sai perfettamente a chi mi riferisco, non fare finta di niente".
"Smettila di nominare Robert! Sei paranoico cazzo, ti ho detto mille volte che non c'è niente tra noi, a mala pena ci siamo dati un paio di baci sul set. Credi davvero che io ti tradirei? Mi conosci da anni e pensi questo di me? Wow".
"Non fare l'innocente, ho trovato il CD che ti ha regalato".
A quelle parole mi blocco, mordendomi le labbra. Ero convinta di averlo nascosto per bene, invece lui è riuscito a trovarlo, chissà come. Non significa niente però, è stato un regalo innocente, un regalo fatto da un amico che conosce i tuoi gusti musicali e vuole farti ascoltare canzoni nuove. Anche se una canzone mi ha fatto credere per un istante che forse lui voleva dirmi qualcosa con quei testi e quelle canzoni, una di loro parlava di una ragazza dagli occhi verdi e ho quasi pensato che stesse parlando mi me ma lui mi ha detto che la canta un suo amico, non è possibile. In fondo perchè dovrebbe parlare di me? Lui non mi vede in quel senso, siamo solo colleghi, neanche davvero amici. Io sono fidanzata con un altro e lui sembra interessato a Nikki... Ma in fondo, che m'importa?
"E' un regalo Mike, un semplicissimo regalo, mi ha regalato un CD non un pacchetto di preservativi! Cazzo sei davvero assurdo, non ti rendi conto delle cose che arrivi a pensare?".
"Penso la verità, lo vedo come vi guardate, come ve ne state in disparte sul set a parlare, non sono cieco sai? Faccio finta di non accorgermene ma ci vedo benissimo".
"Non ti fidi di me?", domando. Forse lui non si rende conto quanto questa domanda significhi ma io sì. Sono sempre stata circondata da persone che mi hanno dato fiducia, mi sono sempre voluta trovare con persone che si fidavano di me, la mia famiglia per prima, perchè mi rende libera di essere me stessa, so che anche se sbaglio non deluderò nessuno, so che posso inciampare e cadere ma con loro mi rialzerò sempre. Se però lui non si fida di me, allora la nostra relazione che senso ha avuto?
"Sinceramente? Ora come ora no Kristen", risponde lui pacato, quasi come se niente fosse.
Sospettavo che avrebbe risposto così e inaspettatamente la cosa non mi ferisce neanche. Avevo immaginato che non si fidasse di me e in circostanze diverse questa cosa mi avrebbe deluso profondamente ma con lui non sento niente. Ho smesso di amarlo senza neanche accorgermene. O forse, per quanto sia brutto da ammettere, non l'ho mai amato davvero.
"Hai una settimana di tempo per prendere le cose che hai lasciato qui e portarle a casa tua, deve sparire tutto ciò che è tuo", il mio tono è freddo, non ho più molto da dirgli. Suonano quasi come una liberazione per me, ne sono contenta, volevo che andasse via ma lo sto ammettendo a me stessa solo ora.
"Che vuol dire?", sembra confuso mentre mi fa questa domanda, non si aspettava le mie parole.
"Ti voglio fuori da casa mia. E' finita, adesso basta. Tu non ti fidi di me, credi che ti tradirei come se niente fosse. Beh che tu ci creda o meno io non sono così ma non ha più importanza perchè non ti voglio più. E adesso se non ti dispiace ti voglio fuori di qui, sono stanca". Non alzo la voce neanche per un istante, sono tranquilla mentre parlo, non mi tocca più di tanto ed è la cosa che mi sconvolge di più. Dovrei provare qualcosa in questo momento ma non sento niente.
Lui non parla, mi guarda quasi con rabbia e con disprezzo ma poi semplicemente si avvicina al lettore DVD ed estrae il disco, rimettendolo nella custodia. Mi lancia un'ultima occhiata e poi si dirige verso la porta, scuotendo la testa tra sé.
"Vi auguro tutta la felicità del mondo, siete davvero una bella coppia", dice con ovvio sarcasmo nella voce, aprendo poi la porta per uscire.
Appena la porta si richiude con un tonfo sonoro, appoggio la schiena alla parete e lentamente mi lascio scivolare fino a sedermi a terra, sospirando. Non ricordo di aver mai avuto una litigata del genere, con nessuno. Reclino un po' la testa e chiudo gli occhi, cercando di rimettere insieme i miei pensieri e rendermi conto di ciò che è appena successo. Mi aspetto un pianto isterico come minimo, ma non accade. Mi sento sollevata ora, gli ultimi mesi con lui sono stati quasi opprimenti e inconsciamente non vedevo l'ora che andasse via.
"Finalmente", mormoro tra me e inaspettatamente sulle mie labbra si dipinge un piccolo sorriso.

Quando due settimane dopo Robert mi invita fuori per un caffè non mi sento in colpa ad accettare. Presto dovremo tornare sul set insieme e di sicuro vuole discutere di qualche scena con me, lo abbiamo già fatto altre volte e non ci trovo niente di strano. Questa volta almeno non dovrò mentire a Michael per evitare le sue scenate di gelosia senza senso. Fortunatamente non l'ho visto più dopo il giorno in cui è venuto a riprendersi tutte le sue cose e spero di poterlo evitare ancora per un po'. Non che la sua presenza mi infastidisca più di tanto, è lo sguardo di odio che mi rivolge che detesto profondamente. In fondo però so che anche se m'infastidisce non è così importante, non voglio dargli troppa corda, sarebbe come autorizzarlo a continuare ed è l'ultima cosa che voglio.
Il posto in cui Rob mi dice di andare è quasi deserto appena arrivo, è un piccolo bar che ha l'aria antica ma non per questo sembra mal concio, anzi è molto elegante, sembra uno di quei bar francesi che ho visto nei film, mi ispira quasi sicurezza. All'interno è anche meglio se possibile, ci sono tanti tavolini di legno e delle panche rivestite da un tessuto che sembra essere morbidissimo. Mi aspetto che lui sia in ritardo, Michael lo era sempre, ma lui invece è già lì ad aspettarmi, seduto al tavolino più appartato e appena mi guarda il suo viso sembra illuminarsi e si apre in un ampio sorriso. Non riesco a fare altro che sorridergli di rimando e raggiungerlo, sedendomi vicino a lui.
"Credevo che mi avresti dato buca", dice non appena sono affianco a lui e io scuoto la testa.
"Non sono in ritardo", rispondo controllando l'orario, sono perfettamente puntuale.
"Sì, sei in ritardo di due minuti, l'attesa mi stava divorando", il suo tono è scherzoso e mi fa ridere. Mi mordo le labbra e scuoto la testa, da quanto non provo questa sensazione? Ridere di gusto per una sciocchezza e sentirmi felice, serena? Non lo so, neanche ricordo se davvero mi è mai successo prima.
"Ti avevo detto che sarei venuta e l'ho fatto. Che c'è, non ti fidi di me forse?", chiedo ancora ridendo, non mi aspetto una risposta seria, non ora almeno.
"Oh no! Mi fido di te Kris, mi fido".
Rimaniamo a parlare lì, in quel piccolo bar tanto accogliente per non so quanto tempo, tanto, troppo probabilmente. Ci perdiamo in mille discorsi, parliamo di noi, di ciò che ci piace, ci raccontiamo aneddoti stupidi e quasi mi vergogno che in molti di essi ci sia Michael ma lui non sembra farci molto caso. Tra un caffè e l'altro, tra biscotti e muffin la giornata passa così veloce che neanche me ne rendo conto e probabilmente nemmeno lui, tanto che è il proprietario a doverci avvisare che stanno per chiudere e ci chiede gentilmente di andarcene. Lo facciamo, dopo che lui ha pagato tutto - anche se io ho insistito per pagare la mia parte - e mi accompagna alla mia auto. Si appoggia con una mano allo sportello e mi guarda, leggo una certa indecisione nel suo sguardo, come se attendesse qualcosa e so cosa sta per succedere ma non voglio fermarlo, perchè dovrei? Non sto così bene da così tanto.
"Grazie per la bellissima giornata Kristen, sono stato benissimo con te", mi dice sorridendo, il suo sorriso è così sincero e spontaneo che ti contagia.
"Grazie a te", rispondo ricambiando il suo sorriso.
Lui esita un attimo, si avvicina lentamente e i nostri nasi si sfiorano fino a quando non mi sollevo sulle punte e sono io a colmare la distanza tra le nostre labbra che finalmente si uniscono in un bacio. L'ho già baciato prima, mentre recitavamo, ma questo è completamente diverso. Niente telecamere, nessuno che ci guarda, non siamo Edward e Bella, non ora. Siamo Robert e Kristen, due ragazzi che si baciano davvero per la prima volta. Ed è bello, dolce come il miele, lento ma pieno di una passione che vuole esplodere ma noi teniamo a freno, non è ancora il momento di andare oltre e lo sappiamo. Nessuno dei due vuole correre, non ora. Un brivido mi attraversa la schiena appena le sue mani sono su di essa e mi stringono a sé, possessivo come non l'ho mai sentito e non è un male, anzi mi piace, voglio che sia così con me. Le mie mani trovano la strada per i suoi capelli e nella sera i nostri corpi sono un tutt'uno, stretti in un baciò che nessuno dei due vorrebbe finisse mai.




Quando mi sveglio ho un mal di testa tremendo e non faccio in tempo a mettere un piede fuori dal letto che già sono in bagno, piegata in due, a rimettere quel poco che ho mangiato ieri. Michael non si è fermato, non sembra avermi vista, lui e la sua macchina hanno tirato dritto e io ne sono stata più che contenta, cominciò ad avere seriamente paura di lui e ormai sono quasi sicura che sia coinvolto in questa storia. Ma perchè? Nonostante ci abbia pensato tutta la notte non sono riuscita a spiegarmi il motivo. Cosa potrebbe spingerlo a collaborare con Rupert per farmi del male? Mi odia davvero così tanto? Appena sono in grado di camminare mi sciacquo il viso e mi lavo i denti, guardando poi l'orologio. Sono le 9:20,  di sicuro Tom e Sienna saranno già svegli e avranno fatto colazione. Non mi capita spesso di svegliarmi così tanto ma per metà della notte non ho dormito, avevo bisogno di recuperare tutto il sonno perduto.
Mi vesto e mi pettino i capelli, sembrano una massa informe ma in qualche modo riesco a domarli, li lascio su un lato e mi guardo allo specchio. Non so da quanto tempo non lo faccio, probabilmente troppo, il mio viso è smagrito e spento, non mi piace vedermi così e non è nemmeno un buon segno, sono incinta e invece di mettere su peso lo sto perdendo a poco a poco, devo cercare di mangiare di più. Decido di fare colazione per poter poi prendere le vitamine che mi ha prescritto il medico e così scendo le scale velocemente, dirigendomi verso la cucina. Prima di entrare però sento delle voci e mi blocco, cercando di capire di chi siano. Non ci metto molto, sono voci a me davvero familiari.
"Quindi cosa hai intenzione di fare? Voglio dire, sei venuto qui lo stesso, dopo che ti ha detto di rifarti una vita", dice Tom, in risposta a qualcosa che evidentemente non ho sentito.
"Pensi che potrei farlo? Mi conosci, non ne sarei capace. Non potevo farlo prima, quando credevo che lei mi avesse tradito, come potrei farlo ora? Mi riesce impossibile anche solo pensarlo", mormora Rob, con un forte sospiro. Non è poi così difficile capire di chi stanno parlando, è ovvio che l'argomento sono io. Non li biasimo, in fondo sto facendo impazzire un po' tutti ultimamente.
"Secondo me lei...", comincia Tom e decido di intervenire. Con due finti colpi di tosse mi appoggio allo stipite della porta e li guardo, incrociando le braccia al petto.
"Secondo me non è per niente carino parlare alla spalle di persone che non ci sono e non possono difendersi, non trovate?", il mio tono è sarcastico, li ho colti pienamente in fallo e loro lo sanno.
"Non ti stavamo accusando Kris, non c'è niente di cui difendersi", prova a spiegare Tom. Io scuoto la testa, sospirando.
"Con te faccio i conti dopo. Ma tu... Robert ti avevo chiesto di non cercarmi più. Mi aspettavo che lo facessi", mormoro guardandolo. Forse no, non me lo aspettavo così tanto, mi aveva detto che non si sarebbe arreso ma speravo che avesse un minimo di buon senso.
"Io ti avevo detto che non ero assolutamente d'accordo con te", risponde lui guardandomi, alzandosi per venirmi vicino. Istintivamente faccio un passo indietro, cercando di mettere distanza tra noi. Non perchè non mi piaccia la sua vicinanza ovviamente, ma ho paura che alla fine potrei cedere e metterci in pericolo tutti. La distanza è una sicurezza in più.
"Perchè non capisci? Non provi mai a comprendere perchè lo faccio?".
"Ma io so perchè lo fai, Kris. Il punto è che tu non capisci. Cerchi di proteggere le persone che ami, di tenerle al sicuro ed è davvero una bella cosa ma lo fai nel modo sbagliato. Non è tenendoci all'oscuro di tutto o lontani da te che ci proteggerai. In questo caso non devi proteggere proprio nessuno", mormora guardandomi.
Le sue parole mi colpiscono con forza. Mi rendo conto che davvero lui sembra aver capito più di quanto credessi, ha capito anche ciò che non ho detto. Non è sempre stato così, in fondo? Lui mi ha sempre capita, anche senza bisogno di parole, anche con un semplice sguardo lui è sempre stato capace di leggermi a fondo.
"Sì invece. Devo proteggervi e questo è l'unico modo".
"No, non lo è. Non devi proteggere noi, non siamo noi quelli minacciati da uno psicopatico che probabilmente gode solo nello spaventarti. Sei tu. Siamo noi a doverti proteggere, io per primo. Perchè non me lo lasci fare?".
"Perchè ti metterei in pericolo. Starmi vicino non è sicuro ora", dico decisa. Possibile che lui non capisca? Si rifiuta così tanto di comprendere perchè lo faccio.
"Magari a me non importa se è pericoloso, magari io ti amo così tanto da volerti proteggere ad ogni costo!", esclama, quasi esasperato. Il suo sguardo si sposta su Tom su qualche istante e poi su di me, sospirando. "Ne parliamo con calma più tardi magari, ero venuto qui per chiederti se volevi venire a fare colazione con me".
"Non posso farla qui?", domando.
"Voglio assicurarmi che mangi e poi ho trovato un posto carino che penso ti piacerà. Non ci perdi niente Kris, dai".
Il mio stomaco è vuoto e per ora la nausea non sembra avere intenzione di tornare perciò dopo averci pensato ancora qualche istante decido di accettare e dopo aver salutato Tom e preso un giubbotto usciamo di casa insieme.

Il posto in cui mi porta è un piccolo bar, semplice, senza troppi fronzoli e non particolarmente moderno. Non è troppo lontano così ci arriviamo a piedi. Il deja vu è inevitabile, mi sembra di rivedere i tavolini in legno e le piccole panche rivestite del bar in cui siamo stati il giorno del nostro primo bacio. So perchè mi ha portato in questo posto, così come lo sapevo allora. Lo fa perchè sono quasi vuoti, c'è poca gente e nessuno può vederci, vuole preservare la nostra privacy e io gli sono più che grata di questo, non ho davvero voglia di affrontare i paparazzi o i fan che potremmo incontrare, non riuscirei a sopportarlo. Lui chiede di farci accomodare in un posto più appartato e il cameriere ci guarda con aria desolata, dicendoci che nessun tavolo è più isolato degli altri ma il posto è talmente tranquillo e vuoto che dubito che qualcuno ci veda, anche se non siamo completamente soli. Ci sediamo al tavolo più in fondo e Robert ordina qualcosa da mangiare per lui e per me. Lo fa per assicurarsi che io mangi ed è dolce, anche se la cosa mi innervosisce un po'. So badare a me stessa, non deve anche preoccuparsi che io mangi abbastanza.
"Allora, come sta Caroline?", domando una volta che il cameriere si è allontanato, lasciandoci qualche muffin e dei pasticcini assortiti insieme a del perfetto tè all'inglese. Lui mi guarda come se mi stesse supplicando di non tirare fuori questo discorso proprio adesso ma alla fine sospira, pronto a rispondere.
"E' rimasta Victoria con lei ieri, non sono più andato in ospedale da allora in realtà ma ho chiamato mia sorella e dicono che la dimetteranno presto, non ha subito gravi danni dopo l'incidente", risponde lui guardandomi, prendendo poi un muffin per addentarlo. Io mi limito ad imitarlo, non ho molta fame in realtà ma so di dover mangiare e sospetto che se non lo facessi mi costringerebbe ad ingoiare tutto.
"Non ha subito gravi danni, ha solo perso tuo figlio", mormoro stringendomi nelle spalle, ironica. Il suo sguardo sembra quasi ferito a quelle parole ma proprio non sono riuscita a trattenermi dal dirlo. In fondo è vero, aspettava un figlio suo e l'ha perso.
"Credi davvero che sarei andato a letto con lei? Sai come la penso sul tradimento".
"Credevi che io lo avessi fatto con te...".
"Questo non cambia niente Kris, per me stavamo ancora insieme e in ogni caso non sarei mai andato a letto con una donna per ripicca, men che meno con Caroline".
"Perchè no? Eri ubriaco in fondo".
"Non così ubriaco da non ricordare niente il giorno dopo. E poi lei aveva detto a Lizzy e Victoria che non era successo niente, salvo poi ritrattare tutto quando ha 'scoperto di essere incinta' ", dice imitando con le dita le virgolette. In un momento meno serio di questo probabilmente riderei del suo gesto, non è da lui.
"Perchè avrebbe dovuto mentire su una cosa del genere? Sarebbe assurdo. Prima o poi si sarebbe scoperto che non era incinta sul serio, no?", domando io.
"E' questo il punto. Io non ho mai visto una sua ecografia, né un'analisi e cose del genere, non ci sono prove che fosse incinta così come non ce ne sono del fatto che siamo andati a letto insieme. Si è contraddetta spesso. Non so perchè lo abbia fatto, forse voleva solo tenermi vicino a sé. Sai, Caroline ha una cotta per me da un sacco di tempo", mentre lo dice mi guarda, come per studiare la mia reazione.
"Sì, lo so", mi limito a rispondere, addentando ancora il muffin e masticando poi piano il boccone.
"Lo sai?".
"Non era difficile da intuire, conosco il modo in cui lei ti guarda. E poi Lizzy me l'aveva detto, il giorno in cui sono venuta a casa tua per...", sospiro, non sapendo bene come terminare la frase.
"Per lasciarmi", conclude lui. Sorride però, non sembra che il ricordo lo disturbi, non ora che sa la verità.
"Non ero venuta per lasciarti, o almeno quando sono partita per Londra avrei dovuto spiegarti tutto, dirti come stavano le cose ma Rupert ha cominciato a ricattarmi e non ho potuto farlo. E' stata Lizzy a chiamarmi e chiedermi di risolvere con te, ti vedeva stare male", spiego.
"Ho sempre detto che sei la migliore attrice della tua generazione, non ho capito che stavi recitando", risponde lui ridendo, come per alleggerire il discorso. "In ogni caso Caroline non è più un nostro problema, adesso non potrà più mentire sulla storia della gravidanza".
"Come fai ad essere sicuro che stesse mentendo?".
"Ne sono sicuro come è sicuro che la terra gira intorno al sole e come è sicuro che io ti amo e non farei mai una cosa del genere". Le sue parole mi spiazzano, le dice con una sicurezza e un ardore tale nello sguardo che potrei sciogliermi in questo preciso istante. E' l'effetto che le sue dichiarazioni fanno su di me, mi rendono sua ogni secondo di più.
"Perciò si sarebbe fatta investire di proposito? E' sadica e psicopatica allora", rispondo io. Faccio fatica a credere che qualcuno si farebbe investire da un auto in corsa di proposito, rischiando di morire pur di mettere in scena un aborto, è troppo, sembra la trama di un film.
"Potrebbe essere. Avete detto che la macchina non andava molto veloce al momento dell'impatto".
"Ma perchè fingere un aborto se voleva tenerti con sé? E poi lei come conosce Michael? L'ha investita lui".
"Michael? Di che stai parlando?", domanda confuso e mi accorgo di avergli detto una cosa che ovviamente non può capire.
"Sì uhm... Mentre tornavo a casa ieri ho riconosciuto l'auto che ha investito Caroline e alla sua guida c'era Michael. Forse non è la stessa macchina, non so, forse è solo una coincidenza", faccio spallucce, prendendo poi un sorso del tè che ha ordinato lui per me.
"Quindi Michael e Caroline si conoscono? Ma come?".
"Non lo so, non ne ho idea. Sono solo supposizioni Rob, niente di certo".
Lui sospira e per qualche attimo sembra assente, come se stesse pensando intensamente a qualcosa ma non me ne parla. E' frustrante, il più delle volte vorrei entrare nella sua testa per capire cosa pensa. Capisco come si sente lui quando io faccio lo stesso, cercando di proteggerlo. So che è sbagliato ma allontanarlo è l'unico modo che conosco, per quanto stupido e insensato possa essere. Se non lo amassi nel modo disperato e totale in cui lo amo non mi comporterei così, ma non posso permettermi di recitare ancora la parte della ragazza indifesa che aspetta di essere salvata dal suo fidanzato, nella vita reale - nella mia vita - non funziona così. Ma lui non mi lascia salvarlo, vuole affrontare le cose con me e per quanto il più delle volte vorrei rompergli quella testa dura che si ritrova è una delle cose che amo di lui: mi fa sentire al sicuro, protetta, amata come nessuno mi ha mai fatta sentire. Non è un rapporto impari il nostro, in cui uno da e uno riceve. Ci proteggiamo a vicenda, ci doniamo totalmente l'uno all'altra e forse è vero ciò che dicono, non tutti sono così fortunati da avere un rapporto come il nostro. Forse dovrei semplicemente smetterla di spingerlo via da me e lasciarmi amare, lasciarmi aiutare da lui. Il mio cuore ne sarebbe più che contento.
"Mangia tutto, non costringermi ad imboccarti", dice una volta uscito da chissà quali pensieri, sembra più sereno adesso, lo fa per non preoccuparmi ne sono certa. Lo lascio fare e annuisco, continuando a mangiucchiare il mio muffin e qualche pasticcino. Scopro che il tè non è poi così male, gli inglesi e le loro abitudini non sono poi così sbagliati in fondo. "Kris, ti andrebbe di andare a casa?", domanda poi, cogliendomi di sorpresa.
"A casa tua?", chiedo confusa.
"A casa nostra", risponde lui e capisco subito di cosa sta parlando, la casa in cui abbiamo vissuto durante le riprese di Snow White.
E' casa sua in fondo, l'ha pagata lui ed è intestata a lui ma l'ha sempre definita casa nostra. Ci sono tanti bei ricordi lì, i miei momenti preferiti con lui li ho passati davanti al camino acceso, accoccolata al suo corpo, quando non potevamo uscire a causa dei paparazzi. Mi piacerebbe tornarci, stare un po' tranquilla in un posto così speciale per me.
"Adesso?", mormoro tra me, guardando fuori dalla vetrina del bar. Ha cominciato a piovere e noi siamo a piedi, fantastico.
"Sì. Non piove molto, al massimo corriamo".
"Uhm... Io non posso correre", dico mordendomi le labbra, guardandolo.
"Oh, scusami hai ragione. Mi dispiace piccolino, devo ancora abituarmi a te", mormora lui, accarezzando la mia pancia. Quel gesto mi fa sorridere, è davvero dolce. "Ti porto io allora", aggiunge poi, guardando me.
"Che vuoi dire?".
"Aspetta e vedrai".
Si alza per andare a pagare il conto, come sempre, e io finisco il mio tè, cercando di capire cosa abbia in mente. Dopo aver pagato torna da me e mi porge la mano con un sorriso, non posso rifiutarmi di prenderla e lo seguo fuori. Non piove tantissimo ma di sicuro arriveremo a casa totalmente bagnati se camminiamo tranquillamente e non abbiamo nemmeno un ombrello.
"Vieni dai", mi dice dandomi le spalle e io lo guardo confusa.
"Uhm dove?", chiedo io, non capisco proprio che voglia fare.
"Vieni in spalla, visto che non puoi correre ti porto io".
"Vuoi portarmi come Edward porta Bella nella foresta?", domando senza riuscire a trattenermi dal ridere, questa scena ha davvero del ridicolo.
"Non ci avevo pensato ma sì, anche se non sono così veloce. Dai, salta su prima che ci bagnamo completamente", insiste, non ha proprio intenzione di arrendersi, è serio.
Dopo un po' d'esitazione faccio come mi dice e salgo sulle sue spalle, e dopo poco lui comincia a correre. Per tutto il tragitto con la smettiamo di ridere, Rob rischia di scivolare diverse volte ma riesce sempre a riprendersi e a evitarci delle brutte cadute. Ci inzuppiamo completamente, come era ovvio che succedesse, ma entrambi siamo felici, non importa se siamo zuppi di pioggia. Quando arriviamo davanti alla porta lui mi lascia scendere e prende le chiavi per aprire ed entrare dentro. E' tutto buio e non capisco perchè, forse non va lì da tanto, eppure non sembra ci sia odore di chiuso, anzi c'è un ottimo profumo di fiori.

Appena faccio qualche passo in avanti scorgo una debole luce, illumina solo il pavimento e dopo aver messo tutto a fuoco capisco cos'è. Sul pavimento ci sono tanti petali di rosa, rossi e bianchi, disposti in modo da formare un cuore. Intorno ad esse tanti lumini illuminano la figura, rendendola visibile anche al buio e proprio al centro del cuore, nascosta ma ben visibile, c'è una scatolina in velluto rosso, chiusa. Il mio cervello fati a elaborare le immagini e ci metto un po' più del dovuto a capire cosa significa. Porto una mano alla bocca, sorpresa.
"Oddio, dimmi che non è ciò che penso", mormoro tra me, sono totalmente scombussolata, sembra che il mondo abbia preso a girare al doppio della velocità.
"Dipende da cosa pensi che sia", mi risponde Robert che fino a questo momento è rimasto dietro di me e adesso va a prendere la scatolina. Si inginocchia davanti a me e il mio cuore perde un battito, prima di cominciare a galoppare al doppio della velocità.
"Robert...", dico quasi senza fiato, potrei anche svenire, non so cosa mi tenga ancora in piedi.
"Shh, non dire niente, lascia che parli io prima", mi zittisce con un sorriso, non posso contraddirlo così. "Kristen, amore mio, in questo periodo io e te ne abbiamo passate di tutti i colori ma non mi stupisce. La nostra vita non è mai stata facile, ordinaria e probabilmente non lo sarà mai. Io non voglio che lo sia. Se stare con te significa affrontare le difficoltà, superare i momenti bui e vivere i momenti felici insieme, sempre, sostenendoci e amandoci è proprio ciò che voglio. Non voglio una vita semplice se questo significa non avere te. Mi hai rapito il cuore dal primo momento, da quando ho visto un tuo film e ho pensato 'Questa ragazza la sposerei'; sono stato tuo dal nostro primo bacio, quando per l'emozione sono caduto dal letto dove stavamo provando una scena; ho capito di amarti quando non c'era giorno che passasse senza io ti pensassi o ti desiderassi o scrivessi di te ed ero geloso di chi poteva averti mentre io dovevo stare in disparte e guardarti da lontano. E poi, chissà come, ti sei accorta di me. Ti sei innamorata di me, anche tu. Mi hai reso felice come non mai, ogni giorno con te è stato meraviglioso e voglio che questi giorni non finiscano mai, nonostante le difficoltà, nonostante le incomprensioni, nonostante chi proverà sempre a separarci. Io ti voglio mia e ti voglio per sempre. Amore ti prego, rendimi l'uomo più felice del mondo e sposami", la sua voce è ferma ma lascia trasparire l'emozione e i miei occhi si riempiono di lacrime, per la prima volta dopo tanto tempo sono lacrime di gioia. Apre la scatolina e un bellissimo anello in oro bianco fa la sua comparsa: è semplice, con un piccolo diamantino al centro, nulla di particolare ma meraviglioso.
Come potrei rifiutare? Nessuno al mondo sarebbe capace di dire di no alle sue parole e nemmeno voglio farlo. Lui mi rende felice, ho provato a vivere separata da lui ma entrambi sappiamo bene che ormai non è possibile, ogni giorno che passiamo lontani è una sofferenza per entrambi e non possiamo continuare a farci del male. Lui è tutto ciò che voglio, l'uomo della mia vita, il padre di mio figlio, la mia famiglia. Prendo un bel respiro cercando di calmarmi e mi schiarisco la voce, cercando di parlare.
"Sì. Sì, sì, certo che voglio sposarti", dico mentre le lacrime cominciando a rigarmi il viso e subito lui estrae l'anello dalla scatolina per infilarlo al mio dito, stringendomi poi a sé con forza, come se dal nostro abbraccio dipendesse la sua vita.
Le nostre labbra non ci mettono molto ad incontrarsi così come le nostre lingue non faticano a trovare la strada per accedere l'una alla bocca dell'altro, perdendosi in un bacio dolce ma passionale, carico d'amore e desiderio, di felicità ritrovata. Ci baciamo per un tempo che sembra lunghissimo, fino a quando i nostri respiri non si fanno corti e affannati ma le nostre labbra non smettono di cercarsi quasi affamate, le nostre mani non smettono di navigare sul corpo dell'altro, ma ad un certo punto siamo costretti a fermarci, a corto d'ossigeno. Non riesco a trattenermi dallo schiacciare il mio seno contro il suo petto però, sto bruciando di un desiderio che non sentivo da tanto tempo, il desiderio che la sua pelle calda e le sue labbra dolci accendono dentro di me.
"Ehi...", mormora lui poggiando le labbra sulla mia fronte, stringendomi a sé. Lo sa anche lui, percepisce quella sensazione.
"Voglio fare l'amore con te", non mi vergogno a dirlo, lo amo, è la cosa più naturale del mondo.
"Lo so amore mio, anche io", risponde sincero.
Rimaniamo abbracciati ancora un po', senza che nessuno dei due parli, stiamo bene anche senza troppe parole io e lui e poi mi prende per mano, portandomi in camera da letto. Anche lì è tutto buio, tante piccole candele illuminano la stanza e sul letto ci sono dei petali di rosa. A quella vista sorrido tra me.
"Avevi pensato proprio a tutto eh?".
"Non lascio niente al caso, non per te".
Ci baciamo ancora e non ci mettiamo molto ad arrivare al letto, il profumo di rosa è forte e inebriante, buonissimo. I nostri vestiti zuppi finiscono ben presto sparsi sul pavimento e per un po' tutto tace, l'unica cosa che si sente sono i nostri respiri e i suoni dei nostri baci. Ci amiamo per ore, lentamente, senza fretta, ci godiamo la nostra unione come è giusto che sia e vorrei che questo momento non finisse mai, vorrei passare la mia vita facendo l'amore con lui. Dopo, stretti l'uno all'altra, il respiro di Robert si fa pesante e si addormenta dopo poco. Ha il sorriso sulle labbra ed un'espressione serena, si vede che è felice e io lo sono quanto lui. Mi perdo ad ammirare il suo volto rilassato e ogni tanto gioco con l'anello al mio dito, non posso ancora capacitarmi di cosa sia successo in poche ore ma sono al settimo cielo, come non mi succedeva da tanto tempo. Ma anche le cose più belle finiscono e proprio quando tutto sembra non poter andare meglio il mio cellulare comincia a vibrare sul pavimento, nella tasca del mio jeans. Con un sospiro mi alzo e lo recupero, sperando di non svegliare Robert.
"Ragazzina, non cercare di prendermi per il culo, ti avevo detto di lasciar perdere Mr. Pattinson, non sono stato abbastanza chiaro forse?", non mi da neanche il tempo di parlare che subito comincia a minacciarmi. Perchè non posso essere felice e tranquilla senza che succeda qualcosa poi? "Devi lasciarlo o ci saranno gravi conseguenze, è chiaro?".
"No", rispondo secca.
"Come hai detto?", domanda quasi incredulo.
"Ho detto no, non ci senti per caso? Sono stanca di te, io non ti ho fatto niente e se non mi lasci in pace immediatamente avviserò la polizia".
"Ah davvero? Lo vedremo. Il tuo atteggiamento ti costerà caro. Guardati le spalle", dice, prima di chiudere la chiamata.
So di averla combinata grossa, stavolta non la passerò liscia ma sono stanca. Non posso più vivere nel terrore di lui e di chiunque ci sia dietro tutto questo. Rivoglio la mia vita, voglio costruirmi un futuro con Robert, sposarlo e crescere insieme il nostro bambino, non lascerò che ci facciano ancora del male. Prendo il telefono e lo apro, estraendo la sim. La guardo indecisa per qualche minuto e poi, senza indugi, la spezzo. Almeno per un po' non potrà cercarmi. Rimetto tutto nella tasca e poi torno a letto, stringendomi al corpo caldo di Rob, chiudendo gli occhi. Da ora in poi combatterò per noi insieme a lui, non lo metterò più da parte. Ho una cosa troppo importante ora, che non posso assolutamente perdere: la nostra famiglia.


















Note dell'autrice:

Salve a tutti! Lo so, lo so, sono in ritardo, mi dispiace da morire! Avrei dovuto postare questo capitolo sabato scorso ma non ho avuto tempo di scrivere e la mia fantasia mi aveva abbandonata temporaneamente, così invece che pubblicare un capitolo bruttissimo e corto ho preferito aspettare e vedere se riuscivo a tirare fuori qualcosa. Ci sono riuscita credo, anche se il capitolo è abbastanza corto. Spero di rimediare sabato prossimo e che almeno con questo capitolo io sia riuscita a farmi perdonare della scorsa volta! Vi ho portato fortuna però, la mia assenza ha fatto uscire tante nuove foto di Robert e Kristen (i miei amori che si baciano e si abbracciano quanto sono teneri? *----* Okay basta).
Detto questo, passiamo al capitolo. Un lungo flashback che personalmente mi piace molto, la rottura con Michael e il primo vero bacio tra Robert e Kristen. Che ne pensate? A me, ripeto, piace davvero tanto. Poi Rob che si presenta a casa sua, fanno colazione insieme e alla fine le chiede di sposarla! Io ho pianto mentre scrivevo la sua dichiarazione, vi dico solo questo. E finalmente Kristen tira fuori un  po' do palle con Rupert, passatemi il termine! Non c'è molto altro da dire, il capitolo è corto ma denso di avvenimenti e dolcezza. Il prossimo sarà più lungo, giuro.
Mi scuso per non averi risposto alle recensioni ma davvero no ho avuto tempo, lunedì comincerò anche scuola guida (help me ç_ç) e non so quanto tempo avrò perciò se dovessero esserci ritardi nei capitoli vi chiedo perdono ma purtroppo la mia vita sta prendendo il sopravvento. Siamo giunti quasi alla fine però, non manca molto ormai e ci aspettano alcuni colpi di scena. Vi ringrazio come sempre per le recensioni, per aver inserito la fanfic tra le preferite, le seguite e le ricordate e vi rimando a sabato prossimo (spero) con il nuovo capitolo.
A presto, un bacione. Mary.

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